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ITALIANI I rifugiati nella penisola visti da Distilo Potente e «Inatteso», il film sui profughi L a sezione «Forum» della Berlinale, quella dove si presentano per lo più docu- mentari legati all'attualità, è mol- to seguita dai giovani. E non è ra- ro imbattersi in pellicole notevo- li. È il caso di Inatteso, unico film italiano qui presentato quest'anno, del regista romano Domenico Distilo, fresco di di- ploma al Centro sperimentale di cinematografia. Per raccontare il dramma dei profughi Distilo ha visitato alcuni centri di acco- glienza sparsi per la penisola co- struendo un documentario toc- cante. Sorprende la maturità con cui il regista fa parlare le imma- gini evitando didascalie, com- menti e patetismo. Vediamo le facce sofferenti di palestinesi, curdi, afgani fuggiti dai rispetti- vi paesi, perseguitati per ragioni politiche, scampati alla guerra, al carcere, spesso alla tortura. Molti hanno lasciato in patria pa- renti e amici per arrivare su una carretta del mare. Li vediamo mentre organizzano un precario luogo di preghiera nei centri di accoglienza; mentre tribolano per ottenere un permesso di sog- giorno provvisorio in attesa che gli venga riconosciuto lo status di rifugiati; mentre faticano nei campi, condannati ad un lavoro massacrante e in nero. «Il gover- no italiano ci dà il permesso di restare, ma poi ci abbandona», dice uno di loro. Seguono le im- magini dell'irruzione compiuta nel 2004 dalla polizia nel centro di Stornara in Puglia. «In Italia c'è una profonda disinformazio- ne sull’asilo politico - ha detto il regista - e così questi profughi vengono sequestrati in questura o incarcerati per giorni. E tutto ciò in violazione del diritto inter- nazionale che impone di proteg- gere chi chiede asilo». Gherardo Ugolini L’Orso al film bosniaco sugli stupri etnici E alla fine, dal mazzo, salta fuori la carta outsider del film bosniaco Grbavica e una regista debuttan- te come Jasmila Zbanic che sban- ca Berlino contro le più accredi- tate previsioni della vigilia. Tutti i pronostici del giorno prima sembravano infatti metter vento alle vele o alla bellezza ruvida- mente politica del film di Winter- bottom (The road to Guantana- mo) o al tocco di classe di un Ro- bert Altman tornato con A Prai- rie Home Companion alla com- media corale. E invece, per il re- gista inglese solo il riconosci- mento d’argento per la miglior regia mentre rimane a mani vuo- te il maestro di Kansas City, per- ché l’Orso d’oro finisce ancora una volta ai margini dei nomi grossi. Un film, quello bosniaco, che con grande sensibilità dram- matica ci trasporta in una Sa- rajevo inchiodata a un dopoguer- ra che fatica a digerire le fratture più atroci del passato. Soprattut- to se il trauma in questione è uno stupro da cui è nata una figlia del tutto ignara di quanto accaduto realmente alla madre. Profondità e delicatezza di scandaglio che, pur conservandosi all’interno di una confezione sobria e piuttosto classica, riesce a infilarsi nel dramma in maniera incisiva. Gr- bavica la spunta, quindi, anche sull’ex-equo che raddoppia il Gran Premio della Giuria. Da una parte, la commedia sociale sulle donne iraniane escluse da- gli stadi di calcio di Jafar Pa- nahi (Offside) e la commedia a spezie transessuali En soap della danese Pernille Fischer Chri- stensen cui va anche l’omaggio riservato alla migliore opera pri- ma. Sul versante delle migliori inter- pretazioni, invece, fuochi d’arti- ficio tedeschi, perché in campo maschile la stelletta finisce sul petto di Moritz Bleibtreu, soli- do protagonista di un film altri- menti poco riuscito come Le par- ticelle elementari di Oskar Roeh- ler, mentre in quello femminile a vincere, scalzando la forte con- correnza di Isabelle Huppert, è la prova attoriale maiuscola di San- dra Hüller nel Requiem di Hans-Christian Schmid. A boc- ca asciutta rimane l’Italia di Mi- chele Placido con Romanzo Cri- minale, mentre tra i premi secon- dari segnaliamo la migliore co- lonna sonora all’hongkonghese Isabella di Pang Ho-cheung e l’omaggio Alfred Bauer per l’in- novazione cinematografica al dramma argentino di una guar- dia del corpo, al centro di El Cu- stodio di Rodrigo Moreno. Questo insomma, il verdetto sti- lato dalla giuria presieduta da Charlotte Rampling, per una Ber- linale, figlia dei tempi, che ha rin- novato la sua vocazione verso un cinema etico-politico con ampie finestre sull’attualità. Un concor- so che ha visto coagulare le sue proposte migliori attorno ai no- mi più consolidati del cinema mondiale (Chabrol, Lumet, Alt- man, Winterbottom), restringen- do al minimo le eventuali devia- zioni verso vere novità capaci di «irrompere» con indirizzi cine- matografici inediti. Edizione, quindi, più di conferma che d’in- novazione, perché se il cartello- ne principale della competizione internazionale rimane ancorata al solco della tradizione, è nelle sezioni laterali di Forum e so- prattutto «Panorama» che inter- viene qualche scarto dalla nor- ma, in particolare per quel che ri- guarda le sezioni del documenta- rio, ormai a tutti gli effetti pale- stra fondamentale per i film di finzione che verranno. Una scena da «Grbavica» di Jasmila Zbanic, Orso d’oro a Berlino 2006 di Lorenzo Buccella / Berlino che altro c’è BERLINALE Orso d’oro a sorpresa per «Grbavica» della regi- sta Jasmila Zbanic. Un palmarès in difesa delle donne segrega- te premia anche l’ira- niano «Offside» «Bye Bye Berlusconi», un premio politico IN SCENA ÈmortoGandolfi Diresseil corodella Scala efondò quello della Verdi Era uno dei principali direttori di coro del mondo. Bravissimo. Ro- mano Gandolfi, 72 anni, è morto l’altra notte a Medesano (Parma). Tra le sue ultime «opere», nel ‘98 aveva fondato il Coro sinfonico dell’orchestra Verdi di Milano. In precedenza aveva guidato i cori in due dei principali teatri lirici del mondo: dal 1968 al 1970 quello del Colon di Buenos Aires, dal 1971 al 1983 quello della Scala, che contribuì a mantenere a un al- tissimo livello. Era salito l'ultima volta sul podio del coro e dell'or- chestra Verdi il 22 gennaio. Aveva lavorato con Karajan, Leonard Bernstein, Pretre, Giulini, Claudio Abbado, Muti, Chailly. In veste di direttore d’orchestra si è esibito alla Scala, a Napoli e in altri teatri. Dal 1984 al 1992 è stato consu- lente artistico e direttore dell'Or- chestra del Gran Teatro del Liceu di Barcellona. AddioaBohm attorecherecitò perFassbinder L’attore tedesco Marquard Bohm è morto a 64 anni per un at- tacco cardiaco. Interprete di oltre 70 film, Bohm divenne famoso grazie a Fassbinder, che lo dires- se in sette film e nella serie tv Ber- lin Alexanderplatz. Per Fassbin- der, Bohm ha recitato in Il soldato americano (1970), Attenzione alla puttana santa (71), Otto ore non sono un giorno» (72), La paura mangia l'anima (73), Selvaggina di passo (74), Il diritto del più forte» (74), Nes- suna festa per la morte del cane di Satana» (76). Nel 1976 prese parte a Nel corso del tempo di Wim Wen- ders. Al favorito «Road to Guantanamo» il premio per la miglior regia A secco Altman e Placido Dalle giurie indipendenti della Berlinale ecco fioccare riconoscimenti nei confronti di film che hanno stretti rapporti con il cinema di casa nostra. Di indubbio rilievo il premio della confederazione dei cinema d' essai (International Confederation of Arthouse Cinemas) attributo al film di Panorama La guerra dei fiori rossi, coproduzione italo-cinese realizzata grazie alla Downtown Pictures di Marco Müller (montaggio Jacopo Quadri, musiche Carlo Crivelli). E se questo omaggio si rivolge alle indiscutibili qualità cinematografiche del film di Zhang Yuan, quello del «Femina Film Prize» riservato a Yasmin Khalifa e Carola Gauster autrici della scenografia del satirico Bye bye Berlusconi del tedesco Jan Henrik Stahlberg (e troupe italiana al seguito) trascura gli aspetti formali per accreditarne coraggio e impegno politico. l.b. 21 domenica 19 febbraio 2006

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ITALIANI I rifugiati nella penisola visti da Distilo

Potente e «Inatteso»,il film sui profughiL

a sezione «Forum» dellaBerlinale, quella dove sipresentano per lo più docu-

mentari legati all'attualità, è mol-to seguita dai giovani. E non è ra-ro imbattersi in pellicole notevo-li. È il caso di Inatteso, unicofilm italiano qui presentatoquest'anno, del regista romanoDomenico Distilo, fresco di di-ploma al Centro sperimentale dicinematografia. Per raccontareil dramma dei profughi Distiloha visitato alcuni centri di acco-glienza sparsi per la penisola co-struendo un documentario toc-cante. Sorprende la maturità concui il regista fa parlare le imma-gini evitando didascalie, com-menti e patetismo. Vediamo lefacce sofferenti di palestinesi,curdi, afgani fuggiti dai rispetti-vi paesi, perseguitati per ragionipolitiche, scampati alla guerra,al carcere, spesso alla tortura.Molti hanno lasciato in patria pa-

renti e amici per arrivare su unacarretta del mare. Li vediamomentre organizzano un precarioluogo di preghiera nei centri diaccoglienza; mentre tribolanoper ottenere un permesso di sog-giorno provvisorio in attesa chegli venga riconosciuto lo statusdi rifugiati; mentre faticano neicampi, condannati ad un lavoromassacrante e in nero. «Il gover-no italiano ci dà il permesso direstare, ma poi ci abbandona»,dice uno di loro. Seguono le im-magini dell'irruzione compiutanel 2004 dalla polizia nel centrodi Stornara in Puglia. «In Italiac'è una profonda disinformazio-ne sull’asilo politico - ha detto ilregista - e così questi profughivengono sequestrati in questurao incarcerati per giorni. E tuttociò in violazione del diritto inter-nazionale che impone di proteg-gere chi chiede asilo».

Gherardo Ugolini

L’Orso al film bosniaco sugli stupri etnici

Ealla fine, dal mazzo, salta fuori lacarta outsider del film bosniacoGrbavica e una regista debuttan-te come Jasmila Zbanic che sban-ca Berlino contro le più accredi-tate previsioni della vigilia. Tuttii pronostici del giorno primasembravano infatti metter ventoalle vele o alla bellezza ruvida-mente politica del film di Winter-bottom (The road to Guantana-mo) o al tocco di classe di un Ro-bert Altman tornato con A Prai-rie Home Companion alla com-media corale. E invece, per il re-gista inglese solo il riconosci-mento d’argento per la migliorregia mentre rimane a mani vuo-te il maestro di Kansas City, per-ché l’Orso d’oro finisce ancorauna volta ai margini dei nomigrossi. Un film, quello bosniaco,che con grande sensibilità dram-matica ci trasporta in una Sa-rajevo inchiodata a un dopoguer-ra che fatica a digerire le fratturepiù atroci del passato. Soprattut-to se il trauma in questione è unostupro da cui è nata una figlia deltutto ignara di quanto accadutorealmente alla madre. Profonditàe delicatezza di scandaglio che,pur conservandosi all’interno diuna confezione sobria e piuttosto

classica, riesce a infilarsi neldramma in maniera incisiva. Gr-bavica la spunta, quindi, anchesull’ex-equo che raddoppia ilGran Premio della Giuria. Dauna parte, la commedia socialesulle donne iraniane escluse da-gli stadi di calcio di Jafar Pa-nahi (Offside) e la commedia aspezie transessuali En soap delladanese Pernille Fischer Chri-stensen cui va anche l’omaggioriservato alla migliore opera pri-ma.Sul versante delle migliori inter-pretazioni, invece, fuochi d’arti-ficio tedeschi, perché in campomaschile la stelletta finisce sulpetto di Moritz Bleibtreu, soli-do protagonista di un film altri-menti poco riuscito come Le par-ticelle elementari di Oskar Roeh-ler, mentre in quello femminile a

vincere, scalzando la forte con-correnza di Isabelle Huppert, è laprova attoriale maiuscola di San-dra Hüller nel Requiem diHans-Christian Schmid. A boc-ca asciutta rimane l’Italia di Mi-chele Placido con Romanzo Cri-minale, mentre tra i premi secon-dari segnaliamo la migliore co-lonna sonora all’hongkongheseIsabella di Pang Ho-cheung el’omaggio Alfred Bauer per l’in-novazione cinematografica aldramma argentino di una guar-dia del corpo, al centro di El Cu-

stodio di Rodrigo Moreno.Questo insomma, il verdetto sti-lato dalla giuria presieduta daCharlotte Rampling, per una Ber-linale, figlia dei tempi, che ha rin-novato la sua vocazione verso uncinema etico-politico con ampiefinestre sull’attualità. Un concor-so che ha visto coagulare le sueproposte migliori attorno ai no-mi più consolidati del cinemamondiale (Chabrol, Lumet, Alt-man, Winterbottom), restringen-do al minimo le eventuali devia-zioni verso vere novità capaci di

«irrompere» con indirizzi cine-matografici inediti. Edizione,quindi, più di conferma che d’in-novazione, perché se il cartello-ne principale della competizioneinternazionale rimane ancorataal solco della tradizione, è nellesezioni laterali di Forum e so-prattutto «Panorama» che inter-viene qualche scarto dalla nor-ma, in particolare per quel che ri-guarda le sezioni del documenta-rio, ormai a tutti gli effetti pale-stra fondamentale per i film difinzione che verranno.

Una scena da «Grbavica» di Jasmila Zbanic, Orso d’oro a Berlino 2006

■ di Lorenzo Buccella/ Berlino

chealtroc’è

BERLINALE Orso

d’oro a sorpresa per

«Grbavica» della regi-

sta Jasmila Zbanic.

Un palmarès in difesa

delle donne segrega-

te premia anche l’ira-

niano«Offside»

«ByeByeBerlusconi»,unpremiopolitico

IN SCENA

ÈmortoGandolfiDiresseilcorodellaScalaefondòquellodellaVerdiEra uno dei principali direttori dicoro del mondo. Bravissimo. Ro-mano Gandolfi, 72 anni, è mortol’altra notte a Medesano (Parma).Tra le sue ultime «opere», nel ‘98aveva fondato il Coro sinfonicodell’orchestra Verdi di Milano. Inprecedenza aveva guidato i coriin due dei principali teatri lirici delmondo: dal 1968 al 1970 quellodel Colon di Buenos Aires, dal1971 al 1983 quello della Scala,che contribuì a mantenere a un al-tissimo livello. Era salito l'ultimavolta sul podio del coro e dell'or-chestraVerdi il 22gennaio.Avevalavorato con Karajan, LeonardBernstein, Pretre, Giulini, ClaudioAbbado, Muti, Chailly. In veste didirettore d’orchestra si è esibitoalla Scala, a Napoli e in altri teatri.Dal 1984 al 1992 è stato consu-lente artistico e direttore dell'Or-chestra del Gran Teatro del LiceudiBarcellona.AddioaBohmattorecherecitòperFassbinderL’attore tedesco MarquardBohm è morto a 64 anni per un at-tacco cardiaco. Interprete di oltre70 film, Bohm divenne famosograzie a Fassbinder, che lo dires-se in sette film e nella serie tv Ber-lin Alexanderplatz. Per Fassbin-der, Bohm ha recitato in Il soldatoamericano (1970), Attenzione allaputtana santa (71), Otto ore non sonoun giorno» (72), La paura mangial'anima (73), Selvaggina di passo(74), Il diritto del più forte» (74), Nes-suna festa per la morte del cane diSatana» (76). Nel 1976 prese partea Nel corso del tempo di Wim Wen-ders.

Al favorito «Roadto Guantanamo»il premio per lamiglior regiaA secco Altmane Placido

Dallegiurie indipendentidella Berlinaleecco fioccare riconoscimentinei confronti di film chehanno stretti rapporti con il cinemadi casanostra.Di indubbio rilievo il premio della confederazionedeicinema d'essai(InternationalConfederationof ArthouseCinemas)attributo al film diPanoramaLa guerradei fiori rossi, coproduzione italo-cinese realizzatagrazieallaDowntown Picturesdi MarcoMüller (montaggioJacopoQuadri,musicheCarlo Crivelli). Esequestoomaggiosi rivolgealleindiscutibili qualità cinematografichedel film diZhang Yuan,quello del«FeminaFilm Prize» riservatoaYasmin KhalifaeCarolaGauster autricidellascenografiadel satiricoBye bye Berlusconidel tedescoJan HenrikStahlberg (e troupe italianaal seguito) trascuragli aspetti formali peraccreditarnecoraggio e impegnopolitico. l.b.

21domenica19 febbraio 2006