Press Italia Regioni - 05/2007

16
www.pressitalia.net Num. 05 - Anno 2007 Yemen: crocevia per la sicurezza del Golfo Intervista con l’Ambasciatore d’Italia a Sanàa

description

Numero 5 - Anno 2007

Transcript of Press Italia Regioni - 05/2007

www.pressitalia.netNum. 05 - Anno 2007

Yemen: crocevia per la sicurezza del Golfo

Intervista con l’Ambasciatore d’Italia a Sanàa

Press Italia REGIONINumero CINQUE | anno 2007Supplemento al N. 395 di pressitalia.netRegistrazione Tribunale di Perugia n. 33 del 5 maggio 2006

Direttore EditorialeMauro Piergentili

Direttore ResponsabileAlberto Cappannelli

Progetto GraficoMauro Piergentili

RedazioneGiulio Rosi, Paola Pacifici, Gian Giacomo Bei, Maria Annunzia Selvelli, Arturo Fabra, Matteo Scandolin

Foto Copertina Suggestivo paesaggio yemenita

StampaCentro Servizi “Le Colibrì”Gubbio (PG)

L’EDITORIALE di Giulio Rosi

L’estate è alla porta. E con l’estate si intensifica la voglia di viaggiare, di scoprire posti dove vivere nuove emozio-ni. Ormai appare scontato e superato parlare di destinazio-ni che una volta sembravano attraenti per i nomi esotici pubblicizzati dalle agenzie. Adesso vanno di moda i viaggi motivati, con una giustificazione pratica che ne compensi i costi in continua ascesa. La scelta di un itinerario non è più casuale, ma deve rispondere a dei criteri di utilità culturale e pratica, meglio ancora se accompagnata da risvolti eco-nomici che ammortizzino, sia pure moralmente, parte della spesa. In questo modo, il vuoto emozionale che si avverte rientrando a casa al termine della vacanza, viene colmato dai ricordi di prodotti utili raccolti durante il viaggio. Per molte persone, indipendemente dai loro interessi professio-nali, è arrivato il tempo delle fiere, delle esposizioni, delle mostre italiane all’estero, che permettono di riscoprire fra i banchi e gli stand dei paesi visitati degli inediti spaccati di vita italiana. Immagini e impressioni da portarsi a casa al posto dei malinconici souvenir destinati a finire in un cassetto. In un mercato sempre più globale, dove pregi e difetti fanno da sfondo ad un fenomeno sostanzialmente necessario e comunque inarrestabile, il ritrovare all’estero qualcosa di nostro ci inorgoglisce e ci fa sentire bene. So-prattutto quando si tratta di prodotti che portano in tutto il mondo una eloquente testimonianza del genio e del lavoro italiani.

Regioni | DUE

VOLETE PARTECIPARE A FIERE TEMATICHE ED EVENTI INTERNAZIONALI IN SPAGNA: A MALAGA, TORREMOLINOS,

FUENGIROLA E MARBELLA, SULLA COSTA DEL SOL?

Assessorati al turismo e alla cultura, gruppi folcloristici e proloco, associazioni di artigiani, produttori alimentari, aziende vinicole, pittori,

scultori, agriturismi, bande musicali

Chiamate

l’Associazione Italiani in Spagna allo +34 670.030.227

eMail: [email protected]

Web: www.italianinspagna.org

TRE | Regioni

BUON COMPLEANNO ORIANA FALLACINEW YORK CELEBRA CON GRATITUDINE LA GIORNALISTA ITALIANA

Il 29 giugno sarebbe stato il compleanno di Oriana Fallaci. È continua ad esserlo, anche se la brava giornalista e scrittrice toscana ci ha lasciato da diverso tem-po. Il suo ricordo, qust’anno, parte da lontano e rivive nei racconti di colleghi stranieri che ne la conobbero e la ammi-rarono. Per Christiane Amanpour, co-raggiosa corrispondente di guerra della Cnn, Oriana Fallaci è stata fin dall’ini-zio il punto di riferimento professionale e personale in una carriera di testimo-nianze in diretta dai punti più caldi del mondo: “Senza averla conosciuta è stata il mio modello professionale e persona-le. La gente che ammiro, cominciando da lei, poi Ed Murrow e David Halber-stam, sono persone che hanno avuto il coraggio di rischiare intellettualmente oltre che fisicamente. Gente che non si lasciava intimidire. Gente che ha sem-pre detto quello che pensava”. In me-moria e in onore di Oriana Fallaci, che l’ha citata in la Rabbia e l’Orgoglio, la giornalista anglo-iraniana della rete di Atlanta parteciperà venerdì 29 giugno alla New York Public Library a una giornata di studio in onore della leg-gendaria collega italiana.Sarà – riferi-sce Inform - uno dei due appuntamenti della manifestazione ‘Oriana Fallaci e l’America’ promosso dal Ministero per

i Beni Culturali in collaborazione con la Rcs MediaGroup: l’altro è una mostra di manoscritti, fotografie e cimeli ac-compagnato dal documentario ‘Oriana e l’America’ presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York che sarà inaugura-ta giovedì 28 giugno dal ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli, prima tappa di altri eventi commemorativi a Milano, Roma e Firenze in programma il prossimo autunno. New York è stata scelta come sede dove dare inizio alle manifestazioni per sottolineare il ruo-lo fondamentale che questa città, dove Oriana Fallaci ha vissuto per 20 anni fino alla vigilia della morte il 15 settem-

bre 2006, ha avuto nel percorso della scrittrice. La data del 29 giugno non è causale: la Fallaci, che il Los Angeles Times definì anni fa “l’unico giornalista a cui nessun leader mondiale può dire di no”, quel giorno avrebbe compiuto 78 anni. “Sono molto vicina all’America. Litigo spesso con lei, spesso la rimpro-vero, eppure le sono profondamente le-gata. L’America è un’amante o meglio un marito, al quale sarò sempre fedele”. Così l’autrice di Lettera a un Bambino Mai Nato, Un Uomo e Inshallah rievo-cava il rapporto con la terra di adozione che questa settimana le renderà omag-gio. A ricordarla nella giornata di studi alla Public Library, in aggiunta al mini-stro Rutelli, alla Amanpour e a Massimo Vitta Zelman, presidente della RCS libri e editore di Skira, saranno Magdi Al-lam, Furio Colombo, Lucia Annunziata, Antonio Caprarica Carlo Rossella, Gino Nebiolo e il presidente del Consiglio Regionale Toscano Riccardo Nencini, che nel febbraio 2006 fu protagonista dell’unico riconoscimento istituziona-le pubblico alla Fallaci - una medaglia d’oro - nella sua ultima apparizione prima di morire. Testimonianze perso-nali verranno anche dal nipote Edoardo Perazzi, l’attrice Isabella Rossellini e da Nan Talese una veterana dell’industria newyorchese del libro e la moglie dello scrittore Gay Talese.

■ G.R.

Regioni | QUATTRO

Nato a Napoli il 9 giugno 1953, da due anni S.E. Mario Boffo è l’ambasciatore d’Italia nello Yemen. Il profondo impe-gno alla sua missione diplomatica non gli ha impedito di coltivare con successo la passione letteraria. L’ultimo suo libro è “Femmina Strega”, un romanzo am-bientato a cavallo dei periodi angioino e aragonese, e incentrato sulla figlia di una contadina bruciata come strega. In questa intervista rilasciata in esclusiva a Mondoi-taliano (www.mondoitaliano.net) il diplo-matico parla delle relazioni economiche e culturali fra Italia e Yemen.

Ambasciatore Boffo, quali sono gli inte-ressi dello Yemen nei confronti dell’Ita-lia? L’Italia fu il primo Paese in assoluto a riconoscere lo Yemen e a stabilire rela-zioni diplomatiche, firmando un trattato di amicizia buon vicinato e commercio nel 1926. Eravamo allora in Eritrea, e a Jacopo Gasparini, governatore di quella colonia, parve normale promuovere e rea-lizzare i rapporti con quello che era il più potente e consolidato Paese della penisola arabica, appena abbandonata dagli Otto-mani. Furono italiani i primi velivoli, le prime macchine industriali, i primi medici (mettemmo su il sistema sanitario yeme-nita). Si formarono in Italia i primi piloti

d’aereo. Nei nostri confronti lo Yemen nu-tre lo spirito di questa tradizione, e ci con-sidera un Paese amico con cui collaborare in tutti i settori in cui si possano esprimere capacità. Attualmente i principali settori di cooperazione sono; sanità, sicurezza, patrimonio culturale, institution building, tutela dell’ambiente (soprattutto nella fa-mosa isola di Socotra, dove siamo i prin-cipali donatori di un progetto di sviluppo sostenibile e preservazione della natura). Lo Yemen guarda all’Italia anche per di-versificare le relazioni bilaterali, in cui sono particolarmente attivi USA, Francia, Regno Unito e Germania.

E quali gli interessi dell’Italia verso lo Yemen? L’Italia sostiene la stabilità e la sicurezza dello Yemen. E’ nostro interesse avere nello Yemen un interlocutore sta-bile, affidabile, democratico, aperto alla modernità, nonostante la forza delle tra-dizioni. Lo Yemen si trova in un crocevia importante per la sicurezza dell’area e l’Italia, come Paese europeo, occidentale e mediterraneo, e amico del modo arabo, è particolarmente sensibile alla sicurezza e alla stabilità del Golfo. Anche per questo, nonché ovviamente per aiutare lo Yemen su un piano di parità e mutuo interesse, abbiamo appena finanziato e dato inizio alla costruzione di un sistema di radar co-stieri (VTMS), fondamentale per la sicu-rezza della navigazione e il controllo dei traffici di un Paese dal grande sviluppo costiero. La nostra Guardia Costiera sta avviando una collaborazione con l’omo-logo Corpo yemenita per la gestione del sistema e per altre forme di cooperazione. Stiamo inoltre cercando di riallacciare un dialogo con lo Yemen sul terreno della grande industria strategica e siamo attivis-simi in archeologia (il professor Alessan-dro de Maigret cura due scavi, Baraqish e Tamna, le cui scoperte permetteranno di riscrivere alcune pagine di storia del-l’Arabia Meridionale sulla base di dati più certi), a Socotra (dove contribuiamo con 3,25 milioni di dollari su 5 a un importan-te progetto curato dall’ONU per preserva-re e sviluppare in modo sostenibile questo paradiso della natura), nei manoscritti e

nel restauro (nostri restauratori, intenti a restaurare il soffitto della grande moschea della vecchia Sana’a, edificata quando Maometto era ancora in vita sulle macerie di Al Qalis, la precedenta cattedrale cri-stiana, hanno trovato quattromila pagine e pergamene coraniche, alcune del settimo e ottavo secolo: scoperta sensazionale!), nella medicina (curiamo un progetto sulla tutela del sangue e delle trasfusioni, alta-mente strategico per il sistema sanitario), nello studio dell’italiano (abbiamo una cattedra presso l’università di Sana’a)... Inoltre dovremmo avviare un progetto di cooperazione museale. Infine, l’Uni-versità “La Sapienza” firmerà nel prossi-mo autunno un accordo di cooperazione con l’Università di Sana’a che coinvolge molte facoltà. Esiste una Associazione di Amicizia Italo Yemenita, animata soprat-tutto dai tantissimi medici che si sono formati e si formano presso le università italiane... Quanti sono i nostri connazionali? Cir-ca 180, per lo più di origine yemenita, eri-trea o mista. Sono bene inseriti nel tessuto locale e si occupano per lo più di attività economiche, turismo, attività filantropi-che, oppure sono membri di organizzazio-ni internazionali o dell’Ambasciata. Oltre all’Ambasciata, non vi è altro sul piano istituzionale, salvo un centro privato di italianistica e biblioteca medica fondato e retto per motivi filantropici dalla Signora Marlena Ratti e dalla sua fondazione. Da qualche giorno ha cominciato la propria attività (costruzione del VTMS sopra ci-tato) la SELEX-SI, del gruppo Finmecca-nica.

Attività culturali dell’Ambasciata? A parte i programmi sopra descritti, che sono ovviamente curati dall’Ambasciata insieme alla controparte yemenita, ogni tanto programmiamo qualche evento: il film italiano nella rassegna europea an-nuale, concerti di musica e canto, espo-sizioni... Recentemente si sono esibite la pianista Cristiana Pegoraro e la cantante Fatima Scialdone, accompagnata dal pia-nista Francesco bancalari, con cui abbia-

L’Ambasciatore Mario Boffo

BOFFO: RELAZIONI FRA ITALIA E YEMEN INTERVISTA IN ESCLUSIVA CON L’AMBASCIATORE D’ITALIA A SANÀA

CINQUE | Regioni

UNA FIERA PER INCENTIVARELE RELAZIONI ECONOMICHEFRA L’ITALIA E LO YEMEN

“Si e’ conclusa la terza edizione della Fiera internazionale di Sana’a - inaugurata quest’anno dal primo ministro Ali Mujawar - che ha visto la partecipazione, oltre a ditte pro-venienti da Kuwait, Egitto, Turchia, Libano,Tunisia, India, Autorita’ go-vernative come la General investment Authority e l’Autorita’ per la standar-dizzazione e la metrologia, banche locali e compagnie di assicurazione. Come e’ avvenuto nella passata edi-zione l’Italia e’ stata l’unico paese europeo presente in detta fiera inter-nazionale con le seguenti aziende: la Artex Trading Co. ltd, che ha rappre-sentato elettrodomestici De Longhi e Glem Gas, la Al Abraij corporation, che ha rappresentato i marchi italia-ni Predrollo, Calpeda e Landini, la Al Mutahar Motor Engineering Co. Che ha rappresentati i camion e trat-tori IVECO, oltre alle ditte italiane Sperotto Spa, che si occupa di co-struzioni industriali e di edifici per allevamenti e alla Politech srl, che vende prodotti per l’industria del pe-Trolio e del gas e distribuisce inoltre prodotti delle seguenti ditte italiane (Peroni pompe, Pompe Gabioneta, Antico Orlando e Cesare s.r.l., S.D. I., CBI services, Velan), e della societa’ svizzera Politec polimeri tecnici S.a. che produce pannelli in policarbona-to per la protezione solare. Sono stati inoltre esposti prodotti alimentari ita-liani (olio extravergine di oliva, pa-sta, salse, condimenti e creme varie, biscotti) delle ditte italiane Azienda agricola Calogiuri, Azienda Marella Antonio, Pralina s.r.l., Antonio Mattei Biscottificio oltre a posaterie di lusso in argento della Soc. Posateria EME e biancheria per la casa delle ditte ita-liane Eurocorredo e Tessili Calabrese. I prodotti italiani hanno qui incon-trato notevole interesse, sia da parte degli uomini d’affari sia da parte del pubblico.”

mo svolto un interessante parallelismo fra la canzone napoletana e la canzone sanaa-ni (cioè della città di Sana’a), anch’essa nota nel mondo arabo oltre i confini del Paese, come accade nel mondo occidenta-le per la canzone napoletana. Le due scuo-le musicali sono inoltre unite da comuni temi e da assonanze armoniche che si riecheggiano a vicenda. Purtroppo questa, come moltissime altre attività, sono for-temente penalizzate dai progressivi tagli di bilancio alla Farnesina, che in quindici anni hanno ridotto le nostre risorse a un livello di pura sussistenza (e qualche volta nemmeno) privando la rete di ogni possi-bilità di azione dinamica. Sul piano com-merciale abbiamo organizzato proprio quest’anno una “settimana italiana” per la promozione dei prodotti gastronomici e non della nostra terra. Alla fiera SIEX, appena conclusa, l’unico stand europeo era quello italiano, e stiamo lavorando per riportare nel Paese la grande industria italiana. Purtroppo il Paese soffre ancora di problemi che allontanano gli investi-menti: mancanza di una giustizia com-merciale, insicurezza degli investimenti, carenza degli interlocutori. La legisla-zione sta però migliorando (legge sugli investimenti, free zone di Aden). Insom-ma, qualche problema c’è, ma fuori viene ingigantito. Il Paese comunque migliora, e l’Ambasciata lavora anche sul tema de-gli investimenti. Se la situazione dei tagli finanziari continua allo stesso ritmo degli ultimi anni, ben presto l’Ambasciata nello Yemen. come tutte le altre, non potrà ela-borare più nessuna iniziativa. Ne soffrirà l’economia italiana e il livello di benes-

sere degli italiani, i quali non sempre si rendono conto dell’importanza strategica della rete diplomatica per l’economia di un Paese. Due parole su Boffo scrittore. Femmi-na Strega: perchè questa scelta? Volevo scrivere qualcosa sul mondo femminile, tema che mi interessa enormemente, al di là dell’ovvia attrazione fra i sessi. In che consiste il principio femminile del-l’universo, quale contributo ha dato, ha cercato di dare, potrà dare alla società e alla storia... Volevo poi scrivere la sto-ria di una donna e del suo confronto con l’uomo maschio. La mia Caterina è una femmina estrema (come erano in fondo le streghe) e si imbatte in un uomo estremo, o meglio. estremamente legato e inserito nella società costituita di stampo maschile (l’inquisitore). Nelle mie intenzioni non si tratta di una banale storia di caccia alle streghe, ma di uno studio letterario del confronto fra due mondi incompatibili: quello della natura femminile, custode delle emozioni, dell’istinto, della solida-rietà e inserito profondamente nella natu-ra, e quello maschile, costruttore di città e istituzioni e distruttore della natura e delle emozioni a favore di una spesso fallace razionalità. Il prossimo libro? In verità saranno due, entrambi in preparazione: uno sullo Ye-men, ma visto in modo originale. E un altro su uno scacchista italiano del XVI secolo.... ma di questo parliamo un’altra volta...

■ Giulio Rosi

Festa della Repubblica in ambasciata con le autorità locali

Regioni | SEI

La splendida regione umbra, grazie al-l’impegno di una struttura apposita - l’Umbria Film Commission - aiuta i pro-duttori e gli autori di film e fiction per la tv che intendono girare in questa magica regione, promuovendo il territorio e for-nendo una serie di servizi gratuiti fra cui una convenzione con molti comuni um-bri per l’occupazione gratuita del suolo pubblico e l’assistenza della Polizia Mu-nicipale. Inoltre, un protocollo d’intesa firmato con le Agenzie di Promozione Turistica (A.P.T.) mette a disposizione delle produzioni una rete alberghiera con sconti in tutto il territorio umbro. Tutti validi motivi per girare gli esterni in una delle regioni più belle del mondo, senza

contare che anche gli interni possono es-sere girati in due moderne aree produt-tive, il Centro MultiMediale di Terni e gli Studios di Papigno.Negli ultimi anni, l’Umbria è stata scelta come set naturale da importanti registi, quali Roberto Be-nigni, Francesca Archibugi, Pupi Avati, Gabriele Muccino, Giuseppe Bertolucci, John Irvin, Dario Argento, Giuseppe Tor-natore e Krzysztof Zanussi.Attualmente, nella regione si stanno concludendo le ri-prese de “La terza verità”, nuova fiction di RaiUno, tra Perugia e Spoleto, che vede protagonisti Enzo Decaro, Anna Kanakis e Bianca Guaccero.Già si sono concluse, da poco, le riprese di “Come tu mi vuoi” a Terni. Mentre sono iniziate le riprese

della sesta serie di “Don Matteo” a Gub-bio. Senza dimenticare “Carabinieri”, se-rial giunto anch’esso alla sesta edizione, a Città della Pieve. Mentre la splendida Gubbio non ospita soltanto “Don Mat-teo”, ma - insieme con Bevagna - anche un altro film per la tv, intitolato “Chiara e Francesco”, per la stessa Lux Vide di Bernabei che produce la serie con Te-rence Hill.Tra i film girati recentemente figurano anche film per il grande scher-mo, come: “Voce del Verbo Amore”, con Giorgio Pasotti e Stefania Rocca (girato prevalentemente negli studios di Terni); “Come tu mi vuoi”, con Nicolas Vapori-dis e Cristiana Capotondi. Per l’Umbria, tutto questo non rappresenta soltanto un’occasione turistico-promozionale, e neanche solamente la possibilità di un maggior lavoro per strutture alberghiere e ristoratrici, ma anche una possibilità di lavoro per le figure professionali del settore dell’audiovisivo. Difatti, Umbria Film Commission impegna le produzio-ni che scelgono l’Umbria a prevedere che almeno una parte delle maestranze sia composta da professionisti locali: dai costumisti, agli attrezzisti, dagli sceno-grafi alle comparse. Tutto un sistema di professionalità - comprese quelle future che si stanno formando alla Facoltà di Scienze della Formazione in “Scienze e tecnologie della produzione artistica”, che può trovare nelle produzioni sia un momento formativo che occupazionale. E poi la cucina umbra, con uno stupendo rapporto tra “cibo” e “cultura” sul quale si sono pronunciati grandi autori letterari. Dietro ai sapori, agli odori, si nasconde il gusto di sedere a tavola, ma anche quello di stare dietro ai fornelli, creando piatti nuovi in forma di rielaborazione della grande tradizione antica regionale. Mai come oggi l’Umbria è attiva nell’affa-scinante mondo dei set cinematografici e televisivi, e chi vi lavora può godersi paesaggi incomparabili, una cucina di grande tradizione e il rapporto con una popolazione cordiale ed ospitale. Non dovremmo sorprenderci, dunque, nell’ac-costare la cucina umbra alla cultura ed a forme artistiche così suggestive come il cinema e la telvisione. Tanti buoni moti-vi per venire, o ritornare, nel cuore verde della nostra penisola

■ Franco Baccarini

UMBRIA: CINEMA E FICTION TELEVISIVAOCCASIONI DI INCONTRI, RICORDI E SAPORI NEL CUORE VERDE D’ITALIA

SETTE | Regioni

Se la tempesta non avesse obbligato un certo mercante di Liverpool a sbarcare a Mazara del Vallo, forse non avrebbe mai scoperto Marsala ed il suo prelibato vino. E forse Garibaldi non sarebbe mai sbarca-to a Marsala. Molte volte la storia è fatta di circostanze fortuite e casualità. Alcune di queste hanno marcato l’abbinamento del nome di Giuseppe Garibaldi a quello del famoso vino siciliano: il Marsala, appunto. Ua vicenda che non ha mancato di alimen-tare una certa vena umoristica, con battute e freddure tipo quella sagace e lapidaria che dice: “la macchina va a benzina, Garibal-di andava a Marsala”. Ma la vera vicenda storica, quella seria, merita qualche consi-derazione e comincia il quando Giuseppe Garibaldi sbarca in quel di Marsala per dare inizio alla “mitica” spedizione dei Mille. La storia ci ha sempre insegnato questo dato inoppugnabile. La particolarità di Marsala, naturalmente, era quella di essere sede di un porto strategico per la Sicilia e quindi appro-do ideale per iniziare la conquista del regno delle due Sicilie. La cronca della enologia italiana racconta che dall’inizio del XIX secolo, proprio a Marsala, nacque la prima “roccaforte” del vino chiamato Marsala. Era stato quel mercante di Liverpool, John Woodhouse (1768- 1826), a scoprire il vino siciliano tipico della zona: il “perpetuum”. Il caso, la fortuna, la combinazione degli even-ti che a volte si concatenano per generare nuove situazioni, fecero sì che il mercante inglese credesse ciecamente nell’avvenire di questo vino, il quale divenne ben presto una sepcia di lasciapassare per l’impresa epica dei Mille. Garibaldi e il Marsala? Co-rona inglese e Sicilia? Gli indizi storici, a saperli interpretare, non sono permettono di ipotizzare una verità sufficientemente cre-dibile. Quella più probabile può essere così riassunta. John Woodhouse, che di bevande evidentemente si intendeva, scoprì il vino della zona di Marsala e lo comprò in abbon-danza per rifornire la flotta dell’ammiraglio Horacio Nelson, reduce dai successi egizia-ni contro l’invincibile Napoleone. Come era abitudine dell’epoca, gli inglesi trasportava-no il vino “fortificato” aggiungendoci alcool per mantenerlo inalterato fino alla conserva-zione presso le preziose cantine di Buckin-

gham Palace. L’ammiraglio Nelson, l’eroe di Trafalgar, rimase letteralmente entusiasta di questa nuova “creatura” enologica sco-perta da John Woodhouse. Da quel momen-to, anche a causa del blocco continentale imposto da Napoleone e della conseguente difficoltà nel comprare i vini portoghesi di Madeira e di Oporto, che sono i diretti con-correnti del vino siciliano, il Marsala diven-ne uno dei vini prediletti dalla dinastia reale inglese. Così Marsala divenne la terra dove gli eredi di Woodhouse oltre agli Ingram e i Whitaker, a partire dal 1812 ne iniziarono la produzione intensiva. Per molti anni le vi-cende storiche portano Garibaldi ad operare

in molti paesi, meritandogli l’appellativo di “Eroe dei due Mondi”. Poi, finalmente, il suo ritorno in Sicilia dal quale nacque l’ab-binamento Garibaldi-Marsala. Quando nel 1862, sbarcando a Marsala con i suoi “Mil-le”, il generale assaggiò per la prima volta, questo nettare siciliano, ne rimase affasci-nato. A quel punto i produttori, che pur non sapendo ancora di marketing ne intuivano già il potere, catalogarono subito col nome di “Garibaldi” la “fascia di produzione dol-ce” del celebre vino italiano. E con l’abbi-namento nacque la battuta, umoristica, ma fino a un certo punto.

■ Mauro Boschi

PER GARIBALDI NON FU SOLO UNA CITTÀORIGINE DELL’ABBINAMENTO DEL MARSALA AL NOME DEL GENERALE

Grandi speranze RUBRICA LETTERARIAdi Matteo Scandolin

http://www.grandisperanze.net

Regioni | OTTO

Se hai letto il mese scorso questa rubrica, sa-prai che abbiamo iniziato una dissertazione sull’infinito mondo chiamato blogosfera, quei diari online che sembrano spuntare come fun-ghi ad ogni angolo di strada. Non solo diari, però: oggi analizzerò uno dei tanti aspetti della blogosfera con un amico scrittore più esperto di me. Internet e letteratura, l’argomento di questo mese.

[SMN] Mi presento il più in fretta che posso: mi chiamo Simone Maria Navarra, vivo a Roma ed è da un paio d’anni che ne ho 30. Scrivo ormai da una vita, al punto che sto dan-do gli ultimi ritocchi al mio quarto romanzo e preparando il quinto. Uso da sempre Internet per distribuire i miei lavori, mentre solo da qualche mese gestisco un blog che ho intito-lato Lo scrittore emergente. Non indovinerete mai di cosa parla.

[MS] Non chiedermi come sono incappato nello Scrittore emergente. Non lo ricordo; so però che è tra i miei preferiti. Ci sono dei post molto interessanti: i più divertenti sono quelli che prendono in esame un libro famoso e/o importante, li considera come se fossero stati scritti adesso, da un esordiente, e nell’ottica di un editore li sega in poche righe.Non voglio approfondire qui il discorso sul-l’editoria, sui generi che tirano il mercato e sulla predominanza del mercato stesso sul-

l’«arte». Tu dici che se Tolkien avesse scritto Il signore degli anelli oggi non sarebbe stato pubblicato: avrebbe aperto un blog?

[SMN] Ovviamente dire che un classico della letteratura non sarebbe mai stato pubblicato vuole essere una provocazione. È anche vero, però, che per un autore emergente è difficilis-simo riuscire a trovare un po’ di spazio sempli-cemente per farsi leggere e dimostrare (se è il caso, ovviamente) di valere qualcosa. Purtrop-po, le mie esperienze con la realtà dell’editoria sono state orrende: la gente non fa che buttarti giù dicendoti che non arriverai mai, e come possono ti chiedono dei soldi. Non potendo più contare sui lettori, infatti, gli editori fanno marketing su chi sogna di fare lo scrittore, e come se non bastasse io sono uno di quelli che ci cascano sempre: ogni tanto ripenso alle cose che ho appena fatto, e mi rendo conto che qualcuno m’ha fregato di nuovo...Tornando a Tolkien, non so se proprio lui avrebbe aperto un blog (chissà perché, non ce lo vedo proprio), ma di certo Internet offre la possibilità di confrontarsi fin da subito con dei lettori, senza dover aspettare il benestare dell’editoria. Se ci pensiamo bene, anche in passato molti scrittori si sono stampati da soli i propri lavori, per farsi conoscere. Adesso c’è il blog (che per di più è anche gratis) ma dopo tutto è la stessa cosa: io penso di avere qualcosa da dire, e lo faccio. Il mezzo, in fondo, è secon-

dario. In fin dei conti uno scrittore vero vuole essere letto, che scriverebbe a fare, se no? Mi sembra ovvio, insomma, che una possibilità del genere sarebbe stata accolta positivamente anche da tanti autori del passato.

[MS] Assolutamente vero, io stesso mi son fatto il blog per “diffondere il verbo”. Il bel-lo de Lo scrittore emergente è che è un blog altamente specializzato: per intenderci, i fatti tuoi rimangon fuori – e va bene così. Però pro-getti simili sono, a parer mio, delle eccezioni: perché se vado a curiosare nell’oceanum ma-gnum della blogosfera alla ricerca di qualcosa d’interessante, m’imbatto in prodotti osceni.Qui entrano in gioco fattori difficili da ma-neggiare o indicizzare, sono gusti personali: personalmente ritengo molti blog di presunti poeti delle cose imbarazzanti. È difficile per uno scrittore di qualità riuscire a emergere ol-tre le montagne di fuffa, perché si presuppone un lettore/utente di internet che passa le sue ore a cercare attivamente qualcosa da legge-re. E se c’è gente che lo fa, è però vero che molti sono loro stessi scrittori o aspiranti tali, quantomeno. Trovo la cosa autoreferenziale: in fondo anch’io (scrittore) ho trovato te (scrit-tore). È bello: crea una sorta di comunità; ma mi chiedo quanti lettori puri ci siano attorno a questi siti.

[SMN] Hai detto una cosa verissima... anzi, due! Il mio blog ha una linea editoriale ben precisa (se mi è concesso l’uso di un termine del genere): si parla di libri, di scrittura e di tec-nologie della comunicazione, senza però pren-dersi mai troppo sul serio. Anche quando parlo della mia vita privata, cerco di limitarmi a cose che in un modo o nell’altro abbiano a che ve-dere con la mia carriera (se così si può chia-mare) di scrittore. Credo che chi segue il mio blog cerchi proprio questo: un punto di vista coerente su un soggetto preciso, e magari an-che la possibilità di farsi due risate, se qualche volta riesco a strapparle. A questo punto, credo che parlando di altro deluderei buona parte dei lettori: immaginate di leggere un libro in cui, di capitolo in capitolo, cambiano la trama e i personaggi... che senso avrebbe? Quando mi sarò scocciato di parlare di libri ed editoria (e non sarò uno scrittore emergente a vita, spero), aprirò un altro blog e lo dedicherò interamente

NOVE | Regioni

al nuovo argomento.Il fatto poi che, in rete, gli scrittori si confronti-no solo con altri scrittori, è un problema su cui ho riflettuto anch’io: ci sono siti, riviste, blog, gruppi di lettura e chi più ne ha più ne metta, frequentati unicamente da autori più o meno emergenti che si leggono e commentano a vicenda senza mai confrontarsi con l’esterno. Bisogna aggiungere che alcuni di questi siti letterari sono molto ben fatti e danno buone gratificazioni, e per questo molti autori non si sentono invogliati a cercare altrove.D’altro canto, lettori che non siano a loro volta scrittori se ne trovano in tanti modi, ma bisogna volerli cercare facendo marketing, inviando comunicati stampa ed esplorando altri siti, oltre a quelli dedicati agli scrittori. È necessario uno sforzo concreto, insomma, ma-gari anche stampandosi i libri e facendo delle presentazioni alla vecchia maniera, davanti a un pubblico fatto di gente vera.Il problema è che molti aspiranti scrittori cer-ti discorsi nemmeno li vogliono sentire, e in certi ambienti è molto diffusa l’idea che chi s’industria per farsi conoscere con blog, ebook e libri autoprodotti sia solo un illuso che perde tempo e butta via i soldi. Certo, è anche vero che l’iniziativa non basta e i lettori bisogna sa-perli conquistare: se su 100 accessi al mio blog anche solo il 10% dei visitatori decidesse di tornare, in breve tempo sarei un autore famo-sissimo (almeno su Internet). Evidentemente, non è così.

[MS] È come si diceva una volta, Video kills the radio stars? Eppure vedo in giro gente che apre un blog e ci pubblica la sua roba senza farsi troppi problemi (ultima in ordine di tem-po è Angela Biondi col suo http://lastirpedel-drago.splinder.com/, che mi hai fatto conosce-re proprio tu). Magari capita che passa di là un editore, com’è passato da altre parti: sono nati dei libri da alcuni blog. Normalmente però è sempre gente che non aveva come fine la pub-blicazione: siamo solo noi gli sfigati?

[SMN] Forse il fine non sarà necessariamente quello di trovare un editore cartaceo, ma certo chi mette un proprio testo online lo fa perché vuole essere letto. In ogni caso, non credo che gli editori guardino su Internet più di tanto: è vero, ce ne sono alcuni che magari si girano i siti letterari in cerca dell’autore da scoprire, ma secondo me la maggior parte non sa nul-la di quello che succede in rete e anzi è mol-to critica nei confronti di chi sfrutta le nuove tecnologie per farsi conoscere. Ho sentito di

piccoli editori che non prendono nemmeno in considerazione l’idea di pubblicare un libro precedentemente stampato tramite print on demand (verrebbe quasi da dire “senza il loro permesso”), quasi che un autore debba vergo-gnarsi di aver cercato dei lettori.

[MS] Dei veri e propri geni, ‘sti editori di cui parli... Ma dimmi, hai avuto dei “rientri”, escludendo quelli d’immagine, col blog? Vo-glio dire: a che può servire un blog, a uno scrit-tore? Dico la mia: a tenersi allenato tutti i gior-ni, anche scrivendo idiozie (come il mio caso). Almeno dieci righe al giorno sono pur sempre allenamento, e può capitare di riutilizzare le idee espresse in un post in un articolo, un rac-conto, qualcosa. Impressioni da recuperare per una poesia, per esempio. C’è la “comunità”, se si riesce a formarla anche di non–scrittori. Qualcosa d’altro, secondo te?

[SMN] Personalmente, da quando ho aperto il blog ho avuto moltissimi rientri. Prima di tutto, proprio come dici tu, scrivendo qualcosa tutti i giorni mi tengo effettivamente allenato anche quando non sto lavorando a niente in partico-lare, e non mi capita più di sentirmi arrugginito come invece mi accadeva in passato.C’è poi il confronto con i lettori. Dopo anni passati a costringere parenti e amici a leggere le mie fotocopie stropicciate, finalmente gra-zie al blog ho avuto la possibilità di misurarmi con un pubblico vero. Scrivere sapendo che dall’altra parte c’è qualcuno che legge è ben altra cosa rispetto allo scrivere dell’autore so-litario, che non sa se le sue idee varcheranno mai la soglia di casa.I tempi del blog inoltre sono tali che è possibile avere un riscontro praticamente immediato su cosa piace e cosa no e su cosa funziona e cosa non funziona. Un po’ come le macchinette di-

gitali che mostrano subito com’è venuta una fotografia, Internet ci dice quanta gente viene a visitarci giorno per giorno, mentre i commenti dei lettori ci fanno capire se con l’ultimo post abbiamo o meno colto nel segno.Ultimo, ma non ultimo, il lato economico: il mio blog è gratis, google che mi porta i lettori è gratis e gli ebook che distribuisco sono gratis. Crearsi una visibilità analoga fuori da Internet costerebbe migliaia e migliaia di euro, cosa che un emergente non si può permettere. Come se non bastasse, un blog di grande successo (non il mio, al momento) porta molti visitatori che a loro volta portano guadagni grazie alla pub-blicità e alle vendite di libri o gadget. Certo, alla fine è raro che questo guadagno diventi tangibile (più spesso si riesce a rientrare delle spese), ma d’altra parte anche con l’editoria cartacea avere un rientro economico non è af-fatto semplice.

[MS] Direi che siamo alla fine. Prima di salu-tarci, dai un consiglio ai miei cinque lettori: un blog da visitare tutti i giorni. A parte il tuo!

[SMN] Adesso mi verrebbe da dire io i blog non li leggo, che è da sfigati. Oppure eh, ma l’articolo lo fai scrivere a me e poi pubbliciz-ziamo i blog degli altri? O ancora ovviamente leggo solo Grandi Speranze (il blog di Matteo, per chi non lo sapesse). Comunque davvero di blog interessanti ce ne sono un’infinità, e quale visitare più o meno spesso è solo questione di gusti e simpatie personali... vi consiglio allora di partire da un aggregatore come Fuffaggre-gator (http://fuffaggregator.splinder.com): siti come questo riuniscono in una pagina sola de-cine di blog, e i visitatori possono scegliere di leggere gli articoli che preferiscono. Di sicuro vi terrà un bel po’ impegnati.

Regioni | DIECI

Si chiama Roman Cuisine Educacional e si svolge a New York. L’iniziativa - ideata e prodotta dalla società Publi-ca-Organizzazione & Strategia, soste-nuta dall’Assessorato al Commercio del Comune di Roma, dall’Assessora-to al Turismo della Provincia di Roma, dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio, realizzata in collabo-razione con l’ Istituto Italiano di Cul-tura di New York e sponsorizzata da Roma Wine e da D&C World of Wine – si svolge presso una delle più presti-giose istituzioni culinarie degli Stati Uniti, l’International Culinary Center, sede storica del French Culinary Insti-tute e, inaugurata lo scorso anno sotto la direzione dello chef Cesare Casella, dell’Italian Culinary Academy.Roman Cuisine Educational ha l’obiettivo di portare oltreocano l’immagine di una cucina romana che, sulla solida base dei prodotti locali tradizionali, guar-da al futuro ed è capace di ricercare ed intuire nuovi equilibri e combi-nazioni di gusti, di accogliere, riela-borare e fare proprie nuove assonan-ze di sapori; una cucina viva, la cui identità è un divenire continuo e cifra culturale di un territorio. L’Assessore al Commercio del Comune di Roma, Gaetano Rizzo, sarà al seguito del-

l’iniziativa e, l’11 luglio, presenterà in occasione della Conferenza Stam-pa all’Italian Culinary Academy, il progetto della Casa Enogastronomica del Comune di Roma, voluta insieme alla Regione Lazio per valorizzare il patrimonio enogastronomico locale.Nella settimana del 9 luglio, gli stu-denti dell’Italian Culinary Academy, avranno l’opportunità di assistere a dimostrazioni guidate condotte da uno degli chef più innovativi ed emergenti della Capitale, Andrea Fusco. Roman Cuisine Educational riserva un’altra rara opportunità, il Wine Workshop & Tasting, che si svolgerà nel pomerig-gio dell’ 11 luglio presso l’ Istituto Ita-liano di Cultura, appuntamento esclu-sivo condotto Ian D’Agata, dedicato ai Vini dei Castelli Romani. Inoltre, due empori specializzati in ricercatezze alimentari – Buon Italia il 9 luglio, nel cuore di Chelsea, ed Agata & Valen-tina, il 10 luglio nell’elegante uptown east side– ospiteranno un desk di de-gustazione dedicato ai prodotti a mar-chio di qualità del Lazio, ingredienti fondamentali per la migliore riuscita di ricette ed interpretazioni di cuci-na romana.“L’opportunità di entrare in una prestigiosa scuola di cucina di New York, che ha ospitato i più famosi

chef del mondo” dichiara infine l’As-sessore al Commercio del Comune di Roma Gaetano Rizzo “e di parlare a ragazzi che, loro stessi, andranno per il mondo a fare gli chef, è il ricono-scimento dello status che, anche sot-to il profilo culinario, a Roma viene universalmente riconosciuto, una cit-tà che riesce a coniugare storia, tra-dizione, qualità dell’accoglienza ed ospitalità”. “La cucina romana sbarca negli Stati Uniti con la sua qualità e le sue specialità; il meglio del nostro patrimonio enogastronomico per con-tinuare a costruire sbocchi di mercato anche all’estero” dichiara l’Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio, Daniela Valentini. “Una presenza che contribuisce anche all’internazionaliz-zazione della cultura dei nostri territo-ri e alla diffusione della loro produzio-ne. Un’occasione per far conoscere la nostra cucina ad un mercato variegato e attento alla qualità e all’eccellenza”. La ambizione dichiarata di Roman Cuisine Educational, spiega Marco Panella, ideatore e promotore dell’ini-ziativa, “è di favorire in coloro che parteciperanno ai vari eventi di New York, una consapevolezza culturale e golosa sulla cucina romana.

■ Paola Pacifici

LA CUCINA ROMANA SBARCA NEGLI USAINIZIATIVA ALL’INTERNATIONAL CULINARY CENTER DI NEW YORK

UNDICI | Regioni

Nei giorni scorsi Piero Ferrari, vice pre-sidente della presigiosa azienda automo-bilistica che porta il suo nome, parlando ai giornalisti ha detto: “Festeggiamo così i sessanta anni della nostra azienda, nata dall’intuizione di un uomo incosciente, mio padre, che all’epoca delle biciclette e delle lambrette, osò realizzare una vet-tura a dodici cilindri ottenendo un suc-cesso mondiale del quale, ancora oggi, io mi stupisco”. Una storia fatta di geniali-tà, passione e tenacia, tre qualità di Enzo Ferrari, che fondò la Scuderia nel 1929 per far partecipare alle competizioni auto-mobilistiche i propri soci con vetture Alfa Romeo. Nel 1940 l’ingegnere si staccò dall’Alfa Romeo e fondò l’Auto Avio Costruzioni Ferrari, con l’obiettivo di pro-durre macchine utensili. Nello stesso tem-po, nonostante un impegno di non concor-renza con Alfa Romeo, costruì una spider denominata 815, che partecipò alla Mille Miglia del 1940. Poi la guerra distrusse lo stabilimento e la vecchia passione per le corse riprese ben presto il sopravvento sulla costruzione delle macchine oleodi-namiche. Al termine del conflitto l’Azien-da assunse la denominazione “Ferrari” e progettò la vettura 125 Sport, 12 cilindri, 1500 cc, che, nel 1947 vinse il Gran Pre-mio di Roma. È l’auto che segna la storia della Scuderia di Maranello e reca il nuo-vo marchio: il cavallino rampante nero su un rettangolo giallo. Da allora, affidando le sue vetture a prestigiosi piloti, la Ferrari ha colto sui circuiti e sulle strade di tutto il mondo oltre 5.000 affermazioni, crean-do una leggenda. Non c’è campionato o gara prestigiosa in cui la Ferrari non abbia corso, vinto o perso. Mentre tutti gli altri costruttori sono arrivati, hanno domina-to e si sono ritirati soddisfatti, la Casa di Maranello è sempre stata attiva ad ogni stagione dal 1930. Dagli anni ‘70 le sue forze si sono concentrate sui gran premi. L’immaginario collettivo planetario ha dei simboli, inossidabili al tempo, come lo champagne, le ostriche, il caviale, l’alta moda italiana, ma se si pensa al “rosso” esiste soltanto la Ferrari, creatura di quel genio che nel 1947 trasformò un manipolo di meccanici in una setta di domatori dei cavalli-vapore scalpitanti dentro motori da fantascienza. Da quel momento il ca-vallino rampante dell’ingegner Enzo Fer-rari è diventato il simbolo per eccellenza

DUPLICE ANNIVERSARIO PER IL CAVALLINOLA FERRARI E LUCA DI MONTEZEMOLO COMPIONO SESSANT’ANNI

del “made in Italy”. Fra i nomi che ormai fanno parte della storia più glariosa della scuderia Ferrari, spiccano quelli di Ascari, Fangio, Mussi, Gonzales, Surtees, Phil e Graham Hill, Bandini, Scarfiotti, De Ada-mich, Vaccarella, Merzario, Giunti, Mario Andretti, Jackie Ickx, Clay Ragazzoni, Niki Lauda, Gilles Villeneuve, Tambay, Pironi, Arnoux, Prost, Mansell, Albereto, Alesi, Irvine, Barrichello, Michael Schu-macher. Autentici protagonisti e in un cer-to senso eroi della Ferrari per i primi ses-santa anni della Formula-Uno, nella quale i prototipi toccano la velocità impressio-nante di 350 chilometri all’ora. I loro motori rombanti a dodici cilindri e 5.000 centimetri cubici di cilindrata, inglobati

dentro cellule sempre più leggere e resi-stenti, controllati da una tecnologia estre-mamente avanzata dove nulla è lasciato al caso, rappresentano il sogno di milioni di persone di ogni parte del mondo, per le quali il volante “aerospaziale” è simbolo del potere di controllo sulla potenza sca-tenata. Per celebrare l’anniversario, Luca Cordero di Montezemolo ha fatto affluire a Fiorano oltre mille esemplari del cavalli-no rampante trasformando il compleanno della “rossa” per eccellenza in un evento mediatico. Un anniversario doppio, visto che anche lui festeggerà i suoi primi ses-santa anni il prossimo 27 agosto.

■ Mauro Boschi

Regioni | DODICI

A Fuengirola, la famosa cittadina spagnola della Costa del Sol, in Andalusia, per quattro giorni oltre 15 mila spettacolari motociclette dei famosi “Harley Owners Group” di tutta Europa, hanno vivacizzato la città, portan-do spettacoli, allegria, curiosità, animazione e notevoli vantaggi economici. È il 16º Ral-ly Europeo delle Harley Davidson. Questa grande e suggestiva kermesse si svolge ogni anno in una diversa città europea e, sapen-do quanto movimento economico e quan-ta pubblicità produce, i sindaci delle città europee, grandi e piccole, fanno a gara per ottenere che venga celebrata nella loro città. Ma quest’anno ha vinto Fuengirola. E non è stato per pura casualità. Ottenere la sede di questa edizione della manifestazione, è stato grande e meritato successo per Fuengirola, al quale ha lavorato con impegno e profes-sionalità la nuova Giunta Municipale guida-ta per la quinta volta dal Partito Popolare. Ed è anche la prima grande festa internazionale organizzata dal Dipartimento del Turismo dopo la recente rielezione di Esperanza Oña Sevilla a capo della celebre città andalusa. La brava “alcaldesa” ed i suoi collaboratori possono andarne fieri ed orgogliosi. Erano infatti sette anni che il Rally Europeo non si celebrava in Spagna, e cioè dall’anno 2000 quando si svolse a Lloret del mar. Ed è la prima volta che viene svolto in Andalusia. In questo senso la sezione Harley Davidson

Spagna da diverso tempo esaminò con i rap-presentanti del Municipio di Fuengirola le possibilità ricettive ed organizzative offerte dalla Costa del Sol. Dopo un attenta valuta-zione della situazione, Fuengirola risultò il luogo più idoneo per ospitare un evento così grande e complesso.La manifestazione, accolta con grande en-tusiasmo dalla popolazione spagnola e da quella cosmopolita di Fuengirola, è afflui-ta da varie direzioni attraverso i valichi di frontiera con la Francia, concentrandosi nel grande Recinto Ferial dove sono stati alle-stiti palchi per concerti dal vivo, percorsi per esibizioni, centri di prova ed altre forme di spettacolo che hanno richiamato migliaia di

visitatori, affezionati, curiosi ed ammiratori della famosa motocicletta americana, nata molti decenni fa e da sempre costruita nel Winsconsin. Questi giganteschi “giocattoli” per adulti, realizzati in centinaia di forme, colori e dimensioni, hanno offerto alla vista un divertimento ricco di fantasia, creativi-tà e tecnologia. Il tutto accompagnato dal clima effervescente, ma civile e corretto, che caratterizza questi raduni. Poi lo spat-tacolo nello spettacolo. Per tutta la durata dell’evento sono state predisposte attività che vanno da un concorso per la “Moto più spettacolare”, organizzato nello spazio del Castello Sohail, per l’occasione aperto al pubblico, ad una sfilata di oltre mille mo-tociclette che invadendo le strade cittadine issa le rispettive bandiere dei paesi e dei clu-bs di provenienza, con un show acrobatico e varie premiazioni ai club con il “numero maggiore di soci” e alla motocicletta che “viene da più lontano”.Fra le attività collate-rali, finalizzate alla beneficienza, figura una Cena Speciale di Gala con spettacolo intito-lato “Dolce Vita”, della quale parte dei fondi verrà devoluta ad una nota Associazione per gli Infermi di Distrofia Muscolare.Questo evento, secondo i primi risultati resi noti dal Comune di Fuengirola, ha prodotto un movimento economico rilevante per la città, con benefici finanziari di molti milioni di euro per tutto il municipio, che si riverse-ranno per ondate successive e per moltissi-mo tempo sugli esercizi pubblici, i negozi, gli alberghi e la popolazione in genere.

■ Giulio Rosi

FUENGIROLA ACCOGLIE 15.000 HARLEYSPETTACOLO E TANTA PROMOZIONE TURISTICA PER LA CITTÀ

TREDICI | Regioni

Presso il rinnovato spazio della Domus Talenti, si è svolta a Roma la conferen-za stampa di presentazione del Festival Estivo della Canzone. Erano presenti l’Assessore al turismo del Comune di Piombino, Dott.ssa Elisa Murzi, i gior-nalisti Dario Salvatori e Anna Pettinel-li, rispettivamente nei ruoli di presiden-te di giuria e presentatrice del festival, gli organizzatori Yuri Mariti, Giovanni Germanelli e Crescenzo De Luca e il responsabile delle selezioni del Lazio, Giampaolo Eroli.Il festival giunto alla sua quinta edizione, intende offrire una vetrina ai nuovi talenti della canzone, aldilà di ogni logica di mercato. “La caratteristica che piu’ mi ha colpi-to del festival, che sono orgogliosa di presentare per il secondo anno conse-cutivo – ha affermato Anna Pettinelli – è la sua freschezza e spontaneità. Lavorando insieme ci si diverte e si scoprono ragazzi che non hanno nulla da invidiare ai nostri artisti piu’ affer-mati”. Dario Salvatori ha ricordato che que-sta manifestazione, cresciuta moltis-simo nel corso di pochi anni, propone una valida alternativa al festival di San Remo, puntando sulla qualità, sempli-cità e determinazione di artisti talmen-te motivati a fare musica che è piu’ difficile farli scendere dal palco che salire”. A formula funziona, il festival viene sempre più seguito dal pubblico e dai mezzi di comunicazione. Dai 50 iscrit-ti del primo anno si è passati a oltre 400 richieste, con comitati seleziona-tori organizzati in ben 19 regioni ita-liane. Nessun promo da ascoltare, ma un giudizio diretto sull’esibizione live di giovani che proprio sul palcosceni-co dimostrano di essere artisti, perché – secondo Anna Pettinelli - al giorno d’oggi chiunque puo’ realizzare dischi ma è ben altra cosa dimostrare di vale-re sul palco”.L’assessore Murzi ha poi confermato – nonostante gli sforzi derivanti dalle scarse risorse economiche delle Isti-tuzioni - l’appoggio economico alla

PIOMBINO: FESTIVAL DELLA CANZONEPRESENTATE A ROMA LE SERATE FINALI DEI CANTANTI EMERGENTI

manifestazione che ha seguito dal pri-mo anno “perché Piombino, che molti ricordano solo per l’industria e il porto, è una città meravigliosa tutta da scopri-re e che si vuole porre come elemento aggregatore dei giovani, della musica e della cultura in generale”. Nel Lazio la serata delle selezioni si è svolta dome-nica 27 maggio 2007 presso il Totem Village di Velletri. I partecipanti, 12 in tutto, avevano una età molto variegata: si partiva dagli 11 anni della più giovane, ai 40 del can-tante di uno dei gruppi che poi è pas-sato in finale. La giuria tecnica era composta da 6 persone tra cui, oltre a Giampaolo Ero-li, anche Marco e Gianluca Bertogna – produttori e responsabili dello Start Studio, lo studio di registrazione che darà la possibilità al vincitore di regi-strare il suo lavoro discografico. “La semplicità e la spontaneità che ca-ratterizza il festival era la stessa che ho cercato di trasferire ai ragazzi in gara” – ha ricordato Eroli – “La cosa più bel-la è stato il ringraziamento sincero dei ragazzi alla fine della serata, anche se non avevano vinto. Tutti mi hanno ringraziato per il locale, la professionalità dei tecnici, e per il fatto di essersi comunque sentiti sem-

pre a loro agio.” Infine sono stati i comunicati i nomi dei 36 artisti selezionati che partecipe-ranno alla finale del 13, 14 e 15 luglio in piazza Bove a Piombino. Tre sera-te presentate da Serena Garitta, Pla-tinette e Anna Pettinelli e Alessandro Paci, con la partecipazione di Fabrizio Moro. A sorpresa sono emersi anche due artisti internazionali, da Malta e dalla Svezia: un primo importante passo affinché il Festival Estivo cominci concretamente a farsi conoscere anche all’estero.

■ Mauro Piergentili

Regioni | QUATTORDICI

Valentino ha festeggiato 45 anni di car-riera ritornando trionfalmente a Roma, dove aprì nel 1959 il primo atelier in via Condotti. Partito da Voghera a soli 13 anni, spinto da una passione irre-frenabile per la moda, si trasferisce a Milano, dove frequenta una Scuola di Figurino. Ma è Parigi la città della svol-ta. Diventa collaboratore nella Casa di Moda di Jean Dessès e nell’atelier di Guy Laroche. “A 17 anni” spiega lo stilista “sono venuto a Parigi da Voghe-ra per imparare i segreti di questo me-stiere, innamorandomi di questo Paese e dopo tanto tempo ne sono innamorato come il primo giorno”. Un amore che la Francia ha ricambiato conferendo-gli nel 2005 la Légion d’honneur, la più alta onorificenza della Repubblica Francese. A Firenze nel ’62 trionfa la sua prima collezione a Pitti Moda e nel 1967 riceve il Premio di Neiman Mar-cus, equivalente all’Oscar cinematogra-

fico. Le donne del jet set internazionale vogliono vestire Valentino. Jacqueline Bouvier per le nozze con Onassis in-dossa un abito Valentino in pizzo avo-rio. Farah Diba, fugge dal suo impero indossando un Valentino. Anche Liz Taylor sceglie un Valentino per incon-trare Richard Burton. Nel ’68 nasce la mitica “V” di Valentino, simbolo di di-stinzione e la “V-logo” appare su abiti, borse, orologi, occhiali e gioielli. Tra gli anni Settanta e Ottanta, è il pri-mo designer a lanciare collezioni prêt à porter dedicate alla donna e all’uomo ed a stipulare contratti di licenza sui mer-cati internazionali. Il suo marchio si dif-fonderà dovunque con negozi a Roma, Milano, Stati Uniti ed Estremo Oriente. Realizzerà campagne pubblicitarie con l’aiuto dei più grandi fotografi di moda e strapperà un applauso di dieci minuti, al termine di un defilè in cui i fiocchi saranno reinventati come simbolo della

femminilità. Nel 1985 viene nominato Grande Ufficiale Dell’Ordine al Meri-to della Repubblica Italiana e nel 1996 Cavaliere del Lavoro.La conquista dell’America arriva nell’82 con una sfilata di Valentino nel prestigioso Metropolitan Museum di New York. Seguita da un “Valentino’s day”, che il sindaco di Beverly Hills organizzò donandogli le chiavi d’oro della città. Impegnato socialmente, Va-lentino crea, con il suo storico socio e compagno di vita Giancarlo Riammetti, madrina Liz Taylor, L.I.F.E. un associa-zione benefica a sostegno dei bambini affetti da malattie legate all’HIV. Il nome Valentino vuol dire anche bu-siness. Nel ’98 lo stilista è costretto a vendere il celebre marchio Valentino alla casa tedesca HDP, che nel 2002 ver-rà rilevato dal Gruppo Marzotto. Una partnership fortunata che, nel 2005, ha portato il nome Valentino alla quotazio-ne in borsa, attraverso la costituzione della Valentino Fashion Group. Sempre nel 2005, nasce anche la linea di prêt-à-porter nuziale firmata Valentino. Ed insieme ad Arnolfo di Cambio lancia la Home Collection, una linea per la casa e la tavola di porcellane, cristalli e argenti raffinatissimi. Oggi il marchio ha punti vendita in tutto il mondo. Solo nel 2005 ne sono stati inaugurati 18, da San Pietroburgo a Pechino, da Tokyo a Riyadh. Ma Valentino è soprattutto l’uomo che ha dato vita ad un nuovo tipo di rosso, l’inconfondibile rosso Valentino. A chi gli chiede quale sia stato il momento più difficile della sua carriera, rispon-de: “Potrei chiamare difficoltà la nasci-ta di qualunque moda offensiva per le donne e la loro bellezza: sono la mia vita”. Chi ama la donna con una devo-zione incondizionata, tanto da farne un motivo di vita, chi la esalta nelle sue forme, nella sua grazia, nella sua ele-ganza, dalle donne non può che essere riamato. Ecco perché ogni donna vor-rebbe indossare un “Valentino”.

■ Anna Lonia

VALENTINO FESTEGGIA 45 ANNI DI SUCCESSIL’OCCASIONE PER RICORDARE ALCUNI MOMENTI DELLA SUA CARRIERA

QUINDICI | Regioni

La Conferenza delle Regioni e delle Pro-vince Autonome, a conclusione di una delle sue ultime sessioni, ha sottolineato la necessità di improntare i rapporti tra Stato e Regioni sulla concertazione e la leale collaborazione al fine di pervenire a scelte condivise nella prospettiva di sviluppo dell’economia del Paese.Tale metodologia di confronto istituzionale - è stato unanimamente ribadito da tutti i presenti - è il presupposto indispensabile al richiamo di quella responsabilità che le Regioni intendono assumere per il per-seguimento degli obiettivi della politica economica nazionale, nonché contenuto essenziale per l’esercizio dell’autono-mia riconosciuta dalla Costituzione.Una modalità di lavoro condivisa e proficua può derivare dall’avvio immediato della Commissione mista Regioni-Governo-Sistema delle Autonomie per il monito-raggio della finanza pubblica, più volte richiesta dalle Regioni al fine della for-mulazione di proposte razionali in tema di qualificazione e trasparenza delle deci-sioni di entrata e di spesa nella Pubblica Amministrazione; ma anche al fine del coinvolgimento delle Regioni e delle al-tre autonomie territoriali nell’affrontare gli obiettivi strategici e come luogo di condivisione delle basi informative fi-nanziarie e tributarie e anche supporto

del riordino dell’ordinamento finanzia-rio. Le Regioni ritengono, altresì, neces-sario ripercorrere la proficua esperienza, che si è avuta in occasione della stesura del “Patto per la salute” lo scorso anno, anche per altri tre settori prioritari per i quali propongono di costruire soluzioni condivise, mediante un “Patto per la qua-lificazione e razionalizzazione della spe-sa”, un “Patto per la Casa, le Infrastruttu-re e i Trasporti” e un “Patto fiscale”. Sul versante del “Patto per la salute” si tratta di verificare l’attuazione, dopo un primo anno, con l’obiettivo di aggiornarne i contenuti. Primadi tutto in relazione agli esiti dei tre tavoli istituiti sulla “Farma-

ceutica”, “Compartecipazioni alla spesa” e “livelli essenziali di assistenza (LEA)” anche in base alle dinamiche del PIL no-minale effettivo; poi per quanto concerne le risorse da destinare per il tema della non autosufficienza. Per quanto attiene le Politiche per il Mezzogiorno occor-re far partire il credito d’imposta per il Mezzogiorno;rafforzare le politiche per il Mezzogiorno derivanti dalla politi-ca unitaria per lo sviluppo del Quadro Strategico Nazionale, per quanto attiene al Fondo Aree Sottoutilizzate, in riferi-mento al quale va data maggiore certez-za; implementare le risorse per le Zone Franche Urbane, estendendone l’ambito di applicazione e accelerare le relative procedure di impostazione metodologi-ca e di negoziato. Gli esiti del dialogo istituzionale su queste tematiche devono consentire di disporre di una quadro con-diviso di soluzioni che permetta, da un lato, di rispettare le esigenze di equilibrio della finanza pubblica e, dall’altro, di ga-rantire il pieno utilizzo di tutte le risorse rese disponibili siano esse comunitarie, nazionali e regionali. A questi fini, tenuto conto che di fatto anche in occasione del-l’elaborazione del DPEF le Regioni non hanno contribuito alla definizione delle linee del documento, è necessario avviare immediatamente un tavolo per la costru-zione della prossima manovra finanziaria onde evitare un confronto tardivo su un testo già definito, restituendo alle Regio-ne il proprio ruolo istituzionale.

STIPULARE NUOVI PATTI CON LO STATOALLA CONFERENZA DELLE REGIONI E PROVINCE AUTONOME