Pillole di Management di Strada

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DAVIDE CAOCCI

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  • DAVIDE CAOCCI

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  • Pillole di Management di Strada

    - per chi crede in un mondo migliore -

    Davide Caocci

    prefazione di Maurizio Testa

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  • Gli articoli qui raccolti sono il frutto della mia elaborazione originale peril blog aziendale di TEAMFORCE,

    azienda innovativa e un po folle con cui collaboro; tranne uno, richiesto da Cesare.

    Ringrazio, dunque, TEAMFORCE,Cesare Pastore e Maurizio Testa che mi hanno offerto

    la possibilit di condividere con loro questa impresa;ringrazio Giorgio Borgonovo che, con simpatia, pazienza e

    competenza, mi ha iniziato alle arti digitali;ringrazio Guido Bongo che ha ispirato alcune delle riflessioni;ringrazio Antonio DOvidio che mi ha convinto a pubblicarle;

    ringrazio Antonio Pucacco, fratello di strada da molti anni, che le ha lette col cuore e meditate coi piedi;

    ringrazio Gabriele Avellis, compagno di sempre, che mi ha dato un po di colore.

    Sar lieto di dialogare con chiunque vorr presentarmi domande,dubbi, perplessit, angosce o semplici osservazioni.

    Potrete contattarmi a questo indirizzo: [email protected] a tutti!

    III edizione riveduta, corretta e ampliata2014 Davide Caocci - Tutti i diritti riservati

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  • A tutti i fratelli incontrati sulla strada,alla strada percorsa insieme,

    a quella ancora da percorrere!

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  • Prefazione

    Che il mondo moderno stia diventando sempre pi complessonon certo una novit. sempre verde la battuta che ciricorda che il futuro non pi quello di una volta. Noi italianiin particolare ne viviamo e ne soffriamo le conseguenze piche in altre nazioni, avendo volenti o nolenti imboccato il vialeche sta portando ad un profondo cambiamento per la nostrasociet.

    Cambiamento: problema o opportunit. Una visioneproblematica evidenzia quanto i segnali di degrado politico,economico e sociale nel nostro paese portino a ridurre nellagente la speranza nel futuro, in una prospettiva di implosioneche a molti sembra ormai ineluttabile, cos le piazze iniziano ariempirsi di folle sempre pi urlanti, mentre i nostri giovanilaureati riprendono la via della emigrazione anticamentepercorsa dai nostri avi contadini.

    Cambiamento: problema o opportunit. Se indossiamo concoraggio gli occhiali della opportunit, tra le pieghe dellastoria e degli avvenimenti pur problematici, intravediamo unagamma di futuri, plausibili e auspicabili, che proiettano laconcretizzazione di una societ diversa, globalizzata maancorata sul locale, centrata sulluomo, dove lessere piuttostoche lavere spinge allo scambio di prodotti e servizicaratterizzati da quei beni relazionali che consentono rapportinuovi e pi veri tra gli uomini, unica condizione per vero ben-essere e felicit.

    E la nostra nazione. Culla di un popolo empatico e brillante,ricco di storia, cultura, stili di vita invidiati da tutto il mondo, seriletta in questa ottica, sembra improvvisamente capace dirigenerarsi e diventare una fabbrica di ben-essere eaccoglienza a favore dei popoli di tutto il mondo.

    Insomma Problema o Opportunit? In funzione degli occhicon cui oggi guardiamo il mondo alieniamo o costruiamoprospettive di sviluppo futuro per le nuove generazioni.

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  • Certamente le chance di sviluppo sono vincolate ad unanuova concezione delluomo, al cambiamento delle relazionitra gli individui e i popoli, in un contesto di necessariasostenibilit complessiva. Perch questa modalit di svilupposi possa concretizzare dobbiamo sperare che persone eorganizzazioni che condividono questa prospettiva siincontrino e possano imparare a collaborare per generaremondo nuovo.

    In fondo proprio quello che successo nel mio incontro conDavide Caocci, che ha dimostrato una volta in pi il motto chei simili finiscono sempre per attrarsi.

    Una simpatica sequenza di avvenimenti e coincidenzeportarono il mio caro amico Cesare Pastore ad invitarmi aprendere un caff con Davide in un tiepido pomeriggio diinizio Primavera del 2011.

    Da quel primo incontro, sorge la consapevolezza dicondividere lo stesso desiderio di futuro, scintilla che haportato poi ad una collaborazione in Teamforce, a unaconoscenza sempre pi profonda e a unamicizia corroboratada intrepide esperienze vissute insieme.

    Dal 2013, Davide ha poi iniziato ad animare il blog diTeamforce [blog.teamforce.it], con i suoi scritti sempre piintriganti, ricavando un notevole seguito e interesse. Da quilidea di mettere insieme questi pensieri e pubblicarli in unaraccolta pi organica e integrata per offrire la possibilit ad unpubblico sempre pi vasto di confrontarsi con una personacome Davide, capace di punti di vista e di interpretazionioriginali di un mondo in cambiamento. Uomo colto, giurista, bravo scrittore, ben preparato da unlungo background sulle politiche di sviluppo internazionale,conosce il mondo del nord ma ha una particolare familiaritcon il sud e di come esso stia prendendo piano piano unospazio di rilievo nellarena economica mondiale.

    Gli scritti di Davide ci parlano della sua visione del mondo masono anche rappresentativi della sua personalit e della suastoria personale. Lanima scout e in generale una prospettivaaperta alla collaborazione e allassociazionismo, gliconsentono di manifestarsi come uomo aperto, sensibile,

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  • attento a chi gli sta di fronte e accogliente verso la ricchezzadelle diversit che caratterizzano la nostra sempre pipoliedrica societ.

    Davide ci fa navigare tra i temi della nuova globalizzazione,del management, della gestione del credito, dei nuoviparadigmi del marketing, dando prova di una innata capacitdi visione olistica e sistemica dei fenomeni.

    Auguro a tutti i lettori di accogliere questa raccolta con animae mente aperte, in una prospettiva gioiosa e giocosa che benrappresenta il carattere solare e familiare dellautore,caratteristiche che descrivono una persona bella,apprezzata e cara a tutti coloro che hanno la fortuna di viverecon lui brani di vita di mondo nuovo.

    Maurizio Testa

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  • Due parole di necessaria introduzione, ma proprio due

    Queste Pillole di Management di Strada rappresentano iltentativo di declinare per un pubblico attento, e nonnecessariamente esperto, esperienze vissute e pensierimaturati in anni di lavoro accanto agli imprenditori e dentro leaziende: proprio sulla strada!

    Tutto quello che viene descritto entrato dai piedi, statodigerito a livello di pancia, ha attraversato il cuore ed poigiunto alla testa per trasformarsi dunque in comandi alle maniper operare e, infine, tornare alle gambe per muoversi.

    Alla luce della nostra esperienza italiana, unica e irripetibile,irriducibile a formule alchemiche di sorta, con queste pagineprovo a formalizzare suggerimenti e riflessioni utili daapplicare al mondo dellimpresa, agli affari, al lavoro deigrandi, e far cos del mio meglio per lasciare il mondo unpo migliore di come lo abbiamo trovato (B.-P.): buona stradaa tutti, e buona lettura!

    Davide Caocci

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  • Lo stile

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  • SCR Scoperta, Competenza, Responsabilit: 3 semplici passi per un mondo migliore

    Il mondo cambiato, non ci sono dubbi su questo!E in tale contesto, anche limprenditore che desideraraggiungere lautentico successo deve modificare il suoatteggiamento nei confronti della realt in cui opera:basta con la concorrenza aggressiva, basta con lo spiritodi conquista distruttiva, basta con il prendi i soldi escappa!Lo stesso concetto di successo evoluto e non si misurapi nel numero di copertine patinate di Fortune che ilmanager conquista, o nelle Lamborghini schierate nelbox.

    La conquista della vera felicitPer successo, voglio proporre la definizione di un grandeuomo, Robert Baden-Powell (1857-1941), che gi allinizio del900 riteneva che Lunico vero successo la felicit per poisubito specificare che Il vero modo di essere felici quello diprocurare la felicit agli altri.Dunque, nessun narcisismo edonistico n vuoto materialismo,ma unapertura proattiva al mondo e alle persone cheabbiamo intorno, colleghi, dipendenti, superiori, o familiari,vicini di casa, concittadini.Ma per far questo, necessario darsi una mossa! Dobbiamoresponsabilmente muoverci!

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  • La strada da percorrereSe accettiamo la responsabilit che tutti abbiamo nelcontribuire al nostro successo con il realizzare le condizioni difelicit per noi stessi e la nostra comunit di riferimento (lafamiglia, limpresa, il villaggio, il Paese, il mondo), dobbiamoallora accettare di applicare un nuovo stile, delle nuovetechnicalities o, per essere pi sinceri, dei vecchi strumentima con rinnovate modalit.Partendo da queste, vorrei suggerire la riscoperta del semprevalido collegamento 3H (Head, Heart, Hands) o, allitaliana,TCM (Testa, Cuore, Mani), che gi il filosofo svizzero JohannHeinrich Pestalozzi (1746-1827) proponeva in questo modo:Solo ci che colpisce luomo nella forza comune della naturaumana, cio nel cuore, nello spirito e nella mano, per essoveramente, realmente e naturalmente formativo.Non abbiamo, quindi, nulla da inventare: ci serve soloriscoprire il grande patrimonio che da tempo in nostropossesso! E, con questo, percorrere il proficuo cammino dellaSCR Scoperta, Competenza, Responsabilit, a 360.Scoperta del nuovo mondo che si profilato intorno a noi e incui, spesso, ci muoviamo come alieni incapaci di interagireefficacemente.Competenza da acquisire per renderci abili a crescere e farcrescere in maniera sostenibile tutto ci che incontriamo, noiper primi.Responsabilit verso s e la propria comunit, verso il medioambiente e le generazioni future, verso il passato che ciportiamo addosso e il futuro che andremo a costruire.

    Verso un mondo miglioreSe saremo in grado di operare in questo modo, allora avremodato il nostro contributo a far s che questo mondo nuovo siaanche almeno un po migliore di quello che abbiamo trovato alnostro arrivo su questa Terra. E in questo modo avremo fattoveramente del nostro meglio per offrire a noi e agli altri quellafelicit che rappresenta il vero successo della vita!

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  • 4 dimensioni per una scoperta

    Non serve chiamarsi Cristoforo Colombo per gettarsi allascoperta di qualcosa di nuovo, anzi proprio oggi, nelcontesto mutevole in cui ci troviamo, appare sempre pinecessario essere pronti a esplorare vie sconosciute percogliere le opportunit del mondo nuovo.Abbiamo a disposizione ben 4 dimensioni da percorrere eattraversare: quella che ci porta dentro di noi, quella cheabbraccia gli altri, quella che ci fa elevare e quella,limitata ma potentissima, del tempo.A noi sfruttarle al meglio!

    Il significatoSe il vocabolario della lingua italiana indica tra i primisignificati di scoperta ci che viene reso visibile e manifesto,io preferisco quello ulteriore per cui si ha una acquisizione allaconoscenza e allesperienza umana di nozioni, fatti, oggetti,luoghi prima ignoti, e rischiando di scivolare nel poeticoaggiungerei quasi ci che prima per qualche motivo non sivedeva o che comunque si presenta alla vista comeunapparizione nuova (cfr. Treccani.it). Con ci compiendoanche una scelta consapevole sullimpegno che si deveprofondere da parte dello scopritore per perfezionare latto egiungere allautentica e piena scoperta.Non siamo quindi dinanzi a un fatto casuale: non unrinvenimento fortuito bens una ricerca scientemente condottaal fine di un desiderato accrescimento del proprio patrimonio,

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  • beninteso composto da tutti quei beni intangibles cherappresentano la vera ricchezza della persona.

    Le dimensioniAffinch una simile attivit sia fruttifera, per, necessariomuoversi in terreni ancora inesplorati, su piani nuovi,attraversando dimensioni non intercettate dalla geometriaclassica. Propongo allora in questa sede una sorta di itinerarioattraverso le 4 dimensioni in cui ritengo si possa vivereappieno lesperienza della scoperta. La rappresentazionecartesiana da considerare una semplificazione che cipermetter di visualizzare il percorso che andremo a fare.La prima dimensione, quella dellad intra, rappresenta il s,lio, gli interna corporis di ciascuno di noi: ci che siamo eportiamo dentro, la nostra storia, i nostri valori. La mole dimateria accumulata negli anni, pochi o tanti che siano,trascorsi nel mondo e modellata dalla nostra esperienzaquotidiana.La seconda, quella dellad extra, si apre agli altri, agli externacorporis. qui che andiamo a riporre tutto ci che dallesternoci perviene, in dono gratuito o per rapina, quale oggetto discambio o per sorte. Le nozioni che ci rendono personeerudite, i sentimenti damore e di rabbia per qualcuno oqualcosa, le esperienze tragiche ed eroiche che completanodi sfumature i contorni definiti e netti di chi siamo.Insieme, queste prime due rappresentano limmanenza nellaquale ci muoviamo, costituita da strette di mano e baciappassionati, nottate insonni sui libri e accese discussionipolitiche, lasagne al forno e viaggi in treno in seconda classe.A questo punto, la terza dimensione, quella dellatrascendenza o super, porta invece ad alzare lo sguardo,fisico e metafisico, per cercare di cogliere e catturare il di l oil di pi. Alcuni lo identificano con Dio, lEssere supremo, altricon il principio del tutto, altri ancora dichiarano con forza chenon esiste, e si privano in questo modo di uninteradimensione, per risparmiar energie e magari accontentarsidaltro.Da ultimo, la dimensione dellin fieri, del tempo, che attraversale precedenti e le trasforma, le fa maturare e porta arealizzazione o rinsecchire e alfin morire. Qui, tutti possiamotutto, sol volendolo.In ciascuna di queste grandezze, ognuno pu e deveapplicarsi al meglio per rinvenire, scoprire, e conquistare i

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  • tesori celati per noi per poi farli fruttare secondo quanto ilcuore e il cervello ci suggeriscono e le mani ci permettono.

    Le applicazioniSe un discorso simile non si concludesse con delledeclinazioni concrete, potrebbe apparire un irenico sermonetratto da qualche vecchio libro di dottrina; tuttaltra la miaintenzione!E allora, il cammino di ricerca che si snoda attraverso le 4dimensioni della scoperta offre concrete occasioni dimiglioramento (e autentico arricchimento) in ogni settore dellavita: dal personal empowerment alla capacit relazionale,dallefficacia ed efficienza professionale alle doti di leadershipdentro e fuori dallazienda, dalla profondit umana allospessore sociale.Questo e altro, molto altro, si schiude a chi si poneproattivamente alla ricerca per crescere e per migliorare sestesso e il mondo intorno. E cos facendo, contribuire arendere il mondo migliore!

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  • Modello CTRE, competenza completa & competitiva

    Competenti perch esperti di vita: questo ci che sirichiede agli uomini e alle donne del nostro tempo peraffrontare al meglio le prove che vengono postequotidianamente.Non servono titoli formali, conseguiti nelle sontuoseaccademie doltreoceano, spesso sufficiente accoglieree trattenere linsegnamento di un mentore, le parole diconforto di un vicino, lesempio virtuoso di un testimonedi autenticit.E allora chiunque pu divenire portatore di competenzaper contribuire alla realizzazione di un mondo migliore. La competenzaUno dei maggiori guru della formazione aziendale, il franceseGuy Le Boterf, definisce la competenza come Un insieme,riconosciuto e provato, delle rappresentazioni, conoscenze,capacit e comportamenti mobilizzati e combinati in manierapertinente in un contesto dato; se invece desideriamo esserepi ampi e comprendere tutto possiamo riproporre la classicasommatoria di sapere, saper essere, saper fare.

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  • Gli studi in materia classificano pi di 30 definizioni, ma inquesta sede mi riservo di proporre quel significato primodelloriginario termine latino compententia, vale a direcapacit, pur se in maniera amplia, di ottenere, richiedere,sollecitare, essere adatto, magari insieme ad altri portatori diulteriori e diverse competenze per raggiungere un proprioobiettivo, magari una vittoria (da cui competizione).Ecco il motivo che mi ispira a proporre il modulo CTRE, perillustrare la completa competenza competitiva (3 volte c) chedeve rappresentare il bagaglio di ciascuno nellaffrontare lesfide della vita o, concretamente, di un imprenditore di frontealle quotidiane necessit della propria azienda, ma pure gliambiti che tale competenza deve abbracciare: tecnico,relazionale ed esperienziale. 3 volte competentiDunque, per essere piena, la competenza deve svilupparsiinnanzitutto sul piano tecnico delle conoscenze utili enecessarie per far bene ci che si chiamati a fare,svolgere nel migliore dei modi possibili il proprio ruolo nellasociet complessa in cui ci si trova, apportare quel contributounico e originale senza il quale il mondo sarebbeimpercettibilmente incompleto.Pu sembrare poco, ma questo che fa la differenza e, comerecitava Douglas Malloch, Se non puoi essere un pino sulmonte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore piccolasaggina sulla sponda del ruscello.E per acquisire tali conoscenze, sicuramente sono necessariforza di volont e spirito di sacrificio, tempo e coraggio: poi,tanta testa e un po di cuore.Cuore che diviene indispensabile per la competenzarelazionale, quella che si patrimonializza dalle frequentazionidi valore, in famiglia, nella scuola, sul lavoro, ma pure perstrada, dallincontro fortuito con un allevatore di pangolini odalla convivenza diuturna con un fratello.Le relazioni costituiscono il valore pi genuino che a ciascunodi noi concesso acquisire in vita: uniche e irripetibili, nonformalizzabili n trasferibili, ricche o povere che siano vanno acostituire quel bagaglio che ci distingue e ci rende meraviglieoriginalissime.E quindi la competenza derivante dalle esperienze: il sudoreversato nelle torride giornate destate a coltivar la terra o lelacrime dinanzi a un tramonto sul mare; il bacio dellamata ela prima busta paga ricevuta dal proprio datore di lavoro.

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  • Esperienze che permettono alle relazioni di acquistare unvalore inestimabile e, insieme, consentono alle proprieconoscenze tecniche di caratterizzare ciascuna persona in scome ganglio di relazioni significative che si attuano nellospazio-tempo. Arrivare per ripartireMa allora dove andiamo con un simile bagaglio?Che diplomi e attestati, lauree e master siano indispensabilipenso che siamo tutti daccordo, ma non possono da soliessere bastanti per renderci completi, competenti ecompetitivi in un panorama in continuo divenire ove laconoscenza il bene che sconta la pi alta deperibilit e deveessere rinnovata continuamente per non perdere il suo valore.Ben vengano allora quei luoghi fisici e morali ove si possonoarricchire le conoscenze tecniche con esperienze di crescita(umana, professionale, di formazione), magari veicolate darelazioni di valore.Sempre con lassunto che non si giunga mai definitivamentealla meta, ma ogni traguardo rappresenti solo una tappa di uncammino continuo e che ogni arrivo apra alla successivapartenza.

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  • RSP, Responsabilit Sociale della Persona: ecco la differenza!

    Dalla Responsabilit Sociale dImpresa, RSI o CorporateSocial Responsibility (CSR) allinglese, si da tempopassati a riportare lattenzione sulla ResponsabilitSociale della Persona, RSP o Personal SocialResponsibility (PSR), per richiamare il ruolo elimportanza che ciascuna persona porta in s nel grandegioco della vita dove, dopo aver scoperto cosa fare (fasedella scoperta) e imparato a farlo (fase della competenza),ci si deve impegnare a farlo al meglio (fase dellaresponsabilit).E ci condiviso tanto dagli studi sociologici quanto daquelli economici, per evidenziare limportanza cheriveste, nel nuovo mondo in cui ci troviamo, il vivere daprotagonisti consapevoli per contribuire a realizzare unmondo migliore. Per tutti e per ciascuno! Perch responsabiliSe Arvind Devalia, nel suo famoso saggio dedicatoallargomento della Personal Social Responsibility, ce ne offrela seguente definizione, al contempo semplice e illuminante:la capacit di riconoscere come il proprio comportamentoproduca effetti sugli altri, Nicola Abbagnano, invece,parlando di responsabilit nel suo Dizionario di filosofiaricorda che oltre alla possibilit di prevedere le conseguenze

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  • del proprio comportamento risulta imprescindibile potercorreggere lo stesso sulla base di tale previsione.Netti risultano quindi gli elementi di questa attitudine che devecaratterizzare qualunque persona e che si possonosintetizzare con la consapevolezza che ogni nostra azioneproduce degli effetti nel mondo intorno a noi, unita allacapacit di prevedere simili effetti e, se del caso, con la libertdi modificare i nostri comportamenti proprio in ragione di taleprevisione.Proprio questo ultimo aspetto offre una connotazione eticaalla responsabilit dal momento che ci rende capaci dirispondere a una chiamata, a una vocazione, per modificareil nostro agire al fine di permettere il realizzarsi o viceversaevitare determinati accadimenti.Ma ci presuppone il possesso di un bagaglio valoriale cheguidi la nostra condotta. Verso chi responsabiliPer quale motivo dovremmo allora orientare le nostre azioni inforza delle conseguenze che un certo comportamentopotrebbe causare?In maniera abbastanza categorica, possiamo dire che laresponsabilit di cui siamo investiti riverbera su noi stessi,sugli altri intorno a noi e su tutti i nostri simili; sulla Storia cheviviamo e sul mondo che attraversiamo nella nostra vita.E questo a prescindere dal ruolo sociale, politico o economicocui assolviamo in concreto, ma solo e soltanto per il fatto diessere nati e vivere scientemente su questo pianeta.Tutto quello che produciamo in termini di interscambio tra noie lambiente circostante, siano emozioni o rifiuti, benirelazionali o cose tangibili, segnato indelebilmente dalnostro marchio personale e ce ne rende autori, degni oindegni a seconda dei casi.A noi il compito di portarne i meriti e di evitare le colpe. Io, noi, tutti, persone responsabiliPer vivere in maniera responsabile la propria responsabilit,risulta fondamentale richiamare lessenza dellesserepersona, per s e per gli altri, in quanto portatrice di relazionie, partendo da queste, limportanza delloperare ad unautentico sviluppo integrale della persona (di tutta la personae di tutte le persone) quale unica via per realizzare un mondomigliore.

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  • Solo in una realt ove i rapporti saranno improntati ad unasimile qualit comune, il perseguimento delle miglioricondizioni per tutti non sar pi unutopia ma un comuneprogramma dazione e la personal social responsibility sarsemplicemente la responsabilit di tutti verso tutti!

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  • Novazione 3.1, ovvero il change management secondo ERIC

    Oggi, la gestione del cambiamento richiede la capacit dicondurre se stessi e la propria organizzazione, laziendao lintera societ, verso una novazione integrale: nonabbiamo sbagliato, non volevamo dire innovazione (chene una componente) ma proprio novazione, nel sensodi nuova azione.Solo con un atteggiamento consapevole rivolto in questadirezione possibile governare saggiamente e daprotagonisti il cambiamento che il mondo sta vivendo eche noi non possiamo, n dobbiamo, subirepassivamente: ma noi dobbiamo cambiare, ed ERIC cipu aiutare!

    Novazione 3.1Il programma di Novazione che qui si intende proporrenecessita di alcune premesse metodologiche per poi esserelanciato e attuato in maniera efficace e proattiva.Innanzitutto, il termine novazione: esso indica la novitdellazione che si deve porre in essere per gestire al meglio latrasformazione che il mondo sta attraversando. Una novitdellagire che implica e coinvolge tutti i caratteri propridellagente e del suo ambiente e che deve portare a unrinnovamento anche delle modalit di pensiero e dazione,delle capacit di vision e di sentiment, delle possibilit diinterazione con cose e persone.

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  • Questa nuova azione si declina oggi in tre stili per trecontesti differenti (lEvoluzione per la persona, la Rivoluzionenella societ, lInnovazione in economia), che devono essereaffrontate insieme, per un sistema unico e integrato (il nostronuovo mondo che vive il Cambiamento). Su questo cammino, ci lasciamo accompagnare da ERIC,nostra guida esperta!

    3, Evoluzione Rivoluzione Innovazione Il primo stile quello che semplicemente possiamo definireEvoluzione e che riguarda la persona.Gi Charles Darwin (1809-1882), in un certo senso padredella teoria dellevoluzione, sosteneva che Non la pi fortedelle specie che sopravvive, n la pi intelligente, ma quellapi reattiva ai cambiamenti, e ci comporta che ladimensione personale la prima ad essere interessata dallesollecitazioni provenienti dal contesto. E al contempo laprima in cui si deve essere in grado di reagire per individuaregli strumenti pi idonei per rispondere in modo efficace edefficiente e, dunque, sopravvivere.Il secondo passo coinvolge la dimensione sociale e richiede laRivoluzione.Per la societ, spesso necessario un vero e propriostravolgimento per conseguire un obiettivo che sia valido pertutti, ma ricordiamo quanto affermava un rivoluzionario doc,Ernesto Guevara de la Serna (1928-1967), Che Guevara, Larivoluzione del mondo, passa attraverso la rivoluzionedellindividuo, riposizionando il centro sul singolo attore dacui tutto deve partire.La fase successiva quella dellInnovazione per ladimensione economica dellagire umano. Leconomia, limpresa, il lavoro devono procedere per passisuccessivi che comportino elementi di novit anche minimi macontinui. Steve Jobs (1955-2011), che dellinnovazione hafatto un must del suo impero, ripeteva ai suoi collaboratori cheLe nuove idee nascono guardando le cose, parlando allagente, sperimentando, facendo domande e andando fuoridallufficio!, nel vivere autenticamente e pienamente lapropria vita!

    1, CambiamentoMa ERIC non sarebbe completo e tale se non riconducessetutto allunico e ampio Cambiamento sistemico che la realtsta attraversando.

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  • Se siamo daccordo che consapevolezza e responsabilitpersonale sono i caratteri fondamentali per attivare e vivereun cambiamento intelligente, sostenibile e proficuo per tuttipossiamo convenire con il Mahatma Gandhi (1869-1948) einvitare fortemente a diventare il cambiamento che vogliamovedere senza accontentarci di sopravvivere alle cose checambiano.Dobbiamo avviare modalit virtuose al fine di portare tutti eciascuno a contribuire con modalit consapevoli eresponsabili non solo alla trasformazione (per la costruzionedi un mondo nuovo) ma altres al miglioramento (verso larealizzazione di un mondo migliore) del contesto che ci ospita.Questa non unutopia: una opportunit!

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  • Personal Quality Management, la nuova frontiera della qualit

    Il modello del Total Quality Management poneva il focussu processi e prodotti, dimenticandosi delle persone, eha contribuito a portare il mondo delle imprese al puntoin cui ci troviamo oggi; il Personal Quality Management,invece, ripone al centro la persona e la suaresponsabilit, nel gestire processi, nel creare prodotti,nel costruire impresa, nel vivificare leconomia e lasociet. Un concetto di qualit che va ripensato e arricchito allaluce dellinsita dignit che ognuno porta inscritta in s.Una sfida avvincente, una opportunit da non lasciarsisfuggire!

    La personaSviluppato a partire dagli anni 50 nel Giappone della rinascitadalle macerie del secondo dopoguerra, il Total QualityManagement si poi diffuso nel mondo grazie ai contributi eai modelli offerti dagli Stati Uniti: ma in tutte le sueelaborazioni, a 8 o 9 componenti secondo le pi attuali,manca un elemento fondamentale. Anzi, quello che deveessere considerato il pi importante: la persona! Ecco perch in un nuovo approccio di Personal QualityManagement, la persona riguadagna il suo ruolo centrale, non

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  • in quanto cliente da soddisfare o risorsa umana da impiegareal meglio, bens proprio e pienamente perch persona,dotata di una sua identit e coscienza a prescindere dai ruoligiocati nello specifico contesto di riferimento.Con la consapevolezza che laggettivo personal si riferisce atutti e a ciascuno, coinvolgendo tutti a titolo diretto e inrelazione agli altri secondo la relazione esponenziale xn.Un sistema innovativo, dunque, per riformare lapproccioeconomico deve ricondurre tutte le scelte a quel soggetto chene ideatore, fautore e destinatario, la persona. Parrebberivoluzionario ma solo naturale!

    La qualitParimenti, concetto e definizione di qualit hanno vistounevoluzione bulimica nel corso degli anni per giungere aricomprendere tutte quelle caratteristiche che soddisfanopredeterminati requisiti (come prevedono i fondamenti dellanorma ISO 9000) ma anche in questo caso dimenticandosidel ruolo fondamentale ricoperto dalla responsabilit per larealizzazione di un sistema autenticamente di qualit.Responsabilit che una caratteristica tipica della persona,giacch solo una persona pu rispondere consapevolmentedei propri comportamenti attivi od omissivi e, quindi, solopersone responsabili possono garantire la qualit di azioniche si traducono in processi, che permettono la realizzazionedi prodotti. Risulta al fine evidente che lunica via per realizzare la pienaqualit, modernamente intesa, quella di avere personeresponsabili o, da un differente punto di vista, di porre laresponsabilit personale alla base di ogni sistema.

    La gestioneIl tutto, per, necessita di rinnovate competenze gestionali, diun nuovo stile di management.E a questo proposito, mi piace ricordare come il termineinglese management, da cui i tanto incensati manager,spesso esageratamente pagati o criminalizzati, derivi daltardo latino maneggiare, ancora in uso in italiano seppur consignificato negativo, vale a dire trattare con le mani: inmaniera semplice e diretta, lavorare! Una parola che riporta dunque al lavoro manuale, forse pipesante, ma al contempo creativo che richiede continua ecostante attenzione.

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  • Capacit di gestione, di management, di maneggio chetorna ad essere competenza tecnica quasi artigianale peraffrontare la complessit aumentata del nostro tempo permodellare la creta del XXI secolo e realizzare vasi per post-moderni fiori virtuali.Per far ci, sono necessarie particolari competenzemanageriali? Corsi di innovative business school?Probabilmente, sufficiente riscoprire quelle doti proprie dellapersona umana, giacch il buon senso torni a governarelhumanum.Unimpresa da vivere con entusiasmo e coraggio, sicuri chelopportunit che ci si propone unica e lesito finale dipendedalla nostra disponibilit a lasciarci coinvolgere, testa, cuoree, ovviamente, mani!

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  • Dallhomo viator, insegnamenti per limprenditore doggi

    Sono state proposte differenti metafore per rappresentarelodierno imprenditore: qui vorrei tratteggiare quella nonusuale, almeno nelle discipline aziendaliste, di homoviator, uomo in movimento.In movimento perch solo muovendosi lessere umanopu dimostrare a se stesso e agli altri di essere attivo. Nelpresente contesto glocale, poi, il movimento pu esserefisico, pedibus calcantibus, della mente (o del genio) epure virtuale surfando nella rete, e si declina in almeno 3stili differenti: quello del nomade, del migrante e delpellegrino.

    Lhomo viatorStiamo vivendo un momento storico molto particolare: nonpossiamo usare solo il termine crisi per definirlo; occorre unosguardo pi ampio. Allo stesso modo, per parlaredellimprenditore si devono elaborare immagini nuove e pievocative.In questa occasione, vorrei proporre limmagine dellhomoviator, luomo in movimento, luomo che va per via, qualemodello per limprenditore italiano, nella certezza che nellesue differenti declinazioni esso ha molto da insegnare. Il nomadeLa prima categoria di imprenditori che si possono ricondurreallhomo viator quella del nomade.Il nomade, sin dallantichit, si sposta seguendo la natura suae dellambiente che lo ospita: il proprio istinto, il susseguirsi

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  • delle stagioni, le migrazioni degli animali. Il tutto nel rispetto diritmi precisi e regolari, con modalit totalmente sostenibili ecompatibili.Non ha un particolare legame con una terra perch si sente acasa propria su tutto il pianeta Terra, che gli d da vivere eche rispetta. Il migranteViene poi il migrante, colui che spinto a muoversi versouna terra promessa per necessit, per assicurare a s e allapropria famiglia una vita migliore e un destino pi prospero.Difficilmente il migrante ritorna a casa; appena gli possibile,anzi, si fa raggiungere da parenti e compaesani percondividere le opportunit e le occasioni che ha trovato.Nel cuore conserva un ricordo romantico della terra doriginee, a seconda delle fortune, contribuisce in maniera pi o menoconsapevole alla creazione di mitologie delle migrazioni che,nelle grandi aziende, assurgono a vere e proprie saghe.Estremizzazione del migrante il profugo: colui che obbligato a fuggire per salvare la vita.Purtroppo le cronache, anche attuali, riportanoquotidianamente casi di persone che fuggono da carestie,guerre, persecuzioni o cataclismi: la disperazione il trattoche accomuna tutti, listinto di sopravvivenza Ia forza checonsente loro di muovere un passo dopo laltro in qualsiasidirezione.Il migrante ha ancora lacrime da spargere, e spesso lo facopiosamente; il profugo conserva le sue forze persopravvivere e non riesce pi nemmeno a piangere.

    Il pellegrinoUltima figura di imprenditore in cammino il pellegrino.Questo mosso da energie particolari: una fede forte, unavocazione particolare, una visione profetica. Tuttemotivazioni che rimandano ad una dimensione altradellesistenza ma che costituiscono le fondamenta dellessereumano.Il pellegrino parte perch crede in qualcosa di grande anchese non in grado di offrire una spiegazione razionale del suoandare; si muove con mezzi poveri, spesso solo a piedi, versouna destinazione precisa anche se non conosciuta; valorizzaogni metro del suo cammino e ogni incontro entra a far partedel suo bagaglio.

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  • La meta poi non mai definitiva, perch rappresenta unmomento del compimento di un progetto pi grande che sirealizzer poi con il ritorno a casa, nella propria comunit, conla quale condividere la ricchezza e bellezza dellesperienza.E, magari, spingere altri a partire, accompagnarne alcuni,aprire strade alla volta di nuovi santuari.

    Buona strada!Homo viator, dunque, nomade, migrante e profugo, pellegrino:diversi i cuori, diversi gli occhi, diversa la strada percorsa.Metafora per i moderni uomini dazienda che, nel nostroPaese, vogliono intraprendere.A ciascuno lascio il compito di trarre gli insegnamenti che pisi sentono propri; a ciascuno la libert di seguire un modello odi escluderlo; a tutti auguro, comunque, buona strada!

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  • Non serve nascondere la testa nel calcestruzzo

    In questo tempo di falsi profeti e di fugaci illusioni a moltipu apparire facile, per non dire opportuno, fuggire dalleproprie responsabilit (e tutti ne abbiamo!) pernascondersi nellindividualismo pi nero: comportarsicome uno struzzo e cacciare la testa, e il cuore, sotto lasabbia. Invece, proprio ora, la testa va usata, e ancormeglio di prima!

    Struzzo o calcestruzzoCi troviamo indubbiamente in una fase cruciale della storiacontemporanea: alcuni denunciano la perdita delle virt, altriquella delle passioni, c chi grida alla fine del mondo e chi lainvoca, giovani che seguono ideali antichi (pochi) e anzianirimbambiti da pillole delleterna giovinezza (troppi). In questo scenario, diviene quasi naturale richiamarelimmagine dello struzzo che, proverbialmente, nasconde ilcapo nella sabbia. Ma forse, ancor pi appropriato sarebbeparlar di calcestruzzo perch, al di l dellassonanza, chi sidovesse trovar oggi a nascondere la testa per fuggire dalconfronto aperto richiesto dalla sfida del tempo presentemeriterebbe solo di finire impastato nel conglomerato in usonei cantieri edili e non certo solo a far sabbbiature riposanti. Dunque, con tutto il rispetto per il pennuto corridore, diciamoche lesempio che offre non rappresenta un modellocondivisibile.

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  • Perch nascondersiInfatti, si d il caso che nei momenti pi difficili sia necessariolimpegno di tutti e di ciascuno, ognuno secondo le personalipossibilit e capacit, apportando quei talenti e carismi chetutti possediamo e che possiamo condividere. E cos facendocentuplicarne la forza e leffetto intorno a noi. Lindividualismo non conduce da nessuna parte e la codardiaparalizza: solo il coraggio smuove anche le montagne e lasolidariet fa in modo di condividerlo anche con chi ne fossesprovvisto. Dunque, mai nascondersi e ancor meno in un momento digrave difficolt, o profonda crisi che dir si voglia, quale quelloche stiamo vivendo e che, dobbiamo riconoscere, non finir:dobbiamo solo, ed tanto, alzare la testa e usarla!

    Usiamo la testaMa cosa significa usare la testa? E poi, come usarla?Qualcuno, preso dalla disperazione, la usa per spaccare ilnaso ad un interlocutore inopportuno; altri, forse meno arditi,si limitano a sbatterla contro il muro pi vicino; il nostroconsiglio, invece, muove da considerazioni pi pragmatiche evuole aprire soluzioni meno sanguinarie e pi performanti pertutti.Partiamo dalle considerazioni: il denaro sembra essere larisorsa meno diffusa, non solo in Italia; il desiderio di lavorare,invece, il sentimento che maggiormente ci accomuna. Chi nonha un lavoro, poi, ha molto tempo a sua disposizione: giornatedi ricerca e notti insonni, da cui scaturiscono certamenteemicranie e stress ma pure idee, e tante, e proprio questedebbono venire rivalutate. Queste idee sono la nostra risorsafondamentale per avviare un cambiamento virtuoso!Come diceva il commediografo inglese George Bernard ShawSe tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo,allora tu ed io avremo sempre una mela per uno. Ma se tu haiunidea, ed io ho unidea, e ce le scambiamo, allora avremoentrambi due idee, e allora perch non creare una bancadelle idee ove chiunque possa condividere le sue e arricchirsidelle altrui?La testa dovrebbe farci comprendere quanto sia proficuo unsimile comportamento di reciproco arricchimento dove ilsusseguente e naturale passo sarebbe poi quello di un attentoscouting per lindividuazione di concrete modalit di

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  • realizzazione delle idee geniali, originali, promettenti osemplicemente realizzabili che si presentino volta per volta.Diamo un calcio al calcestruzzo, dunque, e leviamo la testa:possiamo farcela, e ce la faremo!

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  • Le 4P dello stile manageriale secondo Walt Disney

    Nel marketing, le originarie 4P (Product, Price, Place,Promotion) di McCarthy e Kotler sono da tempo stateintegrate da ulteriori elementi e, oramai, si approdati aun mix di 7 (con Physical evidence, People e Process) o8P, ove si giunge a ricomprendere anche la Paura.Nello stile manageriale, invece, recente lelaborazioneche prende spunto da Walter E. Disney e che, per ilmomento, si ferma a proporre le prime 4P: Pluto, Pippo,Paperinik e Paperone.In questo modello, Topolinia e Paperopoli rappresentano,a modo loro, un mondo migliore a cui ispirarsi nelnostro agire imprenditoriale!

    Il modello ideale di DisneyEdmund J. McCarthy e Philip Kotler hanno nel secolo scorsoavviato quegli studi di marketing che hanno portato a definireil famoso mix delle 4P che poi, col tempo, sono cresciute sinoa 7 e, con lacuirsi dellattuale crisi, 8P: alle originarie P diProduct, Price, Place e Promotion, si sono aggiunte quelle diPhysical evidence, People e Process, fino allultima Paura,tutta italiana.Con molta probabilit, a causa di un eccesso di ottimismonelle potenzialit dei mercati, nel recente passato si abusatodegli strumenti di marketing senza dedicarsi con la dovutaattenzione alla vera esigenza: quella di elaborare uno stilemanageriale per uomini e donne dazienda ed ora, siamo

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  • obbligati a riprendere in mano quelle categorie che, forse, cipermetteranno di uscire dal pantano della stagnazione.Ridefinendo gli strumenti e i modelli e giungendo cos ad unostile originale.In questo nuovo approccio, Walter E. Disney, meglio notocome Walt Disney, ci offre una cosmogonia ricca disuggerimenti con le sue citt ideali, Topolinia e Paperopoliche, a modo loro, rappresentano un mondo migliore a cuipotremmo ispirarci nel nostro quotidiano agire da manager,imprenditori, cittadini di questo nuovo mondo.Citt in cui animali antropomorfi interagiscono alla pari conesseri umani e animali animali, ove le relazioni familiari non sicapiscono bene ma rappresentano il nerbo vitale dellasociet, gli affari si concludono in dollari ma la borsa nonincide pi di tanto sul buon umore generale e, in fin dei conti, ibuoni trionfano sempre sui cattivi. Un mondo utopico? Semplicemente, un mondo migliore.

    Le 4P dello stile managerialePrendendo dunque spunto dal fantastico universo disneyano,proviamo a delineare uno stile manageriale che si sviluppiattraverso alcuni atteggiamenti incarnati da personaggi assainoti delle strisce colorate. La strategia che ne deriva dovrebbe secondo noi condurreluomo dimpresa, manager o imprenditore che sia, ad attivaredei comportamenti virtuosi e contagiosi che portino allagenerazione di modalit nuove di affrontare le cose. Le figure che si propongono a modello sono Pluto, Pippo,Paperinik e Paperone, proprio 4P.Ma esaminiamoli insieme e cerchiamo di declinarli nellattivitmanageriale.

    Pluto, un vero cane, che divenuto lemblema della ciecafedelt al suo padrone, Topolino, e al contempo caratterizzatoda quella grande sagacia che diviene indispensabile per faruscire tutti da questioni critiche.Pippo, un cane completamente umanizzato, miglior amico diTopolino, di una semplicit al limite dellingenuit e, perquesto, capace di essere istintivo e di improvvisare. Sempreimprevedibile e, alloccorrenza, dotato di superpoteri(ricordiamo che, grazie alle noccioline, Pippo si trasforma inSuper Pippo, un vero e proprio supereroe). Per la terza P, abbiamo Paperinik: personaggio uguale econtrario rispetto al precedente. Siamo qui davanti al

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  • supereroe che possiede mille risorse tecnologiche eavveniristiche, tutte al servizio del bene comune (o di unospecifico obiettivo condiviso) perseguito con scrupolo,efficienza ed efficacia. E questo, comunque, sempre congrande discrezione e modestia.Dulcis in fundo, Paperon de Paperoni. Indicato sovente amodello della cupidigia e dellavarizia umana, nonostante siaun papero, noi vogliamo riabilitarlo e sottolinearne invece itratti positivi della caparbiet, della capacit di operare conmetodo progettuale per obiettivi progressivi e, da nondimenticare, del fiuto per gli investimenti. Daltronde, partendodal suo primo cent, riuscito a raccogliere nei suoi depositi unfantapatrimonio di 500 triplitrilioni di multipludilioni diquadricatilioni di centrifugatilioni di dollari e 16 centesimi,come lo stesso Paperone afferma. In fondo, un buon papero!

    Levoluzione del sistemaSe le 4P della strategia disneyana cos delineate vi appaionoeccessivamente banali, non preoccupatevi: come la tradizioneci mostra, tutti i modelli e gli schemi elaborati dalle grandibusiness school possono, e debbono, venire elaborati,sviluppati, modificati anche in tempo reale.E allora indichiamo subito la via sulla quale far evolvere le 4Paggiungendone una quinta: Paperoga, personaggio istrionicoe, a volte, un po folle; capace di tutto e, al contempo,incapace di un impegno costante. A suo modo, geniale!Linsegnamento di Paperoga da applicare al modellomanageriale ci offerto dalla sua prima ed emblematicabattuta, nel 1964: Mi fermer da te qualche giorno - STOP -Tinsegner un nuovo sistema di vita - STOP. Unconcentrato di efficienza ed innovazione.E non sono solo fumetti!

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  • Cambio di stile, evoluzione in linea: dal verticale allorizzontale

    Se il XX secolo stato consacrato alla conquista delladimensione verticale, indubbio che il XXI sar invececaratterizzato dal ritorno al senso orizzontale della vita:apertasi con linaugurazione entusiastica della Tour Eiffela Parigi in occasione dellEsposizione mondiale del 1889e conclusasi in maniera apocalittica con lo sgretolamentodelle Twin Towers di Manhattan nel 2001, la corsa al cieloha visto lessere umano porre piede sulla Luna(fisicamente) e su Marte (grazie a droni teleguidati), masempre rincorrendo il mito babelico di arrivare alladivinit e, magari, sostituirsi ad essa.Negli ultimi tempi, da pi parti, si cerca di recuperaretutto ci che crea relazione: reti reali e virtuali, occasionidi incontro, ponti, strade, vie per incontrarsi. Poi, magari,non si sa bene come gestire i rapporti, ma tutti sentiamoil bisogno di averne.

    XX verticale: da Parigi a New YorkIl XX secolo stato segnato dallacuirsi della sfida tra lessereumano e la divinit: lo sviluppo delle scienze e dellatecnologia hanno raggiunto risultati impareggiabili rispetto atutta la storia precedente. Ma in questa crescita diffusa e

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  • pervasiva una rimasta la costante, assunta quasi aparadigma del secolo, il desiderio di arrivare sempre pi inalto.Il castigo impartito dal Dio dellAntico Testamento a chi siaffannava nella edificazione della Torre di Babele non bastato, ed ecco allora che a partire dal 1889 con la TourEiffel in occasione dellEsposizione universale di Parigi,evento globale ante-litteram, passando per i voli sempre pisicuri nello spazio e lapprodo dellApollo 11 sulla Luna nel1969, giungiamo all11 settembre 2001 quando i feticci dellanuova religione monetarista si sbriciolano davanti agli occhi ditutto il mondo, in un nuovo e tragico spettacolo a cui partecipatutta lumanit in diretta. Ricchissima e terribile parabola dellaverticalit del secolo scorso.Lessere umano desiderava crescere, andare sempre pi inalto: picchi nei grafici delle performance azionarie, vettehimalayane da contendersi, bambini sempre pi allungati,tacchi vorticosi per le serate alla moda. Spesso senzarendersi conto che, cercando di raggiungere lOlimpo, sirischiava di perdere Atene, vale a dire la dimensione pi veradella relazionalit, quella che fonda la natura umana dellapersona, essere relazionale per definizione.

    XXI orizzontale: non solo Facebook E per rispondere al bisogno di socialit, ecco che grazie allosviluppo e alla diffusione di collegamenti internet sempre picapaci negli ultimi anni si sono moltiplicati strumenti cosiddettisocial: dal colosso Facebook, con oltre un miliardo di utentia livello planetario, a LinkedIn, MySpace, Youtube, Twitter,Pinterest, Tripadvisor, Instagram, Chiappala, e altri per orameno noti.Tutti finalizzati a far socializzare le persone, che pervengono chiamate utenti, users, e in questospersonalizzate, ridotte a codici, username e password peraccedere al proprio profilo.Proprio questo fatto diventa rilevante: ogni persona non altro che un profilo, anche perch nelluniverso virtuale diinternet vi sono solo 2 dimensioni e dunque ciascuno puvedersi solo bidimensionalmente, per l'appunto di profilo, instile antico Egitto.Certa lesigenza di condividere, di creare legami: foto delnipotino appena nato, torte di mele improponibili, tramonti aitropici o ingorghi metropolitani, pensieri della sera, riflessionisotto la doccia e poesie scapigliate, ogni cosa trova il suo

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  • spazio nella rete e viene messa a disposizione, o allamercede, di chiunque ci si trovi a tiro.Dopo un secolo di chiusa autoaffermazione individualistica,sembra quasi scoppiata la voglia di riaprirci allaltro, o meglioagli altri in maniera indifferenziata. Senza per questo riuscirea comprendere la necessit di affinare gli strumenti con i qualiavvicinarci veramente allaltro e, con lui, avviare un rapportoautentico. Ci basta premere un mi piace per conquistare unamico per poi, eventualmente, eliminarlo dalla lista deinostri contatti e non pensarci pi.Ma ci basta?Limpero romano, nel momento di massima espansione,aveva una rete viaria che comprendeva oltre 250.000 km distrade, dallOceano Atlantico alla penisola arabica e dallaScozia allEgitto; in molti viaggiavano, parlavano latino e cosfacendo davano vita alla prima communitas globalis dellastoria. Allora, per, le persone si incontravano veramente,face-to-face, vis--vis, luna di fronte allaltra!Oggi, forse, scontiamo leccesso di infrastrutture virtuali e lasottovalutazione di quelle reali: ponti, strade, canali, a voltesemplici porte e finestre (troppo spesso sostituite con quelledei nostri pc), non ci dicono pi nulla.

    Il vantaggio olistico del trasversaleEcco allora che il nuovo millennio deve da subito aprirci occhimente e cuore alla necessit di integrare la dimensioneorizzontale abbracciata dalla rete e dai social media a quellatrasversale nella quale e dalla quale riscoprire il valore dellaprofondit delle relazioni e dei rapporti interpersonaliautentici.Incontrarci de visu davanti ad un caff fumante, leggerci adalta voce una pagina di Sepulveda, sostare in silenzio accantoad una scultura di Rodin, visitare curiosi i sotterranei delDuomo, tutto ci si pu fare solo mettendo in gioco la nostrafisicit plastica e facendola interagire con quella dellaltro danoi e dellambiente reale in cui viviamo.Un simile passo pu costar caro: richiede un investimentopsicologico e di maturazione che molti, probabilmente, non sisentono di affrontare, ma certo che la possibilit dipenetrare nella dimensione trasversale del rapporto offre unvantaggio olistico a tutte le parti del sistema e, quindi, alsistema stesso.Dopo il verticale, quindi, e oltre lorizzontale, abbracciamo iltrasversale in profondit!

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  • Bellezza, libert, generativit: 3 parole per un futuro sostenibile

    Tempo fa, un caro amico mi chiese di suggerirgli 3parole per un futuro sostenibile e migliore; mentremeditavo sulla difficolt del compito assegnato e cercavodi selezionare quelle che potevano costituire il miocontributo, lui snocciol le sue: bellezza, libert,generativit. Ovviamente, queste mi paralizzaronoaprendomi pensieri e riflessioni infinite ed infinibili.Cariche di energia e ricche di implicazioni, queste paroleevocano tutto un universo di moti personali e relazionalifacendo emergere desideri, sogni, progetti eresponsabilit di tutti e di ciascuno per la realizzazione diquel mondo migliore che tutti desideriamo.

    3 paroleRiassumere la propria visione del mondo in 3 parole non certo un lavoro semplice da svolgere, ancor meno lo se iltempo a disposizione trascorre inesorabilmente e si vieneincalzati da altri che coprono i tuoi pensieri con le loro parole,le loro immagini, le loro fantasie; arduo, per non dire quasiimpossibile, se viene indicata pure una finalit specifica: 3parole per descrivere un domani sostenibile e, magari,migliore di oggi e di ieri.Le parole, lo sappiamo, sono veicoli per trasmetteresensazioni, emozioni, desideri, per condividere progetti eidee, per relazionarsi con gli altri e, in estrema sintesi,manifestarsi e vivere. Ma la richiesta di cercarne 3, solo 3,considerando il fatto che la lingua italiana conta ormai oltre800.000 lemmi, pu lasciare spiazzati. Qualcuno potrebbe

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  • obiettare che, nelluso quotidiano, non se ne impiegano pi7.000, e che le nuove generazioni risultano ancor piparsimoniose, ma 3 sono sempre pochissime.E poi, cosa scegliere? Un sostantivo che identifichi unqualcosa di concreto (mamma) che contiene immensiaddentellati metafisici, o un sentimento astratto (rabbia) chepoi si declina in virulente azioni fisiche; un aggettivo(magnifico) che richiama anche la storia del nostro paese, oun avverbio (malamente) che tratteggia tristemente il nostropresente. Genio, genialit o geniale? Vita, vivente o vitale? Mah, intantoil mio interlocutore mi dona le sue 3 parole e, cos facendo,interrompe il mio lavoro neuronale, mi fa perdere il filo deiragionamenti che stavano elaborando la mia personalecombinazione e mi obbliga a tuffarmi nel suo futuro.

    Bellezza, libert, generativit3 parole che riassumono un progetto di futuro migliore:bellezza, libert, generativit.Non serve scorrere le pagine del vocabolario per capire cosasignificano, ma porle insieme luna di seguito allaltra adelineare un cammino di miglioramento, provoca un senso dismarrimento e di stordimento. Partiamo dalla bellezza, rappresentata da ci che suscitapiacere allessere umano attraverso i suoi 5+1 sensi:edonismo? No, semplice gusto del bello. Categoria di unsoggettivismo puro che, per, ha sempre guidato luomoanche nelle sue relazioni.E poi, libert, quello status in cui ciascuno pu agire secondoil proprio convincimento e le proprie responsabilit neiconfronti degli altri, dei vicini, dei prossimi, senza alcunvincolo che non sia altrettanto liberamente accettato, catenadi cui si possiede la chiave.Come non arrivare, dunque, alla generativit: meta naturaleove, liberi e belli, ci si apre alla moltitudine generativa,aprendosi allaltro da s sul piano spaziale e temporale perrelazionarsi e generare prospettive di futuro.Pu sembrare un programma rivoluzionario daltri tempi,condito dinsana utopia e vagheggiamenti filosofici,spiritualismo, umanesimo, altruismo e chiss cosaltro, invece solo un semplice cammino attraverso il nostro mondo, pergiungere insieme ad una realt migliore: ci che bello, unavolta riconosciuto e valorizzato, ci permette di viverepienamente la nostra libert responsabile e, in forza di questa,

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  • attivare quelle sinergie che generano nuove opportunit divita, sintesi delle stesse bellezza e libert originarie, per poiriavviare il ciclo e permettere all'umanit di continuare adessere e progredire.Follia? No, semplice realt. Ma necessario crederci edimpegnarsi per realizzarla.

    Un futuro sostenibileA questo punto, se mi sono perso nel seguire la tortuosa esplendida via disegnata dalle 3 parole suggerite dal mio amicoper realizzare un futuro migliore, non ho certo dimenticato chela richiesta da cui tutto questo ragionamento scaturito era dioffrire le mie 3 parole. Ma ancora una volta, la testa si rivolgealtrove: futuro migliore, s, ma sostenibile.Accipicchia, quali responsabilit coinvolge una similecaratterizzazione del futuro! Deve essere qualitativamente migliore del presente e delpassato e, per di pi, sostenibile. Secondo quali criteri? Perquanti anni, secoli, millenni? Per chi? Dinanzi a quesiti di tale portata, anche un elaboratoreelettronico andrebbe in tilt, figuriamoci la semplice testa di unaltrettanto semplice essere umano, limitato e finito, chedunque torna cercare, nel suo usuale abbecedario di tutti igiorni almeno 3 termini che possano aiutarlo a muovere i primipassi verso un mondo migliore.Persona, amore, tutto: PAT, semplice ed immediato, forseinfantile, ma tempo fa Qualcuno disse che [...] se non viconvertirete e non diventerete come i bambini, non entreretenel regno dei cieli (Matteo 18,3), e quale futuro migliore esostenibile se non il Paradiso?Provate anche voi, allora, a scegliere 3 parole, solo 3, perdescrivere il vostro futuro migliore e condividetele, con amici,conoscenti, colleghi: e chiss che non sia da questa piccolarivoluzione delle parole che possa scaturire una corsa ad unmondo migliore.

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  • 3 marce in pi per essere capaci di andare avanti

    Le ricette pi moderne proposte dai guru delmanagement per andare avanti anche nei momenti dimaggior difficolt prevedono ingredienti al limite delfantaincredibile: pozioni magiche o formule cabalisticheche ai pi restano oscure e che, in definitiva, non portanorisultati. Qui si propone, allora, la valorizzazione di 3 semplicicapacit: vision, utilit, gratitudine.Gi proprie di ogni persona, in questa nuova otticadiventano 3 marce aggiuntive per affrontare anche iterreni pi impervi ed andare avanti, nonostante tutto:anzi, magari raggiungendo pure insperati obiettivi disuccesso.

    Andare avantiDiscutendo con un giovane e brillante manager, StefanoDevecchi Bellini, con il quale condivido interessanti ambiti diimpegno, mi sono ritrovato a confrontarmi sul come affrontarelimpervia fatica del motivare persone provenienti da disparatiambiti per andare avanti, proseguire, continuare con audaciae convinzione, e questo proprio perch oggi sembra che nonsi possa pi andare avanti. Lopinione diffusa che manchino le condizioni basilari perproseguire qualsiasi cammino intrapreso e, peggio ancora,che siano venute meno pure quelle per intraprenderequalsiasi nuova iniziativa. Lo scoraggiamento il sentimentoche maggiormente si riscontra, a tutti i livelli e in tutti gliambiti, dalleconomia alla cultura, dalla politica alla famiglia,dalla societ alla fede.

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  • Ma il messaggio che qui si intende, invece, veicolare opposto: possiamo andare avanti, anzi dobbiamo farlo!

    3 marce in piPer far questo, non vi sono formule magiche da preparare enemmeno corsi di formazione da frequentare, masemplicemente delle capacit gi proprie di ogni essereumano da riscoprire e affinare. Quasi 3 marce in pi per lanostra automobile, per permetterle di affrontare anche gliimpervi terreni di questo critico periodo.Semplice? Forse no, ma ne vale la pena.Le 3 capacit da sfoderare sono la vision, lutilit e lagratitudine: autentiche armi di formazione di massa!In prima battuta, la capacit di vision, che si declina nelledistinte dimensioni del tangibile e dellintangibile, quindi delvedere ci che esiste veramente, qui ed ora, e nellintravederequello che ancora non esiste, nel riuscire ad avere dellevisioni, quasi profetiche, per antipare tempi, gusti, modelli chela societ sar pronta ad abbracciare in un prossimo futuro.E applicare tale profezia per lelaborazione di progetti dicostruzione di un mondo migliore per tutti, quindi per larealizzazione di quel bene comune auspicato da tutti.In secondo luogo, lutilit: la capacit di utilizzare al meglio ciche si ha e ci che si , risorse materiali e personali, di sestessi e degli altri, dando prova di saper valutare e valorizzarebeni e persone per trarne ricchezza condivisa. Nonsfruttamento, quindi, ma arricchimento condiviso, per s, perle risorse impiegate, per i processi sviluppati, per le altrepersone coinvolte, in maniera solistica, per raggiungere unapiena utilit di sistema. Anche in questo caso, pare ripetitivo,per potenziare la costruzione di un bene comune che siaautenticamente buono e di tutti.Da ultimo, ma non per questo meno importante, la gratitudine:lessere capaci di ringraziare, di dire grazie e di renderegrazie, dunque di rapportarsi in maniera anche umile con ipropri simili e con il Creatore (almeno per chi ci crede).Attitudine questa che ci obbliga a prendere coscienza del fattoche non siamo onnipotenti e che ogni nostro successo oinsuccesso il risultato di una operazione complessa ovemolti fattori variabili debbono essere posti a sistema.Risulta allora fondamentale rispolverare la nostra vecchiacapacit di ringraziare, nei due sensi sopra precisati, comericorda anche Papa Francesco dicendo che Grazie, unadelle parole chiave della convivenza, permesso, grazie,

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  • scusa, queste sono le tre parole della convivenza: se siusano, la famiglia va avanti, anche lintera famiglia umana!

    Essere capaciSe siamo daccordo che vision, utilit e gratitudinecostituiscono capacit ineludibili per permettere allumanit diandare avanti, di avanzare, dobbiamo parimenti riconoscerelimportanza dellacquisire la consapevolezza di cosa significhiessere capaci, e poi diffonderla generosamente.Possiamo saccheggiare i vari vocabolari della lingua italianaper raccogliere definizioni comunque simili che riportano tuttealla attitudine a comprendere e a operare, alla possibilitpotenziale di compiere una azione, allessere in grado difare qualcosa: termini quali attitudine, abilit, idoneit,competenza, facolt, perizia, si ripetono ed inseguono manecessariamente richiedono di essere completati per divenirerealt.Dunque, per andare avanti, dimostriamo di essere capaci divedere, utilizzare e ringraziare: un modello di processo nienteaffatto innovativo ma sicuramente rinnovativo!

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  • Passione, vero acceleratore di sviluppo

    Dice un saggio contemporaneo che Senza un sogno nonti metti in cammino, ma senza la passione non continui ilcammino (Giorgio Borgonovo) ed io sono convinto cheabbia proprio ragione. Il sogno pu rappresentare la fiamma che accende lamiccia, ma se alla fine non abbiamo predisposto il giustoquantitativo di esplosivo, il tutto si esaurisce in qualchescintillio pirotecnico ed un po di odore di bruciato cheresta nellaria. Vero che, oggi pi che mai, si perduta la capacit disognare e, al contempo, pare che la forza della passioneautentica abbia abbandonato lessere umano: anzi,parlare di passioni sembra non rientrare pi nel set diesperienze che hanno sempre contraddistinto il camminodelluomo.Dobbiamo riscoprire il sogno, condividerlo con altri e,poi, alimentarlo di passione per farlo divenire realt!

    La passione per risvegliare i sogniTempo fa, Giorgio Borgonovo, noto knowledge manager,ebbe a dire che la nostra epoca ha il problema di gente pocoappassionata e che non sa pi sognare, considerazione cheha subito rafforzato riconoscendo che, secondo le pimoderne scuole di pensiero, sognare un bisognodellumanit e che, dunque, perdendo la capacit di sognarelessere umano si sta impoverendo e snaturando. Purtroppo, laffermazione disegna una drammatica realt: leattuali societ si sono spogliate della caratteristica tipicamenteumana di sognare e questo fatto ha determinato la

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  • conseguente inabilit dovuta alla mancanza dellenergiapropulsiva della passione. Passione, o passioni, che ben conosce chi innamorato dellabella dama intravista sul balcone del palazzo e, per lei, pronto a battersi in torneo con i pi valorosi cavalieri del regnoo, ugualmente, chi disposto a mettere a repentaglio la testapur di partecipare ad una rivoluzione per spodestare il tiranno.A questo punto appare chiaro che la passione, nel significatoche lEnciclopedia Treccani pone come residuale, vale a direInclinazione vivissima, forte interesse, trasporto per qualchecosa, risulta un fattore chiave per riscoprire la potenza delsogno o, ancor meglio, per ritrovare nella nostra dotazione distrumenti per la vita quel momento onirico che spesso harappresentato la molla di imprese ed avventure, di follie e digrandi gesta.

    La passione per elaborare progettiMa immediatamente comprensibile che se la passione siriducesse a far sorgere sogni, avremmo una generazione digrandi sognatori, frustrati dal non incontrare loggetto delproprio vagheggiamento, e nulla cambierebbe.La passione, dunque, deve diventare anche la fiamma capacedi accendere la miccia per far detonare unesplosione creativaove, per, il tritolo sia stato preparato con diligenza eaccuratezza. E per far questo indispensabile che si recuperiun metodo progettuale che, prendendo le mosse dal sognodella notte, venga declinato nelle condizioni della realtcontingente del mattino per poi realizzarsi con la fatica dellavoro nel meriggio.Bisogna s tornare a sognare, ma poi avere il coraggio disvegliarsi, prendere il proprio sogno e, con competenza,formalizzarlo in un progetto che sia condivisibile e, per cistesso, capace di aggregare forze e di creare unit, attivandoenergie collettive. E, visto che tutto ci non da solosufficiente, rimboccarsi le maniche e riversare energie nellasua realizzazione. Cos facendo la passione diviene vero motore di unamacchina sociale produttrice di bene comune o, pisemplicemente, realizzatrice di un obiettivo condiviso.Da riconoscere, inoltre, che pure le technicalities necessariealla progettazione non servirebbero a nulla se impiegate dasole in maniera fredda e senzanima: sappiamo bene che ipi avanzati strumenti vengono resi pi performanti dalla

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  • passione, dallatteggiamento di chi li impiega, dalla forza conla quale si anela a raggiungere il risultato che ci si posti.

    La passione per cambiare la realtSe siamo riusciti a comprendere il processo descritto e, anchesolo in parte, a realizzarlo, a questo punto potrebbero sorgerele domande: perch fare tutto ci? Quale vantaggio ne possoo possiamo trarre? A cosa conduce?Lunica risposta, semplice ma non semplicista, : questo ilmio/nostro contributo per cambiare la realt e rendere ilmondo un po migliore di come lo abbiamo trovato (RobertBaden-Powell).Eccessivamente idealista? Forse. Sognatore? Beh s,quantomeno perch nato da un sogno. Utopico? No, anzimolto pragmatico: alcune cose non funzionano, desideriamocambiarle, abbiamo una visione, la condividiamo, nedisegniamo il modello e cerchiamo di fare quanto possibileper realizzarlo e andare a modificare la situazione di partenzaper migliorarla.E, come nelle precedenti fasi, la passione si dimostra motore,combustibile e volano per il buon funzionamento del sistemache parte dal sogno e, attraverso il progetto, diviene realtmigliore per tutti. Passione, dunque, come autenticoacceleratore di sviluppo sociale condiviso, autenticadimensione quantica della crescita.

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  • Candele o lampadine, limportante sognare!

    Una storia dimpresa che, come spesso accade in Italia,pu sembrar quasi una favola: candele colorate elampadine magiche che fanno luce su un paese assopitodallincantesimo di una strega malvagia. Si parte dal cera una volta... e si arriva al ...e visserotutti felici e contenti; si susseguono sogni, progetti,realizzazioni; appaiono illuminazioni, fisiche emetafisiche; e pare quasi di intravedere anche un belprincipe e un saggio mago.Forse troppo, ma per rilanciare la competitivit delsistema economico serve anche questo, anche se a voltebasta un sogno!

    Le candele di ieriCera una volta, in una anonima localit della grande pianurapadana, un piccolo artigiano che produceva ottime candele dicera: aveva ereditato la bottega dal padre, e producevacandele classiche, bianche, lucide, bellissime; da cucina, danotte, una volta allanno anche da messa, per il signorprevosto.Era imbattibile nel suo lavoro, e vi metteva tutta la perizia cheaveva maturato negli anni condita dalla grande passione, perliquefare la cera, colarla negli stampi, scegliere gli stoppinimigliori e raffreddare i suoi prodotti in maniera naturale, senzafretta.

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  • Durante lAvvento, poi, aveva iniziato a colorar di rosso lacera per dare un tocco di festa alle fiammelle che si sarebberoaccese nelle case dei suoi compaesani per il Natale, e cosfacendo anche le candele sembravano partecipare alla gioiadel periodo e il nostro bravuomo si sentiva in parte arteficedel clima che si veniva a creare dintorno. Una sera destate, per, dopo aver assistito al meravigliosospettacolo delle stelle cadenti dalla piazzetta del paese,venne assalito da un desiderio strano: le sue candeleavrebbero dovuto dare di pi! Non capiva bene cosa ci volesse dire, ma voleva che le suecandele esprimessero dei sentimenti, suscitassero emozioni,facessero vivere unesperienza. Sicuramente, un obiettivo nonfacile da realizzare, ma nel quale si sarebbe cimentato senzarisparmiarsi.Inizi a disegnare le forme nelle quali voleva che brillassero lesue candele: stelle, mezzelune, melacotogne, fiori di campo,secchielli e scarponi da lavoro; poi, prese a sciogliere nelpentolone della cera alcuni ingredienti rubati dalla cucina edallorto: un po di cannella, dello zafferano, qualche foglia diprezzemolo o menta; e la sua bottega si riemp di molteplici evariegati oggetti dai mille colori che, accesi, rilasciavano sottilifumi profumati che accarezzavano i vicini e attiravano icuriosi. Le sue candele, dopo un primo comprensibile imbarazzo,riuscirono a vincere le resistenze dei vecchi clienti, e anchedel parroco del paese, e a far conoscere lanonimo artigianoanche nei villaggi pi distanti, tant che in molti giungevano achiedergli produzioni speciali: candele a forma di pecorella ozucca, ceri alla lavanda o allo zenzero, bugie gialle camomillaper riposare meglio o rosse peperoncino piccante perrisvegliare il desiderio.Sembrava proprio che il successo stesse arridendo al nostropiccolo e sconosciuto artigiano, ma lui sentiva che glimancava ancora qualcosa, e qualcosa di importante. Le lampadine di oggiUna notte, dopo una intensa giornata di lavoro tra fusioni ecolature, pigmenti naturali e stoppini profumati, durante unsonno ristoratore ma agitato, venne risvegliato da un sognoimpressionante: era allinterno di una camera buia e,allimprovviso, il soffitto si riempiva di piccole stelle colorateche, seguendo una dolce melodia di violini, danzavanoinseguendosi, accendendosi, spegnendosi, cambiando di

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  • forma, dimensione ed intensit. E il fatto pi incredibile erache solo lui dirigeva quella sfavillante coreografia, non conzolfanelli o innesti, ma pigiando su piccoli bottoni colorati.Si sentiva al settimo cielo e non ne capiva il perch: neanchelorganista della chiesa aveva nelle sue mani un simile poteredurante la messa cantata.Un pensiero gli sorse naturale ed incomprensibile: Continuoa fabbricare candele colorate di tutte le forme e di tutti i colori;ora vorrei almeno immaginare di produrre una lampadina!.Certo, ma cosa una lampadina?Noi, oggi, non ci poniamo il problema di come illuminare unambiente. Entriamo a casa e, in maniera quasi automatica,allunghiamo la mano verso linterruttore per dar luce al nostrorientro o, nelle soluzioni di domotica avanzata, i punti luceprendono vita al nostro passaggio, o allo schioccare le dita oal sentire un particolare comando vocale.Ma per chi abituato alla luce naturale del sole e delle stelle,per chi si sempre accontentato del fuoco scoppiettante nelcamino o delle fiammelle ballerine di complici candele, non facile concepire una lampadina.Questo il punto di svolta del nostro racconto (chiss sefavola o storia reale): il fabbricante di candele, per quantofosse bravo nella sua prima attivit, ha sentito il bisogno,quasi una vocazione, di cambiare e migliorare il suo prodottoattraverso un processo di ricerca e innovazione continua chelo ha portato ad una autentica rivoluzione. Percorsoimpegnativo, vocazione-innovazione-rivoluzione, che insiemeal sogno-progetto-realizzazione gli ha consentito di sognarela lampadina. La storia non ci ha tramandato se il nostro fabbricante dicandele sia poi riuscito a passare dal sogno al progetto e,dunque, alla realizzazione della prima lampadina; sappiamosolo che, in un pomeriggio di maggio, confid le sue fantasiesu candele, stelle e lampadine ad uno straniero di passaggionel suo borgo, un canadese di nome Henry Woodward, ilquale qualche anno dopo divenne famoso con il brevetto dellalampadina elettrica.

    La morale della storiaCome avevo anticipato, comunque, la nostra storia finiscebene: il piccolo e apprezzato artigiano fece fortuna, le suecandele vennero apprezzate sino ai confini della provincia elui ebbe la possibilit di sposarsi e di metter su famiglia ... evissero tutti felici e contenti.

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  • Ma non riusc a veder realizzato il suo sogno di accendere uncielo stellato sul soffitto di casa, non cap mai cosa fosse unalampadina e, possiamo crederci, questo cruccio lo spinse afare del suo meglio in ogni attivit che intraprese, in bottega,al mercato, in famiglia, con gli amici.Come da ogni favola che si rispetti, a questo punto, dobbiamoanche noi trarre un insegnamento che ci aiuti a migliorare; maquale la morale della storia?Diventare capaci di innovazione di prodotto e di processo?Troppo facile. Fidarsi dei sogni e impegnarsi nel realizzarli? Troppoidealista.Senza alcuna pretesa definitoria e con uno stile forse pisemplice, mi sento di suggerire soltanto limpegno a riscoprirequella facolt tutta umana di sognare, di sognare unalampadina anche quando si sono viste solo candele per tuttala vita, e di fare di tutto per accenderne una e rendere ilmondo un po pi illuminato.

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  • Il contesto

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  • La cultura del naufrago per vincere la crisi

    Nel 2010 il Cardinal Jorge Mario Bergoglio, oggi PapaFrancesco, rilasciava una lunga intervista a duegiornalisti, Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, chedesideravano offrire un ritratto dellalto prelato. Tra i moltiaspetti affrontati, rilevante la presentazione dellacultura del naufrago quale stile per vivere in manieravincente la sfida della crisi: semplice, chiara, esaustiva eimmediatamente comprensibile da tutti.Mi permetto di usare ora i pensieri di Padre Bergogliodeclinandoli in una proposta di strategia per aiutare gliimprenditori italiani in questo momento di grave difficoltper arrivare ad accettare il passato, anche se non sta pia galla e utilizzare gli strumenti che offre il presente peraffrontare il futuro.

    Il naufragioLa situazione che si venuta a formalizzare dal 2007 a oggi,con lavanzata e il radicamento della crisi in ogni paese esettore, pu facilmente essere paragonata a un naufragio diromanzesca memoria: un disastro, di cui noi poveripasseggeri siamo il pi delle volte vittime incolpevoli einconsapevoli; una situazione che precipita e che, dallaserenit della sala da ballo, ci sbatte su una scialuppa inpreda alla furia degli elementi; soli, senza riferimenti, senza

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  • alcun aiuto, se non noi stessi e il buon Dio, di cui con moltaprobabilit inizieremo a dubitare.Magari abbiamo indossato il giubbotto salvagente pi perrispondere allistinto di sopravvivenza che per ossequio allenorme di sicurezza, magari abbiamo visto sparire tra le onde ilnostro vicino di cabina, magari siamo rimasti abbracciati allegno ad occhi chiusi per non guardare linabissarsi dellanostra nave e non immaginare il peggio. Quale peggio? Che noi siamo ancora vivi, con qualchestraccio indosso, il nulla intorno, e una voglia matta dipiangere. E ditemi se questa situazione non rispecchia quellache vivono molti nostri imprenditori, a prescindere dalle lorodimensioni, in questi tempi di radicale sofferenzadelleconomia.

    Lisola del naufragoMa nelle migliori tradizioni, il naufrago si risveglia dopo uncerto tempo su una bianca spiaggia, coperto di salsedine ealghe, in mezzo ai detriti pi variegati. In questo momento, allora, egli deve dare fondo a tutto ilpatrimonio proprio di quella che molti, e tra questi lalloraCardinal Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco,chiamano cultura del naufrago e che dallarcivescovo diBuenos Aires veniva sintetizzata efficacemente con questeparole: Il naufrago affronta la sfida della sopravvivenza concreativit. O aspetta che vengano a salvarlo, o comincia asalvarsi da solo. Nellisola dove giunge deve cominciare acostruirsi una capanna utilizzando le assi della barcaaffondata, insieme a nuovi elementi trovati sul luogo. La sfidadi accettare il passato, anche se non sta pi a galla, utilizzare gli strumenti che offre il presente per affrontare ilfuturo.Ancora una volta, non tanto una metafora, ma quasi una verae propria fotografia delle circostanze in cui si trovano coloro iquali sopraffatti dalla crisi cercano, in tutti i modi, di resistervie di reagire per garantire un futuro a s, alla propria attivit e,nei casi pi virtuosi, ai propri dipendenti.Raccogliere ci che il passato ci ha distrutto e farne tesoro,non feticcio; elaborare nuovi stili di vita e di lavoro chepermettano di governare la realt in modo diverso, perchdiverso il mondo in cui ci si trova, un mondo nuovo; fare inmodo di rendere lambiente non solo meno ostile, maautenticamente migliore e pienamente nostro!

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  • Non detto che arrivino a salvarciSiamo di fronte, novelli Robinson Crusoe, a una vera sfidache pu condurci alla morte (propria o figurata, personale oaziendale) o ad una resurrezione piena, nuova primaveraeconomica e umana, foriera di opportunit di cui farbeneficiare anche la nostra comunit di riferimento.Unici protagonisti di un percorso di conversione di cuidobbiamo essere, o diventare, consapevoli anche perch non detto che arrivino a salvarci, anzi, visto come vanno le cose,gli aiuti potrebbero non arrivare!Dunque, forza e coraggio: rimboccarsi le maniche e iniziare aspaccar legna per costruire un mondo migliore. Anche suunisola deserta, in attesa di incontrare il nostro Venerd!

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  • La cultura del naufrago, parte II: collaborazione vs competizione

    Da un naufragio possiamo trarre insegnamenti perelaborare comportamenti utili ad affrontare al meglio ledifficolt.Ma in questo momento di crisi generale e continuativa incui i naufraghi sono molti, per non dire tutti, e ci si resi conto che lisola in cui ci troviamo la sola risorsa anostra disposizione, siamo obbligati a porre in esseredelle virtuose strategie di collaborazione persopravvivere e resistere. La competizione da condurre non quella gli uni controgli altri bens quella verso il sistema!

    Quando a naufragare siamo in moltiSe vero come ha detto il Cardinal Jorge Mario Bergoglio,oggi Papa Francesco, che Il naufrago affronta la sfida dellasopravvivenza con creativit. O aspetta che vengano asalvarlo, o comincia a salvarsi da solo, forse altrettantovero che quando a naufragare sono in molti, le variabili che si

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  • propongono diventano pi complesse da gestire e dadescrivere.Ci si rende subito conto di non essere pi sulla stessa barca,in balia del mare, bens sulla stessa isola, in balia deglielementi e, al contempo, gli uni degli altri: con caratteri,desideri, paure differenti e magari inconciliabili. Lisola, invece, la stessa, grande o piccola che sia e inquesto contesto necessario elaborare da subito dellemodalit di convivenza che siano efficaci ed efficienti,sostenibili e compatibili perch solo in questo modo sarpossibile la sopravvivenza di tutti.Nellanimo umano, in particolar modo quando sottoposto asollecitazioni da forte stress, si ingenerano sicuramentepulsioni irrazionali ed egoistiche tese alla propriaconservazione che non permettono di esaminare con luciditle reali opportunit esistenti, ma durante un naufragio, coscome durante un periodo di crisi, di cui non si conosconotempi e modi di sviluppo, sarebbe folle e autolesionista nonavviare logiche collaborative tra i superstiti per cercare divivere meglio e vivere tutti.

    Il contesto imprevedibileNel nuovo contesto, lisola o la crisi, le difficolt sononumerose e non prevedibili, le risorse scarse o difficilmentefruibili, il sentiment che prevale lo scoramento generalizzato:facile dunque abbattersi, in tutti i sensi.A maggior ragione, allora, diviene indispensabile unaintelligente collaborazione finalizzata a garantire lasopravvivenza di tutta la comunit.La scelta di una competizione conflittuale tra fazioni, difatti,porterebbe solo alla distruzione di risorse, di vario genere,fondamentali al mantenimento e, comunque, non detto chegarantirebbe una migliore e pi duratura esistenza della parteche ne uscisse vincitrice.Facendo riferimento alla teoria dei giochi, potremmo dire chenaufragio e crisi realizzano scenari a somma variabile ovediviene necessario individuare soluzioni win-win persuddividere in maniera equa tra tutti i players lunico premio adisposizione. In caso contrario, la soprafazione di alcuni o la vittoria di pochisugli altri molti sarebbe parziale, non sostenibile e a termine:affermazione sicuramente forte e di difficile modellizzazionema che lesperienza attuale sta dimostrando nelle economieoccidentali in preda alla crisi.

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  • Meglio collaborareA questo punto, traendo spunto da quanto Claude-AdrienHelvtius sosteneva gi nel XVIII secolo, Spesso la ragionenon rischiara che i naufragi, la sola opzione ragionevole permassimizzare il risultato utile e renderlo fruibile dal maggiornumero di soggetti la condotta collaborativa o cooperativache permette a tutti di sopravvivere, di farlo al meglio e permaggior tempo.Anche perch, sullisola del naufragio come nellattualesituazione, improbabile che arrivi qualcuno a salvarci.

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  • Scenari globali per un mondo in cambiamento

    Senza sfera magica difficile prevedere gIi scenariglobali che si potranno delineare nei prossimi anni mavisto che, come diceva Jet Bartlet, Gli economisti sonostati messi su questa terra per far fare bella figura agliastrologi, posso azzardare quantomeno delleprospettive per elaborare strategie di medio e lungoperiodo per aziende che intendano affrontare le sfide diquesto pazzo mondo.

    Italia e EuropaIndubbiamente, la crisi economico-finanziaria degli ultimi annista lasciando strascichi di lacrime e sangue in tutti i paesieuropei e pure lItalia, nonostante il suo provincialismofinanziario, continua a risentirne gli effetti.Se alcuni analisti indicano nella fine del 2014 luscita dallastagnazione, opinione diffusa tra molti esperti che il quadroche si presenter per il Vecchio Continente non sar pi,comunque, paragonabile alla situazione pre-crisi.I colpi inferti al sistema produttivo, il rallentamento degliinvestimenti in ricerca e sviluppo, la contrazione di alcuniconsumi, la trasformazione radicale del welfare in molti paesi,hanno cambiato radicalmente il volto dellEuropa e la capaciteconomica degli europei e le conseguenze si manifesterannopienamente nei prossimi dieci anni.I mercati italiano ed europeo resteranno di sicuro interessealmeno sino al 2020 ma pi per lacquisizione di quel know-

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  • how di cui sono ancora detentori i centri di eccellenzapiuttosto che come destinatari di forniture per la produzione.In questo quadro, il ruolo dellItalia dovrebbe permanere, nellostesso periodo, abbastanza inalterato grazie ad alcunenicchie ben presidiate, nonostante i gravi freni dovutiallinstabilit istituzionale da gestire e con cui fare i conti.

    Italia e Cina Diverso discorso vale per il gigante cinese: gi ora in faseesplosiva, rimasto abbastanza impermeabile ai contraccolpidei crack degli ultimi anni, capace di penetrare attraversocanali formali e informali nelle economie di tutto il mondo,rappresenter a partire dal 2015 il vero e nuovo centroeconomico del pianeta da tutti i punti di vista.Leader nei consumi e nelle produzioni di tutto, nel decennio2020-2030 dovr elaborare nuove modalit di gestionedelleconomia interna ed internazionale e avr la capacit diimporne ladozione al resto del mondo.LItalia in questo momento in una felice posizione dipartenariato con la Cina e deve potenziare il suo ruolofacendo leva sui talenti umani, culturali, scientifici eimprenditoriali che riesce ancora ad esprimere per garantirsiuna posizione di primazia in futuro.Il valore della partita di enorme interesse.

    Italia e Africa sub-saharianaTotalmente da costruire lo scenario che potrebbe aprirsidopo il 2025 in particolare nei paesi dellAfrica sub-sahariana. L dove le antiche carte di navigazione indicavano Hic suntleones, ora si ingaggiano confronti commerciali di enormerilevanza per lapprovvigionamento di materie prime: la Cina il primo player in tutti i settori, i paesi dellUnione Europea e gliUSA faticano a starle dietro, il Brasile, lIndia e la Russiafanno la loro parte e si stanno creando interessantissimerelazioni bilaterali.Ma nei prossimi anni questa regione diverr ancora piimportante dal momento che, accanto alla capacit di riforniredi materie prime fondamentali per garantire il mantenimentodelle produzioni mondiali, avr sviluppato enormi mercati diconsumo degli stessi prodotti.LItalia non stata in grado di valorizzare la sua posizione nelMar Mediterraneo quale ponte tra Europa e Africa e rischia diperdere la possibilit di fungere da base naturale per i futurirapporti.

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  • Da valutare le potenzialit in questo senso per elaborareprogetti di investimento attraverso triangolazioni Americalatina-Unione Europea-Africa sub-sahariana, in cui lItalia troviun ruolo da protagonista.

    Per chiudere, citando un proverbio brasiliano secondo cuiNessuno pu credere al futuro se non crede al presenteposso solo invitare tutti gli operatori a fare del proprio meglioper essere pronti a servire i propri sogni oggi per poterlitrasformare in progetti domani e portarli a realizzazionequanto prima. Il futuro si costruisce da oggi!

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  • Civette & mattoni: immagini di ordinaria globalizzazione

    Globalizzazione, fenomeno del XXI secolo? In effetti, ginel V secolo, il prefetto romano Rutilio Namaziano lodavacos lopera condotta dallimpero Urbem fecisti, quodprius orbis erat, vale a dire Dove prima cera il mondointero, ora c una citt, anticipando di almeno quindicisecoli il concetto di villaggio globale a cui oggi siamoabituati.E allora, se da pi parti sentiamo parlare in tonientusiastici di civette e mattoni (o secondolacronimo inglese, CIVETS e BRICS), o in manieradenigratoria di maiali (PIIGS) e, forse tra qualchetempo, conosceremo i fratelli SAM, ci riferiamo sempre apaesi, vicini o lontani, dai quali inevitabilmentedipendiamo e dipenderemo sempre di pi. Proprio comein un romantico borgo daltri tempi.

    Civette & mattoniNel 2001, un documento della banca daffari Goldman Sachsindicava Brasile, Russia, India e Cina come quelle economieche avrebbero dominato la scena mondiale in apertura delnuovo secolo. Per indicarli, si scelse la sigla BRIC e, pocotempo dopo, si aggiunse ai