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PROTAGONISTI 10.2008 nel mondo del lavoro A.N.C.L. Associazione Nazionale Consulenti del lavoro Sindacato Unitario - Unione Provinciale di Milano Sede: Via Aurispa, 7 - 20122 Milano tel. 02-58.31.72.41 - fax 02-58.31.02.53 All’interno 3° Congresso ANCL Lombardia La relazione introduttiva del Presidente di Nunzio 2 Gli Incontri del martedì 3 I messaggi di saluto: attestati di stima e amicizia, ma anche contributi di merito 8 Da Cernobbio il manifesto dell’Ancl Lombardia per la modernizzazione e la semplificazione dei rapporti di lavoro Q uando, la sera del 6 ottobre scorso Potito di Nunzio ha chiuso ufficialmente i lavori del 3° Congresso dell’Ancl Lombardia, i numerosissimi colleghi presenti hanno capito di aver partecipato a un evento molto importante. Importante per il sindacato che l’aveva organizzato, importante per la categoria che ancora una volta poteva dare di sé un’immagine di grande professionalità, ma anche, singolarmente importante per ognuno dei circa 800 consulenti che fin dal mattino avevano seguito i lavori con un’attenzione speciale, che rifletteva l’estremo interesse per i temi trattati. Con questo 3° Congresso - l’ultimo voluto, pensato e organizzato dalla Presidenza di Potito di Nunzio, il cui mandato scadrà l’anno prossimo – si conclude e compone un trittico di appuntamenti di studio che in questi 6 anni è riuscire a dare lustro al sindacato e alla categoria tutta. Più ancora delle due occasioni precedenti, quando erano stati trattati i temi dell’applicazione della legge Biagi, del contenzioso del lavoro e della responsabilità sociale delle imprese (nel 2004) e ancora dei tempi del lavoro e delle città, dei servizi e della mobilità (nel 2006), questo congresso ha messo a fuoco problematiche di grande complessità e attualità, che spaziano dalla necessità e impellenza di un nuovo diritto del lavoro, all’urgenza della semplificazione burocratica e amministrativa passando per la crisi di valori che, anch’essa, influisce negativamente e in modo frustrante sulle attitudini dei giovani e sulle potenzialità di sviluppo della piccola e media impresa. E’ stato un congresso dove volutamente si è parlato poco di politica, ma dove “alla politica” e alle istituzioni pubbliche in generale è stato fornito un copioso contributo di dati, proposte, esperienze per la risoluzione di problemi che spesso sono irrisolti da anni o che solo ora si cominciano finalmente ad affrontare. Anche i saluti portati al congresso dagli ospiti sono stati tutt’altro che formali e scontati, perché hanno saputo calarsi nello spirito del congresso e misurarsi non astrattamente con i temi previsti.

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PROTAGONISTI10.2008 nel mondo del lavoro

A.N.C.L. Associazione Nazionale Consulenti del lavoroSindacato Unitario - Unione Provinciale di MilanoSede: Via Aurispa, 7 - 20122 Milanotel. 02-58.31.72.41 - fax 02-58.31.02.53

All’interno

� 3° Congresso ANCL LombardiaLa relazione introduttiva del Presidente di Nunzio 2

� Gli Incontri del martedì 3

� I messaggi di saluto: attestati di stima e amicizia, ma anche contributi di merito 8

Da Cernobbio il manifesto dell’Ancl Lombardiaper la modernizzazione e la semplificazionedei rapporti di lavoro

Q uando, la sera del 6 ottobre scorso Potito di Nunzio hachiuso ufficialmente i lavori del 3° Congresso dell’AnclLombardia, i numerosissimi colleghi presenti hanno capito

di aver partecipato a un evento molto importante. Importante per ilsindacato che l’aveva organizzato, importante per la categoria cheancora una volta poteva dare di sé un’immagine di grandeprofessionalità, ma anche, singolarmente importante per ognuno deicirca 800 consulenti che fin dal mattino avevano seguito i lavori conun’attenzione speciale, che rifletteva l’estremo interesse per i temitrattati. Con questo 3° Congresso - l’ultimo voluto, pensato e organizzatodalla Presidenza di Potito di Nunzio, il cui mandato scadrà l’annoprossimo – si conclude e compone un trittico di appuntamenti distudio che in questi 6 anni è riuscire a dare lustro al sindacato e allacategoria tutta. Più ancora delle due occasioni precedenti, quandoerano stati trattati i temi dell’applicazione della legge Biagi, delcontenzioso del lavoro e della responsabilità sociale delle imprese(nel 2004) e ancora dei tempi del lavoro e delle città, dei servizi edella mobilità (nel 2006), questo congresso ha messo a fuocoproblematiche di grande complessità e attualità, che spaziano dallanecessità e impellenza di un nuovo diritto del lavoro, all’urgenzadella semplificazione burocratica e amministrativa passando per lacrisi di valori che, anch’essa, influisce negativamente e in modofrustrante sulle attitudini dei giovani e sulle potenzialità di sviluppodella piccola e media impresa.E’ stato un congresso dove volutamente si è parlato poco di politica,ma dove “alla politica” e alle istituzioni pubbliche in generale è statofornito un copioso contributo di dati, proposte, esperienze per larisoluzione di problemi che spesso sono irrisolti da anni o che soloora si cominciano finalmente ad affrontare. Anche i saluti portati alcongresso dagli ospiti sono stati tutt’altro che formali e scontati,perché hanno saputo calarsi nello spirito del congresso e misurarsinon astrattamente con i temi previsti.

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Un dibattito di altissimo livello, dunque, dove ilconfronto tra i partecipanti alle due tavolerotonde non è mai stato tra “discorsi” general-generici, ma è scaturito da analisi e tesidocumentate e argomentate, e questo anchegrazie al lavoro preparatorio dei due comitatiscientifici del congresso, composti da Colleghilombardi che non hanno lesinato tempo,impegno e passione nel corso di diversi mesi perraggiungere i rispettivi obiettivi. Da questolavoro e da questo congresso sono scaturite le 16proposte di revisione di leggi e di assetticontrattuali e quelle per un’ulterioresemplificazione degli adempimentiamministrativi che, insieme, costituiscono unaspecie di manifesto di ciò che dovrebbe – chepuò diventare – la regolamentazione giuridica diuna nuova stagione dei rapporti di lavoro,soprattutto nelle piccole aziende, e di una nuovastagione dei rapporti tra pubblicaamministrazione e liberi professionisti. Tra l’altro, e questa è un’assoluta novità, i temiproposti e sviluppati al congresso, sarannoapprofonditi presso l’Università Statale diMilano il prossimo 3 novembre, a suggellareancora una volta sul campo l’ormai proficuo econsolidato interscambio tra l’Ancl milanese elombarda e la comunità accademica. Anche inquesto, l’Ancl si riconferma nel suo ruolo diguida della categoria, di sua forza propulsiva ecapace di tracciarne le nuove rotte.

3° Convegno ANCL Lombardia

La relazione introduttiva del Presidente di Nunzio

Cari colleghi, evito di fare i ringraziamenti giàfatti dal collega D’Angelo ai quali ovviamentemi associo, i miei ringraziamenti vanno, inoltre,a tutti coloro che hanno lavorato perl’organizzazione del Congresso, a cominciare dalComitato scientifico, i cui componenti ringraziopersonalmente e sono: Luca Bonati, LuigiBraga, Maria Cantarella, Alberta Clerici ,Alessandro Cornaggia, Stella Crimi, DonatellaGerosa, Giancarlo Gervasini, Massimo Guaita,Paolo Lavagna, Maria Grazia Magni, PaolaMarchioni, Giuseppe Mastalli, GiammariaMonticelli, Mario Olgiati, Luca Paone,Armando Proia, Enrico Vannicola, SilviaVisconti. Un caloroso ringraziamento agli amiciDaria Bottaro e Eugenio Leoni che, con l’aiutologistico del collega D’Angelo, hanno saputopredisporre tutto quanto è organizzato per lagiornata odierna. Infine un grazie di cuore ainostri sponsors, che ormai sono i nostricompagni di viaggio.Abbiamo lavorato molto, predisposto, inviato eraccolto questionari, studiato i dati statistici diogni istituto di ricerca a partire dall’Istat, perproporre i dati, le analisi e le ricerche su cuidiscuteremo oggi. Ma il 3° Congresso dell’AnclLombardia non finisce oggi, comincia oggi macontinuerà il 3 novembre all’università Statale diMilano dove riproporremo i temi in discussione.Facciamo un richiamo, come per le vaccinazioni.

PROTAGONISTInel mondo del lavoro

PROTAGONISTINEL MONDO DEL LAVORO

ORGANO UFFICIALE DELL’A.N.C.L.(ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSULENTI DEL LAVORO)UNIONE PROVINCIALE DI MILANO

SEDE: VIA AURISPA, 7 - 20122 MILANO - TEL. 02-58.31.72.41MENSILE - REG. TRIBUNALE DI MILANO N. 884 DEL 20-12-88

EDITORE

A.N.C.L. UNIONE PROVINCIALE DI MILANO

VIA AURISPA, 7 - 20122 MILANO

TEL. 02-58.31.72.41 - FAX 02-58.31.02.53

DIRETTORE RESPONSABILE

MARTINA BONESCHI POZZI

COMITATO DI REDAZIONE

MARTINA BONESCHI POZZI, LUCA BONATI, DARIA LUCIANA

BOTTARO, BRUNO BRAVI, ALESSANDRO CORNAGGIA,BRUNO DI FRANCO, GIUSEPPE MASTALLI, POTITO DI NUNZIO,LUCIANA MANNO, LUCA PAONE, ENRICO VANNICOLA,GIOVANNI ZINGALES.

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I temi sono quelli che tratteremo oggi, ancheperché il 97 per cento delle imprese italiane hameno di 10 dipendenti, un dato di partenzaincontrovertibile e quello che ci siamo chiesti èse veramente la legislazione italiana tiene contodi questo dato; e, se è vero che la strutturaportante economico sociale dell’impresa italianaè di piccole e medie imprese, bisognacomprendere se i bisogni che questi soggettihanno sono soddisfatti oppure no. Con questo congresso vogliamo continuare lariflessione e dare il nostro contributo al mondo eall’indotto sociale delle piccole imprese, cosìscarsamente studiato dall’elaborazione statisticaed economica e generalmente poco affrontatoanche sugli organi d’informazione. Lo facciamonel solco di un’elaborazione avviata negli altridue precedenti congressi nei quali abbiamoaffrontato temi quali la Responsabilità socialedelle imprese, il contenzioso del lavoronell’ambito del processo civile, l’orario di lavoro,considerato soprattutto dal punto di vista deisuoi riflessi con i servizi pubblici offerti e i“tempi” delle città e della mobilità. Il tema che abbiamo voluto mettere al centro deinostri lavori quest’anno riguarda le piccole emedie imprese e i giovani e il loro futuro. La tesiche vogliamo dimostrare è che questi duesoggetti reali o potenziali della nostra economiasono quelli che soffrono maggiormente percarenza o addirittura assenza di una legislazioneche li ricomprenda, valorizzandoli, nelcomplessivo sistema economico del nostro paese. Quest’anno il dibattito avverrà principalmentecon due tavole rotonde, una modalità diconfronto che pensiamo possa focalizzare eapprofondire meglio le tematiche proposte,anche perché le tavole rotonde sarannocoordinate da due giornalisti particolarmentecompetenti.Nella prima tavola rotonda si parlerà non tantodel diritto del lavoro, ma della scelta di undiritto del lavoro come strumento di mediazionee di regolazione dei bisogni e degli interessi,spesso concorrenti e/o contrastanti, deilavoratori e delle imprese. Parleremo dellariforma salariale e della urgente non meno chenecessaria riforma dei modelli contrattuali.Come professionisti che svolgono un ruoloinsieme di consulenza e di terzietà dentro ledinamiche dell’impresa e dello sviluppo delle

risorse umane ci chiediamo, e abbiamo chiesto,quali modifiche debbano essere apportate oggi aldiritto del lavoro affinché sia reso ancora piùfunzionale, affinché non rappresenti un freno,ma un volano per la crescita delle imprese e dellecondizioni di lavoro.Introdurrò brevemente i dati delle ricerche cheabbiamo condotto. Alle aziende abbiamo chiestoperché le nostre imprese non crescono. Ci hannofornito una serie di risposte che si possonosintetizzare:• difficoltà di accesso al credito• evitare di superare la soglia di 15 dipendenti• difficoltà di reperimento delle risorse umane• eccessivo costo del lavoro.Con riferimento al costo del lavoro le aziende cihanno indicato, tra i più pesanti, l’assenteismoche è un fattore pesante per le piccole impreseperché si sente molto di più che in una grande,ed è evidente che se in un’azienda di 5, 6, 7persone manca un dipendente manca una buona

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INCONTRI DEL MARTEDÌ - NOVEMBRE 2008Ore 19,00 - Presso la Sala del “Circolo Salvadanèe”

Via De Amicis, 17 – 20123 Milano

• MARTEDÌ 4SOSPESO

• MARTEDÌ 11 Incontro aperto anche ai non iscrittiFondoprofessioni: Le opportunità di formazionegratuita per gli studi professionali

Relatore: Franco Valente - Direttore Fondoprofessioni

VALIDO AI FINI DELLA FORMAZIONE CONTINUACONFERMARE LA PARTECIPAZIONE A

[email protected]

• MARTEDÌ 18Apprendistato professionalizzante econvenzione con ASF: come si redige il PFI -esempio pratico di compilazione on-line

Relatore: Antonio Sassi - Direttore ASF

• MARTEDÌ 25Le novità in materia ispettiva e attività di vigilanza

Relatore: Maurizio Tellini - Dirigente l'Area di coordinamento- Aziende e Vigilanza

VALIDO AI FINI DELLA FORMAZIONE CONTINUACONFERMARE LA PARTECIPAZIONE A

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percentuale di manodopera. Eccessivo anche ilcosto per la formazione, sia in fase di ingressosia in fase di mantenimento della formazionecontinua. Su questo noi invitiamo i fondiprofessionali a dare un supporto ai piccoliimprenditori e ai piccoli studi, a dare unsupporto attraverso questo meccanismo diformazione continua. E poi altri due aspetti,quello della sicurezza dei dipendenti, che per lapiccola impresa è un costo onerosissimo: metterein sicurezza è un fatto morale e civile ma leaziende soffrono eccessivamente questi costi. Edinfine il costo della burocrazia.

Ancora abbiamo chiesto alle piccole impresequali sono gli ostacoli incontrati per assumere igiovani. Il primo ostacolo, ci è stato risposto, èquello della inadeguatezza della formazione, cioèle imprese non trovano lavoratori adeguatamenteformati, e poi c’è la scarsa propensioneall’apprendimento e il rifiuto dei lavori manuali,anche di quelli artigianali e artistici. A questo punto ci siamo rivolti ai giovani eabbiamo chiesto quali sono le loro aspettative.Dalle loro risposte emerge che la maggioranzavuole un lavoro subordinato, non importa diquale tipologia. Vogliono lavorare in una grandeazienda, e rifiutano le attività manuali emanifatturiere e rifiutano la mobilità geografica,se non minima. Abbiamo chiesto loro che cosa siaspettano dal lavoro e ci hanno risposto inquest’ordine: reddito, carriera, stabilità,ambiente di lavoro confortevole, flessibilitàdell’orario, possibilità di formazione e, perultimo, un lavoro in linea con la formazionescolastica e questo è un problema perché laformazione scolastica non è quasi mai adeguata.

La seconda tavola rotonda invece si confronteràsui temi del mercato del lavoro, che cosachiedono le aziende e che cosa risponde e offrein termini di professionalità chi cerca lavoro. Inquesta tavola rotonda ci siamo spinti di più sugliaspetti sociali, sull’interazione scuola, famiglia,lavoro, sul rapporto in qualche caso perverso fracosto della vita e costo del lavoro e redditofamiliare, che è un grosso problema. Mavogliamo parlare in positivo anche delle nuoveopportunità di lavoro che offre questa nostrasocietà che si va terziarizzando sempre di più,ma che non sempre è in grado di valorizzare le

proprie ricchezze, come l’arte, il turismo, lacultura, l’agricoltura. Pensiamo sempre esoltanto all’industria, industria che stascomparendo. Oggi stiamo attraversando una crisi che noncoinvolge solo le imprese, ma più in generalemilioni di lavoratori - crisi dei mutui, la bollafinanziaria, la crisi dei mercati - ma noivorremmo andare oltre nella nostra riflessione,per capire come intervenire sulla crisi dei valoridella nostra società: la crisi della famiglia, dellascuola e delle relazioni che intecorrono traqueste istituzioni e il mondo del lavoro. Perchéuna società non può funzionare quando chi hadelle responsabilità cerca di scaricarle sugli altri.E mi riferisco alla famiglia, che non trasmettepiù i valori di base e ritiene che il resto lo debbafare la scuola; alla scuola, che non forma allavoro e pensa che sia il lavoro che dia laformazione idonea; al lavoro, che non sipreoccupa di ciò che succede in famiglia e ascuola. Quindi, sicuramente bisogna discutere diquesti aspetti. E’ chiaro che la società non puòfunzionare a compartimenti stagni, dove lafamiglia non si preoccupa del lavoro edell’istruzione dei figli; dove l’università non sipreoccupa della famiglia e del lavoro; dove ilmondo del lavoro non si preoccupa della scuolae della famiglia. Dobbiamo tornare forse un po’indietro, coinvolgere le strutture e ricreare ivalori che, ahimè, la società post sessantottina hain qualche modo distrutto: la meritocrazia, ilsenso del dovere e della responsabilità, il rispettodei ruoli e delle funzioni, la tolleranza e lapropensione all’ascolto, solo per citare alcunivalori di cui si sono perse le tracce. Ma anche l’imprenditore non può guardare soloal profitto, ignorando i problemi sociali, acominciare da quelli dei suoi dipendenti. Suquesto versante abbiamo discusso nei precedenticongressi della responsabilità sociale delleimprese, che sembra già un argomento passato dimoda, ma è ancora tutto da scrivere. Così, innome del profitto facile, molti imprenditorihanno finito col perdere il gusto di fare impresapreferendo investire nel sistema finanziario edella rendita, sbagliando in questo momento.Credo che certe scorciatoie vengano prese ancheperché l’impresa, specie se piccola, non è aiutataa crescere dalle difficoltà di accesso al credito,dalla mancanza dei servizi e delle infrastrutture.

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Non si può essere competitivi quando la piccolaazienda non è aiutata con delle infrastruttureanche di carattere informatico. Per questo, oggipiù che mai, lo Stato invece di investire consovvenzioni a pioggia deve finanziare validi einnovativi progetti ad alto valore aggiunto. Volevo infine mostrarvi delle tabelle cheraffigurano i dati occupazionali, o meglio letipologie dei contratti maggiormente utilizzatinelle piccole imprese della lombardia. Ilcampione è significativamente ampio e loabbiamo confrontato con la stessa rilevazioneche abbiamo effettuato due anni fa. Come sivede, la piccola impresa ama il lavoro stabile, atempo pieno e indeterminato Credo che abbiamo sufficienti argomenti per ildibattito. Questi sono i punti in discussione, maconsentitemi ora di aggiungere qualcosa sullanostra attività professionale.Oggi abbiamo finalmente una buona immaginepubblica e istituzionale, bisogna dare atto alConsiglio Nazionale dell’Ordine del buon lavorofatto fin qui, ottima la comunicazione, anche sequalche volta è un po’ propaganda. Non cisiamo ancora con la burocrazia. In sala ci sonotanti amici delle direzioni del Lavoro, dell’Inail,dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate: con loro ciconfrontiamo spesso e soffriamo insieme della

carenza organizzativa della macchina statale.Non ci siamo ancora, siamo ancora in affannocon gli adempimenti, eppure avremmo bisognodi liberare la nostra attività, liberare noi, ilavoratori e le imprese. Abbiamo dei seriproblemi - mi rivolgo all’Agenzia delle Entratecon cui pure il rapporto è buono - ma siamo inaffanno a volte perché alcuni dati debbono essereripresi più volte. Noi siamo tra le professionigiuridico amministrative quella chemaggiormente trasmette dati all’amministrazionepubblica. Però la Pubblica Amministrazione nonci può continuare a richiedere sempre gli stessidati a confrontarli, a quadrarli, perché tuttoquesto diventa problematico nei rapporti anchecon i clienti.Ringrazio anche la segreteria generale del nostrosindacato che in questi ultimi periodi ha presoposizioni anche rigide su alcuni aspetti.E un grazie anche il ministro Sacconi perl’attività di semplificazione che ha iniziato,cominciando dall’abolizione del libro paga ematricola. Una cosa importante: abbiamo unlegislatore che cerca di semplificare e poivediamo che la relativa circolare del ministero cicomplica la vita. Anche su questo bisognacominciare a ragionare. Faccio solo due esempi.Il libro unico del lavoro, novità assoluta del

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decreto legge della cosiddetta manovra estiva,prevede l’abolizione di tutta una serie didocumenti di lavoro: va benissimo. Nonprevede, però, di iscrivere nel libro unico dellavoro i lavoratori somministrati, questo la legge;il ministero del lavoro - non capisco perché -nella sua circolare vuole che iscriviamo tutti ilavoratori somministrati, e cioè di fare unascritturazione inutile, che appesantisce la nostraattività e appesantisce anche il costo per leimprese: e non si può poi sbandierare ladiminuzione di costo addirittura del 56% dellatenuta del libro paga! Altro problema è ilperiodo transitorio, perché il libro unico dellavoro andrà a regime il gennaio prossimo. LaCircolare ministeriale afferma che il libro pagaattuale, nelle sue sezioni paga e presenze, deveessere tenuto con le nuove modalità! A questopunto non si capisce il perché visto che siamo inregime transitorio; se fosse vero, sia noi che leaziende saremmo tutti sanzionabili perché nonriportiamo i dati dei somministrati o i dati dellenote spese sul libro unico del lavoro. Bisognadire al ministero di non introdurre nelle suecircolari argomenti che il legislatore non havoluto. Quindi, se l’obiettivo del legislatore èquello di semplificare cerchino gli interpreti, iministeriali, gli studiosi, gli autori di noncomplicarci la vita, cerchino la via più semplice.In questo senso non si può neppurecomprendere la, peraltro giusta, circolare in temadi vigilanza: il ministro Sacconi ha invitato gliispettori ad avere un approccio diverso,approccio che era contenuto già nel decretolegislativo 124 di riforma dei servizi ispettivi, ecioè un approccio di collaborazione con iconsulenti e le imprese abbandonando il criteriorepressivo e la spasmodica ricerca dei formalismigiuridici. Ma non sarebbe stato meglio se la legge avessetolto qualche sanzione invece di auspicarel’approccio morbido dell’ispettore? Che fal’ispettore di fronte alla mancata scriturazione diun dato? Chiude un occhio? Secondo me, sevogliamo semplificare, bisogna abolire le normeinutili e le relative sanzioni.

Per quanto riguarda la nostra professione, ladomanda ce la facciamo sempre: quando latoglieranno? L’Europa spinge per lasemplificazione degli Ordini professionali e il

loro accorpamento. I nostri vertici nazionalipotranno oggi dirci qualcosa su ciò che succedea Bruxelles. La preoccupazione esiste, anche senoi ci occupiamo di un settore molto delicato, dimantenere i rapporti di lavoro in una situazionedi equilibrio e di non conflittualità, e soprattuttodi garantire la fede pubblica e la legalità perchéin gioco non c’è solo la retribuzione di ognimese, ma anche il futuro previdenziale deilavoratori. Ancora due piccoli cenni su casa nostra, acominciare dalla situazione del nostro ente diprevidenza. Sulla riforma varata abbiamo discussomolto e anche se la Lombardia non l’haappoggiata - ma non perché non la volessimo, anziavremmo voluto fare di più - la vera riforma saràquella da fare nel 2010. Quello che è importante èstata la previsione di una previdenza modulare cheavevamo richiesto noi, proprio da qui, due anni fa,cioè la possibilità di contribuire al nostro ente diprevidenza avendone la totale deducibilità fiscale eindipendentemente da quello che versiamo. L’altroproblema, spero che il Presidente Miceli ci daràqualche notizia, è la vicenda della LehmanBrothers che ha visto coinvolto anche il nostroEnte. Il nostro presidente ci ha già scritto dicendoche il nostro non è un coinvolgimento eccessivo,speriamo che sia così. Concludo sulla nostra associazione. Lo scorsoanno abbiamo celebrato il congresso nazionale, nelquale abbiamo fatto i pacieri per porre fine alledivisioni interne. Oggi il sindacato non ha ancorariacquistato la propria identità e dobbiamolavorare ancora meglio per governare tutti iprocessi della nostra categoria perché, come sapete,il motore pulsante della categoria è il nostrosindacato, è l’Ancl, non è né l’Ordine né l’Enpacl.

Cari colleghi, questo congresso segna virtualmentela fine del mio mandato essendo questo l’ultimoincontro che avrò con voi, almeno in questa veste.Infatti, tenendo fede ai miei principi e ad alcuneregole comportamentali non scritte, lascio questoincarico nel 2009 dopo due mandati. Restandosempre a disposizione della categoria per quelloche può essere il mio apporto. Un calorosoabbraccio a tutti voi e un grazie per il supportoche date alla nostra associazione, unico e veromotore della categoria. Grazie mille.

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I messaggi di saluto al congresso: attestati di stima eamicizia, ma anchecontributi dimerito

Nel corso del 3° Congresso AnclLombardia di Cernobbio sono statirivolti direttamente ai partecipantinumerosissimi messaggi di saluto. Nellamaggior parte dei casi non si è trattatosoltanto di saluti formali ma di attestatidi stima, di amicizia, quando non sonostati veri e propri contributi nel meritodei temi in discussione. Ecco perchéabbiamo voluto riportarli: in questonumero pubblichiamo quelli diFrancesco Longobardi, MarinaCalderone, Vincenzo Miceli e GaetanoStella, nel prossimo numero tutti glialtri.

All’inizio dei lavori, come da tradizione,il Collega Franco D’Angelo ha portato aicongressisti il saluto dell’UnioneProvinciale di Como dell’Ancl. Dopo dilui, il Presidente Gianni Zingales, anome del Consiglio Provincialedell’Ordine di Milano e della Consulta

dei Presidenti provinciali dellaLombardia, ha portato i saluti oltre che adi Nunzio, “al suo gruppo, che haformulato e analizzato i temi congressualiche oggi discuteremo senza dar lorocarattere ideologico o politico, ma inmodo concreto e serio per proporli alleistituzioni, con l’obiettivo di farfunzionare il sistema Italia nel miglioredei modi”, ha detto. Ecco di seguito alcuni interventi disaluto portati al Congresso.

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PROTAGONISTInel mondo del lavoro

Nella foto in alto: Gianni Zingales.Qui sopra: Franco D'Angelo.

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Francesco LongobardiSegretario nazionale Ancl

Cari Colleghi, il mio personale saluto e quellodel Consiglio Nazionale dell’Ancl a tutti Voi eagli Ospiti di questo Congresso. I temiassegnati ai lavori che si svolgerannonell’occasione odierna, sono tutti di ampiorespiro e certo il dibattito che ruota attorno alledelicatissime questioni del mercato del lavoro, della professione, dellamodernizzazione e della scuola non può esaurirsi in un’unica giornata. Consentitemiquindi, di toccare in questo mio breveintervento, questioni che stannoimmediatamente a cuore del Sindacato e dellaCategoria tutta . Mi riferisco alla recente abolizione del libromatricola, alla riforma delle professioni, alle regole del mercato del lavoro, alla riformadel processo del lavoro. Parto proprio da quest’ultimo per riferireall’Assemblea – come peraltro tempestivamente reso noto attraverso i nostristrumenti di comunicazione – che l’incontro con il Ministro Alfano tenutosipochi giorni fa, non può che renderci moderatamente ottimisti. La condivisione di un progetto di riforma cheabbracci le categorie professionali economico-giuridiche compresa ovviamentequella dei Consulenti del Lavoro, appare andare nella giusta direzione: e se è questa lastrada da intraprendere, è evidente che anche altre categorie professionali che hannocaratteri di analogia, potranno adottare

il medesimo criterio di accorpamentonormativo. Se ne trae, quindi, che è stata speriamo definitivamente abbandonata la stradache riteneva di poteva riformare tutte le professioni in un solo colpo, deludendo tuttele professioni e non valorizzandone alcuna. Strada questa che tuttavia ha vistoimpegnato per anni anche il Sindacato nella pronta evidenziazione delle disfunzioniche una riforma unica e complessiva avrebbe comportato. Guardiamo quindi coninteresse e leale disponibilità al progetto Alfano in materia di professioni economicogiuridiche entro le quali collocare utilmente e con pari dignità quella deiConsulenti del Lavoro, auspicando che dai progetti si passi sollecitamente ai fatti,nell’interesse della modernizzazione ed adeguamento della nostra professione alprogresso del mercato interno e agli indirizzieuropei. Proprio con riguardo al nostro ordinamentointerno, ne consegue l’altrettanto nostro diretto interessamento alla riforma del processodel lavoro. L’ampliamento delle competenze e della professionalità non passasolo attraverso l’evoluzione del mercato del lavoro, ma anche attraverso la presenza ed ilprotagonismo nel governo di tutti i fenomeni ad esso connessi. La funzione adesempio conciliativa – già attribuita alle commissioni di certificazione presso i collegiprovinciali – va individuata anche nel singolo consulente del lavoro, che potrebbepromuovere e attuare la composizione bonaria anche con l’ausilio di sistemi premiali(fiscali o contributivi) da riconoscere alle parti che intendono aderire alla procedura.Non tralasciando però la possibilità ripetutamente sottoposta al legislatore, didivenire parte attiva tanto nel processo del lavoro quanto nella fase stragiudiziale;insomma, la nostra posizione a riguardo è estremamente chiara: il tessuto economico nonpuò ulteriormente soffrire delle lungaggini giudiziarie che erodono energie,tempo e risorse delle imprese. Se quindi davvero si vuole perseguire un realeeffetto deflattivo del contenzioso, non può non passarsi attraverso la diretta opera dichi quotidianamente già assiste le imprese ed i

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loro dipendenti. Non coinvolgere ancora ilConsulente del Lavoro in questa partita,significherebbe non contribuire alla concreta soluzione dellaproblematica, che si arenerebbe come tanti tentativi normativi adottati in passato. Quanto ai nostri rapporti con la PubblicaAmministrazione ed agli organi di vigilanza: la recente direttiva Sacconi, inparticolare nella parte in cui rimarca i corretti rapporti che devono esserci tra soggettovigilato e soggetto vigilante, tra personale ispettivo, imprese e Consulenti, nonpuò che trovare tutto il nostro consenso. In tal senso, la direttiva del Ministrova letta come un primo ma deciso passo per far intendere a tutti gli organi divigilanza che il Consulente del Lavoro non è, non è mai stato, né può essere visto comel’antagonista della vigilanza o il soggetto nemico. Anzi. I consulenti del lavoro perpropria natura professionale sono i primi a promuovere il lavoro regolare, ad essereantagonisti del lavoro nero, ed a promuovere la genuinità dei rapporti di lavoro. Le verifiche quindi vanno operate giustamenteper portare alla luce situazioni fraudolente o elusive, ma ciò non può avvenirecon abusi nell’esercizio dei poteri ispettivi o con arroganza. Il rispetto richiestodal Ministro Sacconi nei rapporti tra i soggetti attori dell’ispezione è sacrosanto. Mavoglio sperare che al di là del testo scritto, si svegli la responsabilità di tutti idirigenti delle amministrazioni preposte alla vigilanza affinché i rispettivi dipendentivengano adeguatamente formati ad attenersi alle istruzioni ministeriali. Senza una realetrasposizione coscienziosa dei dettati della direttiva nelle realtà degli uffici periferici,avremo solo un proclama di intenti che poco inciderà sulle procedure, e checontinuerà a generare contenzioso su contenzioso. Mi affido quindi al Sig. Ministro– ritengo a nome di tutto il Sindacato e della Categoria – affinchè egli vigili sullaconcreta applicazione del suo volere. Non mancherà, il Sindacato, di vigilare sull’interoterritorio nazionale per segnalare e perseguire senza indugio comportamentidifformi dalla direttiva ministeriale.

L’uniformità di procedure e la certezza deldiritto sono condizioni irrinunciabili per un Paese normale: riconosciamo ampiamenteche la direttiva si muove in questa direzione, spero seguita nei fatti da quanti, poi,la devono materialmente applicare.Concludo con qualche osservazione sullaabolizione del libro matricola e l’introduzione del libro unico. Se l’intento èeffettivamente quello della semplificazione, la mia osservazione è che lastessa non può essere solo il titolo di un provvedimento ma deve essere sostanza. Honotizie dirette da colleghi che nonostante il periodo transitorio in essere, poco è cambiatoda parte degli organi di vigilanza: si continua a chiedere il libro matricola, si chiedel’immediata esibizione delle comunicazioni di assunzione, non si informasulle finalità della ispezione né sulla possibilità di farsi assistere dal Consulente delLavoro. Non sono queste le prerogative sulle quali può essere fondata lariforma documentale dei rapporti di lavoro che i Consulenti chiedevano da tempo. Noi siamo in grado di leggere ed applicare lenorme, le direttive e le istruzioni ministeriali, adeguarci tenendo da parte ipropri convincimenti personali: allo stesso quadro normativo sono chiamati a risponderegli organi di vigilanza della pubblica amministrazione, le quali – neanche a loro –può essere consentita la discrezionalità su questa o quella disposizione.L’Ancl vuole auspicare che questo momento dipassaggio estremamente importante –sia con riguardo alla gestione dei rapporti dilavoro sia con riguardo alle nuove modalità ispettive – sia colto dagli organipreposti per avviare fattivamente una nuova fase organizzativa dell’azione di vigilanza dellapubblica amministrazione. Noi che spesso soffriamo per i ritardi della pubblicaamministrazione, ora attendiamo un repentino cambio di pagina: di quelli chevogliamo toccare con mano e per il quale uno Stato moderno, che vuol liberare il lavoro,non può non liberarsi da sistemi ed organizzazione retrogradi che imbrigliano laprofessione, il lavoro e lo sviluppo del paese.

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Marina Calderone,Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine

Grazie dell’invito, grazie a Potito di Nunzio peraver invitato il Consiglio Nazionale. I temi diquesto congresso sono estremamenteinteressanti. Noi siamo consapevoli del ruolosociale che rivestiamo. “Un diritto del lavoroper il futuro dei giovani e delle Piccole e MedieImprese”: nel tema di questo congresso c’è ilmessaggio di una categoria che ha iniziato afare un percorso di riaffermazione della suaidentità. Noi siamo tra le professioni dell’areagiuridico-economica forse la più giovane e lapiù dinamica perché ci occupiamo proprio diun tema fondamentale come è quello dellosviluppo del lavoro. E di fronte a quelle chesono le sollecitazioni di questi giorni, le analisidell’Istat sui dati del secondo semestre del 2008noi abbiamo parecchi interrogativi da porci:cresce l’occupazione, ma per l’85% èun’occupazione di extracomunitari perchéabbiamo un forte ingresso di stranieri in unasocietà che sta cambiando e diventandomultirazziale; cresce l’occupazione femminile econseguentemente aumentano i contrattiflessibili, aumenta il part time, aumenta iltempo determinato. Queste sono tutteriflessioni che è importante fare perché sonocollegate al problema dei giovani, al lorofuturo: giovani che escono dall’università conuna laurea e con il desiderio di cimentarsiimmediatamente con il mondo del lavoro, ma

che dopo cinque anni non hanno niente nelloro curriculum, nessuna attività significativa.Come categoria abbiamo fatto un percorso e iouna piccola strada e ho visto non tanto unprogetto di comunicazione e di immagine,perché se non c’è la sostanza noncomunichiamo, non vendiamo nienteall’esterno. Invece abbiamo saputo valorizzare lenostre risorse e il nostro patrimonio culturaledi categoria. Abbiamo un rapporto con leistituzioni e il mondo politico che tiene contodi quella che è la sensibilità sociale deiConsulenti del lavoro. Oggi noi abbiamo dellealtre sfide da portare avanti. A fronte di unariforma del titolo di studio che siamo riusciti araggiungere, dobbiamo crescere ancora versouna ulteriore qualificazione della nostra offertaprofessionale. In Parlamento oggi ci sono deiprogetti di legge che parlano di Conciliazione edi arbitrato e parlano del ruolo dei Cdl.Quando qualcuno mi chiede: siete contenti diquesto riconoscimento?, io dico sì, ma nonperché è un’ulteriore esclusiva, questo non miinteressa, ma perché è il riconoscimento di ciòche cerchiamo di fare nel quotidiano quandodisinneschiamo le cause di un possibilecontenzioso o mettiamo pace nel conflitto tralavoratori e datori di lavoro. Noi abbiamoun’importante attribuzione: abbiamo acquisitola possibilità di aprire le commissioni dicertificazione dei contratti di lavoro presso inostri consigli provinciali. E’ stato, nel 2006,uno dei primi atti di questa consiliatura che hopresieduto e mi fa piacere ricordarlo perchéquell’emendamento porta la firma di un nostrocollega di Brescia, il senatore Maninetti, che ciha dato una mano a portare avanti quello cheper noi era l’inizio di un percorso per metterein evidenza il fatto che noi vogliamoimpegnarci affinché nei nostri tribunaligiacciano il meno possibile le pratiche e lecause di contenzioso, e vogliamo evitare che siaalimentato quel contenzioso del lavoro che èinutile e che a volte è frutto di un’attivitàsbagliata, perché a volte bisogna saper anchefare autocritica tra professionisti.Noi siamo impegnati in questo, come siamo

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impegnati in un processo che disegni lacategoria come una categoria consapevole diquello che è il suo ruolo nello sviluppo, nelpotenziamento e nella valorizzazione delcapitale umano d’impresa. Che non è una cosada poco. Oggi noi abbiamo sette milioni dirapporti di lavoro gestiti dai nostri studi, chevengono essenzialmente dal mondo dellepiccole e medie imprese, cioè dal 90 per centodel tessuto produttivo italiano. E dice bene diNunzio quando ricorda che questo forse è ilsegmento di mercato meno protetto, menotutelato, in cui ci sono delle condizioni didisagio maggiore. Ed è bene affrontare questotema per dare agli operatori la possibilità didare risposte. Perché qualche volta la difficoltàper noi è di dare risposte sia ai datori di lavoroche ai lavoratori, perché di fronte a delle normeche noi stessi giudichiamo inique, inadatte,scorrette o fatte male, poi trovare la ratio, lagiustificazione, cercare di convincere i nostriinterlocutori della bontà di quella normadiventa sempre più difficile. Eppure tutto ilprocesso di modernizzazione della pubblicaamministrazione per quel che riguarda l’areagiuridico-economica è stato fatto anche con ilcontributo importante dei consulenti dellavoro. Qualcuno si domandava se fosse giustoo meno mettere on line i redditi dei cittadiniitaliani, io ho pensato che quei redditi sonoandati on line perché all’Agenzia delle Entratesono stati forniti dai professionisti dell’areaeconomica in un grande processo disemplificazione che abbiamo fatto. Credo chela semplificazione sia un argomento importantesu cui la categoria deve spendersi, al di là diquelli che possono essere gli interventi inizialisu questo fronte. La semplificazione in materiadi lavoro è una cosa determinante perché glioneri indiretti ricadono sulle aziende in modoincredibile. Oggi noi diciamo che in Italia ilcosto del lavoro ha raggiunto il 70% dell’interomonte dei costi delle aziende. In quel 70%dobbiamo considerare tutti quegliadempimenti inutili che gravano sulle nostreaziende e che non arricchiscono i professionistiperché ormai non si fa più la parcella tenendo

conto del singolo foglio di carta che si va acompilare. Oggi gli adempimenti inutili sono illacciuolo che sta stringendo al collo le nostreaziende e allora io vedo come positivo l’iniziodi una campagna per la semplificazioneamministrativa in materia di lavoro. Il nuovolibro unico è un argomento su cui ciconfronteremo nei prossimi mesi. Le leggi nonle scrivono i Consulenti del lavoro non le scriveMarina Calderone, non le scrivono i 23 milaconsulenti del lavoro, altrimenti forse leavremmo fatte in modo diverso, ma sono fruttodi compromessi tra le parti sociali, tra i variattori del mondo del lavoro. Il nostro ruolo èquello, comunque, di fare sempre i grilliparlanti e dire al ministro e ai suoi uffici quelleche sono le cose che si possono migliorare equesto è il lavoro che farà ancora il ConsiglioNazionale. Essere impegnati vuol dire metterela nostra professionalità al servizio delleistituzioni ma anche poter esercitare la libertàdi dire le cose. Questo vuol dire che una buonanorma si può migliorare tenendo inconsiderazione le istanze che vengono dalleaziende e dai professionisti e il compito deidirigenti di una categoria non è di condannareuna norma ma di cercare di migliorarlanell’interesse di tutti quanti. Io credo che ilpercorso da fare sia ancora lunghissimo e passiattraverso una nostra riforma interna dellaprofessione, del praticantato, dell’esame di statoperché noi oggi ci confrontiamo con deigiovani laureati nell’area delle disciplinegiuridico-economiche a cui dobbiamo daredelle risposte, a cui dobbiamo dire che nonpossono iniziare a fare una professione a 35anni ma che invece devono entrare nel nostrocircuito professionale per spendere le nostreenergie. Dovremo fare degli interventi affinchési applichi il percorso della libera professione eallora ragionare sull’esame di stato in provaunica nazionale, ragionare su un praticantatoche possa essere fatto anche durante gli studiuniversitari, credo che sia il giustocollegamento col mondo dell’università, che ètotalmente staccato dal mondo del lavoroaltrimenti non ci sarebbe quella proliferazione

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di titoli di laurea che fanno venire il mal ditesta quando ne leggi l’elenco perché non è maiun elenco definitivo. Oggi stiamo rischiano dicreare nuova disoccupazione intellettuale,perché oggi sono tutti laureati in scienza dellecomunicazioni e noi che facciamo selezione ericollocazione professionale non sappiamo doveandare a impiegarli. Io credo che si debbastringere un patto di ferro tra sindacati,aziende, professionisti e governo, un patto diferro per l’Italia, per una nuova cultura dellavoro. Io credo che ognuno possa fare la suaparte se sapremo essere consapevoli che ognunodi noi ha un ruolo importante nello sviluppodella nostra economia, ma deve anche essereconsiderato per ciò che può portare e senzapregiudizi. Io sono molto onorata di aver fatto un percorsodi tre anni insieme a una squadra bellissima emeravigliosa che ha consentito alla nostracategoria, credo, di avere un’ottima immaginepubblica, ma soprattutto di veicolare gli ottimiprodotti che la categoria sa fare. E nello stessotempo devo dire grazie a tutti quanti voi per lafiducia, per il fatto che nelle vostre province miavete sempre accolto nel modo migliore, inamicizia, e poi questo è il grande patrimoniodei consulenti del lavoro. Il 25 di ottobre,come sapete, ci saranno le nuove elezioni per ilrinnovo del Consiglio Nazionale, io devo diregrazie ai Consigli Provinciali, grazie alsindacato nazionale di categoria, l’Ancl-Sindacato unitario perché ha pensato e ritenutodi ricandidarmi come capolista, devo diregrazie a chi farà parte della lista e a chi ha datola sua disponibilità. Io credo che la squadra deiconsulenti del lavoro avrà ancora importantitraguardi da raggiungere e se sapremo essereuniti con il nostro motto che è quello della lista“Uniti nell’identità” allora i distinguo interninon saranno necessari, ma sarà necessario soloquel messaggio che noi mettiamo al servizio delnostro paese e della collettività e che sta scrittolì: “Un diritto del lavoro per il futuro deigiovani e delle Piccole e Medie Imprese”, quelloè importante, l’importante è la nostra identità.Grazie, colleghi.

Vincenzo Miceli Presidente Consiglio di AmministrazioneENPACL

Signori della Presidenza, colleghe e colleghi, certoin un momento come questo avere un congressoche riguarda il diritto del lavoro nella piccola emedia impresa è importante, direi quasicoraggioso.Però è importante proprio in momenti comequesto - e ne va dato atto a chi ha organizzatoquesto congresso – che noi consulenti esprimiamoil nostro pensiero: ci hanno insegnato che neimomenti di difficoltà ci si debba attrezzare peressere pronti alla ripresa. La tavola rotonda è statainteressante come l’intervento di Potito, io in unconsesso di una grande regione come laLombardia, che riesce a mobilitare tantepersonalità e tanti colleghi, vorrei dare le risposteche voi tutti aspettate e dire, per cominciare, chenon dobbiamo dimenticarci che nella norma sullalaurea c’è una norma transitoria che prevede chetutti quelli che hanno superato gli esami, i vecchiesami, possono presentare la iscrizione prima chescatti definitivamente l’obbligo del diploma dilaurea. E’ un’occasione che non bisogna perdereintanto perché potremmo attingere a un bacinoche è quello di alcuni abusivi e, secondo,potremmo nella vacazio della ripresa degli esami,in quel periodo transitorio in cui avremo qualchecalo di iscrizione tra i praticanti poter avere unacostante di iscrizioni che ci permette - ecco la prodomo mea – la copertura previdenziale fino allapiena ripresa degli esami per i laureati. Detto

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questo, tutti in Italia, 22 mila e rotti colleghi,aspettano non dico più una risposta perchél’abbiamo scritto e pubblicato sul sito. A questoproposito sento il dovere di ringraziare tutti icolleghi che mi hanno risposto con maturità ecoscienza e tra questi mi sento di annoverarePotito di Nunzio, Maria Gheido ed altri colleghiche hanno nei loro comunicati detto che erano aconoscenza dell’attuale momento delicato. Chi siè mosso su un altro terreno l’ha fatto per interessedi parte e non generale. Cari colleghi, credo che la prima cosa che devodire è che per quello che è accaduto fino a oggiper il nostro ente non vi sono riflessi sulla stabilitàdel suo equilibrio finanziario. In assoluto perchénoi, abbiamo una sola obbligazione Lehman, èstata fatta nel 2004, e ancora la mattina del 15 incui i dirigenti della Lehaman sono andati adepositare i documenti, la Lehman veniva ancoraclassificata dalle maggiori società di rating comeA+. Ma lasciando stare i rapporti internazionali diquesta società, anche la nostra ABI, l’Associazionedelle banche italiane, lo stesso giorno riportavatestualmente che le obbligazioni Lehman sono “abasso rischio”. E’ una sola obbligazione che noiabbiamo con un istituto bancario ed è logico chesu questo avremo una perdita, quanto sarà ilritorno non ve lo so dire, ma siamo a cifreveramente bassissime. Per quanto riguarda il resto,per fortuna nostra e devo dire grazie allacommissione che abbiamo istituito presso l’ente,al CdA e per ultimo al Presidente che sono io,abbiamo avuto sempre una riserva nel fare gliinvestimenti. Noi avevamo soltanto dalla Lehmanalcuni altri investimenti che venivano da leigarantiti soltanto per il capitale, ma dal punto divista di struttura no, perché una delle struttureche abbiamo come garanzia noi l’abbiamoaddirittura in una emittente di rating AAA qualeè la General Electric, la più grande multinazionaledel mondo, che non ha niente a che vedere con laLehman, ma era soltanto quello che avevamochiesto come ulteriore garanzia. Chi conoscequesto CdA e chi conosce il presidente sa che iocammino coi piedi di piombo, è la mia cultura,sono figlio di operaio e so che una lira va difesa erisparmiata al massimo. E poi vi devo dareun’altra notizia: quella obbligazione Lehman dicui vi accennavo prima è un’obbligazione a debito

di massima qualità cioè è un’obbligazione senior agaranzia del capitale, quindi noi saremmo tra iprivilegiati nel momento in cui la Lehman avràun provvedimento definitivo. Detto questo,colleghi, non abbiamo nient’altro ma chi oggi sivuole nascondere con la testa sotto la sabbia puòdire quel che vuole, ma qui ci sono lo StatoItaliano, le regioni, le province, i comuni italiani,c’è anche Mediaset e grosse banche italiane e oggidevo dire per onestà che mi fa tremare di più -perché lì il rapporto è maggiore - l’Unicredit, chein questi giorni ha ballato un po’ di rock’n roll edi charleston, ma senza mai mettere in dubbio lasituazione finanziaria del nostro ente. Io vedo cheoggi, colleghi, proprio perché siamo consulenti,perché professionisti e perché vediamo in qualedifficoltà si trovano anche le nostre aziende,quello che sta avvenendo nel mondo ritengo chesia uno dei momenti che la storia non aveva maiconosciuto. Ho già preso contatti con degliavvocati di Londra (e andremo a deliberare degliincarichi il giorno 9 nel CdA) che hanno unufficio anche a Milano, lo studio Gianni Origoni,Grippo & partners, uno studio con oltre 100avvocati. Abbiamo fatto tutto quanto è statopossibile. I nostri investimenti sono tutti coperti,tutti garantiti, ma di fronte a uno Tsunami dellefinanze come questo ritengo che, se si dovesseallargare – abbiamo centinaia di milioni di euroinvestiti, non è che abbiamo noccioline - abbiamodiversificato, abbiamo seguito l’asset allocationstrategico che ci viene dato dal nostro advisor, cheviene approvato dall’assemblea dei delegati, poiancora dalla nostra commissione specifica dopo diche viene la delibera del CdA. Ma io in questomomento non mi sentirei mai di poter accusareniente e nessuno dinnanzi a una realtà che stasconvolgendo il mondo. Io sono convinto, damodesto operatore e consulente del lavoro, cheforse i veri riflessi - ma non all’ente - vi sarannotra qualche anno, quando il gioco cui eravamoabituati tutti sarà cambiato. Debbo dire chequando c’è in difficoltà Unicredit, oggi la piùgrande banca che c’è nel nostro paese - abbiamoparlato direttamente anche con Profumo, che ciha dato rassicurazioni - debbo dirvi che citroviamo in una situazione abbastanza difficile.Vi ho dato rassicurazione con il senso diresponsabilità che mi deriva dal compito cui sono

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stato delegato da voi, e debbo dire che il nostroente, complessivamente, si trova in una situazione- stamattina Potito l’ha annunciata - di riforma.La nostra riforma è stata la prima, tra le ventilibere professioni, ad essere presentata alministero. E lì stanno facendo l’istruttoria. Anchelì, Potito, ritengo che abbiamo fatto uno sforzoper agevolare, non più di tanto, le nuovegenerazioni. Io ritengo che noi “vecchiottini”abbiamo avuto un grande beneficio da quella cheera l’impostazione del nostro ente di previdenza ,bisogna spendere qualche liretta per cercare diequilibrare quello che è stato fatto, perché quandooggi si dice “andiamo alla riforma entro il 2010”,io ritengo che se dovessimo passareimmediatamente dal sistema che attualmenteabbiamo – cioè contributo fisso, prestazione fissapiù il ritorno del 2% - al sistema a contribuzionepiuttosto che a un sistema nuovo, io vi faccioanche il conto di quanto paghereste comecontributo e di quanto percepireste comepensione . Volendo considerare a bocce ferme inquesto momento, che il sistema così com’è loimbalsamiamo e lo passiamo dall’attuale sistemadoppio – cioè contribuzione fissa e prestazionefissa e una parte a percentuale – noiprenderemmo meno della metà della pensioneche prendiamo attualmente. Quindi, io direi chefino a quando l’equilibrio, grazie anche a chi hapagato i contributi, a chi ha amministrato e allastruttura che ha portato il nostro ente fino a oggiin condizione di pareggio e di avanzo diamministrazione, prima di fare l’altro passo lodobbiamo studiare e io ho già comunicatoall’Ordine e al sindacato di darmi i nominativi deiloro rappresentanti così avvieremo di nuovo lacommissione per lo studio della pensione delfuturo del consulente del lavoro. Una cosa sola citerrei a dire, sono stato qui due anni fa, loscenario è meraviglioso, allora dissi che avreiamministrato il nostro ente come un buon padredi famiglia, e a distanza di due anni vi confermo -anche con questo piccolo inconveniente che nonintacca la situazione finanziaria del nostro ente -che fino a quando avrò le forze, amministreròl’ente come un buon padre di famiglia, per voi,per me e per i miei figli, che sono anche loroconsulenti del lavoro.

Gaetano StellaPresidente della Confprofessioni

Intervengo sempre con grande piacere a questiincontri perché il ruolo dei consulenti dellavoro in una confederazione qual è la nostra,di rappresentanza dei professionisti, èfondamentale. Siete i diretti intermediari condatori di lavoro e imprese e anche professionistiper tutte le tematiche che non riguardano soloil contratto collettivo. Del resto il tema di oggi,che è molto interessante, testimonia che voiavete presentato questa piattaforme dove sonopreviste una serie di considerazioni fatte nostrecome Confprofessioni e che abbiamo dibattutocon il consulente del ministro del lavoroTiraboschi, per arrivare a una riformacontrattuale. Non può essere soltanto diesclusiva competenza di Confindustria lalegittimità di un tavolo di contrattazionenuova. Noi che siamo stati tra i primi aintrodurre modelli di welfare, la cassa diassistenza sanitaria integrativa ne è unaconferma, possiamo pretendere di avere untavolo di contrattazione, non conConfindustria, evidentemente, ma nel mondodel terziario avanzato al quale noiapparteniamo. Non necessariamente conConfcommercio, con la Cgil che si è chiamatafuori dalla firma del contratto. Noiapparteniamo all’area dei servizi e crediamo checi siano ampi spazi per ribadire il ruolo delleprofessioni, all’interno del contratto collettivo,

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per le specificità del nostro settore che riguardaanche la formazione e aspetti del welfareallargato. Nel nostro settore iniziano a lavorarei giovani, nei nostri studi professionali l’80%dei dipendenti ha meno di 40 anni di età, sonoi soggetti che hanno le maggiori difficoltàanche sulla questione del TFR. Noi abbiamofirmato il contratto collettivo il 29 di luglio,abbiamo cercato di allargare alcuni aspetti diwelfare e prevedendo la possibilità facoltativa difar aderire all’assistenza sanitaria integrativaanche i collaboratori e anche i praticanti, figureindispensabili, ma che sono poco tutelate sottoil profilo assistenziale. All’interno del contrattocollettivo abbiamo previsto un allungamentodel periodo di prova come elemento di miglioreverifica del lavoratore e, visto che siamoaccusati di lavoro precario, questa è una buonamanovra contro il precariato. Abbiamo poiprevisto il TFR anche se riscontriamo unagrossa difficoltà nell’avvio del fondo diprevidenza complementare Previprof, che hapochi iscritti, e abbiamo aumentato i contributia carico del datore di lavoro e del lavoratore.Abbiamo poi previsto soprattuttol’allargamento della sfera contrattuale e suquesto vorrei dire che c’è una realtà che èpresente nei nostri studi professionali dove cisono i dipendenti degli studi, ma anchedipendenti di società create appositamente nelpassato per motivi fiscali (centri elaborazionedati, società di consulenza società di capitali odi persone) che risultano iscritti in quellesocietà e che non avendo un contrattoadeguato hanno altri contratti, che possonoessere del commercio, dei servizi e anche deimetalmeccanici. Adesso c’è la possibilità che daiquei contratti si possa passare senza particolareproblemi - riconoscendo i livelli retributiviacquisiti – all’interno del contratto diConfprofessioni, questo per rafforzare il nostroruolo: è inutile rafforzare Confindustria oConfcommercio, che sono già forti. Mi auguroche ci sia maggiore adesione al nostro contrattocollettivo. Per l’apprendistatoprofessionalizzante vorremmo poter fareformazione all’interno dei nostri studi con lostrumento della bilateralità, piuttosto

osteggiato e non da tutti condiviso, anche se inquesto senso la Confprofessioni ha previstol’istituzione dell’ente bilaterale di settore.Adesione al sistema di Confprofessioni: inumeri sono importanti e ve ne do qualcunoche riguarda l’assistenza sanitaria integrativa, laCadiprof che al 31 maggio 2008 prevede151.867 dipendenti per un totale di 63.300studi professionali aderenti. Sono numeriimportanti tenuto conto che nel 2005, alprimo anno di attività, avevamo 50 milaiscritti. Ma sono numeri piccoli rispetto alpotenziale che potremmo avere e i consulentidel lavoro possono avere un ruolofondamentale per favorire questo sistema. Peresempio, la Lombardia ha 46.809 iscritti, parial 30,82 del territorio nazionale, è un datoimportante. Due brevi indicazioni sulla cassa diassistenza sanitaria. Nell’ultimo anno diesercizio abbiamo liquidato 3.861.000 sinistri,di cui 26 per gravi interventi; 3.200 prestazioniper alta specializzazione; 8.600 prestazioni perecografie e visite specialistiche; 11.900 perticket e accertamenti. Abbiamo poi avviato unpiano di prevenzione per i dipendenti deglistudi professionali con l’assistenza dellaFederazione medici di medicina generale, che èiscritta alla Confprofessioni e che dà il suosupporto. Abbiamo cercato anche di mettere inpiedi un’assistenza di tipo solidaristico eassistenziale con pacchetti famiglia persostenere coloro che hanno situazioni familiariparticolarmente difficili.Per finire, una considerazione sulla costituzionedella Confprofessioni della Lombardia: deveancora essere insediato il Presidente e stofacendo la corte a Potito di Nunzio perchéaccetti di impegnarsi in prima persona.Abbiamo già avuto contatti con la RegioneLombardia e con il Presidente Formigoni per ilriconoscimento come parte sociale.Raccomando infine a tutti l’adesione al Fondoprofessioni che è uno 0,30% che adesso scade il30 novembre perché possa essere valido dal 1°gennaio 2009. Non c’è da pagare nulla perchéall’interno del contributo INPS basta indicaresul modello DM10 FPRO.

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