La Janara pannese -...

25
La Janara Pannese – Il Destino 1

Transcript of La Janara pannese -...

Page 1: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destino

1

Page 2: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destino

di Lupo Mannaro

www.montesario.altervista.org

2

Page 3: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoINDICE

Introduzione Il marchio Noci a gogò L'apparizione Per un filo in più L'ombra Pan per focaccia Macchie L'indovina Il destino Ombre del destino Postfazione

Pag 3Pag 5Pag 6Pag 8Pag 9Pag 11Pag 12Pag 14Pag 15Pag 18Pag 19Pag 22

3

Page 4: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destino

INTRODUZIONE

Tanti e tanti secoli fa, una bella ragazza di nome Alvinia, bruna come l'acqua di un ruscello di notte, bella come il raggio di madreperla di una luna d'estate, incontrò a Benevento, a casa di una sua zia, un giovane biondo e simpatico, un lontano cugino, di Panni, di parecchi anni più grande di lei, Mariuccio. Faceva il contadino, teneva quattro terre dalle parti del Cervaro e se le lavorava tutte da solo perchè era orfano. Mariuccio non se lo poteva mica scordare quello sguardo di notte e di fuoco di Alvinia e dopo tre mesi tornò a Benevento e la chiese in sposa.E a Panni, in quella che era l'ultima casetta del paese, allora, sotto l'ombra del Castello che si allungava dall'alto e da lontano sulla loro finestra, una sera di primavera, il 30 marzo, per la prima volta dormirono insieme. E dalla mattina dopo si misero ad aspettare: lavoravano e aspettavano, mangiavano e aspettavano, dormivano e aspettavano. Lo aspettavano biondo come Mariuccio e alto e con la bocca piccola come la sua e poi la aspettavano nera come la notte e con gli occhi di smalto bruno come Alvinia, e poi bello e magro come papà e pure snella e dalla pelle trasparente come mamma. Aspettavano il 30 dicembre, per festeggiare l'anno nuovo con la mucca e l'asinello e i tarallini dolci e il vinello d'uva passita. E siamo arrivati, in due, ma la notte di Natale, a mezzanotte in punto, con mamma che rideva nonostante i dolori e papà che gridava e

4

Page 5: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinopiangeva come se stesse partorendo lui. Siamo nati il 24, la notte di Natale, e i bicchieri di vinello sono stati sollevati in un brindisi da papà, mamma, due zii vecchi e i nonni di Benevento. E il giorno dopo, tutte le case di Panni, tutta la salita che porta sopra in paese, era tutta una distesa di alloro, un mantello di quel verde scuro argentato che scricchiola al vento come un vecchio e decrepito muro. L'alloro per scacciarci. L'alloro per ucciderci. Perchè io sono nato Lupo mannaro e mia sorella Janara. Perchè io non ho fatto in tempo ad essere Ginetto e lei non ha fatto in tempo ad essere Lucina. Perchè dovevamo nascere il 30 dicembre e siamo nati cinque giorni prima. E tutti a chiudere a chiave la stalla così la Janara non poteva rubare gli asini altrui di notte, e tutti a tenersi ben stretta dentro casa la spazzatura, così il Lupo mannaro non poteva rotolarci sopra e gridare e ululare e ansimare ogni notte, di luna piena e di luna vuota.E stiamo qui, da secoli e secoli, a Panni, io col mio cuore di Ginetto e il destino di Lupo Mannaro, mia sorella col suo cuore di Lucina e il suo destino di Janara. Insieme. Per le strade, le chiese, dentro i muri e le case, nelle pietre e gli anfratti della murgia , ma di notte. Di giorno no. Di giorno, io sono un uomo così, giovane e vecchio, con tante facce cambiate nei secoli e mia sorella è una donna così, giovane e vecchia, con tante forme disperse nei secoli. Siamo così. A Panni. Da sempre. Sempre. Per sempre.

5

Page 6: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destino

IL MARCHIO

Quale storia d'amorenon è stata vendemmiadi colori e di stellein fondo all'anima?Quale oscuro misteronon è un rapido cieloche piove e bruciaceneri e frammenti?Quale patto d'intesaresiste allo sguardo,al passo serio e grevedi quest'ora posatasu una sola speranza?Di un unico risveglio.E un solo abbraccio.Di una corsa per mano.E una preghiera.Di un unico vestire.E parole e silenzio.E un gesto e il viso,viso nel viso.

Resta il giacere scuroe nero della notte,e apre il suo fiore.Ma solo per un attimo.Caldo corpo di lucePoi cuore di genzianaE grida forti e gioiaE stupore smarritonel profondo del bosco.Un unico risveglioUn solo abbraccioUna corsa per manoUna preghieraUn unico vestireE silenzio e silenzioE tempeste e carezzedi aghi nel cuore.Senza gesto o parolache scriva l'alba.Viso nel viso.Nel buio solo si vola.

6

Page 7: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destino

NOCI A GOGO'

Sono passati almeno 50 anni, forse anche di più, ma ci rido ancora con Lupo mannaro, quando al piano vediamo qualcuno sull'asino. Lui non aveva un asino, lui aveva un cavallo, un bellissimo cavallo, lui era ricco, era un signore di Panni, fiero, nobile nel portamento, i capelli non folti ma candidi, gli occhi vivi e fermi di chi sa che può comandare. E se ne andava a cavallo quasi ogni giorno a guardare e controllare quelli che lavoravano le sue terre. Scendeva imponente sulla sella, altero ma con una parola ed un sorriso per tutti, don Adelchi. Io di giorno posso sembrare una femmina qualunque, perciò sono una Janara, posso trasformarmi, e quella mattina stavo scendendo a piedi e lo incontrai e gli chiesi se mi portava per un pezzetto a cavallo con lui perchè ero stanca. Mi passò avanti senza neanche rispondermi. Lui teneva una casa che affittava, sulla piazza di sopra, dentro c'erano due giovani e belle maestre venute

7

Page 8: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinoda Foggia, una bella, alta e castana, l'altra piccola, mora, con lo sguardo verde delle foglie. Sul balcone della casa don Adelchi aveva sparso a strati quasi un intero raccolto di noci dicendo alle maestre che non sapeva dove metterle, di lasciarle lì. Quella sera feci una di quelle cose che solo io, Janara di Panni, posso fare: mi trasformai in uccello, volai sul balcone e per tutta la notte, ad una ad una, noce per noce buttai di sotto per strada e di fronte, dove stava Oraziuccio, che ogni tanto faceva pure da albergatore per quelli che venivano in paese da altrove. E Oraziuccio aveva tutta la strada davanti a casa piena di noci, e per parecchio usciva e entrava, usciva e entrava e prendeva ridendo le noci guardando in cielo, curioso. Lasciai tre noci sul balcone. Nel caso Don Adelchi avesse voluto assaggiarle. Chissà come se la sono vista brutta quelle povere maestre ma:

" Si tu a Pann fai nu sgarb a na Janar, ess t' lu restituisc par par; si tu a na Janar nun puort rispett, ess di nott fac vendett.

8

Page 9: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoL'APPARIZIONE

E' meglio il nulladi questa storia nostrache assorbe una linfaasciutta alla radice?O è meglio ancorabuttarsi in ginocchiosotterrare ogni suonoogni eco della vitaapparsa e poi sparita?O questo insulso giornoin cui da sola comparsavesti la tua menzognacopri la tua vergogna?E appari tra la follacon il tuo uguale amorecol tuo viso stracciatoe il destino segnatoe la voglia inesaustadi abbracci e tenerezzee l'amara certezzadi un vincolo assoluto.A una speranza cieca.A un balbettare muto.

A noi resta l'inverno.Fredda parete che divideil nostro primo sorrisodall'anima stravoltache ci ribolle accanto.E il marchio anticodi un angelo cadutoe la stanca illusionedi un sorriso perduto.E una corsa nell'erba.Verso il vuoto. Il giroattorno a un albero.E la fiamma rossastradi un notturno falòdove è silenzio e cenerepure la vita nostra.E sangue nei cespuglie l'attesa mai vintae il timbro d'orroredi quell'urlo di bimba.E un buio senza cuore.Senza senso e valoreNè coscienza e dolore.

9

Page 10: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoPER UN FILO DI PIU'

Quando Lupo Mannaro ogni tanto me lo ricorda, quasi quasi mi dispiace, ma la mia natura prende il sopravvento e ci rido lo stesso. E poi, sono passati tanti di quegli anni! 40, 45, forse anche di più! Certo che era proprio una gran signora, sempre composta, sempre vestita con dignità, silenziosa, mai un pettegolezzo, una parola di più, un gesto fuori posto, anche se un posto vero nel paese mica ce l'aveva, sempre straniera rimaneva, troppo diversa! Faceva la governante, assisteva il medico del paese che era rimasto senza la moglie e che da solo non si poteva mica cucinare, lavare, stirare; usciva sempre per le visite ai malati, qualche sera tornava pure tardi e almeno trovava tutto pronto. E trovava pure lei là, in casa sua, in compagnia delle poche parole che diceva, ospite eppure padrona di casa, sempre in ascolto, senza giudizi, senza compromessi, senza opportunismi, solo silenzio e lavoro, lavoro e silenzio. Un giorno stavo seduta sulla panca davanti al bar di Peppino di Pertuso e un chiodo

10

Page 11: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinos'era impigliato nel vestito nero e se mi alzavo si vedeva lo strappo giusto là, in un brutto posto, e gli uomini che stavano là davanti, con un bel po' di vino nello stomaco, mi insultavano e mi dicevano cose pesanti. E arriva giusto lei, da giù, e in mano teneva due o tre cartine d'aghi, un paio di forbici da cucito e parecchi rocchetti di filo colorato. Mi passò vicino vicino e le chiesi sussurrando se mi dava un po' di filo e un ago che mi sarei infilata nello iuso lì vicino a cucirmi il vestito rotto, mica potevo camminare così. Giuro che glielo chiesi gentilmente. Io di giorno posso pure sembrare una persona quasi normale. E lei senza neanche fermarsi mi disse: " Ma chi ti conosce? Vattelo a comprare quello che ti serve!" Mi arrabbiai sul serio e le gridai : " Che ti possa entrare in casa la Janara, e poi vediamo se fai tanto la superba, la pagherai cara"! Sorrise pure con alterigia. Non mi potevo far scappare un'occasione così. Da quel giorno nessuno l'ha mai vista più uscire. Mai più è scesa per le vie o in piazza Donna Francesca, è rimasta sempre lì, dietro i vetri del palazzo Manuppelli, con un paio di forbici in mano, e ago, e filo, a cucire, cucire, cucire, cucire...Per anni. E anni. E anni. Ah, non ce l'aveva un po' di filo in più per me? E allora meglio che se lo consumasse tutto lei! Fino alla fine del rocchetto. Lungo...Lungo!

Perchè... se alla Janara di Panni rifiuti un poco di filo, quella di sicuro ti gioca un bel tiro...

11

Page 12: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoL'OMBRA

Che altro si può diredi una vita da semprevotata all'imbrunire?Che difese trovarequali armi prepararecontro uno scuro temposegnato e poi sospesoe spaccato e stravoltoda un disegno distesoin un dio senza volto?Che turno assegnarea una guardia indifesache nè sa nè conosceragione alcuna dell'offesa?Meglio restare al buioa sgranare rosari di oread aspettare supinila sentenza già emessadi schiavitù al dolore.

Non ci resta che il vento.Che ci trascini violentocon la sua bruta forzae di notte scompigliogni parvenza di valoreogni altro incantoogni sterile sognodi emozione e calore.E ci porti lontano.Nel fondo di ruscellidall'acqua arrossatadi vite sparite e vinte,dentro buchi d'ombrein cui l'ultimo gridodella sparuta mortesi faccia riso in noi.E poi urlo e tempestae poi risacca al sonno.Vento padre di pace.

12

Page 13: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoPAN PER FOCACCIA

E' che voleva fare per forza la simpatica. Ma sempre con quell'aria strafottente con tutti, sempre giovialona, sempre in piazza a comparire all'improvviso con quelle sue parole tutte di zucchero, tutte gentili e mielose che però grattavano in modo pesante senza volerlo dare a vedere. Sembrava di soda caustica. Lupo mannaro mi dice sempre, quando se lo ricorda, che quella volta là non ho reagito al massimo delle mie possibilità, che sono stata troppo buona. E' vero, io di giorno mica sono cattiva: se mi lasciano stare, passo per la piazza e saluto tutti anche se poi qualcuno si gira a guardarmi come se non mi avesse mai vista prima in paese. Lei no. Da qualunque parte me ne andassi la trovavo, facevo finta di non vederla e lei a dirmi: " Che, vai in giro a far cicorie al Castello? Io oggi ho fatto le orecchiette, a mano, a Panni solo io le so fare così, con la giusta rugosità fuori , sembrano cappellini, sono perfette...Ne faccio sempre assai, io poi vivo da sola, e ogni volta le regalo in giro, e come se le mangiano!!!" Non le rispondevo mai, una Janara mica ha i soldi per mangiare di giorno e Lupo mannaro di giorno dorme, mica va a lavorare, e non le rispondevo perchè lo sapevo che era vedova e mi era sempre sembrata sola. E una mattina, avevo fame, lei ripeteva che aveva fatto le orecchiette, gliene chiesi un piatto, non mangiavo da diversi giorni.Mi guardò con aria di sfida e ridendo mi disse: "Ti piacerebbe assaggiarle, pezzente? Io tratto con i signori di Panni, il pomeriggio parlo con loro,

13

Page 14: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinocon don Peppino, don Antonio il sindaco, don Ciccio Rainone, don Michelino, mi trattano come una pari, vattene a ritirare nei bassi dove abiti e non ti permettere più di parlare con me". Me ne andai e, dopo la chiesa, non c'era nessuno in giro, era primo pomeriggio, mi tirai fuori dalla tasca un pizzico di rami di madreselva, lo bruciai per terra e gridai:" Hai offeso una Janara , la vita a Panni da oggi per te sarà amara! " Da quel giorno, e per anni, Peppinella ha continuato a impastare per fare orecchiette, ha impastato e fatto orecchiette, ha fatto orecchiette e impastato e i signori di Panni, quelli che lei chiamava così, gliele compravano perchè lei era costretta a venderle le sue orecchiette e, soprattutto d'estate, quando il paese si riempiva e tanti tornavano Certe volte impastava dalla mattina alla sera, in particolare alle feste, ma era lei che andava ad offrirsi di farle così lei lavorava per vivere e gli altri si sentivano pure più buoni perchè l'aiutavano. Ma Peppinella era simpatica, sono io che sono una strega, però... "

Se una Janara rifiuti di sfamare, quella è sicuro che non ti può perdonare , se una Janara tratti male, poi ci rimani proprio di sale"

14

Page 15: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoMACCHIE

Non so chi mi abbia datoragione del consensoa una vita soltanto.Non sochi mi abbia spintoa scegliere dei rovitra il tripudio festosodei cespugli in amore.Non sochi abbia decisoche il grido della nottefosse paga e riscattoal mio sogno di volo.O chi abbia piovuto quella parola solaa chiudermi nel baratrodi un tempo senza sole.Senza attese del cuore.Immagine sbiaditainutile creaturadi un tempo ostileche non muore.

A noi resta la pioggia.Cortina fitta e densaa lacrime non pianteSipario scuro e crudodi mille gocce attentea sciogliere nel sanguei tanti giochi della seratra le foglie fruscianti.E poi ombre tra ventiVoci spezzate al buioE giacigli alti d'orrorea cullare e a placarel'insana e folle bramadi uccidersi l'arsuracon l'antica tortura.E dormire sdraiatiin specchi di pupillesbarrate e coloratee leggervi la storiain essi addormentatae poi violata e spentae cadere nel sonnotra i verdi della menta.

15

Page 16: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoL'INDOVINA

E dire che era proprio una persona per bene, tranquilla, silenziosa, senza grilli per la testa, tutta l'opposto del marito Vincenzo che era serio e affabile ma più chiassoso, più rumoroso, tanto che quando giocava a carte al bar in piazza con Flavio, con Rocco, con Giggino, se vinceva qualche piccola bevuta a padrone e sotto lo si poteva sentire gridare di soddisfazione fino al Lammicco. Era sua moglie e pure se era andata ad abitare con lui in quella bella casa, quella della piazza di sotto, non si era mai data arie, era una casalinga perfetta e non litigava mai con nessuno, a Panni tutti le volevano bene e la rispettavano per questo.Qualche volta, se passavo sotto casa sua e lei stava al balcone, mi diceva che non aveva mai capito di chi ero figlia, ma io non rispondevo mai direttamente, le dicevo che ormai non avevo più nessuno, solo un fratello malato in campagna e allora lei mi buttava qualche soldo e mi mandava a comprare un poco di mortadella da Matteo, però al ritorno si prendeva il resto ma faceva finta di scordarsi la mortadella dicendo che s'era fatta distratta, che ne teneva assai in casa, che potevo tenermela se no andava buttata. Perciò so dove abitava. Perciò Lupo Mannaro mi dice anche

16

Page 17: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinooggi,quando si ricorda certe cose, che non avrei dovuto farlo.Ma la natura prevale, non ho voluto nascere io la notte di Natale... Me ne andavo per fatti miei, alla curva del Castello, sulla strada che porta a capabbasc, davanti alla chiesa il prete mi aveva visto e mi aveva dato un sacco di patate per mio fratello chiedendomi come stava e perchè fosse così magro, e io me lo trascinavo appresso tutta sudata quando sento il rumore di una motocicletta che arranca e scoppietta e arrivano loro, Vincenzo e la moglie, seduta dietro, tutta abbrancata a lui, e mi affiancano rallentando. Allora io dico: Signora Clelia, buongiorno, non ce la faccio più, potete portarmi con la motocicletta questo sacco di patate giù e lasciarlo appoggiato all'inferriata dei Caduti? Senza il sacco ci arrivo in cinque minuti. Lei mi guarda seria seria, come se non mi conoscesse, come se non mi avesse mai vista e dice: Fammi indovinare. Ti stai credendo che parli a un pari tuo, stracciona? Andiamo Vicenzì! Non ha potuto sentire la mia risposta. La moto di Vincenzo ha fatto un balzo e si è messa a correre a velocità folle ma lei non era più dietro di lui sul sellino, lei era caduta nella cunetta e gridava gridava, gridava...ma Vincenzo era lontano, neanche si era accorto che non stava più dietro, è arrivato a casa convinto di portarsela sul sellino e solo dopo più di un'ora l'ha trovata, dopo averla cercata dappertutto senza capire cosa fosse successo, che se ne tornava tutta scapigliata e zoppicante e col sedere a forma di cunetta. Ma io, mentre Vincenzo volava intrepido verso il paese, m'ero avvicinata e avevo gridato a lei e alla cunetta: Se tratti male una come me, male ti

17

Page 18: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinocoglie, ma moltiplicato per tre! Prova a indovinare che significa questo adesso! E me n'ero andata trascinandomi il mio sacco di patate mentre lei urlava: Vic'nzì, Vic'nzì, tuorn addret, tuorn addret! Il fatto sta così:"

se una Janara osi sfidare, quella per sempre si fa ricordare!

18

Page 19: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoIL DESTINO

Quanto costain termini d'amoreporgere il fiancoall'arma del destino?Perdere il nomeil senso e la memoriatra nubi densedi caligini e vapore?Scorrere stradevelate dalla polveresfuggire a lucie richiami della vitaimplorare la madreche non chiesedi baciare una sfidaormai compiuta?Cara dimenticanzaCaro antico PaeseCari Passi tremantiinsieme sul selciatoinsieme a voi e tuttiStrega semino lutti.

A noi resta una resa.Caos violento e ciecodi sfere sorde e lenteal richiamo del bene.Un bene indifferenteal nostro vile pastodi viscere e di sangue.Un bene superioreal pianto consumatotra foglie fitte e privedel fruscìo della gioia.Un bene inanimatoipocrita e cialtrone.Un bene destinatoa una sola stazione:l'insensata allegriadi poveri bambinifestosi e in corsanel loro sferragliantee ultimo vagone.Una resa che accettaquest'unica vendetta.

19

Page 20: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destino

OMBRE DEL DESTINO

E'rimasta tale e quale, o quasi. Ma adesso mica vive a Panni e adesso fa finta, d'estate, quando viene, che non mi conosce più. Eppure io mica ho fatto i capelli bianchi come lei, io sono uguale a tanti anni fa. Anche allora...sempre pulita, con la sua bella gonna e la maglietta, tutta ordinata, senza lussi ma senza trascuratezze, con quel suo camminare lento lento, come oggi, come ad agosto passato o di trenta anni fa: la vedi arrivare calma e pacifica anche se gli occhi scuri sono attenti e osservano tutto e per fare trenta metri ci mette un'ora...chissà perchè...Io lo so perchè, è il Destino! Oggi, d'estate, spesso si siede davanti al vecchio tabacchino, di pomeriggio, a chiacchierare con chi ci sta e con chi non ci sta e se passo gira gli occhi dall'altra parte. Se lo ricorda quel giorno, e come no! Venivo da giù, dalla taverna, a piedi, era domenica e mi volevo scegliere per tempo un piccolo angolo nascosto in Chiesa per adocchiare qualche bambino piccolo con la mamma che mi ispirasse un bel maleficio e mi dirigevo verso la Chiesa. E lei era seduta là, sempre davanti al tabacchino, ma in mezzo alla strada, e chiacchierava con quelli seduti sulle scale e di fronte al bar. Dovevo pure passare se volevo andare in Chiesa. Cercai di chiedere permesso appena le arrivai vicino, quasi alle spalle, ma lei - mi aveva visto, mi aveva visto! - spostò indietro la sedia all'improvviso e mi investì e caddi per terra come un mulo vecchio a cui hanno sparato, che non serve più, con tutto il vestito alzato e il senale che mi

20

Page 21: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinocopriva la faccia, e lei a ridere, a ridere...Le dissi rialzandomi che secondo me l'aveva fatto apposta, che non capivo perchè, manco la conoscevo bene, non le avevo mai fatto niente. E lei mi rispose: " Tu rotoli per terra e non guardi chi è in mezzo alla piazza perchè neanche capisci dove vai, forse ti sei fatta un bicchiere di troppo, e la colpa è mia?? E' il destino! Si vede che oggi eri destinata a cadere e adesso passa e vattene, che non sei uno bello spettacolo." Me ne sono andata quel giorno, ma dall'alto, dal piazzale della Chiesa, l'ho guardata e da lontano l'ho marchiata. E il giorno appresso, alla stessa ora, sono risalita e davanti al negozio di Ciccillo Mastalessio mi sono fermata. Eccola lì, arriva col maritino, tutti allegri e giovanili, ridanciani, tenendosi per mano escono da sotto l'arco di fronte a Pertuso e per mano giocano alla corsa come ragazzini e si mettono a correre, a correre, a correre e davanti al tabacchino, svoltando in corsa per salire il vicolo...sbadapummmmm, sbadapaaammm, booom...per terra, di muso per terra. Tutti e due. Luigino e Rosinella. Davanti a tutti. E le sue mutande gialline a fiorellini rosa esposte al sole e allo sguardo imbambolato di quelli che stavano seduti. E lei che cercava d'alzarsi, era pure un bel peso, e tutti là fermi, nessuno si muoveva, impietriti, come al circo. Mi sono mossa, le sono passata davanti, cercava di mettersi seduta con Luigino che l'aiutava, e ho sussurrato: " Avevi ragione, il Destino è, ieri a me, oggi a te" . E sono andata per il vicolo. E lei a guardarmi piena di vergogna. Non è uscita per diversi giorni. A me sta pure simpatica, ma...

21

Page 22: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destino

Se a una Janara fai una cattiveria, quella ti ripaga in maniera seria....

22

Page 23: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il DestinoPOSTFAZIONE

Questo primo libro del Lupo mannaro pannese apre sicuramente uno squarcio sull'insondabile che da sempre attira l'essere umano, lo attira sia per il suo misterioso venare la storia dell'umanità dalle origini sia perchè quanto è incomprensibile alla finitezza umana spesso si costituisce come giustificazione degli eventi inspiegabili che attraversano la vita di ciascuno di noi. Lupo mannaro si doppia, assume voce e volto e identità della sorella Janara e parla e racconta sostituendola spesso a se stesso e, a sua volta, la Janara pannese altrettanto spesso si riferisce a lui nella parte poetica e narrativa, di modo che le due personalità divengono inscindibili, si sdoppiano e si unificano nella continuità del Destino comune ad opera del quale sono inseparabili. Nel testo appare con chiarezza come la parte versistica attenga in modo più specifico al destino personale del Lupo e della Strega, mentre quella narrativa al paese, Panni, un paese nel quale gli avvenimenti, i piccoli eventi che la ragione consegna alla casualità nel loro accadere, sono invece da ascrivere all'opera malefica o dispettosa della Strega, come se lo stesso Paese fosse innervato sui due fratelli senza alcuna consapevolezza. Quello che stupisce di questo primo libro è qualcosa di nuovo rispetto alle informazioni storiografiche che sulla Janara esistono sotto il profilo delle tradizioni e del folklore: i due fratelli evidenziano apertamente la sofferenza che il Destino che li accompagna provoca in loro... " l'amara certezza / di un vincolo assoluto./ A una

23

Page 24: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinosperanza cieca. / A un balbettare muto."...come se il male che a volte provocano fosse una costrizione, non una scelta, come fosse un dettato imposto a cui vorrebbero sottrarsi senza alcun potere di farlo:" Che difese trovare/ quali armi preparare/ contro uno scuro tempo/ segnato e poi sospeso/ e spaccato e stravolto / da un disegno disteso/ in un Dio senza volto? " Ed è come un motivo ricorrente che si ripete coattivamente, ad indicare che anche nel male esiste il dolore, quando il male stesso è predestinato e quando la nascita è segnata dalla diversità : " Non so chi abbia piovuto/ quella parola sola/ a chiudermi nel baratro/ di un tempo senza sole..." E la voce dolente di Lupo mannaro, destinato anch'egli a una storia senza scelte, una storia al buio, perenne, che nemmeno ha la speranza della fine, di un'eutanasia volontaria, fa da controcanto mai malvagio, anzi condivisorio , ai lutti provocati da entrambi: " A noi resta la pioggia/ Cortina fitta e densa/ a lacrime non piante...", fa da contraltare alla sofferenza inflitta, alla propria, quasi ad una universale, come se a tutti fosse vietata una possibilità di Essere per Sè, come se il vero Dolore, il vero Maleficio fosse proprio quello di dover scaricare su altri, senza volerlo, l'inanità del Bene con cui pure si vorrebbe coincidere, di doverlo spalmare proprio su un Paese, il proprio, che si ama senza esserne riamati: " Cara Dimenticanza / Caro antico Paese/ cari passi tremanti/ insieme a voi e a tutti/ Strega semino lutti "- intona la Strega - e " una resa che accetta/ quest'unica vendetta"- risponde Lupo mannaro..... Sotto il profilo sociologico, sembra di poter leggere qualcosa

24

Page 25: La Janara pannese - montesario.altervista.orgmontesario.altervista.org/libri/janara/il_destino.pdf · Pag 5 Pag 6 Pag 8 Pag 9 Pag 11 Pag 12 Pag 14 Pag 15 Pag 18 Pag 19 Pag 22 3. ...

La Janara Pannese – Il Destinod'altro: come se il male non fosse, comunque si esprima, in eventi piccoli e quotidiani o gravi e significativi, mai eletto dal Paese a responsabile volontà di distruzione dell'altro, quanto un' ineluttabile tempesta che piova da un Fato imperscrutabile. E' questo, dunque, un libro d'Amore: per il proprio Paese, Panni, e stravolge la stereotipa immagine della malvagità malefica di Esseri nati dalla leggenda popolare: stigmatizza l'antico canone della volontarietà del Male.

Corrado Brigantini .

25