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POLITECNICO DI MILANO Facoltà di Ingegneria Industriale e dellInformazione Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Gestionale LA FILIERA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA: IL RUOLO DELLE ENERGY SERVICE COMPANIES IN ITALIA Relatore: DAVIDE CHIARONI Tesi di Laurea di: Francesca Marabelli Matr. 800848 Anno Accademico 2013 - 2014

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POLITECNICO DI MILANO

Facoltà di Ingegneria Industriale e dell’Informazione

Corso di Laurea Specialistica in

Ingegneria Gestionale

LA FILIERA DELL’EFFICIENZA ENERGETICA:

IL RUOLO DELLE ENERGY SERVICE COMPANIES IN ITALIA

Relatore: DAVIDE CHIARONI

Tesi di Laurea di:

Francesca Marabelli Matr. 800848

Anno Accademico 2013 - 2014

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INDICE GENERALE

CAPITOLO 1............................................................................................ 9

1.1 Introduzione all’efficienza energetica ......................................................... 9

1.2 Le misure a livello europeo ......................................................................... 14

1.3 L’importanza degli interventi nel building ............................................... 16 1.3.1 Linee guida per lo sviluppo delle norme di efficienza energetica in Italia nel building. 18 1.3.2 L’attuazione delle norme di efficienza energetica sul building 22 1.3.3 Valutazione della prestazione energetica degli edifici 23

1.4 Obblighi sulle rinnovabili ........................................................................... 26

1.8 Il sistema di incentivazione dell’efficienza energetica ............................. 27 1.4.1 I titoli di Efficienza Energetica 28 1.4.2 Le detrazioni fiscali 33

1.5 L’importanza degli interventi nell’industria e normativa ...................... 35 1.5.1 Direttiva europea 36 1.5.2 Le norme UNI-ISO per l’efficienza energetica 37 1.5.3 Normativa in Italia 39 1.5.4 I sistemi di incentivazione dell’efficienza energetica nel settore industriale 40

CAPITOLO 2.......................................................................................... 44

2.1 Definizione ESCo, e panoramica italiana .................................................. 44

2.2 Tipologie contrattuali degli interventi ESCo ............................................ 53

2.3 Le fasi che caratterizzano un intervento di efficienza ............................. 61

2.4 Cambiamenti futuri necessari nel sistema delle ESCo ............................ 66

CAPITOLO 3.......................................................................................... 68

3.1 Identificazione delle filiere tecnologiche ................................................... 68

3.2 FILIERA ARIA COMPRESSA ................................................................. 70 3.2.1 La tecnologia 70 3.2.2 Struttura filiera ARIA COMPRESSA 72

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3.3 FILIERA AUTOMAZIONE INDUSTRIALE ......................................... 75 3.3.1 Tecnologia:motore elettrico 75 3.3.2 La tecnologia: l’inverter 77 3.3.3Struttura della filiera Automazione industriale 78

3.4 FILIERA CHP ............................................................................................. 81 3.4.1 La tecnologia 81 3.4.2Struttura della filiera CHP 85

3.5 FILIERA CHIUSURE VETRATE ............................................................ 86 3.5.1 La tecnologia 86 3.5.1 La struttura della filiera chiusure vetrate 89

3.6 LA FILIERA Heating, Ventilating and Air Conditioning ..................... 91 3.6.1 La tecnologia: le pompe di calore 91 3.6.1 La tecnologia: le caldaie a condensazione 94 3.6.3 La tecnologia: il solare termico 95 3.6.4 La struttura della filiera HVAC 99

3.7 FILIERA ILLUMINAZIONE ................................................................ 103 3.7.1: La tecnologia 103 3.7.2 La struttura della filiera illuminazione 105

3.8 FILIERA ISOLAMENTO EDIFICIO .................................................... 109 3.8.1 la Tecnologia 109 3.8.2 La struttura della Filiera isolamento edificio 110

3.9 FILIERA Uninterruptible Power Supply ............................................... 112 3.9.1 La tecnologia 112 3.9.2 La struttura della filiera UPS 114

CAPITOLO 4........................................................................................ 117

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Elenco delle Figure

Figura 1.1 Aumento popolazione mondiale .......................................................... 9

Figura 1.2 Crescita Gross Domestic Product of the world 1970 - 2012 ............ 10

Figura 1.3 Aumento consumo energia primaria (Mtoe) 1980-2030 ................... 10

Figura 1.4 Variazione di temperatura e della concentrazione di CO2

nell'atmosfera (ppm)............................................................................................ 12

Figura 1.5 Ripartizione consumi di energia primaria in Italia tra i differenti

settori ................................................................................................................... 17

Figura 1.6 Ripartizione edifici italiani per periodo di costruzione ..................... 18

Figura 1.7 Esempio documento APE .................................................................. 26

Figura 1.8 Ripartizione dei TEE per metodi di valutazione ................................ 30

Figura 1.9 Posizione delle imprese rispetto alla norma ISO 50001 .................... 38

Figura 2.1 Ripartizione della numerosità e del volume d’affari delle ESCo in

Italia 2010 ............................................................................................................ 47

Figura 2.2 Disposizione delle ESCo all’interno delle diverse aree tecnologiche

del settore dell’efficienza energetica, ad esclusione di quella dei “servizi

energetici”. .......................................................................................................... 47

Figura 2.3 Distribuzione funzioni dei servizi energetici ..................................... 48

Figura 2.4 Dimensione media dei progetti .......................................................... 49

Figura 2.5 Fatturato per settore cliente ............................................................... 49

Figura 2.6 Fatturato per comparto industriale ..................................................... 50

Figura 2.7 Percentuale di ESCo per comparto industriale .................................. 50

Figura 2.8 Previsioni investimenti delle ESCo per il prossimo triennio ............. 51

Figura 2.9 Determinanti della competizione nel settore dei servizi energetici ... 51

Figura 2.10 Utilità delle politiche pubbliche ....................................................... 52

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Figura 2.11 Caratteristiche contratto EPC .......................................................... 54

Figura 2.12 FTT con capitale di terzi .................................................................. 55

Figura 2.13 FTT con capitale proprio ................................................................. 55

Figura 2.14 Distribuzione modello contrattuale ESCo ....................................... 56

Figura 2.15 Ripartizione modelli evoluti ............................................................ 56

Figura 2.16 Ripartizione Shared Savings ............................................................ 57

Figura 2.17 Ripartizione EPC - Guaranteed Savings .......................................... 57

Figura 2.18 Fasi intervento ESCo ....................................................................... 61

Figura 3.1 Tabella classificazioni filiere tecnologiche........................................ 70

Figura 3.2 Grado di maturità dei motori elettrici (dati Energy Efficiency Report

2013) ................................................................................................................... 75

Figura 3.3 grado maturità tecnologie cogenerazione .......................................... 83

Figura 3.4Grado maturità chiusure vetrate per tipologia vetro ........................... 88

Figura 3.5 Grado maturità tecnologie pompe di calore ....................................... 93

Figura 3.6 Grado maturità della caldaia a condensazione .................................. 95

Figura 3.7 Grado di maturità delle tipologie di impianto solare termico ............ 97

Figura 3.8 Grado maturità delle tecnologie per l'illuminazione ........................ 105

Figura 3.9Grado Maturità materiale di isolamento ........................................... 110

Figura 3.10 Grado maturità tecnologie UPS ..................................................... 113

Figura 4.1 Fattori competitivi per una ESCo .................................................... 122

Figura 4.2 Distribuzioni funzioni servizi energetici ......................................... 122

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Elenco delle Tabelle

Tabella 1.1 Risparmi energetici conseguiti nel periodo 2005-2012 e attesi al

2016 PAEE 2011 (Mtep/a) .................................................................................. 16

Tabella 1.2 Risparmi energetici conseguiti nel periodo 2011-2012 e attesi al

2020 secondo la SEN (Mtep/a) ........................................................................... 16

Tabella 2.1 Differenze Guaranteed e Shared Savings ........................................ 59

Tabella 2.2 Tipi interventi su industira e building .............................................. 62

Tabella 3.1 Risparmio medio raggiunto e costo medio sostenuto per interventi su

aria compressa ..................................................................................................... 72

Tabella 3.2 Volume d'affari medio filiere aria compressa .................................. 74

Tabella 3.3 Classi di efficienza motori elettrici .................................................. 75

Tabella 3.4 Valori medi di rendimento per taglia e classe di efficienza dei motori

elettrici ................................................................................................................. 77

Tabella 3.5 Costi medi per taglia e classe di efficienza energetica dei motori

elettrici ................................................................................................................. 77

Tabella 3.6 Risparmio conseguibile per area applicazione e taglia inverter ....... 77

Tabella 3.7 Volumi d'affari medi filiere automazione industriale ...................... 81

Tabella 3.8. Caratteristiche tecniche tecnologie di cogenerazione per potenza >

1MWe .................................................................................................................. 84

Tabella 3.9 Caratteristiche tecniche tecnologie di cogenerazione per potenza

<=1MWe ............................................................................................................. 84

Tabella 3.10 Caratteristiche tecniche tecnologie a celle a combustibile ............. 85

Tabella 3.11 Volume d'affari medio per filiere cogenerazione ........................... 86

Tabella 3.12 Prestazioni chiusure vetrate in termini di trasmittanza .................. 88

Tabella 3.13 Prezzi tecnologie chiusure vetrate .................................................. 89

Tabella 3.14 Volume d'affari medio per filiere chiusure vetrate ........................ 91

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Tabella 3.15 Classificazione pompe di calore in base alla sorgente utilizzata ... 93

Tabella 3.16 Rendimenti e prezzi delle diverse tecnologie di pompe di calore .. 94

Tabella 3.17 Costi caldaie a condensazione per range di taglia .......................... 95

Tabella 3.18 Caratteristiche principali delle differenti tecnologie per impianti a

circolazione forzata ............................................................................................. 98

Tabella 3.19 COP e costo di un impianto a ciclo chiuso ad assorbimento ......... 99

Tabella 3.20 Volume d'affari medio per tipologie di filiera Heating, Ventilating

and Air Conditioning ......................................................................................... 103

Tabella 3.21 Prestazioni sistemi di illuminazione ............................................. 105

Tabella 3.22 Volume d'affari medio per le filiere dell'illuminazione ............... 108

Tabella 3.23 Prestazioni e costi dei materiali di isolamento ............................. 110

Tabella 3.24 Volume d'affari medio per filiera superfici opache ...................... 112

Tabella 3.25 Prestazioni delle tecnologie UPS ................................................. 113

Tabella 3.26 Costi delle tecnologie UPS ........................................................... 114

Tabella 3.27 Volume d'affari medio per filiere UPS......................................... 116

Tabella 4.1 Taglie di intervento per le diverse filiere ....................................... 120

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Sommario

In un contesto europeo ed italiano in cui il miglioramento dell’efficienza

energetica è un aspetto cruciale, sia per motivi politici di approvvigionamento

che per motivi climatici, assumono sempre più un ruolo di primaria importanza

le Società di Servizi Energetici (ESCO). E’ grazie alle loro caratteristiche che

molti problemi relativi all’individuazione, progettazione, finanziamento e

gestione degli interventi di efficienza energetica sia nel building che nei processi

possono essere superati. Il loro ruolo sarà attivo anche in quello che sarà uno

degli aspetti principali su cui il nostro Paese e le nostre imprese devono fare leva

per sfruttare le opportunità di business che ne derivano, cioè una corretta

gestione della filiera dell’efficienza energetica. E’ per questo che, dopo aver

tracciato una panoramica sul tema dell’efficienza energetica con le relative

regolamentazioni, e dopo aver descritto le ESCo, è stata condotta un’analisi di

mercato al fine di identificare le diverse filiere tecnologiche, i rapporti tra i

diversi attori che vi operano e gli elementi che guidano le loro scelte.

Abstract

In a European and Italian context, in which the improving of energy efficiency

is crucial, both for political reasons of supply and for climatic reasons, Energy

Service Companies (ESCOs) are increasingly assume a role of primary

importance. It is thanks to their attributes that many problems related to the

identification, design, financing and management of energy efficiency measures,

both in the building and in the processes, can be overcome. Their role will be

active also in what will be one of the main aspects on which our country and our

companies must leverage to exploit the business opportunities resulting from it,

that is a proper management of the supply chain of energy efficiency. That’s

why, after drawing an overview on energy efficiency with the relative

regulations, and after describing the ESCos, a market analysis was conducted in

order to identify the different technological chains, the relations between the

various subjects who act there and the elements that drive their choices.

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Capitolo 1

1.1 Introduzione all’efficienza energetica

Per capire in che ambito si inserisce l’efficienza energetica è necessario parlare

per prima cosa dell’importanza sempre maggiore che ha acquisito negli ultimi

anni il tema della sostenibilità. Larga parte della difficile compatibilità

economica con l’ambiente è data da come si produce il benessere. Crescita e

benessere non prescindono dall’utilizzo di energia, che soprattutto in tre periodi

storici chiave ha avuto un ruolo dominante: nel periodo della rivoluzione

industriale, nel periodo della diffusione dell’energia elettrica e creazione della

rete, nel periodo della rivoluzione informatica. La crescita di popolazione

soprattutto negli ultimi anni è stata altissima, da 2 miliardi e mezzo negli anni

’50 a 7 miliardi, così come quella del prodotto interno lordo che è aumentato di

10 volte negli ultimi 60 anni (FIGURA 1.1, FIGURA 1.2)

Figura 1.1 Aumento popolazione mondiale

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Figura 1.2 Crescita Gross Domestic Product of the world 1970 - 2012

Di conseguenza si è verificata anche una crescita inarrestabile dei consumi di

energia primaria, da come si evince dalla FIGURA 1.3

Figura 1.3 Aumento consumo energia primaria (Mtoe) 1980-2030

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In particolare anche l’uso dei combustibili fossili ha subito una forte accelerata,

aumentando di 5 volte dal 1950 ed essi continueranno a pesare per il 77%

sull’incremento complessivo nella domanda di energia tra il 2009 e il 2030,

secondo le stime dell’IEA(International Energy Agency). Tra le varie fonti

fossili, il carbone farà registrare il pi importante aumento della domanda di

energia nel periodo di previsione considerato, seguito da gas naturale e dal

petrolio, come si desume sempre dalla FIGURA 1.3.

Tutto questo andrà ad aumentare la dipendenza energetica dei Paesi europei nei

confronti dei Paesi produttori ( circa il 55% dell’energia primaria in Europa

viene attualmente importata e questa percentuale potrebbe salire fino al 58%

entro il 2030). Inoltre, essendo in crescita la domanda di petrolio e gas da parte

dei paesi emergenti, quelli europei incontreranno maggiori difficoltà ad

approvvigionarsi a condizioni vantaggiose, in quanto la capacità produttiva di

queste materie prime non subirà la medesima crescita. Infatti l’IEA calcola, ad

esempio, che entro il 20 5 circa il 5% della produzione convenzionale di

petrolio greggio dovrà provenire da giacimenti ancora da esplorare o da

scoprire. Infine, le pi importanti riserve di combustibili fossili attuali a livello

globale sono spesso situate in Regioni geo-politicamente instabili e sono sotto il

controllo di aziende a partecipazione pubblica che non sempre sottostanno alle

comuni regole di mercato.

L’Italia risulta essere ancora più esposta ai rischi determinati dalla dipendenza

energetica, essendo dipendente dall’estero per oltre l’85% del suo fabbisogno di

energia primaria. Questa percentuale sembra destinata a crescere così come di

conseguenza i costi di approvvigionamento, che a loro volta si scaricano sul

prezzo dell’energia per l’utilizzatore finale.

Tutti questi motivi sottolineano l’importanza del tema della sostenibilità e

dell’efficienza energetica a livello mondiale, ma il problema non è solo

energetico ma anche di tipo climatico.

L’aumento dell’utilizzo di combustibili fossili ha infatti provocato un forte

impatto delle emissioni sull’ambiente e il clima (anche se qualcuno sostiene

ancora che il clima non cambi a causa di esse ma a causa di cambiamenti ciclici

naturali). Il clima della Terra è quindi destinato a cambiare perché le attività

umane stanno alterando la composizione chimica dell’atmosfera. L’aumento di

concentrazione di CO2 e di temperatura è evidenziato dalla FIGURA 1.4.

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Figura 1.4 Variazione di temperatura e della concentrazione di CO2 nell'atmosfera (ppm)

L’anidride carbonica costituisce l’8 % delle emissioni ed è per questo che gli

altri componenti vengono indicati in CO2 equivalenti, standardizzandoli in

proporzione al proprio effetto serra (ad esempio 1 tonnellata di metano è

equivalente a 15 tonnellate di CO2 in termini di effetto serra).

La necessità di ridurre le emissioni di questi gas viene considerato un problema

a livello mondiale e costituisce un argomento di discussione molto complesso in

quanto:

• La comprensione scientifica del fenomeno è limitata;

• E’ un problema che supera le barriere nazionali;

• Le azioni che possono essere intraprese danno risultati di orizzonte di

lungo o lunghissimo termine.

La parola sostenibilità prese piede in ambito di una commissione

intergovernativa ed “è una forma di crescita e sviluppo in grado di soddisfare

obiettivi e esigenze attuali senza compromettere le capacità delle popolazioni

future di soddisfare le proprie esigenze”. Storicamente è un concetto che ruota

intorno a tre dimensioni interconnesse:

• Dimensione economica

• Dimensione sociale

• Dimensione ambientale

Negli ultimi anni si stanno sviluppando degli indicatori di sostenibilità, per

tenere conto degli effetti sociali e ambientali del nostro modello di sviluppo (ad

esempio GPI cioè general progress indicator, l’ecological footprint).

Questo è un segno della crescente attenzione a questo tema, sottolineato anche

dai diversi passi storici che sono stati compiuti nel corso degli anni,

organizzando incontri, conferenze tra i diversi paesi al fine di impegnarsi a

trovare delle soluzioni e fissare degli obbiettivi (In Italia già nel 1972 Club di

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Roma, 1987 Brundtland commission, 1997 Protocollo di Kyoto, 2002

Johannesburg Conference, 2009 Copenhagen Conference, 2010 Cancun, 2011

Durban Conference, 2012 Doha Conference..).

Un evento decisivo fu l’incontro mondiale nel 199 , in cui venne definito il

Protocollo di Kyoto: per la prima volta vengono definiti obiettivi di natura

quantitativa. Ogni stato che aderisce a questo protocollo ha l’obbligo di ridurre

le emissioni di gas serra del 5,2% rispetto al loro valore nel 1990, entro il

quinquennio 2008-2012. L’Europa, che in termini di sviluppo sostenibile ha

sempre operato come traino, si è posta un obiettivo ancora più impegnativo

fissando all’8% la quota di emissioni da diminuire. Sulla carta il protocollo è

stato firmato praticamente da tutti e ratificato dagli organi governativi. Tuttavia

gli Stati Uniti hanno firmato ma non ratificato e quindi non hanno di fatto

aderito al protocollo.

Il protocollo è diventato effettivamente operativo nel 2005, una volta raggiunta

la quota del 50% delle emissioni mondiali sommando le emissioni dei singoli

paesi che avevano ratificato il protocollo.

Gli aderenti al protocollo devono facilitare gli investimenti per ridurre le

emissioni appoggiando, ad esempio, le imprese ad utilizzare tecnologie più

pulite, ma possono utilizzare anche meccanismi di natura flessibile. Con

quest’ultimi si riducono le emissioni in modo indiretto e sono:

• CDM (Clean Development Mechanism): consente ad un paese

industrializzato di realizzare processi con l’obiettivo di ridurre le

emissioni in paesi in via di sviluppo, conteggiando questa riduzione in

quella totale del paese che effettua l’investimento;

• JI (Joint Implementation): consente ad un paese industrializzato di

portare avanti un progetto per ridurre i gas serra in un paese della sua

stessa categoria, conteggiando la riduzione in parte in quella del primo e

in parte in quella del secondo paese.

• ET (Emission Trading): consente ad un paese che supera la sua quota di

riduzione di emissioni di vendere quella parte aggiuntiva a un paese che

è stato meno virtuoso.

Attraverso questi meccanismi il soggetto economico che deve ridurre le

emissioni ha tre alternative:

• Fare investimenti nel proprio stato con certo costo;

• Fare interventi di pari efficacia in altri paesi ma con investimenti minori;

• Comprare i crediti sul mercato risparmiando rispetto ad effettuare

l’investimento.

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L’Unione Europea è sempre stata l’area del mondo che pi fa da traino e da

riferimento in questo ambito, decidendo di adottare politiche energetiche molto

attente alla sostenibilità.

1.2 Le misure a livello europeo

Come già detto inizialmente, l’Europa ha tre principali livelli di criticità che

influenzano la sua politica energetica e sono:

• Competitività: Europa è importatore netto di energia ed è quindi molto

importante e complesso garantire comunque un prezzo dell’energia che

renda le imprese europee competitive;

• Security: essendo importatore deve garantirsi la continuità della

fornitura;

• Sostenibilità ambientale.

L’evento epocale per l’Europa è stato l’Action Plan “An Energy Policy For

Europe” dell’8 e 9 marzo 200 che diventò attivo nel 2008. Da esso deriva il

famoso Pacchetto “20-20-20” che costituisce l’ossatura politica energetica

europea degli ultimi anni. Come si deduce dal nome fissa tre obbiettivi da

raggiungere entro il 2020 e riguarda:

1. Riduzione emissioni gas serra del 20% in termini di emissioni dei gas

derivanti dal consumo di energia dell’Europa 2 con riferimento l’anno

2005. Costituisce un obbiettivo mandatorio in quanto per ogni tonnellata

eccedente di emissioni al 2020 si dovranno pagare delle sanzioni;

2. Il 20% del totale di energia consumata al 2020 dovrà essere prodotta

dalle rinnovabili. Inoltre la quota di biocarburanti (bioetanolo e

biodiesel) usata per i mezzi di trasporto dovrà essere del 10%. Anche

questo obbiettivo è vincolante.

3. Ogni paese europeo deve ridurre del 20% il suo consumo di energia

rispetto al consumo previsto al 2020. Non è un obbiettivo vincolante in

quanto l’efficienza energetica è vista come strumento per raggiungere i

primi due obbiettivi.

Essendo il terzo obbiettivo non vincolante, nonostante sia la base per

raggiungere anche i primi due, sarà quello che più difficilmente verrà raggiunto.

Infatti le stime proiettano al 2020 una riduzione solamente del 10% dei consumi

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rispetto al 20% stabilito, mentre per gli altri due obbiettivi le stime sono molto

più promettenti.

Per rimediare a questo problema riguardante i lenti miglioramenti del livello di

efficienza energetica nel marzo 2011 è stato varato il “Piano Europeo per

l’efficienza energetica”, che determina delle misure vincolanti che gli stati

membri dovranno mettere in atto negli anni successivi.

Le principali misure introdotte dal Piano possono essere raggruppate in azioni

sul comparto della Pubblica Amministrazione, sul comparto dell’edilizia privata,

sul comparto delle utilities e sul comparto dell’industria.

Pubblica Amministrazione:

• gli enti pubblici dovranno riqualificare energeticamente ogni anno il 3%

del proprio patrimonio edilizio;

• ogni riqualificazione dovrà portare gli edifici ristrutturati a prestazioni

pari al livello del 10% pi efficiente del patrimonio edilizio del Paese in

cui si trovano;

• gli enti pubblici dovranno affittare o acquistare solo edifici della classe

energetica pi alta;

• alti standard energetici dovranno essere applicati a tutti gli acquisti e alle

spese del settore pubblico

Edilizia privata:

• gli Stati membri sono incoraggiati ad introdurre misure per dividere

equamente costi e vantaggi degli interventi di efficienza energetica tra

proprietari e inquilini;

• i Governi dovranno sostenere l’attività delle ESCo ( Energy Service

Companies) , ossia aziende che realizzano profitti migliorando le

prestazioni energetiche di edifici e processi produttivi.

Utility:

• dovranno favorire il risparmio energetico dei clienti.

Industria:

• le aziende dovranno sottoporsi ad audit energetici globali e indipendenti;

• le aziende dovranno scambiare e condividere buone pratiche tra loro;

• mentre gli Stati membri dovranno incoraggiare le aziende stesse ad usare

opportuni sistemi di management dell’energia.

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1.3 L’importanza degli interventi nel building

Di cruciale importanza sono gli interventi di efficienza energetica sugli edifici,

in quanto in Europa la parte più elevata del consumo finale di energia è quella

utilizzata per riscaldare, illuminare, climatizzare e, pi in generale, per

alimentare tutte le utenze di case, uffici pubblici e privati, negozi e altri edifici.

Essi assorbono circa il 40% del consumo finale di energia a livello europeo e si

prevede, nello scenario di riferimento, che tale valore crescerà del 5,4% al 2020.

Facendo riferimento a quanto previsto nel Piano d’Azione per Efficienza

Energetica PAEE 2011 (spiegato più avanti), il risparmio energetico

complessivo derivante dalle misure del Decreto legislativo 192/05, Certificati

Bianchi, detrazioni fiscali del 55%, ecoincentivi e regolamento 443/2009 ,

corrisponde a circa 6,4 Mtep/a, superiore del 58% all’obiettivo previsto al 2016

(TABELLA 1.1). Tale risultato deriva in particolare dai settori del residenziale e

dell’industria: quest’ultimo ha superato con quattro anni di anticipo l’obiettivo

prefissato. Il 45% del totale conseguito derivadal meccanismo dei Titoli di

Efficienza Energetica e il 35% deriva dal Decreto Legislativo 192/05.

TIPOLOGIA

RISPARMIO

CONSEGUTO 2005-

2012

RISPARMIO

ATTESO AL 2016

OBIETTIVO

RAGGIUNTO

Residenziale 3,79 5,16 73,5%

Terziario 0,19 2,11 9%

Industria 1,76 1,73 101,8%

Trasporti 0,63 1,87 33,6%

TOTALE 6,38 10,88 58,6%

Tabella 1.1 Risparmi energetici conseguiti nel periodo 2005-2012 e attesi al 2016 PAEE

2011 (Mtep/a)

Osservando solo il periodo 2011- 2012, il confronto con gli obiettivi al 2020

evidenzia come i settori del residenziale e dell’industria abbiano superato

rispettivamente un quarto e un quinto dell’obiettivo previsto, per un totale di

oltre 2,3 Mtep/a risparmiati (TABELLA 1.2).

TIPOLOGIA

RISPARMIO

CONSEGUTO 2011-

2012

RISPARMIO

ATTESO AL 2020

OBIETTIVO

RAGGIUNTO

Residenziale 0,96 3,67 26,2%

Terziario 0,05 1,23 4,1%

Industria 1,09 5,1 21,4%

Trasporti 0,22 5,5 4%

TOTALE 2,33 15,5 15%

Tabella 1.2 Risparmi energetici conseguiti nel periodo 2011-2012 e attesi al 2020 secondo la

SEN (Mtep/a)

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Gli investimenti effettuati nel settore costruzioni sono riconducibili per due terzi

ad interventi di recupero sul patrimonio esistente, segno evidente di una

trasformazione ormai consolidata verso la riqualificazione. E’ per questo che ci

focalizzeremo inizialmente sulle norme applicate al building.

Come conseguenza dell’importanza attribuita a livello europeo alle politiche per

l’efficienza energetica nel settore del building, queste misure hanno trovato

ampio spazio in tutti i Piani di azione energetica degli Stati membri, redatti per

effetto del recepimento della Direttiva 2002 91 CE (EP D I . uesto vale anche

per i “Piani d’Azione per l’Efficienza Energetica” (PAEE approvati dal

Governo italiano, il primo dei quali è stato presentato a Luglio 2007, il secondo

a Luglio 2011 ed il terzo a Luglio 2014.

Nel nostro Paese i consumi che possono essere fatti risalire agli edifici

rappresentano circa il 36% del consumo complessivo italiano (si veda

la FIGURA 1.7), dato leggermente inferiore alla media europea (circa il 40%).

Figura 1.5 Ripartizione consumi di energia primaria in Italia tra i differenti settori

Sembrerebbe quindi che gli edifici in Italia siano mediamente pi efficienti

energeticamente rispetto agli altri Paesi europei. Tuttavia se si rapportano i dati

di consumo con i gradi dei giorni invernali, appare evidente come la situazione

italiana non sia così virtuosa come sembrerebbe a prima vista. Infatti,

dipendendo la maggior parte dei consumi energetici negli edifici dal loro

riscaldamento, si nota che il minore impatto sui consumi finali lordi degli edifici

in Italia è sostanzialmente dovuto alla mitezza del clima.

23,2%

32,9%

2,5%

35,9%

5,6%

Industria

Trasporti

Agricoltura

Residenziale e terziario

Non-energy use

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Il basso grado di efficienza nei nostri edifici è evidente anche se si considera un

altro parametro, ossia le emissioni di cui sono responsabili. Infatti l’Italia nel

contesto europeo è al primo posto per quanto riguarda la percentuale di

emissioni di CO2 (17,5% sul totale europeo) imputabile agli usi energetici nel

comparto abitativo. Per questi usi, in Italia si emettono annualmente 96 mln ton

CO2, mentre nell’intera Comunità Europea vengono emessi ogni anno circa 550

mln ton.

La scarsa efficienza energetica del parco edilizio italiano è strettamente

collegata alla sua obsolescenza. Come si nota dalla FIGURA 1.6 infatti su circa

13,7 mln di edifici presenti in Italia ( 12,1 mln ad uso residenziale e 1,6 mln ad

uso non residenziale), quasi il 0% è stato realizzato prima che fosse introdotta

qualsiasi norma sull’efficienza energetica in edilizia, quindi prima del 1976, ed

un quarto del patrimonio edilizio non ha mai subito alcun intervento di

manutenzione o riqualificazione.

Figura 1.6 Ripartizione edifici italiani per periodo di costruzione

1.3.1 Linee guida per lo sviluppo delle norme di efficienza energetica in

Italia nel building.

Come detto inizialmente l’Italia è stato uno dei primi paesi a muoversi in ambito

dell’efficienza energetica. Infatti nel 1976 ha introdotto il concetto di

isolamento termico minimo necessario, con l’obiettivo di ridurre i consumi

energetici degli edifici e nel 1991 ha emanato la Legge n. 10 del 1991 “Norme

18%

11%

14%

16%

16%

11%

6% 8%

Prima del 1919

1919-1945

1946-1961

1962-1971

1972-1981

1982-1991

1992-2001

2002-2010

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per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale

dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di

energia”.

Gli aspetti principali introdotti consistono in:

• Viene introdotto il principio della certificazione energetica degli edifici,

come strumento di controllo della “qualità” del patrimonio edilizio del

nostro Paese;

• Viene introdotto l’obbligo per le Province e i Comuni con pi di 40.000

abitanti di effettuare controlli periodici per verificare il rispetto delle

norme sul rendimento di combustione degli impianti termici, soprattutto

al fine di controllare i consumi connessi al riscaldamento degli edifici;

• Viene stabilito, in linea di principio, l’obbligo per gli edifici pubblici e

privati di essere progettati e messi in opera in modo tale da contenere al

massimo i consumi di energia termica ed elettrica, sfruttando quanto

messo a dispositione dal progresso tecnologico (anticipa il principio

delle best available technologies BAT);

• Viene stabilito che gli impianti di riscaldamento al servizio di edifici di

nuova costruzione debbano essere progettati e realizzati in modo tale da

consentire l’adozione di sistemi di termoregolazione e di

contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare;

• Viene assegnato alla Pubblica Amministrazione un ruolo prioritario per

la diffusione delle fonti rinnovabili di energia o assimilate, mettendo in

capo ad essa l’obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico degli edifici

di cui è proprietaria ricorrendo anche a quelle fonti, salvo impedimenti di

natura tecnica o economica.

Dopo questa partenza molto promettente e anticipativa, seguì un periodo di

stallo in Italia.

A livello europeo la prima direttiva riguardo al rendimento energetico in edilizia

è la Energy Performance Building Directive, (EPBD) 2002/91/CE che,

considerato l'alto potenziale di risparmio del settore edilizio, intende definire le

misure chiave per il miglioramento delle prestazioni energetiche del settore.

Obiettivo generale della 2002/91/CE è promuovere il miglioramento del

rendimento energetico degli edifici definendo:

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• il quadro generale di una metodologia per il calcolo del rendimento

energetico integrato degli edifici;

• l'applicazione di requisiti minimi in materia di rendimento energetico

degli edifici di nuova costruzione;

• l'applicazione di requisiti minimi in materia di rendimento energetico

degli edifici esistenti di grande metratura sottoposti a importanti

ristrutturazioni;

• la certificazione energetica degli edifici;

• l'ispezione periodica delle caldaie e dei sistemi di condizionamento d'aria

negli edifici.

Tale direttiva è stata integrata dalla nuova Direttiva 2010/31/UE (maggio2010)

sulla prestazione energetica nell'edilizia, che presenta le seguenti integrazioni:

• Gli Stati membri devono applicare una metodologia di calcolo della

prestazione energetica degli edifici in conformità al quadro generale

comune, definito dalla Direttiva. Per il calcolo delle prestazioni devono

essere divise in quelle relative a: riscaldamento, acqua calda sanitaria,

raffrescamento e illuminazione;

• Gli Stati membri devono calcolare i livelli ottimali in funzione dei costi

per i requisiti minimi di prestazione energetica avvalendosi del quadro

metodologico comparativo stabilito dalla Direttiva e trasmettono alla

Commissione una relazione contenente tutti i dati e le ipotesi utilizzati

per il calcolo, con i relativi risultati;

• "Edifici a energia quasi zero". Gli Stati membri provvedono affinché:

◦ entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione

siano edifici a energia quasi zero;

◦ a partire dal 31 dicembre 2018 gli edifici di nuova costruzione di

proprietà e/o occupati da enti pubblici siano edifici a energia

quasi zero;

◦ elaborano piani nazionali destinati ad aumentare il numero di

edifici a energia quasi zero e definiscono politiche e obiettivi,

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finalizzate a incentivare la trasformazione degli edifici

ristrutturati in edifici a energia quasi zero.

• La riqualificazione energetica immobili esistenti. Eliminazione della

soglia di 1000 m2 per gli edifici esistenti. Requisiti minimi efficienza per

le ristrutturazioni per almeno il 25% della superficie o del valore.

• Il ruolo guida del settore pubblico. Gli edifici pubblici aventi una

metratura totale di oltre 500 m2 e aperti al pubblico dovranno esporre

degli attestati di certificazione energetica. Entro cinque anni la metratura

sarà ridotta a 250 m2.

• Strumenti di finanziamento. Gli Stati membri adottano gli opportuni

provvedimenti per esaminare gli strumenti di finanziamento e di altro

tipo necessari per migliorare la prestazione energetica degli edifici e il

passaggio a edifici a energia quasi zero sulla base delle circostanze

nazionali.

Il sistema normativo presentato può funzionare adeguatamente solo se tutti e

quattro i cardini seguenti vengono sviluppati in maniera integrata e nelle

medesime tempistiche:

• lo sviluppo di una metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche

degli edifici quanto pi possibile oggettiva, univocamente definita ed

oggetto di applicazione da parte di professionalità adeguatamente

formate e certificate;

• la presenza di un sistema di monitoraggio pressoch continuo delle

prestazioni energetiche del patrimonio edilizio e obbligo di certificazione

energetica ad ogni “passaggio” (locazione o compravendita della vita

dell’edificio;

• la progressiva introduzione di obblighi di incremento della prestazione

energetica degli edifici;

• lo sviluppo di una coscienza dell’efficienza energetica come

componente di “valore” dell’immobile.

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1.3.2 L’attuazione delle norme di efficienza energetica sul building

Quanti dei principi appena visti sono stati effettivamente messi in pratica in

Italia?

Quello che è certo è che ci si trova in forte ritardo rispetto a quello che era stato

programmato.

Il principale strumento attuativo della Legge n. 10 del 1991 arriva due anni pi

tardi con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 Agosto 1993

“Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e

la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei

consumi d’energia, in attua- zione all’articolo 4 comma 4 della legge 10 1991”,

poi modificato ed integrato dal D.P.R. n. 5516 del 21 Dicembre 1999.

Il Decreto definisce principalmente:

• il concetto di Fabbisogno di Energia Primaria (FEP , ossia la quantità di

energia da destinare all’impianto di riscaldamento, che permetta di

mantenere una temperatura costante di 20 °C negli ambienti riscaldati;

• valore limite di rendimento per gli impianti termici ed i generatori di

calore ad acqua ed aria calda;

• avvio del meccanismo di verifica periodica annuale.

La fase di messa in pratica del quadro normativo, per cui l’Italia era stato un

paese precursore, si fa attendere molti anni.

Il sistema normativo, infatti, riparte solo con il Decreto di recepimento della

Direttiva Comunitaria 2002/91/CE, ossia il Decreto Legislativo n. 192 del 19

Agosto 2005 “Attuazione della Direttiva 2002 91 CE del Parlamento Europeo e

del Consiglio sul rendimento energetico nell’edilizia”, successivamente

modificato con l’emanazione del Decreto Legislativo n. 311 del 29 Dicembre

2006 “Disposizioni correttive ed integrative al Decreto Legislativo 19 Agosto

2005, n. 192”.

Prevedeva l’emanazione di diversi provvedimenti attuativi:

• un regolamento delle metodologie di calcolo e dei requisiti minimi per la

prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici per la

climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria, da

applicarsi sin dalla fase di progettazione degli edifici (approvato con tre

anni di ritardo);

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• un Decreto Ministeriale per l’emanazione delle Linee Guida Nazionali

per la certificazione energetica degli edifici (pubblicate solo con il

Decreto Ministeriale del 26 giugno 2009)

• un regolamento con i criteri di riconoscimento per assicurare la

qualificazione e l’indipendenza degli esperti e degli organismi a cui

affidare la certificazione energetica degli edifici e le ispezioni degli

impianti di climatizzazione (si è verificata l’assenza di una linea guida

nazionale che ha causato una differenziazione regionale)

1.3.3 Valutazione della prestazione energetica degli edifici

Come detto, per valutare la prestazione energetica di un edificio occorre

individuare i flussi energetici in uscita e in entrata all’edificio e quindi il suo

fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale, per la

produzione di acqua calda sanitaria, per la climatizzazione estiva e per la

ventilazione.

Le norme di riferimento sono quelle UNI/TS 11300, che si occupano in

particolare di definire le condizioni di applicazione e le eventuali esenzioni. Il

meccanismo di calcolo è piuttosto complesso e richiede di considerare tutti gli

apporti di energia e le perdite e dispersioni.

uest’anno sono state introdotte:

• la UNI/TS 11300-1:2014 dal titolo “Determinazione del fabbisogno di

energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale” ,

fornisce dati e metodi per la determinazione del fabbisogno di energia

termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. La

specifica tecnica definisce le modalità per l’applicazione nazionale del

metodo mensile per il calcolo dei fabbisogni di energia termica

per umidificazione e deumidificazione.

• La UNI/TS 11300-2:2014, “Determinazione del fabbisogno di energia

primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la

produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per

l’illuminazione in edifici non residenziali” , nella sua specifica tecnica

fornisce dati e metodi di calcolo per la determinazione dei fabbisogni di

energia termica utile per il servizio di produzione di acqua calda

sanitaria, nonché di energia fornita e di energia primaria per i servizi di

climatizzazione invernale e acqua calda sanitaria. Fornisce, inoltre, il

metodo di calcolo per la determinazione del fabbisogno di energia

primaria per il servizio di ventilazione e le indicazioni e i dati nazionali

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per la determinazione dei fabbisogni di energia primaria per il servizio

di illuminazione. La specifica tecnica fornisce inoltre dati e metodi per il

calcolo dei rendimenti e delle perdite dei sottosistemi di generazione

alimentati con combustibili fossili liquidi o gassosi.

La certificazione energetica: In forza del Decreto Legislativo 192 del 2005

“Attuazione della Direttiva 2002 91 CE del Parlamento Europeo e del Consiglio

sul rendimento energetico nell’edilizia” viene introdotta anche in Italia una vera

e propria carta di identità energetica dell’edificio. Tale documento, che assume

il nome di “Attestato di Certificazione Energetica” (ACE ,riporta come

informazione chiave l’indice di prestazione energetica globale (EPgl , ovvero la

quantità annua di energia effettivamente consumata (o che si prevede possa

essere necessaria, se si tratta di un edificio in fase di progettazione) per

soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell’edificio.

Solo nel 2009 viene approvata una forma univoca a livello nazionale di tale

documento, ma già a partire a partire dal 1° Gennaio 2007, su tutto il territorio

nazionale gli edifici di nuova costruzione devono essere dotati dell’Attestato di

Certificazione Energetica. La certificazione va richiesta, a proprie spese,

dall’intestatario del titolo abilitativo a costruire a un soggetto certificatore. Il

certificatore deve essere scelto in modo da assicurare “indipendenza ed

imparzialità di giudizio” e quindi si esclude che il progettista dell’edificio possa

anche attestarne il grado di efficienza energetica.

Devono essere dotati dell’Attestato di Certificazione Energetica sempre a partire

dal 1° Gennaio 200 tutti gli edifici soggetti a “ristrutturazione” o “demolizione

e ricostruzione” e dal 1° Luglio 2007 (se con superficie utile superiore ai 1.000

m2), o dal 1° Luglio 2008 (anche se con superficie utile inferiore a 1.000 m2,

ma solo nel caso in cui sia interessato l’intero immobile , o dal 1° Luglio

2009 (in tutti gli altri casi, ovvero anche per singole unità abitative di qualsiasi

dimensione di un immobile pi grande), tutti gli edifici che sono oggetto di

vendita o di locazione.

Attraverso questa certificazione si vuole ottenere una maggiore trasparenza nel

mercato immobiliare, nel quale verranno finalmente premiati gli immobili con

certificazione energetica di classe superiore.

Tuttavia solo per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda

sanitaria si usano veri e propri indici quantitativi (EPi EPacs), mentre per la

climatizzazione estiva viene effettuata solo una valutazione qualitativa.

Sono stati riscontrati inoltre i seguenti problemi:

• Non c’è una sensibilizzazione delle regioni;

• Manca la qualificazione dei certificatori;

• Difformità regionale.

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L’APE, “Attestato di Prestazione Energetica”, che “attesta la prestazione

energetica di un edificio e fornisce raccomandazioni per il miglioramento

dell’efficienza energetica”, a partire dal 6 giugno 2013 (Decreto Legislativo del

4 giugno 2013), va a sostituire quindi l’ACE e presenta una validità temporale di

10 anni, ma deve essere aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione o

riqualificazione che modifichi la classe energetica dell’edificio (calcolata

secondo le procedure stabilite nel dl 192 del 2005).

L’APE dovrà tenere in considerazione:

• la prestazione energetica globale dell’edificio sia in termini di energia

primaria totale che di energia primaria non rinnovabile;

• la classe energetica determinata attraverso l’indice di prestazione

energetica globale;

• la qualità energetica del fabbricato;

• le emissioni di CO2.

L’Attestato di Prestazione Energetica è obbligatorio per:

• gli edifici di nuova realizzazione, il che equivale a circa 300.000 edifici

per destinazione ordinaria residenziale all’anno;

• gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti, ovvero quando i lavori

di qualunque natura insistono su oltre il 25 % della superficie

dell’involucro dell’intero edificio, comprensivo di tutte le unità

immobiliari che lo costituiscono;

• gli edifici o le unità immobiliari soggette a vendita. nel 2012 si sono

registrate circa 450.000 compravendite residenziali, contro una media fra

il 2000 ed il 2011 che si attesta intorno alle 750.000 compravendite

all’anno;

• gli edifici o le unità immobiliari soggette a nuovo contratto di locazione.

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1.4 Obblighi sulle rinnovabili

Per diminuire la dipendenza dall’approvvigionamento di energia elettrica e di

combustibili fossili per la generazione di energia termica, a parità di consumi ,

vengono introdotte norme che puntano sull’utilizzo di fonti rinnovabili per la

generazione di energia presso gli edifici.

Figura 1.7 Esempio documento APE

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Anche in questo caso l’Italia è inizialmente all’avanguardia (per lo meno sul

fronte europeo) e poi perde di efficacia lungo gli anni e soprattutto nei passaggi

“applicativi”.

Infatti dopo il susseguirsi di numerosi decreti il “Decreto Rinnovabili” del

Marzo 2011 abroga la normativa esistente in tema di rinnovabili nell’edilizia e

ridefinisce completamente i criteri ed i tempi di integrazione delle rinnovabili

negli edifici.

Si tratta di obblighi crescenti:

• Energia termica: il 50% dei consumi di ACS + 50% dei consumi di ACS

con riscaldamento e raffrescamento devono essere conseguiti attraverso

soluzioni a rinnovabile. La seconda percentuale è variabile e secondo la

tempistica delle relative costruzioni, sono: 20% se la richiesta del titolo

edilizio è presentata dal 1 aggio 2012 al 1 Dicembre 201 ; 5% se la

richiesta del titolo edilizio è presentata dal 1 Gennaio 2014 al 1

Dicembre 2016; 50% se la richiesta del titolo edilizio è rilasciato dal 1

Gennaio 2017. L’applicazione è molto complicata in quanto non ci sono

metodi di calcolo delle percentuali standard.

• Energia elettrica: 1KW ogni 80m^2 di superficie in pianta con metratura

a scaglioni decrescenti (80 nel maggio 2012, 65 nel gennaio 2014, 50 nel

gennaio 2017) devono essere prodotti da rinnovabili.

Per gli edifici pubblici gli obblighi di integrazione delle rinnovabili sono

incrementati del 10%.

Tuttavia è ancora difficile far rispettare la norma in quanto sono molte le

scappatoie esistenti.

1.8 Il sistema di incentivazione dell’efficienza energetica

Il sistema di incentivazione dell’efficienza energetica in Italia prevede tre

meccanismi:

• i Titoli di Efficienza Energetica, che introducono un meccanismo di

mercato per rendere “liquidi” e “monetizzabili” gli effetti di risparmio

energetico resi possibili dall’adozione di determinate soluzioni

tecnologiche;

• le agevolazioni fiscali, che invece riducono l’impatto dell’investimento

iniziale, permettendone anche se solo in parte un recupero ai fini fiscali,

◦ nella misura del 55% per gli interventi di riqualificazione

energetica degli edifici;

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◦ nella misura del 36% previste per gli interventi di ristrutturazione

edilizia ed il cosiddetto “Piano Casa”:

• Il Conto Termico

1.4.1 I titoli di Efficienza Energetica

L'incentivazione sull'efficienza energetica, come appena visto, si poggia su più

assi. I TEE sono il pezzo più importante. I certificati bianchi funzionano

secondo la logica di mercato e come per i certificati verdi ci sono dei soggetti in

capo ai quali c'è un obbligo, cioè quello di ridurre i consumi di energia elettrica

e di gas. I soggetti obbligati sono i distributori di energia elettrica e di gas che

servono almeno 50.000 clienti. Questi interventi di risparmio sono valutati

dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, la quale, in caso di valutazione

positiva, richiede al Gestore del Mercato Elettrico di emettere a favore del

soggetto attuatore del progetto i TEE corrispondenti ai risparmi. I soggetti

obbligati sono titolati a riconsegnare i TEE entro il 31 maggio di ogni anno

all’AEEG in misura pari ai propri obblighi annuali (entro l'anno poi l'obbligo

dell'anno prima deve essere coperto per il 60% minimo) e ad ottenere una

remunerazione tramite un contributo tariffario. Quindi il distributore può

eseguire interventi lui stesso sui propri utenti per raggiungere il risparmio

desiderato, ottenere i titoli e alla fine dell'anno dimostrare con i TEE il risparmio

conseguito. In alternativa può comprare i TEE sul mercato da soggetti titolati a

chiedere TEE. Ad esempio le ESCo che non hanno l'obbligo di presentare i

certificati bianchi li possono vendere così come le imprese certificate ISO

50001. Quindi le ESCo, le società certificate ISO 50001 e le società che hanno

al loro interno un Energy Manager o un EGE sono delle società volontarie non

obbligate e possono vendere quindi i TEE ai soggetti obbligati che sono appunto

i distributori di energia elettrica e gas con almeno 50000 clienti.

L'Italia è stato il primo paese europeo a dare un sistema di incentivazione

all'efficienza energetica ed è stato poi preso come modello dagli altri stati.

I TEE hanno un valore pari ad un tep e si distinguono nelle seguenti tipologie:

• titoli di tipo I, attestanti il conseguimento di risparmi di energia primaria

attraverso interventi per la riduzione dei consumi finali di energia

elettrica;

• titoli di tipo II, attestanti il conseguimento di risparmi di energia primaria

attraverso interventi per la riduzione dei consumi di gas naturale;

• titoli di tipo III, attestanti il conseguimento di risparmi di forme di

energia diverse dall'elettricità e dal gas naturale non destinate all'impiego

per autotrazione;

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• titoli di tipo IV, attestanti il conseguimento di risparmi di forme di

energia diverse dall'elettricità e dal gas naturale, realizzati nel settore dei

trasporti e valutati con le modalità previste dall'articolo 30 del D.Lgs n.

28/11;

• titoli di tipo V, attestanti il conseguimento di risparmi di forme di

energia diverse dall'elettricità e dal gas naturale, realizzati nel settore dei

trasporti e valutati con modalità diverse da quelle previste dall'articolo

30 del D.Lgs n. 28/11;

• titoli di tipo II-CAR, attestanti il conseguimento di risparmi di energia

primaria, la cui entità è stata certificata sulla base di quanto disposto dal

decreto ministeriale 5 settembre 2011;

• titoli di tipo IN emessi a seguito dell'applicazione di quanto disposto

dall'articolo 8, comma 3, del decreto ministeriale 28 dicembre 2012 in

materia di premialità per l'innovazione tecnologica;

• titoli di tipo E emessi a seguito dell'applicazione di quanto disposto

dall'articolo 8, comma 3, del decreto ministeriale 28 dicembre 2012 in

materia di premialità per la riduzione delle emissioni in atmosfera.

Esistono invece tre metodi principali per valutare i risparmi conseguiti:

• Metodo di valutazione standardizzato: Il risparmio lordo annuo

dell'intervento viene stabilito in termini standard, cioè in modo

predeterminato e non viene richiesta la misurazione diretta del risparmio

conseguito. Viene utilizzato per gli interventi più comuni per calcolare il

risparmio ad esempio attraverso l'utilizzo di lampadine efficienti, di un

motore efficiente, ecc e ragiona per la singola unità fisica di riferimento;

• Metodi di valutazione analitica: La misurazione del risparmio viene

effettuata attraverso l'utilizzo di un algoritmo predefinito, tuttavia i dati

che vanno introdotti in questo algoritmo sono figli di una misurazione

diretta;

• Metodi di valutazione a consuntivo: Questi metodi comportano il fatto

che il progetto venga sottoposto ad una valutazione degli enti

predisposti. Il progetto ad hoc viene sottoposto al GSE, che deve

valutarlo come singolo fatto. Viene utilizzato per esempio per progetti

di recupero termico, per impianti di cogenerazione.

Si passa quindi da interventi più comuni e standardizzati che possono prevedere

i metodi di valutazione standardizzati a interventi man mano più complessi e ad

hoc. In FIGURA 1.8 viene riportata la ripartizione dei TEE emessi per metodo

di valutazione.

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Figura 1.8 Ripartizione dei TEE per metodi di valutazione

I progetti sottoposti al GSE hanno delle soglie minime che cambiano in

relazione al tipo di valutazione effettuata.

• Progetti standard: Come minimo devono conseguire un risparmio di 20

tep/anno altrimenti non si ha diritto ai TEE. Prima il risparmio era di 25

tep/anno mentre adesso passa a 20 tep/anno perché si va verso interventi

di piccola entità.

• Progetti analitici: Almeno nel primo anno devono raggiungere un

risparmio di 40 tep/anno. Prima a seconda dei soggetti le soglie erano di

100 o 50 tep/anno ma anche in questo caso si va verso interventi di

piccola entità.

• Progetti a consuntivo: Si deve raggiungere un risparmio di 60 tep/anno.

Prima si parlava di 100 tep/anno per il soggetto non obbligato e 200

tep/anno per il soggetto obbligato.

L'autorità cerca di andare sempre di più verso delle schede tecniche

standardizzate per avere un meccanismo di riconoscimento più semplice.

Meccanismo di funzionamento: Puoi comprare i TEE o attraverso degli accordi

bilaterali, cioè attraverso un contratto uno ad uno o altrimenti utilizzare la borsa

del TEE, gestita dal Gestore del mercato elettrico il GME. Anche un soggetto

obbligato può venderli se ha ottenuto un risparmio maggiore dell'obbligo che

77%

2%

21%

Standardizzati

Analitici

Consuntivo

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deve rispettare. L'AEEG definisce il contributo tariffario e decide le sanzioni a

carico del soggetto obbligato se quest'ultimo non ha rispettato gli obblighi. Il

GSE (Gestore dei Servizi Energetici) è una società per azioni, controllata

dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, a cui si devono consegnare i TEE,

che valuta la validità e controlla effettivamente il risparmio. Il controllo è fatto

dal GSE attraverso l'ENEA, (L'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,

l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) un ente pubblico italiano che

opera nei settori dell'energia, dell'ambiente e delle nuove tecnologie a supporto

delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile, deputato anche a

produrre schede tecniche, e attraverso l'RSE (Ricerca sul Sistema

Energetico), società per azioni italiana, controllata dal Gestore dei Servizi

Energetici, per lo sviluppo di attività di ricerca nel settore elettro-energetico, con

particolare riferimento ai progetti strategici nazionali. Il GME (Gestore dei

Mercati Energetici S.p.A.) è la società, costituita dal Gestore della Rete di

Trasmissione Nazionale S.p.A. (attualmente Gestore dei Servizi Energetici -

GSE S.p.A. , a cui è affidata l’organizzazione e la gestione economica del

mercato elettrico, secondo criteri di neutralità, trasparenza, obiettività e

concorrenza tra produttori e che assicura, inoltre, la gestione economica di

un’adeguata disponibilità della riserva di potenza. Conferisce quindi i certificati

bianchi e gestisce la borsa in cui si commerciano.

Il GME quindi organizza e gestisce:

la sede per la contrattazione dei TEE (Mercato dei TEE) secondo le

disposizioni contenute nelle Regole di funzionamento del mercato dei

titoli di efficienza energetica (adottate con del. AEEG n. 67 del 14 aprile

2005 e successivamente modificate ed integrate con delibera AEEG

53/2013/R/efr).

il Registro TEE ovvero l’archivio elettronico dei titoli costituito

dall’insieme dei conti proprietà su cui vengono depositati i titoli emessi

dal GME in favore del soggetto intestatario del conto e registrate le

movimentazioni dei titoli depositati per effetto delle negoziazioni,

avvenute sul mercato o tramite contrattazione bilaterale, di operazioni di

blocco, ritiro o

Dal 2009 l'AEEG ha invece definito il contributo tariffario come:

E: È la media aritmetica degli incrementi percentuali registrati dai clienti

domestici in campo elettrico, gas e gasolio da autotrazione. Serve per

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compensare l'incremento o la riduzione del prezzo dell'energia. Infatti se il

prezzo dell'energia sale maggiore sarà il beneficio. Se il prezzo scende il mio

incentivo per aumentare l'efficienza energetica diminuisce, quindi nel contributo

tariffario devo compensare questo fatto.

Ovviamente il contributo tariffario lo pagherà il consumatore finale con una

piccola parte della sua bolletta. Indicativamente per l'elettrico si parla circa di

2,7 euro/anno a famiglia e per il gas di 3,7 euro/anno.

Per effetto del dm 28 dicembre 2012, il GSE diventa l’unico soggetto

responsabile dell’attività di gestione del meccanismo di certificazione relativo ai

tee (gestione, valutazione e certificazione dei risparmi correlati ai progetti di

efficienza energetica)

Come detto anche i soggetti volontari possono conseguire i TEE attraverso i

loro interventi. Sono costituiti da:

• Distributori di energia elettrica e gas diversi da quelli obbligati, che

hanno quindi un numero di clienti finali inferiore a 50000. Sono circa lo

0,4% dei TEE;

• Società di servizi energetici che ricoprono circa il 77,8% dei TEE.

Hanno come missione vendere un servizio energetico a terzi e vengono

pagati sulla base del risparmio conseguito dal cliente. Nello statuto deve

essere dichiarata questa caratteristica;

• Imprese che hanno provveduto (a fronte di un obbligo) a nominare un

responsabile per l'uso razionale dell'energia, cioè l’Energy anager, e

che hanno quindi il titolo per conseguire i TEE e li possono rivendere;

• Imprese dei settori industriale, agricolo, trasporti ecc che hanno

nominato l'Energy Manager anche se non erano obbligate, e imprese che

hanno ottenuto la certificazione ISO 50001.

Nel tempo il peso delle ultime due categorie è cresciuto, infatti le società con

l'Energy Manager ricoprono il 10% dei TEE richiesti. Gli interventi dei soggetti

volontari sono molto importanti in quanto i soggetti obbligati ottengono solo il

10% dei TEE attraverso interventi propri, mentre la restante parte della

percentuale viene comprata sul mercato.

Le ESCo non sono obbligate ad avere la certificazione UNI CEI 11352, ma il

decreto del 12/2012 stabilisce che a due anni data per partecipare al meccanismo

dei TEE dovranno essere certificate.

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1.4.2 Le detrazioni fiscali

AGEVOLAZIONI FISCALI DEL 55%: All’interno della Legge n. 296 del 27

Dicembre 2006 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e

pluriennale dello Stato” è stato presentato un sistema di agevolazioni per

facilitare e incentivare la riqualificazione energetica degli edifici esistenti.

Introduce un meccanismo di agevolazione fiscale per le spese sostenute in

relazione ad interventi finalizzati al risparmio di energia. L’agevolazione

consiste nel riconoscimento di detrazioni d’imposta valide sia per le persone

fisiche che per le società proprietarie di edifici in cui si sono eseguiti interventi

di efficientamento, nella misura del 55% delle spese sostenute, da ripartire in

rate annuali di pari importo.

Gli interventi ammessi al riconoscimento della detrazione d’imposta fanno

riferimento alle spese sostenute per:

• la riduzione del fabbisogno energetico nell’ottica di una riqualificazione

energetica globale dell’edificio;

• il miglioramento termico dell’edificio;

• l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda;

• la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti

dotati di caldaie a condensazione o, in alternativa, con pompe di calore

ad alta efficienza oppure con impianti geotermici a bassa entalpia.

L’accesso alla detrazione d’imposta è ovviamente vincolato al raggiungimento

di determinati obiettivi di efficientamento energetico, ed è limitato

nell’ammontare massimo concedibile.

AGEVOLAZIONI FISCALI DEL 36% PER LE RISTRUTTURAZIONI

EDILIZIE ED IL “PIANO CASA”: L’agevolazione, che anche in questo caso

come nel precedente assume la forma di una detrazione d’imposta, è rivolta

esclusivamente alle persone fisiche. I contribuenti hanno la possibilità di

detrarre dall’imposta le spese sostenute per la ristrutturazione di abitazioni e

delle parti comuni di edifici residenziali. Il beneficio sul quale calcolare la

detrazione spetta fino al limite massimo di spesa di 48.000 € da distribuire lungo

un orizzonte temporale di 10 anni.

A differenza delle agevolazioni per la riqualificazione energetica, per le quali

sono definite puntualmente le tipologie di intervento detraibili, la detrazione del

6% riguarda pi in generale tutte le spese sostenute per eseguire gli interventi

di manutenzione straordinaria, le opere di restauro e risanamento conservativo e

i lavori di ristrutturazione edilizia per i singoli appartamenti e per gli immobili

condominiali.

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Il Piano Casa è insieme di norme che consente di effettuare ampliamenti o

ricostruzioni di edifici in deroga ai Piani Regolatori locali, ma imponendo come

condizione essenziale il miglioramento della qualità architettonica ed energetica

dell’edificio stesso. Per chi decide di effettuare ampliamenti, ricostruzioni o

nuove costruzioni nell’ambito del Piano Casa, inoltre, sono previste riduzioni

sugli oneri di costruzione a partire dal 20% e ancora maggiori se l’edificio è

destinato a “prima casa”.

MODIFICHE AL SISTEMA DI DETRAZIONI: Il dl 4 giugno 2013 ha

apportato una serie di modifiche rilevanti al sistema di detrazione d’imposta

delle spese sostenute per gli interventi di riqualificazione energetica per edifici

esistenti , al fine di migliorare l’indice di prestazione energetica.

In particolare:

• a partire dal 6 giugno 2013 la percentuale detraibile passa dal 55% al

65%;

• è definita una proroga delle detrazioni fino al 31 dicembre 2013;

• per le ristrutturazioni importanti dell’intero edificio , sarà possibile

usufruire delle detrazioni fino 30 giugno del 2014;

• alla scadenza l’agevolazione sarà invece ridotta al 50% fino al 31

dicembre 2014;

• a partire dal 1 gennaio 2015 si passerà ad un’aliquota del 36%,

accumunandola a quella del bonus per le ristrutturazioni edilizie;

• sono definiti dei quantitativi di «detrazione massima» a seconda della

tipologia di intervento, di seguito illustrati.

IL CONTO TERMICO: Con la pubblicazione del decreto “Conto Termico” si

determinano le norme per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni

per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia

termica da fonti rinnovabili.

Il GSE è il soggetto responsabile dell’attuazione e della gestione del

meccanismo, inclusa l’erogazione degli incentivi ai soggetti beneficiari.

Gli interventi che si possono incentivare fanno riferimento sia

all’efficientamento dell’involucro di edifici esistenti, sia alla sostituzione di

impianti esistenti per la climatizzazione invernale con impianti a più alta

efficienza, sia alla sostituzione o alla nuova installazionedi impianti alimentati a

fonti rinnovabili.

Il nuovo decreto introduce anche incentivi specifici per la Diagnosi Energetica e

la Certificazione Energetica, se abbinate, a certe condizioni, agli interventi sopra

citati.

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L’incentivo è stato individuato sulla base della tipologia di intervento in

funzione dell’incremento dell’efficienza energetica conseguibile con il

miglioramento delle prestazioni energetiche dell’immobile e o in funzione

dell’energia producibile con gli impianti alimentati a fonti rinnovabili.

L’incentivo è un contributo alle spese sostenute e sarà erogato in rate

annuali per una durata variabile (fra 2 e 5 anni) in funzione degli interventi

realizzati.

Il decreto stanzia fondi per una spesa annua cumulata massima di 200 mln di

euro per gli interventi realizzati o da realizzare dalle Amministrazioni pubbliche

e una spesa annua cumulata pari a 700 mln di euro per gli interventi realizzati da

parte dei soggetti privati.

Trascorsi 60 giorni dal raggiungimento di tali impegni di spesa, non saranno

accettate nuove domande di accesso all'incentivo.

Il meccanismo di incentivazione è rivolto a due tipologie di soggetti:

• Amministrazioni pubbliche;

• Soggetti privati, intesi come persone fisiche, condomini e soggetti titolari

di reddito di impresa o di reddito agrario.

Ai fini dell’accesso al meccanismo, il soggetto beneficiario dell’incentivo si

definisce "Soggetto Responsabile": è il soggetto che ha sostenuto le spese per la

realizzazione degli interventi.

L’incentivo può essere assegnato esclusivamente agli interventi che non

accedono ad altri incentivi statali, ad eccezione dei fondi di garanzia, dei fondi

di rotazione e dei contributi in conto interesse.

Limitatamente agli edifici pubblici ad uso pubblico, gli incentivi previsti dal

DM 28/12/12 sonocumulabili con gli incentivi in conto capitale, nel rispetto

della normativa comunitaria e nazionale.

Nei casi di interventi beneficiari di altri incentivi non statali cumulabili,

l’incentivo è attribuibile nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale

vigente.

1.5 L’importanza degli interventi nell’industria e normativa

Osservando invece la situazione nel comparto industriale, le soluzioni

perseguibili sono:

Riduzione dei consumi di energia:

• Soluzioni singole:

◦ Motori elettrici

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◦ Inverter

◦ UPS

◦ Rifasamento carichi elettrici

◦ Sistemi efficienti di combustione

• Interventi sistematici:

◦ Aria compressa

◦ Refrigerazione

Riduzione dipendenza da approvvigionamento a parità di consumi:

• Produzione elettrica e/o termica efficiente da combustibile tradizionale:

◦ Cogenerazione

◦ ORC

• Produzione elettrica da FER:

◦ Fotovoltaico

◦ Mini-eolico

1.5.1 Direttiva europea

A livello di normativa, dovendo correre ai ripari per raggiungere l’obbiettivo di

riduzione del 20% il consumo di energia primaria per il 2020, è stata approvata

la nuova direttiva europea per l’efficienza energetica del dicembre 2012.

I suoi elementi principali sono:

• Viene chiesto alle compagnie energetiche di ridurre la vendita dell’1,5%

all’anno alle imprese, famiglie e industrie. L’efficienza energetica può

essere uno strumento di fidelizzazione del cliente, in quanto ad esempio

le imprese energetiche possono introdurre contratti con cui dotano il

cliente di un dispositivo per monitorare i consumi a titolo gratuito

vincolandoli a rimanere per un certo numero di anni loto clienti.

• Il tasso di ristrutturazione annuale deve essere almeno del 3% per gli

edifici pubblici.

• Obbligo per i paesi membri per elaborare strategie per rendere parco

edilizio più efficiente.

• Gestire l’energia a livello industria.

Le misure per l’industria consistono in:

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Energy Audit: la direttiva insiste molto su questo tema perché poter fare

un Energy audit a un cliente è la prima occasione per parlare di

efficienza energetica. Costituisce un varco per analizzare i dati del

cliente e per poterlo sensibilizzare sul risparmio possibile rilevante. Le

grandi imprese hanno l’obbligo di sottoporsi all’audit energetico ogni

quattro anni, tranne quelle che si dotano di un sistema di gestione

dell’energia. Le P I possono essere incoraggiate a sottoporsi all’audit

ed è per questo che è molto importante diffondere informazioni su

contratti, strumenti di finanziamento, sovvenzioni, best practices.

Qualificazione e trasparenza degli operatori: Chi offre un servizio

energetico a partire dall’audit deve essere qualificato. Ci sono elenchi

pubblici di fornitori qualificati. Le ESCo qualificate sono circa 3000,

tuttavia solo un decimo di queste sono operanti effettivamente. La lista

delle ESCo dovrebbe riportare quanti certificati ha conseguito e i

progetti eseguiti in modo da facilitare la ricerca dell’azienda

specificando la sua storia. Trattamento efficiente dei reclami e

risoluzione stragiudiziale delle controversie.

Cogenerazione ad alto rendimento

1.5.2 Le norme UNI-ISO per l’efficienza energetica

Il piano d'Azione Nazionale per l'efficienza energetica del 2011 prevedeva tre

diverse certificazioni: quella per le imprese la ISO 50001 quella per le ESCo la

UNI CEI 11352 e per l'EGE la UNI CEI 11339.

ISO 50001: Le imprese possono sottoporsi volontariamente a questa

certificazione. Ci si dà quindi le procedure con cui gestire il fattore energia in

modo sistematico.Infatti farà periodicamente l'audit e in base a questo deciderà

che tipo di interventi eseguire e seguirà le procedure stabilite. Quindi questa

certificazione è una sistematizzazione dei sistemi di misura. I vantaggi di questa

certificazione per le imprese è il fatto che quest'ultime possono tenere sotto

controllo il fattore energia e lo possono sfruttare per ottenere un risparmio

economico. La società infatti può accedere ai TEE cioè ai Titoli di Efficienza

Energetica,i certificati bianchi. Questi certificati possono essere richiesti solo

dalle esco e dalle imprese dotate di certificazione ISO 50001. Inoltre un

beneficio ulteriore è l'immagine che possono acquisire agli occhi del cliente. Gli

svantaggi riguardano sopratutto le piccole e medie imprese perché è difficile

estendere questo meccanismo alle PMI in quante le cifre iniziali sono molto alte.

Studiando un campione di imprese è emerso che solo il 10% del campione,

costuito per lo pi da imprese di grandi dimensioni appartenenti a settori

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energivori (metallurgico, chimico , ha già conseguito la certificazione ISO

50001 (o precedente . Un altro 4% dichiara di avere messo la certificazione

ISO 50001 nel suo programma triennale, anche se in taluni casi si tratta di

operatori che già da qualche tempo “rimandano” anche l’adesione alla UNI CEI

EN 16001. en il 56% del campione ignora la ISO 50001 (FIGURA 1.9 .

Percentuale, come è scontato attendersi, che sale sino al 75% dei casi se si

considerano all’interno del campione le sole P I.

Figura 1.9 Posizione delle imprese rispetto alla norma ISO 50001

UNI CEI 11352: Questa certificazione individua i requisiti delle ESCo per

potersi certificare. Infatti queste società offrono un servizio di efficienza

energetica, offrono quindi anche una garanzia contrattuale e collegano la

remunerazione al risparmio energetico fatto conseguire al cliente. La

certificazione prevede anche che l'AEEG accanto alle caratteristiche della ESCo

pubblichi se è certificata o meno, quindi è una novità rispetto alla descrizione e

alla definizione della ESCo passata. Tuttavia per adesso questo aspetto non è

ancora stato effettuato. I problemi relativi a questa certificazione sono il fatto

che la ESCo accede si ai TEE ma non è ancora previsto un accesso agevolato a

questo meccanismo.

UNI CEI 11339: Gli EGE sono degli individui che hanno dimostrato di avere

delle competenze nella gestione dell'energia. Generalmente l'impresa per

accedere ai TEE deve avere la certificazione uni 50001 o avere al suo interno un

Energy Manager. Tuttavia le imprese di piccole dimensioni non hanno molto

spesso le possibilità di avere l'energy manager, quindi potrebbe avvalersi della

professionalità di un soggetto esterno. Gli EGE possono rappresentare quindi

per le piccole medie imprese la figura professionale per accedere ai TEE. Questa

34%

56%

10%

in programma

sconosciuta/poco considerata

certificata

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figura può anche essere condivisa da più imprese ed è come avere un Energy

Manager senza avere una posizione strutturata nell'impresa.

1.5.3 Normativa in Italia

Il primo Piano d’Azione italiano per l’Efficienza Energetica (PAEE è stato

presentato alla Commissione Europea nel Luglio del 2007 e prevedeva

l’adozione di programmi e misure di miglioramento corrispondenti ad un

obiettivo pari al 9,6% (126.327 GWh/anno) al 2016 (superiore al valore del 9%

indicato dalla direttiva 2006/32/CE), fissandone uno intermedio al 2010 pari al

3%.

Al settore industriale era assegnato circa il 20% degli obiettivi di risparmio al

2010 e poco pi del 17% di quelli al 2016. Valori bassi in quanto i consumi

energetici per l’industria sono pari nel nostro Paese a circa il 23%2del totale.

Diversamente dalla situazione europea, gli obbiettivi sono stati ampiamente

raggiunti. Tuttavia solo il 68% degli interventi faceva parte di quelli previsti dal

PAEE 2007, mentre gli altri non erano stati previsti.

Se si fa invece esclusivamente riferimento alle misure previste dal PAEE

2007 per il settore industriale, solo nel caso della cogenerazione ad alto

rendimento i risparmi conseguiti sono stati effettivamente in linea con le

previsioni. E’ prossimo all’obiettivo l’uso di lampade efficienti e sistemi di

controllo.

Nel luglio 2011 è stato introdotto il nuovo PAEE 2011 che estende e traguarda

gli obiettivi di risparmio energetico al 2020, mantenendo però un momento di

verifica all’anno 2016.

Focalizzando l’attenzione sul settore industriale, rispetto agli 8.2 0 G h anno

risparmiati nel 2010 nel settore industria, ci si è dati un obiettivo al 2020 pari a

28.678 GWh/anno, che diviene di 20.140 GWh/anno se ci si arresta al

2016 (93,5% di quanto previsto dal PAEE 2007). Oltre alla scomparsa

dell’intervento inerente alla “compressione meccanica del vapore”, sostituito

dagli interventi “refrigerazione, in- verter su compressori, sostituzione caldaie e

recupero cascami termici”, si nota la sensibile riduzione dei risparmi annuali

attesi al 2016, pari a -38% per le lampade efficienti e sistemi di controllo, -24%

per motori elettrici ad alta efficienza32 e -95% per l’installazione di inverter su

motori elettrici, mentre per la cogenerazione ad alto rendimento il target risulta

invariato.

L’estensione delle misure rispetto al PAEE 200 determina tuttavia nel 2020 un

risparmio complessivo di quasi 2,5 Mtep, +0,7 rispetto al target 2016 e +0,6

rispetto all’obiettivo al 2016 fissato dal PAEE 200 . Il contributo di riduzione

dei consumi è imputabile per oltre il 15% ad interventi su illuminazione, motori

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ed inverter su sistemi di pompaggi, per il 23% alla cogenerazione ad alto

rendimento, per il restante 62% a inverter su compressori, refrigerazione,

sostituzione caldaie e recupero cascami termici.

Nel Luglio 2014 invece viene introdotto il PAEE 2014: Gli obiettivi al 2020, in

linea con quanto previsto dalla Sen, prevedono la riduzione annua dei consumi

finali di energia pari a circa 15,5 Mtep (20 Mtep di energia primaria) distribuiti

in diversi settori. In termini di emissione di CO2 evitate, l’effetto del pacchetto

di misure predisposte dovrebbe essere un taglio (entro il 2020) pari a 50-55 Mt/a

(considerando un fattore di emissione medio del parco elettrico nazionale di

circa 350 grammi CO2/kWhe al 2020).

Nel dettaglio, i maggiori contributi sono attesi da industria (7,14 Mtep/a),

trasporti (6,05 Mtep/a) e residenziale (5,14 Mtep/a) mentre il contributo del

terziario non dovrebbe superare la quota 1,72 Mtep/a.

Attualmente, secondo i dati elaborati dall’Enea, l’Italia ha raggiunto poco meno

del 15% del target fissato: la strada da fare è ancora lunga, soprattutto per i

trasporti, fermi a quota 4% contro il 25,9% del residenziale e il 22% già fatto

dall’Industria.

1.5.4 I sistemi di incentivazione dell’efficienza energetica nel settore

industriale

Le soluzioni di efficienza energetica nel settore industriale sono attualmente

incentivate in Italia essenzialmente attraverso due meccanismi:

• i Titoli di Efficienza Energetica;

• la concessione di prestiti a tasso agevolato, con il cosiddetto Fondo

Rotativo “Kyoto”, le quali risorse residuate sono state trasferite al

“Fondo per l’occupazione giovanile nel settore della green economy”

Per il meccanismo dei titoli di efficienza energetica che abbiamo già trattato,

introduciamo solo delle modifiche che sono state effettuate:

• L’introduzione del coefficiente di durabilità τ, che permette di tenere

conto della vita tecnica attesa degli interventi, aumentando i certificati

bianchi rilasciati nel corso della vita utile .In precedenza, infatti, il

meccanismo contabilizzava ed incentivava i risparmi energetici per un

numero di anni convenzionale, tipicamente 5 anni, nella maggior parte

dei casi inferiore alla vita effettiva delle tecnologie installate,

penalizzando di fatto gli interventi che generavano risparmi energetici

per un numero di anni superiore a quello convenzionale;

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• Il concetto di “Risparmio Netto Integrale” (RNI che fa invece

riferimento al risparmio che si stima venga conseguito nell’arco

dell’intera vita tecnica di un intervento.

“Fondo per l’occupazione giovanile nel settore della green economy”

Il Fondo eroga finanziamenti a tasso agevolato per la realizzazione di progetti e

interventi nei settori della green economy ed in settori di attività connessi con la

messa in sicurezza del territorio dai rischi idrogeologico e sismico.

Possono beneficiare dei finanziamenti agevolati:

• imprese, sia in forma individuale che societaria, o loro consorzi;

• imprese tra cui sia stato stipulato un contratto di rete

I settori di intervento dei progetti finanziabili sono:

• protezione del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico e

sismico;

• ricerca, sviluppo e produzione di biocarburanti di "seconda e terza

generazione"; ricerca, sviluppo e produzione mediante bio-raffinerie di

prodotti intermedi chimici da biomasse e scarti vegetali;

• ricerca, sviluppo, produzione e installazione di tecnologie nel "solare

termico", "solare a concentrazione", "solare termo-dinamico", "solare

fotovoltaico",biomasse, biogas e geotermia;

• incremento dell'efficienza negli usi finali dell'energia nei settori civile,

industriale e terziario, compresi gli interventi di social housing. Processi

di produzione o valorizzazione di prodotti, processi produttivi od

organizzativi o servizi che, rispetto alle alternative disponibili,

comportino una riduzione dell'inquinamento e dell'uso delle

risorse nell'arco dell'intero ciclo di vita.

Alla concessione dei finanziamenti è inizialmente assegnato un ammontare di

risorse pari a 460 milioni di euro, di cui 10 sono riservati a progetti di

investimento presentati da Società a responsabilità limitata semplificata (Srls) e

70 al finanziamento di interventi di ambientalizzazione e riqualificazione

ricompresi nell'area definita del Sito di interesse nazionale di Taranto (SIN

Taranto).

I progetti di investimento presentati dalle imprese devono prevedere

occupazione aggiuntiva a tempo indeterminato di almeno 3 giovani con età non

superiore a 35 anni alla data di assunzione.

Nel caso di assunzioni superiori a tre unità, almeno un terzo dei posti è riservato

a giovani laureati con età non superiore a 28 anni.

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Per i progetti presentati da Srl semplificate, PMI ed ESCo, il numero di

assunzioni minimo è pari a una unità.

Per singola impresa richiedente, le nuove assunzioni devono essere aggiuntive

rispetto alla media totale degli addetti degli ultimi 12 mesi.

La media totale degli addetti è ottenuta tenendo conto del numero degli addetti

impiegati, presso l’impresa, con contratti a tempo indeterminato, tempo

determinato nonché con contratti di lavoro atipici stipulati ai sensi della vigente

normativa in materia.

Il taglio minimo dei progetti di investimento è pari a:

• 200.000 euro per Srl semplificate;

• 500.000 euro per PMI ed ESCo;

• di euro per gli altri soggetti.

Il finanziamento agevolato concesso rappresenta una quota parte del costo totale

dell'investimento; la restante parte è a carico del soggetto beneficiario.

La percentuale massima finanziabile dal Fondo è pari a:

• 75% del costo complessivo delle spese ammissibili nel caso di progetti

presentati da PMI, ESCo e Srl semplificate;

• 60% del costo complessivo delle spese ammissibili per i porgetti diversi

da quelli presentati da PMI, ESCo e Srl semplificate.

Le spese ammissibili consistono in:

• spese per gli investimenti materiali (macchinari, impianti, attrezzature) e

immateriali (brevetti, programmi informatici);

• spese per servizi e consulenze fino ad un massimo del 15% del totale dei

costi ammissibili;

• costi del personale imputabili per un numero di anni massimo pari alla

durata del finanziamento agevolato con separata indicazione dei costi

relativi al personale di nuova assunzione;

• spese generali fino ad un massimo del 10% del valore totale del progetto;

• costi aggiuntivi imputabili all'adeguamento alla normativa antisismica

degli edifici funzionali alla realizzazione delle attività previste dal

progetto.

Il tasso di interesse applicato nell'erogazione dei finanziamenti agevolati è pari

allo 0,50%.

Il tasso è ridotto della metà per i progetti di investimento presentati da ESCo

affidatari di contratti di disponibilità, Srls, imprese tra cui c’è un contratto di

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rete, per i quali la durata del finanziamento potrà arrivare a 120 mesi invece che

a 72.

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Capitolo 2

2.1 Definizione ESCo, e panoramica italiana

(dati grafici da PAEE 2014)

Molto spesso capita che numerose opportunità di risparmio energetico vengono

tralasciate perché troppo onerose da finanziare, oppure perché considerate non

essenziali. Più spesso ancora avviene che aziende ed enti pubblici non siano in

grado di valutare i risparmi energetici ed economici conseguibili e soprattutto

non siano a conoscenza delle opportunità che hanno a disposizione per

affrontare questi problemi. E’ qui che entrano in gioco le Società di Servizi

Energetici o ESCo, imprese specializzate nella identificazione e conseguimento

del risparmio energetico per i committenti.

Questo tipo di società è nata negli Stati Uniti verso la fine degli anni '70 a

seguito della crisi energetica che aveva provocato bruschi aumenti dei prezzi

dell'energia. Alcuni produttori di sistemi di controllo e di regolazione energetica,

società di consulenza energetica e i dipartimenti tecnici dei grandi produttori e

distributori di energia, identificarono una nuova modalità per vendere le

soluzioni tecnologiche da loro sviluppate, e cioè finanziarle direttamente. La

loro strategia ebbe successo e la domanda di questo tipo di soluzione aumentò

progressivamente, portando alla nascita di società autonome e dedicate.

Da alcuni anni, e a seguito del forte impulso fornito dalla Direttiva

2006/32/Ce sull'efficienza degli usi finali dell'energia, queste società si sono

diffuse anche in Italia.

Il primo riconoscimento formale del ruolo delle ESCo avviene con il Dm 20

luglio 2004, nelle cui Linee Guida si legge che le ESCo sono le "società,

comprese le imprese artigiane e le loro forme consortili, che (… hanno

come oggetto sociale, anche non esclusivo, l'offerta dei servizi integrati per la

realizzazione e l'eventuale successiva gestione di interventi per la riduzione

dei consumi energetici".

Il Dm 30 maggio 2008 specifica poi che la ESCo è una "persona fisica o

giuridica che fornisce servizi energetici, ovvero altre misure di miglioramento

dell'efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell'utente e, ciò

facendo, accetta un certo margine di rischio finanziario. Il pagamento dei servizi

forniti si basa, totalmente o parzialmente, sul miglioramento dell'efficienza

energetica conseguito e sul raggiungimento degli altri criteri di rendimento

stabiliti".

Secondo la UNI CEI 11352:2010 la ESCo deve offrire:

• un servizio di efficienza energetica

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• offrire servizi energetici integrati

• offrire garanzia contrattuale di miglioramento dell'efficienza energetica

• collegare la propria remunerazione con i risparmi

Data l'attuale scarsità di ESCo sufficientemente strutturate dal punto di vista

finanziario, riconosciuta sia dal “Decreto Rinnovabili” del marzo 2011 sia dal

Piano d’Azione Italiano per l’Efficienza Energetica 2011, si intendono attivare

le seguenti iniziative: la promozione della norma UNI CEI 11352 e favorire una

maggiore integrazione fra il meccanismo dei certificati bianchi e le ESCo,

prevedendo meccanismi premianti per le società di servizi energetici certificate

in base alla norma UNI CEI 11352, che operino secondo schemi contrattuali

avanzati.

Per qualificarsi come ESCo è necessario solo che nell’oggetto sociale sia

specificato il ruolo di operatore nel settore dei servizi energetici integrati.

La maggior parte delle ESCo presenti sul mercato sono imprese private, ma

esistono anche ESCo a statuto pubblico/privato che sono organizzate per

facilitare gli interventi negli enti pubblici. E' loro consentito infatti di usufruire

della semplificazione amministrativa che consente di prendere in affidamento

diretto gli interventi, superando gli obblighi sugli appalti pubblici (Dlgs 18

agosto 2000, n. 267 e Finanziaria 2002).

L'Autorità per l'Energia pubblica comunque l'elenco delle ESCo che hanno

ottenuto certificazioni dei risparmi energetici conseguiti, e dunque Certificati

Bianchi.

Come già detto la ESCo fornisce un miglioramento dell'efficienza energetica di

un impianto o edificio individuando le soluzioni tecniche e le forme di

finanziamento più adatte. La sua remunerazione è strettamente legata alla

quantità di energia risparmiata in relazione con l'investimento fatto. E' dunque il

risparmio economico stesso fornito dall'intervento a retribuire in parte la ESCo.

In realtà le ESCo hanno la possibilità di fare utili soprattutto perché hanno

diritto a ottenere Certificati Bianchi in numero corrispondente all'efficienza

energetica realizzata dall'insieme dei loro interventi. I certificati vengono

rivenduti alle società di distribuzione di elettricità e gas a cui è imposto per

legge di realizzare determinate quote di efficienza energetica o di acquistare le

quote corrispondenti sul mercato.

Le ESCo operanti in Italia hanno caratteristiche e provenienze diverse, e quelle

registrate presso l’AEEG al 2011 erano 1900 imprese. Tuttavia di queste 1900

unità registrate soltanto il 15-20% opera attivamente nel settore e usufruisce del

meccanismo dei Certificati Bianchi.

Le società appartenenti a questo elenco appartengono a settori molto differenti

per tipo di attività e tipo di interventi:

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• società di generazione/distribuzione,

• produttori di tecnologie del settore impiantistico allargato e delle

tecnologie,

• società di scopo di industrie manifatturiere,

• industrie che effettuano interventi di efficientamento e chiedono

direttamente i TEE,

• società di progettazione,

• consulenti del settore dell’energia,

• installatori di impianti,

• società che gestiscono reti di teleriscaldamento,

• operatori del settore delle fonti rinnovabili,

• produttori di sistemi di cogenerazione che per promuovere le vendite

sviluppano iniziative di efficientamento sul lato della produzione di

energia elettrica e termica in determinati settori industriali e del terziario,

• società del settore trattamento dei rifiuti,

• produttori di tecnologie per la pubblica illuminazione,

• società di Servizi che hanno come oggetto principale di attività quella dei

Servizi Energetici-ESCo, dell’efficientamento energetico nel settore

pubblico (edifici, scuole, sanità, infrastrutture) e privato degli edifici nel

settore Industriale e Terziario.

Questa disomogeneità si può evidenziare anche osservando la FIGURA 2.1, che

per ogni classe dimensionale di impresa indica la percentuale sul campione e la

percentuale sul volume d’affari. Il volume d’affari generato è equamente (Figura

.10 diviso fra un 5% di ESCo di grandi dimensioni (pi di 250 addetti), che

appartengono a grandi gruppi multinazionali e il restante 95% di imprese di

dimensioni ben pi ridotte (60% con meno di 10 addetti).

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Figura 2.1 Ripartizione della numerosità e del volume d’affari delle ESCo in Italia 2010

Da un’analisi in corso di realizzazione nell’ambito di un Protocollo di Intesa tra

ENEA e Confindustria, si evidenzia che non molte ESCo affiancano ai servizi

energetici altre funzioni: tuttavia, il 50% afferma di effettuare, oltre a questi

ultimi, anche servizi di altro genere, quali riparazioni, installazioni e noleggi.

Si mostra quindi in FIGURA 2.2 la disposizione delle ESCo all’interno delle

diverse aree tecnologiche del settore dell’efficienza energetica, ad esclusione,

ovviamente, di quella dei “servizi energetici”.

Le tre aree maggiormente occupate sono le “tecnologie per la produzione e

l’utilizzo di energia termica”, i “sistemi di cogenerazione e trigenerazione” e gli

60%

30%

5% 5% 10%

20% 20%

50%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

< 10 addetti 10-50 addetti 50-250 addetti

>250 addetti

% numerosità imprese

%volume d'affari

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35%

motori elettrici e inverter

tecn efficienti per il trasporto

tecn per building automation e UPS

tecn per gli infissi degli edifici

ICT per misura e controllo parametri efficienza

tecn per l'isolamento

tecn di illuminazione

edifici efficienti

sistemi di cogenerazione e trigenerazione

tecn per la produzione e l'utilizzo di energia termica

Figura 2.2 Disposizione delle ESCo all’interno delle diverse aree tecnologiche del settore dell’efficienza

energetica, ad esclusione di quella dei “servizi energetici”.

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“edifici efficienti”. Consistente è anche il gruppo di imprese impegnate nell’area

delle “tecnologie di illuminazione”.

Se si considera invece l’area dei servizi energetici singolarmente è possibile

suddividerla in differenti funzioni e identificare quelle che hanno una maggiore

applicazione. Come si vede in FIGURA 2.3, la funzione pi svolta è la

“diagnosi energetica”, cui si dedicano pi dell’80% delle ESCo del campione

dello studio per il PAE 2014, seguita dal “servizio di gestione dei rapporti

amministrativi con gli enti del settore” per l'ottenimento di qualifiche, titoli ed

incentivi (oltre il 65% delle aziende). Infine si nota come circa il 60% delle

intervistate svolga effettivamente dei contratti EPC.

Gruppi di attività nelle aree dei servizi energetici

La dimensione dei progetti portati avanti dalle ESCo viene evidenziata in figura.

Oltre il 50% dei progetti rientra in classi di risparmio inferiori a 200 tep/anno.

In FIGURA 2.4 si riporta la dimensione media dei progetti portati avanti dalle

ESCo.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%

Diagnosi energetica

Gestione dei rapporti amministrativi con gli Enti del settore

Contratti EPC

Progettazione impiantistica

Manutenzione

Servizi energia così come previsti da D.Lgs.115/2008

Servizio di autorizzazione degli interventi (c.d."permitting")

Installazione e collaudo

Esercizio impianti

Finanziamento Tramite Terzi

Progettazione architettonica

Recupero e reciclaggio

Figura 2.3 Distribuzione funzioni dei servizi energetici

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Figura 2.4 Dimensione media dei progetti

I settori che maggiormente incidono sull’attività di queste imprese sono di gran

lunga quelli residenziale, commerciale e terziario, da cui proviene circa il 76,7%

del fatturato (FIGURA 2.5); il restante giunge dal settore industriale (23,2%),

mentre solo una fetta trascurabile deriva dal settore agricolo.

Figura 2.5 Fatturato per settore cliente

Evidenziando invece il fatturato proveniente dai diversi comparti industriali in

cui operano le ESCo del campione (FIGURA 2.5) si nota una netta

13%

38% 31%

13% 6%

<25 tep/anno

25-200 tep/anno

200-1000 tep/anno

1000-5000 tep/anno

>5000 tep/anno

0,1%

23,2%

76,7%

agricoltura

industria

residenziale-commerciale-terziario

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predominanza dei trasporti (35,5%), seguito dal comparto meccanico (26,1%) e

da quello alimentare (23,2%).

Figura 2.6 Fatturato per comparto industriale

T uttavia le risposte alla domanda sui comparti industriali dei clienti delle ESCo

(FIGURA 2.7), chiarisce che quello nettamente prevalente (9 , % è quello

meccanico; a seguire poi quello chimico e quello alimentare, di cui fa parte la

clientela rispettivamente dell’86, % e dell’80% del campione.

Figura 2.7 Percentuale di ESCo per comparto industriale

23,2%

4,4%

7,8%

3,1%

26,1%

35,5% alimentare

cemento

chimico

civile

meccanico

trasporti

93,3% 86,7%

80,0%

53,3% 53,3% 46,7%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

meccanico chimico alimentare civile trasporti cemento

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Per quanto riguarda le previsione degli investimenti settoriali, le ESCo hanno

affermato un maggior interesse per quelli dedicati alla crescita delle competenze

professionali, ma anche all’aumento della capacità produttiva e all’innovazione

di processo; inoltre, la maggior parte delle risposte, indica una previsione di

crescita degli investimenti per il prossimo triennio, mentre solo l’11,8% indica

una contrazione (FIGURA 2.08).

Figura 2.8 Previsioni investimenti delle ESCo per il prossimo triennio

Molto importante è riuscire a determinare quali siano i fattori determinanti per la

competizione settoriale. Gli aspetti fondamentali su cui fare leva risultano essere

come si vede in FIGURA 2.9: la capacità di fornire servizi integrati e la qualità

del servizio offerto.

Figura 2.9 Determinanti della competizione nel settore dei servizi energetici

5,9% 5,9%

29,4%

29,4%

29,4% molto inferiore

inferiore

stabile

superiore

molto superiore

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

qualità del servizio

capacità di fornire servizi integrati

capacità finanziaria

vantaggi assoluti di costo

economie di scala

differenziazione del prodotto e/o economie di varietà

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E’ fondamentale capire anche quali siano le politiche pubbliche che

maggiormente facilitano l’azione delle società di servizi energetici in esame: la

chiarezza normativa, la semplificazione delle procedure amministrative, la

stabilità finanziaria e il meccanismo dei Certificati Bianchi sono quelle che

forniscono un appoggio maggiore (FIGURA 2.10)

Figura 2.10 Utilità delle politiche pubbliche

Le ESCo certificate, che rispondono cioè ai requisiti della norma UNI CAEI

11 52:2010 e rappresentano solo il 18% del totale, sono caratterizzate da

un’offerta integrata di servizi, dall’applicazione di contratti di natura evoluta e

dalla disponibilità di notevoli risorse economiche per finanziare i propri

interventi. Da analisi prodotte da ASSISTAL22 si rileva che il fatturato totale

delle ESCO associate per le riqualificazioni/servizi nel settore energetico

ammonta a circa 3,5-4 miliardi di euro l’anno e l’energia gestita, generata e

distribuita a clienti finali ammonta a circa 16.000.000 MWh/a (di cui elettrica

circa 10-15%).

In base alla norma la ESCo deve possedere nell’organigramma un responsabile

con adeguata competenza nella gestione dell’energia e dei mercati energetici e

un tecnico con adeguata competenza di progettazione nelle aree di intervento. Di

conseguenza, è molto importante che la ESCo abbia una o pi figure con

competenze proprie degli energy manager e di almeno un EGE certificato.

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 5

incentivi in Conto Interesse

Conto Termico

detrazione fiscale del 55%

incentivi in Conto Capitale

altri finaziamenti

istituzione degli schemi di qualificazione

campagne di sensibilizzazione e informazione

TEE o Certificati Bianchi

stabilità finanziaria

semplificazione delle procedure amministrative

chiarezza normativa

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2.2 Tipologie contrattuali degli interventi ESCo

Dividendo in due macro-aree i diversi tipi di contratti si possono individuare:

• i contratti standard: si configurano come una sorta di outsourcing della

gestione dell'energia, ma la remunerazione della ESCo viene definita in

via forfettaria, oppure coincide con il risparmio di costo conseguito,

senza che vi sia una condivisione dei rischi e ritorni o una comunanza di

obiettivi di efficientamento. Sotto questa classificazione rientrano ad

esempio i contratti di tipo first out, four steps, BOOT, first in, servizio

energia.

• L'altro modello contrattuale è costituito dai contratti evoluti Energy

Performance Contracting, dove invece si condivide il risparmio

conseguente all'efficientamento energetico, ossia i pagamenti verso la

ESCo sono effettuati in funzione del livello di miglioramento

dell'efficienza stabilito contrattualmente. Rientrano in questa

classificazione EPC-Shared Savings, EPC-Guaranteed Savings, EPC-Pay

from Saving.

Andando invece ad approfondire il contratto di rendimento energetico (Energy

Performance Contract, o EPC ) , questo viene definito “il contratto con il quale

un soggetto “fornitore” (normalmente la ESCo) si obbliga al compimento, con

propri mezzi finanziari o con mezzi finanziari di terzi soggetti, di una serie di

servizi e di interventi integrati volti alla riqualificazione e al miglioramento

dell’efficienza di un sistema energetico (un impianto o un edificio) di proprietà

di altro soggetto (beneficiario), verso un corrispettivo correlato all’entità dei

risparmi energetici (preventivamente individuati in fase di analisi di fattibilità)

ottenuti in esito all’efficientamento del sistema” (Direttiva CE/32/2006).

L’Energy Performance Contract è il modello contrattuale che quindi caratterizza

di fatto, l’attività delle Energy Service Companies (ESCo .

L’oggetto del contratto consiste nell’individuazione, progettazione e

realizzazione di un livello di efficienza energetica. In particolare la ESCo,

attraverso una fase preliminare di studio e analisi del sistema energetico nella

sua globalità, individua l’intervento pi opportuno al fine di conseguire

l’efficienza e fissa un certo margine di risparmio raggiungibile. Il rapporto

contrattuale che ne consegue poi, obbliga la ESCo alla cura ed al coordinamento

di tutte le attività volte alla progettazione, realizzazione, gestione e

manutenzione dell’intervento individuato, attraverso l’assunzione su di sé del

rischio tecnico e, a seconda delle diverse varianti, anche del rischio finanziario e

della garanzia dell’effettivo raggiungimento del livello di risultato ipotizzato.

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Aggancia poi la propria remunerazione al flusso di cassa dei risparmi realmente

ottenuti nel corso di un certo arco temporale, durante il quale la ESCo cura di

norma anche la gestione e la manutenzione degli impianti. (FIGURA 2.11)

Figura 2.11 Caratteristiche contratto EPC

Come da definizione quindi il contratto coinvolge normalmente due parti, il

“beneficiario” e il “fornitore”; il fornitore solitamente anticipa i costi degli

investimenti necessari per gli interventi da realizzare o comunque si impegna a

recuperare i mezzi finanziari presso soggetti terzi (normalmente, istituti di

credito). In alcuni casi il soggetto finanziatore, se diverso dal “fornitore”, entra

anch’esso nel rapporto contrattuale di EPC in qualità di parte: si instaura, cioè,

un rapporto trilaterale, che vede direttamente coinvolto anche il soggetto

finanziatore nello schema dell’operazione.

L’EPC quindi si attua normalmente utilizzando e combinando il meccanismo

del Finanziamento Tramite Terzi (FTT), per cui la realizzazione del progetto ed

il ricorso delle risorse necessarie, è subordinata al finanziamento da parte di un

terzo. Anche il FTT è stato definito dal legislatore ( art. 2, lett. m D. Lgs.

115/2008) : “accordo contrattuale che comprende un terzo, oltre al fornitore di

energia e al beneficiario della misura di miglioramento dell’efficienza

energetica, che fornisce i capitali per tale misura e addebita al beneficiario un

canone pari a una parte del risparmio energetico conseguito avvalendosi della

misura stessa. Il terzo può essere una ESCo”.

Il finanziamento tramite terzi può essere di due tipi:

FTT con capitale di terzi:viene fatta la richiesta di un finanziamento da parte

dell’utente cliente presso un istituto di credito, supportato dall’accordo di

garanzia di risparmio energetico stipulato con la ESCo. (FIGURA 2.12)

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Figura 2.12 FTT con capitale di terzi

FTT con capitale prioprio: (FIGURA 2.13) il cliente è salvaguardato dal rischio

finanziario relativo alla prestazione tecnica del progetto. Le grandi ESCo con

grandi disponibilità finanziarie e quindi alto livello di solvibilità hanno iniziato a

preferire il FTT alla loro liquidità perché i loro costi di finanziamento tramite

equità o finanziamento a lungo termine sono spesso molto maggiori rispetto ai

costi necessari per reperire capitali sui mercati finanziari.

Figura 2.13 FTT con capitale proprio

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53%

47%

Guaranteed Savings

Shared Savings

In relazione alla ripartizione dei rischi, alla copertura del finanziamento ed alla

remunerazione della ESCo, gli interventi di prestazione energetica possono dar

luogo alle seguenti tipologie o modelli di contratto di rendimento energetico che

come visto inizialmente possono essere suddivisi in modelli contrattuali

standard e modelli contrattuali evoluti che si dividono nelle percentuali in

FIGURA 2.14.

Figura 2.14 Distribuzione modello contrattuale ESCo

I contratti di tipo evoluto si dividono principalmente in due categorie (FIGURA

2.15):

• EPC – Shared Savings

• EPC – Guaranteed Savings

Entrambe le tipologie di contratto evoluto possono avere caratteristiche diverse

al loro interno, come evidenziato in FIGURA 2.16 e FIGURA 2.17

22%

78%

modello contrattuale standard

modello contrattuale evoluto

Figura 2.15 Ripartizione modelli evoluti

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55% 24%

21% Finanziamento Tramite Terzi con capitale di terzi

Project Financing

Leasing

28%

72%

Finanziamento condiviso

Finanziamento Tramite Terzi con capitale proprio

EPC – Guaranteed Savings: in tale modello di EPC, il soggetto finanziatore è

un soggetto terzo diverso dalla ESCo e dal cliente, ma in questo modello è il

cliente che sottoscrive il prestito, mentre la ESCo normalmente assume il ruolo

di reperire ed organizzare il finanziamento, oltre a garantire un certo livello di

rendimento in base al quale riceve il compenso dal cliente. Il contratto dura

normalmente circa 4-8 anni. Secondo questa formula, dunque, la ESCo si

impegna essenzialmente a garantire che i risparmi non siano inferiori ad un

minimo concordato, stabilito sulla base dell’analisi di fattibilità. La garanzia del

risparmio viene assicurata prevedendo un indennizzo in favore del cliente in

caso di consumi maggiori rispetto a quelli garantiti; nel caso in cui, invece, si

Figura 2.16 Ripartizione EPC - Guaranteed Savings

Figura 2.17 Ripartizione Shared Savings

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conseguano risparmi superiori a quelli attesi, questi andranno normalmente a

beneficio del cliente.

Quindi i compiti dei due soggetti sono i seguenti:

• il cliente finale finanzia la progettazione e l’installazione del

miglioramento delle misure di efficienza, assumendosi l’obbligo

contrattuale del pagamento e il conseguente rischio di credito. Il prestito,

in questo modo, grava sul bilancio del cliente e riduce, come in un

prestito ordinario, la capacità d’affidamento della ESCo che, se

l’esposizione fosse garantita diversamente, potrebbe essere impiegata per

finanziare altre iniziative.

• Il ruolo della ESCo è quello di reperire il finanziamento assumendosi il

rischio tecnico relativo alla riuscita della riqualificazione. La ESCo si

impegna a garantire che i risparmi non siano inferiori ad un minimo

concordato, stabilito sulla base delle attività di auditing;

EPC - Shared Savings: la ESCo fornisce il capitale con fonti proprie o

ricorrendo a finanziatori terzi; le parti si accordano sulla suddivisione dei

proventi del risparmio. I contratti hanno una durata di circa 5-10 anni in

considerazione del fatto che soltanto una quota del risparmio contribuisce al

recupero dell’investimento iniziale. Durante l’esecuzione del contratto la

proprietà degli impianti e delle opere rimane in capo alla ESCo e alla scadenza

contrattuale si trasferisce al cliente. Dunque l’investimento viene rimborsato

sulla base di un accordo, tra la ESCo e l’utente finale, di suddivisione della

quota di risparmio determinato dallo studio di fattibilità. La ESCo oltre al

rischio tecnico inerente alla performance a cui è legata la sua remunerazione,

assume anche il rischio finanziario;

Differenze tra Guaranteed Savings EPC e Shared Savings EPC

Guaranteed Savings Shared Savings

• La performance è relativa al

livello di energia risparmiata

• è garantito un livello minimo

di energia risparmiata per

soddisfare le obbligazione nei

confronti del servizio del

debito

• la ESCO sopporta il rischio di

prestazione ed il cliente

sopporta il rischio di credito

• La performance è relativa al

costo dell'energia risparmiata

• il valore della remunerazione è

legato al prezzo dell'energia

• la ESCo si assume i rischi di

prestazione e di credito poichè

usualmente finanzia il progetto

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• se il cliente richiede dei prestiti

allora essi compaiono nel suo

bilancio

• è richiesta la solvibilità del

cliente

• comporta misure e verifiche

approfondite

• la ESCO può intraprendere più

progetti senza divenire

eccessivamente sbilanciata

• a causa dei minori costi di

finanziamento gli ambiti dei

progetti possono essere più

ampi

• il finanziamento solitamente

ricade al di fuori del bilancio

del cliente

• può essere adottato con clienti

che non hanno accesso al

finanziamento, ma richiede in

ogni caso la solvibilità degli

stessi

• comporta misure e verifiche

approfondite

• può essere adottato dalle

grandi ESCo; le piccole ESCo

diventano troppo sbilanciate

con l'aumentare dei progetti

• sono preferiti progetti con

brevi tempi di pay-back

("cream skimming") a causa di

maggiori costi di

finanziamento Tabella 2.1 Differenze Guaranteed e Shared Savings

Una tipologia di contratto evoluto meno diffusa è l’EPC - Pay from saving,: le

rate di rimborso del prestito, che il cliente/ESCO deve alla banca, non sono

fisse, ma indicizzate agli effettivi risparmi conseguiti. In tale schema il piano di

restituzione del debito dipende dal livello dei risparmi; in tale modello, tuttavia,

il finanziatore deve essere in grado di valutare la bontà del progetto anche nella

sua durata, nonché una serie di variabili.

Passando invece alle tipologie di contratto standard troviamo:

First out: in tale tipologia di EPC, la ESCo fornisce essa stessa il capitale o

ricorrendo a finanziatori terzi. Il risparmio energetico conseguito viene

interamente utilizzato per ripagare il finanziamento dell’intervento e remunerare

l’attività della ESCo; il contratto solitamente ha una durata di circa 3-5 anni.

Alla scadenza contrattuale il risparmio va interamente a favore del cliente che

diventa proprietario degli impianti e delle opere eseguite. Con questa tipologia

di contratto, la ESCo incamera il 100% dei risparmi realmente ottenuti fino alla

scadenza contrattuale; tutti i costi e i profitti sono dichiarati in anticipo e i

risparmi sono impiegati innanzi tutto per la copertura completa di questi costi.

La ESCo mantiene la proprietà dell’impianto fino alla scadenza del contratto,

successivamente alla quale lo stesso si trasferisce nella titolarità del cliente;

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Four Steps: ottimizzazione della conduzione e manutenzione ordinaria (Step 1 -

O& : Operation and aintenance ; i risparmi ottenuti dall’O& finanziano

interventi di efficientamento semplici e a basso costo (Step 2); i risparmi

generati da O& e primi interventi finanziano l’attuazione di misure di taglia

media (Step 3); i risparmi derivanti dalle tre fasi precedenti forniscono le

risorse per le modifiche più impegnative e a più lungo tempo di ritorno (Step 4).

Build-Own-Operate & Transfer (BOOT): secondo tale modello la ESCo

progetta, costruisce, finanzia, ha la proprietà e si occupa della conduzione del

nuovo impianto per un certo periodo di tempo fissato, al termine del quale

trasferisce la proprietà al cliente. Il cliente è di solito un’impresa speciale

costituita per uno specifico progetto o missione. Il contratto BOOT sta avendo

una certa diffusione in Europa soprattutto per il finanziamento di impianti

particolari; anche questa denominazione indica un tipo di contratto di

Finanziamento Tramite Terzi.

First In (CEM): all’utente è garantita una determinata riduzione della spesa

energetica storica sostenuta negli anni precedenti all’intervento; così ad

esempio, potrà essere garantita una riduzione minima della spesa energetica pari

al 5% dell’importo risultante dall’ultima fattura. Il risparmio economico

conseguito per effetto dell'intervento effettuato dalla ESCO, responsabile degli

impianti, di cui manterrà la proprietà e la gestione fino alla conclusione del

contratto , è introitato dalla ESCO per tutta la durata contrattuale che sarà fissata

nel numero di anni necessari alla ESCO per coprire l'investimento da effettuare

più l'utile di impresa, secondo le previsioni di risparmio energetico di progetto. I

criteri per la valutazione del risparmio previsto e per la verifica del risparmio

effettivamente conseguito sono contrattualmente definiti. (preventiva

conoscenza dell’ammontare della spesa energetica da affrontare; rateizzazione

della spesa energetica in importi fissi mensili, con eventuale conguaglio

annuale; riduzione dei costi amministrativi; conseguimento di un risparmio

energetico minimo garantito).

Chauffage: l’oggetto del contratto è la fornitura di prestazioni e “servizi finali” .

Le ESCo prendono in carico la gestione degli impianti del cliente e pagano le

bollette energetiche e le fatture dei combustibili per tutta la durata del contratto.

Il cliente remunera la ESCo con un canone pari alla spesa energetica che

affrontava prima dell’entrata in vigore del contratto, meno uno sconto

concordato (ad es. 5-10%);

Contratto servizio energia “Plus”: è un’altra fattispecie di contratto di

rendimento energetico. Esso deve soddisfare determinati requisiti, oltre a quelli

già indicati per i contratti servizio energia. Un contratto “Plus”, in particolare,

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deve prevedere la riduzione dell'indice di energia primaria per la climatizzazione

invernale di almeno il 10 per cento rispetto al corrispondente indice riportato

sull'attestato di certificazione, mediante la realizzazione degli interventi

strutturali di riqualificazione energetica degli impianti o dell’involucro edilizio

indicati nell’attestato di certificazione e finalizzati al miglioramento del

processo di trasformazione e di utilizzo dell’energia. Per essere qualificato come

contratto servizio energia Plus, un contratto deve inoltre includere

l'installazione, laddove tecnicamente possibile, di sistemi di termoregolazione

asserviti a zone aventi caratteristiche di uso ed esposizione uniformi o a singole

unità immobiliari.

2.3 Le fasi che caratterizzano un intervento di efficienza

Un intervento di efficienza energetica effettuato da una ESCo si divide

generalmente nelle seguenti fasi indicate in (FIGURA 2.18)

Figura 2.18 Fasi intervento ESCo

•Sopralluogo e raccolta dati

•Analisi dati

•Consulenza energetica Energy audit

•Definizione del contratto

•Definizione del finanziamento

•Clausole Contracting

•Definizione delle specifiche tecniche

•Progettazione tecnica

•Progettazione esecutiva

•Verifica delle norme di sicurezza

Design

•Fornitura impianti

•Installazione

•Avviamento Execution

•Verifica risultati

•Misura

•Eventuali azioni correttive Monitoring

•Gestione

•Manutenzione

Operation & Maintenance

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pag. 62

Esistono diversi gradi di copertura delle attività, infatti le ESCo possono

ricoprire un numero di fasi variabile:

• Grado di copertura basso:Energy Audit;

• Grado di copertura medio: Energy Audit, Contracting, Design,

Execution;

• Grado di copertura alto: Energy Audit, Contracting, Design, Execution,

Monitoring, O%M.

Generalmente i tipi di interventi realizzati e le conseguenti tecnologie applicate

possono essere o sul building o sul processo industriale e riguardano le seguenti

tecnologie:

Motori elettrici ad alta efficienza

Cogenerazione

Inverter

Sistemi ad aria compressa

Sistemi di refrigerazione

ORC

UPS ad alta efficienza

Illuminazione

Elettrodomestici

Caldaie a condensazione

Pompe di calore

Building automation

Chiusure vetrate

Pareti

Coperture/suolo

Tabella 2.2 Tipi interventi su industira e building

Le singole tecnologie verranno approfondite nel successivo capitolo nella

sezione tecnologia di ogni filiera descritta.

La suddivione tra interventi su processo o su building può essere portata avanti

anche nella fase di Audit.

Intervento EE

Industria (processo)

Building

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Audit per interventi sul processo:

Generalmente la fase di audit per un intervento sul processo si divide nelle

seguenti sotto-fasi:

• Valutazione degli utilizzi: Analisi documentale di schemi tecnici e

documentazione descrittiva dei processi. Valuta la capacità del Sistema

di Gestione Aziendale di individuare le problematiche energetiche

dell’unità operativa;

• Verifica in campo degli utilizzi e delle modalità di gestione dell’energia: Ad esempio:gli assorbimenti energetici imputabili agli impianti legati al

processo produttivo, gli assorbimenti energetici imputabili agli impianti

dedicati alla climatizzazione degli ambienti.

Il sopralluogo consente inoltre di verificare l’eventuale opportunità di

sfruttamento di energie rinnovabili o scarti energetici disponibili sul sito

(flussi energetici di scarto, rifiuti con valenza energetica, superfici

idonee alla captazione di energia solare, etc.);

• Analisi dei dati raccolti e individuazione criticità: Costruzione modello

energetico e confronto con parametri medi di consumo ad esempio con

aziende similari appartenenti allo stesso settore;

• Analisi di fattibilità tecnico-economica: Definizione della priorità di

intervento, del costo, del risparmio conseguibile, del tempo di ritorno

dell’investimento, tenendo conto di eventuali incentivi o agevolazioni

finanziarie;

• Rapporto di audit: Il rapporto di audit è un documento in cui vengono

racchiusi:

1. Sintesi finale

2. Obiettivi, scopo e metodologia adottata

3. Panoramica dell'impianto

4. Descrizione del processo produttivo

5. Lista e descrizione degli impianti energetici

6. Diagrammi di flusso dettagliati e bilancio energetico

7. Analisi sul consumo energetico degli impianti

8. Consumo energetico dell'impianto e analisi dei costi

9. Raccomandazioni e opzioni di efficentamento energetico

10. Conclusione e piano sintetico d'azione per l'attuazione delle

opzioni di efficentamento energetico.

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Audit di interventi sul building

• Sopralluogo iniziale: valutare le caratteristiche dimensionali

dell’edificio. In questa occasione è utile raccogliere planimetrie, sezioni

e prospetti di dettaglio dell’edificio. Durante il sopralluogo vengono

anche visionati gli impianti di generazione e raccolti i dettagli di tali

impianti per la successiva analisi. Durante questa fase verranno

effettuate fotografie dell’edificio e degli impianti che andranno allegate

alla relazione e che serviranno nel processo di audit;

• Misurazione delle caratteristiche: attraverso la documentazione esistente,

oppure attraverso il rilievo puntuale cioè una analisi dettagliata della

trasmittanza dell’edificio nelle sue componenti principali: copertura,

pareti, serramenti e pavimento, quanto sopra permette di calcolare le

dispersioni energetiche;

• Misurazione delle temperature: dell’aria e delle strutture;

• Valutazione dell’illuminazione: Analisi della luminosità negli ambienti

del sistema/edificio, e verifica dei consumi derivanti. Calcolo dei

fabbisogni secondo gli standard e redazione della simulazione grafica;

• Analisi termografica: Per individuare gravi deficienze nelle strutture e

ponti termici. Valutare le dispersioni di energia ed il corretto

funzionamento degli impianti tecnologici. Il sistema individua le zone ad

alta temperatura di cui bisognerà analizzare le trasmittanze, al contrario

delle zone a bassa temperatura sulla superficie degli edifici che sono

sintomo di un ottimo isolamento termico;

• Redazione della check-list del confort: Riproposizione dei dati tecnico

ambientali rispetto ai benchmark e standard qualitativi richiesti, sia dalla

normativa di settore che dalla committenza;

• Ricostruzione dei consumi: Ricostruzione dei bilanci elettrici/termici

consentirà di poter definire gli interventi di risparmio energetico

conseguibili attraverso il migliore utilizzo dei dispositivi e dall’adozione

di sistemi che garantiranno livelli di maggiore efficienza;

• Creazione del modello: Modello di calcolo che permette di calcolare gli

indicatori energetici caratteristici dell’edifico;

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• Report: Il documento stilato alla conclusione della fase di audit deve

contenere:

1. Descrizione dello stato di fatto della struttura e degli impianti

2. Individuazione e descrizione delle inefficienze su tre aspetti separati

(strutturali, impiantistiche e gestionali)

3. Descrizioni degli interventi e valutazioni economiche il tutto

correlato da grafici

4. Certificato Energetico (ACE) della situazione esistente

5. Mappatura delle zone critiche relative alle dispersioni e ponti termici

6. Possibili interventi di riqualificazione energetica

7. Verifica fattibilità tecnica (incluso il rispetto dei vincoli

paesaggistici, ambientali, architettonici) ed economica.

Le fasi successive all’esecuzione effettiva dell’intervento sono molto importanti

sia per ottenere i risultati effettivamente previsti e anche per garantire un

servizio integrato al cliente.

Monitoraggio

La fase di monitoraggio è di grande importanza se si vuole gestire correttamente

la fase post intervento. Durante questa fase si effettua una misurazione continua

di tutti i parametri rilevanti:

• Fabbisogni energetici

• Potenze

• Dati microclimatici e macroclimatici

• Presenze del personale

• Ore di funzionamento

E’ necessario assumere le migliori decisioni (in termini di efficacia ed efficienza

tecnica ed economica) non solo nella fase progettuale degli interventi, ma anche

nella fase di gestione successiva degli stessi.

Infatti disporre di informazioni normalizzate dei consumi degli impianti può

consentire di:

• Pianificare gli interventi

• Misurare a posteriori il reale grado di miglioramento

Le tre sottofasi cruciali del monitornig sono:

1. Controllo e gestione

• Controllo e gestione consumo energetico,

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• Verifica contratti fornitura e servizio,

• Misure per Progetti a consuntivo settore TEE.

2. Verifiche conformità

Verifiche di conformità contratti di forniture e servizi.

3. Ottimizzazione

Individuazione e realizzazione interventi di ottimizzazione.

O&M

La fase di O%M si occupa della gestione e manutenzione preventiva e

correttiva, ordinaria e straordinaria degli impianti, per il periodo concordato,

assicurandone il mantenimento in efficienza.

ESEMPIO :

• manutenzione ordinaria in sito;

• manutenzione straordinaria per interventi di ripristino e messa in

funzione;

• gestione remotizzata e monitoraggio h24/365gg;

• gestione amministrativa e burocratica per conto del cliente finale:Ad

esempio servizio amministrativo di verifica delle letture fiscali e di

fatturazione dell’energia prodotta e dei corrispondenti contributi

previsti.

Una corretta gestione di questa fase assicura:

1. Maggiori rendimenti

2. Possibilità di estendere la durata di vita dell’eventuale impianto

3. Riduzione dei costi

2.4 Cambiamenti futuri necessari nel sistema delle ESCo

Cambiamenti delle ESCo necessari:

• Sarà necessario svincolarsi dai sistemi di incentivazione, soprattutto i

TEE, per concentrarsi maggiormente su interventi che non puntano solo

ad un rientro pi rapido dell’investimento, ma che portino effettivi

vantaggi al cliente;

• Le forme contrattuali evolute, che come abbiamo visto non sono ancora

molto diffuse, devono essere utilizzate maggiormente per condividere

maggiormente i rischi e gli obbiettivi dell’efficientamento energetico.

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• I servizi offerti devono essere maggiormente integrati e bisogna puntare

progressivamente alla generazione in loco di energia;

• Aumentare gli interventi nel mondo industriale, quindi sui processi, per

ottenere marginalità e risparmi ancora maggiori.

Cambiamenti del sistema industriale e bancario – finanziario necessari:

• Le competenze e la sensibilità ai temi dell’efficienza energetica degli

Energy Manager di industrie e della Pubblica Amministrazione devono

aumentare;

• Il sistema bancario deve valutare correttamente le “garanzie” che la

ESCo fornisce, che sono connesse ai piani di efficientamento eseguiti;

• Aumentare la disponibilità di capitale soprattutto per sostenere gli

interventi più strutturali.

Cambiamenti del sistema legislativo necessari:

Il legislatore deve guidare e appoggiare i cambiamenti elencati sopra.

• Deve garantire certezza e stabilità nei meccanismi di obbligo /

autorizzativi /incentivanti;

• Deve eliminare tutte le derive della certificazione energetica;

• Deve superare le logiche di una corrispondenza fra il peso della misura e

l’effettivo contributo della singola tecnologia.

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Capitolo 3

3.1 Identificazione delle filiere tecnologiche

Le buone pratiche dell’efficienza energetica non sono diffuse quanto potrebbero

per diversi motivi:

• Mancanza di conoscenza e sensibilità;

• Secondarietà rispetto al core business;

• Professionalità e qualificazione degli operatori;

• Attitudini e comportamenti;

• Filiera non sviluppata adeguatamente;

• Complessità delle soluzioni;

• Vincoli legislativi e autorizzativi;

• Accesso agli incentivi;

• Sistema del credito non maturo

Una filiera dell’efficienza energetica sviluppata correttamente può essere una

base importante per migliorare la situazione italiana riguardo l’efficienza

energetica. Un ruolo molto importante all’interno di essa lo svolgeranno le

ESCo che come abbiamo visto, con le tipologie di contratto che utilizzano,

liberano il cliente da numerose problematiche.

E’ per questo che nel seguente capitolo viene analizzato il mercato

dell’efficienza energetica in Italia, andando a:

• Identificare, dopo aver introdotto la tecnologia (Dati utilizzati nelle

tabelle da Energy Efficiency Report 2013), le configurazioni delle filiere

delle differenti soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica

attualmente disponibili, in termini di:

◦ volume d’affari annuo (stimato come la media fra il 2008-2013)

◦ fasi caratteristiche.

• identificare ruoli e azioni intraprese dai differenti soggetti che operano

all’interno di queste filiere, verificando in quali di esse si inseriscono le

ESCo

• identificare i driver che spingono i differenti soggetti a prendere

determinate scelte d’investimento o di collaborazione.

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Questa analisi ci aiuterà a definire, cercando di generalizzare le tipologie di

filiera secondo delle dimensioni comuni, se l’attuale loro configurazione sia

adeguata o abbia bisogno di linee guida da seguire.

Per identificare le diverse tecnologie che verranno trattate si parte dalla

classificazione riportata nel Report sull’Efficienza Energetica del 201 , fatta per

ambito di applicazione.

Impianti e apparati specifici dell’ambito di applicazione:

• Inverter

• Motori elettrici

• Sistemi di uilding Automation, Sistemi di Gestione dell’Energia

• Sistemi di combustione efficienti

Servizi generali:

• Sistemi di aria compressa

• Illuminazione efficiente

• Refrigerazione

Produzione e distribuzione di energia elettrica:

• Uninterruptible Power Supply (UPS)

• Organic Rankine Cycle (ORC)

Cogenerazione:

• Sistemi di cogenerazione

Produzione e distribuzione di energia termica:

• Caldaia a condensazione

• Pompa di Calore

• Solare termico

Involucro edilizio:

• Chiusure vetrate

• Superfici Opache

Nello specifico, attraverso uno studio di mercato, sono state poi identificate le

filiere generali che potevano raggruppare diverse tecnologie.

FILIERA SOLUZIONI TECNOLOGICHE

Filiera «Aria compressa» • Sistemi di aria compressa

Filiera «Automazione Industriale» • Inverter

• Motori elettrici

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Filiera «CHP» • Cogenerazione

Filiera «Chiusure vetrate» • Chiusure vetrate

Filiera «Energy Intelligence» • Sistemi di Monitoraggio, Controllo e

Supervisione

Filiera «Heating, Ventilating

and Air Conditioning (HVAC)»

• Caldaia a condensazione

• Pompa di Calore

• Solare termico

Filiera «Illuminazione» • Illuminazione efficiente

Filiera «Aria compressa» • Superfici Opache

Filiera «Automazione Industriale» • Uninterruptible Power Supply (UPS)

Figura 3.1 Tabella classificazioni filiere tecnologiche

3.2 FILIERA ARIA COMPRESSA

3.2.1 La tecnologia

L’aria compressa non è solo un elemento basilare nei processi produttivi di

un’azienda (è utilizzata per vari azionamenti ed operazioni quali comandi,

trasporto, presse, spruzzatori, stampaggio, imbottigliamento, etc), ma ha anche

un peso rilevante nel bilancio energetico di un’impresa. Infatti l’energia elettrica

utilizzata nel sistema aria compressa costituisce il 75% del costo del prodotto

nell’intero arco del suo ciclo di vita. Dato non trascurabile se si considera che

l’aria compressa in Italia, assorbe circa il 11% di tutta l’energia impiegata per

usi industriali (12 Twh/anno). Inoltre, di questi 12 TWh/anno, il 32.9 %

potrebbe essere risparmiato.

I sistemi ad aria compressa installati ad oggi in Italia fanno riferimento a circa 2-

3 GW di compressori e le loro prestazioni sono spesso insoddisfacenti per

quanto riguarda il livello di efficienza energetica raggiunto, a causa di diversi

fattori:

motori funzionanti a carico parziale per buona parte del tempo di

utilizzo,

motori a bassa efficienza,

perdite sulla rete di distribuzione,

errato dimensionamento del gruppo compressore-motore

produzione di aria compressa a pressioni più elevati di quelle richieste,

usi impropri dell'aria compressa (ad esempio per la produzione di vuoto

o per la pulitura quando è possibile ricorrere a metodologie più idonee,

l'utilizzo di compressori in luogo di ventilatori, etc).

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Attraverso un intervento correttivo è facile conseguire risparmi del 10-20% con

tempi di ritorno molto contenuti.

Visto quanto detto sopra, essendo anche la rete di distribuzione una parte

importante da considerare per contenere gli sprechi, è fondamentale anche su di

essa e non solo sui componenti principali, concentrandosi su tre aspetti chiave:

progettare con attenzione i percorsi e le dimensioni delle tubazioni,

affinché siano ridotte le perdite di trasporto e quindi la potenza richiesta

per i compressori,

suddividerla in due o più sottoreti adibite a pressioni diverse, qualora il

processo produttivo lo consenta, invece di produrre tutta la portata

richiesta alla pressione massima,

verificare che non siano presenti perdite dovute a fori o tenute non

perfette.

Per quanto riguarda il gruppo compressore-motore, l'azionamento dei motori a

velocità variabile e l'adozione di motori ad alta efficienza consentono risparmi

energetici nell'ordine del 15-30% e presentano tempi di ritorno degli

investimenti molto contenuti.

Attraverso lo studio effettuato dall’Energy Efficiency Report 201 , è stato

possibile classificare più in generale gli interventi che possono essere realizzati,

distinguendo:

interventi «hard», che possono comportare:

◦ la sostituzione di dispositivi con altri pi efficienti dal punto di

vista energetico;

◦ l’aggiunta di dispositivi che rendono l’intero sistema pi

efficiente dal punto di vista energetico;

interventi «soft», i quali possono comportare:

◦ la ri-progettazione del layout dell’impianto;

◦ l’utilizzo di sistemi di controllo avanzati per la gestione del

funzionamento dell’impianto.

Per ogni tipo di intervento è indicato poi il risparmio medio raggiunto e il costo

dell’intervento.

POSSI ILI INTERVENTI “HARD” RISPARMIO MEDIO COSTO INTERVENTO (€

Riduzione delle perdite d’aria 20% 55000-65000

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Miglioramento degli azionamenti 15% Vedi inverter

Miglioramento dei motori elettrici 2% Vedi motori el

POSSIBILI INTERVENTI “SOFT”

Riprogettazione complessiva

dell’impianto 9% 60000-80000

Tabella 3.1 Risparmio medio raggiunto e costo medio sostenuto per interventi su aria

compressa

3.2.2 Struttura filiera ARIA COMPRESSA

Importante novità degli ultimi anno è che i maggiori operatori del settore hanno

iniziato ad offrire un servizio di fornitura dell'aria compressa, in base al quale

all'utente viene messa a disposizione una certa portata d'aria a determinate

condizioni di pressione, con l'azienda/ESCO che si preoccupa di individuare il

modo migliore per produrla e distribuirla. In molte realtà aziendali può risultare

una scelta conveniente, specie in mancanza di competenze interne nel campo

dell'aria compressa.

Andando ad analizzare il mercato italiano degli interventi effettuati dai diversi

operatori per migliorare l’efficienza energetica dei sistemi di generazione e

distribuzione dell’aria compressa sono state individuate le seguenti

configurazioni di filiera.

1. Filiera “grandi taglie”, ossia per interventi che coinvolgono sistemi

aventi potenza elettrica maggiore o uguale ai 300 kW.

2. Filiera “piccole taglie”, ovvero per interventi che insistono su sistemi

aventi potenza elettrica inferiore ai 300 kW.

Per la filiera delle grandi taglie possono essere distinte due ulteriori

configurazioni che differiscono principalmente per il coinvolgimento di un

progettista d’impianto o molto spesso di una ESCo:

Canale intermediato

Canale diretto

cliente Fornitore della

soluzione

Progettisti

d’impianto ESCo

FILIERA GRANDI TAGLIE – Canale Intermediato

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I fornitori della soluzione in questo caso si occupano della fornitura dei vari

componenti che vanno a migliorare sia il sistema di generazione, quali motori ed

azionamenti, che quello di distribuzione per andare a ridurre le perdite citate

nell’introduzione della tecnologia.

Le ESCo o i progettisti d’impianti si occupano invece della progettazione dei

vari interventi, senza comprendere le attività di installazione che vengono

affidate ad imprese esterne o a volte allo stesso cliente finale, se in possesso di

figure di tecnici d’impianto all’interno della propria organizzazione. Questi

attori della filiera non forniscono quindi in prima persona la soluzione

tecnologica ma scelgono il fornitore a cui affidarsi, basandosi principalmente su:

• servizi aggiuntivi, quali il supporto alle attività di diagnostica dei sistemi

esistenti di generazione e distribuzione

• qualità prestazionale dei componenti

Al cliente finale non rimane che occuparsi generalmente del finanziamento

dell’intervento, usando, se presenti, le proprie squadre di tecnici per

l’installazione dei componenti efficienti. Inoltre il cliente sceglie appunto la

ESCo o il progettista di impianti con cui collaborare per affidargli l’intervento in

base a:

• efficienza della progettazione, che deve minimizzare i fermo macchina

in quanto questo intervento è inteso come “accessorio”;

• servizio di audit energetico gratuito al fine di verificare altre aree di

intervento.

Sempre nel caso di filiera grandi taglie può essere messa in atto un’altra

configurazione di filiera, a canale diretto. Può mancare infatti il coinvolgimento

della ESCo o del progettista d’impianto, creando una relazione diretta tra il

fornitore della soluzione ed il cliente.

E’ chiaro che il ruolo che assumono i due attori all’interno della filiera cambia

rispetto al caso precedente.

cliente Fornitore della

soluzione

FILIERA GRANDI TAGLIE – Canale Diretto

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In questo caso infatti il fornitore della soluzione molto spesso non vende più

semplicemente i componenti, ma stipula un contratto «as a service». Il cliente

finale pagherà infatti periodicamente una tariffa basata sul m3 di aria prodotto e

distribuito attraverso sistemi efficienti.

Il cliente finale invece non si occuperà più solo del finanziamento, ma ricoprirà

egli stesso le fasi di progettazione e di realizzazione dell’intervento, trattandosi

di un tipo di azienda che all’interno della propria struttura prevede ruoli di

tecnici d’impianto altamente specializzati.

Il cliente dovrà scegliere accuratamenti il fornitore della soluzione e si baserà

principalmente su:

• L’accuratezza garantita dell’analisi iniziale dei sistemi esistenti,

• La qualità e affidabilità dei componenti,

• Il supporto che il fornitore può offrire in fase di progettazione all’azienda

• L’attenzione che pone sulle fasi successive all’esecuzione del

l’intervento, quali il pronto intervento e la manutenzione,

• La presenza di prodotti complementari per il monitoraggio e la

diagnostica

Passando alla seconda macro-classificazione di filiera, per le piccole taglie, è

stata individuato soltanto una tipologia di canale, quello diretto.

In questo caso gli attori della filiera svolgono le medesime attività del caso di

canale diretto in Filiera “Grandi Taglie”.

Attraverso lo studio di mercato è stato possibile risalire ai volumi d’affari medi

annui corrispondenti alle diverse configurazioni di filiere:

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“Grandi taglie” – Canale intermediato ,2 mln €

“Grandi taglie” – Canale diretto 6, mln €

“Piccole taglie” – Canale diretto 8,5 mln €

Tabella 3.2 Volume d'affari medio filiere aria compressa

cliente Fornitore della

soluzione

FILIERA PICCOLE TAGLIE – Canale Diretto

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3.3 FILIERA AUTOMAZIONE INDUSTRIALE

La seguente filiera comprende le seguenti tecnologie: inverter e motori elettrici.

3.3.1 Tecnologia:motore elettrico

Il motore elettrico è un dispositivo che, ricevendo in input una potenza di tipo

elettrico, restituisce in output una potenza di tipo meccanico.

Sul mercato sono presenti, accanto ai motori elettrici tradizionali, motori

elettrici ad alta efficienza. I motori ad alta efficienza coprono la gamma di

potenze che va da 1,1 a 90 kW. I motori elettrici sono classificati secondo

diverse classi di rendimento energetico «IE», stabilite dalla norma

internazionale Iec 60034-30:2008.

CLASSE DI EFFICIENZA LIVELLO DI EFFICIENZA

IE 1 otori con rendimento “standard”

IE 2 otori con rendimento “elevato”

IE 3 otori con rendimento “premium”

IE 4 otori con rendimento “super-premium”

Tabella 3.3 Classi di efficienza motori elettrici

Il recepimento europeo fissa precise scadenze temporali, a partire dalle quali

possono essere immessi sul mercato i motori elettrici aventi una classe di

efficienza almeno pari alle soglie predefinite dal provvedimento stesso.

I costruttori si sono impegnati a rispettare questi valori minimi e rilasciano un

certificato del produttore che attesta la classe energetica di appartenenza del

motore. I motori ad alta efficienza hanno un’efficienza migliore del 2% - 6%

rispetto ai motori tradizionali e permettono un significativo risparmio di energia.

R&D Progetti

pilota

Commercializzazione

iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

IE4

IE3

IE2

IE1

Figura 3.2 Grado di maturità dei motori elettrici (dati Energy

Efficiency Report 2013)

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La potenza installata di motori elettrici in Italia supera i 100 G (pari a circa 20

mln di unità), di cui circa l’80% attribuibile al settore industriale. Circa il 50% è

ascrivibile alla classe Ie2, mentre la classe Ie3 rappresenta ad oggi una porzione

ridotta, nell’ordine del 10-15% (dati Energy Efficiency Report 2013).

Siccome nel funzionamento del motore si verifica il passaggio da energia

elettrica a energia elettromagnetica, per poi diventare energia motrice, è

fondamentale che le perdite che si verificano in queste trasformazioni vengano

ridotte al minimo per raggiungere la massima prestazione energetica dai motori.

I motori ad alta efficienza si differenziano da quelli tradizionali proprio per la

riduzione al minimo di queste perdite.

Nei motori tradizionali, infatti, si hanno perdite causate principalmente da:

• perdite meccaniche, per attrito (nei cuscinetti e alle spazzole) e per

ventilazione;

• perdite nel ferro a vuoto (proporzionali al quadrato della tensione),

costituite da perdite per isteresi consistenti nell’energia dispersa nei

cambi di direzione del flusso, e perdite per correnti parassite causate

dalle correnti circolanti entro il nucleo, indotte dai cambiamenti di

flusso;

• perdite per effetto Joule (proporzionali al quadrato della corrente), negli

avvolgi menti di statore e rotore.

Nei motori ad alta efficienza queste perdite sono state ridotte intervenendo sui

materiali o modificando alcuni elementi costruttivi.

L’introduzione di questo tipo di motori raggiunge il suo massimo potenziale se

associata ad altri interventi:

• Utilizzazione di Azionamenti a velocità variabile (inverter): utilizzati per

regolare la velocità di un motore elettrico. L’inverter infatti regola la

frequenza di alimentazione del motore in funzione del carico;

• Attuazione del Rifasamento: limitare i prelievi di energia reattiva

induttiva o fornire all’impianto energia reattiva capacitiva (tramite

condensatori), in grado di compensare quella reattiva induttiva. La

sinergia di questi due interventi ottimizzerebbe le prestazioni;

• Modifica delle Tecnologie di trasmissione: intendendo con questo la

riduzione della quantità di energia che viene dispersa.

Attraverso questi interventi è dunque possibile migliorare le prestazioni

energetiche dei motori elettrici, che sono rappresentate dal livello di rendimento

raggiunto. Dividendo per taglia e per classe di efficienza del motore abbiamo

questi valori medi di rendimento:

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1,5 kWe 7,5 kWe 15 kWe 37 kWe 90 kWe 160 kWe

IE1 0,765 0,85 0,879 0,909 0,929 0,934

IE2 0,828 0,887 0,906 0,927 0,942 0,949

IE3 0,853 0,904 0,921 0,939 0,952 0,958

IE4 Non definiti da norme internazionali

Tabella 3.4 Valori medi di rendimento per taglia e classe di efficienza dei motori elettrici

I costi espressi in € che corrispondono a queste taglie e a questi livelli di

efficienza sono:

1,5 kWe 7,5 kWe 15 kWe 37 kWe 90 kWe 160 kWe

IE1 Non più commercializzati

IE2 130-170 400-480 900-1100 2000-2400 4200-5000 9000-10000

IE3 200-250 600-720 1400-1700 3000-3600 6300-7700 14000-15000

IE4 In fase R&D

Tabella 3.5 Costi medi per taglia e classe di efficienza energetica dei motori elettrici

3.3.2 La tecnologia: l’inverter

L’inverter, come anticipato, è spesso associato agli interventi riguardanti i

motori elettrici ad alta efficienza, infatti consiste in un dispositivo che permette

di modulare la frequenza di alimentazione di un motore elettrico (e quindi la sua

velocità) in funzione delle effettive esigenze del carico.

E’ per questo che le prestazioni energetiche degli inverter sono valutate in

termini di tasso di risparmio energetico conseguibile a seguito dell’adozione

dell’inverter su motore elettrico. A seconda del tipo di dispositivo a cui è

applicato l’inverter, alle taglie di questi e a seconda dei prezzi di acquisto viene

indicato il risparmio percentuale conseguibile.

7,5 kWe 37 kWe 160 kWe

Pompe 35%

Ventilatori

Compressori d’aria

15% Compressori frigoriferi

Trasportatori

Altro

Prezzo 900-1000 3000-3200 12000-12500

Tabella 3.6 Risparmio conseguibile per area applicazione e taglia inverter

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La tecnologia dell’inverter si trova a uno stadio di maturità e la sua potenza

installata su motori elettrici in Italia è di circa 5GW, di cui circa il 70-80%

ascrivibile al settore industriale.

3.3.3Struttura della filiera Automazione industriale

L’analisi del mercato italiano degli interventi volti ad installare motori elettrici

efficienti ed inverter ha portato alla definizione delle seguenti configurazioni di

filiera.

1. Filiera “vendita tradizionale”

2. Filiera “performance contracting”, secondo cui motori elettrici

efficienti ed inverter sono oggetto di un Energy Performance Contract

(EPC)

Entrambe queste due macro-aree si suddividono ulteriormente in due diverse

tipologie di filiera: a canale intermediato e a canale diretto.

Il fornitore della soluzione si occupa ovviamente della fornitura di motori

elettrici efficienti e inverter.

In questa configurazione di filiera interviene anche un grossista che svolge il

ruolo di intermediario fra il fornitore delle tecnologie ed il cliente finale. Sarà il

grossista quindi a scegliere il fornitore, cercando di instaurare un rapporto di

fidelizzazione, soprattutto qualora questo garantisca:

• attestati di certificazione sulla qualità dei prodotti offerti.

• corsi di formazione finanziati dal fornitore in materia di caratteristiche

tecnico-economiche delle soluzioni;

• sconti.

Il cliente non è quindi appoggiato nelle fasi di finanziamento e di installazione

della soluzione e deve scegliere il grossista a cui affidarsi per la scelta della

tecnologia. In genere questa scelta è guidata da:

cliente Fornitore della

soluzione

Grossisti

FILIERA VENDITA TRADIZIONALE – Canale Intermediato

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• qualità prestazionale di motori elettrici efficienti e di inverter;

• dilazione di pagamento concessa (aspetto rilevante in quanto è il cliente

che deve sostenere da subito il costo dell’intervento .

La seconda configurazione della filiera “vendita tradizionale”, non prevede pi

un intermediario tra cliente e fornitore.

In questa tipologia di canale cambiano fondamentalmente gli aspetti che

spingono il cliente a scegliere un fornitore piuttosto che un altro. Infatti si

occuperà sempre del finanziamento e dell’installazione dell’inverter e del

motore e sceglierà il fornitore in base a:

• servizi di finanziamento connessi alle soluzioni tecnologiche (prestito o

leasing);

• supporto durante le attività di progettazione ed implementazione

dell’intervento;

• qualità prestazionale di motori elettrici efficienti ed inverter;

• garanzia estesa sull’affidabilità dei prodotti offerti;

La seconda macro-area introduce una nuova tipologia di contratto, l’Energy

Performance Contract. Anch’essa si suddivide ulteriormente in canale

intermediato e canale diretto.

cliente Fornitore della

soluzione

FILIERA VENDITA TRADIZIONALE – Canale Diretto

cliente Fornitore della

soluzione

Progettisti

d’impianto ESCo

FILIERA PERFORMANCE CONTRACTING – Canale Intermediato

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Il cliente, in questa nuova configurazione di rapporti, non deve più occuparsi del

finanziamento dell’intervento, ma dovrà eventualmente solo effettuare

l’installazione dei motori elettrici e inverter. Avrà anche il compito delicato di

scegliere l’intermediario pi adatto, sia questo una ESCo o un progettista

d’impianto. Scelta importante in quanto si tratterà di un intervento che

generalmente è più complesso della semplice sostituzione e gli intermediari

dovranno effettuare un’adeguata progettazione che andrà anche a modificare

parzialmente il layout degli impianti. La ESCo/progettisti si occupano anche del

finanziamento dell’intervento al posto del cliente e demandano le attività di

installazione ad imprese esterne o allo stesso cliente finale (se possiede tecnici

d’impianto . Il cliente effettuerà la scelta dell’intermediario seguendo questi

criteri:

• servizio di audit energetico «gratuito» al fine di verificare altre aree di

intervento;

• servizi di pronto intervento lungo tutto il ciclo di vita delle tecnologie

uest’ultimo deve anche scegliere l’adeguato fornitore di tecnologie attraverso

un analisi approfondita delle offerte sul mercato. Pongono particolare attenzione

a:

• supporto specialistico durante il processo di progettazione

dell’intervento;

• qualità prestazionale di motori elettrici efficienti ed inverter;

• garanzia estesa sull’affidabilità dei prodotti;

• supporto all’attività di finanziamento che può essere condiviso.

Nella seconda configurazione, cioè quella a canale diretto, il fornitore della

soluzione assumerà un ruolo molto diverso.

In questo caso infatti il fornitore della soluzione non procura solo i motori

elettrici efficienti e gli inverter, ma, trattandosi sempre di interventi più

cliente Fornitore della

soluzione

FILIERA VENDITA TRADIZIONALE – Canale Diretto

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complessi della semplice sostituzione dei componenti, si occupa anche della

progettazione degli interventi. Inoltre si può occupare del finanziamento e

dell’installazione.

Il cliente lo sceglierà in base ai seguenti aspetti:

• servizio di audit energetico gratuito al fine di verificare altre aree di

intervento;

• efficienza della progettazione minimizzando i fermo macchina;

• contrattualistica personalizzata secondo cui la condivisione dei rischi

deve basarsi sul profilo economico dei due soggetti;

• offerta di prodotti complementari quali sistemi informatici di

monitoraggio e diagnostica

Anche in questo caso è stato possibile risalire ai diversi valori di volumi d’affari

per le diverse filiere.

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“Vendita tradizionale” – Canale intermediato 255 mln €

“Vendita tradizionale” – Canale diretto 4 mln €

“Performance Contracting” – Canale intermediato 18 mln €

“Performance Contracting” – Canale diretto 6 mln €

Tabella 3.7 Volumi d'affari medi filiere automazione industriale

3.4 FILIERA CHP

3.4.1 La tecnologia

Con il temine cogenerazione si intende la produzione contemporanea di energia

elettrica(e/o meccanica) e termica attraverso un unico processo di generazione.

L’ottimizzazione energetica in unico processo di generazione consente vantaggi

rilevanti rispetto alla generazione delle stesse quantità di energia prodotte con

processi separati.

Questo vantaggio risulta evidente confrontando i consumi di combustibile del

sistema di cogenerazione e quelli provocati da una gestione separata, cioè

utilizzando per l’elettricità il parco di generazione nazionale e per il calore un

sistema di generazione locale di tipo convenzionale (caldaia tradizionale), a

fronte di uguali quantitativi energetici da rendere disponibili presso le utenze

termica ed elettrica. Ovviamente devono però sussistere le condizioni essenziali

per una conveniente applicazione della cogenerazione, che sono:

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• contemporaneità di richiesta di energia termica (e/o frigorifera) ed

elettrica, e/o possibilità di accumulo di caldo/freddo e scambio/vendita di

elettricità alla rete;

• idoneo rapporto carico elettrico / carico termico delle utenze da abbinare

all’indice elettrico (rapporto tra la potenza elettrica e la potenza termica

generate dalla macchina);

• disponibilità commerciale di macchine di potenza corrispondente alla

potenza calcolata che ottimizza il risparmio energetico.

Nella cogenerazione il calore prodotto dalle macchine per la generazione

elettrica è recuperato, sotto forma di acqua calda o vapore o altro (es. olio

diatermico, attraverso appositi sistemi di scambio), ed utilizzato sia come calore

di processo (per processi industriali quali ad esempio l’essicazione e il

riscaldamento) sia per la climatizzazione ambientale e la produzione di ACS.

Ulteriori cascami termici o esuberi di produzione termica possono essere

utilizzati in macchine frigorifere ad assorbimento per la produzione del freddo o

in unità di trattamento dell’aria. La produzione del freddo si può ottenere anche

con sistemi frigoriferi a compressione alimentati con l’elettricità prodotta dal

sistema cogenerativo. Se si ha produzione contemporanea anche di freddo si

parla di trigenerazione. I sistemi frigoriferi a compressione, se invertibili

(funzionamento a pompa di calore), possono fornire ulteriori quantitativi di

energia termica.

L’utilizzo di sistemi cogenerativi installati presso le utenze finali consente

quindi i seguenti vantaggi:

• elevata efficienza complessiva ηg

• bassi costi di manutenzione (variabli in funzione della tecnologia

cogenerativa utilizzata)

• bassi livelli di emissioni complessive (CO2, NOX, ecc.)

• elevata affidabilità degli impianti dovuta alla maturità delle tecnologie

CHP

Le tecnologie di cogenerazione attualmente disponibili possono essere

classificate in base alla taglia:

potenza elettrica > 1 MWe, in particolare:

• impianti a vapore

• turbine a gas

• cicli combinati

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• motori a combustione interna

potenza elettrica ≤ 1 MWe, in particolare:

• motori a combustione interna

• microturbine a gas

• motori Stirling

Il grado di maturità delle tecnologie presenti sul mercato è rappresentato nel

seguente grafico:

Attualmente in Italia, gli impianti cogenerativi (in assetto di car) presentano

un potenza elettrica complessiva di circa 10-12 GW, di cui circa 80%-90% in

ambito industriale.

E’ possibile individuare le caratteristiche tecniche delle varie tecnologie di

cogenerazione.

• Potenza > 1MWe

Tipologia Impianti a

vapore Turbine a gas Cicli combinati

Motori a

combustione

interna

Range taglia

(MWe) 2-100 >1 10-100 1-10

Rendimento

complessivo (%) 80%-85% 85%-90% 70%-85% 75%-85%

Indice elettrico

(E/Q) 0,45 0,55 0,95 0,75

Combustibile Tutti gas Gas, liquidi Gas,olio, diesel

R&D Progetti

pilota

Commercializzazione

iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.3 grado maturità tecnologie cogenerazione

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Costo instal.

(€ K e 500-1300 500-1000 800-1500 800-1100

Costo annuo

O& (€ K he 0,003-0,009 0,002-0,007 0,002-0,006 0,006-0,014

Temperatura

utilizzabile (°C) variabile 400-700 variabile 200-500

Tabella 3.8. Caratteristiche tecniche tecnologie di cogenerazione per potenza > 1MWe

• Potenza 1MWe

Tipologia Motori a

combustione interna Microturbine a gas Motori Stirling

Range taglia (MWe) 0,5 0,001-0,2

Rendimento

complessivo (%) 80%-90% 80%-85% 80%-85%

Indice elettrico (E/Q) 0,6-0,7 0,3-0,6 0,4-0,6

Combustibile Gas, olio, diesel gas Tutti

Costo instal. (€ K e 500-1300 1300-1600 800-1500

Costo annuo O&M

(€ K he 0,005-0,015 0,01-0,015 0,003-0,008

Temperatura

utilizzabile (°C) 120-500 400-600 250-700

Tabella 3.9 Caratteristiche tecniche tecnologie di cogenerazione per potenza <=1MWe

Una nuova tecnologia è in fase di sviluppo e sperimentazione: la tecnologia di

cogenerazione tramite celle a combustibile. Le celle a combustibile sono una

delle tecnologie più adatte alla cogenerazione di piccola taglia e alla

microcogenerazione.

Trasformano l’energia chimica direttamente in energia elettrica e calore, senza

passare attraverso processi di combustione e senza utilizzare energia meccanica.

Tutto il processo avviene senza alcun rumore o vibrazione; questo rende le celle

a combustibile le macchine ideali per tutte le applicazioni, comprese quelle

residenziali.

Vantaggi:

• emissioni azzerate o comunque ridotte, in caso di utilizzo di idrogeno

• alti rendimenti anche per i piccoli impianti

• silenziosità e assenza di vibrazioni

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Svantaggi:

• molte tecnologie ancora a livello pre-commerciale

• costo elevato d'investimento

Tipologia Motori a celle a combustibile

Range taglia (MWe) 0,001-10

Rendimento complessivo (%) 70%-90%

Indice elettrico (E/Q) 0,6

Combustibile Idrogeno

Costo instal. (€ K e 2000-5000

Costo annuo O& (€ K he 0,01-0,02

Temperatura utilizzabile (°C) 100-1000

Tabella 3.10 Caratteristiche tecniche tecnologie a celle a combustibile

3.4.2Struttura della filiera CHP

L’analisi del mercato italiano degli interventi volti ad installare impianti di

cogenerazione ha portato alla definizione delle seguenti configurazioni di filiera:

1. Filiera “cogenerazione media-grande taglia”, ossia interventi di taglia

superiore a 500 kW elettrici.

• Canale diretto

2. Filiera “mini e micro cogenerazione”, ossia interventi di taglia inferiore

o uguale a 500 kW elettrici. Le caratteristiche di tale configurazione

sono del tutto simili alla tipologia “Terziario-Industriale”- canale

intermediato della Filiera “Heating, Ventilating and Air Conditioning”,

che verrà trattata successivamente.

cliente Fornitore della

tecnologia/ESCo

FILIERA COGENERAZIONE MEDIA-GRANDE TAGLIA – Canale Diretto

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In questa configurazione i fornotori della tecnologia o le ESCo si occupano

non solo della fornitura dell’impianto di cogenerazione, ma soprattutto della

progettazione, dell’installazione e della manutenzione dell’impianto. In alcuni

casi si occupano anche delle attività di controllo, monitoraggio e gestione (da

remoto) dell’impianto lungo tutto il ciclo di vita. In questo modo si ottimizzano i

periodi di accensione in funzione dei prelievi del sito e delle tariffe orarie di

vendita in rete degli eventuali sfiori elettrici, viene modulata, anche

temporaneamente, la potenza prodotta nell’eventualità di prelievi minori di

quelli massimi, si rileva in tempo reale ogni fenomeno che possa impattare sulle

performance energetiche dell’impianto ed intervenire tempestivamente.

In questi casi, generalmente i fornitori/ESCo non si limitano a ricoprire questi

ruoli, ma si occupano anche del finanziamento dell’intervento e della gestione

degli incentivi.

Negli altri casi è quindi il cliente che si occupa del finanziamento e della

gestione dell’impianto, mentre il fornitore realizza solo la progettazione e

l’installazione.

I driver che spingono questi soggetti alla scelta del fornitore / ESCo fanno

riferimento a:

• supporto all’ottenimento degli incentivi dedicati;

• servizi di pronto intervento e manutenzione lungo tutto il ciclo di vita

della soluzione;

• efficienza della progettazione, che deve minimizzare i fermo macchina;

Il volume d’affari delle due tipologie di filiera corrisponde a quanto riportato in

tabella

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“cogenerazione media-grande taglia” – Canale

diretto 90 mln €

“mini e micro cogenerazione” – Canale

intermediato 15 mln €

Tabella 3.11 Volume d'affari medio per filiere cogenerazione

3.5 FILIERA CHIUSURE VETRATE

3.5.1 La tecnologia

Per chiusure vetrate si intendono le parti trasparenti e semitrasparenti

dell’involucro edilizio, composte da vetro e infissi. Negli ultimi anni stanno

nascendo e si stanno diffondendo nuove tipologie di vetrate: le

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vetrate ‘intelligenti’. Sono un sistema efficace per incrementare l’efficienza

energetica degli edifici, in quanto sono progettate per auto-regolarsi. Consistono

ad esempio in vetrate cromogeniche, vetrate a cristalli liquidi, vetrate

fotochimiche e vetrate termocromiche che, con modalità diverse a seconda delle

tecnologie, regolano automaticamente l’intensità della tonalità di colore della

superficie vetrata in funzione della temperatura esterna dell’edificio rilevata

tramite dei sensori. Le loro funzioni possono anche essere controllate da remoto.

In edilizia, come detto inizialmente, per chiusure vetrate si intendono però le

pareti trasparenti e semitrasparentidell’involucro edilizio, compresi gli infissi.

L’efficienza delle vetrate allora deve riguardare anche gli infissi e non soltanto

i vetri veri e propri. Un esempio di soluzione moderna che riguarda gli infissi è

la ventilazione meccanica integrata. Gli infissi sono dotati di sistemi di

areazione che sfruttando uno scambiatore d’aria consentono il corretto ricambio

dell’aria e un notevole risparmio energetico.

La scelta di materiali e tecnologie innovativi ed ad alte prestazioni può

trasformare le chiusure vetrate da elemento critico dell’edificio a opportunità

progettuale in termici di efficienza energetica.

In generale le soluzioni ad oggi disponibili possono essere classificate in base al

vetro utilizzato, ossia:

• vetro tradizionale stratificato, doppio o triplo;

• vetro a controllo solare, che consente di ridurre i carichi termici da

radiazione solare e che può essere riflettente o selettivo;

• vetro basso emissivo, che riduce gli scambi radiativi con l’esterno

attraverso un sottile film metallico.

Un’ulteriore classificazione deriva dalle differenti tipologie di materiali

impiagati negli infissi:

• legno;

• polivinilcloruro (PVC);

• metallo, essenzialmente alluminio.

Il grafico mostra il grado di maturità delle chiusure vetrate, distinte per tipologia

di vetro utilizzata:

vetri tradizionali

vetri a controllo solare

vetri basso emissivi

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Attualmente in Italia circa il 40%-60% degli edifici presentano dei livelli di

isolamento termico delle chiusure vetrate superiori a 3 W/ .

Di seguito si riportano invece i diversi livelli di prestazione delle chiusure

vetrate in termini di trasmittanza termica.

TIPO INFISSO TRASMITTANZA W/

LEGNO Tenero 1,8

Duro 2,2

PVC Tre camere 2,0

Due camere 2,2

METALLO Con taglio termico 2,4

Tradizionale 5,5

TIPO VETRO TRASMITTANZA W/

TRADIZIONALI

Vetro singolo 5,0

Doppi vetri 2,7

Tripli vetri 1,5

CONTROLLO SOLARE Riflettenti 2,5

Selettivi 1,5

BASSO EMISSIVI Doppi vetri 1,5

Tripli vetri 0,5

Tabella 3.12 Prestazioni chiusure vetrate in termini di trasmittanza

Mentre in questa tabella si riportano invece i prezzi delle diverse tipologie di

chiusure vetrate più diffuse sul mercato.

TIPOLOGIA VETRATA PREZZO (€ anta 80cmx120cm

Metallo (taglio termico) – Doppio 250-650

Metallo (taglio termico) – Triplo 300-800

Metallo (taglio termico) – Controllo solare 400-900

R&D Progetti pilota

Commercializzazione iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.4Grado maturità chiusure vetrate per tipologia vetro

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Metallo (taglio termico) – Basso emissivo 500-1000

Legno – Doppio 350-500

Legno – Triplo 400-600

Legno – Controllo solare 350-500

Legno – Basso emissivo 300-500

PVC – Doppio 150-260

PVC – Triplo 250-350

PVC – Controllo solare 250-350

PVC – Basso emissivo 250-350

Tabella 3.13 Prezzi tecnologie chiusure vetrate

3.5.1 La struttura della filiera chiusure vetrate

L’analisi del mercato italiano degli interventi volti ad installare chiusure vetrate

energeticamente efficienti ha portato alla definizione delle seguenti

configurazioni di filiera.

1. Filiera “tradizionale”

2. Filiera “grandi commesse”, ossia per interventi che comportano la

copertura di facciate vaste (palazzi, grattacieli, ecc.)

In entrambi i casi si parla di una tipologia di filiera a canale intermediato.

Il fornitore della soluzione si occupa della fornitura delle differenti

componenti, i vetri e gli infissi.

In questa configurazione interviene una diversa figura, l’assemblatore e

installatore, che si occupa dell’assemblaggio delle differenti componenti e che

deve realizzare la soluzione che sia conforme alle caratteristiche e alle richieste

del cliente. Oltre a questo si occupa in prima persona dell’installazione della

soluzione presso il cliente. Sceglierà inoltre il fornitore della soluzione a cui

affidarsi ed effettuerà questa scelta seguendo principalmente dei driver che

fornitore fanno riferimento ai servizi di fidelizzazione ottenibili quali:

cliente Fornitore delle

tecnologie

Assemblatore

Installatore

FILIERA TRADIZIONALE – Canale Intermediato

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• corsi di formazione e aggiornamento sulle caratteristiche tecnico-

economiche delle tecnologie e sulle evoluzioni normative;

• certificazioni e partnership che possono favorire il supporto durante la

scelta dei materiali da assemblare o sconti sulla fornitura.

Il cliente in questo caso si occupa del finanziamento. Spesso si rivolge a figure

quali progettisti e architetti, al fine di stabilire i requisiti tecnici che la soluzione

che verrà fornita dagli attori con cui interagisce deve rispettare. Sarà però il

cliente e non il progettista o l’architetto ad effettuare la scelta

dell’assemblatore installatore, che sarà condizionata dai seguenti fattori:

• qualità prestazionale della soluzione;

• costo da sostenere.

La seconda configurazione differisce soprattutto per il ruolo attivo che

assumono progettisti e architetti, trattandosi di interventi di più grandi

dimensioni, per il rapporto tra fornitori e assemblatori/Installatori, ma si tratta

sempre di un canale di tipo intermediato.

Come detto il fornitore delle tecnologie e l’assemblatore/installatore

instaurano un diverso tipo di collaborazione. I due soggetti infatti costituiscono

una partnership al fine di configurare ed installare la soluzione migliore per

rispondere alle richieste del cliente. Le richieste del cliente sono questa volta

intermediate dal progettista o architetto che chiarisce i requisiti tecnici che la

soluzione deve rispettare e che quindi si occupera in prima persona della scelta

di questi soggetti. Questa scelta è guidata dai seguenti elementi chiave:

• supporto durante la fase di definizione dei requisiti che la soluzione deve

rispettare;

cliente

Fornitore delle

tecnologie

FILIERA GRANDI COMMESSE – Canale Intermediato

Assemblatore

Installatore

Progettista

Architetto

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• qualità prestazionale della soluzione;

• costi che il cliente dovrà sostenere.

Il cliente in gener quindi si occupa unicamente del finanziamento.

Concludendo, il volume d’affari medio annuo di queste due configurazioni di

filiera per chiusure vetrate corrisponde ai valori in tabella.

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“Tradizionale” – Canale intermediato 2.500 mln €

“Grandi commesse” – Canale intermediato 00 mln €

Tabella 3.14 Volume d'affari medio per filiere chiusure vetrate

3.6 LA FILIERA Heating, Ventilating and Air Conditioning

La seguente filiera comprende tre diverse tecnologie: le pompe di calore, le

caldaie a condensazione e il solare termico.

3.6.1 La tecnologia: le pompe di calore

La pompa di calore è un sistema termodinamico in grado di trasferire calore da

un corpo a temperatura pi bassa, detto sorgente , a un corpo a temperature pi

alta, detto «pozzo caldo». Possono produrre energia termica per riscaldamento

ed Acqua Calda Sanitaria , oltre che raffreddamento nel caso siano «reversibili».

• Quelle più semplici da installare sono quelle aria-acqua, ma hanno il

problema di estrarre calore da una sorgente, l’aria ambiente esterna, che

ha temperatura variabile e può diventare molto fredda, peggiorando

l'efficienza.

• Le pompe di calore acqua-acqua, prendono invece il calore da acqua di

falda, per esempio tramite un pozzo, che resta a temperature abbastanza

costante tutto l’anno, garantendo un buon COP. a non sempre c’è

abbastanza acqua a disposizione, e comunque occorre pomparla dalla

falda alla pompa di calore, con ulteriore consumo elettrico e

manutenzione di pompa e filtri.

• Un ulteriore tipologia è quella geotermica, che preleva il calore dal

terreno attraverso sonde inserite in pozzi o scavi orizzontali, hanno un

costo per kW superiore, ma anche un ottimo rendimento e quasi nessuna

manutenzione.

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Questi tre tipi di pompe hanno uno svantaggio comune: funzionano con un buon

rendimento solo all’interno di una differenza di temperatura fra sorgente esterna

e serbatoio di 40-50°C circa, altrimenti l’efficienza assume valori molto

peggiori. Questo vuol dire che possono essere utilizzate quasi sempre

solo accoppiate a sistemi di riscaldamento radianti a bassa temperatura, in

quanto quelli a radiatore richiedono temperature più alte. E’ qui che entra in

gioco un diverso tipo di pompa di calore:

• Pompa di calore ad assorbimento, in cui è l’energia di un bruciatore a

gas a far muovere il ciclo di espansione e condensazione del fluido di

trasporto del calore.

E’ possibile accoppiare le pompe di calore a solare termico e accumulo di

calore. Come dichiara l’ingegner Marco Calderoni, ricercatore del Politecnico di

Milano: "Nel Nord e Centro Europa e in Canada da ormai molti anni si sta

sperimentando in piccoli quartieri, l’accumulo del calore estivo in grandi vasche

sotterranee termicamente isolate, contenenti acqua o acqua e ghiaia, o

direttamente nel suolo profondo, riscaldandolo con decine di pozzi. Durante

l’estate in questi accumulatori termici, viene fatta circolare acqua proveniente da

pannelli solari, fino a portarli a circa 90°C. Durante l’inverno si preleva poi il

calore per riscaldare direttamente le case. In questo modo, a seconda delle

dimensioni dell’accumulo e del clima locale, si è riusciti a coprire il fabbisogno

di riscaldamento per periodi variabili tra mesi e l’intero inverno (qui un

recente progetto canadese . E’ pensabile anche usare tecniche simili

accoppiandole con Pdc, creando cioè con il calore estivo una sorgente artificiale

a temperature molto più alte di quelle naturali, a cui far attingere le Pdc,

riducendo drasticamente il loro consumo elettrico. Nei nostri climi, con inverni

più miti ed estati più calde, sicuramente si potrebbero coprire percentuali del

fabbisogno più elevati rispetto a quanto avviene nei paesi più freddi e a costi più

vantaggiosi ".

Indicando una macro-classificazione di questa tecnologia, esistono due

famiglie di pompe di calore, che differiscono per il principio di funzionamento:

• pompe di calore a compressione: vengono alimentate ad elettricità,

hanno costi ridotti, ma hanno una riduzione dell’efficienza dovuta ad

un’alta differenza di temperatura tra la fonte di calore e l’ambiente

interno

• pompe di calore ad assorbimento: vengono alimentate a gas naturale,

hanno prestazioni stabili, ma costi maggiori.

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Queste due famiglie possono essere segmentate a seconda della sorgente

utilizzata: SORGENTE ARIA

VANTAGGI SVANTAGGI

Disponibilità illimitata

Praticità d’uso

Bassi costi

Prestazioni incostanti

Thermal lift

SORGENTE ACQUA

VANTAGGI SVANTAGGI

Prestazioni costanti (>aria)

Disponobilità limitata

Necessità prelievo/scarico

Vincoli normativi

SORGENTE TERRA

VANTAGGI SVANTAGGI

Ottime prestazioni

Elevati costi

Disponibilità limitata per necessità di ampie

superfici

Tabella 3.15 Classificazione pompe di calore in base alla sorgente utilizzata

Le due famiglie hanno diversi gradi di maturità, in quanto le pompe a

compressione sono nel pieno della fase di maturità mentre le pompe ad

assorbimento sono solo alle porte della medesima fase

Le pompe di calore costituiscono a oggi il 2% circa dello stock di impianti di

produzione termica installati negli edifici italiani. Si registrano infatti 400.000

installazioni di pompe di calore a compressione e 150.000 installazioni di

pompe di calore ad assorbimento.

Le prestazioni delle differenti tecnologie di pompe di calore sono valutate

in termini di rendimento, espressi come:

R&D Progetti

pilota

Commercializzazione

iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.5 Grado maturità tecnologie pompe di calore

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» Coefficient Of Performance (COP) ed Energy Efficiency Ratio (EER) per le

soluzioni a compressione;

» Gas Utilization Efficiency (GUE) per le soluzioni ad assorbimento.

Indicando i valori dei rendimenti e il prezzo per le diverse tecnologie abbiamo:

POMPE DI CALORE A COMPRESSIONE

SORGENTE COP EER PREZZO (€ k e

Aria 3-4,5 2-3,5 350-700

Acqua 4-5 3-4 400-750

Terra 3,9-4,8 2,6-3,5 800-1500

POMPE DI CALORE AD ASSORBIMENTO

SORGENTE GUE PREZZO (€ k e

Aria 1,3-1,5 350-700

Acqua 1,4-1,75 400-750

Terra 1,4-1,75 800-1500

Tabella 3.16 Rendimenti e prezzi delle diverse tecnologie di pompe di calore

3.6.1 La tecnologia: le caldaie a condensazione

La caldaia a condensazione permette di ottenere un rendimento maggiore

rispetto alla caldaia tradizionale, perch progettata per sfruttare buona parte

del calore latente contenuto nei gas di scarico, che nelle normali caldaie

vengono espulsi dal camino a temperature notevoli (circa 150 °c). Assicura

inoltre una notevole riduzione di emissioni di ossidi di azoto e monossido di

carbonio: circa il 70% in meno rispetto alle caldaie tradizionali.

In una caldaia tradizionale, il calore presente nel vapore acqueo creato durante la

combustione viene recuperato solo in parte: perché questi fumi, una volta

raffreddati, generano una condensa acida corrosiva per le tubazioni.

Nella caldaia a condensazione invece, grazie anche ad uno speciale scambiatore

di calore che funge anche da condensatore, i fumi in uscita possono essere

raffreddati fino a raggiungere una temperatura di circa 50°/60°. Il calore

prelevato e non più disperso a camino, in questo modo può essere utilizzato per

preriscaldare l'acqua di ritorno all'impianto che in questo modo ottiene un

rendimento superiore.

La condensa che si accumula durante questo processo, contenente sostanze

acide, viene convogliata in un'apposita vaschetta di raccolta e deve essere

smaltita in base alla norma UNI 11071. Tale norma prevede tuttavia che, per le

caldaie con potenza inferiore ai 35 kW (uso domestico), la condensa possa

essere smaltita direttamente attraverso lo scarico in acque superficiali

(fognature).

In questo modo si possono ottenere i seguenti vantaggi:

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• riduzione dei costi per il riscaldamento e la produzione di acqua calda

sanitaria;

• rendimenti elevati;

• agevolazioni fiscali;

• riduzione delle emissioni inquinanti;

• integrazione con solare termico.

Le prestazioni di una caldaia a condensazione sono valutate in termini

di rendimento (considerando il Potere calorifico Superiore, che tiene conto della

quantità di energia estraibile dal gas metano e dal calore latente). I rendimenti

delle tecnologie ad oggi disponibili variano da 105% a 109% (rispetto ai

rendimenti di 90%-93% di una caldaia tradizionale).

RANGE DI TAGLIA COSTO (€ k e

3 kWth - 30 kWth 50 - 200

31 kWth - 100 kWth 200 - 300

> 100 kWth 300 - 500

Tabella 3.17 Costi caldaie a condensazione per range di taglia

Il grado di maturità della caldaia a condensazione è il seguente:

3.6.3 La tecnologia: il solare termico

Grazie ad un impianto solare termico la radiazione solare viene utilizzata

per produrre calore, permettendo un risparmio sui consumi di gas o di energia

elettrica.

L’energia irradiata dal sole arriva sulla superficie dei collettori solari, viene

catturata e trasferita a un accumulo d’acqua che di conseguenza si riscalda. Nei

sistemi a circolazione naturale e a circolazione forzata il trasferimento del calore

avviene per mezzo di un fluido, che scorrere in modo spontaneo (circolazione

R&D Progetti

pilota

Commercializzazione

iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.6 Grado maturità della caldaia a condensazione

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naturale) oppure spinto da una pompa azionata da una centralina di comando

(circolazione forzata . Nel sistema a “svuotamento”, invece, i collettori solari si

riempono solo in presenza di sufficiente insolazione e quando il sistema di

accumulo è in grado di ricevere calore. Per questo si distinguono tre tipolgie

d’impiego solare termico:

• Circolazione naturale: L’accumulo è posto in orizzontale e

necessariamente subito sopra il collettore. Il fluido termovettore si

riscalda nel collettore e sale spontaneamente nel bollitore dove cede

calore al contenuto d’acqua presente; dopo lo scambio termico, il fluido,

più freddo e appesantito, ridiscende nel collettore solare per riscaldarsi di

nuovo. Il sistema funziona senza bisogno di dispositivi elettrici. In

questo modo non ci saranno problemi in caso di guasti alla corrente, ma

sarà più difficile gestire il controllo della temperatura e anche il

posizionamento dell’accumulo sarà obbligato e non flessibile.

• Circolazione forzata: Il fluido termovettore circola spinto da una

pompa che è attivata da una centralina di controllo. La centralina misura

la temperatura del fluido termovettore nel collettore e dell’ acqua nell’

accumulo. Se il collettore è pi caldo dell’ accumulo la pompa viene

attivata e il calore trasferito. Questo sistema non ha particolari vincoli di

posizione relativa e distanza tra accumulo e collettore solare.

• Sistema a "Svuotamento" JUST IN TIME: L’impianto funziona in

assenza di pressione per cui si ottiene un risparmio economico ed il

funzionamento sarà più sicuro. I collettori solari si riempiono solo in

presenza di sufficiente insolazione e quando il sistema di accumulo è in

grado di ricevere ulteriore calore. In queste condizioni si attivano per

breve tempoble riempiendo i collettori. Dopo meno di un minuto,

terminato il riempimento, una pompa si disattiva e l’altra mantiene della

circolazione dell’acqua. In caso di scarsa insolazione o quando il

serbatoio ha raggiunto la temperatura richiesta le pompe si fermano e

tutta l’acqua contenuta nell’impianto ritorna nell’accumulatore

Riportando la classificazione indicata nell’Energy Efficiency Report 201 , si

possono distinguere gli impianti per prima cosa per la tecnologia utilizzata:

• collettori scoperti, tubi plastici esposti direttamente alla radiazione solare

per il riscaldamento del liquido che circola al loro interno;

• collettori piani vetrati, nei quali la radiazione viene assorbita da un

collettore piano metallico e trasferita al liquido che scorre in condotti

posizionati nella parte inferiore del pannello. Il vetro impedisce la

dispersione della radiazione riflessa;

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• collettori sottovuoto, tubazioni coperte da un materiale assorbitore e

racchiuse in condotti di vetro sottovuoto.

Una seconda classificazione riguarda la modalità di collegamento con gli

impianti idraulici:

• impianti a circolazione naturale, nei quali la circolazione del fluido

avviene grazie al processo convettivo/gravitazionale;

• impianti a circolazione forzata, nei quali un sistema di pompe garantisce

la circolazione del fluido. questa tipologia rappresenta ad oggi pi del

90% delle nuove installazioni.

Una terza classificazione riguarda l’utilizzo del calore generato dall’impianto:

• impianti per la produzione di acqua calda sanitaria;

• impianti per la produzione di acqua calda sanitaria e riscaldamento, i

quali necessitano dell’integrazione di un sistema di accumulo dedicato

(bollitore).

Nel grafico seguente viene indicato il livello di maturità di tre diverse tecnologie

di solare termico:

Impianti con collettori scoperti

Impianti con collettori piani vetrati

Impianti con collettori sottovuoto

Si stima che attualmente in Italia siano complessivamente installati 2,5-3 GW di

solare termico per la produzione di ACS e di calore per il riscaldamento.

R&D Progetti pilota

Commercializzazione iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.7 Grado di maturità delle tipologie di impianto solare termico

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Le prestazioni di un impianto solare termico sono valutate in termini di:

• temperatura di funzionamento;

• efficienza, espressa in termini di potenza termica estraibile dalla

radiazione solare che dipende dalla latitudine in cui è posizionato

l’impianto.

Di seguito sono riportare le principali caratteristiche delle differenti tecnologie

per impianti a circolazione forzata.

TECN

RANGE DI T DI

FUNZ (T fluido –

T ambiente)

RANGE EFFICIENZA

(kWth/kWirr)

PREZZO

IMPIANTO

PER ACS

(€ )

PREZZO

IMPIANTO

PER ACS E

RISC

(€ )

Collettori

scoperti 0 - 30 °C

>60% x 0°C<Δt>10°C

>40% x 10°C<Δt>15°C

>60% x 15°C<Δt>25°C

70 – 100 /

Collettori

piani vetrati 0 - 150 °C

>60% x 0°C<Δt>45°C

>40% x 45°C<Δt>90°C

>60% x 90°C<Δt>125°C

350 – 450 600 – 700

Collettori

sottovuoto 0 - 220 °C

>60% x 0°C<Δt>100°C

>40% x 100°C<Δt>160°C

>60% x 160°C<Δt>190°C

450 – 600 700 - 850

Tabella 3.18 Caratteristiche principali delle differenti tecnologie per impianti a

circolazione forzata

Una tecnologia di recente sviluppo è il solar cooling. Questi impianti

permettono di sfruttare il calore dei collettori solari termici per attivare un ciclo

termodinamico finalizzato al raffrescamento degli ambienti.

Questi impianti sono classificati in base alla tipologia di produzione che li

caratterizza:

• impianti a ciclo chiuso per la produzione di acqua refrigerata mediante

macchine termiche «chiller». Si distingue in questo caso tra impianti: ad

assorbimento (il fluido termovettore è ac- qua combinata con bromuro di

litio, cloruro di litio o ammoniaca o ad adsorbimento (il fluido

termovettore è gel a base di silice o acqua e ze- olite). Entrambe le

tecnologie si trovano in una fase di prima commercializzazione;

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• impianti a ciclo aperto per la produzione di aria condizionata sfruttando

un processo di deumi- dificazione e raffreddamento evaporativo. Tali

impianti possono essere: DECs (sistemi con ro- tore essicante di tipo

solido) o DECi(sistemi con rotore essicante di tipo liquido). Entrambe le

tecnologie sono ad oggi applicate a progetti pilota.

Ad oggi l’unica tecnologia matura e commercialmente disponibile è l’ impianto

a ciclo chiuso ad assorbimento, che presenta le seguenti caratteristiche.

COP COSTO (€ k e

0,7-0,9 1200-2000

Tabella 3.19 COP e costo di un impianto a ciclo chiuso ad assorbimento

3.6.4 La struttura della filiera HVAC

L’analisi del mercato italiano degli interventi volti ad installare caldaie a

condensazione, pompe di calore e solare termico ha portato alla definizione

delle seguenti configurazioni di filiera.

1. Filiera «residenziale», ossia per interventi che si caratterizzano di una

potenza termica inferiore o uguale ai 35 kW

2. Filiera «terziario-industriale», ossia per interventi che si caratterizzano

di una potenza termica superiore ai 35 kW

Ognuna di queste due classificazioni si suddivide ulteriormente in due tipi

differenti di canale intermediato.

Il fornitore di tecnologie si occupa della fornitura delle soluzioni tecnologiche.

Partecipa a questa tipologia di filiera anche il grossista, che funge da

intermediario fra i fornitori delle tecnologie ed i numerosi installatori. I grossisti

«termo-idro-sanitari coprono circa l’80% del mercato, mentre quelli retail il

cliente Fornitore delle

tecnologie

Installatore

FILIERA RESIDENZIALE – Canale Intermediato A

Grossista

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restante 20%. Il grossista deve scegliere a quale fornitore rivolgersi in base alla

capacità di quest’ultimo di creare interesse verso le tecnologie presso

l’installatore attraverso:

• elevata qualità prestazionale delle soluzioni;

• attività di formazione tecnico-economica presso l’installatore ;

• possibilità di disporre di una gamma completa.

L’installatore invece acquista le tecnologie dal grossista e le installa presso il

cliente finale. A seconda della dilazione di pagamento concessa l’installatore

sceglie il grossista a cui rivolgersi.

Il cliente invece oltre ad occuparsi generalmente del finanziamento

dell’intervento, deve scegliere l’installatore a cui affidare il lavoro basandosi su:

• trade-off fra benefici e costi dell’intervento

• servizi di manutenzione.

Per questa configurazione di filiera il volume d’affari annuo medio delle caldaie

a condensazione è di circa 140 milioni di €, delle pompe di calore è di circa 4

milioni di € e del solare termico è di circa 65 milioni di €.

Il fornitore della tecnologia si occupa come nel caso precedente della fornitura

delle soluzioni tecnologiche.

L’installatore acquista le tecnologie direttamente dal fornitore e le installa

presso il cliente finale. In questo tipo di filiera l’installatore sceglie il fornitore

principalmente ricercando servizi di fidelizzazione ottenibili quali:

• corsi di formazione e aggiornamento sulle caratteristiche tecnico-

economiche delle tecnologie e sulle evoluzioni normative;

• certificazioni e partnership che possono comportare a degli sconti sulla

fornitura.

cliente Fornitore delle

tecnologie

Installatore

FILIERA RESIDENZIALE – Canale Intermediato B

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Il cliente invece non cambia le fasi ricoperte e i driver di scelta, come nel caso

del canale intermediato A.

A volte possono intervenire in questa configurazione di filiera le utility come

soggetto integratore, andando a:

• acquistare la soluzione per l’efficienza energetica direttamente dal

fornitore, finanziando l’intervento, attraverso la collaborazione con

istituti finanziari;

• installare la soluzione per l’efficienza energetica presso il cliente finale.

È questo il caso di Enel Energia che tra l’aprile ed il maggio del 2014 ha

lanciato un’iniziativa volta a diffondere caldaie a condensazione presso i propri

clienti. Enel Energia, attraverso una partnership con istituti di finanziamento

(Findomestic Banca Spa e Intesa Sanpaolo Personal Finance) e fornitori di

caldaie a condensazione (Ariston), si occupa del finanziamento,

dell’installazione e della manutenzione della tecnologia, avente taglie comprese

fra i 24 e i 35 kW. Nel caso in cui il cliente finale decida di non cambiare il

fornitore di energia, può ripagare l’utility attraverso un contributo fisso in

bolletta in 3 anni, senza costi aggiuntivi (TAN e TAEG pari a 0%).

Per questa configurazione di filiera il volume d’affari annuo medio delle caldaie

a condensazione è di circa 60 milioni di €, delle pompe di calore è di circa 25

milioni di € e del solare termico è di circa 0 milioni di €.

I fornitori delle tecnologie ricoprono il loro ruolo classico.

I progettisti/ESCo invece possono essere di due tipologie e avere quindi

compiti differenti e relazioni differenti con gli altri attori di filiera:

1. Progettisti «puri»: si occupano della sola progettazione dell’intervento,

demandando le attività di installazione ad imprese esterne o allo stesso

cliente finale (se possiede adeguate risorse).

cliente Fornitore delle

tecnologie

Progettisti / ESCo

FILIERA TERZIARIO - INDUSTRIALE – Canale Intermediato A

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2. ESCo/Facility Manager: stesse attività e ruoli dei primi, ma stipulano un

contratto di fornitura dell’energia, un Energy Performance Contract ,

finanziano l’intervento e lo gestiscono per l’intero ciclo di vita.

Entrambe le tipologie di soggetti scelgono i fornitori seguendo gli stessi

principi:

• supporto durante le attività di progettazione dell’intervento;

• qualità prestazionale delle tecnologie;

• garanzia estesa sull’affidabilità delle tecnologie;

Il cliente se si affida a progettisti «puri» si occupa generalmente del

finanziamento dell’intervento. I driver che spingono questi soggetti alla scelta

del fornitore fanno riferimento a:

• trade-off fra benefici e costi dell’intervento;

• qualità prestazionale delle tecnologie;

• garanzia estesa sull’affidabilità delle tecnologie;

Per questa configurazione di filiera il volume d’affari annuo medio delle caldaie

a condensazione è di circa 8 milioni di €, delle pompe di calore è di circa 145

milioni di € e del solare termico è di circa 20 milioni di €.

Il secondo tipo di filiera terziario – industriale introduce al posto del

progettista/ESCo un grossista.

Il grossista funge da intermediario fra il fornitore delle tecnologie ed il cliente.

Sono essenzialmente grossisti «termo-idro-sanitari».

Il fornitore per essere scelto da un grossista deve creare interesse verso le

tecnologie presso il cliente attraverso:

cliente Fornitore delle

tecnologie

Grossista

FILIERA TERZIARIO - INDUSTRIALE – Canale Intermediato B

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• elevata qualità prestazionale delle soluzioni;

• possibilità di disporre di una gamma completa.

Il cliente non si occupa più solo del finanziamento dell’intervento, ma in questo

caso anche della progettazione ed installazione avendo al proprio interno risorse

in grado di svolgere queste attività. Inoltre sceglie il grossista in base a:

• qualità prestazionale delle tecnologie;

• garanzia estesa sull’affidabilità delle tecnologie;

• possibilità di disporre di una gamma completa.

Per questa configurazione di filiera il volume d’affari annuo medio delle caldaie

a condensazione è di circa 10 milioni di €, delle pompe di calore è di circa 8

milioni di € e del solare termico è di circa milioni di €.

Raggruppando i volumi d’affari medi annui delle diverse configurazioni

otteniamo:

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“Residenziale” – Canale intermediato A 252 mln €

“Residenziale” – Canale intermediato B 115 mln €

“Terziario-Industriale” – Canale intermediato A 20 mln €

“Terziario-Industriale” – Canale intermediato B 51 mln €

Tabella 3.20 Volume d'affari medio per tipologie di filiera Heating, Ventilating and Air

Conditioning

3.7 FILIERA ILLUMINAZIONE

3.7.1: La tecnologia

Ad oggi si raggiungono in questo ambito livelli sempre crescenti di efficienza

energetica,ottenendo ottime prestazioni con costi energetici ed economici molto

bassi. Sono tre gli ambiti principali di applicazione:

• ambito residenziale: sostituendo semplicemente le vecchie lampadine

incandescenti con apparecchi più efficienti (ad esempio le fluorescenti

compatte), è possibile risparmiare fin da subito il 75-80% di energia

elettrica senza nulla perdere in termini di comfort e qualità della luce.

• negozi e uffici: attraverso alcuni accorgimenti gestionali e con

l’adozione di tecnologie consolidate e o di ultima generazione (ad

esempio lampade fluorescenti tubolari e LED), si possono soddisfare le

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esigenze più disparate. In questi casi risulta spesso indispensabile

un’accurata progettazione illuminotecnica, in grado di ottimizzare

appieno gli aspetti quantitativi e qualitativi delle sorgenti luminose.

• Ambito pubblico: per illuminare meglio spendendo meno, è necessario

che ogni comune si faccia promotore per il proprio territorio di interventi

mirati alla riduzione degli sprechi e al raggiungimento degli standard

qualitativi previsti dalle norme.

Le principali alternative tecnologiche oggi disponibili possono essere

classificate in:

• lampade a fluorescenza, che presentano due possibili configurazioni:

◦ tubolari, conosciute anche impropriamente come «neon», per

applicazioni soprattutto nel settore terziario e commerciale;

◦ compatte, conosciute anche come «lampade a risparmio di energia»,

per applicazioni residenziali in sostituzione delle poco efficienti

lampade a incandescenza.

• lampade a gas, che presentano tre possibili configurazioni:

◦ lampade a vapori di sodio ad alta pressione, per l'illuminazione

pubblica e stradale, che sono in grado di unire notevoli risparmi

energetici a una elevatissima vita media;

◦ lampade a vapori di sodio a bassa pressione, per l'illuminazione

pubblica e stradale, che emettono una luce di scarsa qualità,

ma sono imbattibili in termini di efficienza e di risparmio nel campo

dell'illuminazione degli esterni;

◦ lampade ad alogenuri o ioduri metallici, per l'illuminazione di grandi

spazi interni ed esterni, in cui è indispensabile avere una luce nitida e

di qualità;

◦ lampade a stato solido, in particolare le tecnologie LED (light

emitting diode). Stanno conoscendo una grande diffusione negli

apparecchi semaforici, al posto delle lampadine a incandescenza,

dove assicurano gradi risparmi economici.

Il grafico mostra il grado di maturità delle tecnologie di illuminazione,

distinguendo tra:

lampade alogene

lampade a fluorescenza

lampade a sodio

lampade a led

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Ad oggi in Italia, le apparecchiature luminose installate sono per circa il 15%-

18% lampade a gas, per il 9-13% lampade led e per la restante parte lampade a

fluorescenza.

Le prestazioni dei sistemi di illuminazione artificiale possono essere valutate in

termini di efficienza luminosa, la cui unità di misura è illumen su att, e

di durata, espressa in ore.

TECNOLOGIA

EFFICIENZA

LUMINOSA

(lm/W)

DURATA (ore) PREZZO (€ pz TAGLIA

MEDIA (W)

Fluorescenza

compatta 50-75 6000-12000 3-5 15

Fluorescenza

tubolare 55-120 12000-20000 6-8

100 senza

alimentatore

Alogenuri o ioduri

metallici 40-100 12000-20000 15-25 100

Sodio alta

pressione 70-150 10000-12000 30-40 100

Sodio bassa

pressione 125-200 10000-12000 40-60 100

LED 50-90 CIRCA 25000 35-55 10

Tabella 3.21 Prestazioni sistemi di illuminazione

3.7.2 La struttura della filiera illuminazione

L’analisi del mercato italiano degli interventi volti ad installare sistemi di

illuminazione efficiente ha portato alla definizione delle seguenti configurazioni

di filiera:

1. Filiera “residenziale”, ossia per interventi che si caratterizzano della

sostituzione di decine di apparecchiature luminose

R&D Progetti

pilota

Commercializzazione

iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.8 Grado maturità delle tecnologie per l'illuminazione

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2. Filiera “terziario-industriale”, ossia per interventi che si caratterizzano

della sostituzione di centinaia di unità.

Il grossista funge da intermediario fra il fornitore delle tecnologie ed il cliente

finale Sceglie il fornitore con cui collaborare ricercando servizi di fidelizzazione

ottenibili quali:

• certificazioni e partnership che possono comportare a degli sconti sulla

fornitura;

• elevata qualità prestazionale delle soluzioni.

Il cliente si occupa generalmente del finanziamento dell’intervento ed

eventualmente dell’installazione. Può infatti avvalersi di installatori esterni o

provvedere autonomamente all’intervento. Deve inoltre ovviamente scegliere il

grossista e sarà spinto nella scelta da:

• trade-off fra benefici e costi dell’intervento;

• possibilità di disporre di una gamma completa.

Anche in questo tipo di filiera il progettista/ESCo può essere di due tipologie:

cliente Fornitore delle

tecnologie

Grossista

FILIERA RESIDENZIALE – Canale Intermediato

cliente Fornitore delle

tecnologie

Progettisti / ESCo

FILIERA TERZIARIO - INDUSTRIALE – Canale Intermediato A

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1. Progettista «puro»: si occupa della sola progettazione dell’intervento,

demandando le attività di installazione ad imprese esterne o allo stesso

cliente finale (se possiede adeguate risorse);

2. ESCo/Facility Manager: stesse attività e ruoli del primo, ma stipula un

Energy Performance Contract , finanzia l’intervento e lo gestisce per

l’intero ciclo di vita.

Questi attori sceglieranno il fornitore a cui rivolgersi in base a:

• supporto durante le attività di progettazione ed implementazione

dell’intervento;

• qualità prestazionale delle tecnologie;

• garanzia estesa sull’affidabilità delle tecnologie.

Il cliente, se collabora con un progettista «puro», si occupa generalmente del

finanziamento dell’intervento. I driver che spingono il cliente alla scelta del

progettista/ESCo fanno riferimento a:

• supporto all’ottenimento degli incentivi dedicati

• servizi di manutenzione;

• diagnostica dei sistemi esistenti;

• efficienza della progettazione che risente della scarsa regolamentazione.

Il grossista funge nuovamente da intermediario fra il fornitore delle tecnologie

ed il cliente in questa filiera, ma sono essenzialmente grossisti di materiale

elettrico. Il fornitore per essere scelto da un grossista deve fare leva sulla sua

capacità di creare interesse verso le tecnologie presso il cliente attraverso:

• elevata qualità prestazionale delle soluzioni;

• possibilità di disporre di una gamma completa.

cliente Fornitore delle

tecnologie

Grossista

FILIERA TERZIARIO - INDUSTRIALE – Canale Intermediato B

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Il cliente si occupa generalmente sia del finanziamento dell’intervento sia della

progettazione mentre può demandare l’installazione all’esterno. Sceglie il

grossista in base a:

• qualità prestazionale delle tecnologie;

• garanzia estesa sull’affidabilità delle tecnologie.

Il cliente interagisce solo con il fornitore della soluzione, che gli garantisce le

tecnologie. Si occupa lui stesso della progettazione , della realizzazione e

generalmente del finanziamento dell’intervento. Sceglie il fornitore della

soluzione ricercando le seguenti caratteristiche:

• garanzia estesa sull’affidabilità dei componenti offerti;

• servizi di pronto intervento e manutenzione lungo tutto il ciclo di vita

della soluzione;

• supporto durante le attività di progettazione ed implementazione

dell’intervento.

I valori medi del volume d’affari di questo tipo di filiera consiste in:

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“Residenziale” – Canale intermediato A 55 mln €

“Terziario-industriale” – Canale intermediato A 45 mln €

“Terziario-Industriale” – Canale intermediato B 10 mln €

“Terziario-Industriale” – Canale diretto 40 mln €

Tabella 3.22 Volume d'affari medio per le filiere dell'illuminazione

cliente Fornitore della

soluzione

FILIERA TERZIARIO – INDUSTRIALE – Canale Diretto

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3.8 FILIERA ISOLAMENTO EDIFICIO

3.8.1 la Tecnologia

Le superfici opache (pareti e coperture costituiscono la struttura portante

dell’involucro edilizio e rappresentano la pi grande superficie di scambio

termico fra l’edificio e l’esterno.

Un sistema di isolamento termico ad alta efficienza energetica consente di

tagliare immediatamente i costi di gestione. Rappresenta un grande potenziale

per le costruzioni esistenti consentendo di aumentare il valore dell’immobile.

Infatti in Italia, il 0% degli edifici realizzati prima del 19 6 consuma molta pi

energia del necessario, perchè coibentati in modo inadeguato o del tutto privi di

isolamento e ne consegue la presenza di punti deboli dell’edificio responsabili

delle dispersioni di calore attraverso l’involucro (ponti termici .

Le spese sostenute per l‘isolamento di facciate si ripagano velocemente e con un

risultato evidente, dato che il riscaldamento rappresenta la voce di spesa pi

significativa per una famiglia. L‘isolamento delle sole facciate riduce le spese

sostenute per il riscaldamento di un’abitazione dal 30 al 40%. A fronte

dell‘aumento annuale dei prezzi del combustibile, si tratta di un investimento a

dir poco vantaggioso.

Due sono i fattori che incidono maggiormente:

• La conduttività termica specifica dei materiali da costruzione impiegati.

• L’eliminazione dei “ponti termici“, responsabili delle dispersioni di

calore attraverso l’involucro dell’edificio.

E’ importante riuscire ad identificare i punti e le zone di dispersione termica

della facciata ed è possibile farlo attraverso la termografia ad infrarossi. Una

telecamera termografica produce immagini colorate che indicano i vari livelli di

emissioni termiche dell‘edificio. Pi chiaro è il colore, minore è l‘isolamento

termico di quel punto specifico. Le parti della struttura che presentano

particolari criticità includono i cassonetti degli avvolgibili, i balconi, i telai e gli

architravi delle finestre, i giunti dei radiatori alla muratura, le nicchie dei

radiatori, i giunti a soffitto, gli angoli delle abitazioni.

Per migliorare l’efficienza di queste componenti dell’edificio, si

usano materiali ad hoc per l’isolamento termico, ed in particolare:

materiali organici sintetici (polistirene espanso ed estruso, poliuretano

espanso, poliestere in fibre e polietilene espanso);

materiali organici naturali (fibra di legno, fibra di cellulosa, sughero);

materiali inorganici sintetici (lana di vetro, lana di roccia, vetro cellulare

espanso);

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pag. 110

» materiali inorganici naturali (argilla espansa, perlite, vermiculite,

pomice).

Il grafico mostra il grado di maturità del materiale:

Le prestazioni dei materiali sono valutate in termini di conduttività termica

CATEGORIE

MATERIALE

MATERIALE AD

HOC

ISOLAMENTO

CONDUTTIVITA’

TERMICA (W/mK) COSTO (€ ) per

1cm di strato isolante

Materiali isolanti

organici sintetici

Polietilene espanso 0,030-0,045 1,5-3

Polistirene estruso 0,029-0,040 2,2-4

Poliuretano espanso 0,020-0,030 1,5-3

Poliestere in fibra e

polietilene espanso 0,035-0,055 1,3-2,1

Materiali isolanti

organici naturali

Fibra di legno 0,038-0,045 2-2,5

Fibra di cellulosa 0,037-0,042 1,8-2,5

Sughero 0,037-0,050 1,4-2,3

Materiali isolanti

inorganici naturali

Argilla espansa 0,010-0,030 n.d.

Perlite 0,040-0,060 0,9-3

Vermiculite 0,045-0,070 3,5-4,4

Pomice 0,1 1,8-3,2

Materiali isolanti

inorganici sintetici

Lana di vetro 0,030-0,050 1,2-3,5

Lana di roccia 0,025-0,050 1,8-4,5

Vetro cellulare

espanso 0,038-0,050 1,5-2,6

Tabella 3.23 Prestazioni e costi dei materiali di isolamento

3.8.2 La struttura della Filiera isolamento edificio

L’analisi del mercato italiano degli interventi volti ad incrementare l’isolamento

termico degli edifici grazie a superfici opache efficienti ha portato alla

definizione delle seguenti configurazioni di filiera:

R&D Progetti

pilota

Commercializzazione

iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.9Grado Maturità materiale di isolamento

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1. Filiera “tradizionale”

2. Filiera “canale diretto”

Il grossista funge da intermediario fra il fornitore delle tecnologie ed i

numerosi installatori. Il fornitore per attirare i grossisti deve fare leva sulla sua

capacità di creare interesse verso le tecnologie presso installatore e cliente

attraverso:

• supporto al cliente nella definizione dei requisiti tecnici che devono

essere conformi anche alla normativa;

• elevata qualità prestazionale delle soluzioni;

• corsi di formazione e aggiornamento presso gli installatori sulle

caratteristiche tecnico-economiche dei materiali e sulle evoluzioni

normative.

L’installatore acquista le tecnologie dal grossista e le installa presso il cliente

finale. La sua scelta, cioè quella del grossista a cui rivolgersi, è guidata dalla

dilazione di pagamento concessa.

Il cliente quindi si occupa generalmente del finanziamento e può anche

usufruire dei servizi del progettista o architetto al fine di stabilire i requisiti

tecnici che la soluzione deve rispettare. Sceglie l’installatore in base a:

• qualità prestazionale della soluzione;

• costo da sostenere.

cliente Fornitore delle

tecnologie

Installatore

FILIERA TRADIZIONALE

Grossista

cliente Fornitore delle

tecnologie

Installatore

FILIERA CANALE DIRETTO

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pag. 112

L’installatore in questo caso acquista le tecnologie direttamente dal fornitore e

le installa presso il cliente finale. Sceglie la tecnologia del fornitore in base a:

• possibilità di ottenere sconti sulla fornitura;

• elevata qualità prestazionale delle soluzioni;

• dilazione di pagamento concessa.

Il cliente anche in questo caso si occupa del finanziamento e può usufruire dei

servizi del progettista o architetto al fine di stabilire i requisiti tecnici che la

soluzione deve rispettare. I driver che spingono il cliente alla scelta di

assemblatore/installatore fanno riferimento a:

• qualità prestazionale della soluzione;

• costo da sostenere.

Raggruppando i valori del volume d’affari medio annuo per ogni filiera:

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“Canale tradizionale” 5 0 mln €

“Canale diretto” 18 mln €

Tabella 3.24 Volume d'affari medio per filiera superfici opache

3.9 FILIERA Uninterruptible Power Supply

3.9.1 La tecnologia

I sistemi UPS (acronimo di uninterruptible Power Supply) condizionano la

potenza e immagazzinano l'energia per le strutture mission critical, quali data

center, centri di trasmissione e ospedali. I sistemi UPS proteggono queste

strutture da fluttuazioni di tensione, quali picchi e cali, o dalle fluttuazioni di

frequenza, fornendo inoltre autonomia o alimentazione temporanea per superare

l'intervallo di tempo che intercorre tra la perdita e il ripristino della. L'UPS

impiega una forma di immagazzinamento di energia a breve termine, per

fungere da ponte di alimentazione in caso di completa interruzione di rete. Per

eseguire le sue funzioni un UPS richiede l'elettricità.

Il settore misura l'efficienza di un UPS come potenza in uscita divisa per la

potenza in ingresso, con l'UPS che consuma parte di tale potenza. La quantità di

energia consumata dall'UPS rappresenta l'energia perduta o inefficienza.

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L'inefficienza dell'UPS può causare sprechi pari fino al 10 % dell'ingresso di

rete nell'UPS stesso.

I valori minimi di rendimento energetico degli uPS sono sanciti all’interno del

«code of conduct» redatto dalla commissione europea in collaborazione con il

cemeP, comitato europeo che raccoglie al suo interno le principali associazioni

europee operanti nel settore delle macchine elettriche e dell’elettronica di

potenza.

Il grafico mostra il grado di maturità degli uPS, distinguendo tra i diversi livelli

di efficienza energetica che li contraddistinguono:

» uPS ad efficienza standard

» uPS ad alta efficienza

Il numero di UPS installati in Italia è stimabile tra le 250.000 e le 00.000

unità, di cui il 20-30% riferibile a dispositivi ad alta efficienza.

Le prestazioni energetiche degli UPS vengono valutate in base al tasso di

efficienza, che a seconda del tipo di UPS e della taglia ha dei valori di:

10 kVA 40 kVA 80kVA 160kVA

UPS ad

efficienza

standard

0,92 0,93 0,93 0,94

UPS ad alta

efficienza 0,95 0,955 0,955 0,96

Tabella 3.25 Prestazioni delle tecnologie UPS

Mentre i prezzi della tecnologia sono:

R&D Progetti

pilota

Commercializzazione

iniziale

Maturità Grado di Maturità

Performance

Figura 3.10 Grado maturità tecnologie UPS

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pag. 114

10 kVA 40 kVA 80kVA 160kVA

UPS ad

efficienza

standard

3500-4000 5500-6500 8500-9500 16000-17000

UPS ad alta

efficienza 4000-5000 7500-8500 10500-11500 17500-18500

Tabella 3.26 Costi delle tecnologie UPS

3.9.2 La struttura della filiera UPS

L’analisi del mercato italiano degli interventi volti ad installare soluzioni di

Uninterruptible Power Supply ha portato alla definizione delle seguenti

configurazioni di filiera.

1. Filiera “grandi taglie”, ossia per interventi con taglie inferiori superiori

ai 10 kVA

2. Filiera “piccole taglie”, ossia per interventi con taglie inferiori e uguali

ai 10 kVA

I progettisti d’impianti/ESCo si inseriscono tra il fornitore della tecnologia e

il cliente e si occupano della progettazione dei vari interventi, demandando le

attività di installazione ad imprese esterne o ai tecnici del cliente. I driver che

spingono questi soggetti alla scelta del fornitore fanno riferimento a:

• supporto alla progettazione in particolare nella definizione dei requisiti

tecnici che devono essere conformi alla normativa

• servizi di manutenzione lungo tutto il ciclo di vita della soluzione

Il cliente si occupa quindi del finanziamento dell’intervento e usa, se presenti,

le proprie squadre di tecnici per l’installazione. Sceglie il Progettista

dell’impianto ESCo in base a:

• trade-off fra benefici e costi dell’intervento

cliente Fornitore delle

tecnologie

Progettisti / ESCo

FILIERA GRANDI TAGLIE – Canale Intermediato

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pag. 115

• efficienza della progettazione, che deve minimizzare i fermo macchina

in quanto questo intervento è inteso come «accessorio».

In questo caso il fornitore non si occupa più solo della fornitura della soluzione,

ma anche della progettazione degli interventi che generalmente necessitano di

un alto livello di personalizzazione. Inoltre si può occupare anche

dell’installazione.

Il cliente, in genere, invece si occupa nuovamente del finanziamento

dell’intervento, usando, se presenti, le proprie squadre di tecnici per

l’installazione. I driver che spingono il cliente alla scelta del fornitore della

soluzione fanno riferimento a:

• servizi di manutenzione lungo tutto il ciclo di vita della soluzione;

• efficienza della progettazione, che deve minimizzare i fermo macchina

in quanto questo intervento è inteso come «accessorio».

Fornitori della soluzione: Si occupano della fornitura della soluzione

Questa configurazione comprende quattro attori differenti.

I grossisti fungono da intermediari fra i fornitori delle tecnologie e i progettisti

d’impianti ESCo, e scelgono a quale fornitore affidarsi ricercando servizi di

fidelizzazione ottenibili, quali:

• contratti di fornitura in esclusiva;

cliente Fornitore della

soluzione

FILIERA GRANDI TAGLIE– Canale Diretto

cliente Fornitore della

soluzione

Progettisti

d’impianti ESCo

FILIERA PICCOLE TAGLIE – Canale intermediato

Grossista

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pag. 116

• certificazioni e partnership che possono comportare a degli sconti sulla

fornitura.

I progettisti d’impianti/ESCo invece Si occupano della progettazione dei vari

interventi, demandando le attività di installazione ad imprese esterne o ai tecnici

del cliente. Scelgono i grossisti ricercando un’elevata qualità prestazionale delle

soluzioni.

Il cliente si occupa generalmente del finanziamento dell’intervento, usando, se

presenti le proprie squadre di tecnici per l’installazione, e scelgono il

progettista/ESCo in base a:

• servizi di manutenzione lungo tutto il ciclo di vita della soluzione

• efficienza della progettazione, che deve minimizzare i fermo macchina

in quanto questo intervento è inteso come “accessorio”.

In tabella vengono inseriti i valore del volume d’affari medio annuo per ogni

configurazione di filiera

CONFIGURAZIONE DI FILIERA VOLU E D’AFFARI EDIO ANNUO

“Grandi taglie” – Canale intermediato 42 mln €

“Grandi taglie” – Canale diretto 18 mln €

“Piccole taglie” – Canale intermediato 57 mln €

Tabella 3.27 Volume d'affari medio per filiere UPS

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pag. 117

Capitolo 4

E’ importante raggruppare ed evidenziare le diverse tipologie di filiere per

capire quali di queste sono caratterizzate da volumi d’affari maggiori e se ci

sono degli elementi determinanti.

FILIERA ARIA COMPRESSA

La filiera grandi taglie può essere caratterizzata dalla presenza o meno di un

intermediario, in questo caso o un progettista d’impianto o una ESCo, che si

interpone tra fornitore e cliente. Quella delle piccole taglie invece presenta solo

la configurazione diretta.

Grandi taglie:

Progettista/ESCo ,2 mln €

Nessun intermediario 6, mln €

Piccole taglie:

Nessun intermediario8,5 mln €

FILIERA AUTOMAZIONE INDUSTRIALE

In questo caso le macro-tipologie di filiera si differenziano per il tipo di

contratto, che in un caso consiste in una vendita tradizionale, mentre nell’altro in

un Energy Performance Contract. Nel primo caso può essere presente

eventualmente un grossista come intermediario, mentre nel secondo un

progettista o ESCo.

Vendita tradizionale:

Grossista 255 mln €

Nessun intermediario 4 mln €

Performance contracting

Progettista o ESCo18 mln €

Nessun intermediario6 mln €

FILIERA CHP

La filiera CHP può essere relativa a interventi di media-grande taglia o

interventi di piccola taglia.

Il primo tipo di filiera non presenta nessun intermediario, ma ci sarà rapporto

diretto tra fornitore o ESCo con il cliente, mentre nel caso di interventi di

piccola taglia tra fornitore e cliente si inserisce un progettista o una ESCo.

Medie-grandi taglie:

Nessun intermediario90 mln €

Micro e mini cogenerazione:

Progettista o ESCo15 mln €

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pag. 118

FILIERA CHIUSURE VETRATE

Anche in questo caso si parla di una differenziazione per grandezza di

intervento. Per interventi tradizionali sarà presente come intermediario un

assemblatore o installatore, mentre per le grandi commesse un architetto o

progettista

Tradizionale:

Assemblatore o installatore2500 mln €

Grandi commesse:

Progettista o architetto 00 mln €

FILIERA HEATING, VENTILATING AND AIR CONDITIONING

La filiera può essere di tipo residenziale cioè per piccolo valori di Potenza

termica o di tipo industriale/terziario. Nel primo caso posso avere come

intermediari un grossista e un installatore, o solo un installatore.Nel secondo

invece o un progettista/ESCo o un grossista.

Residenziale:

Grossista + Installatore252 mln €

Installatore115 mln €

Terziario- industriale:

Progettista/ESCo20 mln €

Grossista51 mln €

FILIERA ILLUMINAZIONE

Vale la stessa differenziazione del caso precedente . Nel caso di interventi nel

residenziale avrò come intermediario un grossista, mentre per interventi in

industria – terziario o un progettista/ESCo, o un grossista, o nessun

intermediario.

Residenziale:

Grossista55 mln €

Terziario- industriale:

Progettista/ESCo45 mln €

Grossista10 mln €

Nessun intermediario 40 mln €

FILIERA ISOLAMENTO EDIFICIO

La filiera può essere di tipo tradizionale o a canale diretto. Avrò quindi la

presenza di grossista e installatore come intermediari o nel secondo caso solo di

un installatore.

Tradizionale:

Grossista + Installatore 5 0 mln €

Canale diretto:

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pag. 119

Installatore 18 mln €

FILIERA UPS

In questo caso torno alla classificazione per interventi di grandi taglie,

caratterizzati dalla presenza o meno di un intermediario di tipo

progettista/ESCo, o di piccole taglie, con grossista e progettista/ESCo come

intermediari.

Grandi taglie:

Progettista/ESCo 42 mln €

Nessun intermediario 18 mln €

Piccole taglie:

Grossista + Progettista/ESCo5 mln €

Si possono distinguere quindi, raggruppando le diverse caratteristiche presenti

nelle varie filiere descritte, due differenti dimensioni che le descrivono e

diversificano tra di loro:

• TIPOLOGIA DI INTERMEDIARIO, ovvero:

◦ Nessun intermediario: esiste un canale diretto fra i fornitori delle

soluzioni di efficienza energetica ed il cliente finale;

◦ Intermediario «generico»: soggetti che non operano

esclusivamente nei settori dell’efficienza energetica e che si

interpongono fra fornitori di soluzioni per l’efficienza energetica

ed il cliente finale;

◦ Intermediario «specializzato» o Progettisti/ESCo: soggetti che

vedono nell’efficienza energetica il settore principale in cui

operare e che si interpongono fra fornitori di soluzioni per

l’efficienza energetica ed il cliente finale;

• TAGLIA DELL’INTERVENTO, secondo la seguente

classificazione:

Nome filiera Piccola Taglia Grande Taglia

Filiera «Aria compressa» < 300 kW ≥ 00 k

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Filiera «Automazione

Industriale» < 90 kW ≥ 90 k

Filiera «CHP» ≤ 500 k e > 500 kWe

Filiera «Chiusure vetrate» Decine di

unità Centinaia di unità

Filiera «HVAC» ≤ 5 k > 35 kW

Filiera «Illuminazione» Decine di

unità Centinaia di unità

Filiera «Isolamento

edificio» Decine di m

2 Centinaia di m

2

Filiera «UPS» ≤ 10 kVA >10 kVA

Tabella 4.1 Taglie di intervento per le diverse filiere

Incrociando le due dimensioni è possibile identificare una matrice in cui

riportare la quota di volume d’affari medio annuo rispetto al mercato

dell’efficienza energetica in Italia:

Progettista

ESCo

Intermediario

“generico”

Nessun

intermediario

Piccola taglia Grande taglia

1%

71,4 %

1,6% 16,4%

3,7%

5,9%

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Si nota come negli interventi di piccola taglia si preferisca ancora un

intermediario di tipo generico, che, non essendo attivo esclusivamente nel

settore dell’efficienza energetica, dovrebbe fare dei cambiamenti per essere più

conscio dell’argomento e delle potenzialità del settore, mentre per le grandi

taglie come abbia preso piede la presenza di un progettista o molto spesso di una

ESCo. Le ESCo, tuttavia, solo poche volte ricoprono totalmente le fasi

dell’intervento di efficienza energetica e inoltre dovrebbero essere le prime

promotrici delle potenzialità di questo tipo di interventi.

L'efficienza energetica rappresenta, non solo il perno delle politiche energetiche

e ambientali nazionali e internazionali, ma anche una leva fondamentale per il

rilancio economico e industriale del Paese. Ciò, sia in un'ottica di risparmi

economici in grado di rilanciare i consumi delle famiglie e la competitività

internazionale di prodotti e servizi; sia per le elevate competenze tecnologiche

dell'industria italiana che configurano una filiera nazionale dell'efficienza

energetica, motore per uscire dalla crisi economica.

Tuttavia, il settore evidenzia grandi potenzialità inespresse. Dall’analisi

precedente infatti si nota come il volume d’affari maggiore è associato a filiere

che presentano al loro interno intermediari generici, che, tuttavia, molto spesso

non identificano nell’efficienza energetica il settore principale in cui operare e

non possiedono esperienza e know-how specifici in questo campo. Una migliore

gestione delle filiere in cui partecipano questi attori potrebbe essere raggiunta

facendo ottenere una maggiore consapevolezza dei benefici tecnico-economici

delle soluzioni per l’efficienza energetica, al fine di favorirne una diffusione

capillare. Una loro maggiore consapevolezza potrebbe diminuire uno dei

maggiori problemi della filiera, che è quello costituito dal fatto che molto spesso

i clienti non sono in grado di capire quanto possono fare oggi per migliorare le

proprie prestazioni in materia di efficienza energetica e come queste possano

spesso godere anche di incentivi/finanziamenti. Il problema è che in Italia c’è

ancora poca sensibilità su questi temi, anche perché per i consumatori è difficile

sapere quanto si sta consumando e se lo si sta facendo al meglio.

Una diffusione di queste tematiche comporterebbe anche un maggiore impegno

dei fornitori nel sviluppare tecnologie sempre più in grado di diminuire i

consumi e migliorare quindi i livelli di efficienza energetica. Potrebbero essere

favorito anche lo sviluppo di reti nei vari settori tecnologici per portare sempre

più avanti la ricerca e sviluppo.

Un altro aspetto chiave per una gestione corretta della filiera e per sfruttare al

meglio le opportunità di business offerte dal settore è capire che i servizi

complementari alle soluzioni per l’efficienza energetica assumono un peso

rilevante nei differenti mercati.

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Aspetto evidente anche dal seguente grafico che mostra i fattori determinanti per

la competizione settoriale tra ESCo. Gli aspetti fondamentali su cui fare leva

risultano essere infatti: la capacità di fornire servizi integrati e la qualità del

servizio offerto.

Figura 4.1 Fattori competitivi per una ESCo

Sempre in un grafico già presentato in precedenza risulta chiaro come i modelli

attuali di business delle ESCo puntino a un livello di copertura delle fasi

dell’intervento medio basso.

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

qualità del servizio

capacità di fornire servizi integrati

capacità finanziaria

vantaggi assoluti di costo

economie di scala

differenziazione del prodotto e/o economie di varietà

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%

Diagnosi energetica

Gestione dei rapporti amministrativi con gli Enti del settore

Contratti EPC

Progettazione impiantistica

Manutenzione

Servizi energia così come previsti da D.Lgs.115/2008

Servizio di autorizzazione degli interventi (c.d."permitting")

Installazione e collaudo

Esercizio impianti

Finanziamento Tramite Terzi

Progettazione architettonica

Recupero e reciclaggio

Figura 4.2 Distribuzioni funzioni servizi energetici

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Gli intermediari «specializzati» dovrebbero avere un modello di business che

ricopre tutte le fasi di un intervento di efficienza energetica, partendo dalla

diagnostica preliminare dell’utenza energetica, progettazione congiunta e

arrivando fino alla manutenzione. Questo garantirebbe una migliore gestione del

rapporto con il cliente che sarebbe seguito in tutte le fasi dell’intervento. Il

cliente potrebbe conoscere in modo approfondito le potenzialità di risparmio

conseguibili e non dovrebbe gestire da solo le fasi post intervento. La

condivisione dei risparmi comporterebbe una progettazione di un piano

economico e operativo più accurato, così come una realizzazione e gestione

dell’intervento approfondite. In questa configurazione i fornitori delle soluzioni

per l’efficienza energetica oltre a puntare sui servizi complementari dovrebbero

fornire garanzie estese per l’intero ciclo di vita della soluzione.

Una ESCo certificata deve fornire un quadro chiaro delle proprie competenze e

migliorare così le relazioni sia con il mercato che con i soggetti istituzionali

e finanziatori. Le ESCo inoltre sono state riconosciute da una delibera

dell’AEEG come i soggetti deputati alla promozione dell’efficienza energetica

nell’ambito delle direttive europee di risparmio e di contenimento delle

emissioni di gas serra.

E’ loro compito garantire una diffusione e una promozione del tema

dell’efficienza energetica. La loro azione deve portare a una sempre pi diffusa

conoscenza delle potenzialità del settore soprattutto presso il cliente, che avrà

così meno difficoltà a comprendere le necessità di efficientamento energetico, e

presso anche gli istituti finanziari, che attraverso l’acquisizione di competenze

relative a questo nuovo mercato potranno offrire strumenti di finanziamento più

idonei.

In conclusione è evidente che i benefici analizzati impattino sul Paese in modo

tanto maggiore, quanto più elevata è la parte della filiera industriale sita nel

nostro territorio. Tanto più la filiera è italiana, quanto pi i volumi d’affari

generati dagli interventi per l’efficienza energetica rimarranno nei confini

nazionali. Tanto più la filiera è italiana, quanto più le ricadute occupazionali

coinvolgono lavoratori del nostro Paese.

La filiera dell’efficienza energetica è quindi una grande opportunità per la

competitività delle imprese italiane e offre l’occasione per dare un valido

contributo al rilancio dell’economia, garantendo la crescita del PIL, dei posti di

lavoro, del risparmio sulle importazioni, oltre che all’abbattimento delle

emissioni. E’ seguendo questa direzione che infatti gli obbiettivi posti al 2020

potranno essere raggiunti.

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Bibliografia

Energy Efficiency Report 2011,2012,2013;

PAEE 2014;

Sito Gse;

Sito Rse;

Sito Gme;

Sito ENEA;

Edilportale;

Nextville;

Sito FIRE;

Demotech intervento Bicchierini;

Eurosportello Veneto;

StoItalia;

Ctm;

www.edilizia-energetica.it.