PR 2016 04 Soudant MOZART 40 - · PDF fileal clarinetto un nuovo canto alpino dal sapore di...
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Giovedì 18 febbraio, ore 21.00 – Jesi, Teatro Pergolesi
Sabato 20 febbraio, ore 21.15 – Fabriano, Teatro Gentile
Domenica 21 febbraio, ore 18.00 – Pesaro, Teatro RossiniIn collaborazione con Ente Concerti Pesaro
Lunedì 22 febbraio, ore 21.00 – Macerata, Teatro Lauro Rossi
ministero per i beni e le attività culturaliregione marche assessorato alla cultura
in collaborazione conconsorzio marche spettacolo
sinfonica
2016SOUDANT’S SERIES
MOZART40violino Laura Bortolotto
direttore Hubert Soudant
Schubert aveva appena compiuto diciotto anni quando il24 maggio del 1815 iniziò a scrivere la sua Terza Sinfonia
in re magg. D. 200. Il momento era straordinariamentecreativo e tanti altri lavori erano già in cantiere; così, giun-to alla battuta 47 del primo movimento, egli si interruppe esolo dopo circa un mese e mezzo, l’11 luglio, riprese inmano l’opera portandola poi a termine tutto d’un fiato il 19dello stesso mese. Complessivamente, dunque, gli bastòpoco più di una settimana di lavoro: un tempo strettissimoper una sinfonia così personale e diversa rispetto a quelledei grandi maestri del classicismo viennese, Haydn, Mozarte Beethoven, che il compositore, com’è noto, considerava
Note
F. Schubert (Lichtenthal, 1797 – Vienna, 1828)
Sinfonia n. 3 in re magg., D. 200I. Adagio maestoso – Allegro con brioII. AllegrettoIII. Menuetto: VivaceIV. Presto vivace
W. A. Mozart (Salisburgo, 1756 - Vienna, 1791)
Concerto per violino e orchestra n. 3 in sol magg., K. 216I. AllegroII. AdagioIII. Rondò: Allegro - Andante - Allegro
- intervallo -
W. A. MozartSinfonia n. 40 in sol min., K. 550 (prima versione)
I. Molto allegroII. AndanteIII. Menuetto: AllegrettoIV. Finale: Allegro assai
Programma
modelli imprescindibili di assoluta perfezione. Del resto, giàpochi mesi prima, completando la sua Seconda Sinfonia, ilgiovane Schubert aveva ben marcato le differenze nei con-fronti dei suoi predecessori trasferendo al genere sinfonico,pur in un contesto formale di impianto classico, la nuovasensibilità poetica di tipo romantico che egli andava alloraesprimendo nel campo del Lied e della musica da camera;ma ora, nella Terza, egli dava modo a quella nuova sensi-bilità di delinearsi e svilupparsi a livello formale con la sicu-rezza, la naturalezza e la concisione di chi ha ormai defini-tivamente imboccato, su un terreno già battuto da altri, unastrada alternativa. Certo: all’ascolto dell’opera si avverte ovunque in essa lapresenza di Haydn, a partire dalla scelta da parte diSchubert di introdurre il primo movimento in tempo velocecon una sezione in tempo lento, come aveva fatto il padredella sinfonia in molti suoi lavori; e vi si avverte ugualmentela presenza della grazia di Mozart, col suo incedere leggerofra zone di luce e d’ombra, insieme all’energia dionisiaca diBeethoven, sprigionata dagli esasperati contrasti dinamicitra il piano e il forte che si verificano soprattutto nel primo enell’ultimo movimento. Tuttavia, nessuno di quei maestriaveva mai pensato di impiantare il primo tempo di una sinfo-nia su un motivo tanto semplice, popolare, quasi infantilecome quello che dà il via all’Allegro con brio della sinfoniaschubertiana; e soprattutto di affidare quel motivo al timbroumbratile, nostalgico del clarinetto per ricreare così il suonodi uno jodel, il tipico canto di montagna delle Alpi austriachetanto familiare a Schubert, che si fa strada da lontano, comeun’eco, trascinando con sé il ricordo dell’allegria spensiera-ta e instancabile della fanciullezza. C’è qui, in questo moti-vo, racchiuso tutto Schubert: il suo culto malinconico per lamemoria del passato che si fonde però con un desiderio infi-nito di futuro, di nuove felicità. Ma soprattutto c’è l’allegrovitalismo di un giovane diciottenne, fiero del proprio talentoe delle proprie idee, che desidera ancora comunicare entu-siasmo a tutto il mondo. L’allegria evocata dal motivo dijodel del primo tempo, infatti, invade a poco a poco l’interasinfonia attraversando l’Allegretto, dove ricompare sempreal clarinetto un nuovo canto alpino dal sapore di festa pae-sana, e il Menuetto, col suo Trio danzante intonato dalle vociparallele dell’oboe e del fagotto, per scatenarsi infine nel-l’ebbra “tarantella” dell’ultimo tempo: un Presto vivace di
concezione nuovissima che su un ritmo inarrestabile si gettaa precipizio, fra continui crescendo, dentro un flusso di “fol-lia rossiniana”. Questo, sorprendentemente, prima ancorache Schubert conoscesse la musica di Rossini.
Quando Mozart si accostò nel 1775 al concerto per vio-lino, questo presentava, nelle sue linee generali, uno sche-ma formale pressoché definitivo: tre movimenti, di cui ilsecondo in tempo adagio, il terzo in forma di brillante rondòe il primo in forma sonata, con quattro episodi orchestralialternati a tre solistici tra loro legati in base ad una logicastrutturale costituita da un’esposizione, uno sviluppo e unaripresa seguita da una libera cadenza del solista e da unacoda orchestrale.Mozart, con la sua geniale creatività, rivoluzionò il genere.Egli, pur lasciando sostanzialmente inalterata la struttura dibase, rifondò il rapporto tra le varie idee musicali secondouno spirito drammatico che conferiva una naturalezza euna flessibilità senza precedenti al dialogo tra solista eorchestra.Il Concerto per violino e orchestra n. 3 in sol magg. K. 216
è forse il primo della serie dei cinque, tutti composti nell’ar-co di un solo anno, in cui questa nuova logica compositivasi realizza con pienezza. Come in una libera conversazio-ne tra esseri umani, il solista e l’orchestra si scambianoconcetti musicali influenzandosi a vicenda senza alcun rigi-do schematismo: a volte è l’orchestra ad offrire al violino lospunto melodico da elaborare e sviluppare, altre volteaccade il contrario; altre volte ancora entrambi convergonosulla proposizione di una stessa idea oppure divergonol’uno dall’altro affermando idee contrastanti. Il tutto soste-nuto da una libera, amabile cantabilità di fondo e da unentusiasmo nel reciproco approccio tra le parti da cui affio-ra quell’umana dolcezza dello stare insieme che solamen-te Mozart riesce a comunicare.
Alla Sinfonia n. 40 in sol min. K 550, completata a Viennail 25 luglio del 1788 poco tempo prima dell’ultimo lavorosinfonico, la luminosa Jupiter, Mozart sembra aver riservatoil compito di formalizzare e custodire, come in un “cuore ditenebra”, le forze più oscure della natura, i sentimenti per-sonali più tragici. Di questo carattere di fondo della sinfoniasi accorsero chiaramente i contemporanei – un po’ meno noimoderni, ancora troppo spesso deviati da esecuzioni ecces-
sivamente misurate e compassate, frutto di quel vecchioluogo comune romantico (ancora duro a morire) che ha fattodi Mozart quasi esclusivamente un simbolo di grazia, diserenità e di equilibrio apollinei. Tragica e terribile è infatti latonalità di sol minore, tonalità elettiva delle tenebre mozar-tiane, ma soprattutto la presenza, diffusa in tutta l’opera(anche nei momenti apparentemente più distesi e serenidell’Andante, tra i più misteriosi e sublimi della storia dellamusica), di pulsioni ritmiche ossessive e inesorabili chespesso, soprattutto nei due rapidi movimenti estremi, sem-brano travolgere e bruciare ogni cosa nel loro procedereinarrestabile. Pulsioni tanto importanti sul piano espressivoda indurre Mozart ad iniziare la sua sinfonia, per la primavolta nella storia del genere, con l’accompagnamento inve-ce che col tema (lo scarto tra l’attacco del movimento e l’en-trata del tema è minimo, ma l’effetto che ne deriva è enor-me), creando così una sorta di fluido sotterraneo traspor-tante sul quale il tema stesso, tra i più lunghi e complessimai scritti dal compositore, può scivolare liberamente quasisenza trovare fine – una soluzione, questa, cui faranno poiricorso diversi compositori della generazione romantica. E loscivolare verso il basso pare essere un topos, un luogo poe-tico fondamentale della sinfonia, come evidenziano lestraordinarie concatenazioni discendenti di accordi cheaccompagnano la caduta in progressione del tema all’iniziodello sviluppo del primo tempo.Del resto, alcuni di questi elementi si riscontrano anchenella Sinfonia n. 25 in sol min. K 183, capolavoro sinfonicodella giovinezza mozartiana, come mezzi atti ad esprimereun orgoglio e una disperazione giovanili nutriti di selvaggifermenti rivoluzionari di impronta Sturm und Drang chetanto turbarono all’epoca la composta corte salisburghesedel principe di Colloredo. Ma nella grande sinfonia dellamaturità essi vengono assorbiti da un pensiero armonico econtrappuntistico di eccezionale spessore e levatura (deri-vato a Mozart dalla riscoperta di Bach e di Händel avvenu-ta in quegli anni) che li investe di un compito più vasto euniversale: quello di esprimere, su un piano di personaleintrospezione, la bellezza splendida e terribile del tragicoquale essenza profonda della vita umana.La scelta da parte del direttore Hubert Soudant di eseguirequi la versione originaria della sinfonia (senza i clarinettiche furono aggiunti da Mozart in un secondo momento) e
Laura Bortolotto violino
Laura Bortolotto, classe 1995 diplomata in violino a 14 anni alConservatorio “G. Tartini” di Trieste con il massimo dei voti, la lode e lamenzione speciale di merito, inizia gli studi di violino all’età di quattro annicon il maestro Domenico Mason. Si perfeziona con il maestro PavelVernikov e segue corsi e masterclass dei maestri Fucks, Semchuk,Accardo, Rachlin, Volochine, Martin, Mazor, Pogorelova, Makarova,Montanari e altri. Attualmente sta frequentando il master nella classe delmaestro Marco Rizzi presso la Staatliche Hochschule für Musik undDarstellende Kunst di Mannheim.Nel 2011 ottiene il primo premio all’International Hindemith Competition diBerlino. Nel 2010, a soli 15 anni, vince, con il primo premio, il 29°Concorso Nazionale Biennale di Violino di Vittorio Veneto, il più impor-tante concorso nazionale italiano di violino.Laura Bortolotto ha già suonato come solista con orchestre importanti, tracui: Orchestra Novaya Rossiya di Mosca, Orchestra del Teatro CarloFelice di Genova, Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestradell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Orchestra delMaggio Musicale Fiorentino, Deutsche Kammerorchester Berlin,Orchestra Nazionale dell'Ucraina ecc.. esibendosi in sale prestigiosecome quelle del Mozarteum di Salisburgo, il Teatro Filarmonico di Kiev, leSale Apollinee del Teatro la Fenice di Venezia, il Teatro Comunale diFirenze, la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica diRoma, Salisburgo, Berlino, Kiev e Sochi.Nel 2013 ha realizzato un’incisione del Concerto per Violino e Pianofortedi Mendelssohn per Rainbow Amadeus e nel 2014, sempre per Amadeus,del Concerto e delle Sinfonie Concertanti di Federigo Fiorillo.Nel 2010 ha ricevuto dal Capo dello Stato Italiano Giorgio Napolitanol'Attestato di Onore di Alfiere della Repubblica “per le sue raffinate qualitàdi giovane violinista”.Laura Bortolotto suona un violino Giovanni Battista Ceruti del 1815,messo a disposizione dalla Fondazione Pro Canale.
di dilatarne i tempi ripetendo le sezioni di ritornello indicatein partitura, tende ad evidenziare maggiormente, per certiaspetti, questa particolare dimensione interiore di “splendo-re fra le tenebre”. Da un lato, infatti, l’assenza del timbrooscuro e velato del clarinetto conferisce a tutta l’orchestramaggior luminosità e leggerezza; dall’altro, l’andare a ritro-so, il volgersi indietro per ripetere intere sezioni con conse-guente dilatazione della durata complessiva della sinfoniarende in questa meno rapido e meccanico lo scorrere deltempo musicale, marcando così ancor più le distanze fral’irruenza giovanile della Piccola Sinfonia in sol minore e lamatura introspezione sentimentale della 40.
Cristiano Veroli
Hubert Soudant direttore
Nato a Maastricht (Olanda), Hubert Soudant ha vinto numerosi premi inimportanti concorsi internazionali di direzione d’orchestra, tra cui il VonKarajan a Berlino, il Cantelli a Milano e il concorso internazionale diBesançon.Che si tratti d’opera o di concerti, Hubert Soudant dirige le più prestigio-se orchestre europee, tra cui i Berliner Philharmoniker, LondonPhilharmonic Orchestra, London Symphony Orchestra, BambergerSymphoniker, Wiener Symphoniker, Dresdner Staats Kapelle. Ha parte-cipato a festival internazionali quali la Primavera di Praga, il Festival diVienna, il Festival Bruckner di Linz, i Festival di Spoleto e di Ravenna.Soudant è stato direttore principale della Melbourne Symphony Orchestrae direttore musicale della Radio France Nouvelle OrchestraPhilharmonique, della Utrecht Symphony Orchestra, dell’OrchestraToscanini di Parma, dell’Orchestre National des Pays de la Loire. Permolti anni ha assunto la guida dell’Orchestra del Salzburg Mozarteum,ricevendo nel 2004 l’Anello della Città di Salisburgo e la Medaglia d’Orod’Onore del Land di Salisburgo per il suo contributo artistico alla città. Dalsettembre 2004 all’agosto 2014 è stato direttore musicale della prestigio-sa Tokyo Symphony Orchestra. Dal 2015 è direttore principale della FORM-Orchestra FilarmonicaMarchigiana.L’interpretazione originale e brillante che egli ha dato del repertoriomozartiano e di opere del periodo classico viennese ha incontrato il favo-re di pubblico e critica. Entusiastica è stata la risposta anche alla sua ver-sione del repertorio francese, che ama in modo particolare, come puredelle grandi Sinfonie di Bruckner e Mahler. Come direttore lirico, hariscosso un grande successo non solo con Mozart ma anche, ad esem-pio, con la Daphne di Richard Strauss. Al Festival di Salisburgo Soudantha diretto molte splendide matinée dedicate a Mozart, come pure unamagnifica Jeanne d’Arc di Honegger alla Grosses Festspielhaus. Sonoseguite, fra le altre cose, un acclamato Don Giovanni nel 2006 con laregia di Franco Zeffirelli e, nello stesso anno, una Clemenza di Tito alTeatro Nazionale di Tokyo che è stata premiata come migliore perfor-mance operistica dell’anno. Nel 2007, alla Fenice di Venezia, ha direttoErwartung di Schönberg riscuotendo grande successo ed iniziando con ilteatro veneziano una felice collaborazione artistica. Durante il 2008 èstato impegnato in nuovi allestimenti nei teatri lirici di Venezia e Roma e,per la prima volta, ha diretto l’Orchestra Sinfonica di Shangai. Nel marzo2009, Hubert Soudant e la Tokyo Symphony Orchestra sono stati premiaticon il “Best Concert Performance by Japanese Artist” al 21° Music PenClub Japan Awards, riconoscimento ottenuto per il ciclo schubertianodella stagione 2008-2009 entusiasticamente recensito dalla stampa. Soudant ha inciso numerosi CD, fra cui: le sinfonie n. 4, 5, 6 e il Concertoper violino di Čajkovskij, i concerti per pianoforte di Liszt per la PyeRecords con la London Philharmonic Orchestra premiati con il Grand Prixdu disque dalla Liszt Society di Budapest, le cantate di Ravel con laBamberg Symphony Orchestra per la Rizzoli Records, opere di autorifrancesi con l’Orchestre National des Pays de la Loire per la ForlanRecords, i concerti per pianoforte di Beethoven con Affanasiev e laMozarteum Orchestra per la Oehms Records e inoltre le sinfonie n. 4 e 9di Bruckner. Con la Tokyo Symphony Orchestra ha registrato cd di gran-de successo, come la Nona Sinfonia di Beethoven, l’Ottava e la Settimadi Bruckner, le sinfonie di Mozart e Schubert per la TSO. Nel 2010 la suaregistrazione dell’Ottava di Bruckner ha ottenuto il riconoscimento come“Best recording by Japanese Artist” al 22° Music Pen Club Japan Awards.
FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
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OrchestraFilarmonicaMarchigiana
** Primo Violino di spalla* Prime parti
Ispettore d’orchestraMichele Scipioni
Violini I
Alessandro Cervo**Giannina Guazzaroni*Alessandro MarraElisabetta SpadariLaura Di MarzioLisa Maria PescarelliCristiano PulinElia TorregianiKetevan AbiatariMatteo Di Iorio
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Andrea Mazza*Giacomo Petrolati
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Trombe
Giuliano Gasparini*Manolito Rango
Timpani
Adriano Achei*
BRAHMS PIANO CONCERTOW. A. Mozart Così fan tutte, K. 588: OuvertureG. Fauré Masques et Bergamasques, suite per orchestra op. 112J. Brahms Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in si bemollemagg., op. 83Pianoforte Lorenzo Di Bella Direttore Nicola Marasco
Venerdì 26 febbraio, ore 21.15 – Chiaravalle, Teatro “Valle”Domenica 28 febbraio, ore 17.00 – Osimo, Teatro La Nuova FeniceMartedì 1 marzo, ore 21.00 – Ancona, Aula Magna di AteneoMercoledì 2 marzo, ore 21.15 – Civitanova Alta, Teatro Annibal CaroGiovedì 3 marzo, ore 21.00 – Jesi, Teatro Pergolesi