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NOTIZIARIO porte aperte “con ogni vera amicizia rafforziamo le basi su cui poggia la pace in tutto il mondo” Gandhi SETTANT’ANNI DI FONDAZIONE pagg 3-4 INCONTRO NAZIONALE SERVAS PALERMO 8 - 10 novembre 2019 pagg 5-7 ASSEMBLEA NAZIONALE SERVAS - CAMALDOLI 5 - 7 aprile 2019 pagg 8-9 SERVAS ITALIA VITA ASSOCIATIVA pag 10-15 SERVAS RACCONTI DI VIAGGIO pag 16-23

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NOTIZIARIO

porte aperte“con ogni vera amicizia rafforziamo le basi su cui poggia la pace in tutto il mondo”

Gandhi

SETTANT’ANNI DI FONDAZIONE pagg 3-4

INCONTRO NAZIONALESERVASPALERMO8 - 10 novembre 2019 pagg 5-7

ASSEMBLEA NAZIONALESERVAS - CAMALDOLI5 - 7 aprile 2019 pagg 8-9

SERVAS ITALIAVITA ASSOCIATIVA pag 10-15

SERVAS RACCONTI DI VIAGGIO pag 16-23

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Settant’anni di Fondazione3 Come il pane

di Luigi Uslenghi

5 Incontro nazionale Servas - Palermodi Alfredo Rubino

7 Terra di Siciliadi Cristina Beber

Assemblea nazionale di Primavera8 E ti ricordo ancora...

di Antonio Calvagno

Servas Italia vita associativa

10 Mediterraneo mare di pacedi Teresa de Angeli

11 La storia Servas è fatta di storie...di Mehmet Ates

14 11a Conferenza mondiale di Science for peacedi Mario Arosio

Servas Racconti di Viaggio

16 Resoconto di viaggio ServasCalabria, Caserta e Napolidi Anna e Mauro

18 Viaggio in Corea de Suddi Franco Tinelli e Daniela Passeri

20 Servas Italia vista dall’Americadi Pasquale Vaira e Giulia Villa

23 Syle Australiadi Alberto Colamussi

Servas in bici

24 Umbria in bici. Splendida e accoglientedi Armando Neri e Tarcisio Zuccali

Notiziario SERVASSemestrale dell’Associazione Servas Porte AperteAnno XXXIVnumero 2 - 2019

Direttrice: Rosaria [email protected]

Proprietario: Luigi UslenghiSegreteria di redazione:Francesco [email protected]

Hanno collaborato:Anna e mauro, Mario Arosio,Mehmet Ates, Cristina Beber,Antonio Calvagno, Alberto Cola-mussi, Teresa de Angeli, Ar-mando Neri, Daniela Passeri,Alfredo Rubino, Franco Tinelli,Luigi Uslenghi, Pasquale Vaira,Giulia Villa, Tarcisio Zuccali.

Grafica: SABEditore:Associazione Servas Porte Aperte

Sede Legale:Presso Centro Studi Sereno RegisVia Giuseppe Garibaldi, 1310122 Torino

Stampa: SAB snc40054 Budrio (Bologna)

Copyright: tutto il materialescritto presente nel Notiziariopuò essere riprodotto a patto dicitare Servas, di non usarlo perfini commerciali e di condivi-derlo con la stessa licenza.

Registrazione:Tribunale di Milano n. 452 del21 settembre 1985

Chiuso in redazione:10 dicembre 2019

Gli articoli pervenuti potranno es-sere modificati dalla redazione, co-munque nel rispetto degli autori.

Dati per il pagamento delle quote sociali :

Bonifico bancario intestato a Associazione Servas Porte Aperte Via Garibaldi n° 13 - TorinoIBAN:IT05T0501804000000011316205

SOMMARIO

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SETTANT’ANNI DI FONDAZIONE

Il nostro primogenito Carlo scalpitava nel pan-cione di Alberta quell’inizio d’estate del ‘73, sulterrazzo del nostro piccolo appartamento di cin-

quanta metri quadri al nono e ultimo piano convista meravigliosa su tutta la cerchia alpina,quando comparve Philip, giovane rampollo diNew York, figlio di un noto giornalista televisivo.Fu uno dei primi ospiti Servas, non il primo, malasciò il segno, a Novara e a Rimini per la suastraordinaria curiosità. Tra la visita a Novara equella a Rimini aveva fatto in tempo a prodursicome bagnino di salvataggio in Cilento e andarealla messa del Papa, in San Pietro, lui ebreocome tutta la sua famiglia.“Dear Alberta andLuigi, you have done everyting possible to makeme feel “chez moi”. I deeply appreciate yourwarmth and your friendship. No matter what hap-pens the rest of the summer, my stay here withyou will be among my fondest memories.” – scri-veva Philip Dine quel 23 giugno 1973 a conclu-sione del suo primo soggiorno da noi, vergandoin alto a destra la tredicesima oggi sgualcita pa-gina di un prezioso album. Il vecchio album dallagrinzosa copertina in similpelle è il primo dei no-stri due “libri degli ospiti” che hanno registrato cin-quant’anni di vita Servas attraverso scritti,disegni, pennellate, foto, di circa quattrocentoamiche e amici da tutto il mondo.

Cinque anni più tardi, cambiata casa e precipitatial primo piano in un più ampio e accogliente ap-partamento, venne a trovarci tra gli altri un petti-rosso. Si chiamava Robin veniva dalla Californiaed era una graziosa fanciulla di 23 anni. Sapevaun po’ di italiano e ci teneva a sottolineare che“Robin” in inglese significava appunto “Petti-rosso”. Pettirosso stette da noi diversi giorni e siamalgamò con la nostra accresciuta famiglia: conCarlo di quattro anni e mezzo cui si aggiunseChiara, la sorellina di poco più di un anno e anchecon la quindicenne Ginetta, da noi in affidamentodalla Sardegna per quell’anno scolastico. La coin-volgemmo anche sul lavoro, a scuola con Alberta,in ufficio da me per farle conoscere alunni e col-leghi e la realtà quotidiana di noi suoi ospiti. “Carafamiglia Uslenghi, non posso ringraziarti per tuttite hai fatto per me. Me sento molto al mio agioqui e si capitera a mei viaggi, vengo ancora a tro-varti. La tua ospitalità e l’una di le ragione più im-

COME IL PANE

portante perché sono inamorata di Italia e legente italiana e vorrei stare encore più tempoqui.” – così ci lasciò scritto Robin Maynard (Pettirosso)il 10 maggio 1978. Un simpatico stentatoitaliano, quello di Robin, la quale aggiunse ancheil disegno profilato dell’isola di San Giulio lambitadalle acque del nostro magico lago d’Orta, da leivisitato qualche giorno prima.

A conclusione di quest’anno celebrativo dei set-tanta di fondazione, ricordi come questi portatiad esempio invitano a riflessioni sul nostro oggiessere parte della grande famiglia Servas. La me-moria è importante e l’averla aiutata attraverso illibro degli ospiti con nomi e cognomi scolpiti sullesue accoglienti pagine rende più viva l’immaginedi centinaia di volti, sguardi, sorrisi, voci, sentierie canti percorsi insieme anno dopo anno. “Millegrazie per il letto e il cibo” – dice Daniel da Basi-lea nell’82 – “Parlare, giocare, cantare”.

E più tardi Sylvie, Québécois doc, mi insegnò ilritornello della patriottica canzone di Gilles Vigne-ault: “Gens du pays c’est votre tour de vous lais-ser parler d’amour”. C’è anche Peter Benenson – fondatore di Amne-sty International – in queste pagine sgualcite: unpiccolo ricordo di una grande presenza qui incasa, con l’avvocato umilmente a dipanare il gro-viglio delle luci dell’albero di natale incantando inostri piccoli.Dalla Polonia ancora sotto il regime comunista,c’è anche Agnieszka, con la quale ho ripreso icontatti dopo vent’anni di silenzio proprio in questigiorni.Dall’Australia c’è Heidi, la “gazelle” sempre dicorsa e dagli USA la timida Dawn, che partecipònel 2005 a Sentierinsieme e mi regalò – dopo –un bellissimo album in pelle con le foto ricordo diquella – per lei e per tutti – entusiasmante espe-rienza.

Ecco, penso che Bob Luitweiler non amasse laparola “celebrare” i così tanti o pochi anni di Ser-vas, ma preferisse la parola “vivere”. C’è un solomodo per dimostrare di essere buoni amici di Ser-vas: essere buoni ospiti, essere buoni viaggiatori.Il resto conta, ma poco. Allora l’invito per tutti noiè ad esempio quello di rispondere sempre, ma

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SETTANT’ANNI DI FONDAZIONE

proprio sempre, alle richieste di ospitalità, anchequando non è possibile accogliere: una garbataparola per esprime il nostro rincrescimento do-vendo dire di no non costa nulla. E se poi –quando possibile – aggiungessimo la cortesia didare una mano per cercare altra disponibilità tragli amici tanto meglio. Per chi viaggia una pre-ghiera: evitiamo lettere circolari. Sono veramenteindigeste. Si chiede ospitalità per incontrare per-sonalmente proprio lei, proprio lui, dimostrandovivo interesse per questo specifico incontro. E igenitori non abbiano paura di invitare i propri figlia calpestare le sconosciute strade di questomondo anche attraverso la proposta Servas. Sti-molanti occasioni non ripetibili in altre età. Vi rin-grazieranno.

Alanna dall’Australia aveva 18 anni quando l’ac-colsi alla Malpensa per condurla poi in montagnain Valsesia nel 2005 insieme a Dawn per il doppioSentierinsieme di quell’anno, che si sarebbe con-cluso sui percorsi delle Cinque Terre. E nostra fi-glia Chiara a 18 anni con un’amica si fece tutto lostivale con Servas, l’anno dopo la Francia e ilRegno unito e quindi Spagna e Portogallo. Senzacontare il diciassettenne Michon, che viveva coni genitori su un battello di stanza in un canale bre-tone e che accogliemmo a Novara e a Rimini,nonché le numerose ragazze danesi che neglianni ’70-’80 abbiamo accolto ancora sedicenni acoppie, quando in Servas non era ancora statafissata la logica soglia della maggiore età per inon accompagnati da adulti. Lo spirito era peròquello e riconosco che io e Alberta abbiamo vis-suto una stagione irripetibile negli anni ’70 e ’80,prima della caduta del muro di Berlino, prima diinternet, senza i social, quando ci si esprimeva

con gesti antichi come la scrittura a mano, laposta funzionava ed era sempre una bella sor-presa aprire una busta con il tagliacarte e sco-prire che cosa conteneva.

Quando a Palermo un amico giornalista mi chiesedi parlare di Servas avrei voluto dire che era lapiù bella scoperta che mi sia mai capitata nellavita. Mi trattenni per non essere troppo enfaticoma dentro, per il mio personale vissuto, la pensoancora così. E mi associo a quanti in passatohanno scritto nelle loro relazioni di viaggio che “cisono poche cose buone come Servas” E anche“grazie a Servas di esistere”.

“Siete tutti caldamente invitati – scriveva nel 2008la nostra carissima Laura, ragazza eccezionale oggimamma, dopo il suo soggiorno a Novara – a visitarela mia amata terra: il Friuli, posto di calma e di viva-cità, abitato da persone un po’ chiuse, ma con ungrande cuore pronto ad aprirsi e offrire il meglio delpoco o tanto che possiedono per il proprio ospite.Tradizioni, piccoli scorci montuosi meritano di es-sere scoperti. E in una piccola casa in collina aNimis un calice di Ramandolo vi attenderà.”

E con il Ramandolo, con il Barbera o il Canonauanche il buon pane dell’ospitalità Servas. In qual-che relazione -dopo una bella esperienza di viag-gio vissuta – qualcuno scrisse proprio così diServas : “buona come il pane”. Una briciola,certo, un puntino, una goccia, ma quanto signifi-cativa e portatrice di speranza nel torrente largodella nostra umanità, districandosi tra i flutti conl’entusiasmo di sempre.

Luigi Uslenghi

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Dopo tanti anni, dall’autunnodel 2011, l’assemblea Na-zionale SERVAS è tornata

in Sicilia. C’era molta attesa, e lagrande partecipazione che havisto la presenza di socie e di sociSERVAS da tutta Italia, oltre chedalle altre province siciliane, giuntia Palermo per l’incontro ci ha pia-cevolmente sorpreso. Oltre 200 fra socie e soci hannosoggiornato nell’ Hotel President,mentre altri sono stati ospitati daisoci SERVAS di Palermo e provin-cia.I SERVAS e la città di Palermohanno onorato il tema della nostraassemblea: l’accoglienza.

Chi non veniva a Palermo da moltianni, oppure non era mai venutoin Sicilia, ha potuto vedere unacittà diversa da come veniva de-scritta fino a pochi anni fa.Una città straordinaria che ha sa-puto riscattarsi dagli anni bui in cuiera, sin dal dopoguerra, il centrodella speculazione edilizia e dellacriminalità mafiosa.Basta ricordare l’ormai famoso“sacco di Palermo” ad opera del-l’allora sindaco Vito Ciancimino edella guerra che la criminalità ma-fiosa scatenò contro lo Stato, as-sassinando gli uomini più espostidella magistratura, delle forzedell’ordine, della politica e delle

istituzioni: fino a colpire il Presi-dente della Regione Siciliana,Piersanti Mattarella.I Servas venuti all’assembleahanno visto una città ricca di fer-menti culturali e artistici, che con-tinua a riscoprire e valorizzarel’immenso patrimonio artistico eculturale che affonda le radici nellasua storia. E una città che, trovan-dosi al centro del mediterraneo, ècresciuta e prosperata grazie al-l’apporto di tanti popoli, diven-tando un punto d’incontro diciviltà, culture, religioni, riti e leg-gende di cui sono testimonianze lebellissime miscele sia architettoni-che che decorative dello stile

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INCONTRO NAZIONALE SERVAS PALERMO

INCONTRO NAZIONALE SERVASPALERMO8 - 10 NOVEMBRE 2019

DI ALFREDO RUBINO

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Mi risulta spontaneo fare unomaggio alla Terra di Siciliadopo un breve ed intenso

soggiorno a Palermo in occasionedell’Assemblea Generale di Servas,svoltasi tra l’8 ed il 10 Novembre2019.Ci sono ritornata volentieri in Sicilia,dopo avere fatto una vacanza prima-verile ben più lunga con mio marito,trovando sole, vento ed accoglienzacalorosa nel nostro viaggiare da esta ovest dell’isola.Abbiamo conosciuto tanti nuoviamici Servas in Sicilia a cominciareda Alfredo Rubino e sua moglie aPartinico, incontrando gentilezza, di-sponibilità ed entusiasmo per la pro-pria cultura. Ci hanno introdotto inrealtà peculiari come il Centro StudiDanilo Dolci (che in quest’Assem-blea abbiamo capito meglio) oppurela Portella della Ginestra (dove pos-siamo dire di aver veramente festeg-giato la nostra prima Festa delLavoratore) o la casa di Felicita a Ci-nisi, mamma di Peppino Impastato esuo fratello Giovanni che ci ha ac-colto con garbo ed affetto (realtà dicui ci ha parlato in Assemblea lascrittrice Ebano).Così nel viaggio primaverile comedurante l’Assemblea di Palermo, ab-biamo parlato di sviluppo sociale, diproblematiche civili, di modelli edu-cativi, di storia locale, di problemi darisolvere e tante altre cose che cihanno aperto gli occhi e resi più ric-chi dentro.Visitare la Sicilia vuol dire cono-scerla col palato e non poterla de-scrivere a parole: come si fa amettere su carta le emozioni di unpane cunzato al Parco dello Zingaroo un limone succhiato a Modica Alta-alla Festa di San Giorgio, o un couscous di pesce a Marsala o i carciofialla brace di Caltanissetta?

arabo-normanno, per nominarneuno.Oggi Palermo rappresenta unesempio virtuoso di convivenzamulticulturale che vuole costruireponti in un contesto nazionale einternazionale in cui si alzanomuri, malgrado la città continui adessere afflitta da seri problemieconomici e sociali.Il programma era ricco e artico-lato: dall’opera dei pupi Siciliani alteatro di musica e canti popolari“Cantunera”, alle passeggiate perle vie del centro storico della città,al museo punico Gemellaro”, lastanza dello scirocco e la Cubacon la nostra socia Carolina Patti.In un’assemblea che ha cometema l’accoglienza non potevamancare una visita al centro so-ciale “Arcobaleno” nella borgatadella “Guadagna”, con l’infaticabileAnna Alonzo che lo gestisce in-sieme ai suoi ospiti, provenienti datanti parti del mondo.L’assemblea, rispecchiando i temivivi della società palermitana e si-ciliana, con la presenza di storicitestimoni impegnati oggi ad ac-compagnare i cambiamenti chePalermo sta vivendo, ne ha evi-denziato anche le sue contraddi-zioni. Tanti gli interventi, come quelli dellanostra socia Rosa Calderazzi, op-pure quelli di Lorenzo Barbera, o diGabriella Ebano, e dei giovani diSERVAS che hanno testimoniato efatto conoscere la realizzazione delCampo internazionale per giovanie famiglie tenuto a Fano nell’agostoscorso. Abbiamo anche ascoltatodue rappresentanti del progetto“Terre ferme”, sostenuto dall’asso-ciazione CNCA e dall’UNICEF, iquali hanno evidenziato l’impegnocivile di tanti SERVAS per portareun seme di Pace per un mondonuovo. Sicuramente la mancanzadi tempo, dovuta ai tanti interventi,non ha consentito la discussionesui temi interni alla vita di SERVAS.Non poteva mancare, a terminedella serata di sabato, lo spetta-

colo della nostra socia Rosalia Bil-leci e della sua compagnia dal ti-tolo “Siciliana sono” che haallietato la conclusione di una gior-nata impegnativa.Naturalmente, trovandoci nellaterra dove Danilo Dolci visse eoperò per tutta la vita, non pote-vano mancare le testimonianze didue protagonisti come LorenzoBarbera e Amico Dolci. Lorenzo,storico collaboratore di DaniloDolci ha speso tutta la vita nellezone più povere della Sicilia occi-dentale.Il figlio di Danilo Dolci, Amico, in-tervenuto nella giornata conclu-siva dell’assemblea di Domenicamattina, oltre a parlare dell’impe-gno di una vita per la Pace e lanonviolenza del padre, ha illu-strato come il “Centro per lo svi-luppo creativo” porti avanti oggi lasua testimonianza di vita. Molti anni prima, Danilo Dolci eraintervenuto ad un’assemblea na-zionale SERVAS, come ci ha ricor-dato Luigi Uslenghi. Al nostro incontro è anche interve-nuto il Presidente del Centro Studi“Pio La Torre”, Vito Lo Monaco,amico e allievo di Pio La Torre, sto-rico dirigente del PCI assassinatodalla mafia nel 1981 negli anni incui aveva promosso, tra l’altro, unastorica marcia per la Pace control’installazione dei missili a Comiso(RG). Ma l’intervento più atteso,che ha concluso la nostra assem-blea nazionale SERVAS di Pa-lermo, era senza dubbio quello delSindaco di Palermo, Leoluca Or-lando.Un lungo intervento che ha riper-corso la storia della lotta alla mafiadella citta di Palermo dagli anni ‘60a oggi.La giornata conclusiva, come tuttele altre iniziative, ha rappresentatola degna celebrazione del 70° an-niversario della fondazione diSERVAS.

Partinico lì 1 dicembre 2019

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INCONTRO NAZIONALE SERVAS PALERMO

TERRA DI SICILIA

DI CRISTINA BEBERSERVAS TRENTINO ALTO ADIGE

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Visitare la Sicilia vuol dire vedere…Apecar stracarichi di melanzane, car-ciofi o di finocchi di dimensioni maivisti prima, o bere un estratto di melo-grano… e vedere l’esemplare esem-pio di recupero di Favara con la FarmCultural Park dove l’arte è strumentodi rivalsa per la gente di questa terradi Sicilia che vuol togliersi dalla droga,prostituzione e malavita per un futuroche è già presente, oggi migliore diieri.E‘ impossibile: bisogna andarci là percapire ed assaporare la Sicilia, ma sehai un amico Servas che ti guida e ticonsiglia, vai sul sicuro e senza fatica.Ma chi ci sarebbe andato al porto in-cantevole di Marzamemi se Maria Piadi Pachino non ci avesse portati lì?Come potevano, due trentini comenoi, conoscere l’entroterra di Caltanis-setta se Giovanna con il marito, nono-stante gli acciacchi di salute, non ciavessero invitato a pranzare in cam-pagna con Salvatore ed i suoi amici?

Ma al teatro greco-romano di Cataniaci saremmo andati se non vi fossestata la provvidenziale ospitalità Ser-vas di Rosy ad Aci Castello? Chissà!Ci vuole anche impegno per capirepiù in profondità la realtà siciliana,saper ascoltare con umiltà e senzapregiudizi; è solo così che si può com-prendere la fatica di esser giovaniquaggiù, in cerca di spazio per espri-mere i tuoi talenti senza arrendersiper amore della tua terra e per non la-sciarla in mano a chi vuol “domare ilsiciliano” facendogli chiudere “occhi,orecchie e bocca” come ha detto ilsindaco Leoluca Orlando: questo nonsta più bene ai siciliani!E’ una riflessione che va estesa a tuttoil resto d’Italia soprattutto dove la vitaè più difficile.Ma proseguiamo il nostro tour prima-verile e andiamo a tuffarci nelle splen-dide acque sicule, da Mondello aAcitrezza, da Scopello alla Scale deiTurchi. Insomma una Sicilia tutta

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INCONTRO NAZIONALE SERVAS PALERMO

bella, molto diversa quella orientaleda quella occidentale, da non saperquale preferire! Visitiamo Palermo,Taormina, Ragusa, Agrigento, Tra-pani; ci stupiamo di fronte all’attivitàdelle tonnare, alle cantine Florio,alle Saline: la Sicilia la si guarda abocca aperta per l’ammirazione!Ripenso a quando visitai questa re-gione la prima volta trent’anni fa: adAgrigento ero accompagnata da unnoto personaggio “intoccabile”, chemi faceva da scorta: quante cosesono cambiate da allora! A Palermooggi, trent’anni dopo, posso cammi-nare da sola, senza paura! Ci sono state evoluzioni grazie allavita ed al sacrificio di tante personenote e meno note che hanno reso erendono la Sicilia migliore agli occhidegli italiani e degli stessi siciliani,perché la Sicilia è parte di un’Italiache crede in sé, nella profonditàdelle sue radici e nel volo delle sueidee.

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Nel celebrare il 70° anniversariodella fondazione di SERVAS,tutte le nazioni si stanno prodi-

gando nell’organizzare incontri, ra-duni, eventi di vario tipo. Servas Italia,per l’assemblea di primavera, hascelto di riunire i soci ed i simpatiz-zanti nei luoghi dove nel lontano 1979si fece il primo incontro di soci italiani.La location prescelta è il Monastero diCamaldoli. Esso, si trova in provinciadi Arezzo ed è un complesso mona-stico situato a tre chilometri dal-l'Eremo di Camaldoli, nel comune diPoppi. La partecipazione all’assemblea èstata molto nutrita, nonostante le og-gettive difficoltà a raggiungere la loca-tion, i nostri appassionati sociSERVAS hanno dato un forte riscon-tro alla convocazione pervenuta.Luoghi magici, boschi selvaggi, pae-saggi ameni, hanno fatto da corniceall’evento sociale. Il monastero nellasua imponenza rappresenta un puntodi riferimento per tutto il circondarioper itinerari naturalistici e per l’econo-mia del territorio.

Nella tradizione della nostra associa-zione, all’arrivo ci si registra sia in re-ception per la consegna delle chiavidella camera e nella stanza adiacenteper la consegna del badge e il rivela-mento della presenza.

Questa è stata la prima assemblea or-ganizzata dal nuovo Comitato Esecu-tivo. I lavori assembleari sono iniziaticon i saluti del Neo Presidente e conla discussione dei vari punti posti al-l’OdG. Il dibattito è stato attivo e partecipato,un po’ tutti gli intervenuti hanno dato ilproprio contributo, prima di tutto conla presenza e successivamente con lapartecipazione attiva. Ospite dell’as-semblea è stato il nostro caro amicodi nazionalità Turca Mehmet Ates che,da anni, organizza la “Scuola di Pace”in Antiochia; lui ci ha reso partecipedei suoi interessantissimi progetti peri bambini del luogo. Servas Italia hadeliberato di offrire un contributo a co-loro che volessero aderire come vo-lontari al campo “Scuola di Pace” finoa due partecipanti (dal 2 al 16 luglio edal 17 al 21 luglio per la scuola di ci-nema)Raffaella Rota, nel ruolo di responsa-bile di “Segretario della pace e ServasYouth and family” ha presentato il

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ASSEMBLEA NAZIONALE PRIMAVERA

E TI RICORDO ANCORA…CIT. FABIO CONCATOASSEMBLEA DI PRIMAVERA 2019 IN CAMALDOLI,DOPO 40 ANNI DAL PRIMO INCONTRO UFFICIALE DEI SOCI

DI ANTONIO CALVAGNO

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ricco ed intenso programma delcampo estivo per soci di tutte le fasced’età che si organizzerà a Fano dal 25al 31 Agosto. Iniziativa importante edimpegnativa che coinvolgerà circa 70soci provenienti da tutto il mondo. Il gruppo giovani Servas si è esibito inuna performance intitolata: “Anche IoSono l’Europa!”, spettacolo dedicatoalla pace e all’odio alla guerra. E’ statoletto un brano di Antonio Megalizzi, 29anni, giornalista presso il ParlamentoEuropeo, morto nell’attentato terrori-stico di Strasburgo (dicembre 2018)per mano di un giovane coetaneo, daltitolo “Cielo d’Acciaio”, dove l’io nar-rante è un missile che non vuoleesplodere e che negli attimi della suacaduta riflette sull’assurdità dellaguerra, della distruzione, della vio-lenza. Si sono esibiti: Aurora Boninelli,Sara Marini, Federico Ghilardi, LauraRota, Giada Roat e Angela AbdiFarah.

l’animo con la sua forte testimonianzadi vita nell’associazione. Sono stateproiettate le foto scattate durante ilprimo incontro ufficiale di Servas, no-nostante siano passati circa 40 anni,il ricordo di quell’evento è ancora vivoe presente nei racconti di Luigi, MariaSoresina e Liana Garelli.Simpaticissimo è stato il momento dianimazione organizzato da Paco Pa-quito in modalità “Circusbandando”che ci ha rallegrato con simpatia edeleganza.La domenica si è conclusa con le fasifinali dell’assemblea, quindi, i reportdei coordinatori ed il lancio delle fu-ture iniziative. Il Coordinatore dellaregione Sicilia, Gino Pomilla, pro-pone l’organizzazione dell’incontrod’autunno nella città di Palermo neiprimi giorni di Novembre – l’assem-blea e il Comitato Esecutivo accol-

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ASSEMBLEA NAZIONALE PRIMAVERA

gono l’iniziativa con un fragoroso ap-paluso.Concludendo, si può certamente af-fermare che l’associazione vive unperiodo di generale positività. Ilnuovo C.E. pian piano si affina nel co-ordinarsi e nell’efficienza. Dal cantomio, ringrazio i coordinatori regionaliche sono sempre disponibili e colla-borativi. Un ringraziamento partico-lare va al Vice-Presidente di ServasAntonia Cocozza che ha organizzatola logistica dell’assemblea e curatonei minimi dettagli i rapporti con la-struttura ospitante.Dopo pranzo, i saluti. Dopo quasi tregiorni di amicizia ed allegria è durasalutarsi, ma è un arrivederci a Pa-lermo a Novembre. W il SERVAS!

Le emozioni Servas si sono amplifi-cate quando nel celebrare il ricordodel primo incontro tenutosi a Camal-doli, Luigi Uslenghi ci ha coinvolto

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Incontri ravvicinati a Fano

Carica dei bei ricordi del meeting inSpagna di qualche anno fa, sono arri-vata a Fano in questa bellissima casain collina, molto confortevole e adattaa tutte le nostre attività.A distanza di 2 mesi dal meeting, hoflash visivi ed emotivi ancora moltoforti. Vorrei parlare di Fano come della rea-lizzazione di innumerevoli incontri rav-vicinati fatti di sguardi, mani, voci,corpi senza confini di qualsiasi tipoche grazie a Servas si dissolvono ra-pidamente.Ogni giorno stringevamo una nuovamano, sorridevamo a un volto a voltepiù giovane, a volte più vecchio. Co-municavamo oltre la lingua ufficiale,l'inglese, in vari modi non verbali,creativi, improvvisati. Giorno per giorno siamo cresciuti inempatia, conoscenza, ascolto e moltodivertimento!Fano è stato conoscersi tra famiglie,giovani e meno giovani. Molti sono ar-rivati dopo lunghi viaggi perché cre-dono nei valori dell'amicizia e dellapace. Valori Servas appunto. Fano è stato ogni giorno ricco di cul-tura, immersione in posti vicini e lon-tani, dove ci portavano i nostri amicidella Turchia, della Russia, dell'India,del Botswana, per dirne alcuni, conracconti, filmati, musiche, balli, giochi.Da un momento all'altroeravamo nella loro terra e sentivamoil loro amore per le proprie radici. Fano è stato il bellissimo rapporto traMaria e sua figlia Johana, ragazzaDown vivacissima, sorprendente peril desiderio di stare con gli altri, di gio-care, scherzare e ridere ridere tanto. Fano è stato Ido a cui l'età sta por-tando via la memoria, ma non la bontà

e la voglia di stare in mezzo agli altri.L'ho visto una volta con Johana cheridevano come matti facendo finta diparlarsi al telefono, si capivano benis-simo in un linguaggio tutto loro.Fano è stato dipingersi la faccia unocon l'altro per un gioco di squadra in-ternazionale. Avere il permesso diagire sul volto di un altro così comeanche sulle mani, guardarsi negliocchi, è davvero... toccante! Non sap-piamo chi è ma in quel momentosiamo così vicini. Tanto altro è stato Fano...

I giovani ci hanno donato entusiasmo,creatività, disponibilità a mischiarsianche con chi è molto più vecchio diloro. Fano è stato molto moltissimo Raffa-ella e le persone che hanno lavoratocon lei tante ore per costruire questibei giorni. Passione, energia, capacità: non hoabbastanza parole per dire che cosaho sentito in tutti loro.Queste poche righe vorrebbero ancheringraziarli, ma non abbastanza, per iloro doni.

10 Notiziario ServaS · 2/2019

SERVAS ITALIA VITA ASSOCIATIVA

MEDITERRANEO MARE DI PACE

DI TERESA DE ANGELI (PIEMONTE)

Il primo campo internazionale IN ITALIA aperto a tutti, in modo speciale alle famiglie e ai giovani “MEDI-TERRANEO MARE DI PACE”, si è svolto a Villa Bassa Prelato, una casa autogestita (dove insieme sicucina, si pulisce e si riordina, si conducono le attività) nella provincia di Fano. Hanno partecipato 68persone dai 2 ai 78 anni provenienti da Italia, Turchia, Spagna, Russia, Botswana, Finlandia, Olanda,Polonia, Corea, India, Egitto, Uruguay.Insieme abbiamo parlato, ma soprattutto vissuto, l’accoglienza. Grazie al gruppo dei volontari e ai Ser-vas delle Marche per il grande lavoro.

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Notiziario ServaS · 2/2019 11

SERVAS ITALIA VITA ASSOCIATIVA

Per me, viaggiare con Servas significa racco-gliere storie. Possono essere storie di personeposti e attività. La stessa esperienza l’ho vis-

suta durante il campo Servas di Fano, in Italia, nelloscorso mese di agosto. Ora non vorrei parlare delposto magnifico, del suggestivo monastero in cimaad una collina circondata da vigne e olivi. Non vorreiparlare dell’atmosfera caotica e gioiosa di 70 per-sone con culture, età, aspettative e vissuti diversi.Neppure di come Raffaella con il gruppo dei volontaridel campo hanno messo impegno ed energia perchèquesta esperienza fosse importante e indimentica-bile per ognuno di noi.

come molti altri italiani, vivono per rendere l’Italia piùaccogliente. Questo ci insegna a distinguere tra il go-verno e la gente di un paese...

Ho conosciuto poi Ahmed e Weghi che sono due ge-melli di 15 anni. Sono arrivati dall’Egitto 4 anni fa suuna barca. Ahmed dice “È stata una traversata peri-colosa, ma grazie a Dio siamo sopravvissuti”. Ora idue ragazzi vanno a scuola, parlano italiano e hannoamici intorno.

LA STORIA SERVAS È FATTA DA STORIE…

DI MEHMET ATES E ALTRI, ZMIR SEPTEMBER 2019

Weghi ama parlare, scherzare e fare casino. Ahmedsembra più riflessivo e meno chiacchierone. Sonosempre attaccati al cellulare per guardare video epartite di calcio dall’Egitto. Ai ragazzi manca il loropaese, il papà carpentiere, il calore della mamma,degli altri fratelli e della sorella minore. Ahmed dicepieno di speranza: “Di sicuro li incontreremo dinuovo”.Ahmed e Weghi vivono con una famiglia “tutor”, la fa-

Invece, vorrei raccontarvi la storia di 5 persone cheho incontrato al campo.Quando hai delle passioni “dentro” la vita ha semprequalcosa da dirti. Non ti senti mai annoiato, solo odepresso. Sono le tue passioni che ti alimentano e accendonole tue energie.

Ho incontrato Barbara e Luciano Benini in Fano unacoppia profondamente appassionata.Hanno l’aspetto della gente mediterranea con il sor-riso e lo sguardo aperto. Che cosa rende questa coppia “diversa” da altre cop-pie? Gestiscono insieme una parte di spiaggia chiamata“La Spiaggia del Talenti”, una spiaggia sociale e in-clusiva pensata per persone disabili. Hanno anchefondato una associazione che gestisce una casa diaccoglienza per migranti. Nonostante il governo ita-liano cerchi di chiudere i porti, Barbara e Luciano,

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Notiziario ServaS · 2/2019 12

SERVAS ITALIA VITA ASSOCIATIVA

miglia di Carolina Bolla e Ermanno Gaiga. Carolinaè una fisioterapista ed Ermanno insegnante. A partequesti due ragazzi, hanno cresciuto tre figli, che orasono adulti.

Carolına ed Ermanno fanno parte di un progetto chesi chiama “Terreferme” e che si occupa di acco-glienza in famiglia di minori arrivati illegalmente inItalia ed è attivo in Veneto, Lombardia e Sicilia. Ca-rolina ed Ermanno sono molto positivi e credono inquello che stanno facendo e hanno cercato di coin-

pegni il mattino. Durante il campo, un giorno Carolinami ha chiesto di svegliarli in modo che non perdes-sero la colazione. Io sono corso nella loro camera emi sono messo ad urlare in arabo (la mia madrelin-gua) “Yalla!” “Yalla!” (Come on! Come on!). Si sonosvegliati meravigliati, pensavano di essere ancora inEgitto e che io fossi il loro padre. Mi hanno guardatocon occhi sbarrati e poi si sono sciolti in un largo sor-riso!Da quel momento siamo diventati amici e tutti i giornili ho svegliati in arabo e durante il campo ho parlatocon loro sempre in arabo. Parlare la tua lingua ti fasentire un po’ meno straniero in un paese lontano dacasa.

Ho incontrato altre persone con storie interessanti. Per esempio la famiglia di Samuele Canestri, un pa-cifista radicale. Ha una compagna Thailandese,Viyada, e hanno una bimba, Elisa. Samuele con altrigenitori, spesso proprio nelle proprie case, pro-muove l’educazione libertaria e diffusa, perché nonapprezza la formazione (soprattutto di pensiero) delsistema "pubblico" attuale. In Italia il sistema educa-tivo permette, oltre che all'insegnamento privato,anche quello parentale.Samuele dice che "questo indirizzo educativo sta di-ventando sempre più diffuso". Oltre che per la Libertà di scelta educativa, Samueleè impegnato anche sul fronte del movimento per laLibertà di scelta terapeutica, che quindi lascia, comeda Costituzione italiana e Leggi superiori, la libertà

volgere i ragazzi in tutte le attività del Campo Servas.Ahmed e Weghi, come tanti ragazzi di questa età,sono abituati a dormire fino a tardi se non hanno im-

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Notiziario ServaS · 2/2019 13

SERVAS ITALIA VITA ASSOCIATIVA

ai genitori anche di vaccinare o meno i propri figli.Secondo il parere di medici e scienziati esperti delmovimento, in Italia non è necessaria nessuna vac-cinazione, e al contrario, la vaccinazione di massa sisa da vasta documentazione scientifica, che diminui-sce lo stato di salute globale. Samuele afferma: ”Sestudi le statistiche di confronto tra vaccinati e nonvaccinati, vedi che emerge sempre che più si vaccinae più diminuisce lo stato di salute globale. I vaccinisono progettati per portare enormi profitti alle lobbydelle industrie farmaceutiche, ma non ai bambini”.(Nota della redazione: si pubblica questo capoversoper rispetto delle opinioni dell’articolista, ma la posi-zione contro i vaccini è piuttosto controversa, e al-meno per il momento, non suffragata da studiscientifici adeguati).Ho lasciato questa conversazione con molte do-mande in testa per unirmi al cerchio delle danze tipi-che di diversi paesi nel cortile del monastero. Ilcampo Servas era immerso nella natura: il cielo stel-lato, il bosco... l’atmosfera era di un’incredibile armo-nia e si sentiva nell’aria la gioia dello stare insieme.

Ho provato un sentimento particolare quando ho co-nosciuto Giuseppe (nella foto con il cappello) che èun pastore e “casaro” delle montagne lombarde. Si

lingue e questo riflette il suo carattere. Mi ha chiestoquale altra lingua potesse iniziare a studiare nelprossimo semestre e come risposta, le ho scritto ilsuo nome in Arabo nel palmo della mano. Un bel sor-riso l’ha illuminata. Durante il Campo Servas l’ho aiu-

è impegnato moltissimo in cucina, aiutando i volon-tari del Campo. Giuseppe era sempre contento, sod-disfatto in ogni momento della sua giornata. Gli hochiesto: “Ma scusa, dove hai lasciato le capre?” E luitranquillo: “In baita sulle Alpi, ad un giovane che sene prende cura”. Giuseppe mi ha offerto del formag-gio fresco fatto con le sue mani. Fantastico! Il saporedel formaggio fresco mi ha portato alla mente la miainfanzia quando anch’io curavo le pecore sulle terredella mia famiglia in Antiochia, Turchia. Giuseppe miha invitato alla sua baita e spero di andarci un giorno.Servas ti apre nuovi sentieri, se tu vuoi seguirli…

Martha-Hena è una giovane donna (20 anni) conenergia ed entusiasmo incredibili. Mi sono chiestodove prendesse tutta questa forza. Lei è molto cu-riosa e i suoi occhi rincorrono sempre la vita. Studia

tata a scoprire la lingua araba e in cambio mi ha in-segnato delle espressioni italiane.Martha-Hena è volontaria in un movimento che sichiama Arte Migrante. Si incontrano in un parco ognidue settimane con amici e migranti. Fanno musica,arte, danza e giochi. Chi può porta del cibo da con-dividere.Martha spiega: “Facciamo questa attività per inclu-dere non solo gli stranieri ma anche i senza tetto,consumatori di hashish e le persone fragili che di so-lito sono ignorate”. Questo atteggiamento è molto co-raggioso e positivo in un giovane! Mi ha salutatol’ultimo giorno per partire per Bologna, dove Marthainizierà l’Università.

Mi dispiace non raccontare le storie di altre personedel Campo Servas.In Servas si dice “Viaggia per incontrare persone e

non solo luoghi” e iosono d’accordo dopoquesta esperienza delCampo di Fano. All’alba sono uscito dalMonastero sulla collinaper guardare il pano-rama. In quel momentoho avuto la percezioneche per conoscerel’Italia devi salire incima ad una collina econdividere il tuotempo con amici ita-liani. Ciao Italia, a prestoamici Italiani.

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Il 15 e 16 Novembre 2019, pressol’Università Bocconi si è svoltal’11° Conferenza mondiale di

Science for Peace. E anche que-st'anno ho assistito alla conferenzain rappresentanza di Servas. L'igno-ranza non piace a nessuno. Ma, senon si vuole faticare per approfon-dire le conoscenze e capire comestanno veramente le cose, sonomolto gradite le soluzione semplici-stiche o fuorvianti (fake news) pre-senti nella dalla rete o nei media:forniscono certezze a buon mer-cato.

Dopo i saluti del Rettore della Boc-coni e di Paolo Veronesi, che ha ri-cordato che la fondazione UmbertoVeronesi dal 2003 ha assegnato piùdi 1500 borse di studio nel campodell'oncologia, della cardiologia,delle neuroscienze e della nutrige-nomica, Pierfrancesco Majorino, eu-roparlamentare ed ex assessorealle politiche sociali del comune di

Milano ha affermato che le fakenews affascinano perchè semplifi-cano e rifuggono dalla complessità.Si pensava che il progresso e l'edu-cazione scolastica avrebbero stimo-lato il desiderio di conoscere larealtà, ma le cose non stanno an-dando così. L'ignoranza alimental'insicurezza e il rancore.

Melania Rizzoli, assessore all'Istru-zione della Regione Lombardia, hasostenuto che il facile accesso alleinformazioni tramite internet impo-verisce la memoria personale e chetramite la rete si può pensare di es-sere diventati dei personaggi perchèascoltati o seguiti da molti.

Alberto Martinelli, professore di so-ciologia e vice presidente di Sciencefor Peace, ha detto che ognunovuole sapere ma, se non si vuole fa-ticare, le soluzioni facili semplificanola vita. Si ritiene che la complessitàsia inventata dagli esperti per man-

tenere il potere. La complessità ècreata ad arte dall'elite per conser-vare il potere. E' normale attribuirela responsabilità di ciò che non vaad altri. Di per sé l'ignoranza è posi-tiva perchè è il riconoscimento chenon si sa; poi però occorre studiareed approfondire avendo coscienzache le conclusioni – per lo menonelle discipline non verificabili empi-ricamente - sono provvisorie.

Svetlana Aleksievic, premio Nobelper la letteratura del 2015, autricetra l'altro del romanzo “Preghieraper Chernobyl”, ha raccontato le vi-cende della popolazione che abi-tava vicino a Chernobyl, costretta alasciare le case e gli animali dome-stici senza che nessuno abbia dettoloro la natura del pericolo che sta-vano correndo. Le radiazioni nonhanno odori e non si vedono. Siamoignoranti anche perchè abbiamocreato cose che non riusciamo acomprendere.

14 Notiziario ServaS · 2/2019

SERVAS ITALIA VITA ASSOCIATIVA

11° CONFERENZA MONDIALE DI SCIENCE FOR PEACEIL FASCINO PERICOLOSO DELL'IGNORANZADALL'INCONTRO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE UMBERTO VERONESIUNA SINTESI DI MARIO AROSIO

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Tom Nichols, professore di NationalSecurity all'US Naval War College,ha affermato che ora è morto il ri-spetto per la conoscenza e si è am-piamente diffuso il narcisismo. Lepersone, grazie a internet, pensanodi essere competenti in ogni campo.C'è una fiducia smisurata nella pro-pria capacità di risolvere i problemi.I college americani ora servonocome esperienza di vita e non piùper l'istruzione.I telegiornali sono sempre disponi-bili, martellanti con le stesse notizie.Si tende a guardare ma non a com-prendere. Internet è anche unaspazzatura sempre disponibile. Suinternet cerchiamo conferme di ciòche pensiamo ed i ciarlatani vi sonopresenti in abbondanza. Il sistemapolitico rappresentativo è in difficoltànei confronti di internet.

Liliana Segre, senatrice a vita dellaRepubblica Italiana, in primo luogoha ricordato Primo Levi, che haavuto il coraggio di descrivere l'indi-cibilità del male nei suoi libri. Lei,rientrata da Auschwitz, ha avutomolte difficoltà a parlare delle terribiliesperienze vissute; nessuno volevaascoltarle. Diventata nonna è riuscitaa superare il blocco psicologico e da30 anni va nelle scuole a fornire te-stimonianza della sua esperienza.Occorre combattere i discorsi di odio.Lei non ha perdonato ma non odia.

É seguito un panel di esperti dal ti-tolo “Dalla memoria al progetto peril futuro”.Ora la storia è insegnata poco emale, soprattutto quella del secoloventesimo. Si pensa e si discute sulpresente e sul futuro ma non più sulpassato. C'è un certo disprezzo pergli esperti e in politica l'intermedia-zone dei partiti non è più ricono-sciuta. Si tende alla democraziadiretta con la richiesta ai leader di ri-sposte semplici e rassicuranti. Gli in-tellettuali non sono in grado difornire un modello di società cheserva per il presente e soprattuttoper il futuro; mancano riferimenti amodelli futuri di civiltà. Si operaquindi su orizzonti ristretti, anche seora c'è una ampia disponibilità di in-formazioni. Il nazionalismo è divi-sivo; evita le analisi storiche.

Si è accennato al problema dei vi-deogiochi che utilizzano i ragazzi.Essi sono spesso molto violenti. Siprevedono molte uccisioni senzasanzioni. La violenza è gratuita esenza punizioni.

Con ridondanza di dati è difficile de-finire domande. Siamo sommersidai dati ed è difficile stabilire qualisono i veri problemi e che cosa vo-gliamo sapere.

Angelo Guerraggio, direttore delcentro Pristem, dell'università Boc-

coni, ha rievocato la figura di Leo-nardo da Vinci, che aveva un atteg-giamento di grande curiosità neiconfronti del mondo che gli stavadavanti ed ha cercato di realizzaremolte sue idee, anche se era a di-giuno di conoscenze matematiche.

E' seguito poi il panel “Diritto all'istru-zione e il dovere di informarsi”in cuisi è parlato del grave problema delladispersione scolastica che porta alladisoccupazione ed anche alla crimi-nalità . Si è detto che la scuola ita-liana punta molto sui contenuti epoco sulle competenze. Occorre in-centivare la curiosità degli studenti.C'è poi il problema della distanza tragli insegnanti che sono spesso pre-digitali e gli allievi, digitali.

Sono seguiti altri interventi chehanno riguardato prevalentementetemi riguardanti settori della medi-cina, con particolare riferimento aglistudi che si stanno conducendo nelsettore oncologico, neurologico, of-talmico, ematologico, di trapianto delmidollo e pediatrico. In tutti i settorisopraddetti i progressi sia nella co-noscenza che nella terapia sonocontinui. Occorre divulgare le nuovescoperte anche per contrastare lefake news, purtroppo molto diffuse elette anche nel campo della salute.

Per approfondimenti collegatevi awww.scienceforpeace.it

Notiziario ServaS · 2/2019 15

SERVAS ITALIA VITA ASSOCIATIVA

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Il nostro arrivo in Calabria è a Lame-zia Terme il 17 agosto. Ci viene aprendere Rosa “Pupa” Sicilia, che

mi aveva invitato da lei nel corso del-l'assemblea di Camaldoli. Ha la mac-china piena di ciò che serve perpassare qualche giorno fuori e ciporta, chiacchierando piacevolmente,fino a Riace, dove l'Associazione“Città Futura”, fondata da Mimmo Lu-cano, gestisce degli appartamenti fi-nalizzati all'ospitalità diffusa esostenibile. Ci sistemiamo in un ap-partamento grazioso e ben attrezzatoche dà sulla vallata, e per tre giornifacciamo base a Riace. Quello stessopomeriggio partecipiamo a una pas-seggiata nei luoghi in cui sono statirealizzati murales e iniziative concretenell'ambito dell'esperienza di integra-zione riacese, che termina con l'inau-gurazione di una panchina presso laCasa della Poetessa, e la sera, in-sieme a due amici di Pupa, ci re-chiamo a Caulonia, paese vicino, per

assistere al festival della taranta e aun bellissimo concerto di Vinicio Ca-possela.L'indomani ci rechiamo in spiaggia efacciamo un bel bagno a Riace Ma-rina, e nel pomeriggio visitiamo unaparte del MUSABA, il museo al-l'aperto realizzato da Nik Spatari, efacciamo una passeggiata con granitaa Roccella Ionica. Con Pupa e i suoiamici si parla di tutto, dal personale alpolitico, con vivacità e passione. Sonoparticolarmente interessanti i raccontirelativi alla vita in Calabria negli anniSessanta e Settanta del Novecento. Ècome entrare in un mondo finora sco-nosciuto.Il 19 partiamo in macchina lungo lacosta ionica. La prima fermata è l'abi-tazione di una persona gentile e inte-ressante e della sua famiglia: Santo,apicultore, ci accoglie con calore, ci faassaggiare il suo miele, risponde concompetenza alle nostre domande, cipresenta la sua famiglia numerosa e

accogliente, con la quale prendiamocaffè e latte di mandorla, e ci fa ripar-tire carichi di doni, come i greci del-l'Odissea, verso il centro di recuperotartarughe marine di Brancaleone.Stringe il cuore vedere tutto il mate-riale che viene recuperato dal loro si-stema digerente: pezzi di rete, ami,buste di plastica, rifiuti di ogni genere.Creature meravigliose e innocue tor-turate e uccise dai prodotti del nostrostile di vita sprecone. E fa male, conquel ricordo nel cuore, veder usarenei bar e nei ristoranti bicchieri di pla-stica, cannucce, cucchiaini, tutto usae getta; fa male veder traboccare i ce-stini, immaginare le discariche, e sa-pere che parte di quel materiale finiràin mare e potrà nuocere agli animaliinnocenti che lo abitano. Si consolidail proposito di evitare la plastica e l'usae getta, di portare con se' borraccia,bicchieri riutilizzabili, cucchiaini per lagranita, e di chiedere, nei bar, bic-chieri di vetro e cucchiaini di acciaio.

16 Notiziario ServaS · 2/2019

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RESOCONTO DI VIAGGIO SERVASCALABRIA, CASERTA E NAPOLI, AGOSTO 2019

DI ANNA (E MAURO) - SASSARI

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La nostra seconda tappa è il villaggiodi Pentedattilo, un piccolo borgo ab-bandonato abbarbicato su un costonedi roccia a cinque punte. Affascinante,con le piccole botteghe che stanno na-scendo insieme alle ristrutturazioni.Sulla via del ritorno, poi, visitiamo unavilla romana dai mirabili mosaici.Il 20, prima di fare rotta verso Co-senza, completiamo la visita del MU-SABA (https://www.musaba.org/),dove Nik Spatari tratteggia i nostri ri-tratti sul catalogo delle sue opere colo-rate e originali. A Cosenza, riposiamoe ci rinfreschiamo, e la sera passeg-giamo sul Corso pedonale abbellito daopere d'arte e da installazioni colorate.Incontriamo altri soci Servas che cidanno validi consigli per la visita dellaSila, che avviene l'indomani.Il 21 raggiungiamo l'altopiano dellaSila, terra d'origine della nostra ospite,e possiamo passeggiare tra pini nerimultisecolari, dopo la chiara spiega-zione della guida del FAI. Pranziamoa Camigliatello a base di zuppe di le-gumi e cipolle in agrodolce, visitiamodue laghi e un centro di recuperofauna selvatica.Il giorno dopo, Pupa è esausta. Si èspesa al massimo per noi, ma ha bi-sogno di riposo e con grande fiduciaci affida la sua macchina per non per-derci i Bronzi di Riace. Maciniamo chi-lometri fino a Reggio Calabria, di cuiapprezziamo moltissimo tutto il belmuseo archeologico e il lungomarecon vista sulla Sicilia. Sulla via del ri-torno ci fermiamo a Scilla, deliziosoborgo marino con spiaggia, e a Pizzo,altra graziosa città di mare dove nonmi lascio sfuggire il tartufo (mattonelladi gelato ripieno di crema liquida alcioccolato).Dedichiamo poi una giornata a Co-senza, la mattina insieme a Pupa checi porta a visitare il Palazzo Arnone,che quel giorno ospita belle mostre,tra cui quella su Boccioni e quella in-titolata VIDE (Viaggio Dell'Emozione),con opere di vari artisti. Il pomeriggiopasseggiamo da soli per il centro finoalla Villa Vecchia.Il 24 ci dirigiamo verso ovest e poinord, lungo la costa tirrenica, per rag-giungere due soci deliziosi, Antonino(siciliano trapiantato a Novara) e Te-resa (casertana di origini marchi-giane), a casa di un'altra sociacalabrese, Vanda. Ci accoglie amore-volmente nella sua casa con fichi sec-chi e caffè, e un po' ci dispiace

lasciarli tutti e tre a Cetraro per conti-nuare il nostro mestiere di turisti e pro-seguire verso Diamante, splendidopaesino di murales, peperoncini e gra-nite, fino ad Arcomagno, meravigliadella natura purtroppo (e ovviamente,visto il periodo) molto affollata.L'indomani, il dispiacere di lasciarePupa è mitigato solo dal fatto che, sultreno che ci porta verso Caserta, re-cuperiamo Teresa e Antonino. E' unviaggio lungo e costellato di chiac-chiere e risate, sembriamo quattro ra-gazzacci monelli. Dopo un paio d'oredi riposo, Teresa ci porta a CasertaVecchia sulla sua macchina da batta-glia, che essendo rimasta parecchigiorni sotto un pino ha il parabrezzacoperto di resina e necessita di unapreventiva pulita con acqua, alcol eolio di gomito, per cui ci mettiamo sottotra frizzi e lazzi. Concludiamo la seratain pizzeria insieme a una coppia disoci, Annamaria e Mario, e la conver-sazione è piacevole e interessante.

La nostra giornata seguente, salutatocon affetto Antonino, è dedicata allaReggia di Caserta, e la serata a unapasseggiata a San Leucio con Teresa,instancabile dopo una giornata di in-combenze nonnesche, e a un bel ge-lato. L'indomani partiamo versoNapoli, dove passeremo tre giornateintense e ritroverò una ex socia, Cin-thia, che mi aveva ospitato dieci annifa inserendo in me il virus del tango,esploso solo anni dopo. Cinthia ci ac-compagna infatti a una milonga spe-ciale, presso il Teatro Margherita,bellissimo ex cafè chantant sotto laGalleria Umberto I.Senza tutte queste care persone Ser-vas, tutte impegnatissime nel socialee nei diritti civili e con una ricca espe-rienza da condividere, la nostra caldaesperienza calabrese/campana sa-rebbe stata bella un decimo! Graziealla terra di Calabria, ai meravigliosisoci che ci hanno ospitato e accom-pagnato, e gracias a la vida.

Notiziario ServaS · 2/2019 17

SERVAS RACCONTI DI VIAGGIO

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Èstata un'esperienza molto piace-vole e culturalmente interes-sante quella che abbiamo potuto

fare io, Franco Tinelli e mia moglie, Da-niela Passeri, membri Servas di Siena,in Corea del Sud dal 20 giugno 2019 al15 luglio 2019. Come succede già daqualche anno, è soprattutto grazie al-l'ospitalità dei membri di Servas cheabbiamo potuto conoscere in modo piùapprofondito i Paesi e le società cheabbiamo visitato.Abbiamo constatato la grande dispo-nibilità e generosità degli host co-reani. Siamo stati ospitati da duefamiglie che ci hanno accolto a casaloro per ben 4 giorni ciascuna. Unadelle due, una coppia di pensionati, ciha ceduto la loro camera da letto e ilmarito ha dormito per terra! Per duenotti siamo stati ospitati invece dalpresidente di una fondazione cattolicaimpegnata nel sostegno dei giovaninegli studi.Abbiamo trovato i soci Servas che cihanno ospitato a Seoul anche grazieall'appello che un dirigente di ServasCorea ha lanciato a tutti gli iscritti dellacapitale attraverso un sistema basatosu una sorta di tam tam lanciato sulsito web dell'associazione.Con i nostri ospiti abbiamo parlato ditanti argomenti, sociali, politici e cul-turali. Ecco alcuni “appunti”.

Abbiamo appreso da loro che sultema della riunificazione con la Coreadel Nord, riportato nell'agenda politicagovernativa dall'attuale presidenteMoon Jae-in, gli anziani in generalesono favorevoli al ricongiungimentocon il Paese fratello, anche per i le-gami parentali che ancora sopravvi-vono dopo la guerra civile durata dal1950 al 1953 che ha spaccato defini-tivamente il Paese in due parti, unanell'orbita degli Stati Uniti e l'altradella Cina. I giovani invece sono inprevalenza contrari perché ritengono

inconciliabili i due modelli sociali,quello capitalista e quello comunista;oltretutto non hanno vissuto i tempi incui la Corea era unita. Quindi per mo-tivi anagrafici sono slegati dalla me-moria e dai legami emotivi ed affettivicon i coreani del Nord.

Abbiamo appreso che gli stipendisono sensibilmente più alti che danoi. Inoltre, essendo la vita in Coreapiù economica rispetto all'Italia, il ri-sultato è che i coreani hanno un te-nore di vita piuttosto alto. In Coreacircola un numero enorme di auto digrossa cilindrata. L'auto è una verapassione, uno status symbol. E l'uti-lizzo è massiccio, nonostante unarete di mezzi pubblici molto capillaree molto efficiente. Le strade di Seoule delle altre città di grandi dimensioniquindi sono molto trafficate, le code

sono frequenti ma comunque c'è unadisciplina e un ordine di fondo grazieai quali non c'è caos. E' sorprendentecome in una megalopoli sterminata eaffollata come Seoul anche i rumorisiano molto “ovattati”. Si potrebbedire, a differenza di altre grandi cittàdel mondo, che è “silenziosa”. Il para-gone con New York, per fare unesempio, città comunque menogrande di Seoul, è impressionante. Ciha colpito, per dirne una, la quasi to-tale assenza di sirene a confronto conil frastuono fatto da mezzi della poliziae di soccorso di giorno e di notte nellaGrande mela.

Seoul, il cui agglomerato conta com-plessivamente quasi metà della popo-lazione nazionale, continua acrescere. Si vedono in città molti grat-tacieli in costruzione.

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SERVAS RACCONTI DI VIAGGIO

VIAGGIO IN COREA DEL SUD

DI FRANCO TINELLIE DANIELA PASSERI

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Seoul, ma anche Busan, la secondacittà del Paese, come le altre città co-reane che abbiamo visitato, sonomolto pulite. A Seoul l'amministra-zione ha recentemente eliminatoquasi del tutto i cestini della spazza-tura ma ciononostante nelle stradenon si vedono cartacce o bottiglie diplastica in giro.

I nostri ospiti hanno confermato ciòche avevamo letto nei libri: la Coreaha avuto negli ultimi decenni unosviluppo strabiliante ed è diventatauna potenza economica mondialeperché i governi hanno puntatomolto decisamente sulla forma-zione, sull'educazione. I ritmi di stu-dio dei giovani, anche dei bambini,sono molto intensi. Dopo la scuola,si frequentano corsi di lingua, di mu-sica, di teatro ecc. Abbiamo sentitoracconti frequenti di sveglia alle 6del mattino, scuola fino alle 16, poicorsi integrativi fino all'ora di cena,e dopo cena compiti fino a mezza-notte.

Se i risultati di tanto impegno si ve-dono appunto nei risultati che la so-cietà coreana ha raggiunto, nonmancano però i risvolti negativi. Tutti inostri interlocutori, compresa una exdirigente scolastica, hanno sottoli-neato che lo scotto che la società co-reana sta pagando per questo

modello tanto competitivo, è l'infeli-cità. La depressione è diffusa e iltasso di suicidi è molto alto, fra i piùalti al mondo.Se i giovani sono sottoposti a ritmimolto serrati, anche una volta giuntiall'età adulta la pressione non si al-lenta. L'orario di lavoro in Corea è di52 ore alla settimana. Le ferie sonospesso di una sola settimana all'anno.Ed è prassi comune, come ci è statoriferito da molti, che a fine giornatanon si va a casa dalla famiglia, ma siva a cena con i colleghi, con i quali siparla ovviamente prevalentemente dilavoro.Lo stress però non intacca la diffusagentilezza e una accogliente predi-sposizione verso gli altri. Ammirevoleper esempio è la considerazione ed ilrispetto che le persone portano versogli anziani. L'educazione nei rapportiè generale. I ragazzi si alzano inmetro o sull'autobus per dare postoagli adulti.

La sensazione è di una società si-cura, disciplinata, rispettosa delle re-gole ed efficiente. Non abbiamo maivisto tracce di vandalismi o trascura-tezza nei confronti dei beni comuni.Nelle città non ci sono graffiti, scrittesui muri o sui treni. Il risultato è unambiente urbano lindo. Non abbiamovisto in giro persone ubriache o sen-zatetto.

I nostri host ci hanno accompagnatoa visitare a Seoul il villaggio olimpicoe i mercati generali. Ci hanno fattoprovare i loro piatti tipici e hanno fattodi tutto per soddisfare ogni nostra do-manda o curiosità.

Abbiamo appreso della forte coesionesociale dei coreani, per esempio inoccasione della disputa in corso conil Giappone. Di recente, il Giapponeha tagliato le forniture di materiali se-milavorati alla Corea che servono perl'industria elettronica di quest'ultimoPaese. La risposta dei coreani è stataun boicottaggio generalizzato versol'acquisto di prodotti nipponici che siè diffuso viralmente tramite le reti so-cial. Sullo sfondo di questa contesac'è la mai risolta questione delle “con-fort women”, le donne coreane chedurante la seconda guerra mondiale,secondo la versione della Corea,sono state rapite e trasformate inschiave sessuali dai militari nipponici.La Corea pretende da anni dal Giap-pone un “mea culpa”, scuse formali eufficiali per quel capitolo oscuro dellastoria, scuse che il Giappone nonavrebbe offerto nelle modalità attese.A testimoniare che questo tasto duoleancora, ci sono i tanti monumenti checostellano le città coreane e che sonodedicati appunto a queste sfortunategiovani coreane alle quali è stata toltala dignità.

Notiziario ServaS · 2/2019 19

SERVAS RACCONTI DI VIAGGIO

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Care lettrici, cari lettori, questo articolo è un po’ lungo, ma siè deciso di pubblicarlo perché è unospaccato di cosa sia Servas e diquale sia lo spirito giusto per vi-verla. Leggetelo con attenzione epazienza. Un grazie a Paco Paquitoe a Giulia.

Francesco Castracane

Douglas Bull è un ragazzo americanodi ben 74 anni. Nato in California an-cora giovane con la famiglia si è tra-sferito alle Hawai, sull’isola di Maui.Ha vissuto poi in Tailandia dove si èsposato con una ragazza Thai e im-parando anche la lingua. Diplomatoall’Accademia di Arte Dammatica diSan Josè in California è stato attore eregista sia teatrale che cinematogra-fico in America, in Asia e altre parti delpianeta. Nel 2016 diventa Servas edeffettua durante l’Estate un lungoviaggio di tre mesi in Europa ospitatoper 81 dei 90 giorni da soci membriServas in ben sei paesi Europei.

Entusiasta del viaggio Europeo, primadi tornare alle Hawaii si ferma in Cali-fornia da dove con un vecchio Cam-per e visitando molti Servas e altriamici nonché situazioni comunitarieeffettua un lungo viaggio di ben undicimesi per gli States.A primavera di quest’anno torna inEuropa per altri tre mesi visitando inItalia membri Servas prima a Roma,poi noi in Toscana, quindi Palermo,Catania e infine Genova per poi pas-sare in Francia, Grecia, Spagna, Por-togallo, ancora Francia e per finire ilviaggio Irlanda e Gran Bretagna. Ab-biamo avuto la fortuna di conoscereDouglas. Ci ha insegnato tanto neipochi giorni che abbiamo passato in-sieme e nel contatto continuo che ab-biamo ormai da più di tre anni con lui.La calma, la serenità, lo stare tran-quilli. Vivere il qui ed ora. Sempre. Unapersona molto bella. Un prezioso fra-tello maggiore. Un americano moltosensibile e curioso della vita che hafatto sua la cultura orientale del “La-sciare che sia”. Con piacere abbiamo

tradotto un suo piccolo ma preziosoresoconto su questi due lunghi viaggieuropei in tre anni.

Pasquale Vaira e Giulia Villa

“Un cumulo di rocce cessa di essereun cumulo di rocce nel momento incui una persona guardandolo riescea vedere l’immagine di una catte-drale"

Antoine de Saint-Exupery

La mia esperienza Servas è iniziataperché avevo bisogno di nuovi amici.Mia moglie è morta nel 2015 ed io hopassato un anno perso nello scon-forto e nella solitudine più totale per-ché lei era non solo la mia miglioreamica ma anche, vivendo entrambi inuna totale simbiosi, una parte di me. Mi accorsi quindi che avevo bisognodi incontrare, individualmente e nonpiù in coppia, nuove persone e ma-gari, attraverso il loro sguardo ritro-vare me stesso in questa nuovasituazione. Avevo tre amici in Europae così decisi di partire girovagando di

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SERVAS ITALIA VISTA DALL’AMERICA

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qua e di là e incontrare nuove per-sone. Due mesi prima di partire unamico mi disse:”Iscriviti a Servas”. Erala prima volta che sentivo questa pa-rola.

Il viaggio in Europa nel 2016 andòbene al di là di ogni mia immagina-zione. Oltre a stare con i miei amici fuiospitato da 14 famiglie Servas in Ita-lia, Francia, Spagna, Portogallo, Ger-mania e Inghilterra. Ovunque hoconosciuto persone dolci, meravi-gliose, premurose, generose. Tutti co-loro che mi hanno ospitato mi hannodedicato del tempo parlandomi delloro paese, della regione, della comu-nità e delle storie delle loro vite. Ab-biamo mangiato insieme e mi hannoportato in giro per camminate edescursioni a vedere i posti e cono-scere la storia di luoghi speciali a cuiloro sono legati e di cui sono molto or-gogliosi.La sensazione di aver recuperato ilmio spirito fu tale che quando arrivaida Londra a casa di mia sorella in Ca-lifornia, sulla strada per Maui nelleHawaii, decisi che il viaggio non era fi-nito.

Due giorni dopo essere arrivato dal-l’Europa feci un'offerta per un piccolocamper all'asta su eBay e uscii dicasa per andare a dare un’occhiataalla Lower 48 (n.d.t. Stati Uniti Conti-nentali) come non avevo mai fatto invita mia.Dieci mesi, 25 mila miglia, 31 Stati. Hovisitato Servas in Washington DC, Fi-ladelfia, Boston e Cleveland. Tutti mihanno ospitato permettendomi di par-cheggiare il mio camper di fronte alleloro case o nei loro spazi riservati inmodo che potessi sentirmi sicuro delmio mezzo di trasporto e delle coseche avevo dentro, mentre giravo in ge-nere con loro per i dintorni. Il mioprimo giorno a Washington, il mioospite mi portò in barca nella baia diChesapeake.Invece chi mi ha ospitato a Filadelfiaha insistito per avermi a cena da lorocon il cibo preparato da me sul miocamper. Quindi ha organizzato la vi-sita in mio onore al Museo di Arte pro-prio in Filadelfia e invitandomi infinead assistere ad una splendida rappre-sentazione in Teatro.A Boston la famiglia Servas che mi haospitato ha condiviso con me sia ipasti sia dei graziosi concerti musicaliofferti dai loro ragazzi che studianomusica.A Cleveland infine sono stato invitatoal classico incontro familiare per il 4luglio (Giorno dell’Indipendenza,Festa Nazionale).

Per tre anni sono stato in contatto coni Servas sia americani che europei at-traverso email e Facebook. Tanti mihanno chiesto di tornare e stare cosìancora insieme. Quindi, così incorag-giato e stimolato, in Aprile di que-st’anno sono tornato a Roma periniziare un nuovo viaggio di tre mesi inEuropa.Quando ho fatto questi viaggi li hochiamati: “Ovunque Io Sia In Quel Mo-mento E’ il Giusto Posto Dove EssereTour”.Presi un biglietto InteRail per tuttal’Europa.Il mio itinerario era molto libero, ovvia-mente non definito nei particolari.Se ricevevo l’offerta di qualche Servasin qualsiasi posto fosse, immediata-mente cambiavo i miei piani e andavonella nuova direzione.Spesso quando arrivavo mi venivadetto:”Se vuoi visitare qualche posto

turistico qui in zona vai pure. Poi an-dremo magari insieme da qualchealtra parte”. La mia risposta è statasempre: “Se è possibile io volentierigirerei con voi ovunque voi pensiatesia il caso di andare”. Questo ha pa-gato bene, nel senso che è stata sem-pre la scelta migliore. Dove loroandavano c’era comunque un incon-tro con altri amici, una comunità chemi coinvolgeva e mi gratificava delfatto di essere lì molto più di qualsiasisituazione turistica che per altro avreipotuto vedere da casa al computer osu delle cartoline.

Sono tornato dall’Europa da tre setti-mane e con la meravigliosa espe-rienza fatta nel 2019 posso dire chequesto viaggio è stato migliore diquello del 2016. Ho visitato sei fami-glie Servas già incontrate nel viaggioprecedente e quindi siamo andati oltre

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SERVAS RACCONTI DI VIAGGIO

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il piacere di incontrarci, come succedein genere la prima volta. Ho avutoovunque la sensazione di tornare daamici, da grandi amici, vedere dopotre anni i bambini cresciuti, piccolicambiamenti nelle case e intorno.Rivivere di nuovo, dopo tre anni, leemozioni precedenti ma con più forteintensità.Sono stato anche da nove nuovi sociServas, verso i quali sento una pro-fonda gratitudine. Dovrei scrivere un libro per raccontarela meravigliosa esperienza Servas neidue viaggi in Europa. Qui ora di se-guito solo qualche nota su alcuni tra itanti incontri avuti. Ripeto tutti gli in-contri sono stati bellissimi e non parlodi tutti solamente per mancanza dispazio.

Nel 2016 prima di lasciare Maui spediiovviamente varie email a Servas Ita-liani ed Europei per preparare l’Itine-rario.Guardando intorno Pisa, notai chePasquale e Giulia a Chianni avevanosotto il loro indirizzo una nota “We livein a very small and…very beautiful vil-lage. You need a car to come”. Questa nota suscitò il mio interesse eusando Google Street View feci ungiro veloce per il paese. Vidi così cheChianni era un autentico e bellissimopaese, disteso sulla collina con sen-tieri di terra battuta tutt’intorno. Subitoscrissi a Pasquale per chiedere lapossibilità di essere ospitato da loro ericevetti nel giro di pochi minuti unasplendida risposta:” Vieni ragazzo,vieni da noi. C’è un bus da Ponte-dera”. Scoprii che avevano un sitoweb “Circusbandando”. Dandociun’occhiata vidi come Paco Paquito eCelestina si esibivano con spettacoliper bambini unendo l’arte della mu-sica e della clowneria a veri e proprimessaggi educativi. La cosa mi piac-que moltissimo. Per i successivi duemesi preparai il viaggio e girai per laFrancia sempre avendo in testa, comeun mantra, il pensiero: “Sto andandoa visitare dei clowns in Italia, sto an-dando a visitare dei clowns in Italia”.Quando alla fine arrivai a Chianni il

paese si mostrò proprio come l’avevoimmaginato e come speravo fosse.Case belle di pietra sulla collina conuna vista in ogni direzione per migliae miglia sulla campagna toscana, coni poderi, i campi coltivati, il bosco, levigne e gli ulivi.Affascinante e calmo nell’evocare imille anni della sua esistenza.Pasquale mi chiese quanto tempo mivolessi fermare. Risposi con il clas-sico “Due giorni”. Lui disse:” No, duegiorni sono troppo pochi per quelloche dobbiamo fare e dobbiamo ve-dere”. Alla fine stetti cinque giorni peraltro aiutandoli nell’allestimento deglispettacoli che avevano in programmaa Marina di Pisa, sulla costa, e a Pa-laia, un altro bellissimo paese in col-lina, non lontano da Chianni. Neglialtri tre anni sono stato sempre instretto contatto con Paco e Giulia e

così questa volta sono tornato perpassare insieme a loro altri cinquegiorni. Invece sono stati dieci. Ognigiorno una nuova avventura. Escur-sioni, cene, visite a Volterra, Siena eun pic nic il giorno di Pasqua nellacampagna intorno a San Gimignanocon molte altre persone… Servas si!!Ovvero vivere con gli amici l’amoreper la vita. Dalla Toscana sono andato poi a Pa-lermo, in Sicilia. Non ero mai stato inSicilia. Quando mi chiesero anche quiquanto tempo avevo intenzione distare risposi come in Toscana e comesempre “Due giorni”. Mi dissero cheavrei dovuto starci almeno quattroperché il 1° Maggio, giornata speciale,ci sarebbe stato una festa a San VitoLo Capo, bellissimo paese sulla costaed estremo punto occidentale del-l’isola.Andammo a San Vito viaggiando lasera precedente e passando la nottenella vecchia casa di famiglia propriodi fronte al mare, dove il giorno dopoci sarebbe stata la festa. Questa fucome io avevo sempre visto nei film.Ci fu una grande grigliata con salciccesiciliane, e poi canti e danze. Tuttomeraviglioso. E l’elemento più sor-prendente fu avere lì alla festa un mu-sicista di mandolino di ben 95 anniche suonò per quattro ore di seguitoqualsiasi melodia io avessi mai imma-

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SERVAS RACCONTI DI VIAGGIO

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ginato di poter mai ascoltare in Sicilia.Insomma tante emozioni e tanti amiciin un solo giorno.Che inizio per i tre mesi in Europa.Due grandi feste in due settimane.Una nella campagna di San Gimi-gnano in Toscana il giorno di Pasquae una al mare in Sicilia il 1° maggio. Mi sono sentito un privilegiato avendovissuto durante il mio viaggio sia festeche altre esperienze sempre moltomolto intense. A Catania per il com-pleanno del nipote dell’amica Servasche mi ha ospitato, quindi un’altra inuna serata speciale a casa di Servasin un sobborgo di Parigi e poi ancoraa Trivia, vicino Atene e sempre in Gre-cia, sulle colline intorno a Galaxidi,sono stato il fotografo ufficiale divarie manifestazioni politiche perconto dell’amico Servas che mi ospi-tava e che era impegnato nelle localielezioni. Infine ho preso parte ad unaparticolare serata di musica e poesiain un pub a York, in Inghilterra dove hoavuto il piacere di leggere addiritturauna mia poesia.Aver vissuto tutte questi momenti cosìintensi è qualcosa di profondamentediverso da ciò che avrei potuto viverein un viaggio turistico.E tutti coloro che mi hanno ospitato mihanno invitato a tornare quando vo-glio. In effetti è un po’ come sentirsiamici per la vita. Questa è Servas.

Spesso quando cerco di spiegarecosa sia Servas molte persone mi di-cono “Insomma sì, è come cercare unposto gratis dove stare”. Io dico “No!Quello è il Couchsurfing, quello cheinvece cerchiamo con Servas è ami-cizia, incontro, utili conversazioni equindi reciproca conoscenza sulla cul-tura, sulla storia e sulle tradizioni deidiversi luoghi. E bisogna essere cor-retti, non è gratis perché tu stia lì anon fare niente. Devi capire, devi sen-tire come essere utile, cucinando, pu-lendo, aiutando nei lavori pesanti,aiutando a comprare il cibo, portandomagari il vino. Cucinando…”. Ho sem-pre cucinato con piacere nelle casedove sono stato oppure quando nonho potuto cucinare ho invitato chi miospitava a ristorante…Quindi sì, consiglio voi che magarisiete nuovi di Servas a organizzare ilvostro viaggio considerando di staretanto con chi vi ospita, di visitare ve-locemente i posti turistici e poi pas-sare molto tempo con chi vi ospita,con i loro amici, le loro comunità. Nonpensate di stare da loro come in un“posto gratis”.Servas è viaggiare arricchendosi diamici, esperienze, culture. Arricchirsi di intense emozioni.

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SYLE

Questo piccolo contributomerita, a mio avviso, unapiccola premessa, o me-

glio...una premessa da farsi nellaforma di una vera e propria do-manda. Quando pensate all'Au-stralia, qual è la prima cosa che viviene in mente? Ecco, questa è ladomanda che mi ha accompa-gnato in tutti i mesi antecedenti lamia partenza per quello che, nel-l'immaginario collettivo europeo (enon solo), è il Paese più affasci-nante ed attraente che ci sia. Saràla distanza? Sarà l'irresistibile eso-ticità dei luoghi e dei paesaggi?Probabilmente si, ma la risposta èassai più complessa e non pre-tendo di fornirla in questa sede.Mi sono affacciato al SERVASnella primavera del 2019 e, qualeprima vera meta, mi è stata propo-sta l'Australia, da vivere attraversol'esperienza del SYLE (ServasYouth Language Experience-unprogramma di soggiorno della du-rata di un mese per approfondireuna lingua, nel caso specifico l'in-glese). Naturalmente la mia rispo-sta è stata immediata, non c'èstato nemmeno bisogno di pen-sare. Essermi lanciato sul primovolo disponibile - in base ad impe-gni di studio e lavoro - è stata lascelta più proficua che potessi farequest'anno. Il viaggio mi ha con-sentito di rapportarmi con 4 (ben4!) nuclei famigliari australiani chehanno avuto la premura di ospi-tarmi, permettendomi di sentirmi acasa nonostante la notevole di-stanza (circa 15.000 km, il tempodi fare due passi insomma). Leprime due settimane le ho tra-scorse a Sydney: la prima in unabellissima zona residenziale assaivicina al mare (Mosman), in com-pagnia di Valerie, che mi sgridavaogni volta in cui sbagliavo pronun-cia o vocaboli, e che mi ha portatoin giro per la città, mostrandomi isuoi luoghi più curiosi e scenogra-

fici (credetemi, a volte sono rima-sto senza fiato); la seconda inun'area chiamata French Forest,ricca di vegetazione e stupendeville, davvero bellissima, durante laquale ho apprezzato il calore deiconiugi Webster, due persone distraordinaria bontà e dal cuoreassai grande. La successiva setti-mana, invece, l'ho trascorsa a Mel-bourne, in quella che gli stessiaustraliani definiscono "la più eu-ropea delle città australiane". Quiho avuto modo di apprezzare lostile di vita australiano più auten-tico, grazie ai McLoughlins: pen-sate, ho festeggiato Natale,cenone in primis, il a fine luglio! Emi hanno portato ben due volte alMelbourne Cricket Ground (ben100.000 posti a sedere) per ve-dere il Football australiano, unosport davvero curioso ma davverocoinvolgente. Per concludere, gliultimi giorni li ho trascorsi in unacampagna vicino Inverleigh (noncredo la conosciate, è un paesinodi 1400 abitanti nel Victoria, a 100km da Melbourne), dove Robyn eStuarte mi hanno ospitato nellaloro bellissima casa, circondata(letteralmente!) da una comunità dicanguri e da una natura quasi in-contaminata): ricordo le bellissimepedalate o il viaggio lungo la GreatOcean Road, se ci ripenso mi ven-gono i brividi.Un'esperienza del genere nonsarà mai dimenticata, e mi sento diraccomandarla a tutti i giovani chedesiderino vivere un'avventura cheesula dai comuni canoni di viaggioai quali, purtroppo, siamo semprepiù abituati. Quale modo miglioreper approfondire la conoscenzastorica, artistica, giuridica, natu-rale, sportiva, culinaria di unpaese, se non vivere quotidiana-mente a contatto con chi è parteintegrante di quella società? Du-bito ce ne sia uno migliore di que-sto.

SYLE AUSTRALIA

DI ALBERTO COLAMUSSI

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Un giorno dell'estate del 2018 ri-cevo una telefonata da Tarcisioche mi propone una piccola av-

ventura in Terra Umbra da fare in bici-cletta. Si parte senza indugio. Pochigiorni da spendere pedalando sullasterrata Spoleto - Norcia, una vecchiatratta ferroviaria di circa 51 Km. ora-mai dismessa ma da pochi anni rein-ventata come ciclabile. Ponti, gallerie,piccoli caselli utilizzati dai manutentoridella rete ferroviaria che gradual-mente si inerpica tra paesaggi incre-dibilmente naturali e selvaggi che tilasciano senza fiato, accompagnatialla meta dal solo canto dei torrentidalle acque cristalline e dal rumoredegli abitanti della macchia che si na-

attraversato cittadine come Spoleto,Spello, Perugia e piccoli borghi arroc-cati sulle dolci colline fino ad arrivarea Norcia, un labirinto tortuoso di casee rovine. Il terreno su cui da secoli siposava la città gli si era rivoltato con-tro, trasformandola in un groviglio diedifici, con le sue chiese "impacchet-tate" perché pesantemente danneg-giate e gli scheletri di secolariabitazioni. Tutto rivendicava la bel-lezza perduta e tutti combattevano perridare lustro alla piccola cittadina. Nelnostro viandare, abbiamo conosciuto

e alloggiato presso soci servas umbriche ci hanno regalato un'accoglienzacalorosa come solo chi "resiste" safare. Gianni e Daniela a Spello, con ifigli e i nipoti festanti per i nuovi arri-vati; Vimille e Gabriella a Bettona, illoro gatto e le chiacchiere davanti alcamino acceso. Giancarlo e Giovannaa Perugia sempre attenti ad ogni no-stro bisogno. E sempre davanti ad unaricca tavola imbandita di prodotti lo-cali, a raccontare e raccontarsi. Storieche si intrecciano, le nostre e le loro,fatte di ricordi, di desideri, di vita verae auspici per un mondo migliore.

UMBRIA IN BICI.SPLENDIDA ED ACCOGLIENTE

DI ARMANDO NERI E TARCISIO ZUCCALI

scondono al nostro passaggio. Bendiversa la ciclabile Spoleto - Assisiche si snoda in pianura, completa-mente asfaltata, in mezzo a campicoltivati, costeggiando fiumi e canali.Stradine che ti abbracciano, paesaggiche ti coccolano, di una bellezza "do-mestica" ma non meno entusia-smante. Con stupore, abbiamo

SERVAS IN BICI