PORTFOLIO SARA BASTA

Il mio lavoro prende vita e si sviluppa attraverso delle relazioni. Le tematiche che indago sono, principalmente, la memoria, la casa, la cura, l’identità, in un passaggio continuo tra personale e collettivo. Attraverso una modalità partecipativa, messa in atto con una serie di incontri/laboratori, lavoro a progetti che cercano di rompere la distanza tra opera e pubblico. C’è una componete di casualità intrinseca al lavoro di gruppo, che fa si che i progetti si contaminino e si integrino degli sguardi, dei pensieri, delle esperienze e del vissuto di chi ne prende parte. Lavorando con gli altri provo a rompere i miei schemi mentali. Il lavoro si compone in maniera orizzontale e senza gerarchie di ruoli. Sovvertire temporaneamente le dinamiche complesse delle relazioni umane riempie di significato il processo. Ragionare sul piccolo e sul quotidiano, su esperienze ed emozioni vicine, attraverso un fare, che non è solo mio ma che diventa condiviso, mi permette di operare in una maniera che mi allontana dai meccanismi di potere, mettendo in atto una “cura” personale e collettiva. I miei lavori sono piccoli riti, riflessioni sul quotidiano che provano a creare comunità temporanee in grado di ricucire strappi esistenziali.

QUELLO CHE NON VEDO 2020

L’affermazione della presenza fisica, si compie nel gesto di dipingere un autoritratto. Ma c’è un elemento negato, la vista, che spinge a cercare oltre la forma. Con gli occhi chiusi dipingo compiendo una forzatura. Spingo la memoria a trovare immagini impresse nel corpo, nella preistoria di me. Raccolgo la carta che incontro e la utilizzo per esercizi quotidiani.

LE MASCHERE DEI VIVI PER I MORTI 2020

 

Workshop con un gruppo di adolescenti di una scuola secondaria di Lucca. Progetto di Sara Basta. Video di Daniele Spanò.   Gli adolescenti, appena usciti dalla piena infanzia ma ancora non entrati nell’età adulta, rappresentano il legame con una memoria viva del mondo immaginifico dell’infanzia e la tensione verso la razionalità dell’età adulta. In questa fase di rapida trasformazione, che attraversa momenti poco lineari, densi di emozioni contrastanti, ho lavorato con un gruppo di una classe secondaria, affrontando il tema della morte, osservata come “passaggio” ad un altro stato della vita. Con gli studenti sono state realizzate delle maschere, utilizzate per la costruzione di un rito collettivo. Le maschere hanno messo insieme elementi personali, legati alla memoria dei propri avi, che sono stati associati a gesti e suoni scelti dai ragazzi e dalle ragazze. Durante il laboratorio sono stati realizzati due video.

Embroidered mask

Still from video

 Contemporaneamente al lavoro con il gruppo della scuola, porto avanti il mio progetto “Le maschere dei miei antenati”. Questa è la prima di una serie in corso: Antenata 1

WELCOME 2019

Welcome  è un lavoro site- specific per una mostra temporanea in via del Mandrione, una strada che si sviluppa a ridosso dell’acquedotto romano. Gli archi dell’acquedotto fino agli anni 60 erano utilizzati come case temporanee dagli sfollati. Molti scorci delle baracche e dei loro abitanti sono stati al centro dei film di Pasolini. In questo momento un tratto di strada è chiuso perché sotto il manto stradale è stata trovata una voragine di 20 metri. In questo tratto si è sviluppata la mostra. Il mio intervento è un invito all’accoglienza. Ma la scritta è Welcome ricamata su una tovaglia da pic-nic, e posizionata sul cancello di una stazione chiusa, in un tratto di strada chiusa, accanto a un centro d’accoglienza per migranti che sta per chiudere.

Embroidered writing with wax fabric on a picnic tablecloth 100x150 cm

  LA CASA DENTRO 2018-19

La casa oltre ad essere uno spazio fisico, è un luogo psichico. La nostra “casa” la portiamo dentro, in ogni viaggio e in ogni spostamento, in ogni luogo in qualche modo la ricostruiamo. Questo bisogno di ricreare uno spazio simbolico di protezione e raccoglimento si rispecchia durante l’infanzia, nel gioco di creare il proprio rifugio/accampamento. Giocare a fare una capanna, la tana, è un bisogno infantile che ci collega alla necessità umana di costruire la propria CASA. Sembra che le necessità dell’abitare i luoghi domestici siano le stesse per ogni cultura, perciò siano insite nell’animo umano, “nell’inconscio collettivo dell’umanità” Jung. La Casa Dentro è un progetto in corso. E’ un libretto stampato in Risograph che raccoglie le storie e le immagini di: luoghi-persone-oggetti che rappresentano la casa interiore degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma. E’ un workshop con gli studenti dell’accademia che lavorano insieme agli utenti della Fondazione Di Liegro e della falegnameria sociale K-Alama per costruire una casa simbolica, che racchiuda nella sua forma le case di tutti i partecipanti. E’ un video di un gruppo di bambini e bambine che costruiscono una capanna.

What is home to me? family photo

La Casa Dentro, book realized with stories and pictures of the Fine Arts Academy students

Draw the house where you were born. Workshop with the students of Fine Arts Academy and the refugees from social carpentry K_Alma Dtawings watercolors on paper

Handmade paper realized with moulds built following the shape of the first inhabited house

An object to represents home. Objects made with students from the Fine Arts Academy and users with mental illness from the Foundation Di Liegro.

What is home? Collective sewing with students and public of the social space Villaggio Globale, Rome

Buid the Home. With students from the Fine Arts Academy and users with the refugees from the social carpentry K_Alma

Abito Lo Spazio è un progetto di arte partecipata ideato da Sara Basta a cura di Simona Merra. Attraverso la pratica antica del cucito Abito Lo Spazio coinvolge una pluralità di persone, amici e abitanti di quartieri sempre diversi che insieme danno corpo ad intrecci di storie, legami e ‘pezzi’ di vita vissuta. Il dono è il tassello trainante di questo progetto collettivo, basato su un gesto semplice, quello del cucire, che acquista importanza per la sua stessa presenza nello spazio, qui e ora, aprendosi al dialogo e ponendosi oltre. Il primo esperimento di Abito Lo Spazio si è svolto presso lo Spazio Y di Roma, al Quadraro. L’intero pavimento dello spazio è stato ricoperto, durante tre incontri, da stoffe cucite tra loro. Le stoffe sono state donate da chi ha preso parte al progetto. Lo spazio è stato abitato e “l’abito”, inteso come estensione del termine habitus, ha portato in sé il senso della condivisione di un luogo che è stato “vestito” conquistando una nuova identità, grazie alle tante mani che con lentezza ed estrema cura hanno reso possibile questa esperienza. In seguito Abito Lo Spazio è stato realizzato presso Nanay, associazione che si occupa di nascita e maternità, presso la scuola primaria Carlo Pisacane di Roma e presso smART Polo per l’Arte di Roma, presso il Dipartimento Educativo di Manifesta 12 a Palermo, presso BIM! Microfestival di Cultura Infantile, Cesena e presso il Centro Diurno Beomondo di Roma. Ogni progetto relazionale prevede una rielaborazione del percorso collettivo attraverso la realizzazione di opere, che non nascerebbero se non tramite l’esperienza e il confronto precedente. Abito lo spazio è documentato da un video realizzato dal dipartimento educativo di Manifesta12 per il progetto School in Tandem https://vimeo.com/219534209 e da un video di Hour Interview*, intervista a ore senza intervistatore. https://vimeo.com/155326723

  ABITO LO SPAZIO 2016- on-going

Installetion wiew

Collective sewing. Spazio Y Rome

Collective sewing, Scuola Carlo Pisacane, Rome

Collective sewing, Manifesta12, Palermo

Collective sewing, day-time center for people with mental illness, Rome

Abito lo Spazio, wiew from the exibition in the garden of the day-time center, Rome

A TAVOLA! 2017

A Tavola! È un progetto nato in collaborazione con l’artista francese Sabatina Leccia, sviluppato all’interno di un condominio nella periferia (18° arrondissement) di Parigi, prodotto dall’Associazione Culturale Art-Exprime all’interno del Festival “Art en Espace Pubblic”. Intorno a una grande tavola, costruita come un telaio da ricamo, gli abitanti del condominio, adulti e bambini, si sono seduti insieme per un grande “pranzo” in cui il cibo, invece che mangiato, è stato disegnato e ricamato su di una tovaglia bianca. Attraverso il cucito, la tovaglia si è riempita dei piatti preferiti dai partecipanti, delle storie che il cibo racconta, delle memorie delle ricette tradizionali, dei paesi di cui il cibo ci parla. Con un ritmo lento e paziente, scandito dal ricamo, le relazioni tra i vicini si sono ri-cucite. Il progetto è documentato da un video

A Tavola! Collective sewing inside a yard of a block of flats in the suburrban area of La Chapelle, Paris. Embroidered tablecloth 250x100 cm

A Tavola! Still from video: https://vimeo.com/239329555

View from the exibition

LA PANCIA DEL MONTE 2016

La pancia del monte è una performance realizzata all’interno del mausoleo di Monte del Grano a Roma in occasione di “Rome Art Week”, e con la cura di Sguardo Contemporaneo. Il Mausoleo si trova all’interno del parco pubblico XVII Aprile. Normalmente chiuso al pubblico il mausoleo è una presenza misteriosa per gli abitanti del quartiere che da sempre ne conoscono l’aspetto esteriore senza però conoscerne l’interno. Esternamente si presenta come una collina sormontata da vegetazione ed alberi, circondata lungo l’intero perimetro da una cancellata che ne impedisce l’accesso. Durante la settimana precedente la performance ho frequentato il parco e ho chiesto alle persone incontrate cosa s’immaginavano ci fosse all’interno di quello spazio. Ho invitato gli abitanti del quartiere a visitare il mausoleo aperto in occasione della performance. All’ingresso il pubblico, dotato di una torcia, poteva entrare e visitare lo spazio buio. Io al centro dello spazio, con una torcia frontale, seduta ad un tavolo, per tre ore ho disegnato tutte le cose che, adulti e bambini incontrati, mi avevano raccontato s’immaginavano all’interno del mausoleo.

Sepolcro di Alessandro Severo, incisione di Piranesi 1756 (Mausoleo di Monte del Grano)

Performance, Mausoleum Monte del Grano, III cen. A.C, Roma

La Pancia del Monte, drawings watercolors on paper 15x15cm

BARBA ROSA 2016

Barba Rosa è una riflessione sull’identità, un gioco ad essere io e anche l’altro, un travestimento, una trasformazione costante. Nelle fotografie trasformo la mia identità con degli elementi molto semplici a cui associo le caratteristiche esteriori dell’uomo e della donna: una camicia azzurra e una barba, una camicia rosa e una parrucca con i capelli lunghi. Il mio volto non è visibile per manifestare solo i caratteri del femminile e del maschile. Negli acquerelli compio una ricerca ossessiva per trovare una forma che non mi soddisfa mai. I disegni si ripetono sempre identici e sempre diversi, si trasformano l’uno nell’altro costantemente, si appoggiano l’uno sull’altro attraverso il colore.

Working on Barba Rosa, Tenuta dello Scompiglio, Lucca

Two digital prints, ilford fine art, 60x80 cm

Barba Rosa, series of 60 disegni 15x20cm

Performance, DANCITY // Control Reversal Palazzo Candiotti, Foligno

SUPER! 2016

Super! fa parte del progetto Femminile/Maschile, una ricerca sull’identità di genere. Il lavoro, vincitore del bando Assemblaggi Provvisori è stato prodotto dall’Associazione Culturale Tenuta dello Scompiglio e realizzato durante una residenza di due settimane. Il mio progetto si è inserito all’interno di un campo estivo che l’associazione organizza ogni estate nel bosco all’interno della tenuta. I bambini e le bambine che hanno partecipato al campo estivo, nel corso delle settimane, hanno dato vita a un vero e proprio villaggio nel bosco, fatto di case e di attività utili alla comunità. Tutto è stato costruito con materiali semplici come canne di bambù, corde e stoffe. Per il mio progetto i bambini hanno allestito una sartoria nel bosco in cui progettare e realizzare costumi e travestimenti. Bambini e bambine hanno cucito per realizzare i personaggi con cui identificarsi in quelle settimane. C’è chi ha scelto di realizzare abiti che rappresentassero mestieri e ruoli all’interno del loro “villaggio” nel bosco: postine e postini, infermiere e infermieri, fabbri etc. Altri invece hanno lavorato a costumi di personaggi fantastici. L’attenzione è stata posta in particolare al linguaggio che definisce e nomina le cose. Dalla documentazione del laboratorio è nata una serie fotografica e un video.

Digital prints ilford fine art, 60x80 cm

digital ilford fine art, 60x80 cm

Super! Still from video, 3 mn https://vimeo.com/197688912

Celeste e Rosa fa parte di una ricerca sull’educazione e sull’identità di genere che sto sviluppando insieme ai miei figli. Fotografando lo stesso bambino vestito una volta di celeste e una volta di rosa volevo evidenziare il primo dei condizionamenti che danno inizio agli stereotipi di genere e che ci condizionano ancora prima di nascere.

CELESTE E ROSA 2015

CELESTE E ROSA 2015

Digital prints ilford fine art, 20x30 cm

Il video Io sono me prosegue la mia ricerca sull’identità e il genere. E’ un video di pochi minuti in cui un bambino vestito con una gonna rosa gioca. Le riprese iniziali lo mostrano mentre maneggia dei ferri da lana. A poco a poco le riprese svelano il gioco del bambino che indossa la gonna per fare l’indiano e utilizza i ferri come arco e frecce. L’ambiguità dei vestiti e dei ferri, oggetti tipicamente femminili, pongono l’accento sui nostri pregiudizi e sul nostro modo di procedere attraverso luoghi comuni.

IO SONO ME 2014

Still from video 2mn https://vimeo.com/126039130

IO SONO ME 2014

MAMMACANGURO 2013

La continua ricerca di autonomia dei bambini si accompagna al bisogno di sicurezza e alla possibilità di ritornare indietro sui propri passi. Mammacanguro è una serie di fotografie in cui, attraverso un abito, si riproducono le forme dei legami tra madre e figlio.

Digital prints 30x40 cm

Digital prints 30x40 cm

Il video Pietro è stato girato nell’isola di Uto in Finlandia durante una residenza di una settimana. Nel video un bambino gioca ripetendo le azioni quotidiane degli adulti all’interno e all’esterno della casa/residenza. L’educazione si mostra nella sua essenza, un percorso condiviso tra adulti e bambini in cui gli adulti più che riempire di indicazioni e contenuti lasciano lo spazio e il tempo per imparare attraverso l’osservazione e l’ esperienza autonoma.

PIETRO 2012

Still from video 3 mn https://vimeo.com/74528539

Progetto ideato dalle artiste Sara Basta e Mariana Ferratto con la cura di Emanuela Termine. Il progetto ha vinto il concorso "Arte, Patrimonio e Diritti Umani", indetto da Connecting Cultures, agenzia di ricerca per l'arte e il territorio in partnership con Fondazione ISMU – Patrimonio Intercultura, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Lingua Mamma  nasce da una considerazione sul linguaggio come primo elemento di differenza tangibile tra le culture, e come primo veicolo per l'identificazione della realtà nella costruzione della propria identità. Il progetto è stato sviluppato all’interno della scuola primaria Carlo Pisacane, in particolare all’interno di due classi prime, con bambini e bambine provenienti da 11 nazionalità diverse. Obiettivo del progetto è stato quello di aiutare il naturale apprendimento della lingua italiana nei bambini e nelle bambine straniere e il potenziale passaggio della lingua, attraverso di loro, nelle loro madri. Durante una prima fase di incontri sono stati realizzati dei giochi volti alla creazione di vocabolari del corpo multilingue e al riconoscimento della propria lingua madre. Una volta riconosciuta la propria lingua, all’interno del gioco, è stato possibile condividerla con la classe, portando il proprio privato nello spazio sociale. Successivamente e stata realizzata un’esposizione dei vocabolari. In una seconda fase si è lavorato sullo scambio linguistico, attraverso l’uso di ninna nanne dal mondo. Invitando le mamme a scuola, i bambini hanno insegnato una ninna nanna italiana alle loro madri mentre le loro mamme hanno insegnato una ninna nanna dal loro paese di origine alla classe. Documentano questa fase una istallazione audio e due video: APO e FAIS DODO.

LINGUA MAMMA 2013

Workshop Lingua Mamma, creation of a multilingual vocabulary

Lingua Mamma, Feis Dodò, still from video https://vimeo.com/63925145

SORRY 2012

Un atto quotidiano come camminare per strada può essere enormemente differente in un paese o in un altro. Il modo di usare lo spazio pubblico, di muoversi nelle strade rispecchia la cultura, le abitudini e i modi di essere di un luogo e delle persone che lo abitano. Per questo lavoro ho chiesto ad alcune persone Finlandesi di compiere per strada azioni che normalmente compiono nella loro casa o comunque in uno spazio chiuso. Azioni normali, semplici, quotidiane che per un attimo si riversano nello spazio urbano interrompendo quell’abitudine a separare lo spazio privato da quello pubblico.

still from video

Sorry, view fro the hexibition, Kasarminkatu Gallery, Helsinmki

Vestiti per l’amore è una serie formata da una fotografia e da sei acquerelli. L’ambivalenza delle relazioni, che contemporaneamente uniscono e vincolano, è simbolizzata attraverso abiti cuciti tra loro da indossare in coppia.

VESTITI PER L’AMORE 2008

Vestiti Per L’Amore, Series of 8 drawings watercolors on paper

Sara Basta, vive e lavora a Roma. Nel suo lavoro sviluppa progetti sia individuali che collettivi, analizzando la relazione tra individui e territorio, identità, educazione e linguaggio. Collabora con l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha insegnato Storia e Modelli per l’arte Terapia e con cui ha realizzato il workshop “La Casa Dendro”, un progetto partecipativo che ha coinvolto gli studenti dell’accademia con un gruppo di richiedenti asilo e un gruppo di persone con disagio mentale che hanno lavorato interrogandosi sul significato dell’ abitare. Nel 2018 con il progetto “Le maschere dei vivi per I morti” ha vinto il bando “Della Morte e del Morire” a cura della Tenuta dello Scompiglio. Il progetto sarà sviluppato nel 2019 con un gruppo di adolescenti di una scuola di Lucca. Nel 2017 ha partecipateto con “Abito lo Spazio” a "School in Tandem", un progetto del dipartimento educativo di Manifesta12, Palermo. Insieme all’artista francese Sabatina Leccia ha preso parte al Festival “Arts en Espace Public”, a cura dell’Associazione Art – Exprime, sviluppando un progetto partecipativo con gli abitanti di un condominio della periferia di Paris. Con il progetto Femminile/Maschile nel 2016 ha vinto il bando "Assemblaggi Provvisori" a cura by La Tenuta dello Sompiglio (LU). Tra le principali mostre: “Amore e Rivoluzione” a cura di Fulvio Chimento, via del Mandrione, Roma (2019); Barba Rosa, con un testo di Silvia Litardi, 16Civico, Pescara - Tutorial Sirtaki, un progetto di “Passo a Due” per il Media Art Festival, Maxxi Roma - Hanji, Viaggio nei Territori della Carta, Istituto Culturale Coreano, Roma e Napoli (2018); D’un Espace à L’Autre, a cura dell’Associazione Art Exprime, presso Le 87, Paris - Control-Reversal, a cura di Marta Silvi e Carla Capodimonti, Festival Dancity, Foligno (2017); La pancia del Monte, a cura di Sguardo Contemporaneo, Mausoleo di Monte del Grano, Roma - Abito lo Spazio, un progetto itinerante a cura di Simona Merra presso smART Polo per l’Arte Spazio Y Roma (2016); BIM! Microfestival di Cultura Infantile, Cesena (2015); Exodus, a cura di E. Termine and M Scaringella, Centro Culturale Recoletta, Buenos Aires (2014); Sorry, Kasarminkatu Galery, Helsinki (2012); La 54th Biennale di Venezia, Padiglione Academie - "Rumores sobre una exposición" espai zer01, Girona, Spain (2011) - La XIII Biennale dei Giovani Artisti d’ Europa e del Mediterraneo - All day video & sound Art St. Louis, U.S.A. (2008); Festival del Cinema di Roma, “Attori Spettatori” a cura di Bruno di Marino (2007); Progetto Isole, programma di residenze e progetti d’arte pubblica a cura di Barbara D’Ambrosio e Costanza Meli, Palermo (2006). Nel 2012 con il progetto "Lingua Mamma", sviluppato insieme Mariana Ferratto e con I bambini della scuola primaria Carlo Pisacane di Rome, ha vinto il premio "Arte, Patrimonio, Diritti Umani" a cura di Connecting Cultures, e ISMU Foundation. Il progetto è stato presentato presso "Milano e Oltre" alla Triennale di Milano, presso MAXXI B.A.S.E. di Rome e presso The Gallery Apart di Roma.

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