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VIOTTI FESTIVAL Guido Rimonda Presente e futuro Grande musica dalla cameristica all’orchestra Per la rubrica Un caffé con... Enzo Salzano Numero 3 aprile-maggio 2016

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Guido RimondaPresente e futuro

Grande musica dalla cameristica

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Pubblicazione a cura della Camerata DucaleRedazione: Cristina Canziani, Rosalba Novella, Giorgio SeitaProgetto grafico: Enrica Cavaletti

Orchestra Camerata DucaleDirettore musicale: Guido Rimonda

Sede operativaVia Nicola Fabrizi, 22 - 10143 Torino (Italy)

www.viottifestival.itwww.camerataducale.it

PReNoTazIoNe oN-lINe e TeleFoNICa: [email protected] tel. 011.755791 dal lunedì al venerdì ore 10.00 -12.00

aCquIsTo e RITIRo bIglIeTTI: Box office Teatro Civico (via Monte di Pietà 15, Vercelli) il giorno stesso del concerto ore 19.30-21.00

biglietti da 10 € a 25 €

INFo: [email protected]

Cari amici del Viotti Festival,

Quanti musicisti straordinari quest’anno! Grazie all’aiuto della nostra casa discografica

abbiamo portato a Vercelli fior di artisti che si sono avvicendati sul palco del Civico

fin dallo scorso novembre.

Un’occasione per noi e il nostro pubblico di aprire una finestra sull’Italia, con eccellenti

solisti che ci dimostrano una innegabile verità: non meritano assolutamente, come

purtroppo spesso accade nel nostro esterofilo Paese, di passare, almeno a livello

di immagine, in secondo piano rispetto a nomi stranieri apparentemente più altisonanti.

Grazie a questi musicisti straordinari e all’incredibile sostegno da parte vostra, abbiamo

vissuto tutti i concerti come una festa, con tanta gioia e interesse; noi della Camerata

li ricorderemo e speriamo sia lo stesso anche per voi!

Certo, è molto più facile ricordarsi la trama di un romanzo, il soggetto di un quadro

o la scena di un film che non l’orchestrazione di un concerto o una sinfonia… Ma forse

l’ondata di emozioni che la grande musica sa suscitare ci porta ancora più lontano!

E a proposito di andare lontano… cosa aspettarsi per il prossimo anno? Ancora tanti

artisti italiani, sia per la stagione orchestrale sia per quella cameristica.

Ma soprattutto, ed è la miglior garanzia che possiamo offrirvi, la stessa passione

e un entusiasmo sempre nuovo! Arrivederci a tutti.

Cristina Canziani Direttore Artistico

Al centro esatto del program-ma predisposto delle nostre due agguerrite, colte, sensibili e fa-scinose Francesca & Francesca (Dego & Leonardi, ça va sans dire) per il loro succoso recital vercellese, ecco la superba Terza Sonata di Brahms: incastonata tra l’op. 96 di Beethoven e tre im-pervie pagine del novecentesco Szymanovsky. Tutte opere che, la sera di sabato 5 marzo, le due interpreti dalla caratura interna-zionale eseguiranno - ne abbiamo la certezza - regalando indimenti-cabili emozioni al fedele pubblico convenuto al Civico. Forti di una tecnica solidissima e un virtuosi-smo consolidato che, non a caso, ha da tempo consentito loro di venire arruolate nel gotha degli artisti targati Deutsche Grammophon: la prestigiosa etichetta gialla sinonimo di vertice discografico, di perfezione inarrivabile.E allora qualche cenno alla Sonata brahmsia-na, più ancora alla sua gestazione. Solamente nel biennio 1878-79 il musicista amburghese ormai quarantacinquenne, dunque piuttosto tardivamente, s’era accostato per la prima vol-ta al binomio di violino e pianoforte componen-do la sua Prima Sonata per tale organico (e si

tratta dell’op. 78 scritta nella quiete lacustre di Pörtschach sul Wörthersee e passata alla storia quale ‘Regen-Sonate’, Sonata della pioggia, dac-ché utilizza un frammento tematico tratto dal Regen-Lied op. 59 n. 3). Trascorsi alcuni anni, nel 1886 Brahms pone mano alla Seconda Sonata, e si tratta dell’op. 100. La composizione questa volta vede la luce durante la permanenza estiva nel villaggio di Hofstetten, sulla verdeggiante sponda occiden-tale del lago di Thun, in vista della Jungfrau (da qui il nomignolo di Thuner-Sonate). Un posto che Brahms ama molto; lasciata Vienna, come sempre in primavera, vi trascorre infatti ben tre estati consecutive (1886, 1887 e 1888) prendendo in affitto una graziosa abitazione a bordo lago; alterna il lavoro alle frequenti pas-seggiate e alle escursioni, spingendosi talora fino a Mürren e Kandersteg e spesso - sempre a piedi - sino a Thun dove sosta a lungo nei giar-dini del Casino di fronte a un buon boccale di birra, fumando i suoi soliti e pestilenziali sigari. La sua vita scorre serena ed abitudinaria: a let-to presto la sera, per potersi alzare al levar del sole e godersi la natura. Settimanalmente, poi, prende il treno per recarsi a Berna e trascorrere il fine settimana presso l’abitazione dell’editore Josef Widmann, rifornendosi di libri che ripo-ne in una grossa cartella di cuoio e restituisce la settimana seguente.In questo clima disteso, favorevole alla concen-trazione, compone inoltre la Sonata op. 99 per violoncello e pianoforte e il Trio op. 101 cui si aggiunge ancora una manciata di Lieder. Se l’in-cantevole paesaggio lacustre che fece da cornice alla gestazione della Sonata op. 100 contribuì a inscrivere il lavoro in un clima amabile e sereno, non diversamente andarono le cose per quanto riguarda la Terza Sonata, l’op. 108 in re minore,

P r O g e t t O B e e t h O v e n

Sabato 5 marzo 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli

Francesca Dego violino Francesca Leonardi pianoforteM

aR

Zo

l’a P P u nta m e ntO C a m e r i S t i C O

BrahmS e i laghi alPini:

liBri e PaSSeggiate,

Sigari e Birra

l. van Beethoven Sonata n. 10

per violino e pianoforte in sol maggiore

Op. 96.

J.Brahms Sonata n. 3 per violino e

pianoforte in re minore Op. 108

K. Szymanovsky 3 Capricci di Paganini

Op. 40

quella appunto che ci viene proposta dal duo Dego-Leonardi. Iniziata già nel corso del 1886, viene condotta a termine anch’essa sulle rive del lago di Thun durante l’estate del 1888. A fine maggio Brahms aveva effettuato l’ormai tradizio-nale viaggio in Italia visitando Venezia, Bologna, Rimini, San Marino, Ancona, Spoleto e Roma, quindi Firenze, Torino e Milano. Frattanto l’ormai fitto catalogo delle sue opere s’era arricchito del Doppio concerto op. 102 per violino e violoncello e dei sublimi Zigeunerlieder op. 103. Dedicata a Hans von Bülow ed eseguita per la prima volta a Vienna il 22 dicembre 1888, ri-flette uno stato d’animo «serioso e solitario». La scrittura pianistica si presenta articolata. L’Allegro iniziale rivela un piglio di leggenda alternando episodi drammatici ad altri alquanto più lirici. La grandiosa coda appare di «vasto e fin auste-ro respiro». L’Adagio dalla suadente dolcezza di natura quasi liederistica rivela toni sognanti e

melanconici; il terzo tempo invece è una sorta di capriccioso, rapsodiante intermezzo dal cli-ma fantastico. Da ultimo l’appassionato Finale (Presto agitato) dalla sovrabbondante ricchezza tematica, coronato da un epilogo all’insegna d’una spettacolare brillantezza. In assoluto uno dei più entusiasmanti finali brahmsiani. Cosa di meglio che ascoltarlo da due affiatate interpreti e ammirare l’energia e la passione che Francesca & Francesca non mancano di profon-dere nelle loro coinvolgenti esecuzioni?

Attilio Piovano

Johannes brahms1833-1897

Con Davide Cabassi si conclude il ‘Progetto Beethoven’, straordinaria novità inserita quest’anno all’interno degli appuntamenti del XVIII Viotti Festival che ha incontrato immedia-tamente l’approvazione del numeroso e affezio-nato pubblico decretandone il successo. Il 2° e il 5° Concerto per pianoforte e orchestra del grande compositore di Bonn rappresentano infatti l’alfa e l’omega delle cinque mirabili composizioni. E Davide Cabassi, musicista di fama internazio-nale, versatile e rigoroso, ritorna sul palco del Civico dopo 16 anni e questa volta da solista affermato. Correva l’anno 2000 e un talentuoso pianista ventiquatrenne di Milano si aggiudica-va il secondo premio (primo non assegnato) del 51° Concorso Internazionale Gian Battista Viotti, proprio all’interno di una Edizione Beethoven. Riconoscimento che va a sommarsi a quelli già ricevuti e che sarà preludio di altri considerevoli risultati anche a livello internazionale. Infatti nel 2005 diventa Top-prize winner del prestigioso Concorso pianistico internazionale Van Cliburn e da lì si apriranno le porte per una accreditata carriera concertistica negli Stati Uniti senza solu-zione di continuità sino a oggi. Maestro, data la sua esperienza negli USA quali sono le differenze che si riscontrano in merito all’approccio artistico e culturale?

La differenza principale fra gli USA e l’Europa è l’elasticità mentale. Qui ci si lamenta che il pub-blico che segue i concerti di musica classica è un pubblico datato, che ci sono pochissimi giovani. Eppure si fa poco o nulla per coinvolgerli. In

America, per fare un esempio, prima dei con-certi gli artisti sono invitati nelle scuole, incontri i ragazzi (anche molto piccoli) che ti accolgo-no con estrema curiosità di apprendere poiché i giovani sono molto meno rigidi mentalmente e l’apprendimento diventa quasi naturale. In Italia questo non avviene quasi mai.

Lei a tal proposito invece sta facendo tanto. In-tendo la sua encomiabile iniziativa della ‘Pri-mavera di Baggio’, un festival multidisciplinare che oltre alla proposta musicale ha una indi-scussa valenza sociale. Ce ne parla?

Questa iniziativa è nata nel 2012 da una idea di mia moglie Tatiana (ndr Larionova bravissi-ma pianista russa). Noi abitiamo in un quartie-re di periferia, a Baggio appunto, immerso nel verde questo sì, ma con il nulla in fatto di atti-vità e servizi. Per cui si è pensato di rallegrare culturalmente con degli incontri musicali qua-si tra amici, con lo scopo di coinvolgere bimbi, ragazzi, adulti e anziani. E poi si è trasformata in una vera stagione concertistica a cadenza an-nuale (tutti i venerdì di maggio) e in un festival interdisciplinare che ha lo scopo di coinvolgere un pubblico generalmente lontano dalla musica classica. Quindi i concerti diventano una occa-sione di ritrovo, di socializzazione, di diverti-mento. Partecipano sia musicisti dai nomi affer-mati che giovani talenti totalmente sconosciuti.

Torniamo al Concerto di sabato sera al Civico, accompagnato dalla Camerata Ducale diretta da Guido Rimonda. Interpreterà il Concerto n. 2 e il n. 5 noto con l’appellativo ‘Imperatore’.

Il primo e l’ultimo Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, che rappre-sentano due mondi molto diversi.

Esatto, questi concerti stan-no agli estremi. Il 2° - che in realtà è stato il primo a essere composto – segue il tracciato delle tematiche di Haydn e Mozart ma mentre l’evoluzione di quest’ultimo aderisce a un percorso flu-ido, mi sorprende sempre constatare che Beethoven invece elabora i suoi 5 Con-certi con caratteri sì total-mente diversi, ma con strut-ture simili, riconoscibili. Mi affascina molto tutto ciò,

Sabato 19 marzo 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli

Davide Cabassi pianoforteIntroduzione musicologica a cura di Attilio Piovano

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Ril

e

come se ci si trovasse di fronte a 5 personaggi con caratteristiche diverse ma con una struttura affine.

Lei cercherà di sottolineare queste differenze?

Io cerco - per quanto è possibile - di staccarmi dalla tradizione dei due concerti per pianofor-te e orchestra di Beethoven, che rappresentano due mondi molto diversi. Esatto, questi concerti stanno agli estremi, Anche se ovviamente non è così facile, poiché l’influenza del Conservatorio, del mondo intellettuale circostante è pregnante nella vita sin da bambini. La mia chiave di lettu-ra non è mai interpretativa semmai la fedeltà al testo, la coerenza stilistica sono metodologie che applico costantemente: la mia scuola discende da Schnabel, quindi concentrata sul rigore e sul rispetto dei classici.

Quale dei Concerti di Beethoven preferisce suonare?

Non mi può chiedere questo… è come se mi chiedesse di scegliere tra mamma e papà! (ride) Comunque se proprio devo scegliere… il n. 5. Maestoso, imperioso, estremamente trascinan-te. Non a caso è il Concerto più famoso dei 5. A parte questo le dirò che il n. 2 rappresenta il mio esordio in pubblico. Una novità tra le mie esecuzioni.

Preferisce il recital solistico o suonare accom-pagnato dall’orchestra?

Sono un compagnone: preferisco condividere la musica con altri. Mentre il ruolo del solista per me è importante non come affermazione del proprio ego ma bensì come utilizzo del reper-torio.

Progetti futuri?

Continuo la registrazione per Decca delle Sona-te di Beethoven. Poi tornerò dopo un periodo di assenza con la Società del Quartetto a Mila-no alla Sala Verdi e infine ..si…lo posso dire in anteprima.. a ottobre suonerò a Berlino diretto da Omer Wellber proprio il 5° di Beethoven! Ebbene, il genio di Bonn, pianista innovativo con l’ossessione dell’espressività nel suo uso del legato, compositore eccelso, imprescindibile per ogni musicista e per la storia della musica classi-ca tutta, ricorre molto spesso nella vita artistica di Davide Cabassi, ha un ruolo decisamente ba-silare. E quindi: che la forza di Beethoven sia con lei, Maestro Cabassi.

Rita Francios

Grande serata beethoveniana con Cabassi e la Ducale: pubblico ammaliatoEntusiasmo per i Concerti n. 2 e n. 5, presentati con intelligenza dal critico Attilio Piovano. Poi le esecuzioni inappuntabili e gli applausi contrac-cambiati con una deliziosa Sonata di Antonio Soler. Il 2 aprile un altro grande pianista, Gian-luca Cascioli.

L’attesa era tanta, e le aspettative non sono sta-te deluse. Davide Cabassi e la Camerata Ducale hanno regalato una magnifica serata di musica al pubblico accorso al Civico per ascoltare la terza parte del Progetto Beethoven del Viotti Festival, quella dedicata all’Alfa e all’Omega (come ha detto il critico Attilio Piovano nella sua esem-plare presentazione) dei Concerti pianistici del compositore di Bonn: sono stati eseguiti il Se-condo Concerto (in realtà il primo scritto da Be-ethoven) e l’ultimo, il celeberrimo “Imperatore”. L’impressione è stata quella di un solista e di un’orchestra che si conoscano da sempre, tale è stata l’assonanza anche nei dettagli dei due Con-certi. Invece Cabassi e Ducale erano alla prima esperienza, anche se, in questi giorni il raffinato pianista, nonché creatore della fortunata rasse-gna musicale “La Primavera di Baggio” e il di-rettore e fondatore della Ducale Guido Rimonda hanno incominciato a intavolare un progetto di musiche per pianoforte e violino da esportare ovunque sia appezzata la presenza di uno duo che si configura sin d’ora straordinario. Tornan-do al Concerto di sabato, le esecuzioni dei due Concerti di Beethoven sono state molto curate e trascinanti. Cabassi ha sfoderato non solo una tecnica sopraffina, ma quell’intelligenza mu-sicale che è evidentemente peculiare ai grandi interpreti. La Ducale l’ha assecondato come me-glio non si potrebbe, ed il pubblico, alla fine, ha accomunato solista e orchestra in un inter-minabile applauso, contraccambiato da Cabassi con la splendida esecuzione di una Sonata del compositore spagnolo Antonio Soler.

Enrico De Maria

P r O g e t tO B e e t h Ov e n - Par te 3ˆ

“nOn SeguO la traDiziOne interPretativa BenSì CerCO la feDeltà al teStO e la COerenza StiliStiCa”

si ringraziano per la gentile concessione :

un eCCellente PianiSta Dal

granDe CuOre:DaviDe CaBaSSi

COnCluDe il “PrOgettO BeethOven”

guIDo RIMoNDadirettore

oRCHesTRa CaMeRaTa DuCale

l. van BeethovenConcerto n. 2 per

pianoforte e orchestra in si b maggiore Op.19

Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in sol maggiore Op.73

“Imperatore”

Recital che s’inaugura con la poco eseguita Fantasia op. 77, prosegue poi con la perla pre-ziosa delle rarefatte Bagatelle op. 126 e culmina col ‘monumentum’ della Sonata op. 106: som-mo capolavoro che apre la ‘serie’ delle ultime quattro Sonate, degne di stare accanto alle gigantesche e ‘trascendentali’ Variazioni su un Walzer di Diabelli. Pagina per troppo tempo reputata ingiusta-mente ‘minore’ e invece, a ben guardare, niente affatto trascurabile, in virtù di certi suoi bur-rascosi scarti armonici, taluni bruschi cambi di atmosfera e deliziose radure melodiche di disarmante linearità, la Fantasia in sol mino-re op. 77 vide la luce nel 1809, poi data alle stampe da Breitkopf und Härtel a Lipsia con dedica all’amico Franz von Brunswick, incune-andosi tra la coeva, ‘piccola’ Sonata op. 78 e la programmatica Sonata op. 81a detta ‘Les Adieux’ terminata nei primi mesi del 1810. Scritta in un unico getto formale e pur lontana dal pa-thos cupo della mozartiana Fantasia K 397, la pagina si apre con rapide scale alternate a un languoroso spunto melodico. Se la sezione Allegro ma non troppo possiede uno spiccato ‘colore’ popolaresco, il tempestoso Allegro con brio ha un che di vagamente ungherese. Di lì

in poi la Fantasia, dopo istanti mozzafiato in Adagio, procede come a tastoni, con un fare rapsodiante, per sciogliersi in un amabile Al-legretto dalle scorrevoli terzine in cui affiora un mix di reminiscenze. Non mancano tratti vir-tuosistici o vistosamente Sturmisch e qualche inattesa ‘apertura’ sull’ultimo sonatismo. Ma a suggellare il pezzo si riaffaccia una scheggia di Adagio, quindi un’icastica, scala per moto con-trario: bonario gesto sonoro che, approdando a un luminoso si maggiore, ci spiazza riuscendo a strapparci un sorriso con la sua imprevista arguzia. Già solo l’elevato numero d’opus è un evidente indicatore della collocazione cronologica del-le più celebri tra le cosiddette Bagatelle, vale a dire quelle dell’op. 126. Nonostante la scelta di un titolo minimalista, improntato a un certo qual understatement, come diremmo noi oggi (vale per ‘bazzecole’, inezie) e nonostante il mi-sconoscimento dell’editore Peters, le Bagatelle s’impongono al contrario per la loro visionaria modernità: assolutamente peculiari sul piano stilistico dell’ultima maniera beethoveniana, già informate nella loro concisione a quell’este-tica dell’aforistico che sarà una cifra consueta nell’incipiente Romanticismo.

un reCital interamente

BeethOvenianO, COn un

interPrete Di luSSO targatO

DeutSChe grammOPhOn

l. van Beethoven Fantasia in sol minore

op. 77 Sei Bagatelle op. 126

Sonata n. 29 in si bemolle maggiore op. 106

Sabato 2 aprile 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli

Gianluca Cascioli pianoforteBEETHOVEN IN & OUTa

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ludwig van beethoven1770-1827

Ammirevoli per levigatezza formale, densità di contenuti espressivi e solidità strutturale (talo-ra dall’elaborata complessità), pur dietro il ve-lame di un’apparente simplicitas. Delle Sei dell’op. 126 se la prima s’impone per la delicatezza del melodizzare già quasi schumanniano, la n. 2 dal furioso attacco rac-chiude la gemma di cantabili che paiono preco-nizzare gli archi. Un lirismo di siderale bellezza domina nella terza, dagli eterei trilli, contrap-ponendosi ai contrasti della n. 4 dai martellati incisi. Un ritmo come di scorrevole berceuse è la cifra della penultima, mentre la sesta nell’ari-stocratica tonalità di mi bemolle maggiore dal ruvido attacco ci introduce poi subito, come per magia, all’intimismo di un’ambientazione già quasi Biedermeier per concludersi con un gesto di virile possanza. Ha ben ragione uno tra i più appassionati esegeti laddove osserva come «l’addio di Beethoven al pianoforte» non potesse venir pronunciato «con accenti più sommessi e, insieme, più sublimi e struggenti». E siamo alla Sonata op. 106 la cui gestazione risale al biennio 1817-19, in parallelo ai pri-mi abbozzi della Nona e della Missa Solemnis: uno dei periodi più turbolenti della biografia di Beethoven. Alla pubblicazione provvide l’editore Artaria, corredando la monumenta-le pagina con l’epiteto di Grosse Sonate für das Hammerklavier. Colpisce l’intento di qualificare il lavoro per la sua vastità, più ancora la cu-riosa precisazione: trattarsi di opera destina-ta a un ‘pianoforte a martelli’. Sarà appena il caso di rammentare come egli avesse ricevuto di recente in dono dal costruttore londinese

Broadwood un fiammante pianoforte dalla sin-golare estensione di sei ottave che contribuì se non a suggerire quanto meno a influenzare la concezione del lavoro in fieri. L’analisi, il commento e l’interpretazione este-tica di tale impervia Sonata, dai quattro sin-golarissimi movimenti, hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro. Lo stesso autore ebbe ad affermare: «Ecco una Sonata che darà del filo da torcere ai pianisti». In apertura un Allegro dall’incandescente esordio che poi «trascolora dall’energia comunitaria del corale al lirismo solitario», variando con caleidoscopica fantasia il materiale tematico in ebollizione: colpiscono i protratti trilli di cui si ricorderanno tardo-ro-mantici della levatura del visionario Skrjabin. Poi ecco un conciso Scherzo arroventato al fuo-co di un’incessante energia. Quindi interviene un Adagio di immense proporzioni dal lirismo solenne e «profondamente tragico» concepito all’insegna della variazione perpetua. Da ulti-mo, come già nell’op. 101 (e come pure sarà nella successiva op. 110) Beethoven colloca al culmine dell’edificio una possente Fuga dal fer-reo rigore contrappuntistico, Fuga vertiginosa concepita in sei grandi episodi e «con alcune licenze». Così indica l’autore e tra queste vi è di certo lo schiudersi quasi improvviso di un pacato corale dalle sonorità organistiche, prima del tumultuoso epilogo di una tra le più lanci-nanti pagine beethoveniane, a lungo incompre-sa: che a Thomas Mann dettò ispirate pagine nel Doktor Faustus.

Attilio Piovano

facilmente “vendibile” presso il grande pubbli-co. Per intenderci, un nome come Mozart è più altisonante, esce con più facilità dalla ristretta cerchia degli intenditori e degli appassionati. Si-curamente Haydn, seppur riconosciuto a livello di importanza storica, è un compositore da va-lorizzare nel senso del piacere dell’incontro di-retto. Una volta concluso il Progetto Viotti, con Decca stiamo pensando di dedicarci proprio ad Haydn. Non sarà subito, dunque, ma è un im-pegno preciso per il prossimo futuro.

Nel suo recital del 23 aprile eseguirà di Mozart il Concerto K 216. Il suo preferito?Non mi sento di esprimere una preferenza, in quanto i concerti mozartiani sono tutti meravi-gliosi e affini al mio temperamento violinistico. Mi regalano tutti grandi soddisfazioni ed emo-zioni profonde. Certo, nella “carrellata” da Hay-dn a Viotti che proporrò a Vercelli, il K 216 s’in-serisce alla perfezione: è di una tale freschezza, presenta molti tratti galanti e divertenti. L’Ada-gio, poi, è fantastico, molto cantabile, senz’altro uno dei miei preferiti. Pare fosse molto amato anche da Einstein...

Viotti, ovviamente non può mancare in un suo recital. Il 23 aprile Lei ha scelto di interpre-tare il Rondò dal Concerto n. 25 e di farlo seguire da Meditazione in preghiera. Ci dice qualcosa di questi brani?L’ultimo tempo del Concerto 25 è un perfetto esempio delle migliori doti di Viotti, in quanto riesce ad essere molto virtuosistico e innovativo dal punto di vista violinistico. In più presenta la novità dell’ottavino e del triangolo che dialo-gano con il violino, prerogativa che ritroveremo nel Paganini della Campanella. Le altre due com-posizioni, ormai conosciute e sempre richieste dal pubblico, sono molto rappresentative del-lo stile viottiano. La Meditazione è un Adagio di estrema, intensa cantabilità, e allo stesso tempo un saggio di tecnica violinistica: per sostenere il suono è richiesta la stessa intensità sia al tallo-ne che alla punta dell’arco, un’innovazione che ritroviamo spesso negli Adagi di Viotti. Il Tema e variazioni ha poi una particolarità che lo rende straordinario: presenta infatti il tema della Mar-sigliese, della quale, secondo il manoscritto da noi ritrovato e datato 1781, sembra proprio sia Viotti l’autore.

Ed ora veniamo alla serata del 7 maggio. La vera e propria chicca è la rara Sinfonia ‘La Prise de la Bastille’. Dopo Viotti... presunto autore della Marsigliese, questa è un’altra bella

sfida musicale-musicologica. Uno scoop? Ce ne parla?

La particolarità di questa sinfonia è il suo essere stata composta ispirandosi a temi popolari lega-ti al periodo della Rivoluzione. Per questo mi è sembrato interessante metterla in programma. Ogni anno cerchiamo di offrire al nostro pub-blico delle novità assolute, che sappiano conci-liare l’aspetto musicale con quello storico e, in senso più ampio, culturale. Spesso, com’è capi-tato per Clementi, ci accade perciò di imbatter-ci in brani poco eseguiti, rari, diciamo pure pra-ticamente sconosciuti... Anche qui sta il bello: uscire dai percorsi già tracciati.

Ancora Haydn nell’appuntamento del 29 maggio. Della Sinfonia degli addii il pub-blico sa tutto, le circostanze per così dire ‘sindacali’ che ne propiziarono la genesi ecc. L’eseguirete con la pantomima delle candele che si vanno via via spegnendo?

Sicuramente! Non potrei nemmeno pensare di eseguirla in modo diverso. Dall’occasione che ha giustamente definito “sindacale” è venuto fuori un fascino che arricchisce ulteriormente questa splendida pagina. La eseguiremo, tutta-via, con le lucine sui leggii invece che con le candele: in teatro anche la sicurezza vuole la sua parte...

In quello stesso concerto compare anche un’ou-verture da un’opera di Haydn, un settore inve-ro poco frequentato del sommo musicista au-striaco. Ha per caso in programma di incidere prima o poi un suo melodramma? Non sarebbe male, per dire Il mondo della luna...Al momento non è in programma, ma mi sem-bra una bellissima idea. E poi ci sono così poche incisioni di opere di Haydn!

In scaletta per quella sera figura di Mozart il Concerto K 595, l’ultimo composto dal sali-sburghese, con quel Rondò che pare prendere commiato dal mondo. Einstein diceva che sem-bra evocare bambini che giocano nei campi Elisi. É tra i suoi prediletti?Sì, è senza dubbio uno dei miei preferiti. Ma subito dopo averlo detto torno alla mia afferma-zione precedente: come potrei non amare tutti i Concerti di Mozart? Sono una collana di pietre preziose, una più splendente dell’altra.

Solista sarà il cinese Julian Jia. Lei di recente ha diretto i Cinque Concerti di Beethoven con ben tre pianisti diversi, dissimili per formazione, gusti, tecnica... Come si fa ad entrare subito in

Sabato 23 aprile 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli

Guido Rimonda a

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guIDo RIMoNDadirettore

oRCHesTRa CaMeRaTa DuCale

J. haydnConcerto per violino

e orchestra Hob. VIIb:4 in sol maggiore

W. a. mozartConcerto n. 3 per violino

e orchestra in sol mag-giore, KV 216

g.B. viottiRondò dal concerto n.

25 per violino e orchestra

in la minoreMeditazione in preghiera

Tema e variazioni

Intervista a Guido Rimonda Guido Rimonda: un violino, una garanzia. Pare uno slogan partorito dai soliti esperti di marketing. In realtà è proprio così. Artista dai solidi studi e dalla tecnica infallibile, ex enfant prodige, un’at-tività frenetica e infaticabile [in questo perio-do tra i molti impegni concertistici attende al ‘montaggio’ in contemporanea di ben tre cd per Decca n.d.r.]. Alla guida della ‘sua’ Camerata Ducale continua a mietere successi, e non solo al Civico di Vercelli, beninteso. Ad esempio di recente a Torino il suo recital Le violon noir ha fatto l’en plein quanto a consensi di pubblico e di critica.I prossimi impegni al Civico lo vedranno prota-gonista dapprima nella duplice veste di solista e direttore (sabato 23 aprile) con un articolato programma in bilico tra Haydn, Mozart e l’ado-rato Viotti (autore del quale Rimonda è profon-do conoscitore oltre che strenuo propugnatore e paladino); poi il 7 maggio dirigerà l’astro del firmamento violinistico Veronika Eberle e il contrabbassista Edicson Ruiz nel non frequente Gran Duo di Bottesini e in una rarissima pagina di Van den Broek. Infine, la sera del 29 maggio,

per il concerto di chiusura della stagione ancora Haydn (l’ouverture dall’opera Lo speziale), il Mo-zart del sublime Concerto K 595 e la celeberrima programmatica Sinfonia detta degli Addii, ovvia-mente di “papà” Haydn.Lo incontriamo nella sua bella casa ricca di ci-meli, libri, strumenti, partiture, e ci intrattenia-mo a lungo. Cortese ed affabile risponde con amabile scorrevolezza alle nostre sollecitazioni.

La prima domanda è pressoché scontata. Come si fa a tenere testa ad un ritmo così frenetico? E dire che accanto all’attività interpretativa Lei non si risparmia certo quanto a didattica, in Conservatorio, con masterclasses e quant’altro...

Può sembrare pesante, ma a viverlo in prima persona lo è molto meno: ti sostiene la passio-ne, il piacere di veder crescere gli allievi, il gusto per la ricerca...

Maestro, come mai Haydn è così poco frequente oggi nella programmazione concertistica, e dire che fu un grande, un grandissimo...

Fu un grandissimo, non c’è dubbio. È difficile dire perché sia poco eseguito: forse non è così

giovan battista Viotti

Ma

GG

ioSabato 7 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli

Veronika Eberle violino Edicson Ruiz contrabbasso

guIDo RIMoNDa direttore oRCHesTRa CaMeRaTa DuCale

“Un’esperienza di leggerezza ineguagliabile, bellezza musicale, duttilità e maturità artistica” (Frankfurter Allgemeine Zeitung)

Veronika Eberle è considerata uno dei talenti tedeschi più promettenti negli ultimi anni. Il suo eccezionale talento, l’equilibrio e la matu-rità della sua abilità musicale le hanno valso numerosi riconoscimenti tra i quali la Nippon Foundation, il Borletti-Buitoni Trust, il Musik-leben Deutsche Stiftung (Amburgo). Tra i suoi più recenti impegni, ricordiamo i concerti con la New York Philharmonic e Alan Gilbert, con la Concertgebouw Orchestra e Heinz Holliger, con la Swedish Radio Sym-phony diretta da Daniel Harding, con la NHK Symphony di Tokyo, diretta da Roger Norrin-gton e l’Aspen Festival con David Robertson. Ha ottenuto un grande successo personale a giugno 2014 con il concerto a Londra con la LSO diretta da Sir Simon Rattle. In recital, Ve-ronika Eberle tornerà al Master Series alla Wig-more Hall di Londra con Shai Wosner, a New York (Carnegie Hall), Salisburgo (Mozarteum), Monaco di Baviera (Herkulesaal), Amsterdam (Concertgebouw), Bruxelles (Bozar), Parigi (Theatre de la Ville), Zurigo (Tonhalle) e il Fe-stival di Lucerna. Veronika si dedica con pas-sione anche alla musica da camera collaboran-do in particolare con Shai Wosner, Lars Vogt, Martin Helmchen, Marie-Elisabeth Hecker, Renaud Capuçon, Antoine Tamestit. Nel mag-gio 2016 parteciperà ad un grande progetto di musica da camera con Ana Prohaska. Veronika Eberle è nata nel 1988 a Donauwörth, dove ha iniziato lo studio del violino all’età di sei anni. Successivamente ha studiato presso il Conservatorio di Monaco di Baviera, con Olga Voitova. Dopo aver studiato privatamente con Christoph Poppen per un anno, ha seguito i corsi di Ana Chumachenco alla Hochschule di Monaco di Baviera. Dal suo debutto, all’età di 10 anni con i Münchener Symphoniker, ha suonato con le migliori orchestre del mondo, in particolare ricordiamo il concerto di Beetho-ven con i Berliner Philharmoniker, diretti da sir Simon Rattle al festival di Salisburgo del 2006.Veronika Eberle suona il violino Stradivari “Dragonetti” del 1700, per gentile concessio-ne della Nippon Music Foundation. Nel corso degli anni, Veronika Eberle ha beneficiato del sostegno di un certo numero di prestigiose or-ganizzazioni, tra cui la Nippon Foundation, il Borletti-Buitoni Trust (Fellowship nel 2008), l’Orpheum Stiftung zur Förderung Junger Soli-

sten (Zurigo), la Deutsche Stiftung Musikleben (Amburgo) e Jürgen Ponto-Stiftung (Francofor-te). Ha vinto il primo premio al Concorso Inter-nazionale Yfrah Neaman 2003 a Magonza, ed ha avuto il premio del pubblico ai festival dello Schleswig-Holstein e e del Mecklenburg-Vor-pommern Festival. È stata una New Generation Artist 2011-2013 BBC Radio 3.

Nato a Caracas nel 1985, Edicson Ruiz ha de-ciso di suonare il basso quando aveva appena undici anni. Il suo primo maestro e mentore Felix Petit lo guidava attraverso i suoi studi in “El Sistema”, il venezuelano nazionale gio-vanile Fondazione Orchestra, fondata da José Antonio Abreu. All’età di 15, Edicson Ruiz ha vinto il primo premio al Concorso Internazio-nale di Indianapolis, USA. Successivamente, ha frequentato corsi con Janne Saksala, e nel 2001 è diventato il più giovane membro della Orchestra dell’Acca-demia della Filarmo-nica di Berlino, dove ha studiato con Klaus Stoll. Durante questo periodo, Edicson Ruiz ha ottenuto un ruolo presso la Filarmoni-ca di Berlino. Edicson Ruiz è uno dei più ri-usciti solisti bassi del tempo presente, e il suo virtuosismo im-pressiona il pubblico di tutto il mondo. È ‘ospite regolare di festi-val come il Festival di

aP

Ril

e sintonia con un pianista?

È fondamentale chiarirsi subito reciprocamente, condividere le rispettive idee sull’interpretazio-ne. Così si trova con più facilità un accordo, una sintonia, e tutto viene di conseguenza. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Ma talvolta bastano davvero due parole o una semplice lettura della partitura. Da parte mia, cerco comunque di as-seconda re sempre l’interpretazione del solista.

Progetti?

A livello discografico, sono nel pieno del Pro-getto Viotti, al quale dedico molte energie: ne vale senz’altra la pena, perché una volta termi-nato sarà un unicum. Poi, sempre con Decca, Haydn: l’integrale dei concerti per violino, per pianoforte e il doppio violino pianoforte e or-chestra.Per quanto riguarda i concerti, mi attendono molti appuntamenti in Italia, sia con la Came-rata Ducale che in duo.

Il sogno nel cassetto?

Modesto magari, ma molto, molto sentito: po-ter finalmente vivere una stagione concertistica intera senza punti interrogativi, con quella tran-quillità che ti fa guardare avanti con fiducia e con i giusti riconoscimenti per quanto riguarda l’appoggio da parte delle istituzioni. Mi pare che non sia chiedere la luna, eppure...

Preferisce dirigere un violinista o un pianista?

Forse un pianista, perché in questo modo idee musicali differenti dalle mie mi risultano più fa-

cili da comprendere e da accettare.

L’autore che vorrebbe riportare in vita. Cosa gli domanderebbe?

Viotti! A parte l’emozione di trovarmelo davanti dopo una vita spesa sulle sue opere, a parte le mille domande che vorrei porgli... gli chiederei di suonarmi i Souvenir de violon: quanto mi pia-cerebbe sentire la sua esecuzione! Ma se avessi la macchina del tempo quante cose farei. Andrei a Venezia a sentire un concerto sacro di Vivaldi, a Cremona nella bottega di Stradivari (dal quale finirei per acquistare un intero quartetto) e per finire magari a Parigi per ascoltare dal vivo Pa-ganini. Ci sarebbe davvero da divertirsi!

Ci congediamo all’imbrunire, dopo svariate tazze di tè, molte esemplificazioni al violino, partiture compulsate, dopo che Rimonda ci ha mostrato i master dei cd in divenire, nella fase di montaggio nel suo studio stipato all’inverosi-mile di libri, spartiti, strumenti e partiture. Sta-remmo a conversare fino all’alba, ma anche le interviste devono avere un termine. Ci lasciamo con una stretta di mano. Appuntamento alle 21 di sabato 23 aprile. Al Civico di Vercelli. Con la ormai mitica Camerata Ducale, ça va sans dire.

Ottavio Paolini

g. Bottesini

Gran Duo Concertante per violino, contrabbasso e orchestra in la minore

J. van den Broek

Sinfonia ”La Príse de la Bastílle” (1795)

Ma

GG

io

guIDo RIMoNDadirettore

oRCHesTRa CaMeRaTa DuCale

f.ChopinMazurca in fa minore

op. 7 n. 3Mazurca in do maggiore

op. 24 n. 2Mazurca in do diesis

minore op. 63 n. 3Ballata n. 1 in sol minore

op. 23Notturno in re bemolle

maggiore op. 27 n. 2Scherzo n. 2 in si

bemolle minore op. 31

f. mendelssohn-BartholdyFantasia op. 28

in fa diesis minore

f. SchubertWandererfantasie D 760

in do maggiore

Un pianista - Pietro De Maria - dalla perso-nalità spiccata oltre che dalla solida tecnica e dalla colta, raffinata capacità introspettiva. Un pianista che, in epoca di iper specializzazioni settoriali, anche nel mondo musicale (da cui l’inevitabile rischio di certe ‘chiusure’), al con-trario si dimostra aperto alle sfide; spazian-do dal solismo alla musica da camera, con un repertorio amplissimo che si estende dal Barocco di Bach al ‘900 inoltrato di Ligeti. Un pianista che ama affron-tare autori, generi e stili in maniera sistematica e approfondita. E allora ecco l’integrale dei due libri del bachiano Clavi-cembalo ben temperato e così pure delle sublimi Variazioni Goldberg, sul duplice versante dell’e-secuzione live e della re-gistrazione su cd. Come a dire, la saggezza di consegnare all’incisione in sala di registrazione la propria visione inter-pretativa, non prima di averla sottoposta al va-glio di pubblico e critica in concerto. E altrettanto avviene con l’integrale delle opere del sommo Chopin. Di cui il recital vercellese del 21 maggio è una sorta di esemplare e succulenta campiona-tura antologica. E dun-

que c’è spazio per il côté per così dire ‘salottiero’ delle Mazurke, in realtà fecondo corpus di pagi-ne ispirate al folklore autenticamente polacco: rivestite di un’eleganza di matrice per lo più francese, ma con quel retrogusto di spleen che di Chopin - esule per antonomasia, costante-mente proteso nella dimensione della nostalgia per la patria lontana - è la più sincera e incon-fondibile firma. Un Notturno, poi, il celeberri-mo n. 2 dall’op. 27 in re bemolle maggiore, vie-

Sabato 21 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli

Pietro De Maria pianoforte

Salisburgo, il Festival di Lucerna, e di Varsavia Chopin Festival, e ha eseguito concerti in gran-di metropoli come New York, Berlino, Tokyo, Madrid, Zurigo e Johannesburg. Ha eseguito numerose opere scritte per lui da compositori quali Heinz Holliger, Rudolf Kelterborn, Paul Desenne, Efrain Oscher, Arturo Pantaleon, Mat-thias Ockert, Luis Antunes Pena, Dai Fujiku-ra, Rudolf Kelterborn e Roland Moser. La sua attività di musica da camera lo ha portato a collaborare con Anner Bylsma, György Kurtág, Heinz Holliger, Elliot Carter, Maurice Bourgue, Klaus Thunemann, Sabine Meyer, Yuri Bash-met, Christian Tetzlaff, Thomas Zehetmair,

Gidon Kremer, Lars Vogt e Jörg Widmann. Edicson Ruiz ha registrato numerosi CD con PhilHarmonie, che mettono in risalto la sua passione per la musica del XVIII secolo. Pro-duzioni televisive internazionali portano anche testimonianza di suoi successi versatili. Gli è stato concesso il José Felix Ribas Prize nel 2002 per il suo impegno arte e nella cultura.

ne posto a reagire con le impennate eroiche e le struggenti atmosfere della Ballata in sol minore op. 23, ispirata forse ai versi del Mickiewicz, in assoluto la più eseguita - non a torto - la più amata da pubblico e interpreti, insomma delle quattro la più popolare. Così come dei quattro Scherzi tuttora il più noto è quello in si bemolle minore dall’enigmatico attacco, tutto incande-scenze ed infuocate atmosfere, ma anche effu-sioni liriche e cantabilità: in altri termini un concentrato delle più idiomatiche peculiarità chopiniane. Non basta: De Maria ha deciso di inserire altresì in scaletta una pagina del solare e sereno Mendelssohn, per chiudere infine nel

segno della schubertiana Wandererfantasie, pagi-na dagli assunti ciclici, con quel tema inconfon-dibile, assertivo e baldanzoso all’esordio, che del Romanticismo è un vero manifesto, non meno del celeberrimo dipinto di Caspar David Friederich Il viandante sul mare di nebbia: emblematica trasposizione sonora dell’irre-quieta figura del Viandante, per l’appunto. Simbolica visione dell’inquietudine umana che solo l’arte (e la filosofia) hanno saputo penetrare con tale profondità ed efficacia. P. A.

Fryderyk Chopin1810-1849

guIDo RIMoNDa direttore

oRCHesTRa CaMeRaTa DuCale

Il concerto del ventiquattrenne Julian Jia, astro nascente della musica mondiale, è quest’anno ideale portabandiera della nutrita schiera di giovani che compongono il cartellone.

Zhi Chao Julian Jia, nato il 19 dicembre 1991 in Cina, ha iniziato a prendere lezioni di mu-sica all’età di sei anni. All’età di 12 anni ha ini-

ziato a studiare con Barbara Szczepanska alla Robert-Schumann Music College a Düsseldorf e a 16 anni è stato ammesso nella classe di pia-noforte di Arie Vardi presso l’Università di Mu-sica, Teatro e media di Hannover.

Julian Jia ha ricevuto numerosi premi nel corso della sua carriera: ha vinto il primo premio e il

Domenica 29 maggio 2016 h 21.00 | Teatro Civico di Vercelli

Julian Jia pianoforte

J.haydnOuverture dall’Opera

“Lo speziale” Hob la:10

W.a.mozartConcerto n. 27

per pianoforte e orchestra in si b maggiore, KV 595

J.haydnSinfonia n.45 in do diesis

minore Hob:I 45 “Gli addii”

Ma

GG

io

Wolfgang amadeus Mozart1756-1791

l’ iDeale PuntO Di

inCOntrO tra il viOtti

feStival “ClaSSiCO” e

il dUcale.lab

premio „talento speciale“ al Concorso Pianisti-co Nazionale di Macao del 2001, il primo pre-mio al Concorso Asian Music in Cina Guang Zhou 2003, il secondo premio e il premio speciale per la migliore interpretazione Liszt al Concorso Internazionale Franz Liszt Piano Competition a Weimar del 2005, terzo premio e il Premio Stampa al Concorso Pianistico In-ternazionale per Giovani Musicisti a Ensche-de 2006, il primo premio, il premio speciale Haydn e il premio speciale EMCY al Concorso Internazionale per Giovani Pianisti a Ettlingen 2008, semifinalista al Leeds Piano Competition nel 2009, terzo premio al Frédéric Chopin Pia-no Competition di Colonia nel 2010 e finalista al Clara Haskil International Piano Music Com-petition nel 2011.

Primo premio, premio della Critica, premio del Pubblico alla trentesima Edizione del Concorso Pianistico Internazionale Alessandro Casagrande nel 2014.

Julian Jia è esibito come solista, musicista da camera e con orchestre sinfoniche in Germa-nia, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e Cina. Si è esibito in vari festival musicali come Kla-vier-Festival Ruhr, International Chopin Music Festival di Varsavia, il Beethoven Music-Festi-val di Bonn, il Mozart Music-Festival di Dort-mund, Festspielen Mecklenburg-Vorpommern Music-Festival, Schleswig-Holstein Music-Fe-stival, Le Festival Piano Passion a Saint-Etienne e il Montreux-Vevey international Festival.

Ha registrato concerti live per emittenti radio-foniche e televisive.

Quella volta che... Haydn figura poco nella vita concertistica. Ed è un peccato davvero, perché almeno un terzo delle sue oltre cento Sinfonie dai nomignoli ar-guti (L’orso, La pendola, Il miracolo, Il distratto, La gallina) è un capolavoro assoluto. La più ce-lebre? È forse la Sinfonia n. 45 detta “degli addii” e composta nel 1772. Eppure c’è sempre in sala qualcuno ignaro.

Accadde così anche quella volta. S’era all’ulti-mo tempo, quello della pantomima architettata dal compositore per reclamare le ferie: ad uso degli orchestrali al servizio del munifico e col-to Nikolaus Esterházy. Quasi bonaria protesta “dei lavoratori” ante litteram, ma con humour e ineffabile charme. E dire che la Sinfonia, nell’in-consueta tonalità di fa diesis minore è ricca di

pathos, di tensione drammatica e possiede un “colore” già quasi pre romantico, molto Sturm und Drang. Un’anziana signora - dopo l’Allegro iniziale, virile e nobile, dopo il delicato Adagio dal clima notturno, velato di nostalgia, dopo il grazioso Menuetto e al termine dell’irrequieto Presto - s’accorse che un contrabbassista lascia-va il palco guadagnando l’uscita di soppiatto, in punta di piedi. Pensò a un’esigenza fisiologi-ca. Poco dopo la faccenda si ripete e ad andar-sene sono in parecchi. E tutti in modo soft, con gran discrezione. La madama, come si dice in ambito sabaudo, ovvero la sciura come dicono a Milan, deve aver pensato a una dissenteria corale, un’intossicazione alimentare. «Chissà cosa gli è toccato mangiare in mensa, poverini, forse precotti, forse cibi scongelati...».

E dire che dopo la prima defezione aveva in-dagato i vicini con lo sguardo: impassibili e inespressivi. Da ultimo anche il direttore ave-va lasciato il podio. Avrà consumato lo stesso pasto, vittima dello stesso incidente, e già lo si immaginava riverso in bagno. Erano rimasti in pochi: un quartetto, un trio e infine un duo. La signora era sconcertata. Sussurrò alla vicina con apprensione ormai irrefrenabile: «Ha visto? Se ne vanno via tutti!» E lo disse come fanno gli anziani che credono di bisbigliare e li si sente a distanza di tre file. La zittirono in parecchi, nei paraggi, e la musica stava per estinguersi in un soffio. Gli applausi in un baleno ne risucchia-rono la costernazione.

Ora il pubblico è informato, legge i booklet dei cd, ascolta RadioTreSuite, vede Sky, naviga sul web, twitta in continuazione (anche in sala da concerto) condivide su facebook qualsiasi sciocchezza... Ad ogni buon conto, ogni vol-ta che la Sinfonia ”degli addii” si riaffaccia alla ribalta, all’ultimo movimento vien voglia di staccare gli occhi dal direttore. È troppo diver-tente cercare in sala la mosca bianca, il neofita. Insomma: quell’unico che ancora “non sa”. Certo, occorre farlo con nonchalance e al tem-po stesso con un pizzico di perfidia e di sar-donica cattiveria. Ed è un un gioco irresistibile studiarne le reazioni e godersi lo spettacolo. Salvo poi far finta di nulla e unirsi agli applausi con serioso cipiglio, dissimulando dietro uno sguardo impenetrabile l’ilarità incontenibile di chi ha compiuto un’innocua marachella. L’audiofilo birichino

un caffè con...Enzo Salzano1° viola

Andiamo subito sul personale: dimostri meno della tua vera età oppure con la Camerata Ducale hai iniziato praticamente da bambino?

Direi che sul fatto che io dimostri meno della mia età in molti sono concordi ma cominciamo col dire che Mozart, ovvero uno degli autori col quale più spesso ci confrontiamo, alla mia età era già morto così come molti dei compositori più celebri della storia (Schubert, Bellini, Per-golesi, etc...). Dunque non mi sento così gio-vane così come non mi sentivo un bambino quando nel 1998 ho iniziato l’avventura con la Camerata Ducale, anche se musicalmente cer-tamente lo ero!

Durante i concerti sei sempre molto serio: carattere o grande professionalità?

Appaio molto serio ma in realtà non lo sono

affatto, d’altronde l’immagine di noi stessi che gli altri percepisco-no spesso è molto distante da ciò che crediamo di essere. Durante gli esami in conservatorio ricordo i miei compagni che invidiavano la mia apparente tranquillità men-tre dentro di me ero letteralmente terrorizzato.

In orchestra sei apprezzato anche per il tuo senso dell’umorismo. Cosa pensi di tutte le battute sui violisti come te?

Alle battute sui violisti ho ovviato conseguendo nel 2000 il diploma di violino, arma che attualmen-te uso come deterrente contro i malintenzionati che osano ancora deridere una categoria che invece in molti ambiti ha di gran lunga superato in simpatia (e alle volte anche in preparazione) quella dei più blasonati violinisti. In ogni caso nei viaggi tra Torino (dove vivo) e Vercelli preferisco in ge-nere la compagnia dei contrab-bassisti per non correre rischi di

sentirmi inferiore... (la risposta a questo temo la troverete nell’intervista con il mio compagno di viaggi).

Cosa c’è per te oltre alla musica?

Oltre alla musica per me è essenziale trovare uno sfogo fisico che compensi l’immaterialità di quest’arte eterea. Non credo di essere mai stato nella vita più di una settimana senza pra-ticare uno sport. Quello col quale continuo a cimentarmi è il ciclismo nel quale mi ritengo un buon amatore con i miei 7/8000 km in un anno e discreti tempi in salita. Se tra chi legge c’è qualche appassionato che vuole fare un giro in compagnia più che un caffè che in genere non bevo (cosa vista con sospetto dai colleghi caffeinomani) posso offrire una barretta ener-getica e la mia compagnia su qualche salita.

GiU

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al muSeO leOne gli

aPPuntamenti DeDiCati

alle giOvani PrOmeSSe

Fin dalla sua fondazione l’Associazione Camerata Ducale ha sempre avuto un occhio di riguardo per la divulgazione musicale rivolta ai giovani, attraverso iniziative mirate alla crescita del pub-blico, al coinvolgimento educativo dei ragazzi e formativo/professionale riser-vata ai musicisti emergenti.Dopo il grande successo ottenuto nel-la prima edizione si riprende la serie di concerti DUCALE.LAb, riservati ai giovani solisti selezionati e premia-ti dall’omonimo concorso: interpreti neodiplomati, selezionati tramite il bando realizzato in collaborazione con

i direttori dei migliori Conservatori piemontesi. Si ripropone così, perfe-zionandola, una formula che da un lato consente di avvicinare il pubblico alle giovani promesse della musica italiana, dall’altro permette di scoprire o risco-prire un luogo storico come il Museo Leone attraverso la piacevole formula del concerto-aperitivo. Al termine dei 5 concerti, il pubblico potrà incontrare i giovani artisti e suc-cessivamente esprimere i propri giudizi tramite un questionario. Tutti gli ap-puntamenti termineranno con un ape-ritivo compreso nel biglietto d’ingresso.

Ducale.LAb

CalenDariO■ venerdì 03.06.2016 - h 18.00 Vincitori del concorso - Conservatorio di Torino

■ venerdì 10.06.2016 - h 18.00Vincitori del concorso - Conservatorio di Novara

■ venerdì 17.06.2016 - h 18.00 Vincitori del concorso - Conservatorio di alessandria

■ venerdì 24.06.2016 - h 18.00Vincitori del concorso - Conservatorio di Cuneo

■ giovedì 30.06.2016 – h 18.00Vincitori del concorso - scuola Vallotti

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