Ponte dell’Olio Punto cruciale - valnure.info · vera Carolina di Brunswick, moglie di Giorgio IV...

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Ponte dell’Olio Punto crucialePer far fronte al massicio passag-gio dei mercanti da e per la Ligu-ria e dei pellegrini diretti a Roma e a Santiago di Compostela, sorsero alberghi, osterie, ricoveri e anche un “hospitalis”. Molte famiglie nobiliari locali tentaro-

no di assicurarsi il controllo di Ponte dell’Olio, e anche i duchi di Milano: prima i Visconti, poi gli Sforza che diedero la signoria agli Anguissola. Infine subentra-rono i Farnese. Centro fiorente, in passato vantava laboratori per la lavorazione della seta, numerosi mulini (utilizzati anche per la lavorazione metallurgica), car-

tiere, cave e fornaci e anche una fabbrica di bottoni. Ancora oggi si possono ammirare nel paese alcuni “palazzotti mercantili”, eleganti edifici che prevedevano al pianterreno i negozi e nel corti-le retrostante i magazzini. Il ponte in muratura venne eretto per volere di Maria Luigia d’Austria, in sostituzione delle passerelle di legno che a inizio Ottocento assicuravano il transito là dove in precedenza esiste-va un ponte di legno. Venne collaudato nel 1843, dopo circa quindici anni di perizie, disegni, “spontanee e larghe offerte” degli abitanti di Ponte dell’Olio e Vigolzone. La sovrana stessa venne a visitare il cantiere. Suo traghettatore (oltre che oste e pro-prietario dell’osteria Leon d’Oro) fu “Barlich”, al secolo Francesco Zerbi, uomo dal fisico possente - un vero gigante - ma dall’ani-mo gentile. Si racconta di lui un simpatico aneddoto: una volta regalò alla sua fidanzata non un semplice mazzo di fiori ma un intero ciliegio fiorito, sradicato nottetempo per l’occasione.

Nella foto:vista di Ponte dell’Olio dalla strada statale

I Romani si installarono in questa zona (Pagus Placentinus ferraticanus) per sfruttare le miniere di ferro, rame e talco dei monti circostanti. Qui passava la strada che collegava Piacenza a Veleia, scendeva nella Lunigiana e arrivava a Lucca. Era un punto di passaggio obbligato: un ponte permetteva di attra-versare il Nure. Dopo un periodo d’oblio dovuto alle invasioni barbariche, il borgo rifiorì verso l’anno Mille quando ripresero gli scambi tra Piacenza e Genova: la prima offriva prodotti agricoli, in particolare grano, l’altra sale, spezie, agrumi e soprattutto olio.Da qui il nome odierno che soppiantò l’antico Ponte Albarola.

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Ponte dell’Olio e dintorni:cosa vedere

Durante il periodo napole-onico, in segno di protesta contro la politica anticlericale, il campanile non suonava più le ore e l’Ave Maria Vesper-tina che indicava la chiusura delle locande. Fu perciò eretta allo scopo la Torre Civica in centro paese, nota come “Torre ad l’Arlugiei” (Torre dell’Orologino). L’oratorio di San Rocco a navata unica, con facciata ottocentesca, risale

a fine Quttrocento e fu eretto come ex voto per la liberazio-ne dalla peste; al suo interno un coro in legno di pregevole fattura. Un bellissimo esem-pio di edilizia industriale sono le fornaci ottocentesche della Cementi Rossi, in pietre e ciottoli del Nure. Ai margini del paese sorge la settecente-sca Villa San Bono e l’adia-cente oratorio con facciata a strisce gialle e rosse. Tra gli

Un giro a Ponte dell’Olio ci permetterà di scoprire questo borgo ricco di storia. Attraversato il ponte sul Nure – venendo da Piacenza - ci si trova di fronte la chiesa di S. Giacomo che fu costruita nel 1272 con annesso hospitale. L’interno è a tre navate e accoglie interessanti stucchi ed affreschi, un bellissimo pulpito in legno, decorazioni e vetrate di Mario Albertella, sculture di Paolo Perotti e una statuina lignea della Vergine anteriore al 1500. L’organo di Antonio Sangalli è del 1859. Sul campanile settecentesco un’iscrizione ci ricorda la visita, nel 1835, di Maria Luigia d’Austria, seconda moglie di Napoleone I. Fu ospitata dalla contessa Costa, amica della sovrana da lunga data: avevano studiato nello stesso collegio viennese.

Foto a sinistra: l’antica Fornace Cementirossi

Foto al centro: l’interno della chiesa di San Rocco

Foto a destra:la Torre dell’Orologino

Nella pagina accanto:il castello di Riva

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ospiti della dimora si anno-vera Carolina di Brunswick, moglie di Giorgio IV d’In-ghilterra.Appena fuori da Ponte dell’Olio (in direzione Betto-la) sorge il borgo medievale di Riva, noto per il suo bel castello, documentato già nel 1199 come proprietà dei fra-telli Obizzo, Giulio e Ghisle-rio Ardizzoni. Un’iscrizione scolpita all’interno attesta che nel 1277 fu riedificato dai Del Cairo. L’ultimo restauro risale al 1884 ad opera del principe romano Don Emanuele Ruspoli. Il castello presenta una cinta merlata a coda di rondine e una poderosa torre sul Nure. Interessanti anche la chiesa di S. Martino d’origine medievale e il cinquecentesco oratorio della B. V. Maria della Neve.Anche Cassano aveva un antichissimo fortilizio di cui restano poche tracce. La pieve di S. Lorenzo, di origine romanica, fu ricostruita nel XVII sec. A Biana, sulla provinciale per Bettola, sorge l’oratorio della Madonna di Caravaggio. A monte dell’abi-tato, tra i boschi, svetta una torre d’avvistamento del castello di Montesanto, di cui rimangono i ruderi sul monte omonimo; fu edificato nel X sec. su un avamposto roma-no. Più in basso, in paese, è la chiesa di S. Salvatore, del 1950. La chiesa di Sarmata, dedicata a S. Bartolomeo, con facciata in stile barocco, risale a fine Cinquecento e fu rifatta nel XIX sec. Nello stesso periodo fu ristrutturata anche

quella di Veggiola che assunse l’odierno aspetto neoclassico. È dedicata a San Pietro in Vincoli. In bella posizione panoramica, in località S. Maria del Rivo, si riconosce quella che un tempo era la chiesa della Natività della B. V. Maria, del XVIII sec. Poco lontano il minuscolo cimitero, in completo abbandono.Castione, nella valle del torrente Ogone, era (intorno al Mille) proprietà dei Da Rizzolo. Dell’antico castel-lo rimangono alcuni tratti della cinta muraria e la torre quadrangolare. L’oratorio del fortilizio venne donato dai Salvatico alla comunità dopo che una frana aveva distrutto l’antica pieve di S. Antonino. La chiesa, a tre navate con cappelle laterali, presenta decorazioni del XVIII sec. della scuola del Bibiena. È dedicata ai Santi Giovanni Battista e Antonino Martire. Anche a Folignano sorge un castello costruito su un pree-sistente castrum romano. Ha pianta quadrangolare e torri cilindriche ed è circondato da

un fossato vuoto. Appartenne agli Anguissola dal XIV al XIX sec. Il castello di Zaf-fignano invece, si trasformò nel XVI sec. in Villa Casati Rollieri, dimora signorile di varie famiglie nobiliari tra cui gli Zanardi Landi. La chiesa romanica di S. Michele è stata rimaneggiata nel XIX sec. Nelle vicinanze, Villa Impero eretta negli anni Trenta del XX sec. Infine segnaliamo Torrano, borgo di origine romana documentato in una perga-mena dell’anno 839, in cui il vescovo Walfrit, custode della chiesa di San Martino di “Toriano” cede alcuni beni a Lovari, “uomo libero” abi-tante in loco. L’antica chiesa, rinnovata nel XIX sec., ha al suo interno decorazioni in stile barocco di Giovanni Battista Natali. Il castello di Torrano, costrui-to nel Medioevo presenta una poderosa torre che domina il territorio. Un suo avamposto era la torre che sorge in località La Fratta (XIV sec.).

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La Vigna è un accogliente agriturismo in posizione panoramica, dotato di una capiente sala da pranzo con vetrate sul paesaggio esterno, location ideale per eventi e cerimonie. La cucina è quella tipica piacentina, attenta ai dettagli e ai sapori nostrani: i salumi locali accompagnati dalla bortellina croccante e sfiziosa, i delicatissimi tortelli con la coda, fatti rigorosamente a mano, un secondo invitante e come dolce una vera “ricetta della nonna”.

La Vigna offre inoltre pensione per cavalli in scuderia paddock, capannine, scuola di equita-zione naturale per grandi e piccoli, maneggio coperto e scoperto, tondino, giostra, club hou-se, punto tappa per escursioni con possibilità di pranzare, cenare, fare merenda e dormire in bed and breakfast nelle vicinanze. È possibile fare passeggiate a cavallo guidate, più o meno impegnative: rapide escursioni nei dintorni dell’azienda su terreno collinare e boschivo fino a percorsi in quota da una vallata all’altra. Le uscite sono riservate ai cavalieri di media esperienza o oltre, ma chi lo desidera può approfittare della scuola per acquisire le cono-scenze necessarie per uscire in sicurezza con il proprio cavallo o con uno della scuderia. Durante la stagione invernale, qualora i per-corsi in terra fossero impraticabili, è possibile percorrere strade bianche e asfaltate grazie all’impiego di cavalli sferrati che non hanno problemi di aderenza nemmeno su questi fondi.

Si organizzano inoltre a richiesta, mattinate o pomeriggi di introduzione al cavallo per bambini e adulti.

vignA bLu

carMiano - Mansano - MandroLa - Monte dinaVoLo - chiuLano (oratorio deL casteLLaro) - torraZZo - carMiano

Punto di partenza: Agriturismo La VignaTempo di percorrenza: 3-4h Difficoltà: medio bassa, dislivello medio, con istruttore

Partendo dall’azienda si prende una carraia in salita, si attraversa un piccolo bosco ceduo e si percorre la strada asfaltata fino alla cascina Aguzzafame. Da qui si riprende la salita verso Mandrola lungo strade carraie a bordo dei campi. Da Mandrola il paesaggio cambia e si trasforma in uno scampolo di macchia mediterranea, con profumi di resina, di ginestra, e una visuale panoramica in crescendo, dapprima sulla città di Piacenza e sulla pianura circostante poi sulla Valnure e sulla Valtreb-bia. Arrivati al monte Dinavolo comincia la discesa verso Chiulano, il terreno si fa più aspro e roccioso. Nel paese i cavalli si possono abbeverare nell’anti-co lavatoio in pietra, vicino alla chiesa. Si scende ancora fino al gruppo di case del Torrazzo lungo una carraia in discesa, a tratti un po’ ripida, con fondo argilloso. Si prosegue sulla ghiaia fino a Mansano e di lì si torna alla Vigna andando a ritroso sul sentiero percorso all’andata.

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a cavallonei paraggidi Bettolae di Farini

Azienda Agrituristica LA VIGNA di Giorgia Cuminetti

Loc. La Vigna, 121 - 29020 Carmiano (PC)Tel. 0523 875449 - Cell. 335 63 51 090www.agriturismolavigna.eu [email protected]

La Vignapropone quattro percorsi di diversa durata e grado di difficoltà

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Il Bardigiano e il BardaraboIl Bardigiano è un cavallo italiano dell’appennino tosco-ligure-emiliano, il suo nome deriva dalla cittadina di Bardi in Val Ceno (provincia di Parma). Le sue origini sono remote, risalirebbero all’era preglaciale. Fa parte delle razze pony europee e assomiglia molto all’Exmoor, la razza indigena britannica delle montagne. Pare discenda dallo stesso ceppo del Pony Celtico: i primi cavalli presenti nelle valli Ceno e Taro furono infatti portati dai Romani dalla Gallia belgica. Durante il XV secolo lo si incrociò con cavalli arabi-friulani per ingentilirne le forme. Dopo la Prima Guerra Mondiale il numero di capi diminuì drasticamente e rischiò di scomparire. Negli ultimi decenni è stato riscoperto, rivalutato e riconosciuto come razza italiana grazie alla tenacia di un nucleo di appassionati allevatori e all’intervento del Ministero delle Politiche Agricole che lo hanno salvato dall’estinzione. Nel 1997 è stato varato il “Regolamento per la selezione e per il Libro genealogico del cavallo bardigiano” che fissa i canoni della razza al fine di mantenerla omogenea. Oggi esistono circa 3500 soggetti iscritti e il cavallo Bardigiano è l’unica razza italiana con un allevamento regolamentato anche all’estero, in particolare in Germania e in Ungheria. Ogni anno si svolgono numerose fiere provinciali dedicate al Bardigiano e una fiera nazionale a Bardi. È un cavallo forte e ben conformato, di altezza compresa tra i 139-149 cm al garrese per i maschi e i 135-147 cm per le femmine. Il mantello può essere baio o baio scuro, preferibilmente senza balzane e liste, mentre è ammessa la stella. Ha folto ciuffo, criniera e coda abbondanti di crine. La sua pelle spessa lo protegge meglio di altre razze dagli insetti. È docile, amabile, tranquillo, in grado di affrontare difficoltà ed imprevisti senza scomporsi, irritarsi o rivoltarsi al comando. È un cavallo rustico ed essendo stato selezionato come “cavallo da montagna” per generazioni, si adatta bene a pascoli poveri e sa muoversi egregiamente su terreni impervi; si presta inoltre per il tiro leggero, le passeggiate, il trekking e l’agriturismo. Grazie al suo carattere, è il cavallo ideale per chi inizia ad avvicinarsi al mondo

LA vignA rosso

carMiano - chiuLano (oratorio deL casteLLaro) - aMaini - dodici - Passo Pia - Passo deL cerro - Montosero - Passo deLLa caPPeLLetta - Mareto e ritorno

Punto di partenza: Agriturismo La VignaTempo di percorrenza: 7h Difficoltà: alta, con istruttore

Da Carmiano fino all’oratorio del Castellaro il cammino è identico al percorso 1. Attraverso boschi di faggio e quercia si raggiunge località Amaini e poi Dodici, un antico paese in sasso. Da qui si prende per il Passo Pia - spartiacque tra Val Nure e Val Trebbia - dove un tempo si trovava la primitiva chie-sa di Ebbio, andata distrutta nel Settecento. Da Passo Pia si raggiunge Passo del Cerro con vista panora-mica sulla Val Perino. Si potranno ammirare piante dalle dimensioni gigantesche. Il percorso passa poi sotto Montosero vicino a località Chiappa, agglome-rato di case diroccate, da tempo abbandonato, dove si trova una fontana per far abbeverare i cavalli. Quindi di nuovo in cammino attraverso una distesa di prati dove è facile incontrare le mucche al pascolo; fanno da cornice faggi e pini, piantati durante il Fascismo. Raggiunta località Pallavicini, si sale sulla strada asfaltata al Passo della Cappelletta a 1036 metri di

quota, dove sorge l’ora-torio ottagonale della Madonna del Carmine. Ultima tappa: Mareto. Fino agli anni Sessanta era una rinomata stazione climatica, oggi è un centro noto per le patate di ottima qualità alle quali è dedicata una mostra/mercato in settembre.

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LA vignA verde

carMiano - Montesanto - Padri - graFFioLo - rossoreggio e ritorno

Punto di partenza: Agriturismo La VignaTempo di percorrenza: 5-7h Difficoltà: media, dislivello alto, con istruttore

Partendo dall’azienda si sale tra i boschi fino a 537 metri di al-titudine e si raggiunge la località Montesanto sull’omonimo monte. Qui, ormai nascosto dagli alberi, resiste il rudere di un vecchio castello risalente al X secolo, edificato su di un avamposto romano. Anticamente

fu di proprietà del Comune di Piacenza, poi degli Anguissola, infine dei Salvatico di Rizzolo fino al 1878. Passando nel paese si ammira la chiesa di San Salvatore di origine piuttosto recente (1950). Lascia-to Montesanto, si sale ancora attraverso luoghi che sembrano essersi arrestati nel tempo, per giungere a Padri. La sua chiesa dell’Annunciazione della B.V. Maria, risalente al XII secolo, fu ricostruita e rima-neggiata negli anni. Nelle vicinanze sorge un ormai decadente oratorio del XVI secolo dedicato alla B.V. Maria dei Campi. Si sale ancora fino a Graffiolo, e anche qui si trova un oratorio alla B.V. Maria, a ulteriore testimonianza del forte sentimento mariano di queste terre. Si raggiunge infine Rossoreggio, quota 660 metri, da cui si scorge il torrente Riglio nell’omonima vallata. Da questo borgo arcaico, il luogo natio dei pittori Pacifico e Nazareno Sidoli (se-conda metà del sec. XIX, inizi del XX), si riprende a ritroso la strada del ritorno.

LA vignA Azzurro

carMiano - BagnoLo - case Bruciate - graZZano Visconti e ritorno

Punto di partenza: Agriturismo La VignaTempo di percorrenza: 6-7h Difficoltà: bassa, dislivello minimo

Partendo dall’azienda ci dirigiamo verso il greto del fiume, che lasciamo quasi subito per salire verso Iustiano e procedere in quota a bordo della strada asfaltata fino al Bagnolo, dove una carraia quasi rettilinea in leggera salita conduce a Case Brucia-te attraverso un territorio assai mutevole: campi, boschi di castagno, vigneti, pascoli e infine, vicino all’arrivo, uno splendido laghetto nato per l’irri-gazione, incastonato nelle dolci colline circostanti come un piccolo gioiello nascosto. La meta del viaggio è Grazzano Visconti: superflua la descri-zione del borgo, da visitare assolutamente intanto che i cavalli si godono un meritato riposo prima del rientro lungo lo stesso itinerario dell’andata.

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Fu sempre molto vivo nella Val Nure lo spirito di libertà ed indipendenza che si manifestò sia nel Medioevo con la costi-tuzione della “Magnifica Università”, sia in un passato più recente, durante la Guerra di Liberazione, con la parteci-pazione attiva della popolazione nella lotta al Nazifascismo.

equestre, per i più piccoli e per l’ippoterapia, ma sa regalare emozioni e soddisfazioni anche ai più esperti.

Per ulteriori informazioni: www.bardigiano.it

Da 15 anni l’Allevamento Santa Franca alleva e seleziona il Bardigiano con passione e cura, ed ha adottato una gestione di tipo naturale, seguendo il principio della barefoot (= piede scalzo). Gli animali vivono in branco in ampi paddock e pascoli dove hanno libertà di muoversi e giocare, cosa molto importante per il loro equilibrio psico-fisico. Hanno a disposizione una sorgente per abbeverarsi e per immergere gli zoccoli, rigorosamente senza ferri. Da studi effettuati sui Mustang, i cavalli selvaggi d’America, è emerso infatti che mantenendo il piede scalzo, migliorano la circolazione sanguigna e la sensibilità e di conseguenza le andature e i risultati atletici del cavallo. Un’altra caratteristica particolare dell’Allevamento Santa Franca è l’utilizzo, in via sperimentale, di uno stallone Purosangue Arabo per ingentilire ulteriormente la razza e per donarle quelle magnifiche andature che contraddistinguono il PSA. La mescolanza delle due razze origina il Bardarabo. Sicuramente il Bardarabo ha un buon carattere, ma è più frizzante, vivace e molto più grintoso del Bardigiano. Ciò comporta una maggior esperienza per il cavaliere, ma assicura divertimento. L’Arabo ha un’intelligenza sopra la media rispetto ad altri cavalli e ha una sensibiltà incredibile: “È molto affettuoso e dolce, è il primo cavallo che chiama quando arrivi in scuderia;

ti chiama quando passi con una sella in braccio o scrolla la capezza attaccata al suo box quando vuole uscire...”. Nell’allevamento funge anche da guardia: quando di notte sente qualcosa di strano avverte con un bel nitrito! Con l’incrocio delle due razze si mescola la dolcezza e la tranquillità del Bardigiano all’elasticità e all’arguzia dell’Arabo, inoltre vengono incrementate le doti atletiche.

ALLEVAMENTO SANTA FRANCA via Dignini , n° 38 - 29010 Vernasca (PC)www.bardigiano.altervista.org

tel. 349.8411696 - 0523.898319 Foto

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