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1 PREFAZIONE E' proprio un errore che i dialetti di origine vengano seppelliti nel bagaglio dei ricordi, col rischio verosimile della loro graduale scomparsa. Eppure il dialetto rappresenta la lingua del cuore, la lingua della famiglia, quella che ci fa sentire a casa nostra, fra gente come noi; una lingua che è indubbiamente colorita, dalle molteplici sfumature, comunicativa, spesso geniale. Com' è facile oggi rilevare, i giovani e i meno giovani, oltre a parlare un linguaggio imbastardito dall' inglese e neologismi vari, incerto, infarcito da una serie di inutili e insignificanti intercalari buttati ripetitivamente qua e nel discorso, come <<guarda>>, <<cioè>>, <<un attimino>>, <<niente>>,

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PREFAZIONE

E' proprio un errore che i dialetti di origine vengano

seppelliti nel bagaglio dei ricordi, col rischio verosimile

della loro graduale scomparsa.

Eppure il dialetto rappresenta la lingua del cuore, la

lingua della famiglia, quella che ci fa sentire a casa

nostra, fra gente come noi; una lingua che è

indubbiamente colorita, dalle molteplici sfumature,

comunicativa, spesso geniale.

Com' è facile oggi rilevare, i giovani e i meno giovani,

oltre a parlare un linguaggio imbastardito dall' inglese

e neologismi vari, incerto, infarcito da una serie di

inutili e insignificanti intercalari buttati

ripetitivamente qua e là nel discorso, come

<<guarda>>, <<cioè>>, <<un attimino>>, <<niente>>,

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<<infatti>>, e tutto il resto, usano abitualmente un

lessico commisto tra il dialetto e l' italiano, cioè una

specie di dialetto "italianizzato" o un italiano

"dialettizzato".

Il risultato che inevitabilmente ne deriva è che però in

tal modo si incomincia a perdere progressivamente la

cognizione del vernacolo del proprio paese, perchè bene

o male la lingua italiana a scuola si studia sempre.

Occorre invece consolidare e diffondere il

convincimento che i dialetti siano conservati e protetti,

se non richiedono il prezzo di non far correttamente

conoscere l' italiano che rimane comunque la lingua

che ci identifica tutti, l' idioma nazionale.

Naturalmente sono gli anziani i più fedeli custodi

della cosìddetta <<parlata casalinga>>, e proprio a

loro spetterebbe promuoverne la sopravvivenza.

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Queste sono le considerazioni che hanno originato l'

idea del presente "glossario dialettale catanese", che

si vorrebbe anche proporre come un amorevole omaggio

alla propria città da parte di un nostalgico

sentimentale.

Trattasi di una breve raccolta di alcuni termini gergali

e arcaici alfabeticamente elencati, unitamente a delle

voci e locuzioni dei modi di dire più comunemente

usati, visto peraltro che all' argomento nonostante la

sicura e senz' altro migliore conoscenza della materia

da parte di illustri conterranei non è stato forse

dedicato uno spazio più ampio.

Ovviamente non si ha la benchè minima presunzione

di avere con ciò offerto un lavoro che possa avere i

caratteri della completezza, ma semplicemente una

<<rispolverata>> di quello che non senza un certo

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sforzo mnemonico e di paziente ricerca si è stati in

grado di presentare.

Se poi ci fossero degli altri che volessero in seguito

apportare integrazioni e approfondimenti, ci

considereremmo per questo gratificati quanto meno

per il merito di essere serviti da stimolo.

Una precisazione, ancora.

Locuzioni e vocaboli indicati sono esclusivamente

quelli che rientrano nel caratteristico frasario della

città etnea; non sono stati invece considerati quelli che

sebbene facciano parte del parlare catanese vengono

similmente usati in altre località della provincia e

nella regione, (altrimenti avremmo avuto

contrariamente ai nostri intendimenti una sorta di

dizionario siciliano). Ed inoltre, che la selezione

terminologica effettuata - compatibilmente sempre

con la memoria - è stata limitata solo a quelle forme

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che a nostro giudizio sembrano mostrare maggiori

probabilità di estinzione.

Ci si voglia alla fine scusare per non aver saputo

resistere alla tentazione di avere incluso delle

citazioni scurrìli, dal momento che non è certamente

da escludersi la loro pur sempre intima appartenenza

al nostro patrimonio culturale popolare.

Segue, in appendice, un piccolo curiosario.

NOTE - Le voci sono sviluppate principalmente

secondo la definizione del loro significato comune, con i

sinonimi e le varie accezioni figurate ed estensive; per

talune di esse sono stati anche indicati la probabile

provenienza etimologica e qualche riferimento storico.

In linea di massima si è seguito il criterio di scriverle

secondo la pronuncia catanese, cioè con l' elisione della

lettera r quando questa precede le consonanti d, m, p,

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t, v e raddoppiando quest' ultime. Per es. caioddu,

invece di caiordu - cuttigghiu, invece di curtigghiu - ecc.

Analogamente, altre voci figurano con le consonanti

doppie iniziali perchè nella pronuncia viene

solitamente rafforzata la prima sillaba; per es. 'lliccu,

'nnuzzinteddu, 'mmiscari, 'rraggia, 'ddumanneri, ecc.

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Abbreviazioni usate

ant. = antico

avvers. = avversativo

comp. = composto

cong. = congiunzione

deriv. = derivazione

dial. = dialettale

esclam. = esclamazione, esclamativo

est. = per estensione, estensivo

fig. = figurato, figuratamente

franc. = francese

gr. = greco

inter. = interiezione

interc. = intercalare

lat. = latino

lett. = letterale, letteralmente

locuz. = locuzione

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mar. = marinaro

pop. = popolare, popolarmente

prec. = preceduto (il termine)

prep. = preposizione

raff. = rafforzativo

rif. = riferito, con riferimento

rifl. = riflessivo

scurr. = scurrìle

sic. = siciliano (dialetto)

sim. = simili

spagn. = spagnolo

spreg. = spregiativo, spregiativamente

us. = usato

v. = verbo

vc. = voce

ved. = vedi, confronta

volg. = volgare, volgarmente

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A

abbabbanutu - (da babbèo - sic. babbu) - istupidito -

intontito - rimminchionito -

abbagnari - intingere - inzuppare; donde l'

espressione comune "abbagnari u pani" o solo

"abbagnari" come dire dar corda, o spago - cioè,

ammiccare, assecondare con ipocrisia, falsamente; ed

ancora, "abbagnari u pizzu" per significare:

intrufolarsi vantaggiosamente in un affare -

partecipare ad un guadagno più o meno lecito - e sim. -

abballari - (da ballare) - oltre il significato proprio, in

fig. vuol dire rallegrarsi - accontentarsi; il termine è

usato anche nella espressione "abballari 'nta panza",

(lett. ballare sulla pancia), per significare, malmenare

- conciar male - picchiare di santa ragione -

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abbampari - ( da avvampare) - bruciare - scottare -

produrre bruciore -

abbarruari- imbarazzare, disorientare, confondere - v.

us. anche nella forma rifl. -

abbasatu - misurato, giudizioso, assennato,

equilibrato -

abbassamatu - imbalsamato - lento - che dorme all'

impiedi -

abbentu - pace - riposo - calma - quiete -

abbiari - buttare - gettare - est. scaraventare -

introdurre con forza - nella forma rifl. è generalmente

usato nella espressione "abbiàrisi annicchia", per dire

andare a fare un pisolino -

abbrancicari - abbrancare - avvinghiare -

arrampicare; al rifl. inerpicarsi - aggrapparsi -

appigliarsi con forza -

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abbruvisciri - risuscitare - fig. risorgere - riprendersi

nel fisico -

abbuattari - imbottigliare - inscatolare - o anche

rimanere imbottigliato; è frequente l' espressione "fatti

'mbuattari" che è un modo di dire di scherno,

difficilmente traducibile, che potrebbe tuttavia voler

significare <<và a quel paese!, non dire sciocchezze!>>

e sim. -

abbuccari - pendere - versare - cadere - tracollare -

abbuddari - immergere nell' acqua - est. ammaccare -

abbudduni - si dice quando si spinge a forza qualcuno

sott' acqua - ed est. ammaccatura.su superfici

metalliche -

abbuscicari - ( da vescica) - fig. gonfiare di botte -

abbuscicatu - con la faccia rigonfia -

abbutari - socchiudere - chiudere non completamente -

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abbuzzari - sopportare pazientemente, senza reagire;

volg. significa anche fornicare, us. pure al rifl.

“abbuzzarisi” -

accalari - chinare - piegare in basso - fig. nella forma

rifl. vuol dire abbassarsi - umiliarsi -

acchettu – ochiello, asola; fig. sta anche ad indicare

un lieve segno di ferita o ecchimosi sul volto -

acchiappari - oltre che col significato proprio di

acchiappare, nella forma rifl. sta per litigare, o anche

venire alle mani -

acchiappuni - (da acchiappare) - fig.una sorta di play

boy, (cd. da strapazzo) -

acciuncari - rendere storpio - o anche prendere una

storta -

accucchiari - raggranellare - racimolare - la vc. è nell'

espressione di uso comune, "accucchiari na mala

cumparsa", che vuol dire far brutta figura -

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accuffulari - us. generalmente nella forma rifl. per

significare sedersi comodamente - starsene in pigro

riposo -

accupari - soffocare - est. sentirsi oppresso,

angosciato - fig. morire dal caldo -

accutturatu - scotto - fig. febbricitante, accalorato per

la febbre -

accuzzatura, o accuzzu - sta per accorciatura,

scorciatoia; donde le espressioni derivate come "iri

accuzzu", oppure "accùzzala!", per dire stringere i

tempi, semplificare, tagliar corto, falla breve! , e sim. -

'a comu - esclam.- come no!! -

addannari - disperare - tormentare - us. anche nella

forma rifl. per angustiarsi, affliggersi, e sim.-

addevu - (lett. allevo, vc. del verbo allevare) - lattante

addiccari - viziare - assecondare - far prendere cattive

abitudini; nella forma rifl. vuol dire prendervi gusto,

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divenire sempre più esigente, pretendere ancora; - us.

pure nella forma rifl. “addiccarisi” -

addiccu - fig. si dice di cosa che suscita interesse,

assai piacevole e gradita - l' espressione "dari

addiccu", è come dire dare il miele, assecondare ogni

desiderio, abituar male, e sim. -

addimurari - (da dimorare) - ritardare - trattenersi

più o meno durevolmente in un luogo -

addrizzari - raddrizzare - fig. filare - muoversi

speditamente - incamminarsi con rapidità -

addubbari - (forse dal latino ad abundantiam) -

colmare, dare in abbondanza; nella forma rifl. sta per

abbuffarsi - riempirsi esageratamente - mangiare a

sazietà -

addunari - scorgere, riuscire a vedere; rifl. accorgersi -

e per est. cercare - frugare, e sim. -

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affaratu - arrossato dal sole, o leggermente

abbronzato - est. affumicato, o anche bruciacchiato -

affiziu - (da ufficio) - us. in senso fig. per incarico -

incombenza - impegno gravoso, e sim. -

affuddari - (v. rifl.) - accalcarsi - est. - precipitarsi -

recarsi in gran fretta -

aggattari - ammutolire; us. anche nella forma rifl. per

voler dire non ribattere - subire passivamente, senza

reagire -

agghicari - giungere - arrivare -

agghiri - verso là - nei pressi -

aggigghiari - gelare - agghiacciare - sentir freddo -

aggiuccari - (rifl.) - appollaiarsi - accovacciarsi - fig.

andare a dormire -

agnutticari - piegare -

aiutari - oltre al significato proprio di aiutare, nella

forma rifl. sta per sbrigarsi, spicciarsi, e sim.-

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allaccaratu - abbattuto - senza forze -

allammicari - (rifl.) - arrovellarsi - lambiccarsi il

cervello -

a' llammìcu - (da alambicco) - a goccia a goccia - est.

sta ad indicare luce fioca, debole -

allampari - (da lampo) - rimanere fulminati - fig.

restare a bocca aperta -

allanzari - aggredire violentemente - rifl. avventarsi -

allascari - (dalla voce mar. lasco - non teso) - allargare

- allentare -

alleggiu - (da leggero) - adagio - piano -

allianarisi - giocherellare, cincischiare; o anche gioire,

rallegrarsi per qualcosa, gongolare, e sim.-

allicchittatu - agghindato - azzimato - elegante nel

vestire -

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alliffìari. - adulare - blandire - fare ruffianerie; la vc.

è usata anche nella forma rifl. con lo stesso significato-

allimari - (da limare) - affilare - rendere tagliente -

allìnchiri - riempire; rifl. riempirsi - est. colmare -

allippari - affibbiare - appioppare - ben assestare - ed

anche avvinghiare - rifl. attaccarsi - abbarbicarsi -

alluciari - (da luce) - abbagliare - in senso fig. ed est.

per significare, rimanere meravigliato - restare

abbagliato o straordinariamente colpito -

alluddari - (da lordare) - sporcare - insozzare - rifl.

insudiciarsi -

allupatu - (da lupo) - fig. che ha fame da lupo - che

mangia molto, con ingordigia -

alluppiari - (verbo rifl., da oppio) - fig. addormentarsi

saporitamente, come un ghiro -

alluzzari - sbirciare - scorgere da lontano -

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ammacchiari - (rifl. lett. macchiarsi) - per dire di una

cosa che si è sciupata o danneggiata gravemente, o

anche di una persona che ha perso la reputazione, la

dignità -

ammaciari - avvizzire - fig. perdere la freschezza -

ammaraggiari - (da amareggiare) - affliggere,

addolorare - rifl. crucciarsi; est. soffrire le vertigini, il

mal di mare, i vuoti d' aria -

ammàtula - inutilmente - invano; da cui la locuz.

"long' ammàtula", per indicare una persona di statura

alta ma di cervello corto -

ammàttiri - capitare - accadere - donde la locuz. "unni

(o comu) ammatti ammatti" , per dire dove capita, o

come capita - (ved. anche per similitudine “unni

'mmisca 'mmisca”) -

ammeri - verso - in direzione di - alla volta di -

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ammiscari - mischiare - est. contagiare - fig.

appioppare - assestare -

ammizzigghiari - vezzeggiare, ed est. anche viziare;

pure rifl -

ammuàrru - (dal franc. armoere) - armadio -

ammuccalapuni - istupidito, intontito, o che sta a

bocca aperta -

ammuccari - imboccare - ingoiare - fig. imbeccare -

bersela - credere alle lusinghe - illudersi facilmente -

ammucciari - nascondere -

ammucciuni - di nascosto - all' insaputa -

ammuccu - invito o incoraggiamento spesso

ingannevole e insidioso, donde la locuz. "dari

ammuccu", per dire << dar l' imbeccata >> -

ammugghiari - avvolgere - incartare - fig.farla finita -

smetterla, donde la locuz. "ammogghiala", per dire

taglia corto!!, e sim. -

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ammunziddari - ammonticchiare - fig. mettere alla

rinfusa -

a'mprìsa - impresa - us. anche come locuz. avverbiale,

per dire: "vuoi scommettere che.." - "vuoi vedere che..." -

annacari - (dal sic. “naca”, che è la culla) - cullare;

nella forma rifl. cullarsi - dondolarsi - il termine è

pure usato in senso fig. come incitamento a darsi da

fare - muoversi - fare presto -

annicchia - un poco - un tantino -

annigghiari - fig. sovrabbondare, sovraccaricare,

esagerare .-

anniricatu - scuro di carnagione -

annunca - (dal lat. ex nunc) - usato sia come

intercalare sia come interiezione - ed anche col

significato di altrimenti -

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antica - fig. il termine è usato per dire di una donna

dal passato burrascoso e abbastanza nota, una

veterana di vita vissuta -

antrasatta - all' improvviso - tutto a un tratto -

a 'ora - esclam. - davvero...!! -

appaciari - pareggiare i conti -

apparari - apprestarsi a ricevere qualcosa - tendere -

appigghiari - rapprendere, rappigliarsi -

appilari - essere assetati - sentire un forte desiderio

di bere - fig. sentirsi la gola arida, riarsa -

appinnicari - (da pennichella) - rifl. sta per

appisolarsi - fare un pisolino -

appinninu - a pendìo, a capo in giù -

appiricari - solitamente si dice per significare,

toccare con i piedi il fondo del mare o fig. arrivarci -

raggiungere lo scopo -

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appittari - (rifl. da impettirsi) - us. col significato di

attaccar briga - misurarsi -

appizzari - appendere - est. guastare - rovinare - fig.

rimetterci; la vc. è pure usata nella espressione

comune "appizzari appresso", col significato di correre

dietro - seguire da presso -

appuntiddari - puntellare - appoggiare - fig. il

termine è pure usato con significato scurrìle -

appuzzari - (rifl.) - la vc. è usata nella espressione

corrente, come ad esempio "appuzzarisi 'nta

buttigghia", a voler significare incollarsi alla bottiglia -

appuzzuni - a capo fitto -

a quannu a quannu - esclam. avverbiale, di difficile

traduzione (comunque assimilabile alla locuz. "di

quando in quando"), usata generalmente per

esprimere disappunto -

aranciu di mari - granchio -

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armari - us. in senso fig. - avviare un' attività,

intraprendere, fare - la voce è anche usata nella

espressione "armari a farsa", per significare, scherzare

- far ridere - buffoneggiare, ecc. -

arraggiari - provare rabbia - incollerirsi - fig. sta per

desiderare intensamente - bramare -

arrantu - rasente - molto frequente è il raff. "arrantu-

arrantu" -

arrassari - scostare, spostare, scansare, allontanare, e

al rifl. ”arrassarisi”, con uguale significato -

arribbuddari - (rifl.) - tirarsi indietro - ritirarsi -

dichiarare forfait -

arriciatatu - (da “arriciatari”) - che ha la voce roca per

raucedine, infreddatura o altro -

arricògghiri - raccogliere - fig. rincasare -

arricupigghiari - (rifl.) - riprendersi - ricuperare -

rimontare uno svantaggio -

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arrifardari - (rifl.) - rimangiarsi ciò che si è detto

prima, o non rispettare un impegno - est. anche

tradire-

arrifriscari - rinfrescare - in senso fig. godere per

qualcosa - provare refrigerio; talvolta il termine è

usato eufimisticamente per dire passare a miglior

vita -

arrifuliari - (rifl.) - cercare di ingraziarsi qualcuno o di

ottenere favori con subdole adulazioni - arruffianarsi -

arriminari - rimestare - fig. nella forma rifl. significa

anche darsi da fare, attivarsi, e sim. - -

arrinèsciri - riuscire in qualcosa - trovare la

soluzione-

arripuddutu - villano rifatto - parvenù -

arrisuttari - risultare - fig. il termine è usato anche

come locuz. per dire fare una figura barbina, o

meschina-

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arrizzittari - sistemare - ordinare - fig. nella forma

rifl. sta per calmarsi - quietarsi -

arrizzuliari - (rifl.) - ruzzolare - cadere rotolando -

arruffàrisi - turbarsi, risentirsi, offendersi,

adombrarsi -

arrunghiari - aggrinzare, rimpicciolire - in senso fig.

al rifl. sta per ritirarsi -

arrunzari - lavorare con molta superficialità,

negligentemente, con trascuratezza -

arrusbigghiari - svegliare; fig. scaltrirsi - rendersi

attento, vigile-

arucatu - educato - compìto - cortese -

assaiari - assalire, aggredire, attaccare -

assantumari - stordire - rimanere esanime - svenire -

assapparatu - infradiciato - inzuppato dalla pioggia -

assuppari - assorbire - fig. subìre - tollerare dei

soprusi, e sim. -

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assuppaviddanu - (vc. comp., lett. assorbi villano) -

locuz. per dire di una pioggerellina che vien giù

incessantemente (tale però da non costringere il

contadino di smettere di lavorare) -

attagghiu - accanto -

attìa - (lett. a te) - us. per richiamare l' attenzione di

qualcuno, come dire " èhi tu! " -

attirantari - stirare - fig. intirizzire -

attisari - rendere teso - rizzare - tendere - la vc. è

usata anche nella locuz. "attisari a 'ricchi", che è come

dire, - stare ben a sentire, drizzare le orecchie, porgere

la massima attenzione -

attraccari - us. nel significato proprio di attraccare, ed

in senso fig. per dire conquistare una donna -

attrantuliari - fig. tirare le cuoia -

attrassi - somme arretrate -

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attrunsari - sbigottire - rimanere di stucco, a bocca

aperta - fig. la locuz. "attrunsari do friddu", sta a

significare sentire molto freddo - intirizzire - e sim. -

attruppicari - inciampare -

attuccari - (lett. da toccare), spettare, competere,

appartenere per dovere o diritto -

attuppari - giungere all' improvviso,

inaspettatamente-

atturrari - tostare -

auttari - tediare - infastidire -

avàia - esclam. di disappunto, tipo - "dài!!" -

"smettila" !! - "uffa!! -

avanti va' - inter. assai frequente nel parlare, come a

dire - via, orsù, presto, dài, e sim. -

azzampari - afferrare - avventarsi -

azzaru - acciaio -

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azziccari - conficcare - fig. indovinare esattamente -

cogliere nel segno -

azziccatu - per indicare una persona che è ristretta in

un vestito, o per dire di una cosa in genere piccola,

insufficiente o di misura ridotta -

azzizzari - (rifl. da azzimarsi o dall' arabo <<Aziz>>,

una principessa del 1600) - agghindarsi - ornarsi con

ricercatezza -

azzolu - è la terra porosa nera dell' Etna -

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Bbabbaleccu - balbuziente -

babbu - (da babbèo) - sciocco - stupido -

baccagghiu - parlata in codice, in gergo malavitoso -

baccalaru - baccalà; us. anche fig. per persona

stupida, e sim. -

badda - per palla - fig. sta per polpetta avvelenata -

baddascia - (da debosciato) - dal modo di vivere

sregolato e vizioso -

ballacchèri - fanfarone, millantatore, spaccone -

ballàttuli - datteri -

bastardu - cavolfiore - figlio illegittimo - fig.usato

anche come epiteto offensivo -

batullu - stupido -

'bbaddiari - palleggiare - spingere di qua e di là -

sballottolare - fig. confondere - disorientare -

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'bbaddiatu - chiazzato, o arrosato in viso per eritema

solare ecc.

bicichetta - bicicletta -

bilici - è la valigia -

billònia - (dal nome di un personaggio popolare del

XIX / XX sec.) - per dire di una donna che indossa abiti

dai colori sgargianti ed esageratamente carica di

ornamenti vari -

bomboloni – antico confettone di zucchero

aromatizzato; (fino a poco tempo addietro lo si vedeva

ancora nelle bancarelle allestite durante la festa della

Patrona o altre feste rionali -

brigghiu - (da birillo) - us. per lo più come intercalare

volgare -

bruccetta - forchetta -

brunìa - (dall' arabo "barnija") - recipiente di vetro -

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buffa - rana - fig. per dire pure di una persona

grassoccia, rotondeggiante -

bufffetta - (dal franc. buffett) - sparecchiatavolo a

muro -

'buffuniari - (da buffoneggiare) - fare le boccacce - per

est. e fig. prendere in giro - scherzare - rendere buffi o

beffeggiare, e sim. -

bullittini - notizie - fatti - novità; per est. problemi -

questioni - complicazioni -

burdillini - minutaglie - cose varie e piuttosto inutili -

cianfrusaglie -

burdillusu - pop. casinaro -

burruni - burrone - est. abisso marino - baratro -

precipizio -

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C

cacanaca - (caca culla) - fig. sta ad indicare un

moccioso che si atteggia ad adulto, o genericamente in

senso spreg. come allusione ad una persona immatura

e di poco valore -

cacaticchiu - ghingheri - us. in senso ironico nella

locuz. mettersi o sentirsi in <<cacaticchiu>> come a

dire, vestirsi in maniera ricercata, o fig. sentirsi anche

elegante ed importante -

caccagnìari - (da calcagno) - us. in senso fig. per

pestare a sangue, ridurre a mal partito -

caccagnòla - sono i piedi di porco bolliti che assieme

ai mussi costituiscono un piatto prelibato popolare -

caccagnòlu - una persona dal fisico non proprio

aitante -

caddozzu - rocchio di salsiccia -

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cafariari - tarlare - est. vuol dire sentire un dolore

pungente, o un bruciore intenso -

cagnolu - la mensola in pietra posta sotto i balconi

delle antiche costruzioni -

caìcco - (era una piccola imbarcazione turca dell'

epoca medievale) - il termine è però usato in senso

spreg. o scherzoso come epiteto senza alcun significato

specifico -

caiella - la coda del frac; - in senso fig. si usa l'

epressione "sistimarisi a caiella", per dire di una

persona che si è ben sistemata economicamente, che

ha raggiunto un certo benessere, già arrivata -

caioddu - sporco - mal tenuto - fig. fannullone -

scansafatiche -

calàttuli - carattere - indole - il modo di essere di una

persona -

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càlia - (dall' arabo "qalà") - ceci tostati - la locuz. "fari

calia" oppure "caliari a scola" significa marinare la

scuola -

callà - un frego fatto col gesso sugli abiti di una

persona; usato in genere durante gli scherzi di

carnevale -

camiddu - (lett.cammello) – us. fig. e in senso spreg.

per indicare una persona di statura piuttosto alta e

ingobbita -

càmula - (dall' arabo "qamla") - tarlo -

camuliari - rodere - tarlare -

canigghiola - è la forfora dei capelli; significa anche il

mangime per gli uccelli -

cannalora - (da candela, o da candelora che è una

festa cattolica) - per antonomasia, è il fercolo di S.

Agata portato in processione durante i festeggiamenti,

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ma può voler dire genericamente anche l' impalcatura

che sostiene la statua di qualsiasi altro santo -

cannaluvari - persona sciocca, di poco senno - est.

senza personalità -

cannarini - collo o gola in genere -

cannarozza - faringe -

cannarozzu - esofago - (cannarozzu fàusu = trachea) -

cannaruzzuni - grossi maccheroni di pasta (cucinati

per tradizione a carnevale); - fig. un uomo stupido -

cantarano - armadio - us. anche fig. per indicare una

persona tozza -

capizzu - capezzale -

cappata - impiastro - fig. persona seccante e noiosa -

est. persona pigra, restìa a muoversi, senza vivacità,

spenta, e sim.

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capuliatu - tritato - donde la locuz. "fari a capuliatu"

per dire fig. ridurre in poltiglia, massacrare di botte,

pestare a sangue, picchiare di santa ragione -

caputa - (lett. capacità, capienza) – us. in senso

ironico e vagamente spreg. nell' espressione “havi 'na

caputa”, per alludere all' ingordigia di un mangione -

carammu - profonda insenatura marina - antro del

fondo del mare - fig. pigrizia - debolezza fisica -

mancanza di forze -

carcarara - la parlata dialettale -

cardacìàri - ( con le voci derivate, cardacìa -

cardaciùsu) - molestare; scocciatura - noioso, seccante -

carina - (da carèna) - è la schiena -

carriari - (da carro) - trasportare - portarsi appresso -

la vc. è anche usata per dire, traslocare -

carricari - (da caricare) - fig. aggredire verbalmente -

carusanza - il tempo della giovane età -

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carusazzu - ragazzone - fig. un adulto piuttosto

immaturo, un bambinone -

caruseddu - salvadenaro -

carusu - ragazzo - giovane d' età -

cascittuni - pigro - est. piuttosto vigliacco -

cassariamento - smarrimento, confusione mentale,

stordimento - est. caos, baraonda -

cassariari - disorientare, confondere; rifl.

imbarazzarsi - est. perdere tempo inutilmente ,

esitare-

cassina - tenda esterna di stecche di legno avvolgibili

usata per ripararsi dal sole (da non confondersi però

con l' attuale serranda)

cassinaro - l' artigiano che riparava le <<cassine>> -

catinazzi do' coddu - corrispondono alle vertebre

cervicali -

cattigghiari - solleticare -

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cattìgghiu - solletico -

càuci - calcio - pedata -

cazzacatùmmula - capitombolo -

cazzarola - casseruola - est. grossa tazza -

cedda - (da uccello, al femminile) - scurr. - pene -

chiaccu - nodo scorsoio; da qui la locuz. corrente usata

a titolo offensivo, tipo, " 'nchiacchiti!" o "fatti

'nchiaccari!" che è come dire, <<impiccati....!!>> o <<và

a farti impiccare...!!>>; e l' altra in senso fig. <<si

passa u chiaccu..!!>> lett."se passa l' accalappiacani",

per apostrofare in genere una donna bruttina o

piuttosto ridicola nel vestire (come a dirle che se per

ipotesi passasse l' accalappiacani potrebbe

addirittura essere catturata e portata al canile) -

chianozzu - è la pialla; da qui l' espressione comune

“ci passau u chianozzu”, come allusione in tono

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denigratorio ad una donna cd. piallata o priva degli

attributi fisici -

chiantari - piantare - conficcare - fig. piantare in asso

- est. assestare - appioppare -

chiattidda - piattola - in senso fig. per alludere ad una

persona noiosa, seccante, insistente, appiccicosa -

chicchimiddu - s' intende quella parte a corona dei

capelli che si forma sulla sommità del capo; si dice

anche per indicare genericamente il centro della testa -

chinu - pieno - colmo -

chiummu - piombo - in senso fig. è d' uso l'

espressione " che è di chiummu..!!.??", per dire di una

cosa che ha la pesantezza del piombo, o molto pesante

in genere -

ciaccazza - fenditura - crepa - volg. la "ciaccazza del

c.....o " sta ad indicare la fenditura verticale delle

natiche -

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cianchi - fianchi - nella locuz. "vò runa i cianchi", per

dire và a farti friggire!!, vai al diavolo!! -

ciangiulinu - piagnucoloso -

ciatu - fiato; spesso us. come locuzione esclamativa di

tono affettuoso, come “ciatu miu” -

cìcara - (spagn. antico, xicara) - chicchera - tazzina -

cìccum - è la ferrovia circumetnea -

ciciulena - sesamo -

ciciuliàri - cicalare -

ciddìari - andare di qua e di là senza mèta,

vagabbondare -

cimiddiari - (da cima) - barcollare, vacillare, e sim. -

ciminu - piccolissime palline multicolori di zucchero

usate come decorazione sui prodotti dolciari -

ciolla - il jolly delle carte francesi; fig. in senso spreg.

si dice di una donna che pur non essendocene ragione

sta sempre fuori, che va andando di qua e là senza

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validi motivi, e comunque anche poco seria e forse

disponibile nei confronti dell' altro sesso - scurr., sta

ad indicare l' organo genitale maschile -

ciospu - chiosco di bibite -

ciriminnacchi - moìne -

cirusu - si dice dell' uovo cucinato alla coque -

citrolu - (da cetriolo) - us. nel significato proprio di

cetriolo, e fig. per dire citrullo, sciocco -

ciusciuni - soffio -

civari - (lett. cibare) - us. in tono affettivo e materno

per imboccare, dar da mangiare, nutrire un neonato -

clàssicu - (da classico, tipico) - us. in senso fig. per dire

di una persona originale, sui generis, particolare,

bizzarro, od anche un tipo faceto, allegro e simpatico -

cocciu - piccolo foruncolo - brufolo; fig. un chicco, un

granello, una piccolissima quantità -

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coffa - (deriv. dalla voce mar.) - gerla - fig. e spreg. per

indicare una donna grossa e informe -

cògghiri - raccogliere, o anche suppurare -

collu - (da collo, come balla o involto di merce) - us. fig.

in senso spreg. e con vari significati per alludere ad

una persona che appare ingombrante, pesante, che non

sa muoversi, o dal carattere scialbo, insopportabile,

ecc. -

contraforzu - contro la volontà - forzatamente -

coppa - batoste -

cosca - è la foglia esterna della verdura -

cosu - vc. usata per apostrofare, in tono piuttosto

confidenziale e rozzo, qualcuno del quale non si conosce

il nome, o che non si vuole nominare -

cotu cotu - senza far rumore, pian piano, in punta di

piedi - fig. in sordina, di nascosto -

cravunchiu - foruncolo più o meno grosso -

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criata - serva - domestica -

criatura - creatura - us. spesso come interiezione di

tono amorevole -

cruruzzu - coccige -

cucca - menagramo -

cucchi - gemelli -

cucìvuli - (da cuocere) - us. come riferimento ad un

soggetto che si può manovrare, duttile, malleabile,

facile a convincersi -

cucuzzuni - (dial. cocuzza, zucca) - est. persona con la

testa grossa - fig. spreg. - ottuso, o duro di

comprendonio -

cuddari - spingersi - giungere lontano; la vc. è usata

nell' espressione come "sa' unni codda!!", che vorrebbe

dire - chissà dov' è andato a finire!?, chissà dov' è!? ,

dove è giunto!? -

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cuddaru - colletto - collare - in senso fig. la locuz.

"cimicia di cuddaru", per indicare un tipo noioso,

appiccicoso, insistente -

cùddura - (e “cudduredda”) - delle particolari forme di

pane biscottato a foggia per lo più di cesta o di altro

formato, con uno o più uova sode all' esterno; una

tradizione delle feste pasquali -

cufinu - grosso paniere - fig. gran quantità -

cugnuntura - congiuntura - occasione favorevole -

circostanza -

culumbrina – (corruzione dialettale del nome

Colombina, una maschera della commedia dell' arte

teatrale del XVI sec.), us. fig. per dire di una donna

civettuala, frivola -

cumèddia - (da commedia) - sceneggiata -

messinscena -

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cumeta - è l' aquilone, il classico giocattolo infantile-

cummàttiri - (da combattere) - us. in senso fig. col

significato di accudire, assistere, badare -

cummogghiu - coperchio; in senso fig. complicità,

copertura -

cummittu - (deriv. convitto) - oltre che nel significato

proprio, si dice per lo più per indicare un istituto di

rieducazione minorile od anche brefotrofio -

cumpuru - cong. avvers. - eppure, nondimeno -

cunnùciri - (rifl.) - come dire menare il can per l' aia,

portare le cose per le lunghe, indugiare senza

concludere-

cunottu - conforto - appoggio - sollievo -

cunsìstiri - us. nel senso di – significare, essere, voler

dire -

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cuntrapigghiari - contrastare, contestare, avversare,

litigare, essere in disaccordo; verbo usato anche nella

forma riflessiva -

cunuttari - confortare, calmare, consolare, e sim. -

cura - (o curidda) - coda; secondo un' antica credenza

popolare si diceva che avesse la <<coda, o codina>>,

(che doveva essere una sorta di accentuata sporgenza

del coccige), chi fosse dotato di forza eccezionale e

quindi quasi animalesca -

curadduzzu - (lett. piccolo corallo, in rif. al corallo

delle collanine) - piccolissimi ditali di pasta -

curina - grumolo - gruppo delle foglie centrali di un

cespo - la parte più tenera e migliore della verdura o

dell' ortaggio -

currèggiri - oltre che nel significato proprio di

correggere, il termine sta anche per dire - guidare (l'

auto, la bicicletta, ecc.) -

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custureri - (dal franc. couturier), sarto -

cuticchiuni - ciottoli grossi -

cutra - coltre; ne deriva in senso fig. l' espressione

denigratoria corrente, "è na cutra" - per dire di una

persona pesante, appiccicosa, inutile, inconcludente -

cuttigghiaru - pettegolo -

cuttigghiu - (da cortile) - us. nel significato proprio, e

anche in senso fig. “fari cuttigghiu” per dire

spettegolare -

cuttunata - è la pesante coperta invernale imbottita-

cutturiari - insistere pesantemente, infastidire -

cutuliari - malmenare - picchiare -

cuzzagnu - s' intende la parte terminale esterna o a

punta della forma del pane, che sarebbe la più

apprezzata -

cuzzata - è una botta sul collo inferta col palmo della

mano -

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cuzzularu - l' antico raccoglitore di cozze della Plaia -

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Ddammusu - (dall' arabo "damus") - è il piano

sottotetto o cd. palco morto, in dial. tetto morto -

'ddumanneri - us. fig. per dire di chi chiede sempre

umilmente, un questuante -

dica - molestia -

difittusu - (lett. difettoso), si dice nel significato

proprio, e fig. per portatore di handicap fisico, ed est.

anche psichico -

dimàndita - (da domanda) - istanza -

disficili - difficile -

distrubbu - disturbo, fastidio, molestia -

divuzioni - (der.devozione) - us. per lo più in senso fig.

per voler dire inveterata abitudine o consuetudine in

genere -

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Eèbbica - epoca - tempo -

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Ffaddacchi - volg. natiche -

fagghiu - squattrinato, senza il becco di un

quattrino-

faìdda - favilla -

fara - afa, aria greve -

fètiri - puzzare; la vc. è us. nelle locuz. pop. tipo "fari

fètiri", o "a fètiri", come a voler dire in sovrabbondanza,

in gran quantità, tanto da far venire la nausea -

fetu - pop.- puzza, cattivo odore - donde poi la

locuzione d' uso "finiri a fetu", che è come voler dire che

tutto è finito in una bolla di sapone, o di intendimenti

o programmi andati a male, in fumo, non realizzatisi -

fidduliari - fare a fette - si dice per lo più in senso fig.

per sfregiare, ferire con una lama -

finìcchiu - (forse dall' inglese "fine"?) - carino,

grazioso-

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finu - fine, sottile - fig. fine d' aspetto, distinto; donde

la deriv. “finuliddu”, per dire piuttosto distinto -

fissiari - (rifl.) - come dire bighellonare, perdere tempo-

fitinzìa - volg. - sporcizia - per est. e fig. si dice in tono

denigratorio per indicare una cosa che non è buona,

assai scadente, e sim. -

fitusu - fetente - fig. persona vile e malvagia; donde in

senso spreg. l' espressione pop. dal significato

corrispondente, "cosa fitusa", usata come titolo

ingiurioso od anche in tono scherzoso e confidenziale -

fòddira - bollicina sulla pelle -

fora - può significare fuori, oppure sarebbe, (quest'

ultima, come voce derivata del lat. foret = esset, altra

forma dell' imperfetto congiuntivo del verbo esse) -

fràcitu - andato a male, fradicio; us. pure fig. come

allusione ad un tipo affetto da malattie croniche e

difficilmente curabili -

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frastunachi - barbabietole -

fremmu - fermo - la vc. è usata anche nella locuz.

comune "statti fremmu", che vuol dire stai fermo, stai

quieto -

frusti - come dire difetti, o cose di cui vergognarsi; us.

per lo più con riferimento a situazioni o a delle cose in

genere disdicevoli o che sono motivo di disonore, che è

bene nascondere e non far apparire all' esterno -

“fui” - (lett. fuggi) - forma imperativa per dire fai

presto, corri, sbrigati!! -

fulìnia - ragnatela -

fumiraru - (da fimo) - raccoglitore di sterco -

fummaggiazzu - spreg. di formaggio; qualche volta

volg. us. con rif. allo smegma -

fungi - funghi - us. anche fig. per dire niente di niente,

nulla -

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fungia - labbro - la locuz. "havi na fungia !!", per

alludere ad una persona che ha il broncio, è infastidita,

irritata, seccata -

funni - mutande lunghe per uomo -

funnu - (da fondo) - in tutti i significati del

corrispondente termine della lingua italiana -

furrìu - (lett. giro) - sarebbe l' andare in giro; il

termine appare però più spesso nelle locuz. come

"ittàris, o (mittìrisi) 'o furrìu" per dire prendere una

brutta strada, darsi alla malavita, o nell' altra "iri 'a

furrìu" per indicare il vecchio rito di girovagare per le

non più esistenti <<case chiuse>> -

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G

'gghiòmmuru - gomitolo -

'ggiàlina - (da giallo) - colore smorto del viso - spesso

us. nella locuz. tipo "ci vinni a 'ggiàlina" per dire è

impallidito, è sbiancato (di solito per la paura) -

giallògnulu - di colore giallastro, tendente al giallo -

giallongu - spilungone -

gìgghia - sopracciglia -

gileppu - (dall' arabo "gulab") - sciroppo - est. e fig. si

dice in genere per indicare un alimento molto dolce,

assai zuccherato -

ginagghia - inguine -

giniusu - attraente - simpatico -

giùvini - (da giovane) - garzone di bottega -

gnacitìri - inacidire - prendere un sapore acido -

gnegnu - ingegno, intelligenza, vivacità di mente -

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gnirriusu - di difficile traduzione, potrebbe avere vari

significati come petulante, prepotente, dispettoso,

testardo, caparbio, nient' affatto accomodante, ecc.

gnuni - angolo - est. e fig. per indicare un piccolo

spazio nascosto e riparato -

gnuri - cocchiere -

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I

iaddurìnia - tacchino -

iaggi - spreg. di mascelle; corrisponde pure al plurale

di <<iaggia>>, che è la gabbia -

ianchinusu - biancastro o bianchiccio -

ianga - è il dente molare -

iangata – schiaffo, ceffone -

iastima - imprecazione blasfema, bestemmia -

iazzu - giaciglio - fig. per indicare un letto mal ridotto,

sporco e in disordine -

ielu - gelo, temperatura gelida -

iennu - (gerundio del verbo lat. ire, andare) - andando -

iéttaacqua - (vc. comp., lett. getta acqua) - us. fig. in

senso spreg. per dire di chi non lavora, oppure di chi

svolge un umile lavoro millantando chissà che -

iètticu - tubercolotico - est. scheletrico, malnutrito -

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impipiriddata - us. in senso ironico, di derisione, per

dire di una donna esageratamente agghindata, e dall'

atteggiamento borioso -

iocu 'i focu - sono i fuochi pirotecnici; il termine in

senso fig. lo troviamo nella espressione come "fici

succèriri u iocu 'i focu" , per dire - fare un gran cancan,

sollevare scalpore, e sim. -

isari - (da issare) - alzare - sollevare; ne deriva usato

al riflessivo la locuz. scurr. tipo "sà isau, mà isai", ecc.

che è come dire di chi ha avuto rapporti carnali con una

donna -

ittari - gettare - il verbo è us. nella locuz. "ittari manu"

per voler dire - reagire pesantemente, passare alle vie

di fatto; al rifl. venire alle mani; altra espressione in

uso è "ittari u saccu", che è come dire cogliere l '

occasione, il momento propizio - un' altra ancora,

"ittari annocchiu", che potrebbe significare fare il

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malocchio, rinfacciare, invidiare - la stessa voce

potrebbe pure prendere il significato di risultare, come

nelle espressioni tipo "ci ietta" (piccola, stretta, larga,

ecc.) per dire ad esempio che quella data cosa non è

corrispondente alla misura giusta -

iùngiri – aggiungere, unire, incollare; ed anche

raggiungere, arrivare, pervenire, e sim. -

iunta - aggiunta - aggiunzione - l' espressione "mettiri

a iunta" sta a significare aggiungerne un altro pò,

metterne ancora, e sim. - us. di frequente anche in

senso fig. come a voler dire peggiorare la situazione, e

sim. -

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L laparderi - spreg. per alludere ad un soggetto

scroccone, ingordo, accaparratore, sempre presente

dove ci sia da lucrare -

lapi - api - vespe -

lappusu - di sapore aspro, tipico della frutta acerba

(come talune specie di frutti, ad es. le mele cotogne, le

lanzeruole, ecc.) -

lapuni - moscone - ed anche ape o vespa al singolare -

làriu - brutto - est. e fig. per dire anche malvagio o dal

carattere difficile -

larunchia - ranocchia -

làstimi - lamenti - est. discorsi lamentevoli,

piagnistèi, pene - nel senso di sofferenze fisiche o

morali -

lastimiari - (rifl.) - lamentarsi - fig. piangersi addosso-

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l' asu - (lett. l' asso) - il migliore, il primo, il numero

uno -

lattèra - trappola per topi -

lazzariari - graffiare - est. dilaniare, ferire- è d' uso

anche al rifl.-

leggiu - leggero, vuoto -

lesu - infermo di mente, psicolabile -

libretta - è il libretto bancario o il libretto postale a

risparmio -

lìffia - moìna - smanceria - affettuosa lusinga; si dice

anche per indicare quel sottile strato di cioccolata

passato sui dolciumi -

lillu lillu - (deriv. probabile da lemme lemme) - una

locuz. per dire in maniera semplice, senza tanti

preamboli, facilmente, ecc.

linguata - (pesce) - sogliola -

lìnini - (da lèndine) - gli ovuli dei pidocchi -

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lintiniùsu - lentigginoso -

lippu - quel sottile strato algoso, sdrucciolevole, che si

forma sugli scogli lambìti dal mare; si dice anche per

indicare il muschio -

liscìa - può voler dire indolenza, oppure buffonaggine -

lisciu - vc. dai diversi significati, come insipido; oppure

per dire di un tipo freddo, indifferente, od anche pigro;

ed ancora burlone, buontempone, scherzoso piuttosto

antipatico; il termine è inoltre usato spreg. nella locuz.

volg. "piritu lisciu" per allusione ad un tipo

assolutamente insignificante, senza un minimo di

attrattività, e sim.; - us. infine comunemente a mò di

esclamazione per esprimere in genere sorpresa o

meraviglia -

lisioni - (da lesione) - svenimento; l' espresione in uso

"véniri lisioni" fig. vuol dire sentirsi venir meno per una

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lunga attesa, o per l' eccessiva lentezza o indolenza

degli altri, e sim. -

lissiriarisi - di difficile traduzione, il verbo rifl.

starebbe comunque ad esprimere uno stato d' animo

misto tra l' annoiarsi, il rilassarsi, lo stare in ozio,

stiracchiarsi, distendersi, e sim -.

'lliccu - ghiotto di dolci - est. e fig. avido, bramoso -

loddu - (da lordo) - sporco , non pulito, e sim. -

lòfio - ridicolo - brutto - est. stravagante -

ludduna - sudiciona - fig. per indicare una donna

immorale, priva di pudore, e sim. -

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Mmaccagnuni - poltrone -

malacunnutta - (da mala condotta) - malavitoso,

delinquente -

malasuttatu - sfortunato - segnato dalla malasorte -

malazzeni - grande locale attrezzato per la vendita di

merci - magazzino - est. anche bottega o negozio -

malura - come dire tempi duri - periodo di grama,

economicamente non favorevole -

mammatrava - strega - megera - orchessa -

manciaossa - come dire pop.<<un rodi ossa>>; con

allusione alle doti caratteriali di una persona che

atteggiando un' apparente flemmatica calma e

indifferenza riesce ad irritare gli altri -

mangiaciumi - prurito -

mangiamintusu – pruriginoso - in senso est. e fig.

irritante, irrequieto, provocatore -

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mansamai - inter. - "caso mai" -

mantali - grembiule -

marruggiu - randello di legno o metallo - est.

ferrovecchio, od anche manico -

“masannunca” - un avverbio che vuol dire altrimenti,

diversamente -

masciddari - le sponde laterali del carretto siciliano -

est. anche le mascelle -

masculini - pesce azzurro del mar Ionio, simile alle

alici-

mastinu - si dice per indicare una persona rozza nei

movimenti, pesante, senza delicatezza, ruvida -

mastra - asilo infantile -

masuni - bacio -

matélicu - si dice nei confronti di chi si atteggia a

voler apparire ad ogni costo accattivante con

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linguaggio e modi di comportamento che invece lo

rendono inviso - in altre parole, un antipatico -

matri - (lett. madre) - comunemente us. come locuz.

esclam. come a dire, mamma mia! - Santo cielo! - mio

Dio! -

màuru - (e "curaddina") - genere di alghe

commestibili, nel recente passato vendute da taluni

pescatori ambulanti di Ognina e Aci Trezza -

mavaru – mago, stregone - est. indovino -

mazzacanagghia - marmaglia, ciurmaglia, plebaglia -

màzzira - àncora di pietra usata per piccole

imbarcazioni -

'mbrogghiapopulu - (lett. imbroglia popolo) us. in

senso fig. per alludere ad un fanfarone, o un

truffaldino-

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'mbrugghiari - ingarbugliare; est. imbrogliare,

ingannare, truffare; al rifl.assume il significato di

confondersi, disorientarsi, sbagliarsi -

micciusi - si dice degli occhi piccoli e ristretti da

apparire quasi socchiusi, o lacrimosi e cisposi per un

qualche male -

miciaciu - inedia, donde la locuz. comune “mòriri di

miciaciu”-

minghi di mare - vc. volg. delle oloturie - specie di

meduse dette pop. anche lumache o asini di mare, ed

in dial. sic. “scecchi di mare” -

minicucchi - piccoli frutti dell' albero "bagolaro" i cui

semi venivano per gioco lanciati con la cerbottana, o

anche espulsi con forza dalla bocca -

minnali - inter. - accipicchia, accidenti; fig. minchione -

minniminagghia - indovinello -

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minnitta - poltiglia - donde la locuz. "fari a minnitta"

per dire distruggere, ridurre in poltiglia, e sim. -

minnulata - (lett. mandorlata) - granita di mandorle -

per est. granita in genere -

mintemu - (lett. mettiamo) - il termine è pure us.

nelle espressioni tipo – poniamo che...., ammettiamo

che...., supponiamo che .... , ecc. -

mirudda - cervello, donde in senso fig. la locuz.

"purtarisi a mirudda", per voler dire: << portarsi via le

meningi, fare una testa così ....! >>" , per il gran

ciarlare, per il frastuono, ecc. -

'mmiscari – contagiare, e fig. appioppare - affibbiare

(un colpo, una botta) - sempre in senso fig. può voler

indicare una relazione di luogo, con il significato di

giungere, arrivare, capitare, andare a finire, e simili -

'mmizzigghi - vezzi, coccole, moìne -

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'mmuccuni - (deriv. da boccone) - può voler dire sorso,

o boccone -

'mmunzeddu - cumulo -

'mmuzzu - (da mucchio) - una gran quantità di cose,

un ammasso; la locuz. avverbiale "a 'mmuzzu" per

dire invece, - a casaccio - come capita -

movvu - volg. muco del naso -

'mpaccidderi - che si impiccia dei fatti altrui,

intrigante -

'mpagghia - (lett. in paglia) - è un modo per dire che si

ha del denaro in quantità -

'mpagghiazzari - spiegazzare; in senso fig. per dire

strapazzare malamente a parole -

'mpaiari - vc. dai vari significati, come - mettere al

giogo - investire - rimproverare - strapazzare; il

termine è usato anche nella locuz. "mpaiari na cursa"

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che vuol dire - mettersi a correre, scattare in avanti, e

sim. -

'mpallacchèri - chi le spara grosse o inventa -

'mpapucchiari - pasticciare -

'mpari - compare - us. pure frequentemente nel

parlare come intercalare -

'mpatiddutu - secco - rattrappito - rinsecchito -

'mpicari - appiccicare, incollare - la vc. in senso fig. è

usata anche comunemente per significare, fermarsi

troppo in un luogo- trattenersi - attardarsi, e sim.-

'mpigna - (dal franc. empegne o spagn. empeine) -

faccia tosta, di bronzo, sfrontato - ironicamente, si dice

anche per indicare il viso in genere -

'mpìngiri - impigliare - rimanere intricato; est. e fig.

sta per indugiare, soffermarsi, trattenersi -

'mpirugghiari - aggrovigliare - rifl. fig. confondersi -

smarrirsi -

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'mpracari - volg. imbrattarsi le scarpe di melma,

sterco, e sim. -

'mprinari - vc. volg.- ingravidare - mettere incinta -

'mpruvulugghiari - spargere di cipria - al rifl.

incipriarsi in abbondanza -

'mpudda - foruncolo -

'mpùniri - caricare - rifl. addossarsi - caricarsi di un

onere, di una pesante responsabilità, anche per

qualcosa per cui non ne varrebbe la pena -

'mpuppittari - (da appioppare) us. fig. per dire

rifilare-

'mpurrutu - imputridito, marcio -

'mpurugghiari - ved. " 'mpirugghiari " -

muccu - (pesce) neonato delle sarde e dei luvari -

muddacchia - (da mollezza) - per significare

debolezza, fiacchezza, debilitazione -

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muddari - ( da mollare) - fig. sta per mollare una

sberla, o anche sborsare, gratificare con denaro, ecc. -.

muddicu - ombelico -

muletti - (pesci) cefali -

mummuriari. - (da mormorare) - est. nei vari

significati per dire sparlare, brontolare, lagnarsi -

muntuvari - (da mentovare) - menzionare, nominare,

citare -

muntuvatu - fig. si dice per indicare un personagggio

noto -

muscaloru - ventaglio da cucina usato per soffiare

sulla brace -

muscatedda - un genere d' uva dell' Etna, dai

piccolissimi e dolci acini -

mustacciuni - sberla sul muso -

mutriari - (da mutria, viso accigliato, faccia

atteggiata a malumore) us. nella forma rifl. con il

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significato di adombrarsi - offendersi - schermirsi da

domande importune -

mutulatu - (da mutilato) - us. generalmente per

indicare una persona che per fatti di guerra era priva

di un arto -

musioni - mossa - atteggiamento - cenno - e sim. -

muvvusu - (lett. col muco) - in senso fig. e spreg. per

dire piccolo di età, od anche di un giovincello che si dà

delle arie.

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Nnannavu - bisavolo -

nasca - dispregiativo di naso, o anche di narici - us.

nella locuz. "avìri a nasca addritta", per indicare

superbia - orgoglio -

'ncagghia - feritoia, piccola fessura, fenditura -

'ncagghiari - colpire il bersaglio; nella forma rifl. e fig.

può significare impegolarsi, inserirsi in qualcosa in

modo da non poterne uscire -

'ncagna - broncio -

'ncagnari - imbronciare - al rifl. adombrarsi,

risentirsi -

'ncapizzari - rimboccare le coperte o le lenzuola nel

letto -

'ncarrammari - impigliare nel fondo marino, o fra gli

scogli sott' acqua - anche al rifl. -

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'ncasari - chiudere bene - rinchiudere - rinserrare - est.

inserire qualcosa in apposite cavità - collocare una

cosa al posto giusto -

'ncasiddari - (da incasellare) - fare entrare a misura -

inserire -

'ncazzacaledda - a cavalcioni sulle spalle -

'nchiaccari - fare il cappio - annodare - us. nella locuz.

"fatti 'nchiaccari", per dire crepa, vai al diavolo! (ved.

chiaccu) -

'nchiappari - imbrattare, sporcare, insozzare -

'nchiappata - (vc. per lo più usata al femminile) - fig.

sta per goffa, disordinata, imbranata, incapace, inetta,

e sim.; da qui l' espressione "figghiu d' inchiappata"

che è un modo di dire volgare usato come epiteto

offensivo, ingiurioso -

'nchinu - in pieno, nel segno-

'nciccatu - incurvato - piegato -

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'ncignari - inaugurare, usare per la prima volta -

(solitamente si dice quando si indossa o si adopera

una cosa per la prima volta) -

'nciminati - un genere di biscotti cosparsi

esternamente del cd. “cimino” -

'ncoddu - in braccio, in grembo, sulle ginoccchia, o di

sopra in genere; e fig. onere a carico -

'ncruccatu - ricurvo, incurvato, storto -

'ncucchiari - congiungere, riunire, incollare - est.

propagare notizie false, raccontare fandonie, e sim. -

'ncugnari – avvicinare, mettersi accanto, accostarsi -

'ncuitari - inquietare - est. stuzzicare, provocare,

insultare, molestare -

'ncumari - incollare - da qui anche l' espressione us.

fig. “ncumari cà sputazza” per dire di una qualche cosa

unita o incollata in maniera provvisoria e superficiale -

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'ncunnari - vale a dire far le cose alla carlona,

abborracciando, cioè in fretta e senza attenzione, alla

buona, così come vengono -

'ncuppulari - (lett. mettere sulla coppola) - mettere

sopra - est. e fig. rovinare addosso a qualcuno -

aggiungere disordinatamente - far cadere addosso , ecc.-

'ncuttu - noioso - insistente - appiccicoso -

'nfamiu - tipo scaltro o furbastro -

'nfracitiri - marcire -

'nfunnicari - come entrare in un fondaco, senza

delicatezza, da villano, rozzamente -

'nfuti - folti - si dice dei peli o capelli abbondanti -

'ngaffa - morsetto - fermaglio -

'ngangà - come dire un neonato, o bambino molto

piccolo -

'ngazzari - intrecciare un rapporto extra coniugale,

una relazione illecita - o anche, avere un amorazzo -

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niculizia - è la liquirizia -

nìmmula - trottola - fig. si dice di una persona che si

muove troppo, che si agita, non riesce a star ferma,

irrequieta -

'nnocca - fiocco - annodatura di un nastro o cravatta -

'nnuzzinteddu - (da innocente) - come dire,

"poverino!!!" - us. spesso da intercalare e come

interiezione -

'nquacchiariari - impiastricciare, impiastrare,

insudiciare -

'nsaiari - (da saio) - indossare -

'nsalanutu - stordito, tonto, tardo d' ingegno -

'nsalòri - sono i frutti del lazzeruolo o azeruolo; (un

frutto dalle dimensioni di una ciliegia di colore bianco

o giallo e chiazzati di rosso ) -

'nsamai - escl. non sia mai! -

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'nsasizzatu - (da salsiccia) - come a dire ben pasciuto,

ed anche contenuto a mala pena o ristretto in un

indumento (tale da sembrare cioè come il rocchio della

salsiccia) -

'nsichitanza - una cosa appresso l' altra, in seguito, in

successione, appresso, e sim. -

'nsirragghiari - nel significato proprio di

asserragliare da cui deriva -

'nsittari - indovinare - capire - cogliere nel segno -

'nsivari - ungere con sostanze oleose o attaccaticce -

'nsivatu - imbrattato - insudiciato - sporco di grasso -

'nsonnu - (da insonnolito) - che rivela

irragionevolezza, mancanza di buon senso; intontito -

'nsunsari - sporcare - us. fig. anche nella forma

riflessiva -

'nsuppilu - lentamente, a poco a poco; da cui, raff., la

locuz. corrispondente " 'nsuppilu 'nsuppilu" -

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'nsuttari – insultare, oltraggiare - est. irridere -

schernire, e sim.-

'nsuttusu - insultante, provocatore, molestatore -

'ntintariu - opportunista -

'ntosta - parete di una costruzione edile -

'ntrèppiti - interprete -

'ntricaloru - intrigante - impiccione -

'ntrignu - con lo sguardo fisso - da qui la locuz. "taliari

'ntrignu 'ntrignu" che significa - guardare

intensamente, fitto fitto -

'ntrizzari - intrecciare - fig. avere un amorazzo -

'ntuppari - otturare - ostruire; in senso fig. volg. avere

un' ostruzione intestinale -

'ntuttuna - (lett.in tutt' uno), tutto ad un tratto, all'

improvviso-

nuvidduni - (da novellino) - inesperto - ingenuo -

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'nzinga - cenno - segnale - troviamo la voce nella

espressione "unni arrivu mettu a 'nzinga", che è come

dire - "dove arrivo metto punto" -

'nzirignari - iniettare con la siringa - fig. far entrare

lentamente, con precisione, un qualcosa che comunque

può provocare dolore o fastidio in genere -

'nzolia - un genere d' uva dolce e bislunga - la vc. è

usata nella locuz. "dari a 'nzolia" per significare - dar

botte, malmenare, e fig. anche primeggiare,

stravincere, e sim. -

'nzuddi - un genere tipico di biscotti alla mandorla, di

forma pressochè rotonda e una mandorla al centro -

nuzza - è il tacchino femmina -

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Oòcche - qualche -

occhi 'i voi - (lett. occhi di bue) - genere di molluschi

univalvi della specie Haliotis -

oh..... oh..... - ninna nanna - da cui la locuz. "cantari, o

fari a oh oh" per dire - cantare o fare la ninna nanna ai

bambini -

omà - mamma -

opà - papà -

òria - (dall' ant. bòrea, vento di tramontana) - us. però

col significato di venticello leggero e piacevole, brezza -

orru orru - una locuz. per dire - alla larga, lontano, e

sim. -

ovvu - cieco - la vc. è usata anche nella locuz. "all' ovva

ficu", per dire alla cieca, senza guardare, e sim. -

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Ppaccariatu - povero in canna - male in arnese -

pacchiu - scurr. per indicare il pube; la vc. è usata

pure come epiteto volgare nelle espressioni

frequentemente usate anche come intercalare tipo

"pacchiu, o pacchiazzu di tò nanna, di tò matri, di tò

soru", e sim.- .

pagghiazzu - straccio per lavare -

pagghiolu - un adulto piuttosto stupido, o immaturo -

pai pai - un modo di dire per alludere ad una persona

malvestita, trasandata, o con gli abiti fuori misura

generalmente più grandi -

pallunaru - fanfarone, millantatore -

pammata - (da palmo) - manata -

pàmpina - foglia o petalo -

panaru - cesto di paglia o vimini ; in senso fig. e pop.

sedere, ed anche fortuna -

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pantaciata - (dal gr. panta iatus) - fiato grosso,

affanno-

papagnu - cazzotto in testa -

papalata - dai diversi significati, come per dire una

notizia non vera, un' esagerazione, una sparata -

papariari - (rifl.) - vantarsi, sentirsi importante,

pieno di sè -

pappagghiuni - farfalla o falena; per lo più la voce è

però usata in senso fig. per alludere ad un tipo

piuttosto sciocco o credulone-

parruscianu - cliente abituale -

patrozzu - padrino di battesimo o cresima -

peccu - nomignolo, solitamente ingiurioso -

peri - piedi; sono tanti i modi di dire con questa voce,

per es. "fari nésciri i peri di fora" per dire - eccedere,

esagerare, o anche fig. mostrare vanagloria; "lassari

peri peri" che è come dire - stravincere, superare,

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oppure lasciare dappertutto; "mettiri i peri a palitta"

che in senso fig. significa morire (si dice << a palitta>>

dal modo di come appaiono i piedi del defunto sul

catafalco, posti verticalmente e quindi a mò di paletti);

"attisari i peri", spreg. per dire - tirare le cuoia; e poi la

locuz. volg. "peri cacati" per indicare in tono

denigratorio un modo grottesco di camminare (a passi

brevi e rapidi, e con le punte divaricate); "mèttiri cù du

peri 'ntà nà scarpa", per significare mettere a posto,

redarguire, dargli una lezione -

pìcara - pesce razza -

piccaccia - regalìa, mancia -

picchiu - atteggiamento tipico o smorfia della bocca di

chi sta per mettersi a piangere -

piccìari - piangere noiosamente - est. essere di

malugurio, od anche provare invidia; nella forma rifl.

piccìarisi, vuol dire piangersi addosso -

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picciàtu - un genere di pasta corrispondente ai comuni

bucatini -

picciu - malaugurio - da cui la locuz. "ittari u picciu",

per significare - fare il malocchio o essere di cattivo

presagio, e sim. -

picireca - pece greca - catrame -

piddoscia - sta ad indicare lo strato più superficiale

della cute quando è flaccida o floscia - est. buccia,

pellicola esterna -

pileri - (da pilone) - alto - erculeo - ben piantato -

piliari - us. per lo più in senso fig. per significare

sfiorare, passare rasente a qualcosa o avvicinarsi

molto fin quasi a sfiorarla -

piliddusu - cavilloso - che cerca il pelo nell' uovo -

piloccu - pelugine - fig. malizia; da cui la locuz. "aviri

u piloccu ( o u pilu)" - per dire di chi è malizioso, di

antico pelo -

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pilucca - parrucca, e il suo deriv.“piluccheri”, il

parrucchiere -

pinnari - spennare; fig. nella forma rifl.- strapparsi i

capelli - est. graffiare, o straziarsi per rabbia o

disperazione -

pinnenti - orecchini -

pinnulara - ciglia, o più propriamente i peli delle

palpebre -

pirata - calcio, pedata -

pirettu - cedro -

piricoca - albicocche -

pirìri - (rifl.) - soffrire il vuoto d' aria -

piritiari - volg.- sta per scoreggiare -

piscarìa - mercato del pesce - fig. può significare

baccano, confusione di gentaglia, e sim.-

pisciazza - volg. - urina -

pisolu - gradino in muratura -

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pittari - (da pitturare) - dipingere; rifl. truccarsi -

pìula - civetta - fig. menagramo -

piuliari - piangersi addosso, lamentarsi in

continuazione per un nonnulla -

pizzaru - (da pezzente) - straccione, malvestito,

coperto di abiti logori o laceri - fig. un morto di fame -

pizzottu - è la parte posteriore della scarpa -

pizzutu - appuntito - fig. avveduto, o anche piuttosto

petulante, impertinente, sfacciato -

pònchio - (forse dallo spagn. poncho) - fig. sta ad

indicare un tipo dalla forma rotondeggiante - obeso -

grosso -

pòspuro - (da fosforo) - fiammifero -

pozza......pozza... - avv.- alla fine dei conti, al postutto-

'ppa' amparissi - per finta, per scherzo -

'ppa' ansina - persino - fino a che -

praneta - oroscopo, sorte - destino -

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priccallu - percalle, tessuto leggero di cotone -

priccamora - per il momento - per ora -

priccantari - incantare, estasiare; comunemente è

usato pure al riflessivo -

pricchissu - per questo, perciò -

primunìa - polmonite -

pruvuligghia - cipria -

pùddara - farfalla -

pulacani - si dice del tipo scaltro, che riesce a tirarsi

fuori financo dagli inganni traendone possibilmente

pure un guadagno-

puliciari - (da pulce) - il verbo è usato al rifl. per

significare sentirsi solleticato; per est.e fig.vuol dire

fare lo svenevole, il lezioso, o anche arruffianarsi,

adulare, strofinarsi, e sim, -

puntiari - (da punteggiare) - lavorare con l' ago, dar dei

punti con l' ago -

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puppu - è il polpo; in senso fig. è l' omosessuale

(appunto perchè il polpo è ermafrodita) -

puseddu - si dice per indicare un tipo forte e robusto-

pustedda - sono le cicatrici più o meno vistose che

apparivano sul braccio per effetto della profilassi

contro il vaiolo, e che ora corrispondono alle quasi

invisibili scarificazioni -

pustiari - appostarsi - far la posta -

putia - bettola - est. bottega - negozio -

putinia - neo -

puttusu - buco - foro -

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Q

quagghiàri - da quagliare; nel significato proprio, e in

senso fig. per dire far maturare o definire una

situazione, pervenire ad una conclusione, e sim. -

quattr'occhi - fig. per dire occhialuto -

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R

ranni - grande; la voce. è nella locuzione d' uso

frequentissimo "ranniddìo", un' esclam. per

dire:<<quant' è grande Iddio !!>> -

rara - grata, od anche est. gabbia -

rarigghia - graticola -

rasta - pianta - vaso -

razzu - braccio -

reticu - (deriv. da eretico), fig. per scorbutico, dal

carattere difficile, e sim. -

ricaccari - ricalcare - o, come potrebbe anche dirsi,

arricaccari o 'rricaccari, secondo il suono della

pronucia; fig. vuol dire appiattire a seguito di percosse,

e al riflessivo sta a significare darsi per vinto,

rinunciare, ritirarsi senza condizioni -

ricivu - ricevuta -

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rinèscitu - esito, risultato -

rizzetta - ricetta medica -

rozzulammerda - vc. volg. dello scarafaggio di sabbia-

'rraggia - collera, rabbia -

'rrappu - grappolo (dell' uva) -

'rrastiari - annusare, fiutare -

'rrastu - fiuto -

'rréficu - è l' impuntura usata nel cucito per fare

giunte, piegoline ed orli vari -

'rrignutticatura - ripiegatura -

'rriolu - orzaiolo -

'rrizzettu - (da ricetto) - ospitalità, accoglienza - est. e

fig. sta per tranquillità - sistemazione, quiete, ecc. -

'rrunfari - russare -

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Ssaggiu - buono, quieto; da cui la locuz. come "stari

saggiu" , per dire star quieto, fermo, tranquillo, e sim.

(ved.pure “stari soru”)-

salaratu - inter. , come a dire - "sia lodato.. !! " -

saliari - (deriv. salare) - usato fig. vuol dire spargere a

larga mano, dare in gran quantità; spesso si dice anche

”saliari di lignati”, per significare <<darle di santa

ragione>> -

sangeli - sanguinaccio -

sangusu - (da sanguigno) - è il tonnacchio -

sautafossi - (lett. salta fossi) - fig. saltimbanco,

scaltro, un pò levantino -

sautavanchi - (lett. saltimbanco) - come "sautafossi" -

sbacantari - svuotare -

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sbaddu - scherzo, burla, o anche divertimento in

genere; il termine è usato fig. nella locuzione "avìri u

sbaddu", rif. a persona che ha voglia di scherzare o che

si sta burlando di qualcuno -

sballanzari - scaraventare, scagliare, lanciare con

violenza -

sbarattari - sbarazzare - sgombrare - riordinare -

sbeggiu - una specie della noce pesca, un frutto di

colore giallo chiaro striato e molto saporito -

sbiddicari - il modo di scoprire lentamente le carte

nel gioco; nella forma rifl. sta per sbellicarsi dal ridere-

sbiddicatu - (da sbracato) - che è vestito in modo

trasandato, o con gli indumenti in genere in disordine -

sbintari - volatizzare - evaporare - in senso fig. vuol

dire deridere, prendere in giro; volg. nella forma rifl.

sta per scorreggiare -

sbintuliari - sventolare - rifl. farsi vento -

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sbisitari - smettere il lutto -

sbrizziari - piovigginare - est. e fig. sta per

dispensare, elargire, spruzzare; la comune espressione

"sbrizziari triaca" significa invece darsi delle arie, fare

lo spocchioso -

sbrugghiari - scurr. - vuol dire eccitarsi -

sbrugghiativa - vc. volg.- sta per indicare una donna

assai procace, desiderabile - est. e fig. si usa anche per

dire di una cosa che piace molto, che attrae, e sim. -

sbùddiri - guastare - sfasciarsi -

sburrari - vc. scurr. - eiaculare -

sburru - scurr. - sperma -

scacciàri - schiacciare, pestare - fig. investire con l'

auto, o con un mezzo di locomozione in genere -

scacciata - (lett: schiacciata) - è una focaccia tipica

catanese, cotta al forno, ripiena di tuma acciuga sale e

pepe nero -

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scaciuni - ragione, motivo, causa, pretesto; è pure d'

uso frequente la locuz. deriv. "a scanciu" , che vuol dire

- con la scusa, al posto di, invece, e sim. -

scaffitusu - andato a male, per lo più si dice con

riferimento agli alimenti avariati -

scafuniari - grattare - raschiare.; fig. potrebbe

significare - cercar di penetrare nell' intimo, tentare di

scoprire, di andare in fondo ad una questione, e sim. -

scagghiuni - sta per denti grossi; fig. è frequente l' uso

della locuz. "aviri i scagghiuni" per dire - avere troppe

pretese, o cercare di trarre il massimo guadagno da un

affare -

scaliari - rovistare - frugare - perquisire -

scaminari - come "scaliari" -

scammisatu - scamiciato - fig. povero in canna - male

in arnese -

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scannaliari - lasciare intendere - dare a capire - nella

forma rifl. fig. sta a significare << mangiare

la foglia >> , cioe’ rendersi conto di qualche inganno o

sotterfugio -

scannaruzzari - sbarrare gli occhi; nella forma rifl.

sgolarsi -

scantatizzu - (deriva dalla vc. dial. sic. scantari, che

vuol dire impaurire o al rifl. aver paura) - impaurito -

scantulinu - timoroso, pavido -

scarafuni - imbroglione, poco affidabile, persona che

compie azioni disoneste -

scarrammari - disincagliare -

scasari - il termine che significa venir fuori, uscire, è

us. fig. in senso per lo più ironico, o denigratorio -

scattari - scegliere, selezionare -

scattiari - scoppiare, esplodere - per est. anche

scricchiolare -

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scattiòlu - scoppio, o piccolo botto -

scavaddatu - (dal disusato scavallare) - la vc. è

comunemente usata per indicare un bambino sfrenato,

assai vivace, e sim. -

schigghi - urla, grida, strilli -

schigghienti - stridente, dettodi suono o voce acuta e

sgradevole-

schimmetta - (da scherma) - significa finta -

generalmente us. nella locuz. "fari a schimmetta", che

vuol dire fare una finta, o simulare una mossa per

ingannare l' avversario -

schinu - schiena; la vc. figura nella espressione pop.

"panza 'mpiccicata cò schinu" per dire di chi non ha

assolutamente pancia, che ha il ventre piatto, o anche

di un tipo molto magro -

schittari - (lett. riscattare), rivalersi - pagare

ratealmente -

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sciaffurru - (dal franc. chauffeur) - autista -

scialaratu - (da scellerato) - us. fig. per dire di una

persona nient' affatto di bell' aspetto -

sciàlibia - (da scialo) - oltre che nel proprio significato

è us. fig. per festa, allegria ecc. -

sciara - (dall' arabo "hasgiar") - è la lava spenta, la

caratteristica roccia etnea -

sciareddu - vitellino, agnello -

sciarrignu - litigioso -

sciaùni - stupido - insulso -

scicari - (dal lat. exsecare) - strappare, stracciare,

lacerare -

scicatu - us. fig. - male in arnese - malandato -

scicchignu - (dal dial. sic. scecco) - scurr. - superdotato-

sciddicari - scivolare; in senso fig. è frequente l'

espressione come ad esempio "ci sciddicau 'u peri", per

dire di chi ha fatto il passo più lungo della gamba -

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scirividdari - scervellare - rifl. arrovellarsi il cervello,

sforzarsi di ricordare, e sim. -

sciusciacabbola - (lett. soffia che vola) - us. fig. per

indicare una cosa molto fragile, leggera, che vola con un

soffio - anche con rif. a persona -

sciusciari - soffiare; il termine è usato fig. anche per

significare: essere disoccupato - ricavar poco dal lavoro,

e sim. -

scoccia - scorza - buccia - fig. la locuz. "nèsciri 'da

scoccia" per dire venir fuori dal guscio, uscire

finalmente all' aperto, e sim. -

scògnitu - (deformazione del lat. "cognitus") - vuol dire

sconosciuto - fig. è usato per indicare un luogo

difficilmente raggiungibile, malagevole -

sconzaiocu - us. fig.come dire, - che rompe le uova nel

paniere - ved. anche per similitudine “strammari i

brigghia” -

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scòppula - una botta sul capo col palmo della mano -

scrupuliari - (rifl.) - prendersi falsi scrupoli -

scrusciu - rumore - ne deriva il termine raff. "scrusci

scrusci", che è un tipico giocattolo per neonati -

scucchiari - dividere, separare, scollare -

scucchiariatu - esagerato - eccessivo -

scucciatu - identico - uguale -

scudduriari - (rifl.) - liberarsi di un qualcosa di

indesiderabile, di un peso - scrollarsi di dosso -

sgravarsi di una responsabilità -

scuffari - come il pop. smammare - levarsi d' intorno -

mettersi da parte, e sim.; spreg. e volg. il verbo è usato

anche con riferimento a persone (ved. appresso) -

scuffata - volg. spreg. dal dial. coffa, che è un paniere

o cesta a forma circolare; si dice di una puttanaccia

grassa e sformata -

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scugghiu - (lett. senza coglioni) - volg. scoglionato,

privo di virilità, impotente -

scugnari - allontanare, scostare; rifl. scostarsi, e

sim.-

sculicenzia - locuz - significa chiedere licenza,

permesso, scusa; est. è come dire << fermo gioco! >> -

scuma - un genere di spaghetti sottilissimi, molto in

uso nella cucina catanese -

scummigghiari - scoperchiare - scoprire -

scumminari - scompaginare - mettere in disordine -

mandare a monte -

scunchiurutu - sconclusionato - senza equilibrio -

insensato -

scuncicari - molestare - provocare - infastidire -

scuncittari - vomitare -

scuncittusu - vomitevole - rivoltante -

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scunucchiari - crollare o cedere per il peso -

rompersi-

scuppulari - togliersi la coppola - fig. il termine è

usato in senso scurrile -

scurusu - poco illuminato - piuttosto buio -

scutulari - scuotere, o spolverare; nella forma rifl. fig.

può significare liberarsi o togliersi dai piedi una

persona molesta -

scuzzulari - sbriciolare, o anche raschiare e graffiare -

nella forma rifl. fig. vuol dire prendersela per un

nonnulla; da qui l' espressione "no' tuccari 'ca si

scozzula", per significare di una persona

esageratamente sensibile, permalosa, fragile - est. con

la puzza sotto il naso -

sdillabrari - (da slabbrare) - per dire di un indumento

o di un qualcosa che si è allargato, che ha perso l'

elasticità iniziale -

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sdilliriari - delirare - farneticare - vaneggiare -

sdilluviari - diluviare - piovere a dirotto -

sdiniari - (da negare) - us frequentemente nell'

espressione comune “lu sdinei?” o “ti lu sdinei”? come a

voler dire “lo neghi?” oppure, “negalo se ne hai il

coraggio” -

sdirrignari - sradicare - eliminare del tutto -

sdisolu - nei vari significati per dire distruzione,

rovina, demolizione di vecchie case -

sdurrubari - (da dirupo) - cadere con violenza -

precipitare -

sduvacari - svuotare - versare - nella forma rifl. fig.

sta anche per stravaccarsi, buttarsi a corpo morto, e

sim.-

seriu - (da serio) - us. per lo più nella forma avverbiale

per dire apposta, deliberatamente, di proposito,

intenzionalmente - .

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sfimmari - aprire con la chiave una serratura -

sfrazzi - sfarzi, sfoggio di lusso -

sgaddari - pulire a fondo - nettare bene -

sgaddarizzari - sgranare gli occhi -

sgaddatu - ripulito; fig. rimesso a nuovo - incivilito -

sgaggiari - graffiare - est. intaccare superficialmente

un oggetto -

sgalesciu - (da sghimbescio) - us. nelle locuz. come, - di

traverso, a sghembo, obliquamente -

sgarrari - sbagliare il bersaglio - in senso fig. la locuz.

"sgarrari a parràri ", per significare - sbagliare nel

parlare, dire delle cose fuor di luogo, uscire dal

seminato-

sgavitari – economizzare, risparmiare -

sgavitu - risparmio - economia -

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sghiddari - sfrecciare - andare a forte velocità -

sghìscia - appetito, fame - fig. povertà, indigenza,

miseria -

sgummatu - senza forma - fisicamente difettoso -

sìccia - è la seppia -

siddiari - (da seccare) - us. in senso fig. per tediare,

annoiare; e nella forma rifl. per arrabbiarsi,

infastidirsi, scocciarsi -

siddu - è la congiunzione se -

sigghiuzzu - singhiozzo -

signa - scimmia - us. fig. anche col diminuitivo

”signicedda” per alludere ad una donna piuttosto

minuta, bruttina e magra -

simpaticunazzu - un modo per dire simpatico -

singaliari - segnalare - al rifl. imprimersi bene in

mente -

sintòmu - svenimento -

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sivu - sostanza untuosa, grasso - est. sudiciume -

smaccu - sarcasmo -

smaccusu - sarcastico -

smàfira - esagerazione, montatura -

smanciatu - si dice per indicare un indumento in

genere che è logoro o roso dall' usura -

smicciari - us .fig. nel senso di aguzzare la vista per

vedere meglio, osservare attentamente, e sim. -

smiciaciatu - emaciato, magro, mingherlino -

smiciaciu - stento - patimento - indigenza -

soru - sorella - significa anche quieto, tranquillo,

buono, da cui la locuz. tipo "statti soru" per dire - stai

fermo, stai calmo e sim. - us. pure come interc. nella

forma "a soru", riferito alla donna con cui si sta

interloquendo -

spaccallàssu - smargiasso, gradasso, spaccone -

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spacchiu - scurr. sperma - us. abitualmente anche

come intercalare -

spacchiusu - la vc. ha vari significati come -

spocchioso, brillante, spiritoso, e sim. - usato pure sia

come intercalare che a mò di esclamazione per dire

fantastico!, magnifico!, stupendo! -

spaciari - il termine è us. nella forma rifl. per

significare contendersi una cosa da pari a pari,

pareggiare, fare pari e patta -

spànniri - (da spandere) - gocciolare - colare, rif. a

liquido che si disperde da un rubinetto, o da un vaso, da

un recipiente -

spantasiari - svagarsi - distrarsi piacevolmente -

sparacanaci - piccole triglie di scoglio (a Catania, un

genere di pesce ricercato e prelibato) -

sparritteri - ( da sparlare) - chi dice maldicenze -

calunniatore -

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spasulatu - per dire povero in canna -

spascinnamentu - come dire uno sprecar tempo a fare

delle cose inutili o sciocche -

spataiolu - lestofante, piccolo delinquente, e sim. -

spatti - inoltre, per giunta -

spàttiri - dividere - distribuire - separare -

spéddiri - terminare, finire - est. consumare -

sperciari - sim. a << spascinnamentu >> - ne deriva l'

espressione "comu ci speccia.!!.", per dire: << cosa gli

può importare, perchè lo fa, chi glielo fa fare??!! >> -

spettu - scaltro, furbo, che ci sa fare -

spiari - domandare, chiedere -

spicari - scollare -

spiddu - spirito - fantasma -

spinnari - bramare, desiderare ardentemente -

spinnu - desiderio ardente -

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spirugghiari - nel significato di sbrogliare, o sciogliore

nodi e grovigli; ed anche sbrigare - al rifl. spicciarsi, far

presto -

spi sghézzu - per scherzo, per gioco -

spittizza - abilità, scaltrezza -

spizziali - (dall' ant. speziale) - farmacista -

sponsa - è la spugna; la "sponsa di gessuminu" è invece

quella composizione di spighe secche dentro cui

venivano infilati gli steli dei fiori del gelsomino (che

fino a non molto tempo fa nel periodo estivo si

vendevano per le vie della città) -

spràtticu - inesperto, privo di esperienza -

sprontu - (deformazione della vc. pronto) - si dice di

persona che non indugia - est. sfrontato - disinvolto -

brillante -

spruvari - spronare una persona per fargli rivelare

quello che sa ma non vorrebbe dire -

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spulicari - (da espoliare, lett. fig. spogliare) - per dire

stravincere al gioco delle grosse somme quasi

spogliando l' avversario -

spunnari - sfondare -

spunnatu - bucato; fig. sta per mangione, insaziabile -

sputtusari - trapungere - perforare - bucare -

squarari - bollire - fig. nella forma rifl. vuol dire -

scoprire, capire, venire a capo di qualcosa -

stagghiu - (da staglio) - è il lavoro a cottimo -

stazzuni - dove veniva lavorata l' argilla; fig. si dice

per alludere ad abitazioni o fabbricati in genere

fatiscenti, e molto sporchi -

stilari - usare, nel senso di avere l' abitudine, essere

solito, ecc. -

stìngiri - scolorire , decolorare -

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stinnicchiari - mettere disteso, stendere lungo,

atterrare; al rifl. fig. andare a dormire, riposarsi,

distendersi -

strabburiri - smarrire -

stracanacchi - offese, soperchierie, abusi, insulti -

strafallària - in senso spreg. per indicare una donna

che vive senza regole, che conduce un' esistenza che non

rientra nelle comuni convenzioni, e sim. -

strammari - scombinare, sconvolgere -

strammu - un tipo anormale, senza regole -

stranchillatu - sformato; est. e fig. malfermo,

acciaccato -

strascinata - si dice di una donna malvestita,

malandata -

stratàgghiu - è il genere di taglio a fazzoletto, nell'

abito femminile -

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strèusu - persona stravagande, bizzarra, strana,

anormale, sim. a "strammu" -

stricari - strofinare, stropicciare; in senso fig. sta per

graffiare -

stròlugu - (da astrologo) - us. fig. per svanito, strano,

con la testa fra le nuvole -

strùmmula - trottola -

struneddu - (vc.deriv.dall' uccello storno od anche da

stronzo)-a seconda dei casi si usa fig. e spreg. per

indicare un soggetto stupidino e esprovveduto, oppure

una persona sgradevole -

strurùsu - spassoso - estroverso - che diverte -

stuccari - significa piegare, torcere, ma anche

svoltare o mutare direzione; il verbo lo troviamo anche

nell' espressione volgare fig.”i stuccàu quattru”, come

allusione sessuale ad una donna dal passato cd.

“allegro” -

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stuiari - asciugare; nella forma rifl. è usato nella locuz.

"stuiarisi u beccu" per dire - non aver più nulla a

pretendere, che ci si può ritenere soddisfatti -

stunnari - traslocare -

stuppagghiara - volg. - termine ingiurioso e spreg., per

dire donnaccia, di facili costumi, e sim. -

subissari - fig. dare in abbondanza, colmare -

sucameli - starebbe ad indicare uno schiaffo ben

assestato -

sucaminghi - ( lett. succhia...) - epiteto scurr., d' uso

assai frequente -

sucasìmmula - (lett. succhia semola) - fig. come

allusione ad un tipo scarno, emaciato, magro, e sim. -

sucuni - (lett. grosso succhio) - us. come intercalare

con significato scurrile -

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sùffuru - (lett. zolfo) - in senso fig. la locuz.

corrispondente, che è come dire “ fare orecchio da

mercante, fingere di non capire” -

sugghiata - la vc. è usata nell' espressione "nà

sugghiata di coppa" , che è come dire << una buona

dose di batoste >> -

sugghiuzzu o sigghiuzzu - singhiozzo -

sularu - strato (come quantità di materia); ne deriva

la locuz. raff. d' uso comune "a sulàru a sulàru", per

dire - a strati; o in senso fig. per abbondantemente, in

gran quantità, e sim. -

suppizzata - è un particolare genere di salume -

sùsiri - alzare - rialzare -

svariari - mutare; al rifl. vuol dire distrarsi, svagarsi-

svumicari - per dire di un venir fuori improvviso di

fetore, o di quantità materiale in genere -

svurricari - disseppellire, esumare -

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Ttabbutu - cassa mortuaria -

tacchianedda - giovane donna, piccola di statura, ma

formosetta e piuttosto piacente -

tacchiari - (dal gr. taxius) - correre velocemente - us.

anche come locuz. in tono di avvertimento o di

minaccia, corrispondente al pop. smammare, levarsi di

torno, e sim. -

tacci - specie di chiodi a testa grossa con cui non molto

tempo fa si rinforzavano le suole delle scarpe per

renderle più resistenti (si rammenta, con l' occasione,

che allo scopo era diffuso l' uso anche di "paratacchi" e

"parapunte" di ferro a forma di mezzaluna) -

tafanario - volg. sta per un grosso sedere - us. anche in

senso fig. per dire fortuna, (ved. prima, anche

“panaru”)-

taliari - guardare - osservare -

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tannu - allora, in quel tempo; ne deriva la locuzione “ri

tannu!?” che è come dire - "stai ancora a perder

tempo.?!., sù !, sbrigati!," e sim. -

tappiatu - cosparso di macchie - pieno di chiazze e

lividure -

tappina - ciabatta -

tappinara - epiteto volg. per significare donnaccia,

zoccola -

tastiari - brancolare, andare a tentoni, o est. toccare

al buio -

tàvula du pettu - (lett. tavola del petto) - sta a

significare lo sterno, o in genere il petto, il torace -

timpulata - schiaffo, ceffone -

timpuliari - schiaffeggiare -

tìngiri - tingere; fig. significa - truffare, ingannare,

bidonare -

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tiraciatu - (lett. che tira il fiato) - si dice per alludere a

qualcuno che sta a chiedere insistentemente, od anche

che si attende qualcosa magari stando pietosamente a

guardare –

tirribiliu - (deriv.da terribile) - con valore di

sostantivo può voler dire un parapiglia; con valore

aggettivale per alludere ad un bambino ”terribile”,

eccessivo, assai vivace, e sim. -

tistùnia - (da testuggine) - tartaruga -

tòppulu - locuz., come dire <<..un bel pezzo di....!!! >> -

tracchiarusu - si dice di una persona piuttosto in

carne, robusta, soda -

tragicu - us. fig. per alludere benevolmente ad un tipo

particolare, divertente, comico -

tragiriaturi - eccessivo, esagerato; od anche est.

seminatore di zizzania -

trangilusu - suscettibile -

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trantuliari - oscillare - tremolare -

tràsiri - entrare -

triaca - sono i fagioli secchi; fig. sta per spocchia, boria -

triacusu - spocchioso, tracotante, arrogante -

trippari - può voler dire salterellare o ballare -

trìspiti - trespolo; la locuz. "trispiti e 'mmarazzi" (lett.

trespoli e ammassi) sta ad indicare una gran quantità

di cose fra le più varie, ammassate disordinatamente,

o cianfrusaglie in genere -

triuliari - piangere - lamentarsi -

trìulu - lamento, frignìo -

tròccula - è la bàttola (un arnese che agitato produce

rumore) -

trùbbulu - turbolento, ribelle, indisciplinato; est. poco

affidabile, losco, di dubbia onestà e moralità -

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trujàcapasta - vc. composta - è una tipica minestra

catanese, costituita da una particolare varietà di

fagioli (cannellino) -

truvatura - tesoro nascosto -

tummarisi - (v.rifl.) - tuffarsi in acqua -

tuppétturu - trottola; fig. si dice per alludere ad un

tipo che sta sempre in movimento, molto dinamico,

assai vivace, e sim. -

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Uùgghia - ago, - od anche il pesce aguglia -

ugghiola - grosso ago (come arnese da cucito) -

uzza - borsa -

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V

vaccareddu - lumaca -

vaddari - ved. "taliàri" -

vaddarusu - che ha l' ernia -

vàddia - guardia -

vallandu - (da Orlando) - i pupi dei paladini in genere

- us. anche fig. come allusione ad un tipo che si batte

furiosamente, proprio come il leggendario personaggio

del noto poema cavalleresco dell' Ariosto -

vamparigghi - falò; si intendono anche quei roghi di

cataste di legno e mobili vecchi che si fanno

tradizionalmente bruciare per strada in occasione del

carnevale e di talune feste religiose -

vamparigghia - us. fig. per fiammata -

vampugghi - sono i trucioli; sta pure a significare

piccole vampe di carta -

vanchitta - piccola panca di lavoro del calzolaio -

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vanedda - vicolo -

vanniari - gridare, urlare - est. sgridare, riprendere

severamente -

vapotta - (lett. va e porta) – portabagagli, fattorino -

varagghi - sbadigli di noia -

vara - (da bara) - oltre il significato proprio di bara, si

dice anche per indicare il fercolo dei santi -

vastasu - ineducato - cafone; est. anche per alludere a

chi svolge un lavoro di facchinaggio -

vasuni - ved. "masuni" -

vavaredda - (lett. piccola bava) - è l' umore che si

forma nell' occhio per la vecchiaia o a causa di qualche

malattia oculare -

vaviari - sbavare - al rifl. sbrodolarsi -

vavva - barba -

vavvarottu - mento -

vavveri - barbiere -

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vili - (da vile) - oltre il significato proprio, est. sta per -

spilorcio, tirchio, avaro -

vìppita - bibita -

vìsula - mattonella -

vòria - ved. "òria" -

vozzu - bozzo, bernoccolo, o una piccola protuberanza

in genere-

vuccalamma - (lett. bocca dell' anima) - corrisponde

al cardias -

vucitaru - (deriv. dal v. vociare) - sbraitone, uno che

abitualmte parla ad alta voce, che strepita -

vuppagghiuni - volpone - furbo -

vurricari - coprire di terra - seppellire -

vuscari - guadagnare; fig. - essere picchiato, venire

malmenato -

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vusciulara - corrispondono alle ghiandole mascellari,

ma si dice anche per indicare l' adipe che si forma sotto

le mascelle stesse -

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Z zammù - anice -

zàniu - zaino -

zauddu - cafone - villano -

zazzamita - geco -

'zìlli - cavilli, o pretesti -

'zimmu - sporcizia - porcile -

ziringa - siringa -

'zòccu - può significare, quello che - che cosa –

quanto-

'zòccu è....è - significa invece qualunque cosa - come

che sia -

'zotta - frusta -

'zuzzu - gelatina di carne di maiale -

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Altre forme espressive d' uso comune e frequenti, non

inserite o che non hanno trovato posto nella

elencazione delle voci specifiche trattate -

“abbasta và” - inter. esclam. - per esprimere un senso

di rassegnazione, come dire....pazienza!!.....e va bene!!;

di frequente us. anche a conclusione di un discorso -

"abbissati semu...." - è un' esclam. in senso ironico, o

amaro, per dire - siamo a posto...!, siamo sistemati...!-

“accunnuvoti” - forse che?! -

"acqua ravanti e ventu d' arreri" - come dire, << al

nemico che fugge ponti d' oro ! >> -

"addatta e chiangi" - si dice per alludere a colui che

gode e nello stesso tempo si lamenta -

"alla cà tì alla" - scialo, divertimento, pazza gioia -

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"all' aimé” - (deriv.di ahimè, che è un' interiezione di

dolore o di pena) - prec. dal v. essere o trovarsi , ecc. per

dire in povertà, a mal partito, e sim. -

"alliccari a sadda" - (lett. leccare la sarda) - vivere

alla men peggio, poveramente, e sim. -

"a minghia china" - volg. come dire, a piene mani, a

più non posso, a sazietà, in abbondanza -

“ammuccari muschi” - locuzione dai diversi

significati per dire aspettare la manna dal cielo, o

stare a far niente, essere inoperosi aspettando che

altri facciano per lui, oziare e sim. -

"ammutta fumu ca' stanga a via Etnea"- per

alludere ad un perdigiorno, un bighellone -

"ammuttuni e rizzuluni" - a fatica, a poco a poco,

finalmente - si dice fig. per esprimere la

soddisfazione derivante da qualcosa che in fine si è

ottenuto -

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“a morti subitania” - subitaneamente, all'

improvviso; - si usa anche dire ”morti subitania” (ved.

la vc.corrispondente) -

"anchi e patanchi" - vuol dire, tutto quanto,

interamente, tutto; in genere l' espressione si fa

precedere dal verbo perdere, o rimetterci -

"ancora a nàsciri e si chiama Cola" - per alludere ad

un bambino o anche ad una persona di poco conto che

vuol darsi delle arie -

"a quannu....a quannu" - di quando in quando; us.

generalmente come esclam. dal significato amaro -

"a riavulina" - all' impazzata -

"armari baracchi" - impiantare , allestire, mettere

sù, avviare più o meno faticosamente un' attività -

"arreri....coppi ì 'zzotta....!" - un modo di dire rivolto al

cocchiere per segnalargli i ragazzini che nascosti dietro

il calesse si lasciavano trasportare a sbafo -

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"arristari comu a chiddu" (cui può far seguito, "cà ciù

visti pà prima vota a sò soru", oppure rif. alla madre) -

espressione volg. per dire - rimanere allibiti,

esterrefatti-

"arristari cù na manu ravanti e n' autra d' arreri" -

rimanere con un pugno di mosche, a mani vuote -

“arristari siccu 'ne robbi” (o, nill' ossa) - locuz. come

dire: rimanerci assai male, fortemente delusi -

"arrizzari i carni" - accapponare la pelle -

“a scangiu”- (deriv. da scambio) - vc. avverbiale sta

per: invece, in cambio di -

"a scapuluni" - (probabile deriv. da scapola) - prec. di

solito dal v. colpire, cogliere - come dire, - di piatto -

quasi in pieno -

"asciugàrisi u beccu" - non aver più alcunchè a

pretendere, ritenersi pienamente soddisfatti -

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"aspittari u passuluni di l' aria" - aspettare la

manna dal cielo; est. si dice di chi rimane inoperoso in

attesa della buona sorte, o che altri facciano per lui -

“a testa appuzzuni” - locuz.avverbiale; vuol dire, col

massimo impegno -

"a tinchitè" - a iosa, in gran quantità, in abbondanza -

"a tiru di palla" - velocemente, subito , e sim. -

"attìa cosu" - un modo grezzo e piuttosto prepotente

per apostrofare qualcuno, come per dire - "senti, dico a

te..!!" -

“a tumma” - con il capo all' ingiù, (ved. anche

tummarisi) -

“a tunnu”- avv. per dire: del tutto, interamente,

completamente -

"a unu a unu e senza ammuttari" - (lett. ad uno ad

uno e senza spingere) - come a dire, con calma -

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disciplinatamente - con ordine - senza creare

confusione-

“avìri a scumunica” - (avere la scomunica addosso),

fig. essere perseguitato dalle disgrazie -

“avìri 'cchiddìri” locuz. per dire: avere un diverbio o

un contrasto con qualcuno; est. incontrare degli ostacoli

o delle difficoltà in genere -

"avìri chi vùgghiri" - come dire, << son gatte da

pelare..!! >> -

"avìri nuvità" - portare delle novità non gradite; per

est. anche per dire di chi fa delle richieste che non si

ritengono accoglibili, o degne di attenzione -

“bbadda di l' occhi” - è il globo oculare -

"ballu de vigini" - (lett. ballo delle vergini) - fig

schiamazzo o finimondo - molto clamore, e sim. -

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"beddi st'occhi" - (lett. belli quest' occhi) - fig. in uso

nell' espressione tipo "non gli si può dire che sono--------

----", per alludere ad una persona che si offende

facilmente, che è permalosa, assai suscettibile -

"beddu spicchiu" - (lett. bello spicchio, cui può far

seguito..... “di mènnula amara", cioè di mandorla

amara) - us. in senso ironico, o a volte denigratorio,

come a dire << un bel tipo..!! >>, con riferimento al suo

atteggiarsi, al modo di comportarsi, o al suo carattere

in genere -

"bestia ca' scoccia" - (lett. bestia con la scorza) -

come epiteto rivolto ad una persona rozza e ignorante -

"bonu và " - esclam. usata per esprimere un senso di

delusione, di fastidio, o di imbarazzo -

"botta di sangu" (o di "vilenu") - un' imprecazione pop.

- sta per maledizione..!! - accidenti..!! e sim. -

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"bruciari u' pagghiuni" - (lett. bruciare il pagliaio),

us. in senso fig. solitamente per dire raggirare una

prostituta e andar via senza pagare la prestazione-

"cacciàri muschi" - us. in senso fig. - stare a far

niente; est. essere disocccupato, oppure ricavare poco

dal proprio lavoro -

"calàrisi 'a visèra" - (lett. abbassarsi la visiera) - fig.

mettersi la maschera, o imporsi di far la faccia tosta,

mostrarsi indelicati -

"calata de' mbriàchi" - (calata degli ubriachi) - con

allusione al vecchio rito tradizionale del ritorno in

città dei devoti di Sant' Alfio, solitamente ubriachi per

le abbondanti libagioni, provenienti dai

festeggiamenti di Trecastagni ; fig. sta ad indicare un

gruppo di persone schiamazzanti che

accompagnandosi per strada o in pubblici locali si

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fanno notare per il loro comportamento non proprio

raffinato e signorile -

"cantari carni di porcu" - come dire - non riporvi

alcuna speranza, non farvi affidamento, non contarci -

"cascari do sceccu" - (lett. cadere dall' asino) - volg. in

senso fig. significa perdere la verginità -

"chiangi beddu 'ca to' opà t' accatta ì 'nciminati" -

dalla voce di quel venditore ambulante di cd.

'nciminati (biscotti col cimino) che nel periodo a cavallo

delle due guerre stazionava davanti la villa Bellini ed

incitava al pianto i bambini che gli passavano accanto

perchè il padre gli comprasse i dolcetti -

"chi ci vai ruzzuliannu" - come a dire, - ma che stai

dicendo!? , che sciocchezze sono queste!?, che fesserie

dici!? -

"chi nicchi 'nnacchi" - come dire "per quale ragione,

chi ce lo fa fare, perchè, quale sarebbe il motivo??” -

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"chissa é a zita" - (lett. questa é la fidanzata) - una

locuz. come a dire, prendere o lasciare - pazienza!! -

“ci mancunu diciannovi soddi ppì na lira” - locuz.,

con allusione ad una persona perennemente a corto di

denaro -

“cò rifriscu” - per dire col fresco, appena cala il sole e

diminuisce la calura -

"cocciu di piru" - un altro modo per dire "un bel

tipo!"(ved.. "beddu spicchiu") -

"còppula do zu' Vicenzu" - volg. come dire << sto

c......o!! >>

"cosa fitusa" - sta per persona vile e meschina; spesso

si dice piuttosto rozzamente ma in tono affettuoso e

confidenziale anche nell' atto di salutare -

"criccu croccu e manicu di ciascu" - come generica

allusione a tre persone sempre unite e d' accordo (cioè

come fossero legate indissolubilmente); se il

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riferimento va fatto nei confronti di due persone, si usa

l' espressione "criccu e croccu" -

"cu' c' attacca sta cincianedda a' iatta" - (lett. chi l'

attacca questa campanellina alla gatta) - come per

dire << chi ha il coraggio di farlo? >> -

(L' espressione nasce da una storiella la quale

racconta che in una cantina vi erano dei topi che la

facevano da padroni. Per sterminarli si pensò bene di

mettervi un gatto, ma i topi per difendersi e continuare

impunemente a razziare si accordarono per collocare

un sonaglio al gatto affinchè lo potessero sentire, e

quindi schivare; il difficilissimo problema che però

subito si pose fu naturalmente di chi dovesse

attaccarglielo) -

"cu' nnappi 'nnappi de cassateddi di pasqua" -

corrisponde alla locuz. << chi ha avuto ha avuto e chi

ha dato ha dato >>, (cioè quando una questione è

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chiusa , ognuno deve tenersi quel che di bene o di male

gli è toccato) -

"cupioni" - (lett. opinione) - si usa nell' espressione

corrente <<cu ci pigghia cupioni..!! >>, che è come dire -

chi ci capisce è bravo! -

"cuttu e malu cavatu" - un tipo basso di statura, ma

furbo e cattivello -

"da' Pàllara do Buvvu" - (deformazione popolare in

"Pàllara", - deriv. molto probabile di Pallade - del

nome della statua in piazza Borgo che invece è

dedicata alla dea Cerere) - fig. sta ad indicare una

donna civettuola, poco seria -

"dari addenza" - (lett. dare udienza) - ascoltare,

magari con una certa benevolenza; fig. acconsentire ad

un approccio -

"dari saziu" - (lett. dare soddisfazione) - darla vinta -

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"dari a badda" - (dove "badda" sta per polpetta

avvelenata) - come dire - togliere di mezzo, eliminare,

avvelenare -

"dari a chi 'ddiri" - impensierire, dare preoccupazioni,

e sim. -

"dari 'mmesta" - saper tener testa anche

contrattaccando -

"dari u sciaoffu" - mandare via, licenziare, e sim. -

"davanti u puttusu do c......o "- scurrile - us. in senso

spreg., per dire della pretesa di chi vuole che gli si porti

una cosa proprio sotto iil muso -

"dda' banna" - al di là, dall' altra parte -

" 'ddì 'ddì” - significa <<a spasso>>; un modo di dire

rivolto ai bambini quando li si porta a passeggio -

"ddocu ci voli" - us. frequentemente sia come

intercalare che come interiezione, per dire - << ci vuole

proprio - dici bene!! >>-

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"debuli d' incasciu" - (lett. debole nella struttura) - si

dice rif. a persona che manca di forze, debole o di

costituzione delicata -

"di cursa" - (lett. di corsa) - una locuz. avverbiale per

dire - molto volentieri, senz' altro, e sim. -

"di pizzu o di chiattu" - come dire,- in qualunque

modo, ad ogni costo, e sim. -

"di unni sbarcau" - (lett. da dove è sbarcato) - us.

sarcasticamente, come dire << ma chi è questo..? ! - da

dove è venuto fuori..? ! - da dove è sbucato.. !! ?? >> -

"diciannovi soddi cu 'na lira" - per indicare cose

equivalenti, simili, senza alcuna sostanziale

differenza -

"di scapocchiu" - di nascosto, furtivamente; o anche,

illegalmente, senza il rispetto delle regole, e sim. -

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"e' casi" - ( lett. alle case) - una locuz. equivalente al

pop. <<smammare>> -

“è riccu e và a spàraci” - (lett.<< è ricco e va a

raccogliere asparagi>> - loc. usata con riferimento ad

un soggetto che millanta ricchezza pur essendo di

modestissime condizioni economiche -

"e si fìcinu i ficu" - (lett. sono maturati i fichi) - fig.

per dire che è accaduto l' irreparabile, che ormai non c'

è più nulla da fare -

"essere a vintitrì uri e tri quarti" - (prec. a volte dal

v. trovarsi) - per dire, essere a mal partito, trovarsi in

brutte acque, in cattive condizioni economiche -

"faccia di bòddaru" - (da bolla-rigonfiamento) - di chi

ha il viso grosso, rigonfio, a forma di palla -

“faccia d' intagghiu” - facia tosta, sfrontato -

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“faccia di paloccu” - us. spreg. in senso fig. per

alludere ad una persona dal viso a forma piatta e

oblungo, tale da somigliare quasi alla foglia (cladodio,

in sic. pala) del ficodindia -

"facci lavata"- apparentemente, diplomaticamente,

con fare più o meno ipocrita, ecc. -

"facci provi" - sono le prove testimoniali -

"facci vista" - dirimpetto, di faccia, di fronte -

“fari a cumparsa di pepè” - far la figura di

minchione -

“fari a dannazza” - come dire fare dei dispetti -

“fari a fungia” - (lett. allungare il muso a fungo) - loc.

come dire offendersi, corrucciarsi - ved. anche la voce

'ncagnari e il rifl. 'ncagnarisi -

“faricci i caddi” - assuefarsi o abituarsi ad una

situazione di disagio, di difficoltà, di sofferenza -

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“fari catinazzu” - (lett. fare catenaccio), con allusione

sessuale per dire andare in panne, non portare a

compimento.....-

"fari comu a chiddu" - è un' espressione

comunemente usata anche come intercalare, per dire -

pazienza!! - far finta di niente - fare di necessità virtù -

“fari cosi vastasi” - fare petting -

“fari i coffi” - (dove coffa sta per grossa cesta) - fig.

vuol dire stravincere -

“fari malu sangu” - destare antipatia, riuscire

antipatico, essere inviso -

“fari manichi e quartari” - fare ciò che non compete,

strafare, od anche per est.- far la parte del leone -

"fari sèntiri" - (lett. far sentire) - sta per - lasciare

intendere, far capire, spiegare -

“fari spitali” - (lett. fare ospedale) - in senso fig.

significa lamentarsi esageratamente -

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"fari succèriri a valli" - (con rif. probabilmente all'

epica battaglia di Roncisvalle) - provocare il

finimondo-

“fàrisi fracitu” - (deriv. dal pop. <<farsi il sangue

acqua>>) - struggersi , logorarsi, tormentarsi -

“fari u beddu” - significa fare il bellimbusto,

comportarsi da damerino, e sim.-

"ferru chiummu e cacazzu" - (lett. ferro, piombo e

cacca) - us. in tono di scherno per indicare

presuntivamente gli elementi di cui sarebbe composto

un oggetto, o una cosa in genere senza alcun valore

intrinseco -

"festa do scummogghiu"- in senso ironico e

denigratorio, per minimizzare un evento festivo, un

incontro, una riunione, ecc. -

"ficurinia mussuta" - (vc. lett. composta da fico d'

india e muso) - spreg., per dire di una persona, per lo

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più con rif. a una donna, dal viso brutto e con la bocca

simile al grugno del maiale-

"filu di pacchiu di zanzara" - volg. vuol dire - a fil di

lana, per poco, per una frazione di secondo -

"finiri a frischi e pìrita" - volg. e spreg., come dire -

venire accolto per dileggio da fischi e pernacchie -

"finiri a tri tubi" - (od anche " ragiunari a tri tubi") -

con il significato, rispettivamente di - finir male o

ragionare in maniera inconcludente e sballata; il

riferimento è, secondo il detto popolare, al famoso

vapore proveniente da Napoli - sempre con notevole

ritardo - che all' orizzonte appariva con i suoi tre

caratteristici ma anacronistici e antiestetici alti

fumaioli (o tubi) -

“finiri comu a pacchiottu” - come dire, gli è andata

male -

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"firmari carusi" - (lett. fermare le ragazze per strada)

- un' antica ormai desueta consuetudine, ed anche un

passatempo per i giovani cd. acchiapponi, adottata

come tecnica di approccio nei confronti delle ragazze -

"fudda e mala vìnnita" - (lett. folla e cattiva vendita)

- come dire, tanti clienti e nessuno compra -

“gira vota e furrìa”- (lett.gira volta e rigira) - si dice

con allusione alle peripezie o a delle difficoltà che

precedono l' esito di una vicenda -

"grossa donn' Angilu" - (dal nome del famoso puparo

catanese Angelo Grasso, che con molta enfasi dava

voce ai suoi personaggi), per dire - << l' hai sparata

grossa!!, esagerato...!!>>-

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"ìnchiri i cianchi" - (lett. riempire i fianchi) - fig. sta a

significare, soddisfare ampiamente - rifl. provare

soddisfazione, ritenersi paghi -

"ìnchiri i iaggi" - (lett. riempire le mascelle) -

rimpinzare - satollare -

“iri arreri comu u curdaru” - (lett. andare indietro

come il cordaio), come dire andare di male in peggio,

rendere peggiore la propria posizione -

“i tri canceddi”- per alludere <<ai tre cancelli>> dell'

ingresso principale del cimitero della città; si dice in

tono piuttosto sardonico per antonomasia del cimitero

stesso -

" i tri da vaniddazza" - (dove "vaniddazza" starebbe

per vicolo malfamato) - fig. in senso ilare o spreg. per

alludere a dei soggetti dall' aspetto poco

raccomandabile -

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“ittàrisi a volu” - (lett. gettarsi con slancio) - us. fig.

nel senso di buttarsi a capofitto su qualcosa, una

leccornìa, su un affare, o in genere su qualcosa che si

ritiene di gradimento o che sia conveniente -

"ittari sàuti appresso a banna" - (lett. salterellare

seguendo la banda musicale) - si dice in tono ironico e

denigratorio per alludere a chi gioiosamente segue

salterellando la banda musicale in occasione di

processioni religiose o manifestazioni varie; fig . come

a dire, esultare scioccamente per nulla -

"lampu e stampu" - (lett. lampo e stampo) - come a

dire, - in un attimo, in un sol colpo, immediatamente -

"lassari cùrriri" - lanciare con forza, scaraventare,

scagliare -

"lassari iri" - lasciare andare - est. passar sopra a q.c.

soprassedere, non prendersela, lasciar correre -

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“lassari sbattiri” - fig. fare orecchi da mercante,

fingere di non capire, non raccogliere le provocazioni,

non dar retta, e sim. -

"lei è lario" - (il termine è mutuato dalla testata di un

settimanale politico-letterario umoristico e dialettale,

che nato nel 1907 e sospeso durante il periodo fascista

e la guerra ricomparve poi nel 1945 e infine cessare nel

'50) - in uso in talune espressioni come ad es. << l' hai

letto o l' hai visto nel lei è lario? >> - per alludere a

delle notizie non veritiere, curiose, ridicole, o anche

come allusione denigratoria ad un personaggio dall'

aspetto goffo, insulso - insomma, dall' aspetto che

suscita il riso -

“lima sudda”- (lett. lima sorda) - spreg. sta per

persona subdola, ambigua, anche sorda ai buoni

consigli -

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“livarisi a saluti” - (lett. togliersi la salute) -

stancarsi molto, affaticarsi -

"mali frùsculi" - un modo per dire che le previsioni

sono tutt' altro che rosee, che si avverte aria o vento di

fronda, che la situazione in genere non appare facile, e

sim. -

"malu chiffari"- fig. aver nulla da fare, o tempo da

perdere, ecc.

"manciari l' ossa co' sali" - fig.come dire far rodere di

rabbia - ved. anche per una certa analogìa

<<manciaossa >> -

“mancu a colpi di lignu” - corrisponderebbe al modo

di dire pop. <<manco morto>>, che è un' espressione di

netto rifiuto o di diniego,come nient' affatto,

assolutamente no, e sim. -

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"marca liotru" - (lett. marca elefante) - come dire, -

catanese autentico, con riferimento a cose o persone -

"me' cumpari" - (dove me' sta per il verso del becco) -

pop. per dire cornuto -

"menza cugnetta" - fig. per alludere ad un tipo

piccolino, di bassa statura -

"menza parola" - basta così!! , si è capito tutto!! -

"mittìrisi a pìzzula" - cioè insistere troppo, tanto da

apparire fastidioso -

"morti di papa" - rarissimamente, quasi mai -

"morti subitania" - un' interiezione equivalente a -

<<possa morire all' istante..!! >> - si dice in tono spreg.

nell' atto di rivolgersi ad una persona, sia anche come

esclamazione che esprime noia, disappunto, stizza,

ecc.-

"muru vasciu" - (lett. muro basso, come deriv. del noto

proverbio << a muro basso ognuno ci si appoggia >>) -

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per alludere ad un tipo che mostra debolezza di

carattere, privo di personalità, permissivo, e sim. -

“mutu giubbu” - in senso spreg. e fig. si dice di chi

maliziosamente sta zitto per nascondere o non rivelare

qualcosa che potrebbe nuocergli -

“'ncutti 'ncutti” - molto frequenti, densi, fittamente

uniti -

"nèsciri de naschi" - (lett. uscire dalle narici) -

eccedere, avere in gran quantità; est. e fig. anche

abbuffarsi -

"nèsciri di sutta 'n tram" - (lett. uscire da sotto un

tram) - uscirsene per il rotto della cuffia, cavarsela

alla meglio o quasi per miracolo, salvarsi in extremis -

"nisciuta di fùnnicu" - come dire uscire dal seminato,

dire delle cose fuor di luogo, inopportune -

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"non ti siddiari" - (lett. non ti seccare!) - un intercalare

usato assai spesso nel parlare -

" 'n saccu e 'na sporta" - (lett. un sacco ed una sporta)

- come dire, in gran quantità - molto - in abbondanza -

" 'nta 'na vutata d'occhi" - in un batter d' occhi,

repentinamente, all' improvviso; fig. di nascosto,

furtivamente -

"nuddu 'mmiscatu cu 'nnenti" - come dire uno che

non conta, << un signor nessuno >> -

"occhi di stuppa pareddi" - si dice, in tono ironico o

denigratorio, per alludere a chi non vede bene, a chi

sbaglia la mira, a chi non ha occhio -

“ogni millimai” - locuz. avverbiale per dire,

rarissimamente -

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" o' tàgghiti u capiddu" - (lett. vai a tagliarti il

capello) - un modo di dire senza alcun significato

specifico, us. in tono di scherno -

“panza di canigghia”- (lett. pancia (piena) di crusca) -

spreg. e in senso ironico per alludere ad un panciuto -

"parrannu cu' crianza" - (lett. parlando con

educazione) - come a dire, - ci si consenta la licenza, ci

si voglia scusare il linguaggio -

"parrari quantu 'na pica vecchia" - (dove pica, è la

gazza) - per dire - cicalare assai, parlar troppo e di

argomenti frivoli -

"paru e sparu" - è la scommessa del <<pari o dispari>>-

"passau l'àngilu" - (lett. è passato l' angelo), un modo

di dire per alludere ad una persona che rimane come

impalata, senza muoversi, con lo sguardo fisso -

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"peddi e ossa" - (lett. pelle e ossa) - molto magro,

rinsecchito -

"peppi mappassu" - (deriv. da Beppe di Malpasso, un

popolarissimo personaggio del XIX/XX sec., assai

strano e malandato) - fig. per alludere ad una persona

sciocca, o senza personalità in genere -

"pigghiari 'n puppetta" - rimaner fregati, avere la

peggio, subire una perdita, un danno -

"pìgghiala a Malta" - inter. usata con tono di

disappunto, come dire - vai al diavolo..!! -

"pigghiari 'n chinu" - prendere in pieno - centrare il

bersaglio -

"pigghiari piddu" - come dire - prendere piede,

ringalluzzire -

"pigghiari suppa" - gradire molto, come "addiccarisi "

-

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"pigghiatu do tartaruni" - per dire - imbambolato,

intontito -

"pipita masculina" - un' interiezione per dire - taci!!,

ti possa mordere la lingua..!! -

"piricuddu" - equivale a peduncolo; preceduto dalla

prep. a, vuol dire - a piedi, gambe in spalla! -

"puttàrisi a testa" - infastidire, disturbare, blaterare,

e sim. -

"ricògghiri i pupi" - fig. come a dire, - non raccogliere

la sfida, ritirarsi in buon ordine, o anche

semplicemente togliere l' incomodo -

"riccu di lastricheddu" - come dire di uno che è sul

lastrico eppure si dà delle arie di ricco -

"rùmpiri i baddi" - volg. rompere le palle -

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“saccu di santàita” - (lett. sacco di Sant' Agata, der.

dal gr. sakkos) - è il saio penitenziale o tunica

indossata dai devoti durante la festa della Santa - us.

anche in senso spregiativo come allusione ad un abito

informe -

"sali di salera" - come dire, niente di niente - nulla -

"s' avissi u c......u quant' avi a ùcca" - volg. per

allusione ad una persona che si vanta esageratamente,

millanta credito, racconta fanfaronate -

"sapiri a sèntiri" - intendere, capire; fig. nella forma

rifl. si dice per alludere ad un amore clandestino -

“sàuta 'mpizzu” - fig. per indicare un soggetto

permaloso e dagli scatti eccessivamente reattivi -

"sbarcau da scialuppa" - (lett. è sbarcato dalla

scialuppa) - in senso ironico per alludere ad un tipo

piuttosto strano, o dall' aria intontita, stordita -

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sostanzialmente, come il marinaio o il naufrago che

approda in terre sconosciute -

"sbinturatu amaru" - (da sventurato) - una sorta di

imprecazione rivolta nei confronti di qualcuno o anche

contro sè stessi; est. può pure assumere un tono

cameratesco e confidenziale -

"sbirru e curnutu" - (dove sbirru sta per sgherro,

traditore o spione) - è un epiteto volgare e spregiativo,

d' uso comune e frequentissimo -

"scacciari ova" - (lett. schiacciare uova) - muoversi

lentamente, con molta calma -

"sciàuru di mari" - (lett. odor di mare) - us. fig. per

allusione ad un omosessuale, detto puppu cioè polipo,

(ved. a proposito la vc. corrispondente) e quindi “in

odor di mare” -

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"si ci sputa u rifrisca" - (lett. se gli si sputa lo si

rinfresca) - volg. si usa in tono di disistima come

allusione ad una persona spregevole, ignobile -

“sminuzzari 'e pàpiri” - (lett. sminuzzare alle

papere), con riferimento alla vechia consuetudine di

buttare delle briciole di pane ai cigni della villa

Bellini; us. pure in senso fig. e spreg .per dire di una

cosa che sarebbe da gettar via perchè di poco conto o di

scarso valore -

"spaccamuntagni co' c.....u" - spaccone, smargiasso-

"spaccari a furma" - (lett. uscire dalla forma) - come a

dire, uscire fuori misura - esagerare - comportarsi fuori

dalla norma -

“sparàrisi a chiàppara” - ostentare eleganza, o

anche darsi alla bella vita, allo spreco -

"sparati da sira 'e tri" - (lett. gli spari della sera del

tre - con rif. ai tradizionali fuochi d' artificio, assai

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intensi, che in occasione della festa di S.Agata vengono

sparati proprio la sera del tre febbraio) - si dice fig. in

tono denigratorio od anche ironico per alludere a dei

ragionamenti assolutamente fuor di luogo, o a delle

proposte del tutto insensate -

“spizzari a furma” - (lett. spezzare la forma) - come

dire eccedere nella misura, uscire dal seminato,

esagerare, e sim. -

"sputa di ciancu" - (lett. sputa di fianco) - volg., come

allusione spreg. ad un malandrino, un malavitoso -

“stidda cà curri” - sorte, destino (detto con significato

amaro) -

“strammari i brigghia” - significa scompaginare i

piani, i programmi - (ved. per similitudine la vc.

“sconzaiocu” ) -

"stu ciuri c' è" - (lett. c' è questo fiore) - è l' equivalente

del prov. "o mangi questa minestra o salti la finestra”,

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come a significare che non ci sono alternative, o

prendere o lasciare -

“stuppagghiu di cannuni” - (lett. tappo di cannone) -

fig. per alludere in tono scherzoso ad un cd. tappetto,

od anche con rif. ad un bambino -

"stùppiti 'n ponciu" - (lett. prendi un punch, che è una

bevanda preparata con acqua bollente, liquore,

zucchero e scorza di limone) - us. fig. in senso

sarcastico, per dire <<non chiedere altro perchè non c' è

più niente!>> -

"tèniri u c.......u cu' tutti i du' manu" - (lett. tenere

il c.......o con tutte e due le mani, come a volersi

riparare da ipotetiche pedate nel fondo schiena) - volg.

us. fig. per significare - strapazzare una persona,

ridurla al silenzio -

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"testa ca non parra è cucuzza" - come dire, è stupido

chi non sa farsi valere -

“testa d' acitanu”- (lett. testa di acese, i nativi di

Acireale) - us. spreg. e fig.per alludere ad una testa

dura, un ottuso, un cocciuto-

“tirarici i caddi” - (lett. tirare i calli), us. fig. per dire

sfruttare al massimo -

"tòcchimi ciccu c' a mamma non voli" - come dire -

cercare il pretesto per reagire oppure per lamentarsi -

"trunsu misu addritta" - (lett. sarebbe il tòrsolo del

cavolo o di altro ortaggio similare messo in posizione

eretta) - per allusione ad un uomo insignificante, senza

carattere -

"turuliffu" - (deriv. di Torre del Grifo che è una

contrada con una vecchia e diruta rocca medievale alle

pendici dell' Etna, corrispondente all' attuale Massa

Annunziata del comune di Mascalucia) - fig. si usa

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come allusione a località dalla quale provengono

contadini, zotici, cafoni, incolti, e sim. -

“tussi cummissiva” - è la tosse convulsiva -

“unni 'mmisca 'mmisca” - dove capita, alla cieca -

"vecchia 'nzìpita" - (lett. vecchia insipida) - fig. in tono

denigratorio per alludere ad una tardona -

“ventu di lìbici” - (lett. vento della Libia) – vc. mar.

per indicare il vento di libeccio -

"viginia ammucciata" - (lett. vergine nascosta) - fig.

con allusione ad un tipo (sia esso piccolo o adulto) che

sa ben nascondersi dietro un apparente <<verginità>>-

“voi di fera” - (lett. bue da fiera), per alludere con tono

piuttosto denigratorio ad un soggetto molto noto -

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"vutari bordu" - (lett. virare di bordo) - significa, -

tirarsi indietro, andarsene alla chetichella,

allontanarsi -

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Nell' appendice che segue si riportano come in una

miscellanea una serie di curiosità varie che possano in

ogni caso valere a rinverdire il rapporto con la nostra

città.

Proverbi -

"a bon travagghiaturi non manca u chiffari" - (lett. al

buon lavoratore non manca il lavoro) - cioè a chi ha

buona volontà non manca il daffare -

"austu riustu e capo di 'mennu" - con agosto può dirsi

che inizia l' inverno -

"a pignata 'n cumuni non vugghi mai" - (lett. la pentola

in comune non bolle mai) - l' equivalente del latino

<<communio (o societas) est mater rixarum>> -

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"cu nesci arrinesci" - chi esce riesce; cioè chi ha il

coraggio di uscire dal proprio guscio ha maggiori

probabilità di successo -

"di iornu non ni vogghiu e a sira spaddu l' ogghiu" -

come dire che di giorno si sta inoperosi e si lavora la

sera consumando l' olio (come elemento energetico); per

significare cioè che le cose vanno fatte al momento

giusto e senza sprechi -

"Diu ni scanzi de' mali vicini e de' principianti di

viulinu" - per dire che la cosa peggiore che possa

capitare è di avere cattivi vicini e di sentire il suono di

chi sta imparando il violino -

"è chiù facili ca u porcu acchiana a 'ntinna..." - (lett. è

più facile che un porco si arrampichi su un' antenna...!)

- è l' equivalente di << è più facile che un cammello

entri nella cruna di un ago.....>>, per dire di una

previsione che si rivela impossibile, irrealizzabile -

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"falla comu voi è sempre cucuzza" - (lett. cucinala come

vuoi è sempre zucca) - comunque si faccia è sempre la

stessa minestra -

"geniu fà biddizzi" - simpatia è uguale a bellezza -

"iurnata rutta perdila tutta" - una volta iniziato un

lavoro è bene portarlo fino in fondo -

"l' aria netta non havi paura de trona"- (lett. l' aria

limpida non ha paura dei tuoni) - chi è onesto non ha

da temere -

"manu caddusi manu gluriusi"- (lett. le mani callose

sono gloriose) - le mani del lavoratore sono gloriose -

"spassu di fora e trìulu di 'n casa" - mostrarsi allegri e

contenti quando si è fuori con gli amici e angustiati

quando si è fra le mura di casa -

"supra vàddara cravunchi" - (lett. sopra la gobba

foruncoli) - guai su guai; è il corrispondente di

<<piovere sul bagnato>> -

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"tali nasu tali fusu" - volg.- secondo un mito popolare, le

dimensioni del naso corrisponderebbero a quelle del

pene-

"trìulu 'nsigna a chiàngiri" - il dolore rafforza il

carattere, o alle sofferenze ci si abitua -

"u c.....u chinu fa ghittari cauci" - (lett. il sedere pieno fa

gettare calci) - pancia piena non crede a digiuno; cioè

indifferenza o incomprensione nei confronti di chi non

ha-

"u pisci è natu pi cu' si l' havi a mangiari" - il pesce

grosso mangia quello piccolo; cioè i potenti o i più forti

sconfiggono i deboli -

"u Signuri manna u pani a cu' non havi i renti" - (lett. il

Signore manda il pane a chi non ha denti) - per dire che

certi beni toccano a chi non sa o non può servirsene -

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"vaddàri i corna di l' àutri e non addunàrisi de' so' " -

(lett. guardare le corna degli altri e non accorgersi delle

proprie) - non guardare mai la gobba degli altri -

“a casa capi quantu voli u patruni”- in casa trova posto

tutto ciò che il padrone vuole -

“a bona palora non costa nenti e vali assai”- la buona

parola non costa niente e vale assai -

“cù disìa e cù sfrazzìa e cù mori disiannu”- chi troppo e

chi niente (amara considerazione del povero nei

confronti di chi vive nel lusso) -

“cu havi lingua arriva a Roma” oppure “passa i

muntagni” - chi sà districarsi può giungere ovunque -

“donna cu lu camminari culu traballa si buttana non è

regula falla” - come dire che la donna che cammina

ancheggiando si qualifica per quella che è; (antico

proverbio che rivela la cultura di un tempo) -

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“dopu Natali u friddu e a fami” - finite le festività di

fine anno si dovranno affrontare l' inverno e la fame

(un altro modo sconsolato delle previsioni del povero)-

“era beddu u piddusinu vinni a iatta e ci pisciò”- in

senso sarcastico, per dire di una cosa di poco valore o

di una situazione in genere già precaria che poi viene a

compromettersi del tutto -

“fatti a fama e vò cucchiti” - si dice nei confronti di chi

raggiunta una certa lusinghiera notorietà vuol vivere

di rendita (cioè, adagiarsi sugli allòri) -

“l' avvulu pecca e a rama ricivi” - le pecche dei genitori

si ritorcono sui figli -

“l' omu ca non accatta e mancu vinni resta com' era, n'

acchiana e non scinni” - come dire che nella vita

bisogna avere un minimo di intraprendenza -

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“passau u tempu ca Betta filava” - come dire << è finito

il bel tempo!>> (quando tutto filava liscio; con

riferimento alla caducità e all' effimero delle cose) -

“quannu manci chiuriti a porta e quannu parri vòtiti d'

arreri” - una sorta di incitamento ad usare un

comportamento di discrezione e di riserbo nel proprio

modo di agire, e ad esser cauti nel parlare -

“mangia picca si vò campari assai” - chi mangia con

moderazione vive assai -

“cù assai voli nenti pigghia” - chi troppo vuole nulla

stringe; un' esorrtazione a non eccedere nelle pretese,

nelle ambizioni -

“fimmina e birritta tènili stritti” - un modo per dire di

tenersi ben strette le proprie cose -

“i soddi fanu veniri a vista a l' ovvi”- dell' importanza

del denaro che riesce a far tornare la vista anche ai

ciechi -

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“l' avvucato allonga a causa e mangiunìa” - dell'

avvocato che trova convenienza a portare le cose per le

lunghe -

“cu havi arti havi parti” - chi sa esercitare un mestiere

troverà di che vivere -

“senti assai e parra picca” - un modo per dire di esser

prudenti e misurare le parole -

“u picca m' abbasta e ù assai m' assupecchia”- è la

filosofia di chi ha modeste pretese -

“u supecchiu rumpi u cupecchiu” - è l' equivalente del

troppo stroppia., (cioè ogni eccesso è dannoso)-

“u fùiri è virgogna ma è sarvamento di vita” - sarebbe la

giutificazione del codardo, oppure più realisticamente

(a seconda dei punti di vista) il miglior modo di

affrontare il rischio -

“vesti ù zuccuni ca pari ù baruni” - (lett. lo zotico ben

vestito potrebbe sembrare un barone), - come dire che

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a volte l' apparenza inganna; sarebbe sostanzialmente

il contrario del <<l' abito non fa il monaco>> -

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Filastrocche (senza senso) -

Anna paparacianna sutta u lettu c' è to' nanna....... -

Angilu battàngilu pìgghia la iatta e mungila, mungila

'ntò biccheri e Angilu cavaleri - A vecchia 'nzìpita ci veni

l' àcitu, u lignu è fràcitu, non servi chiù - Cicciu

bacchetta, lassau a porta aperta, trasìu 'n puddicinu, e

cicciu mannarinu -

Gnuri! a rota non furrìa, a 'zotta non scattìa, u cavaddu

è pilusu, e vui siti iàrrusu -

Rapanelli co' tinchi tanchi, cu l' havi niuri e cu l' havi

ianchi -

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Di alcune antiche denominazioni di vie e piazze

catanesi, di zone di balneazione, e di località viciniori.

"a porta aci " = piazza Stesicoro -

"i quattru canti" = quadrivio via Etnea - via Ant.di

Sangiuliano-

"piazza sdummit " = piazza S. Francesco d'Assisi (così

chiamata per il monumento al card. Dusmet) -

"a strata ritta " = via Etnea ( così chiamata perchè

lunga e dritta) -

"u re a cavaddu" = piazza Roma (così chiamata dal

monumento equestre dedicato al re Umberto I) -

"i chianchi" = quadrivio via Plebiscito-via Garibaldi

(così detto per il notevole numero di macellerie,

chianche, esistenti nella zona) -

"a piscarìa" = tutta l' area a ridosso di piazza Duomo

ove è ubicato il mercato -

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"l' acqua 'o linzolu" = la fontana dell' Amenano (così

chiamata per l' acqua che vi scorre a lenzuolo) -

"a civita" = quartiere compreso tra il piano della

Statua, piazza Cutelli, via Vitt.Emanuele e la Marina

(stava ad indicare il centro dell' antica città, la cd.

civitas) -

"u buvvu" = il Borgo, o l'area gravitante su piazza

Borgo-

"piazza Umbertu" = piazza Vitt.Emanuele (da sempre

chiamata Umberto perchè ubicata sulla via omonima)-

"l' àvvulu grossu" = angolo via Dusmet e via Porticello

(così detto per l' esistenza di un albero di grosso fusto,

tuttora visibile, un tempo luogo di convegno per duelli

rusticani) -

"u chianu 'e malati" = piazza Bovio (così detto per l'

esistenza di un ospedale nel luogo) -

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"a villa varagghi" = villa Pacini (secondo la tradizione

popolare così chiamata perchè frequentata da vecchi

pensionati o nulla facenti che sbadigliavano di noia) -

"u liotru" = piazza Duomo (così chiamato per il

monumento al liotru) -

"u càrciri vecchiu" = piazza Maiorana, ove è in atto la

caserma della Polizia, una volta carcere -

"a fera 'o luni" = piazza C. Alberto (così chiamata per il

mercato che si teneva nei giorni di lunedì) -

"u chianu 'a statua" = la zona di piazza dei Martiri

(così chiamata dal nome della statua dedicata ai

martiri di Belfiore) -

"a 'cchianata 'o 'nnicchiu" = la scalinata che da via

G.Oberdan immette in via Cosentino, alla fiera -

"a via uttanta palmi" = via della Concordia ( così detta

per la sua larghezza) -

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"u tunniceddu da' plaia" = piazza Caduti del mare, alla

confluenza di via della Concordia con la via Plaia -

"piazza esposizione" = piazza Giov. Verga (così detta

per la fiera di esposizione che un tempo vi sorgeva;

prima ancora si chiamava piazza d' Armi perchè vi si

tenevano delle esercitazioni o cerimonie militari) -

- zone del mare di Catania, seguendo la direttrice da

sud a nord

"i' casci" - la zona di mare lungo le casse frangiflutti

tra il porto vecchio e l' inizio del litorale della Plaia -

"a' statua" - la zona di mare prospiciente piazza dei

Martiri, fino in prossimità della stazione centrale -

"l' àrmisi" - la prima zona balneare della città, che si

estendeva dalla stazione centrale fino all' attuale

piazza Galatea -

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"u' caìtu" - scogliera corrispondente grossomodo al

litorale compreso tra la piazza Galatea e l' attuale

piazza Europa -

"a' guardia" - Guardia Ognina, tra la piazza Europa e

San Giovanni. Li Cuti -

"u' rotulu" - zona di scogliera compresa tra S. G. Li

Cuti e Ognina, il cui centro potrebbe individuarsi

proprio in corrispondenza della via omonima (via del

Rotolo) -

"u' carabineri" - la scogliera, subito dopo Ognina, a

ridosso dell' attuale Motel Agip -

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- deformazioni delle denominazioni di taluni paesi

della provincia

"Mappassu" - per Belpasso

"a' Punta" - per San Giovanni La Punta

"a' Zafarana" - per Zafferana Etnea

"Musteriancu" - per Misterbianco

"a' Varanni" - per Viagrande

"e' Prachi" - per Gravina di Catania

"Aci" - per Acireale

"u' Casteddu" - per Aci Castello

"a' Trizza" - per Aci Trezza

"a' Scalazza" - per S. Maria La Scala

"a' Pirara" - per Pedara

"e' Vattiati" - per S. Agata Li Battiati

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Di alcuni giochi fanciulleschi

a' sciancateddu - e' pospiri - a' megghiu visula - e' ligna -

a'sciuscia - o' dutturi - a' cummari mù cangia l' ovu - a'

fari ogghiu - ca' cumeta - a' mmiffa - ammuccia

ammuccia - a' smarredda - o' tuppetturu - a' carica

botti e viri ca' vegnu - a' fari mangiareddi - à corda - o'

circulu - a' pammata, ecc.-

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Alcuni nomi propri di persona tipicamente catanesi, e

assai comuni: Cicciu (per Francesco), Nucciu o Sciuzzu

o Ianu(Sebastiano), Pucciu (Giuseppe), Tucciu o Turi

(Salvatore)-

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Delle voci di alcuni venditori ambulanti

spurugghiaturi, pettini, curdillina, elasticu....!!!

(mercerie) -

ceusa belli .........ma niuri....!!! (gelsi neri) -

pallini e cabonie.......!!! (carbone naturale e a palline) -

sciampagnetti megghiu da birra......!!! (gazzose) -

bella è 'a minnulata....!!! (granite) -

limonie...!!! (limoni sbucciati tagliati a fettine con

bicarbonato e sale) -

calia......simenza...!!! (calia e semenza) -

pani 'i Napuli...!!! (pane con i fichi secchi) -

ora ora i' pigghianu i masculini....!!! (del vend. di pesce

masculini) -

vivi vivi su'....!!! (di pesce in genere) -

opi 'i Ognina....!!! (delle vope) -

iaiu 'u mauru e 'a curaddina....!!! (del vend. di alghe,

così chiamate) -

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u cassinaru (dell' artigiano che riparava le cd. cassine ,

le attuali serrande) -

hiaiu a 'nzolia e a muscatedda (un genere di uva con

piccoli e dolci acini, da tempo non più usata come uva

da tavola) -

u luppinaru (venditore di lupini) -

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Vecchie linee tranviarie

1 Duomo-Piazza Gioieni

2/7 Fortino- Guardia Ognina

3 Duomo-Ognina

4 Duomo-Cibali

5 Plebiscito-Stazione Centrale

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Fra le più note "case di tolleranza, esistenti nel vecchio

famigerato quartiere di San Berillo, (poi chiuse a

seguito della nota legge Merlin il 20 sett. 1958)

La Favorita - La Suprema - Nella Grasso - La 'zì

Mattìa - La Bettina - La Fargione - La Fargionetta ( o

Sterlina d' oro) - Diana Mascali - La Moderna - La

Stella dei mari - Flora dei mari - Vittoria (o Cinzia) -

Il Casino degli specchi - Il villino delle rose - Bucanè -

Calì - La Tedesca -

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Alcuni personaggi caratteristici, (noti tra i

frequentatori di via Etnea nel periodo degli anni '50)

Iachino Marletta - giovane forzuto e assai robusto,

sollevatore di pesi e lottatore, ma dal cervello molto

piccolo;

Giamaica - persona educata e dai modi gentili ma un

pò balordo, vendeva sigarette americane e chewing

gum, da cui l' appellativo con il quale veniva chiamato;

Pippo Pernacchia (detto anche Sala Roma) - per alcune

decine di lire o per qualche sigaretta, faceva a richiesta

delle poderose pernacchie all' indirizzo delle persone

che gli venivano indicate, dopo che le stesse venivano

chiamate per nome da qualche buontempone;

Bolej - poeta estemporaneo popolare, a volte volgare,

molto divertente e originale - il suo vero nome era

Buccheri, una famiglia di orologiai gioiellieri di via

Vitt. Emanuele;

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Maria 'a pazza - volteggiava sempre sorridente tra la

villa Bellini e via Etnea, attirando l' attenzione per la

vivacità dei colori dei suoi vestiti cui solitamente

venivano abbinati scarpe, borse, cappellini e guanti

dello stesso colore;

Turi panzamodda - era un alcolizzato cronico -

Maria - era questa una bellissima e dolce ragazza, che

probabilmente per dabbenaggine offriva volentieri per

pochi spiccioli i suoi favori - la si incontrava

preferibilmente nella zona di via Etnea, via S. Euplio e

via Umberto;

Calogero - era il "puppu" per antonomasia, il principe

della categoria; altri gay assai noti si facevano

chiamare Lana Turner, Alida Valli, Gloria, Zazà,

Pacchinton, la Turca -

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l' A. è nato a Catania il 21 febbraio 1934 e li è

vissuto e compiuto gli studi.

Dopo una breve marginale esperienza durante il

periodo universitario come aspirante giornalista

in un quotidiano locale, e poi per un paio d' anni

anche come praticante avvocato, nell' anno 1963

si è trasferito a Palermo assunto per pubblico

concorso alla Regione Siciliana, dove ha raggiunto

nel corso trentennale della carriera il vertice

burocratico, ricoprendo nei diversi anni, per

nomina governativa, incarichi istituzionali in

molteplici Comuni ed altri Enti pubblici della

Sicilia.

Per ragioni di lavoro e per continua

frequentazione ha però mantenuto integro e

costante il rapporto con la città d'origine, e questo

ne vuole essere una concreta testimonianza.

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P. S. Questa è la versione ultima aggiornata con

modifiche e integrazioni al febbraio 2010.

Il precedente “Glossario”, stampato in proprio nel

luglio dell'anno 1997, risulta registrato:

alla “Biblioteca Reg.le Universitaria” di Catania, al

n° 309230 -

alla “Biblioteca Comunale V. Bellini” di Catania, al

n°76230 -

alle “Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero”

di Catania, al n° 58931 -

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INDICE

Prefazione pag. 1

Abbreviazioni usate pag. 7

Voci, dalla lettera “A” alla “ Z ” pag. 8/126

Altre forme espressive pag. 127

Appendice pag. 165

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