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PREMESSA

Il Movimento Per l’Alleluia (MPA) è un gruppo di fedeli laici chiamato da Dio a condividere il carisma della Fondatrice dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata (MPdA) Beata Elisabetta Renzi (E.R.) (Statuto art. 1).

Ha mosso i suoi primi passi nel 1993, ma solo dopo alcuni anni la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le So-cietà di Vita Apostolica lo ha eretto canonicamente come Opera propria dell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata e ne ha approvato lo Statuto con Decreto Prot. n. R 30 – 1/99 del 21 aprile 1999.

I laici che rispondono alla chiamata del Signore ad aderire

al Movimento, si impegnano ad attualizzare nel quotidiano e se-condo il proprio stato di vita nel mondo, l'amore per Cristo e a vivere lo spirito di servizio incarnato dalla Beata E.R..

La sua finalità è: vivere la fede cristiana nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella comunità parrocchiale, attraverso il carisma della Beata Elisabetta Renzi.

“Sii felice perché il buon Dio ti ama!” dice Madre Elisabetta;

lo stile di vita, quindi, proposto all’MPA, è una fede gioiosa, cari-ca di fiducia, di speranza cristiana.

“La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E io l’amo.”: l’amore a Cristo crocifisso è uno degli elementi fondanti la spiri-tualità della Beata.

“Io porto Colui che mi porta”: lo spirito di unione con Gesù Crocifisso trova alimento e suggello nella partecipazione del do-no eucaristico.

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Animati dalla stessa spiritualità, i laici MPA sono, perciò, chiamati ad accogliere, custodire e vivere il carisma della Beata Elisabetta Renzi nella quotidianità della vita.

Il cammino annuale dell’MPA viene scandito da un incontro

mensile nei singoli gruppi, dove si segue il programma predispo-sto dalla Commissione Formazione del Movimento per tutti i gruppi, in Italia e all’estero.

La programmazione annuale segue, generalmente, le te-matiche proposte dalla Chiesa e si armonizza con la spiritualità della Beata.

La caratteristica del cammino sta soprattutto nel metodo, che vuole favorire:

l’accoglienza gioiosa di tutti i partecipanti l’ascolto della parola di Dio e della Chiesa interca-

lato dal canto la condivisione delle proprie risonanze di fede la preghiera comune il momento della fraternità

Frequentando regolarmente gli incontri, avremo occasione

di crescere in veri rapporti di amicizia dove potremo condividere i nostri pensieri, il nostro agire, il nostro cammino personale di santità con quella fede gioiosa, quella speranza e quella fiducia in Dio che caratterizzò Madre Elisabetta e che è il fondamento di una autentica fede cristiana.

Sapendo di poter essere sempre gioiosi, non perché tutto

va bene, ma perché Dio ci ama, siamo chiamati, per vocazione, a diffondere amicizia, condivisione, cordialità, accoglienza e ci im-pegniamo a incarnare, nella vita quotidiana, i messaggi che lo Spirito Santo trasmette al gruppo e ai singoli amici MPA.

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È impegno di ciascuno utilizzare personalmente il libretto,

per arrivare agli incontri avendo già letto e meditato l’argomento che viene via via proposto.

È sollecitudine di ciascuno invitare nuovi amici a vivere un

cammino di santità secondo la spiritualità della Beata Elisabetta, infondendo nei loro cuori pace, serenità e predisposizione all’ascolto della Parola tenendo vive e presenti le parole di Giovanni Paolo II: “Non temere di aprire il tuo cuore a Cristo”.

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SVOLGIMENTO DEGLI INCONTRI MPA

1. Preparazione Il tempo che intercorre tra un incontro e l’altro è un tempo

dedicato alla meditazione e riflessione personale. Ogni settimana dedichiamo qualche minuto a leggere e

soffermarci su qualche riga di ciò che è riportato nel libretto, per meditare, sottolineare quello che più ci ha colpito.

Iniziamo questo momento con un Segno di Croce e un Glo-ria, per metterci alla presenza del Padre, del Figlio e invocare luce dallo Spirito Santo, chiedendo la grazia di comprendere la parabola che andremo a meditare.

Leggiamo qualche riga, senza fretta, senza avere l’ansia di leggere tutto ed arrivare in fondo, anzi tornando indietro più volte, ed anche in tempi diversi, fermandoci in silenzio.

Concludiamo con l’invocazione: Beata Elisabetta Renzi, prega per noi.

Questo meditare, che diventa preghiera, è ciò che cambia e trasforma il nostro cuore, perchè è la Parola di Dio, è Dio stesso che opera e ci cambia dal di dentro.

Per chi lo desidera, si possono anche leggere i riferimenti ai passi paralleli della Parola di Dio nella Bibbia, o approfondi-re i temi nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nei documen-ti della Chiesa, oppure nella Positio che troviamo in ogni co-munità Maestre Pie e che ogni responsabile di gruppo ha in consegna.

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2. Accoglienza Tempo: 20 minuti circa

L’incontro inizia sempre con il canto, segno di accoglienza e di festa, di gioia nel ritrovarsi.

Anche il canto può darci spunti per una riflessione perso-nale e di gruppo, crea un clima fraterno e gioioso.

È il momento in cui si può cogliere l’occasione per ascolta-re e imparare un nuovo canto.

I gruppi che “fanno fatica a cantare”, possono aiutarsi con audiocassette o cd o chiedere aiuto ad un membro della Commissione Musica e canto.

3. Invocazione allo Spirito Santo Al canto segue l’invocazione allo Spirito perchè sia luce alle

nostre menti e ai nostri cuori. Lo Spirito Santo ci doni la capa-cità di metterci in ascolto della Parola di Dio, di accogliere la Sua Parola con animo aperto e docile.

4. Introduzione al tema Tempo: 10-15 minuti circa

Segue l’introduzione al tema dell’incontro fatta dall’animatore o da una persona che si è preparata.

5. Condivisione Tempo: 25-30 minuti circa

A questo punto ognuno è chiamato a condividere con gli altri la ricchezza delle sue riflessioni. È questo un momento importante e significativo perchè siamo chiamati a mettere in comune quello che lo Spirito ha suscitato nei nostri cuori: “...l’energia dello Spirito che è in uno passa contemporanea-

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mente a tutti. Qui non solo si fruisce del proprio dono, ma lo si moltiplica nel farne parte ad altri e si gode del frutto del dono altrui come del proprio” (San Basilio).

La condivisione può essere fatta semplicemente leggendo le frasi che hanno più colpito, oppure raccontando quale è stato il cammino spirituale del mese e ciò che lo Spirito ha su-scitato dentro.

6. Preghiera finale Tempo: 10-15 minuti circa

Tutte le nostre riflessioni, condivisioni diventano preghie-ra. Insieme preghiamo con un salmo, preghiera di Cristo e del-la Chiesa. Essi ci aiutano a rivolgere la mente, il cuore a Dio, a lodarlo, a ringraziarlo, a chiedergli ciò che riteniamo utile per la nostra vita e quella dei nostri fratelli.

Terminiamo con la preghiera alla Beata Elisabetta Renzi, presentando a Dio, per sua intercessione, ogni necessità no-stra, delle nostre famiglie e del mondo intero, pregando anche per ogni Laico MPA in Italia, Louisiana, Messico, Brasile, Ban-gladesh e Zimbabwe e per ogni Maestra Pia dell’Addolorata.

7. Momento di fraternità Dopo aver condiviso riflessioni, preghiera... terminiamo

l’incontro con un momento fraterno di festa, di convivialità. Anche questo momento è importante per favorire tra noi

rapporti aperti, sereni e di conoscenza reciproca.

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IL CAMMINO MPA

Il cammino di quest’anno ci farà ancora riflettere sulla Mise-ricordia con l’accento però al semplice e difficile quotidiano, che ci interpella e ci scuote continuamente.

Siamo ormai al termine dell’anno santo della Misericordia

che si concluderà il 20 novembre 2016, un anno in cui si sono succedute le aperture di tante porte sante, per dare l’opportunità a quante più persone di accogliere la grazia del giubileo, si sono alternati eventi, udienze ordinarie e straordina-rie del Papa, celebrazioni eucaristiche e veglie di preghiera, e an-che tante iniziative nelle nostre Diocesi di appartenenza.

Papa Francesco all’inizio dell’anno aveva invitato tutti i cre-denti a vivere questo tempo di grazia per toccare con mano la tenerezza del Padre misericordioso, «perché la fede di ogni cre-dente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace».

Continuamente nei suoi discorsi il Santo Padre è tornato su questo tema, che apre il nostro cuore all’amore del Padre e ci rende creature nuove, capaci di essere accanto ad ogni uomo.

Anche come MPA abbiamo vissuto il nostro pellegrinaggio

giubilare alla porta santa del Duomo di Rimini, durante una delle ultime assemblee.

Tanti di noi avranno approfittato anche di altre occasioni per pregare e chiedere al Signore il perdono dei peccati e l’indulgenza plenaria.

Ma soprattutto ci è chiesto di essere persone che vivono la

misericordia nel quotidiano, che la esprimono nel rapporto con le persone più vicine e verso coloro che sono nel bisogno.

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Il Papa ce ne ha dato l’esempio anche con le sue visite, spes-so a sorpresa, ai più lontani, a coloro che possono aver sbagliato o vivono in situazioni estreme o di recupero: “Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il te-ma della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entu-siasmo e con una rinnovata azione pastorale. È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e te-stimoni in prima persona la misericordia. Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della miseri-cordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, ne-cessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare ol-tre per raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall’altra parte, è triste dover vedere come l’esperienza del per-dono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioio-so del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci cari-co delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli” (Papa Fran-cesco).

Il cammino di questo anno vuole aiutarci a passare, in modo più incisivo, dalla misericordia accolta nel cuore a quella fatta di gesti concreti.

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SCHEMA DEGLI INCONTRI

Lo schema proposto è leggermente diverso da quello degli altri anni: si parte sempre dalla Parola di Dio, poi segue un testo per aiutarci nella riflessione, infine un approfondimento dalla vi-ta e dagli scritti della beata Elisabetta Renzi.

Per aiutare la riflessione personale, da fare prima di arrivare all’incontro, sono state aggiunte alcune domande ed è sempre stato lasciato dello spazio per annotare ciò che è il frutto della propria meditazione o preghiera sul testo. Questo aiuterà poi la condivisione all’interno del gruppo durante l’incontro mensile.

Ogni incontro termina con la preghiera, che anche quest’anno è meno strutturata, per lasciarla alla libera iniziativa e creatività dei gruppi.

Nella pagina seguente sono riportate alcune invocazioni allo

Spirito Santo, da utilizzare come preghiera all’inizio degli incontri o nel momento che si ritiene più opportuno.

Buon cammino spirituale e umano in questo anno vissuto

nella serenità e certezza della misericordia del Padre che ci per-mette di essere “allegri perché sappiamo che il buon Dio ci ama”. E l’amore sperimentato non può altro che spingerci ad “amare Dio e il prossimo con l’affetto di mille cuori e con l’azione di mille mani” (cfr. Beata Elisabetta Renzi).

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PREGHIERE ALLO SPIRITO SANTO Preghiera allo Spirito Santo di Paolo VI Vieni, o Spirito Santo e dona-mi un cuore puro, pronto ad amare Cristo Signore con la pienezza, la profondità e la gioia che tu solo sai infonde-re. Donami un cuore puro, come quello di un fanciullo che non conosce il male se non per combatterla e fuggirlo. Vieni, o Spirito Santo e dona-mi un cuore grande, aperto alla tua parola ispiratrice e chiuso ad ogni meschina am-bizione. Donami un cuore grande e forte capace di amare tutti, deciso a sostenere per loro ogni prova, noia e stanchezza, ogni delusione e offesa. Donami un cuore grande, for-te e costante fino al sacrificio, felice solo di palpitare con il cuore di Cristo e di compiere umilmente, fedelmente e co-raggiosamente la volontà di Dio. Amen.

Preghiera allo Spirito Santo di Giovanni Paolo II Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito Consolatore, vieni e consola il cuore di ogni uomo che piange lacrime di disperazione. Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito della luce, vieni e libera il cuore di ogni uomo dalle tenebre del peccato. Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito di verità e di amore, vieni e ricolma il cuore di ogni uomo che senza amore e verità non può vivere. Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito della vita e della gioia, vieni e dona ad ogni uomo la piena comunione con te, con il Padre e con il Figlio, nella vita e nella gioia eterna, per cui è stato creato e a cui è destinato. Amen.

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Preghiera allo Spirito Santo di Sant'Agostino Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l ’udito interiore, perché non mi attacchi alle co-se materiali ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell’amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenza della verità in tutta la sua pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine. Amen. Preghiera allo Spirito Santo di Santa Caterina da Siena O Spirito Santo, vieni nel mio cuore: per la tua potenza atti-ralo a te, o Dio, e concedimi la carità con il tuo timore. Libe-rami, o Cristo, da ogni mal pensiero: riscaldami e infiam-mami

Preghiera allo Spirito Santo di San Bernardo O Spirito Santo, anima dell’anima mia, in te solo posso esclamare: Abbà, Padre. Sei tu, o Spirito di Dio, che mi rendi capace di chiedere e mi sugge-risci che cosa chiedere. O Spiri-to d’amore, suscita in me il de-siderio di camminare con Dio: solo tu lo puoi suscitare. O Spi-rito di santità, tu scruti le pro-fondità dell’anima nella quale abiti, e non sopporti in lei nep-pure le minime imperfezioni: bruciale in me, tutte, con il fuo-co del tuo amore. O Spirito dol-ce e soave, orienta sempre più la mia volontà verso la tua, perché la possa conoscere chiaramente, amare ardente-mente e compiere efficace-mente. Amen.

______________ del tuo dolcissimo amore, così ogni pena mi sembrerà leggera. Santo mio Padre, e dolce mio Signore, ora aiutami in ogni mia azione. Cristo amo-re, Cristo amore.

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INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

Spirito Santo, vieni! Spirito Santo, Tu che scendesti in Maria e la rendesti Madre

del Figlio di Dio, scendi nei nostri cuori e rendili fecondi, perché il Cristo continui ad incarnarsi in ciascuno di noi.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, Tu che scendesti su Gesù al Giordano sotto forma di colomba, scendi anche su ognuno di noi, perché il Padre ci riconosca come figli suoi.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, Tu che scendesti sulla Chiesa nascente e tra-sformasti quegli uomini timorosi in intrepidi diffusori del vangelo, scendi su di noi e rendici coraggiosi testimoni di Gesù vivo e risorto in mezzo a noi.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, Tu che sei sceso anche su di noi il giorno del Battesimo, in quello della Cresima e scendi ogni volta che celebriamo la Riconciliazione e l’Eucaristia, rendici coerenti con la fede che professiamo.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, che ci chiami a far parte del Movimento Laici MPA, aiutaci a rispondere con coerenza a questa chiamata del Signore a condividere il carisma della Fondatrice dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata, la Beata Elisabetta Renzi, e ad attualizzare nel quotidiano l'amore per Cristo e per i fratelli, specialmente verso i più deboli e bisognosi.

Spirito Santo, vieni!

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1° incontro

Le radici della misericordia

La Parola di Dio

1 Il Signore disse a Mosè:

«Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole

che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. 2Tieniti pronto per domani

mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. 3Nessuno salga con te e

non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano a pascolare davanti a questo monte». 4Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. 5Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. 6Il Signore passò davanti a

lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordio-so e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, 7che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona

la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli

dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». 8Mosè si

curvò in fretta fino a terra e si prostrò. (Esodo 34, 1-8)

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1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo:

«Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola: 4«Chi di voi, se ha cento pecore

e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a

casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era

perduta». 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i

quali non hanno bisogno di conversione. (Luca 15, 1-7)

Riflessione

Mosè sale nuovamente sul monte per rinnovare l’Alleanza con due nuove tavole di pietra e ancora una volta il Signore gli consegna le parole dell’alleanza. Sembra che tutto riparta daccapo: in realtà sa-rebbe troppo superficiale l’atteggiamento di chi volesse semplicemente cancellare ciò che è stato: ormai l’intera vi-cenda dei rapporti tra Dio e Israele si trova in una fase più avanzata rispetto alla quale non si può immaginare un semplice ritorno alla situazione iniziale. Il peccato di idolatria

non viene né dimenticato né banalmente cancellato: esso viene perdonato! Il rinnovo dell’alleanza di fatto introduce Israele in una esperienza nuo-va: appunto l’esperienza del perdono. È come se il primitivo dono della salvezza, che la be-nevolenza divina ha realizzato liberando gli israeliti dall’Egitto e stringendo con essi un patto di alleanza, ora si raddoppias-se, divenendo appunto “per-dono”. Il perdono infatti è lo stesso dono perduto e ridona-to, ma si deve subito aggiunge-re che questo ripetersi del do-

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no comporta un vero e proprio salto qualitativo. Viene resti-tuito tutto ciò che è stato per-duto, ma con un’intensità di misericordia, una percezione così acuta della distanza che viene colmata da far sì che tut-to risulti essenzialmente nuo-vo, diverso, santo. Questo se-condo racconto dell’alleanza il-lumina davvero il dono della legge come segno di perdono, che testimonia da un lato la nostra fragilità e dall’altro la straordinaria fecondità della misericordia di Dio.

Nulla ci fa conoscere il mi-

stero di Dio e ci santifica come l’esperienza del perdono: infat-ti chi è perdonato non può non riconoscere di essere rinnova-to, di essere reso altro, diverso da sé, di essere restituito alla libertà. Solo i peccatori perdo-nati sanno realmente cosa sia la misericordia. Dio è sempre il primo; perciò la sua misericor-dia non consegue al peccato ma lo anticipa. È vero che la pietà divina si effonde sul mondo per rimediare alla col-pa, ma è ancora più profon-

damente vero che la colpa è accolta nel progetto eterno perché il perdono possa mani-festarsi. Il mondo è stato crea-to nel Figlio suo fatto uomo, crocifisso e risorto, redentore di una moltitudine di fratelli; in Lui il Padre ha espresso tutta la sua gioia di perdonare ed esal-tare nell’uomo l’umiltà dell’amore penitente. Ci si fa più chiara allora nella sua veri-tà l’affermazione di Gesù che «ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15, 7). Così arriviamo a ca-pire che le nostre infedeltà, le nostre insipienze, i nostri “no” possono diventare l’occasione per una vita spirituale più in-tensa; e che la stessa nostra colpa è vinta e travolta sul na-scere dalla più grande forza d’amore del Padre che salva. Alla fine c’è come una letizia dolente, che non dimentica le infedeltà e non lascia di pian-gerle, ma non riesce più a ve-derle se non già oltrepassate dal più grande impeto della misericordia del Padre

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La misericordia è la chiave in cui oggi papa Francesco propone alla Chiesa di declina-re la dinamica del giubileo. Per il Papa, dall’esperienza che Dio prende l’iniziativa e che il suo amore ci precede, sgorga un «desiderio inesauribile di offri-re misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita miseri-cordia del Padre e la sua forza diffusiva» (EG, n.24), che spin-ge con tutte le sue forze ad andare incontro a poveri, afflit-ti e bisognosi (EG, n.193). Nel lessico di papa Francesco

l’attenzione al grido del povero assume il nome di solidarietà. Di fronte alle insidie di una so-cietà senza riferimenti, la mise-ricordia è la strada per costrui-re qualcosa di autenticamente solido: non qualche atto spo-radico di generosità, ma la for-za strutturante di «una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vi-ta di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni» (EG, n.188) e che diventa capace di operare il cambiamento.

Madre Elisabetta ci dice...

La Beata non si stancava mai di chiedere perdono. Soleva dire: più un’anima si innalza nell’amore per il Signore

tanto più è vigilante nell’evitare di offenderlo anche con le mini-me colpe.

Lo Zavoli afferma che la Serva di Dio non aveva difficoltà a domandare a tutte perdono in pubblico refettorio delle proprie mancanze. Il grande amore misericordioso del Padre verso le sue creature infiammava il cuore della Beata tanto da renderlo capa-ce di conformarsi a Cristo durante tutta la sua vita.

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Per la riflessione personale

Cosa significa misericordia

Antico Testamento: Eterna è la sua misericordia

Nuovo Testamento: Tutto ciò che avete fatto a uno solo

dei fratelli…

Cristo si identifica con i fratelli più piccoli

Le opere di misericordia

Lentamente rileggi la Parola… Permetti al Dio Misericordioso di colmare il tuo cuore… Ripeti: Padre guardami e restami accanto!

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Preghiamo…

Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui. Mostraci il tuo volto e saremo salvi. Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura; fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito. Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio! Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia:

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fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria. Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore: fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio. Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista. Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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2° incontro

Un cuore capace di

donare; un cuore che dà vita

La Parola di Dio

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accol-

se e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvici-narono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi

e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare ci-bo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non ab-

biamo che cinque pani e due pesci, a meno che non an-diamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i

cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li

distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e fu-

rono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. (Luca 9, 11-17)

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Riflessione

Il cuore di Gesù si è sempre mosso per venire incontro alle nostre miserie.

Qual è il contrario di Miseri-cordia? Sicuramente l’indifferenza!

Nel Vangelo, Gesù ha predi-cato e guarito per tutta la gior-nata, perciò la sera i discepoli lo invitano a mandare tutti a casa: è tardi, vadano a procu-randosi da mangiare; alla fine loro la cenetta l'avevano; era striminzita, ma per loro sareb-be bastata... Ma Gesù risponde loro dicendo: date voi stessi da mangiare! Un "fulmine" a ciel sereno! Sembra un comando contro il buon senso: scusa, ma che gli diamo a 5000 persone? Dategli voi stessi da mangiare. Innanzitutto significa: dategli voi da mangiare, cioè non dite: sbrigatevela da soli. Sentitevi responsabili della loro vita. Ini-ziate voi a fare qualcosa! Gesù non rimane impassibile davanti ai bisogni delle persone, e così chiede di fare a noi, suoi disce-poli, troppo spesso preoccupa-ti solo di soddisfare noi stessi e

al limite la nostra "famiglia". C’è una folla che ha fame…

se ne accorge il mio cuore? Quando il mio cuore non si

accende, non si accorge della miseria del fratello è un cuore che non si muove, un cuore fermo… e sappiamo bene che quando il cuore è fermo si muore!

Il Signore non ci chiede di ri-solvere da soli tutti i problemi sociali, o di sostituirci allo Sta-to, ma di porre in atto piccoli segni che hanno in sé una forza immensa: i segni dell'amore, della condivisione. «Soltanto se si accetta questo coinvolgi-mento si può parlare di vange-lo! Questo significa che devono cambiare le relazioni fra te e gli altri, fra te e le cose. Tu sei re-sponsabile dell'altro e perciò sei personalmente coinvolto nel suo bisogno. E le cose che possiedi - fossero soltanto cin-que pani e due pesci - sono doni di Dio da godere con gli altri» (L. Manicardi). Ma non solo; questa frase può anche significare: «date voi stessi da

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mangiare», cioè non date solo delle cose, ma date voi stessi, date il vostro amore, fate della vostra vita un dono per gli al-tri! Tuo figlio/a non ha bisogno di giocattoli, ha bisogno di te, del tuo tempo, del tuo affetto!

Insomma, non pensare solo a consumare la vita e a riem-pirti: tanti hanno fame d'amo-re, dunque fatti cibo per loro! Questa è la verità della tua vi-ta: la vita è un dono che va do-nato! Se la tieni per te marci-sce! La tua prima vocazione è amare! Gesù davanti alla no-stra sofferenza non è rimasto inerme, ma si è sacrificato al punto da dare tutto se stesso, arrivando persino a farsi pane pur di stare con noi. Non im-porta se abbiamo poco, se sappiamo fare poco o se sap-piamo poche cose; quello che interessa a Gesù è se vuoi met-tere a disposizione ciò che hai e ciò sei per il bene degli altri!

Oggi dobbiamo chiedere al Signore il dono dell’attenzione agli altri, per avere il cuore in movimento e per non morire prima del tempo.

Il dono più grande che

possiamo chiedere al Signore è un cuore sempre in movimento, sempre attento al bisogno degli altri.

Un cuore che si muove dona sempre gioie nuove!

Oggi ricordiamo il dono più grande che il Signore ci ha fatto, la sua Amorevole presenza, per colmare la vera miseria dell’uomo: quella di sentirsi soli, abbandonati alla durezza della vita.

Lui si dona a noi, ci dà il pane quotidiano, ci insegna a donarci. Gesù non è venuto a riempirci la pancia, è venuto per rendere piena la nostra vita!

Il Pane che egli ci dona è lui stesso, la sua vita. “Dacci oggi il nostro Pane quotidiano” e fa che non ne sprechiamo, aiutaci a condividere questo pane con i fratelli, questo pane che ha il compito di farci diventare una cosa sola con i nostri fratelli.

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Non dire: PADRE se ogni giorno non ti comporti da figlio. Non dire: NOSTRO se vivi soltanto del tuo egoismo. Non dire: CHE SEI NEI CIELI se pensi solo alle cose terrene. Non dire: VENGA IL TUO REGNO se lo confondi con il successo materiale Non dire: SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ se non l’accetti anche quando è dolorosa.

Non dire: DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO se non ti preoccupi della gente che ha fame. Non dire: PERDONA I NOSTRI DEBITI se non sei disposto a perdonare gli altri. Non dire: NON CI INDURRE IN TENTAZIONE se continui a vivere nell’ambiguità. Non dire: LIBERACI DAL MALE se non ti opponi alle opere malvagie. Non dire: AMEN se non prendi sul serio le parole del PADRE NOSTRO.

Madre Elisabetta ci dice...

Poiché strettamente unita alla carità verso Dio è la carità verso il prossimo, la Serva di Dio non trovò mai pesante la fatica sostenuta, sia per il bene spirituale, che corporale degli altri, ed era solita dire: "Mi riposerò in paradiso".

Alla nipote scriveva: "Se tu facessi cosa anche grandemente ulite al prossimo, senza l'occhio della pura intenzione di piacere a Dio, a nulla ti varrebbe per crescere nell'amore".

Lo spirito di carità della Renzi era tanto noto, da divenire l'amica ricercatissima dei poveri, che ogni giorno si portavano da lei per avere sostentamento materiale e conforto; ed essendo il

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tutto presentato con buone parole e sentito amore, l'effetto che ne risultava era superiore ad ogni aspettativa. È logica, allora, la ripercussione benefica derivante nella comunità: si sviluppò una vera gara per privarsi di qualche cosa per donarla ai poveri. Vie-ne riferito che la serva di Dio assisteva alcune famiglie partico-larmente bisognose, che la sua carità si estendeva a chiunque avesse bisogno. Lei stessa realizzava così, pienamente, quanto aveva raccomandato alle consorelle: di procurare "sollievo o ri-medio alla miseria umana". (dalla Positio)

Per la riflessione personale

Misericordia è la sostanza di cui è fatto un cuore genero-

so; Dare quello che si ha, anche se sembra poco.

Misericordia è una legge fondamentale che governa il

cuore di ogni persona, che guarda con affetto e pazienza

il fratello che incontra

Spunti di riflessione:

Triste chi non ha niente, ma più triste chi non ha nessuno. (proverbio italiano)

L’aiuto più bello da dare alle persone è la nostra presenza.

Vicino ad un uomo che soffre, dovrebbe esserci sempre un uomo che ama.

(Giovanni Paolo II) L’amore è la medicina più efficace!

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Preghiamo...

Preghiamo insieme con la preghiera di Don Tonino Bello

DAMMI, SIGNORE, UN’ALA DI RISERVA Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbraccia-ti. A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore,

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che anche Tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nasco-sta... forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me. Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compa-gno di volo. Insegnami allora a librarmi con Te perché vivere non è tra-scinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento; vi-vere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stende-re l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. Ma non basta saper volare con Te, Signore: Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a vola-re. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi: non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, ineso-rabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitu-dine e si è ormai persuaso di non essere più degno di vola-re con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato dam-mi, o Signore, un'ala di riserva. (Don Tonino Bello)

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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3° incontro

Un cuore magnanimo

un cuore generoso

La Parola di Dio 3Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbro-

so. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di gran-

de valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5Si poteva venderlo per

più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. 6Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un'azione buona verso di me. 7I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando

volete, ma non sempre avete me. 8Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepol-

tura. 9In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche

quello che ha fatto». (Marco 14, 3-9)

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Riflessione…

La storia, nota come “il con-vito di Betania”, ci parla di un incontro speciale fra una don-na ripiena di riconoscenza e Gesù. La protagonista della storia è Maria, sorella di Marta e di Lazzaro.

L’incontro fra Maria e Gesù si svolse a casa di Simone il lebbroso (Giovanni 12:1-11) e non fu di certo un incontro ca-suale. La nostra vita è fatta di incontri, ma ci sono incontri che possono cambiare lette-ralmente la nostra vita. Quan-do qualcuno incontra Gesù e si avvicina a Lui con sincera de-vozione, accade sempre qual-cosa di eccezionale e indimen-ticabile.

Betania significa luogo di af-flizione o di dolore. L’arrivo di Gesù in quel luogo portò qual-cosa di nuovo e memorabile: dopo il Suo passaggio la tri-stezza ed il dolore sparirono da Betania e rimase il ricordo di quel gesto significativo che Maria fece nei confronti di Co-lui che aveva risuscitato suo fratello e che, di lì a poco, sa-

rebbe salito su una croce per portare salvezza all’umanità. Questo è quello che avviene quando Gesù visita una città, un luogo, una famiglia o un cuore. Le cose cambiano radi-calmente.

La donna era in possesso di qualcosa che aveva molto valo-re, un olio profumato partico-lare, molto antico e importato, secondo la tradizione, dall’Egitto. Maria entra in sce-na, rompe quel vaso e ne versa il contenuto sul capo di Gesù. II gesto di quella donna è un ge-sto profetico che Gesù spiega quando dice “…ha unto in anti-cipo il mio corpo per la sepol-tura”, ma è anche un’applicazione concreta dell’amore e della riconoscen-za che deve provare l’essere umano verso Dio.

Non possiamo amare Dio solo con le parole. Egli è la per-sona più importante dell’Universo e quando ci acco-stiamo a Lui dobbiamo ricono-scere la Sua grandezza. Dio non ha mai badato a spese

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quando ha voluto donarci qualcosa.

Quello che facciamo per Dio

non è mai sufficiente se para-gonato a quello che abbiamo ricevuto da Lui. Dio è l’autore della nostra vita, siamo in debi-to con Lui e non c’è un modo per estinguere questo debito se non dedicandoci completa-mente a Lui.

Questo è quello che fece Maria quando prese la cosa più preziosa che aveva e la offrì a Gesù. Ella aprì insieme al vaso di alabastro che conteneva il profumo, il proprio cuore e lo donò al Suo Signore. Cosa uscì da quel vaso? La fragranza di un profumo unico che lasciò il segno in quella stanza. Cosa uscì dal cuore di Maria? Tutto l’amore, la riconoscenza e la devozione verso il Suo Signore.

Se hai dato tanto, ma non hai dato tutto, allora non hai dato abbastanza!

Spesso ci convinciamo che quello che stiamo facendo per Dio, per il Suo Regno e per la Sua causa sia tanto e a volte ci sembra anche troppo. Ma se

quello che diamo non è tutto, allora è troppo poco. Quello che dobbiamo dare è tutta la nostra vita senza riserve. Dio si aspetta un impegno totale da parte nostra. Niente di quello che facciamo ogni giorno do-vrebbe toglierci la concentra-zione dalle cose del Regno di Dio. C’è una chiamata divina che non può essere trascurata e Dio ci chiede di dedicare tut-to il nostro cuore per adem-pierla. Questo non significa che dobbiamo trascurare i doveri, ma che tutto quello che fac-ciamo deve essere fatto in modo da onorare Dio e adem-piere la chiamata che abbiamo ricevuto da parte Sua. Adempi-remo lo scopo per cui siamo nati se camminiamo nella vi-sione di Dio; non possiamo realizzare tale scopo se la no-stra dedicazione non è totale.

Quello che si fa per Dio non è mai uno spreco. Quando de-dichi il tuo tempo, la tua vita, i tuoi talenti o le tue risorse economiche a Dio e li metti a disposizione dei Suoi piani, non li avrai sprecati ma ben investi-ti.

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Questo è un testo che fa ri-flettere molto. È un testo che ci spinge all’azione, che ci mo-tiva a rivedere la nostra posi-zione nei confronti di Dio e de-gli altri.

Maria, la protagonista della storia, è associata ad un pro-fumo, il profumo di nardo. Il nardo era un profumo raro, pregiato e costosissimo. Era un buon profumo che lasciava il segno.

Ognuno di noi in un modo o nell’altro rilascia, attraverso il proprio stile di vita, attraverso il proprio atteggiamento, at-traverso le parole e le azioni in generale un “profumo”, una scia, un ricordo di sé stesso.

Quello che facciamo spon-taneamente ogni giorno ri-

specchia ciò che siamo e que-sto influenza direttamente o indirettamente la vita degli al-tri. Siamo “interdipendenti”, per questo dovremmo sempre valutare, prima di agire, le con-seguenze di ciò che facciamo. Se vogliamo che la nostra vita sia di incoraggiamento, di mo-tivazione, di ispirazione, d’esempio e di benedizione per gli altri, dobbiamo agire come quella donna e tirare fuori dal nostro interiore il miglior pro-fumo possibile, la versione mi-gliore di noi stessi. Questo sarà possibile, se e solo se, Dio rap-presenta per noi la persona più importante e se, attraverso una continua connessione con Lui, la Sua natura ed il Suo ca-rattere saranno formati in noi.

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Madre Elisabetta ci dice...

Mi pare di non potere fare a meno di spendermi e consu-marmi per rendere allo Sposo un po' di ciò che Egli mi ha dato. (Cenni Biografici, pag. 30)

La Povera del Crocifisso, se vuole intendere il genio dello Sposo Divino, faccia tutto allegramente, per suo amore e discacci da sé ogni spirito di malinconia come tentazione diabolica, che rende lo spirito inoperoso, pesante, inquieto, molesto non meno a sé stesso che agli altri. (Regolamento 3, pag. 31)

Le Sorelle non devono vivere, respirare, né aspirare che allo Sposo Celeste in tutta onestà, santità di spirito, di parole, di gesti ed azioni. (Regolamento 4, pag.56).

Per la riflessione personale

Che fragranza esce dal nostro cuore quando ci presen-

tiamo davanti a Gesù?

Che fragranza lascia il nostro passaggio quotidiano fra

la gente?

Che fragranza lascerà il nostro passaggio su questa ter-

ra?

Per cosa vuoi essere ricordato?

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Preghiamo...

Preghiamo insieme

Gesù, aiutaci a diffondere il tuo profumo ovunque andiamo;

inondaci del tuo spirito e della tua vita;

prendi possesso del nostro essere pienamente,

perché tutta la nostra vita sia un'irradiazione della tua;

e chiunque ci avvicini senta in noi la tua presenza.

Resta con noi, così cominceremo a risplendere

come risplendi tu, per essere luce per gli altri.

Fa' che noi predichiamo te, senza predicare,

ma con il nostro esempio, con la forza che trascina,

con l'evidente pienezza dell'amore

di cui il nostro cuore trabocca.

Amen

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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4° incontro

Un cuore in cerca di ciò che è perduto;

un cuore che perdona

La Parola di Dio

30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi di-

scepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubbli-cani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono

venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si conver-tano».

33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro:

«Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sa-

rà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». 36Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vec-

chio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si

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adatta il pezzo preso dal nuovo. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli

otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. (Lc 5,30-37)

Riflessione…

Il ricettacolo (rifugio, ni-do...) della Misericordia è il nostro peccato. È così sempli-ce. Ma spesso accade che il nostro peccato è come un co-labrodo, come una brocca bu-cata dalla quale scorre via la grazia in poco tempo: «Perché due sono le colpe che ha com-messo il mio popolo: ha ab-bandonato me, sorgente di ac-qua viva, e si è scavato cister-ne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua» (Ger 2,13). Da qui la necessità che il Signore esplicita a Pietro di “perdonare settanta volte set-te”. Dio non si stanca di per-donare, ma siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdo-no. Dio non si stanca di perdo-nare, anche quando vede che la sua grazia sembra non riusci-re a mettere forti radici nella terra del nostro cuore, quando vede che la strada è dura, pie-

na di erbacce e sassosa. È semplicemente perché Dio non è pelagiano, e per questo non si stanca di perdonare. Egli torna nuovamente a seminare la sua misericordia e il suo perdono, e torna e torna e tor-na … settanta volte sette. Cuo-ri ri-creati. Tuttavia, possiamo fare un passo ulteriore in que-sta misericordia di Dio, che è sempre “più grande della no-stra coscienza” di peccato. Il Signore non solo non si stanca di perdonarci, ma rinnova an-che l’otre nel quale riceviamo il suo perdono. Utilizza un otre nuovo per il vino nuovo della sua misericordia, perché non sia come un vestito rattoppato o un otre vecchio. E questo otre è la sua misericordia stes-sa: la sua misericordia in quan-to sperimentata in noi stessi e in quanto la mettiamo in prati-ca aiutando gli altri. Il cuore

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che ha ricevuto misericordia non è un cuore rattoppato ma un cuore nuovo, ri-creato. Quello di cui dice Davide: «Crea in me un cuore puro, rinnova in me uno spirito sal-do» (Sal 50,12). Questo cuore nuovo, ri-creato, è un buon re-cipiente. La liturgia esprime l’anima della Chiesa quando ci fa pronunciare quella bella orazione: «O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua im-magine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti» (Ve-glia Pasquale, Orazione dopo la Prima Lettura). Pertanto, que-sta seconda creazione è ancora più meravigliosa della prima. È un cuore che sa di essere ri-creato grazie alla fusione della sua miseria con il perdono di Dio, e per questo “è un cuore che ha ricevuto misericordia e dona misericordia”. E così: sperimenta i benefici della gra-zia sulla sua ferita e sul suo peccato, sente che la miseri-cordia pacifica la sua colpa, inonda con amore la sua aridi-tà, riaccende la sua speranza. Per questo, quando, nello stes-so tempo e con la medesima

grazia, perdona chi ha qualche debito con lui e commisera co-loro che sono anch’essi pecca-tori, questa misericordia si ra-dica in una terra buona, nella quale l’acqua non si perde ma dà vita. Nell’esercizio di questa misericordia che ripara il male altrui, nessuno è migliore, per aiutare a curarlo, di colui che mantiene viva l’esperienza di essere stato oggetto di miseri-cordia circa il medesimo male. Guarda te stesso; ricordati della tua storia; raccontati la tua storia; e vi troverai tanta misericordia. Vediamo che, tra coloro che lavorano per com-battere le dipendenze, coloro che si sono riscattati sono di solito quelli che meglio com-prendono, aiutano e sanno chiedere agli altri. E il miglior confessore è di solito quello che si confessa meglio. E pos-siamo farci la domanda: io co-me mi confesso? Quasi tutti i grandi santi sono stati grandi peccatori o, come santa Tere-sina, erano consapevoli che era pura grazia preveniente, il fat-to di non esserlo stati. Così, il vero recipiente della miseri-

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cordia è la stessa misericordia che ciascuno ha ricevuto e gli ha ricreato il cuore, quello è “ l’otre nuovo” di cui parla Gesù (cfr Lc 5,37), “il pozzo risana-to”. Ci poniamo così nell’ambito del mistero del Fi-glio, di Gesù, che è la miseri-cordia del Padre fatta carne. L’immagine definitiva del ricet-tacolo della misericordia la troviamo attraverso le piaghe del Signore risorto, immagine dell’impronta del peccato re-staurato da Dio, che non si cancella totalmente né si infet-ta: è una cicatrice, non una fe-rita purulenta. Le piaghe del Signore. San Bernardo ha due sermoni bellissimi sulle piaghe del Signore. Lì, nelle piaghe del Signore troviamo la misericor-dia. Lui è coraggioso, dice: Ti senti perduto? Ti senti male? Entra lì, entra nelle viscere del Signore e lì troverai misericor-dia. In quella “sensibilità” pro-pria delle cicatrici, che ci ricor-dano la ferita senza molto do-lore e la cura senza che ci di-mentichiamo la fragilità, lì ha la sua sede la misericordia di-vina: nelle nostre cicatrici. Le

piaghe del Signore, che riman-gono tuttora, le ha portate con sé: il corpo bellissimo, i lividi non ci sono, ma le piaghe ha voluto portarle con sé. E le no-stre cicatrici. A tutti noi succe-de, quando andiamo a fare una visita medica e abbiamo qual-che cicatrice, il medico ci dice: “Ma questo intervento per che cos’era?”. Guardiamo le cica-trici dell’anima: questo inter-vento che hai fatto Tu, con la Tua misericordia, che hai guari-to Tu …

Nella sensibilità di Cristo ri-sorto che conserva le sue pia-ghe, non solo nei piedi e nelle mani, ma nel suo cuore che è un cuore piagato, troviamo il giusto senso del peccato e del-la grazia. Lì, nel cuore piagato. Contemplando il cuore piagato del Signore noi ci specchiamo in Lui. Si assomigliano, il nostro cuore e il suo, per il fatto che entrambi sono piagati e risusci-tati. Però sappiamo che il suo era puro amore e venne piaga-to perché accettò di essere vulnerato; il nostro cuore, in-vece, era pura piaga, che ven-ne sanata perché accettò di es-

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sere amata. In quell’accettazione si forma il ricettacolo della Misericordia. I nostri santi hanno ricevuto la misericordia Ci può far bene contemplare altri che si sono lasciati ricreare il cuore dalla misericordia, e osservare in quale “ricettacolo” l’hanno ri-cevuta.

Paolo la riceve nel duro e in-flessibile ricettacolo del suo giudizio modellato dalla Legge. La sua durezza di giudizio lo spingeva ad essere un persecu-tore. La misericordia lo tra-sforma in modo tale che, men-tre diventa un cercatore dei più lontani, di quelli di mentali-tà pagana, per altro verso è il più comprensivo e misericor-dioso verso quelli, che erano come lui era stato. Paolo desi-derava essere considerato ana-tema pur di salvare i suoi. Il suo giudizio si consolida “non giudicando neppure sé stesso”, ma lasciandosi giustificare da un Dio che è più grande della sua coscienza, facendo appello a Gesù Cristo che è avvocato fedele, dal cui amore niente e nessuno lo può separare. La

radicalità dei giudizi di Paolo sulla misericordia incondizio-nata di Dio, che supera la ferita di fondo, quella che fa sì che abbiamo due leggi (quella della carne e quella dello Spirito), è tale perché recepisce una mentalità sensibile all’assolutezza della verità, fe-rita proprio lì dove la Legge e la Luce diventano una trappola. La famosa “spina” che il Signo-re non gli toglie è il ricettacolo in cui Paolo riceve la miseri-cordia di Dio (cfr 2 Cor 12,7).

Pietro riceve la misericordia nella sua presunzione di uomo assennato. Era assennato con il solido e sperimentato buon senso di un pescatore, che sa per esperienza quando si può pescare e quando no. È la sen-satezza di chi, quando si entu-siasma camminando sulle ac-que e ottenendo una pesca mi-racolosa e fissa troppo lo sguardo su di sé, sa chiedere aiuto all’unico che lo può sal-vare. Questo Pietro è stato sa-nato nella ferita più profonda che si può avere: quella di rin-negare l’amico. Forse il rim-provero di Paolo, quando gli

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rinfaccia la sua doppiezza, è le-gato a questo. Sembrerebbe che Paolo sentisse di essere stato il peggiore “prima” di co-noscere Cristo; però Pietro, dopo averlo conosciuto, lo aveva rinnegato… Tuttavia, es-sere risanato proprio in quello, trasformò Pietro in un Pastore misericordioso, in una pietra solida sopra la quale si può sempre edificare, perché è pie-tra debole che è stata sanata, non una pietra che nella sua forza fa inciampare il più debo-le. Pietro è il discepolo che il Signore nel Vangelo corregge di più. È il più “bastonato”! Lo corregge costantemente, fino a quell’ultimo: «A te che impor-ta? – addirittura! - Tu seguimi» (Gv 21,22). La tradizione dice che gli appare di nuovo quan-do Pietro sta fuggendo da Ro-ma. Il segno di Pietro crocifisso a testa in giù è forse il più elo-quente di questo ricettacolo di una testa dura che, per poter ricevere misericordia, si mette in basso anche mentre offre la suprema testimonianza di amore al suo Signore. Pietro non vuole concludere la sua vi-

ta dicendo: “Ho imparato la le-zione”, ma dicendo: “Poiché la mia testa non imparerà mai, la metto in basso». Più in alto di tutto, i piedi lavati dal Signore. Quei piedi sono per Pietro il ri-cettacolo attraverso il quale ri-ceve la misericordia del suo Amico e Signore.

Giovanni sarà guarito nella sua superbia di volere riparare al male col fuoco e finirà per essere colui che scrive «figlioli miei», e sembra uno di quei nonnini buoni che parlano solo di amore, lui che era stato «il figlio del tuono» (Mc 3,17).

Agostino è stato guarito nella sua nostalgia di essere ar-rivato tardi all’appuntamento: questo lo faceva soffrire tanto, e in quella nostalgia è stato guarito. «Tardi ti ho amato»; e troverà quel modo creativo di riempire d’amore il tempo perduto, scrivendo le sue Con-fessioni.

Francesco riceve sempre di più la misericordia, in molti momenti della sua vita. Forse il ricettacolo definitivo, che di-ventò piaghe reali, più che ba-ciare il lebbroso, sposarsi con

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madonna povertà e sentire ogni creatura come sorella, sa-rà stato il dover custodire in misericordioso silenzio l’Ordine che aveva fondato. Qui io tro-vo la grande eroicità di France-sco: il dover custodire in mise-ricordioso silenzio l’Ordine che aveva fondato. Questo è il suo grande ricettacolo della mise-ricordia. Francesco vede che i suoi fratelli si dividono pren-dendo come bandiera la stessa povertà. Il demonio ci fa litiga-re tra di noi nel difendere le cose più sante ma con spirito cattivo. (…)

Molte volte le nostre cose rimangono a metà e, pertanto, uscire da sé stessi è sempre una grazia. Ci viene concesso di “lasciare le cose” perché le benedica e le perfezioni il Si-gnore. Noi non dobbiamo preoccuparci molto. Questo ci permette di aprirci ai dolori e alle gioie dei nostri fratelli. … (Ritiro spirituale guidato dal SANTO PADRE FRANCESCO in occasione del giubileo dei sacer-doti. Seconda meditazione Basi-lica di Santa Maria Maggiore - Giovedì, 2 giugno 2016)

Madre Elisabetta ci dice...

Il cuore di Elisabetta: ricettacolo di amore Solo un cuore che arde del desiderio di Dio è nella pace e dif-

fonde pace attorno a se. Elisabetta aveva conosciuto il tormento dell’inquietudine, che nasce dal non sapere dove dirigere i passi della propria vita; aveva provato il peso che schiaccia i cuore quando i desideri che lo colmano non trovano realizzazione. ave-va però appreso a fare come i pesci nella tempesta: per sfuggire ai colpi della burrasca, essi si rifugiano nel profondo del mare, dove le acque rimangono tranquille. nella cella più interiore, quella del cuore, anche Elisabetta sostava in silenzio adorante e

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attendeva. Ciò che lei aveva capito, era una verità semplice: più si abbandonava nel cuore del suo Signore, più viveva nella pace e il suo cuore era come un tranquillo laghetto alpino. aveva biso-gno però di stare costantemente alla presenza del suo Dio, desi-derandolo con tutta l’anima. Era un bisogno vitale, per cui non percepire la Sua presenza equivaleva per lei a smarrire il senso vero delle cose. Per questo passava lunghe ore davanti al taber-nacolo e da lì attingeva la giusta dose di serenità, che trasmette-va alle sorelle della prima ora, alle persone che a lei si rivolgeva-no per consiglio, alle bambine... (Circolare n. 29 Madre Lina Ros-si)

Si legge tra i proponimenti fatti da Elisabetta Renzi, nel ritiro

di Sogliano dell’8 settembre 1853: - Stare attenta di non manca-re alla Carità del prossimo, discorrendo degli altrui difetti, e mol-to più se fosse materia grave, e anche di quelli delle mie conso-relle, senza vera necessità. - Non lasciare di fare la correzione, ma prima raccomandarsi a Dio, e non parlar mai in collera e di primo impeto. - Non pensare troppo a se stessa e al timore che ogni cosa faccia morire, ma piuttosto stare alle disposizioni altrui e questo sarà la mia penitenza.

Elisabetta diceva alle consorelle: “Si procuri sollievo o rime-dio alle miseria umana, e quindi non ci si rifiuti a dar consiglio o direzione alle persone misericordiose e benefiche anche ad ostili e nemiche”. Lei amava particolarmente le consorelle meno intel-ligenti, facendosi piccola come loro, visitava e curava le figlie in-ferme, servendole personalmente, anche quando le forze comin-ciavano ad abbandonarla. Diceva ancora: “Cerca la compagnia della sorella che non ti piace, e compi a suo riguardo l’ufficio del buon samaritano. Basta spesso una parola ed un amabile sorriso per dilatare un’anima triste… Carità lieta ed amabile. Spargi dei fiori, non lasciar sfuggire nessun sacrificio per quanto piccolo, uno sguardo, una parola; approfitta delle minime occasioni e dì:

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voglio soffrire per amore, ed anche per amore gioire, e così io porgerò dei fiori; ancorchè dovessi cogliere rose in mezzo alle spine, canterai. Il nostro cuore sia pieno della volontà di Dio: io non voglio se non ciò che Egli vuole, e non amo se non quello ch’Egli fa”. E ancora : “Riparare al male e fare il bene, amando Dio e il prossimo… con l’affetto di mille cuori e con l’azione di mil-le mani…”. All’amatissima nipote Giuseppina scrisse: “Essere premurose più d’altrui che di se stesse è la caratteristica dei buo-ni, è la nota dei Santi!”. (Dalla Positio, Summarium pag. XLVII, da Elisabetta Renzi biografia)

Nel 1839, alle compagne dolenti per la rimandata Vestizione,

Elisabetta con calma (la pazienza è un braccio della misericordia) diceva: “Confidiamo, Sorelle, che la procellosa giornata tramonti presto, che non sia lontano il giorno dei nostri sponsali e della presa dell’abito. Per farci santi ci vuole la Croce e la grazia. Senza guerra non c’è vittoria. questa terra è detta valle delle lacrime, ma io la chiamo pure paese della pazienza. Coraggio e cantiamo nella nostra marcia il ritornello: è volontà di Dio... Voi siete l’amor mio! Né più né men sarà di quel che Dio vorrà! Voler quel che vuoi Tu dolcissimo Gesù! (Dal libro Elisabetta Renzi biografia di Caterina Giovannini MPdA)

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Per la riflessione personale

In quale avvenimento particolare della mia vita mi sono

sentito guarito nel cuore, dalla misericordia di Dio?

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Partendo dal mio cuore ri-creato come sperimento la

misericordia verso i fratelli?

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Preghiamo...

Preghiamo il salmo 50(51)

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,

il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto:

così sei giusto nella tua sentenza, sei retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa io sono nato,

nel peccato mi ha concepito mia madre.

Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo, nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.

Aspergimi con rami d'issopo e sarò puro;

lavami e sarò più bianco della neve.

Fammi sentire gioia e letizia: esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,

cancella tutte le mie colpe.

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Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso.

Insegnerò ai ribelli le tue vie

e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza: la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbra

e la mia bocca proclami la tua lode.

Tu non gradisci il sacrificio; se offro olocausti, tu non li accetti.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;

un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Nella tua bontà fa' grazia a Sion, ricostruisci le mura di Gerusalemme.

Allora gradirai i sacrifici legittimi, l'olocausto e l'intera oblazione;

allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

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Ascoltiamo:

“Cari fratelli e sorelle, il perdono di Dio è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, ed è il segno più grande della sua misericordia. Un dono che ogni peccatore perdonato è chiamato a condividere con ogni fratello e sorella che incontra. Tutti coloro che il Signore ci ha posto accanto, i familiari, gli amici, i colleghi, i parrocchiani … tutti sono, come noi, bisognosi della misericordia di Dio. È bello essere perdonato, ma anche tu, se vuoi essere perdonato, per-dona a tua volta. Perdona! Ci conceda il Signore, per intercessio-ne di Maria, Madre di misericordia, di essere testimoni del suo perdono, che purifica il cuore e trasforma la vita.” (Papa France-sco)

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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5° incontro

Un cuore aperto alla speranza

La Parola di Dio 17Davo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vede-

vo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le

mura di Ninive, io lo seppellivo. (Tb 1,17)

12Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io pre-sentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla glo-

ria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. 13Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandona-re il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora

io sono stato inviato per metterti alla prova. (Tb 12, 12-13)

Riflessione…

In Israele, essere privati del-la sepoltura era considerato un male orribile, una minaccia per coloro che non si comportava-no bene, dicendo che non

avrebbero avuto pace per l’eternità.

La testimonianza più signifi-cativa è quella di Tobia.

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Questo giovane, fedele agli insegnamenti ricevuti da suo padre, nonostante le grandi fa-tiche dell’esilio, mettendo a ri-schio la sua vita, cercava di da-re sepoltura ai suoi connazio-nali che, ridotti in schiavitù, venivano uccisi con facilità e privati della dignità della sepol-tura.

Una ragione profonda per-ché questa opera di misericor-dia sia stata inserita dopo le sei proclamate a Mt 25, ci viene da S. Tommaso d’Aquino. Af-ferma che i cuori misericordio-si devono portare affetto alla persona anche dopo che è morta: così dimostrò Tobia e così dimostrarono i discepoli di Gesù che lo deposero nella tomba, come gesto ultimo di affetto e rispetto. Conservaro-no nel cuore la promessa di Gesù: nulla era terminato, per-ché Lui sarebbe risorto.

Per i primi cristiani la spe-ranza era un’ancora, un’ancora fissa nella riva dell’aldilà. La nostra vita è legata a quest’ancora che Dio ha getta-to per misericordia degli uomi-ni.

Misericordia è il cuore pul-sante del Vangelo; è la pro-messa di vedere il volto di Ge-sù, di trovare il proprio posto nel cielo. La misericordia, dice Lutero, è come il cielo che ri-mane sempre fermo sopra di noi. Sotto questo tetto siamo al sicuro, ovunque ci troviamo.

Anche noi sappiamo che la morte non è la fine di tutto, che anche noi risorgeremo glo-riosi come Cristo. Per questo il dolore della separazione è ca-rico di speranza: troveremo il nostro posto nel cielo, vedre-mo il volto di Gesù che ci at-tende.

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Madre Elisabetta ci dice...

La speranza sostenne Madre Elisabetta nelle prove della vita, poiché oggetto della sua speranza era Dio, sommo ed eterno be-ne.

La virtù della speranza rendeva efficaci le sue preghiere e penitenze, ma rifulse specialmente nella sua morte, quando alle figlie in lacrime, indicò ancora una volta il cielo e ne fu ricompen-sata, spirando veramente in una visione di quel cielo, in cui aveva tanto sperato. (cfr Summarium, XLI e ss.)

Madre Elisabetta ha nel sembiante un’espressione di beati-tudine e, riunendo tutte le sue forze, dice con voce fioca: “Do-mando perdono a tutte di tutti i falli e mancamenti miei. Pregate per me! Addio figlie dilettissime; siate generose con il Signore; io vi porto tutte nel cuore e vi benedico…ci rivedremo lassù…lassù”.

Alle ore otto del mattino la moribonda è in completo abban-dono tra le braccia del suo Sposo crocifisso! Ad un tratto sussur-ra: “Io vedo!... io vedo!... io vedo!...” e ciò che restava della vita mortale si perdette dolcemente nella vita eterna. Ella morì da quella santa che era, e le sue figlie di allora vollero imparare a ben morire da lei che aveva loro insegnato a ben vivere. (Positio pag 526)

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Per la riflessione personale

Accompagnare amici e parenti nel distacco da una per-

sona cara, è un gesto di solidarietà cristiana; è un mo-

mento speciale per manifestare l’amore che lega gli uni

agli altri. È affermare la fede nella vita eterna. Come vi-

viamo questi momenti?

Noi preghiamo per i defunti?

Viviamo la comunione con la Chiesa che vive il tempo

della purificazione?

Preghiamo per le anime del purgatorio, specialmente per

le più abbandonate?

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Preghiamo...

Preghiera della misericordia Fa’ del mio amore un miracolo per chi si rifugia in me. Che io possa compiere meraviglie sulla terra dove vivo. Doni io benevolenza ad ogni fratello, segni di grazia sul suo cammino. La tua misericordia è da sempre, riempie la terra e il cielo; esulto e gioisco nel tuo amore. Tu hai fatto un miracolo d’amore in me.

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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6° incontro

Un cuore che

vigila

La Parola di Dio 16Siate sempre lieti, 17pregate ininterrottamente, 18in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cri-

sto Gesù verso di voi. 19Non spegnete lo Spirito, 20non di-sprezzate le profezie. 21Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. 22Astenetevi da ogni specie di male.

23Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irre-

prensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 24Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto que-

sto! (1Ts 5,16-24)

5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nul-

la. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chie-dete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorifica-to il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei

discepoli. (Gv 15, 5-8)

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Riflessione

L'umile vigilanza del cuore

(brani tratti dal Catechismo

della Chiesa Cattolica)

IL COMBATTIMENTO DELLA PREGHIERA

La preghiera è un dono della grazia e da parte nostra una decisa risposta. Presuppone sempre uno sforzo. I grandi oranti dell'Antica Alleanza prima di Cristo, come pure la Madre di Dio e i santi con lui ce lo insegnano: la preghiera è una lotta. Contro chi? Contro noi stessi e contro le astuzie del tentatore che fa di tutto per distogliere l'uomo dalla preghiera, dall'unione con il suo Dio.

Si prega come si vive, perché si vive come si prega.

Se non si vuole abitualmente agire secondo lo Spirito di Cristo, non si può nemmeno abitualmente pregare nel suo nome. Il «combattimento spirituale» della vita nuova del cristiano è inseparabile dal

combattimento della preghiera.

La difficoltà abituale della nostra preghiera è la distrazione.

Può essere relativa alle parole e al loro senso, nella preghiera vocale; può invece riguardare, più profondamente, colui che preghiamo, nella preghiera vocale (liturgica o personale), nella meditazione e nella preghiera contemplativa.

Andare a caccia delle distrazioni equivarrebbe a cadere nel loro tranello, mentre basta tornare al nostro cuore: una distrazione ci rivela ciò a cui siamo attaccati, e questa umile presa di coscienza davanti al Signore deve risvegliare il nostro amore preferenziale per lui, offrendogli risolutamente il nostro cuore, perché lo purifichi.

Qui sta il combattimento: nella scelta del Padrone da servire.

Positivamente, la lotta

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contro il nostro io possessivo e dominatore è la vigilanza, la sobrietà del cuore.

Quando Gesù insiste sulla vigilanza, essa è sempre relativa a lui, alla sua venuta nell'ultimo giorno ed ogni giorno: «Oggi». Lo Sposo viene a mezzanotte; la luce che non deve spegnersi è quella della fede: «Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto"» (Sal 27, 8).

La tentazione più frequente, la più nascosta, è la nostra mancanza di fede. Si manifesta non tanto in una incredulità dichiarata, quanto piuttosto in una preferenza di fatto.

Quando ci mettiamo a pregare, mille lavori o preoccupazioni, ritenuti urgenti, si presentano come prioritari; ancora una volta è il momento della verità del cuore e del suo amore preferenziale.

Talvolta ci rivolgiamo al Signore come all'ultimo rifugio: ma ci crediamo veramente? Talvolta prendiamo il Signore come alleato, ma il cuore è ancora nella presunzione. In

tutti i casi, la nostra mancanza di fede palesa che non siamo ancora nella disposizione del cuore umile: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).

«Pregate incessantemente» (1 Ts 5, 17), «rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 5,20); «pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi» (Ef 6,18).

«Non ci è stato comandato di lavorare, di vegliare e di digiunare continuamente, mentre la preghiera incessante è una legge per noi».

Questo ardore instancabile non può venire che dall'amore.

Contro la nostra pesantezza e la nostra pigrizia il combattimento della preghiera è il combattimento dell'amore umile, confidente, perseverante.

Pregare è sempre possibile:

il tempo del cristiano è il

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tempo di Cristo risorto, che è con noi «tutti i giorni» (Mt 28,20), quali che siano le tempeste. Il nostro tempo è nelle mani di Dio.

Pregare è una necessità vitale. La prova contraria non è meno convincente: se non ci lasciamo guidare dallo Spirito, ricadiamo sotto la schiavitù del peccato. Come può lo Spirito Santo essere la «nostra vita», se il nostro cuore è lontano da lui?

Preghiera e vita cristiana sono inseparabili, perché si tratta del medesimo amore e della medesima abnegazione che scaturisce dall'amore. La medesima conformità filiale e piena d'amore al disegno d'amore del Padre. La medesima unione trasformante nello Spirito Santo, che sempre più ci configura a Cristo Gesù. Il medesimo amore per tutti gli uomini, quell'amore con cui

Gesù ci ha amati. «Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo concederà. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15,16-17).

«Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera.

Ci esorta Papa Francesco: «Rimanere nell'amore» di Dio: «Guardate che l'amore di cui parla Giovanni non è l'amore delle telenovele! No, è un'altra cosa. L'amore cristiano ha sempre una qualità: la concretezza. L'amore cristiano è concreto. Lo stesso Gesù, quando parla dell'amore, ci parla di cose concrete: dare da mangiare agli affamati, visitare gli ammalati e tante cose concrete. L'amore è concreto. La concretezza cristiana». (Omelia del 9 gennaio 2014 nella cappella s. Marta - Città del Vaticano)

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Madre Elisabetta ci dice...

Se l'amore di Dio pervase tutta la vita della Renzi, è logico che non poteva mancare lo spirito di orazione, alimento e sostegno di tale sentimento, unito ad una pietà robusta e intimamente sentita, facendo della preghiera il cibo quotidiano, indispensabile. Religiosa, visse in continua unione con il Signore; per cui fu così assidua a tutti gli atti di pietà, amante della meditazione della Parola di Dio, che, anche inferma, "cascante di forze", si sforzava di portarsi nel coro ad ascoltarla. Non poche testimonianze asseriscono che la Renzi soleva passare lunghe ore, di giorno e di notte, genuflessa, a pregare davanti al ss. Sacramento.

Procedendo con tale principio, era spontaneo per lei, vivere sempre alla presenza di Dio; anzi, per sentirselo più vicino, si aiutava con la recita di fervorose giaculatorie. Scrisse alla badessa di Mondaino: "Come sarebbero vuote le nostre celle e i chiostri se non li riempisse Lui! Ma noi Lo vediamo attraverso tutto, perchè Lo portiamo in noi e la nostra vita è un paradiso anticipato". (dalla Positio)

Per la riflessione personale

L’amore è legato alla gioia.Se avete un grammo di amore, avrete anche un grammo di gioia.

Ma se il vostro amore è senza misura, così sarà la vostra gioia. (John Wu)

Più ami, più sei felice!

Il cristiano, più che persuasivo, dovrebbe essere contagioso. (Paul Claudel)

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Proprio così, la fede deve essere contagiosa… e per essere contagiosa ha bisogno di percorrere le strade del mondo. C’è davvero bisogno di una Chiesa in uscita, di una Chiesa che abbia voglia davvero di contagiare il mondo.

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Preghiamo...

Preghiamo insieme:

Spirito Santo,

vieni in aiuto della mia debolezza insegnami a pregare. Senza di te, Spirito del Padre, non so che cosa devo chiedere,

e come chiederlo. Ma tu stesso vieni in mio soccorso e preghi il Padre per me,

con sospiri che nessuna parola, può esprimere. O Spirito di Dio, tu conosci il mio cuore:

prega per me come il Padre vuole. O Spirito Santo, vieni in aiuto alla mia debolezza

e insegnami a pregare. Amen.

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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7° incontro

Un cuore riconciliato

che riconcilia

La Parola di Dio

2 Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». … 22 Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell'istante la donna guarì. (Mt 9,2.22) 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri perse-cutori. … 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? (Mt 5,44.46) 38 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39 ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuo-te la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40 e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il man-tello. 41 E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42 Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.

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43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa pio-vere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che co-sa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. (Mt 5,38-48)

Riflessione

C’è una gioia che nasce in mezzo alla lotta, che si fa spa-zio tra le fatiche e le paure: “Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signo-re in mezzo a te, tu non teme-rai più la sventura”. Il perdono è gratuito, anche perché non riusciremmo mai a meritarlo sufficientemente con le nostre buone opere; Dio ha preso Lui stesso l’iniziativa, si è fatto prossimo a noi e ci ha avvolti con la sua misericordia. Gesù di Nazareth è stato nel mondo l’incarnazione della misericor-dia di Dio, le sue parole sono

state grazia di consolazione, i suoi gesti un balsamo per ri-marginare le ferite. Ho usato i verbi al passato per riferirmi al-la vita terrena di Gesù, ma adesso debbo mettere il pre-sente: Dio dice al mondo anco-ra una volta la sua misericordia e chiama tutti, ancora una vol-ta, a lasciarsi riconciliare con lui e con gli altri. Di questo an-nuncio il Papa, i vescovi, la Chiesa sono gli ambasciatori, lo strumento vivo perché l’invito di Dio giunga agli orecchi di tutti.

Qualcuno rimane perplesso davanti all’annuncio insistente

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che papa Francesco va ripe-tendo parlando sempre di nuovo e solo della misericordia di Dio. C’è anche il giudizio, si dice. Parlare solo di misericor-dia è rischioso; l’uomo, furbo com’è, si sentirebbe autorizza-to ad afferrare subito il perdo-no e rimandare invece la con-versione a un futuro indeter-minato. Il dono di Dio divente-rebbe così un sigillo posto sull’irresponsabilità dell’uomo, un comodo pretesto per non dover cambiare vita. Questo timore è ingiustificato: il per-dono di Dio non è un atto este-riore, che diventa valido indi-pendentemente dalla volontà e dai sentimenti delle persone che lo ricevono. Se sono catti-vo, Dio mi fa dono gratuita-mente della bontà; ma è evi-dente che il dono della bontà diventa effettivo in me, ope-rante, solo se divento realmen-te buono. Se sono disonesto, Dio mi offre gratuitamente il dono della giustizia; ma io rice-vo il dono della giustizia di Dio solo se, con questo dono, co-mincio a comportarmi da giu-sto. Se sono infedele, Dio mi fa

dono della sua fedeltà; ma questo dono è reale in me solo se divento a mia volta fedele. Insomma, il perdono di Dio è offerto al peccatore quali che siano i suoi peccati; ma il per-dono di Dio agisce cambiando realmente l’uomo e trasfor-mandolo da peccatore in giu-sto; e possiede davvero questa capacità – se l’uomo si lascia raggiungere.

Come? Anzitutto ricono-scendo il suo peccato. Noi sia-mo prontissimi a condannare gli altri e ad assolvere regolar-mente noi stessi. Ma questa tattica, se può garantire la di-fesa della nostra immagine so-ciale, è disastrosa nell’impegno che abbiamo di edificare noi stessi. Se mi giustifico, cioè se trovo mille argomenti per dire che il mio peccato non è un peccato, che le circostanze in cui mi sono trovato mi scusa-no, che la colpa è degli altri che non mi capiscono – il mio pec-cato, purtroppo, rimane. Non perché Dio si rifiuti di perdo-narmi, ma perché io non per-metto al perdono di Dio di giungere fino al mio peccato e

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risanare il mio cuore. I santi hanno parlato più volte del dono delle lacrime come espe-rienza di conversione. Certo, non sono le lacrime in quanto tali che guariscono perché ci possono essere anche delle la-crime insincere, che nascon-dono la verità; ma è il ricono-scimento del proprio peccato quando giunge a suscitare un dolore sincero; allora non ci sono ostacoli all’azione di Dio e valgono le parole: “Dio ti ha perdonato; va’ in pace.” Ag-giungiamo ancora: c’è un dolo-re dei peccati che nasce dalla ferita all’immagine che aveva-mo di noi stessi; o dalla vergo-gna di avere perso la stima de-gli altri. Non è un dolore catti-vo: noi viviamo anche rispec-chiandoci nell’immagine che gli altri ci trasmettono di noi stes-si e la vergogna può essere uno stimolo utile per fare il bene. Ma è un dolore che deve ma-turare; che deve giungere a smascherare e rifiutare il male perché è male - prima ancora e più ancora che per i danni ma-teriali che me ne derivano. Po-tessimo, con la grazia di Dio,

giungere a questa forma di pentimento! Potessimo giun-gere ad amare il bene senza esitazioni e a rifiutare il male senza compromessi! In ogni modo, partendo da quanto il nostro cuore riesce a vivere, la grazia di Dio conduce verso una trasparenza più grande e quindi una gioia sempre più profonda.

La celebrazione del sacra-mento della penitenza sarà un momento forte di questo cammino. Bisogna però che la confessione non sia solo una ripetizione stanca di colpe su-perficiali. Deve andare in pro-fondità, a rivedere il percorso della nostra vita, le motivazioni che ci hanno spinto nelle scel-te, i desideri reali che ci hanno attirato; e dobbiamo superare la paura di conoscere noi stes-si, di vedere in noi difetti che non vorremmo avere. Solo quando la preghiera è ripetuta e si fa abituale, quando i sen-timenti buoni s’insediano nel profondo del cuore e creano un atteggiamento costante di benevolenza verso la vita e verso gli altri, solo allora la gra-

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zia avrà operato una vera e piena trasformazione.

Un segno di questa trasfor-mazione è quello ricordato da Paolo: “La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini” e cioè: tutti coloro che hanno a che fare con voi facciano esperien-za della vostra affabilità, mi-tezza, bontà. Queste cose pos-sono sembrare segni di debo-lezza ma invece mostrano la forza di chi è in pace con Dio e non si lascia quindi turbare troppo dalle difficoltà, dalle in-comprensioni e nemmeno dal-le sue proprie insufficienze. A questa pace del cuore dob-biamo tendere superando i ri-sentimenti amari, le accuse aspre, le tristezze covate. Il peccato che nascondiamo in noi stessi ci rende tristi; la tri-stezza ci rende scostanti, ag-gressivi; l’aggressività ci isola – è il circolo vizioso del male. Vi-ceversa, il perdono libera in noi la gioia; la gioia ci rende affabi-li; l’affabilità ci lega agli altri con un vincolo di simpatia e di rispetto – è il circolo virtuoso del bene. Dobbiamo andare decisamente per questa via

vincendo ogni esitazione, ogni pigrizia. Lo dobbiamo per il no-stro bene, per la nostra salute spirituale. Lo dobbiamo per il bene degli altri ai quali la no-stra gioia trasmette serenità e fiducia. Lo dobbiamo finalmen-te per la gioia di Dio perché, “c’è più gioia, presso Dio, per un solo peccatore che si con-verte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.”

Lasciamoci trovare da Dio, diamo gioia e gloria a Dio con il riconoscimento del nostro peccato e la proclamazione della sua giustizia. Con le paro-le del Miserere: “Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto. [Lo confesso] per-ché tu sia riconosciuto giusto quando parli, retto nel tuo giu-dizio.” (Sl 51,5-6) Tutto questo sia “a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto”. (Ef 1,6)

Se dopo aver ottenuto da Dio una misericordia infinita, sei in grado di usare la miseri-

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cordia verso i tuoi fratelli, bea-to te: il Signore ti confermerà per sempre, definitivamente, la sua misericordia. Sono mise-ricordiosi quelli che sanno per-donare e che perdonano di cuore:

«[35] Così anche il mio Pa-dre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello» (Mt 18, 35).

È un atteggiamento che si esprime in gesti esterni, ma che nasce da una scelta pro-fonda, non puramente senti-mentale – il cuore non è la se-de dei sentimenti ma delle scelte libere –. La persona mi-sericordiosa si colloca davanti all’altro nell’atteggiamento non della durezza, del giudizio e della condanna, ma della mi-sericordia o, anche, della com-passione, che è la capacità di sentire la miseria e la povertà degli altri come propria, come un appello al proprio aiuto. Pensate al Samaritano che, ve-dendo il ferito sul lato della

strada, ha “compassione” e si prende cura di lui; o al papà del figliol prodigo che, veden-dolo tornare da lontano, prova “compassione” e gli corre in-contro. Se è vero che la miseri-cordia è caratteristica di Dio, i misericordiosi assomigliano a Dio, vivono trasmettendo, tra-ducendo in comportamenti e contenuti, quell’amore gratui-to e libero che scaturisce da Dio solo. Dio non è mai così Dio come quando perdona, non mostra mai così chiara-mente la sua onnipotenza, co-me quando perdona, egli che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono. Dio certamente manifesta la sua onnipotenza con la creazione. Creare è atti-vità tipicamente divina; ma es-sere capaci di perdonare, lo è ancora di più: Dio perdona perché è Dio, non un uomo ma il «santo in mezzo a noi» (Os 11, 9). (L. Monari, Vescovo di Brescia)

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Madre Elisabetta ci dice...

“Che cosa sarebbe un'anima senza carità? Ella sarebbe uno scheletro, un fantasma, una creatura infelice, giacché tutta la nostra felicità consiste nell'amare Dio e il prossimo per amore di Dio.” (Positio p. 374)

“Non abbiate fra di voi alcuna contesa, o terminatela al più

presto, affine che crescendo, la collera non si cambi in odio e faccia d’una paglia una trave, e non renda l’anima omicida…

Quella che offenderà un’altra con ingiuria, parole aspre, o rinfacciamento di qualche mancanza, si ricordi di riparare quanto prima per via di soddisfazione, l’errore che ha commesso; e quella che è stata offesa, di perdonare senza contenzione. Che se reciprocamente si sono offese, si devono perdonare l’una all’altra, in virtù delle vostre Orazioni, le quali devono esser più sante, quanto sono più frequenti.

Or quella è migliore, la quale, benché sia spesso tentata di collera, s’affretta tutta volta d’impetrare il perdono da quella alla quale conosce d’aver fatta l’ingiuria, che non è quella la quale più tarda ad adirarsi, e più difficile pure a lasciarsi persuadere di domandare perdono. Quella che non vuole perdonare a sua Sorella, non deve sperare di ricevere il frutto della Orazione; ma quella, la quale non vuole mai domandar perdono, o che non lo domanda di buon cuore, è invano nella Congregazione benché non sia scacciata da quella.

E però guardatevi da parole dure, le quali sono proferite dalla vostra bocca, non vi rincresca di produrre i rimedi con la medesima bocca, che ha fatta la ferita.” (Reg. 3 pp. 57-58)

“La Carità entra in tutte le azioni umane e nelle parole. Non

si deve fare cosa, né dire parola che possa offendere, e se per avventura è stata alcuna offesa, si procuri subito di darne la

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conveniente soddisfazione con atti esteriori o con parole di amorevolezza. Le dispute e i contrasti facilmente inducono a mancare alla Carità, come ancora le geniali inclinazioni, avversioni verso determinate persone, producono delle amarezze e disturbi nella Casa, per cui non si mantiene la pace e la Carità Cristiana. Si astenga ciascuna dalle mormorazioni, perché sono tarli contro la Carità.” (Reg. 5 p. 155)

La prima carità era la carità fraterna: erano unite in una

stessa volontà le prime suore e madre Renzi insegnava alle sue suore ad amare, spingendole ad usare una grande e filiale confidenza verso Dio. Era una carità veramente soprannaturale. Esternamente, malgrado la estrema povertà, faceva la carità alle famiglie e ai poveri e la carità nei confronti delle figliuole, anche soltanto materiale all'inizio, si trasformava poi in carità spirituale, nei confronti delle loro famiglie. (Positio p. 673)

Quando poi veduto avesse o le fosse stato riferito che alcuna

delle sue maestre declinava alquanto da quella retta via, nella quale Ella le aveva introdotte, ne sentiva tutto il rammarico, ne desiderava, ne voleva l'emenda; ma, nel correggere, non si faceva preoccupare dalla precipitazione la quale, invece di fruttare pace, ordine e rimedio, il più delle volte dà origine a disordini maggiori del male cui si vuol mettere argine. Però aveva fatto al Signore promessa di - non lasciare di far la correzione ma prima raccomandarsi a Dio, e non farla in collera e di primo impeto. - A correggere dunque con frutto attendeva la Renzi una occasione, un tempo opportuno; aspettava di cogliere la colpevole in sul fatto, e col chiamarla di nome, e dire che cosa fate? Tutto otteneva. Quando poi conosceva che parlando direttamente alla colpevole altro non avrebbe ottenuto che una lunga filatera di scuse, allora, mentre tutte le erano raccolte attorno, introducendo qualche discorso veniva a biasimare in

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generale per mezzo di ipotesi ciò che voleva di fatto emendato in una di quelle che la ascoltavano. E molte volte le stesse colpevoli accortesi della ben fatta correzione si portavano dalla loro superiora e le domandavano perdono del fallo commesso, la qual cosa dava alla Renzi un mezzo assai facile di dominare sul cuore delle maestre e ottenere ciò che desiderava. (Positio p. 407)

«Perché, domandava a se stessa la madre Elisabetta Renzi,

perché ancor viva, a quest'età son io? Per conoscere, servire Iddio! Perché viva ancor son io? Per amarti, o Gesù mio!» (Positio p. 525)

Per la riflessione personale

Rileggi la Parola… sono consapevole della gioia che Dio

prova nell’accogliermi e perdonarmi?

I misericordiosi assomigliano a Dio, so realizzare nella

mia vita questa immagine e somiglianza?

Conservo rancore o riesco a provare compassione e a da-

re il perdono con generosità?

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Preghiamo...

Grazie, Signore, perché tu non ci tieni prigionieri, ma ci lasci andare, anche se sai che ci perderemo. Grazie, perché quando torniamo da te, tu ci corri incontro, non ci rinfacci niente, ma ci butti le tue braccia al collo. Grazie, Signore, perché con noi tu hai sempre pazienza e la tua pazienza è già il segno di una festa. Grazie, Signore, perché tu sei esagerato, sei eccessivo nel volerci bene. Ma l'amore vero è sempre così. Come te.

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Perché tu sei l'amore e amandoci ci doni la tua vita. Signore, fa’ di noi strumenti di riconciliazione, perché accogliendo il tuo perdono, possiamo a nostra volta perdonarci tra di noi, Gustando la gioia della riconciliazione con te, possiamo desiderare e realizzare la riconciliazione con i fratelli. Amen.

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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8° incontro

Un cuore che prega

La Parola di Dio

3Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. 4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella cari-tà, 5predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo,

secondo il disegno d'amore della sua volontà, 6a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. 7In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,

secondo la ricchezza della sua grazia. 8Egli l'ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, 9facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto 10per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,

quelle nei cieli e quelle sulla terra.

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11In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui

che tutto opera secondo la sua volontà - 12a essere lode della sua gloria,

noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. 13In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità,

il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto,

avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era sta-to promesso, 14il quale è caparra della nostra eredità,

in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua glo-

ria. (Efesini 1, 3-14)

Riflessione

S. Paolo apre la lettera, indi-rizzata agli Efesini, benedicen-do Dio per il suo meraviglioso piano di salvezza nei confronti dell’uomo.

Dio, infatti, ci ha scelti fin all’eternità affinché fossimo santi nell’amore; ci ha resi suoi figli adottivi nell’unico Figlio Gesù il quale, per volontà del Padre, ci ha redenti per mezzo del suo sangue, ci ha ottenuto il perdono dei peccati e ha ri-versato su di noi la pienezza della Grazia.

Il piano salvifico di Dio, rive-lato all’uomo, di cui Paolo si definisce l’Apostolo, il messag-gero, comporta la possibilità che ogni battezzato, segnato dallo Spirito Santo e diventato “creatura nuova”, formi con Gesù un unico corpo, la Chiesa.

Con la presentazione di questi elementi essenziali del piano salvifico di Dio, l’Apostolo espone ai cristiani del suo tempo – e oggi a noi – i motivi della sua solenne e pro-fonda preghiera iniziale.

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Prima di tutto essa è un in-no di benedizione, un'espres-sione di ringraziamento e di gioia. Dio ci ha colmati di ogni bene spirituale chiamandoci all’esistenza, alla santità anco-ra prima della creazione del mondo. E la vocazione alla san-tità, che è comunione con Dio, fa parte del disegno divino, che si estende nel tempo e com-prende tutti gli uomini e le donne del mondo, perché è una chiamata universale: Dio non esclude nessuno dal suo progetto di amore. Egli vuole tutti salvi!

Predestinandoci ad essere figli adottivi nel suo Figlio Ge-sù, Dio ci ha chiamati a fare parte del suo meraviglioso di-segno sull’umanità, non perché noi siamo meritevoli, ma per-ché Lui è bontà, è comunica-zione di bontà. Egli ci ha creati per donarci questa sua bontà e santità e perché noi la viviamo e la diffondiamo, incremen-tando la nostra comunione con Lui e fra noi.

Nella parte centrale della preghiera di Benedizione, S. Paolo ci sottolinea che la rea-

lizzazione di questo piano d’amore è certa: il Padre la concretizza nel tempo e nella storia, facendosi Uomo nel Fi-glio Gesù.

Diventando uno di noi, Dio si è “rivestito” della nostra umanità, ha sperimentato il dolore e l’umiliazione, ha af-frontato la morte in Croce, ci ha purificati dalla colpa e ci ha meritato la vita eterna.

Lo Spirito Santo effuso nel nostro cuore è il “sigillo” della promessa, la certezza che Dio porterà a compimento questo suo disegno di salvezza quando ricondurrà “al Cristo, unico Ca-po, tutte le cose, quelle nei cie-li e quelle sulla terra”. Dio non delude. S. Paolo ne è certo, perché ha sperimentato in sé questa potenza salvifica fin dalla conversione.

Anche noi facciamo parte di questo piano divino così miste-rioso e meraviglioso.

S. Paolo, nel brano che ab-biamo appena meditato, ci in-dica una modalità di attuazio-ne: rivolgerci a Dio, nostro Pa-dre, con un cuore che benedi-ce, loda, ringrazia, ama.

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La nostra preghiera, il no-stro dialogo con Lui non vo-gliamo che sia solo un elenco di richieste, ma che sia una lo-de gioiosa, un ringraziamento costante per tutto ciò che Lui ci dona ogni giorno e che fa parte della vita, una espressione del-la nostra gratitudine per il per-dono che riceviamo dalla Sua infinita Misericordia.

Con la forza e la luce, che ci verranno da questa comunione con Dio nella preghiera, sare-mo capaci di diventare, ogni giorno di più, uomini e donne chiamati ad essere testimoni di gratuità, animati dal desiderio di amare, di servire, di perdo-nare e di costruire “ponti” nel nostro cuore e nella realtà, an-che quando non è facile.

Madre Elisabetta ci dice...

“Mio Dio, come qui vi amo bene per voi medesimo! Che io me ne stia sempre sotto la grande visione di Dio. Se tu facessi co-sa anche grandemente utile al prossimo senza l’occhio della pura intenzione di piacere a Dio, a nulla ti varrebbe per crescere nell’amore, per conoscere la grandezza del divino amore.

Quando preghi, è Lui che prega in te. Nel tempo della medi-tazione (Preghiera) non solo l’intelletto resta illuminato nelle co-se di Dio, ma più anche la volontà si dispone all’unione con Dio. Abbiate solo un’anima ed un sol cuore in Dio. Ditemi, figliole: che cosa è fare orazione? L’orazione è un conversare con Dio, pale-sarGli i nostri bisogni, domandarGli delle grazie, in quella guisa appunto, come fa un figlio col padre.

A Dio non piace che la nostra santità. Per farci santi ci vuole la Croce e la Grazia. La santità è frutto del sacrificio, è una morte e un risorgimento.

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Rendete grazie al Signore, dispensatore di tutti i beni. Ma che cosa è, dunque, l’umana creatura perché, o Dio, ve ne ricor-diate così?

Noi non avremo da rendere conto soltanto di non aver com-messo il male, ma molto di più, di non aver fatto quel bene che era nelle nostre forze di fare.” (dalla Positio)

Per la riflessione personale

Tutti noi battezzati siamo chiamati alla santità. Quale

via, modalità, mezzo mi è più congeniale per raggiunger-

la, passo dopo passo, ogni giorno?

Mi sento un membro attivo all’interno del piano di sal-

vezza di Dio per l’umanità? (collaboro in Parrocchia, nel

volontariato, in famiglia, a scuola; sono strumento di

unità…)

Qual è il punto che ti ha colpito di più della Parola di S.

Paolo, del commento, delle parole di Madre Elisabetta?

Perché?

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Preghiamo...

O Padre, Tu ci hai creati per amore e ci sostieni ogni giorno con la tua Grazia santificante: noi ti lodiamo e ti ringraziamo, ma par-ticolarmente ti chiediamo di guardare con Misericordia l’umanità smarrita, in cerca di pace e di amore. Per questo ti di-ciamo con fede, ad ogni invocazione:

- Per la tua infinita bontà, dona pace e amore al mondo intero.

(Condividiamo richieste di grazie, preghiere di lode, di ringrazia-mento...) Padre nostro (insieme)

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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APPENDICE

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Corona dell’Addolorata

Guida: Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Assemblea: Amen

G.: Preghiamo. Signore, guarda questa tua famiglia, pellegrina nel tempo, e

fa’ che, camminando con la Beata Vergine per la via della Croce, giunga alla piena conoscenza di Cristo, compimento di ogni speranza. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

PRIMA STAZIONE Maria accoglie nella fede la profezia di Simeone.

Gesù segno di contraddizione. DAL VANGELO SECONDO LUCA (Lc 2, 34-35) Simeone li benedisse e parlò a Maria sua madre: “Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddi-zione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, fontana attraverso cui, dalle falde dei colli eterni, è giunta fino a noi l’acqua della vita, aiutaci ad accogliere

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come dono ogni creatura che si affaccia a questo mondo. Non c’è ragione che giustifichi il rifiuto. Non c’è violenza che legittimi vio-lenza. Non c’è un programma che non possa saltare di fronte al miracolo di una vita che germoglia.

Santa Maria, grazie perché, se Gesù l’hai portato nel grem-bo nove mesi, noi ci stai portando tutta la vita. Donaci le tue fat-tezze. Modellaci sul tuo volto. Trasfondici i lineamenti del tuo spirito. PREGHIAMO INSIEME : Ascoltaci, Signore. Sostieni e conforta coloro che soffrono a causa del tuo nome. Illumina coloro che non ti conoscono perché credano in te,

unico Dio vivo e vero. Aiutaci ad accoglierti nell’ora del dolore e della prova. Fa’ che ti riconosciamo e ti incontriamo nelle membra soffe-

renti della Chiesa. ORAZIONE O Dio speranza degli uomini, che per mezzo di Simeone, uomo giusto, hai predetto alla Vergine Maria un’ora di tenebra e di do-lore, concedici di mantenere salda la fede nel tempo del dubbio e della prova. Per Cristo nostro Signore. Amen

SECONDA STAZIONE Maria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe.

Gesù, perseguitato da Erode. DAL VANGELO SECONDO MATTEO (2. 13-14) “Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: ‘Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo’. Giuseppe, destatosi, prese con sé il

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bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Come una emigrante qualsiasi del Meridione. Anzi peggio, perché non deve passare la frontiera per motivi di lavoro, ma in cerca di asilo politico (...).

Eccola lì sul confine. Da una parte, l’ultima terra rossa di Caanan. Dall’altra, la prima sabbia dei faraoni. Eccola lì, treman-te come una cerva inseguita. Santa Maria donna di frontiera, noi siamo affascinati da questa tua collocazione che ti vede, nella storia della salvezza, perennemente attestata sulle linee di confi-ne (...). Tu stai sui crinali che passano tra l’Antico e il Nuovo te-stamento. Tu sei l’orizzonte che congiunge le ultime propaggini della notte e i primi chiarori del giorno. Tu sei l’aurora che prece-de il Sole di giustizia. Tu sei la stella del mattino. PREGHIAMO INSIEME E DICIAMO: Ascoltaci, o Signore. Per i profughi di ogni guerra, perché il nostro cuore, prima

ancora delle nostre strutture di frontiera sappia accoglierli ri-conoscendoti in ognuno di loro.

Perché la Chiesa si riconosca Madre dei piccoli e degli ultimi che la malvagità umana ha reso schiavi.

Per tutti i bambini perseguitati dal terrore e da ogni tipo di violenza, perché la nostra società sappia reagire custodendo la loro infanzia.

Per le terre in cui visse Gesù, affinché, come un giorno lo ac-colsero come figlio del falegname, sappiano accoglierlo ades-so come unico e vero Dio.

ORAZIONE Padre Santo, con sapiente disegno hai disposto che la Beata Ver-gine sperimentasse il dolore dello smarrimento del Figlio e lo ri-trovasse nel tempio intento a compiere la tua volontà; concedi a

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noi, ti preghiamo. di cercare Cristo con generoso impegno e di scoprirlo nella tua Parola e nel Mistero della Chiesa. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

TERZA STAZIONE Maria cerca Gesù smarrito in Gerusalemme. Gesù intento a compiere la volontà del Padre.

DAL VANGELO SECONDO LUCA (2, 42-45) “Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono (a Gerusalemme) se-condo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre ripren-devano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalem-me, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella ca-rovana, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria donna obbediente, tu che hai avuto la grazia di camminare al cospetto di Dio», fa’ che anche noi, come te, pos-siamo essere capaci di «cercare il suo volto». Aiutaci a capire che solo nella sua volontà possiamo trovare la pace. E anche quando egli ci provoca a saltare nel buio per poterlo raggiungere, liberaci dalle vertigini del vuoto e donaci la certezza che chi obbedisce al Signore non si schianta al suolo, come in un pericoloso spettacolo senza rete, ma cade sempre nelle sue braccia. PREGHIAMO INSIEME: Fa’ che cerchiamo la tua volontà o Signo-re. Per coloro che hai chiamato a servirti nel tuo Tempio Santo.

Siano sempre fedeli alla tua chiamata e cerchino sempre e solo la tua volontà.

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Per noi pellegrini su questa terra. Il nostro viaggio sia una continua ricerca della tua volontà.

Per tutte le madri, affinché accolgano come dono la chiamata dei propri figli a fare la volontà del Padre.

Per tutti i giovani che sono in ricerca. Sappiano riconoscere negli avvenimenti della vita la dolce presenza della Madre Celeste.

ORAZIONE Padre Santo, con sapiente disegno hai disposto che la Beata Ver-gine sperimentasse il dolore dello smarrimento del Figlio e lo ri-trovasse nel tempio intento a compiere la tua volontà; concedi a noi, ti preghiamo, di cercare Cristo con generoso impegno e di scoprirlo nella tua Parola e nel Mistero della Chiesa. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

QUARTA STAZIONE Maria incontra Gesù sulla via del Calvario.

Gesù, uomo dei dolori.

DAL VANGELO SECONDO LUCA (Lc 23, 26-27) “Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da por-tare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di don-ne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, donna coraggiosa, tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio, rincuoraci col tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Aiutaci a por-tare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l’anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo

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della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita, per-ché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi. Siediti sui nostri sconsolati marciapiedi. Ripetici parole di speranza. E allora con-fortati dal tuo respiro ti invocheremo con la preghiera più antica che sia stata scritta in tuo onore: «Sotto la tua protezione noi cerchiamo rifugio Santa madre di Dio, non disprezzare le suppli-che di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e benedetta.» PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci Signore. Per tutti gli ammalati, perché attraverso la nostra presenza e

il nostro conforto sappiano accogliere la croce di Gesù. Per noi tutti che ogni giorno incontriamo la croce e la soffe-

renza affinché in essa sappiamo scorgere il volto del Crocifis-so che mai ci abbandona.

Per le madri che soffrono a causa delle scelte sbagliate dei fi-gli, perché ricevano dalla nostra preghiera la forza per conti-nuare il difficile cammino del calvario.

ORAZIONE Padre Santo, sotto il cui sguardo d’amore tuo Figlio, servo obbe-diente, ha incontrato sulla via del Calvario la Madre addolorata, suscita in noi il sincero desiderio di seguire Cristo portando la nostra croce e di andare incontro al fratello che soffre. Per Cristo Nostro Signore.

QUINTA STAZIONE Maria sta presso la croce del Figlio. Gesù, agnello immolato sulla croce.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Gv 19, 25-27) “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua

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madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, veden-do la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse al-la madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco la tua madre!’. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, donna coraggiosa, tu che nelle tre ore di agonia sotto la croce hai assorbito come una spugna le afflizioni di tutte le madri della terra, prestaci un po’ della tua fortezza. Alleggeri-sci le pene di tutte le vittime dei soprusi, conforta il pianto nasco-sto di tante donne che, nell’intimità della casa, vengono sistema-ticamente oppresse dalla prepotenza del maschio.

Ispira la protesta delle madri lacerate negli affetti dai sistemi di forza e dalle ideologie di potere; guida i passi delle madri-coraggio perché scuotano l’omertà di tanti complici silenzi. E quando suona la Diana di guerra, convoca tutte le figlie di Eva perché si mettano sulla porta di casa e impediscano ai loro uo-mini di uscire, armati come Caino, ad ammazzare il fratello. PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci, Signore. Per tutte le madri che lottano per la sopravvivenza dei loro

figli, perché siano consolate dalla materna dolcezza di Maria e confortate dalla sua intercessione.

Per tutte le madri dei soldati morti o dispersi nelle guerre di questo secolo, perché il loro pianto e le loro sofferenza trovi consolazione in te o Dio.

Per tutte le donne che soffrono perché ridotte in schiavitù, affinché la nostra società sappia reagire liberandole dalla sot-tomissione alla quale sono costrette.

ORAZIONE O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla cro-

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ce, fosse presente la sua Madre Addolorata: fa’ che, associati al-la passione di Cristo, partecipiamo alla gloria della resurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

SESTA STAZIONE Maria accoglie nel suo grembo Gesù deposto dalla croce.

Gesù, vittima di riconciliazione. DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 27, 57-59) “Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giu-seppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo av-volse in un candido lenzuolo.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle vio-lenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera. PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci, Signore. Per i popoli vittime di atroci e ingiuste dittature, perché

nell’unità trovino la chiave per risorgere e conquistarsi un fu-turo di pace e prosperità.

Per i popoli in guerra, perché attraverso la mediazione di

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uomini giusti sappiano ricomporre ogni divisione e iniziare un’autentica ricostruzione sociale e morale.

Perché ogni cristiano sia segno di resurrezione e di vita in un mondo lacerato dalla divisione e dalla morte

ORAZIONE Padre misericordioso, che nell’ora della prova hai consolato la madre desolata, donaci lo Spirito di consolazione, perché sap-piamo consolare i fratelli che vivono nella solitudine o gemono nell’afflizione. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

SETTIMA STAZIONE Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù

in attesa della resurrezione. Gesù primizia dei morti.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Gv 19, 40-42a) “Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende in-sieme ad oli aromatici, com’è usanza seppellire per i giudei. Ora nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giar-dino un sepolcro vuoto, nel quale nessuno era stato ancora de-posto. Là dunque deposero Gesù.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Dopo la sepoltura di Gesù, a custodire la fede sulla terra non è rimasta che lei. Il vento del Golgota ha spento tutte le lampa-de, ma ha lasciato accesa la sua lucerna. Santa Maria donna del sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, tu sei l’ultimo punto di contatto con cielo... guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.

Ripetici che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni,

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non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso; non c’è peccato che non trovi redenzione; non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci, Signore. Per coloro che sono senza speranza. La testimonianza viva di

noi credenti diventi occasione per guardare in maniera nuova al futuro.

Per i morti di tutti le guerre. La loro testimonianza ricordi al mondo che solo in Dio si trova la vera sorgente della Pace.

Per chi si è macchiato di delitti di sangue. Il rimorso lasci spa-zio al vero pentimento e alla volontà di una vita nuova.

Per chi nella morte vede la parola definitiva sulla vita, affin-ché guardando al Cristo Risorto riconosca il valore ultraterre-no ed eterno della nostra esistenza.

ORAZIONE O Dio, nel sepolcro vuoto - segno della terra vergine - hai posto il seme della nuova creazione: concedici di essere portatori di spe-ranza e testimoni della vita nuova operata in noi da Cristo risor-to. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. Litanie dell'Addolorata

Signore, pietà Signore, pietà Cristo, pietà Cristo, pietà Signore, pietà Signore, pietà Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici Padre che sei nei cieli abbi pietà di noi Figlio, Redentore del mondo abbi pietà di noi

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Spirito Santo Paraclito abbi pietà di noi Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi Madre del Crocifisso prega per noi Madre dal cuore trafitto " Madre del Redentore " Madre dei redenti " Madre dei viventi " Madre dei discepoli " Vergine obbediente " Madre offerente " Vergine fedele " Vergine del silenzio " Vergine del perdono " Vergine dell'attesa " Donna esule " Donna forte " Donna intrepida " Donna del dolore " Donna della nuova alleanza " Donna della speranza " Novella Eva " Socia del Redentore " Serva della riconciliazione " Difesa degli innocenti " Coraggio dei perseguitati " Fortezza degli oppressi " Speranza dei peccatori " Consolazione degli afflitti " Rifugio dei miseri " Conforto degli esuli " sostegno dei deboli " Sollievo degli infermi "

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Regina dei martiri " Gloria della Chiesa " Vergine della Pasqua " Agnello di Dio che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo ascoltaci Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi Preghiamo O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore; concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della Fede e di unire le nostre sofferenze alla Passione di Cristo, perché diventino occasione di grazia e strumento di sal-vezza. Per Cristo nostro Signore. Congedo Ci protegga la Vergine Maria e ci guidi benigna nel cammino del-la vita. Amen.

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Preghiera in preparazione al rinnovo della Promessa MPA

Introduzione In questo breve momento di preghiera siamo chiamati a medita-re sulle parole che pronunceremo quando rinnoveremo la Pro-messa. Chiediamo al Signore di vivere questo momento nel si-lenzio profondo del cuore per essere aperti ad ascoltarLo. Chie-diamo allo Spirito Santo di illuminare la nostra mente e di com-prendere appieno cosa significa rinnovare la Promessa come Lai-co appartenente all’MPA. Invocazione allo Spirito Santo:

VIENI SPIRITO SANTO, vieni ed insegnami a tacere, a fare del silenzio una preghiera, a lasciar crescere le radici del mio cuore, a diventare un albero che porta frutti per tutti gli uomini che hanno fame e sete d'amore. VIENI SPIRITO SANTO, donami la forza di fermarmi

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per ascoltare il mormorio della Parola di Vita, lontano dalla droga del rumore, dalla danza delle parole; fa' di me un albero saldamente piantato, presso un corso d'acqua che porta molto frutto. VIENI SPIRITO SANTO, insegnami a radicare la vita nella preghiera, a raggiungere le sorgenti sotterranee del mio cuore, ad ascoltare la canzone segreta che tu ripeti affinché sappia accogliere il tuo amore capace di mantenere vivi i rami della mia vita. VIENI SPIRITO SANTO, e fortifica in me l'uomo interiore. Che Cristo abiti, per la fede, nel mio cuore; che Dio diventi, giorno dopo giorno, il terreno vitale da cui trarre la linfa necessaria affinché il frutto della mia vita abbia il gusto del Suo Amore!

(Michel Hubaut)

Meditiamo sulle parole della Promessa...

Consapevole dell'infinito amore di Dio per tutte le sue creature,...

“Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi…

Egli ci ha amato per primo!” (Gv 4, 16-19). “...il tuo nome è scritto sul palmo delle mie mani”

Signore, Dio di misericordia, che rinnovi incessantemente i pro-

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digi del tuo amore verso il tuo popolo e anche verso di me, che non ti do ascolto, aiutami a far il vuoto nel mio io presuntuoso, perchè io possa riempirmi e saziarmi di te!

Vorrei che tutto il mio essere tacesse e in me tutto adorasse... Vorrei penetrare ognor più in Lui ed esserne così piena,

da poterLo dare a quelle povere anime, che non conoscono il dono di Dio. (B.E.R)

... in forza della mia vocazione cristiana... “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno pre-

parato per voi fin dalla fondazione del mondo”. (Mt 25,34) Quale grande amore ci ha dato il Padre

per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (1 Gv 3,1)

A volte mi sembra che un certo tipo di successo sia prerogativa dei prepotenti o dei disonesti... mi sembra che anche se ci sfor-ziamo di seguire le vie del Signore, non facciamo altro che colle-zionare insuccessi… Signore, che hai proclamato beati i poveri in spirito e gli umili, aiutaci a superare i momenti di delusione e di scoraggiamento, aiutaci a cercare il regno di Dio nell’umiltà dell’attesa, confidan-do sempre nella forza del tuo amore che ci prende per mano!

Schieriamoci umilmente tra gli imperfetti; stimiamoci piccole anime, che Dio debba sostenere ad ogni istante... (B.E.R)

Quando tutto si intricava, quando il presente mi era così doloro-so e l’avvenire mi appariva ancor più buio, chiudevo gli occhi e mi

abbandonavo, come una creaturella, tra le braccia del Padre, che è nei Cieli. (B.E.R)

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... alla presenza della Chiesa, nella persona del sacerdote celebrante, ... della Superiora Generale dell'Istituto delle Maestre Pie dell'Ad-dolorata, Madre Carla Bertani, del Presidente del Movimento per l'Alleluia, Stefano Nanni,...

“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;

vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello

Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12, 4-7) Nella sua sapienza infinita è Dio che sceglie i fondatori degli isti-tuti religiosi. Egli distribuisce i suoi doni come a Lui piace e affida a chi vuole una particolare missione da compiere, per un’opera di servizio alla Chiesa nel piano divino di salvezza. Il carisma di un fondatore è una intensa e personale esperienza di Dio donata dallo Spirito, per la quale il fondatore interpreta il Vangelo e lo vive in modo originale e carismatico nella sequela di Cristo. In questo preciso tempo storico in cui stiamo vivendo, Dio ha scelto delle persone come garanti di unità e fedeltà a questo ca-risma: il Sacerdote ci assicura il legame e il riconoscimento della Chiesa, la Superiora Generale ci dà la garanzia di camminare se-condo la spiritualità donata da Dio a Elisabetta Renzi, il Presiden-te è colui che svolge il servizio dell’autorità all’interno del movi-mento. ...io ..... , RINNOVO la promessa di vivere, con la forza donata-mi dallo Spirito Santo e per l'intercessione di Maria Santissima Addolorata, gli impegni del mio Battesimo secondo la spiritua-lità della Beata Elisabetta Renzi e in base a quanto espresso

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nelle norme statutarie del Movimento per l'Alleluia. Il Battesimo ci fa’ membra del corpo di Cristo, ci incorpora alla Chiesa: “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25). I battezzati diventano “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1 Pt 2,5). Incorporati a Cristo per mezzo del Battesimo, i cristiani vengono conformati a Cristo. Rigenerati per essere figli di Dio, i battezzati sono tenuti a pro-fessare pubblicamente la fede ricevuta da Dio. Poichè nel Batte-simo hanno ricevuto “la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), i battezzati “dopo essere stati illuminati” (Eb 10, 32) sono divenuti “figli della luce” (1 Ts 5,5) e “luce” essi stessi. (Ef 5,8)

Perchè viva ancor sono io? Per conoscere, amare e servire Iddio,

per amarti, o Gesù mio! (B.E.R) A tutti apparve un fragile velo che ricopriva Gesù

(testimonianza sulla B.E.R) In questo momento di silenzio ognuno di noi rinnovi le proprie promesse battesimali, chiedendo anche alla Beata Elisabetta Renzi di sostenerci e aiutarci ad essere coerenti ad esse nel no-stro quotidiano. Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo mi aiutino nell'affrontare, con allegrezza di spirito, ciò che la vita mi riserverà nelle varie realtà in cui sarò chiamato/a a testimoniare l'amore di Dio per me. “Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tri-

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bolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perchè l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Rm.5, 3-5) Signore Gesù, mia forza e mia salvezza, fa’ che con l’aiuto della tua grazia possa vincere il male col bene, testimoniando in ogni circostanza il tuo amore a quanti mi circondano!

“Quando lavori, Gesù è lì per risparmiarti metà di pena, quando piangi Egli ti si avvicina per asciugarti le lacrime” (B.E.R)

Certamente dovremo ancor molto e sempre patire, ma senza il Venerdì Santo non vi è il giorno di Pasqua.

L’Alleluia sta di casa al di là del Calvario. (B.E.R) La Beata Elisabetta Renzi mi sostenga in questo cammino di crescita nella fede, vissuta nel quotidiano, che si alimenta ai piedi di Cristo Gesù Crocifisso e Risorto, e interceda per me affinché: “Io me stia sempre sotto la grande visione di Dio!”. AMEN. Dammi un cuore aperto e generoso che non si fermi alle sue preoccupazioni, un cuore nobile, incapace di conservare rancore; un cuore forte che non ha paura delle ombre; un cuore incapace di chiusure. E donami la grazia di cercare in ogni uomo, senza mai stancarsi, la scintilla che tu vi hai posto quando lo hai creato a Tua immagine.

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INDICE PREMESSA ................................................................................... 1 SVOLGIMENTO DEGLI INCONTRI MPA .............................................. 4 IL CAMMINO MPA ....................................................................... 7 SCHEMA DEGLI INCONTRI ............................................................... 9 Preghiere allo Spirito Santo ................................................... 10 1° INCONTRO

Le radici della misericordia .................................................... 13

La Parola di Dio… ..................................................................... 13 Riflessione ................................................................................ 14 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 16 Per la riflessione personale ..................................................... 17 Preghiamo... ............................................................................ 19

2° INCONTRO

Un cuore capace di donare; un cuore che dà vita ............. 21

La Parola di Dio… ..................................................................... 21 Riflessione ................................................................................ 22 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 24 Per la riflessione personale ..................................................... 25 Preghiamo... ............................................................................ 27

3° INCONTRO

Un cuore magnanimo, un cuore generoso ........................... 29

La Parola di Dio… ..................................................................... 29 Riflessione ................................................................................ 30 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 33 Per la riflessione personale ..................................................... 33 Preghiamo... ............................................................................ 36

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4° INCONTRO

Un cuore in cerca di ciò che è perduto; un cuore che perdona ....................................................... 37

La Parola di Dio… ..................................................................... 37 Riflessione ................................................................................ 38 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 43 Per la riflessione personale ..................................................... 46 Preghiamo... ............................................................................ 48

5° INCONTRO

Un cuore aperto alla speranza .............................................. 51

La Parola di Dio… ..................................................................... 51 Riflessione ................................................................................ 51 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 53 Per la riflessione personale ..................................................... 54 Preghiamo... ............................................................................ 56

6° INCONTRO

Un cuore che vigila .................................................................. 57

La Parola di Dio… ..................................................................... 57 Riflessione ................................................................................ 58 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 61 Per la riflessione personale ..................................................... 61 Preghiamo... ............................................................................ 64

7° INCONTRO

Un cuore riconciliato che riconcilia ..................................... 65

La Parola di Dio… ..................................................................... 65 Riflessione ................................................................................ 66 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 71 Per la riflessione personale ..................................................... 73

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Preghiamo... ............................................................................ 75

8° INCONTRO

Un cuore che prega .................................................................. 77

La Parola di Dio… ..................................................................... 13 Riflessione ................................................................................ 78 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 80 Per la riflessione personale ..................................................... 81 Preghiamo... ............................................................................ 83

APPENDICE .......................................................................... 85

Corona dell’Addolorata ............................................................ 86 Preghiera in preparazione al rinnovo della Promessa MPA .... 98

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