POLOS GROSSETO Osservatorio Economico Locale LE CHIAVI … · 3 Il termine mesoeconomico o...

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CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA GROSSETO ISTITUTO GUGLIELMO TAGLIACARNE POLOS GROSSETO Osservatorio Economico Locale LE CHIAVI DI LETTURA DEL MODELLO DI SVILUPPO LOCALE

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CAMERADI COMMERCIOINDUSTRIAARTIGIANATO E AGRICOLTURAGROSSETO

ISTITUTOGUGLIELMOTAGLIACARNE

POLOS GROSSETOOsservatorio Economico Locale

L E C H I A V IDI LETTURADEL MODELLODI SVILUPPOLOCALE

Il presente rapporto è stato realizzato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne

Gruppo di lavoro

Responsabile Area Studi e Ricerche Dott. Giuseppe Capuano

CollaboratoriDott. Paolo Cortese Dott.ssa Giulia Petilli

Indice1. LE CHIAVI DI LETTURA DEL MODELLO DI SVILUPPO LOCALE ........................ 5

1.1 IL QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO................................................................................. 7 1.1.1 Il livello macroeconomico: l’influenza della debole crescita sul Pil di Grosseto....... 9 1.1.2 Il livello mesoeconomico: i presupposti dello sviluppo sistemico............................. 131.1.3 Il livello microeconomico: i fattori dello sviluppo locale ......................................... 221.1.4 Le previsioni di sviluppo............................................................................................ 24

2. IL LIVELLO MACROECONOMICO............................................................................... 27

2.1 L’ANALISI DEL VALORE AGGIUNTO NELLA PROVINCIA DI GROSSETO .............................. 29 2.1.1 Un confronto europeo................................................................................................ 302.1.2 L’analisi settoriale del valore aggiunto provinciale ................................................. 382.1.3 Il valore aggiunto pro capite ..................................................................................... 40

2.2 GLI SCAMBI CON L’ESTERO............................................................................................... 44 2.2.1 Il quadro generale ..................................................................................................... 442.2.2 I settori....................................................................................................................... 482.2.3 Le direttrici ................................................................................................................ 502.2.4 I tassi di internazionalizzazione ................................................................................ 54

3. IL LIVELLO MESOECONOMICO................................................................................... 59

3.1 IL QUADRO SOCIALE.......................................................................................................... 61 3.2 IL MERCATO DEL LAVORO IN PROVINCIA DI GROSSETO................................................... 71

3.2.1 L’aumento dell’occupazione...................................................................................... 713.2.2 La distribuzione del mercato del lavoro per sesso .................................................... 763.2.3 Nel lungo periodo aumenta l’occupazione nei settori agricolo e dei servizi e diminuisce quella nel comparto industriale ....................................................................... 78

3.3 LA DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE DELLA PROVINCIA DI GROSSETO............................ 82 3.3.1 Premessa.................................................................................................................... 823.3.2 Alcune indicazioni sulla programmazione di settore ................................................ 823.3.3 Gli elementi di criticità del sistema trasportistico grossetano.................................. 84

3.4 LA SITUAZIONE DEL CREDITO IN PROVINCIA DI GROSSETO .............................................. 87 3.4.1 L’opinione delle imprese intervistate ........................................................................ 923.4.2 I nuovi accordi di Basilea II ...................................................................................... 94

3.5 LA LETTURA DEL TERRITORIO: I SISTEMI ECONOMICI LOCALI......................................... 95 3.5.1 Il SEL Albegna - Fiora (Colline Interne - Costa d’Argento)..................................... 973.5.2 Il SEL Amiata Grossetano ....................................................................................... 1053.5.3 Il SEL Area Grossetana.......................................................................................... 1133.5.4 Il SEL Colline Metallifere........................................................................................ 120

4. IL LIVELLO MICROECONOMICO .............................................................................. 127

4.1 IL TESSUTO IMPRENDITORIALE........................................................................................ 129 4.1.1 La dinamica della struttura imprenditoriale ........................................................... 1294.1.2 La natura giuridica delle imprese: l’attuale debolezza del tessuto produttivo e la sua lenta ma graduale evoluzione........................................................................................... 1334.1.3 Le imprese artigiane................................................................................................ 1404.1.4 L’imprenditoria femminile....................................................................................... 1424.1.5 I fenomeni di attrazione e delocalizzazione imprenditoriale................................... 1474.1.6 Gli indicatori delle performance imprenditoriali.................................................... 1484.1.7 I brevetti................................................................................................................... 151

1. Le chiavi di lettura del modello di sviluppo locale

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1.1 Il quadro teorico di riferimento

Il presente studio ha lo scopo di delineare l’andamento economico della provincia di Grosseto nel corso dell’anno 2003 e di confrontare tale andamento con quello degli anni passati in modo da comprendere in che direzione si stanno muovendo le traiettorie dello sviluppo provinciale. A tal fine saranno, come sempre, prese in considerazione le principali variabili strutturali, messe in relazione alle dinamiche economiche che hanno visto coinvolti tutti i sistemi, nazionali e non, e le loro variazioni, in un arco di tempo sufficientemente lungo da poter individuare i percorsi di sviluppo locale.

Questi ultimi sono stati fortemente condizionati dalla cattiva congiuntura che ormai dura da più di tre anni e che ha influenzato molto, nonostante la modesta apertura verso l’esterno dell’economia grossetana, la crescita del Pil della provincia.

Sull’origine delle fluttuazioni cicliche le opinioni degli studiosi sono diverse; a tal proposito, in questa sede, per una migliore comprensione di quanto sarà descritto, si ritiene opportuno fare una breve premessa di ordine teorico presentando i principali filoni di pensiero relativi alle fluttuazioni economiche.

Da un punto di vista macroeconomico, due sono le teorie riguardanti le cause che determinano le fluttuazioni; secondo l’interpretazione tradizionale del ciclo economico, esistono fluttuazioni regolari e prevedibili del livello di attività economica, che sono determinate dalla struttura del sistema. Quindi, l’origine delle fluttuazioni è endogena e di conseguenza, gli alti e bassi dell’economia sono abbastanza prevedibili.

Al contrario, la teoria del ciclo reale considera le fluttuazioni come eventi casuali e quindi non prevedibili, in quanto le principali cause del ciclo sono di natura esogena. Di questo avviso sono gli economisti monetaristi ed i nuovi classici, anche se le loro opinioni divergono circa la fonte dei disturbi stessi. Questi ultimi ritengono che non siano i cambiamenti della tecnologia ad essere responsabili bensì l’eccessivo intervento dello Stato in economia, in quanto il solo mercato potrebbe assorbire le piccole scosse che possono colpirlo.

In una posizione intermedia tra i teorici del ciclo reale ed i monetaristi si pongono i neokeynesiani; questi ultimi ritengono che le fonti di disturbo siano esogene, ma che esistano forze endogene che rendono significative le fluttuazioni e persistenti i loro effetti. Tra le possibili fonti di disturbo i nuovi keynesiani includono sia gli shock di offerta, sottolineati dai teorici del ciclo reale, sia quelli monetari, chiamati in causa da nuovi classici e monetaristi. Il punto di divergenza tra queste scuole è che i nuovi keynesiani non credono che l’economia di mercato sia sempre capace di assorbire e reagire agli shock, così da mantenere il pieno impiego; al contrario essi ritengono che in alcune situazioni l’economia amplifichi effettivamente le perturbazioni e ne renda persistenti gli effetti1.

La situazione si complica ulteriormente se da un livello macroeconomico nazionale si scende ad un livello microeconomico e di sottoinsiemi territoriali.

1 Per ulteriori approfondimenti su quanto esposto: J.E. Stiglitz, Principi di Macroeconomia, 1993.

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La disomogeneità che caratterizza qualsiasi sistema economico non consente assolutamente di considerare le fluttuazioni a livello nazionale come la somma degli andamenti dei sistemi locali in quanto questi ultimi non reagiscono in maniera uniforme ed istantanea agli impulsi di natura esogena e/o endogena.

Di conseguenza un sistema territoriale, come può essere quello grossetano, può reagire in anticipo o in ritardo alle fluttuazione cicliche nazionali e/o internazionali a secondo della sua apertura ed integrazione con sistemi economici più vasti ed articolati. A questo proposito, il paradosso è che, avendo Grosseto un’apertura della propria economia molto bassa (esportazioni/valore aggiunto Grosseto 3,9%; Italia 22,8%), in una fase del ciclo molto debole l’impatto negativo è minore rispetto ad altre realtà più “aperte”. Quando il ciclo economico invertirà la tendenza, l’economia maremmana si muoverà più lentamente ed in ritardo rispetto ad altre province, ad esempio toscane, dove le dinamiche economiche sono maggiormente legate alle vicissitudini internazionali.

Inoltre, una certa influenza sul “ciclo economico provinciale” è attribuibile anche alle caratteristiche merceologiche dei settori che hanno alti coefficienti di localizzazione e specializzazioni nell’area.

Numerosi studi sull’argomento2 hanno dimostrato come i comportamenti ciclici a livello territoriale si differenzino spesso nettamente tra loro, anche se generalmente finiscono per trovare una relativa convergenza per effetto di processi di trasmissione di impulso ciclici lungo l’intero sistema economico.

In realtà, l’influenza dei diversi livelli di sviluppo, le peculiarità produttive locali e le caratteristiche geografiche del territorio, insieme ad altri fattori endogeni ed esogeni al sistema sub regionale, condizionano fortemente i comportamenti degli operatori economici e quindi l’andamento dell’economia locale, vanificando molte volte gli effetti dell’utilizzo di strumenti di politica regionale, troppo spesso standardizzati ed esogeni o, più in generale, della politica economica. Ciò spiega diversi andamenti del ciclo economico anche su aree provinciali adiacenti.

Tale premessa s’incardina su una riflessione di grande rilevanza che vede interrelati i tre livelli di economia esistenti e che influenza il ciclo economico di una provincia: il livello macroeconomico, il livello mesoeconomico ed il livello microeconomico. Difatti, “la teoria economica moderna, al fine di determinare i suoi modelli interpretativi, non può prescindere dal ruolo ricoperto dal livello mesoeconomico (livello intermedio)3 come luogo di formazione dei meccanismi di trasmissione e di mediazione economica tra i mercati nazionali dei beni reali e della moneta e le scelte di politica economica (livello macro) da un lato, e la singola impresa (livello micro) dall’altro”4.

Seguendo questo approccio, in questo capitolo si organizzerà l’analisi dei dati relativi all’economia della provincia di Grosseto.

2 A questo proposito si vedano i lavori di Vining del 1945 o in data più recente quelli di Cho e McDougall del 1978 e di Perryman e Schmidt del 1986. 3 Il termine mesoeconomico o mesoeconomia ancora non è presente nei dizionari dei termini economici. Il primo elemento della parola, meso, deriva dalla parola greca mésos che significa medio. A tal fine, in questa sede, si cercherà di fornire un contributo definitorio che certamente non ha pretese di completezza.4 G. Capuano, Economia e sviluppo regionale, Grafiche GMS, Roma, 2004.

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1.1.1 Il livello macroeconomico: l’influenza della debole crescita sul Pil di Grosseto

La nostra analisi inizia, dunque, proprio dal livello macroeconomico, in modo da fornire uno spaccato riguardante lo scenario internazionale all’interno del quale si collocano il livello meso (i fattori di contesto territoriale) e micro (i fattori dello sviluppo imprenditoriale).

Nel 2004, lo scenario internazionale mostra ancora numerosi interrogativi anche se alcune difficoltà sembrano in via di superamento. Andando per ordine, a parte il perdurare della crisi in Medio Oriente che ormai sta assumendo i connotati di un evento strutturale, i conflitti nell’area asiatica possono essere considerati terminati, almeno nelle loro conseguenze all’economia globale.

L’area economica Nord americana ha ripreso il suo percorso di crescita, cominciando a trainare nuovamente il ciclo economico mondiale. Infatti, gli Stati Uniti hanno concluso il 2003 con un incremento del Pil del +3%5 e si prevede che nel 2004 vedranno crescere ancora la ricchezza prodotta (+4,2%)6.

Inoltre, stiamo assistendo ad un processo di deprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro (l’euro si è rivalutato del 20% nel 2003 e le previsioni per il 2004 sono di una rivalutazione del 10%), il che non permette alle esportazioni europee di giovare del traino attivato dalla locomotiva americana ma di risentire maggiormente della concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro. Altresì. La non elevata crescita del Pil è dovuta anche alla mancata riduzione dei tassi di interesse da parte della BCE (i tassi sono fermi al 2% contro l’1% degli USA).

Lo sviluppo dei paesi del Sud Est asiatico contribuisce a rendere ulteriormente complessa la situazione. La Cina, in particolare, segna dinamiche di crescita molto consistenti; il 2003 è stato chiuso con un +8,5% ed il medesimo risultato si attende per il 2004. Una delle cause di questa dinamica è sicuramente l’entrata, da parte del gigante asiatico, nelle piazze commerciali più importanti del pianeta con prodotti di discreto livello senza alcun sistema protezionistico per la propria forza lavoro; inoltre, stimando in circa 400.000 persone la quota di popolazione che, in quel Paese, vive al di sotto della soglia della povertà, è possibile prevedere che per altri 50 anni riusciranno a mantenere i costi del lavoro molto contenuti e, probabilmente, ad elevare il livello qualitativo delle proprie esportazioni.

L’area euro, invece, mostra segnali di crescita ancora poco incoraggianti; difatti, solo alla fine del 2004 l’Unione vedrà crescere il proprio Prodotto Interno Lordo del +1,8%. Nel 2003, il livello italiano di crescita si è fermato al +0,3%, anche se, durante l’anno in corso, convergeremo verso i livelli di crescita comunitari (valori intorno all’1%).

Deve essere sottolineato che, dopo questa fase di perdurante stagnazione, le aziende italiane dovranno approfittare delle opportunità derivanti dal mercato americano e cinese, dato che oggi subiscono la concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro. In altri termini, il ciclo economico difficilmente segnerà impennate a meno che il tessuto economico nazionale non cominci a cambiare volto e ad orientarsi sempre più verso

5 Fonte: ISAE, EEAG. 6 Fonte: ISAE, EEAG.

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fattori di competitività sistemica come l’innovazione, l’internazionalizzazione, un maggiore valore aggiunto delle produzioni ed un posizionamento più strategico.

Inoltre, l’impatto negativo sull’economia di Grosseto è dovuto al doppio effetto negativo, “rivalutazione dell’euro rispetto al dollaro” e “mancata discesa dei tassi di interesse”.

A tal proposito, per quanto concerne il deprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro, la Banca Centrale Europea (BCE) stima che per ogni rivalutazione del 10% dell’euro nei confronti del dollaro, il Pil cresce meno dello 0,6% su base annua; dato che per il 2003 la rivalutazione del dollaro è stata prossima al 20%, il conseguente decremento del Pil è stato dell’1,2%.

In merito a tale dinamica, considerando la propensione all’export della provincia di Grosseto (inferiore di oltre cinque volte a quella italiana), la quota stimata di esportazioni nell’area del dollaro (superiore quasi di otto punti percentuali a quella italiana) ed il differenziale medio del tasso di interesse provinciale con quello nazionale7, nel 2003, risulta che l’impatto complessivo sulla mancata crescita del valore aggiunto di Grosseto sia stimabile in circa 21 milioni di euro.

Quadro A - Impatto sul Pil di Grosseto della rivalutazione dell’euro sul dollaro e del differenziale dei tassi di interesse con l’Italia

Rivalutazione euro su dollaro (%)

Delta Tassi di interesse (GR - Ita in %) - stima

Impatto sul Pil di Grosseto (%)

2003 20 1,3 0,5 2004 10 1,0 0,4

Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati BCE e Banca d’Italia

Con le premesse fatte poc’anzi, si è costruito un quadro abbastanza esauriente da permetterci di contestualizzare meglio il trend dell’economia grossetana, che andiamo a descrivere iniziando da alcuni dati relativi alla struttura economica (Quadro B); tali valori indicano che, nel periodo compreso tra il 1995 ed il 2002, il valore aggiunto della provincia è aumentato del +48%, dato attribuibile soprattutto al settore dei servizi (+52,3%), evidenziando una crescita superiore a quella regionale e nazionale – come confermato anche dal tasso di variazione medio annuo –, in linea con quanto accaduto in merito al valore aggiunto pro capite (+49,6%). Difatti, osservando la posizione occupata nella graduatoria italiana del Pil pro capite dalla provincia, si nota che nel 1995 Grosseto occupava la sessantaseiesima, mentre nel 2002 è salita alla sessantesima, con un numero indice pari a 96,4, restando, tuttavia, penultima tra le 10 province toscane.

La crescita del Pil appare sostenuta, dunque, da una buona dinamica del terziario, con particolare riferimento al turismo. Tuttavia, analizzando le dinamiche del valore aggiunto provinciale e dell’occupazione nel periodo compreso tra il 1995 ed il 2003, è

7 A tal proposito si veda l’“Osservatorio del credito in provincia di Grosseto” realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con l’Istituto “G. Tagliacarte”.

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possibile notare che il debole andamento congiunturale non ha consentito di mantenere i livelli occupazionali, anzi, se è vero che l’occupazione ha subito una contrazione del –4,8% nel periodo 2002-2003, con punte nell’agricoltura e nel terziario (rispettivamente –23,5% e –2,8%), sono stati “bruciati” posti di lavoro.

Quadro B - Alcuni dati sulla struttura economica della provincia di Grosseto, della Toscana e dell’Italia

Valore aggiuntoValore aggiunto pro

capiteTasso di apertura

Propensioneexport

Var.% 2002/1995 Var.% 2002/1995 2002 2002 Grosseto 48,0 49,6 8,4 3,9 TOSCANA 36,8 35,4 47,2 27,3 ITALIA 35,5 33,8 45,0 22,8 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Quadro C - Valore aggiunto (al costo dei fattori) per settori (milioni di euro) e Pil pro capite (euro) in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (2002)

AgricolturaIndustria in senso

stretto Costruzioni Totale

industriaTotaleservizi Totale Pro capite

Grosseto 264,2 389,2 230,8 620,1 3.291,7 4.175,9 18.958,8 TOSCANA 1.506,6 19.529,0 3.382,7 22.911,7 55.135,4 79.553,7 21.716,5 ITALIA 30.796,9 263.127,0 58.073,0 321.200,0 824.806,0 1.176.803,0 19.676,7

Valori %

Grosseto 6,3 9,3 5,5 14,8 78,8 100,0 - TOSCANA 1,9 24,5 4,3 28,8 69,3 100,0 - ITALIA 2,6 22,4 4,9 27,3 70,1 100,0 - Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Quadro D - Numero indice e posizioni in graduatoria del Pil pro capite di Grosseto

n.i.* 02 pos. 95 pos. 02 96,4 66 60

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Quadro E - Tasso di variazione medio annuo del Pil in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2002)

Grosseto 5,8 Toscana 4,6 Italia 4,4 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

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Graf. A - Grafico di correlazione delle variazioni annue del valore aggiunto e dell’occupazione

6,55,5 5 ,1

6 ,2

4 ,4

6 ,5 6 ,5

0 ,0

2 ,1

7 ,0

1 ,51 ,0

4 ,3

2 ,0

-4 ,8

-6 ,0

-4 ,0

-2 ,0

0 ,0

2 ,0

4 ,0

6 ,0

8 ,0

96/95 97/96 98/97 99/98 00/99 01/00 02/01 03/02

Valo re aggiun to Occup ati

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne

Per quanto concerne gli scambi commerciali con l’estero, la provincia di Grosseto ha evidenziato, in linea con le tendenze regionali e nazionali, un calo delle esportazioni che appare, tuttavia, molto più ridotto di quanto non accada in Toscana ed in Italia. Di contro, le importazioni sono notevolmente aumentate rispetto al 2002, esibendo una variazione percentuale pari a +26,1%. Tale aumento è imputabile principalmente al settore manifatturiero, il quale vede incrementare i propri flussi in entrata di oltre 40 punti percentuali nel 2003. All’interno di questo settore, dinamiche in crescita sono evidenziate dai settori alimentare, tessile, conciario, meccanico e delle macchine elettriche.

Le esportazioni provinciali sono dirette per la maggior parte in Europa; in particolare, dimostrano di essere mercati particolarmente importanti Francia, Regno Unito e Spagna, mentre ancora marginali sembrano essere Irlanda, Belgio ed Austria.

La moderata capacità di espansione sui mercati esteri evidenziata dai modesti tassi di internazionalizzazione, potrebbe costituire un freno allo sviluppo se, nel futuro, non si approfitterà delle opportunità offerte dai mercati internazionali; difatti, il tasso di apertura e la propensione all’export testimoniano l’esigenza di approfondire le esperienze di collegamento con le reti distributive internazionali.

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Quadro F - Importazioni ed esportazioni in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia nel 2003 (in euro); variazioni percentuali 2003/2002

importazioni esportazioni Variazione import

2003/2002Variazione export

2003/2002

Grosseto 235.439.650 162.848.355 +26,1 -1,4 Toscana 14.769.772.772 20.168.128.878 -6,9 -7,1 Italia 256.841.647.735 257.314.485.362 -1,6 -4,1 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Graf. B - Composizione percentuale delle esportazioni di Grosseto nei principali paesi europei (2003)

20,5

11,1

20,11,42,5

18,0

1,1

1,0

24,1

0,2

Francia Germania Regno Unito Irlanda Danimarca

Grecia Spagna Belgio Austria Altri paesi europei

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

1.1.2 Il livello mesoeconomico: i presupposti dello sviluppo sistemico

Il livello mesoeconomico è il livello di analisi che si pone fra il contesto economico nazionale ed internazionale e i soggetti che contribuiscono all’andamento dell’economia locale.

Bisogna riconoscere che i fattori di contesto del sistema socio economico grossetano sono di media entità e potrebbero non agevolarne troppo lo sviluppo; difatti, il sistema locale possiede forti attrattività, soprattutto in termini di turismo marittimo, eno-gastronomico e di siti archeologici e parchi regionali, ma queste attrattività non sono appoggiate da un sistema infrastrutturale articolato e sviluppato, bensì da un apparato ancora troppo povero.

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La provincia costituisce un polo attrattivo piuttosto forte grazie al connubio derivante dalle opportunità offerte dal territorio in termini di natura e di sistema artistico-culturale e da quelle provenienti dai prodotti tipici maremmani, quali i vini DOC e l’olio, prodotti che possono essere ben sfruttati per integrare la filiera turistica. Per fare ciò bisognerebbe far si da utilizzare diversamente il territorio a disposizione, integrando tra loro tutte le risorse disponibili, rappresentate, come già detto, da risorse naturali e culturali, in quanto in provincia non sono presenti strutture pubbliche per la ricerca né poli industriali rilevanti; il rilancio può venire, dunque, solamente da qui, anche tramite la messa a punto di un sistema di infrastrutture di trasporto che favoriscano il turismo e lo spostamento di merci. Difatti, il territorio non vanta un’eccellente dotazione infrastrutturale a supporto dello sviluppo economico, dal momento che essa risulta piuttosto inferiore a quella regionale e nazionale. Lo sviluppo di tale dotazione potrebbe, invece, favorire i processi di logistica integrata, alimentare la proiezione all’estero delle imprese locali ed attrarre facilmente flussi di turisti.

Quadro G - Indicatori di dotazione infrastrutturale relativa a Grosseto, alla Toscana ed all’Italia centrale (Italia=100)

ReteStrad.

ReteFerrov.

Porti Aeroporti Impianti e reti energ. Amb.

Reti per telefonia e telem.

Grosseto 71,2 91,5 52,9 73,5 55,1 35,1 Toscana 107,8 137,2 138,9 97,3 97,7 114,4 Centro 102,1 126,1 89,5 150,6 96,4 117,5

Retibancarie

Strutt.culturali

Strutt. Per istruzione

Strutt.sanitarie

Tot. Tot. Senza porti

Grosseto 55,2 46,7 24,1 34,2 53,9 54,0 Toscana 128,6 178,7 90,0 88,3 117,1 114,7 Centro 118,6 175,0 105,8 112,2 118,9 122,2 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

La situazione del credito in provincia di Grosseto mette in evidenza una buona copertura territoriale in merito agli sportelli, prossima al 100% (96,2%), la quale, tuttavia, non risulta sufficiente a garantire un’adeguata risposta alla domanda potenziale di servizi da parte degli operatori. Difatti, in provincia, l’ammontare di depositi e degli impieghi, messi in relazione con gli sportelli (13,9 e 20,8 milioni di euro, rispettivamente), risultano inferiori alla media regionale (17,1 e 30,6 milioni) e nazionale (19,4 e 34,5 milioni). Grosseto, inoltre, si colloca in entrambi i casi in ultima posizione tra tutte le province toscane.

La provincia risulta, dunque, caratterizzata da una dotazione strutturale in merito al sistema creditizio non troppo soddisfacente, che si va ad aggiungere all’equipaggiamento infrastrutturale ancora poco sviluppato; tale tipologia di dotazione risulta essere un fattore di contesto che non supporta adeguatamente lo sviluppo economico locale.

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Quadro H - Grado di copertura degli sportelli a Grosseto, in Toscana ed in Italia (30 giugno 2003)

SportelliComuni serviti da banche (numero)

Comuni serviti da banche (% dei comuni totali)

Grosseto 129 28 100,0 Toscana 2.194 276 96,2 Italia 30.368 5.926 73,4 Grosseto / Toscana 5,9 10,1 - Toscana / Italia 7,2 4,7 - Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia – Bollettino Statistico

Quadro I - Principali indicatori di dotazione degli sportelli a Grosseto, in Toscana ed in Italia (2002)

ProvinceDep / Sportelli

(migliaia di euro)Imp / Sportelli

(migliaia di euro)Sportelli / 10.000 abitanti (numero)

Sportelli / 1.000 imprese (numero)

Grosseto 13.964 20.847 6,1 4,3 Toscana 17.128 30.615 6,2 5,5 Italia 19.485 34.591 5,3 5,2 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia – Bollettino Statistico

Un’ulteriore considerazione deve essere svolta in merito al turismo, che rappresenta uno dei principali motori di sviluppo della provincia. In particolare, sembra doveroso segnalare che l’andamento dei flussi turistici internazionali sono in tendenziale calo nel 2003 ovunque in Italia, anche se con alcune eccezioni.

Per quanto riguarda la provincia di Grosseto, l’andamento dal 1999 al 2003 è contrassegnato da un trend ciclico; altre realtà territoriali mostrano dati difficilmente interpretabili a causa della spasmodicità del trend, a differenza dell’area grossetana che, dopo un iniziale calo, ha visto gli stranieri aumentare costantemente fino al 2002 e segnare una brusca frenata nel 2003.

A tal proposito, occorre un’attenta riflessione sulle possibili strategie di posizionamento turistico e impegnare risorse nella promozione del territorio all’estero e nell’integrazione di possibili percorsi turistici, considerato che la maremma è ricca di attrattività in grado di soddisfare esigenze molto sofisticate (archeologia, storia, natura, enogastronomia, mare).

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Quadro L - Numero di viaggiatori stranieri per area visitata (1999 – 2003) (in migliaia)

1999 2000 2001 2002 2003*

TOSCANA 7.296 8.033 7.452 7.727 6.563 AREZZO 140 259 237 210 180 FIRENZE 3837 4260 3861 3906 3180 GROSSETO 270 226 249 303 220 LIVORNO 551 681 701 681 636 LUCCA 490 576 467 562 484 MASSA CARRARA 76 103 117 119 107 PISA 666 602 594 674 648 PISTOIA 165 198 182 164 168 PRATO 43 65 72 48 37 SIENA 1.057 1.063 973 1.060 903 NORD-OVEST 26.999 26.600 25.473 25.633 26.690 NORD-EST 26.992 28.248 28.596 31.171 30.193 CENTRO 15.635 17.641 15.963 16.134 14.680 SUD E ISOLE 5.021 5.637 5.322 6.367 6.253 * DATI NON RIPARTIBILI 2.215 2.210 2.081 1.387 1.009 TOTALE 76.862 80.335 77.435 80.692 78.825 * I dati sul turismo internazionale dell'Italia relativi ai mesi da ottobre 2003 a dicembre 2003 sono compilati sulla base di stime effettuate dall'UIC. Fonte: Ufficio Italiano dei Cambi, Turismo internazionale dell'Italia

Al fine di valutare appieno il posizionamento della provincia di Grosseto nel quadro internazionale, secondo un approccio mesoeconomico, si è pensato di effettuare un confronto sistematico con le principali aree europee e con le aree internazionali più simili al territorio grossetano.

Deve essere subito sottolineato che, contrariamente a quanto avviene per l’Italia ed i paesi dell’Unione europea, la popolazione, tra il 1995 ed il 2000, subisce una contrazione, prevalentemente a causa di un saldo naturale sensibilmente negativo; tale fattore potrebbe essere considerato un vincolo anche per lo sviluppo, considerato che una dinamica demografica positiva è alla base della crescita economica.

Prevedibilmente, la ricchezza per abitante è più bassa rispetto alle aree comunitarie; tuttavia, nel periodo 1995-2000, il gap si riduce sensibilmente, dimostrando una capacità di recupero piuttosto sostenuta e determinata, come visto precedentemente, dalla tipicità strutturale dell’economia grossetana.

Il confronto per macro aree internazionali penalizza la provincia di Grosseto in termini di propensione all’innovazione e dotazione infrastrutturale. Per quanto riguarda l’innovazione, deve essere sottolineato che la propensione a registrare brevetti è piuttosto bassa, in particolare per i brevetti high tech (quest’ultima pressoché nulla). Tale risultato, nel medio periodo, potrebbe contribuire a marginalizzare ulteriormente il settore manifatturiero riducendone la competitività, nazionale e internazionale, del settore.

17

Anche il sistema trasportistico mostra un sensibile gap rispetto alla media comunitaria; ciò comporta un impatto poco favorevole sulla capacità di attrarre investimenti produttivi e non alimenta quel fattore imprenditoriale chiamato “prossimità logistica”, ovvero la possibilità di muovere merci senza alcun impedimento.

Tuttavia, se da un lato ciò rappresenta un fattore di minore competitività rispetto ad altre aree, deve essere sottolineato che il territorio ha subito minori deturpazioni ambientali, potendo giovare del turismo e, più in generale, di un modello di sviluppo sostenibile.

Realizzando un confronto fra le aree comunitarie più simili alla provincia di Grosseto, è possibile notare che la densità della popolazione è fortemente al di sotto della media del cluster di riferimento, anche se quest’ultimo subisce notevolmente l’influenza dell’area Alpes Maritimes (Fr) e dell’Ath (Be). Se, infatti, verifichiamo la densità delle altre aree del cluster (Quadro O) è evidente che la densità abitativa è pressoché in linea con quella di Grosseto.

Il saldo della popolazione, nel periodo 1997 – 2000, è sensibilmente inferiore alla media del cluster e solo l’area del Creuse (Fr) mostra un valore ancora minore.

La ricchezza per abitante, al contrario, sottolinea un valore più soddisfacente rispetto alla media del cluster; in particolare, la media del gruppo considerato è inferiore di oltre venti punti rispetto alla media dell’Unione europea ed il valore della provincia di Grosseto si pone al quinto posto nell’ideale graduatoria delle aree considerate, evidenziando al primo posto le Alpes Maritimes (Fr) con un valore quasi prossimo alla media europea, ed all’ultimo posto, la Tolna (Hu), con un valore pari a meno di un quarto rispetto a quello di Grosseto.

Il confronto fra le aree del cluster in tema di innovazione vede la provincia di Grosseto ultima fra le aree individuate per capacità di registrazione brevetti, con un valore diciotto volte inferiore rispetto a quello della media del gruppo.

Quadro M - I principali indicatori di confronto della provincia di Grosseto e le principali aree europee

Indicatori Grosseto Italia Paesi UE Paesi CEC Popolazione 2000 215,6 57.844,0 379.860,0 104.385,0 Variazione della popolazione 95-00 -0,1 0,2 0,4 -0,2 Saldo naturale 97-00 -5,9 -0,6 0,8 -1,5 Saldo migratorio 97-00 4,6 2,3 3,2 -0,3 Pil per abitante 1995 71,1 82,9 100,0 16,1 Pil per abitante 2000 81,7 89,2 100,0 20,6 Brevetti per abitante 1995 16,9 46,0 92,1 - Brevetti per abitante 2000 4,6 76,8 158,7 - Brevetti high tech per abitante 1995 0,0 4,7 11,7 - Brevetti high tech per abitante 2000 0,0 6,5 31,6 - % brevetti high tech sul totale brevetti 1995 0,0 10,2 12,7 - % brevetti high tech sul totale brevetti 2000 0,0 8,5 19,9 - Accessibilità stradale 2001 70,0 89,6 115,6 70,2 Accessibilità ferroviaria 2001 70,0 79,5 112,6 67,8 Accessibilità aerea 2001 50,0 91,7 99,6 73,3 Fonte: Unioncamere-Prometeia

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Anche in tema di accessibilità al sistema trasportistico, la provincia di Grosseto mostra qualche difficoltà rispetto alla media del cluster; tuttavia, in questo caso altre aree mostrano valori peggiori, come ad esempio North of North Ireland e Tolna (Hu).

Quadro N - Le aree europee NUTS 3 appartenenti al cluster di Grosseto

Area Paese Alpes-De-Haute Francia Alpes-Maritimes Francia Ariege Francia Ath Belgio Creuse Francia Grosseto Italia North Of North Ireland United Kingdom Orne Francia Serres Grecia Tolna Ungheria Vienne Francia Fonte: Unioncamere-Prometeia

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Fig. 1 - La provincia di Grosseto nel cluster europeo

Fonte: Unioncamere-Prometeia

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Fig. 2 - Il cluster delle aree europee simili alla provincia di Grosseto

Fonte: Unioncamere-Prometeia

22

1.1.3 Il livello microeconomico: i fattori dello sviluppo locale

Per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale, nel 2003 risultano registrate, a Grosseto, 29.636 imprese, di cui 26.875 attive; esse appaiono aumentate, relativamente al 2002, rispettivamente del +1% e del +0,6%, valori inferiori sia a quelli regionali che nazionali. Tale quadro è confermato anche dall’analisi dell’andamento del tasso di crescita al netto dell’agricoltura, il quale, dopo il picco di incremento conosciuto tra il 1998 ed il 2000, ha iniziato a decrescere, sino ad attestarsi, nel 2003, a quota 2,2%. Questa contrazione è imputabile soprattutto ai settori del commercio e del turismo, settori importanti per l’economia provinciale, i quali hanno evidenziato a proposito delle imprese, nel 2003, un tasso di crescita negativo.

Quadro P - Le imprese in provincia di Grosseto nel 2003; variazione percentuale rispetto al 2002

Registrate Attive Iscritte Cessate

Grosseto 29.636 26.875 1.994 1.720

Toscana 403.020 346.126 28.276 23.092 Italia 5.904.883 4.995.738 389.342 317.553

Variazione % 2003/ 2002

Grosseto 1,0 0,6 -3,1 -5,4 Toscana 1,4 0,9 -5,2 -7,3 Italia 1,3 0,9 -6,7 -8,5 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Movimprese

Grafico C - Andamento del tasso di crescita al netto dell’agricoltura in provincia di Grosseto (1997-2003)

0,7

0,1

1,6

3,2

2,32,4

3,3

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0,5

1,0

1,5

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2,5

3,0

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1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Movimprese

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La provincia è caratterizzata dalla consistente presenza di ditte individuali (74,4% delle aziende attive), cresciute, rispetto al 2002, di 0,1 punti percentuali; fanno seguito le società di persone, diminuite in misura speculare e contraria rispetto alle prime (–0,1%). Le società di capitale, infine, sebbene siano numericamente inferiori alle altre due forme, evidenziano la variazione percentuale più consistente (+8,7%), superiore anche a quella italiana (+5,2%) e toscana (+5,4%), segnale di un ispessimento qualitativo e di una crescita di competitività del tessuto imprenditoriale.

Inoltre, al fine di valutare in maniera più approfondita le performance imprenditoriali della provincia di Grosseto, si prenderà ora in considerazione il ROI (Return on investment), considerato la “misura” della redditività degli investimenti; a tal proposito, dai bilanci delle società di capitale, è possibile dedurre che il settore meno redditizio in provincia di Grosseto è quello dei trasporti, probabilmente a causa dell’elevata difficoltà logistica che sconta la provincia. Al contrario, nel 2002, i settori che manifestano una maggiore redditività sono, nell’ordine: il commercio, il manifatturiero e le costruzioni.

Deve essere sottolineato che la dinamica del ROI, a partire dal 1997 fino al 2002, segue un andamento quasi campanulare, con un picco nel 2000, anno in cui le attività manifatturiere segnano il valore più elevato in assoluto. Al contrario, le costruzioni, settore tradizionalmente anticiclico, evidenziano il dato più soddisfacente nel 2002, periodo in cui gli altri settori in via generale subiscono una flessione.

Quadro Q - Numerosità delle imprese attive di Grosseto per natura giuridica (1999-2003) Società di capitale Società di persone Ditte Individuali Altre forme Totale

Valori percentuali 1999 4,2 19,3 74,4 2,2 100,0 2000 4,5 19,4 73,9 2,2 100,0 2001 4,9 19,3 73,5 2,2 100,0 2002 5,5 19,4 72,9 2,2 100,0 2003 5,9 19,2 72,6 2,3 100,0

Variazioni % 2000/1999 7,4 1,2 1,5 3,0 2,0 2001/2000 8,7 0,9 0,4 2,9 1,4 2002/2001 11,3 1,7 -0,5 4,3 1,3 2003/2002 8,7 -0,1 0,1 3,2 0,6

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Movimprese

Quadro R - R.O.I. (Return on investment) per settore di attività economica (valori percentuali)

ANNOGROSSETO

1997 1998 1999 2000 2001 2002 TOTALE 2,0 3,5 3,3 4,3 3,7 3,4 Agr.,caccia, silvic. e pesca 1,2 1,5 1,2 2,5 1,0 1,2 Attività manifatturiere 2,0 7,3 4,9 7,7 5,3 4,6 Costruzioni 1,6 1,4 3,4 2,8 3,4 4,3 Commercio 2,3 2,3 1,2 4,5 5,8 4,9 Alberghi e ristoranti 3,5 4,4 4,2 3,6 4,4 4,0 Trasporti e comunicazioni -0,8 0,5 1,8 1,8 1,4 -0,7 Attiv.immob.e altre attiv.prof. 2,1 2,6 3,5 2,2 2,3 1,9 Altri servizi 4,6 6,0 6,6 4,5 1,3 2,9 Fonte: Unioncamere

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A conclusione di questa analisi, è doveroso affermare che il tessuto economico della provincia di Grosseto presenta una forte potenzialità di sviluppo legata al settore turistico. Da questa affermazione, è possibile dedurre che il primo sforzo occorre rivolgerlo ad una maggiore integrazione fra settori economici, ad esempio tra il settore turistico e quello agricolo. Non esulano da ciò i comparti manifatturieri, come, ad esempio, la filiera della nautica e le trasformazioni alimentari la cui sinergia potrebbe incrementare le dinamiche di crescita di un modello di sviluppo che, attualmente, ha carattere prevalentemente rurale, fattore che, tuttavia, non ha generato squilibri ambientali ed ha prodotto una buona qualità della vita.

In questa sede, ci sentiamo di sottolineare l’esigenza del territorio di alimentare le connessioni con l’esterno attraverso un potenziamento delle infrastrutture di trasporto e delle utilities di comunicazione. Devono, quindi, essere superate le diatribe relative all’utilizzo da parte dei passeggeri civili dell’aeroporto di Grosseto ed allo sviluppo della viabilità autostradale.

Tali fattori rappresentano, difatti, gli ingranaggi attraverso i quali i tre livelli dello sviluppo di cui abbiamo parlato si interrelano tra loro, consentendo al motore dell’economia locale di inserirsi appieno nel tessuto economico internazionale.

1.1.4 Le previsioni di sviluppo

A fronte dello scenario appena descritto e nel contesto di un’economia comunitaria che stenta a trovare momenti di slancio utili, ci sembra opportuno tracciare un quadro di previsione relativo al periodo 2004 - 2006.

La provincia di Grosseto, a fronte di una crescita del valore aggiunto nel periodo 1998 - 2003 più sostenuta rispetto a quella della Toscana e del Centro Italia, nel triennio 2004 - 2006, si stima che evidenzierà una dinamica meno consistente rispetto alle aree di riferimento (1,5% Grosseto; 2,4% Toscana; 2,2% Centro), determinata dalla modesta apertura al commercio internazionale; tale fattore, invece, permetterà alle aree con maggiore vocazione internazionale di sfruttare le opportunità derivate dal commercio con l’estero ed imprimere una dinamica di sviluppo più sostenuta.

A tal proposito, le esportazioni, cresciute in maniera molto consistente nel periodo 1998 - 2000, nel prossimo triennio potrebbero evidenziare una sostanziale stabilità, contrariamente alle stime per la Toscana e per l’Italia centrale, le quali vedranno crescere tale aggregato di oltre quattro punti percentuali.

Anche l’incremento di occupazione sarà modesto, in questo caso per tutta la Toscana; al contrario, le stime per l’Italia centrale mostrano che, nel periodo 2004 - 2006, l’occupazione aumenterà di quasi un punto percentuale.

Se tale quadro di previsione risulterà corretto, alla fine del 2006 la propensione all’export della provincia di Grosseto risulterà pressoché invariata (export/valore aggiunto 3,7%), mentre quella della Toscana potrebbe crescere fino ad incidere sul

25

valore aggiunto per quasi il 32%. Ci sembra opportuno, ancora una volta, sottolineare l’importanza di azioni di promozione internazionale dirette, per lo più, all’inserimento dei prodotti locali nelle reti della grande distribuzione internazionale, finalizzate ad imprimere una tendenza più sostenuta alle esportazioni provinciali.

Secondo le previsioni, il tasso di disoccupazione scenderà al 5,6%, valore quasi in linea con quello dell’Italia centrale. Tuttavia, a nostro avviso, questo risultato sarebbe più influenzato da dinamiche demografiche negative piuttosto che da un reale incremento della base occupazionale.

Nel 2006, sempre secondo le stime, il valore aggiunto pro capite in provincia di Grosseto, incrementerà in misura minore rispetto a quello regionale e macro ripartizionale, mantenendo, anzi peggiorando, il gap con le aree di riferimento.

Analogamente, il valore aggiunto per occupato rimarrà, alla fine del 2006, al di sotto dei valori della Toscana e del Centro Italia, pur manifestando un incremento sostanzialmente pari a quello del Centro.

Quadro S - Scenario di previsione al 2006 per la provincia di Grosseto

1998-2000 2001-2003 2004-2006 Tassi di crescita medi annui del periodo: Esportazioni 22,2 -5,7 0,8 Valore aggiunto 2,6 2,9 1,5 Occupazione 4,2 1,1 0,1 Valori % a fine periodo: Esportazioni/Valore aggiunto 4,9 3,8 3,7 Tasso di occupazione 37,8 39,3 38,8 Tasso di disoccupazione 8,8 6,6 5,6 Tasso di attività 41,5 42,1 41,1 Valori pro capite a fine periodo:Valore aggiunto per abitante (in migliaia di euro) 14,6 16,0 16,4 Valore aggiunto per occupato (in migliaia di euro) 35,3 37,2 38,7 Fonte: Unioncamere

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Quadro T - Scenario di previsione al 2006 per la Toscana

1998-2000 2001-2003 2004-2006 Tassi di crescita medi annui del periodo: Esportazioni 5,2 -1,3 5,2 Valore aggiunto 2,7 1,0 2,4 Occupazione 1,3 1,5 0,2 Valori % a fine periodo: Esportazioni/Valore aggiunto 31,3 29,2 31,7 Tasso di occupazione 40,7 42,1 43,1 Tasso di disoccupazione 6,1 4,7 4,1 Tasso di attività 43,3 44,2 44,9 Valori pro capite a fine periodo:Valore aggiunto per abitante (in migliaia di euro) 18,2 18,6 19,8 Valore aggiunto per occupato (in migliaia di euro) 39,8 39,2 41,8 Fonte: Unioncamere

Quadro U - Scenario di previsione al 2006 per il Centro Italia

1998-2000 2001-2003 2004-2006 Tassi di crescita medi annui del periodo: Esportazioni 6,3 -0,6 4,5 Valore aggiunto 2,3 1,2 2,2 Occupazione 1,4 1,9 0,9 Valori % a fine periodo: Esportazioni/Valore aggiunto 20,4 19,3 20,6 Tasso di occupazione 38,7 40,5 41,2 Tasso di disoccupazione 8,3 6,5 5,8 Tasso di attività 42,2 43,3 43,7 Valori pro capite a fine periodo:Valore aggiunto per abitante (in migliaia di euro) 17,9 18,4 19,4 Valore aggiunto per occupato (in migliaia di euro) 41,3 40,5 42,1 Fonte: Unioncamere

2. Il livello macroeconomico

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2.1 L’analisi del valore aggiunto nella provincia di Grosseto8

Il valore aggiunto rappresenta la “misura” del valore di tutti i beni ed i servizi finali prodotti da un territorio in un determinato periodo di tempo, rappresentandone uno dei fattori principali di sviluppo. Esso costituisce, difatti, una misura importante dello stato di salute del sistema economico locale, dal momento che, tramite questo indicatore, è possibile valutare la ricchezza prodotta dal territorio in esame e, quindi, valutarne la crescita economica.

A questo proposito, per poter individuare il percorso intrapreso dalla provincia di Grosseto, occorre risalire alle dinamiche di lungo periodo, confrontando il trend dell’economia locale con quello regionale e nazionale; attraverso l’utilizzo di dati provinciali, infatti, è possibile effettuare, partendo dalla descrizione dei mutamenti intervenuti nel sistema produttivo, un confronto con le altre province toscane al fine di individuare la presenza di eventuali processi di convergenza, o divergenza, dell’economia locale verso il modello di sviluppo regionale ma anche nazionale.

In questo ambito, i dati elaborati per il periodo di riferimento (1995-2002) confermano il recupero della provincia di Grosseto nei confronti del resto della Toscana; difatti, il valore aggiunto costituisce ormai il 5,1% del totale regionale, manifestando dal 1995 (anno in cui tale valore toccava livelli del 4,9%) al 2002 un andamento crescente. Ad una analisi più approfondita, ovvero quella dello studio della dinamica delle variazioni percentuali, emerge chiaramente che la variazione percentuale relativa al periodo 1995-2002 (+48%) è notevolmente superiore rispetto a quella delle altre province toscane (il cui dato medio si attesta sul 36,8%) e dell’Italia (35,5%).

Tab. 1 - Andamento del valore aggiunto a prezzi correnti e variazione percentuale nelle province toscane, in Toscana ed in Italia (1995-2002; valori in milioni di euro)

1995 1999 2000 2001 2002 Var.%

2002/1995Arezzo 5.018,4 5.874,8 6.329,6 6.722,5 6.893,4 37,4 Firenze 17.935,2 21.352,3 22.603,6 24.135,6 24.869,2 38,7 Grosseto 2.822,0 3.529,4 3.683,8 3.922,1 4.175,9 48,0 Livorno 5.315,4 6.395,0 6.663,6 6.909,8 6.964,1 31,0 Lucca 5.931,7 6.983,9 7.388,4 7.870,8 8.051,0 35,7 Massa Carrara 2.552,9 3.007,7 3.166,4 3.501,6 3.671,5 43,8 Pisa 6.387,1 7.555,7 7.724,2 8.062,8 8.252,0 29,2 Pistoia 3.993,6 4.851,8 5.134,4 5.464,6 5.590,6 40,0 Prato 4.203,7 4.858,1 5.164,1 5.498,6 5.389,2 28,2 Siena 4.014,3 4.951,4 5.242,7 5.456,9 5.696,7 41,9 TOSCANA 58.174,3 69.360,3 73.100,8 77.545,3 79.553,7 36,8

ITALIA 868.637,6 1.024.464,0 1.082.137,6 1.140.830,7 1.176.803,0 35,5 Grosseto/Toscana 4,9 4,8 4,9 5,0 5,1 -

Toscana/Italia 6,7 6,8 6,8 6,8 6,8 - Fonte: Istituto G. Tagliacarne

8 Il presente paragrafo si riferisce alle stime annuali che l’Istituto Tagliacarne elabora tenendo in considerazione le variazioni dei principali aggregati economici forniti dall’Istat. Tali aggregati sono soggetti a continue revisioni e per questo anche le nostre stime possono differire da quelle elaborate nello scorso rapporto.

30

Inoltre, comparando l’andamento provinciale con quello regionale e nazionale (graf. 1) emerge che, con la sola eccezione degli anni 1996 e 2000, l’economia della provincia di Grosseto è cresciuta ad un ritmo sempre più elevato rispetto agli altri aggregati territoriali presi a riferimento; in particolare, nel corso dell’ultimo anno (2002) il divario percentuale si è attestato su livelli che sfiorano il +4% nei confronti della Toscana.

Graf. 1 - Andamento della variazione (%) del valore aggiunto a prezzi correnti nella provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2002)

4,4

6,5

6,1

2,62,7

3,2

6,2

5,15,5

6,2

6,5

3,5

6,5

4,2

3,8

5,4

3,8

6,6

3,8

5,6

5,4

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

1996/1995 1997/1996 1998/1997 1999/1998 2000/1999 2001/2000 2002/2001

Grosseto Toscana Italia

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

2.1.1 Un confronto europeo

Un parallelo interessante può essere operato confrontando le graduatorie delle province europee in merito al Pil ed al Pil pro capite a parità di potere d’acquisto nel 2000.

Relativamente alla prima graduatoria, ovvero quella che riporta le prime 50 province europee più ricche e le 50 più povere, Grosseto si posiziona al 538esimo posto, solamente nona tra le province toscane, con un valore del Pil a parità di potere d’acquisto di 4.545 milioni di euro.

Tale risultato non è troppo positivo, in quanto Grosseto si trova a circa metà della classifica, essendo le province considerate 1.0899 e poi perché è posizionata alla fine del secondo quartile, ottantaseiesima tra le 103 province italiane.

9 Vedi nota 7 pagina 10.

31

In merito alla graduatoria del Pil pro capite a parità di potere d’acquisto, Grosseto mostra un risultato leggermente migliore di quello riguardante la graduatoria precedente; difatti, essa occupa il 427esimo posto, 62esima tra le 103 province italiane e sempre penultima rispetto alle dieci province toscane, seguita solamente da Massa-Carrara (523). Come è possibile notare da quanto appena esposto, la Toscana nel complesso si posiziona piuttosto bene all’interno di questa graduatoria, in quanto quasi tutte le sue provincie si trovano nel primo quartile della graduatoria, ad esclusione di Pistoia, Grosseto e Massa-Carrara le quali si posizionano, comunque, all’interno del secondo.

Per quanto riguarda, infine, la graduatoria relativa alle variazioni percentuali del Pil pro capite nel periodo intercorso tra il 1995 ed il 2000, bisogna fare un discorso preliminare riguardante le prime province che compaiono nella graduatoria; difatti, come è possibile notare, i primi posti della graduatoria sono occupati da province che, nella graduatoria del Pil, occupano postazioni piuttosto basse, fatta eccezione per Monaco di Baviera che si trova tra le prime 10 in tutte e tre le graduatorie. Queste province hanno visto crescere più delle altre il proprio valore aggiunto pro capite innanzitutto perché erano piuttosto povere già in precedenza, quindi, ogni aumento del Pil provoca una ricaduta sproporzionata nella variazione ad esso relativa; poi perché tale aumento è dovuto essenzialmente ai servizi, in particolare al turismo, del quale vive la maggioranza di esse. Si tratta, difatti, soprattutto di province greche, irlandesi e tedesche. Fatta questa premessa è possibile inquadrare ancor meglio la 162esima posizione occupata da Grosseto, che si trova nella seconda metà del primo quartile, quarta tra le 103 province italiane e prima tra le dieci province toscane. Bisogna, dunque, sottolineare che, fatta esclusione per le province comprendenti grandi aree urbane e metropolitane, anche la graduatoria italiana è capeggiata da quelle province meno ricche (Crotone prima, Matera seconda ed Enna terza) che, in questi cinque anni, hanno visto ridursi, più che altre province, il gap che le separa da quelle più performanti, cosa che, in virtù del particolare sistema produttivo basato soprattutto sui servizi, è accaduta anche a Grosseto.

Da questa analisi si deduce che, per uno sviluppo adeguato, occorrerebbe puntare su una programmazione economica che non sia sbilanciata sui settori industriali, come, invece, si pensava negli anni ‘70, ma saper integrare il settore terziario con il resto delle attività.

In questo contesto, il turismo riveste un ruolo prioritario nel conferimento alle economie locali di importanti porzioni di ricchezza; a tal proposito, la provincia di Grosseto si posiziona bene a livello europeo, tuttavia, dovrebbe potenziare la propria capacità di integrare tutti i settori economici e le loro risorse, in modo da fondare il proprio modello di sviluppo su solide basi, costituite dall’integrazione funzionale dei tre settori summenzionati, in modo da poter supportare attivamente l’ottima crescita registrata dal valore aggiunto pro capite.

32

Graduatoria A - Valore aggiunto 2000 a parità di potere d’acquisto (milioni di euro)

Nazione Provincia V.A. 1 Francia Paris 142.218 2 Italia Milano 138.362 3 Spagna Madrid 128.014 4 Italia Roma 107.315 5 Regno Unito di G.B. Inner London - West 104.752 6 Spagna Barcelona 104.290 7 Francia Hauts-de-Seine 75.645 8 Germania Hamburg 70.158 9 Italia Torino 63.059 10 Germania München, Kreisfreie Stadt 61.185 11 Svezia Stockholms län 60.514 12 Grecia Attiki 60.251 13 Austria Wien 57.079 14 Portogallo Grande Lisboa 49.795 15 Francia Nord 49.633 16 Regno Unito di G.B. Inner London - East 49.369 17 Belgio Région Bruxelles-Capital 47.291 18 Olanda Groot-Amsterdam 45.140 19 Italia Napoli 44.973 20 Regno Unito di G.B. Outer London - West and North West 44.583 21 Francia Rhône 44.557 22 Germania Frankfurt am Main, Kreisfreie Stadt 43.256 23 Finlandia Uusimaa maakunta 43.124 24 Spagna Valencia 40.318 25 Francia Bouches-du-Rhône 39.991 26 Irlanda Dublin 38.520 27 Germania Köln, Kreisfreie Stadt 37.876 28 Francia Yvelines 36.648 29 Germania Düsseldorf, Kreisfreie Stadt 35.720 30 Olanda Groot-Rijnmond 35.693 31 Olanda Utrecht 35.284 32 Svezia Västra Götalands län 35.265 33 Regno Unito di G.B. Greater Manchester South 33.220 34 Francia Seine-Saint-Denis 32.257 35 Francia Val-de-Marne 31.364 36 Regno Unito di G.B. Surrey 31.232 37 Italia Brescia 30.466 38 Regno Unito di G.B. Hampshire CC 30.089 39 Francia Gironde 29.911 40 Italia Bologna 29.861 41 Germania Stuttgart, Stadtkreis 29.533 42 Belgio Antwerpen Arrondissement 29.377 43 Regno Unito di G.B. Kent CC 29.011 44 Francia Seine-Maritime 28.253 45 Italia Firenze 28.126 46 Regno Unito di G.B. Berkshire 28.090 47 Francia Essonne 27.639 48 Regno Unito di G.B. Essex CC 27.628 49 Italia Bergamo 26.421 50 Regno Unito di G.B. Hertfordshire 26.014 538 Italia Grosseto 4.545

33

1040 Grecia Lakonia 1.004 1041 Germania Greifswald, Kreisfreie Stadt 990 1042 Germania Mittlerer Erzgebirgskreis 990 1043 Germania Rügen 989 1044 Germania Schwabach, Kreisfreie Stadt 982 1045 Germania Görlitz, Kreisfreie Stadt 975 1046 Germania Kusel 975 1047 Belgio Neufchâteau 970 1048 Regno Unito di G.B. Isle of Anglesey 968 1049 Germania Suhl, Kreisfreie Stadt 956 1050 Germania Schönebeck 935 1051 Belgio Marche-en-Famenne 923 1052 Germania Zweibrücken, Kreisfreie Stadt 917 1053 Germania Eisenach, Kreisfreie Stadt 896 1054 Germania Lüchow-Dannenberg 875 1055 Belgio Waremme 874 1056 Germania Hildburghausen 873 1057 Danimarca Bornholms amt 872 1058 Germania Sonneberg 866 1059 Germania Sangerhausen 863 1060 Germania Köthen 855 1061 Germania Wittmund 840 1062 Germania Wismar, Kreisfreie Stadt 835 1063 Finlandia Aaland 810 1064 Belgio Philippeville 766 1065 Belgio Diksmuide 763 1066 Germania Hoyerswerda, Kreisfreie Stadt 759 1067 Belgio Virton 736 1068 Grecia Kastoria 731 1069 Grecia Arta 717 1070 Grecia Florina 709 1071 Austria Außerfern 706 1072 Grecia Fokida 675 1073 Grecia Preveza 669 1074 Grecia Chios 632 1075 Regno Unito di G.B. Shetland Islands 628 1076 Belgio Bastogne 574 1077 Austria Mittelburgenland 551 1078 Grecia Samos 542 1079 Regno Unito di G.B. Comhairle Nan Eilan Western Isles 484 1080 Austria Lungau 481 1081 Grecia Kefallinia 473 1082 Grecia Thesprotia 463 1083 Grecia Grevena 458 1084 Portogallo Pinhal Interior Sul 428 1085 Portogallo Serra da Estrela 415 1086 Grecia Zakynthos 409 1087 Regno Unito di G.B. Orkney Islands 347 1088 Grecia Evrytania 332 1089 Grecia Lefkada 332 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

34

Graduatoria B - Valore aggiunto pro capite 2000 a parità di potere d’acquisto (milioni di euro)

Nazione Provincia V.a. pro capite 1 Regno Unito di G.B. Inner London - West 100.079 2 Germania München, Landkreis 70.821 3 Germania Wolfsburg, Kreisfreie Stadt 67.637 4 Germania Frankfurt am Main, Kreisfreie Stadt 67.026 5 Francia Paris 66.803 6 Germania Düsseldorf, Kreisfreie Stadt 62.773 7 Germania Regensburg, Kreisfreie Stadt 61.537 8 Germania Ludwigshafen am Rhein, Kreisfreie Stadt 55.055 9 Germania Schweinfurt, Kreisfreie Stadt 53.688 10 Germania Erlangen, Kreisfreie Stadt 53.647 11 Francia Hauts-de-Seine 52.522 12 Germania München, Kreisfreie Stadt 50.913 13 Germania Ingolstadt, Kreisfreie Stadt 50.659 14 Germania Stuttgart, Stadtkreis 50.647 15 Germania Heilbronn, Stadtkreis 49.297 16 Belgio Région Bruxelles-Capital 49.191 17 Germania Darmstadt, Kreisfreie Stadt 48.900 18 Germania Koblenz, Kreisfreie Stadt 46.564 19 Germania Ulm, Stadtkreis 46.441 20 Germania Bamberg, Kreisfreie Stadt 45.452 21 Lussemburgo Lussemburgo 44.140 22 Danimarca København og Frederiksberg Kommuner 43.850 23 Germania Coburg, Kreisfreie Stadt 43.837 24 Germania Mainz, Kreisfreie Stadt 43.792 25 Germania Karlsruhe, Stadtkreis 42.882 26 Germania Hannover, Kreisfreie Stadt 42.640 27 Germania Bayreuth, Kreisfreie Stadt 41.937 28 Germania Mannheim, Stadtkreis 41.679 29 Germania Aschaffenburg, Kreisfreie Stadt 41.678 30 Germania Emden, Kreisfreie Stadt 41.449 31 Germania Passau, Kreisfreie Stadt 41.167 32 Germania Hamburg 41.025 33 Germania Würzburg, Kreisfreie Stadt 40.367 34 Germania Nürnberg, Kreisfreie Stadt 40.278 35 Germania Wiesbaden, Kreisfreie Stadt 39.486 36 Germania Ansbach, Kreisfreie Stadt 39.402 37 Germania Köln, Kreisfreie Stadt 39.369 38 Olanda Groot-Amsterdam 38.768 39 Germania Böblingen 38.597 40 Germania Landshut, Kreisfreie Stadt 38.523 41 Germania Heidelberg, Stadtkreis 38.366 42 Germania Rosenheim, Kreisfreie Stadt 37.752 43 Germania Augsburg, Kreisfreie Stadt 37.122 44 Germania Groß-Gerau 36.964 45 Italia Milano 36.715 46 Germania Bonn, Kreisfreie Stadt 36.104 47 Germania Leverkusen, Kreisfreie Stadt 36.099 48 Germania Weiden in der Oberpfalz, Kreisfreie Stadt 36.014 49 Germania Memmingen, Kreisfreie Stadt 35.889 50 Germania Amberg, Kreisfreie Stadt 35.856 427 Italia Grosseto 21.111 1040 Germania Mansfelder Land 12.088 1041 Grecia Fokida 12.069 1042 Germania Köthen 12.048

35

1043 Germania Löbau-Zittau 12.037 1044 Germania Schönebeck 11.998 1045 Grecia Ioannina 11.969 1046 Germania Ostvorpommern 11.892 1047 Grecia Zakynthos 11.878 1048 Germania Havelland 11.857 1049 Germania Kaiserslautern, Landkreis 11.819 1050 Germania Hildburghausen 11.799 1051 Germania Weißeritzkreis 11.748 1052 Portogallo Acores 11.683 1053 Portogallo Cávado 11.598 1054 Francia Reunion 11.401 1055 Germania Nordvorpommern 11.365 1056 Germania Nordwestmecklenburg 11.250 1057 Portogallo Alto Alentejo 11.233 1058 Spagna Badajoz 11.149 1059 Germania Stollberg 11.099 1060 Germania Ludwigshafen, Landkreis 10.958 1061 Grecia Aitoloakarnania 10.889 1062 Grecia Pieria 10.840 1063 Grecia Grevena 10.830 1064 Portogallo Cova da Beira 10.819 1065 Germania Südwestpfalz 10.785 1066 Germania Zwickauer Land 10.651 1067 Grecia Preveza 10.631 1068 Grecia Pella 10.605 1069 Grecia Drama 10.593 1070 Grecia Evrytania 10.513 1071 Germania Mittlerer Erzgebirgskreis 10.423 1072 Portogallo Baixo Alentejo 10.372 1073 Belgio Thuin 10.175 1074 Grecia Rodopi 10.144 1075 Portogallo Beira Interior Norte 10.072 1076 Grecia Messinia 9.944 1077 Grecia Ileia 9.900 1078 Grecia Serres 9.884 1079 Portogallo Minho-Lima 9.757 1080 Grecia Lakonia 9.583 1081 Portogallo Douro 9.539 1082 Portogallo Pinhal Interior Sul 9.375 1083 Portogallo Dão-Lafões 9.231 1084 Portogallo Alto Trás-os-Montes 9.178 1085 Grecia Thesprotia 9.131 1086 Grecia Arta 8.701 1087 Portogallo Pinhal Interior Norte 8.423 1088 Portogallo Serra da Estrela 8.210 1089 Portogallo Tâmega 7.374 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

36

Graduatoria C - Variazioni % Pil pro capite 2000/1995 a parità di potere d’acquisto

Nazione Provincia Var% 2000/1995 1 Grecia Lefkada 93,4 2 Germania Wolfsburg, Kreisfreie Stadt 90,0 3 Grecia Grevena 76,5 4 Grecia Korinthia 69,4 5 Irlanda South-West IE 68,5 6 Germania Ingolstadt, Kreisfreie Stadt 66,4 7 Germania München, Landkreis 64,8 8 Irlanda Dublin 61,8 9 Regno Unito di G.B. Surrey 57,5 10 Regno Unito di G.B. Portsmouth 56,6 11 Grecia Arkadia 56,5 12 Germania Wartburgkreis 56,4 13 Grecia Florina 56,0 14 Germania Zwickau, Kreisfreie Stadt 54,7 15 Grecia Chios 54,7 16 Irlanda Border 53,6 17 Irlanda Midwest 52,8 18 Grecia Rethymni 51,3 19 Irlanda Midlands 51,2 20 Irlanda Mid-East 51,1 21 Irlanda West 51,1 22 Germania Emden, Kreisfreie Stadt 51,0 23 Grecia Kefallinia 50,7 24 Germania Böblingen 50,2 25 Grecia Ioannina 50,1 26 Grecia Chalkidiki 49,5 27 Finlandia Aaland 49,5 28 Irlanda South-East IE 48,8 29 Regno Unito di G.B. Hampshire CC 48,6 30 Regno Unito di G.B. Comhairle Nan Eilan Western Isles 48,0 31 Grecia Evros 47,3 32 Germania Jena, Kreisfreie Stadt 46,8 33 Lussemburgo Lussemburgo 46,5 34 Regno Unito di G.B. North Nottinghamshire 46,4 35 Grecia Kilkis 46,1 36 Grecia Samos 45,9 37 Regno Unito di G.B. Berkshire 45,7 38 Regno Unito di G.B. Southend-on-Sea 45,6 39 Svezia Stockholms län 45,3 40 Germania Bördekreis 44,6 41 Italia Crotone 44,5 42 Grecia Lasithi 44,2 43 Portogallo Madeira 44,0 44 Spagna Almería 44,0 45 Regno Unito di G.B. Hertfordshire 43,6 46 Finlandia Uusimaa maakunta 43,6 47 Austria Waldviertel 43,3 48 Regno Unito di G.B. Thurrock 43,0 49 Germania Traunstein 42,9 50 Austria Weinviertel 42,8 162 Italia Grosseto 34,8

37

1040 Olanda Zuidoost-Drenthe 12,7 1041 Svezia Gävleborgs län 12,6 1042 Svezia Norrbottens län 12,6 1043 Germania Main-Tauber-Kreis 12,3 1044 Germania Weißeritzkreis 12,2 1045 Germania Görlitz, Kreisfreie Stadt 12,2 1046 Germania Muldentalkreis 12,0 1047 Belgio Roeselare 12,0 1048 Germania Unterallgäu 11,7 1049 Grecia Imathia 11,6 1050 Germania Herne, Kreisfreie Stadt 11,4 1051 Germania Delitzsch 11,4 1052 Germania Diepholz 11,4 1053 Germania Ammerland 11,3 1054 Germania Kulmbach 11,3 1055 Germania Lüneburg, Landkreis 11,2 1056 Germania Merseburg-Querfurt 11,2 1057 Grecia Kavala 11,1 1058 Germania Potsdam-Mittelmark 11,0 1059 Svezia Jämtlands län 10,8 1060 Germania Starnberg 10,5 1061 Svezia Västerbottens län 10,5 1062 Germania Soltau-Fallingbostel 10,5 1063 Germania Cloppenburg 10,4 1064 Germania Celle 10,3 1065 Germania Sigmaringen 10,3 1066 Germania Leverkusen, Kreisfreie Stadt 10,2 1067 Germania Wunsiedel im Fichtelgebirge 9,9 1068 Germania Hameln-Pyrmont 9,9 1069 Germania Kempten Allgäu, Kreisfreie Stadt 9,1 1070 Germania Bonn, Kreisfreie Stadt 8,9 1071 Grecia Drama 8,5 1072 Germania Wilhelmshaven, Kreisfreie Stadt 8,5 1073 Svezia Hallands län 8,4 1074 Germania Recklinghausen 8,4 1075 Grecia Voiotia 7,7 1076 Belgio Bastogne 7,4 1077 Germania Barnim 7,4 1078 Germania Oberspreewald-Lausitz 7,3 1079 Germania Wittmund 7,3 1080 Portogallo Baixo Alentejo 6,7 1081 Germania Weimar, Kreisfreie Stadt 6,6 1082 Grecia Pella 6,4 1083 Germania Bottrop, Kreisfreie Stadt 6,2 1084 Germania Landshut, Kreisfreie Stadt 5,9 1085 Germania Niederschlesischer Oberlausitzkreis 5,5 1086 Belgio Huy 5,2 1087 Germania Uelzen 4,8 1088 Germania Segeberg 3,6 1089 Germania Leipziger Land 0,3 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

38

2.1.2 L’analisi settoriale del valore aggiunto provinciale

Dall’analisi dei dati relativi al valore aggiunto emerge come l’ammontare prodotto nella provincia di Grosseto nel corso dell’ultimo anno di rilevazione (2002) sia stato pari a 4.176 mln di euro; il settore che ha maggiormente contribuito alla determinazione di questo risultato è stato quello dei servizi che, con 3.291 mln di euro, ha fornito la quota più rilevante (78,8% del totale) nella formazione dell’output provinciale (tab. 2). Ad esso fa seguito l’industria con 620 mln che, rapportati al totale, forniscono il 14,8% dell’intero PIL provinciale; infine l’agricoltura, il cui valore aggiunto (264 mln di euro) rappresenta il 6,3% del totale provinciale, evidenziando come, rispetto al resto della regione (il cui valore è pari ad 1,9%), la provincia grossetana sia caratterizzata da un non indifferente apporto del settore agricolo alla formazione della ricchezza complessiva.

Dal confronto su base territoriale della composizione e del peso che i singoli settori hanno avuto nella determinazione del valore aggiunto (graf. 2 e 3) emerge, quindi, uno sbilanciamento della provincia sul settore dei servizi; difatti, l’incidenza del settore terziario si discosta di 9,5 punti percentuali rispetto alla media regionale, che si attesta, nel 2002, su valori prossimi al 70%. Simmetricamente, il settore dell’industriaappare relativamente sottodimensionato rispetto al resto della Toscana; si può affermare che questa sia una tendenza che si è rafforzata nel tempo: se, infatti, nel 1995 in provincia di Grosseto il settore industriale forniva il 16,8% dell’ammontare totale di valore aggiunto, tale percentuale, come già evidenziato in precedenza, è costantemente diminuita, fino a raggiungere, a sette anni di distanza, un livello di 14,8%, circa la metà rispetto al dato registrato dalla Toscana, laddove il peso di questo settore ha raggiunto, nel 2002, un livello del 28,8%.

Infine, a conferma delle indicazioni poc’anzi emerse, il confronto temporale (tab. 3) evidenzia come proprio il settore terziario sia quello che è maggiormente cresciuto negli ultimi sette anni (var. ‘02/’95: +52,3%), mentre l’industria ha visto incrementarsi del 31% circa ed il settore agricolo del 41,7%.

Tab. 2 - Valore aggiunto (al costo dei fattori) per settori in provincia di Grosseto (1995-2002; valori in milioni di euro)

SETTORI 1995 1999 2000 2001 2002 Agricoltura 186,5 268,0 250,2 231,7 264,2 Industria 473,6 543,7 579,9 613,4 620,1 Servizi 2.161,9 2.717,7 2.853,7 3.077,0 3.291,7 TOTALE 2.822,0 3.529,4 3.683,8 3.922,1 4.175,9 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

39

Tab. 3 - Variazioni (%) annue del valore aggiunto settoriale in provincia di Grosseto (1995-2002)

SETTORI1996/1995

1997/ 1996 1998/ 1997 1999/ 1998 2000/ 1999 2001/ 2000 2002/ 2001 2002/ 1995

Agricoltura 2,4 48,7 -3,0 -2,7 -6,6 -7,4 14,0 41,7 Industria 3,8 3,6 2,9 3,7 6,7 5,8 1,1 30,9 Servizi 7,1 2,3 6,5 7,7 5,0 7,8 7,0 52,3 TOTALE 6,2 5,5 5,1 6,2 4,4 6,5 6,5 48,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Tab. 4 - Composizione (%) del valore aggiunto al costo dei fattori in provincia di Grosseto (1995-2002)

SETTORI 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Agricoltura 6,6 6,4 9,0 8,3 7,6 6,8 5,9 6,3 Industria 16,8 16,4 16,1 15,8 15,4 15,7 15,6 14,8 Servizi 76,6 77,2 74,9 75,9 77,0 77,5 78,5 78,8

TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne

Graf. 2 - Composizione del valore aggiunto in provincia di Grosseto per settore di attività economica (2002)

6,3

14,8

78,8

Agrico ltura Industria Serv izi

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

40

Graf. 3 - Composizione del valore aggiunto in Toscana per settore di attività economica (2002)

1 ,9

2 8 ,8

6 9 ,3

A g r ic o l tu ra In d u s t r ia S e rv iz i

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

2.1.3 Il valore aggiunto pro capite

Dopo l’esame dell’andamento del valore aggiunto provinciale e del contributo dei settori alla sua formazione, è opportuno volgere lo sguardo al valore aggiunto pro capite ed al suo andamento nel corso del tempo; tale indicatore rappresenta, infatti, il livello medio della ricchezza disponibile per abitante, dando modo di confrontare lo standard medio di vita della provincia con quello nazionale.

A Grosseto il valore aggiunto pro capite si attestava, nel 2002 su valori pari a 18.958 euro, facendo registrare il più elevato incremento percentuale rispetto al resto delle province toscane; la crescita cumulata di detto indicatore nel periodo 1995/2002 (var. ‘02/’95: +49,6%) è notevolmente superiore sia alla variazione regionale e ancor di più a quella nazionale, con un distacco, rispettivamente, di 14,2 e di 15,8 punti percentuali.

Tab. 5 - Andamento del valore aggiunto pro capite nelle province toscane, in Toscana ed in Italia (1995-2002; valori in euro)

1995 1999 2000 2001 2002 Var.(%)

2002/1995Arezzo 15.161,3 17.729,9 18.988,6 19.959,7 20.302,2 33,9 Firenze 18.396,8 22.119,7 23.321,0 24.717,9 25.390,2 38,0 Grosseto 12.669,7 16.123,1 16.835,4 17.837,6 18.958,8 49,6 Livorno 15.556,5 18.969,0 19.767,0 20.395,3 20.488,8 31,7 Lucca 15.256,0 18.118,4 19.159,3 20.270,3 20.646,0 35,3 Massa Carrara 12.159,6 14.522,5 15.292,8 16.889,8 17.735,0 45,9 Pisa 16.161,5 19.175,7 19.478,1 20.160,7 20.534,4 27,1 Pistoia 14.529,0 17.663,1 18.594,3 19.602,5 19.876,3 36,8 Prato 18.591,5 20.890,6 22.019,0 23.046,6 22.239,4 19,6 Siena 15.284,1 19.225,1 20.409,5 21.049,6 21.827,1 42,8 TOSCANA 16.036,3 19.243,7 20.217,9 21.276,0 21.716,5 35,4

ITALIA 14.710,4 17.367,2 18.262,5 19.171,1 19.676,7 33,8 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

41

Le considerazioni precedentemente fatte in merito alla dinamica temporale (anno per anno) del valore aggiunto provinciale valgono anche qualora si consideri tale aggregato in termini pro-capite (graf. 4). In particolare, va evidenziato come l’andamento della provincia di Grosseto non segua quello della Toscana e dell’intero contesto nazionale, i quali, invece, procedono di pari passo; esempio tipico è rappresentato dagli ultimi due anni in cui sono disponibili dati aggiornati, ovvero il 2001 ed il 2002, che hanno visto il valore aggiunto pro capite crescere a ritmi sempre più sostenuti in provincia e a tassi, invece, decrescenti per il resto degli aggregati territoriali (regionale e nazionale). A tale dinamica possono aver contribuito considerazioni di carattere congiunturale, i cui effetti si rivelano senza dubbio maggiori in contesti territoriali meno estesi, quali quello provinciale.

Graf. 4 - Andamento delle variazioni annue (%) del valore aggiunto pro capite nella provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2002)

4,4

6,3

4,8

2,1

2,92,6

6,0

6,7

5,45,8

7,1

6,5

3,3

4,4

3,7

6,8

4,8

4,9

3,93,7

6,6

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

1996/1995 1997/1996 1998/1997 1999/1998 2000/1999 2001/2000 2002/2001

Grosseto Toscana Italia

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

L’evoluzione del valore aggiunto pro capite può essere, inoltre, sintetizzata attraverso l’analisi delle posizioni assunte dalle economie locali all’interno della graduatoria regionale e nazionale; prendendo a riferimento il contesto della Toscana, l’analisi del numero indice del valore aggiunto pro capite provinciale sottolinea ulteriormente la più che positiva performance di Grosseto che, nel corso del periodo in esame (1995-2002), ha sì mantenuto la sua posizione nella graduatoria regionale al nono posto, ma, al tempo stesso, ha visto il miglioramento, in termini assoluti, dello stesso numero indice che è passato da un valore di 86,1 ad uno di 96,4 a sette anni di distanza. Inoltre, se nel 1995 il gap con la provincia allora più “performante” (Prato) era pari a più di quaranta punti percentuali, nel 2002 tale divario (calcolato stavolta rispetto al capoluogo fiorentino) si

42

era ridotto fino a raggiungere i 32,7 punti percentuali. Se, invece, il confronto viene effettuato rispetto a tutte le altre province, il recupero appare di dimensioni ancor più notevoli, per cui la distanza dal valore medio regionale (calcolato con l’esclusione di Grosseto) si dimezza, passando da 20,4 a 10,4 punti percentuali.

Tab. 6 - Numero indice del valore aggiunto pro capite nelle province toscane (posto Italia=100)

1995 2002 Province Range Num. Indice Range Num. indice

Arezzo 7 103,1 7 103,2 Firenze 2 125,1 1 129,0 Grosseto 9 86,1 9 96,4 Livorno 4 105,8 6 104,1 Lucca 6 103,7 4 104,9 Massa Carrara 10 82,7 10 90,1 Pisa 3 109,9 5 104,4 Pistoia 8 98,8 8 101,0 Prato 1 126,4 2 113,0 Siena 5 103,9 3 110,9 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

A conferma di tale scenario, che rispecchia la tendenza dei diversi percorsi di crescita delle economie locali nella regione Toscana, va messo in evidenza come l’andamento del valore aggiunto per abitante nel corso degli ultimi anni abbia determinato un netto miglioramento della posizione acquisita da Grosseto stavolta nella graduatoria nazionale relativa a tale indice: la provincia, che nel 1995 si posizionava al sessantaseiesimo posto, si trova, nel 2002, sei posizioni più in alto, evidenziando un recupero notevole, fatto risaltare ancor di più da fatto che, in Toscana, solo le province di Siena e di Massa Carrara hanno saputo fare di meglio.

43

Tab. 7 - Graduatoria nazionale del valore aggiunto provinciale pro capite 2002 e differenze di posto con il 1995

POSTO DI

GRAD.PROVINCIA

N.I.ITALIA=

100

DIFF. POSTO

VS. 1995POSTO

DI GRAD.PROVINCIA

N.I.ITALIA=

100

DIFF. POSTO

VS. 1995

1 Milano 152,6 0 54 Asti 99,6 1 2 Bolzano 150,6 1 55 Perugia 98,9 -2 3 Bologna 136,5 1 56 Sondrio 98,7 -5 4 Modena 135,4 -2 57 Macerata 97,2 1 5 Firenze 129,0 6 58 Terni 96,8 4 6 Parma 127,9 1 59 Pesaro e Urbino 96,5 1 7 Belluno 127,4 13 60 Grosseto 96,4 6 8 Roma 124,6 5 61 Ascoli Piceno 96,3 0 9 Reggio Emilia 122,9 -3 62 Verbania 95,4 -5 10 Mantova 122,9 -2 63 Latina 94,2 -4 11 Trento 122,3 1 64 Massa Carrara 90,1 7 12 Rimini 122,3 5 65 Chieti 87,8 -1 13 Venezia 122,0 11 66 Isernia 85,9 7 14 Forlì 120,8 11 67 Pescara 84,9 3 15 Torino 120,8 -1 68 Frosinone 84,0 -3 16 Ravenna 119,4 15 69 Viterbo 82,2 -6 17 Vicenza 119,3 -7 70 Teramo 81,9 -2 18 Cuneo 119,1 -3 71 Rieti 81,9 -2 19 Aosta 118,0 -14 72 L'Aquila 81,2 -5 20 Treviso 117,1 3 73 Sassari 79,6 3 21 Novara 114,9 5 74 Campobasso 78,2 0 22 Brescia 114,3 -6 75 Potenza 76,8 3 23 Bergamo 113,7 -5 76 Cagliari 73,5 -1 24 Verona 113,7 -3 77 Ragusa 73,2 3 25 Prato 113,0 -16 78 Siracusa 72,7 -6 26 Gorizia 112,0 14 79 Oristano 71,5 3 27 Varese 112,0 3 80 Messina 70,8 1 28 Cremona 111,9 7 81 Avellino 70,6 4 29 Siena 110,9 18 82 Salerno 70,5 1 30 Savona 110,3 6 83 Bari 69,7 1 31 Pordenone 110,0 -12 84 Matera 69,6 6 32 Padova 110,0 2 85 Brindisi 68,3 -8 33 Ancona 109,3 9 86 Benevento 68,2 3 34 Piacenza 109,1 5 87 Catania 68,0 1 35 Udine 108,4 -7 88 Catanzaro 68,0 -1 36 Biella 108,1 -9 89 Taranto 67,8 -3 37 Alessandria 107,5 4 90 Nuoro 66,9 -11 38 Imperia 107,0 0 91 Trapani 65,3 3 39 Genova 106,1 13 92 Reggio Calabria 64,8 1 40 Trieste 105,8 -8 93 Napoli 64,3 3 41 Vercelli 105,3 -8 94 Vibo Valentia 64,1 7 42 Lucca 104,9 6 95 Palermo 64,0 -4 43 Ferrara 104,4 1 96 Caserta 63,4 -4 44 Pisa 104,4 -7 97 Lecce 61,6 0 45 Lodi 104,3 -2 98 Cosenza 61,3 0 46 Livorno 104,1 -1 99 Agrigento 60,5 1 47 Lecco 103,7 -25 100 Caltanissetta 58,8 -5 48 Arezzo 103,2 1 101 Enna 57,7 1 49 Pavia 102,8 -3 102 Foggia 57,5 -3 50 Como 102,4 -21 103 Crotone 56,9 0 51 La Spezia 102,3 -1 52 Pistoia 101,0 2 ITALIA 100 53 Rovigo 100,6 3

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

44

2.2 Gli scambi con l’Estero

2.2.1 Il quadro generale

Lo studio degli scambi con l’estero rappresenta un capitolo fondamentale per una corretta analisi della situazione economica del territorio. Per questo si ritiene opportuno condurre un’analisi che prenda in considerazione il fenomeno in un’ottica dinamica e di confronto con altre aree di riferimento; inoltre, lo studio valuterà i flussi commerciali con l’estero dei settori economici e le principali direttrici geografiche degli stessi. L’ammontare delle esportazioni della Toscana, nel 2003, risulta di oltre 20 miliardi di euro, ovvero quasi l’8% del totale nazionale esportato e quasi la metà del Centro Italia. Sebbene si tratti di valori di tutto rispetto, tale quota mostra una flessione, rispetto al 2002, del –7,1%, coerentemente, anche se in misura minore, con quanto dimostrato dall’Italia. Nella macroarea del Centro, solo le Marche evidenziano una performance positiva (+1,9%), segno di una forte difficoltà incontrata dalle merci italiane nel posizionamento all’estero. Conformemente a tale quadro, anche i flussi di merci in ingresso segnano una flessione del –1,6% in Italia e del –6,9% in Toscana che, con quasi 15 miliardi di euro, rappresenta il 5,8% del totale importato dal nostro Paese. Nonostante sia possibile rilevare una contrazione generale dei flussi commerciali, il saldo della bilancia commerciale della Toscana risulta in attivo per oltre 5 miliardi di euro.

Tab. 1 - Valori, composizione percentuale e variazioni percentuali sul periodo precedente delle esportazioni e delle importazioni di merci delle regioni dell’Italia centrale (2002-2003)

Esportazioni2002* 2003* Composizione % '03 Variazione % 03/02

Toscana 21.704.699.402 20.168.128.878 7,8 -7,1 Umbria 2.495.785.987 2.394.198.659 0,9 -4,1 Marche 8.533.011.021 8.694.021.595 3,4 1,9 Lazio 11.821.763.457 10.383.251.821 4,0 -12,2 Italia Centrale 44.555.259.867 41.639.600.953 16,2 -6,5 Italia 268.189.775.038 257.314.485.362 100,0 -4,1

Importazioni2002 2003* Composizione % '03* Variazione % 03/02

Toscana 15.863.980.845 14.769.772.772 5,8 -6,9 Umbria 1.812.480.185 1.885.980.944 0,7 4,1 Marche 3.846.117.671 3.807.027.276 1,5 -1,0 Lazio 22.537.906.641 21.797.844.306 8,5 -3,3 Italia Centrale 44.060.485.342 42.260.625.298 16,5 -4,1 Italia 260.959.611.004 256.841.647.735 100,0 -1,6 *Valori in milioni di euro Fonte: Istat

Per quanto concerne i flussi commerciali che la provincia di Grosseto intrattiene con l’estero, dalla tabella 2 è possibile osservare che l’ammontare delle esportazioni si attesta, nel 2003, a quasi 163 milioni di euro. L’andamento di tale aggregato mostra una crescita superiore a quella toscana e nazionale nel periodo 1996-1998, mentre, dal 2000,

45

si evidenzia una flessione, in linea con l’andamento nazionale; rispetto al 2002 la variazione è del –1,4%, sensibilmente minore rispetto alle perdite regionali e nazionali.

Grosseto è ultima fra le province toscane per incidenza dell’export sul totale regionale (0,8%), tuttavia, tale dato deve essere commisurato alla densità della popolazione residente che, in provincia, risulta fra le più basse d’Italia, giustificando, in parte, il modesto apporto all’export regionale.

Tab. 2 - Andamento delle esportazioni nelle province toscane, in Toscana ed in Italia. Valori in migliaia di euro (1998-2003)

Province 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Arezzo 2.463.603 2.584.724 3.582.303 3.340.438 3.175.189 2.633.915 Firenze 5.108.664 5.274.374 6.228.918 6.491.233 6.366.835 5.922.805 Grosseto 113.762 139.007 164.008 162.708 165.174 162.848 Livorno 604.921 569.235 846.783 961.579 944.921 913.999 Lucca 2.182.481 2.134.605 2.543.109 2.697.691 2.716.321 2.713.898 Massa-Carrara 970.197 885.229 968.380 963.684 985.768 979.556 Pisa 1.641.175 1.617.426 1.922.289 2.083.988 2.064.295 1.871.626 Pistoia 1.317.059 1.280.993 1.464.210 1.591.646 1.542.917 1.452.276 Prato 2.493.403 2.438.682 2.928.504 3.018.716 2.614.547 2.375.771 Siena 737.462 790.950 911.334 1.155.329 1.128.732 1.141.433 TOSCANA 17.632.725 17.715.223 21.559.839 22.467.011 21.704.699 20.168.129 ITALIA (mln di euro) 219.763 220.629 259.573 272.123 268.190 257.314 Grosseto/Toscana 0,6 0,8 0,8 0,7 0,8 0,8 Toscana/Italia 8,0 8,0 8,3 8,3 8,1 7,8 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Graf. 1 - Andamento delle variazioni (%) delle esportazioni in provincia di Grosseto, in Toscana e in Italia (1995-2003)

-1 9 , 0

1 8 , 0

3 3 , 3

2 2 , 2

1 3 , 4

-0 , 8-1 , 4

1 , 5

1 0 8 , 2

1 9 , 8

4 , 65 , 0

0 , 3

0 , 5

2 1 , 7

4 , 2

-4 , 5 -7 , 1

2 3 , 9

1 , 9

5 , 2 4 ,1

0 , 4

1 7 , 7 4 , 8

-2 , 8-4 , 1

-4 0 ,0

-2 0 ,0

0 ,0

2 0 ,0

4 0 ,0

6 0 ,0

8 0 ,0

1 0 0 ,0

1 2 0 ,0

1 9 9 5 /9 4 1 9 9 6 /9 5 1 9 9 7 /9 6 1 9 9 8 /9 7 1 9 9 9 /9 8 2 0 0 0 /9 9 2 0 0 1 /0 0 2 0 0 2 /0 1 2 0 0 3 /0 2

G r o s s e to T o s c a n a Ita l ia

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Contrariamente alle esportazioni, l’import, che in provincia si attesta ad oltre 235 milioni di euro, cresce sensibilmente nel 2002 e nel 2003, toccando nell’ultimo anno una variazione pari al +26,1% a fronte di variazioni negative della Toscana e dell’Italia.

46

Tale risultato, se confrontato con l’ammontare dell’export, determina un saldo della bilancia commerciale negativo per oltre –72 milioni di euro (tab. 4).

Se confrontiamo l’andamento dei flussi commerciali di Grosseto e della Toscana, dai grafici 3 e 4, è possibile notare che importazioni e esportazioni dell’aggregato regionale seguono un trend piuttosto omogeneo, a differenza di quelli provinciali che, a partire dal 2001, mostrano un’impennata dei flussi in ingresso.

Tab. 3 - Andamento delle importazioni nelle province toscane, in Toscana ed in Italia. Valori in migliaia di euro (1998-2003)

Province 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Arezzo 2.212.596 2.157.363 2.654.140 2.456.217 2.222.723 1.796.920 Firenze 2.935.224 2.951.757 3.681.123 3.716.398 3.796.993 3.599.315 Grosseto 135.621 152.345 179.499 167.753 186.673 235.440 Livorno 2.843.440 3.199.818 4.404.390 4.456.055 4.016.926 3.885.278 Lucca 1.135.820 1.170.502 1.415.897 1.547.102 1.430.481 1.506.436 Massa-Carrara 344.693 357.878 360.201 431.473 499.938 409.587 Pisa 1.238.953 1.180.429 1.687.070 2.123.567 1.565.931 1.331.203 Pistoia 581.102 598.494 772.812 796.720 760.503 732.163 Prato 877.532 920.431 1.168.023 1.151.819 1.112.485 986.369 Siena 143.688 156.104 197.351 247.413 271.328 287.060 TOSCANA 12.448.669 12.845.121 16.520.505 17.094.516 15.863.981 14.769.773

ITALIA(mln di euro)

194.926 206.862 258.292 263.536 260.960 256.842

Grosseto/Toscana 1,1 1,2 1,1 1,0 1,2 1,6 Toscana/Italia 6,4 6,2 6,4 6,5 6,1 5,8

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Graf. 2 - Andamento delle variazioni (%) delle importazioni nella provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2003)

-7 ,1 -6 ,5

1 1 ,3

2 6 ,12 6 ,9

3 ,2 3 ,5

-6 ,9

2 4 ,9

2 ,0

1 7 ,8

1 2 ,3

2 2 ,9

-0 ,7

2 8 ,4

-8 ,4

0 ,1

2 8 ,6

1 4 ,1

-1 ,0

-1 ,6-2 ,6

6 ,16 ,1

1 1 ,4

-4 ,3

2 3 ,3

-1 5 ,0

-1 0 ,0

-5 ,0

0 ,0

5 ,0

1 0 ,0

1 5 ,0

2 0 ,0

2 5 ,0

3 0 ,0

3 5 ,0

1 9 9 5 /9 4 1 9 9 6 /9 5 1 9 9 7 /9 6 1 9 9 8 /9 7 1 9 9 9 /9 8 2 0 0 0 /1 9 9 9 2 0 0 1 /0 0 2 0 0 2 /0 1 2 0 0 3 /0 2

Gro sse to T o sc an a IT A L IA

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

47

Graf. 3 - Andamento delle importazioni e delle esportazioni in provincia di Grosseto (1998-2003)

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

1998 1999 2000 2001 2002 2003

Importazioni Export

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Graf. 4 - Andamento delle importazioni e delle esportazioni in Toscana (1998-2003)

0

5.000.000

10.000.000

15.000.000

20.000.000

25.000.000

1998 1999 2000 2001 2002 2003

Importazioni Export

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

48

Tab. 4 - Andamento del saldo della bilancia commerciale nelle province toscane, in Toscana ed in Italia. Valori in migliaia di euro (1998-2003)

Province 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Arezzo 251.007 427.361 928.163 884.221 952.466 836.995 Firenze 2.173.439 2.322.617 2.547.795 2.774.835 2.569.842 2.323.490 Grosseto -21.859 -13.339 -15.490 -5.045 -21.499 -72.592 Livorno -2.238.520 -2.630.584 -3.557.607 -3.494.475 -3.072.005 -2.971.279 Lucca 1.046.662 964.103 1.127.212 1.150.589 1.285.840 1.207.462 Massa-Carrara 625.504 527.352 608.180 532.210 485.830 569.969 Pisa 402.222 436.996 235.219 -39.578 498.364 540.423 Pistoia 735.957 682.499 691.399 794.926 782.414 720.113 Prato 1.615.870 1.518.251 1.760.481 1.866.897 1.502.062 1.389.402 Siena 593.774 634.846 713.983 907.916 857.404 854.373 TOSCANA 5.184.056 4.870.102 5.039.334 5.372.495 5.840.718 5.398.356

ITALIA(mln di euro)

24.837 13.767 1.281 8.587 7.230 472

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

2.2.2 I settori

Spostando l’attenzione sulle dinamiche settoriali del commercio con l’estero della provincia, emerge che i settori più importanti per l’export sono quelli manifatturieri (96,4%) che, nel 2003, perdono 2,7 punti percentuali (tab. 5). In particolare, la chimica ha un peso estremamente rilevante nella determinazione dell’export totale (51,9%) anche se, anch’essa, segna una variazione annuale negativa (–1,7%). Un ulteriore campanello di allarme potrebbe essere segnalato dall’agroalimentare, settore molto importante per l’economia grossetana (15,5% del totale) anche in un’ottica di integrazione con altri settori (agricoltura, turismo, servizi), ma soprattutto perché nel corso dell’anno precedente si era speso molto per la promozione all’estero di tale settore in momenti di incontro con la grande distribuzione internazionale; esso nel corso del 2003, perde oltre 10 punti percentuali. Tale risultato, deve essere attribuito anche ai problemi legati all’agricoltura ed alla zootecnia, comparti che hanno dovuto affrontare le difficoltà legate ai ben noti fattori climatici ed alle malattie (aflatossina e lingua blu) che si sono diffuse fra capi di bestiame. A tal proposito, l’agricoltura, con un’incidenza dello 0,4% sull’export provinciale, fa segnare una contrazione del –34,2%, a conferma di un’annata estremamente dura per gli operatori locali, i quali devono puntare sulla recente costituzione del distretto rurale della Maremma (ancora unico fra i distretti rurali in Italia) per ritrovare slancio e competitività anche nell’ottica di una maggiore integrazione intersettoriale e di una qualificazione certificata e tutelata delle produzioni locali. Tornando ai settori del manifatturiero, emerge l’importanza della filiera conciaria che incide per l’8,3% sul totale provinciale; tuttavia, anche tale settore si dimostra in flessione (–16,5%). Per quanto concerne il comparto gomma/plastica (7% sul totale) si deve registrare una flessione meno preoccupante delle precedenti (-4,9%). I settori del manifatturiero che si dimostrano in aumento sono le macchine elettriche (incidenza 3,9% sul totale esportato) ed i prodotti petroliferi che non hanno alcun peso. D’altro canto, sorprendono in positivo le performance delle attività informatiche e dei servizi che, nella struttura delle esportazioni, pesano per il 3%.

49

Infine, sebbene la pesca pesi solo lo 0,1% sul totale export, è necessario sottolineare, per l’importante valenza simbolica, culturale e di integrazione intersettoriale, che tale settore ha perso, nel 2003, oltre 35 punti percentuali di export, sintomo di una crisi che ha colpito anche gli allevatori della laguna di Orbetello.

Tab. 5 - Esportazioni della provincia di Grosseto per settore di attività economica - Anno 2002-2003 - Valori in euro

export 2002 export 2003 composizione % 2003 variazione % 03/02

Agricoltura, caccia, silvicoltura 952.522 626.877 0,4 -34,2 Pesca 187.816 120.558 0,1 -35,8 Estrazione di minerali 245.783 106.155 0,1 -56,8 Attività manifatturiere 161.464.354 157.034.591 96,4 -2,7 Prodotti alimentari,bevande e tabacco 28.199.643 25.316.324 15,5 -10,2 Industrie tessili e dell'abbigliamento 16.195.584 13.531.026 8,3 -16,5 Prodotti in cuoio, pelle e similari 121.996 72.375 0,0 -40,7 Legno 187.900 168.732 0,1 -10,2 Carta, editoria, stampa 144.369 129.248 0,1 -10,5 Coke,prodotti petroliferi 2.839 6.441 0,0 126,9 Prodotti chimici 86.041.920 84.545.174 51,9 -1,7 Gomma, plastica 11.926.640 11.336.430 7,0 -4,9 Minerali non metalliferi 2.361.030 2.099.724 1,3 -11,1 Metalli e prodotti in metallo 4.148.315 3.658.693 2,2 -11,8 Macchine ed apparecchi meccanici 2.968.729 2.729.335 1,7 -8,1 Macchine elettriche 1.492.318 6.413.014 3,9 329,7 Mezzi di trasporto 5.611.401 5.527.163 3,4 -1,5 Altre manifatturiere 2.061.670 1.500.912 0,9 -27,2 Attività informatiche e professionali 1 880 0,0 87.900,0 Altri servizi 2.323.188 4.959.294 3,0 113,5 Totale 165.173.664 162.848.355 100,0 -1,4

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Per quanto concerne le importazioni, il settore manifatturiero pesa per quasi l’80% ed incrementa di oltre 40 punti percentuali nel 2003. All’interno di questo settore, dinamiche in crescita sono evidenziate dai comparti alimentare, tessile, conciario, meccanico e delle macchine elettriche. Per quanto concerne l’agricoltura, invece, il flusso di merci annuale in ingresso diminuisce di 15 punti percentuali. A fronte delle perdite registrate dall’export, il settore della pesca, che incide per il 5,6% sulle importazioni provinciali cresce di quasi 25 punti percentuali, sintomo che gli allevatori continuano a comprare all’estero gli avannotti da inserire nelle vasche incubatrici. Infine, cresce anche l’import di servizi, il cui flusso ha un’incidenza del 2,7%.

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Tab. 6 - Importazioni della provincia di Grosseto per settore di attività economica - Anno 2002-2003 - Valori in euro

import 2002 import 2003 composizione % 2003 variazione % 03/02

Agricoltura, caccia, silvicoltura 3.008.770 2.558.504 1,1 -15,0 Pesca 10.524.799 13.142.738 5,6 24,9 Estrazione di minerali 37.173.226 28.122.141 11,9 -24,3 Attività manifatturiere 131.612.053 185.302.292 78,7 40,8 Prodotti alimentari,bevande e tabacco 28.890.804 34.505.135 14,7 19,4 Industrie tessili e dell'abbigliamento 8.409.104 10.739.156 4,6 27,7 Prodotti in cuoio, pelle e similari 389.071 1.455.398 0,6 274,1 Legno 2.429.881 2.453.867 1,0 1,0 Carta, editoria, stampa 1.501.003 1.420.780 0,6 -5,3 Coke,prodotti petroliferi 40.757 543 0,0 -98,7 Prodotti chimici 32.725.127 32.945.130 14,0 0,7 Gomma, plastica 7.967.784 7.187.331 3,1 -9,8 Minerali non metalliferi 5.606.516 3.650.128 1,6 -34,9 Metalli e prodotti in metallo 6.281.423 7.424.918 3,2 18,2 Macchine ed apparecchi meccanici 14.416.318 31.261.894 13,3 116,9 Macchine elettriche 6.141.235 39.729.363 16,9 546,9 Mezzi di trasporto 12.016.572 7.555.900 3,2 -37,1 Altre manifatturiere 4.796.458 4.972.749 2,1 3,7 Attività informatiche e professionali 40.638 52.554 0,0 29,3 Altri servizi 4.313.327 6.261.421 2,7 45,2 Totale 186.672.813 235.439.650 100,0 26,1

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

2.2.3 Le direttrici

Estremamente determinante risulta effettuare l’analisi delle direttrici del commercio con l’estero, al fine di valutare il posizionamento geografico del sistema economico locale nel contesto mondiale anche tenendo conto dei mutamenti avvenuti nello scenario economico globale, con particolare riferimento al nuovo ruolo manifestato dai paesi a basso costo del lavoro e delle economie emergenti.

La prima osservazione è che il 63,5% dell’export è diretto nei paesi europei, con buona concentrazione nei paesi comunitari (51,8%). In particolare, le esportazioni nell’Unione sono pressochè stabili (+0,3%) e ciò è il risultato di dinamiche eterogenee fra loro. In particolare, Francia e Germania, che insieme assorbono il 20% del totale esportato, evidenziano una flessione dei flussi in ingresso pari rispettivamente a –5,8% e –6% rispetto al 2002; d’altro canto, Regno Unito e Spagna, verso i quali è diretto il 24,1% dell’export locale, mostrano dinamiche positive pari rispettivamente a +7,5% e +12,9%.

I paesi europei non comunitari attraggono l’11,7% dei prodotti locali con una dinamica estremamente sorprendente (+71,6%), segno di una buona capacità degli operatori grossetani di ricercare nuovi segmenti geografici di mercato.

Tale affermazione è coerente anche per ciò che riguarda i mercati africani, che assorbono l’8,7% dell’export provinciale, con un incremento di oltre 53 punti percentuali rispetto al 2002, mentre lo stesso non si può dire se ci riferiamo al mercato

51

Nord americano, notoriamente la piazza commerciale più redditizia. Infatti, tale mercato, verso il quale è diretto il 16,5% dell’export locale, fa segnare una contrazione sensibile (-18%), soprattutto se ci riferiamo agli Stati Uniti, che, con un’incidenza sul totale esportato dell’11,6%, perde nel corso del 2003, 22,5 punti percentuali.

Un’ultima segnalazione deve essere spesa per il continente asiatico, il quale mostra a sua volta una dinamica in ribasso (-32,2%). Con riferimento alle piazze più appetibili, ovvero Cina e Giappone, deve essere sottolineato che a tali mercati è destinata una quota molto modesta di esportazioni locali (rispettivamente 0,4% e 1,2%), ma ciò che più dovrebbe far riflettere è che entrambi i paesi mostrano una capacità di assorbimento sensibilmente minore rispetto allo scorso anno (Cina –17,8%; Giappone –12,7%).

Tale analisi evidenzia che gli operatori della provincia di Grosseto, pur permanendo nei mercati considerati quale sbocco naturale delle nostre merci, stanno cercando di posizionarsi in nicchie geografiche a bassa concorrenza e stanno perdendo quote di mercato presso quei portafogli ad elevata capacità di acquisto. Se, da un lato, il posizionamento in nicchie meno concorrenziali potrebbe essere salutato con favore, dall’altro, occorre intervenire energicamente, continuando l’azione di promozione presso la distribuzione internazionale, a favore della penetrazione di piazze come Stati Uniti, Giappone e Cina; quest’ultima, infatti, mostra una dinamica di crescita molto sorprendente e si stima che le persone che hanno la nostra medesima capacità di acquisto siano circa 120 milioni, un mercato potenzialmente molto florido.

Spostando l’asse di interesse sulle merci in ingresso, i maggiori operatori internazionali sul territorio provinciale sono i paesi europei (75,5%) e comunitari (57,3%) che mostrano una capacità commerciale maggiore rispetto al 2002 (rispettivamente +10,5% e +13,9%). In particolare, fra i paesi comunitari con una considerevole incidenza di import, solo la Germania mostra una dinamica annuale sfavorevole (–25,8%), mentre tutti gli altri paesi evidenziano dinamiche positive.

Sono in aumento anche le importazioni provenienti dall’Africa che, con un peso del 4,3%, crescono di quasi 36 punti percentuali.

Se non possono dirsi rilevanti le importazioni provenienti dai mercati Nord americani, lo stesso non può dirsi dei flussi provenienti dall’Asia, che pesano per il 18,6% del totale importato. A tal proposito, sempre nell’ottica di una valutazione del potenziale competitivo dell’economia locale, si sottolinea l’incidenza dei flussi provenienti dalla Cina (3,2%) ma soprattutto della loro dinamica (+7,8% rispetto al 2002); ciò comporta uno squilibrio della bilancia commerciale che potrebbe essere compensato ritenendo quel paese un’opportunità piuttosto che una minaccia.

52

Tab.7 - Esportazioni della provincia di Grosseto per area geografica (in euro). Anno 2002-2003

export 02 export 03 composizione % 2003 variazione % 03/02Africa 9.213.563 14.170.799 8,7 53,8 America 32.709.014 26.834.546 16,5 -18,0 USA 24.453.829 18.953.626 11,6 -22,5 Asia 25.792.271 17.482.075 10,7 -32,2 Cina 706.978 581.483 0,4 -17,8 Giappone 2.280.617 1.990.766 1,2 -12,7 Europa 95.261.376 103.427.608 63,5 8,6 UE 84.175.836 84.401.950 51,8 0,3 Extra UE 11.085.540 19.025.658 11,7 71,6 Francia 22.531.659 21.230.010 13,0 -5,8 Germania 12.199.542 11.466.548 7,0 -6,0 Regno Unito 19.301.050 20.752.074 12,7 7,5 Irlanda 288.388 179.099 0,1 -37,9 Danimarca 1.459.749 1.409.498 0,9 -3,4 Grecia 2.498.364 2.610.905 1,6 4,5 Spagna 16.494.367 18.626.248 11,4 12,9 Belgio 1.503.617 1.175.221 0,7 -21,8 Austria 1.760.893 1.017.114 0,6 -42,2 Altri paesi europei 17.223.747 24.960.891 15,3 44,9 Oceania e altri territori 2.197.440 933.327 0,6 -57,5 Totale 165.173.664 162.848.355 100,0 -1,4 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Graf. 5 - Composizione percentuale delle esportazioni di Grosseto per continente (2003)

8,7

16,5

10,763,5

0,6

Africa Am erica Asia Europa Oceania e altri territori

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

53

Tab. 8 - Importazioni della provincia di Grosseto per area geografica (in euro) - Anno 2002-2003

import 02 import 03 composizione % 2003 variazione % 03/02 Africa 7.459.114 10.139.413 4,3 35,9 America 2.054.411 3.726.340 1,6 81,4 USA 1.123.225 1.351.127 0,6 20,3 Asia 15.501.126 43.818.190 18,6 182,7 Cina 7.067.150 7.616.141 3,2 7,8 Giappone 242.567 172.746 0,1 -28,8 Europa 160.880.096 177.712.523 75,5 10,5 UE 118.519.748 135.018.018 57,3 13,9 Extra UE 42.360.348 42.694.505 18,1 0,8 Francia 44.535.798 56.981.444 24,2 27,9 Germania 13.923.749 10.325.767 4,4 -25,8 Regno Unito 18.140.424 18.351.694 7,8 1,2 Irlanda 392.047 312.751 0,1 -20,2 Danimarca 10.074.095 12.370.242 5,3 22,8 Grecia 1.988.976 2.259.172 1,0 13,6 Spagna 13.534.929 16.428.237 7,0 21,4 Belgio 7.487.678 9.000.769 3,8 20,2 Austria 2.513.154 2.766.603 1,2 10,1 Altri paesi europei 48.289.246 48.915.844 20,8 1,3 Oceania e altri territori 778.066 43.184 0,0 -94,4 Totale 186.672.813 235.439.650 100,0 26,1 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Graf. 6 - Composizione percentuale delle importazioni di Grosseto per continente (2003)

4,3 1,6

18,6

75,5

0,0

Africa America Asia Europa Oceania e altri territori

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

54

Graf. 7 - Composizione percentuale delle importazioni di Grosseto dai principali paesi europei (2003)

32,1

5,8

10,30,27,01,39,2

5,11,6

27,5

Francia Germania Regno Unito Irlanda Danimarca

Grecia Spagna Belgio Austria Altri paesi europei

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

2.2.4 I tassi di internazionalizzazione

Al fine di valutare appieno il processo di posizionamento dell’economia della provincia di Grosseto nelle fasi di accesso ai mercati esteri, in questa sezione si propone l’analisi dei tassi di internazionalizzazione, ovvero misure comparate che mostrano la dinamica delle performance commerciali locali rispetto alle macroaree di riferimento.

Per quanto concerne il tasso di copertura, ottenuto rapportando il totale delle esportazioni con quello delle importazioni, è possibile notare che il dato della provincia di Grosseto (69,2) risulta il più basso fra le province della Toscana (136,6) esclusa Livorno, evidenziando un atteggiamento dell’economia locale più propenso all’attrazione di merci che alla ricerca di mercati di sbocco; inoltre, tale tasso si dimostra in cospicua flessione rispetto agli anni precedenti.

Con riferimento al tasso di apertura, ottenuto rapportando la somma di esportazioni ed importazioni con il valore aggiunto della provincia (misura che mostra la componente estera della ricchezza totale), è possibile notare che Grosseto manifesta il valore meno soddisfacente fra tutte le province toscane, la cui media è 47,2%, largamente al di sotto anche del valore nazionale 45,0%; tale dato mostra con estrema chiarezza che l’economia locale è scarsamente internazionalizzata.

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Tab. 9 - Andamento del tasso di copertura nelle province toscane, in Toscana e in Italia (1998-2003) Province 1998 1999 2000 2001 2002* 2003

Arezzo 111,3 119,8 135,0 136,0 142,8 146,6 Firenze 174,0 178,7 169,2 174,7 166,9 164,6 Grosseto 83,9 91,2 91,4 97,0 88,8 69,2 Livorno 21,3 17,8 19,2 21,6 23,6 23,5 Lucca 192,2 182,4 179,6 174,4 189,3 180,2 Massa-Carrara 281,5 247,4 268,8 223,3 206,0 239,2 Pisa 132,5 137,0 113,9 98,1 135,4 140,6 Pistoia 226,6 214,0 189,5 199,8 202,7 198,4 Prato 284,1 265,0 250,7 262,1 235,4 240,9 Siena 513,2 506,7 461,8 467,0 420,3 397,6 TOSCANA 141,6 137,9 130,5 131,4 137,0 136,6

ITALIA 112,7 106,7 100,5 103,3 103,1 100,2 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Tab. 10 - Andamento del tasso di apertura nelle province toscane, in Toscana e in Italia (1998-2002) Province 1998 1999 2000 2001 2002

Arezzo 82,5 81,2 98,9 85,5 78,3 Firenze 39,0 38,4 43,9 42,9 40,9 Grosseto 7,6 8,6 9,7 8,8 8,4 Livorno 58,1 60,2 77,5 75,4 71,2 Lucca 49,9 48,5 54,6 55,8 51,5 Massa-Carrara 45,6 41,5 41,3 40,5 40,5 Pisa 38,5 36,4 43,5 49,0 44,0 Pistoia 40,2 38,9 43,7 44,4 41,2 Prato 69,8 68,6 76,6 72,5 69,2 Siena 18,7 19,2 21,3 25,5 24,6 TOSCANA 45,0 44,2 51,7 50,9 47,2

ITALIA 41,6 41,7 48,0 47,2 45,0 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

L’analisi della propensione all’export, misura ottenuta rapportando il totale delle esportazioni con il valore aggiunto (valore che mostra il peso delle esportazioni sul totale della ricchezza prodotta), evidenzia la modesta capacità delle esportazioni a contribuire alla ricchezza dell’economia locale. Infatti, se la provincia di Grosseto segna un valore pari al 4%, quello della Toscana è pari al 27,3% e quello nazionale al 22,8%, mostrando, ancora una volta, che l’economia provinciale potrebbe giovare in misura maggiore delle opportunità offerte dallo scenario internazionale.

Analogo discorso può essere speso per quanto riguarda le importazioni, che in taluni casi possono essere considerate come momento propedeutico per attivare relazioni commerciali anche in uscita. Anche in questo caso, infatti, la propensione all’import (4,5%) (misura ottenuta rapportando il totale delle importazioni con il valore aggiunto provinciale) è la più bassa fra le province della regione, la cui media è pari al 19,9%.

Ciò che emerge, dunque, è che l’economia locale potrebbe sfruttare in maniera più soddisfacente le opportunità offerte dai mercati internazionali e puntare su una maggiore penetrazione commerciale delle piazze estere. La strada intrapresa

56

è quella della promozione delle vocazioni locali presso rappresentanti della grande distribuzione internazionale; tali azioni vanno nella direzione giusta ma devono essere supportate da fattori di contesto, quali infrastrutture di comunicazione e trasporto e credito all’esportazione, fattori, questi ultimi, che necessitano di ulteriori sforzi.

Graf. 8 - Propensione all'esportazione ed all'importazione nella provincia di Grosseto, in Toscana, in Italia (2002)

4,0 4,5

27,3

19,9

22,8 22,2

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

Grosseto Toscana Italia

Propensione all'export Propensione all'im port

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Tab. 11 - Andamento della propensione all'esportazione nelle province toscane, in Toscana, in Italia (1995-2002)

Province 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Arezzo 40,5 39,2 40,4 43,5 44,3 56,8 49,3 46,1

Firenze 30,2 27,6 26,5 24,7 24,6 27,6 27,3 25,6

Grosseto 3,3 2,5 2,7 3,5 4,1 4,6 4,4 4,0

Livorno 12,7 10,6 11,4 10,2 9,1 12,5 13,4 13,6

Lucca 31,5 30,8 33,3 32,8 31,4 35,1 35,5 33,7

Massa-Carrara 31,3 33,7 32,2 33,6 29,6 30,1 28,0 26,8

Pisa 24,1 23,7 23,1 21,9 21,0 23,2 24,3 25,0

Pistoia 28,6 27,8 29,0 27,9 26,5 28,6 29,6 27,6

Prato 42,7 51,5 57,3 51,7 49,8 54,8 52,5 48,5

Siena 15,4 16,5 16,0 15,6 16,0 17,5 21,0 19,8

TOSCANA 27,5 27,0 27,4 26,4 25,6 29,3 28,9 27,3

ITALIA 22,7 21,7 22,0 22,0 21,5 24,1 24,0 22,8

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

57

Tab. 12 - Andamento della propensione all'import nelle province toscane, in Toscana e in Italia (1995-2002)

Province 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Arezzo 37,7 34,1 39,9 39,0 36,9 42,1 36,2 32,2

Firenze 15,5 13,9 14,5 14,2 13,8 16,3 15,6 15,3

Grosseto 4,3 4,0 3,5 4,1 4,5 5,1 4,5 4,5

Livorno 42,8 47,1 52,6 47,9 51,1 65,0 62,1 57,7

Lucca 19,6 15,5 17,9 17,1 17,2 19,5 20,3 17,8

Massa-Carrara 11,1 11,6 11,5 12,0 12,0 11,2 12,5 13,6

Pisa 20,2 16,8 17,7 16,6 15,4 20,3 24,7 19,0

Pistoia 12,1 11,1 11,9 12,3 12,4 15,1 14,8 13,6

Prato 13,9 14,0 18,6 18,2 18,8 21,9 20,0 20,6

Siena 3,3 2,8 3,2 3,0 3,2 3,8 4,5 4,8

TOSCANA 18,9 17,6 19,4 18,6 18,6 22,4 22,0 19,9

ITALIA 19,9 17,8 19,1 19,6 20,2 23,9 23,2 22,2

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

3. Il livello mesoeconomico

61

3.1 Il quadro sociale

Con la pubblicazione dei dati definitivi del 14-esimo Censimento della Popolazione, è possibile fornire un quadro della struttura demografica aggiornato al 2001. Tale premessa è necessaria per sottolineare che, a partire da tale data, prendono corpo le stime anagrafiche, disponibili anche per l’anno 2002; ad oggi, tuttavia, non è possibile offrire un quadro retroattivo, ossia fornire una dinamica che interessi il decennio 1991-2001, considerato che la serie storica anagrafica fino al 2000 si raccorda poco con le risultanze del Censimento e deve essere ricalcolata dall’Istat.

In quest’ottica, si è pensato di fornire un quadro strutturale della popolazione della provincia di Grosseto in funzione del ruolo che essa detiene sia all’interno dell’economia locale che, più in generale, nel quadro sociale della provincia. A tal proposito, in questa sezione saranno considerati dati demografici, i consumi, la qualità della vita e gli insediamenti abitativi.

La popolazione di Grosseto è composta, nel 2001, da oltre 209 mila persone, suddivise per il 48,0% in unità di sesso maschile ed in quasi 87 mila famiglie, per un numero medio di componenti per nucleo di 2,39, quota leggermente inferiore al dato medio regionale (2,50).

Tab. 1 - Popolazione residente nelle province toscane, in Toscana e in Italia secondo il Censimento Popolazione 2001

Maschi Femmine Totale Arezzo 156.994 166.017 323.011 Firenze 443.858 483.977 927.835 Grosseto 100.544 108.751 209.295 Livorno 151.677 165.080 316.757 Lucca 174.468 189.645 364.113 Massa 95.009 102.402 197.411 Pisa 184.613 196.506 381.119 Pistoia 128.680 139.500 268.180 Prato 109.895 115.777 225.672 Siena 120.056 127.386 247.442 Toscana 1.665.794 1.795.041 3.460.835

Italia 27.586.982 29.408.762 56.995.744 Fonte: ISTAT

62

Tab. 2 - Numero di famiglie presenti nelle province toscane, in Toscana e in Italia secondo il Censimento Popolazione 2001 e numero medio di componenti per famiglia

Numero di famiglie Numero medio di componenti per

famiglia*Arezzo 123.771 2,60 Firenze 379.374 2,43 Grosseto 86.968 2,39 Livorno 129.317 2,43 Lucca 144.814 2,50 Massa-Carrara 79.539 2,47 Pisa 147.477 2,56 Pistoia 104.462 2,56 Prato 82.721 2,71 Siena 99.391 2,47 Toscana 1.377.834 2,50

Italia 21.810.676 2,59 * E’ il rapporto avente a numeratore il totale dei residenti in famiglia e a denominatore il totale delle famiglie Fonte: ISTAT

La provincia non presenta insediamenti urbani con oltre 100.000 residenti e ciò influisce sul grado di urbanizzazione locale, che risulta modesta, intendendo con tale termine la quota di persone che abitano in comuni con oltre 20.000 abitanti. Infatti, le persone che risiedono nei grandi comuni in provincia di Grosseto (ricordando che non ne esistono con oltre 100.000 residenti) sono il 43,3%, contro il 58,5% della Toscana (articolata per il 39,2% in comuni tra 20.000 e 100.000 abitanti e per il 19,3% in comuni con oltre 100.000 residenti), determinando una forte propensione degli abitanti della provincia a risiedere in comuni non urbanizzati rispetto alla regione (56,6% a Grosseto; 41,5% in Toscana), determinando, in tal senso, un assetto rurale del territorio.

Tab. 3 - Popolazione residente delle province toscane e della Toscana suddivisa per ampiezza dei comuni secondo il Censimento Popolazione 2001

Fino a 5.000 Da 5.001 a 20.000Da 20.001 a

100.000Oltre 100.000 Totale

Arezzo 49.853 137.456 135.702 - 323.011 Firenze 38.132 293.816 243.660 352.227 927.835 Grosseto 51.514 66.958 90.823 - 209.295 Livorno 24.411 53.373 90.830 148.143 316.757 Lucca 42.206 69.069 252.838 - 364.113 Massa-Carrara 28.152 37.602 131.657 - 197.411 Pisa 41.673 133.016 206.430 - 381.119 Pistoia 17.480 124.057 126.643 - 268.180 Prato 2.813 52.471 - 170.388 225.672 Siena 47.808 123.591 76.043 - 247.442

Toscana 344.042 1.091.409 1.354.626 670.758 3.460.835 Fonte: ISTAT

In merito alla struttura della popolazione grossetana secondo classe di età e sesso, occorre dire che essa non presenta particolari squilibri, nel senso che le classi maschili al di sotto dei 39 anni sono leggermente più corpose, mentre, coerentemente con le teorie demografiche più condivise, all’aumentare dell’età aumenta l’incidenza della popolazione femminile.

63

Infatti, se la popolazione maschile al di sotto dei 39 anni pesa sulle relative classi di età per oltre il 50,8%, nella classe dai 40 ai 64 anni lo strato maschile incide per il 48,8%, mentre nella classe senile (oltre i 65 anni) gli uomini si riducono al 42,6%.

Tab. 4 - Popolazione maschile residente delle province toscane e della Toscana suddivisa per classi d’età (Valori assoluti; 2001)

Province 0-14 15-39 40-64 >= 65 Arezzo 20.233 52.763 53.029 31.012 Firenze 55.853 148.601 153.424 87.673 Grosseto 11.664 32.632 35.646 21.404 Livorno 18.663 52.603 53.996 30.966 Lucca 22.439 60.845 62.278 32.737 Massa - Carrara 11.530 32.349 32.839 17.922 Pisa 23.384 64.890 63.398 34.614 Pistoia 16.369 44.324 44.132 23.986 Prato 14.905 40.084 37.804 18.156 Siena 14.558 39.514 40.842 26.879

Toscana 209.598 568.605 577.388 325.349 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Tab. 5 - Popolazione femminile residente delle province toscane e della Toscana suddivisa per classi d’età (Valori assoluti; 2001)

Province 0-14 15-39 40-64 >= 65 Arezzo 19.187 51.663 53.869 41.532 Firenze 53.293 145.562 164.272 125.182 Grosseto 11.119 31.723 37.364 29.534 Livorno 17.667 51.312 57.237 44.000 Lucca 21.410 59.676 63.693 49.166 Massa - Carrara 10.840 31.199 33.636 27.337 Pisa 21.917 62.031 66.165 48.156 Pistoia 15.538 43.585 46.386 34.183 Prato 14.161 38.632 39.245 24.899 Siena 13.880 37.990 42.216 36.409

Toscana 199.012 553.373 604.083 460.398 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Tab. 6 - Popolazione residente delle province toscane e della Toscana suddivisa per classi d’età (Valori assoluti; 2001)

Province 0-14 15-39 40-64 >= 65 Arezzo 39.420 104.426 106.898 72.544 Firenze 109.146 294.163 317.696 212.855 Grosseto 22.783 64.355 73.010 50.938 Livorno 36.330 103.915 111.233 74.966 Lucca 43.849 120.521 125.971 81.903 Massa - Carrara 22.370 63.548 66.475 45.259 Pisa 45.301 126.921 129.563 82.770 Pistoia 31.907 87.909 90.518 58.169 Prato 29.066 78.716 77.049 43.055 Siena 28.438 77.504 83.058 63.288

Toscana 408.610 1.121.978 1.181.471 785.747 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

64

Per ciò che concerne la struttura demografica secondo l’età, in provincia di Grosseto l’indice di dipendenza, indicante il rapporto fra la popolazione in età non lavorativa con quella in età lavorativa, evidenzia un valore superiore all’indice regionale e nazionale (Grosseto 53,7%; Italia 49%), a dimostrazione di uno sbilanciamento per ciò che riguarda le classi di età più anziane.

Tab. 7 - Principali indicatori della struttura demografica provinciale (2001)

Indice di dipendenza*Indice di

vecchiaia**Rapporto di

mascolinità***Anziani per

bambino****

Arezzo 52,98 184,03 94,46 4,74 Firenze 52,63 195,02 91,24 4,74 Grosseto 53,67 223,58 92,35 5,81 Livorno 51,73 206,35 91,78 5,25

Lucca 51,02 186,78 91,93 4,78Massa 52,01 202,32 91,87 5,35 Pisa 49,93 182,71 93,96 4,62 Pistoia 50,48 182,31 92,21 4,52 Prato 46,3 148,13 94,88 3,67 Siena 57,13 222,55 93,33 5,59 Toscana 51,85 192,3 92,52 4,83

Italia 49,02 131,38 93,81 3,39 * E’ il rapporto percentuale avente a numeratore la somma tra la popolazione 0-14 anni e quella di 65 anni e più e a denominatore la popolazione in età da 15 a 64 anni. ** E’ il rapporto percentuale avente a numeratore la popolazione di 65 anni e più e a denominatore quella di 0-14 anni.*** E’ il rapporto percentuale avente a numeratore la popolazione maschile residente e a denominatore la popolazione femminile residente. **** E’ il rapporto avente a numeratore il numero di persone di 65 anni e più e a denominatore il numero di persone con meno di 6 anni. Fonte: ISTAT

Tab. 8 - Principali indicatori della struttura demografica provinciale (2001)

ProvinciaPosto in

grad. regionaleIndice di

STRUTTURA*Posto in

grad. regionaleIndice di

RICAMBIO**Arezzo 8 102,37 9° 140,76 Firenze 2° 108,00 3° 176,58 Grosseto 1° 113,45 1° 179,43 Livorno 4° 107,04 2° 176,60 Lucca 6° 104,52 5° 159,58 Massa Carrara 5° 104,61 8° 152,68 Pisa 9° 102,08 6 156,45 Pistoia 7° 102,97 7° 153,34 Prato 10 97,88 10° 134,86 Siena 3° 107,17 4° 167,26

Toscana 105,30 162,05*Indica il grado di invecchiamento della popolazione attiva ed è dato dal rapporto tra la popolazione compresa tra 40 e 64 anni e la popolazione compresa tra 15 e 39 anni. **E’dato dal rapporto tra coloro che stanno per uscire dalla popolazione in età lavorativa (60-64 anni) e coloro che vi stanno per entrare (15-19). Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

65

L’indice di vecchiaia mostra il rapporto fra popolazione anziana e popolazione giovane; in Toscana tale indice evidenzia valori molto elevati (192,3 anziani ogni 100 persone al di sotto dei 14 anni). In provincia di Grosseto questo valore si colloca al di sopra della media regionale (223,6), mostrando un cospicuo gap nei confronti del dato nazionale, che si attesta a 131,4 anziani ogni 100 giovani. Si tratta, dunque, di una struttura demografica in cui gli anziani rivestono una considerevole rilevanza, fattore che viene testimoniato anche dal rapporto fra numero di anziani presenti e bambini; difatti, in provincia di Grosseto, tale rapporto è superiore al dato nazionale di oltre due unità.

Infine, occorre sottolineare che, nel 2002, la popolazione locale, toccando le 212 mila unità, ha registrato una variazione dell’1,3%.

Tab. 9 - Popolazione residente nelle province toscane ed in Toscana nel 2002 Arezzo 326.172 Firenze 935.883 Grosseto 212.001 Livorno 327.472 Lucca 373.820 Massa Carrara 197.562 Pisa 386.466 Pistoia 271.443 Prato 231.207 Siena 254.270

Toscana 3.516.296 Fonte: ISTAT

Dopo aver descritto la struttura della popolazione grossetana, è utile prendere in considerazione il ruolo che essa detiene nei processi di sviluppo dell’economia locale; a questo proposito si è pensato di spostare lo sguardo al livello ed alla composizione dei consumi.

Dalla tabella 10 emergono alcune importanti informazioni: anzitutto che il livello dei consumi pro capite è, nel periodo 1995 – 2001, sempre superiore a quello regionale e nazionale, valore influenzato anche da importanti contributi dell’indotto turistico. Il livello dei consumi per abitante si attesta, nel 2001, a 13.983,8 euro, pari a quasi l’80% del valore aggiunto pro capite (78,4%), quota superiore alla media italiana, che si attesta ad una incidenza del 66,5%; tale aggregato è composto per il 16,3% dai consumi alimentari, quota allineata al relativo dato nazionale (16,5%).

Tale valore mostra che, in provincia, è possibile riscontrare una modesta propensione al risparmio, fattore che, correlato ad una struttura demografica poco giovane, indica un’economia con un mercato interno connotato da caratteri meno dinamici rispetto ad altre province, ma che può contare su un fattore di compensazione piuttosto consistente: il turismo.

La dinamica dei consumi in provincia di Grosseto evidenzia un trend piuttosto lineare: infatti, ad esclusione del 1999, anno in cui tale aggregato mostra un incremento

66

rilevante, dal 1995 al 2001, il suo corso è positivo e allineato a quello della Toscana e, talvolta, superiore, come ad esempio nel 2001.

Se confrontiamo l’andamento delle variazioni dei consumi con l’andamento delle variazioni del Pil pro capite, osserviamo una maggiore linearità dei primi nel periodo 1995-2001, anche se, nel 1999, è possibile notare che ad un consistente incremento della ricchezza pro capite aumentano anche i consumi.

Tab. 10 - Spesa totale per abitante nelle province toscane, in Toscana, Centro Italia ed Italia e variazioni % ( 1995-2001; euro)

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Arezzo 9.545,0 10.065,9 10.554,0 10.976,5 11.479,7 12.114,5 12.657,6 Firenze 11.450,1 12.186,5 12.930,0 13.652,9 14.489,1 15.174,3 15.750,6 Grosseto 10.185,1 10.776,0 11.384,0 11.950,1 12.701,6 13.336,1 13.983,8 Livorno 10.434,4 11.011,2 11.526,5 12.070,3 12.716,8 13.566,9 14.301,5 Lucca 11.052,2 11.594,8 12.127,7 12.631,4 13.257,5 14.081,0 14.744,7 Massa Carrara 9.337,1 9.840,5 10.424,3 10.926,9 11.619,0 12.326,6 12.862,7 Pisa 9.379,1 9.903,4 10.372,0 10.814,1 11.306,6 11.954,8 12.557,8 Pistoia 10.272,9 10.771,9 11.250,1 11.744,6 12.301,4 12.937,5 13.507,8 Prato 10.822,6 11.317,8 11.922,9 12.434,4 13.116,3 13.652,4 14.059,3 Siena 11.116,0 11.710,9 12.282,5 12.752,2 13.428,1 14.288,7 14.819,0 TOSCANA 10.563,1 11.154,8 11.742,3 12.295,8 12.967,7 13.671,7 14.259,1 Centro 10.256,8 10.820,1 11.426,4 11.928,6 12.448,8 13.237,8 13.737,9 Italia 9.594,2 10.099,3 10.635,7 11.176,9 11.651,4 12.306,6 12.752,9

Variazioni % 1996/1995 1997/1996 1998/1997 1999/1998 2000/1999 2001/2000

Arezzo - 5,5 4,8 4,0 4,6 5,5 4,5 Firenze - 6,4 6,1 5,6 6,1 4,7 3,8 Grosseto - 5,8 5,6 5,0 6,3 5,0 4,9 Livorno - 5,5 4,7 4,7 5,4 6,7 5,4 Lucca - 4,9 4,6 4,2 5,0 6,2 4,7 Massa Carrara - 5,4 5,9 4,8 6,3 6,1 4,3 Pisa - 5,6 4,7 4,3 4,6 5,7 5,0 Pistoia - 4,9 4,4 4,4 4,7 5,2 4,4 Prato - 4,6 5,3 4,3 5,5 4,1 3,0 Siena - 5,4 4,9 3,8 5,3 6,4 3,7 Toscana - 5,6 5,3 4,7 5,5 5,4 4,3 Centro - 5,5 5,6 4,4 4,4 6,3 3,8 Italia - 5,3 5,3 5,1 4,2 5,6 3,6 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

67

Graf. 1 - Andamento delle variazioni percentuali della spesa per abitante in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2001)

4 ,9

5 ,4

4 ,34 ,2

3 ,6

5 ,0

5 ,8 5 ,6

5 ,0

6 ,3

5 ,65 ,3

4 ,7

5 ,5 5 ,6

5 ,3 5 ,35 ,1

0 ,0

1 ,0

2 ,0

3 ,0

4 ,0

5 ,0

6 ,0

7 ,0

1 9 9 6 /1 9 9 5 1 9 9 7 /1 9 9 6 1 9 9 8 /1 9 9 7 1 9 9 9 /1 9 9 8 2 0 0 0 /1 9 9 9 2 0 0 1 /2 0 0 0

Gro sse to T o sc an a Ita lia

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Graf. 2 - Andamento delle variazioni percentuali della spesa per abitante e del Pil pro capite in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2001)

4,9

6,0

5,0

6,3

5,8 5,6

5,0

4,4

6,7

5,85,4

7,1

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

1996/1995 1997/1996 1998/1997 1999/1998 2000/1999 2001/2000

Spesa Pil Pro capite

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

68

Tab. 11 - Spesa alimentare per abitante nelle province toscane, in Toscana, Centro Italia ed Italia e variazioni % ( 1995-2001; euro)

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Arezzo 1.874,4 1.941,8 1.978,9 2.015,4 2.057,6 2.075,4 2.168,4 Firenze 2.018,8 2.093,1 2.135,1 2.163,7 2.196,9 2.271,4 2.360,6 Grosseto 1.929,7 2.007,7 2.046,6 2.081,9 2.125,4 2.185,4 2.285,4 Livorno 1.969,5 2.039,2 2.080,4 2.100,0 2.147,8 2.220,7 2.319,8 Lucca 1.994,8 2.054,9 2.097,5 2.105,8 2.146,4 2.219,9 2.315,7 Massa Carrara 1.825,7 1.899,9 1.935,9 1.957,0 2.002,2 2.049,1 2.158,0 Pisa 1.864,6 1.939,6 1.977,3 2.008,0 2.043,4 2.080,2 2.178,5 Pistoia 1.939,4 2.003,3 2.041,6 2.078,4 2.123,5 2.153,3 2.245,0 Prato 1.961,3 2.014,0 2.053,0 2.075,5 2.117,4 2.147,1 2.218,9 Siena 2.017,5 2.076,7 2.118,8 2.137,1 2.179,6 2.244,3 2.327,4 Toscana 1.955,6 2.024,3 2.064,3 2.090,3 2.130,2 2.185,7 2.278,2 Centro 1.935,8 2.009,8 2.049,6 2.069,7 2.081,8 2.134,5 2.219,3 Italia 1.846,8 1.912,6 1.946,7 1.982,8 2.004,8 2.075,8 2.099,3

Variazioni % 1996/1995 1997/1996 1998/1997 1999/1998 2000/1999 2001/2000

Arezzo - 3,6 1,9 1,8 2,1 0,9 4,5 Firenze - 3,7 2,0 1,3 1,5 3,4 3,9 Grosseto - 4,0 1,9 1,7 2,1 2,8 4,6 Livorno - 3,5 2,0 0,9 2,3 3,4 4,5 Lucca - 3,0 2,1 0,4 1,9 3,4 4,3 Massa Carrara - 4,1 1,9 1,1 2,3 2,3 5,3 Pisa - 4,0 1,9 1,6 1,8 1,8 4,7 Pistoia - 3,3 1,9 1,8 2,2 1,4 4,3 Prato - 2,7 1,9 1,1 2,0 1,4 3,3 Siena - 2,9 2,0 0,9 2,0 3,0 3,7 Toscana - 3,5 2,0 1,3 1,9 2,6 4,2 Centro - 3,8 2,0 1,0 0,6 2,5 4,0 Italia - 3,6 1,8 1,9 1,1 3,5 1,1 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

69

Tab. 12 - Spesa non alimentare per abitante nelle province toscane, in Toscana, Centro Italia ed Italia e variazioni % ( 1995-2001; euro)

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Arezzo 7.670,6 8.124,1 8.575,1 8.961,1 9.422,2 10.039,1 10.489,1 Firenze 9.431,3 10.093,4 10.794,9 11.489,3 12.292,1 12.902,9 13.390,0 Grosseto 8.255,4 8.768,3 9.337,4 9.868,2 10.576,2 11.150,7 11.698,4 Livorno 8.464,9 8.972,0 9.446,1 9.970,3 10.568,9 11.346,2 11.981,7 Lucca 9.057,4 9.539,8 10.030,1 10.525,6 11.111,2 11.861,1 12.429,0 Massa Carrara 7.511,4 7.940,6 8.488,4 8.969,8 9.616,8 10.277,5 10.704,7 Pisa 7.514,5 7.963,8 8.394,8 8.806,1 9.263,2 9.874,6 10.379,2 Pistoia 8.333,5 8.768,6 9.208,5 9.666,2 10.177,9 10.784,3 11.262,8 Prato 8.861,4 9.303,9 9.869,9 10.358,9 10.998,8 11.505,3 11.840,3 Siena 9.098,5 9.634,2 10.163,7 10.615,1 11.248,5 12.044,3 12.491,7 Toscana 8.607,6 9.130,5 9.678,0 10.205,5 10.837,5 11.486,1 11.980,9 Centro 8.321,0 8.810,3 9.376,8 9.858,9 10.367,0 11.103,3 11.518,6 Italia 7.747,4 8.186,7 8.689,0 9.194,1 9.646,6 10.230,8 10.653,6

Variazioni % 1996/1995 1997/1996 1998/1997 1999/1998 2000/1999 2001/2000

Arezzo - 5,9 5,6 4,5 5,1 6,5 4,5 Firenze - 7,0 7,0 6,4 7,0 5,0 3,8 Grosseto - 6,2 6,5 5,7 7,2 5,4 4,9 Livorno - 6,0 5,3 5,5 6,0 7,4 5,6 Lucca - 5,3 5,1 4,9 5,6 6,7 4,8 Massa Carrara - 5,7 6,9 5,7 7,2 6,9 4,2 Pisa - 6,0 5,4 4,9 5,2 6,6 5,1 Pistoia - 5,2 5,0 5,0 5,3 6,0 4,4 Prato - 5,0 6,1 5,0 6,2 4,6 2,9 Siena - 5,9 5,5 4,4 6,0 7,1 3,7 Toscana - 6,1 6,0 5,5 6,2 6,0 4,3 Centro - 5,9 6,4 5,1 5,2 7,1 3,7 Italia - 5,7 6,1 5,8 4,9 6,1 4,1 Fonte: Istituto G. Tagliacarne

A fronte di tale quadro riguardante la demografia ed i consumi, occorre sottolineare, per offrire uno scenario sociale maggiormente esaustivo, che gli indicatori della criminalità in provincia di Grosseto offrono un panorama abbastanza confortante; infatti, il numero di delitti e di persone denunciate ogni 100.000 abitanti è inferiore ai livelli regionali e macroripartizionali (tab. 13) ed inoltre, la situazione non desta alcuna preoccupazione per la criminalità giovanile.

Per ciò che concerne l’incidenza della popolazione che risiede in ambienti disagiati, ovvero che abita in comuni che presentano disagio insediativo, la tabella 15 mostra chiaramente che le porzioni di popolazione locale che abitano in tali aree sono consistentemente superiori a quelle della Toscana e dell’Italia e ciò è dovuto a quella porzione di comuni in cui gli insediamenti abitativi sono realizzati su speroni tufacei. Al contrario, il rischio sismico è molto poco consistente a causa della natura orografica del territorio in cui la tipologia di rocce presenti è in grado di assorbire i movimenti tellurici.

Questi dati, supportano gli indicatori di qualità della vita elaborati da Il Sole 24 Ore, Legambiente e Italia Oggi che pongono la provincia di Grosseto in posizioni confortanti, sottolineando come, anche in presenza di una struttura produttiva non invasiva il territorio appare molto vivibile.

70

Tab. 13 - La criminalità in provincia di Grosseto, in Toscana, nel Centro Italia ed in Italia (2001)

Grosseto Toscana Centro Italia

N. delitti denunciati/popolazione *100.000 3.149,7 3.645,0 4.210,4 3.796,6 N. persone denunciate 2.662 49.571 143.860 689.501N. persone denunciate/popolazione *100.000 1.262,4 1.417,5 1.318,4 1.209,8 Numero di minori di 18 anni denunciati 48 1.031 3.347 17.076 Numero di minori di 18 anni denunciati ogni 100.000 ab. 22,8 29,5 30,7 30,0

Fonte: Istat

Tab. 14 - Indicatori della qualità della vita e del territorio di Grosseto (2002-2003)

Indicatore Posizione

Indice di qualità ambientale di Legambiente (Max Cremona=67,7) 55,3 33 Indice della qualità della vita di Italia Oggi (Max Trento=1000) 737,8 20 Indice di qualità della vita del Il Sole 24 Ore (Max Sondrio=575) 509,9 18

Fonte: Legambiente (2003), Italia Oggi (2002), Il Sole 24 Ore (2002)

Tab. 15 - Comuni e popolazione in provincia di Grosseto che presentano disagio insediativo e rischio sismico (v.a. e v.%; 2002-2003)

Grosseto Toscana Centro Italia Numero di comuni che presentano disagio insediativo*

10 45 302 2.829

% sul totale dei comuni* 35,7 15,7 30,1 34,9 Popolazione residente nei comuni che presentano disagio insediativo*

23.557 81.841 416.398 4.799.715

% sul totale della popolazione residente* 11,1 2,3 3,8 8,4 Numero di comuni che presentano rischio sismico** 6 186 767 3.040

% sul totale dei comuni** 21,4 64,8 76,5 37,5 Popolazione residente nei comuni che presentano rischio sismico**

22.021 2.566.499 6.279.947 23.331.475

% sul totale della popolazione residente** 10,39 72,99 57,19 40,70

Fonte: Legambiente* (2002), Servizio sismico nazionale** (2003)

71

3.2 Il Mercato del Lavoro in provincia di Grosseto

3.2.1 L’aumento dell’occupazione

L’analisi del mercato del lavoro costituisce un passo fondamentale per ogni indagine finalizzata alla comprensione dei fenomeni economici che investono una determinata realtà territoriale, in quanto la variazione della forza lavoro e delle sue componenti riflette non solo i cambiamenti congiunturali ma anche quelli strutturali che si producono all’interno dell’economia di riferimento. Esplorando nella provincia di Grosseto la realtà del mondo occupazionale ed in particolare gli andamenti delle più significative variabili d’analisi del mercato del lavoro, possiamo immediatamente notare come riguardo alle loro relazioni ed alle relative tendenze manifestate durante il periodo osservato è possibile fornire un quadro d’insieme abbastanza chiaro, facendo anche riferimento alla specifica distribuzione strutturale per aggregati settoriali e per genere.

Le rilevazioni campionarie sulle forze di lavoro condotte con cadenza trimestrale dall’ISTAT hanno evidenziato l’andamento complessivamente positivo, nel periodo che va dal 1995 al 2003, dei principali indicatori del mercato del lavoro in provincia di Grosseto. È infatti opinione comune che nel corso degli ultimi anni la diffusione di forme contrattuali flessibili abbia contribuito notevolmente alla crescita dell'occupazione complessiva10; la conferma di tale tendenza arriva anche dal calo del numero dei disoccupati in senso stretto costituiti, come è noto, da coloro che hanno perduto una precedente occupazione alle dipendenze e sono alla ricerca attiva di nuova occupazione. È così proseguito il calo del tasso di disoccupazione a un ritmo abbastanza spedito, anche se a tal proposito va comunque registrato il cambio di tendenza occorso a questo indicatore nel suo più recente andamento, come avremo modo di approfondire nelle pagine che seguono.

Analizzando i dati a disposizione (tab. 1) nel corso del periodo di rilevazione, il mercato del lavoro a Grosseto e provincia è stato, per l’appunto, caratterizzato da una forte crescita dell’occupazione (che, tra il 1995 ed il 2003, ha visto incrementarsi del 15,3%) e da una parallela (ma più intensa, in termini percentuali) contrazione della disoccupazione; infatti, nel 2003 i disoccupati hanno raggiunto poco meno di 6.000 unità, a fronte delle quasi 8.000 registrate nel 1995 (var. perc. ‘03/’95: -25,8%), anche se il dato dell’ultimo anno di rilevazione (var. perc. ‘03/’02: -1,1%) sembra mostrare un rallentamento nel processo di diminuzione del numero dei senza lavoro. Infine, l’aggregato delle forze di lavoro nel corso degli ultimi otto anni ha registrato una variazione positiva pari a +11,1%, con la sola notevole eccezione dell’ultimo anno, in cui si è assistito ad una netta diminuzione (-4,6%), dovuta in gran parte al parallelo calo percentuale (-4,8%) degli occupati.

10 Gli strumenti di flessibilità introdotti nel mercato del lavoro e la conseguente riduzione dei costi connessi al l'utilizzo delle forme contrattuali di più recente istituzione hanno contribuito a protrarre la dinamica positiva dell'occupazione, pur in presenza di una fase di indebolimento ciclico dell'economia. E’ bastato, infatti, l’inizio di una riforma del mercato del lavoro, volta a liberalizzare i contratti a tempo determinato o parziale, per far risalire l’elasticità dell’occupazione rispetto alla dinamica del Pil ai valori più alti degli ultimi tre decenni.

72

Tab. 1 - Andamento dei principali aggregati del mercato del lavoro in provincia di Grosseto (1995-2003)

Valori assoluti in migliaia Variazione %ANNI

Occupati Disoccupati Forze LavoroANNI

Occupati Disoccupati Forze Lavoro1995 72,9 8,0 81,0 96/95 0,00 -6,25 -0,74 1996 72,9 7,5 80,4 97/96 2,06 32,00 4,98 1997 74,4 9,9 84,4 98/97 6,99 -26,26 2,96 1998 79,6 7,3 86,9 99/98 1,51 10,96 2,19 1999 80,8 8,1 88,8 00/99 1,86 -2,47 1,58 2000 82,3 7,9 90,2 01/00 4,29 -15,13 2,59 2001 85,8 6,7 92,5 02/01 2,91 -10,56 1,94 2002 88,3 6,0 94,3 03/02 -4,8 -1,1 -4,6 2003 84,1 5,9 90,0 03/95 15,3 -25,8 11,1

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Tab. 2 - Andamento dei principali aggregati del mercato del lavoro in Toscana (1995-2003) Valori assoluti in migliaia Variazione %

ANNIOccupati Disoccupati Forze Lavoro

ANNIOccupati Disoccupati Forze Lavoro

1995 1.355 122 1.477 96/95 -0,31 -3,35 -0,56 1996 1.351 118 1.469 97/96 -0,04 0,46 0,00 1997 1.351 118 1.469 98/97 0,80 -2,32 0,55 1998 1.362 116 1.477 99/98 2,29 -6,22 1,62 1999 1.393 109 1.501 00/99 2,28 -14,51 1,06 2000 1.424 93 1.517 01/00 1,98 -15,80 0,89 2001 1.453 78 1.531 02/01 0,50 -4,94 0,22 2002 1.460 74 1.534 03/02 1,6 -1,4 1,4 2003 1.483 73 1.556 03/95 9,4 -40,2 5,3

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Tab. 3 - Andamento dei principali aggregati del mercato del lavoro in Italia (1995-2003) Valori assoluti in migliaia Variazione %

ANNIOccupati Disoccupati Forze Lavoro

ANNIOccupati Disoccupati Forze Lavoro

1995 20.026 2.638 22.664 96/95 0,49 0,59 0,51 1996 20.125 2.653 22.778 97/96 0,41 1,31 0,51 1997 20.207 2.688 22.895 98/97 1,13 2,10 1,24 1998 20.435 2.745 23.180 99/98 1,25 -2,74 0,78 1999 20.692 2.669 23.361 00/99 1,88 -6,53 0,92 2000 21.080 2.495 23.575 01/00 2,06 -9,14 0,88 2001 21.514 2.267 23.781 02/01 1,46 -4,57 0,89 2002 21.829 2.163 23.993 03/02 1,0 -3,1 0,7 2003 22.054 2.096 24.150 03/95 10,1 -20,5 6,6

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

73

Il confronto della dinamica provinciale con quella regionale e nazionale (contenuto nelle tabelle 2 e 3 e nei grafici 1, 2 e 3), mostra un quadro sostanzialmente uniforme, in cui si evidenzia la crescita occupazionale come fenomeno di lungo periodo che appartiene a tutte le realtà territoriali considerate; in particolare, in Toscana si è avuto negli ultimi otto anni un aumento dell'occupazione del +9,4%, cui si è associato un aumento della forza lavoro (var. ‘03/’95: +5,3%) ed una forte riduzione della disoccupazione (var. ‘03/’95: -40,2%); anche i dati riferiti all’Italia sono su quest’ordine di grandezza, per cui si può affermare che nel lungo periodo, gli incrementi percentuali tendono a convergere. Non può non essere comunque evidenziato che sia per l’aggregato delle forze lavoro che per la sua componente degli occupati, la provincia di Grosseto ha mostrato maggiore dinamismo sia rispetto all’intera regione che all’Italia nel complesso, con tassi di crescita (ad eccezione del 2003) sempre al di sopra di quelli registrati per gli aggregati territoriali più ampi (vedi graf. 1 e 3). Per quanto riguarda la disoccupazione, invece, il calo percentuale registrato negli ultimi anni nella provincia grossetana è risultato essere minore rispetto alla Toscana e su valori prossimi piuttosto al dato nazionale.

Graf. 1 - Andamento delle variazioni (%) annue degli occupati in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2003)

2 ,1

7 ,0

2 ,9

-4 ,8

1 ,61 ,0

4 ,3

1 ,91 ,5

0 ,00 ,5

2 ,0

2 ,3

0 ,8

2 ,3

0 ,0-0 ,3

1 ,52 ,1

1 ,91 ,2

1 ,1

0 ,40 ,5

-6 ,0

-4 ,0

-2 ,0

0 ,0

2 ,0

4 ,0

6 ,0

8 ,0

1 9 9 6 /1 9 9 5 1 9 9 7 /1 9 9 6 1 9 9 8 /1 9 9 7 1 9 9 9 /1 9 9 8 2 0 0 0 /1 9 9 9 2 0 0 1 /2 0 0 0 2 0 0 2 /2 0 0 1 2 0 0 3 /2 0 0 2

Gro sse to T o sc an a Italia

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

74

Graf. 2 - Andamento delle variazioni (%) annue dei disoccupati in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2003)

3 2 ,0

-26 ,3

-10 ,6

-1 ,1

-1 5 ,1

-2 ,5

1 1 ,0

-6 ,3-4 ,9

-1 ,4

-1 5 ,8-1 4 ,5

-6 ,2

-2 ,30 ,5-3 ,3

-3 ,1-4 ,6

-9 ,1-6 ,5

-2 ,7

2 ,11 ,30 ,6

-30 ,0

-20 ,0

-10 ,0

0 ,0

1 0 ,0

2 0 ,0

3 0 ,0

4 0 ,0

1 9 9 6 /1 9 9 5 1 9 9 7 /1 9 9 6 1 9 9 8 /1 9 9 7 1 9 9 9 /1 9 9 8 2 0 0 0 /19 9 9 2 0 0 1 /2 0 0 0 2 0 0 2 /2 0 0 1 2 0 0 3 /2 0 0 2

Gro sse to T o sc an a Italia

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Graf. 3 - Andamento delle variazioni (%) annue del totale delle forze di lavoro in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (1995-2003)

1 ,9

-4 ,6

0 ,00 ,5

1 ,4

0 ,5

1 ,20 ,7

2 ,6

1 ,6

3 ,0

2 ,2

-0 ,7

5 ,0

0 ,20 ,91 ,11 ,6

-0 ,6

0 ,90 ,9

0 ,90 ,80 ,5

-6 ,0

-4 ,0

-2 ,0

0 ,0

2 ,0

4 ,0

6 ,0

1 9 9 6 /1 9 9 5 1 9 9 7 /1 9 9 6 1 9 9 8 /1 9 9 7 1 9 9 9 /1 9 9 8 2 0 0 0 /1 9 9 9 2 0 0 1 /2 0 0 0 2 0 0 2 /2 0 0 1 2 0 0 3 /2 0 0 2

Gro sse to T o sc an a Italia

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Anche tramite l’analisi dei principali indicatori del mercato del lavoro emerge il rallentamento verificatosi nell’ultimo anno in merito alle dinamiche occupazionali: se, infatti, fino al 2002 il tasso di attività e quello di occupazione erano sostanzialmente in linea con quello regionale (e comunque superiori alla media

75

nazionale), nel 2003 la situazione si è fortemente involuta, mostrando tendenze difformi rispetto a quelle della Toscana e dell’Italia.

Dall’analisi della tabella 4 emerge che il tasso di attività11, rappresentativo dell’offerta di lavoro, esprime, nel 2003, un'incidenza di forze di lavoro pari al 47,6% della popolazione in età lavorativa, ponendo la provincia di Grosseto al di sotto sia della media regionale (50,1%) che di quella nazionale (49,1%). Nel corso dell’ultimo anno, dunque, il calo dell’aggregato Forze di lavoro ha determinato una riduzione di 2,2 punti percentuali rispetto al 2002 per il suddetto tasso, in controtendenza rispetto al resto della regione (eccezion fatta per la provincia di Lucca) e rispetto all’Italia, con la quale il divario raggiunge oramai l’1,5%.

Spostando il baricentro dell’osservazione sulla domanda di lavoro, di cui un appropriato indicatore è il tasso di occupazione12, si osserva che ad una sostanziale stasi dell’indicatore regionale – che nel biennio di osservazione cresce di solo 0,7 punti percentuali - si contrappone un decremento di quello della provincia di Grosseto, che, dal 46,6% del 2002, passa al 44,4% del 2003, dato inferiore anche al valore nazionale (che si attesta al 44,8%), tornando ad essere uno dei più bassi della regione: solo le province di Massa, Lucca e Livorno presentano tassi di occupazione inferiori rispetto a quello di Grosseto. Complessivamente il divario rispetto all’intera Toscana è quindi superiore ai 3 punti percentuali, laddove solo un anno prima i tassi tendevano quasi a coincidere.

Tab. 4 - I principali indicatori del mercato del lavoro nelle province toscane, in Toscana ed in Italia (2002-2003; valori percentuali)

Tasso di attività Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione Province

2002 2003 2002 2003 2002 2003 Arezzo 50,4 51,5 49,1 49,7 2,7 3,5 Firenze 48,1 50,3 46,0 48,3 4,3 3,9 Grosseto 49,8 47,6 46,6 44,4 6,4 6,6 Livorno 46,4 46,2 43,6 43,2 6,1 6,4 Lucca 48,1 45,2 45,2 42,6 5,9 5,8 Massa Carrara 44,9 43,6 41,7 40,3 7,1 7,7 Pisa 49,3 53,5 46,8 51,1 5,0 4,5 Pistoia 51,5 51,0 49,3 48,8 4,3 4,2 Prato 55,5 56,4 52,4 53,7 5,5 4,7 Siena 54,3 55,6 52,4 53,9 3,6 2,9 Toscana 49,4 50,1 47,0 47,7 4,8 4,7

ITALIA 48,8 44,8 44,4 49,7 9,0 8,7 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

11 Il tasso di attività esprime il rapporto tra le forze di lavoro e la popolazione in età lavorativa (definizione ISTAT), dove per popolazione in età lavorativa si intende la popolazione maggiore di 15 anni.12 Il tasso di occupazione esprime infatti il rapporto tra gli occupati e le forze di lavoro (definizione ISTAT).

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Anche tramite il tasso di disoccupazione13 è possibile indagare gli aspetti relativi alla consistenza della domanda di lavoro; a tale riguardo, nel corso dell’anno appena trascorso si è verificato un aumento del suddetto tasso, giunto ad un livello del 6,6%, anche in presenza di un calo nel numero dei senza lavoro: la spiegazione va ricercata allora nel corrispettivo ma assai più marcato calo dell’aggregato Forze di Lavoro (come evidenziato in tab. 1), che altro non è che il denominatore del tasso di disoccupazione.

Il tasso di disoccupazione toscano (4,7%) sintetizza, dunque, situazioni altamente differenziate tra le varie province: l’indicatore, come si può evincere dal graf. 4, è risultato essere inferiore al 3% solo a Siena, minore di quello medio regionale anche ad Arezzo, Firenze, Pistoia e Pisa e superiore al 6% a Livorno, Grosseto e Massa.

Graf. 4 - Confronto territoriale del tasso di disoccupazione presente nelle province toscane, in Toscana ed in Italia (2003)

3 , 5

3 , 9

6 , 6

6 ,4

5 , 8

7 , 7

4 ,5

4 , 2

4 , 7

2 , 9

4 ,7

8 ,7

0 , 0 1 ,0 2 , 0 3 ,0 4 ,0 5 ,0 6 ,0 7 ,0 8 ,0 9 ,0

A r e z z o

F i r e n z e

G r o s s e to

L iv o r n o

L u c c a

M a s s a

P is a

P is t o ia

P r a to

S ie n a

T o s c a n a

It a l ia

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

3.2.2 La distribuzione del mercato del lavoro per sesso

L’esame dei dati relativi al periodo compreso tra il 1995 ed il 2003 ha, dunque, delineato un chiaro quadro del mercato del lavoro provinciale, in cui al netto incremento della base occupazionale e della forza lavoro si accompagna una parallela, ma meno intensa, diminuzione del numero dei disoccupati.

Tuttavia, per offrire una visione più approfondita dei processi in atto nel mercato del lavoro provinciale, occorre andare oltre una valutazione aggregata dei fenomeni ed introdurre il tema delle differenze di genere. Come mostrato dalla tab. 5, l’analisi dell’articolazione territoriale della forza lavoro e delle sue componenti in funzione della

13 Il tasso di disoccupazione esprime il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro (definizione ISTAT).

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variabile sesso evidenzia una situazione per la provincia di Grosseto in cui il 62,3% del totale degli occupati è di sesso maschile (una quota più alta di circa 3 punti rispetto alla media toscana) mentre le donne rappresentano il 60,4% del totale dei senza lavoro: tale incidenza è invece nettamente inferiore rispetto al dato medio regionale (che si aggira intorno al 66%).

È quindi evidente che la proporzione dei lavoratori occupati rispetto alla caratteristica “sesso” rimane ancora a tutto vantaggio della componente maschile; però è altrettanto vero che ormai la popolazione femminile, favorita anche dall’evoluzione della struttura demografica della provincia, tende, con il tempo, sempre più ad assorbire i nuovi incrementi occupazionali, con tendenza nel più lungo periodo ad equilibrarsi con il sesso maschile, una tendenza del resto in linea con quella delle altre realtà regionali.

Tab. 5 - Andamento dei principali aggregati del mercato del lavoro delle province toscane per sesso (valori in migliaia; 2003)

Occupati Disoccupati Forze di lavoro

Occupati Disoccupati Forze di lavoro

Maschi Femmine Arezzo 83,0 1,4 84,4 58,2 3,8 62,0 Firenze 229,1 4,6 233,7 171,0 11,7 182,7 Grosseto 52,4 2,3 54,7 31,7 3,6 35,3 Livorno 73,5 3,3 76,8 52,5 5,3 57,8 Lucca 88,2 3,3 91,5 51,0 5,3 56,3 Massa Carrara 45,7 2,7 48,3 27,5 3,4 30,9 Pisa 101,3 3,7 105,0 72,6 4,6 77,1 Pistoia 68,7 1,1 69,8 47,8 4,0 51,8 Prato 64,8 1,6 66,4 42,4 3,7 46,2 Siena 68,6 0,9 69,5 53,3 2,8 56,1

TOSCANA 875,2 24,9 900,1 608,0 48,2 656,2 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne

Dall’analisi della tabella 6, le dinamiche in atto risultano inoltre sintetizzate nel confronto territoriale tra gli indicatori del mercato del lavoro, stavolta calcolati in forma disaggregata relativamente al sesso: il tasso di occupazione maschile è identico a quello nazionale e inferiore di circa l’1% rispetto al dato regionale; anche la componente femminile presenta analoghe tendenze, con la differenza che il “gap” nei confronti dell’intera Toscana risulta essere molto più elevato, sull’ordine dei 5 punti percentuali. Le indicazioni positive emerse in precedenza in relazione alla composizione dell’aggregato dei disoccupati (vedi tab. 5 e relativi commenti) trovano però solo parziale riscontro qualora si prenda a riferimento il tasso di disoccupazione, il cui valore (che nel 2003 si è attestato, per le donne, su valori prossimi al 10%) è maggiormente in linea con il dato italiano (11,6%) piuttosto che con quello del resto della regione Toscana (che si aggira intorno al 7%).

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Tab. 6 - Tassi di occupazione e disoccupazione per sesso in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (2003)

Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione Maschi

Grosseto 57,8 4,3 Toscana 58,9 2,8 Italia 57,8 6,8

FemmineGrosseto 32.2 10.2 Toscana 37.5 7.3 Italia 32.8 11.6

TotaleGrosseto 44,4 6,6Toscana 47,7 4,7 Italia 44,8 8,7 Fonte: ISTAT

3.2.3 Nel lungo periodo aumenta l’occupazione nei settori agricolo e dei servizi e diminuisce quella nel comparto industriale

La descrizione delle dinamiche che contraddistinguono il mercato del lavoro non può prescindere da una più approfondita lettura dei dati in relazione alla disaggregazione per comparti produttivi: ulteriori indicazioni di carattere strutturale si possono dunque trarre dalle tabelle che seguono, poiché forniscono utili elementi di analisi riguardo alla composizione percentuale ed alle variazioni a livello settoriale.

La lettura dei dati contenuti nelle tabelle 7-12 può esser fatta sia in chiave di breve periodo – prendendo quindi a riferimento le variazioni intercorse nell’ultimo anno – sia quelle di più lungo termine, ovverosia dal 1995 al 2003. A seconda degli ambiti temporali presi in considerazione le indicazioni che emergono possono infatti differenziarsi: ad esempio il comparto agricolo, che ha registrato un forte calo nel numero degli occupati nell’ultimo anno (var. perc. ‘03/’02: -23,5%), ha invece visto aumentare notevolmente l’occupazione dal 1995 al 2003, passando da poco meno di 8.000 a circa 11.500 unità. Va comunque evidenziato che il passo indietro registrato dall’Agricoltura nel 2003 può dipendere dalle caratteristiche del settore, soggetto a continue fluttuazioni di tipo congiunturale, anche perché il dato trova solo parziale riscontro nell’andamento registrato nel resto della regione (-2,8%).

Il comparto industriale (seguendo in questo caso la tendenza regionale) ha visto una sostanziale stasi nel numero di addetti, cresciuti nell’ultimo anno “solo” dello 0,6% (anche in virtù del calo registrato nel settore delle Costruzioni, -6,8%); nel lungo periodo la tendenza assume contorni maggiormente improntati al ribasso, dal momento che il calo negli ultimi otto anni ha raggiunto valori del -13,9%, equamente distribuito tra le Costruzioni (-14,1%) e quello delle Trasformazioni Industriali (-11,4%).

Nel settore dei Servizi (intesi nel suo complesso) il calo dell’ultimo anno (var. perc. ‘03/’02: -2,8%) fa da contrasto alla tendenza fortemente positiva registrata nel lungo periodo (var. ‘03/’95: +27%) e spiega, in larga misura, il calo del tasso di occupazione del quale abbiamo parlato nelle pagine precedenti. A livello regionale, invece, il ruolo

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dei rapporti di lavoro "flessibili" è stato presumibilmente più significativo nel settore terziario, la cui vivace dinamica di assunzioni (var. perc. ‘03/’02:+ 3,1%), che va in direzione opposta rispetto a quella di Grosseto, riflette il decollo in atto del variegato comparto dei servizi alle imprese e alle famiglie, a cominciare dalle attività del terziario avanzato (con relativa riallocazione di posti di lavoro dall’industria e dal terziario tradizionale) fino ai servizi professionali: il balzo in avanti del nuovo terziario, anche in un contesto di debole crescita economica come quello degli ultimi anni, ha avuto per effetto un sensibile aumento dell’occupazione in Toscana, essendo i servizi alle imprese e alle persone strutturalmente caratterizzati da un elevato contenuto di lavoro sul valore aggiunto.

Tornando alla provincia di Grosseto, nel 2003 la flessione dell’occupazione agricola e del terziario e la contemporanea stasi di quella dell’Industria hanno inevitabilmente indotto una redistribuzione intersettoriale delle quote occupazionali; di fatto, al ridimensionamento della quota occupazionale afferente al settore agricolo (che, nel corso dell’ultimo anno, è passata dal 13% all’10,5%) ha corrisposto una espansione di quella del settore “secondario”, la cui incidenza sul totale dell’occupazione provinciale si è spostata dal 17,4% del 2002 al 18,4% del 2003. Solo a prima vista può apparire sorprendente il fatto che il comparto dei Servizi, pur in presenza del suddetto calo nel corso del 2003, abbia visto comunque accrescere la propria quota, passando dal 69,5% del 2002 al 71,5% ad un anno di distanza: la spiegazione risiede nel fatto che l’intera base occupazionale della provincia (denominatore del rapporto che misura il “peso relativo”) è diminuita ad un tasso maggiore rispetto a quella del solo settore terziario (che indica invece il numeratore).

Utili indicazioni emergono, infine, dal raffronto con i dati riguardanti le quote occupazionali settoriali espressi a livello regionale: nel 2003, la struttura produttiva della provincia di Grosseto appare, rispetto alla Toscana nel suo complesso, maggiormente sbilanciata sul settore terziario (71,0% a fronte di un 64,1% regionale), a conferma di una tendenza pressoché costante dal 1995 ad oggi; appare invece fortemente ridotta l’incidenza del settore industriale (il cui peso è inferiore di circa 14 punti percentuali rispetto alla media regionale) a conferma che, al di là del settore terziario, la provincia di Grosseto sia maggiormente specializzata – in termini relativi – nel settore agricolo rispetto a quello dell’Industria, anche in riferimento alla sua configurazione geografica ed alle sue tradizioni storiche.

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Tab. 7 - La composizione settoriale dell’occupazione per settori di attività economica in provincia di Grosseto (1995-2003; dati in migliaia)

Industria Altre attività di cui di cui Anni Agricoltura

Totale Trasformazioniindustriali

CostruzioniTotale

Commercio

Totaleoccupati

1995 7,9 18,0 10,5 6,4 47,0 16,2 72,91996 8,4 15,1 8,9 4,9 49,4 15,8 72,91997 8,7 16,5 9,8 5,7 49,3 13,5 74,41998 9,7 18,4 10,8 6,6 51,5 15,2 79,61999 8,1 18,5 10,3 7,1 54,2 16,4 80,82000 10,3 18,3 11,1 5,9 53,6 17,0 82,32001 12,7 16,2 9,9 5,6 57,0 16,1 85,82002 11,5 15,4 9,2 5,9 61,4 17,0 88,32003 8,8 15,5 9,3 5,5 59,7 17,1 84,1

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Tab. 8 - Andamento della variazione (%) dell’occupazione per settori di attività economica in provincia di Grosseto (1995-2003)

Industria Altre attività di cui di cui Anni Agricoltura

TotaleTrasformazioni

industrialiCostruzioni Totale Commercio

Totaleoccupati

96/95 6,3 -16,1 -15,2 -23,4 5,1 -2,5 0,097/96 3,6 9,3 10,1 16,3 -0,2 -14,6 2,198/97 11,5 11,5 10,2 15,8 4,5 12,6 7,099/98 -16,5 0,5 -4,6 7,6 5,2 7,9 1,500/99 27,2 -1,1 7,8 -16,9 -1,1 3,7 1,901/00 23,1 -11,6 -10,8 -5,3 6,3 -5,2 4,302/01 -9,2 -4,5 -7,5 6,2 7,7 5,2 2,903/02 -23,5 0,6 1,1 -6,8 -2,8 0,6 -4,803/95 11,4 -13,9 -11,4 -14,1 27,0 5,6 15,4

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Tab. 9 - Composizione (%) dell’occupazione per settori di attività economica in provincia di Grosseto (1995 -2003)

Industria Altre attività di cui di cui Anni Agricoltura

TotaleTrasformazioni

industrialiCostruzioni Totale Commercio

Totaleoccupati

1995 10,8 24,7 14,4 8,8 64,5 22,2 100,01996 11,5 20,7 12,2 6,7 67,8 21,7 100,01997 11,7 22,2 13,2 7,7 66,3 18,1 100,01998 12,2 23,1 13,6 8,3 64,7 19,1 100,01999 10,0 22,9 12,7 8,8 67,1 20,3 100,02000 12,5 22,2 13,5 7,2 65,1 20,7 100,02001 14,8 18,9 11,5 6,5 66,4 18,8 100,02002 13,0 17,4 10,4 6,7 69,5 19,3 100,02003 10,5 18,4 11,1 6,5 71,0 20,3 100,0

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

81

Tab. 10 - La composizione settoriale dell’occupazione per settori di attività economica in Toscana (1995-2003; dati in migliaia)

Industria Altre attività di cui di cui Anni Agricoltura

TotaleTrasformazioni

industrialiCostruzioni Totale Commercio

Totaleoccupati

1995 49,7 495,7 386,8 92,2 810,1 252,2 1.355,51996 42,8 485,6 385,0 86,6 822,9 238,0 1.351,31997 47,7 476,6 375,9 85,1 826,4 230,3 1.350,71998 51,8 486,3 385,4 84,2 823,5 238,8 1.361,61999 44,4 482,8 378,4 88,7 865,6 252,7 1.392,82000 53,8 483,8 377,1 91,1 886,9 239,0 1.424,52001 56,2 495,1 380,0 100,3 901,4 242,9 1.452,72002 56,2 481,4 363,6 102,9 922,3 253,6 1.459,92003 54,6 478,1 357,5 107,5 950,5 259,4 1.483,2

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Tab. 11 - Andamento della variazione (%) dell’occupazione per settore di attività economica in Toscana (1995-2003)

Industria Altre attività di cui di cui

Anni Agricoltura TotaleTrasformazioni

industriali Costruzioni Totale Commercio

Totaleoccupati

96/95 -13,9 -2,0 -0,5 -6,1 1,6 -5,6 -0,397/96 11,3 -1,8 -2,3 -1,7 0,4 -3,2 0,098/97 8,7 2,0 2,5 -1,0 -0,4 3,7 0,899/98 -14,3 -0,7 -1,8 5,3 5,1 5,8 2,300/99 21,1 0,2 -0,3 2,7 2,5 -5,4 2,301/00 4,5 2,3 0,8 10,1 1,6 1,7 2,002/01 0,0 -2,8 -4,3 2,6 2,3 4,4 0,503/02 -2,8 -0,7 -1,7 4,5 3,1 2,3 1,603/95 9,9 -3,6 -7,6 16,6 17,3 2,9 9,4

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

Tab. 12 - La composizione (%) dell’occupazione per settore di attività economica in Toscana (1995-2003)

Industria Altre attività di cui di cui Anni Agricoltura

TotaleTrasformazioni

industrialiCostruzioni Totale Commercio

Totaleoccupati

1995 3,7 36,6 28,5 6,8 59,8 18,6 100,01996 3,2 35,9 28,5 6,4 60,9 17,6 100,01997 3,5 35,3 27,8 6,3 61,2 17,1 100,01998 3,8 35,7 28,3 6,2 60,5 17,5 100,01999 3,2 34,7 27,2 6,4 62,1 18,1 100,02000 3,8 34,0 26,5 6,4 62,3 16,8 100,02001 3,9 34,1 26,2 6,9 62,0 16,7 100,02002 3,8 33,0 24,9 7,0 63,2 17,4 100,02003 3,7 32,2 24,1 7,2 64,1 17,5 100,0

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT

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3.3 La dotazione infrastrutturale della provincia di Grosseto

3.3.1 Premessa

La dotazione infrastrutturale di base di un territorio è uno fra i principali fattori che contribuiscono a definirne l’identità del modello di sviluppo.

In altri termini, il livello di infrastrutturazione di base favorisce l’insediamento delle attività imprenditoriali e l’aumento del livello di produttività di un’area e, quindi, contribuisce a creare le condizioni per un elevato tasso di crescita.

Il risultato della programmazione nazionale ha penalizzato, nel tempo, le province cresciute ai margini delle grandi infrastrutture come Grosseto (con un valore di 54 - dato Italia=100) che risulta l’ultima provincia toscana per dotazione infrastrutturale.

Una criticità, quest’ultima, che ha creato nell’economia locale un’evidente difficoltà a superare dei livelli soglia di sviluppo e di visibilità esterna anche e soprattutto a causa di una rete di trasporto e, più in generale, di comunicazione “centro-periferia”, poco integrata e con lacune di intermodalità tra un’infrastruttura e l’altra.

3.3.2 Alcune indicazioni sulla programmazione di settore

Il dibattito economico ha sempre posto all’attenzione di tutti l’importanza delle infrastrutture di trasporto e sociali per lo sviluppo e la crescita dei sistemi locali. A tal proposito, l’accento ricade maggiormente su ciò che influenza attivamente le comunicazioni, soprattutto nel momento in cui le economie si stanno internazionalizzando e la prossimità logistica assume centralità tra i fattori che alimentano la competitività imprenditoriale e sistemica.

Per questi motivi, è opportuno effettuare un monitoraggio della dotazione infrastrutturale con particolare riferimento ai trasporti.

Il Piano Generale dei Trasporti ha come obiettivo prioritario quello di eliminare le strozzature e le congestioni di un sistema sempre più complesso che, attualmente, rischia di porsi come freno alle esigenze sempre più forti del nostro sistema economico.

Trascendendo dalla trattazione a livello nazionale del Piano, deve essere sottolineato che, per ciò che riguarda reti stradali e ferroviarie, l’obiettivo è l’adeguamento normativo di tutte le tratte ed il potenziamento dei principali nodi logistici.

In particolare, alcuni obiettivi generali riguardano anche la provincia di Grosseto, come, ad esempio, il potenziamento e l’omogeneizzazione delle caratteristiche del Corridoio tirrenico per quanto riguarda le rete viaria, il potenziamento delle connessioni porto – territorio con estensione dell’offerta dei servizi portuali ed il completamento delle infrastrutture interportuali.

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Scendendo nel particolare della programmazione della Regione Toscana gli interventi sulla rete ferroviaria si integrano con quelli sulle strade nell’ottica di una politica dei trasporti finalizzata alla riqualificazione funzionale e ambientale del territorio.

In questo scenario, il Sistema Camerale in generale ed, in particolare, la Camera di Commercio di Grosseto, è in grado di svolgere un ruolo importante, dal momento che partecipa a diverse società di gestione di infrastrutture di trasporto: gran parte delle Camere di Commercio italiane ed alcune Unioni Regionali, con pesi variabili ma comunque significativi, partecipano al capitale delle società di gestione delle autostrade, degli aeroporti, dei porti, degli interporti, ecc. e sono presenti all’interno di tali strutture, in qualità di soggetti istituzionali.

Il problema delle infrastrutture di trasporto, inoltre, sta assumendo, in provincia di Grosseto, le dimensioni di un problema partecipato da tutte le parti sociali. Imprese, lavoratori e famiglie, infatti, non possono contare su un’articolata dotazione viaria, ferroviaria, portuale ed aeroportuale; a tal proposito, emerge con forza l’esigenza di rendere maggiore efficienza allo scalo aeroportuale, di puntare maggiormente sui porti ed uscire dalla diatriba che interessa l’assetto della Statale Aurelia.

Inoltre, uno dei problemi del sistema regionale di trasporto e della provincia di Grosseto è proprio la scarsa dotazione di quelle piccole-medie infrastrutture di collegamento con le grandi opere realizzate o da realizzare, che creano intermodalità e prossimità logistica.

Occorre una strategia mirata, basata sull’analisi della domanda proveniente dalle imprese e dal territorio, in particolare dei sistemi di PMI che, d’altra parte, rivestono notoriamente un peso di assoluto rilievo nel tessuto produttivo maremmano.

A tal proposito, è necessaria una riflessione che tenga conto delle esigenze del territorio per un miglior posizionamento dell’economia locale in ambito internazionale, con particolare riferimento per il turismo.

Alcune tematiche compongono lo scenario della riflessione, indipendentemente dalle vocazioni economiche dell’area, e sono le seguenti:

- la ritrovata centralità del Mediterraneo nello scenario trasportistico internazionale (si pensi all’Area di libero scambio composta da tutti i Paesi che si affacciano al Mediterraneo entro il 2010);

- lo sviluppo in termini “qualitativi” del sistema aeroportuale italiano con particolare riferimento agli aeroporti cosiddetti “regionali”;

- lo sviluppo dell’intermodalità finalizzata alla riduzione dei costi che penalizzano fortemente le imprese;

- la riduzione della quota merci nel trasporto su gomma potenziando e valorizzando il trasporto ferroviario/marittimo/aereo, finalizzata alla riduzione del congestionamento della rete stradale/autostradale;

- il crescente interesse riposto nel project financing come formula di finanziamento per le infrastrutture.

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3.3.3 Gli elementi di criticità del sistema trasportistico grossetano

Nel Piano Generale dei Trasporti si evidenziano alcuni elementi di criticità che spesso risultano trasversali rispetto alle singole modalità di trasporto e di utenza e non sono solo di tipo quantitativo ma anche qualitativo, individuabili in due principali categorie: congestione e livelli di qualità e di accessibilità dei servizi.

Tali criticità determinano un freno allo sviluppo e sicuramente un incremento dei costi che le imprese e le famiglie devono sostenere per la mobilità. In alcune aree della Toscana esso rappresenta una vera strozzatura ad una ulteriore crescita qualitativa e quantitativa; in altri termini, la provincia di Grosseto sconta la mancanza di precondizioni per uno sviluppo orientato alla riduzione degli squilibri con le realtà più avanzate del Paese e dell’Europa.

Ciò è ancor più evidente mettendo a confronto i dati del 1991 con quelli relativi al 2000: in un decennio si assiste ad un perdita, in numero indice, di ben 3,3 punti della dotazione infrastrutturale di Grosseto (57,3 nel 1991 contro 54 del 2000).

Un depauperamento del patrimonio infrastrutturale che coinvolge non solo le infrastrutture economiche ma anche quelle sociali, influenzando il grado attrattività imprenditoriale a favore di altre aree. Tale dato segue le tendenze del sistema toscano, che perde quasi 9 punti negli ultimi dieci anni, passando da 121,5 del 1991 a 114,7 del 2000.

Tab. 1 - Indicatori di dotazione infrastrutturale in provincia di Grosseto (Italia = 100)

TIPOLOGIA INFRASTRUTTURALE 1991 2000 Rete stradale 56,1 71,2 Rete ferroviaria 90,2 91,5 Porti (e bacini di utenza) 48,5 52,9 Aeroporti (e bacini d'utenza) 96,1 73,5 TOTALE 56,5 53,9 TOTALE SENZA PORTI 57,3 54 Fonte: Istituto Tagliacarne Unioncamere

Tab. 2 - Indici di dotazione infrastrutturale delle province della Toscana – 2000 (Italia = 100)

RETE STRADALE RETE FERROVIARIA PORTI AEROPORTI

Arezzo 105,7 192,8 22,3 45 Firenze 133,6 201,7 21,3 57,1 Grosseto 71,2 91,5 52,9 73,5 Livorno 93,9 189 1037,5 108,2 Lucca 167,8 96,2 86,4 251,2 Massa-Carrara 137,3 123,9 364,7 86,3 Pisa 71 111,8 146,4 185,6 Pistoia 127,6 71,5 70 61,7 Prato 57 176,8 84,9 176,6 Siena 97,9 74,6 20,3 41 Toscana 107,8 137,2 138,9 97,3 Fonte: Istituto Tagliacarne Unioncamere

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Inoltre, la provincia di Grosseto, non avendo un asse autostradale che insiste sul territorio, ha sviluppato, con maggiore peso, il proprio sistema imprenditoriale nelle adiacenze dell’asse stradale del Monte Amiata e Maremmana, creando un modello di sviluppo con una localizzazione imprenditoriale abbastanza diffusa.

Le conseguenze di questo scenario sono gli evidenti problemi di congestione che hanno provocato delle vere e proprie diseconomie esterne e rappresentano, se non attenuate, un vincolo per il futuro sviluppo della provincia.

La congestione e/o l’insufficienza delle reti di trasporto costituisce un costo aggiuntivo per l’economia provinciale e rappresenta una perdita di competitività soprattutto rispetto ad altre aree internazionali. Le imprese di Grosseto, dunque, scontano una carenza generale della rete di trasporto e il collegamento di quest’ultima con il sistema dei trasporti nazionale ed europeo.

Comunque, pur considerando le difficoltà della rete viaria, il trasporto su gomma è il principale sistema maggiormente utilizzato dalle aziende di Grosseto, soprattutto per l’invio dei prodotti nei mercati di destinazione e per ricevere le materie prime e semilavorati.

Inoltre, deve essere sottolineata la scarsità delle “infrastrutture di collegamento”, fondamentali per il buon funzionamento del sistema dei trasporti.

A queste difficoltà deve essere aggiunta la mancanza di interconnessione tra linee ferroviarie che penalizza la già modesta dotazione di infrastrutture ferroviarie (datoItalia=100, Grosseto ha un valore pari a 91,5), che non vengono utilizzate in tutte le loro potenzialità.

Serve, quindi, un potenziamento degli interporti, cioè dei punti di smistamento delle merci e di scambio intermodale.

La provincia di Grosseto mostra difficoltà infrastrutturali anche in quelle dotazioni che potremmo definire puntuali, come porti ed aeroporti. Nonostante l’area si affacci sul mare, sul litorale non vi sono strutture portuali in grado di catalizzare l’attenzione della logistica internazionale ma solo strutture che interessano il diporto che, tuttavia, si dimostrano ancora poco capienti per essere di supporto attivo al settore turistico.

In tema di aeroporti, lo scalo locale attende di superare le annose questioni ed aprire al traffico civile, potendo essere volano attivo per il tessuto economico.

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Fig. 1 - Le reti di trasporto viario e ferroviario in provincia di Grosseto

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne

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3.4 La situazione del credito in provincia di Grosseto

La provincia di Grosseto risulta caratterizzata da una dotazione strutturale in termini di sportelli per la quale, a fronte di un grado di copertura territoriale, calcolato come percentuale di comuni serviti da banche rispetto al totale dei comuni della provincia, assoluta e superiore a quella media regionale (96,2%), si registra una dotazione complessiva di sportelli per abitante e per numerosità delle imprese inferiore alla media regionale.

Tab. 1 - Grado di copertura degli sportelli nelle province toscane, in Toscana e in Italia (30 giugno 2003)

ProvinceSportelli

Comuni serviti da banche (numero)

Comuni serviti da banche(% dei comuni totali)

Arezzo 204 38 97,4 Firenze 612 44 100,0 Grosseto 129 28 100,0 Livorno 178 20 100,0 Lucca 241 29 82,9 Massa-Carrara 99 15 88,2 Pisa 239 38 97,4 Pistoia 166 22 100,0 Prato 131 6 85,7 Siena 195 36 100,0 Toscana 2194 276 96,2 Italia 30368 5926 73,4 Grosseto / Toscana 5,9 10,1 - Toscana / Italia 7,2 4,7 - Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia – Bollettino Statistico

Una così capillare copertura territoriale della provincia non risulta, quindi, sufficiente a garantire un’adeguata risposta alla domanda potenziale di servizi da parte degli operatori.

Emerge, infatti, come per la provincia tanto l’ammontare di depositi quanto quello degli impieghi, messi in relazione con gli sportelli (13,9 e 20,8 milioni di euro, rispettivamente), risultino inferiori alla media regionale (17,1 e 30,6 milioni) che, a sua volta, risulta nettamente inferiore a quella nazionale (19,5 e 34,6 milioni). Grosseto, inoltre, si colloca in entrambi i casi in ultima posizione tra tutte le province toscane.

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Tab. 2 - Principali indicatori di dotazione degli sportelli nelle province toscane, in Toscana e in Italia (30 giugno 2003)

ProvinceDep / Sportelli

(migliaia di euro)Imp / Sportelli

(migliaia di euro)Sportelli / 10.000 abitanti (numero)

Sportelli / 1.000 imprese (numero)

Arezzo 17.393 24.715 6,3 5,5 Firenze 19.558 34.097 6,5 5,8 Grosseto 13.964 20.847 6,1 4,3 Livorno 14.133 28.261 5,4 5,5 Lucca 14.966 33.381 6,4 5,5 Massa-Carrara 15.664 23.587 5,0 4,8 Pisa 16.025 29.238 6,2 6,0 Pistoia 15.614 28.510 6,1 5,0 Prato 21.481 42.272 5,7 4,3 Siena 17.184 30.269 7,7 6,7 Toscana 17.128 30.615 6,2 5,5 Italia 19.485 34.591 5,3 5,2 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia – Bollettino Statistico

Andando ad analizzare le diverse tipologie di soggetti bancari presenti nella provincia di Grosseto, in riferimento alla dimensione (misurata dall’ammontare medio dei fondi intermediati) e all’estensione territoriale dell’attività, si rileva come questa sia caratterizzata da una netta predominanza delle banche maggiori e di quelle a diffusione nazionale, sia per quanto attiene alla fase di raccolta (circa il 49,4% dei depositi è attribuibile a questo secondo gruppo) che a quella di impiego (43,3% del totale impieghi provinciali) delle risorse finanziarie. A tale proposito, dall’indagine è emerso che oltre il 40% delle aziende intervistate sceglie come banca principale una filiale di una banca nazionale.

Tab. 3 - Sportelli (%) a livello provinciale suddivisi per gruppi dimensionali di banche (30 giugno 2003)

ProvinceBanche

MaggioriBancheGrandi

BancheMedie

BanchePiccole

BancheMinori

Tot.Banche

Arezzo 28,4 2,0 29,9 27,0 12,7 100,0 Firenze 25,2 3,9 40,7 17,2 13,1 100,0 Grosseto 41,9 6,2 22,5 12,4 17,1 100,0 Livorno 36,5 2,2 15,7 38,8 6,7 100,0 Lucca 23,2 3,3 20,7 39,4 13,3 100,0 Massa-Carrara 20,2 1,0 29,3 48,5 1,0 100,0 Pisa 18,8 2,5 20,1 46,9 11,7 100,0 Pistoia 15,1 6,0 13,3 44,0 21,7 100,0 Prato 24,4 1,5 21,4 42,7 9,9 100,0 Siena 45,6 2,1 17,9 11,3 23,1 100,0 Toscana 27,3 3,2 26,4 29,7 13,4 100,0 Italia 33,4 9,7 20,0 19,8 17,2 100,0 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia

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Tab. 4 - Sportelli (%) a livello provinciale suddivisi per gruppi territoriali di banche (30 giugno 2003)

Province

Banche a diffusioneterritorialenazionale

Banche a diffusioneterritoriale

interregionale

Banche a diffusioneterritorialeregionale

Banche a diffusioneterritoriale

interprovinciale

Banche a diffusioneterritorialeprovinciale

Totale

Arezzo 28,9 34,8 18,1 5,9 12,3 100,0 Firenze 26,5 21,5 25,0 12,9 14,1 100,0 Grosseto 46,5 16,3 14,0 9,3 14,0 100,0 Livorno 38,2 14,0 6,2 33,7 7,9 100,0 Lucca 23,3 15,0 8,3 40,0 13,3 100,0 Massa-Carrara 20,2 16,2 13,1 48,5 2,0 100,0 Pisa 20,5 15,9 7,5 45,2 10,9 100,0 Pistoia 17,5 15,7 3,0 48,2 15,7 100,0 Prato 25,2 12,2 11,5 16,8 34,4 100,0 Siena 45,4 16,5 10,3 9,3 18,6 100,0Toscana 28,5 18,8 14,1 24,5 14,1 100,0 Italia 34,7 12,3 16,5 21,1 15,3 100,0 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia

Una composizione del tessuto creditizio locale siffatta non ha, dunque, risentito dei processi di fusione/incorporazione tra istituti di credito, che hanno trasformato radicalmente il panorama creditizio italiano negli ultimi anni (con la contestuale sparizione di banche locali e la loro acquisizione da parte di pochi grandi Gruppi). Tutto ciò trova conferma nella constatazione che circa il 70% delle imprese intervistate14 non ha registrato alcuna modifica (né in positivo né in negativo) nei rapporti con la banca di riferimento.

Ad ogni modo, occorre anche considerare come sia diffusa tra le imprese della provincia la percezione di vantaggi in termini di maggiore disponibilità e apertura associati alle banche locali. Sulla base della propria esperienza, difatti, circa il 37% delle imprese grossetane indica in tale aspetto la differenza tra banche locali e sedi ed agenzie delle grandi banche nazionali.

Ciò ribadisce l’importanza di preservare le potenzialità che sono oggi proprie dei piccoli istituti di credito, rappresentate principalmente dalla capacità di rispondere con tempi e forme adeguati alle esigenze manifestate dalla base produttiva dei sistemi economici locali, incarnata dalle piccole e medie imprese.

Avendo riguardo al peso delle diverse tipologie di banche distinte sulla base del volume di fondi intermediati si rileva come gli istituti “maggiori” e “grandi” nella provincia di Grosseto contribuiscano al finanziamento dell’attività economica in misura significativamente superiore rispetto al livello medio di partecipazione regionale. In particolare, a fronte di un’importanza relativa di tali istituti nel

14 L’intervista si riferisce all’indagine riguardante l’Osservatorio sul credito in provincia di Grosseto. Il metodo statistico utilizzato per estrarre i soggetti/imprese da intervistare è stato quello del campione stratificato proporzionale, finalizzato ad un’indagine qualitativa multiscopo. La stratificazione è avvenuta considerando i pesi dei settori dell’attività economica; l’estrazione all’interno dei gruppi è stata effettuata attraverso l’utilizzo di apposite tavole di numeri casuali.

90

contesto regionale pari, rispettivamente, al 29% ed al 2,3%, per Grosseto, le stesse tipologie di banche fanno registrare pesi relativi nella concessione di finanziamenti pari, rispettivamente, al 35,4% e 4,5%.

Tab. 5 - Impieghi (%) a livello provinciale suddivisi per gruppi dimensionali di banche (30 giugno 2003)

ProvinceBanche

MaggioriBancheGrandi

BancheMedie

BanchePiccole

BancheMinori

Tot.Banche

Arezzo 29,5 1,3 28,3 29,5 11,4 100,0 Firenze 27,6 2,7 38,2 20,3 11,1 100,0 Grosseto 35,4 4,5 27,9 19,4 12,8 100,0 Livorno 35,8 2,5 20,8 33,5 7,3 100,0 Lucca 24,3 2,1 30,9 33,6 9,1 100,0 Massa-Carrara 26,2 0,9 25,8 42,2 4,8 100,0 Pisa 21,4 1,8 26,7 40,2 9,8 100,0 Pistoia 22,9 2,9 16,5 38,9 18,8 100,0 Prato 30,8 1,2 23,4 34,4 10,1 100,0 Siena 44,4 2,4 18,3 17,8 17,1 100,0 Toscana 29,0 2,3 28,8 28,6 11,3 100,0 Italia 37,5 10,3 22,6 20,0 9,6 100,0 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia

La conferma dell’importanza associata ad un’equilibrata composizione del sistema bancario, in termini di livelli di attività, giunge dall’analisi di come dal lato degli impieghi siano soprattutto le imprese a soffrire maggiormente la poca dinamicità del circuito creditizio locale nella fase di erogazione del credito, visto che al 30 giugno 2003 permane un notevole divario tra Grosseto e le restanti province toscane nel livello medio di impieghi per aziende attive (51,1 mila euro di Grosseto contro 104,3 mila della Toscana). Considerando parallelamente l’evoluzione dei finanziamenti oltre il breve termine, va sottolineato come gli investimenti in attrezzature, macchine, etc. non solo continuino a rappresentare una componente marginale di detto aggregato, ma addirittura evidenzino una brusca flessione (-27,6%), con una consistenza che passa dai 196 milioni di euro del 1998 ai 142 del 2002, segno evidente di una difficoltà del sistema provinciale grossetano a promuovere nuove iniziative di investimento. Una debole ripresa di tali investimenti sembra caratterizzare il primo semestre del 2003, per il quale il dato rilevato si attesta a 151 milioni di euro.

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Tab. 6 - Finanziamenti oltre il breve termine* nelle province toscane, in Toscana e in Italia (anni 1998-30/06/2003)

Province 1998 1999 2000 2001 2002 30/06/2003

Variaz. 02-98

Finanziamenti Totali (milioni di euro)Arezzo 1.459 1.720 1.992 2.206 2.431 2.540 66,6 Firenze 7.092 8.454 9.342 10.140 10.523 10.954 48,4 Grosseto 1.052 1.229 1.311 1.463 1.692 1.824 60,9 Livorno 1.953 2.257 2.435 2.717 2.964 3.184 51,8 Lucca 2.111 2.492 2.732 3.112 3.599 3.935 70,5 Massa-Carrara 811 941 1.077 1.259 1.329 1.394 63,9 Pisa 1.856 2.261 2.696 3.093 3.498 3.728 88,4 Pistoia 1.324 1.797 2.048 2.299 2.603 2.725 96,6 Prato 1.334 1.670 1.942 2.298 2.633 2.808 97,4 Siena 1.800 2.073 2.276 2.565 2.947 3.245 63,8 Toscana 20.793 24.895 27.851 31.150 34.221 36.337 64,6 Italia 335.286 382.754 421.784 460.675 514.016 542.013 53,3

Acquisti di immobili famiglie consumatrici (milioni di euro)Arezzo 289 376 442 454 455 592 57,4 Firenze 1.174 1.469 2.060 2.381 2.316 2.505 97,3 Grosseto 173 234 253 286 312 395 80,7 Livorno 377 506 574 651 692 787 83,5 Lucca 321 414 477 561 682 749 112,7 Massa-Carrara 125 227 168 209 303 329 142,8 Pisa 396 455 503 585 653 758 64,6 Pistoia 226 369 508 598 762 833 237,7 Prato 266 358 444 559 607 788 128,0 Siena 319 397 404 438 529 629 66,1 Toscana 3.665 4.805 5.833 6.721 7.310 8.365 99,5 Italia 48.881 63.256 76.604 84.447 99.969 109.673 104,5

Investimenti in macchine/attrezzature/mezzi di trasporto (milioni di euro)Arezzo 386 462 534 545 445 395 15,2 Firenze 1.084 1.016 1.071 1.126 956 1.170 -11,8 Grosseto 196 230 192 184 142 151 -27,6 Livorno 476 512 540 545 460 502 -3,3 Lucca 412 442 484 455 508 578 23,1 Massa-Carrara 114 116 139 173 160 196 40,2 Pisa 319 316 515 529 443 455 38,9 Pistoia 286 355 366 324 280 263 -2,1 Prato 326 347 353 392 387 394 18,7 Siena 271 308 355 371 303 281 11,6 Toscana 3.869 4.103 4.549 4.644 4.082 4.385 5,5 Italia 74.828 80.463 85.800 90.122 87.053 85.676 16,3 * Comprendono la totalità degli impieghi con durata originaria superiore ai 18 mesi, esclusi interessi, pronti contro termine, sofferenze, effetti insoluti e al protesto di proprietà, crediti per cassa all’esportazione (definizione Banca d’Italia).

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia – Bollettino Statistico

92

3.4.1 L’opinione delle imprese intervistate15

Le criticità che emergono dal quadro appena delineato vengono amplificate dall’indagine sul campo, che ha evidenziato una diffusa percezione di criticità nei rapporti intrattenuti con le banche, con specifico riferimento agli aspetti più generali, ossia direttamente riconducibili ai costi e agli obblighi richiesti da parte delle banche. Le principali necessità avanzate dagli imprenditori possono essere riassunte in tre punti: - una riduzione del costo del denaro in termini di costi fissi ed in generale delle

commissioni per ogni operazione svolta; - minori garanzie patrimoniali richieste per l’erogazione di prestiti; - una migliore fluidità delle operazioni amministrative, gestionali e finanziarie che

appaiono caratterizzate da rigidità;

Sul “costo di finanziamento” praticato dagli istituti di credito in termini di tasso reale di interesse (TAEG) pesa la debolezza strutturale del sistema creditizio locale, caratterizzato da un elevato livello registrato nel tasso di interesse a breve termine sui finanziamenti per cassa, pari al 6,98%, e tale da collocare al giugno 2003 la provincia al 41° posto della graduatoria delle 103 province italiane tra quelle con il tasso più elevato.

Tale livello non trova alcuna giustificazione se si tiene conto del buon andamento registrato negli anni più recenti dai principali aggregati creditizi provinciali e, in particolar modo, dal livello dei crediti in sofferenza che nella provincia grossetana è molto basso (3,01% rispetto al 4,49% dell’Italia).

A tal proposito, l’indagine presso le banche ha posto in evidenza come nessun istituto tenga in considerazione l’analisi delle sofferenze come strumento di valutazione nella concessione del credito, ma vi sia un orientamento generale all’analisi dei bilanci aziendali.

Tuttavia, una riduzione del “costo del denaro” passa anche attraverso l’esame del livello di “virtuosità” e di “professionalità” degli imprenditori, nonché attraverso la valutazione degli assets “invisibili” dell’azienda (marchio, know-how, rete commerciale, esperienza consolidata nel settore, etc.) che permettono di avere una visione completa delle reali potenzialità dell’impresa-cliente.

Una situazione siffatta rende del tutto plausibile il giudizio offerto dalle imprese intervistate che, nel complesso, considerano a grande maggioranza (51,3%) “elevate” le richieste formulate dalle banche, e addirittura le ritengono “eccessivamente elevate” nel 6% dei casi, mentre circa il 39% considera le stesse richieste “accettabili” (tab. 7). Significativa, infine, appare la scarsa presenza di imprese che giudichino conveniente il costo di finanziamento praticato dalle banche (3,3%).

15 Vedi nota 14 pagina 89.

93

Tab. 7 - Giudizio delle imprese per settori di attività economica sul costo di finanziamento (in termini di TAEG) praticato dalle banche (Valori percentuali al netto dei non rispondenti)

Eccessivamenteelevato

Elevato Accettabile Conveniente

Agricoltura 8,7 26,1 52,2 13,0 Manifatturiero 0,0 57,1 42,9 0,0 Costruzioni 0,0 70,6 29,4 0,0 Commercio 5,7 54,3 37,1 2,9 Turismo 12,5 58,3 25,0 4,2 Altri Servizi 9,5 47,6 42,9 0,0 Totale 6,0 51,3 39,3 3,3 Fonte: Osservatorio provinciale sul credito di Grosseto, 2003

L’attività svolta dai consorzi di garanzia fidi risulta fondamentale affinché il sistema creditizio ed il mondo imprenditoriale pongano in essere un dialogo “costruttivo”.

Nella provincia di Grosseto il ricorso a forme consortili di accesso al credito risulta molto limitato, considerando che circa il 67% delle imprese intervistate dichiara di non far parte di consorzi di garanzia collettiva e di non nutrire interesse verso un’eventuale partecipazione. Tale percentuale cresce ulteriormente se riferita ai settori manifatturiero, commerciale e degli altri servizi, cui si associano, rispettivamente, frequenze di risposta del 79,3%, 77,1% e 71,4%.

In tale situazione diviene fondamentale l’attuazione di interventi adeguati al fine di dare maggior risalto a tale strumento di facilitazione nell’accesso al credito, nonché l’attuazione di politiche di sostegno all’attività dei confidi al fine di sviluppare un adeguato sistema di garanzie reali e di “accreditamento” presso istituti di credito e istituzioni locali, nazionali ed internazionali. Tali politiche assumono ancora più rilievo alla luce del buon “funzionamento” dei consorzi provinciali i quali registrano mediamente un’elevata percentuale di accettazione rispetto alle proposte avanzate e presentano un basso tasso di insolvenza sulle operazioni effettuate (la media delle risposte fornite indica una soddisfacente percentuale di insolvenza, pari all’1,14% del complesso delle operazioni).

Dall’indagine effettuata presso i confidi grossetani è emerso che la quasi unanimità di essi ha espresso, tra le politiche da adottare per migliorare e accrescere la propria organizzazione, la necessità di stimolare l’aggregazione tra gli stessi. Circa il 71% degli intervistati sottolinea, altresì, come occorra incentivare la collaborazione tra banche e imprese e come occorra rafforzare la partecipazione della Camera di Commercio. I principali obiettivi raggiungibili attraverso rapporti di collaborazione sono riconducibili, da un lato, alla migliore circolazione delle informazioni sul ruolo dei confidi (100% dei casi) e, dall’altro, all’ottenimento di maggiori garanzie dalle banche e maggiore frazionamento del rischio legato ai prestiti (43%).

L’auspicio dei confidi, inoltre, è che un intervento degli enti locali e della Camera di Commercio possa favorire un ampliamento/miglioramento delle convenzioni con le banche, al fine di favorire una riduzione dei tassi; detti enti dovrebbero, ancora, incentivare la creazione di fondi rischi al fine di contribuire allo sviluppo dei confidi stessi. A tale proposito, occorre sottolineare lo sforzo compiuto dalla Camera di

94

Commercio di Grosseto che si sta adoperando con iniziative ed interventi volti ad estendere alla provincia l’ambito di operatività della “Finanziaria Senese di Sviluppo” in collaborazione con il Monte dei Paschi di Siena.

3.4.2 I nuovi accordi di Basilea II

La nuova proposta pubblicata dal Comitato di Basilea in data 16 gennaio 2001, dal titolo The New Basel Capital Accord (c.d. Basilea II), che aggiorna il precedente accordo sui requisiti patrimoniali del 1988, prevede un ridisegno complessivo dell’attuale regolamentazione sui requisiti patrimoniali (in particolare) delle banche dei paesi membri del G10 (Governatori delle banche centrali del Gruppo dei Dieci al quale partecipa anche l’Italia) e di quelle dei 140 Stati che hanno aderito alla convenzione del 1988.

Tale accordo, oltre a regolare i rapporti all’interno del sistema creditizio, influenzerà fortemente quelli esistenti tra gli Istituti bancari, le imprese e i confidi, alimentando nuove criticità. L’introduzione di regole in materia di requisiti minimi di capitale applicabili a partire dal 2007 e l’utilizzo di sistemi (metodo standard o metodo di valutazione interna) di misurazione più accurata del rischio di credito, infatti, avendo un maggiore effetto di selezione nel breve-medio periodo dei finanziamenti erogabili, potrebbero penalizzare le PMI con un ulteriore razionamento delle possibilità di credito.

Allo stesso tempo, i confidi dovranno provvedere all’implementazione di appropriate garanzie e strumenti finanziari al fine di elevare il livello di controllo/valutazione dell’affidabilità economica agli standard previsti dall’accordo.

In tale ottica, risulta indispensabile che enti pubblici e privati diano ampia e tempestiva informazione sui contenuti e sulle possibili criticità legate all’introduzione dell’Accordo, dal momento che nella provincia di Grosseto solo le aziende del comparto delle costruzioni mostrano di conoscere l’argomento, mentre nei vari settori in larga maggioranza (circa il 63% dei casi) le imprese dichiarano di non conoscerlo ed un altro 16% non è in grado di ipotizzare o meno il realizzarsi di eventuali squilibri nell’offerta di credito ricevuta dai propri interlocutori finanziari.

Una maggiore consapevolezza degli effetti prodotti dall’entrata in vigore di Basilea II sembra emergere esaminando il punto di vista dei confidi e delle banche; per i primi, il rischio concreto del verificarsi di squilibri nell’offerta di credito (determinato in misura sostanzialmente analoga tanto per i soci quanto per le restanti imprese) viene percepito nell’83,3% dei casi. Al riguardo, tutti i consorzi fidi dichiarano che, per fronteggiare tali problematiche, intendono agire rafforzando i rapporti di collaborazione con le banche e, in secondo luogo, consolidando il Fondo Rischi. Le banche, infine, sono unanimi nell’ipotizzare possibili squilibri nell’offerta creditizia. Per far fronte a possibili criticità derivanti dall’entrata in vigore dell’Accordo, la maggior parte degli istituti (91,7% dei rispondenti) ha dichiarato che si adopererà per sviluppare metodi di rating in conformità con i parametri di Basilea, mentre solo il 25% promuoverà azioni di accreditamento di soggetti terzi (quali, ad esempio, i confidi) per lo svolgimento di tale attività.

95

3.5 La lettura del territorio: i Sistemi Economici Locali

Fig. 1 - Rappresentazione cartografica dei SEL della provincia di Grosseto

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne

Al fine di fornire un quadro più esaustivo della situazione socio economica grossetana, si ritiene utile analizzare in questa sezione il territorio secondo un’aggregazione subprovinciale. A tal proposito, le aree prese in esame sono i sistemi economici locali (SEL) individuati dalla Regione Toscana. Gli indicatori che verranno utilizzati saranno, dunque, la popolazione, i consumi, le imprese e l’occupazione (quest’ultima variabile è stata tratta dal Censimento Industria e Servizi 2001, i cui dati definitivi sono usciti lo scorso mese di marzo e non comprendono gli addetti in agricoltura, ma solo gli occupati agricoli che rientrano nella filiera agroalimentare), ossia le variabili che consentono una disaggregazione comunale ed una loro riaggregazione subprovinciale.

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Tab.1 - I SEL della provincia di Grosseto e i comuni di appartenenza

Albegna Fiora (Colline Interne – Costa d’Argento) Capalbio

Isola del Giglio Magliano in Toscana

MancianoMonte Argentario

OrbetelloPitiglianoScansanoSorano

Amiata Grossetano Arcidosso

Castel del Piano Castell'Azzara

CinigianoRoccalbegnaSanta Fiora Seggiano

SempronianoArea Grossetana

CampagnaticoCastiglione della Pescaia

Civitella Paganico Grosseto

RoccastradaColline Metallifere

FollonicaGavorrano

Massa Marittima Monterotondo Marittimo

MontieriScarlino

Fonte: Irpet e Regione Toscana

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3.5.1 Il SEL Albegna - Fiora (Colline Interne - Costa d’Argento)

Il sistema economico locale Albegna Fiora conta, nel 2001, quasi 55 mila persone, distribuite su un’area di 1.672 kmq, con una densità di 32,9 persone per chilometro quadrato, più bassa della media provinciale (47,1) già fra le più basse d’Italia. L’area, che manifesta uno spiccato carattere rurale, è la più a sud della provincia e della Toscana ed è bagnata ad ovest dal Tirreno.

I comuni più popolosi sono Orbetello e Monte Argentario, rispettivamente con più di 14 e 12 mila abitanti residenti; quest’ultimo è il solo comune del sistema economico che mostra una densità abitativa (201,5) superiore alla media nazionale (190,2).

Tab. 2 - La popolazione residente nei comuni del sistema economico locale Albegna Fiora (Colline Interne – Costa d’Argento) (2001)

Popolazione residente Densità

Capalbio 3.750 20,0 Isola del Giglio 1.406 59,1 Magliano in Toscana 3.719 14,8 Manciano 6.871 18,5 Monte Argentario 12.147 201,5 Orbetello 14.607 64,4 Pitigliano 4.134 40,2 Scansano 4.386 16,0 Sorano 3.915 22,4

Totale 54.935 32,9

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I consumi si attestano, nel 1999, ad oltre 866 milioni di euro, di cui quelli non alimentari sono l’85,3%, rispetto ad una media nazionale dell’83,5%. Il totale dei consumi risulta il 28,5% del totale provinciale, peraltro con una buona incidenza dei consumi turistici (20,5%), influenzati dall’importante consistenza delle attrattività locali. E’ possibile, infatti, trovare nell’area, oltre alle note località marittime ed isolane, attrattività legate alla civiltà etrusca, alle attività termali, insediamenti caratteristici, aree naturali protette ed interessanti specialità enogastronomiche.

Il sistema imprenditoriale è composto, alla fine del 2003, da oltre 8.000 unità locali attive, delle quali oltre il 50% fa parte del settore primario, le quali costituiscono quasi il 40% del totale provinciale. Molto importante è il settore della pesca, composto da 64 unità locali, molte delle quali impegnate nelle colture della laguna di Orbetello. Molto rilevante è il turismo che, con 555 tra alberghi e ristoranti, pesa per il 6,7% sul sistema imprenditoriale dell’intero sistema economico e del terziario avanzato, che incide per il 4% sul totale SEL.

98

Al contrario, il manifatturiero (6%) non ricopre la medesima importanza che dimostra in altre aree italiane. Logicamente, i segmenti produttivi del manifatturiero più importanti risultano interconnessi con la vocazione rurale del territorio e sono le trasformazioni alimentari (22,7% del totale manifatturiero di SEL), gli altri mezzi di trasporto (15,9%) ed il segmento della lavorazione del legno (11,6%).

Per quanto concerne l’occupazione, che totalizza nell’area oltre 14 mila addetti secondo il Censimento Industria 2001 (sono esclusi gli agricoli), deve essere sottolineato che i settori consistenti, in termini di incidenza sul totale provinciale, sono la pesca (76,7%) ed i mezzi di trasporto (48,8%), concentrati per lo più nei mezzi di trasporto nel comune di Monte Argentario, il che fa presupporre un indotto abbastanza consistente nella nautica da diporto.

Infine, deve essere sottolineata l’importanza dell’indotto turistico (33,4%) e delle trasformazioni alimentari (27,5%).

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3.5.2 Il SEL Amiata Grossetano

Il sistema economico locale Amiata Grossetano comprende otto comuni distribuiti su una superficie di 706 kmq, con una popolazione totale, nel 2001, di oltre 19 mila residenti. Nei suddetti comuni la popolazione residente non supera i 5 mila abitanti, con una densità che al massimo risulta inferiore ad un terzo della media italiana, mentre nel comune con minore densità (Roccalbegna) tale valore arriva ad un ventesimo del valore nazionale. La densità abitativa del SEL è pari a 27,3 abitanti per chilometro quadrato.

I consumi sono molto bassi; si tratta, infatti, di un’area rurale interna dove tale aggregato risulta condizionato dalla modesta quota di popolazione residente e dal minore flusso turistico rispetto al sistema economico Albegna Fiora.

L’84% dei consumi è di tipo non alimentare, fra i quali spiccano le spese per l’abitazione (22,2% del totale di SEL), le spese turistiche (11,3%), i trasporti (11%) ed i beni ed i servizi vari (10,1%).

Tab. 7 - La popolazione residente nei comuni del sistema economico locale Amiata Grossetano (2001)

Popolazione residente Densità

Arcidosso 4.114 44,1 Castel del Piano 4.331 63,9 Castell'Azzara 1.826 28,2 Cinigiano 2.695 16,7 Roccalbegna 1.241 9,9 Santa Fiora 2.767 44,0 Seggiano 953 19,2 Semproniano 1.326 16,3

Totale 19.253 27,3 % su totale provincia 9,1 - Fonte: Istat

Il sistema imprenditoriale risulta composto, alla fine del 2003, da 2.776 unità locali attive, ovvero il 16,3% di tutta la provincia. Anche in questo caso il settore primario mostra una notevole incidenza nella composizione del tessuto produttivo (55,3%), relegando agli altri comparti economici una modesta rilevanza nella determinazione del modello di sviluppo dell’intero sistema economico.

Gli altri settori che dimostrano una certa rilevanza sono il commercio (15,3%), le costruzioni (5,5%) ed il turismo che, tra alberghi e ristoranti, ha un’incidenza del 5,5% sul totale di SEL.

Sebbene il manifatturiero abbia un peso maggiore (6,8%) di quest’ultimo settore, paragonandolo ad altre aree nazionali non sembra incidere in maniera determinante. Fra i comparti del manifatturiero deve essere sottolineato il ruolo delle trasformazioni alimentari che rappresentano quasi il 30% del totale manifatturiero di SEL.

106

Il complesso degli occupati, nel 2001, supera le 5 mila unità, ovvero l’8% del totale provinciale, distribuite per più di metà nei comuni di Castel del Piano e Arcidosso.

I settori nei quali convergono maggiormente gli occupati sono il manifatturiero (20,4%), all’interno del quale quasi la metà afferisce al settore delle trasformazioni alimentari, l’istruzione (10,1%), la sanità (8,9%) ed il terziario avanzato (6,4%).

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3.5.3 Il SEL Area Grossetana

Il sistema economico locale Area Grossetana comprende cinque comuni, fra i quali il capoluogo di provincia presso il quale risiede il 76,5% della popolazione dell’intera area. La popolazione totale, nel 2001, ammonta ad oltre 93 mila abitanti che, con una densità di 70,4 residenti per kmq, vivono in un’area di 1.323 chilometri quadrati. Il solo comune che mostra una densità superiore alla media dell’area è Grosseto.

Tab. 12 - La popolazione residente nei comuni del sistema economico locale Area Grossetana (2001)

Popolazione residente Densità

Campagnatico 2.423 14,9 Castiglione della Pescaia 7.272 34,8 Civitella Paganico 3.045 15,8 Grosseto 71.263 150,2 Roccastrada 9.199 32,3

Totale 93.202 70,4 % su totale provincia 44,2 - Fonte: Istat

I consumi nel 1999 ammontano a quasi 1.300 milioni di euro, dei quali l’84,7% è di tipo non alimentare. Considerato che il capoluogo ricade in quest’area, è comprensibile che l’incidenza, a livello settoriale, di tale aggregato sul totale di provincia sia, in tutti i casi, escluso il turismo, superiore al 40%.

Fra i settori che più concorrono a determinare l’ammontare dei consumi all’interno del sistema economico locale troviamo le spese per l’abitazione (18,5%), il turismo (14,2%) ed i trasporti (12,6%).

Oltre 11 mila sono le unità locali attive che compongono il tessuto economico dell’Area Grossetana nel 2003, il quale sembra più equilibrato rispetto ad altri SEL esaminati. Come per i consumi, la presenza del polo economico locale contribuisce a determinare l’accentramento delle attività imprenditoriali rispetto al totale provinciale, con particolare riferimento alle attività terziarie, capeggiate da sanità (67,6% sul totale provincia), dall’intermediazione monetaria e finanziaria (56,1%), dall’informatica e ricerca (55,8%) e dall’istruzione (54%).

Fra i settori manifatturieri, segnaliamo l’importanza delle trasformazioni alimentari (23% sul totale manifatturiero di SEL), dei prodotti in metallo (10%) e delle macchine (9,9%).

L’occupazione, nel 2001, conta 31.652 unità, delle quali l’83,1% lavora nel comune di Grosseto. Il settore più rappresentato in tale aggregato statistico è il commercio, che incide per il 21,6% sul totale di SEL; importante è anche il contributo del terziario avanzato (12%) e delle costruzioni (10,1%).

Il manifatturiero incide per il 10,4% senza, peraltro, registrare un sottosettore prevalente.

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119

120

3.5.4 Il SEL Colline Metallifere

Il sistema economico locale Colline Metallifere conta sei comuni, dei quali solo quello di Follonica con oltre 20 mila abitanti; l’area in questione è quella più a nord della provincia e si estende per 803 kmq. Gli abitanti, nel 2001, sono oltre 43 mila, distribuiti con una densità media di 54,4 abitanti per chilometro quadrato; solo Follonica manifesta una densità molto elevata (377,8), quasi doppia rispetto alla media nazionale.

Tab. 17 - La popolazione residente nei comuni del sistema economico locale Colline Metallifere (2001)

Popolazione residente Densità

Follonica 21.091 377,8 Gavorrano 8.193 49,9 Massa Marittima 8.818 31,1 Monterotondo Marittimo 1.210 11,8 Montieri 1.248 11,5 Scarlino 3.136 35,5

Totale 43.696 54,4 % su totale provincia 20,7 Fonte: Istat

I consumi dell’area, nel 1999, si attestano a 607,9 milioni di euro, pari al 20% del totale provinciale; l’84,1% sono non alimentari, fra i quali spiccano le spese per l’abitazione (20,1%), il turismo (14,5%) ed i trasporti (12,1%).

Il sistema imprenditoriale, nel 2003, conta oltre 4 mila unità locali, distribuite, per lo più, nei settori del commercio (26,/%), delle costruzioni (14%), del terziario avanzato (8%) e del turismo (6,8%). Il manifatturiero incide per l’8,1% ed al suo interno si evidenziano le trasformazioni alimentari (24,2% del totale manifatturiero di SEL), la filiera legno/mobilio (oltre il 20%) ed i prodotti in metallo (14,6%).

Gli occupati, secondo il Censimento Industria del 2001, sono circa 12.300; molto ben rappresentati sono i settori del terziario avanzato (10,7%), del turismo (9,1%) e, all’interno del manifatturiero, della chimica (3,8%).

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.19b

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126

4. Il livello microeconomico

129

4.1 Il tessuto imprenditoriale

4.1.1 La dinamica della struttura imprenditoriale

La struttura della provincia di Grosseto al 2003, risulta costituita da 29.636 imprese registrate, di cui 26.875 attive, con un saldo, tra imprese iscritte e cessate, di +274 unità, leggermente migliore di quello registrato nel precedente anno (240; tab. 1).

Per quanto concerne l’agricoltura, malgrado uno saldo negativo, -143 unità, nel solco del trend già registrato nel 2002 (-186), il confronto in termini di incidenza percentuale rispetto al dato regionale ed a quello nazionale, evidenzia con chiarezza l’importanza strategica del settore agricolo che resta stabilmente al primo posto nel sistema economico provinciale: le imprese agricole rappresentano, in provincia di Grosseto, il 39,5% del totale (40,2% nel 2002), pari al doppio della media nazionale e di oltre 25 punti percentuali maggiore di quella regionale. Da sola la provincia assorbe più di un quinto del numero totale delle imprese agricole della regione Toscana, mentre il complesso dell’intero tessuto produttivo grossetano rappresenta solo il 7,8% circa di quello regionale (tab. 4).

Anche le imprese attive nei servizi turistici provinciali fanno registrare una media (6,0%) superiore a quella nazionale (4,8%) ed a quella regionale (5,3%), dato quest’ultimo molto significativo considerato che il turismo rappresenta per la Toscana uno dei principali motori di sviluppo.

Di contro, i dati evidenziano quanto modesta resti l’industrializzazione della provincia, sostanzialmente ferma in termini di numerosità di imprese manifatturiere e, quindi, di peso settoriale provinciale (7,0%) e di raffronti a livello regionale (16,7%) e nazionale (13,0%), sostanzialmente allineati ai valori dello scorso anno (tab. 4).

Solo il comparto Costruzioni mostra un accenno di trend positivo con un saldo attivo di 97 unità e un incremento della media provinciale rispetto all’anno precedente dello 0,4%, sostanzialmente in linea con quelli registrati dalle medie regionale e nazionale nello stesso comparto.

Tab. 1 - La numerosità imprenditoriale in provincia di Grosseto (2003) Settori Registrate Attive Iscritte Cessate Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 10.724 10.628 485 628 Estrazione di minerali 36 27 0 1 Attività manifatturiere 2.124 1.891 93 116 Prod. e distrib. energ. elettr., gas, acqua 13 11 0 0 Costruzioni 3.274 2.985 278 181 Commercio 6.262 5.703 336 430 Alberghi e ristoranti 1.898 1.620 91 109 Trasporti e comunicazioni 670 623 28 30 Intermediaz. Monetaria e finanziaria 399 383 30 35 Altri servizi ed imprese non classif. 4.236 3.004 653 190 TOTALE 29.636 26.875 1.994 1.720 Fonte: Camera di Commercio di Grosseto

130

Graf. 1 - Distribuzione delle aziende attive in provincia di Grosseto (2003)

39,5

0,17,00,011,1

21,2

6,0

2,31,4

11,2

Agrico ltura, caccia, silv ico ltura e pesca Estrazione d i m inerali

Attiv ità m anifatturiere Prod. e d istrib . energ. elettr., gas, acqua

Costruzioni Com m ercio

Alberghi e ristoranti Trasporti e com unicazioni

Interm ediaz. Monetaria e finanziaria Altri serv izi ed im prese non classif.

Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Camera di Commercio di Grosseto

Tab. 2 - La numerosità imprenditoriale in Toscana (2003) Settori Registrate Attive Iscritte Cessate Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 49.817 49.069 1.947 2.791 Estrazione di minerali 546 295 5 6 Attività manifatturiere 68.516 57.781 3.098 4.027 Prod. e distrib. energ. elettr., gas, acqua 154 128 4 4 Costruzioni 55.258 51.308 5.220 3.161 Commercio 105.815 94.048 5.785 6.497 Alberghi e ristoranti 23.030 18.309 1.292 1.234 Trasporti e comunicazioni 13.656 12.380 659 796 Intermediaz. Monetaria e finanziaria 7.924 7.331 575 634 Altri servizi ed imprese non classif. 78.304 55.477 9.691 3.942 TOTALE 403.020 346.126 28.276 23.092 Fonte: Camera di Commercio di Grosseto

Tab. 3 - La numerosità imprenditoriale in Italia (2003) Italia

SettoriRegistrate Attive Iscritte Cessate

Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 999.166 987.794 35.664 57.870 Estrazione di minerali 5.984 4.327 60 175 Attività manifatturiere 754.339 647.691 29.821 37.601 Prod. e distrib. energ. elettr., gas, acqua 3.286 2.774 119 127 Costruzioni 741.577 665.834 56.559 39.732 Commercio 1.563.262 1.397.895 86.209 88.117 Alberghi e ristoranti 277.557 241.160 14.186 15.377 Trasporti e comunicazioni 208.121 189.104 9.348 11.027 Intermediaz. monetaria e finanziaria 109.170 98.333 6.836 8.171 Altri servizi ed imprese non classificate 1.242.421 760.826 150.540 59.356 TOTALE 5.904.883 4.995.738 389.342 317.553 Fonte: Infocamere

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Tab. 4 - Distribuzione (%) settoriale delle aziende attive in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia e peso dei settori della provincia sulla regione (2003) Settori Grosseto Toscana Italia Grosseto/Toscana Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 39,5 14,2 19,8 21,7 Estrazione di minerali 0,1 0,1 0,1 9,2 Attività manifatturiere 7,0 16,7 13,0 3,3 Prod. e distrib. Energ. Elettr., gas, acqua 0,0 0,0 0,1 8,6 Costruzioni 11,1 14,8 13,3 5,8 Commercio 21,2 27,2 28,0 6,1 Alberghi e ristoranti 6,0 5,3 4,8 8,8 Trasporti e comunicazioni 2,3 3,6 3,8 5,0 Intermediaz. Monetaria e finanziaria 1,4 2,1 2,0 5,2 Altri servizi ed imprese non classificate 11,2 16,0 15,2 5,4 TOTALE 100,0 100,0 100,0 7,8 Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

Tab.5 - Nati-mortalità imprenditoriale in provincia di Grosseto (2003)

SettoriSaldo

iscritte-cessate

iscritte(% su totale)

Tasso di iscrizione*

Tasso di cessazione **

Tasso di crescita

***Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca -143 24,3 4,5 5,8 -1,3 Estrazione di minerali -1 0,0 0,0 2,8 -2,8 Attività manifatturiere -23 4,7 4,4 5,5 -1,1 Prod. e distrib. energ. elettr., gas, acqua 0 0,0 0,0 0,0 0,0 Costruzioni 97 13,9 8,8 5,7 3,1 Commercio -94 16,9 5,3 6,8 -1,5 Alberghi e ristoranti -18 4,6 4,9 5,9 -1,0 Trasporti e comunicazioni -2 1,4 4,3 4,6 -0,3 Intermediaz. monetaria e finanziaria -5 1,5 7,4 8,6 -1,2 Altri servizi ed imprese n.c. 463 32,7 16,3 4,8 11,6 TOTALE 274 100,0 6,8 5,9 0,9 *Il tasso di iscrizione esprime il rapporto tra imprese iscritte nel periodo di riferimento (2003) e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo di riferimento (fine 2002). **Il tasso di cessazione esprime il rapporto tra imprese cessate nel periodo di riferimento (2003) e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo di riferimento (fine 2002). ***Il tasso di crescita esprime il rapporto tra il saldo delle imprese iscritte e cessate nel periodo di riferimento (2003) e ilnumero di imprese registrate all’inizio del periodo di riferimento (fine 2002). Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere e Camera di Commercio di Grosseto.

L’analisi della dinamica (2002-2003) del sistema produttivo provinciale mostra un anno di crescita modesta, con un tasso di crescita dello 0,9% al lordo delle imprese agricole, sostanzialmente invariato rispetto a quello fatto registrare nel 2002 (0,8%), a fronte di un analogo andamento del trend regionale che passa ad un tasso di crescita dell’1,3% (1,2% nel 2002), mentre leggermente migliore rispetto a quella dell’anno precedente è la dinamica nazionale che fa registrare un tasso di crescita 2003 pari all’1,2% (-0,4% nel 2002) (tab. 6).

A contribuire a tale situazione, è stato soprattutto il settore agricolo, che rappresenta la maggiore numerosità imprenditoriale, nel quale si è registrato un tasso di crescita negativo, -1,3% (-1,7% nel 2002). Tale diminuzione, peraltro, è allineata ad una tendenza nazionale.

Va, comunque, osservato che nel corso del 2003 la generalità dei settori produttivi provinciali ha subito una flessione del numero di imprese registrate a fronte di quelle cessate, con

132

esclusione del buon risultato ottenuto dal comparto Costruzioni con un saldo positivo di 97 unità aggiuntive, anche se inferiore a quello registrato nel 2002 (+141), ed un tasso di crescita del 3,1%, nonché di quello conseguito dal settore “Altri servizi ed imprese non classificate”, tasso di crescita dell’11,6%, che però costituisce una voce residuale che include imprese di varia natura e quindi pone difficoltà di interpretazione.

In particolare il settore Commercio, secondo per numerosità imprenditoriale a quello dell’agricoltura, presenta un saldo negativo di 94 unità con un tasso di crescita (-1,5%) peggiore di quello già registrato nel 2002 (-0,8%); sintomo del protrarsi del processo di ristrutturazione del settore, crescita della grande distribuzione e scomparsa di piccoli esercizi, che ovviamente riduce il numero complessivo di imprese.

Tuttavia, va detto che tale processo, pur comportando una modernizzazione complessiva del comparto ed un rilancio della sua competitività, sembra avere, all’esame dei dati sulle forze di lavoro, ricadute occupazionali piuttosto modeste in valore assoluto, anche se è probabile che gli effetti in termini di età media dell’occupazione siano consistenti. Flessioni relativamente importanti si registrano, infine, anche nei settori Attività manifatturiere e Alberghi e ristoranti, con saldi negativi, rispettivamente, di 23 e 18 unità e tassi di crescita negativi pari, rispettivamente, a -1,1% e -1,0%.

Nonostante si osservi una flessione in quasi tutti i settori, deve essere sottolineato che il tasso di crescita imprenditoriale, elaborato al netto del settore agricolo, nel 2003, mostra una dinamica più favorevole (+2,2%) rispetto alle macroaree di confronto (Toscana +1,7%; Italia +1,9%), determinando una confortante risposta all’attuale situazione del ciclo economico.

Tab. 6 - Tasso di crescita in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia (2003) Settori GROSSETO TOSCANA ITALIA Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca -1,3 -1,7 -2,2 Estrazione di minerali -2,8 -0,2 -1,9 Attività manifatturiere -1,1 -1,3 -1,0 Prod. e distrib. energ. elettr., gas, acqua 0,0 0,0 -0,3 Costruzioni 3,1 3,9 2,4 Commercio -1,5 -0,7 -0,1 Alberghi e ristoranti -1,0 0,3 -0,4 Trasporti e telecomunicazioni -0,3 -1,0 -0,8 Intermediaz. monetaria e finanziaria -1,2 -0,7 -1,2 Altri servizi ed imprese non classificate 11,6 7,7 7,6 TOTALE 0,9 1,3 1,2 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere e Camera di Commercio di Grosseto

Tab. 7 - Andamento dei principali indicatori imprenditoriali di Grosseto al netto dell'agricoltura (1997-2003) Tasso di iscrizione Tasso di cessazione Tasso di crescita 1997 8,84 8,12 0,73 1998 7,98 7,88 0,10 1999 8,27 6,66 1,61 2000 9,39 6,13 3,25 2001 9,17 5,96 3,22 2002 8,87 6,53 2,35 2003 8,15 5,90 2,25 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere e Camera di Commercio di Grosseto

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Tab. 8 - Andamento dei principali indicatori imprenditoriali della Toscana al netto dell'agricoltura (1997-2003) Tasso di iscrizione Tasso di cessazione Tasso di crescita 1997 7,51 7,63 -0,12 1998 7,86 6,87 0,99 1999 7,89 6,15 1,74 2000 8,37 6,25 2,11 2001 8,34 5,87 2,47 2002 8,13 6,36 1,77 2003 7,58 5,85 1,74 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

Tab. 9 - Andamento dei principali indicatori imprenditoriali dell’Italia al netto dell'agricoltura (1997-2003) Tasso di iscrizione Tasso di cessazione Tasso di crescita 1997 7,44 6,71 0,73 1998 7,32 5,82 1,50 1999 7,72 5,65 2,07 2000 8,12 5,62 2,50 2001 8,23 5,65 2,58 2002 7,96 5,91 2,06 2003 7,35 5,40 1,95 Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

4.1.2 La natura giuridica delle imprese: l’attuale debolezza del tessuto produttivo e la sua lenta ma graduale evoluzione

Il quadro che si delinea osservando la distribuzione settoriale delle aziende in provincia di Grosseto in valori assoluti (Tab. 10 v.a.), mostra come la maggior parte dei settori produttivi siano prevalentemente organizzati in aziende individuali, ad eccezione dei settori Estrazione di minerali e Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua, che presentano un’elevata incidenza di imprese organizzate in società di capitale.

A tal proposito, andando ad osservare la composizione delle imprese provinciali per natura giuridica in termini percentuali (Graf. 2), possiamo notare che le imprese individuali, con 19.502 unità, rappresentano ancora il 72,6% del totale delle aziende attive, mentre le società di persone e le società di capitale ne rappresentano, rispettivamente, il 19,3% e il 5,9%. Il confronto con i corrispondenti valori regionali mostra come il sistema produttivo provinciale sia ancora fortemente orientato verso la piccola imprenditoria (con tutto quello che ciò comporta in termini di difficoltà di autofinanziamento e, quindi, di sviluppo competitivo sui mercati provinciali), con una numerosità di ditte individuali maggiore di 9,7 punti percentuali rispetto alla media regionale (72,6% contro il 62,9% della media regionale). Al contrario, la forma societaria più evoluta in termini di capacità di autofinanziamento degli investimenti e di robustezza patrimoniale, ovvero le società di capitale, presenta una numerosità inferiore di oltre 7,5 punti percentuali rispetto alla media regionale (5,9% contro 13,5% della media regionale).

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È chiaro che un simile assetto del sistema produttivo, non garantisce alle imprese la robustezza necessaria per potersi attrezzare a competere sui più ricchi, ma anche più difficili, mercati esterni al territorio di riferimento. Un ulteriore indicatore di questa situazione di “localismo” del tessuto produttivo provinciale lo si evince dall’analisi delle imprese in gruppo (capogruppo e controllate) per localizzazione geografica (Tab. 16). Possiamo notare, infatti, come ben il 95,2% delle imprese facenti parte di gruppi siano localizzate all’interno della provincia grossetana, mentre solo l’1,2% sono localizzate al di fuori della regione, il che pone Grosseto, fra tutte le province Toscane, all’ultimo posto di questa particolare classifica.

Le ragioni di tali differenze rispetto al resto della Toscana risiedono principalmente nel fatto che le piccole imprese, per la stragrande maggioranza ditte individuali, si concentrano soprattutto nel tratto più caratteristico dell’assetto produttivo provinciale, il settore agricoltura, prevalentemente orientato verso il mercato locale e poco strutturato per vendere su mercati più grandi e difficili da penetrare. L’agricoltura non sembra quindi aver perso del tutto il suo carattere tradizionale e la maggior parte delle imprese provinciali operanti nel settore non ha ancora i mezzi necessari per proiettarsi in misura significativa verso l’esterno (soltanto l’1,3% delle 10.628 imprese agricole provinciali, ovvero una quota del tutto insignificante, è costituita sotto forma di società di capitale).

Comunque, andando a fare gli opportuni raffronti, si può notare come il settore agricolo grossetano, sebbene ancora sottodimensionato, appaia più avanti nel processo di crescita e rafforzamento competitivo rispetto a quello della regione Toscana considerata nel suo complesso. Infatti, andandosi a calcolare, in base ai valori assoluti delle Tab. 10 e 11, le quote provinciali e regionali riferite alla composizione per forma giuridica del totale delle imprese agricole, si evidenzia chiaramente che quelle regionali presentano un profilo ancora più spinto verso il sottodimensionamento produttivo e patrimoniale. Sebbene sia quindi evidente che il settore agricolo provinciale è ancora in difficoltà, non avendo raggiunto il necessario grado di maturità, esso risulta comunque più avanti rispetto al resto della regione nei processi di ammodernamento e di rafforzamento competitivo. Tra l’altro, le pochissime imprese agricole provinciali aventi forma di società di capitale (139 unità) rappresentano comunque il 16,1% del totale delle società di capitale attive nel settore agricolo in Toscana, e quindi possiedono un peso piuttosto rilevante sull’intero territorio regionale.

A livello più generale, andando ad osservare il dettaglio per settori di ciascuna tipologia giuridica in valori percentuali, possiamo evidenziare che, mentre la maggior parte delle ditte individuali provinciali sono rappresentate da imprese operanti nel settore agricolo (47,6% del totale ditte individuali), le società di persone sono per lo più rappresentate da imprese operanti nel settore del Commercio all’ingrosso e al dettaglio (24,5%) e, infine, le società di capitale da imprese operanti nei settori Commercio all’ingrosso e al dettaglio (19,4%) e Altri servizi e imprese non classificate (31,8%), che però, come abbiamo già detto, costituisce una voce residuale che include imprese di varia natura e quindi pone difficoltà di interpretazione.

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Tab. 10 - Distribuzione settoriale delle aziende attive in provincia di Grosseto per natura giuridica (v.a. e v. %; 2003)

Società di capitale

Società di persone

DitteIndividuali

AltreForme

Totale

Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 139 1.108 9.281 100 10.628Estrazione di minerali 15 5 4 3 27Attivita' manifatturiere 165 557 1.135 34 1.891Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua 6 0 0 5 11Costruzioni 265 498 2.129 93 2.985Comm.ingr.e dett.;rip.beni pers.e per la casa 308 1.266 4.091 38 5.703Alberghi e ristoranti 116 706 784 14 1.620Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 53 125 416 29 623Intermediaz.monetaria e finanziaria 18 59 295 11 383Altri servizi ed imprese non classif. 505 850 1.367 282 3.004TOTALE 1.590 5.174 19.502 609 26.875

Valori % Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 8,7 21,4 47,6 16,4 39,5Estrazione di minerali 0,9 0,1 0,0 0,5 0,1Attivita' manifatturiere 10,4 10,8 5,8 5,6 7,0Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua 0,4 0,0 0,0 0,8 0,0Costruzioni 16,7 9,6 10,9 15,3 11,1Comm.ingr.e dett.;rip.beni pers.e per la casa 19,4 24,5 21,0 6,2 21,2Alberghi e ristoranti 7,3 13,6 4,0 2,3 6,0Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 3,3 2,4 2,1 4,8 2,3Intermediaz.monetaria e finanziaria 1,1 1,1 1,5 1,8 1,4Altri servizi ed imprese non classif. 31,8 16,4 7,0 46,3 11,2TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Camera di Commercio di Grosseto

Tab. 11 - Distribuzione settoriale delle aziende attive in Toscana per natura giuridica (v.a. e v. %; 2003)

Società di capitale

Società di persone

DitteIndividuali

AltreForme

Totale

Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 864 4.178 43.530 497 49.069 Estrazione di minerali 176 60 43 16 295 Attivita' manifatturiere 11.134 16.313 29.926 408 57.781 Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua 83 13 11 21 128 Costruzioni 4.526 7.715 38.347 720 51.308 Comm.ingr.e dett.;rip.beni pers.e per la cas 10.248 20.528 62.749 523 94.048 Alberghi e ristoranti 2.362 8.040 7.728 179 18.309 Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 1.468 1.732 8.713 467 12.380 Intermediaz.monetaria e finanziaria 718 1.085 5.437 91 7.331 Altri servizi ed imprese non classif. 14.984 15.994 21.327 3.172 55.477 TOTALE 46.563 75.658 217.811 6.094 346.126

Valori % Agricoltura, caccia, silvicoltura e pesca 1,9 5,5 20,0 8,2 14,2 Estrazione di minerali 0,4 0,1 0,0 0,3 0,1 Attivita' manifatturiere 23,9 21,6 13,7 6,7 16,7 Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua 0,2 0,0 0,0 0,3 0,0 Costruzioni 9,7 10,2 17,6 11,8 14,8 Comm.ingr.e dett.;rip.beni pers.e per la cas 22,0 27,1 28,8 8,6 27,2 Alberghi e ristoranti 5,1 10,6 3,5 2,9 5,3 Trasporti,magazzinaggio e comunicaz. 3,2 2,3 4,0 7,7 3,6 Intermediaz.monetaria e finanziaria 1,5 1,4 2,5 1,5 2,1 Altri servizi ed imprese non classif. 32,2 21,1 9,8 52,1 16,0 TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Camera di Commercio di Grosseto

136

Graf. 2 - Composizione (%) delle imprese attive in provincia di Grosseto per natura giuridica (2003)

5,9

19,3

72,6

2,3

Società d i cap itale Società d i persone Ditte Ind iv iduali A ltre Fo rm e

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Camera di Commercio di Grosseto

Graf. 3 - Composizione (%) delle imprese attive in Toscana per natura giuridica (2003)

13,5

21,9

62,9

1,8

Società di capitale Società di persone Ditte Individuali Altre Forme

Fonte: elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Camera di Commercio di Grosseto

137

Passando all’analisi della serie storica delle imprese attive in provincia di Grosseto per natura giuridica, possiamo osservare come, nel corso degli ultimi cinque anni, l’economia provinciale sia stata caratterizzata da un lento processo di trasformazione del suo tessuto imprenditoriale. Ad una lenta diminuzione del peso percentuale delle aziende individuali (che passa dal 74,4% del 1999 al 72,6% del 2003), ha fatto seguito un parallelo, quasi medesimo, incremento della quota di aziende attive costituite in società di capitale, aumentata di 1,7 punti percentuali.

Sostanzialmente simile, anche se più significativo per quanto riguarda la dinamica delle società di capitale, è il trend evidenziato dalla regione Toscana nel suo complesso, sintomo di un processo di ristrutturazione ormai necessario per vincere la sempre crescente variabilità dell’ambiente economico.

Cresce quindi l’importanza delle società di capitale, dato che sottolinea un ispessimento qualitativo del tessuto produttivo, ovvero uno spostamento verso l’alto della dimensione organizzativa e produttiva che, nel medio periodo, può fungere da fattore di sviluppo del sistema produttivo, rappresentando la chiave di volta della competitività dell’intero sistema economico locale.

La crescita delle società di capitali fa, inoltre, supporre un aumento delle relazioni tra imprese, sia formali che informali, quindi un generale irrobustimento del sistema produttivo locale. Le relazioni imprenditoriali di tipo formale possono essere desunte dalla partecipazione delle aziende ai gruppi imprenditoriali. Sotto questo punto di vista, Grosseto evidenzia una condizione meno favorevole rispetto alle principali aree di riferimento. Infatti, delle 26.875 imprese presenti nella provincia, solo 208 fanno parte di un gruppo, con un’incidenza percentuale a livello regionale pari al 2,42%, il che pone Grosseto, fra le province toscane, all’ultimo posto di questa particolare classifica (Tab. 14). Stesso tipo di conclusioni si possono infine desumere andando ad analizzare i dati relativi all’incidenza delle società di capitale in gruppo sul totale delle società di capitale (Tab. 15): da questo punto di vista Grosseto, con il 18,2%, si attesta al penultimo posto a livello regionale, immediatamente prima della provincia di Massa Carrara, evidenziando, ulteriormente, un certo grado di ritardo, rispetto al resto della regione, nella crescita dimensionale di impresa intesa in senso allargato, ovvero non strettamente legata al numero di occupati.

Tab. 12 - Numerosità delle imprese attive di Grosseto per natura giuridica (1999-2003) Società di capitale Società di persone Ditte Individuali Altre forme Totale

Valori assoluti 1999 1.079 4.975 19.196 561 25.811 2000 1.168 5.058 19.314 576 26.116 2001 1.312 5.112 19.457 589 26.470 2002 1.463 5.181 19.487 590 26.721 2003 1.590 5.174 19.502 609 26.875

Valori percentuali 1999 4,2 19,3 74,4 2,2 100,0 2000 4,5 19,4 73,9 2,2 100,0 2001 4,9 19,3 73,5 2,2 100,0 2002 5,5 19,4 72,9 2,2 100,0 2003 5,9 19,2 72,6 2,3 100,0 Fonte: elab. su dati Camera di Commercio di Grosseto

138

Tab. 13 - Numerosità delle imprese attive della Toscana per natura giuridica (1999-2003) Società di capitale Società di persone Ditte Individuali Altre forme Totale

Valori assoluti 1999 36.199 74.358 214.017 5.452 330.026 2000 38.712 74.917 215.640 5.629 334.898 2001 41.075 75.191 216.734 5.735 338.735 2002 44.168 75.549 217.178 5.985 342.880 2003 46.563 75.658 217.811 6.094 346.126

Valori percentuali 1999 10,9 22,5 64,8 1,6 100,0 2000 11,6 22,4 64,4 1,7 100,0 2001 12,1 22,2 63,9 1,7 100,0 2002 12,9 22,0 63,3 1,7 100,0 2003 13,5 21,9 62,9 1,8 100,0 Fonte: elab. su dati Camera di Commercio di Grosseto

Tab. 14 - Imprese in gruppo per settore di attività economica (valori assoluti - 2002)

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Arezzo 15 6 64 6 22 49 55 205 18 17 186 93 736

Firenze 57 20 139 84 81 149 228 710 87 154 889 181 2.778

Grosseto 12 3 1 3 3 5 37 55 6 6 55 22 208

Livorno 16 7 - 5 17 45 60 152 109 20 159 54 644

Lucca 16 10 33 29 52 94 58 204 11 28 177 61 773

Massa Carrara 1 1 3 3 56 24 23 100 24 13 59 44 350

Pisa 32 6 90 11 32 34 54 166 11 24 178 53 692

Pistoia 1 16 67 25 21 36 58 189 5 19 201 41 678

Prato 5 7 411 6 15 40 55 174 12 58 263 19 1.065

Siena 69 18 6 17 31 58 61 172 6 21 152 45 656

Toscana 222 95 813 188 328 533 689 2.126 290 359 2.321 614 8.578

Centro 478 328 1.168 755 838 1.542 3.864 6.510 956 1.210 7.563 2.287 27.499

ITALIA 1.564 1.975 4.110 3.215 4.968 12.396 12.722 26.577 4.438 6.326 35.638 7.825 121.755

Fonte: Unioncamere

139

Tab. 15 - Incidenza delle società di capitale in gruppo di impresa sul totale delle società di capitale (2002)

Agr

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Arezzo 42,8 17,9 30,1 12,6 28,7 26,1 17,6 20,3 23,6 36,9 26,8 14,1 22,1

Firenze 38 19,7 14,3 23,2 27,6 18,4 23,9 21,9 26,1 51,8 24,8 21,5 23,9

Grosseto 11,8 9,9 8 19,8 14,3 10,5 19,4 17 16,5 37,8 21,8 17,9 18,2

Livorno 30,6 31,9 0 11,7 35,7 25,7 18,7 19,9 36,8 57,6 23,7 28,5 24,9

Lucca 39,5 17,7 14,9 18,2 22,1 28,4 13,1 14,2 10,9 63,5 21,8 19,1 19,1

Massa Carrara 31,6 7,9 14 12 27 13,5 10,2 14,3 25 78,9 17,4 22,4 17,8

Pisa 49,4 19,2 17,4 20,7 28,5 18,3 16,6 17,5 13,4 68,7 21,3 19,2 20,2

Pistoia 3,9 41,1 16 30,9 30,9 19,9 20,4 22,1 7,6 56,1 22,7 16,3 21,6

Prato 26,9 48,4 27,8 21,6 21,4 22,5 17,6 21,5 15,1 54,8 25 12,3 25,4

Siena 37,1 38,3 17 28,6 35,2 29,1 25,4 26,8 14,9 48,5 27 17 27,9

Toscana 32,8 24,3 20,9 21,7 27,1 21,6 19,1 19,8 23,9 53,5 23,9 18,7 22,7

Centro 31,7 29,1 20,5 32,2 32,4 24,7 29,1 24,1 26,5 79,9 39 21,8 22,5

ITALIA 29,7 25,3 20,7 26,7 31,2 25,4 20,7 21,2 26,7 59,2 30 16,3 24,6

Fonte: Unioncamere

Tab. 16 - Imprese in gruppo, capogruppo e controllate per localizzazione geografica (2002)

composizione controllate

Provincia in provincia in regione fuori regione

Arezzo 95,9 1,8 2,3

Firenze 85,8 8,6 5,7

Grosseto 95,2 3,6 1,2

Livorno 94,9 2 3

Lucca 94,4 3,7 1,9

Massa Carrara 95,2 1,9 3

Pisa 86,4 7,1 6,5

Pistoia 93,5 4,9 1,6

Prato 92,7 5,3 2

Siena 93,3 5 1,7

Toscana 90,6 5,7 3,7

Centro 89,2 3,6 7,1

ITALIA 88 4,7 7,3 Fonte: Unioncamere

140

4.1.3 Le imprese artigiane

Nel corso del quarto trimestre 2003, si registrano a Grosseto 6.174 imprese artigiane (tab. 17), di cui il 99,3% sono attive. Il comparto più cospicuo è quello delle costruzioni, che rappresentano il 38,7% delle aziende registrate ed il 38,8% di quelle attive; seguono le industrie alimentari e delle bevande (5,8% delle imprese attive), il commercio della manutenzione e riparazione degli autoveicoli e motocicli (6,9% delle aziende attive), i trasporti terrestri (6,3%), le industrie del legno e la fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo (entrambi 3,0%). Tra questi comparti, gli unici due ad aver registrato un aumento di imprese artigiane tra il primo ed il quarto trimestre 2003 sono quello delle costruzioni (+5,2% le imprese registrate e +5,4% quelle attive) e quello della fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo (+2,2% sia le imprese registrate che quelle attive); di contro, gli altri comparti appaiono diminuiti in quanto a consistenza di aziende, con particolare riferimento al commercio della manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli, il quale registra una variazione negativa delle imprese registrate pari a –1,8% e di quelle attive pari a –2,3% rispetto al primo trimestre 2003.

Tab

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142

4.1.4 L’imprenditoria femminile

Nel 2003 la provincia di Grosseto conta oltre 14.200 unità locali registrate con donne a capo (tab. 18); esse sono aumentate, in riferimento al 2000, del +3,2%, con un tasso di variazione medio annuo pari all’1%. Il settore all’interno di cui appare più densa la presenza di imprenditrici femminili è quello agricolo, che rappresenta il 30,4% del totale, seguito dal commercio al dettaglio (18,4%), dal turismo (11,1%), dalle attività immobiliari (4,3%) e dalle costruzioni (4%). Tutti gli altri settori mostrano un’incidenza inferiore al 4%, tuttavia bisogna sottolineare che le industrie alimentari e delle bevande, pur rappresentando solamente il 2,4% del totale delle unità locali registrate con donne a capo, hanno visto crescere molto il peso delle imprenditrici femminili dal 2000; difatti, la variazione percentuale ad esse relativa mostra una crescita del +10,1% in tal senso ed un tasso di variazione medio annuo pari a 3,3%. Anche le attività immobiliari ed il turismo hanno registrato ottime variazioni positive delle imprenditrici donne al proprio capo, evidenziando, rispetto al 2000, variazioni rispettivamente pari a +17,2% e +10,8%. Di contro, il settore cresciuto meno è quello agricolo, che, tuttavia, registra comunque una variazione percentuale positiva pari a +1,7%. All’interno di questo settore, oltre il 50% delle imprenditrici ha un’età pari o superiore a 50 anni (tab. 19), cosa che non accade negli altri settori di riferimento, al cui interno la maggioranza delle donne esibisce un’età compresa tra i 30 ed i 49 anni. Esse ricoprono, in prevalenza, cariche di titolari o socie (71,8%) all’interno delle imprese, mentre il 23,1% è rappresentato dalle amministratrici (tab. 20), dividendosi abbastanza equamente tra società di persone (6.175) e imprese individuali (6.101); queste ultime vedono il maggior numero di imprenditrici femminili all’interno del settore agricolo e del commercio al dettaglio, mentre la prima tipologia di forma giuridica evidenzia la consistenza maggiore di donne all’interno delle industrie alimentari, delle costruzioni, delle attività immobiliari, del commercio all’ingrosso e, soprattutto, del turismo (1.092).

143

Tab. 18 - Riepilogo delle donne imprenditrici per sezioni e divisioni di attività economica nel periodo 2000-2003SEZIONI E DIVISIONI DI ATTIVITA' ECONOMICA REG. 2000 REG. 2001 REG. 2002 REG. 2003 Agricoltura, caccia e relativi servizi 4.273 4.293 4.294 4.347 Silvicoltura e utilizzaz.aree forestali 83 79 74 72 Pesca,piscicoltura e servizi connessi 79 80 79 65 Estrazione di minerali metalliferi 4 Altre industrie estrattive 16 17 16 15 Industrie alimentari e delle bevande 316 327 344 348 Industrie tessili 85 85 82 74 Confez.articoli vestiario-prep.pellicce 164 149 141 134 Prep.e concia cuoio-fabbr.artic.viaggio 27 30 30 28 Ind.legno,esclusi mobili-fabbr.in paglia 30 35 32 37 Fabbric.pasta-carta,carta e prod.di carta 1 Editoria,stampa e riprod.supp.registrati 45 47 47 46 Fabbric.coke,raffinerie,combust.nucleari 1 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche 8 9 11 9 Fabbric.artic.in gomma e mat.plastiche 9 9 9 11 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. 41 39 41 38 Produzione di metalli e loro leghe 2 3 3 3 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine 58 64 64 59 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. 36 36 36 33 Fabbric.di macchine ed appar.elettr.n.c.a. 22 19 19 23 Fabbric.appar.radiotel.e app.per comunic. 3 1 1 2 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici 20 20 20 21 Fabbric.di altri mezzi di trasporto 34 30 30 27 Fabbric.mobili-altre industrie manifatturiere 62 70 73 78 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 2 2 1 1 Produz.energia elettr.,gas,acqua calda 2 Raccolta,depurazione e distribuzione acqua 1 Costruzioni 602 590 591 577 Comm.manut.e rip.autov. e motocicli 199 203 203 210 Comm.ingr.e interm.del comm.escl.autov. 467 471 484 482 Comm.dett.escl.autov-rip.beni pers. 2.644 2.677 2.668 2.625 Alberghi e ristoranti 1.436 1.480 1.533 1.591 Trasporti terrestri-trasp.mediante condotta 78 79 78 77 Trasporti marittimi e per vie d'acqua 2 3 3 4 Attivita' ausiliarie dei trasp.-ag.viaggi 93 100 96 106 Poste e telecomunicazioni 5 6 6 4 Interm.mon.e finanz.(escl.assic.e fondi p.) 20 20 22 22 Assic.e fondi pens.(escl.ass.soc.obbl.) 10 6 5 5 Attivita' ausil. intermediazione finanziaria 131 145 150 140 Attivita' immobiliari 518 535 563 607 Noleggio macc.e attrezz.senza operat. 45 45 54 58 Informatica e attivita' connesse 148 143 126 123 Ricerca e sviluppo 2 2 5 5 Altre attivita' professionali e imprendit. 458 474 492 486 Pubbl.amm.e difesa;assic.sociale obbligatoria 5 5 Istruzione 47 45 42 37 Sanita' e altri servizi sociali 106 121 124 126 Smaltim.rifiuti solidi, acque scarico e sim. 7 12 18 17 Attivita' organizzazioni associative n.c.a. 17 19 16 Attivita' ricreative, culturali sportive 204 213 213 218 Altre attivita' dei servizi 539 557 549 554 Imprese non classificate 661 661 647 713 Totale 13.841 14.054 14.143 14.279 Fonte: Unioncamere, Movimprese, 2003

144

Tab. 19 - Riepilogo delle donne imprenditrici per sezioni e divisioni di attività economica e classe di età - Anno 2003 SEZIONI E DIVISIONI DI ATTIVITA' ECONOMICA < 30 anni da 30 a 49 anni >= 50 anni TOTALE DONNEAgricoltura, caccia e relativi servizi 173 1.674 2.500 4.347 Silvicoltura e utilizzaz.aree forestali 6 28 38 72 Pesca,piscicoltura e servizi connessi 3 32 30 65 Altre industrie estrattive 0 9 6 15 Industrie alimentari e delle bevande 30 192 126 348 Industrie tessili 7 33 34 74 Confez.articoli vestiario-prep.pellicce 8 70 56 134 Prep.e concia cuoio-fabbr.artic.viaggio 3 19 6 28 Ind.legno,esclusi mobili-fabbr.in paglia 5 19 13 37 Fabbric.pasta-carta,carta e prod.di carta 0 1 0 1 Editoria,stampa e riprod.supp.registrati 8 23 15 46 Fabbric.coke,raffinerie,combust.nucleari 0 1 0 1 Fabbric.prodotti chimici e fibre sintetiche 3 4 2 9 Fabbric.artic.in gomma e mat.plastiche 2 4 5 11 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. 7 19 12 38 Produzione di metalli e loro leghe 0 1 2 3 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine 5 24 30 59 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. 2 19 12 33 Fabbric.di macchine ed appar.elettr.n.c.a. 1 13 9 23 Fabbric.appar.radiotel.e app.per comunic. 0 1 1 2 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici 1 13 7 21 Fabbric.di altri mezzi di trasporto 4 15 8 27 Fabbric.mobili-altre industrie manifatturiere 6 44 28 78 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 0 1 0 1 Produz.energia elettr.,gas,acqua calda 1 1 0 2 Raccolta,depurazione e distribuzione acqua 0 0 1 1 Costruzioni 39 327 211 577 Comm.manut.e rip.autov. e motocicli 17 110 83 210 Comm.ingr.e interm.del comm.escl.autov. 35 277 170 482 Comm.dett.escl.autov-rip.beni pers. 249 1.385 991 2.625 Alberghi e ristoranti 163 802 626 1.591 Trasporti terrestri-trasp.mediante condotta 2 39 36 77 Trasporti marittimi e per vie d'acqua 0 2 2 4 Attivita' ausiliarie dei trasp.-ag.viaggi 12 72 22 106 Poste e telecomunicazioni 0 3 1 4 Interm.mon.e finanz.(escl.assic.e fondi p.) 0 15 7 22 Assic.e fondi pens.(escl.ass.soc.obbl.) 0 3 2 5 Attivita' ausil. intermediazione finanziaria 22 89 29 140 Attivita' immobiliari 55 316 236 607 Noleggio macc.e attrezz.senza operat. 8 39 11 58 Informatica e attivita' connesse 10 86 27 123 Ricerca e sviluppo 1 0 4 5 Altre attivita' professionali e imprendit. 40 307 139 486 Istruzione 3 23 11 37 Sanita' e altri servizi sociali 12 71 43 126 Smaltim.rifiuti solidi, acque scarico e sim. 1 13 3 17 Attivita' organizzazioni associative n.c.a. 0 8 8 16 Attivita' ricreative, culturali sportive 22 114 82 218 Altre attivita' dei servizi 77 298 179 554 Imprese non classificate 95 424 194 713 Totale 1.138 7.083 6.058 14.279 Fonte: Unioncamere, Movimprese, 2003

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4.1.5 I fenomeni di attrazione e delocalizzazione imprenditoriale

Con l’espressione “fenomeni di attrazione e delocalizzazione imprenditoriale” si intende, in via generale, la capacità di un’area di stabilire relazioni produttive e finanziarie con l’esterno. In questa sede ci sembra opportuno valutare tale fattore attraverso la misura degli addetti di unità locali plurilocalizzate ed attraverso un breve monitoraggio degli IDE (investimenti diretti esteri) che forniscono un’idea della capacità del territorio di attrarre investimenti e di effettuarne all’estero. Iniziando dal primo argomento (tab. 21) emerge che la provincia di Grosseto ospita sul proprio territorio 6.397 dipendenti di Unità Locali con sede fuori dal territorio, mentre 1.107 sono i dipendenti al di fuori del territorio di imprese che hanno sede all’interno dell’area provinciale. Osservando le quote percentuali, è possibile notare che Grosseto registra, in merito alla prima variabile, una percentuale inferiore solamente a Livorno e superiore sia alla media regionale che nazionale; il contrario accade per la variabile “delocalizzazione”, a proposito della quale la provincia esibisce la percentuale inferiore (5,8%), ad indicare che sul territorio non è presente un tessuto imprenditoriale particolarmente forte.

Tab. 21 - I fenomeni di attrazione e delocalizzazione rispetto al territorio in cui vi è la sede legale

ATTRAZIONE DELOCALIZZAZIONE Dipendenti in UL di imprese con sede

fuori dal territorio* Dipendenti in UL fuori territorio di

imprese con sede nel territorio* Province e Regioni

Valori Assoluti Valori % Valori Assoluti Valori % Toscana 111.468 15,9 42.767 6,8 Massa Carrara 5.712 21,3 2.238 9,6 Lucca 12.104 17,5 4.468 7,3 Pistoia 9.009 18,9 5.284 12,0 Firenze 55.978 24,6 33.869 16,5 Livorno 17.801 33,2 4.649 11,5 Pisa 15.377 19,7 7.384 10,6 Arezzo 12.323 18,4 5.190 8,7 Siena 8.886 19,1 14.463 27,8 Grosseto 6.397 26,1 1.107 5,8 Prato 9.594 16,2 5.828 10,5 Nord-Ovest 211.871 6,2 549.436 14,6 Nord-Est 268.306 10,6 148.639 6,2 Centro 275.397 13,8 299.809 14,8 Sud-Isole 314.742 15,4 72.432 4,0 ITALIA 1.929.523 19,3 1.929.523 19,3 * La somma dei dipendenti extra-provinciali è superiore al totale regionale. La differenza misura il numero di dipendenti in unità locali di imprese con sede fuori dalla provincia, ma all'interno della regione. Fonte: elaborazione Centro studi Unioncamere su dati Registro Imprese

Per quanto riguarda, poi, i flussi di investimenti, essi rappresentano lo “stato di salute” dell’economia locale, in quanto, se tra gli imprenditori regna un clima di fiducia ed ottimismo e ce ne sono le possibilità, si decide di investire, altrimenti è altamente probabile che accada il

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contrario, con una contrazione della variabile relativa agli investimenti italiani diretti all’estero. Di contro, gli investimenti esteri sul territorio sono frutto dell’ “immagine” che un potenziale investitore ha del territorio sul quale investire e quanto più esso appare attrattivo, tanto più si sarà portati ad impiegarvi risorse.

In merito ai flussi d’investimento diretti dall’estero in provincia di Grosseto, è possibile notare che, nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2002, essi hanno avuto un andamento altalenante, con un picco nel 2001 ed una contrazione nel 2002, così come accaduto in Toscana (tab. 22). A proposito, invece, dei flussi provinciali diretti all’estero, è evidente la forte diminuzione di questi ultimi tra il 2002 ed il 2000, cosa che, all’interno della regione, si è verificata solo nell’ultimo anno considerato. E’possibile, dunque, concludere che la riduzione dei flussi di investimento sia in entrata che in uscita, relativamente alla provincia in esame, sia dovuta all’andamento congiunturale incerto, che non ha favorito l’impulso ad impiegare denaro.

Tab. 22 - Flussi di investimenti diretti dall'estero verso l'Italia e dall'Italia verso l'estero (migliaia di euro)

2000 2001 2002 esteri italiani esteri italiani esteri italiani

Toscana 3.257.183 421.597 6.136.480 453.015 5.543.712 388.231 Massa Carrara 10.327 2.656 1.880 2.912 2.781 4.726 Lucca 69.230 42.736 82.666 37.543 28.757 26.228 Pistoia 2.586 11.950 1.152 3.316 2.011 8.361 Firenze 3.130.504 278.203 5.998.169 326.940 5.451.049 266.402 Livorno 13.045 3.060 6.496 5.590 3.859 8.839 Pisa 5.661 26.754 15.674 18.506 17.696 25.571 Arezzo 5.896 3.994 4.668 8.067 4.490 4.607 Siena 5.705 6.334 12.647 10.905 23.897 7.044 Grosseto 6.946 41.408 9.415 20.866 5.419 18.220 Prato 7.283 4.502 3.713 18.370 3.753 18.233 Nord-Ovest 18.217.732 18.376.426 20.094.782 23.508.253 20.620.996 20.754.930 Nord-Est 2.751.759 2.580.195 2.293.292 3.356.100 3.254.426 2.425.080 Centro 7.606.898 2.531.290 8.323.499 13.248.431 6.545.491 4.543.663 Mezzogiorno 669.581 461.027 257.308 1.424.682 231.398 411.454 ITALIA 29.245.970 23.948.938 30.968.881 41.537.466 30.652.311 28.135.127 Fonte: elaborazioni su dati Ufficio Italiano Cambi

4.1.6 Gli indicatori delle performance imprenditoriali

Tale paragrafo prende in considerazione i principali indicatori delle performance aziendali, quali il fatturato, gli oneri finanziari ed il costo del lavoro, in modo da fornire una panoramica delle prestazioni delle imprese grossetane negli ultimi periodi disponibili.

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Iniziando dal fatturato, è possibile notare (tab. 23) che una parte cospicua di tale indicatore (46,5%) è ottenuta dalla minoranza delle società di capitale grossetane (4,0%), le quali fanno parte della categoria che fattura tra i 5 ed i 50 milioni di euro; in particolare, tale situazione è evidente per il settore agricolo, per il manifatturiero e per il commercio, i quali ottengono da questa minoranza di imprese la maggior parte del proprio fatturato. Per quanto riguarda gli altri settori, invece, la parte più cospicua del volume d’affari è conseguita dalle imprese che fatturano meno di 5 milioni di euro, che costituiscono la maggioranza.

Passando, poi, al valore aggiunto per addetto nelle società di capitale (tab. 24), ovvero alla ricchezza prodotta per ciascun addetto, emerge che il valore evidenziato da Grosseto (42,2 migliaia di euro) risulta inferiore alla media regionale (47,7 migliaia di euro) e superiore solamente a quello di Arezzo e Massa Carrara. Il valore registrato dall’industria (47,4 migliaia di euro) è il più elevato tra i tre settori presi in riferimento, sebbene sempre inferiore alla media regionale (51,3 migliaia di euro). Di contro, il costo del lavoro per addetto nelle società di capitale (tab. 25) mette in evidenza che la provincia esibisce costi inferiori alla regione in tutti i settori, fatta eccezione per quello agricolo, che registra un costo di 24.000 euro per addetto in provincia di Grosseto a fronte dei 20.800 della toscana.

Infine, per quanto riguarda gli oneri finanziari16 (tab. 26), si nota che, nel 2002 le percentuali più elevate sono state registrate dalle costruzioni (36,3%) e dalle attività immobiliari (17,9%), mentre il valore minore è relativo ai trasporti ed alle comunicazioni (7,7%).

Tab. 23 - Imprese e fatturato per settore di attività economica e classe di fatturato (composizione percentuale) - Anno 2002

< 5 MILIONI DI EURO 5-50 MILIONI DI EURO GROSSETO Imprese

(%) Fatturato (%) Imprese (%) Fatturato (%)

Imprese(%) totale

Fatturato(%) totale

TOTALE 96,0% 53,5% 4,0% 46,5% 100,0% 100,0% Agr.,caccia, silvic. e pesca 96,6% 45,4% 3,4% 54,6% 100,0% 100,0% Attività manifatturiere 90,2% 42,7% 9,8% 57,3% 100,0% 100,0% Costruzioni 97,1% 65,0% 2,9% 35,0% 100,0% 100,0% Commercio 91,4% 44,3% 8,6% 55,7% 100,0% 100,0% Alberghi e ristoranti 98,0% 73,5% 2,0% 26,5% 100,0% 100,0% Trasporti e comunicazioni 96,7% 68,0% 3,3% 32,0% 100,0% 100,0% Attiv.immob.e altre attiv.prof. 99,5% 81,1% 0,5% 18,9% 100,0% 100,0% Altri servizi 99,3% 82,1% 0,7% 17,9% 100,0% 100,0% Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale - Osservatorio sui bilanci delle società di capitale, 2004

16 Per oneri finanziari si intende: interessi e sconti passivi su finanziamenti ottenuti da banche ed altri istituti di credito; differenze negative di indicizzazione su prestiti; interessi passivi su dilazioni ottenute da fornitori ed interessi di mora; sconti finanziari passivi non indicati in fattura, concessi a clienti su pagamenti "pronta cassa"; perdite su cambi, sia maturate che "realizzate"; quote di competenza dell'esercizio su disagi su emissione di prestiti passivi e di obbligazioni; minusvalenze da alienazione di titoli a reddito fisso e partecipazioni iscritte nell'attivo circolante.

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Tab. 24 - Valore aggiunto per addetto nelle società di capitale (Unità locali) - Dati in migliaia di euro - Anno 2001

SETTORI DI ATTIVITA' ECONOMICA Province e Regioni Agricoltura, caccia, silvicoltura e

pescaIndustria Servizi

TOTALE

TOSCANA 36,4 51,3 44,4 47,7 MASSA 14,9 48,0 36,0 42,0 LUCCA 19,7 45,8 39,5 42,7 PISTOIA 16,9 40,9 34,7 37,8 FIRENZE 39,7 55,3 50,6 52,6 LIVORNO 31,8 63,5 46,3 53,1 PISA 33,1 58,4 39,2 49,5 AREZZO 26,4 41,8 41,8 41,6 SIENA 48,7 57,0 48,9 52,9 GROSSETO 31,5 47,4 40,3 42,2 PRATO 18,2 46,8 35,8 43,1 NORD OVEST 30,8 57,9 52,3 55,2 NORD EST 29,2 54,2 43,2 49,2 CENTRO 31,1 56,0 47,1 50,8 SUD E ISOLE 23,8 48,7 38,4 43,1 ITALIA 28,1 55,1 46,6 50,7 Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale - Osservatorio sui bilanci delle società di capitale, 2004

Tab. 25 - Costo del lavoro per addetto nelle società di capitale (Unità locali) - Dati in migliaia di euro - Anno 2001

SETTORI DI ATTIVITA' ECONOMICA Province e Regioni Agricoltura, caccia, silvicoltura

e pescaIndustria Servizi

TOTALE

TOSCANA 20,8 28,5 26,5 27,4 MASSA 14,0 27,8 22,3 25,1 LUCCA 15,1 26,8 23,6 25,2 PISTOIA 10,6 24,6 21,0 22,8 FIRENZE 22,1 30,6 29,1 29,7 LIVORNO 14,9 31,5 29,9 30,3 PISA 19,1 28,9 24,6 26,8 AREZZO 17,3 25,0 24,2 24,6 SIENA 24,8 27,7 28,8 28,0 GROSSETO 24,0 25,9 26,2 26,0 PRATO 8,5 29,3 21,9 26,8

NORD OVEST 17,9 33,8 29,0 31,4 NORD EST 18,1 30,9 25,8 28,6 CENTRO 18,8 31,1 29,1 29,9 SUD E ISOLE 17,8 26,3 23,9 25,0

ITALIA 18,1 31,3 27,4 29,3 Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale - Osservatorio sui bilanci delle società di capitale, 2004

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Tab. 26 - Oneri finanziari su valore aggiunto per settore di attività economica (valori percentuali)

ANNOGROSSETO

1997 1998 1999 2000 2001 2002 TOTALE 19,7 15,5 12,6 13,9 16,4 14,7 Agr.,caccia, silvic. e pesca 16,8 14,9 11,9 12,4 17,6 13,7 Attività manifatturiere 18,3 12,4 10,6 10,1 11,2 9,4 Costruzioni 43,8 46,0 27,1 40,1 46,4 36,3 Commercio 28,2 17,5 14,1 14,9 13,1 11,7 Alberghi e ristoranti 15,4 14,0 10,9 13,3 12,6 9,2 Trasporti e comunicazioni 6,7 6,6 6,9 7,2 8,5 7,7 Attiv.immob.e altre attiv.prof. 15,9 15,3 12,9 13,4 18,2 17,9 Altri servizi 7,3 4,9 4,3 4,7 6,6 6,2 Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale - Osservatorio sui bilanci delle società di capitale, 2004

4.1.7 I brevetti

Quest’ultima sezione si propone di esaminare marchi e brevetti relativi alla provincia di Grosseto nel periodo compreso tra il 1996 ed il 2003, in modo da individuare la vivacità della provincia in merito alle innovazioni.

Per quanto riguarda i brevetti, Grosseto ne ha effettuati solamente tre nel corso del 2003, tutti appartenenti alla categoria “modelli di utilità” (tab. 29), mentre in merito ai marchi essa si è dimostrata un po’ più attiva, effettuandone 122 (tab. 30), valore, tuttavia, superiore solamente a quello relativo alle province di Massa Carrara e Livorno. Ciò nonostante, bisogna sottolineare che l’andamento di questi ultimi è stato in crescendo a partire dal 1996, mentre si è rivelato altalenante, ma, comunque, in diminuzione, il trend delle varie categorie dei marchi.

Infine, in merito al numero di brevetti europei presentati all’EPO (European Patent Office), emerge che la provincia di Grosseto ha registrato, negli anni compresi tra il 1997 ed il 2001, i valori più bassi di tutte le province toscane, evidenziando, nel 2001, un valore pari a 1,4.

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Tab. 27 - Domande depositate per invenzioni negli anni 1996-2003

Province e Regioni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Toscana 472 472 471 460 443 444 462 563 Massa-Carrara 16 12 11 12 9 9 6 11 Lucca 21 17 17 21 7 13 16 19 Pistoia 9 14 13 22 13 12 24 17 Firenze 312 290 283 266 254 246 253 331 Livorno 12 8 5 7 8 14 10 10 Pisa 62 80 85 86 82 90 77 105 Arezzo 37 47 45 29 57 41 45 53 Siena 2 0 3 5 2 5 7 5 Grosseto 1 4 9 8 4 5 7 0 Prato 0 0 0 4 7 9 17 12

Nord-Ovest 4.362 4.562 4.514 3.344 4.101 4.282 4.000 3.037 Nord-Est 2.420 2.626 2.599 2.632 2.240 2.845 2.908 2.738 Centro 1.682 1.611 1.598 1.582 1.385 1.571 1.492 1.570 Sud-Isole 424 474 407 225 231 437 437 462 ITALIA 8.888 9.273 9.118 7.783 7.957 9.135 8.837 7.807 Fonte: Ministero delle Attività Produttive

Tab. 28 - Domande depositate per modelli ornamentali negli anni 1996-2003

Province e Regioni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Toscana 141 122 143 156 122 129 148 128 Massa-Carrara 0 0 0 0 0 2 1 1 Lucca 2 4 4 3 4 5 9 9 Pistoia 4 0 6 2 5 2 1 4 Firenze 100 88 94 100 71 80 91 81 Livorno 0 0 0 0 0 1 0 0 Pisa 6 6 9 9 10 9 17 19 Arezzo 28 21 28 35 29 25 22 12 Siena 1 2 1 2 0 0 1 1 Grosseto 0 0 1 0 0 2 1 0 Prato 0 1 0 5 3 3 5 1

Nord-Ovest 1.127 1.153 1.279 1.224 1.162 1.275 1.096 730 Nord-Est 473 479 498 457 448 479 532 344 Centro 476 540 583 530 541 521 595 387 Sud-Isole 40 53 48 25 25 80 102 82 ITALIA 2.116 2.225 2.408 2.236 2.176 2.355 2.325 1.543 Fonte: Ministero delle Attività Produttive

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Tab. 29 - Domande depositate per modelli di utilità negli anni 1996-2003

Province e Regioni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Toscana 278 319 270 267 232 215 207 235 Massa-Carrara 6 7 5 2 9 6 4 5 Lucca 15 18 15 10 10 15 13 9 Pistoia 15 20 9 17 12 18 16 14 Firenze 163 170 139 141 115 101 114 117 Livorno 14 7 8 12 7 7 3 9 Pisa 40 73 61 46 47 38 27 40 Arezzo 19 18 24 31 17 13 16 26 Siena 2 4 4 1 5 5 4 2 Grosseto 4 2 5 4 4 5 3 3 Prato 0 0 0 3 6 7 7 10

Nord-Ovest 1.463 1.570 1.369 1.341 1.105 1.144 1.014 1.060 Nord-Est 909 946 871 930 766 793 720 740 Centro 763 792 787 729 640 634 560 614 Sud-Isole 290 343 308 160 168 254 259 225 ITALIA 3.425 3.651 3.335 3.160 2.679 2.825 2.553 2.639 Fonte: Ministero delle Attività Produttive

Tab. 30 - Domande depositate per marchi negli anni 1996-2003

Province e Regioni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Toscana 2.186 2.152 2.344 2.562 3.051 2.879 2.873 2.994 Massa-Carrara 40 22 25 17 21 24 48 45 Lucca 70 99 108 100 160 205 169 189 Pistoia 151 146 140 154 238 188 201 186 Firenze 1.536 1.341 1.434 1.498 1.761 1.349 1.470 1.518 Livorno 40 44 54 66 98 147 95 93 Pisa 165 152 134 268 282 256 196 217 Arezzo 126 163 230 228 271 319 267 292 Siena 38 38 66 75 0 134 135 138 Grosseto 20 41 46 43 61 81 104 122 Prato 0 106 107 113 159 176 188 194

Nord-Ovest 17.200 17.885 19.046 16.615 18.143 20.236 18.222 19.626 Nord-Est 5.740 6.323 6.870 7.577 8.305 8.872 8.611 8.540 Centro 8.954 9.563 9.897 10.609 11.318 11.669 11.151 11.552 Sud-Isole 2.190 2.467 2.659 1.885 1.893 4.448 4.978 4.951 ITALIA 34.084 36.238 38.472 36.686 39.659 45.225 42.962 44.669 Fonte: Ministero delle Attività Produttive

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Tab. 31 - Numero di brevetti europei presentati all'EPO (European Patent Office); v.a.

Regioni e province 1997 1998 1999 2000 2001 Toscana 145,9 194,8 185,4 255,6 239,5 Massa-Carrara 8,6 11,7 8,8 6,8 9,2 Lucca 18,5 25,7 24,8 37,1 38,2 Pistoia 3,7 15,3 7,5 7,8 6,6 Firenze 58,6 68,2 65,8 89,0 81,7 Livorno 8,8 8,3 6,6 12,9 11,5 Pisa 19,9 28,3 23,0 41,3 30,2 Arezzo 13,8 11,9 16,4 16,3 17,1 Siena 7,4 16,2 19,9 30,7 22,9 Grosseto 0,0 1,0 2,2 1,0 1,4 Prato 6,5 8,3 10,4 13,0 20,7 ITALIA 8.516,6 9.403,6 9.832,7 10.851,0 10.628,7 Fonte: EPO (European Patent Office)

Tab. 32 - Numero di brevetti europei presentati all'EPO (European Patent Office) Valori pro capite (per milione di abitanti)

Regioni e province 1997 1998 1999 2000 2001 Toscana 40,4 54,0 51,4 70,7 65,7 Massa-Carrara 41,2 56,4 42,6 32,6 44,3 Lucca 47,8 66,6 64,2 96,1 98,5 Pistoia 13,6 55,9 27,2 28,1 23,6 Firenze 60,6 70,6 68,2 91,8 83,7 Livorno 25,8 24,4 19,5 38,2 33,8 Pisa 50,6 71,9 58,4 104,1 75,5 Arezzo 41,8 36,0 49,5 48,8 50,9 Siena 28,7 62,8 77,4 119,4 88,4 Grosseto 0,0 4,5 10,0 4,6 6,5 Prato 28,4 35,8 44,9 55,3 86,6 ITALIA 72,9 80,6 84,5 92,9 90,6 Fonte: EPO (European Patent Office)

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