Lodi fauna rivista -...

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Relazioni tecniche monitoraggio fauna nei SIC provincia di Lodi

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Relazioni tecniche monitoraggio fauna nei SIC provincia di Lodi

INDICE

IT2090001 MONTICCHIE ......................................................................................... 1

IT2090002 BOSCHI E LANCA DI COMAZZO....................................................... 47

IT2090003 BOSCO DEL MORTONE ..................................................................... 91

IT2090004 GARZAIA DEL MORTONE................................................................ 127

IT2090005 GARZAIA DELLA CASCINA DEL PIOPPO...................................... 163

IT2090006 SPIAGGE FLUVIALI DI BOFFALORA.............................................. 197

IT2090007 LANCA DI SOLTARICO .................................................................... 243

IT2090008 LA ZERBAGLIA ................................................................................. 287

IT2090009 MORTA DI BERTONICO ................................................................... 331

IT2090010 ADDA MORTA ................................................................................... 371

IT2090011 BOSCO VALENTINO......................................................................... 413

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IT2090001 MONTICCHIE

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090001 ha un’estensione di 238 ettari e ricade interamente all’interno del comune di Somaglia. Il confine del SIC si sovrappone quasi totalmente a quello della Riserva Naturale Regionale “Monticchie” (D.G. R. 1177/1988). Gestione: L’Ente gestore del SIC è l’Amministrazione comunale di Somaglia, che già si avvale della collaborazione del WWF-Basso Lodigiano per la gestione della Riserva Naturale. Unico SIC al di fuori del Parco Adda Sud, è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio, elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Garzetta Egretta garzetta Airone bianco maggiore Casmerodius albus Cicogna bianca Ciconia ciconia Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Nibbio bruno Milvus migrans Falco di palude Circus aeruginosus Albanella reale Circus cyaneus Martin pescatore Alcedo atthis • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Airone guardabuoi Bubulcus ibis Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Sparviero Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Gheppio Falco tinnunculus Lodolaio Falco subbuteo Quaglia Coturnix coturnix Fagiano comune Phasianus colchicus Porciglione Rallus aquaticus Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Pavoncella Vanellus vanellus Gabbiano comune Larus ridibundus Gabbiano reale Larus cachinnans Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Barbagianni Tyto alba Civetta Athene noctua Allocco Strix aluco Gufo comune Asio otus Rondone Apus apus Gruccione Merops apiaster Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio rosso maggiore Dendrocopos major

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Allodola Alauda arvensis Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Cutrettola Motacilla flava Ballerina bianca Motacilla alba Scricciolo Troglodytes troglodytes Pettirosso Erithacus rubecula Usignolo Luscinia megarhynchos Saltimpalo Saxicola torquata Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Sterpazzola Sylvia communis Capinera Sylvia atricapilla Luì piccolo Phylloscopus collybita Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Rigogolo Oriolus oriolus Ghiandaia Garrulus glandarius Gazza Pica pica Taccola Corvus monedula Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta con il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto invariati nel tempo, completata e variata da alcune visite mirate, allo scopo di osservare tutte le possibilità di diversificazione biologica offerte dall’agrosistema che circonda completamente la superficie a bosco, posta quasi centralmente nell’area indagata, per valutare alcune situazioni particolari. L’indagine si è svolta da inizio Aprile a fine Luglio, compiendo almeno una visita della durata di circa quattro ore, tutte le settimane. Alcune uscite sul campo sono state effettuate al crepuscolo e nella tarda serata; questo ha permesso di accertare l’attività riproduttiva di ben quattro specie di Strigiformi. • Aree indagate: Tutta l’area del SIC. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003 Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia , Milano

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- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione

Popolazioni nidificanti 2002 Dipartimento Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti Dipartimento Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: Considerando il periodo di indagine, si può dire che gli elenchi comprendono le specie nidificanti, quelle che frequentano l’area solo per ragioni trofiche o di dormitorio; alcune, osservate solo durante le prime visite, sono classificabili di passo, come il Falco pecchiaiolo Pernis apivorus, la Cicogna bianca Ciconia ciconia ed il Falco di palude Circus aeruginosus, ed altre classificabili come svernanti come l’Airone bianco maggiore Casmerodius albus, l’Albanella reale Circus cyaneus e la Pavoncella Vanellus vanellus. L’area, già Riserva Naturale Regionale, detiene un rilevante ruolo nell’azione di conservazione dell’ornitofauna selvatica. Come è noto, conserva da alcuni decenni (è censita regolarmente da 25 anni) un’importante garzaia, che ha mostrato nel tempo un’interessante evoluzione per ciò che riguarda le specie componenti ed il numero delle coppie riproduttrici e ha mantenuto una solida e continuativa presenza.( Tabella I).

Anno Nitticora Garzetta A. cinerino A. guardabuoi 2001 90 140 179 13 2002 96 149 213 3 2003 71 138 207 3 2004 = = = 20

Tabella 1. Numero delle coppie nidificanti negli ultimi quattro anni, dal Monitoraggio

delle Garzaie effettuato da Parco Adda Sud, Università di Pavia e Regione Lombardia.

Le presenze dell’anno 2004 si definiranno dopo il conteggio finale dei nidi, che, per evitare azioni di disturbo si effettuerà durante l’inverno; si possono comunque confermare presenze molto simili agli anni precedenti, con un evidentissimo aumento dell’Airone guardabuoi. L’elevato pregio naturalistico dell’area, viene confermato dalla presenza di un buon numero di nidificanti; fra questi, per la prima volta il Pettirosso Erithacus rubecula, poi

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il Picchio verde Picus viridis ed in numerose coppie il Picchio rosso maggiore Dendrocopos major, il Rigogolo Oriolus oriolus, l’Usignolo Luscinia megarhynchos, la Capinera Sylvia atricapilla e lo Scricciolo Troglodytes troglodytes; buona la presenza di predatori quali rapaci notturni e diurni, con un ottimo risultato riproduttivo, o la supposizione che questo sia avvenuto, per le quattro specie di strigiformi e il Lodolaio Falco subbuteo, per lo Sparviero Accipiter nisus ed il Nibbio bruno Milvus migrans, presente in coppia per la seconda stagione estiva consecutiva. Ricordo inoltre che in passato ci furono tentativi di nidificazione, poi compromessi da attività agricole, del Falco di palude Circus aeruginosus e, nel 2002, una coppia di Cicogna bianca Ciconia ciconia costruì il nido poco lontano; non si riprodusse ma frequentò quotidianamente l’area fino a tutto luglio per ragioni trofiche. Proprio l’importanza trofica dell’area in oggetto merita grande considerazione: sono centinaia infatti gli individui di Rondone Apus apus, Rondine Hirundo rustica, Balestruccio Delichon urbica e Gruccione Merops apiaster, che, pur nidificando all’esterno o ai margini della zona tutelata, vi trascorrono giornate intere per alimentarsi. Questa notevole valenza trofica e la grande capacità in qualità di dormitorio conferiscono all’area una straordinaria importanza, che va ben oltre la ristrettezza dei confini cartografici; durante i passi migratori ed il periodo di svernamento, arrivano migliaia di individui di Colombaccio Columba palumbu,s accompagnato a volte da piccoli stormi della più rara Colombella Columba oenas; con centinaia, a volte migliaia di esemplari arriva la Pavoncella Vanellus vanellus accompagnata spesso da qualche decina dell’interessante Piviere dorato Pluvialis apricaria. Inoltre nell’inverno 2003-2004 il Corvo Corvus frugilegus ha utilizzato un pioppeto interno all’area protetta con un roost di circa 200 individui. Per considerare l’importanza strategica in un ambito territoriale ben più vasto, basti osservare, ad esempio, che il 17 gennaio di quest’anno, durante il Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia si osservarono nell’area censita, impegnati in attività trofica, 23 Aironi guardabuoi Bubulcus ibis e 15 Garzette Egretta garzetta, ma all’imbrunire, nel luogo usato come dormitorio dagli ardeidi, si contarono ben 100 individui dell’una e 60 dell’altra specie: questo fatto dimostra che l’area assume ruoli fondamentali per la popolazione ornitica di un bacino ben più vasto del SIC; inoltre da più anni è diventato regolare lo svernamento di un Falco pellegrino Falco peregrinus , di alcuni esemplari di Albanella reale Circus cyaneus, di almeno 7-8 individui di Poiana Buteo buteo e, nel mese di Settembre 2003, ha sostato per almeno dieci giorni un esemplare di Poiana calzata Buteo lagopus. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono. • Ricchezza specifica: Molto elevata, soprattutto considerando il contesto ambientale che lo circonda. • Vulnerabilità del sito: Nell’area già tutelata non si individuano situazioni particolari; è possibile invece individuarle in ciò che succede all’esterno: nuove infrastrutture ed urbanizzazioni limiteranno le aree trofiche ed accentueranno l’indice di isolamento. • Indicazioni gestionali:

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Garantire l’attività delle risorgive e conservare tutti i corpi idrici alimentati da queste, soprattutto quelli che caratterizzano l’agrosistema circostante; migliorare la diversificazione ambientale e contrastare i processi d’isolamento realizzando filari, siepi, zone umide e promuovere coltivazioni prative. 3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n.1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello (figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella

patagio

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banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica, comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate:

Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • •

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Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso, la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la

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rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning1 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion2. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia, il periodo di tempo ristretto disponibile per la realizzazione del censimento non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono

1 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 2 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di chirotteri del SIC “Monticchie”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati lungo tutti le strade percorribili in macchina o a piedi, secondo il metodo dei transetti e per un totale di 4,5 km.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Inoltre, risultano già inserite nel formulario standard, prima della presente indagine, Nyctalus noctula, Pipistrellus pipistrellus, Plecotus auritus.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della

Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia. - Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

Risultati:

Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “Monticchie”; unitamente, vengono indicate le specie già elencate nel formulario standard prima della presente indagine.

Nome scientifico Nome comune Form.

standard Dato rilevato

Myotis daubentoni Vespertilione di Daubenton

Myotis myotis Vespertilione maggiore • Myotis blythii Vespertilione di Blyth •

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Nome scientifico Nome comune Form. standard

Dato rilevato

Pipistrellus pipistrellus

Pipistrello nano • •

Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Nyctalus noctula Nottola comune • Plecotus auritus Orecchione bruno •

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri censite nel SIC “Monticchie”. Le specie

sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere. Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andate incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). All’interno del genere Myotis, la distinzione tra Myotis myotis e Myotis blythii non può essere effettuata con certezza dalla sola analisi dei sonogrammi; siccome però, nonostante M. myotis sia più comune, le due specie formano spesso colonie miste, la presenza di entrambe è possibile. Tuttavia, in mancanza di altre informazioni, nel formulario standard viene segnalato solo Myotis myotis. Myotis daubentoni: specie segnalata in Italia su tutto il territorio, predilige le zone planiziali boscose con presenza di acqua. Di abitudini gregarie, dà vita a colonie generalmente monospecifiche. Si nutre di vari tipi di insetti e addirittura di piccoli pesci che vengono pescati grazie all’uso dei grandi piedi muniti di unghie. Conservazione: la specie è minacciata dalla perdita dei siti di rifugio e di riproduzione estivi, dal disturbo alle colonie durante il periodo invernale, nonché dalle alterazioni negli ambienti di caccia (zone umide, ambienti forestali).

Myotis myotis: è specie nota in Italia in tutte le regioni e relativamente diffusa in Lombardia, soprattutto in Valtellina ed in provincia di Pavia (Prigioni et al 2001). Caccia, in foreste con sottobosco poco sviluppato o assente, soprattutto artropodi che non volano. Conservazione: un’efficace azione di conservazione della specie dovrebbe prevedere soprattutto il mantenimento dei siti di riproduzione e il mantenimento di un’agricoltura di tipo estensivo (Prigioni et al 2001). Eventuali sistemazioni di edifici, in cui siano presenti colonie di M. myotis-M. blythii, dovrebbero essere rimandate al periodo successivo all’abbandono della colonia da parte di femmine e giovani; così come dovrebbe essere evitato l’impiego di impregnanti per il legno, tossici per gli animali (Prigioni et al 2001).

Myotis blythii: frequenta di preferenza gli ambienti aperti a vegetazione erbacea (campi coltivati, pascoli, prati abbandonati e praterie secche; l’abbandono delle colture erbacee è causa sicuramente della diminuzione demografica delle specie). Come Myotis myotis, si nutre di preferenza di artropodi che non volano. In Lombardia è segnalato un solo sito riproduttivo noto di M. blythii nel comune di Cedrasco (SO). Conservazione: un’efficace azione di conservazione della specie dovrebbe prevedere soprattutto il mantenimento dei siti di riproduzione e il mantenimento di un’agricoltura di tipo estensivo. Eventuali sistemazioni di edifici in cui siano presenti colonie di M. myotis - M. blythii dovrebbero essere rimandate al periodo successivo all’abbandono della colonia da parte di femmine e giovani; così come dovrebbe

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essere evitato l’impiego di impregnanti per il legno, tossici per gli animali (Prigioni et al 2001).

Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat rispetto ad altre specie di Chirotteri.

Pipistrellus pipistrellus: è specie generalmente sedentaria, che compie spostamenti dell’ordine di poche decine di chilometri, comune nei boschi di latifoglie più o meno maturi, così come negli ambienti urbani. Si nutre di insetti di piccole dimensioni (falene, moscerini, etc.) che spesso ama cacciare sotto la luce dei lampioni; è diffuso in tutta la regione e le densità maggiori si registrano nelle aree suburbane e agricole (Prigioni et al 2001). Conservazione: è considerata specie vulnerabile in gran parte del suo areale europeo e la principale minaccia è rappresentata dalla distruzione dei rifugi. La presenza di zone umide, dove può svilupparsi una ricca entomofauna, assume particolare importanza dal punto di vista alimentare.

Hypsugo savii: in Italia è specie nota per l’intero territorio. E’ in grado di colonizzare una grande varietà di ambienti (zone costiere, aree rocciose, boschi e foreste di ogni tipo, zone agricole e aree urbane). Si nutre di piccoli insetti come Lepidotteri e Ditteri. Conservazione: probabilmente è proprio la sua capacità di adattarsi a vari tipi di ambiente a garantirgli lo status di specie meno minacciata rispetto ad altre specie di Chirotteri; è comunque sensibile all’alterazione dell’habitat e alla perdita di siti di rifugio, riproduzione e svernamento.

Nyctalus noctula: specie tipica di boschi umidi di latifoglie e misti, meglio se prossimi a corpi d’acqua, mostra, tuttavia, anche un comportamento antropofilo, tanto che spesso trova rifugio anche negli abitati, grandi città comprese, specialmente se ricche di parchi. La dieta è composta da insetti che possono raggiungere dimensioni notevoli (Lepidotteri, Coleotteri, ma soprattutto Ditteri). Ha abitudini gregarie e forma colonie anche miste con altre specie di nottole. In Italia è abbastanza rara, ma presente in tutte le regioni (Prigioni et al 2001). Conservazione: specie minacciata dalla distruzione di habitat idonei, soprattutto piante mature ricche di cavità; per una conservazione efficace è indispensabile ampliare le informazioni ecologiche relative alla specie e al tempo stesso attuare una corretta gestione del patrimonio forestale. Inoltre, la conservazione di prati stabili non trattati chimicamente assicurerebbe la disponibilità di prede importanti come il maggiolino (Prigioni et al 2001).

Plecotus auritus: abita i boschi radi di latifoglie e conifere, i parchi ed i giardini delle città, dove trova Lepidotteri e grossi Ditteri, di cui è principalmente formata la sua dieta. Può dare vita a colonie miste con l’Orecchione meridionale (AA VV 2003). Conservazione: data la sua antropofilia, il pericolo più consistente per la specie è rappresentato soprattutto dal disturbo operato dall’uomo nei rifugi situati in

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costruzioni e dal taglio dei vecchi alberi cavi, oltre che dall’alterazione degli habitat, dalla diminuzione delle prede e dall’impiego di trattamenti chimici per il legno (AA VV 2003) (Prigioni et al 2001).

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. Tuttavia, desideriamo sottolineare la possibile presenza della Nottola comune e di due specie di Myotis (M. myotis, M. blythii), incluse nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Se la segnalazione venisse confermata da ricerche più approfondite, attribuirebbe un notevole valore conservazionistico al SIC, data la rarità delle specie a livello europeo e nazionale. Le altre specie censite, al contrario, sono comuni su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presentano particolari problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001).

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo. Questa indicazione riveste particolare valore per il SIC “Monticchie”, in cui è segnalata la possibile presenza di Myotis myotis, Myotis blythii e Nyctalus noctula. 3.3 Rettili e Anfibi

Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE); le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE

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Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, e che hanno un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate nell’Allegato IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 4 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12 ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure, margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta per ciascuno dei tre periodi: marzo-aprile, maggio-

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giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 12 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature; è stata possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, e dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Le aree indagate per i Rettili sono state: il sentiero che porta all’entrata della Riserva, caratterizzato da un terrazzo fluviale in pendenza, soleggiato, ricoperto da uno strato erboso e ricco di nascondigli e possibili rifugi; prati erbosi adiacenti alla Riserva ai margini dell’area boscosa; la zona interna alla Riserva, con aree ombrose, fitte di vegetazione e riparate, alternate a zone aperte con alberi schiantati e bassi arbusti, ideale per la termoregolazione. Sono stati osservati tutti i canali all’interno della Riserva e le raccolte d’acqua temporanee e permanenti che ospitano quasi tutte le specie anfibie contattate. Le aree boscose umide e ombrose sono le zone utilizzate dopo il periodo riproduttivo e come corridoio per spostarsi da un canale all’altro. Tutta l’area coltivata a granoturco e a pioppeto esterna all’Oasi non è stata considerata; sono state ispezionate alcune rogge che alimentano la Riserva. • Bibliografia e fonti utilizzate: La Riserva Naturale Monticchie è oggetto di monitoraggio faunistico da parecchi anni, perciò alcune informazioni qui riportate sono state prese dalla bibliografia messa a disposizione dal C.E.A.F. di Somaglia.

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. &

SCALI, S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M., RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and

reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W.,

Donnelly, M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds),

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Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

- ZAVAGNO, F. & FERRI, V., 2002. Piano della Riserva Naturale di

Monticchie. Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 11 specie animali: 5 specie di Anfibi e 6 specie di Rettili. La situazione dell’erpetofauna della Riserva è conosciuta in maniera approfondita già dalla fine degli anni ottanta, perciò sono state considerate le segnalazioni di Raganella italiana (Hyla intermedia) e Testuggine palustre europea (Emys orbicularis), documentate nel Piano della Riserva (Zavagno & Ferri, 2002), anche se non incontrate durante il censimento.

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana latastei 107 Amphibia Triturus carnifex 2 Amphibia Triturus vulgaris 3 Amphibia Bufo viridis 1 Amphibia Rana synklepton

esculenta >300

Reptilia Anguis fragilis 1 Reptilia Lacerta bilineata 55 Reptilia Podarcis muralis 73 Reptilia Coluber viridiflavus 22 Reptilia Natrix natrix 5 Reptilia Natrix tessellata 1

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati. Anfibi: 1. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza, con lunghe zampe posteriori. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione inizia dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. Nella Riserva sono stati incontrati numerosi individui neometamorfosati lungo i sentieri adiacenti ai canaletti interni e un elevato numero di adulti nelle zone umide

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più interne, anche lontano dall’acqua. I dati dell’ultimo monitoraggio compiuto da Ferri & Agapito (2003) parlano di 485 esemplari adulti stimati. La popolazione di Rana latastei di Monticchie è tra le maggiori conosciute in Lombardia, infatti è in corso un progetto Life per la conservazione di questo Anuro. 2. Tritone crestato italiano (Triturus carnifex Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE; presente in tutta Italia. Adulti fino a 18 cm, scuro nella parte superiore con punteggiatura scura, ventre giallo, arancione o rossastro con chiazze scure. I maschi in abito nuziale sviluppano una cresta alta e dentellata, la femmina presenta una striscia dorsale gialla. Da giugno a febbraio svolge attività notturna principalmente a terra dove il suolo è umido e ricoperto da alberi o arbusti. Di giorno trova rifugio sotto le pietre, nei tombini, in microambienti umidi. Da febbraio-marzo si sposta in una raccolta d’acqua fino a giugno dove avviene la riproduzione e la deposizione di singole uova per volta sulla vegetazione sommersa. Predilige acque ferme o con debole corrente, limpide, soleggiate, con vegetazione. Le larve provviste di branchie esterne impiegano circa 3 mesi per metamorfosare. Nella Riserva sono stati contattati solo 2 individui (1 maschio e 1 femmina) all’interno di un canale poco profondo e con acqua trasparente, infatti è diventata una specie rara, stimata sotto i 50 esemplari da Ferri & Agapito (2003). 3. Tritone punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis Linnaeus, 1758) Specie inclusa nell’AllegatoIV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in quasi tutta Europa, manca in Italia meridionale e nelle isole. Piccolo animale, fino a 11 cm compresa la coda, femmine giallo-brune dorsalmente. Più terragnolo dell’altra specie di tritone, si trova in ambienti umidi, coltivi, lettiere di foglie, massi. Si riproduce in acque tranquille e poco profonde, evita zone troppo ombreggiate o troppo soleggiate. Nella riserva sono stati incontrati 5 individui (segnalati anche da rilevatori di altri gruppi tassonomici) lungo il canaletto che ospita anche il Tritone crestato, sul sentiero umido tra un canale e l’altro e in un canale più distante. 4. Rospo smeraldino (Bufo viridis Laurenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come: stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Nella Riserva segnalato un esemplare al limite dell’area del SIC. 5. Raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger, 1882) Endemismo italiano, da poco separata dalla specie Hyla arborea, inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia tranne isole e in Liguria. Adulti fino 5 cm, colorazione verde brillante con striscia scura dall’occhio lungo i fianchi, gola chiara. Specie termofila e ben adattata all’ambiente terrestre: i giovani si trovano tra l’erba al suolo mentre gli adulti sono arboricoli; vivono in ambienti ricchi di vegetazione con canneti, sui quali si arrampicano grazie ai cuscinetti adesivi

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discoidali sulla punta delle dita. Si avvicinano all’acqua per la riproduzione, i maschi cantano a scopo territoriale, la riproduzione avviene da aprile a giugno in raccolte d’acqua soleggiate ricche di vegetazione. Nella Riserva segnalati pochissimi individui ai margini del SIC, verso il fiume Po. 6. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Nella Riserva é molto comune in tutti gli ambienti acquatici (popolazione >300 individui, censimento al canto) e presente lungo le rogge e canali di irrigazione dei campi coltivati. Rettili: 1. Testuggine palustre europea (Emys orbicularis Linnaeus, 1758) Specie inserita nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, rarefatta in tutta Italia. Carapace ovale, appena allargato nella parte posteriore e piatto, fino a 20 cm di lunghezza, nero o bruno con tipiche punteggiature gialle anche su collo e zampe. Vive lungo acque ferme o con debole corrente. Le femmine depongono in ambienti cespugliati o aperti, anche in leggera pendenza. Si immerge se disturbata. Esistono solo segnalazioni occasionali e di individui adulti per questo rettile che sta diminuendo in tutto il territorio padano. 2. Orbettino (Anguis fragilis Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001; diffusa in tutta Italia tranne la Sardegna. Anguide lungo fino a 50 cm, simile a un serpente, differisce per la presenza di palpebre e coda facilmente spezzabile, con squame lisce. Presenta colorazione marrone, grigio o rossastra, può avere ocelli blu, i giovani sono dorati o argentati con strisce vertebrali scure. Animale attivo all’alba e al crepuscolo, conduce vita fossoria e trova rifugio tra le pietre, in tane di altri animali, nei covoni di fieno, perciò non facilmente avvistabile. Frequenta diversi ambienti quali: pascoli, incolti, zone marginali di boschi e zone antropizzate come orti e giardini, purché offrano rifugi adeguati. E’ stato incontrato un solo individuo, ma esistono segnalazioni anche da parte di rilevatori di altri gruppi faunistici. 3. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffuso in tutta Italia tranne la Sardegna. Grandi sauri, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con

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strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità, infatti è frequentissimo nella Riserva, sia lungo siepi, sia ai margini dell’ontaneto. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Nella Riserva sono stati contattati numerosi individui giovani e adulti, una stima compiuta da V. Ferri nel 1999 riporta una popolazione di >10 adulti per ha. 4. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ stata osservata in tutte le zone della Riserva, in tutti gli stadi di vita di entrambi i sessi. 5. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali: margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominato Coluber viridiflavus, la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Colubro presente con una popolazione numerosa nella Riserva, sia lungo il terrazzo geologico, sia nell’ontaneto e nei bassi arbusti. 6. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc.,

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frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Biscia d’acqua comune nella Riserva, dove trova l’habitat ideale per cacciare e riprodursi dato la disponibilità di canali e di prede che li popolano. 7. Natrice tassellata (Natrix tessellata Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Serpente di media grandezza, fino a 100 cm, femmine più grandi dei maschi. Presenta una testa appuntita e stretta, una colorazione variabile: da grigio-bruna a giallo-verde, spesso con punteggiature scure regolari sul corpo di grandezza diversa che possono fondersi a formare bande scure sul dorso. Più schiva ed elusiva della biscia dal collare, è la più legata all’acqua tra le natrici, è comune lungo fiumi, canali, rete irrigua minore, meno comune in canneti, paludi e risaie. Rimane in acqua molto a lungo, ha una dieta principalmente a base di pesce, ma occasionalmente preda anche anfibi. Attiva prevalentemente durante il giorno o al crepuscolo nei mesi caldi. Contattato un esemplare in acqua al quale si aggiungono altre segnalazioni dei rilevatori di altri gruppi. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Sito di grande rilevanza naturalistica, principalmente per il ruolo di riserva biogenetica locale: ospita infatti specie di Rettili e Anfibi inclusi nell’Allegato II della Direttiva Habitat e specie di rilevante interesse che necessitano di misure di protezione. Il comune di Somaglia ed il WWF Lombardia hanno promosso un progetto integrato per la conservazione ed il potenziamento ambientale e naturalistico della Riserva, ottenendo nel 2003 l’ammissione al finanziamento europeo nell’ambito dei programmi LIFE Natura “Ardeidi e Anfibi: conservazione degli Habitat nella Riserva Naturale”, con il supporto economico anche della Regione Lombardia. • Ricchezza specifica: La Riserva naturale di Monticchie rappresenta oggi uno dei territori più importanti per la sopravvivenza di alcune specie di Anfibi e Rettili della Pianura Padana. Vivono 6 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la Provincia di Lodi: Tritone crestato (Triturus carnifex), Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana di Lataste (Rana latastei), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta), e 7 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Testuggine palustre europea (Emys orbicularis), Orbettino (Anguis fragilis), Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix), Natrice tassellata (Natrix tessellata). • Vulnerabilità dei siti: L’interramento delle aste dei fontanili e dei canali irrigue interni alla Riserva potrebbero provocare una riduzione dei siti idonei alla deposizione delle uova da parte dei potenziali riproduttori, soprattutto di Rana di Lataste (Rana latastei).

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L’aumento della copertura vegetale riparia e della coltre arborea potrebbe creare la diminuzione delle superfici d’acqua esposte all’insolamento necessario per gli Anfibi più eliofili. La recente pulizia dei canali interni dovrebbe evitare questo problema. L’inquinamento delle acque e dei suoli per spargimenti di pesticidi, fertilizzanti, o altre sostanze chimiche, sono fattori di minaccia reali per la Riserva. • Indicazioni gestionali: Ricostruzione di fasce arboreo-arbustive per facilitare lo spostamento della piccola fauna verso i corsi d’acqua circostanti. La riduzione del grado di interramento delle aste fluviali. Il controllo delle pratiche agricole e l’utilizzo di metodiche colturali di minor impatto.

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3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie autoctone indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D)

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Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. L’eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat”

Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca.

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In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di

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censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante

• Aree indagate: Roggione Monticchie Il corso d’acqua è stato censito in data 28/06/04. Sono state indagate due stazioni, La prima delle quali collocata al margine della zona boschiva che ospita la garzaia, nei pressi dell’origine e la seconda a valle del ponticello sterrato per Cascina Colombare.

Figura 1. Visione del Roggione Monticchie nei pressi della Garzaia (a sinistra) e del ponticello sterrato (a destra)

Roggia Serpa Il corso d’acqua è stato censito in data 28/06/04 al margine della zona boschiva, poche centinaia di metri a valle dell’origine.

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Figura 2. Visione della Roggia Serpa nei pressi dell’origine

• Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite nel corso della presente indagine.

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Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine R. Monticchie R. Serpa Cobitis taenia bilineata Endemica 1 - Sabanejewia larvata Endemica 1 - Altre specie importanti

Specie Origine R. Monticchie R. Serpa Alburnus alburnus alborella Endemica 4 1 Knipowitschia punctatissima Endemica 1 - Rutilus erythrophtalmus Endemica 1 1 Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine R. Monticchie R. Serpa Altre specie ittiche Specie Origine R. Monticchie R. Serpa Carassius auratus Esotica 1 1 Cyprinus carpio Esotica 1 1 Gambusia holbrooki Esotica 1 1 Leuciscus cephalus Indigena 1 - Misgurnus anguillicaudatus Esotica 1 1 Pseudorasbora parva Esotica 2 2 Scardinius erythrophtalmus Indigena - 1

Tabella IV. Specie ittiche rilevate nel corso della presente ricerca. I valori numerici

riportati rappresentano le classi di abbondanza (da 1 = sporadico a 4 = molto abbondante)

Cobitis taenia bilineata: il cobite comune è una specie endemica italiana, amante dei substrati sabbiosi. Nel sito risulta presente con popolazioni relativamente esigue dal punto di vista numerico anche se ben strutturate. La presenza nel sito di Misgurnus anguillicaudatus, specie esotica di provenienza asiatica, potrebbe costituire un fattore di minaccia per la specie. Sabanejewia larvata: cobitide endemico dell’Italia settentrionale, è specie poco conosciuta. I dati sulla distribuzione sono frammentari. A conseguenza di ciò la specie dovrebbe continuare ad essere oggetto di tutela. Nel sito il cobite mascherato è presente con numerosità relativamente basse. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è abbondante, soprattutto nel Roggione Monticchie. Knipowitschia punctatissima: il panzarolo è un piccolo gobide endemico dell’Italia settentrionale di cui scarse sono le informazioni relative a biologia ed ecologia. L’areale distributivo appare frammentato a seguito delle alterazioni degli ambienti di risorgiva. Nei corsi di pianura limitrofi al fiume Po è sempre più raro. Il panzarolo è inserito nella Lista Rossa IUCN come specie vulnerabile (VU). Tale specie, nel sito, risulta localizzata nei pressi delle teste di fontanile interne al bosco. La popolazione è da considerarsi completamente isolata e di conseguenza assume elevato pregio naturalistico, meritandosi l’attuazione di forme di tutela che vertono essenzialmente nella conservazione degli habitat. In figura 3 è possibile osservare un individuo giovane appartenente alla specie

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Figura 3. individuo giovane di panzarolo. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame è presente con popolazioni dalle dimensioni esigue. Carassius auratus: il carassio è una specie esotica presente in Italia da oltre un secolo. Nel sito è presente in entrambi i corsi esaminati. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. Nel sito è presente in entrambi i corsi esaminati. Gambusia holbrooki: la gambusia è un piccolo rappresentante della famiglia dei pecilidi. Introdotto in Italia per combattere la malaria, è diffuso in acque con flusso di corrente nullo o moderato. Nel sito è presente in entrambi i corsi campionati. Leuciscus cephalus: il cavedano è una specie indigena relativamente diffusa. Nel sito è stato censito esclusivamente nel Roggione Monticchie. Misgurnus anguillicaudatus: il misgurno, o cobite di stagno orientale, è una specie esotica di recente introduzione in Italia. Appartenente alla famiglia dei cobitidi, può raggiungere i 25 cm di lunghezza. E’ potenzialmente pericoloso per altre specie ittiche. In particolare potrebbe determinare la contrazione o l’estinzione del cobite comune e di quello mascherato, a seguito dell’instaurarsi di meccanismi di competizione. Nel sito è presente con individui adulti. In figura 4 è riportata una fotografia del misgurno, confrontato con le specie di cobitidi italiane.

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Figura 4. cobitidi presenti nel SIC; misgurno (in alto), cobite comune (al centro), cobite mascherato (in basso).

Pseudorasbora parva: la pseudorasbora è un piccolo ciprinide di origine orientale la cui prima segnalazione italiana risale al 1990. La specie è presente in tutti i corsi del sito e sembra in rapida espansione numerica e territoriale. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è una specie indigena che nel sito è stata rilevata solo nella Roggia Serpa. Viene inoltre segnalata la presenza di Procambarus clarkii, crostaceo decapode di origine esotica e appartenente alla famiglia dei cambaridi. Tale specie, particolarmente invasiva e dannosa per le altre specie acquatiche, è altamente nociva per il gambero di fiume italiano Austropotamobius pallipes italicus. La specie autoctona, nel sito in esame, è probabilmente estinta. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 2 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat. Tra queste il cobite mascherato è specie la cui distribuzione è poco conosciuta. Sono inoltre presenti 3 specie endemiche importanti, tra cui spicca per pregio naturalistico il panzarolo.

• Ricchezza specifica: Roggione Monticchie Durante i censimenti con elettropesca sono state osservate 11 specie ittiche, 5 delle quali endemiche, 1 indigena, 3 esotiche non recenti e 2 esotiche introdotte recentemente nel bacino del Fiume Po (denominate esotiche recenti). In figura 5 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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0%

20%

40%

60%

80%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 5. Ricchezza specifica nel Roggione Monticchie. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie. Roggia Serpa Durante i censimenti con elettropesca sono state osservate 10 specie ittiche, 4 delle quali endemiche, 1 indigena, 3 esotiche non recenti e 2 esotiche recenti. In figura 6 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 6. Ricchezza specifica nella Roggia Serpa. Nella colonna a sinistra è riportata

la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di specie.

• Vulnerabilità dei siti: Il mantenimento delle caratteristiche attuali degli habitat è condizione essenziale al fine di consentire la conservazione delle specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, nonché di quelle importanti. La recente diffusione del misgurno potrebbe, nel medio e lungo periodo, provocare una contrazione (fino all’estinzione nei casi più estremi) delle popolazioni di cobite comune e cobite mascherato. Analogo discorso per il gambero alloctono Procambarus clarkii, che potrebbe provocare squilibri nell’ittiocenosi e che probabilmente ha già causato l’estinzione della popolazione relitta di Austropotamobius pallipes italicus.

• Indicazioni gestionali: La tutela degli ambienti fluviali potrebbe non essere sufficiente per la conservazione delle specie ittiche inserite nell’allegato II della direttiva Habitat. Occorre eseguire un monitoraggio continuo dello stato e della diffusione delle specie alloctone, in particolare di Misgurnus anguillicaudatus e Procambarus clarkii. Tali specie, per meccanismi di competizione e/o predazione, potrebbero determinare la contrazione o addirittura l’estinzione di alcune delle specie locali.

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3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat

Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene

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avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata a Monticchie e in altre aree del lodigiano come la lanca di Soltarico. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancione con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il

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campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri

Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie; sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare

la Lycaena dispar.

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• Bibliografia e fonti utilizzate: Molti dati sono disponibili sulla comunità di Lepidotteri Ropaloceri presente a Monticchie: infatti nel corso del biennio 1999-2000 sono stati censiti 1082 individui appartenenti a 40 specie nel corso di una ricerca del WWF Lombardia e della Fondazione Lombardia per l’Ambiente. In tabella III è riportato l’elenco delle farfalle contattate (Pizzetti 2000).

Famiglia Specie Direttiva habitat Hesperiidae Pyrgus malvoides (89.001.0.012.0) Hesperiidae Carcharodus alceae (89.003.0.012.0) Hesperiidae Erynnis tages (89.005.0.001.0) Hesperiidae Heteropterus morpheus (89.006.0.001.0) Hesperiidae Ochlodes venatus (89.010.0.001.0) Papilionidae Papilio machaon (89.012.0.003.0) Papilionidae Iphiclides podalirius (89.013.0.001.0) Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) Pieridae Pieris napi (89.017.0.008.0) Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) Pieridae Anthocharis cardamines (89.019.0.001.0) Pieridae Colias crocea (89.020.0.002.0) Pieridae Colias hyale (89.020.0.003.0) Pieridae Gonepteryx rhamni (89.021.0.002.0) Lycaenidae Lycaena dispar (89.024.0.002.0) II e IV Lycaenidae Lycaena phlaeas (89.024.0.006.0) Lycaenidae Lycaena tityrus (89.024.0.009.0) Lycaenidae Satyrium w-album (89.026.0.006.0) Lycaenidae Leptotes pirithous (89.028.0.001.0) Lycaenidae Cupido argiades (89.030.0.002.0) Lycaenidae Celastrina argiolus (89.031.0.001.0) Lycaenidae Lycaeides argyrognomon (89.038.0.002.0) Lycaenidae Polyommatus icarus (89.044.0.014.0) Nymphalidae Nymphalis polychloros (89.045.0.002.0) Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) Nymphalidae Vanessa atalanta (89.047.0.001.0) Nymphalidae Vanessa cardui (89.047.0.002.0) Nymphalidae Aglais urticae (89.049.0.002.0) Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) Nymphalidae Argynnis paphia (89.051.0.006.0) Nymphalidae Issoria lathonia (89.052.0.001.0) Nymphalidae Boloria dia (89.054.0.001.0) Nymphalidae Melitaea athalia (89.055.0.003.0) Nymphalidae Melitaea didyma (89.055.0.009.0) Nymphalidae Melitaea phoebe (89.055.0.012.0) Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0) Satyridae Maniola jurtina (89.071.0.001.0) Satyridae Coenonympha pamphilus (89.075.0.009.0) Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) Satyridae Lasiommata megera (89.077.0.003.0)

Tabella III. Lepidotteri Ropaloceri censiti nel corso del biennio 1999-2000 (Pizzetti 2000). Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della

checklist della Fauna d’Italia.

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- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna. - Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara. - Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland. - Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship

between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Pizzetti L. 2000. I macrolepidotteri delle riserve naturali di le Bine

(Cremona-Mantova), Monticchie (Lodi) e Parco dei Fontanili di Besnate (Varese) – (Lepidoptera: Rhopalocera et Heterocera). I centri di monitoraggio della biodiversità – WWF Lombardia e FLA.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins, London.

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Risultati:

Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 6 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella IV. Si conferma la presenza di una popolazione di Lycaena dispar, osservata nel settore nord-occidentale del SIC in un prato oggetto di interventi nell’ambito di un progetto LIFE.

Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva habitat

Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 10-25 Lycaenidae Lycaena dispar (89.024.0.002.0) 1-5 II e IV Lycaenidae Polyommatus icarus

(89.044.0.014.0) 1-5

Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Polygonia c-album

(89.050.0.001.0) 1-5

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 1-5

Tabella IV. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

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Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Il dato più interessante, riscontrato nei dati bibliografici e confermato dai rilievi effettuati sul campo, riguarda la presenza di Lycaena dispar, specie di interesse comunitario, inclusa nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43.

• Ricchezza specifica: I dati disponibili sulla presenza di Lepidotteri Ropaloceri a Monticchie sono particolarmente ricchi e interessanti. Infatti è stato possibile integrare i dati di un’uscita sul campo con i risultati di una ricerca durata due anni. E’ possibile segnalare la presenza di 40 specie fra cui un gruppo ad ampia valenza ecologica ed alcune specie interessanti quali Colias hyale, Lycaena dispar ed Heteropterus morpheus. Queste ultime due specie sono legate alla presenza di ambienti umidi, sempre più rari e minacciati dalle trasformazioni di origine antropica

• Vulnerabilità dei siti: Essendo stata rilevata la Lycaena dispar in un’area soggetta a lavori di scavo, per la creazione di nuove pozze di deposizione per gli anfibi, si consiglia di valutare il possibile impatto del cantiere sulle popolazioni di questa specie.

• Indicazioni gestionali: Per mantenere ed eventualmente incrementare la popolazione di Lycaena dispar presente nel SIC è opportuna una gestione mirata dei canali irrigui, lungo i quali evitare sia lo sviluppo di una vegetazione a carattere arbustivo, sia uno sfalcio eccessivo della vegetazione erbacea. E’ quindi consigliabile alternare la manutenzione dei diversi tratti di canali o delle due sponde, garantendo sempre la presenza di ambienti idonei a larve e adulti. Molto importante sarebbe attuare le stesse misure di conservazione anche al di fuori dei confini del SIC, così da evitare l’isolamento di questa specie ed eventualmente favorire il collegamento con altre popolazioni limitrofe. Infine si consiglia di monitorare con continuità la presenza di Licena delle paludi nel corso degli anni. 3.6. Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo, e a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato a riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre, ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia.

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In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale, l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

Specie Allegato II Allegato IV Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43

Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II)

Specie Habitat

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Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e risaie

Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenete alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque. La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana.

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Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico, e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito. Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato, il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

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Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, limitando la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Monticchie”

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della

biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of environment

quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of

biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni Edizioni

Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova. - Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as

indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

Washington D.C.

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- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana, 35.

Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 7 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV).

Famiglia Specie

Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Aeshnidae Aeshna cyanea (35.016.0.003.0)

Libellulidae Libellula depressa (35.029.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum albistylum (35.030.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum brunneum (35.030.0.003.0)

Libellulidae Orthetrum coerulescens (35.030.0.005.0)

Libellulidae Sympetrum fonscolombei (35.032.0.004.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Aeshna cyanea: pur restando la specie più comune del genere, nell’ultimo decennio la sua presenza si è sensibilmente ridotta. Il periodo di volo è molto lungo, dalla fine di maggio all’autunno inoltrato. Libellula depressa: Specie un tempo assai comune nelle acque di tutti i tipi è attualmente divenuta molto più localizzata e sporadica. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Orthetrum brunneum: Sembra essere la meno comune delle congeneri, anche se abbastanza diffusa. In pianura risulta spesso legata ad ambienti di acque temporanee. Il periodo di attività va da giugno a settembre.

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Orthetrum coerulescens: Sembra essere la specie meno comune del genere, anche se diffusa ovunque; lo sviluppo avviene nei più svariati ambienti acquatici. Il periodo di volo va da giugno a settembre. Sympetrum fonscolombei: Comune e localmente anche molto abbondante. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Gli adulti compaiono generalmente in maggio e sono in attività fino all’autunno inoltrato. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 7 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090002 BOSCHI E LANCA DI COMAZZO

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090002 ha un’estensione di 267 ettari, e ricade all’interno dei comuni di Comazzo e Merlino in provincia di Lodi, e nel comune di Rivolta d’Adda in provincia di Cremona. I confini del SIC coincidono con quelli della Riserva “Comazzo” del Parco Adda Sud (L.R. 22/1994) ed è localizzato entro l’omonima Azienda faunistico-venatoria. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio, elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi:

• Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. 1 della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Garzetta Egretta garzetta Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Martin pescatore Alcedo atthis

• Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Svasso maggiore Podiceps cristatus Cormorano Phalacrocorax carbo Airone cenerino Ardea cinerea Cigno reale Cygnus olor Germano reale Anas platyrhynchos Poiana Buteo buteo Falco pescatore Pandion haliaetus Lodolaio Falco subbuteo Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Folaga Fulica atra Piro piro piccolo Actitis hypoleucos Gabbiano comune Larus ridibundus Gabbiano reale Larus cachinnans Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Rondone Apus apus Picchio verde Picus viridis Picchio rosso magg. Dendrocopos major Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Scricciolo Troglodytes troglodytes Pettirosso Erithacus rubecula Usignolo Luscinia megarhynchos Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Cannaiola Acrocephalus scirpaceus Capinera Sylvia atricapilla Luì piccolo Phylloscopus collybita Codibugnolo Aegithalos caudatus

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Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Rigogolo Oriolus oriolus Cornacchia grigia Corvus corone cornix Passero d’italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Verzellino Serinus serinus Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta tramite il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto, completata e variata da alcune visite mirate, allo scopo di indagare situazioni particolari. L’attività si è svolta da Maggio a fine Luglio, compiendo cinque visite della durata media di quattro ore.

• Aree indagate: Tutta l’area del SIC in sponda destra del fiume Adda, il tratto di fiume con le relative spiagge; per la sponda sinistra, mi sono limitato ad osservazioni a distanza. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003 Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano

- Fasola M. 2001 Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2002 Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Dipartimento Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2003 Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Diparimento Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

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Risultati: Gli elenchi, considerando il periodo di indagine, comprendono quasi esclusivamente specie nidificanti ed alcune che frequentano l’area solo per ragioni trofiche o di dormitorio, come il Rondone Apus apus o il Gabbiano reale Larus cachinnans; non mancano le poche osservate solo durante le prime visite, classificabili di passo come il Falco pescatore Pandion haliaetus ed il Falco pecchiaiolo Pernis apivorus. L’area, di notevole estensione, presenta un’elevata diversità ambientale, che si evidenzia con la presenza del fiume, una grossa lanca, altre zone umide in stadio evolutivo differente, il bosco e le aree coltivate; ad un grande potenziale non corrisponde un’altrettanto grande ricchezza ornitologica, almeno in termini quantitativi: infatti la presenza, seppur di qualità, della Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris è molto scarsa e localizzata, e quella della Cannaiola Acrocephalus scirpaceus è vincolata a piccole zone umide, dove si conserva il fragmiteto; anche lo Svasso maggiore Podiceps cristatus, presente con una sola coppia, pare non si sia riprodotto e gli Ardeidi in un lontano passato nidificanti usano l’area solo per ragioni trofiche. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Molto buono, soprattutto in considerazione delle caratteristiche di estensione e diversificazione ambientale, che si evidenziano nel fiume, lanca, zone umide, bosco ed aree agricole. • Ricchezza specifica: Buona, ma limitata da troppi fattori di disturbo. • Vulnerabilità del sito: Non si evidenziano punti critici estremamente preoccupanti, ma esiste una forte relazione con l’uso e la gestione.

• Indicazioni gestionali: Migliorare la gestione delle aree boscate e delle piccole zone umide, che rischiano di essere danneggiate da una eccessiva operatività a servizio dell’attività venatoria: evitare quindi un’incomprensibile ed eccessiva attività di movimento terra.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n.1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello (figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica, comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi

patagio

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a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a

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preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning3 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion4. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

3 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 4 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia, il periodo di tempo ristretto disponibile per la realizzazione del censimento non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “Boschi e lanca di Comazzo”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati per punti d’ascolto sulla riva del fiume Adda e delle lanche presenti e lungo tutti i sentieri e le strade percorribili in macchina, secondo il metodo dei transetti e per un totale di 3,9 km.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Boschi e lanca di Comazzo” non viene comunque riportata la presenza di nessuna specie di pipistrello.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud.

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- Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

Risultati:

Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “Boschi e lanca di Comazzo”.

Nome scientifico Nome comune Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato Hypsugo savii Pipistrello di Savi

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri censite nel SIC “Boschi e lanca di

Comazzo”. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andati incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri. Hypsugo savii: in Italia è specie nota per l’intero territorio. E’ in grado di colonizzare una grande varietà di ambienti (zone costiere, aree rocciose, boschi e foreste di ogni tipo, zone agricole e aree urbane). Si nutre di piccoli insetti come Lepidotteri e Ditteri. Conservazione: probabilmente è proprio la sua capacità di adattarsi a vari tipi di ambiente a garantirgli lo status di specie meno minacciata rispetto ad altre specie di Chirotteri; è comunque sensibile all’alterazione dell’habitat e alla perdita di siti di rifugio, riproduzione e svernamento.

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Conclusioni: • Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. In generale, le specie censite sono comuni su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presentano problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001). • Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo.

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3.3 Rettili e Anfibi

Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE); le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate nell’Allegato IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 4 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12 ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta nei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 12 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stato possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, e dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il SIC è interamente compreso in un’Azienda Faunistico-Venatoria. E’ stata indagata l’area più estesa che si estende sulla destra idrografica del fiume Adda. La zona più a nord comprende una serie di rogge e coltivi, parte di bosco a querceto e parte di bosco misto igrofilo che termina sulla sponda destra dell’Adda, luogo ideale per Rettili. Lì sono localizzate 2 pozze a diversi stadi di successione, molto interessanti per le popolazioni anfibie. Proseguendo lungo il fiume si incontra un’altra pozza, parte di bosco a querceto e una piccola lanca. Oltrepassati i coltivi si giunge di nuovo ad un’area boscosa composta da alberi caducifogli (querceto-ulmeto), molto fitta, separata da una zona a pioppeto da un lungo sentiero, luogo ideale per cercare Rettili. Infine la zona più a sud, adiacente al bosco di caducifoglie, è caratterizzata da habitat idrofili e igrofili, ricchi di vegetazione acquatica, luogo di riproduzione per Anfibi, molto fitto e impenetrabile senza l’ausilio di un attrezzo agricolo. L’area sulla sinistra idrografica, caratterizzata da coltivi e prati, non è stata censita. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A,. 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. &

SCALI, S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

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- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M., RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica

GM, Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W.,

Donnelly, M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 10 specie animali: 5 specie di Anfibi e 5 specie di Rettili.

Classe Nome scientifico n. individui

contattati Amphibia Rana latastei 12 Amphibia Hyla intermedia >20 Amphibia Bufo bufo 2 Amphibia Bufo viridis 1 Amphibia Rana synklepton

esculenta >500

Reptilia Anguis fragilis 1 Reptilia Lacerta bilineata 37 Reptilia Podarcis muralis 48 Reptilia Coluber viridiflavus 5 Reptilia Natrix natrix 4

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati. Anfibi: 7. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole.

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La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. La specie è stata censita nella parte più a nord dell’Azienda, in prossimità di pozze d’acqua con vegetazione acquatica equidistanti dalla sponda destra del fiume (a ovest) e il bosco querceto (a est). Sono stati contattati giovani neometamorfosati sul bordo della pozza e adulti nella zona boscosa. 8. Rospo smeraldino (Bufo viridis Lauenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Incontrato un solo individuo lungo un sentiero al limite dell’area SIC al margine del bosco. 9. Rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Gli adulti superano spesso i 10 cm di lunghezza, le femmine sono più grandi dei maschi. Ha pupilla orizzontale, pelle molto verrucosa e ghiandole paratiroidi oblique e prominenti. E’ attivo da febbraio a novembre, compie lunghe migrazioni per raggiungere i siti di riproduzione come: vasche, stagni, canali, laghi, paludi, da febbraio a giugno. Notturno, si nasconde di giorno, assume pose caratteristiche se avvicinato da predatori. E’ una specie non più molto comune, perciò l’incontro crepuscolare con una grossa femmina lungo un sentiero dell’azienda e uno successivo con un maschio in una zona poco distante conferisce valore all’area in esame. 10. Raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger, 1882) Endemismo italiano, da poco separata dalla specie Hyla arborea, inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia tranne isole e Liguria. Adulti fino a 5 cm, colorazione verde brillante con striscia scura dall’occhio lungo i fianchi, gola chiara. Specie termofila e ben adattata all’ambiente terrestre: i giovani si trovano tra l’erba al suolo mentre gli adulti sono arboricoli; vivono in ambienti ricchi di vegetazione con canneti, sui quali si arrampicano grazie ai cuscinetti adesivi discoidali sulla punta delle dita. Si avvicinano all’acqua per la riproduzione, i maschi cantano a scopo territoriale e per richiamare la femmina. La riproduzione avviene da aprile a giugno in raccolte d’acqua soleggiate ricche di vegetazione. Nell’area è presente nella zona più a sud, dove prevale un habitat idrofilo, ricco di fragmiteto e vegetazione acquatica; censimento al canto. 11. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758)

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R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Abbondantemente diffusa lungo tutta l’area censita, sia allo stadio larvale, che giovanile, che adulto. Rettili: 8. Orbettino (Anguis fragilis Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, presente in tutta Italia tranne che in Sardegna. Anguide lungo fino a 50 cm, simile a un serpente, differisce per la presenza di palpebre e coda facilmente spezzabile, con squame lisce. Presenta colorazione marrone, grigia o rossastra, può avere ocelli blu, i giovani sono dorati o argentati con strisce vertebrali scure. Animale attivo all’alba e al crepuscolo, conduce vita fossoria e trova rifugio fra le pietre, in tane di altri animali, nei covoni di fieno, perciò non facilmente avvistabile. Frequenta diversi ambienti quali: pascoli, incolti, zone marginali di boschi e zone antropizzate come orti e giardini purché offrano rifugi adeguati. Incontrato un solo individuo in tutto il sito. 9. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia tranne la Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Comune all’interno di tutta l’area, lungo le zone marginali del bosco e ai bordi di strade campestri, avvistati sia giovani, sia adulti 10. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali

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verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ stata osservata in tutte le zone dell’area, in particolare sopra gli argini pietrosi lungo la sponda destra del fiume, dove probabilmente trova riparo e siti idonei alla nidificazione. Frequente in tutti gli stadi di vita di entrambi i sessi. 11. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali: margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominato Coluber viridiflavus, la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Colubro comune, incontrato in zone diverse dell’Azienda, sia a terra lungo i bordi dei sentieri, sia arrampicato su degli arbusti. 12. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Biscia d’acqua abbastanza comune nel SIC, in particolare vicino alle raccolte d’acqua a sud dell’azienda, dove è stata osservata durante un’immersione. Conclusioni: • Valore conservazionistico: L’area indagata presenta un buon valore conservazionistico, in quanto ospita specie incluse negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat che meritano protezione e conservazione e specie prioritarie, in particolare gli Anfibi quali: la Rana di Lataste (Rana Latastei), il Rospo comune (Bufo Bufo), la Raganella italiana (Hyla

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intermedia), che hanno subito una forte diminuzione a causa della scomparsa di habitat e del cambiamento delle metodiche colturali. • Ricchezza specifica: Il sito ospita 5 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la provincia di Lodi: Rana di Lataste (Rana latastei), Rospo comune (Bufo bufo), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 5 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Orbettino (Anguis fragilis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix). • Vulnerabilità dei siti: Senza un intervento diretto le pozze d’acqua rischiano di essere sommerse dalla vegetazione igrofila e ridurre così un sito idoneo per la riproduzione di Anfibi, soprattutto per la Rana di Lataste (Rana latastei). Le zone palustri nella parte sud, che ospitano la raganella (Hyla intermedia) possono essere alterate dall’intervento umano, i riporti di terra rischiano di creare sbarramenti dei corsi d’acqua e l’abbassamento del livello idrico. • Indicazioni gestionali: Posizionare dei sistemi che permettano il passaggio dell’acqua dove la creazione di nuovi sentieri lo impedisce per evitare di ridurre il canneto e i boschi umidi. Per facilitare lo spostamento da una zona all’altra dell’Azienda dell’erpetofauna, e per fornire nuovi siti di rifugio si consiglia la piantumazione di arbusti e vegetazione marginale, non solo nelle aree boschive, ma anche tra i coltivi. Ripristinare il fragmiteto a sud ed evitare l’interramento di alcune pozze a nord.

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3.4 Pesci Specie oggetto di indagine:

• Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D)

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Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. L’eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat”

Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca.

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In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare.

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Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sulla base delle consistenze numeriche censite è stata prevista l’indicazione di una scala di abbondanze (1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante). Sono inoltre stati raccolti i valori biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche. Corsi d’acqua di medie e grandi dimensioni La presenza di dati relativi a censimenti recenti (G.R.A.I.A., 2004; Rossi, 2004) ha reso non necessaria l’esecuzione di attività di campionamento in tratti fluviali di dimensioni medie o grandi. Nell’interpretazione dei dati bibliografici si è tuttavia dovuto tenere conto della tendenza alla fuga di alcune specie ittiche (quali la savetta, il pigo ed il temolo) durante le fasi di avvicinamento di una imbarcazione o degli operatori. Tali specie sono difficilmente catturabili mediante elettropesca quando dispongono di spazi aperti. Per tale motivo, nel caso di carenza di dati specifici, si è fatto ricorso alle tecniche alternative di rilevazione riportate nel paragrafo seguente. Tecniche alternative di rilevazione Al fine di integrare le informazioni provenienti dalla bibliografia e dai censimenti con elettrostorditore si è ritenuto opportuno considerare anche i dati provenienti dai censimenti visivi, dall’analisi dei cestini dei pescatori dilettanti, dai tesserini segnacatture (appositamente predisposti dalla amministrazione provinciale di Cremona e già utilizzati da un gruppo selezionato di pescatori dilettanti) e dalle interviste sul pescato. In aggiunta a quanto sopra esposto è stato possibile completare il quadro dei dati ittici mediante analisi dei risultati di censimenti visivi recenti della fauna ittica o dei “segni” (es. nidi di trota) della stessa.

• Aree indagate: Le aree oggetto di indagine hanno compreso: il Fiume Adda, in aree limitrofe al SIC (tratti a valle della briglia di Rivolta d’Adda; a monte del confine Nord del SIC, a valle della presa del Canale Vacchelli). Sono stati utilizzati al fine di fornire un quadro completo delle cenosi del Fiume Adda anche dati provenienti da un recupero di ittiofauna eseguito nel Canale Vacchelli (origine) nel mese di marzo 2004; la roggia ramo della Tila, dal confine nord del SIC alla immissione nel Fiume Adda; il ramo destro del fontanile Addetta, a monte della

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immissione nel ramo sinistro ;la roggia Moione II, nei pressi della immissione nel Fiume Adda; la lanca di Comazzo, all’interno dell’ansa posta in prossimità del fiume.

Figura 1. Fiume Adda in un tratto compreso tra la presa del Canale Vacchelli e la briglia di Rivolta d’Adda.

Figura 2. Visione del Fontanile Addetta nella stazione di censimento ittico

Figura 3. Lanca di Comazzo

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− G.R.A.I.A., 2004. Monitoraggio degli ambienti acquatici e della fauna ittica del

Parco Adda Sud. Stato della popolazione di trota marmorata e delle altre specie ittiche presenti nel Parco. Parco Adda Sud, 252 pp.

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Lombardi C. e Rossi S., 2004. Progetto di conservazione della trota marmorata nel Fiume Adda sublacuale. Risultati della stagione 2003/04. Provincia di Cremona, 75 pp.

− Merati, 2003. Programma di intervento a tutela della trota marmorata in

Provincia di Lodi. Sistemi laterali:primo anno di attività. Provincia di Lodi, 28 pp.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Rossi S., 2004. Relazione sulle attività svolte nella stagione 2003/04. Provincia di Cremona.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero

dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

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Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite. I dati della tabella costituiscono una sintesi delle informazioni fornite da varie ricerche (G.R.A.I.A., 2004; Lombardi e Rossi, 2004; Merati, 2003; Rossi, 2004; attuale ricerca). Con P si indicano le specie di cui non si hanno informazioni aggiuntive alla semplice presenza.

Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine Adda Ramo Tila Addetta Moione II Lanca Comazzo

Acipenser naccarii Endemica P - - - - Barbus plebejus Endemica 4 1 1 1 - Chondrostoma genei Endemica 1 1 - - - Chondrostoma soetta Endemica 1 1 - - 1 Cobitis taenia bilineata Endemica 1 1 1 1 - Cottus gobio Indigena 1 1 1 - - Lampetra zanandreai Endemica - 1 - - - Leuciscus souffia muticellus Endemica 4 4 4 - - Rutilus pigus Endemica 2 - - - - Salmo (trutta) marmoratus Endemica 2 1 - - -

Altre specie importanti Specie Origine Adda Ramo Tila Addetta Moione II Lanca Comazzo

Alburnus alburnus alborella Endemica 1 1 - 2 1 Esox lucius Indigena 1 1 1 - 1 Knipowitschia punctatissima Endemica - 1 - - - Padogobius martensii Endemica 2 3 3 1 1 Rutilus erythrophtalmus Endemica 2 1 1 2 4 Thymallus thymallus Indigena P - - - -

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine Adda Ramo Tila Addetta Moione II Lanca Comazzo

Rhodeus amarus Esotica - - - - 2

Altre specie ittiche Specie Origine Adda Ramo Tila Addetta Moione II Lanca Comazzo

Abramis brama Esotica - - - - 1 Anguilla anguilla Indigena 2 1 1 1 1 Carassius auratus Esotica 1 1 - 1 - Cyprinus carpio Esotica - 1 - - - Gobio gobio Indigena 1 1 - 1 - Lepomis gibbosus Esotica 1 1 - - 2 Leuciscus cephalus Indigena 3 3 1 1 1 Lota lota Indigena 1 - - - - Micropterus salmoides Esotica 1 - - - 1 Perca fluviatilis Indigena 2 1 - - 2 Phoxinus phoxinus Indigena 1 1 2 - - Pseudorasbora parva Esotica - - - 1 - Salmo (trutta) marmoratus x Salmo (trutta) trutta Esotica 1 1 1 - -

Scardinius erythrophtalmus Indigena 1 1 1 2 3 Tinca tinca Indigena 1 1 - 1 1

Tabella IV. Specie ittiche presenti nel SIC. I valori numerici riportati rappresentano le

classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante)

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Acipenser naccarii: lo storione cobice risulta presente nel Fiume Adda. Non si hanno informazioni sulla consistenza numerica o sulla struttura della popolazione della specie nel sito in esame. Barbus plebejus: il barbo comune è ben rappresentato lungo l’asta principale del Fiume Adda. La specie è più rara negli ambienti laterali ed assente in lanca. Chondrostoma genei: la lasca è una specie endemica con attitudini migratorie che è stata fortemente colpita dalle interruzioni della continuità fluviale dovute agli sbarramenti. Nel Fiume Adda e nel Ramo della Tila sono ancora presenti popolazioni residue di entità numerica molto ridotta. La specie risulta a rischio di estinzione locale. Chondrostoma soetta: la savetta è risultata presente sia nella lanca di Comazzo che nel Ramo della Tila nei pressi della confluenza con il Fiume Adda. La specie è probabilmente presente anche nel corso principale, anche se non si hanno informazioni sulla consistenza o sulla struttura delle popolazioni. Cobitis taenia bilineata: il cobite comune è una specie endemica italiana, amante dei substrati sabbiosi. Nel sito risulta presente con popolazioni relativamente esigue dal punto di vista numerico anche se strutturate. Cottus gobio: lo scazzone è una specie indigena stenoterma fredda, ossia amante delle acque fresche e ben ossigenate. E’ presente nel fiume Adda e negli ambienti laterali che rispettano le esigenze ecologiche della specie. Lampetra zanandreai: la lampreda padana è un ittiopside (o pesce in senso lato, dato che manca di mascella e mandibola) endemico del distretto adriatico. Attualmente la distribuzione della specie è molto frammentaria. Tale situazione mette la lampreda padana in una situazione relativamente critica. Nel sito la specie è risultata presente nel Ramo della Tila. Leuciscus souffia muticellus: il vairone è la specie numericamente dominante nel fiume Adda e negli ambienti laterali a corrente veloce e substrati di ghiaia e ciottoli. Scompare in lanca o in corsi con bassa velocità di corrente e substrato di sabbia e fango. Rutilus pigus: il pigo è un endemismo presente esclusivamente lungo l’asta fluviale, dove le popolazioni sono consistenti e strutturate. Salmo (trutta) marmoratus: la specie è presente con popolazioni strutturate nel Fiume Adda. L’attività riproduttiva della trota marmorata nel tratto da Rivolta d’Adda alla presa del Canale Vacchelli è documentata da anni. Alcuni soggetti risultano presenti nel Ramo della Tila. Il sistema dei corsi laterali del SIC è particolarmente adatto a rispondere alle esigenze biologiche della specie. Rimane il problema dell’ibridazione con soggetti non puri introdotti negli ambienti fluviali a mezzo di semine inopportune. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è presente ma numericamente modesta.

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Esox lucius: la specie è presente in quasi tutti gli ambienti indagati, seppur con numerosità ridotte. La maggior parte degli individui presenta fenotipo riconducibile alle popolazioni autoctone italiane. In qualche caso si rileva la presenza di soggetti d’oltralpe introdotti a mezzo di inopportune semine. Knipowitschia punctatissima: il panzarolo è un piccolo gobide endemico dell’Italia settentrionale di cui scarse sono le informazioni relative a biologia ed ecologia. L’areale distributivo appare frammentato a seguito delle alterazioni degli ambienti di risorgiva. Il panzarolo è inserito nella Lista Rossa IUCN come specie vulnerabile (VU). Tale specie, nel sito, è stata censita sul Ramo della Tila. La popolazione è da considerarsi completamente isolata e di conseguenza assume elevato pregio naturalistico, meritandosi l’attuazione di forme di tutela che vertono essenzialmente nella conservazione degli habitat. Padogobius martensii: il ghiozzo padano è un endemismo dell’Italia settentrionale che risulta diffuso nel SIC con popolazioni di buona consistenza numerica. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame è presente con popolazioni dalle dimensioni variabili. Le maggiori concentrazioni sono rilevabili nella Lanca di Comazzo. Thymallus thymallus: il temolo è presente nel sito con popolazioni di ceppo “adriatico” dalla caratteristica pinna caudale di colore grigio-blu. Non mancano le segnalazioni di temoli di ceppo “danubiano” che potrebbero determinare problemi d iinquinamento genetico alle popolazioni autoctone. Anche dal punto di vista numerico il temolo appare in contrazione rispetto alla situazione presente negli anni ottanta. Rhodeus amarus: Il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è discretamente diffuso nella Lanca di Comazzo. Tale presenza non deve tuttavia essere considerata positivamente in quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Abramis brama: l’abramide è una specie esotica introdotta a scopo di pesca sportiva. Nel sito è stata censita solo nella Lanca di Comazzo. Il dato di censimento è probabilmente una sottostima della numerosità reale in quanto i soggetti tendono a sfuggire all’azione di elettropesca. Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e alla diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel sito è presente in tutti i tratti censiti. Carassius auratus: la specie, esotica non recente, è diffusa nel SIC sebbene le sue densità rimangano modeste. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. E’ stata rinvenuta esclusivamente nel Ramo della Tila, ma è probabilmente presente sia nel Fiume Adda che nella Lanca di Comazzo. Gobio gobio: il gobione, specie indigena tipica degli ambienti lotici, è presente nel SIC con densità relativamente modeste.

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Lepomis gibbosus: il persico sole è una specie esotica relativamente dannosa in quanto risulta vorace nei confronti di uova e avannotti di specie ittiche che depongono lungo il perimetro di lanche o canali. Nel sito è presente in vari tratti ma solo nella Lanca di Comazzo raggiunge buone consistenze numeriche. Leuciscus cephalus: il cavedano è molto abbondante nel Fiume Adda e nei corsi laterali a corrente veloce. Meno frequente è il suo ritrovamento nei tratti a corrente lenta o ferma. Lota lota: la bottatrice è presente nel sito con sporadici individui che fuoriescono dal lago di Como e che si adattano alle condizioni di vita del fiume. Micropterus salmoides: il boccalone, o persico trota, è una specie esotica introdotta in Italia verso la fine del 1800. Nel SIC è presente a livello della Lanca di Comazzo e nella zona di Fiume Adda ad essa adiacente. Perca fluviatilis: il persico reale è un predatore indigeno delle acque interne italiane. Nel sito la specie è presente con popolazioni strutturate. Phoxinus phoxinus: la sanguinerola è un piccolo ciprinide indigeno che ama le correnti fresche e veloci. E’ presente sia nel Fiume Adda sia sugli affluenti che rispettano le suddette caratteristiche. Pseudorasbora parva: la pseudorasbora è un piccolo ciprinide di origine orientale la cui prima segnalazione italiana risale al 1990. La specie è presente solo nella Roggia Moione II ma sembra in rapida espansione. Tinca tinca: la presenza della tinca, specie indigena italiana, è stata rilevata più volte, sebbene con numerosità alquanto ridotte. Salmo (trutta) marmoratus x Salmo (trutta) trutta: gli ibridi di trota marmorata possono determinare fenomeni di inquinamento genetico delle popolazioni pure. Nel sito sono presenti soggetti ibridi inopportunamente introdotti nei corsi del bacino del Fiume Adda. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è una specie indigena ben distribuita all’interno del SIC. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 11 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui 9 endemiche, 1 indigena e 1 esotica. Sono inoltre presenti ben 6 specie ittiche importanti.

• Ricchezza specifica: Fiume Adda Durante i censimenti con elettropesca effettuati da G.R.A.I.A. nel 2003 sono state osservate 17 specie ittiche, 8 delle quali endemiche, 6 indigene e 3 esotiche non

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recenti. In figura 4 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 4. Ricchezza specifica nel Fiume Adda sulla base dei censimenti G.R.A.I.A., 2004. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in

quella a destra la percentuale di specie. Roggia Ramo della Tila Durante i censimenti con elettropesca effettuati da G.R.A.I.A. (2004) e Merati (2003) sono state osservate 24 specie ittiche, 11 delle quali endemiche, 9 indigene e 4 esotiche non recenti. In figura 5 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 5. Ricchezza specifica nel Ramo della Tila. Nella colonna a sinistra è riportata

la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di specie. Fontanile Addetta Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca (02/07/04) sono state osservate 12 specie ittiche, 5 delle quali endemiche, 6 indigene e 1 esotica non recente. In figura 6 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 6. Ricchezza specifica nel Fontanile Addetta. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie.

Roggia Moione II Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della ricerca (02/07/04) sono state osservate 12 specie ittiche, 5 delle quali endemiche, 5 indigene, 1 esotica non recente e 1 esotica recente. In figura 7 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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Figura 7. Ricchezza specifica nella Roggia Moione II. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie.

Lanca di Comazzo Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della ricerca (19/07/04) state osservate 14 specie ittiche, 6 delle quali endemiche, 4 indigene, 2 esotiche non recenti e 2 esotiche recenti. In figura 8 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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Figura 8. Ricchezza specifica nella Lanca di Comazzo. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie.

• Vulnerabilità dei siti: Il sito presenta una situazione decisamente pregiata e meritevole di protezione. I principali problemi a carico delle ittiocenosi sono da ricondurre alle interruzioni di continuità del Fiume Adda, determinate dalla presenza di briglie prive di adeguati passaggi per pesci. Un’altra problematica da tenere in considerazione è relativa alla portata d’acqua del fiume, che si riduce a seguito delle forti captazioni operate dal Canale Muzza in comune di Cassano d’Adda, e che può determinare problemi di surriscaldamento delle acque. Anche la situazione qualitativa delle acque, pur accettabile, non è ottimale. Ciò può determinare problematiche a carico degli stadi più delicati del ciclo vitale dei pesci, dall’uovo all’avannotto a sacco vitellino non riassorbito. Da non dimenticare le variazioni repentine di livello, che possono mettere in asciutta le deposizioni. Una vulnerabilità intrinseca al SIC è dovuta alle dimensioni relativamente modeste dello stesso. Non meno pericolosa è la diffusione delle specie alloctone. Attualmente il problema nel sito sembra relativamente contenuto, ad esclusione della presenza di individui ibridi di marmorata, che nei corsi minori hanno creato problemi alle popolazioni pure.

• Indicazioni gestionali: Occorre mantenere e/o migliorare l’attuale stato di conservazione degli ambienti fluviali. Sarebbe auspicabile l’esecuzione di passaggi per pesci a livello delle briglie di Rivolta e del Canale Vacchelli. Andrebbe aumentata la portata d’acqua, specialmente nel periodo estivo. In ogni caso occorre che le variazioni dei livelli idrici siano molto graduali al fine di non incidere negativamente sulle eventuali deposizioni. Occorre attuare periodicamente un controllo sulla qualità delle acque. Vanno assolutamente escluse le immissioni di fauna ittica proveniente da allevamenti commerciali, che determinano problemi di inquinamento genetico nelle specie locali (luccio, trota, temolo, ecc.). I piani di ripopolamento devono essere attuati esclusivamente ricorrendo a riproduttori locali appartenenti al bacino. Occorre approfondire lo stato delle conoscenze sulle popolazioni di storione cobice. Una delle tecniche che probabilmente è in grado di fornire buoni risultati per tale specie è il censimento subacqueo.

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3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento,

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nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la Lanca di Soltarico. Specie indagate:

Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state

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utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare

la Lycaena dispar.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna

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- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara. - Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland. - Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship

between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins, London.

Risultati:

Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 12 specie di Lepidotteri Ropaloceri, di cui una presente nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (tabella III). Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva habitat

Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 5-10 Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 2-50 Lycaenidae Lycaena dispar (89.024.0.002.0) 1-5 II e IV Lycaenidae Celastrina argiolus (89.031.0.001.0) 1-5 Lycaenidae Polyommatus icarus (89.044.0.014.0) 5-10 Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Argynnis paphia (89.051.0.006.0) 1-5 Nymphalidae Brenthis daphne (89.053.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Melitaea didyma (89.055.0.009.0) 1-5 Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0) 1-5 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 5-10

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 25-50

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’italia.

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Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Il dato più interessante riguarda la presenza di Lycaena dispar, specie di interesse comunitario, inclusa nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43. E’ stato osservato un solo individuo, maschio, nei pressi del Ramo della Tela, localizzato a nord del SIC, con una struttura della vegetazione molto favorevole. Si ipotizza quindi che si tratti di una popolazione isolata e di ridotte dimensioni.

• Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri Ropaloceri osservati nel SIC è risultata abbastanza ricca e articolata, sebbene sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. Interessante la diversità riscontrata fra i Ninfalidi (Argynnis paphia, Polygonya c-album, Brenthis Daphne, Melitaea didyma, Apatura ilia) che frequentano il margine dei boschi o ambienti cespugliati; Celastrina argiolus è anch’essa una specie frequente nei boschi umidi di pianura: le larve si nutrono infatti di Cornus sanguinea, Rhamnus catharticus, Frangula alnus, Hedera helix. E’ stata rilevata anche una relativa abbondanza di individui appartenenti a specie generaliste quali Pieris rapae, Coenonympha pamphilus, Polyommatus icarus.

• Indicazioni gestionali: Per mantenere ed eventualmente incrementare la popolazione di Lycaena dispar presente nel SIC è opportuna una gestione mirata dei canali irrigui, lungo i quali evitare sia lo sviluppo di una vegetazione a carattere arbustivo, sia uno sfalcio eccessivo della vegetazione erbacea. E’ quindi consigliabile alternare la manutenzione dei diversi tratti di canali o delle due sponde, garantendo sempre la presenza di ambienti idonei a larve e adulti. Molto importante sarebbe attuare le stesse misure di conservazione anche al di fuori dei confini del SIC, così da evitare l’isolamento di questa specie ed eventualmente favorire il collegamento con altre popolazioni limitrofe. Infine si consiglia di monitorare con continuità la presenza di Licena delle paludi nel corso degli anni. 3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo, e a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato a riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre, ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e

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pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

Specie Allegato II Allegato IV

Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43

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Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II)

Specie Habitat Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e

risaie Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenete alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque. La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre.

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La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere; il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito. Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

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Materiale necessario al censimento degli

Odonati Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, che ha limitato la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Boschi e Lanca di Comazzo”. • Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della

biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of environment

quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of

biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni Edizioni

Bologna.

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- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova. - Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as

indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

Washington D.C.

- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana, 35.

Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 11 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV).

Famiglia Specie

Calopterygidae Calopteryx splendens (35.001.0.002.0)

Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Coenagrionidae Ischnura elegans (35.007.0.001.0)

Aeshnidae Anax imperator (35.017.0.001.0)

Gomphidae Onychogomphus uncatus (35.022.0.002.0)

Cordulidae Somatochlora metallica (35.026.0.005.0)

Libellulidae Libellula fulva (35.029.0.002.0)

Libellulidae Orthetrum brunneum (35.030.0.003.0)

Libellulidae Orthetrum cancellatum (35.030.0.004.0)

Libellulidae Crocothemis erythraea (35.031.0.001.0)

Libellulidae Sympetrum fonscolombei (35.032.0.004.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

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Calopteryx splendens: specie comune e diffusa nei corsi d’acqua corrente ricchi di vegetazione, occasionalmente anche in acque ferme. Forma spesso colonie molto numerose e sembra tollerare bene le situazioni di moderato inquinamento. Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Ischnura elegans: molto comune e diffusa, anche se in netto calo; vive sia in acque correnti che stagnanti ed è presente da maggio a settembre inoltrato. Anax imperator: specie comune e diffusa in pianura, ma in netto calo negli ultimi anni. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Occasionalmente frequenta anche acque debolmente correnti. Il periodo di volo va da maggio a settembre inoltrato. Onychogomphus uncatus: specie generalmente non comune e molto localizzata, anche se negli ultimi anni la sua consistenza è aumentata. Il periodo di attività va da giugno ad agosto. Somatochlora metallica: diffusa ma in rarefazione. Lo sviluppo avviene in acque ferme o debolmente correnti. Il periodo di attività va da giugno a settembre. Libellula fulva: diffusa e frequente, localmente anche abbondante lungo canali, rogge, ruscelli od acque stagnanti. Gli adulti sono in attività da maggio a luglio. Orthetrum brunneum: La specie meno comune tra le congeneri, anche se abbastanza diffusa. In pianura risulta spesso legata ad ambienti di acque temporanee. Il periodo di attività va da giugno a settembre. Orthetrum cancellatum: è la specie più comune e diffusa del genere, localmente può essere molto abbondante. Lo sviluppo avviene indifferentemente in acque correnti e ferme. Particolarmente frequente nei mesi estivi. Crocothemis erythraea: frequente e comune, anche se in calo per la scomparsa di ambienti idonei, predilige le acque ferme. Il periodo di attività va da maggio a settembre. Sympetrum fonscolombei: comune e localmente molto abbondante, lo sviluppo avviene in acque ferme di stagni, laghi e risaie. Gli adulti compaiono di solito in maggio e sono in attività fino ad autunno inoltrato.

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Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 11 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui: in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090003 BOSCO DEL MORTONE

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090003 ha un’estensione di 63 ettari e ricade interamente all’interno del comune di Zelo Buon Persico. Il SIC è localizzato completamente all’interno della Riserva del Mortone (L.R. 22/1994) del Parco Adda Sud e dell’Azienda faunistico-venatoria “Mortone”. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. 1 della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Nibbio bruno Milvus migrans Martin pescatore Alcedo atthis • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione. Poiana Buteo buteo Lodolaio Falco subbuteo Colombaccio Columba palumbus Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio rosso magg. Dendrocopos major Scricciolo Troglodytes troglodytes Pettirosso Erithacus rubecula Usignolo Luscinia megarhynchos Merlo Turdus merula Capinera Sylvia atricapilla Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Rigogolo Oriolus oriolus Fringuello Fringilla coelebs Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta con una visita della durata di circa cinque ore e con osservazioni a distanza effettuate con cannocchiale.

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• Aree indagate: Il lato rivolto al fiume Adda e quello delimitato dal Mortone, più l’area attraversata dal vecchio meandro dell’Adda Vecchia. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003 Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione

Popolazioni nidificanti. Dipartimento Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: Area interessante, soprattutto per l’estensione del bosco e la qualità delle acque, presenta un discreto popolamento ornitico, dove, fra i picchi, si rileva anche l’esigente Torcicollo Jynx torquilla; fra i rapaci diurni, il Lodolaio Falco subbuteo e buona la presenza del Martin pescatore Alcedo atthis, soprattutto se relazionata alla qualità dell’acqua ed all’abbondante presenza di pesce. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono, almeno in relazione all’estensione con un buon grado di diversità e soprattutto un’ottima qualità dell’acqua. • Ricchezza specifica: Discreta. • Vulnerabilità del sito:

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La situazione indagata non evidenzia punti particolarmente critici, è comunque eccessiva la presenza di fauna d’interesse venatorio (anatre germanate, fagiani, starne) prodotta e liberata dall’AFV. • Indicazioni gestionali: Migliorare la gestione, che ora è esclusivamente a servizio dell’attività venatoria. 3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n.1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello (figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

patagio

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La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica, comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino •

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro appartenenza

agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso, la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la

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rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning5 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion6. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate. Tuttavia, il periodo di tempo ristretto, disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono

5 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 6 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “Bosco del Mortone”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati per punti d’ascolto sulla riva delle lanche presenti nell’area di studio e lungo tutti i sentieri e le strade percorribili in macchina e comprese nei confini, secondo il metodo dei transetti e per un totale di 1,8 km di strade percorse.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Bosco del Mortone” viene riportata la presenza di Pipistrellus pipistrellus e Pipistrellus kuhlii, già incluse nel formulario standard.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud. - Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della

Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia. - Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

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Risultati:

Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “Bosco del Mortone”; unitamente, vengono indicate le specie già elencate nel formulario standard.

Nome scientifico Nome comune Form.

standard Dato rilevato

Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus kuhlii Pipistrello

albolimbato • •

Nyctalus noctula Nottola comune •

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri presenti nel SIC “Bosco del Mortone”. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andati incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001).

Pipistrellus pipistrellus: è specie generalmente sedentaria, che compie spostamenti dell’ordine di poche decine di chilometri, comune nei boschi di latifoglie più o meno maturi, così come negli ambienti urbani. Si nutre di insetti di piccole dimensioni (falene, moscerini, etc.) che spesso ama cacciare sotto la luce dei lampioni; è diffuso in tutta la regione e le densità maggiori si registrano nelle aree suburbane e agricole (Prigioni et al 2001). Conservazione: è considerata specie vulnerabile in gran parte del suo areale europeo e la principale minaccia è rappresentata dalla distruzione dei rifugi. La presenza di zone umide, dove può svilupparsi una ricca entomofauna, assume particolare importanza dal punto di vista alimentare.

Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri (AA VV 2003).

Nyctalus noctula: specie tipica di boschi umidi di latifoglie e misti, meglio se prossimi a corpi d’acqua, mostra, tuttavia, anche un comportamento antropofilo, tanto che spesso trova rifugio anche negli abitati, grandi città comprese, specialmente se ricche di parchi. La dieta è composta da insetti che possono raggiungere dimensioni notevoli (Lepidotteri, Coleotteri, ma soprattutto di Ditteri). Ha abitudini gregarie e forma colonie anche miste con altre specie di nottole. In Italia è abbastanza rara, ma presente in tutte le regioni (Prigioni et al 2001).

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Conservazione: specie minacciata dalla distruzione di habitat idonei, soprattutto piante mature ricche di cavità; per una conservazione efficace è indispensabile ampliare le informazioni ecologiche relative alla specie e al tempo stesso attuare una corretta gestione del patrimonio forestale. Inoltre, la conservazione di prati stabili non trattati chimicamente assicurerebbe la disponibilità di prede importanti come il maggiolino (Prigioni et al 2001). Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permette di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. Se, da un lato, Pipistrellus pipistrellus e Pipistrellus kuhlii sono abbastanza diffusi e non presentano problemi di conservazione in Lombardia, di particolare interesse è, invece, la presenza della Nottola comune, considerata rara e in declino soprattutto nelle aree agricole, per la perdita di habitat idonei (alberi maturi con cavità, rifugi all’interno di edifici) e per l’eccessivo impiego di pesticidi.

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo. Questa indicazione riveste particolare valore per il SIC “Bosco del Mortone”, in cui è segnalata dal formulario standard la possibile presenza di Nyctalus noctula.

3.3 Rettili e Anfibi Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

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Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat. • Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton esculenta Allegato E DPR 97/357 Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21 Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 4 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12ha/ora) ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta nei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 12 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stata possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il SIC è interamente compreso in un’Azienda Faunistico-Venatoria. Il sito è caratterizzato da una folta copertura arborea su tutto il territorio, interrotta da sentieri che la attraversano e conducono alle raccolte d’acqua lentiche e lotiche. La prima zona comprende una parte del ramo dell’Adda vecchia e una pozza temporanea al lato sinistro della strada che entra nella tenuta, luoghi ideali per la vita di Anfibi e zona di passaggio per i Rettili. Le sponde della roggia sono ricoperte da vegetazione acquatica. Proseguendo lungo il sentiero periferico dell’Azienda si giunge ad una pozza lunga e stretta con acqua di falda e con pareti scavate e prive di vegetazione, segno di un recente intervento umano che ha stravolto le caratteristiche originarie. Distante un centinaio di metri da questa pozza se ne incontra un'altra, anch’essa con le sponde scavate ma più dolci e già con vegetazione crescente. Intorno a queste raccolte d’acqua cresce un bosco misto di querce. Una volta oltrepassato il ponte sopra l’Adda vecchia si entra nella zona più fitta del SIC, attraversata dalla roggia Ramello, che rende l’ambiente adatto ad ospitare Anfibi e Rettili acquatici. Infine si percorrono i sentieri al limite della proprietà, che coincide col margine del bosco, dove cercare Rettili. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

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- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI, S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- FICETOLA, G. F. & DE BERNARDI, F., 2004. Amphibians in a human-

dominated landscape: the community structure is related to habitat features and isolation. Biological Conservation, 119, 219-230.

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica

GM, Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W.,

Donnelly, M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 9 specie animali: 5 specie di Anfibi e 4 specie di Rettili. L’area da censire è stata oggetto di un recente studio erpetologico che descrive la presenza nel sito anche di Triturus carnifex e Triturus vulgaris (Ficetola, G. F. & De Bernardi, F. 2004). Si deve segnalare la presenza di una popolazione di Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemis scripta).

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana latastei 125 Amphibia Hyla intermedia >40 Amphibia Bufo bufo 2 Amphibia Bufo viridis 26 Amphibia Rana synklepton

esculenta >500

Reptilia Natrix natrix 3 Reptilia Lacerta bilineata 24 Reptilia Podarcis muralis 35 Reptilia Coluber viridiflavus 3

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati.

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Anfibi: 12. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. La specie è stata censita in prossimità delle pozze d’acqua e sul terreno umido del bosco. Da segnalare uno stagno in mezzo ad un pioppeto, però fuori dal SIC, utilizzato come sito di riproduzione. 13. Rospo smeraldino (Bufo viridis Lauenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Incontrati individui adulti lungo i principali sentieri del bosco e decine di neometamorfosati nelle raccolte d’acqua. 14. Rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Gli adulti superano spesso i 10 cm di lunghezza, le femmine sono più grandi dei maschi. Ha pupilla orizzontale, pelle molto verrucosa e ghiandole paratiroidi oblique e prominenti. E’ attivo da febbraio a novembre, compie lunghe migrazioni per raggiungere i siti di riproduzione come vasche, stagni, canali, laghi , paludi, da febbraio a giugno. Notturno, si nasconde di giorno, assume pose caratteristiche se avvicinato da predatori. Incontrati individui adulti lungo i sentieri e in prossimità dell’acqua. 15. Raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger, 1882) Endemismo italiano, da poco separata dalla specie Hyla arborea, inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia tranne isole e Liguria. Adulti fino 5 cm, colorazione verde brillante con striscia scura dall’occhio lungo i fianchi, gola chiara. Specie termofila e ben adattata all’ambiente terrestre: i giovani si trovano tra l’erba al suolo mentre gli adulti sono arboricoli; vivono in ambienti ricchi di vegetazione con canneti, sui quali si arrampicano grazie ai cuscinetti adesivi

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discoidali sulla punta delle dita. Si avvicinano all’acqua per la riproduzione, i maschi cantano a scopo territoriale e per attrarre le femmine. La riproduzione avviene da aprile a giugno in raccolte d’acqua soleggiate ricche di vegetazione. Nell’area è presente lungo le raccolte d’acqua maggiori, anche nelle pozze recentemente alterate. Il censimento al canto ha permesso di individuare un buon numero di individui. 16. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Abbondantemente diffusa lungo tutta l’area censita. Rettili: 13. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia tranne la Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Comune all’interno di tutta l’area, lungo le zone marginali del bosco e ai bordi di strade campestri, avvistati sia giovani, sia adulti. 14. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova

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vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ stata osservata in tutte le zone dell’area, in tutti gli stadi di vita di entrambi i sessi. 15. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffuso in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali: margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominato Coluber viridiflavus; la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Colubro comune, incontrato in zone diverse dell’Azienda. 16. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Biscia d’acqua abbastanza comune nel SIC, avvistata immersa in rogge o in prossimità di raccolte d’acqua. 17. Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta Schoepff, 1792) E’ una tartaruga originaria del nord America frequentatrice di grandi corsi d’acqua. Gli habitat ideali sono: lanche, paludi, acqua lentica, con una ricca vegetazione sommersa. La prima segnalazione risale al 1975, oggi la sua presenza è accertata in zone umide planiziali, pedemontane, nelle raccolte d’acqua urbane e periurbane in seguito all’abbandono progressivo di questi animali. In Lombardia è stata accertata l’acclimatazione e il successo riproduttivo. Tartaruga che raggiunge i 28 cm di lunghezza nelle femmine e 21 cm i maschi; si riconosce per una striscia rossa dietro l’occhio; ha una dieta onnivora. La sottospecie è stata inserita negli elenchi CITES e nei paesi dell’Unione Europea è in vigore il blocco delle importazioni dal 1997.

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Conclusioni: • Valore conservazionistico: Il sito presenta un elevato valore conservazionistico in quanto ospita ben 7 specie di Anfibi, molti dei quali si riproducono in uno spazio limitato. Grazie alla sua ricchezza specifica l’area è stata oggetto di studio, insieme ad altri territori del sud Milano, come esempio di convivenza fra popolazioni di Anfibi e uomini (G. F. Ficetola & F. De Bernardi, 2004). Sono presenti anche Rettili inclusi negli Allegati della Direttiva Habitat, specie comuni, ma sempre meritevoli di protezione. • Ricchezza specifica: Il SIC ospita ben 7 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la Provincia di Lodi: Rana di Lataste (Rana Latastei), Tritone crestato (Triturus carnifex), Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rospo comune (Bufo bufo), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 4 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix). • Vulnerabilità dei siti: Le pozze di risorgiva, dove era stata accertata la presenza di 6 specie di Anfibi, sono state allargate distruggendo la vegetazione che ricopriva le rive, aumentando la pendenza delle sponde, impedendo la crescita temporanea di vegetazione acquatica, introducendo pesci, principali predatori di uova e larve di Anfibi, con conseguente scomparsa di alcune specie più sensibili. Interventi di scavo e riporto di terra lungo le raccolte d’acqua possono causare disturbo alle popolazioni anfibie. L’immissione a fini piscatori di specie ittiche alloctone, o in numero troppo elevato, aumenta improvvisamente il numero di predatori di uova e larve di Anfibi. • Indicazioni gestionali: Ripristinare le pozze d’acqua come in origine, o crearne di nuove, di ridotte dimensioni e profondità, con vegetazione acquatica e senza la presenza di pesci per favorire la popolazione anfibia già disturbata in precedenza. Non modificare ulteriormente le sponde dei canali favorendo maggiormente la crescita di vegetazione igrofila ripariale. Limitare le immissioni di fauna alloctona di ogni taxon, in particolare della Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta), presente nella morta con un discreto numero.

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3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D)

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Osservando la tabella II è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. La eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat”

Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca.

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In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso.

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Sono stati raccolti i valori numerici e biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati rilevati nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1= specie rara o sporadica

2= specie presente 3= specie abbondante

4= specie molto abbondante Tecniche alternative di rilevazione Al fine di integrare le informazioni provenienti dalla bibliografia e dai censimenti con elettrostorditore si è ritenuto opportuno considerare anche i dati provenienti dai censimenti visivi. • Aree indagate: Colo Mortone Il Colo Mortone è stato censito in data 2 agosto 2004, in un tratto compreso tra l’origine e il confine del Parco Ittico. La tipologia principale a cui ricondurre il corso è la lanca, anche se sia nei pressi dell’origine che nel tratto più a valle il corso tende ad assumere il carattere di roggia.

Figura 1. Visione del Colo Mortone durante le attività di censimento ittico

• Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction

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for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero

dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

Risultati:

In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite nel corso della presente indagine. Non risultano presenti specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat. Il rilevamento, mediante censimento visivo, di soggetti adulti di storione (Acipenser spp.) la cui determinazione specifica non è chiara e la cui immissione del corso d’acqua ha esclusivamente funzione di pronta pesca, non permette di tener conto degli stessi a scopo conservazionistico. Discorso analogo vale per gli ibridi di trota marmorata.

Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Colo Mortone

Altre specie importanti Specie Origine Colo Mortone

Alburnus alburnus alborella Endemica 1 Esox lucius Indigena 1 Rutilus erythrophtalmus Endemica 1

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Colo Mortone

Altre specie ittiche Specie Origine Colo Mortone

Acipenser sp. Esotica 1 Anguilla anguilla Indigena 4 Cyprinus carpio Esotica 1 Leuciscus cephalus Indigena 1 Onchorynchus mykiss Esotica 1 Salmo (trutta) trutta Esotica 1 Salmo (trutta) marmoratus x Salmo (trutta) trutta Esotica 1

Scardinius erythrophtalmus Indigena 2

Tabella IV. Specie ittiche rilevate nel corso della presente ricerca. I valori numerici riportati rappresentano le classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto

abbondante) Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è sporadica.

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Esox lucius: il luccio, specie indigena ad ampia distribuzione europea, è presente in Italia con popolazioni dalle caratteristiche peculiari, quali la livrea marmoreggiata, che le distinguono da quelle d’oltralpe. Nel sito è stato catturato un grosso soggetto (75 cm per 3,7 kg di peso), ascrivibile al fenotipo autoctono italiano. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame è presente con piccole popolazioni. Acipenser spp.: gli storioni presenti nel sito sono frutto di recente immissione pronta pesca. Non è stato possibile verificare se si trattasse di individui di A. naccarii. In ogni caso non sono da considerarsi rappresentanti validi della specie in quanto provenienti da un allevamento. Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e della diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel sito costituisce la specie dominante. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. Nel sito è presente. Leuciscus cephalus: il cavedano è una specie indigena relativamente diffusa. Nel sito sono stati censiti individui adulti sessualmente maturi. Onchoryhchus mykiss: la trota iridea è presente nel sito a seguito di recenti immissioni pronta pesca. Salmo (trutta) trutta: la trota fario è presente nel sito a seguito di recenti immissioni pronta pesca. Salmo (trutta) marmoratus x Salmo (trutta) trutta: gli ibridi di trota marmorata sono presenti nel sito esclusivamente a seguito di recenti immissioni pronta pesca. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è una specie indigena che è discretamente presente nel sito, con individui sia giovani che adulti. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel sito in esame non sono state rilevate specie ittiche inserite nella Direttiva Habitat. Sono tuttavia presenti 3 specie importanti (alborella, triotto e luccio). Mentre per le popolazioni di alborella e di triotto il sito è di importanza marginale all’interno dell’areale distributivo, per le popolazioni autoctone di luccio il Colo Mortone potrebbe viceversa costituire un importante luogo di protezione nei confronti dei fenomeni di inquinamento genetico derivanti dall’ibridazione con soggetti alloctoni d’oltralpe.

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• Ricchezza specifica: Durante i censimenti con elettropesca sono state catturate 10 specie ittiche, 2 delle quali endemiche, 4 indigene e 4 esotiche non recenti. In figura 2 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica nel sito in esame.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 2. Ricchezza specifica nel Colo Mortone. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di specie.

• Vulnerabilità dei siti: Lo sviluppo all’interno di una AFV dovrebbe garantire una adeguata protezione degli habitat. Occorre tuttavia mettere in atto una oculata gestione della pesca sportiva, al fine di evitare l’introduzione di specie o popolazioni alloctone che potrebbero poi diffondersi nel sistema idrico del Fiume Adda.

• Indicazioni gestionali: Andrebbe tassativamente proibita l’immissione di trote marmorate poiché provenienti da popolazioni alloctone riconducibili a ceppi di allevamento. Discorso analogo per le trote fario. Ai fini della pesca sportiva, l’unica specie di salmonide ammissibile nel sito dovrebbe risultare la trota iridea, in quanto non in grado di riprodursi in acque di pianura. L’immissione di trote iridee dovrebbe comunque essere effettuata in quantità moderate, al fine di non incidere negativamente sulle restanti specie per fenomeni di predazione o competizione. Da evitare sono inoltre le immissioni di lucci (avannotti o adulti) estranei al bacino del Fiume Adda in quanto potrebbero determinare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. Per finire, sarebbe da evitare l’immissione di altre specie o popolazioni alloctone.

3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche

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farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat

Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella 1. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la lanca di Soltarico.

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Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancione con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato da due operatori nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui,

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per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare

la Lycaena dispar. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna. - Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

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- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland. - Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship

between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins, London.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 7 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella III. Si tratta di specie piuttosto comuni e ampiamente distribuite, nessuna di esse è riportata negli Allegati della Direttiva CEE 92/43.

Famiglia Specie Abbondanza (n° individui) Direttiva habitat

Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 1-5 Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 10-25 Pieridae Gonepteryx rhamni (89.021.0.002.0) 1-5 Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) 1-5 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 1-5

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 1-5 Satyridae Lasiommata megera (89.077.0.003.0) 1-5

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome

specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

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Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Le specie rilevate nel SIC Bosco del Mortone sono di scarso valore conservazionistico e generalmente sono stati contattati un ridotto numero di individui, ad eccezione della Cavolaia minore (Pieris rapae). La Lycaena dispar non è stata contattata e non è stato ritrovato nessun ambiente particolarmente adatto da far ipotizzare una sua futura colonizzazione dell’area.

• Ricchezza specifica: L’area di studio è composta da un mosaico di ambienti piuttosto differenziati: gli ambienti più interessanti sono boschi appartenenti alla categoria 91F0, affiancati da coltivazioni di diverso genere. La comunità di Lepidotteri Ropaloceri è risultata piuttosto semplificata, anche se sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. Gli elementi più interessanti sono risultati essere alcune specie caratteristiche di boschi, radure e zone cespugliate: Gonepteryx ramni, Pararge aegeria, Lasiommata megera e Polygonia c-album. Le tre rimanenti specie Pieris brassicae, Pieris rapae e Coenonympha pamphilus sono invece assai comuni e adattabili a numerose tipologie ambientali.

• Vulnerabilità dei siti: L’abbandono dell’agricoltura tradizionale e le tecniche di coltivazione industrializzate hanno completamente cambiato le caratteristiche di prati e canali di irrigazione, riducendo sostanzialmente il numero di essenze vegetali spontanee. Di conseguenza anche il numero di farfalle che frequentavano tali ambienti è oggi formato da poche specie banali. Le colture intensive a pioppo realizzate nelle zone golenali dei fiumi, particolarmente abbondanti nel SIC, hanno causato gravi danni al patrimonio entomologico soprattutto per le grandi quantità di pesticidi usati nei trattamenti. Queste sostanze, trasportate dall’acqua o dal vento, possono contaminare anche le fasce di vegetazione naturale (Balestrazzi 2000). 3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo e, a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato la riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e

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pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale, di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

Specie Allegato II Allegato IV Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43

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Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II).

Specie Habitat Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e

risaie Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenete alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque. La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre.

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La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico, e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito. Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato, il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

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Materiale necessario al censimento degli

Odonati Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, limitando la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Bosco del Mortone”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della

biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206. - Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and

examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of environment quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation

of dragonflies. Nature Conservancy Council, London. - Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of

biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni Edizioni

Bologna.

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- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova. - Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as

indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

Washington D.C. - Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata)

assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana, 35.

Calderini, Bologna. - Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata)

and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 5 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV)

Famiglia Specie Calopterygidae Calopteryx splendens (35.001.0.002.0) Platycnemididae Platicnemis pennipes (35.005.0.001.0) Coenagrionidae Ischnura elegans (35.007.0.001.0) Libellulidae Orthetrum albistylum (35.030.0.001.0) Libellulidae Sympetrum fonscolombei (35.032.0.004.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia. Calopteryx splendens: specie comune e diffusa nei corsi d’acqua corrente ricchi di vegetazione, occasionalmente anche in acque ferme. Forma spesso colonie molto numerose e sembra tollerare bene le situazioni di moderato inquinamento. Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Ischnura elegans: molto comune e diffusa, anche se in netto calo; vive sia in acque correnti che stagnanti ed è presente da maggio a settembre inoltrato. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai

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quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Sympetrum fonscolombei: Comune e localmente anche molto abbondante. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Gli adulti compaiono generalmente in maggio e sono in attività fino all’autunno inoltrato. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 5 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090004 GARZAIA DEL MORTONE

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090004 ha un’estensione di 35 ettari e ricade interamente all’interno del comune di Zelo Buon Persico. Il SIC è localizzato all’interno della Riserva del Mortone (L.R. 22/1994) del Parco Adda Sud e dell’Azienda faunistico-venatoria “Mortone”. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli

Specie indagate:

Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. I della Dir. 79/409/CEE. Airone rosso Ardea purpurea Nibbio bruno Milvus migrans Falco di palude Circus aeruginosus Martin pescatore Alcedo atthis • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione. Poiana Buteo buteo Gheppio Falco tinnunculus Lodolaio Falco subbuteo Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Folaga Fulica atra Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Picchio rosso magg. Dendrocopos major Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Usignolo Luscinia megarhynchos Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Cannaiola Acrocephalus scirpaceus Cannareccione Acrocephalus arundinaceus Capinera Sylvia atricapilla Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Pendolino Remiz pendulinus Rigogolo Oriolus oriolus Gazza Pica pica Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis Migliarino di palude Emberiza schoeniclus

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Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta tramite il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto invariati nel tempo; dal punto d’osservazione privilegiato, posto sopra il terrazzo geomorfologico di Mignete, è stato utilizzato anche il cannocchiale. L’indagine si è svolta da fine Aprile ad inizio Agosto, effettuando dieci visite della durata media di circa due ore. • Aree indagate: Tutta l’area del SIC. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003. Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano.

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2003 Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Diparimento Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: Quest’area deve essere considerata di massimo interesse per la conservazione delle popolazioni ornitiche della provincia di Lodi. Conserva un raro esempio di vecchio meandro fluviale alla base di un gradino geomorfologico, alimentato da un’abbondante quantità di acqua. Il ricco popolamento ornitico annovera fra i nidificanti il Falco di palude Circus aeruginosus, che si è riprodotto con successo, con la presenza contemporanea, vista la poligamia tipica della specie, di un maschio e due femmine. Anche la riproduzione dell’Airone rosso Ardea purpurea si è svolta e conclusa con un ottimo risultato per 8 coppie comportando un notevole incremento numerico rispetto all’anno precedente. Buona la presenza di Cannaiola Acrocephalus scirpaceus e Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris. Si sottolineano per la loro peculiarità gli avvistamenti di un unico maschio rilevato in canto di

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Cannareccione Acrocephalus arundinaceus, di 6-7 coppie di Folaga Fulica atra, della Tortora Streptopelia turtur e del Pendolino Remiz pendulinus. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono. • Ricchezza specifica: Molto buona. • Vulnerabilità del sito: Non sono evidenti i punti più critici; lo dimostra ciò che è avvenuto durante il periodo d’indagine, ossia l’enorme frana del ciglio di terrazzo: questo testimonia che non si deve trascurare ciò che avviene nelle aree confinanti; preoccupa l’eccessivo ritmo di urbanizzazione nel territorio del comune di Zelo Buon Persico. • Indicazioni gestionali: La realizzazione di interventi di rimboschimento, con la costituzione di fasce arboree perimetrali di mitigazione delle attività antropiche, consentirebbe una maggiore salvaguardia delle popolazioni ornitiche. Consigliata anche una gestione più naturalistica, non solo al servizio dell’attività venatoria: ad esempio, evitare il taglio delle canne per preparare tracciati di percorsi proprio nel periodo riproduttivo degli uccelli.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n. 1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello

(figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica,

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comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante •

Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso, la mancanza di mezzi e tempo adeguati rende indispensabile limitare le uscite di campo e porta a preferire un

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metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning7 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion8. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

7 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 8 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia, il periodo di tempo ristretto, disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di chirotteri del SIC “Garzaia del Mortone”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati, secondo il metodo dei transetti, lungo il sentiero che costeggia il lato est della Garzaia, per un totale di 1 km di strade percorse.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Garzaia del Mortone” viene riportata la presenza di Pipistrellus pipistrellus e Pipistrellus kuhlii, già inserite nel formulario standard prima della presente indagine.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud. - Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della

Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

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- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

Risultati:

Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie presenti all’interno dei confini del SIC “Garzaia Mortone”; unitamente, vengono indicate le specie già elencate nel formulario standard prima della presente indagine.

Nome scientifico Nome comune Form.

standard Dato rilevato

Myotis blythii Vespertilione di Blyth • Myotis myotis Vespertilione

maggiore •

Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Eptesicus serotinus Serotino comune •

Tabella II. Elenco delle specie di Chirotteri presenti nel SIC “Garzaia del

Mortone”. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andate incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). All’interno del genere Myotis, la distinzione tra Myotis myotis e Myotis blythii non può essere effettuata con certezza dalla sola analisi dei sonogrammi; tuttavia, nonostante M. myotis sia più comune, le due specie formano spesso colonie miste e la presenza di entrambe è possibile: in mancanza di altre informazioni, nel formulario standard viene segnalato solo Myotis myotis. Myotis myotis: è specie nota in Italia in tutte le regioni e relativamente diffusa in Lombardia, soprattutto in Valtellina ed in provincia di Pavia (Prigioni et al 2001). Caccia in foreste con sottobosco poco sviluppato o assente, soprattutto artropodi che non volano. Conservazione: un’efficace azione di conservazione della specie dovrebbe prevedere soprattutto il mantenimento dei siti di riproduzione e il mantenimento di un’agricoltura di tipo estensivo (Prigioni et al 2001). Eventuali sistemazioni di edifici, in cui siano presenti colonie di M. myotis-M. blythii, dovrebbero essere rimandate al periodo successivo all’abbandono della colonia da parte di femmine e giovani; così come dovrebbe essere evitato l’impiego di impregnanti per il legno, tossici per gli animali (Prigioni et al 2001).

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Myotis blythii: frequenta di preferenza gli ambienti aperti a vegetazione erbacea (campi coltivati, pascoli, prati abbandonati e praterie secche; l’abbandono delle colture erbacee è causa sicuramente della diminuzione demografica delle specie). Come Myotis myotis, si nutre di preferenza di artropodi che non volano. In Lombardia è segnalato un solo sito riproduttivo noto di M. blythii nel comune di Cedrasco (SO). Conservazione: un’efficace azione di conservazione della specie dovrebbe prevedere soprattutto il mantenimento dei siti di riproduzione e il mantenimento di un’agricoltura di tipo estensivo. Eventuali sistemazioni di edifici in cui siano presenti colonie di M. myotis-M. blythii dovrebbero essere rimandate al periodo successivo all’abbandono della colonia da parte di femmine e giovani; così come dovrebbe essere evitato l’impiego di impregnanti per il legno, tossici per gli animali (Prigioni et al 2001).

Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ una specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat rispetto ad altre specie di Chirotteri.

Pipistrellus pipistrellus: è specie generalmente sedentaria, che compie spostamenti dell’ordine di poche decine di chilometri, comune nei boschi di latifoglie più o meno maturi, così come negli ambienti urbani. Si nutre di insetti di piccole dimensioni (falene, moscerini, etc.) che spesso ama cacciare sotto la luce dei lampioni; è diffuso in tutta la regione e le densità maggiori si registrano nelle aree suburbane e agricole (Prigioni et al 2001). Conservazione: è considerata specie vulnerabile in gran parte del suo areale europeo e la principale minaccia è rappresentata dalla distruzione dei rifugi. La presenza di zone umide, dove può svilupparsi una ricca entomofauna, assume particolare importanza dal punto di vista alimentare.

Eptesicus serotinus: in Italia la specie è nota per l’intero territorio. Frequenta soprattutto parchi e giardini urbani, preda vari tipi di insetti (soprattutto Lepidotteri e Coleotteri ed altri insetti di taglia relativamente grande che cattura sul terreno) e talvolta anche Molluschi gasteropodi. In Lombardia è specie rarefatta, con popolazioni probabilmente stabili (Prigioni et al. 2001) Conservazione: è sicuramente una tra le specie di Chirotteri meno minacciate; tuttavia è sensibile alle alterazioni degli habitat di caccia e alla diminuzione delle sue prede dovuta all’uso di pesticidi, nonché alla riduzione e scomparsa dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento (AA VV 2003).

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Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permette di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. Tuttavia, desideriamo sottolineare la possibile presenza di due specie di Myotis - M. myotis e M. blythii - (quest’ultimo incluso nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE) che, se confermata da ricerche più approfondite, attribuirebbe un notevole valore conservazionistico al SIC, data la loro rarità a livello europeo e nazionale. Le altre specie censite, al contrario, sono comuni su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presentano problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001).

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo. Questa indicazione riveste particolare valore per il SIC “Garzaia del Mortone”, in cui è segnalata la possibile presenza di Myotis myotis e Myotis blythii.

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3.3 Rettili e Anfibi

Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat. • Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 2 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12 ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta nei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 6 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stato possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il SIC è interamente compreso in un’Azienda Faunistico-Venatoria. Il sito comprende un tratto di percorso della roggia Mortone e una grande zona paludosa ricoperta da vegetazione acquatica ed erbacea a grandi carici, molto frequentata da anatidi ed esplorabile solo in piccoli punti grazie a ponticelli costruiti per agevolare i cacciatori. Ai margini della palude, prima dei coltivi, si estende una piccola porzione di bosco misto di quercia e olmo dove cercare Rettili e una serie di piccoli canali che tracciano i confini dei campi. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI,

S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

142

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica GM, Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A,. 2002. Field guide to the amphibians and

reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W., Donnelly,

M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati:

Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 6 specie animali: 3 specie di Anfibi e 3 specie di Rettili.

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana latastei 2 Amphibia Bufo viridis 3 Amphibia Rana synklepton

esculenta >100

Reptilia Lacerta bilineata 16 Reptilia Podarcis muralis 38 Reptilia Natrix natrix 2

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati. Anfibi: 17. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. La specie è stata censita soltanto lungo un piccolo canale a nord, quasi al confine con l’area SIC , nel punto più distante dalla zona paludosa e più vicina ai coltivi; non sono stati trovati girini o giovani, solo 2 adulti.

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18. Rospo smeraldino (Bufo viridis Lauenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Individui adulti sono stati contattati sui sentieri asciutti, lontano dall’acqua, al limite della zona SIC; va sottolineato che non si sono avvistati girini e giovani, forse perché quest’area non viene utilizzata come sito di riproduzione, al contrario di pozze e canali fuori SIC. 19. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole a alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Diffusa sia nella zona paludosa sia lungo rogge e canali all’interno dell’area indagata. Rettili: 18. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia tranne la Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Assente dalla zona paludosa, frequente ai bordi dei sentieri campestri e all’interno del bosco misto di quercia e olmo; la popolazione è composta da giovani e adulti. 19. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia.

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Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. Frequente all’interno di tutta l’area, anche nelle vicinanze delle sponde paludose, ma ben insolate; contattati sia individui adulti, sia giovani. 20. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Biscia comune all’interno dell’Azienda in particolare nei canali e nella zona paludosa, dove trova un habitat ideale per cacciare. Conclusioni: • Valore conservazionistico: L’area considerata ospita specie incluse nell’Allegato II della Direttiva Habitat come la Rana di Lataste (Rana latastei) ma probabilmente viene utilizzata dall’animale solo come zona di passaggio e non come sito di riproduzione. Le specie di Rettili presenti sono inclusi in Allegato IV della Direttiva, ma sono specie molto comuni sul territorio, come la Lucertola muraiola (Podarcis muralis), o la Natrice dal collare (Natrix natrix), perciò il sito non offre un elevato valore conservazionistico. • Ricchezza specifica: Il sito ospita 3 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la provincia di Lodi: Rana di Lataste (Rana latastei), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 3 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Natrice dal collare (Natrix natrix). • Vulnerabilità dei siti: I fontanili che danno vita alle rogge devono essere controllati per evitare l’interramento.

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La vegetazione acquatica sta colonizzando l’area palustre e accelerando la successione ecologica. Esiste un elevato disturbo causato dalla frequentazione antropica a scopo venatorio e dalle numerose cartucce disseminate a terra. • Indicazioni gestionali: Maggior controllo e manutenzione lungo il percorso dei canali idrici. Contenimento della vegetazione acquatica nella zona paludosa. Frequentazione antropica più controllata e pulizia del territorio dai rifiuti. 3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

Endemismo

allegati “Habitat

” IUCN

appendici

“Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si

Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

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• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D) Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. L’eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

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Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat”

Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca. In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite

148

utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sono stati raccolti i valori numerici e biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante Tecniche alternative di rilevazione Al fine di integrare le informazioni provenienti dalla bibliografia e dai censimenti con elettrostorditore si è ritenuto opportuno considerare anche i dati provenienti dai censimenti visivi. • Aree indagate: Adda Vecchia L’Adda Vecchia è stata censita in data 2 agosto 2004. Il Corpo idrico, così chiamato perché rappresenta l’evoluzione del vecchio corso del Fiume Adda, assume nel tratto oggetto di indagine la tipologia di lanca.

Figura 1. Visione dell’Adda Vecchia durante le attività di censimento ittico

• Bibliografia e fonti utilizzate:

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− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus).

Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero

dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

Risultati:

In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite nel corso della presente indagine. Non risultano presenti specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat. Il censimento visivo di un soggetto adulto di storione (Acipenser sp.) la cui determinazione specifica non è chiara e la cui immissione del corso d’acqua ha esclusivamente funzione di pronta pesca, non permette di tener conto dello stesso a scopo conservazionistico.

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Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Adda Vecchia

Altre specie importanti Specie Origine Adda Vecchia

Alburnus alburnus alborella Endemica 2 Rutilus erythrophtalmus Endemica 4

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Adda Vecchia Rhodeus amarus Esotica 4

Altre specie ittiche Specie Origine Adda Vecchia

Acipenser sp. Esotica 1 Anguilla anguilla Indigena 1 Cyprinus carpio Esotica 1 Onchorynchus mykiss Esotica 1 Perca fluviatilis Indigena 1 Tinca tinca Indigena 1 Scardinius erythrophtalmus Indigena 2

Tabella IV. Specie ittiche rilevate nel corso della presente ricerca. I valori numerici

riportati rappresentano le classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante)

Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è discretamente presente. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame la specie è molto abbondante Rhodeus amarus: Il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è molto abbondante nel sito. Tale presenza non deve tuttavia essere considerata positivamente in quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Acipenser sp.: gli storioni presenti nel sito sono frutto di recente immissione pronta pesca. Non è stato possibile verificare se si trattasse di individui di A. naccarii. In ogni caso non sono da considerarsi rappresentanti validi per la specie in quanto provenienti da un allevamento. Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e alla diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel sito è sporadica. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. Nel sito è presente.

151

Onchoryhchus mykiss: la trota iridea è presente nel sito a seguito di recenti immissioni pronta pesca. Perca fluviatilis: il persico reale è un predatore indigeno delle acque interne italiane. Nel sito la specie è presente con popolazioni strutturate. Tinca tinca: la presenza della tinca, specie indigena italiana, è stata rilevata dalla cattura di un grosso soggetto del peso di circa 1,5 kg. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è una specie indigena che è discretamente presente nel sito, con individui sia giovani che adulti. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel sito in esame è stata rilevata la presenza di una sola specie inserita nell’allegato II della Direttiva Habitat. Tuttavia tale specie è da considerarsi esotica in Italia e di conseguenza non dovrebbe costituire oggetto di tutela. Sono inoltre presenti 2 specie endemiche importanti che risultano relativamente abbondanti. • Ricchezza specifica: Durante i censimenti con elettropesca sono state osservate 9 specie ittiche, 2 delle quali endemiche, 4 indigene, 2 specie esotiche non recenti e 1 specie esotica comparsa recentemente nel bacino del Fiume Adda (denominata esotica recente). In figura 2 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica nel sito in esame.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

individui specie

Esotiche recenti

Esotiche non recenti

Indigene

Endemiche

Figura 2. Ricchezza specifica nell’Adda Vecchia. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di specie.

• Vulnerabilità dei siti: Lo sviluppo all’interno di una AFV dovrebbe garantire una adeguata protezione degli habitat. Occorre tuttavia mettere in atto un’oculata gestione della pesca sportiva, al fine di evitare l’introduzione di specie o popolazioni alloctone che potrebbero poi diffondersi nel sistema idrico del Fiume Adda.

152

• Indicazioni gestionali: Sarebbero da evitare le immissioni di specie o di popolazioni alloctone. 3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e montagna Zerynthia polyxena Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

153

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la Lanca di Soltarico. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nere, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

154

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato da due operatori nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

TabellaII. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare la

Lycaena dispar.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna.

- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland.

- Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins,

London. Risultati:

Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 7 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella III. Si tratta di specie piuttosto comuni e ampiamente distribuite, nessuna di esse è riportata negli Allegati della Direttiva CEE 92/43.

Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva habitat

Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 1-5 Pieridae Gonepteryx rhamni (89.021.0.002.0) 5-10 Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Brenthis daphne (89.053.0.001.0) 1-5 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 1-5

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 5-10

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

Conclusioni:

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• Valore conservazionistico: Le specie rilevate nel SIC Garzaia del Mortone sono di scarso valore conservazionistico e generalmente sono stati contattati un ridotto numero di individui, ad eccezione della Cedronella (Gonepteryx rhamni). La Lycaena dispar non è stata contattata, nonostante siano stati rilevati ambienti potenzialmente adatti alla sua presenza.

• Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri Ropaloceri è risultata piuttosto semplificata, anche se sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. La specie più comune è Gonepteryx rhamni, un pieride diffuso al margine dei boschi o nelle radure. I suoi bruchi si nutrono di Ramnacee e in particolar modo di Rhamnus catartica e di Frangula alnus. Un’altra specie contattata con buona frequenza è stata Pararge aegeria, un Satiride che frequenta spesso boschi umidi o zone ombreggiate (Balestrazzi 1988).

• Vulnerabilità dei siti: Gli ambienti osservati nel SIC durante i censimenti sono idonei ad ospitare la

presenza di Lycaena dispar, specie caratteristica delle zone umide. Nonostante

questo, la specie non è stata contattata ed è possibile che le cause siano da

ricercare nelle dimensioni limitate della Garzaia del Mortone e nel suo isolamento

rispetto ad altre aree umide.

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3.6 Odonati

Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo, e a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato a riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre, ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

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Specie Allegato II Allegato IV

Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43

Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II).

Specie Habitat

Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e risaie

Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenente alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque.

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La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico, e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato) e determinati in seguito.

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Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato il classico retino da macrobenthos per la raccolta e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, limitando la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Garzaia del Mortone”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero

dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della

biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of

environment quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

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- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni

Edizioni Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova. - Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata)

as indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

Washington D.C.

- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana,

35. Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 7 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV).

Famiglia Specie Calopterygidae Calopteryx splendens (35.001.0.002.0) Calopterygidae Calopteryx virgo (35.001.0.003.0) Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0) Coenagrionidae Coenagrion puella(35.010.0.005.0) Libellulidae Orthetrum brunneum (35.030.0.003.0) Libellulidae Orthetrum coerulescens (35.030.0.005.0) Libellulidae Sympetrum fonscolombei (35.032.0.004.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia. Calopteryx splendens Specie comune e diffusa nei corsi d’acqua corrente ricchi di vegetazione, occasionalmente anche in acque ferme. Forma spesso colonie molto numerose e sembra tollerare bene le situazioni di moderato inquinamento.

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Calopteryx virgo Questa specie sembra aver risentito in maniera molto più marcata della precedente del peggioramento generalizzato della qualità dei corsi d’acqua; comune e diffusa fino agli inizi degli anni ‘80, è attualmente in notevole calo, tanto da essere considerata minacciata. Platycnemis pennipes E’ una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Coenagrion puella Estremamente comune fino a non molti anni fa, risulta comune, anche se in netto calo. Presente da maggio a settembre, predilige acque stagnanti o debolmente correnti. Orthetrum brunneum Specie abbastanza diffusa, risulta spesso legata ad ambienti di acque temporanee. Il periodo di attività va da giugno a settembre. Orthetrum coerulescens E’ la specie meno comune del genere, anche se diffusa ovunque; lo sviluppo avviene nei più svariati ambienti acquatici, anche di ridottissime dimensioni. Il periodo di volo va da giugno a settembre. Sympetrum fonscolombei Comune e localmente molto abbondante. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Gli adulti compaiono generalmente in maggio e sono in attività fino all’autunno inoltrato. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state censite specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 7 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090005 GARZAIA DELLA CASCINA DEL PIOPPO

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090005 ha una esigua estensione, pari complessivamente a 6,7 ettari e ricade interamente all’interno del comune di Zelo Buon Persico. L’area del SIC proposto è completamente compresa nei confini dell’Azienda faunistico-venatoria “Mortone”. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

SIC IT2090005

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. 1 della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Garzetta Egretta garzetta Martin pescatore Alcedo atthis • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Airone guardabuoi Bubulcus ibis Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Poiana Buteo buteo Lodolaio Falco subbuteo Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Picchio verde Picus viridis Picchio rosso magg. Dendrocopos major Usignolo Luscinia megarhynchos Capinera Sylvia atricapilla Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta in tre visite, con l’uso di punti di osservazione ed ascolto, della durata media di circa due ore, nei mesi di Aprile, Maggio e Giugno. • Aree indagate: Tutta l’area del SIC. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003. Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia

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- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Dipartimento Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989. Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: L’area della Garzaia della cascina del Pioppo ha un’estensione di pochi ettari, ma ha un importante ruolo nell’azione conservativa delle colonie degli Ardeidi gregari: infatti ospita da molti anni un’importante garzaia, che ha mostrato nel tempo un’interessante processo evolutivo per quanto riguarda la composizione qualitativa e quantitativa; negli ultimi anni ha raggiunto una situazione piuttosto stabile, con l’aggiunta però di una nuova specie, l’Airone guardabuoi Bubulcus ibis (Tab.I). Tale è l’importanza ornitologica della garzaia, per questo sito che passano in secondo piano le altre osservazioni effettuate durante il lavoro di monitoraggio: ci sono però conferme della qualità ornitica di questo piccolo bosco che, se pur composto in prevalenza da pioppi, crea condizioni di diversificazione ambientale ottime per gli uccelli, favorito anche dalla felice ubicazione ai piedi del terrazzo geomorfologico e valorizzato dalla presenza della Roggia Muzzetta. Considerando il periodo di monitoraggio, le osservazioni rilevano la presenza quasi esclusivamente di nidificanti; fra quelli di maggior pregio, il Martin pescatore Alcedo atthis, il Picchio verde Picus viridis, il Picchio rosso maggiore Dendrocopos major, il Lodolaio Falco subbuteo e l’Usignolo Luscinia megarhynchos.

Anno Nitticora Garzetta A. cinerino A. guardabuoi 2001 181 148 168 = 2002 183 150 165 = 2003 191 156 171 = 2004 = = = nidificante

Tabella 1. Numero delle coppie nidificanti negli ultimi quattro anni, dal Monitoraggio

delle Garzaie effettuato da Parco Adda Sud, Università di Pavia e Regione Lombardia.

Le presenze dell’anno 2004 si definiranno dopo il conteggio finale dei nidi che, per evitare azioni di disturbo, si effettuerà durante l’inverno; si possono confermare comunque presenze molto simili agli anni precedenti, con la certezza della nidificazione dell’Airone guardabuoi Bubulcus ibis.

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Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono. • Ricchezza specifica: Eccellente, se si considera l’esiguità della superficie. • Vulnerabilità del sito: Determinata dal fatto che il sito riproduttivo degli Aironi interessa anche un’area occupata da un pioppeto artificiale. Tale situazione comporta quindi una condizione precaria per le specie nidificanti, proprio per le finalità di carattere prettamente produttivo dell’area. • Indicazioni gestionali: Senza trasformare l’esistente, sarebbe opportuno prevedere la realizzazione di opere di rimboschimento lungo la fascia perimetrale a Salix alba, Salix cinerea ed Alnus glutinosa, ai fini della creazione di condizioni maggiormente idonee alla nidificazione.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n. 1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello

(figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica,

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comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso, la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a

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preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning9 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion10. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo: - transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h; - punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

9 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 10 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

172

Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia il periodo di tempo ristretto, disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “Garzaia della Cascina del Pioppo”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati mediante due punti d’ascolto (esterno e interno del pioppeto) e un transetto a piedi, lungo il sentiero che attraversa il SIC, per un totale di 0,75 km.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Garzaia della Cascina del Pioppo” viene riportata la presenza di Pipistrellus pipistrellus e Pipistrellus kuhlii.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud.

173

- Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

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Risultati: Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “Garzaia della Cascina del Pioppo”.

Nome scientifico Nome comune Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri censite nel SIC “Garzaia della Cascina del Pioppo”. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andati incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri. Conclusioni: • Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permette di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. In generale, la specie censita è comune su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presenta problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001). • Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo.

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3.3 Rettili e Anfibi

Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001

Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva

92/43/CEE

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Classe Nome scientifico Normativa Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva

92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva

92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21 Aprile 2001. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Date le ridotte dimensioni del SIC (6 ha), la sessione di censimento è durata 30 min (6 ha/30 min), anziché 1 ora come per tutti gli altri SIC (12 ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). La stazione è stata visitata una volta per i tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 1,5 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nella roggia e nella zona umida la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stata possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, e dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: L’area da censire è caratterizzata da un pioppeto, divenuto una garzaia, circondato da campi coltivati e da una piccola fascia incolta che lo divide dall’acqua corrente della roggia Muzzetta. Un piccolo canale derivante dalla roggia circonda per tre quarti la garzaia. L’area più interessante da indagare risulta essere il percorso del canale e della roggia e il bordo del pioppeto, per la ricerca di Anfibi e Rettili, poiché l’interno della garzaia è priva di zone umide. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

177

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI, S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica GM,

Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W., Donnelly,

M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 3 specie animali: 1 specie di Anfibi e 2 specie di Rettili.

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana synklepton esculenta

>40

Reptilia Podarcis muralis 14 Reptilia Natrix natrix 1

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati. Anfibi: 20. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde, fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non

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ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Diffusa lungo tutto il percorso della roggia Muzzetta. Rettili: 21. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ un rettile molto diffuso e il più abbondante d’Italia. Incontrati individui adulti e giovani a terra e sui tronchi dei pioppi. 22. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci ed altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Contattato un individuo all’interno della roggia Muzzetta. Conclusioni: • Valore conservazionistico: L’area censita presenta un basso valore conservazionistico a causa dell’assenza di specie incluse in Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, o di specie prioritarie, eccetto la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) poiché inclusa nell’Allegato IV della Direttiva, anche se specie molto comune su tutto il territorio. • Ricchezza specifica: Il sito ospita 1 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la provincia di Lodi: Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 2 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Lucertola muraiola (Podarcis muralis) e Natrice dal collare (Natrix natrix).

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• Vulnerabilità dei siti: Il pioppeto potrebbe essere soggetto a taglio o ad interventi di ceduazione. Il canale che circonda il pioppeto potrebbe essere sommerso dalla vegetazione riparia. • Indicazioni gestionali: Favorire la crescita di vegetazione arbustiva attorno al pioppeto come rifugio per i Rettili. Creare una pozza all’interno del pioppeto come sito di riproduzione per le specie anfibie.

3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie autoctone indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

Endemismo

allegati “Habitat

” IUCN

appendici

“Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si

Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

180

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D) Osservando la tabella II è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. La eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

181

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat”

Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca. In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Sono in rari casi si è fatto ricorso a

182

corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante

• Aree indagate: Roggia Muzzetta Il corso d’acqua è stato censito in data 02/08/04 nei pressi della Garzaia del Pioppo.

Figura 1. Visione della Roggia Muzzetta durante le attività di censimento ittico

183

• Bibliografia e fonti utilizzate: − G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus).

Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

Risultati: La Roggia Muzzetta presenta, nel tratto compreso all’interno del SIC, profondità media dell’acqua molto bassa, trasparenza nulla dovuta all’elevata quantità di materiale fine in sospensione e un substrato fangoso che ha reso impraticabili le operazioni di censimento ittico in quanto l’entrata in acqua avrebbe comportato elevati rischi per l’incolumità degli operatori. Il censimento è stato condotto da riva, nei punti in cui la vegetazione riparia lo consentiva. I risultati di tale attività sono di conseguenza da considerarsi parziali e non rappresentativi di tutte le specie ittiche eventualmente presenti. In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite nel corso della presente indagine.

Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine R. Muzzetta

Altre specie importanti Specie Origine R. Muzzetta

Esox lucius Indigena 1 Rutilus erythrophtalmus Endemica 2

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine R. Muzzetta

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Altre specie ittiche Specie Origine R. Muzzetta

Leuciscus cephalus Indigena 1 Scardinius erythrophtalmus Indigena 2

Tabella IV. Specie ittiche rilevate nel corso della presente ricerca. I valori numerici

riportati rappresentano le classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante)

Esox lucius: il luccio, specie indigena ad ampia distribuzione europea, è presente in Italia con popolazioni dalle caratteristiche peculiari, quali la livrea marmoreggiata, che le distinguono da quelle d’oltralpe. Nel sito è stato catturato un soggetto giovane ascrivibile al fenotipo autoctono italiano. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame è presente con popolazioni dalle dimensioni esigue. Leuciscus cephalus: il cavedano è una specie indigena relativamente diffusa, che conferma la sua presenza nel sito. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è una specie indigena che conferma la sua presenza nel sito. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel sito in esame non è stata censita nessuna specie ittica inserita nell’allegato II della Direttiva Habitat. Sono tuttavia risultate presenti 2 specie ittiche importanti: il triotto, endemismo del distretto padano-veneto e il luccio, il cui rinvenimento di un giovane individuo riconducibile a popolazioni autoctone mette in luce la presenza di una attività riproduttiva della specie all’interno del corso d’acqua. • Ricchezza specifica: Roggia Muzzetta Durante il censimento con elettropesca sono state osservate 4 specie ittiche, 1 delle quali endemica e 3 indigene. Non sono state catturate specie esotiche. Non vengono riportate figure a commento di tale situazione in virtù della parzialità dei dati raccolti. • Vulnerabilità dei siti: Non sono emerse problematiche relative all’eventuale vulnerabilità del sito per la fauna ittica. E’ tuttavia probabile, nel medio periodo, il sopraggiungere di specie esotiche di recente introduzione in Italia in quanto ormai diffuse in gran parte del bacino del Fiume Adda. • Indicazioni gestionali: Ai fini della conservazione delle attuali cenosi è da escludere qualsiasi pratica di immissione di fauna ittica.

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3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene

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avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la Lanca di Soltarico.

Specie indagate:

Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1 Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali

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presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri

Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare la Lycaena dispar.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna.

- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland.

- Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins,

London. Risultati:

Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 5 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella III. Si tratta di specie piuttosto comuni e ampiamente distribuite, nessuna di esse è riportata negli Allegati della Direttiva CEE 92/43.

Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva habitat

Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 5-10 Lycaenidae Celastrina argiolus

(89.031.0.001.0) 1-5

Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0) 25-50 Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 1-5

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome

specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’italia.

Conclusioni:

• Valore conservazionistico:

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Le specie rilevate nel SIC Garzaia della cascina Pioppo sono di scarso valore conservazionistico e generalmente sono stati contattati un ridotto numero di individui, ad eccezione della Apatura ilia. La Lycaena dispar non è stata contattata e non è stato ritrovato nessun ambiente particolarmente adatto da far ipotizzare una sua futura colonizzazione dell’area.

• Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri Ropaloceri è risultata piuttosto semplificata, anche se sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. La specie dominante è risultata Apatura Ilia, un Ninfalide spesso abbondante in prossimità dei fiumi, soprattutto dove c’è disponibilità di pioppi e salici (Balestrazzi 1988). Altre specie contattate con buona frequenza sono state Pararge aegeria, un Satiride che frequenta spesso boschi umidi o zone ombreggiate, e Pieris brassicae, Pieride ubiquitario che si nutre di diverse Crucifere (Provincia di Cremona 1998). • Vulnerabilità dei siti: L’abbandono dell’agricoltura tradizionale e le tecniche di coltivazione industrializzate hanno completamente cambiato le caratteristiche di prati e canali di irrigazione, riducendo sostanzialmente il numero di essenze vegetali spontanee. Di conseguenza anche il numero di farfalle che frequentavano tali ambienti è oggi formato da poche specie banali. Le colture intensive a pioppo realizzate nelle zone golenali dei fiumi, particolarmente abbondanti nel SIC, hanno causato gravi danni al patrimonio entomologico soprattutto per le grandi quantità di pesticidi usati nei trattamenti. Queste sostanze, trasportate dall’acqua o dal vento, possono contaminare anche le fasce di vegetazione naturale (Balestrazzi 2000).

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3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo e, a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato la riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate – oltre ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale, di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV ( Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

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Specie Allegato II Allegato IV

Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43 Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II).

Specie Habitat Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e

risaie Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate:

Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenete alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque.

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La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico, e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito.

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Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato, il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, limitando la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Garzaia della Cascina del Pioppo”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide ed i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero

dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della

biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of

environment quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

194

- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni

Edizioni Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova. - Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata)

as indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

Washington D.C.

- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana,

35. Calderini, Bologna.

Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati:

Non è stato possibile definire un elenco di specie per il SIC “Garzaia della Cascina Pioppo”, a causa della situazione di maltempo durante la prima uscita esplorativa e del successivo divieto di accesso dato dal concessionario dell’Azienda faunistica.

Conclusioni: • Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti.

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E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090006 SPIAGGE FLUVIALI DI BOFFALORA

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090006 ha un’estensione di 172 ettari e ricade all’interno dei comuni di Boffalora d’Adda, Galgagnano e Zelo Buon Persico in Provincia di Lodi e nel comune di Spino d’Adda in Provincia di Cremona. Due piccole porzioni del SIC proposto cadono rispettivamente nei confini dell’Azienda faunistico-venatoria “Mortone” e dell’Azienda agrituristico-venatoria “Lazzara”. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. I della Dir. 79/409/CEE:

Nitticora Nycticorax nycticorax Garzetta Egretta garzetta Airone bianco magg. Casmerodius albus Succiacapre Caprimulgus europaeus Martin pescatore Alcedo atthis Averla piccola Lanius collurio • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Cormorano Phalacrocorax carbo Airone guardabuoi Bubulcus ibis Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Sparviero Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Gheppio Falco tinnunculus Lodolaio Falco subbuteo Quaglia Coturnix coturnix Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Corriere piccolo Charadrius dubius Piro piro culbianco Tringa ochropus Piro piro piccolo Actitis hypoleucos Gabbiano comune Larus ridibundus Gabbiano reale Larus cachinnans Colombaccio Columba palumbus Tortor Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Civetta Athene noctua Gufo comune Asio otus Rondone Apus apus Gruccione Merops apiaster Torcicollo Jynx torquilla Picchio rosso magg. Dendrocopos major Allodola Alauda arvensis Cutrettola Motacilla flava Ballerina bianca Motacilla alba Scricciolo Troglodytes troglodytes Usignolo Luscinia megarhynchos Saltimpalo Saxicola torquata

200

Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Capinera Sylvia atricapilla Luì piccolo Phylloscopus collybita Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Rigogolo Oriolus oriolus Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Verzellino Serinus serinus Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis

Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta tramite il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto, completata e variata da alcune visite mirate ad indagare situazioni particolari. L’indagine si è svolta da fine Aprile a fine Luglio, compiendo sette visite della durata di circa 3-4 ore; due di queste si sono svolte al tramonto e nella tarda serata. • Aree indagate: Una visita è stata effettuata in sponda destra del fiume Adda; le altre, comprese la crepuscolare e la notturna, in sponda sinistra e ben distribuite a copertura di tutta quell’area.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003. Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano.

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione

Popolazioni nidificanti Dipartimento Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti Diparimento Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

201

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989. Gli uccelli del Parco Naturale

Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: L’area, molto vasta, conserva un ambiente unico per la provincia di Lodi, dotato di un buon livello di diversità biologica: questo è l’ambiente dove il fiume Adda gode ancora della possibilità di meandreggiare in un vasto alveo, lasciando e modificando ampi ghiareti. Questa tipologia ambientale lascia spazio a vaste zone di stadio evolutivo successivo, dove si rileva la colonizzazione della vegetazione erbacea, arbustiva e arborea che si consolida in praterie aride, arbusteti e boschi radi. Questo è l’ambiente adatto al Succiacapre Caprimulgus europaeus: durante le visite crepuscolari-serali sono stati contattati 7-8 maschi in canto ed alcuni sono stati osservati mentre svolgevano attività di caccia; sono stati osservati anche 6 esemplari di Lodolaio Falco subbuteo mentre cacciavano insetti. Nell’ecotono di confine fra l’ambiente appena descritto e la zona coltivata è stata accertata la presenza di una coppia della rara Averla piccola Lanius collurio ed individuati al canto più esemplari di Quaglia Coturnix coturnix. Sui ghiareti, di particolare interesse è il nidificante Corriere piccolo Charadrius dubius e, durante l’ultima visita di fine Luglio, il Piro piro piccolo Actitis hypoleucos, il Piro piro culbianco Tringa ochropus, il Gabbiano comune Larus ridibundus ed il Gabbiano reale Larus cachinnans, classificabili come già di passo di ritorno. Sempre sul fiume, il Martin pescatore Alcedo atthis, numerosi gli esemplari di Gruccione Merops apiaster, e, a dimostrare la grande disponibilità trofica nell’acqua, un gran numero di esemplari di Garzetta Egretta garzetta e di Airone cenerino Ardea cinerea; nell’aria, numerosissimi il Rondone Apus apus, la Cutrettola Motacilla flava e la Ballerina bianca Motacilla alba.

Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono, si tratta di un ambiente unico ma estremamente delicato per la provincia di Lodi. • Ricchezza specifica: Buona, ma con un grande potenziale. • Vulnerabilità del sito: Elevato il disturbo antropico per un ambiente così delicato. In particolare si segnalano episodi di bracconaggio e di pesca di frodo, presenza periodica di greggi ed ricorrenti accensioni di falò in riva al fiume. • Indicazioni gestionali: L’area esige ricerche di approfondimento, con l’avvio di progetti mirati, affinché si possano redigere indicazioni gestionali complete. In prima istanza si può affermare l’assoluta necessità di impedire alle greggi di entrare nell’area golenale, e di limitare l’utilizzo dell’area per scopi ricreativi. Si devono inoltre prendere seri provvedimenti per reprimere le azioni di bracconaggio e di pesca di frodo.

202

3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n. 1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello

(figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica, comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti

p

203

presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso, la mancanza di mezzi e tempo adeguati rende indispensabile limitare le uscite di campo e porta a preferire un

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metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning11 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion12. I segnali (fig. II) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura II: Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia, il periodo di tempo ristretto, disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della

11 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 12 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “Spiagge fluviali di Boffalora”. • Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati sulla riva del fiume Adda, sempre in sponda orografica sinistra, con entrambi i metodi sopra descritti, per un totale di 2,6 km di strade percorse. Non è stato possibile indagare la sponda destra, perché le strade di accesso sono di proprietà privata, non percorribili in orario notturno.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Spiagge fluviali di Boffalora” non viene comunque riportata la presenza di nessuna specie di pipistrello.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud. - Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della

Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

207

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species (Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

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Risultati:

Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “Spiagge fluviali di Boffalora”.

Nome scientifico Nome comune

Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato

Tabella II: elenco delle specie di Chirotteri censite nel SIC “Spiagge fluviali di Boffalora”.

Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andate incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001).

Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). E’ una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri.

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permette di trarre significative conclusioni sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. L'unica specie censita è spiccatamente antropofila e, quindi, meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri. Inoltre non presenta problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001).

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC.

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Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo.

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3.3 Rettili e Anfibi Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici, le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus carnifex

Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/434521 Aprile 2001, e che hanno un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber

viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 12 stazioni, 6 per ciascuna sponda, ognuna percorsa in 1 ora (12ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta per ciascuno dei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 36 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature; è stata possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il SIC è parzialmente compreso in un’Azienda Faunistico-Venatoria. Il sito si snoda lungo il corso dell’Adda includendo entrambe le sponde per un percorso di pari lunghezza, perciò l’area è stata divisa in 6 stazioni per sponda. La riva orografica destra presenta condizioni più favorevoli alla presenza di Anfibi grazie a rami di rogge come l’Adda Vecchia e la Muzzetta che confluiscono poi nell’Adda dopo un percorso parallelo, separato da tratti boscosi a saliceto. Nella parte più meridionale della sponda destra esiste un laghetto di sorgiva, circondato da rovi e arbusti che sembra essere adatto ad ospitare Anfibi. Le stesse aree boscose sono luogo di rifugio per Rettili e le numerose spiagge con ghiaia sono frequentate da Sauri e da Anfibi, dove il fiume forma piccoli rami d’acqua a bassa velocità e poca profondità. La riva orografica sinistra è caratterizzata da una maggior percentuale di spiaggia ghiaiosa, frequentata solo da Sauri e qualche anfibio, minor vegetazione arborea, ma più prati aridi spesso con suolo sabbioso. Nella parte più a nord esistono delle pozze di acqua ricoperte da vegetazione acquatica ideale per Anfibi. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

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- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI, S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica GM, Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and

reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W., Donnelly,

M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 6 specie animali: 2 specie di Anfibi e 4 specie di Rettili.

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Bufo viridis 1 Amphibia Rana synklepton

esculenta >300

Reptilia Lacerta bilineata 19 Reptilia Podarcis muralis 74 Reptilia Coluber viridiflavus 4 Reptilia Natrix natrix 5

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati. Anfibi: 21. Rospo smeraldino (Bufo viridis Lauenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con

213

scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Trovato un solo individuo lungo un sentiero al confine del SIC. 22. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Rana molto comune lungo tutte le raccolte d’acqua, le rogge e i piccoli rami in collegamento col fiume, trovati individui allo stadio larvale, giovanile e adulto. Rettili: 23. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia tranne la Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Lungo la sponda destra sono stati contati un maggior numero di giovani e adulti rispetto alla sponda sinistra, anche se prevalentemente nella zona a nord, dove scorre l’Adda Vecchia. 24. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno.

214

La distribuzione di questa specie nel SIC è risultata costante in entrambe le sponde in quanto utilizza i ciottoli delle spiagge fluviali per termoregolare. 25. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione quali margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominato Coluber viridiflavus, la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Sono stati contattati individui adulti solo lungo la sponda destra del fiume, ai bordi di un prato e di un saliceto. 26. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/434521 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Nel SIC sono stati incontrati individui lungo la sponda destra in prossimità di rogge e nel tratto boschivo. Conclusioni: • Valore conservazionistico: L’area indagata presenta un basso valore conservazionistico in quanto sono state contattate specie di Rettili incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat, ma tra le più comuni sul territorio, mentre per gli Anfibi solo il Rospo smeraldino (Bufo viridis) rientra nella Direttiva. Il motivo della scarsità di specie prioritarie è dovuto alla natura del sito: un grande corso d’acqua con rive coperte da ciottoli e ghiaia per lunghi tratti su entrambe le sponde, zone inospitali per questi taxa, ed aree verdi discontinue altamente frequentate dall’uomo, con Aziende Faunistico-Vanatorie, proprietà agricole, luoghi di pesca o di svago per bagnanti e persino motociclisti. • Ricchezza specifica: Il sito ospita 2 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la provincia di Lodi: Rospo smeraldino (Bufo viridis), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 4 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Ramarro

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occidentale (Lacerta bilineata), Biacco (Coluber viridiflavus) e Natrice dal collare (Natrix natrix). • Vulnerabilità dei siti: Parte del SIC rientra in Azienda Faunistico-Venatoria, perciò interessata da una elevata concentrazione di anatidi e da un conseguente disturbo antropico. Il sito è inoltre frequentato da pedoni, ciclisti e motociclisti, con conseguente inquinamento dei luoghi di passaggio. La diminuzione dell’acqua e l’eccessiva crescita della vegetazione acquatica nei piccoli rami laterali potrebbero causare la scomparsa della popolazione anfibia e di conseguenza dei loro predatori. • Indicazioni gestionali: Controllare in maniera più puntuale il passaggio e il comportamento di pedoni e ciclisti e sanzionare il transito di veicoli a motore. Monitorare il flusso d’acqua dei fontanili ed evitare l’interramento dei piccoli canali. 3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

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Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D) Osservando la tabella II è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. La eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella E B

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alborella Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat”

Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca. In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC.

218

− Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1= specie rara o sporadica

2= specie presente 3= specie abbondante

4= specie molto abbondante Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che

219

tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sulla base delle consistenze numeriche censite e’ stata prevista l’indicazione di una scala di abbondanze (1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante). Sono inoltre stati raccolti i valori biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche. Corsi d’acqua di medie e grandi dimensioni La presenza di dati relativi a censimenti recenti (G.R.A.I.A., 2004) ha reso non necessaria l’esecuzione di attività di campionamento in tratti fluviali di dimensioni medie o grandi. Nell’interpretazione dei dati bibliografici si è tuttavia dovuto tenere conto della tendenza alla fuga di alcune specie ittiche (quali la savetta, il pigo ed il temolo) durante le fasi di avvicinamento di una imbarcazione o degli operatori. Tali specie sono difficilmente catturabili mediante elettropesca quando dispongono di spazi aperti. Per tale motivo, nel caso di carenza di dati specifici, si è fatto ricorso alle tecniche alternative di rilevazione riportate nel paragrafo seguente. Tecniche alternative di rilevazione Al fine di integrare le informazioni provenienti dalla bibliografia e dai censimenti con elettrostorditore si è ritenuto opportuno considerare anche i dati provenienti dai censimenti visivi, dall’analisi dei cestini dei pescatori dilettanti, dai tesserini segnacatture (appositamente predisposti dall’amministrazione provinciale di Cremona e già utilizzati da un gruppo selezionato di pescatori dilettanti) e dalle interviste sul pescato. In aggiunta a quanto sopra esposto è stato possibile completare il quadro dei dati ittici mediante analisi dei risultati di censimenti visivi recenti della fauna ittica o dei “segni” (es. nidi di trota) della stessa.

• Aree indagate: Le aree oggetto di indagine hanno compreso: il Fiume Adda, in zone comprese nell’area del SIC o limitrofe (tratti nei pressi di Cascina Il Pioppo, di Cascina Gelsomina e della Località Palone); la Roggia Adda Vecchia a monte dell’immissione nel Fiume Adda; la Lanca del Palone

Figura 1. Fiume Adda: percorso molto diversificato nel tratto in esame.

220

Figura 2. Visione della Lanca del Palone • Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− G.R.A.I.A., 2004. Monitoraggio degli ambienti acquatici e della fauna ittica del

Parco Adda Sud. Stato della popolazione di trota marmorata e delle altre specie ittiche presenti nel Parco. Parco Adda Sud, 252 pp.

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana”. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Lombardi C. e Rossi S., 2004. Progetto di conservazione della trota

marmorata nel Fiume Adda sublacuale. Risultati della stagione 2003/04. Provincia di Cremona, 75 pp.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

221

Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite. I dati della tabella costituiscono una sintesi delle informazioni fornite da varie ricerche (G.R.A.I.A., 2004; attuale ricerca). Con P si indicano le specie di cui non si hanno informazioni aggiuntive alla semplice presenza.

Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Adda Adda Vecchia

Lanca Palone

Acipenser naccarii Endemica P - - Barbus plebejus Endemica 2 3 - Chondrostoma genei Endemica 1 - - Chondrostoma soetta Endemica 2 - - Cobitis taenia bilineata Endemica 1 1 - Cottus gobio Indigena 1 - - Lampetra zanandreai Endemica - 1 - Leuciscus souffia muticellus Endemica 4 3 - Rutilus pigus Endemica 1 - - Salmo (trutta) marmoratus Endemica 2 - -

Altre specie importanti

Specie Origine Adda Adda Vecchia

Lanca Palone

Alburnus alburnus alborella Endemica 2 1 - Esox lucius Indigena - - 1 Padogobius martensii Endemica 2 1 - Rutilus erythrophtalmus Endemica 2 1 1 Thymallus thymallus Indigena P - -

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Adda Adda Vecchia

Lanca Palone

Rhodeus amarus Esotica 1 1 1 Altre specie ittiche

Specie Origine Adda Adda Vecchia

Lanca Palone

Anguilla anguilla Indigena 2 - 1 Carassius auratus Esotica 1 1 - Cyprinus carpio Esotica 1 1 - Gobio gobio Indigena 1 3 - Lepomis gibbosus Esotica 1 - 1 Leuciscus cephalus Indigena 4 4 - Perca fluviatilis Indigena 2 - 1 Phoxinus phoxinus Indigena 1 - - Salmo (trutta) marmoratus x Salmo (trutta) trutta Esotica 1 - -

Scardinius erythrophtalmus Indigena 2 1 2 Tinca tinca Indigena 1 - 1

Tabella IV. Specie ittiche presenti nel SIC. I valori numerici riportati rappresentano le

classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante) Acipenser naccarii: lo storione cobice risulta presente nel Fiume Adda. Non si hanno informazioni sulla consistenza numerica o sulla struttura della popolazione della specie nel sito in esame.

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Barbus plebejus: il barbo comune è ben rappresentato sia lungo l’asta principale del Fiume Adda che nell’Adda Vecchia. Chondrostoma genei: la lasca è una specie endemica con attitudini migratorie che è stata fortemente colpita dalle interruzioni della continuità fluviale dovute agli sbarramenti. Nel Fiume Adda sono ancora presenti popolazioni residue di entità numerica molto ridotta. La specie risulta a rischio di estinzione locale. Chondrostoma soetta: la savetta, endemismo del distretto padano-veneto, è discretamente presente lungo l’asta principale del Fiume Adda. Cobitis taenia bilineata: il cobite comune è una specie endemica italiana, amante dei substrati sabbiosi. Nel sito risulta presente con popolazioni relativamente esigue dal punto di vista numerico, anche se strutturate. Cottus gobio: lo scazzone è una specie indigena stenoterma fredda, ossia amante delle acque fresche e ben ossigenate. E’ presente nel fiume Adda. Lampetra zanandreai: la lampreda padana è un ittiopside (o pesce in senso lato, dato che manca di mascella e mandibola) endemico del distretto adriatico. Attualmente la distribuzione della specie è molto frammentaria. Tale situazione mette la lampreda padana in una situazione relativamente critica. Nel sito la specie è risultata presente nell’Adda Vecchia in prossimità della confluenza con il Fiume Adda. Leuciscus souffia muticellus: il vairone è, insieme al cavedano, la specie numericamente dominante nel fiume Adda. Anche nell’Adda Vecchia risulta ben rappresentato. Rutilus pigus: il pigo è un endemismo presente esclusivamente lungo l’asta fluviale. Non sono state effettuate catture con l’elettropesca. I dati di presenza a disposizione fanno riferimento a tecniche alternative di rilevamento, quali le interviste ai pescatori e le analisi dei cestini. Salmo (trutta) marmoratus: la specie è presente con popolazioni strutturate nel Fiume Adda. L’attività riproduttiva della specie nel tratto da Spino d’Adda alla immissione dello Scolmatore Belgiardino (Comune di Montanaso Lombardo) è documentata da anni. Rimane il problema dell’ibridazione con soggetti non puri introdotti negli ambienti fluviali a mezzo di semine inopportune. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è discretamente presente. Esox lucius: la specie è presente nella Lanca del Palone. La maggior parte degli individui presenta fenotipo riconducibile alle popolazioni autoctone italiane. Padogobius martensii: il ghiozzo padano è un endemismo dell’Italia settentrionale che risulta diffuso nel SIC con popolazioni di buona consistenza numerica.

223

Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame è presente con popolazioni dalle dimensioni variabili. Thymallus thymallus: il temolo è presente nel sito con popolazioni di ceppo “adriatico” dalla caratteristica pinna caudale di colore grigio-blu. Non mancano le segnalazioni di temoli di ceppo “danubiano” che potrebbero determinare problemi di inquinamento genetico alle popolazioni autoctone. Anche dal punto di vista numerico il temolo appare in contrazione rispetto alla situazione presente negli anni ottanta. Rhodeus amarus: Il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è presente seppur con numerosità ridotte nel SIC. Tale presenza non deve tuttavia essere considerata positivamente in quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e alla diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel Fiume Adda è presente in buon numero. Carassius auratus: la specie, esotica non recente, è da considerarsi sporadica nel SIC. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. E’ presente nel Fiume Adda con basse densità. Gobio gobio: il gobione, specie indigena tipica degli ambienti lotici, è presente nel Fiume Adda con densità relativamente modeste. Densità maggiori si rinvengono nell’Adda Vecchia. Lepomis gibbosus: il persico sole è una specie esotica relativamente dannosa in quanto risulta vorace nei confronti di uova e avannotti di specie ittiche che depongono lungo il perimetro di lanche o canali. All’interno del SIC è presente principalmente nella Lanca del Palone. Leuciscus cephalus: il cavedano è la specie ittica dominante nel Fiume Adda e nei corsi laterali a corrente veloce. Perca fluviatilis: il persico reale è un predatore indigeno delle acque interne italiane. Nel sito la specie è presente con popolazioni strutturate. Phoxinus phoxinus: la sanguinerola è un piccolo ciprinide indigeno che ama le correnti fresche e veloci. E’ presente nel Fiume Adda con piccole popolazioni. Salmo (trutta) marmoratus x Salmo (trutta) trutta: gli ibridi di trota marmorata possono determinare fenomeni di inquinamento genetico delle popolazioni pure. Nel sito sono presenti soggetti ibridi derivanti da materiale d’allevamento inopportunamente introdotto nei corsi del bacino del Fiume Adda. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è una specie indigena ben distribuita all’interno del SIC.

224

Tinca tinca: la presenza della tinca, specie indigena italiana, è maggiore all’interno della Lanca del Palone. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 11 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui 9 endemiche, 1 indigena e 1 esotica. Sono inoltre presenti 5 specie ittiche importanti.

• Ricchezza specifica: Fiume Adda Durante i censimenti con elettropesca effettuati da G.R.A.I.A. sono state osservate 22 specie ittiche, 9 delle quali endemiche, 7 indigene, 4 esotiche non recenti e 1 esotica recente. In figura 3 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

0%

20%

40%

60%

80%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 3. Ricchezza specifica nel Fiume Adda sulla base dei censimenti G.R.A.I.A., 2004. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in

quella a destra la percentuale di specie. Roggia Adda Vecchia Durante i censimenti con elettropesca effettuati da G.R.A.I.A. (2004) sono state osservate 13 specie ittiche, 7 delle quali endemiche, 3 indigene, 2 esotiche non recenti e 1 esotica recente. In figura 4 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

225

0%

20%

40%

60%

80%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 4. Ricchezza specifica nella Roggia Adda Vecchia. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie. Lanca del Palone Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della ricerca sono state osservate 8 specie ittiche, 1 delle quali endemica, 5 indigene, 1 esotica non recente e 1 esotica recente. In figura 5 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

0%

10%

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30%

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50%

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70%

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100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 5. Ricchezza specifica nella Lanca del Palone. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie.

226

• Vulnerabilità dei siti: Il sito presenta una situazione decisamente pregiata e meritevole di protezione. I principali problemi a carico delle ittiocenosi sono da ricondurre alle interruzioni di continuità del Fiume Adda, determinate dalla presenza di briglie prive di adeguati passaggi per pesci. Un’altra problematica da tenere in considerazione è relativa alla portata d’acqua del Fiume, che si riduce a seguito delle forti captazioni operate dal Canale Muzza in comune di Cassano d’Adda e dal Canale Vacchelli in comune di Merlino. Tali captazioni possono determinare problemi di surriscaldamento delle acque. Anche la situazione qualitativa è parzialmente degradata. In particolare risultano molto nocivi l’effluente del depuratore di Spino d’Adda (Figura 6) e lo scarico fognario di Zelo Buon Persico, che riversa direttamente nel Fiume Adda senza subire alcun trattamento (Figura 7). Ciò può determinare problematiche a carico degli stadi più delicati del ciclo vitale dei pesci, dall’uovo all’avannotto a sacco vitellino non riassorbito. Da non dimenticare le variazioni repentine di livello, che possono mettere in asciutta le deposizioni.

Figura 6. effluente del depuratore di Spino d’Adda (a sinistra) e particolare del substrato (a destra).

Figura 7. scarico fognario in comune di Zelo Buon Persico

227

Non meno pericolosa è la diffusione delle specie alloctone. Attualmente il problema nel sito sembra relativamente contenuto.

• Indicazioni gestionali: Occorre mantenere e/o migliorare l’attuale stato di conservazione degli ambienti fluviali. Sarebbe auspicabile l’esecuzione di passaggi per pesci a livello degli sbarramenti a monte di Lodi. Andrebbe aumentata la portata d’acqua, specialmente nel periodo estivo. In ogni caso occorre che le variazioni dei livelli idrici siano molto graduali al fine di non incidere negativamente sulle eventuali deposizioni. Occorre attuare periodicamente un controllo sulla qualità delle acque. Vanno assolutamente escluse le immissioni di fauna ittica proveniente da allevamenti commerciali, che determinano problemi di inquinamento genetico nelle specie locali (luccio, trota, temolo, ecc.). I piani di ripopolamento devono essere attuati esclusivamente ricorrendo a riproduttori locali appartenenti al bacino. Occorre approfondire lo stato delle conoscenze sulle popolazioni di storione cobice e di lampreda padana. Per una tutela complessiva delle ittiocenosi, andrebbero ampliati i confini del SIC, almeno lungo l’asta principale del Fiume Adda.

228

3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene

229

avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la lanca di Soltarico. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura x.1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato da due operatori nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo

230

della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

231

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali. Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare la

Lycaena dispar.

232

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna.

- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland.

- Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins,

London.

233

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 16 specie di Lepidotteri Ropaloceri, di cui una presente nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (tabella III).

Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva Habitat

Papilionidae Papilio machaon (89.012.0.003.0) 1-5 Papilionidae Iphiclides podalirius (89.013.0.001.0) 1-5 Pieridae Pieris edusa (89.017.0.005.0) 10-25 Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 25-50 Pieridae Colias crocea (89.020.0.002.0) 1-5 Lycaenidae Lycaena dispar (89.024.0.002.0) 1-5 II e IV Lycaenidae Lycaena phlaeas (89.024.0.006.0) 1-5 Lycaenidae Cupido argiades (89.030.0.002.0) 1-5 Lycaenidae Polyommatus icarus (89.044.0.014.0) 1-5 Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Vanessa atalanta (89.047.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Vanessa cardui (89.047.0.002.0) 1-5 Nymphalidae Melitaea phoebe (89.055.0.012.0) 1-5 Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0) 1-5 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 5-10

Satyridae Lasiommata megera (89.077.0.003.0) 1-5

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Il dato più interessante riguarda la presenza di Lycaena dispar, specie di interesse comunitario, inclusa nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43. Sono stati osservati tre individui maschi, nei pressi di un canale naturale in sponda orografica destra del fiume Adda.

• Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri ropaloceri osservati nel SIC è risultata ricca e articolata, sebbene sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. Interessante la diversità riscontrata all’interno della famiglia dei Ninfalidi e dei Satiridi che frequentano ambienti boschivi o cespugliati: Inachis io, Melitaea phoebe, Apatura ilia e Lasiommata megera. E’ stata rilevata nei pressi del greto sulla sponda orografica sinistra del fiume Adda la presenza di due Papilionidi: Papilio machaon, una specie dal volo alto e potente che si nutre di Ombrellifere, e Iphiclides podalirius, farfalla tipica delle zone soleggiate che utilizza numerose Rosacee come piante nutrici (Balestrazzi 1988). Oltre alla Lycaena dispar, sono stati contattati altri tre Licenidi: Lycaena phleas, adattata molto bene ad ogni tipo di ambiente, le sue piante nutrici sono Rumex acetosa e Polygonum spp., Cupido argiades e Polyommatus icarus osservabili nei campi o nei prati dove ci sia abbondanza di Leguminose (Balestrazzi 1988).

234

• Indicazioni gestionali: Per mantenere ed eventualmente incrementare la popolazione di Lycaena dispar presente nel SIC è opportuna una gestione mirata dei canali irrigui, lungo i quali evitare sia lo sviluppo di una vegetazione a carattere arbustivo, sia uno sfalcio eccessivo della vegetazione erbacea. E’ quindi consigliabile alternare la manutenzione dei diversi tratti di canali o delle due sponde, garantendo sempre la presenza di ambienti idonei a larve e adulti. E’ rilevante inoltre che venga mantenuto l’assetto naturale del fiume e delle sue ramificazioni nel tratto di pertinenza del SIC. Molto importante sarebbe attuare le stesse misure di conservazione anche al di fuori dei confini del SIC, così da evitare l’isolamento di questa specie ed eventualmente favorire il collegamento con altre popolazioni limitrofe. Infine si consiglia di monitorare con continuità la presenza di Licena delle paludi nel corso degli anni.

235

3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo, e a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato la riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre, ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella 1).

236

Specie Allegato II Allegato IV

Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisi • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella 1. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43

Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II)

Specie Habitat

Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e risaie

Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenente alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque.

237

La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico e le attività nautiche che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato) e determinati in seguito.

238

Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato, il classico retino da macrobenthos per la raccolta e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto che ha limitato la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Spiagge fluviali di Boffalora”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide ed i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero

dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della

biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of

environment quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

239

- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni

Edizioni Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova.

- Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

Washington D.C.

- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana,

35. Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies

(Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 13 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV)

Famiglia Specie

Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Coenagrionidae Ischnura elegans (35.007.0.001.0)

Coenagrionidae Cercion lindeni (35.009.0.001.0)

Aeshnidae Anax imperator (35.017.0.001.0)

Gomphidae Onychogomphus uncatus ( 35.022.0.002.0)

Corduliidae Somatochlora metallica (35.026.0.005.0)

Libellulidae Libellula depressa (35.029.0.001.0)

Libellulidae Libellula fulva (35.029.0.002.0)

Libellulidae Orthetrum albistylum (35.030.0.001.0)

240

Famiglia Specie

Libellulidae Orthetrum cancellatum (35.030.0.004.0)

Libellulidae Orthetrum coerulescens (35.030.0.005.0)

Libellulidae Crocothemis erythraea (35.031.0.001.0)

Libellulidae Sympetrum pedemontanum (35.032.0.006.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia. Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Ischnura elegans: molto comune e diffusa, anche se in netto calo; vive sia in acque correnti che stagnanti ed è presente da maggio a settembre inoltrato. Cercion lindeni: Specie poco comune e localizzata, frequenta sia corsi d’acqua corrente di una certa dimensione che acque stagnanti. E’ presente da fine giugno a settembre. Anax imperator: specie comune e diffusa in pianura, ma in netto calo negli ultimi anni. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Occasionalmente frequenta anche acque debolmente correnti. Il periodo di volo va da maggio a settembre inoltrato. Onychogomphus uncatus: specie generalmente non comune e molto localizzata, anche se negli ultimi anni la sua consistenza è aumentata. Il periodo di attività va da giugno ad agosto. Somatochlora metallica: diffusa ma in rarefazione. Lo sviluppo avviene in acque ferme o debolmente correnti. Il periodo di attività va da giugno a settembre. Libellula depressa: specie un tempo assai comune nelle acque di tutti i tipi, stagnanti e correnti, è attualmente divenuta molto più localizzata e sporadica. Libellula fulva: diffusa e frequente, localmente anche abbondante lungo canali, rogge, ruscelli od acque stagnanti. Gli adulti sono in attività da maggio a luglio. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Orthetrum cancellatum: è la specie più comune e diffusa del genere, localmente può essere molto abbondante. Lo sviluppo avviene indifferentemente in acque correnti e ferme. Particolarmente frequente nei mesi estivi. Orthetrum coerulescens: la specie meno comune del genere, anche se diffusa ovunque, lo sviluppo avviene nei più svariati ambienti acquatici. Il periodo di volo va da giugno a settembre.

241

Crocothemis erythraea: frequente e comune, anche se in calo per la scomparsa di ambienti idonei, predilige le acque ferme. Il periodo di attività va da maggio a settembre. Sympetrum pedemontanum: specie inconfondibile per la fascia bruna che attraversa le quattro ali e che la distingue da tutte le congeneri. Lo sviluppo avviene in acque stagnanti o in piccoli canali a debole corrente e ricchi di vegetazione.

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Conclusioni • Valore conservazionistico Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 13 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. Unico appunto è la presenza di Cercion lindeni, specie alquanto localizzata. • Indicazioni gestionali La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui; in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090007 LANCA DI SOLTARICO

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090007 ha un’estensione di 160 ettari e ricade all’interno dei comuni di Cavenago d’Adda, Corte Palasio e San Martino in Strada. Il SIC proposto è interamente compreso nella Riserva “Lanca di Soltarico” (L.R. 22/1994) del Parco Adda Sud, ed è parzialmente ricadente, nella porzione ad ovest, all’interno dell’Azienda faunistico-venatoria “Isella”. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. I della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Garzetta Egretta garzetta Airone bianco magg. Casmerodius albus Airone rosso Ardea purpurea Nibbio bruno Milvus migrans Martin pescatore Alcedo atthis Averla piccola Lanius collurio • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Tuffetto Tachybaptus ruficollis Cormorano Phalacrocorax carbo Airone guardabuoi Bubulcus ibis Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Sparviero Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Gheppio Falco tinnunculus Lodolaio Falco subbuteo Quaglia Coturnix coturnix Fagiano comune Phasianus colchicus Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Folaga Fulica atra Corriere piccolo Charadrius dubius Gabbiano comune Larus ridibundus Gabbiano reale Larus cachinnans Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Civetta Athene noctua Allocco Strix aluco Rondone Apus apus Gruccione Merops apiaster Upupa Upupa epops Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio rosso magg. Dendrocopos major Rondine Hirundo rustica

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Balestruccio Delichon urbica Cutrettola Motacilla flava Ballerina bianca Motacilla alba Scricciolo Troglodytes troglodytes Pettirosso Erithacus rubecula Usignolo Luscinia megarhynchos Saltimpalo Saxicola torquata Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Cannaiola Acrocephalus scirpaceus Canapino Hippolais polyglotta Sterpazzola Sylvia communis Capinera Sylvia atricapilla Luì piccolo Phylloscopus collybita Pigliamosche Muscicapa striata Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Pendolino Remiz pendulinus Rigogolo Oriolus oriolus Ghiandaia Garrulus glandarius Gazza Pica pica Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Verzellino Serinus serinus Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis Migliarino di palude Emberiza schoeniclus Strillozzo Miliaria calandra Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta tramite il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto, completata e variata con alcune visite mirate, allo scopo di valutare alcune situazioni particolari. L’indagine si è svolta da fine Aprile a fine Luglio, compiendo dieci visite della durata media di due ore ciascuna. • Aree indagate: Le dieci visite sono state utilizzate per indagare le aree reputate più interessanti e comunque significative anche per una buona copertura dell’area SIC.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003. Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano.

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti Dipartimento Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: L’area unisce una buona estensione ad una eccellente diversificazione ambientale, con le sue lanche di epoche diverse (e quindi in stadio evolutivo molto differente), le fasce boscate, il terrazzo morfologico, l’area del rimboschimento (con ampie zone che stanno evolvendo ad arbusteto) e gli ampi spazi agricoli. Si rileva un elevato grado di diversità biologica ed una conseguente ricchezza ornitologica. Gran parte delle specie rilevate e presenti negli elenchi può essere considerata nidificante; poche sono quelle che utilizzano l’area solo per ragioni trofiche. Nell’area caratterizzata dall’arbusteto rado misto ad alte erbacee, si incontrano le specie di più grande valenza ecologica, ormai rare, localizzate e in regressione, in tutto il territorio provinciale: l’Averla piccola Lanius collirio, la Sterpazzola Sylvia communis, la Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris, il Canapino Hippolais polyglotta, lo Strillozzo Miliaria calandra ed il Saltimpalo Saxicola Torquata. Dove poi le fasce arboree ed arbustive migliorano i margini delle lanche, si incontra l’Usignolo Luscinia megarhynchos, la Capinera Sylvia atricapilla ed il Pigliamosche Muscicapa striata; notevole anche la presenza di Fringuello Fringilla coelebs, Verzellino Serinus serinus, Verdone Carduelis chloris e Cardellino Carduelis carduelis; dove le fasce arbustive si ampliano in boschetti, ecco il Picchio rosso maggiore Dendrocopos major, il Picchio verde Picus viridis ed anche la Ghiandaia Garrulus glandarius e lo Sparviero Accipiter nisus. La presenza dei rapaci diurni viene completata dall’estivante Poiana Buteo buteo e dai nidificanti Lodolaio Falco subbuteo, Gheppio Falco tinnunculus e Nibbio bruno Milvus migrans. Proprio da questo primo insediamento della specie nel lodigiano, avvenuto alcuni anni fa e favorito dalla discarica controllata di Cavenago d’Adda, è partita la distribuzione del Nibbio bruno nelle altre aree lungo l’Adda, arrivando dallo scorso anno fino alla Riserva Naturale “Monticchie”, nel Comune di Somaglia.

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Fra le specie che valorizzano l’area meritano menzione: il Martin pescatore Alcedo atthis, il Rigogolo Oriolus oriolus, il Cuculo Cuculus canorus, la Tortora Streptopelia turtur e il Colombaccio Columba palumbus. Questo sito è di rilevante importanza anche come area trofica per gli Ardeidi, provenienti probabilmente dalla garzaia della Zerbaglia. L’area possiede requisiti per divenire importante anche nel periodo di svernamento e passo degli Anatidi. In questi anni, il luogo è stato visitato ed utilizzato da un numero di soggetti molto al di sotto del suo potenziale: è probabile che il disturbo derivante da attività antropiche, prima fra tutte la caccia, sia stato fino ad ora sottovalutato. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono, soprattutto se si considera la grande estensione territoriale e la varietà degli ambienti. • Ricchezza specifica: Eccellente per la grande variabilità delle specie, ma alcune situazioni ambientali di pregio permetterebbero il costituirsi di popolazioni quantitativamente più consistenti di quelle rilevate in sito. • Vulnerabilità del sito: Soffre di eccessivo disturbo, che raggiunge l’apice durante la stagione venatoria. Altro punto critico è rappresentato dall’attività agricola intensiva dove, nell’area conosciuta come la “Morta del Principe”, le arature arrivano fino alla zona umida. • Indicazioni gestionali: Alcuni interventi sono già partiti con un progetto LIFE del Parco Adda Sud. Ciò nonostante vi sono, data l’estensione del sito, ancora moltissimi spazi che possono essere sottoposti ad interventi di riqualificazione e miglioramento. Nell’area nota come “Isola di’ Pumi” vi è un rimboschimento a prevalenza di Populus alba che ha lasciato ampi spazi ad arbusti ed alte erbe: qui sarebbe opportuno lasciare una radura stabile, che può favorire la presenza di specie ornitiche di notevole interesse, come la Sterpazzola Sylvia communis ed il Canapino Hippolais poliglotta.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n.1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello

(figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica,

p

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comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro appartenenza

agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a

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preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning13 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion14. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

13 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 14 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia, il periodo di tempo ristretto, disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di chirotteri del SIC “Lanca di Soltarico”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati per punti d’ascolto in varie postazioni sulle rive della lanca, e lungo tutti i sentieri e le strade percorribili in macchina, secondo il metodo dei transetti e per un totale di 4,5 km.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per la provincia viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Lanca di Soltarico” non viene comunque riportata la presenza di nessuna specie di pipistrello. Al contrario, con preciso riferimento al SIC viene segnalato Pipistrellus pipistrellus nel “Progetto LIFE Lanca di Soltarico” (Groppali 2004).

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud.

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- Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

Risultati: Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie presenti nel SIC “Lanca di Soltarico”, secondo i risultati della presente ricerca e sulla base di quanto già segnalato dal formulario standard.

Nome scientifico Nome comune Form.

standard Dato rilevato

Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus kuhlii Pipistrello

albolimbato •

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri presenti nel SIC “Lanca di Soltarico”. Le

specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere. Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andate incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). Pipistrellus pipistrellus: è specie generalmente sedentaria, che compie spostamenti dell’ordine di poche decine di chilometri, comune nei boschi di latifoglie più o meno maturi, così come negli ambienti urbani. Si nutre di insetti di piccole dimensioni (falene, moscerini, etc.) che spesso ama cacciare sotto la luce dei lampioni; è diffuso in tutta la regione e le densità maggiori si registrano nelle aree suburbane e agricole (Prigioni et al 2001). Conservazione: è considerata specie vulnerabile in gran parte del suo areale europeo e la principale minaccia è rappresentata dalla distruzione dei rifugi. La presenza di zone umide, dove può svilupparsi una ricca entomofauna, assume particolare importanza dal punto di vista alimentare.

Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri.

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Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. In generale, le specie censite sono comuni su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presentano problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001).

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo.

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3.3 Rettili e Anfibi Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 12 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12 ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta per ciascuno dei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 36 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stato possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il SIC è parzialmente compreso in un’Azienda Faunistico-Venatoria. L’area di studio è molto grande poiché segue il percorso della lanca lungo 7 km E caratterizzato da differenti ambienti che si ripetono. Ogni stazione esplorata comprende un tratto di lanca con acqua corrente più o meno profonda, parte di riva coperta da sabbia o ciottoli e vegetazione riparia composta da robinie e salici. Esiste una piccola area a bosco misto di quercia e olmo lungo la sponda destra, con una discreta pendenza ed un’area a saliceto, quasi immersa nella lanca, dove è possibile attraversare il corso d’acqua e giungere sull’altra sponda, grazie alla bassa profondità e alla debole corrente. La zona interessata da un progetto Life, acquistata dal Parco Adda Sud, è ricoperta da un saliceto, un pioppeto e un prato arido circondato da una piccola lanca in comunicazione con la lanca principale molto più a nord ed una serie di pozze in diversi stadi di successione, coperte da vegetazione acquatica. Il SIC comprende anche un tratto del corso dell’Adda, dove la lanca si unisce al fiume, caratterizzata da spiagge ghiaiose e sabbia, per proseguire con un bosco misto di salici, pioppeti e prati. Infine, nella parte più meridionale, un piccolo corso d’acqua sorgiva, dalle sponde in forte pendenza e ricche di vegetazione arboreo-arbustiva, si unisce alla piccola lanca della zona Life. La costante presenza di acqua rende tutto il SIC idoneo per gli Anfibi e per i Rettili legati alla vita acquatica. Inoltre la presenza di pozze temporanee circondate da zone boscose creano l’ambiente ideale per alcune specie di Anfibi più esigenti. Le numerose zone ecotonali sono adatte per le ricerca di Rettili.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI,

S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica GM,

Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W., Donnelly,

M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 9 specie animali: 4 specie di Anfibi e 5 specie di Rettili. Da segnalare la presenza di decine di individui di Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta) in due punti distanti della lanca.

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana latastei 150 Amphibia Hyla intermedia >20 Amphibia Bufo viridis 1 Amphibia Rana synklepton esculenta >500 Reptilia Lacerta bilineata 46 Reptilia Podarcis muralis 72 Reptilia Coluber viridiflavus 6 Reptilia Natrix natrix 7 Reptilia Natrix tessellata 3

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati.

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Anfibi: 23. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. Numerosi giovani e adulti sono stati contati sia vicino a piccole pozze che in un tratto di lanca più profonda. 24. Rospo smeraldino (Bufo viridis Laurenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Contattato un esemplare lungo un sentiero vicino al prato arido. 25. Raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger, 1882) Endemismo italiano, da poco separata dalla specie Hyla arborea, inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia tranne isole e Liguria. Adulti fino 5 cm, colorazione verde brillante con striscia scura dall’occhio lungo i fianchi, gola chiara. Specie termofila e ben adattata all’ambiente terrestre: i giovani si trovano tra l’erba al suolo mentre gli adulti sono arboricoli; vivono in ambienti ricchi di vegetazione con canneti, sui quali si arrampicano grazie ai cuscinetti adesivi discoidali sulla punta delle dita. Si avvicinano all’acqua per la riproduzione, i maschi cantano a scopo territoriale e per attrarre le femmine. La riproduzione avviene da aprile a giugno in raccolte d’acqua soleggiate ricche di vegetazione. Censiti al canto pochi esemplari in un solo punto di tutta la lanca. 26. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà

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marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Comune lungo tutto il percorso della lanca. Rettili: 27. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia tranne la Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Rinvenuto in tutti gli ambienti censiti. 28. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. Rettile molto comune all’interno del SIC. 29. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa.

261

Precedentemente denominato Coluber viridiflavus; la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Serpente comune soprattutto lungo i bordi dei campi coltivati, in zone assolate e lungo la fila di arbusti antistanti la lanca. 30. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Trovata con facilità nelle numerose raccolte d’acqua del SIC.

31. Natrice tassellata (Natrix tessellata Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Serpente di media grandezza, fino a 100 cm, femmine più grandi dei maschi. Presenta una testa appuntita e stretta, una colorazione variabile da grigio-bruna a giallo-verde, spesso con punteggiature scure regolari sul corpo di grandezza diversa che possono fondersi a formare bande scure sul dorso. Più schiva ed elusiva della biscia dal collare, è la più legata all’acqua tra le natrici: è comune lungo fiumi, canali, rete irrigua minore, meno comune in canneti, paludi e risaie. Rimane in acqua molto a lungo, ha una dieta principalmente a base di pesce, ma occasionalmente preda anche anfibi. Attiva prevalentemente durante il giorno o al crepuscolo nei mesi caldi. Incontrata in ambienti diversi del SIC, ma continui, sia lungo gli arbusti, che nel saliceto, che nel prato arido. 32. Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta Schoepff, 1792) E’ una tartaruga originaria del nord America frequentatrice di grandi corsi d’acqua. Gli habitat ideali sono: lanche, paludi, acqua lentica, con una ricca vegetazione sommersa. La prima segnalazione risale al 1975, oggi la sua presenza è accertata in zone umide planiziali, pedemontane, nelle raccolte d’acqua urbane e periurbane in seguito all’abbandono progressivo di questi animali. In Lombardia è stata accertata l’acclimatazione e il successo riproduttivo. Tartaruga che raggiunge i 28 cm di lunghezza nelle femmine e 21 cm i maschi; si riconosce per un striscia rossa dietro l’occhio, ha una dieta onnivora. La sottospecie è stata inserita negli elenchi CITES e nei paesi dell’Unione Europea è in vigore il blocco delle importazioni dal 1997.

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Conclusioni: • Valore conservazionistico: Il sito è caratterizzato da un buon valore conservazionistico in quanto ospita specie incluse nell’Allegato II della Direttiva Habitat, quali la Rana di Lataste (Rana latastei) ed un endemismo italiano come la Raganella italiana (Hyla intermedia). Inoltre sono presenti Rettili inclusi nell’Allegato IV della Direttiva Habitat, oltre alla Lucertola muraiola (Podarcis muralis), che risultano minacciati dalla scomparsa degli habitat e in riduzione sul territorio, come la Natrice tessellata (Natrix tessellata). Da considerare anche la presenza numerosa del Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), specie che risente della scomparsa di luoghi ecotonali. Una piccola parte dell’area considerata (13 ha) è stata acquistata dal Parco Adda Sud e vi è tuttora in corso un Progetto Life. • Ricchezza specifica: Vivono 4 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la Provincia di Lodi: Rana di Lataste (Rana latastei) Rospo smeraldino (Bufo viridis), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 5 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix), Natrice tessellata (Natrix tessellata). • Vulnerabilità dei siti: Le pozze di riproduzione della Rana di Lataste (Rana Latastei) sono coperte da fitta vegetazione acquatica e senza un controllo del livello dell’acqua rischiano di ridursi fino a scomparire. Alcuni tratti di lanca sono spesso frequentati da pescatori e cacciatori (poiché parte del territorio è compreso in un’Azienda Faunistico-Venatoria) e da persone poco educate, questo causa inquinamento e disturbo. L’immissione a fini piscatori di specie ittiche alloctone o in numero troppo elevato aumenta improvvisamente il numero di predatori di uova e larve di Anfibi. • Indicazioni gestionali: La zona del Progetto Life è già sotto il controllo dal Parco Adda Sud che sta prendendo le misure necessarie per una corretta gestione del territorio. Fornire controlli maggiori per evitare di ridurre le sponde più accessibili a discarica e a luoghi di ritrovo incivilmente sfruttati. Limitare le immissioni di fauna alloctona di ogni taxon, in particolare della Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta), presente nella lanca con un discreto numero.

263

3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D)

264

Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. L’eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat”

Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

265

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca. In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto un’analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali

266

caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sulla base delle consistenze numeriche censite è stata prevista l’indicazione di una scala di abbondanze (1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante). Sono inoltre stati raccolti i valori biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche.

• Aree indagate: Le aree oggetto di indagine hanno compreso: - La Lanca di Soltarico (località Cà del Conte); - La Roggia immissaria della Lanca (località Cavenago).

Figura 1. Visione della Lanca di Soltarico

267

Figura 2. Particolari della Roggia nei pressi dell’immissione nella Lanca di Soltarico

• Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− G.R.A.I.A., 2004. Monitoraggio degli ambienti acquatici e della fauna ittica del

Parco Adda Sud. Stato della popolazione di trota marmorata e delle altre specie ittiche presenti nel Parco. Parco Adda Sud, 252 pp.

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

268

Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite. I dati della tabella costituiscono una sintesi delle informazioni fornite da varie ricerche (G.R.A.I.A., 2004; attuale ricerca).

Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine Lanca Soltarico Roggia

Cobitis taenia bilineata Endemica - 1 Leuciscus souffia muticellus Endemica - 4

Altre specie importanti Specie Origine Lanca Soltarico Roggia

Alburnus alburnus alborella Endemica 2 - Esox lucius Indigena 1 - Padogobius martensii Endemica - 2 Rutilus erythrophtalmus Endemica 1 - Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Lanca Soltarico Roggia Rhodeus amarus Esotica 4 2

Altre specie ittiche Specie Origine Lanca Soltarico Roggia

Abramis brama Esotica 4 - Ameiurus melas Esotica - 3 Anguilla anguilla Indigena 2 1 Carassius auratus Esotica 2 - Cyprinus carpio Esotica 2 - Gobio gobio Indigena 1 3 Lepomis gibbosus Esotica 3 1 Leuciscus cephalus Indigena 1 3 Micropterus salmoides Esotica 2 - Perca fluviatilis Indigena 3 - Pseudorasbora parva Esotica 1 - Sander lucioperca Esotica 1 - Scardinius erythrophtalmus Indigena 4 - Silurus glanis Esotica 1 - Tinca tinca Indigena 1 -

Tabella IV. Specie ittiche presenti nel SIC. I valori numerici riportati rappresentano le

classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante). Cobitis taenia bilineata: il cobite comune, specie endemica e amante dei substrati sabbiosi, risulta raro nel SIC nonostante vi siano ambienti teoricamente vocati ad ospitarlo. Leuciscus souffia muticellus: sorprende la rilevazione della specie all’interno del SIC. La popolazione di vaironi rinvenuta risulta altamente localizzata e isolata dalle altre popolazioni del bacino. Tale situazione esprime allo stesso tempo pregio e vulnerabilità. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le

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popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è discretamente presente. Esox lucius: Tra le specie ittiche importanti presenti nel SIC è da annoverare il luccio. L’osservazione di foto di lucci catturati nella Lanca di Soltarico e relative agli anni passati mette in luce la presenza sia di individui con fenotipo riconducibile alle popolazioni autoctone sia di soggetti esotici. Padogobius martensii: il ghiozzo padano è un endemismo dell’Italia settentrionale che risulta presente nel SIC esclusivamente nella roggia immissaria della Lanca di Soltarico. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame tuttavia la sua presenza è alquanto sporadica. Rhodeus amarus: Il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è abbondante nel SIC. Tale presenza non deve essere considerata positivamente in quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Abramis brama: l’abramide è un ciprinide d’oltralpe introdotto ai fini alieutici nella Lanca di Soltarico. La specie rappresenta il gruppo dominante in termini di numerosità. Ameiurus melas: il pesce gatto, specie esotica di origine americana, è stato censito nella roggia immissaria. La densità è risultata buona. La totalità dei pesci censiti è riconducibile alle prime classi di età. Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e alla diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel SIC la specie è presente, anche se rara. Carassius auratus: la specie, esotica non recente, è discretamente presente nella Lanca di Soltarico. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. E’ stata censita nella Lanca di Soltarico. Gobio gobio: il gobione, specie indigena tipica degli ambienti lotici, è abbondante nella roggia immissaria e raro all’interno della Lanca di Soltarico. Lepomis gibbosus: il persico sole è una specie esotica relativamente dannosa in quanto risulta vorace nei confronti di uova e avannotti di specie ittiche che depongono lungo il perimetro di lanche o canali. All’interno della Lanca è abbondante, mentre è più raro nella roggia immissaria. Leuciscus cephalus: il cavedano è ben rappresentato nella roggia immissaria e raro in Lanca. Micropterus salmoides: il persico trota o boccalone è una specie esotica di origine americana discretamente diffusa all’interno del SIC.

270

Perca fluviatilis: il persico reale è un predatore indigeno delle acque interne italiane. Nel sito la specie è molto diffusa. Pseudorasbora parva: la pseudorasbora, piccolo ciprinide di origine asiatica segnalato per la prima volta in Italia nel 1990, è in rapida diffusione nel bacino del Fiume Adda. Tale espansione potrebbe causare sofferenze nelle popolazioni di alborella e di triotto. La specie è rara nella Lanca di Soltarico. Sander lucioperca: il lucioperca o sandra è un predatore esotico proveniente dall’europa continentale che può arrecare notevoli danni alle specie ittiche, in virtù della spiccata ittiofagia. Nel SIC la specie risulta presente da diversi anni. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è molto abbondante all’interno della Lanca di Soltarico. Silurus glanis: Il siluro, specie esotica di provenienza est-europea, è in rapida espansione nel Fiume Adda, secondo un gradiente da Sud verso Nord. La presenza, pur ridotta, in ambienti di Lanca prossimi al capoluogo lodigiano mette in luce il grande potenziale di espansione della specie e al contempo sottolinea i pericoli cui vanno incontro le specie ittiche autoctone. Tinca tinca: la presenza della tinca, specie indigena italiana, è sporadica all’interno della Lanca di Soltarico. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 3 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui 2 endemiche e 1 esotica. Sono inoltre presenti 4 specie ittiche importanti.

• Ricchezza specifica: Lanca di Soltarico Durante i censimenti con elettropesca effettuati da G.R.A.I.A. (2004) sono state osservate 8 specie ittiche, 2 delle quali endemiche, 7 indigene, 4 esotiche non recenti e 2 esotiche recenti. In figura 3 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 3. Ricchezza specifica nella Lanca di Soltarico. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie. Roggia immissaria della Lanca di Soltarico Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca sono state osservate 9 specie ittiche, 3 delle quali endemiche, 3 indigene, 2 esotiche non recenti e 1 esotica recente. In figura 4 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica nel sito in esame.

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individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 4. Ricchezza specifica nella Roggia immissaria della Lanca di Soltarico. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra

la percentuale di specie. • Vulnerabilità dei siti: I principali rischi a carico delle specie pregiate non sono da imputare tanto alle caratteristiche degli ambienti umidi quanto alla diffusione delle specie esotiche. Merita la massima conservazione la roggia che si immette nella Lanca di soltarico in prossimità dell’abitato di Cavenago. La presenza di una popolazione relitta di vairone dovrebbe costituire infatti un importante obiettivo di tutela per il corpo idrico in esame.

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• Indicazioni gestionali: Occorre conservare in buono stato sia la Lanca di Soltarico sia la Roggia che vi si immette. Vanno evitate le semine di specie ittiche o popolazioni alloctone. In particolare vanno abolite le immissioni di lucci acquistati da allevamenti commerciali, in quanto non appartenenti al bacino del Fiume Adda.

273

3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene

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avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la lanca di Soltarico stessa. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato da due operatori nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior

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numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

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Materiale necessario al censimento dei

Ropaloceri Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare la Lycaena dispar.

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• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune indagini a carattere entomologico sono state condotte nell’ambito del progetto LIFE attivo sulla Lanca di Soltarico (Groppali 2004). Nel corso della primavera 2004 sono stati censiti i Lepidotteri Ropaloceri dell’area d’intervento e complessivamente sono state individuate 27 specie (tabella III), fra cui la Lycaena dispar, segnalata con una popolazione consistente (Giampio d’Amico 2004).

Famiglia Specie Direttiva Habitat

Hesperiidae Pyrgus malvoides (89.001.0.012.0) Hesperiidae Carcharodus alceae (89.003.0.012.0) Hesperiidae Ochlodes venatus (89.010.0.001.0) Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) Pieridae Pieris daplidice (89.017.0.004.0) Pieridae Pieris napi (89.017.0.008.0) Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0)

Pieridae Anthocharis cardamines (89.019.0.001.0)

Pieridae Colias crocea (89.020.0.002.0) Pieridae Gonepteryx rhamni (89.021.0.002.0) Lycaenidae Lycaena dispar (89.024.0.002.0) II e IV Lycaenidae Lycaena phlaeas (89.024.0.006.0) Lycaenidae Cupido argiades (89.030.0.002.0) Lycaenidae Celastrina argiolus (89.031.0.001.0) Lycaenidae Plebejus argus (89.037.0.001.0)

Lycaenidae Polyommatus bellargus (89.044.0.002.0)

Lycaenidae Polyommatus icarus (89.044.0.014.0) Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) Nymphalidae Vanessa atalanta (89.047.0.001.0) Nymphalidae Vanessa cardui (89.047.0.002.0) Nymphalidae Aglais urticae (89.049.0.002.0) Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) Nymphalidae Issoria lathonia (89.052.0.001.0) Nymphalidae Melitaea athalia (89.055.0.003.0) Nymphalidae Melitaea didyma (89.055.0.009.0) Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0)

Satyridae Coenonympha pamphilus (89.075.0.009.0)

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0)

Tabella III. Lepidotteri Ropaloceri censiti nel corso della primavera 2004 (D’Amico 2004). Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice

numerico della checklist della Fauna d’Italia.

Bibliografia:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

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- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna. - Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara. - D’Amico G. 2004. Studio preliminare sui Lepidotteri della Lanca di

Soltarico. Relazione finale per il Parco Adda Sud. - Groppali 2004. Progetto LIFE della lanca di Soltarico. Parco Adda Sud,

Conoscere il Parco n° 2. - Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland. - Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship

between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins, London.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 15 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella IV. Si tratta di specie piuttosto comuni e ampiamente distribuite, nessuna di esse è riportata negli allegati della Direttiva CEE 92/43.

Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva habitat

Hesperiidae Ochlodes venatus (89.010.0.001.0) 1-5 Pieridae Papilio machaon (89.012.0.003.0) 1-5 Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 1-5 Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 25-50 Pieridae Colias crocea (89.020.0.002.0) 1-5 Lycaenidae Lycaena phlaeas (89.024.0.006.0) 1-5 Lycaenidae Celastrina argiolus (89.031.0.001.0) 1-5 Lycaenidae Polyommatus icarus (89.044.0.014.0) 1-5 Nymphalidae Vanessa atalanta (89.047.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Melitaea didyma (89.055.0.009.0) 1-5 Nymphalidae Melitaea phoebe (89.055.0.012.0) 1-5 Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0) 10-25 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 5-10

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 5-10

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Tabella IV. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Il dato più interessante, riscontrato nei dati bibliografici, riguarda la presenza di Lycaena dispar, specie di interesse comunitario, inclusa nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43. I censimenti condotti nel corso della primavera 2004 segnalano la specie come comune all’interno del SIC.

• Ricchezza specifica: I dati disponibili sulla presenza di Lepidotteri Ropaloceri alla Lanca di Soltarico sono particolarmente ricchi e interessanti. Infatti è stato possibile integrare i dati di un’uscita sul campo con i risultati di una precedente ricerca. Le 15 specie da noi contattate permettono di confermare una buona parte dei dati bibliografici e di arricchire la lista dei Lepidotteri del SIC di due nuovi elementi: Papilio machaon e Melitaea phoebe. Il macaone (Papilio machaon) è una specie dal volo alto e potente che utilizza diverse specie di Ombrellifere come pianta nutrice, Melitaea phoebe frequenta campi fioriti e spazi aperti (Chinery 1990) e si nutre principalmente di Centaurea spp.. Interessante la diversità riscontrata all’interno della famiglia dei Ninfalidi che frequentano ambienti boschivi o cespugliati: Vanessa atalanta, Polygonia c-album, Melitaea dydima e Apatura ilia, di cui sono stati osservati numerosi individui nei pressi del fiume, probabilmente grazie alla disponibilità di pioppi e salici (Balestrazzi 1988). E’ stata rilevata anche una relativa abbondanza di individui appartenenti a specie generaliste quali Pieris rapae, Coenonympha pamphilus, Polyommatus icarus. • Indicazioni gestionali: Per mantenere ed eventualmente incrementare la popolazione di Lycaena dispar presente nel SIC è opportuna una gestione mirata dei canali irrigui, lungo i quali evitare sia lo sviluppo di una vegetazione a carattere arbustivo, sia uno sfalcio eccessivo della vegetazione erbacea. E’ quindi consigliabile alternare la manutenzione dei diversi tratti di canali o delle due sponde, garantendo sempre la presenza di ambienti idonei a larve e adulti. Molto importante sarebbe attuare le stesse misure di conservazione anche al di fuori dei confini del SIC, così da evitare l’isolamento di questa specie ed eventualmente favorire il collegamento con altre popolazioni limitrofe. Infine si consiglia di monitorare con continuità la presenza di Licena delle paludi nel corso degli anni.

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3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo, e, a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato la riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre, ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

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Specie Allegato II Allegato IV

Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43 Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II)

Specie Habitat Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e

risaie Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenete alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque.

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La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato) e determinati in seguito.

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Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, che ha limitato la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Lanca di Soltarico”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero

dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and

examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of environment quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of

dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

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- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni Edizioni

Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies: behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova.

- Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press. Washington D.C.

- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana, 35. Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 10 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV)

Famiglia Specie

Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Coenagrionidae Ischnura elegans (35.007.0.001.0)

Aeshnidae Boyeria irene (35.014.0.001.0)

Aeshnidae Anax imperator (35.017.0.001.0)

Gomphidae Onychogomphus uncatus (35.022.0.002.0)

Corduliidae Somatochlora metallica (35.026.0.005.0)

Libellulidae Libellula fulva (35.029.0.002.0)

Libellulidae Orthetrum albistylum (33.030.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum cancellatum (35.030.0.004.0)

Libellulidae Crocothemis erythraea (35.031.0.001.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è

stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

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Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Ischnura elegans: molto comune e diffusa, anche se in netto calo; vive sia in acque correnti che stagnanti ed è presente da maggio a settembre inoltrato. Boyeria irene: specie rara e sporadica, di difficile rinvenimento per le abitudini di vita crepuscolari. E’ in forte declino in buona parte del suo areale di distribuzione. E’ da considerarsi vulnerabile. Il periodo di volo va da giugno a settembre. Anax imperator: specie comune e diffusa in pianura, ma in netto calo negli ultimi anni. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Occasionalmente frequenta anche acque debolmente correnti. Il periodo di volo va da maggio a settembre inoltrato. Onychogomphus uncatus: specie generalmente non comune e molto localizzata, anche se negli ultimi anni la sua consistenza è aumentata. Il periodo di attività va da giugno ad agosto. Somatochlora metallica: diffusa ma in rarefazione. Lo sviluppo avviene in acque ferme o debolmente correnti. Il periodo di attività va da giugno a settembre. Libellula fulva: diffusa e frequente, localmente anche abbondante lungo canali, rogge, ruscelli od acque stagnanti. Gli adulti sono in attività da maggio a luglio. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Orthetrum cancellatum: è la specie più comune e diffusa del genere, localmente può essere molto abbondante. Lo sviluppo avviene indifferentemente in acque correnti e ferme. Particolarmente frequente nei mesi estivi. Crocothemis erythraea: frequente e comune, anche se in calo per la scomparsa di ambienti idonei, predilige le acque ferme. Il periodo di attività va da maggio a settembre. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 10 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla

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pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090008 LA ZERBAGLIA

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090008 ha un’estensione di 552 ettari e ricade all’interno dei comuni di Cavenago d’Adda e Turano Lodigiano in Provincia di Lodi, e nel comune di Credera Rubbiano in provincia di Cremona. I confini del SIC coincidono con quelli della Riserva “La Zerbaglia” del Parco Adda Sud (L.R. 22/1994) ed è localizzato entro l’omonima Azienda faunistico-venatoria. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi : • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. I della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides Garzetta Egretta garzetta Airone rosso Ardea purpurea Nibbio bruno Milvus migrans Martin pescatore Alcedo atthis Averla piccola Lanius collurio • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Cormorano Phalacrocorax carbo Airone guardabuoi Bubulcus ibis Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Sparviero Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Falco pescatore Pandion haliaetus Gheppio Falco tinnunculus Lodolaio Falco subbuteo Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Folaga Fulica atra Corriere piccolo Charadrius dubius Piro piro culbianco Tringa ochropus Piro piro piccolo Actitis hypoleucos Gabbiano comune Larus ridibundus Gabbiano reale Larus cachinnans Colombaccio Columba palumbus Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Barbagianni Tyto alba Civetta Athene noctua Rondone Apus apus Gruccione Merops apiaster Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio rosso magg. Dendrocopos major Allodola Alauda arvensis Rondine Hirundo rustica

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Balestruccio Delichon urbica Cutrettola Motacilla flava Ballerina bianca Motacilla alba Scricciolo Troglodytes troglodytes Usignolo Luscinia megarhynchos Saltimpalo Saxicola torquata Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Canapino Hippolais poliglotta Capinera Sylvia atricapilla Pigliamosche Muscicapa striata Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Rigogolo Oriolus oriolus Ghiandaia Garrulus glandarius Gazza Pica pica Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Verzellino Serinus serinus Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta tramite il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto, completata e variata da alcune visite mirate allo scopo di valutare situazioni ambientali particolari. L’indagine si è svolta da inizio Maggio ad inizio Agosto, compiendo un totale di sei visite della durata media di quattro ore; di queste visite due sono state perimetrali, per sopperire al divieto di visitare la lanca posta a valle, e due con il kayak sul fiume Adda. • Aree indagate: Tutto il tratto di fiume Adda compreso nel SIC, la lanca ubicata a monte e le aree agricole, soprattutto quelle perimetrali alla lanca ubicata a valle.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003 Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: Considerando il periodo di indagine, si può affermare che gli elenchi comprendano le specie nidificanti, quelle che frequentano l’area solo per ragioni trofiche o di dormitorio, alcune estivanti (come il Falco pescatore Pandion haliaetus, il Cormorano Phalacrocorax carbo ed il Gabbiano reale Larus cachinnans) ed altre, osservate solo durante l’ultima visita, di passo di ritorno, come il Piro piro piccolo Actitis hypoleucos ed il Piro piro culbianco Tringa ochropus. L’area detiene un ruolo rilevante nella conservazione dell’ornitofauna selvatica e ospita da decenni un’importante Garzaia (censita annualmente), che ha conservato nel tempo una solida e continuativa presenza di Ardeidi (Tabella I).

Anno Nitticora Garzetta A. cinerino

A. rosso A. guardabuoi

S. ciuffetto

2001 160 195 314 28 = = 2002 Non censite ma con presenze molto simili al 2001 2003 160 195 300 30 presente = 2004 Non censite ma con presenze molto simili agli anni precedenti

Tabella 1. Numero delle coppie nidificanti negli ultimi quattro anni, dal Monitoraggio

delle Garzaie effettuato da Parco Adda Sud, Università di Pavia e Regione Lombardia.

Purtroppo negli ultimi anni non è stato possibile entrare in Garzaia per il censimento; comunque, da mie osservazioni personali, si possono confermare presenze molto simili agli anni precedenti, con la riproduzione certa dell’Airone guardabuoi Bubulcus

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ibis e la riproduzione probabile della Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides, la quale si era già riprodotta qui nel 2000. L’elevato pregio naturalistico dell’area è testimoniato da una varietà significativa di ambienti che conferisce al sito un eccellente grado di diversità biologica con conseguente ricchezza ornitologica. Il fiume presenta sponde naturali (dove nidificano il Gruccione Merops apiaster ed il Martin pescatore Alcedo atthis) e ghiareti (dove nidifica il Corriere piccolo Charadrius dubius e si alimentano tutti gli Ardeidi). Si può osservare, mentre passano in perlustrazione, il Nibbio bruno Milvus migrans e, da alcuni anni affezionato estivante, il Falco pescatore Pandion haliaetus. Le lanche di età differente, e quindi in stadi evolutivi molto diversi, ospitano e sono contornate da fitocenosi adatte a favorire in buon numero l’Usignolo Luscinia megarhynchos, la Capinera Sylvia atricapilla, il Picchio verde Picus viridis, il Picchio rosso maggiore Dendrocopos major ed una qualificante presenza di Sparviero Accipiter nisus, di Lodolaio Falco subbuteo e Gheppio Falco tinnunculus. Le lanche, inoltre, durante le stagioni dei passi migratori diventano luoghi di importanza straordinaria per la sosta e lo svernamento: infatti il censimento annuale degli uccelli acquatici svernanti in Lombardia ha sempre rilevato la presenza di migliaia di esemplari di Germano reale Anas Platyrhynchos e centinaia di Alzavole Anas crecca. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono. • Ricchezza specifica: Molto elevata; il divieto di visitare la lanca che ospita la garzaia (ed ipoteticamente un discreto popolamento di appartenenti al genere Acrocephalus) ha influito significativamente sul risultato del censimento. • Vulnerabilità del sito: Se si continuerà a non praticare l’attività venatoria, rimarrà il sito più importante in provincia di Lodi per lo svernamento, soprattutto degli anatidi. • Indicazioni gestionali: Migliorare la qualità agricola, incrementando le colture foraggiere prative, realizzare qualche filare e siepe. Continuare a non praticare l’attività venatoria.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n. 1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1)– tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello (figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica, comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi

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a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a

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preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning15 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion16. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

15 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 16 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia il periodo di tempo ristretto, disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “La Zerbaglia”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, non è stato possibile avere accesso a tutte le aree potenzialmente favorevoli alla presenza di pipistrelli; i censimenti sono stati quindi effettuati nell’area nord-est della sponda lodigiana, per punti d’ascolto sulla riva delle lanche e del fiume Adda e lungo i sentieri e le strade percorribili in macchina, secondo il metodo dei transetti, per un totale di 2,25 km.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “La Zerbaglia” non viene comunque riportata la presenza di nessuna specie di pipistrello.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud.

298

- Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

Risultati: Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “La Zerbaglia”.

Nome scientifico Nome comune

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato Eptesicus serotinus Serotino comune

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri censite nel SIC “La Zerbaglia”. Le

specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere. Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andate incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). All’interno del genere Myotis, la distinzione tra Myotis daubentoni e Myotis capaccinii non può essere effettuata con certezza dalla sola analisi dei sonogrammi; siccome però, nonostante M. daubentoni sia più comune, la presenza di entrambe le specie è possibile, riteniamo importante sottolinearne la probabilità in questa sede. Tuttavia, in mancanza di altre informazioni, nel formulario standard viene segnalato solo Myotis daubentoni.

Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri (AA VV 2003).

Eptesicus serotinus: in Italia la specie è nota per l’intero territorio. Frequenta soprattutto parchi e giardini urbani e preda vari tipi di insetti (soprattutto Lepidotteri e Coleotteri) e talvolta anche Molluschi gasteropodi ed altri insetti di taglia relativamente grande che cattura sul terreno. In Lombardia è specie rarefatta, con popolazioni probabilmente stabili (Prigioni et al. 2001). Conservazione: è sicuramente una tra le specie di Chirotteri meno minacciate; tuttavia è sensibile alle alterazioni degli habitat di caccia e alla diminuzione delle sue

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prede dovuta all’uso di pesticidi, nonché alla riduzione e scomparsa dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento (AA VV 2003).

Myotis daubentoni: specie segnalata in Italia su tutto il territorio, predilige le zone planiziali boscose con presenza di acqua. Di abitudini gregarie, dà vita a colonie generalmente monospecifiche. Si nutre di vari tipi di insetti e addirittura di piccoli pesci che vengono pescati grazie all’uso dei grandi piedi muniti di unghie. Conservazione: la specie è minacciata dalla perdita dei siti di rifugio e di riproduzione estivi, dal disturbo alle colonie durante il periodo invernale, nonché dalle alterazioni negli ambienti di caccia (zone umide, ambienti forestali).

Myotis capaccinii: In Italia è presente su tutto il territorio. E’ specie tipicamente cavernicola, che predilige sia aree carsiche boscose o cespugliose, sia aree alluvionali aperte, purché prossime a fiumi o specchi d’acqua. Si alimenta di insetti in volo, spesso vicino ad ambienti acquatici ed è spesso associato ad altre specie sia di rinolofidi che di vespertilionidi. Conservazione: dato il comportamento gregario ed il legame con l’ambiente cavernicolo, la specie risulta particolarmente minacciata dal disturbo arrecato dall’uomo nei siti ipogei di rifugio, riproduzione e svernamento.

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. Tuttavia, desideriamo sottolineare la possibile presenza di Myotis capaccinii, specie inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE – che, se confermata da ricerche più approfondite, attribuirebbe un notevole valore conservazionistico al SIC, data la rarità della specie a livello europeo e nazionale. Le altre specie censite, al contrario, sono comuni su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presentano problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001).

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo. Questa indicazione riveste particolare valore per il SIC “La Zerbaglia”, in cui è segnalata la possibile presenza di Myotis capaccinii.

300

3.3 Rettili e Anfibi Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21 Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 4 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12 ha/ora) ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta per ciascuno dei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 12 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari e notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stato possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il sito è completamente all’interno di un’Azienda Faunistico-Venatoria che include un lungo tratto di fiume (circa 3 km), molti campi coltivati, pioppeti e un’ampia zona nella provincia di Cremona, perciò l’area da indagare è notevolmente ridotta rispetto ai mq della carta. Inoltre è stato impedito il censimento completo della parte più meridionale, dove è presente la garzaia, ricca di vasche artificiali e morte. La zona censita è occupata prevalentemente da morte, a forma di “U” ricoperte da vegetazione acquatica, intervallate da sentieri e circondate da bosco misto di quercia e olmo, luogo ideale per Anfibi e Rettili. Sono presenti anche campi coltivati a mais e pioppeti, separati da sentieri e canali per l’irrigazione, probabili siti per Anfibi. Un’alneta mista a saliceto divide le due aree a bosco misto lungo la sponda destra dell’Adda. Qui alberi schiantati e rovi offrono rifugi per molti Rettili. Un canale naturale immerso nel bosco, in comunicazione col fiume, è luogo adatto per Anfibi e Rettili legati alla vita acquatica. La parte più meridionale è occupata, fatta eccezione per alcune vasche artificiali e pioppeti, da una grande quantità di acqua ferma, dalla garzaia che ricopre quasi tutta la morta e da un bosco misto fitto e difficilmente praticabile. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

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- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI, S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica GM,

Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W., Donnelly,

M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 9 specie animali: 4 specie di Anfibi e 5 specie di Rettili. Si deve segnalare la presenza di una popolazione di Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta).

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana latastei >20 Amphibia Bufo bufo 1 Amphibia Bufo viridis 2 Amphibia Rana synklepton esculenta >300 Reptilia Lacerta bilineata 26 Reptilia Podarcis muralis 38 Reptilia Coluber viridiflavus 4 Reptilia Natrix natrix 5 Reptilia Natrix tessellata 1

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati.

Anfibi: 27. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una

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striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. Trovati individui adulti e giovani solo nella zona più boscosa a nord, vicino a una grande raccolta d’acqua stagnante. 28. Rospo smeraldino (Bufo viridis Laurenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Nel SIC la presenza è accertata grazie al canto notturno ascoltato nella notte di Aprile nella parte nord in vicinanza della morta. 29. Rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Gli adulti superano spesso i 10 cm di lunghezza, le femmine sono più grandi dei maschi. Ha pupilla orizzontale, pelle molto verrucosa e ghiandole paratiroidi oblique e prominenti. E’ attivo da febbraio a novembre, compie lunghe migrazioni per raggiungere i siti di riproduzione quali vasche, stagni, canali, laghi e paludi, da febbraio a giugno. Notturno, si nasconde di giorno, assume pose caratteristiche se avvicinato da predatori. Incontrato un solo individuo lungo un sentiero vicino al bosco. 30. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Comune lungo tutte le raccolte d’acqua, sulla sponda del fiume e nei canaletti per l’irrigazione.

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Rettili: 33. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia tranne che in Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Individui adulti sono stati avvistati al margine del bosco misto e lungo il sentiero nel tratto di saliceto-alneto.

34. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ stata osservata in tutte le zone dell’area indagata, in tutti gli stadi di vita di entrambi i sessi. 35. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominato Coluber viridiflavus; la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Individui incontrati ai bordi di campi coltivati.

36. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758)

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Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Nel SIC trova l’ambiente ideale per vivere e cacciare. Avvistata in punti diversi nei pressi di raccolte d’acqua.

37. Natrice tassellata (Natrix tessellata Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia, tranne che nelle isole. Serpente di media grandezza, fino a 100 cm, femmine più grandi dei maschi. Presenta una testa appuntita e stretta, una colorazione variabile: da grigio-bruna a giallo-verde, spesso con punteggiature scure regolari sul corpo di grandezza diversa che possono fondersi a formare bande scure sul dorso. Più schiva ed elusiva della biscia dal collare, è la più legata all’acqua tra le natrici: è comune lungo fiumi, canali, rete irrigua minore, meno comune in canneti, paludi e risaie. Rimane in acqua molto a lungo, ha una dieta principalmente a base di pesce, ma occasionalmente preda anche anfibi. Attiva prevalentemente durante il giorno o al crepuscolo nei mesi caldi. Incontrato un solo individuo ai bordi di un piccolo ramo d’acqua immerso nel bosco misto e vicino alla sponda del fiume. 38. Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta Schoepff, 1792) E’ una tartaruga originaria del nord America frequentatrice di grandi corsi d’acqua. Gli habitat ideali sono: lanche, paludi, acqua lentica con una ricca vegetazione sommersa. La prima segnalazione risale al 1975, la sua presenza è accertata in zone umide planiziali, pedemontane, nelle raccolte d’acqua urbane e periurbane in seguito all’abbandono progressivo di questi animali. In Lombardia è stata accertata l’acclimatazione e il successo riproduttivo. Tartaruga che raggiunge i 28 cm di lunghezza nelle femmine e 21 cm i maschi; si riconosce per un striscia rossa dietro l’occhio, ha una dieta onnivora. La sottospecie è stata inserita negli elenchi CITES e nei paesi dell’Unione Europea è in vigore il blocco delle importazioni dal 1997. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Il sito gode di un buon valore conservazionistico in quanto ospita specie di Anfibi che meritano attenzione e protezione, oltre alla Rana di Lataste (Rana Latastei) già inclusa nell’Allegato II della Direttiva, anche il Rospo comune (Bufo bufo), diventato ormai raro nel territorio lombardo.

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Anche le specie di Rettili incontrate sono elencate nell’Allegato IV della Direttiva ed esistono segnalazioni di Testuggine palustre europea (Emys orbicularis) ad indicare la buona qualità del sito in esame. • Ricchezza specifica: Vivono 4 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la Provincia di Lodi: Rospo smeraldino (Bufo viridis), Rospo comune (Bufo bufo), Rana di Lataste (Rana latastei), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 5 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix), Natrice tassellata (Natrix tessellata). • Vulnerabilità dei siti: Il sito indagato risulta ben conservato, senza particolari problemi ad oggi evidenti, inoltre non viene praticata attività venatoria da molto tempo, perciò non sembra sussistere pericolo di inquinamento e disturbo, tuttavia l’assenza di raganella (Hyla intermedia) potrebbe essere un segnale di disagio. L’immissione a fini piscatori di specie ittiche alloctone, o in numero troppo elevato, aumenta improvvisamente il numero di predatori di uova e larve di Anfibi. • Indicazioni gestionali: Introdurre un maggior numero di siepi e arbusti per creare una miglior fascia ecotonale tra un habitat e l’altro per favorire la popolazione di Rettili, in particolare di Sauri. Evitare l’introduzione di pesci nei canali minori per favorire un ritorno di specie anfibie. Limitare le immissioni di fauna alloctona di ogni taxon, in particolare della Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta), già presente con un discreto numero. 3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus Barbus barbo E II,V LR III

307

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 plebejus plebejus comune Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D) Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. L’eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

308

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat” Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca. In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC.

309

− Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea

310

teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sulla base delle consistenze numeriche censite è stata prevista l’indicazione di una scala di abbondanze (1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante). Sono inoltre stati raccolti i valori biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche. Corsi d’acqua di medie e grandi dimensioni La presenza di dati relativi a censimenti recenti (G.R.A.I.A., 2004) ha reso non necessaria l’esecuzione di attività di campionamento in tratti fluviali di dimensioni medie o grandi. Nell’interpretazione dei dati bibliografici si è tuttavia dovuto tenere conto della tendenza alla fuga di alcune specie ittiche (quali la savetta, il pigo ed il temolo) durante le fasi di avvicinamento di una imbarcazione o degli operatori. Tali specie sono difficilmente catturabili mediante elettropesca quando dispongono di spazi aperti. Per tale motivo, nel caso di carenza di dati specifici, si è fatto ricorso alle tecniche alternative di rilevazione riportate nel paragrafo seguente. Tecniche alternative di rilevazione Al fine di integrare le informazioni provenienti dalla bibliografia e dai censimenti con elettrostorditore si è ritenuto opportuno considerare anche i dati provenienti dai censimenti visivi, dall’analisi dei cestini dei pescatori dilettanti, dai tesserini segnacatture (appositamente predisposti dall’Amministrazione provinciale di Cremona e già utilizzati da un gruppo selezionato di pescatori dilettanti) e dalle interviste sul pescato. In aggiunta a quanto sopra esposto è stato possibile completare il quadro dei dati ittici mediante analisi dei risultati di censimenti visivi recenti della fauna ittica o dei “segni” (es. nidi di trota) della stessa. • Aree indagate: Le aree oggetto di indagine hanno compreso: il Fiume Adda, in aree limitrofe al SIC (tratti nei pressi di Cascina Giulia e di Cascina Guastimone); la Roggia in località Cascina Zerbaglia; la Lanca in località Cascina Cantarana.

Figura 1. Fiume Adda all’interno del SIC.

311

Figura 2. Roggia in località Cascina Zerbaglia

312

Figura 3. Visione della Lanca in località Cascina Cantarana

• Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− G.R.A.I.A., 2004. Monitoraggio degli ambienti acquatici e della fauna ittica del

Parco Adda Sud. Stato della popolazione di trota marmorata e delle altre specie ittiche presenti nel Parco. Parco Adda Sud, 252 pp.

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Lombardi C. e Rossi S., 2004. Progetto di conservazione della trota

marmorata nel Fiume Adda sublacuale. Risultati della stagione 2003/04. Provincia di Cremona, 75 pp.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

313

Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite. I dati della tabella costituiscono una sintesi delle informazioni fornite da varie ricerche (G.R.A.I.A., 2004; attuale ricerca). Con P si indicano le specie di cui non si hanno informazioni aggiuntive alla semplice presenza.

Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine Adda Roggia Zerbaglia Lanca

Cantarana Acipenser naccarii Endemica P - - Barbus plebejus Endemica 3 - - Chondrostoma soetta Endemica P - - Cottus gobio Indigena 1 - - Leuciscus souffia muticellus Endemica 2 - - Rutilus pigus Endemica P - - Salmo (trutta) marmoratus Endemica P - -

Altre specie importanti Specie Origine Adda Roggia Zerbaglia Lanca

Cantarana Alburnus alburnus alborella Endemica 2 2 1 Padogobius martensii Endemica 2 1 - Rutilus erythrophtalmus Endemica 1 2 - Thymallus thymallus Indigena P - -

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine Adda Roggia Zerbaglia Lanca

Cantarana Rhodeus amarus Esotica 1 2 2

Altre specie ittiche Specie Origine Adda Roggia Zerbaglia Lanca

Cantarana Ameiurus melas Esotica - 1 2 Anguilla anguilla Indigena 1 1 - Barbus barbus Esotica - 1 - Carassius auratus Esotica - 4 2 Cyprinus carpio Esotica - 1 1 Gobio gobio Indigena - 2 - Lepomis gibbosus Esotica 1 2 4 Leuciscus cephalus Indigena 4 3 - Perca fluviatilis Indigena 1 - - Phoxinus phoxinus Indigena 1 - - Pseudorasbora parva Esotica - 2 4 Scardinius erythrophtalmus Indigena 1 - 2 Silurus glanis Esotica 1 1 - Tinca tinca Indigena 1 1 -

Tabella IV. Specie ittiche presenti nel SIC. I valori numerici riportati rappresentano le

classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante). Acipenser naccarii: lo storione cobice risulta presente nel Fiume Adda. Non si hanno informazioni sulla consistenza numerica o sulla struttura della popolazione della specie nel sito in esame.

314

Barbus plebejus: il barbo comune è ben rappresentato lungo l’asta principale del Fiume Adda. La specie risulta comunque a rischio di contrazione, a seguito della presenza del barbo europeo, censito nel SIC. Chondrostoma soetta: pur confermando la presenza della specie nel SIC, resta da analizzare lo stato quantitativo e la struttura delle popolazioni. Cottus gobio: lo scazzone è presente nel tratto di Fiume Adda compreso nel SIC. L’area esaminata costituisce il limite inferiore di distribuzione della specie nel bacino dell’Adda. Leuciscus souffia muticellus: il vairone è ancora discretamente presente nel Fiume Adda, anche se i valori di densità sono in calo rispetto ai tratti a monte. Rutilus pigus: il pigo è un endemismo presente esclusivamente lungo l’asta fluviale. Non sono state effettuate catture con l’elettropesca. I dati di presenza a disposizione fanno riferimento a tecniche alternative di rilevamento, quali le interviste ai pescatori. Salmo (trutta) marmoratus: la specie, nell’ultimo biennio, appare in forte contrazione. Il numero di deposizioni censite nell’area che comprende anche il SIC evidenziano un calo del numero di riproduttori. Tale dato sembra essere associato sia a problemi di siccità e surriscaldamento delle acque, sia all’espansione verso monte del siluro. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è discretamente presente. Padogobius martensii: il ghiozzo padano è un endemismo dell’Italia settentrionale che risulta presente nel SIC sebbene con popolazioni non molto abbondanti. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame è presente con popolazioni di entità discreta. Unica eccezione la Lanca in località Cascina Cantarana, che pur potenzialmente adatta ad ospitare la specie, ne risulta inspiegabilmente priva. Nel corpo idrico citato il triotto sembra essere stato sostituito da un ciprinide esotico, la pseudorasbora. Thymallus thymallus: lo stato delle popolazioni di temolo appare drammatico. Le segnalazioni di catture sono molto sporadiche. La specie, pur presente, è a serio rischio di estinzione locale. Rhodeus amarus: Il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è presente con discrete densità nel SIC. Tale presenza non deve essere considerata positivamente in quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Ameiurus melas: il pesce gatto, specie esotica di origine americana, è stato censito nei corpi idrici laterali al Fiume Adda. Discreta risulta la densità nella Lanca in località Cascina Cantarana.

315

Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e alla diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel Fiume Adda è presente, sebbene con numerosità ridotte. Barbus barbus: il rinvenimento di individui appartenenti al barbo europeo all’interno del SIC è particolarmente preoccupante in quanto mette a forte rischio di contrazione le popolazioni endemiche di barbo comune. Lo studio dell’interazione tra le due specie merita di essere approfondito. Carassius auratus: la specie, esotica non recente, è diffusa sia negli ambienti laterali che nel corso principale. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. E’ stata censita nei corsi laterali. Gobio gobio: il gobione, specie indigena tipica degli ambienti lotici, è relativamente raro all’interno del SIC ed è stato censito solo nella Roggia in località Cascina Zerbaglia. Lepomis gibbosus: il persico sole è una specie esotica relativamente dannosa in quanto risulta vorace nei confronti di uova e avannotti di specie ittiche che depongono lungo il perimetro di lanche o canali. All’interno del SIC è dominante, unitamente alla pseudorasbora, nella Lanca in località Cascina Cantarana. Leuciscus cephalus: il cavedano è la specie ittica dominante nel Fiume Adda e risulta discretamente presente anche negli ambienti lotici laterali. Perca fluviatilis: il persico reale è un predatore indigeno delle acque interne italiane. Nel sito la specie è presente sul fiume Adda, con basse numerosità. Phoxinus phoxinus: la sanguinerola è un piccolo ciprinide indigeno che ama le correnti fresche e veloci. E’ ancora presente nel Fiume Adda, anche se con piccole popolazioni. Pseudorasbora parva: la pseudorasbora, piccolo ciprinide di origine asiatica segnalato per la prima volta in Italia nel 1990, è in rapida diffusione nel bacino del Fiume Adda. Tale espansione potrebbe causare sofferenze nelle popolazioni di alborella e di triotto. La specie è dominante nella Lanca in località Cascina Cantarana. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è l’unica specie indigena discretamente presente all’interno della Lanca in località Cascina Cantarana. Silurus glanis: Il siluro, specie esotica di provenienza est-europea, è in rapida espansione nel Fiume Adda, secondo un gradiente da Sud a Nord. La presenza di individui di varie classi di età fa ipotizzare un buon successo riproduttivo. Particolarmente preoccupante è la relazione tra l’aumento dei siluri e la contrazione delle popolazioni di trota marmorata. Tinca tinca: la presenza della tinca, specie indigena italiana, è accertata sul Fiume Adda e sugli ambienti lotici laterali.

316

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 8 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui 6 endemiche, 1 indigena e 1 esotica. Sono inoltre presenti 4 specie ittiche importanti.

• Ricchezza specifica: Fiume Adda Durante i censimenti con elettropesca effettuati da G.R.A.I.A. sono state osservate 14 specie ittiche, 5 delle quali endemiche, 6 indigene, 1 esotica non recente e 2 esotiche recenti. In figura 4 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 4. Ricchezza specifica nel Fiume Adda sulla base dei censimenti G.R.A.I.A., 2004. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in

quella a destra la percentuale di specie. Roggia in località Cascina Zerbaglia Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca (16/06/04) sono state osservate 15 specie ittiche, 3 delle quali endemiche, 4 indigene, 4 esotiche non recenti e 4 esotiche recenti. In figura 5 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica nel sito in esame.

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Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 5. Ricchezza specifica nella Roggia in località Cascina Zerbaglia. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra

la percentuale di specie. Lanca in località Cascina Cantarana Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della ricerca (16/06/04) sono state osservate 8 specie ittiche, 1 delle quali endemica, 1 indigena, 4 esotiche non recenti e 2 esotiche recenti. In figura 6 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

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individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 6. Ricchezza specifica nella Lanca in località Cascina Cantarana. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra

la percentuale di specie.

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• Vulnerabilità dei siti: Il Fiume Adda presenta una situazione accettabile in relazione allo stato di conservazione degli ambienti fluviali. Sussistono problemi di qualità delle acque, che possono compromettere il corretto svolgersi del ciclo vitale delle specie più pregiate. Problemi di surriscaldamento delle acque nei periodi caldi possono portate ad una contrazione delle specie stenoterme fredde. E’ evidente il pericolo della diffusione del siluro, che potrebbe alterare in modo considerevole lo stato delle popolazioni autoctone, attraverso meccanismi di predazione e/o competizione. Tale specie risulta presente e ben strutturata nel sito in esame, non solo nel corso principale ma anche negli ambienti laterali. Da non trascurare nemmeno la problematica relativa alla diffusione del barbo europeo. Nei tratti lombardi del Fiume Po tale specie ha quasi completamente sostituito il barbo comune. Il rinvenimento di alcuni soggetti in un laterale collegato al corso principale mette in luce come la specie esotica di barbo sia in rapida espansione, secondo un gradiente da valle verso monte. La lanca localizzata nei pressi di cascina Cantarana presenta ittiocenosi completamente alterate. Il graduale processo di interramento, nonché l’elevata torbidità dell’acqua dovuta a fioriture algali, sfavoriscono le specie autoctone quali il luccio (non rilevato nel sito nel corso della presente indagine) e agiscono viceversa come fattore positivo per specie alloctone quali la pseudorasbora.

• Indicazioni gestionali: Occorre effettuare controlli periodici della qualità e della temperatura delle acque. Occorre inoltre agire sulle cause degli inquinamenti, che nei tratti a valle di Lodi hanno prevalentemente origine zootecnica e civile. Un monitoraggio degli effluenti e degli immissari è un passo essenziale se si vuole ripristinare un buono stato idroqualitativo nel fiume. E’ ovvio che tale politica di gestione non possa essere attuata limitandosi all’area del SIC, che riceve passivamente da monte le acque inquinate. E’ necessario continuare a raccogliere dati relativi alle deposizioni di trota marmorata, al fine di verificare eventuali inversioni del trend negativo degli ultimi anni. Occorre contenere il problema della diffusione del siluro e delle specie alloctone in generale. In particolare occorre indagare le interazioni tra barbo europeo e barbo comune. Va analizzata in modo più approfondito la situazione quantitativa del pigo, della savetta e dello storione cobice.

319

3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I). .

Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene

320

avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la Lanca di Soltarico. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato da due operatori nel corso di due giornate a distanza di un mese, durante le quali è stata percorsa la parte a nord-ovest del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Purtroppo non è stato possibile accedere al

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settore meridionale dell’area di studio, anche se ritenuto interessante, su base puramente cartografica, dai rilevatori. Il campionamento è stato volutamente ripetuto durante il periodo di volo della seconda generazione di Lycaena dispar, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri

Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali visitabili all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea

adatto ad ospitare la Lycaena dispar.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna.

- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland.

- Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins, London. Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 13 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella III. Si tratta di specie piuttosto comuni e ampiamente distribuite, nessuna di esse è riportata negli Allegati della Direttiva CEE 92/43.

Famiglia Specie Abbondanza (n° individui) Direttiva habitat

Hesperiidae Ochlodes venatus (89.010.0.001.0) 5-10 Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 1-5 Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 25-50 Pieridae Colias crocea (89.020.0.002.0) 5-10 Lycaenidae Celastrina argiolus (89.031.0.001.0) 5-10 Lycaenidae Polyommatus icarus (89.044.0.014.0) 1-5 Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) 5-10 Nymphalidae Vanessa atalanta (89.047.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Vanessa cardui (89.047.0.002.0) 1-5 Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0) 1-5 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 1-5

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 1-5

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia

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Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La Lycaena dispar non è stata contattata e, fra le zone che è stato possibile visitare, non è stato ritrovato nessun ambiente particolarmente adatto da far ipotizzare una sua futura colonizzazione dell’area.

• Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri Ropaloceri osservati nel SIC è risultata abbastanza ricca e articolata, sebbene sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. Molte specie, osservate con una buona frequenza, sono legate alla presenza di boschi e radure: Inachis io, Polygonia c-album, Pararge aegeria, Apatura ilia. Le specie più comuni sono risultate tre Pieridi: Pieris brassicae, Pieris rapae e Colias crocea. Gli unici Licenidi censiti sono: Celastrina argiolus, frequente nei boschi umidi di pianura, e Polyommatus icarus, ubiquitario e facilmente osservabile nei campi o nei prati dove ci sia abbondanza di Leguminose (Balestrazzi 1988).

3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo, e a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato la riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre, ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto.

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Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

Specie Allegato II Allegato IV Sympecma paedisca •

Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43 Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II).

Specie Habitat Sympecma paedisca

Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e risaie

Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato.

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Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenente alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque. La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico, e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito. Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato, il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, limitando la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “La Zerbaglia”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and

examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of environment quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of

dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni Edizioni

Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova.

- Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press. Washington D.C.

- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana, 35. Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 6 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV)

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Famiglia Specie

Calopterygidae Calopteryx splendens (35.001.0.002.0)

Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Coenagrionidae Ischnura elegans (35.007.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum albistylum (35.030.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum cancellatum (35.030.0.004.0)

Libellulidae Orthetrum coerulescens (35.030.0.005.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è

stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia. Calopteryx splendens: specie comune e diffusa nei corsi d’acqua corrente ricchi di vegetazione, occasionalmente anche in acque ferme. Forma spesso colonie molto numerose e sembra tollerare bene le situazioni di moderato inquinamento. Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Ischnura elegans: molto comune e diffusa, anche se in netto calo; vive sia in acque correnti che stagnanti ed è presente da maggio a settembre inoltrato. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Orthetrum cancellatum: è la specie più comune e diffusa del genere, localmente può essere molto abbondante. Lo sviluppo avviene indifferentemente in acque correnti e ferme. Particolarmente frequente nei mesi estivi. Orthetrum coerulescens: La specie meno comune del genere, anche se diffusa ovunque. Lo sviluppo avviene nei più svariati ambienti acquatici. Il periodo di volo va da giugno a settembre. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 6 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità.

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• Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’avvio di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090009 MORTA DI BERTONICO

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090009 ha un’estensione di 80 ettari e ricade interamente all’interno del comune di Bertonico. Il SIC è localizzato entro la Riserva Adda Morta di Bertonico del Parco Adda Sud (L.R. 22/1994) e l’Azienda faunistico-venatoria “Bertonico”. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi : • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. I della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Garzetta Egretta garzetta Airone rosso Ardea purpurea Martin pescatore Alcedo atthis • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Cormorano Phalacrocorax carbo Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Poiana Buteo buteo Gheppio Falco tinnunculus Lodolaio Falco subbuteo Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Rondone Apus apus Gruccione Merops apiaster Picchio verde Picus viridis Picchio rosso magg. Dendrocopos major Cappellaccia Galerida cristata Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Cutrettola Motacilla flava Scricciolo Troglodytes troglodytes Usignolo Luscinia megarhynchos Saltimpalo Saxicola torquata Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Cannaiola Acrocephalus scirpaceus Canapino Hippolais poliglotta Capinera Sylvia atricapilla Pigliamosche Muscicapa striata Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major

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Rigogolo Oriolus oriolus Ghiandaia Garrulus glandarius Gazza Pica pica Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Cardellino Carduelis carduelis Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta tramite il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto. L’indagine si è svolta nei mesi di Giugno e Luglio, con due visite della durata di tre ore ciascuna. • Aree indagate: La lanca ubicata a valle e parzialmente quella a monte. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003. Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

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Risultati: Quest’area SIC, caratterizzata da due estese lanche e da aree agricole interposte a queste, detiene un ottimo livello di diversità biologica, rilevabile grazie ad una pregiata presenza ornitica; quello che più positivamente mi ha impressionato durante le visite di rilevamento dell’ornitofauna è stata la quantità di soggetti appartenenti a specie particolarmente qualificanti: il Martin pescatore Alcedo atthis, il Lodolaio Falco subbuteo presente sicuramente con due o forse tre coppie, il Pigliamosche Muscicapa striata, il Rigogolo Oriolus oriolus. Inoltre, dove si riscontra una discreta superficie a fragmiteto, ecco la Cannaiola Acrocephalus scirpaceus e l’Usignolo di fiume Cettia cetti. Le lanche sono poi importanti luoghi di alimentazione per gli Aironi, che giungono numerosi probabilmente dalla vicina garzaia della Zerbaglia.

Conclusioni: • Valore conservazionistico: Molto buono. • Ricchezza specifica: Buona. • Vulnerabilità del sito: Relativo al tipo di gestione: viene gestito tutto solo a servizio della caccia. • Indicazioni gestionali: Si dovrebbe pensare al patrimonio naturalistico, capirne il valore, ed impostare la gestione per la conservazione di questo. Per la lanca ubicata a valle, sarebbe opportuno includere nel SIC anche la parte agricola, completamente circondata dalla lanca stessa: si eleverebbe il grado di diversità del sito e si valorizzerebbero le zone ecotonali.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n.1016) (Fornasari et al 1997) per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura I. esempio di pipistrello (figura

tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica,

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comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythi Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a

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preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning17 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion18. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

17 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 18 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia il periodo di tempo ristretto disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “Morta di Bertonico”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati per punti d’ascolto sulla riva delle lanche presenti nell’area di studio e lungo tutti i sentieri e le strade percorribili in macchina e comprese nei confini, secondo il metodo dei transetti e per un totale di 2,65 km.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Morta di Bertonico” non viene comunque riportata la presenza di nessuna specie di pipistrello.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud.

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- Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

Risultati: Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “Morta di Bertonico”.

Nome scientifico Nome comune

Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri censite nel SIC “Morta di Bertonico”. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia

e genere. Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andate incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. In generale, la specie censita è comune su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presenta problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001).

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in

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particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo.

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3.3 Rettili e Anfibi

Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton esculenta Allegato E DPR 97/357 Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 3 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12 ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta per ciascuno dei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 9 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stato possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il sito si trova interamente all’interno di un’Azienda Faunistico-Venatoria, ma è gestito da proprietari differenti perciò è stato possibile censire solo una delle due morte, quella più a sud, per un’estensione di circa 40 m2. La morta si estende per quasi tutto il SIC, variando in profondità e larghezza, con ripe a tratti in pendenza e a tratti più dolci, ricoperte da grandi carici e vegetazione acquatica, ambienti adatti alla ricerca dell’erpetofauna. Da entrambe le sponde della morta una fitta vegetazione a bosco misto si sussegue a quella idrofila fino ai bordi dei campi coltivati. Questi habitat sembrano l’ideale come rifugio per i Rettili e gli Anfibi più sciafili. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI,

S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

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- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica GM,

Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W., Donnelly,

M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 10 specie animali: 5 specie di Anfibi e 5 specie di Rettili.

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana latastei 7 Amphibia Hyla intermedia >20 Amphibia Triturus vulgaris 1 Amphibia Bufo bufo 1 Amphibia Rana synklepton esculenta >300 Reptilia Lacerta bilineata 15 Reptilia Podarcis muralis 27 Reptilia Coluber viridiflavus 2 Reptilia Natrix natrix 3 Reptilia Natrix tessellata 1

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati.

Anfibi: 31. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza, con lunghe zampe posteriori. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno.

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Nel sito sono stati trovati individui adulti nella fascia di bosco misto che viene periodicamente allagata quando si regola il flusso d’acqua della morta, per innalzarne il livello durante il periodo venatorio. 32. Tritone punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis Linnaeus, 1758) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in quasi tutta Europa, manca in Italia meridionale e nelle isole. Piccolo animale, fino a 11 cm compresa la coda, femmine giallo-bruno dorsalmente. Più terragnolo dell’altra specie di tritone, si trova in ambienti umidi, coltivi, lettiere di foglie, massi. Si riproduce in acque tranquille e poco profonde, evita zone troppo ombreggiate o troppo soleggiate. Trovato un individuo sul terreno umido del bosco misto che circonda la morta. 33. Rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Gli adulti superano spesso i 10 cm di lunghezza, le femmine sono più grandi dei maschi. Ha pupilla orizzontale, pelle molto verrucosa e ghiandole paratiroidi oblique e prominenti. E’ attivo da febbraio a novembre, compie lunghe migrazioni per raggiungere i siti di riproduzione come vasche, stagni, canali, laghi, paludi, da febbraio a giugno. Notturno, si nasconde di giorno, assume pose caratteristiche se avvicinato da predatori. Nel SIC è stata trovata una sola femmina ai bordi del bosco misto al confine con un campo coltivato. 34. Raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger, 1882) Endemismo italiano, da poco separata dalla specie Hyla arborea, inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia tranne isole e Liguria. Adulti fino 5 cm, colorazione verde brillante con striscia scura dall’occhio lungo i fianchi, gola chiara. Specie termofila e ben adattata all’ambiente terrestre: i giovani si trovano tra l’erba al suolo mentre gli adulti sono arboricoli; vivono in ambienti ricchi di vegetazione con canneti, sui quali si arrampicano grazie ai cuscinetti adesivi discoidali sulla punta delle dita. Si avvicinano all’acqua per la riproduzione, i maschi cantano a scopo territoriale e per attrarre le femmine. La riproduzione avviene da aprile a giugno in raccolte d’acqua soleggiate ricche di vegetazione. Censiti individui al canto nella parte della morta con maggior vegetazione di ninfee del SIC. 35. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Molto comune lungo tutta la morta in tutti gli stadi di vita.

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Rettili: 39. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffuso in tutta Italia tranne la Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Gli individui avvistati nel SIC stazionavano lungo i bordi del bosco o sui sentieri interni meno fitti di vegetazione. 40. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ stata osservata in tutte le zone del SIC, in tutti gli stadi di vita di entrambi i sessi. 41. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominato Coluber viridiflavus; la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Incontrato un individuo ai bordi del bosco misto.

42. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 2001, diffusa in tutta Italia.

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Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Incontrati individui in immersione e nei pressi della morta. 43. Natrice tassellata (Natrix tessellata Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Serpente di media grandezza, fino a 100 cm, femmine più grandi dei maschi. Presenta una testa appuntita e stretta, una colorazione variabile, da grigio-bruna a giallo-verde, spesso con punteggiature scure regolari sul corpo di grandezza diversa, che possono fondersi a formare bande scure sul dorso. Più schiva ed elusiva della biscia dal collare, è la più legata all’acqua tra le natrici; è comune lungo fiumi, canali, rete irrigua minore, meno comune in canneti, paludi e risaie. Rimane in acqua molto a lungo, ha una dieta principalmente a base di pesce, ma occasionalmente preda anche anfibi. Attiva prevalentemente durante il giorno o al crepuscolo nei mesi caldi. Rinvenuto un esemplare morto vicino ai bordi della morta, schiacciato da una macchina agricola. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Il sito possiede un elevato valore conservazionistico grazie alla presenza della Rana di Lataste (Rana latastei), che merita la designazione di zone speciali di conservazione, o di endemismi italiani, come la Raganella italiana (Hyla intermedia), o ancora Anfibi la cui distribuzione in Lombardia è in costante riduzione, quali il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris) e il Rospo comune (Bufo bufo). L’area risulta essere un luogo idoneo anche per Rettili non molto comuni elencati nell’Allegato IV della Direttiva Habitat, come la Natrice tassellata (Natrix tessellata). • Ricchezza specifica: Nel SIC vivono 5 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la Provincia di Lodi: Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), Rospo comune (Bufo bufo), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana di Lataste (Rana latastei), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 5 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix), Natrice tessellata (Natrix tessellata). • Vulnerabilità dei siti: La vegetazione acquatica e di ripa della morta potrebbe invadere il canale favorendo la sua progressiva riduzione e interramento.

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• Indicazioni gestionali: Controllare lo stato della vegetazione acquatica e di ripa contenendola dove necessario. Mantenere una certa stabilità nell’ambiente di sottobosco umido, luogo frequentato dalla Rana di Lataste (Rana latastei). Piantumare arbusti e cespugli ai bordi della zona boscosa per favorire la popolazione di Rettili.

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3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D)

351

Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. La eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat” Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca.

352

In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto un’analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Solo in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sull’entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza

353

calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sulla base delle consistenze numeriche censite e’ stata prevista l’indicazione di una scala di abbondanze (1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante). Sono inoltre stati raccolti i valori biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche.

• Aree indagate: Le aree oggetto di indagine hanno compreso: la seconda Lanca di Bertonico; la Roggia emissaria della prima Lanca di Bertonico.

Figura 1. Visione della seconda Lanca di Bertonico

354

Figura 2. Particolari della Roggia emissaria nei pressi della stazione di censimento ittico

355

• Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite. I dati della tabella costituiscono una sintesi delle informazioni fornite dalla presente ricerca. Con P si indicano le specie di cui non si hanno informazioni aggiuntive alla semplice presenza.

356

Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine II Lanca Bertonico Roggia emissaria I Lanca

Cobitis taenia bilineata Endemica - 1

Altre specie importanti Specie Origine II Lanca Bertonico Roggia emissaria I Lanca

Alburnus alburnus alborella Endemica 3 3 Esox lucius Indigena 1 - Rutilus erythrophtalmus Endemica 4 1

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine II Lanca Bertonico Roggia emissaria I Lanca

Rhodeus amarus Esotica 1 4

Altre specie ittiche Specie Origine II Lanca Bertonico Roggia emissaria I Lanca

Ameiurus melas Esotica - P Anguilla anguilla Indigena 2 - Carassius auratus Esotica 2 2 Cyprinus carpio Esotica 1 - Gobio gobio Indigena 1 1 Lepomis gibbosus Esotica 2 1 Leuciscus cephalus Indigena - 2 Micropterus salmoides Esotica 1 - Pseudorasbora parva Esotica 2 2 Scardinius erythrophtalmus Indigena 2 2 Silurus glanis Esotica P P Tinca tinca Indigena 1 - Tabella IV. Specie ittiche presenti nel SIC. I valori numerici riportati rappresentano le

classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante).

Cobitis taenia bilineata: il cobite comune, specie endemica e amante dei substrati sabbiosi, risulta raro nel SIC. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel sito la specie è discretamente rappresentata. Esox lucius: tra le specie ittiche importanti presenti nel SIC è da annoverare il luccio. Nella lanca di Bertonico sono presenti individui adulti riconducibili alle popolazioni autoctone italiane. Non mancano tuttavia soggetti con fenotipo esotico caratterizzato dalla livrea “a pallini”. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame tuttavia la presenza è molto abbondante in lanca e sufficiente in roggia. Rhodeus amarus: il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è abbondante nel SIC. Tale presenza non deve essere considerata positivamente in

357

quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Ameiurus melas: il pesce gatto, specie esotica di origine americana, è stato censito nella roggia emissaria mediante esame dei cestini dei pescatori. Nulla si può dire oltre al semplice dato di presenza. Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e alla diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel SIC la specie è presente. Nella Lanca di Bertonico è ben rappresentata. Carassius auratus: la specie, esotica non recente, è discretamente presente in tutti i corsi del SIC. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. E’ stata censita nella Lanca di Bertonico. Gobio gobio: il gobione, specie indigena tipica degli ambienti lotici, è presente sia nella roggia emissaria che all’interno della Lanca. In quest’ultima il numero di individui della specie è esiguo. Lepomis gibbosus: il persico sole è una specie esotica relativamente dannosa in quanto risulta vorace nei confronti di uova e avannotti di specie ittiche che depongono lungo il perimetro di lanche o canali. All’interno della seconda Lanca è discretamente presente, mentre è più raro nella roggia emissaria della prima Lanca. Leuciscus cephalus: il cavedano è ben rappresentato nella roggia emissaria. Micropterus salmoides: il persico trota o boccalone è una specie esotica di origine americana. Nel SIC è stato rilevato in Lanca attraverso un unico soggetto di piccole dimensioni. Pseudorasbora parva: la pseudorasbora, piccolo ciprinide di origine asiatica segnalato per la prima volta in Italia nel 1990, è in rapida diffusione nel bacino del Fiume Adda. Tale espansione potrebbe causare sofferenze nelle popolazioni di alborella e di triotto. La specie è discretamente presente in tutti i corsi del SIC. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è discretamente presente in tutti i corsi censiti. Silurus glanis: il siluro, specie esotica di provenienza est-europea, è in rapida espansione nel Fiume Adda, secondo un gradiente da Sud a Nord. La presenza è segnalata dall’esame dei cestini dei pescatori dilettanti (Roggia emissaria) o da interviste (Lanca di Bertonico). Tinca tinca: la presenza della tinca, specie indigena italiana, è sporadica all’interno della Lanca di Bertonico.

358

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 2 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui 1 endemica e 1 esotica. Sono inoltre presenti 3 specie ittiche importanti.

• Ricchezza specifica: Seconda Lanca di Bertonico Durante i censimenti con elettropesca sono state osservate 13 specie ittiche, 2 delle quali endemiche, 5 indigene, 4 esotiche non recenti e 2 esotiche recenti. In figura 3 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 3. Ricchezza specifica nella II Lanca di Bertonico. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie. Roggia emissaria della prima Lanca di Bertonico Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca sono state osservate 10 specie ittiche, 3 delle quali endemiche, 3 indigene, 2 esotiche non recenti e 2 esotiche recenti. In figura 4 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica nel sito in esame.

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0%

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90%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 4. Ricchezza specifica nella Roggia emissaria della I Lanca di Bertonico. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a

destra la percentuale di specie. • Vulnerabilità dei siti: Le caratteristiche attuali degli habitat dovrebbero consentire di mantenere il buono stato delle specie ittiche importanti. La presenza di specie ittiche inserite nell’allegato II della direttiva Habitat è trascurabile (Cobitis taenia bilineata) o nociva (Rhodeus amarus).

• Indicazioni gestionali: Si consiglia di continuare l’attuale politica di gestione dell’Azienda Faunistico Venatoria, che non prevede l’immissione di ittiofauna. Occorre seguire l’eventuale espansione numerica delle specie esotiche, mediante censimenti periodici.

360

3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e

montagna Zerynthia polyxena

Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene

361

avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la Lanca di Soltarico. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e parti superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il

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campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri

Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie; sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare la Lycaena dispar.

363

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna.

- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland.

- Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins,

London. Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 3 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella III. Si tratta di specie piuttosto comuni e ampiamente distribuite, nessuna di esse è riportata negli Allegati della Direttiva CEE 92/43.

Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva habitat

Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 10-25 Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) 1-5 Satyridae Pararge aegeria

(89.076.0.001.0) 1-5

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Le specie rilevate nel SIC Morta di Bertonico sono di scarso valore conservazionistico e generalmente sono stati contattati un ridotto numero di individui, ad eccezione della Cavolaia minore (Pieris rapae). La Lycaena dispar non è stata

364

contattata e non è stato riscontrato nessun ambiente particolarmente adatto da far ipotizzare una sua futura colonizzazione dell’area.

• Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri Ropaloceri è risultata piuttosto semplificata, anche se sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. In particolare Pieris rapae è un Pieride ubiquitario che si nutre prevalentemente di Crucifere, Inachis io un Ninfalide, spesso presente in comunità numerose, che si nutre di ortica e luppolo, Pararge aegeria una specie appartenente alla famiglia dei Satiridi che frequenta il margine dei boschi o le zone ombreggiate, dove ci sia disponibilità di Graminacee (Balestrazzi 1988).

365

3.6 Odonati

Introduzione:

Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo, e, a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato la riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre, ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti per la fase larvale di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

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Specie Allegato II Allegato IV Sympecma paedisca •

Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella 1. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43 Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II).

Specie Habitat Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e

risaie Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate: Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenente alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque.

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La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico e le attività nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito.

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Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, che ha limitato la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Morta di Bertonico”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero

dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and

examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of environment quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation

of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

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- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni Edizioni

Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova.

- Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press. Washington D.C.

- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana, 35. Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 7 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV).

Famiglia Specie

Calopterygidae Calopteryx splendens (35.001.0.002.0)

Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Gomphidae Onycogomphus uncatus (35.022.0.002.0)

Libellulidae Orthetrum albistylum (35.030.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum cancellatum (35.030.0.004.0)

Libellulidae Orthetrum coerulescens (35.030.0.005.0)

Libellulidae Crocothemis erythraea ( 35.031.0.001.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

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Calopteryx splendens: specie comune e diffusa nei corsi d’acqua corrente ricchi di vegetazione, occasionalmente anche in acque ferme. Forma spesso colonie molto numerose e sembra tollerare bene le situazioni di moderato inquinamento. Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Onycogomphus uncatus: specie generalmente non comune e molto localizzata, anche se negli ultimi anni la sua consistenza è aumentata. Il periodo di attività va da giugno ad agosto. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Orthetrum cancellatum: è la specie più comune e diffusa del genere, localmente può essere molto abbondante. Lo sviluppo avviene indifferentemente in acque correnti e ferme. Particolarmente frequente nei mesi estivi. Orthetrum coerulescens: è la specie meno comune del genere, anche se diffusa ovunque; lo sviluppo avviene nei più svariati ambienti acquatici, anche di ridottissime dimensioni. Il periodo di volo va da giugno a settembre. Crocothemis erythraea: frequente e comune, anche se in calo per la scomparsa di ambienti idonei, predilige le acque ferme. Il periodo di attività va da maggio a settembre.

Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 7 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090010 ADDA MORTA

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090010 ha un’estensione di 191 ettari e ricade all’interno dei comuni di Camairago e Castiglione d’Adda in Provincia di Lodi, e nel comune di Formigara in Provincia di Cremona. I confini del SIC coincidono con quelli della Riserva Naturale “Adda Morta” (DCR n. III/1845 del 19 dicembre 1984) del Parco Adda Sud. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. 1 della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides Garzetta Egretta garzetta Airone bianco maggiore Casmerodius albus Airone rosso Ardea purpurea Martin pescatore Alcedo atthis • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Tuffetto Tachybaptus ruficollis Cormorano Phalacrocorax carbo Airone gurdabuoi Bubulcus ibis Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Mestolone Anas clipeata Sparviero Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Gheppio Falco tinnunculus Lodolaio Falco subbuteo Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Folaga Fulica atra Gabbiano comune Larus ridibundus Gabbiano reale Larus cachinnans Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare Streptopelia decaocto Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Civetta Athene noctua Allocco Strix aluco Rondone Apus apus Gruccione Merops apiaster Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio rosso maggiore Dendrocopos major Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Cutrettola Motacilla flava Ballerina bianca Motacilla alba Scricciolo Troglodytes troglodytes

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Usignolo Luscinia megarhynchos Saltimpalo Saxicola torquata Merlo Turdus merula Usignolo di fiume Cettia cetti Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Capinera Sylvia atricapilla Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Pendolino Remiz pendulinus Rigogolo Oriolus oriolus Ghiandaia Garrulus glandarius Gazza Pica pica Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis

Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta tramite il percorso di transetti e l’uso di punti di osservazione ed ascolto, completata e variata da alcune visite mirate, a scopo di valutare alcune situazioni particolari. L’indagine si è svolta da fine Aprile ad inizio Agosto, compiendo sette visite della durata media di circa due ore; una si è svolta dal tramonto finché ha fatto buio.

• Aree indagate: Adda Morta di Castiglione d’Adda, Lanca della Rotta ed una visita lungo il Canale Morto dell’Adda che le collega. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003 Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia , Milano

- Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia animale - Università di Pavia, Regione Lombardia.

- Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

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- Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

- Canova L., Groppali R., Saino N., 1989 - Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi : 151 - 169.

Risultati: Area piuttosto diversificata, considerando che si tratta di un connubio di tre situazioni ambientali differenti, ben collegate bioticamente fra loro: Adda Morta di Castiglione d’Adda: residuo di vecchissimo meandro fluviale, dove è rimasta una lanca residuale ed una discreta formazione boscosa a prevalenza di Ontano nero Alnus glutinosa; le presenze ornitiche si caratterizzano con una prevalenza dei passeriformi, tipici di queste fitocenosi: Usignolo Luscinia megarhynchos, Cinciarella Parus caeruleus, Cinciallegra Parus major, Codibugnolo Aegithalos caudatus; fra i non passeriformi prevalgono numericamente il Germano reale Anas platyrhynchos, e la Gallinella d’acqua Gallinula chloropus. Lanca della Rotta: comprende una piccola ma interessante lanca, con fascia di vegetazione ripariale interessante anche se a tratti troppo esigua, con un isolotto centrale coperto da Pioppi Populus ssp. e Salice bianco Salix alba, ambiente che dimostra una ricchezza ornitologica molto buona: Martin pescatore Alcedo atthis, Sparviero Accipiter nisus, Lodolaio Falco subbuteo, Rigogolo Oriolus oriolus, Picchio verde Picus viridis e, fra gli uccelli acquatici, Airone rosso Ardea purpurea, Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides, Airone guardabuoi Bubulcus ibis, Nitticora Nycticorax nycticorax, Airone cenerino Ardea cinerea e Garzetta Egretta garzetta provenienti da garzaie vicine; si segnalano poi Tuffetto Tachybaptus ruficollis e Folaga Fulica atra. Canale Morto dell’Adda: scorre alla base del gradino morfologico, residuo del vecchissimo meandro, dotato di un buon corredo vegetazionale; tale ambiente si sta dimostrando ottimale per le nidificazioni di Torcicollo Jynx torquilla, Picchio rosso maggiore Dendrocopos major, Martin pescatore Alcedo atthis e Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris. Il SIC è un’area importante anche per lo svernamento: infatti nel giorno di Censimento degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia svolto dallo scrivente, in data 18 Gennaio 2004, si ottenne il seguente risultato: Adda Morta di Castiglione d’Adda: Germano reale Anas platyrhynchos N° 93 Alzavola Anas crecca N° 33 Airone b. m. Casmerodius albus N° 2 Airone cen. Ardea cinerea N° 1 Gallinella d’a. Gallinula chlorops N° 7 Lanca della Rotta: Germano reale Anas platyrhynchos N° 153 Tuffetto Tachybaptus ruficollis N° 1

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Gallinella d’a. Gallinula chloropus N° 2 Airone cen. Ardea cinerea N° 2 Folaga Fulica atra N° 1 Beccaccino Gallinago gallinago N° 4 Gabbiano com. Larus ridibundus N° 11 Gabbiano reale Larus cachinnans N° 1 Nel Dormitorio: Airone guardabuoi Bubulcus ibis N° 110 Garzetta Egretta garzetta N° 90 Airone b.m. Casmerodius albus N° 8 Cormorano Phalacrocorax carbo N° 50 Conclusioni :

• Valore conservazionistico: Molto buono • Ricchezza specifica: Molto buona • Vulnerabilità del sito: Determinata dall’esiguità della superficie e dall’eccessiva vicinanza di attività produttive e di aree residenziali; la Morta di Castiglione si trova stretta fra il centro abitato ed un immenso deserto agricolo. • Indicazioni gestionali: Miglioramento della qualità delle aree circostanti con opere di ripristino ambientale e creazione di filari e siepi nelle aree agricole ora prive di alberi od arbusti per superfici estese centinaia di ettari.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n.1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello

(figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica,

p

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comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV

Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso, la mancanza di mezzi e tempo adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a

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preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning19 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion20. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo:

- transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h;

- punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

19 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 20 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia il periodo di tempo ristretto, disponibile per la realizzazione del censimento, non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “Adda morta”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati per punti d’ascolto sulla riva delle lanche presenti nell’area di studio e lungo tutti i sentieri e le strade percorribili in macchina e comprese nei confini, secondo il metodo dei transetti e per un totale di 1,75 km.

• Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Adda morta” non viene comunque riportata la presenza di nessuna specie di pipistrello.

- AA VV 2002. Atlante della Biodiversità nel Parco Ticino – Edizione 2002.

Elenchi sistematici (Monografie). Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino.

- AA VV 2003. Guida alla Fauna di Interesse Comunitario. Direttiva Habitat

92/43/CEE. Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. - Ahlén L 1990. Identification of bats in flight. Swedish Society for

Conservation of Nature & The Swedish Youth Associaton for Environmental Studies and Conservation. Stockholm. 50 pp.

- Corbet G & Ovenden D 1986. Guida dei Mammiferi d’Europa. Franco

Muzzio. Padova.

- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo. - Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale

Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud.

382

- Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species

(Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

383

Risultati: Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie censite nel corso della presente indagine, all’interno dei confini del SIC “Adda morta”.

Nome scientifico Nome comune

Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato

Tabella II. Elenco delle specie di Chirotteri censite nel SIC “Adda morta”. Le

specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere. Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andati incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). Pipistrellus pipistrellus: è specie generalmente sedentaria, che compie spostamenti dell’ordine di poche decine di chilometri, comune nei boschi di latifoglie più o meno maturi, così come negli ambienti urbani. Si nutre di insetti di piccole dimensioni (falene, moscerini, etc.) che spesso ama cacciare sotto la luce dei lampioni; è diffuso in tutta la regione e le densità maggiori si registrano nelle aree suburbane e agricole (Prigioni et al 2001). Conservazione: è considerata specie vulnerabile in gran parte del suo areale europeo e la principale minaccia è rappresentata dalla distruzione dei rifugi. La presenza di zone umide, dove può svilupparsi una ricca entomofauna, assume particolare importanza dal punto di vista alimentare.

Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Grazie alla sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri (AA VV 2003).

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Conclusioni:

• Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permette di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. In generale, le specie censite sono comuni su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presentano problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001).

• Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo. 3.3 Rettili e Anfibi

Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE), le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva

92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat. • Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che

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richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001

Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton esculenta Allegato E DPR 97/357 Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 7 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta per ciascuno dei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 21 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili, sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stato possibile però l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro

386

avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il SIC si trova all’interno del Parco Adda Sud e non è interessato da Aziende Faunistico-Venatorie. L’area da censire comprende la fascia di territorio a est e ad ovest della lanca, includendo molti coltivi, pioppeti, parte di spiaggia fluviale e tratti di bosco misto, fino ad arrivare alla Lanca della Rotta, dove la lanca aumenta notevolmente di dimensione e profondità, per poi riassottigliarsi prima di concludere il suo percorso nell’Adda. L’ambiente paludoso che si è creato nella prima parte del percorso della lanca sembra ideale come sito di riproduzione per Anfibi e per i Rettili legati alla vita acquatica, mentre le zone ecotonali ai margini del bosco o dei coltivi sono adatti per la ricerca di Rettili. Il canale morto dell’Adda prosegue immerso fra i coltivi, con vegetazione rada, perciò risulta essere di scarso interesse per la ricerca dell’erpetofauna. Infine, la Lanca della Rotta, ricoperta dalla vegetazione acquatica, è un ambiente ideale per Anfibi e grazie alla zona boscosa che la circonda è sito di rifugio per i Rettili. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. & SCALI,

S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M.,

RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica GM,

Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W., Donnelly,

M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 9 specie animali: 4 specie di Anfibi e 5 specie di Rettili. Si deve considerare la segnalazione di

387

Testuggine palustre europea (Emys orbicularis) e il “Progetto Emys”. tutt’ora in corso, del Parco Adda Sud.

Classe Nome scientifico n. individui contattati

Amphibia Rana latastei 60 Amphibia Hyla intermedia >20 Amphibia Bufo viridis 1 Amphibia Rana synklepton

esculenta >500

Reptilia Lacerta bilineata 37 Reptilia Podarcis muralis 78 Reptilia Coluber viridiflavus 4 Reptilia Natrix natrix 5 Reptilia Natrix tessellata 1

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati.

Anfibi: 36. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7.5 cm di lunghezza, con lunghe zampe posteriori. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso. Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. Sono stati trovati individui nella zona iniziale della lanca, dove l’acqua è molto bassa e il substrato è fangoso e un’altra popolazione in un ambiente boscoso, umido, con pozze d’acqua create dallo sradicamento di grossi alberi. 37. Rospo smeraldino (Bufo viridis Lauenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo precipitazioni. Incontrato un solo individuo sulla strada ombreggiata che costeggia la lanca.

388

38. Raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger, 1882) Endemismo italiano, da poco separata dalla specie Hyla arborea, inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia tranne isole e Liguria. Adulti fino 5cm, colorazione verde brillante con striscia scura dall’occhio lungo i fianchi, gola chiara. Specie termofila e ben adattata all’ambiente terrestre: i giovani si trovano tra l’erba al suolo mentre gli adulti sono arboricoli; vivono in ambienti ricchi di vegetazione con canneti, sui quali si arrampicano grazie ai cuscinetti adesivi discoidali sulla punta delle dita. Si avvicinano all’acqua per la riproduzione, i maschi cantano a scopo territoriale e per attrarre la femmina. La riproduzione avviene da aprile a giugno in raccolte d’acqua soleggiate ricche di vegetazione. Censiti al canto pochi esemplari in un solo punto di tutta la lanca. 39. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana di Lessona e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Comune lungo tutta la lanca e nelle rogge ai perimetri dei campi. Rettili: 44. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia tranne la Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Contattato un elevato numero di giovani e adulti, principalmente lungo i sentieri sterrati che conducono ai campi, ma anche nell’erba alta sulla scarpata assolata del terrazzo fluviale. 45. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, generalmente con due bande

389

longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ stata osservata in tutte le zone dell’area indagata, in tutti gli stadi di vita di entrambi i sessi. 46. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali: margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominato Coluber viridiflavus; la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Trovati esmplari adulti alle due estremità della lanca nella zona boscosa. 47. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Contattati sia giovani che adulti in prossimità del corso d’acqua. 48. Natrice tassellata (Natrix tessellata Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Serpente di media grandezza, fino a 100 cm, femmine più grandi dei maschi. Presenta una testa appuntita e stretta, una colorazione variabile: da grigio-bruna a giallo-verde, spesso con punteggiature scure regolari sul corpo di grandezza diversa, che possono fondersi a formare bande scure sul dorso. Più schiva ed elusiva della biscia dal collare, è la più legata all’acqua tra le natrici: è comune lungo fiumi, canali, rete irrigua minore, meno comune in canneti, paludi e risaie. Rimane in acqua molto a lungo, ha una dieta principalmente a base di pesce,

390

ma occasionalmente preda anche anfibi. Attiva prevalentemente durante il giorno o al crepuscolo nei mesi caldi. Incontrato un solo individuo nei pressi della lanca. 49. Testuggine palustre europea (Emys orbicularis Linnaeus, 1758) Specie inserita nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, rarefatta in tutta Italia. Carapace ovale, appena allargato nella parte posteriore e piatto, fino a 20 cm di lunghezza, nero o bruno con tipiche punteggiature gialle anche su collo e zampe. Vive lungo acque ferme o con debole corrente. Le femmine depongono in ambienti cespugliati o aperti, anche in leggera pendenza. Esistono solo segnalazioni occasionali e di individui adulti per questo rettile che sta diminuendo in tutto il territorio padano. Conclusioni: • Valore conservazionistico: L’area indagata offre un buon valore conservazionistico in quanto ospita specie di Rettili e Anfibi inclusi negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat, come la Rana di Lataste (Rana latastei), la Raganella italiana (Hyla intermedia), specie endemica italiana, o la Natrice tassellata (Natrix tessellata), rettile in progressiva diminuzione. Inoltre il luogo sembra essere frequentato anche dalla Testuggine palustre europea (Emys orbicularis). Il sito infatti è stato scelto dal Programma di riqualificazione faunistica per un progetto di reintroduzione e ripopolamento di Emys orbicularis nel Parco Adda Sud. • Ricchezza specifica: Nel SIC vivono 4 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la Provincia di Lodi: Rana di Lataste (Rana latastei), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 5 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis muralis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix), Natrice tassellata (Natrix tessellata). • Vulnerabilità dei siti: La variazione discontinua del livello dell’acqua può causare problemi nei siti di riproduzione degli Anfibi, soprattutto se avviene improvvisamente e nei periodi più critici del ciclo biologico, come la riproduzione e lo stadio larvale. L’inquinamento del corpo idrico causato dai prodotti per il trattamento dei coltivi può minacciare la sopravvivenza di molte specie legate all’acqua. L’abbassamento dell’acqua nel tratto iniziale della lanca può portare all’interramento con conseguente perdita di habitat per le specie anfibie. • Indicazioni gestionali: Controllare il livello dell’acqua lungo tutto il tragitto della lanca. Preservare in particolare i siti di riproduzione dove è presente la Rana di Lataste (Rana latastei). Incentivare un utilizzo di prodotti per l’agricoltura compatibile con l’ambiente circostante.

391

3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D)

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Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. La eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat” Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca.

393

In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone. Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto una analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Sono in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza

394

calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sulla base delle consistenze numeriche censite e’ stata prevista l’indicazione di una scala di abbondanze (1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante). Sono inoltre stati raccolti i valori biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche.

• Aree indagate: Le aree oggetto di indagine hanno compreso: la Lanca della Rotta; il Canale Morto dell’Adda (tratto a monte della lanca di Castiglione; tratto nei pressi di Cascina Santa Maria).

Figura 1. Visione della Lanca della Rotta

395

Figura 2. Canale Morto dell’Adda • Bibliografia e fonti utilizzate:

− G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus). Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite. I dati della tabella costituiscono una sintesi delle informazioni fornite dalla presente ricerca. Con P si indicano le specie di cui non si hanno informazioni aggiuntive alla semplice presenza.

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Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Lanca Rotta Canale Morto Adda

Cobitis taenia bilineata Endemica - 3 Sabanejewia larvata Endemica 1 1

Altre specie importanti Specie Origine Lanca Rotta Canale

Morto Adda Alburnus alburnus alborella Endemica 1 2 Padogobius martensii Endemica 1 2 Rutilus erythrophtalmus Endemica 1 1

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine Lanca Rotta Canale

Morto Adda Rhodeus amarus Esotica 2 1

Altre specie ittiche Specie Origine Lanca Rotta Canale

Morto Adda Abramis brama Esotica 1 - Anguilla anguilla Indigena 1 1 Carassius auratus Esotica 1 2 Cyprinus carpio Esotica 1 2 Esox lucius* Esotica* P - Gambusia holbrooki Esotica 1 1 Gobio gobio Indigena 1 4 Lepomis gibbosus Esotica 4 1 Leuciscus cephalus Indigena 2 2 Micropterus salmoides Esotica 2 - Perca fluviatilis Indigena 2 - Pseudorasbora parva Esotica 4 2 Scardinius erythrophtalmus Indigena 2 1 Silurus glanis Esotica P - Tabella IV. Specie ittiche presenti nel SIC. I valori numerici riportati rappresentano le

classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante). Cobitis taenia bilineata: il cobite comune, specie endemica e amante dei substrati sabbiosi, risulta abbondante e con popolazioni strutturate nel Canale Morto dell’Adda. Sabanejewia larvata: cobitide endemico dell’Italia settentrionale, è specie poco conosciuta. I dati sulla distribuzione sono frammentari. A conseguenza di ciò la specie dovrebbe continuare ad essere oggetto di forme di tutela. Nel sito il cobite mascherato è presente con numerosità relativamente basse. Le popolazioni appaiono tuttavia ben strutturate. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nel Canale Morto la specie è discretamente presente, mentre nella Lanca della Rotta è rara.

397

Padogobius martensii: il ghiozzo padano è un endemismo dell’Italia settentrionale che risulta presente in tutto il SIC, con abbondanze maggiori nel Canale Morto dell’Adda. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame tuttavia la presenza è sporadica. Rhodeus amarus: Il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è stato censito nel SIC. Tale presenza non deve essere considerata positivamente in quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Abramis brama: l’abramide è un ciprinide d’oltralpe introdotto ai fini alieutici. La specie è rappresentata nella Lanca della Rotta. Anguilla anguilla: la specie è indigena in Italia e ha subito una contrazione numerica a seguito della presenza di sbarramenti lungo i fiumi e alla diffusione di specie esotiche quali il siluro. Nel SIC la specie è presente, anche se rara. Carassius auratus: la specie, esotica non recente, è discretamente presente in tutto il SIC. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. E’ stata censita in tutto il SIC, con individui sia adulti che giovani. Esox lucius: i soggetti di luccio visionati nel corso del marzo 2003 e provenienti dalla Lanca della Rotta presentavano fenotipo alloctono con la caratteristica livrea a pallini chiari su sfondo scuro. Pertanto si è ritenuto di inserire la specie non tra le importanti ma tra le esotiche. Per invertire la tendenza in atto occorre interrompere le immissioni di lucci di provenienza est europea e ripopolare la lanca esclusivamente con materiale autoctono proveniente dal bacino del Fiume Adda. Gambusia holbrooki: la gambusia, introdotta in Italia nel 1922 per combattere la malaria, è una specie esotica di origine americana che risulta diffusa nel SIC, con numerosità modeste. Gobio gobio: il gobione, specie indigena tipica degli ambienti lotici, è abbondante nel Canale Morto dell’Adda e raro all’interno della Lanca della Rotta. Lepomis gibbosus: il persico sole è una specie esotica relativamente dannosa in quanto risulta vorace nei confronti di uova e avannotti di specie ittiche che depongono lungo il perimetro di lanche o canali. All’interno della Lanca della Rotta è dominante, mentre è più raro nel Canale Morto dell’Adda. Leuciscus cephalus: il cavedano è presente in tutto il SIC con popolazioni strutturate. Micropterus salmoides: il persico trota o boccalone è una specie esotica di origine americana discretamente diffusa nella Lanca della Rotta.

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Perca fluviatilis: il persico reale è un predatore indigeno delle acque interne italiane. Nel sito la specie è stata rinvenuta, con discrete numerosità, all’interno della Lanca della Rotta. Pseudorasbora parva: la pseudorasbora, piccolo ciprinide di origine asiatica segnalato per la prima volta in Italia nel 1990, è in rapida diffusione nel bacino del Fiume Adda. Tale espansione potrebbe causare sofferenze nelle popolazioni di alborella e di triotto. La specie è dominante nella Lanca della Rotta e discretamente presente nel Canale Morto dell’Adda. Scardinius erythrophtalmus: la scardola è discretamente presente all’interno del SIC. Silurus glanis: Il siluro, specie esotica di provenienza est-europea, è in rapida espansione nel Fiume Adda, secondo un gradiente da Sud a Nord. La presenza nel Canale Rotta è stata segnalata da una cattura eseguita nel 2003 nel corso delle attività di contenimento della specie. Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 3 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui 2 endemiche e 1 esotica. Sono inoltre presenti 3 specie ittiche importanti.

• Ricchezza specifica: Lanca della Rotta Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca sono state osservate 17 specie ittiche, 4 delle quali endemiche, 5 indigene, 5 esotiche non recenti e 3 esotiche recenti. In figura 3 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 3. Ricchezza specifica nella Lanca della Rotta. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie.

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Canale Morto dell’Adda Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca sono state osservate 15 specie ittiche, 5 delle quali endemiche, 4 indigene, 4 esotiche non recenti e 2 esotiche recenti. In figura 4 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica nel sito in esame.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 4. Ricchezza specifica nel Canale Morto dell’Adda. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la percentuale di

specie. • Vulnerabilità dei siti: Le caratteristiche attuali degli habitat dovrebbero consentire il buono stato di conservazione delle specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat e presenti nel SIC. Permangono alcune perplessità sulla situazione idroqualitativa dei corpi idrici, penalizzata dalla presenta di scarichi localizzati appena a valle della Morta di Castiglione e confluenti nel Canale Morto dell’Adda. In figura 5 è possibile intuire visivamente il livello qualitativo delle acque di scarico.

Figura 5. scarico nei pressi del Canale Morto dell’Adda.

• Indicazioni gestionali:

400

La conservazione degli ambienti fluviali dovrebbe garantire di per sé la tutela delle specie ittiche inserite nella Direttiva Habitat o comunque importanti. Occorre migliorare il livello idroqualitativo delle acque riducendo l’impatto degli scarichi eventualmente presenti. In relazione alle pratiche di immissione di fauna ittica, andrebbero dapprima valutate e operate con criterio scientifico, al fine di evitare l’introduzione di specie o popolazioni alloctone. In particolare, poiché i pochi soggetti di luccio presenti nel SIC sono da ricondurre a ceppi d’oltralpe, andrebbe dapprima interrotta la pratica di acquisto da allevamenti commerciali e in seguito andrebbe attuata una politica di ripopolamento che utilizzi in via esclusiva riproduttori appartenenti a popolazioni autoctone del bacino del Fiume Adda.

3.5 Lepidotteri Ropaloceri Introduzione: Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati, dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

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Specie Habitat Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e montagna Zerynthia polyxena Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la Lanca di Soltarico. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere, e parti superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono, singolarmente o in piccoli gruppi, uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

402

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

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Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitare la Lycaena dispar. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna.

- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland.

- Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship

between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins,

London.

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Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 7 specie di Lepidotteri Ropaloceri riportate in tabella III. Si tratta di specie piuttosto comuni e ampiamente distribuite, nessuna di esse è riportata negli Allegati della Direttiva CEE 92/43.

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico

è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

Famiglia Specie Abbondanza (n° individui)

Direttiva habitat

Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 5-10 Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 10-25 Lycaenidae Lycaena phlaeas (89.024.0.006.0) 1-5 Nymphalidae Brenthis daphne (89.053.0.001.0) 1-5 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 1-5

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 1-5 Satyridae Lasiommata megera (89.077.0.003.0) 1-5

405

Conclusioni: • Valore conservazionistico: Le specie rilevate nel SIC Adda Morta sono di scarso valore conservazionistico e generalmente sono stati contattati un ridotto numero di individui, ad eccezione della Cavolaia minore (Pieris rapae) e della Cavolaia maggiore (Pieris brassicae). La Lycaena dispar non è stata contattata e non è stato ritrovato nessun ambiente particolarmente adatto da far ipotizzare una sua futura colonizzazione dell’area.

• Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri Ropaloceri è risultata piuttosto semplificata, anche se sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. Possono essere considerate specie generaliste adattate a numerosi habitat: Pieris brassicae, Pieris rapae, Coenonympha pamphilus. Lasiommata megera e Pararge aegeria sono state contattate al margine dei boschi idrofili e le piante nutrici sono prevalentemente Graminacee; Bretnhis daphne è una specie legata alla presenza dei rovi che ama località aperte e ben soleggiate. Infine Lycaena phlaeas è uno dei Licenidi più diffusi che si adatta molto bene ad ogni tipo di ambiente, le sue piante nutrici sono Rumex acetosa e Polygonum spp. (Balestrazzi 1988).

3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo e, a volte, delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato la riduzione e, a volte, la scomparsa, di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre ovviamente alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale, esigendo infatti, per la fase larvale, di buona qualità delle acque e di presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e in fase adulta di un buon corredo vegetazionale, per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) e alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992).

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Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’Insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica, da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva che cresce compiendo diverse mute, il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese a uno o più anni. Terminata la crescita larvale l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

Specie Allegato II Allegato IV Sympecma paedisca •

Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisii • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43 Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (tabella II)

Specie Habitat Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e

risaie Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

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Specie indagate:

Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenete alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque. La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni, spesso datate, in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico, e le attività

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nautiche, che causano una maggiore torpidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito. Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato il classico retino da macrobenthos per la raccolta e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, limitando la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Adda Morta”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stanziano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua.

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• Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero

dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

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- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of

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- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators

of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni

Edizioni Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova. - Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata)

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- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

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- Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata) assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana,

35. Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

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Risultati:

Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 12 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV)

Famiglia Specie

Calopterygidae Calopteryx splendens (35.001.0.002.0) Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Coenagrionidae Ischnura elegans (35.007.0.001.0)

Coenagrionidae Coenagrion puella (35.010.0.005.0)

Aeshnidae Anax imperator (35.017.0.001.0)

Gomphidae Onychogomphus uncatus ( 35.022.0.002.0)

Libellulidae Libellula fulva (35.029.0.002.0)

Libellulidae Orthetrum albistylum (35.030.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum cancellatum (35.030.0.004.0)

Libellulidae Orthetrum coerulescens (35.030.0.005.0)

Libellulidae Crocothemis erythraea (35.031.0.001.0)

Libellulidae Sympetrum pedemontanum (35.032.0.006.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia. Calopteryx splendens: specie comune e diffusa nei corsi d’acqua corrente ricchi di vegetazione, occasionalmente anche in acque ferme. Forma spesso colonie molto numerose e sembra tollerare bene le situazioni di moderato inquinamento. Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Ischnura elegans: molto comune e diffusa, anche se in netto calo; vive sia in acque correnti che stagnanti ed è presente da maggio a settembre inoltrato. Coenagrion puella: estremamente comune fino a non molti anni fa, risulta comune, anche se in netto calo. Presente da maggio a settembre, predilige acque stagnanti o debolmente correnti. Anax imperator: specie comune e diffusa in pianura, ma in netto calo negli ultimi anni. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Occasionalmente frequenta anche acque debolmente correnti. Il periodo di volo va da maggio a settembre inoltrato. Onychogomphus uncatus: Specie generalmente non comune e molto localizzata, anche se negli ultimi anni la sua consistenza è aumentata. Il periodo di attività va da giugno ad agosto.

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Libellula fulva: diffusa e frequente, localmente anche abbondante lungo canali, rogge, ruscelli od acque stagnanti. Gli adulti sono in attività da maggio a luglio. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Orthetrum cancellatum: è la specie più comune e diffusa del genere, localmente può essere molto abbondante. Lo sviluppo avviene indifferentemente in acque correnti e ferme. Particolarmente frequente nei mesi estivi. Orthetrum coerulescens: è la specie meno comune del genere, anche se diffusa ovunque; lo sviluppo avviene nei più svariati ambienti acquatici, anche di ridottissime dimensioni. Il periodo di volo va da giugno a settembre. Crocothemis erythraea: frequente e comune, anche se in calo per la scomparsa di ambienti idonei, predilige le acque ferme. Il periodo di attività va da maggio a settembre. Sympetrum pedemontanum: Specie inconfondibile, per la fascia bruna che attraversa le quattro ali e che la distingue da tutte le congeneri. Lo sviluppo avviene in acque stagnanti o in piccoli canali a debole corrente e ricchi di vegetazione. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 12 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui, in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.

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IT2090011 BOSCO VALENTINO

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1. Inquadramento dell’area Il sito IT2090011 ha un’estensione di 48 ettari e ricade all’interno dei comuni di Cavacurta e Camairago. Il SIC è localizzato entro la Riserva del Bosco Valentino del Parco Adda Sud (L.R. 22/1994) e l’Azienda faunistico-venatoria “Tenuta del Boscone”. Gestione: L’Ente gestore del sito è il Consorzio di Gestione del Parco Adda Sud (L.R. 81/1983); il sito è evidenziato in rosso nella cartografia sottostante.

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3.1 Uccelli Specie indagate: Specie ornitiche rilevate durante il periodo di studio e monitoraggio, elencate in ordine sistematico, presentate in due gruppi: • Indicatrici: Elenco specie contenute nell’All. 1 della Dir. 79/409/CEE. Nitticora Nycticorax nycticorax Garzetta Egretta garzetta Airone rosso Ardea purpurea Martin pescatore Alcedo atthis • Altre specie: Elenco di tutte le altre specie; ne include alcune di grande interesse conservazionistico e spiccate caratteristiche di bioindicazione.

Airone cenerino Ardea cinerea Germano reale Anas platyrhynchos Sparviero Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Lodolaio Falco subbuteo Gallinella d’acqua Gallinula chloropus Colombaccio Columba palumbus Tortora Streptopelia turtur Cuculo Cuculus canorus Gruccione Merops apiaster Picchio verde Picus viridis Picchio rosso magg. Dendrocopos major Rondine Hirundo rustica Cutrettola Motacilla flava Scricciolo Troglodytes troglodytes Usignolo Luscinia megarhynchos Merlo Turdus merula Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Capinera Sylvia atricapilla Pigliamosche Muscicapa striata Codibugnolo Aegithalos caudatus Cinciarella Parus caeruleus Cinciallegra Parus major Rigogolo Oriolus oriolus Cornacchia grigia Corvus corone cornix Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Cardellino Carduelis carduelis

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Metodi: • Metodo di censimento: L’attività di monitoraggio si è compiuta nel mese di Luglio, con un'unica visita all’interno del sito della durata di sei ore; tale uscita è stata preceduta da due visite perimetrali esterne nei mesi di Maggio e Giugno, che hanno consentito di agire sul confine dell’area SIC.

• Aree indagate: Tutta l’area del SIC. • Bibliografia e fonti utilizzate:

Rubolini D., Fasola M., Vigorita V., Cucé L. 2003. Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2003. Regione Lombardia, Milano

Fasola M. 2001. Monitoraggio delle Garzaie Lombarde a fini di

conservazione. Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

Fasola M. 2002. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

Fasola M. 2003. Monitoraggio delle garzaie a fini di conservazione.

Popolazioni nidificanti. Dipartimento di Biologia Animale - Università di Pavia, Regione Lombardia

Brichetti P., Fasola M. (redattori), 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in

Lombardia 1983 - 1987. Ramperto, Brescia: 158 - 167.

Canova L., Groppali R., Saino N., 1989. Gli uccelli del Parco Naturale Adda Sud. I Libri del Parco Adda Sud 1. Senzalari, Lodi: 151 - 169.

Risultati: L’area del SIC include solo la lanca ed i boschi riparali che, nonostante si attestino come gli ambienti più interessanti di tutta la località sotto l’aspetto ecologico, pecca in termini di estensione (lunga longitudinalmente, ma strettissima lateralmente) e perde la componente diversificativa tipica degli agrosistemi; inoltre si è notato che in questa già stretta striscia le attività antropiche che vi si svolgono si concentrano in modo accentuato proprio nelle zone marginali, disturbando e penalizzando particolarmente le zone di confine e quindi gli ecotoni. Opportuno sarebbe includere nel SIC almeno l’area agricola centrale, interamente circondata dalla lanca. Gli elenchi delle specie rilevate durante il lavoro di monitoraggio rivelano tutto sommato una discreta presenza di nidificanti, anche di buona indicazione ecologica. Fra tutti: il Martin pescatore Alcedo atthis, la Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris, il Lodolaio Falco subbuteo e lo Sparviero Accipiter nisus; l’area pare riesca ad assolvere almeno un buon ruolo trofico per gli Ardeidi provenienti da garzaie

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vicine (Airone rosso Ardea purpurea, Nitticora Nycticorax nycticorax, Garzetta Egretta garzetta ed Airone cenerino Ardea cinerea).

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Discreto. • Ricchezza specifica: Discreta. • Vulnerabilità del sito: Relativa al tipo di gestione. • Indicazioni gestionali: Chiudere alcuni percorsi nelle aree più interessanti, almeno nei periodi riproduttivi per gli uccelli. Non sfalciare a raso tutta la vegetazione erbacea ripariale per tratti molto estesi, lungo un lato longitudinale della lanca.

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3.2 Chirotteri Introduzione: I Chirotteri in Italia sono protetti già dal 1939 (articolo 38 della Legge sulla Caccia 5/6/1939 n.1016) (Fornasari et al 1997), per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l’Italia all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la loro particolare biologia e lo scarso rispetto della legge in questione hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. Delle 31 specie censite in Europa, infatti, ben otto rischiano l’estinzione, quattro sono ritenute vulnerabili e 15 rare, per cause molteplici che vanno dall’alterazione dell’habitat, all’impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, alla persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997). Benché numericamente inferiori solo ai Roditori, l’ordine dei Chirotteri - circa 900 specie divise nei sottordini Microchirotteri e Megachirotteri - è tuttora poco conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la reale distribuzione delle specie sul territorio (Prigioni et al 2001). Lo studio delle comunità, nelle loro dimensioni e strutture, è infatti complicato da diversi fattori, quali la capacità di dispersione su ampie aree dei soggetti, la generale mancanza di suoni udibili, la tendenza alla ricerca di anfratti nascosti, le abitudini notturne e la difficoltà nel riconoscimento diretto in volo (Fornasari et al 1997). I Chirotteri sono gli unici mammiferi capaci di volo attivo, grazie ad una membrana – il patagio (fig. 1) – tesa tra il margine laterale del corpo, le ossa degli arti e la coda (Prigioni et al 2001); hanno abitudini decisamente gregarie per la maggior parte dell’anno e notturne: le ore di luce vengono comunemente trascorse in uno stato di torpidità, in luoghi riparati e oscuri. In base ai siti scelti come luogo di riproduzione o rifugio, i pipistrelli possono venire sinteticamente suddivisi in: specie fitofile, litofile o antropofile.

Figura 1. esempio di pipistrello

(figura tratta da “Guida dei Mammiferi d’Europa”)

La capacità dei Chirotteri di cacciare anche in condizioni di totale oscurità dipende dalla loro esclusiva caratteristica di emissione e ricezione di impulsi sonori nella banda degli ultrasuoni (frequenza da 15-20 a 200 kHz circa). I pipistrelli emettono un suono ad alta frequenza, ne aspettano l’eco e, grazie al particolare sviluppo di aree cerebrali specializzate, ne sfruttano le caratteristiche acustiche per elaborare un’immagine dell’ambiente che li circonda. Di conseguenza, questa caratteristica,

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comune a tutte le specie di Microchirotteri, permette loro di individuare gli oggetti presenti nella traiettoria di volo e, tra essi, le prede; gli impulsi possono venir emessi a frequenza costante oppure in modulazione, dalla laringe o, più raramente, dalle narici (Fornasari et al 1997). Tutti i pipistrelli europei, inoltre, sono insettivori. Quando le condizioni ambientali portano ad un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 34 gradi, nei pipistrelli si manifesta il fenomeno del letargo, con diminuzione di tutte le attività vitali e conseguente risparmio energetico nei mesi più freddi, che vengono trascorsi nei rifugi invernali. Gli accoppiamenti avvengono generalmente alla fine dell’estate, con fecondazione o impianto dell’embrione posticipato alla fine dell’inverno e gestazione di 4-6 settimane. Infine, i dati raccolti attraverso campagne di inanellamento hanno rivelato che alcune specie di pipistrelli possono vivere addirittura fino a trent’anni (Rhinolophus ferrumequinum e Plecotus auritus), ma tutte comunque al di sopra dei 15 anni. Specie indagate: Un passo avanti importante nella conservazione dei pipistrelli è stato l’inserimento di 13 specie di Microchirotteri (tab. I) nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), tra cui, tutte le cinque specie di Rhinolophus (R. blasii, R. euryale, R. ferrumequinum, R. hipposideros, R. mehelyi), il Minioptero (Miniopterus schreibersi), sei specie di Vespertili (Myotis bechsteini, M. blythii, M. capaccinii, M. dasycneme, M. emarginatus, M. myotis) e il Barbastello (Barbastella barbastellus), considerate “minacciate di estinzione” o “probabilmente minacciate di estinzione” (AA VV 2002). La diffusa situazione di pericolo in cui, comunque, versano tutte le specie di pipistrelli è sottolineata dal loro inserimento nell’Allegato IV della stessa direttiva (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (tab. I). Le cause principali della contrazione numerica delle popolazioni di Chirotteri non sono ancora state chiarite con precisione, ma sono tutte di origine antropica; tra esse ricordiamo: la distruzione dei siti riproduttivi e di svernamento, l’utilizzo di pesticidi, la scomparsa di foreste e aree umide. Fondamentale sarebbe, infine, l’incremento di conoscenze relative a questo gruppo e, quindi, la promozione di attività di ricerca mirate alla conservazione dei Chirotteri.

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Nome scientifico Nome comune Allegato II Allegato IV Rhinolophus ferrumequinum

Rinolofo maggiore • •

Rhinolophus hipposideros Rinolofo minore • • Rhinolophus euryale Rinolofo euriale • • Rhinolophus mehelyi Rinolofo di Mehely • • Rhinolophus blasii Rinolofo di Blasius • • Myotis mystacinus Vespertilione mustacchino • Myotis brandti Vespertilione di Brandt • Myotis emarginatus Vespertilione smarginato • • Myotis bechsteini Vespertilione di Bechstein • • Myotis nattereri Vespertilione di Natterer • Myotis daubentoni Vespertilione di

Daubenton •

Myotis capaccinii Vespertilione di Capaccini • • Myotis dasycneme Vespertilione dasicneme • • Myotis myotis Vespertilione maggiore • • Myotis blythii Vespertilione di Blyth • • Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus nathusii Pipistrello di Nathusius • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Hypsugo savii Pipistrello di Savi • Eptesicus serotinus Serotino comune • Eptesicus nilssonii Serotino di Nilsson • Vespertilio murinus Serotino bicolore • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler • Nyctalus lasiopterus Nottola gigante • Miniopterus schreibersi Miniottero • • Plecotus auritus Orecchione bruno • Plecotus austriacus Orecchione meridionale • Barbastella barbastellus Barbastello • • Tadarida teniotis Molosso del Cestoni •

Tabella I. Elenco delle specie di Microchirotteri presenti in Italia e loro

appartenenza agli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Metodi: • Metodo di censimento: Come già accennato, le ricerche sui pipistrelli vengono complicate da diversi fattori ecologici e pratici, tipici dell’ordine; la tecnica più completa ed esaustiva per il censimento della Chirotterofauna dovrebbe prevedere contemporaneamente il controllo dei posatoi, l’analisi degli ultrasuoni e la determinazione diretta, attraverso cattura con mist-net (Fornasari et al 1997). Tuttavia spesso la mancanza di mezzi e tempi adeguati rendono indispensabile limitare le uscite di campo e portano a

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preferire un metodo su tutti. Applicata ormai da diversi anni con buoni risultati, l’analisi degli ultrasuoni, attraverso rilevatore di ultrasuoni (bat-detector), viene consigliata come tecnica particolarmente efficace per svolgere un’indagine preliminare a larga scala e individuare aree di particolare interesse naturalistico (Ahlén 1990). Il bat-detector è un sistema di rivelazione, registrazione ed analisi degli ultrasuoni che trasforma i suoni ad alta frequenza in suoni udibili, utilizzando tre differenti modalità di conversione (heterodyning, frequency division e time-expansion). Nella presente indagine è stato utilizzato un bat-detector modello Pettersson D980, per la rilevazione degli ultrasuoni in heterodyning21 e un registratore digitale Sony Digital Audio Tape-corder TCD-D8 per l’archiviazione dei segnali in time-expansion22. I segnali (fig. 2) sono stati analizzati con il software Batsound 1.01, con una frequenza di campionamento di 44.1 kHz, 16 bits/campione e una FFT a 512 punti (Hamming window). Di ogni segnale valido sono state rilevate la frequenza di inizio e di fine, la frequenza di massima intensità, la durata dell’impulso e il numero di impulsi al secondo (Russo & Jones 2001). La determinazione delle specie è stata ricavata dal confronto dei valori medi delle variabili con quelli riportati da Russo e Jones per 22 specie di Chirotteri italiani, unitamente alla valutazione grafica del sonogramma. Tutti i censimenti della chirotterofauna sono stati effettuati da due operatori nei mesi di giugno e luglio 2004, secondo due diverse modalità, in un orario compreso tra le ore 21.30 e le ore 01.00, nel periodo cioè corrispondente alla massima attività degli individui dopo il crepuscolo: - transetti in macchina, lungo tutte le strade carreggiabili all’interno dei SIC, ad una velocità costante di circa 5 km/h; - punti d’ascolto di 10 minuti ognuno, in tutti i punti particolarmente favorevoli al contatto (specchi d’acqua, pressi di aree antropiche, etc.) compresi nei confini dei SIC.

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Spectrogram, FFT size 512, Hanning window.

0.000 0.100 0.200 0.300 0.400 0.500 sec.

10 kHz

20 kHz

-10 dB-30 dB-50 dB-70 dB-90 dB

Figura 2. Esempio di sonogramma di Pipistrellus pipistrellus.

21 Con il sistema heterodyne, un intervallo limitato di frequenze, selezionato dall’operatore, viene trasformato in un suono udibile all’orecchio umano, attraverso la generazione di un segnale a frequenza nota, che viene miscelato con gli ultrasuoni ricevuti. Il risultato è la differenza tra il suono ricevuto e la frequenza interna. 22 La modalità time-expansion permette di registrare un intervallo di tempo di tre secondi, grazie alla presenza di una memoria digitale nel bat-detector, e di riascoltarlo rallentato di 10 volte.

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Per quanto possibile, tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dei SIC sono state indagate; tuttavia il periodo di tempo ristretto disponibile per la realizzazione del censimento non ha consentito di ripetere i rilevamenti più volte nel corso della stagione primaverile ed estiva, limitando la possibilità di compiere un'indagine più approfondita, che normalmente necessita di un periodo medio-lungo. In genere, salvo eccezioni, è stata eseguita un’uscita serale per SIC. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Chirotteri del SIC “Bosco Valentino”.

• Aree indagate: Nei confini del SIC, i censimenti sono stati effettuati per punti d’ascolto sulla riva delle lanche e dei canali presenti nell’area di studio e lungo tutti i sentieri e le strade percorribili in macchina e comprese nei confini, secondo il metodo dei transetti, per un totale di 1,85 km. • Bibliografia e fonti utilizzate: Alcune informazioni relative alle specie di Chirotteri della Provincia di Lodi sono riportate nell’Atlante dei Mammiferi della Lombardia, in cui sono raccolte segnalazioni storiche e rilevamenti recenti. Per l’area in questione viene indicata la presenza di Rhinolophus hipposideros, Pipistrellus pipistrellus, Pipistrellus kuhlii, Eptesicus serotinus, Nyctalus noctula e Plecotus sp.. Altre indicazioni bibliografiche, riguardanti specificamente la Chirotterofauna del Parco Naturale Adda Sud, possono essere ricavate da “I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud” (Prigioni et al 1995), in occasione della cui stesura sono stati effettuati censimenti con bat-detector in alcune zone del Parco. Le mappe di distribuzione con griglie di 5 km di lato e il valore puramente esplorativo dell’indagine non permettono di assegnare con certezza la presenza/assenza di Chirotteri ai SIC della provincia di Lodi; per la porzione di territorio in cui ricade il SIC “Bosco Valentino” non viene comunque riportata la presenza di nessuna specie di pipistrello. Infine, risultano già inserite nel formulario standard, prima della presente indagine, Nyctalus noctula e Pipistrellus pipistrellus.

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- Fornasari L, Violani C & Zava B 1997. I Chirotteri italiani. L’Epos. Palermo.

- Prigioni C, Balestrieri A & Remonti L 1995. I Mammiferi del Parco Naturale Adda sud. I libri del Parco Naturale Adda sud.

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- Prigioni C, Cantini M & Zilio A 2001. Atlante dei mammiferi della

Lombardia. Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia.

- Russo D & Jones G 2001. Identification of twenty-two bat species (Mammalia: Chiroptera) from Italy by analysis of time-expanded recordings of echolocation calls. J. Zool., London (2002) 258, 91-103.

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Risultati:

Riportiamo nella tabella sottostante l’elenco delle specie presenti all’interno dei confini del SIC “Bosco Valentino”; unitamente, vengono indicate le specie già elencate nel formulario standard prima della presente indagine.

Nome scientifico Nome comune Form.

standard Dato rilevato

Myotis blythii Vespertilione di Blyth • Myotis myotis Vespertilione

maggiore •

Pipistrellus pipistrellus Pipistrello nano • Pipistrellus kuhlii Pipistrello albolimbato • Eptesicus serotinus Serotino comune • Nyctalus noctula Nottola comune • Nyctalus leisleri Nottola di Leisler •

Tabella II. elenco delle specie di Chirotteri nel SIC “Bosco Valentino”. Le specie sono elencate secondo l’ordine sistematico per famiglia e genere.

Il mancato contatto di specie del genere Rhinolophus nel corso della presente ricerca, per tutti i SIC della provincia, è molto probabilmente legato al diffuso regresso a cui sono andate incontro i rinolofi in tutta Europa (AA VV 2002), compreso il territorio lombardo (Prigioni et al 2001). All’interno del genere Myotis, la distinzione tra Myotis myotis e Myotis blythii non può essere effettuata con certezza dalla sola analisi dei sonogrammi; siccome però, nonostante M. myotis sia più comune, le due specie formano spesso colonie miste, la presenza di entrambe è possibile. Tuttavia, in mancanza di altre informazioni, nel formulario standard viene segnalato solo Myotis myotis. Similmente, anche Eptesicus serotinus e Nyctalus leisleri non sono distinguibili dal sonogramma; dal momento, però, che Eptesicus serotinus è molto più comune in ambienti di pianura, riteniamo opportuna la sua sola indicazione nel formulario, ma sottolineare in questa sede la possibile presenza nel SIC di entrambe le specie. Myotis myotis: è specie nota in Italia in tutte le regioni e relativamente diffusa in Lombardia, soprattutto in Valtellina ed in provincia di Pavia (Prigioni et al 2001). Caccia in foreste con sottobosco poco sviluppato o assente, soprattutto artropodi che non volano. Conservazione: un’efficace azione di conservazione della specie dovrebbe prevedere soprattutto il mantenimento dei siti di riproduzione e il mantenimento di un’agricoltura di tipo estensivo (Prigioni et al 2001). Eventuali sistemazioni di edifici, in cui siano presenti colonie di M. myotis-M. blythii, dovrebbero essere rimandate al periodo successivo all’abbandono della colonia da parte di femmine e giovani; così come dovrebbe essere evitato l’impiego di impregnanti per il legno, tossici per gli animali (Prigioni et al 2001). Myotis blythii: frequenta di preferenza gli ambienti aperti a vegetazione erbacea (campi coltivati, pascoli, prati abbandonati e praterie secche; l’abbandono delle colture erbacee è causa sicuramente della diminuzione demografica delle specie).

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Come Myotis myotis, si nutre di preferenza di artropodi che non volano. In Lombardia è segnalato un solo sito riproduttivo noto di M. blythii nel comune di Cedrasco (SO). Conservazione: un’efficace azione di conservazione della specie dovrebbe prevedere soprattutto il mantenimento dei siti di riproduzione e il mantenimento di un’agricoltura di tipo estensivo. Eventuali sistemazioni di edifici in cui siano presenti colonie di M. myotis-M. blythii dovrebbero essere rimandate al periodo successivo all’abbandono della colonia da parte di femmine e giovani; così come dovrebbe essere evitato l’impiego di impregnanti per il legno, tossici per gli animali (Prigioni et al 2001). Pipistrellus kuhlii: è molto comune ovunque in Italia, tanto da poter essere considerata la specie di gran lunga più abbondante, anche in Lombardia. Benché poco frequente in ambiente boschivo, ama tuttavia cacciare lungo le zone di confine tra bosco e zone aperte. E’ specie antropofila, minacciata soprattutto dalla distruzione dei rifugi e dall’utilizzo di sostanze tossiche per l’agricoltura e l’edilizia. Caccia soprattutto lepidotteri, ditteri e coleotteri, ad altezze medio-basse (al di sotto dei 5 metri) (Prigioni et al 2001). Conservazione: è una specie ancora abbondante in molte aree e non esistono dati su un suo declino. Data la sua antropofilia, è meno sensibile alle modifiche dell’habitat, rispetto ad altre specie di Chirotteri (AA VV 2003). Pipistrellus pipistrellus: è specie generalmente sedentaria, che compie spostamenti dell’ordine di poche decine di chilometri, comune nei boschi di latifoglie più o meno maturi, così come negli ambienti urbani. Si nutre di insetti di piccole dimensioni (falene, moscerini, etc.) che spesso ama cacciare sotto la luce dei lampioni; è diffuso in tutta la regione e le densità maggiori si registrano nelle aree suburbane e agricole (Prigioni et al 2001). Conservazione: è considerata specie vulnerabile in gran parte del suo areale europeo e la principale minaccia è rappresentata dalla distruzione dei rifugi. La presenza di zone umide, dove può svilupparsi una ricca entomofauna, assume particolare importanza dal punto di vista alimentare. Eptesicus serotinus: in Italia la specie è nota per l’intero territorio. Frequenta soprattutto parchi e giardini urbani e preda vari tipi di insetti (soprattutto Lepidotteri e Coleotteri) e talvolta anche Molluschi gasteropodi ed altri insetti di taglia relativamente grande che cattura sul terreno. In Lombardia è specie rarefatta, con popolazioni probabilmente stabili (Prigioni et al 2001). Conservazione: è sicuramente una tra le specie di Chirotteri meno minacciate; tuttavia è sensibile alle alterazioni degli habitat di caccia e alla diminuzione delle sue prede, dovuta all’uso di pesticidi, nonché alla riduzione e scomparsa dei siti di rifugio, riproduzione e svernamento (AA VV 2003). Nyctalus noctula: specie tipica di boschi umidi di latifoglie e misti, meglio se prossimi a corpi d’acqua, mostra, tuttavia, anche un comportamento antropofilo, tanto che spesso trova rifugio anche negli abitati, grandi città comprese, specialmente se ricche di parchi. La dieta è composta da insetti che possono raggiungere dimensioni notevoli (Lepidotteri, Coleotteri, ma soprattutto Ditteri). Ha abitudini gregarie e forma colonie anche miste con altre specie di nottole. In Italia è abbastanza rara, ma presente in tutte le regioni (Prigioni et al 2001). Conservazione: specie minacciata dalla distruzione di habitat idonei, soprattutto piante mature ricche di cavità; per una conservazione efficace è indispensabile ampliare le informazioni ecologiche relative alla specie e al tempo stesso attuare una

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corretta gestione del patrimonio forestale. Inoltre, la conservazione di prati stabili non trattati chimicamente assicurerebbe la disponibilità di prede importanti come il maggiolino (Prigioni et al 2001). Nyctalus leisleri: specie tipicamente forestale, è scarsamente segnalata in Italia. Si nutre di Coleotteri scarabeidi, falene e altri insetti di piccole dimensioni. In Lombardia deve essere considerata scarsa o addirittura rara, benchè siano carenti le informazioni disponibili (Prigioni et al 2001). Conservazione: specie minacciata dalla distruzione di habitat idonei; per una conservazione efficace è indispensabile ampliare le informazioni ecologiche relative alla specie e al tempo stesso attuare una corretta gestione del patrimonio forestale. Conclusioni: • Valore conservazionistico: La mancanza di dati quantitativi, di consistenza delle popolazioni e di ubicazione dei rifugi non ci permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. Tuttavia, desideriamo sottolineare la possibile presenza di due specie di Nottola e di Myotis myotis/Myotis blythii – quest’ultimi inclusi nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE – che, se confermata da ricerche più approfondite, attribuirebbe un notevole valore conservazionistico al SIC, data la rarità delle quattro specie a livello europeo e nazionale. Le altre specie censite, al contrario, sono comuni su gran parte del territorio italiano, con abitudini spiccatamente antropofile, e non presentano problemi di conservazione in Lombardia (Prigioni et al 2001). • Indicazioni gestionali: La conservazione dei Chirotteri richiede alcune misure che riguardano essenzialmente la salvaguardia o l’incremento dei rifugi e delle aree di approvvigionamento. Per le specie fitofile l’obiettivo è una corretta gestione forestale, con il mantenimento di boschi maturi, ricchi di alberi morti o danneggiati e radure; in particolare, la presenza di filari di alberi o siepi, con funzione di connessione, agevola lo spostamento degli individui da un punto all’altro. Le colonie di pipistrelli antropofile si trovano piuttosto ad affrontare altri tipi di problemi, tra cui soprattutto l’ostilità dei padroni di casa (Fornasari et al 1997). Tutte le specie di Chirotteri risentono dell’utilizzo di sostanze tossiche in edilizia e agricoltura, uso che andrebbe sicuramente limitato nelle aree agricole comprese nei confini dei SIC. Come già accennato, è indispensabile, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad aumentare le conoscenze relative a questo gruppo. Questa indicazione riveste particolare valore per il SIC “Bosco Valentino”, in cui è segnalata la possibile presenza di Myotis myotis, Myotis blythii e Nyctalus leisleri.

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3.3 Rettili e Anfibi

Specie indagate: • Indicatrici: Si considerano specie indicatrici le specie di Rettili e Anfibi di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (Allegato II della Direttiva 92/43/CEE); le stesse sono state incluse anche nell’Allegato IV della Direttiva Habitat (specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa).

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus carnifex Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana latastei Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Emys orbicularis Allegato II/IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella I. Specie elencate negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat.

• Altre specie: Il rilievo faunistico ha considerato tutte le specie di Rettili e Anfibi incluse nell’Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, ovvero le specie d’interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e le specie comprese nell’elenco della DGR 7/4345 21 Aprile 2001, con un’ipotetica distribuzione sul territorio lodigiano.

Classe Nome scientifico Normativa

Amphibia Triturus vulgaris DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo bufo DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Amphibia Bufo viridis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Pelobates fuscus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana dalmatina Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Hyla arborea Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Amphibia Rana synklepton

esculenta Allegato E DPR 97/357

Reptilia Anguis fragilis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Lacerta bilineata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis muralis Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Podarcis sicula Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coluber viridiflavus Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Natrix natrix DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Natrix tessellata Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Coronella austriaca Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Reptilia Vipera aspis DGR 7/4345 20 Aprile 2001 Reptilia Elaphe longissima Allegato IV Direttiva 92/43/CEE

Tabella II. Specie elencate negli Allegati IV della Direttiva Habitat o DGR 7/4345 21

Aprile 2001.

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Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato condotto utilizzando il metodo Systematic Sampling Survey (SSS, Scott 1994): tecnica di indagine opportunistica il cui scopo è di individuare il maggior numero possibile di specie in un tempo prestabilito (Scott 1994, Razzetti & Msuya 2002). Si deve sottolineare che i dati raccolti tramite SSS non permettono di ricavare informazioni riguardanti la densità assoluta di ciascuna specie, perché non tutti gli individui sono osservabili durante i campionamenti. Il SIC è stato diviso in 4 stazioni, ognuna percorsa in 1 ora (12 ha/ora), ispezionando tutti i microambienti potenzialmente idonei (di ecotono, di ripa, muri e radure ai margini di aree boscate per i Rettili; zone umide, paludi, canali, rogge per gli Anfibi). Ogni stazione è stata visitata una volta per ciascuno dei tre periodi: marzo-aprile, maggio-giugno, luglio-agosto, per uno sforzo di campionamento complessivo pari a 12 ore di ricerca. La raccolta dati è avvenuta in condizioni climatiche idonee per le specie considerate. Per l’osservazione di Anfibi si sono attese giornate con cielo coperto e terreno bagnato, inoltre sono state condotte osservazioni anche durante le ore crepuscolari o notturne per un censimento al canto. Nelle zone umide la ricerca di girini, larve e la cattura di giovani e adulti è avvenuta con un guadino a maglie sottili; gli individui sono stati determinati in situ e poi rilasciati. Non sono state trovate ovature, è stata però possibile l’individuazione di girini, larve e individui neometamorfosati. I Rettili sono stati osservati nei mesi primaverili durante le ore centrali della giornata, mentre nei mesi estivi al mattino e durante il tardo pomeriggio, sempre in giornate assolate. Quando possibile gli individui sono stati catturati con un bastone munito di gancio in ferro avvolto dalla gommapiuma e con guanti di cuoio, e dopo la determinazione sono stati subito rilasciati. • Aree indagate: Il SIC è incluso nell’Azienda Faunistico-Venatoria “Tenuta del Boscone”, adibita in parte a parco ricreativo, per questo motivo è facilmente percorribile e accessibile in ogni punto. L’area include quasi interamente il percorso di una morta che cambia la sua dimensione diminuendo la portata d’acqua da nord a sud. La vegetazione acquatica è presente in modo discontinuo lungo tutta la morta. Esistono anche delle piccole pozze d’acqua, probabilmente artificiali, ma con sponde dolci e circondate da canneti o vegetazione acquatica, molto apprezzate dagli Anfibi e piccoli canali dai bordi indefiniti che si incrociano con la morta. Uno stagno posto poco fuori il limite boscoso del SIC è un ottimo sito di riproduzione per Anfibi. Anche per i Rettili ci sono ambienti ideali caratterizzati da bosco misto di quercia e olmo, con zone ecotonali verso le strade sterrate che percorrono la tenuta da una parte e la vegetazione idrofila che scende fino ai bordi della morta dall’altra. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- ARNOLD, E. N. & BURTON, J. A., 1986. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa. Franco Muzzio Editore, Borgo San Dalmazzo (CN).

- BERNINI, F., BONINI, L., FERRI, V., GENTILLI, A., RAZZETTI, E. &

SCALI, S., 2004. Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Lombardia. Monografie di Pianura n.5, Provincia di Cremona, Cremona.

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- BOGLIANI, G., BONTARDELLI, L., GIORDANO, V., LAZZARINI, M., RUBOLINI, D., 2003. Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi del Ticino. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il guado, Corbetta (MI).

- GROPPALI, R., 1994. Pesci, anfibi e rettili del Parco Adda Sud. Grafica

GM, Spino d’Adda (CR).

- RAZZETTI, E. & MSUYA, C. A., 2002. Field guide to the amphibians and reptiles of Arusha National Park (Tanzania). Istituto Oikos & Tanzania National Parks, Varese.

- SCOTT, J., 1994. Complete species inventories. In: Heyer, R. W.,

Donnelly, M. A., McDiarmid, R. W., Hayek, L. A. C. & Foster, M. S. (Eds), Measuring and monitoring Biological Diversity. Standard Methods for Amphibians. Smithsonian University Press, pp. 78-84.

Risultati: Il censimento condotto col metodo SSS ha permesso di identificare 12 specie animali: 6 specie di Anfibi e 6 specie di Rettili. Si deve segnalare la presenza di una popolazione di Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta).

Classe Nome scientifico N. individui contattati

Amphibia Rana latastei 58 Amphibia Hyla intermedia >20 Amphibia Triturus carnifex 1 Amphibia Bufo bufo 3 Amphibia Bufo viridis 3 Amphibia Rana synklepton esculenta >300 Reptilia Anguis fragilis 1 Reptilia Lacerta bilineata 37 Reptilia Podarcis muralis 62 Reptilia Coluber viridiflavus 3 Reptilia Natrix natrix 4 Reptilia Elaphe longissima 1

Tabella III. Specie rilevate durante il censimento e numero totale di individui

contattati.

Anfibi: 40. Rana di Lataste (Rana latastei Boulenger, 1879) Specie endemica della Pianura Padana, inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Piccola rana rossa, fino ai 7,5 cm di lunghezza. Gola scura con striscia centrale chiara e stretta a “T” rovesciata. Timpano scuro ben separato dall’occhio e una striscia bianca sottostante fino all’occhio. Presenta variazioni nella colorazione e nella forma del muso.

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Rana specializzata alla vita in boschi umidi di pianura, ma si trova anche in fasce arbustive riparie e in zone agricole. La riproduzione avviene dalla prima metà di febbraio fino alla seconda settimana di marzo; depone le uova in raccolte d’acqua medio piccole a bassa profondità (circa 100 cm) e con ricca vegetazione. I girini completano la metamorfosi in 3 mesi circa e raggiungono la maturità sessuale anche già al secondo anno. L’attività diminuisce in estate e riprende a settembre e ottobre, quando gli adulti ritornano ai siti di riproduzione dove trascorreranno l’inverno. Incontrati individui adulti in una parte boscosa e un sito di riproduzione in un piccolo stagno, poco fuori il confine del SIC, coperto dalla vegetazione acquatica galleggiante e poca vegetazione riparia. 41. Tritone crestato italiano (Triturus carnifex Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE; presente in tutta Italia. Adulti fino a 18 cm , scuro nella parte superiore con punteggiatura scura, ventre giallo, arancione o rossastro con chiazze scure. I maschi in abito nuziale sviluppano una cresta alta e dentellata, la femmina presenta una striscia dorsale gialla. Da giugno a febbraio svolge attività notturna principalmente a terra, dove il suolo è umido e ricoperto da alberi o arbusti. Di giorno trova rifugio sotto le pietre, nei tombini, in microambienti umidi. Da febbraio-marzo si sposta in una raccolta d’acqua fino a giugno, dove avviene la riproduzione e la deposizione di singole uova per volta sulla vegetazione sommersa. Predilige acque ferme o con debole corrente, limpide, soleggiate, con vegetazione. Le larve provviste di branchie esterne impiegano circa 3 mesi per metamorfosare. Trovato un individuo nella parte estrema della morta, in un punto poco profondo vicino alla sponda. 42. Rospo smeraldino (Bufo viridis Lauenti, 1768) Specie inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia. Piccolo rospo, fino a 10 cm, di colore chiaro con macchie verdastre ben definite. Notturno, di pianura, compie grandi spostamenti per cercare raccolte d’acqua dove riprodursi. Frequenta ambienti vari: coltivi, greti, aree residenziali, generalmente si trova in ambienti aperti, raro nelle zone boscate. Sembra preferisca raccolte d’acqua di recente formazione, come stagni e fossi temporanei, pozzanghere, raccolte d’acqua in ambienti urbani. Questi ambienti sono soggetti a modificazione, con scarsa vegetazione acquatica e bassa densità di altre specie. I maschi emettono caratteristici trilli di richiamo, generalmente dopo le precipitazioni. Trovati individui nella zona a prato erboso del SIC, dove di giorno si rifugiano all’interno dei tombini per l’impianto di irrigazione, luogo umido e tranquillo. 43. Rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia, tranne le isole. Gli adulti superano spesso i 10 cm di lunghezza, e le femmine sono più grandi dei maschi. Ha pupilla orizzontale, pelle molto verrucosa e ghiandole paratiroidi oblique e prominenti. E’ attivo da febbraio a novembre, compie lunghe migrazioni per raggiungere i siti di riproduzione come vasche, stagni, canali, laghi, paludi, da febbraio a giugno. Notturno, si nasconde di giorno, assume pose caratteristiche se avvicinato da predatori. Trovati individui al confine tra la parte boscosa e il prato erboso. Come il rospo smeraldino, ama rifugiarsi nei tombini per l’impianto di irrigazione. 44. Raganella italiana (Hyla intermedia Boulenger, 1882)

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Endemismo italiano, da poco separata dalla specie Hyla arborea, inserita in Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, presente in tutta Italia tranne che nelle isole e in Liguria. Adulti fino 5 cm, colorazione verde brillante con striscia scura dall’occhio lungo i fianchi, gola chiara. Specie termofila e ben adattata all’ambiente terrestre: i giovani si trovano tra l’erba al suolo mentre gli adulti sono arboricoli; vivono in ambienti ricchi di vegetazione, con canneti, sui quali si arrampicano grazie ai cuscinetti adesivi discoidali sulla punta delle dita. Si avvicinano all’acqua per la riproduzione, i maschi cantano a scopo territoriale e per attrarre le femmine. La riproduzione avviene da aprile a giugno in raccolte d’acqua soleggiate e ricche di vegetazione. Censiti al canto individui lungo due zone lontane della morta e in un piccolo stagno circondato da un canneto e completamente inaccessibile. 45. Rana esculenta (Rana synklepton esculenta Linnaeus, 1758) R. esculenta è specie di interesse comunitario il cui prelievo in natura potrebbe formare oggetto di misure di gestione (Allegato E del DPR 97/357), diffusa in tutta Italia. Rana verde fino a 12 cm, sacchi vocali bianchi; molto acquatica, attiva di giorno e termoregola al sole. Si riproduce in molti habitat acquatici: marcite, fossi, stagni, lanche e bordi paludosi di laghi e fiumi. Il periodo di attività è compreso tra metà marzo e metà ottobre. La femmina depone le masse di uova ancorandole alla vegetazione in zone assolate. Il termine klepton è stato aggiunto per designare la forma ibrida tra Rana lessonae e Rana ridibunda. Le forme ibride possono riprodursi unicamente con forme non ibride, queste popolazioni di rane verdi formate da individui ibridi e non ibridi sono indicate con il termine synklepton. Molto comune lungo tutta la morta in tutti gli stadi di vita. Rettili: 50. Ramarro occidentale (Lacerta bilineata Daudin, 1802) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffuso in tutta Italia tranne che in Sardegna. Grande sauro, fino a 13 cm esclusa la coda. Gli adulti sono quasi completamente verde brillante con punteggiatura nera e gola blu nel periodo del corteggiamento, spesso il dorso è percorso da linee longitudinali biancastre, i giovani sono beige con strisce chiare. E’ una specie termofila, legata ad ambienti ecotonali assolati e ricchi di vegetazione arbustiva, dove termoregola nelle ore più fresche del mattino, mentre durante le ore più calde tende a rimanere fra la vegetazione. Vive in prati asciutti e zone aperte, con densa vegetazione cespugliosa e buona esposizione al sole, ma non disdegna anche habitat ad elevata umidità. Animale territoriale e mordace se disturbato. Distinto solo di recente dal Ramarro orientale Lacerta viridis (Laurenti, 1768). Trovati numerosi individui all’interno delle aree boscate, nel bosco aperto e ai bordi dei sentieri. 51. Orbettino (Anguis fragilis Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffuso in tutta Italia tranne che in Sardegna. Anguide lungo fino a 50 cm, simile a un serpente, differisce per la presenza di palpebre e coda facilmente spezzabile, con squame lisce. Presenta colorazione marrone, grigio, o rossastra, può avere ocelli blu, i giovani sono dorati o argentati con strisce vertebrali scure.

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Animale attivo all’alba e al crepuscolo, conduce vita fossoria e trova rifugio fra le pietre, in tane di altri animali, nei covoni di fieno, e perciò non è facilmente avvistabile. Frequenta diversi ambienti quali pascoli, incolti, zone marginali di boschi e zone antropizzate come orti e giardini purché offrano rifugi adeguati. Incontrato un solo individuo all’interno di una roggia asciutta e ricoperta di erba tra il confine del bosco misto e un sentiero sterrato confinante con campi coltivati a mais. 52. Lucertola muraiola (Podarcis muralis Laurenti, 1768) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, anche se si può considerare il rettile più diffuso e più abbondante d’Italia. Sauro con lunghezza totale dai 12 ai 15 cm. Presenta una notevole variabilità fenotipica, ma generalmente il dorso è nocciola, spesso con due bande longitudinali verdi; gola sempre bianca senza alcuna punteggiatura. Spesso sono presenti alcune macchie azzurre all’attaccatura delle zampe anteriori. La lucertola è attiva quasi tutto l’anno se l’insolazione è sufficiente a garantire la termoregolazione. E’ dotata di notevole capacità di arrampicarsi su pareti verticali. I maschi sono molto territoriali, in caso di pericolo la coda si può staccare (autotomia) e in seguito rigenerarsi. L’accoppiamento si verifica da marzo ad aprile; le uova vengono deposte solitamente tra aprile e giugno, anche più volte all’anno in funzione delle condizioni climatiche, in buche scavate nel terreno. E’ stata osservata in tutte le zone del SIC, in tutti gli stadi di vita di entrambi i sessi. 53. Biacco (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789) Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffuso in tutta Italia. Serpente di dimensioni medio-grandi, 80-110 cm di lunghezza, raramente fino a 180 cm. Corpo slanciato, squame dorsali lisce. La colorazione si presenta con due fenotipi differenti: uno a fondo giallastro con macchie verdi o nero-verdastre ed un altro quasi completamente nero. Si muove di giorno, veloce sul terreno e buon arrampicatore. Si trova in un’ampia varietà di ambienti principalmente asciutti e ricchi di vegetazione, quali: margini di boschi, boschi aperti, declivi rocciosi assolati, zone cespugliose e ruderi. Manifesta aggressività qualora si trovi in situazioni di pericolo o se catturato. Cattura altri rettili, micromammiferi, uova e nidiacei, inseguendo o cogliendo la preda di sorpresa. Precedentemente denominata Coluber viridiflavus, la specie è stata assegnata solo di recente al genere Hierophis. Incontrati alcuni individui sempre ai margini del bosco misto in prossimità di sentieri. 54. Natrice dal collare (Natrix natrix Linnaeus, 1758) Specie inclusa nella DGR 7/4345 2001, diffusa in tutta Italia. Serpente di medie dimensioni, i maschi non superano i 70 cm (massimo 110 cm) e le femmine i 120 cm (massimo i 230 cm). Le squame dorsali sono carenate; presenta un tipico collare formato da due bande semilunari scure appena dietro la testa, affiancate da due bande giallastre o biancastre. Dorso e fianchi grigiastri, verdastri o brunastri, con file longitudinali di macchie o barre scure. Ventre con macchie nere. Di abitudini prevalentemente diurne, abile nuotatrice, è presente in biotopi acquatici sia lentici sia lotici come: stagni, paludi, lanche, fontanili, sponde di fiumi, rogge, ecc., frequentando anche ambienti prettamente terrestri e in contesti urbani. Si difende emettendo feci e secrezioni maleodoranti, oppure fingendosi morta (tanatosi). Si nutre di anfibi, pesci e altri rettili. Insieme al Biacco è il serpente più diffuso nella nostra regione. Avvistati individui immersi nella morta o nei pressi della riva. 55. Saettone comune (Elaphe longissima Laurenti, 1768)

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Specie inclusa nell’Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE, diffuso in tutta Italia. Adulti lunghi fino a 200 cm, ma normalmente meno di 140 cm. E’ un serpente slanciato, con testa stretta e ben definita, squame lisce. Presenta una colorazione uniforme verde-marrone, spesso con un disegno di strisce scure o chiare lungo il corpo. Parti ventrali giallastre o biancastre pallide. Si osserva nei boschi planiziali e ripariali, in pianura predilige i margini boschivi e coltivi o le siepi in prossimità di fontanili e rogge; sosta vicino a ruderi e muretti a secco. E’ un serpente prevalentemente terricolo, anche se può arrampicarsi agevolmente. Mostra abitudini diurne e crepuscolari, termoregola anche con temperature elevate. Gli accoppiamenti avvengono tra aprile e maggio, e fra luglio e agosto avviene la deposizione delle uova (fra 5 e 9). La specie è ormai estinta in vasti territori di pianura in Lombardia a causa anche degli investimenti sulle strade durante gli spostamenti alla ricerca di femmine o di siti di deposizione. Incontrato un individuo adulto mentre attraversava un sentiero tra un due margini boschivi. 56. Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta Schoepff, 1792) E’ una tartaruga originaria del nord America frequentatrice di grandi corsi d’acqua. Gli habitat ideali sono: lanche, paludi, acqua lentica, con una ricca vegetazione sommersa. La prima segnalazione risale al 1975, e oggi la sua presenza è accertata in zone umide planiziali, pedemontane, nelle raccolte d’acqua urbane e periurbane in seguito all’abbandono progressivo di individui acquistati come animali da compagnia. In Lombardia è stata accertata l’acclimatazione e il successo riproduttivo. Tartaruga che raggiunge i 28cm di lunghezza nelle femmine e 21cm i maschi; si riconosce per un striscia rossa dietro l’occhio, ed ha una dieta onnivora. La sottospecie è stata inserita negli elenchi CITES e nei paesi dell’Unione Europea è in vigore il blocco delle importazioni dal 1997. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Il sito offre un elevato valore conservazionistico, in quanto ospita le due specie di Anfibi incluse nell’Allegato II della Direttiva Habitat: il Tritone crestato (Triturus carnifex) e la Rana di Lataste (Rana latastei), oltre ad endemismi e ad altre specie minacciate dalla riduzione dell’habitat, come il Rospo comune (Bufo bufo) e la Raganella italiana (Hyla intermedia). I Rettili che vivono nel SIC non sono di minor importanza: esiste infatti un’abbondante popolazione di Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), e sono presenti l’Orbettino Anguis fragilis (che negli ultimi decenni sembra aver risentito della scomparsa di ambienti preferenziali in pianura), ed il Saettone comune (Elaphe longissima), specie quasi estinta in vasti territori di pianura. • Ricchezza specifica: Nel SIC vivono 6 specie di Anfibi rispetto alle 9 segnalate per la Provincia di Lodi: Tritone crestato (Triturus carnifex), Rana di Lataste (Rana latastei), Rospo comune (Bufo bufo), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Raganella italiana (Hyla intermedia), Rana esculenta (Rana synklepton esculenta) e 6 specie di Rettili rispetto alle 11 del Lodigiano: Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), Lucertola muraiola (Podarcis

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muralis), Biacco (Coluber viridiflavus), Natrice dal collare (Natrix natrix), Orbettino (Anguis fragilis), Saettone comune (Elaphe longissima). • Vulnerabilità dei siti: La vegetazione degli stagni deve essere controllata per evitare che acceleri il processo d’interramento, eliminando così un sito di riproduzione per gli Anfibi. L’afflusso di frequentatori del parco ricreativo è un possibile elemento di disturbo per l’erpetofauna. I siti di svernamento e rifugio per specie quali Tritone crestato (Triturus carnifex), Rospo comune (Bufo bufo) e Rospo smeraldino (Bufo viridis) sono spesso manufatti antropici, alcuni fuori dalla zona SIC, e perciò non sicuri per gli animali che ospitano. I cestini dei rifiuti possono diventare delle trappole a caduta per alcuni Rettili, come i Sauri, che vi entrano attratti dagli insetti richiamati dal cibo e trovano difficoltà a risalire e ad uscire. L’immissione a fini piscatori di specie ittiche alloctone, o in numero troppo elevato, aumenta improvvisamente il numero di predatori di uova e larve di Anfibi. • Indicazioni gestionali: Controllo della vegetazione acquatica, in particolare negli stagni e nelle piccole pozze d’acqua. Rendere inaccessibili al pubblico le zone di particolare importanza per le specie prioritarie. Sensibilizzare il personale operante nell’Azienda Faunistico-Venatoria nei riguardi delle specie, in particolare gli Anfibi, che potrebbero incontrare durante il proprio lavoro. Modificare i cestini per la spazzatura semplicemente chiudendoli con un coperchio a mano. Limitare le immissioni di fauna alloctona di ogni taxon, in particolare della Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta), presente nella morta con una discreta abbondanza.

435

3.4 Pesci Specie oggetto di indagine: • Indicatrici: In tabella I sono riportate le specie indicate nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE (o “Habitat”) e che potrebbero essere presenti nel territorio della Provincia di Lodi, all’interno della quale è collocato il sito. Vengono inoltre segnalate le presenze negli altri allegati della direttiva Habitat, nelle categorie IUCN per la redazione delle cosiddette “Red Lists”, nelle appendici II e III della Convenzione di Berna e nell’elenco delle specie prioritarie della DGR 7/4345 del 20 aprile 2001. Per finire, viene riportato l’eventuale endemismo (E). Al fine di evitare confusioni dovute alle recenti modifiche della nomenclatura scientifica, vengono riportati sia i nomi scientifici indicati nella Direttiva sia quelli considerati attualmente validi. Per le specie autoctone si fa riferimento a Zerunian (2003). Per quelle alloctone si rimanda a Kottelat (1997) e al sito www.fishbase.org.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

priorità DGR

7/4345 Acipenser naccarii

Acipenser naccarii

storione cobice

E II,IV VU II si

Barbus plebejus

Barbus plebejus

barbo comune

E II,V LR III

Chondrostoma genei

Chondrostoma genei lasca E II LR III si

Chondrostoma soetta

Chondrostoma soetta savetta E II III si

Cobitis taenia Cobitis tenia bilineata

cobite comune

E II III

Cottus gobio Cottus gobio scazzone II III si Lethenteron zanandraei

Lampetra zanandraei

lampreda padana

E II,V EN II si

Leuciscus souffia

Leuciscus souffia muticellus

vairone E II III

Rutilus pigus Rutilus pigus pigo E II DD III si Sabanejewia larvata

Sabanejewia larvata

cobite mascherato

E II LR III si

Salmo marmoratus

Salmo (trutta) marmoratus

trota marmorata

E II DD si

Tabella I. specie indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat.

• Altre specie importanti: In tabella II sono riportate le specie ittiche non comprese tra quelle dell’allegato II ma ritenute comunque importanti in quanto: - Con carenza di dati (DD) o inserite nelle categorie vulnerabili (VU), in pericolo

(EN) o criticamente in pericolo (CR) della lista rossa IUCN (motivazione A) - Endemiche (motivazione B) - Presenti nelle appendici II (specie strettamente protette) e III (specie protette)

della Convenzione di Berna (motivazione C) - Altri motivi (motivazione D)

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Osservando la tabella è possibile notare, nella colonna relativa agli endemismi, il simbolo (e) sia in riferimento al temolo che al luccio. In relazione al temolo, tale indicazione ha lo scopo di mettere in luce la presenza di popolazioni di temolo endemiche del distretto adriatico e con caratteristiche fenotipiche e genetiche distinte da quelle delle popolazioni transalpine (G.R.A.I.A., 2000). In relazione al luccio, pur in assenza di dati approfonditi sullo status genetico delle popolazioni italiane, è possibile rilevare differenze importanti nella livrea rispetto ai soggetti d’oltralpe. L’individuazione di popolazioni “endemiche” di temolo e luccio può risultare molto importante dal punto di vista gestionale, in quanto l’immissione di fauna ittica di provenienza estera (Maio, 2002) potrebbe arrecare fenomeni di inquinamento genetico nelle popolazioni locali. L’eventuale presenza di individui autoctoni di temolo e di luccio verrà motivata con la lettera D.

Nome scientifico

valido

Nome comune Endemismo allegati

“Habitat” IUCN appendici “Berna”

Priorità DGR

7/4345 Motivazione

Alburnus alburnus alborella

alborella E B

Esox lucius luccio (e) D Knipowitschia punctatissima panzarolo E VU si A, B

Padogobius martensii

ghiozzo padano

E LR III B, C

Rutilus erythrophtalmus triotto E B

Thymallus thymallus temolo (e) V III si C, D

Tabella II. altre specie importanti.

• Specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat: Nella tabella III sono segnalate alcune specie ittiche inserite negli allegati della direttiva Habitat la cui eventuale presenza è tuttavia da considerarsi negativa in quanto non originarie, ma frutto di introduzione in Italia (specie alloctone). I dati relativi a tali specie non dovranno essere utilizzati come indicazioni positive per la valutazione degli habitat e dei SIC.

Nome scientifico 92/43/CEE

Nome scientifico

valido

Nome comune

allegati “Habitat” Origine

Rhodeus sericeus amarus

Rhodeus amarus

rodeo amaro II alloctona

Aspius aspius Aspius aspius aspio II,V alloctona Barbus spp. Barbus barbus barbo

europeo V alloctona

Tabella III. specie alloctone presenti negli allegati della Direttiva Habitat.

• Altre specie ittiche: Verranno inseriti in relazione i dati di presenza relativi ad altre specie ittiche non contemplate che dovessero essere raccolti durante le attività di ricerca.

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In relazione alle specie alloctone eventualmente rinvenute, i dati raccolti avranno lo scopo di favorire la comprensione dell’eventuale impatto delle stesse sulle specie ittiche autoctone.

Metodi: • Metodi di censimento: Il monitoraggio delle specie ittiche presenti nei SIC ha previsto un’analisi bibliografica atta a raccogliere i dati relativamente recenti (a partire dal 1994) presenti in pubblicazioni, letteratura grigia o altre fonti. Nei corpi idrici in cui non è stata riscontrata la presenza di dati recenti (oppure gli stessi sono risultati insufficienti) sono state condotte attività di censimento ittico in campo. Il protocollo di lavoro è stato impostato sulla base del seguente schema:

− Analisi cartografica e individuazione dei corpi idrici presenti nei SIC. − Sopralluogo dei corpi idrici individuati al fine di stabilire i punti di

campionamento e di rilevare le prime caratteristiche degli habitat oggetto di indagine.

− Censimento ittico mediante elettropesca nei punti di campionamento stabiliti.

− Eventuale utilizzo di tecniche alternative di rilevazione. Analisi cartografica Ha costituito il punto di partenza per l’impostazione del programma di censimento. L’osservazione della cartografia del territorio compreso all’interno dei SIC ha permesso sia l’individuazione preliminare dei corpi idrici presenti, sia una prima stima dello sforzo di lavoro richiesto nelle attività di campo. Sopralluoghi Per stabilire correttamente i luoghi di campionamento sono stati compiuti sopralluoghi preliminari che hanno consentito la visione diretta dei corsi d’acqua e favorito l’individuazione di tutti i possibili habitat in cui ricercare la presenza delle specie ittiche oggetto di censimento. Al termine del sopralluogo è stata stabilita, per ogni sito, la collocazione dei punti di campionamento. Attività di elettropesca L’attività di campionamento mediante elettropesca ha previsto differenti approcci a seconda delle tipologie di corso d’acqua da campionare. Lo strumento utilizzato è un elettrostorditore a motore della potenza di 2 Kw. Le operazioni sono state eseguite utilizzando in prevalenza corrente continua. Sono in rari casi si è fatto ricorso a corrente ad impulsi, in quanto tale pratica è risultata meno efficace nell’effetto attrattivo (galvanotassia positiva) della fauna ittica. Corpi idrici di piccole dimensioni Per corpi idrici di piccole dimensioni (rogge, canali) il censimento è stato eseguito a piedi senza ausilio di imbarcazione. I campionamenti hanno seguito modalità di tipo qualitativo e semiquantitativo con un solo passaggio con elettrostorditore. L’azione è stata volta a censire tutti i microambienti al fine di garantire la massima probabilità di cattura delle specie presenti e una buona attendibilità sulla stima e sulle entità delle popolazioni. La lunghezza minima delle stazioni di campionamento è risultata pari a 10 volte la larghezza dell’alveo bagnato. Per tutte le specie ittiche censite è stato previsto il conteggio degli individui catturati e il rilevamento delle principali caratteristiche biometriche (lunghezza e peso). È stato applicato il metodo semiquantitativo di Moyle (1970), che prevede il calcolo di un indice di abbondanza

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calcolato sulla base di un unico passaggio per una lunghezza di 50 metri di corso lineare. Al fine di sintetizzare i dati dettagliati raccolti nelle diverse stazioni di censimento ittico, si è provveduto a convertire i valori numerici o i ranghi ottenuti dall’applicazione dell’indice di Moyle in classi di abbondanza, secondo il seguente schema:

1 = specie rara o sporadica

2 = specie presente 3 = specie abbondante

4 = specie molto abbondante Lanche Nelle lanche il censimento è stato eseguito mediante ausilio di imbarcazione. I campionamenti si sono concentrati in prevalenza lungo il perimetro del corpo idrico in quanto vicino a riva l’azione di elettropesca è più efficace. Nell’interpretazione dei risultati si è tenuto conto delle difficoltà di cattura degli individui “pelagici”, che tendono a scappare una volta avvertito il movimento dell’imbarcazione. Se in linea teorica un censimento completo di una lanca dovrebbe prevedere l’utilizzo integrato di elettrostorditore e reti da posta (che catturano la fauna ittica pelagica), si è ritenuto opportuno rimandare la seconda metodica ad una fase successiva, in quanto viceversa lo sforzo di campionamento sarebbe risultato troppo oneroso. Sulla base delle consistenze numeriche censite e’ stata prevista l’indicazione di una scala di abbondanze (1=sporadico, 2=presente, 3=abbondante, 4=molto abbondante). Sono inoltre stati raccolti i valori biometrici (lunghezza, peso) relativi alle singole specie ittiche.

• Aree indagate: Le aree oggetto di indagine hanno compreso: La Lanca del Bosco Valentino; La Roggia a valle della Lanca.

Figura 1. Visione della Lanca del Bosco Valentino.

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Figura 2. Particolari della Roggia a valle della Lanca del Bosco Valentino.

• Bibliografia e fonti utilizzate: − G.R.A.I.A., 2000. Ecologia e gestione del temolo (Thymallus thymallus).

Esperienze italiane ed europee a confronto. Atti del convegno. Parco del Ticino. Pontevecchio di Magenta (MI).

− Maio G., 2002. Specie ittiche alloctone d’acqua dolce: evoluzione storica e

stato attuale in Italia: 81-88. Atti del convegno nazionale “La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana. Quaderni del Padule di Fucecchio n.2.

− Kottelat M., 1997. European freshwaters fishes. An heuristic checklist of the

freshwater fishes of Europe (exclusive of former USSR), with an introduction for non-systematists and comments on nomenclature and conservation. Biologia, Bratislava, Sect. Zool., 52 (suppl. 5):1-271.

− Moyle, 1970 in C. Lombardi, 2000. Carta Provinciale delle Vocazioni Ittiche.

Provincia di Cremona: 394 pp.

− Zerunian S., 2003. Iconografia dei pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio. Direzione conservazione natura, 259 pp.

− www.fishbase.org

Risultati: In tabella IV vengono riportate le specie ittiche censite. I dati della tabella costituiscono una sintesi delle informazioni fornite dalla presente ricerca.

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Specie autoctone indicate nell’allegato II della Direttiva Habitat

Specie Origine Lanca Bosco Valentino Roggia Cobitis taenia bilineata Endemica - 1

Altre specie importanti Specie Origine Lanca Bosco Valentino Roggia

Alburnus alburnus alborella Endemica 1 3 Rutilus erythrophtalmus Endemica 2 -

Specie alloctone inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat Specie Origine Lanca Bosco Valentino Roggia

Rhodeus amarus Esotica 1 3

Altre specie ittiche Specie Origine Lanca Bosco Valentino Roggia

Abramis brama Esotica 3 1 Ameiurus melas Esotica - 1 Carassius auratus Esotica 1 2 Cyprinus carpio Esotica 1 1 Gobio gobio Indigena - 4 Ictalurus punctatus Esotica 1 - Lepomis gibbosus Esotica 2 2 Leuciscus cephalus Indigena - 1 Micropterus salmoides Esotica 3 2 Pseudorasbora parva Esotica 4 4 Scardinius erythrophtalmus Indigena 1 - Silurus glanis Esotica 1 - Tinca tinca Indigena 1 -

Tabella IV. Specie ittiche presenti nel SIC. I valori numerici riportati rappresentano le

classi di abbondanza (da 1=sporadico a 4=molto abbondante). Cobitis taenia bilineata: il cobite comune, specie endemica e amante dei substrati sabbiosi, risulta raro nel SIC. Alburnus alburnus alborella: l’alborella è una specie ittica endemica relativamente diffusa all’interno del proprio areale distributivo. Tuttavia negli ultimi anni le popolazioni sembrano aver subito delle contrazioni. Nella Roggia a valle della Lanca la specie è discretamente presente, mentre nella lanca è rara, sostituita da piccoli ciprinidi esotici quali la pseudorasbora e il rodeo amaro. Rutilus erythrophtalmus: il triotto è una specie endemica dell’Italia Settentrionale che risulta molto diffusa nelle acque interne. Nel sito in esame tuttavia la presenza è alquanto sporadica. Rhodeus amarus: il rodeo amaro, inserito nell’allegato II della Direttiva Habitat, è abbondante nel SIC. Tale presenza non deve essere considerata positivamente in quanto si tratta di una specie alloctona. Non dovrebbero di conseguenza essere intraprese azioni a tutela della stessa. Abramis brama: l’abramide è un ciprinide d’oltralpe introdotto ai fini alieutici nella lanca di Soltarico. La specie è diffusa nella Lanca, con popolazioni strutturate ed è presente anche nella Roggia a valle.

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Ameiurus melas: il pesce gatto, specie esotica di origine americana, è stato censito nella Roggia a valle della Lanca. Carassius auratus: la specie, esotica non recente, è discretamente presente nei corsi del SIC. Cyprinus carpio: la carpa è una specie esotica introdotta in epoca romana. E’ stata censita nella Lanca del Bosco Valentino. Gobio gobio: il gobione, specie indigena tipica degli ambienti lotici, è abbondante nella Roggia emissaria della Lanca, grazie alla presenza di un piccolo tratto con substrati duri (a valle della cascatella di figura 2) che permette di soddisfare le esigenze riproduttive della specie. Ictalurus punctatus: il pesce gatto punteggiato, o channel catfish, è stato introdotto in Italia recentemente a fini alieutica e rappresenta un potenziale rischio per le specie autoctone, in quanto il sottoscritto ne ha recentemente verificato l’acclimatazione in un canale sito in Provincia di Lodi. La specie è carnivora e può presentare attitudini predatorie. Nel sito è stato censito un individuo adulto del peso di oltre 2 kg, catturato nella Lanca del Bosco Valentino. Lepomis gibbosus: il persico sole è una specie esotica relativamente dannosa in quanto risulta vorace nei confronti di uova e avannotti di specie ittiche che depongono lungo il perimetro di lanche o canali. All’interno del SIC è discretamente presente, anche con individui superiori a 20 cm e ai 200 g di peso. Leuciscus cephalus: il cavedano è scarso nella roggia emissaria e assente in Lanca. Micropterus salmoides: il persico trota o boccalone è una specie esotica di origine americana molto abbondante in Lanca e discretamente presente in Roggia. Pseudorasbora parva: la pseudorasbora, piccolo ciprinide di origine asiatica segnalato per la prima volta in Italia nel 1990, è in rapida diffusione nel bacino del Fiume Adda. Tale espansione potrebbe causare sofferenze nelle popolazioni di alborella e di triotto. La specie è dominante in tutti i corsi del SIC. Scardinius erythrophtalmus: la scardola, specie indigena italiana, è scarsa nella Lanca del Bosco Valentino e assente in Roggia. Silurus glanis: Il siluro, specie esotica di provenienza est-europea, è in rapida espansione nel Fiume Adda, secondo un gradiente da Sud a Nord. La presenza, pur ridotta, è da considerarsi nociva per le specie autoctone. Tinca tinca: la presenza della tinca, specie indigena italiana, è sporadica all’interno della Lanca del Bosco Valentino.

442

Conclusioni:

• Valore conservazionistico: Nel SIC è stata rilevata la presenza di 2 specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, di cui 1 endemica e 1 esotica. Sono inoltre presenti 2 specie ittiche importanti.

• Ricchezza specifica: Lanca del Bosco Valentino Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca sono state osservate 13 specie ittiche, 2 delle quali endemiche, 2 indigene, 4 esotiche non recenti e ben 5 esotiche recenti. In figura 3 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica del sito in esame.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 3. Ricchezza specifica nella Lanca del Bosco Valentino. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a destra la

percentuale di specie. Roggia a valle della Lanca del Bosco Valentino. Durante i censimenti con elettropesca effettuati nel corso della presente ricerca sono state osservate 11 specie ittiche, 2 delle quali endemiche, 2 indigene, 4 esotiche non recenti e 3 esotiche recenti. In figura 4 è possibile osservare una sintesi grafica della ricchezza specifica nel sito in esame.

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0%

20%

40%

60%

80%

100%

individui specie

Esotiche recentiEsotiche non recentiIndigeneEndemiche

Figura 4. Ricchezza specifica nella Roggia a valle della Lanca del Bosco Valentino. Nella colonna a sinistra è riportata la percentuale di individui per gruppo, in quella a

destra la percentuale di specie. • Vulnerabilità dei siti: Il SIC risulta molto alterato non tanto nella struttura degli habitat quanto nella composizione delle cenosi. Interventi di eradicazione selettiva o contenimento delle specie esotiche al fine del recupero degli endemismi e delle altre specie indigene risultano pertanto di difficile attuazione. • Indicazioni gestionali: Occorre mantenere nell’attuale stato la cascatella indicata in figura 2. Nonostante la superficie occupata dalla stessa sia relativamente esigua, essa risulta fondamentale al fine di consentire la corretta deposizione delle uova di specie come l’alborella e il gobione. L’alterazione di quella porzione di corso porterebbe viceversa alla scomparsa o alla contrazione di tali specie, a ulteriore vantaggio degli esotici. Le immissioni di lucci dovrebbero essere eseguite esclusivamente con novellame nato da riproduttori autoctoni provenienti dal bacino del Fiume Adda. Dovrebbe essere vietata l’immissione di specie alloctone. La cattura di un individuo di pesce gatto punteggiato (Ictalurus punctatus), la cui presenza nel sito è probabilmente dovuta a semine pronta pesca, è indicativa in quanto tale specie, che si pensava non in grado di riprodursi in Italia, è stata recentemente segnalata dal sottoscritto come presente e con popolazioni strutturate nello Scolmatore Belgiardino in località Cascina Lazzara (Comune di Montanaso Lombardo). Nel lungo periodo un miglioramento delle ittiocenosi potrebbe essere raggiunto agendo sulla riduzione dei nutrienti (composti del fosforo e dell’azoto) e di conseguenza delle fioriture algali.

444

3.5 Lepidotteri Ropaloceri Le farfalle appartengono al gruppo degli insetti olometaboli e formano l’ordine dei Lepidotteri, il secondo per ricchezza di specie (circa 165.000) presenti sulla terra. La fauna italiana annovera alcune migliaia di specie di Lepidotteri, ma solo 275 di queste, appartenenti a due superfamiglie (Hesperoidea e Papilionoidea), formano il gruppo dei Ropaloceri, o farfalle diurne. Farfalle diurne e notturne, chiamate anche farfalle e falene, si differenziano sia per caratteristiche morfologiche che comportamentali. Le farfalle sono fra gli insetti più diffusi sulla terra: alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. Sono fattori determinanti per la distribuzione: la temperatura, l’esposizione, l’umidità, il tipo di suolo, ma anche componenti biotiche come la disponibilità della pianta nutrice (Balestrazzi 2000). In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per i Lepidotteri: i prati naturali sono diventati estremamente rari e le pratiche agricole di diserbo e concimazione hanno ridotto il numero di specie vegetali. Inoltre risulta assai limitata la superficie di ecosistemi quali boschi e zone umide, spesso soggetti anche a problemi di isolamento. Circa un quarto delle farfalle europee frequenta ambienti boschivi; è importante che il sottobosco sia ben strutturato e che siano presenti fasce di ecotono, come radure e prati dove crescano le piante nutrici ed avvenga la deposizione delle uova (Chinery 1990). La comunità di farfalle, legata a particolari biotopi e alla presenza di piante alimentari per la sopravvivenza, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità del suolo (Oostermeijer & van Swaay 1998), ai cambiamenti climatici (Malcom & Markham 2000), alla struttura della vegetazione (Bogliani et al. 2003), ecc.. E’ assai difficile capire quante specie di Lepidotteri si siano estinte in Europa negli ultimi decenni; attualmente sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 20 specie, di cui circa la metà appartenenti alla fauna italiana. La gestione di queste specie di interesse comunitario dovrebbe richiedere la designazione di zone speciali di conservazione. Nell’Allegato IV invece sono riportate 23 specie di interesse comunitario, di cui ben 18 appartenenti alla fauna italiana, che richiedono una protezione rigorosa. Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di tre specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43, di cui una presente nell’Allegato II (Lycaena dispar) e tre presenti nell’Allegato IV (tabella I).

Specie Habitat

Lycaena dispar Ambienti umidi di pianura Maculinea arion Incolti di pianura e montagna Zerynthia polyxena Fasce fluviali e aree golenali

Tabella I. Specie contenute nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43.

Premessa essenziale a quanto di seguito illustrato è stata la scelta di limitare lo studio dei Lepidotteri ai soli Ropaloceri; estendere lo studio anche alle falene avrebbe infatti comportato un aumento notevole dello sforzo di campionamento, nonché l’insorgere di numerosi problemi, legati principalmente alla difficoltà di contattare e determinare le specie. Inoltre particolare attenzione è stata dedicata alla

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ricerca della Lycaena dispar, già segnalata in alcune aree del lodigiano come Monticchie e la Lanca di Soltarico. Specie indagate: Lycaena dispar o Licena delle paludi. Farfalla appartenente alla famiglia dei Licenidi, caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: il maschio ha parti superiori di colore rosso con bordature e una sottile barra nera, mentre le femmine hanno parti superiori anteriori rosse con bordi e bande nere e superiori posteriori marrone scuro con fascia arancione; la superficie inferiore delle ali è uguale nei due sessi, ovvero ali anteriori arancioni con puntini neri e margine grigio, posteriori grigio chiaro con una fascia marginale aranciata (Figura 1). Il bruco è di colore verde scuro, con corpo appiattito e capo piccolo color ocra, misura 13 mm alla schiusa e 20 mm prima della metamorfosi. La crisalide è lunga circa 20 mm, di colore grigio con alcune striature più scure. E’ legata alla pianta nutrice grazie ad un cinturino sericeo che la sostiene a testa in giù (Provincia di Cremona 1998). Nel corso di un anno possono susseguirsi fino a tre generazioni: la prima in maggio, la seconda in luglio e, più raramente, un’ultima in settembre. Gli adulti frequentano ambienti umidi come marcite, argini dei canali, zone incolte ricche d’acqua e le femmine depongono singolarmente o in piccoli gruppi uova di colore verde sulle foglie di Rumex hydrolapathum, Rumex obtusifolius, Rumex aquaticus. Un tempo molto comune, questa specie è in progressivo declino in tutta Europa, soprattutto nelle regioni più settentrionali del suo areale; le cause sono principalmente la scomparsa delle zone umide e l’eccessiva raccolta di questa specie da parte dei collezionisti.

Figura 1. Tavola 21 della guida “Butterflies of Britain & Europe” (Tolman 1997) utilizzata per il riconoscimento di Lycaena dispar.

Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di una giornata, durante la quale è stata percorsa l’intera superficie del SIC, cercando di osservare tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato volutamente limitato al periodo di volo della Lycaena dispar, in particolare alla seconda generazione, avvistata a partire dal 10 luglio. Sono state

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utilizzate le ore più calde della giornata, ovvero il momento di maggior attività delle farfalle (Chinery 1990, Tolman 1997). Per molte specie il riconoscimento è stato effettuato sul campo, utilizzando le guide specialistiche, a distanza ravvicinata e talvolta catturandole con l’apposito retino. Nei casi in cui l’identificazione è risultata più complessa sono stati raccolti gli individui, per prepararli e classificarli in un secondo momento. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella II.

Materiale necessario al censimento dei Ropaloceri Retino per farfalle Guide alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta dei lepidotteri

Tabella II. Materiale utilizzato per i censimenti dei Lepidotteri.

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, sono però state assegnate delle classi di abbondanza in base agli individui osservati nel corso dei censimenti.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata prestata a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare la Lycaena dispar, ovvero zone umide, canali di irrigazione (Figura 2), prati umidi, corsi d’acqua naturali.

Figura 2. Esempio di canale irriguo con vegetazione spontanea adatto ad ospitarela

Lycaena dispar.

• Bibliografia e fonti utilizzate:

- Balestrazzi E. 1988. Le farfalle del Parco. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Balestrazzi E. 2000. Butterflywatching. Calderini Ed agricole, Bologna.

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- Bogliani G., Bontardelli L., Giordano V., Lazzarini M., Rubolini D. 2003.

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei parchi del Ticino. Consorzio Lombardo Parco della Valle del Ticino, Pontevecchio di Magenta (MI).

- Chinery M. 1990. Farfalle d’Italia e d’Europa. De Agostini, Novara.

- Malcom J. R. & Markham A. 2000. Global warming and terrestrial

biodiversity decline. WWF-World Wildlife Found, Gland.

- Oostermeijer J. G. B. & van Swaay C. A. M. 1998. The relationship between butterflies and environmental indicator values: a tool for conservation in changing landscape. Biol. Cons. 86:271-280.

- Provincia di Cremona – Assessorato Ambiente ed Ecologia 1998. Le

farfalle diurne della pianura. Centro Documentazione Ambientale Quaderni 10, Cremona.

- Tolman T. 1997. Butterflies of Britain and Europe. Harper Collins,

London.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 11 specie di Lepidotteri Ropaloceri, di cui una presente nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (tabella III).

Famiglia Specie Abbondanza

(n° individui) Direttiva habitat

Pieridae Pieris brassicae (89.017.0.001.0) 1-5 Pieridae Pieris rapae (89.017.0.009.0) 10-25 Pieridae Colias crocea (89.020.0.002.0) 1-5 Lycaenidae Lycaena dispar (89.024.0.002.0) 1-5 II e IV Lycaenidae Polyommatus icarus (89.044.0.014.0) 10-25 Nymphalidae Inachis io (89.046.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Polygonia c-album (89.050.0.001.0) 1-5 Nymphalidae Melitaea didyma (89.055.0.009.0) 1-5 Nymphalidae Apatura ilia (89.058.0.001.0) 1-5 Satyridae Coenonympha pamphilus

(89.075.0.010.0) 1-5

Satyridae Pararge aegeria (89.076.0.001.0) 1-5

Tabella III. Elenco dei Lepidotteri Ropaloceri censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia.

Conclusioni: • Valore conservazionistico: Il dato più interessante riguarda la presenza di Lycaena dispar, specie di interesse comunitario, inclusa nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43. Sono stati osservati

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diversi individui, maschi e femmine, anche in zone differenti all’interno del SIC. Questo fa presupporre l’esistenza di una popolazione sufficientemente ricca e ben distribuita sul territorio. • Ricchezza specifica: La comunità di Lepidotteri Ropaloceri osservati nel SIC è risultata abbastanza ricca e articolata, sebbene sarebbero necessari studi più approfonditi per completarne la descrizione. La famiglia maggiormente rappresentata è quella dei Ninfalidi che comprende quattro specie piuttosto appariscenti: Inachis io, Polygonia c-album, Melitaea didyma e Apatura ilia. Un elevato numero di individui di Polyommatus icarus sono stati rilevati in tutta l’area di studio: si tratta di un Licenide comune e obiquitario, facilmente osservabile nei campi o nei prati dove ci sia abbondanza di Leguminose (piante nutrici della larva). Comuni e ampiamente diffuse le tre specie contattate, appartenenti alla famiglia dei Pieridi: Pieris brassicae, Pieris rapae e Colias crocea (Balestrazzi 1988). • Indicazioni gestionali: Per mantenere ed eventualmente incrementare la popolazione di Lycaena dispar presente nel SIC è opportuna una gestione mirata dei canali irrigui, lungo i quali evitare sia lo sviluppo di una vegetazione a carattere arbustivo, sia uno sfalcio eccessivo della vegetazione erbacea. E’ quindi consigliabile alternare la manutenzione dei diversi tratti di canali o delle due sponde, garantendo sempre la presenza di ambienti idonei a larve e adulti. Molto importante sarebbe attuare le stesse misure di conservazione anche al di fuori dei confini del SIC, così da evitare l’isolamento di questa specie ed eventualmente favorire il collegamento con altre popolazioni limitrofe. Infine si consiglia di monitorare con continuità la presenza di Licena delle paludi nel corso degli anni.

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3.6 Odonati Introduzione: Le libellule appartengono al gruppo degli insetti eterometaboli e formano l’ordine degli Odonati, con circa 6000 specie presenti sulla terra (Silsby 2001). Sono insetti di medie o grandi dimensioni, buoni od ottimi volatori e con colorazioni vivaci del corpo ed a volte delle ali. Alcune specie sono legate ad ambienti particolari, altre, meno selettive, frequentano una varietà più ampia di biotopi. I fattori determinanti per la distribuzione sono numerosi, tra i quali la qualità delle acque e soprattutto la presenza di vegetazione riparia, spondale e galleggiante (Buckwald 1992, Clark & Samways 1996). Secondo Chelmich et al (1980) numerose modificazioni ambientali provocate dall’uomo hanno causato a riduzione e, a volte, la scomparsa di popolazioni di Odonati. Tra queste, vengono menzionate - oltre alla contaminazione idrica e alle bonifiche (Van Tol & Verdonk 1988) - l’alterazione degli immediati dintorni dei corpi idrici e la perdita di vegetazione acquatica, emergente e riparia. In Lombardia la maggior parte delle zone di pianura sono ambienti inospitali per gli Odonati, a causa delle pratiche di agricoltura intensiva, con utilizzo di biocidi e pesticidi, e soprattutto a causa della pulizia meccanica del fondo dei cavi irrigui e delle sponde. Inoltre risulta in costante diminuzione la presenza di fasce boscate e di zone di ecotono, che vengono utilizzate come zone di maturazione e di caccia (Corbet 1999). La comunità di libellule, legata a particolari biotopi, è in genere un ottimo indicatore biologico di qualità ambientale: esige, infatti, per la fase larvale una buona qualità delle acque e la presenza di vegetazione e macrobenthos ben strutturato, e, in fase adulta, un buon corredo vegetazionale per portare a termine le rimanenti fasi del ciclo vitale. Esistono infatti specie molto adattabili e specie estremamente esigenti, sensibili alla qualità delle acque (Bulankova 1997) ed alla struttura della vegetazione (Buckwald 1992). Il ciclo vitale degli Odonati, con differenze tra specie e specie, prevede una fase dove la larva vive in ambiente acquatico e la fase aerea per l’insetto adulto. Dopo l’accoppiamento, le uova vengono rilasciate direttamente in acqua, o inserite nella vegetazione riparia o acquatica; da esse si sviluppa una prolarva, da cui deriva una larva, che cresce compiendo diverse mute il cui numero è variabile nelle differenti specie (generalmente da 9 a 16). La crescita della larva avviene sempre in acqua e può durare da qualche mese ad uno o più anni. Terminata la crescita larvale, l’insetto lascia gradualmente l’ambiente acquatico e, arrampicandosi su di una pianta, effettua la metamorfosi trasformandosi in immagine (individuo adulto). Gli Odonati sono in costante declino in Europa a causa della perdita di ambienti favorevoli alla loro presenza. In Italia sono segnalate 88 specie, di cui 18 minacciate di estinzione (Utzeri 1995). Delle specie presenti in Italia, 6 sono elencate nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione). Altrettante specie sono riportate nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) (Tabella I).

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Specie Allegato II Allegato IV

Sympecma paedisca • Coenagrion mercuriale • Ophiogomphus cecilia • • Lindenia tetraphylla • • Cordulegaster trinacriae • • Oxygastra curtisi • • Leucorrhinia pectoralis • •

Tabella I. Specie di Odonati contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE

92/43 Complessivamente nell’area di studio è ipotizzabile la presenza di quattro delle specie menzionate dalla Direttiva CEE 92/43 (Tabella II).

Specie Habitat Sympecma paedisca Prati allagati, bacini caratterizzati da vegetazione a carici e

risaie Coenagrion mercuriale

Corsi d’acqua minori a corrente moderata e molta vegetazione

Ophiogomphus cecilia

Corsi d’acqua non inquinati con fondo sabbioso in aree semiboscate

Oxygastra curtisii Zone alberate prospicienti i corsi d’acqua e bacini artificiali

Tabella II. Specie Contenute nell’Allegato II-IV della Direttiva CEE 92/43, la cui presenza è ipotizzabile all’interno del SIC

Specie indagate:

Sympecma paedisca Libellula appartenente alla famiglia dei Lestidae. Colorazione generale del corpo bruno scuro bronzato. Gli adulti utilizzano i prati allagati. I siti riproduttivi sono costituiti da bacini puliti con scarsi detriti organici, in aree di brughiera o torbiera, caratterizzati da una vegetazione a carici e talora da risaie. La deposizione delle uova avviene in detriti vegetali galleggianti, più raramente in piante vive. Lo stadio adulto compare tra luglio e agosto e può essere osservato a volte fino al tardo autunno. In Italia i dati storici la indicano in Piemonte, Lombardia e Trentino. Coenagrion mercuriale Libellula appartenete alla famiglia dei Coenagrionidae, la colorazione generale del corpo è azzurra e nera. Le ninfe si sviluppano in ruscelli e canali a corrente moderata, nelle risorgive ed anche in aree paludose e torbiere. Gli adulti, il cui periodo di volo va da aprile a settembre, non si allontanano molto da questi biotopi. E’ una specie rara e in declino in tutto l’areale europeo in relazione alla sistemazione idraulica dei piccoli corsi d’acqua, alla pulizia periodica dei canali, nonché all’inquinamento da pesticidi e all’eutrofizzazione delle acque.

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La specie è segnalata in Sicilia ed in parte della penisola, ma con segnalazioni spesso datate in particolare per le regioni settentrionali. Ophiogomphus cecilia Libellula appartenente alla famiglia dei Gomphidae, con colorazione generale verdastra e nera. Il maschio è più grande della femmina, e questa mostra una tonalità di colore più verdastra. E’ una specie molto esigente dal punto di vista ecologico, si riproduce in fiumi e torrenti con acqua limpida e fresca, non inquinati, con fondo ricco di detriti sabbiosi, in aree semiboscate. Gli adulti si mantengono nei pressi di questi ambienti, posati sul suolo o sulla vegetazione. L’habitat delle ninfe è rappresentato da fondali a sabbia fine, nei quali esse si affossano. Il periodo preimmaginale richiede 2-3 anni. I primi adulti compaiono alla fine di maggio, mentre il periodo di volo si estende fino alla fine di settembre. La specie ha mostrato un netto decremento negli ultimi anni, e in quasi tutta Europa è in pericolo di estinzione. Le cause vanno ricercate nell’inquinamento dei corsi d’acqua e nel rimaneggiamento delle sponde. In Italia è presente in poche località in Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. Oxygastra curtisii E’ l’unica rappresentante europea del genere, il colore generale del corpo è verde metallico con macchie gialle dorsali. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi e con le ali leggermente soffuse di giallo. Gli adulti si osservano dalla fine di maggio all’inizio di agosto presso le zone alberate prospicienti i corsi d’acqua od anche i bacini artificiali. Le larve stazionano sul fondo, immerse nel limo; lo sviluppo richiede 2 o 3 anni. Gli adulti neosfarfallati si disperdono a grande distanza; la fase di maturazione, di una decina di giorni, avviene in boschi e radure. Il declino di questa specie è dovuto allo sviluppo agricolo, che comporta l’alterazione dei canali a scopo irriguo e l’eliminazione della vegetazione naturale circostante. Altri fattori responsabili del declino sono l’inquinamento chimico e organico e le attività nautiche, che causano una maggiore torbidità delle acque e un continuo sciabordio nelle sponde. In Italia è nota per Piemonte, Lombardia, Campania, Liguria, Lazio, Toscana e Umbria. Metodi: • Metodo di censimento: Il censimento è stato effettuato nel corso di più giornate (da un minimo di una ad un massimo di tre), durante le quali è stata percorsa l’intera superficie del SIC, osservando tutte le tipologie ambientali presenti e di conseguenza cercando di contattare il maggior numero di specie. Il campionamento è stato effettuato nelle ore più calde della giornata, quando è maggiore l’attività degli Odonati. Per la maggior parte delle specie, il riconoscimento è stato effettuato a vista, o tramite catture effettuate con l’apposito retino entomologico. Gli esemplari venivano quindi determinati sul campo, utilizzando la guida specialistica; solo in caso di incerta identificazione si è proceduto alla raccolta degli individui. Essi, dopo la cattura, venivano introdotti in un barattolo di vetro contenente un batuffolo di cotone imbevuto di Etere (Etile Acetato), e determinati in seguito.

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Si è proceduto, dove possibile, alla raccolta delle larve e delle esuvie, per avere una maggiore certezza sul numero di specie presenti nel sito. Per il campionamento delle larve è stato utilizzato, il classico retino da macrobenthos per la raccolta, e per la conservazione Alcool a 95°. Il materiale richiesto per questo tipo di censimento è riportato in tabella III.

Materiale necessario al censimento degli Odonati

Retino per macrobenthos Retino entomologico Guida alla classificazione con fotografie e disegni Contenitori per la raccolta di larve, esuvie e adulti Liquidi per conservazione

Tabella III. Materiale utilizzato per i censimenti degli Odonati

Non è possibile fornire dati quantitativi sulle popolazioni di ogni specie, a causa del periodo di studio ristretto, che ha limitato la possibilità di compiere un’indagine più approfondita. I seguenti risultati sono quindi da intendersi come esplorativi sul popolamento di Odonati all’interno del SIC “Bosco Valentino”.

• Aree indagate: Tutte le tipologie ambientali presenti all’interno dell’area di studio sono state percorse e censite; particolare attenzione è stata posta a tutti quegli ambienti che sono potenzialmente idonei ad ospitare le specie oggetto di studio, ovvero le zone umide e i canali per gli adulti, prestando attenzione anche alle zone di incolto o ai prati nelle vicinanze dei corpi idrici, dove spesso stazionano gli individui neosfarfallati non ancora divenuti territoriali e quindi non presenti sull’acqua. • Bibliografia e fonti utilizzate:

- AAVV, 2003. Fauna Italiana inclusa nella Direttiva Habitat. Ministero dell’ambiente e della tutela del Territorio. Direzione generale per la protezione della natura.

- Balestrazzi E., 1999. Odonati. In: Furlanetto D. (a cura di), Atlante della

biodiversità nel Parco Ticino, EdiNodo, Como, pp. 199-206.

- Buchwald R., 1992. Vegetation and dragonfly fauna – characteristics and examples of biocenological field studies. Vegetatio, 101, pp. 99-107.

- Bulánková E., 1997. Dragonflies (Odonata) as bioindicators of environment

quality. Biologia, 52 (2), pp. 177-180.

- Chelmick D., Hammond C., Moore N. & Stubbs A., 1980. The conservation of dragonflies. Nature Conservancy Council, London.

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- Clark T.E. & Samways M.J. ,1996. Dragonflies (Odonata) as indicators of biotope quality in the Kruger National Park, South Africa. Journal of Applied Ecology, 33, pp. 1001-1012.

- Conci C., Nielsen C., 1956. Odonata. In Fauna d’Italia. Calderoni Edizioni

Bologna.

- Corbet P.S., 1999. Dragonflies : behaviour and ecology of Odonata. Harley books, London.

- D’aguilar J., Dommanget J.L. & Préchac R., 1990 - Guida delle libellule

d’Europa e del Nordafrica. Muzzio, Padova.

- Sahlén G. & Ekestubbe K. 2001. Identification of dragonflies (Odonata) as indicators of general species richness in boreal forest lakes. Biodiversity and Conservation,10, pp.673-690.

- Silsby J., 2001. Dragonflies of the world. Smithsonian Institution Press.

Washington D.C. - Stewart D.A.B. & Samways M.J., 1997. Conserving dragonfly (Odonata)

assemblages relative to river dynamics in a major African savanna game reserve. Conservation Biology. Vol. 12, pp. 683-692

- Utzeri C., 1994. Odonata - Check-list delle specie della fauna italiana, 35.

Calderini, Bologna.

- Van Tol J. & Verdonk M.J., 1988. The protection of dragonflies (Odonata) and their biotopes. Council of Europe, Strasbourg.

Risultati: Complessivamente sono state contattate nell’area di studio 9 specie di Odonati, di cui nessuna presente nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43 (Tabella IV).

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Famiglia Specie

Calopterygidae Calopteryx splendens (35.001.0.002.0)

Platycnemidae Platycnemis pennipes (35.005.0.001.0)

Coenagrionidae Ischnura elegans (35.007.0.001.0)

Aeshnidae Anax imperator (35.017.0.001.0)

Libellulidae Libellula fulva (35.029.0.002.0)

Libellulidae Orthetrum albistylum (35.030.0.001.0)

Libellulidae Orthetrum cancellatum (35.030.0.004.0)

Libellulidae Crocothemis erythraea (35.031.0.001.0)

Libellulidae Sympetrum pedemontanum (35.032.0.006.0)

Tabella IV. Elenco degli Odonati censiti. Accanto ad ogni nome specifico è stato

riportato il codice numerico della checklist della Fauna d’Italia. Calopteryx splendens: specie comune e diffusa nei corsi d’acqua corrente ricchi di vegetazione, occasionalmente anche in acque ferme. Forma spesso colonie molto numerose e sembra tollerare bene le situazioni di moderato inquinamento. Platycnemis pennipes: è una delle specie nostrane più frequenti, si rinviene da maggio a settembre; predilige acque moderatamente correnti od anche stagnanti. Tollera anche situazioni di forte inquinamento. Ischnura elegans: molto comune e diffusa, anche se in netto calo; vive sia in acque correnti che stagnanti ed è presente da maggio a settembre inoltrato. Anax imperator: specie comune e diffusa in pianura, ma in netto calo negli ultimi anni. Lo sviluppo avviene in acque ferme. Occasionalmente frequenta anche acque debolmente correnti. Il periodo di volo va da maggio a settembre inoltrato. Libellula fulva: diffusa e frequente, localmente anche abbondante lungo canali, rogge, ruscelli od acque stagnanti. Gli adulti sono in attività da maggio a luglio. Orthetrum albistylum: abbastanza comune, in particolare negli ultimi anni, localmente può risultare abbondante. Frequenta sia acque correnti che stagnanti, ambienti dai quali gli adulti non si allontanano molto. La specie è rinvenibile da giugno a settembre. Orthetrum cancellatum: è la specie più comune e diffusa del genere, localmente può essere molto abbondante. Lo sviluppo avviene indifferentemente in acque correnti e ferme. Particolarmente frequente nei mesi estivi. Crocothemis erythraea: frequente e comune, anche se in calo per la scomparsa di ambienti idonei, predilige le acque ferme. Il periodo di attività va da maggio a settembre.

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Sympetrum pedemontanum: specie inconfondibile per la fascia bruna che attraversa le quattro ali e che la distingue da tutte le congeneri. Lo sviluppo avviene in acque stagnanti o in piccoli canali a debole corrente e ricchi di vegetazione. Conclusioni: • Valore conservazionistico: Non sono state contattate le specie presenti nell’Allegato II o IV della Direttiva CEE 92/43. La presenza di 9 specie relativamente comuni, la mancanza di dati quantitativi e la necessità di studi più approfonditi non permettono di trarre conclusioni particolarmente significative sul valore conservazionistico del SIC e sulla sua vulnerabilità. • Indicazioni gestionali: La conservazione degli Odonati richiede misure gestionali atte alla salvaguardia delle zone umide e dei loro dintorni. E’ consigliabile, quando possibile, non procedere alla pulizia meccanica delle sponde dei corpi idrici e del fondo dei canali irrigui: in questo modo, infatti, si limiterebbero di molto i danni apportati nei confronti di questo gruppo di insetti. E’ necessario, infine, l’incremento di progetti di ricerca esclusivi, volti ad incrementare le conoscenze relative a questo gruppo.