Porte aperte!……..pag.1 25 anni di noi…pag.2 lotta ... · gli stessi sbagli, a non inciampare...
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si solo come un servizio sociale come tanti altri che ospita persone af-fette dall'Hiv, ma vuole essere luogo di testimo-
nianza di CARITA' Cri-stiana, un luogo di scambio e di condivisio-ne, di crescita e di dia-logo. Ed è per questo che per il nuovo anno ha in serbo un program-ma davvero ricco di proposte di riflessione dove al centro c'è l'uo-mo, l'uomo in quanto figlio di Dio. A gennaio, in collabora-zione con la comunità ebraica di Roma ha ce-lebrato in Giorno della Memoria, con uno spet-tacolo teatrale che ha
Tante le attività in pro-
gramma per il 2014: in-contri, teatro, cineforum, per stare insieme alla città Aprire le nostre porte! È questo "l'imperativo" che Massimo, il direttore del-le case famiglia, ha con-segnato a residenti, vo-lontari e operatori per il nuovo anno. Villa Glori,
che è già una presenza importante del territorio, vuole continuare sulla strada intrapresa e di-ventare un punto di rife-rimento per il quartiere. Un crocevia di esperien-
ze, attività, iniziative, che sia aperto a tutti. Villa Glori non vuole por-
raccontato, attraverso al-cuni luoghi simbolo, il dramma delle deportazio-ni. A febbraio vogliamo riflettere sul fenomeno
dell'immigrazione e abbia-mo pensato di farlo con un cineforum. Vedremo insie-me "Terraferma", "Cose dell'altro mondo" e "Il vil-laggio di cartone" e poi ne discuteremo insieme con l'aiuto di un ospite. Poi sarà la volta della festa della donna. Per l'8 marzo stiamo orga-nizzando una tavola roton-da con alcune donne che ci spiegheranno il segreto del loro successo! E que-sto è solo l'inizio. Intanto la porta è aperta, siete tutti invitati!
PORTE APERTE! Tante le attività in programma per il nuovo anno
Uno spettacolo sui "Luoghi della memoria" per ricordare l'orrore della
Shoah, le testimonianze dei sopravvissuti, il confronto fra residenti,
volontari e operatori. Così le case famiglia hanno celebrato il Giorno
della Memoria. Sabato 25 gennaio nel nostro teatro si è esibita l'asso-
ciazione Creativamente con una pièce sulla deportazione degli ebrei di
Roma, a partire dal quel 16 ottobre 1943 in cui avvenne il rastrella-
mento del ghetto. Ecco il punto di partenza del racconto fatto dalle
cinque attrici sul palco. La storia si snoda passando per il Portico di
Ottavia, la stazione Tiburtina da cui partì il treno merci con i vagoni
stipati di ebrei, fino al campo di sterminio di Birkenau. "L'iniziativa
vuole sottolineare l'importanza di non dimenticare - spiegano gli orga-
nizzatori - E non solo tragedie immani come la Shoah, ma anche i no-
stri errori. Vale per tutti e in particolare per chi ha avuto un percorso
di vita difficile. Riflettere sul proprio passato aiuta a non ricadere ne-
gli stessi sbagli, a non inciampare di nuovo". A seguire spazio alle testimonianze, come quella di Ugo Foá colla-
boratore del progetto Memoria della comunità ebraica di Roma. E poi suor Marina dell'istituto del Bambino
Gesù di Nicola Barrè, dove trovarono un nascondiglio e quindi la salvezza molti ebrei, tra queste la signora
Rina Perugia, una delle bambine salvate dalle suore insieme ai fratelli e che ha raccontato la propria storia.
PER NON DIMENTICARE
In questo numero: Roma, GENNAIO 2014 ANNO III, numero 1
Pag.1
CARITAS DIOCESANA di ROMA Case Famiglia di “Villa Glori”
V.le di Villa Glori, 27 - ROMA Tel. &Fax 06 8070539
Mail: cf.villaglori@caritasroma
Porte aperte!……..pag.1
25 anni di noi….....pag.2
Una giornata di
lotta……….…..……...pag.4
Cosa vuol dire avere
l’Alzheimer………...pag 5
Il monte della
trasfigurazione.....pag 6
famiglia dove a esibirsi è stato nientepopodime-
no che il famoso show-
man accompagnato dal-la sua band ufficiale. E
la preparazione è stata
top secret...Fiorello ha chiesto di mantenere
l’evento riservato, con-
cependolo come "una
serata tra amici", ma non per questo si è ri-
sparmiato, anzi! Ha tra-
scorso due ore con i
residenti, i volontari e gli operatori, spiegando
di voler "festeggiare
con i ragazzi di Villa Glori, cui io e la mia
L'incontro con i ragazzi delle scuole, un dibattito
con don Luigi Ciotti, una
messa aperta a tutti, la mostra fotografica e...un
ospite d'eccezione, Fio-
rello! Questo è molto altro c'è stato per un
compleanno davvero
speciale, quello di Villa
Glori che il 5 dicembre ha compiuto 25 anni!
Quanta strada abbiamo
fatto!
La giornata è iniziata
all'Auditorium con gli
studenti ed è finita nel teatro della nostra casa
famiglia siamolto legati, questo anniversario parti-
colare". E quante risate ci
ha fatto fare!
Il 5 dicembre è stata scan-
dito dall'intrattenimento,
ma anche dal confronto, dal ricordo e dalla rifles-
sione. A partire dall'incon-
tro con gli studenti delle scuole. Sul palco dell'Au-
ditorium si sono alternate
le testimonianze dei resi-denti (Ciro, Augusta, Mi-
chelino), degli operatori,
di chi vive oggi la realtà di
Villa Glori ma non solo. Particolarmente toccante è
stato il ricordo di chi ha
vissuto la nascita della casa famiglia, di chi in
quel dicembre 1988 c'era.
Intervistati dalla giornali-sta Isabella Di Chio, si
sono succeduti sul palco
padre Angelo Vitali, mis-
sionario monfortano che aprì insieme a don Luigi
Di Liegro la casa di Villa
Glori e suor Angela, che ha vissuto nella casa nei
primi dieci anni di attività.
Erano anni difficili, l'Aids mieteva moltissime vitti-
me e i malati erano la nuo-
va emergenza. Ma nessu-no era disposto ad acco-
glierli, tanto che anche il
quartiere dei Parioli, dove si stava aprendo la casa
famiglia, si ribellava.
Quella struttura proprio
non la voleva. Lo ha rac-contato una volontaria e
residente del quartiere,
facendo capire con le sue parole come sia cambiato
SI VA IN SCENA S i a l z a i l s i p a r i o s u l n u o v o s p e t t a c o l o
Roma, GENNAIO 2014 ANNO III, numero 1
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Non a caso è proprio
guardando alle nuove
generazioni che Don
Ciotti ha invitato a una
partecipazione attiva e diretta, "perché non ba-
sta commuoversi, oc-
corre muoversi". Il fon-
il rapporto con il territo-rio. Vincenza ha ammes-
so: "Per me Aids voleva
dire tossicodipendenza, siringhe e spacciatori:
avevo paura per i miei
figli". Con il tempo, si è
avvicinata alla realtà di Villa Glori, anche grazie
alle testimonianze fatte
dai residenti nella sua parrocchia nelle giornate
di sensibilizzazione. Da
qui la scelta di approfon-dire la conoscenza. E il
dialogo fra la struttura e
il quartiere non si è più
fermato.
E ha coinvolto in parti-colare i giovani, con una
collaborazione con le
diverse scuole.
datore dell’associazione
Libera ha dialogato con il
direttore della Caritas dio-
cesana, monsignor Enrico Feroci, su ciò che Villa
Glori rappresenta per la
Chiesa di Roma. Monsi-gnor Feroci ha parlato di
"un segno profetico, rea-
lizzato da don Luigi Di Liegro, per superare i pre-
giudizi con la conoscenza
e la condivisione, con lo
sporcarsi le mani".
Nel pomeriggio la festa si
è spostata a Villa Glori, dove è stata allestita una
mostra sulle origini della
casa famiglia ed è stata
celebrata una messa. E, come detto, la giornata si è
poi conclusa con una fan-
tastica sorpresa!
Il racconto di un volontario "innamorato"
di Marco
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Il primo dicembre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale di lotta all'Aids. I residenti, i volontari e gli operatori sono impegnati a fare le testimonianze nelle parrocchie della prefettura. E inoltre organizzano dei banchetti per vendere gli oggetti prodotti nei laboratori della casa famiglia. Un primo dicembre di qualche anno fa è accaduto un incon-tro speciale, che ha poi dato ottimi frutti. È quello di Marco, un amico della casa che ha voluto ripercorrere sulla nostra pagina Facebook le
tappe del suo "innamoramento". Ecco che cosa ci ha scritto.
"La prima volta che sono entrato nella Casa Famiglia Caritas Villa Glori era il 1 Dicembre 2005, avevo 16 ed ero incuriosito da quella realtà così geo-graficamente centrale nel mio quartie-re ed allo stesso tempo così lontana dai classici stereotipi dei Parioli. Usci da quell’incontro frastornato: ave-vo visto ed ascoltato un mondo che fino ad allora era stato solo descritto da qualche libro o film ed avevo senti-to racconti strazianti, pieni di rimpianti e carichi di speranza. Una volta uscito dovettero passare 4 anni prima che ci rimettessi piede, ero orfano dello scoutismo e cercavo un posto in cui mettermi in gioco. Così accolsi la proposto di un mio ex capo scout e presi contatti con Massimo Raimondi per organizzare quello che nello scoutismo viene definito un servizio esterno. A fare servizio lì ci sono rimasto tre anni e se sono certo che se il lavoro prima e lo studio dopo non mi avessero porta-to lontano da Roma ci starei ancora. Di Villa Glori mi sono innamorato, ci penso sempre anche se raramente mi faccio vivo per rimanere fedele a ciò che dicevo alle persone che facevano servizio con me: la prima regola per fare un buon servizio era quella di esserci fisicamente; ed oggi a far sentire frequentemente solo il mio pensiero mi sentirei in colpa. Leggo sempre le mail dei volontari e cerco silenziosamente di capire come vadano le co-se, soffro quando un residente viene ricoverato e sorrido quando viene dimesso. Qualche volta ricerco nella memoria una faccia da legare ad un nome ma l’opera-
zione mi viene difficile perché seppure in poco tempo di persone lì ne ho conosciu-te tante. La Casa Famiglia mi ha fatto crescere tanto ed io nel mio piccolo ho sempre cerca-to di impegnarmi per ricambiare l’affetto e la fiducia che mi comunicavate. Il mio augurio per il futuro è quello che sappiate avvicinare alla vostra bella ed importan-te realtà tanti altri ragazzi e che le istituzioni vi aiutino in questo. Un grande ab-braccio"
di Serafina
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Una tavola rotonda per conoscere questa epidemia silente del terzo millennio Il 16 novembre abbiamo ospitato a villa Glori una tavola rotonda davvero interes-sante. Il titolo di questo incontro "Cosa vuol dire avere l'Alzheimer" indica con chiarezza il tema discusso durante tutta la mattinata. L’ epidemia silente del terzo millennio, come viene definita questa malattia, è stata osservata, chiarita e discus-
sa in maniera approfondita. E il professor Vincenzo Marigliano, direttore del centro di ricerca di scienze dell’invecchiamento, ha illustrato con ricchezza di note e gran-de chiarezza le caratteristiche di una malattia che fa perdere la memoria e il ricor-do di sé e del proprio passato. L’Alzheimer crea difficoltà pratiche nelle più comuni attività quotidiane, causa problemi di linguaggio, mancanza di iniziativa, disorien-tamento nel tempo e nello spazio, diminuzione nella capacità di giudizio, cambia-mento di umore, di personalità. La sintomatologia è vasta e variegata. Problemati-che che col tempo diventano così gravi da determinare la completa dipendenza dagli altri. Senza ricordi non si ha un futuro, viene spesso ricordato. Ma l'accento è stato posto soprattutto su come affrontare questa bestia nera chia-mata Alzheimer, sulle leggi oggi vigenti, sulle strutture e sulle cure esistenti. Ele-menti che la moderna medicina ritiene ormai fondamentali sono la previsione, la prevenzione, l'informazione e la diagnosi precoce. Perché non bisogna dimenticare i gravi costi non solo finanziari, ma sociali, emotivi, fisici, che la malattia comporta. Poi una volta subentrato il male, si deve garantire al malato la migliore qualità di vita nel rispetto della dignità della persona. Necessita quindi un lavoro di squadra: medici, centri diurni , operatori, famiglia hanno l’esigenza di operare in una rete integrata. L’86% dei malati sono curati in casa, si rende perciò indispensabile le creazione di corsi che educhino e informino i familiari e le badanti a saper interagi-re con i malati. Servizi territoriali devono supportare i caregiver, centri di ascolto dovrebbero avere l’impegno di stare loro vicini, perché le loro giornate vicino ai malati sono di “48” ore. Si cerca di riabilitare le potenzialità residue del malato e per questo c’è bisogno di servizi a domicilio, linee telefoniche dedicate. Già esisto-no alcuni spazi riservati, ma sono ancora pochi, le leggi sul tema tardano ad esse-re approvate, c’è ancora moltissimo da fare. Ma l’attenzione al problema sta aumentando, il numero sempre crescente di perso-ne non autosufficienti colpite da questo morbo lo rende un grosso problema socia-le e la scelta del 28 marzo come Giornata Mondiale dell’Alzheimer fa sperare in un maggiore impegno di mezzi e ricerche per affrontare adeguatamente questa ma-lattia.
mi sorprese è che non ne ero affatto turbato, anzi. Quel posto mi sembrava bellissimo, pieno di vita, pieno di amore. Un amore che assorbivo direttamente, senza fare nulla, senza neanche parlare. Vedevo persone tutte diverse. Persone, per l’appunto, non malati. Persone, alcune in car-rozzina, altre un po’ pazzerelle, altre ancora iper socievoli, come Ciro. Fui colpito, in par-ticolare, da alcuni di loro: Carmela, una don-na bellissima, che ora vive una sua vita indi-pendente fuori da Villa Glori, scopertasi poetes-sa a Villa Glori; Tomas-sina con il piccolo Ous-sama, mamma e figlio di pochi mesi appena arrivati; Franco, il bur-bero buono; Antonella e Augusta che all’epoca sembravano quasi delle “belle addormentate” ma che oggi, a distanza di 12 anni, hanno ricu-perato a Villa Glori e grazie a Villa Glori, una vita piena ed autonoma. Voglio ricordare in parti-colare Tomassina e Oussama, e l’altro figlio di Tomassina, l’allora sedicenne Patrizio, per-ché l’incontro con loro è stato particolarmente importante. Tomassina oggi non c’è più. E’ morta nell’aprile del 2005. Veniva dal residence Bravetta, luo-go dove neanche la po-lizia osa quasi mettere piede. Aveva avuto Pa-
Era la fine del 2000 e un brutto incidente di moto mi aveva costretto a toc-care con mano l’espe-rienza di morte scampa-ta; nei due mesi di con-valescenza che ne erano seguiti, avevo avuto mo-do di riflettere sulla mia vita passata, presente e futura e di rimettere in linea le priorità. Una di queste era sicuramente riprendere in mano il mio cammino di fede, trovan-do un equilibrio nuovo, una nuova vita. Una cara amica mi pre-sentò padre Angelo Vita-li, storico direttore spiri-tuale della casa famiglia Villa Glori che, su incari-co di don Luigi Di Liegro, aveva aiutato la casa famiglia sin dall’apertura. Con padre Angelo iniziai un confronto per capire chi fossi e come aprire un nuovo capitolo per la mia vita. Angelo mi pro-pose di affacciarmi a Villa Glori. Nei momenti topici della mia vita, sen-to sempre un soffio leg-gero che mi spinge in una direzione. E, quindi, eccomi arrivare, ad inizio del 2001, per la prima volta nella casa famiglia. Seguii il consiglio di An-gelo di avvicinarmi piano piano. Iniziai a frequen-tare la messa del sabato pomeriggio, rimanendo in attesa. Reduce dall’in-cidente, mi era rimasta una forma di ipocondria e temevo di non soppor-tare il confronto con un ambiente che ospitasse persone affette da una patologia. La cosa che
trizio giovanissima e, nel 2001, aveva dato alla luce Oussama, nato sieropositi-vo e tetraplegico. La di-stanza tra la vita di To-massina e la mia, nato e cresciuto in una famiglia medio borghese, frequen-tando parrocchia e scuole private dall’asilo all’univer-sità, era siderale. Eppure ci si confrontava alla pari. Tomassina aveva un carat-tere tosto. Aveva dalla sua la scaltrezza appresa dalla vita. Io volevo confrontar-mi con lei tentando di por-tare la mia autenticità, senza fingermi diverso da quello che ero, rimanendo me stesso. Iniziammo a frequentarci di più, anche con Patrizio. La nostra amicizia durò poco più di quattro anni, fino a quan-do Tomassina ci lasciò. Da quel confronto ne sono uscito cambiato. Soprat-tutto ne è uscita abbattuta radicalmente la mia ten-denza a giudicare. Mi sono chiesto mille volte che per-sona sarei stato io se fossi nato al residence Bravetta invece che a Monteverde. Cosa avrei mai potuto fare per affrancarmi da un con-testo di spaccio, rapina, violenza e sopraffazione? La risposta ancora non l’ho trovata, ma ora mi limito a dare nulla per scontato, a vedere le cose da più pun-ti di vista, non solo il mio. Padre Angelo una volta mi disse che Villa Glori è un po’ come il “Monte della Trasfigurazione” perché in effetti ne siamo stati tutti un po’ cambiati. Ricordo questa come una gran bella verità.
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di Andrea
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Le uscite di ‘CI… RACCONTIAMO’
GENNAIO APRILE
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Chiudiamo rinnovando l'invito per tutti di
varcare la soglia e non temere di venirci a trovare.
I residenti di Villa Glori sono pronti ad accogliere nuovi amici. Un residente, Ciro, ha voluto dedicare a tutti gli
amici della casa, a quelli vecchi e a quelli che nuovi che speriamo verranno numerosi, questa poesia.
"La diversità in tutte le sue forme é bellezza,
quindi ricchezza
occasione da non perdere.
Insieme crescere
e un mondo migliore realizzare,
che faccia le generazioni future ben sperare.
Insieme ascoltare
e un mondo migliore realizzare
per la pace nel mondo portare"