Pillole di educazione sanitaria - QS - Quotidiano Sanità Pillole di educazione sanitaria Nuove...

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Si ringrazia La precedente Pillola 1 ha trattato la prevenzione delle demenze, in particolare di Alzheimer (abbrev. DA, la più frequente), e del declino cognitivo (DC), con in- formazioni valide cui si rimanda. Si aggiungono im- portanti novità. Dieta mediterranea. Una combinazione di 12 ricer- che 2 mostra che si associa a rischio dimezzato di progredire da DC a DA. È protetto soprattutto chi aderisce bene a questo modello alimentare, costituito da tanta verdura, legumi, frutta, cereali (meglio inte- grali), olio d’oliva; consumo moderato di pesce e medio/basso di latticini (come yogurt o formaggi, non come latte); uso modico di vino, ai pasti; poca carne e pollame. Oggi anche una ricerca molto valida 3 ha dimostrato che una dieta mediterranea con aggiunta di 40 g al dì di olio evo o di 30 g di noci/mandorle/ noc- ciole per 6,5 anni migliora lo stato cognitivo rispetto a una dieta comunque salutare con pochi grassi. Dieta MIND 4 sembra un passo avanti. È si- mile alla mediterranea, con speciale at- tenzione all’uso quotidiano di insalata in foglia verde, cereali integrali e, più volte a settimana, frutta secca in guscio e frutti di bosco. La protezione massima (DA –53%) è pari alla dieta mediterranea, ma c’è buona protezione (–35%) anche in chi aderi- sce alla Mind solo in parte. Pesce. Si osserva una protezione progressiva dalla DC in chi lo consuma ~2 volte/sett., e invece maggior rischio con carne rossa e trasformata. Lo conferma anche un’originale ricerca su ~700 ottantenni USA senza demenza, sottoposti a risonanza magnetica ce- rebrale 5 . Il terzo di anziani che consumava meno carne aveva un maggior volume cerebrale (+12,2 ml), chi con- sumava più pesce aveva più materia grigia (Fig. 1). Un’adesione maggiore alla dieta Mediterranea si as- sociava con maggior volume cerebrale totale (+13,1 ml), più materia grigia (+5 ml) e sostanza bianca (+6,5 ml). Ciò equivaleva in media a un cervello 5 anni più giovane. Caffè (o tè). Il consumo di caffeina si associa con protezione dalla demenza in molte ricerche. Ad es. in una anche italiana su maschi anziani 6 (media 76 an- ni) chi consumava caffè ha avuto meno declino co- gnitivo di chi non ne consumava. Dopo 10 anni, chi beveva 3 caffè al dì mostrava al test cognitivo MMSE una riduzione minima: – 0,6 punti. La perdita in chi non beveva caffè era di –2,6 punti (Fig. 2). Una ricerca su 6.500 donne USA seguite fino a 10 anni 7 ha mostrato che chi beveva 3 o più tazzine di caffè al dì aveva meno demenza (–26%) e declino cognitivo (–26%) rispetto a chi ne beveva 1 o meno [meglio comunque berlo senza zucchero!]. Obesità. La Pillola 67 1 sosteneva che l’obesità in età adulta (non in età avanzata) si associasse a maggior ri- schio futuro di DA. Qui l’informazione cambia : una ricerca su 2 milioni di britannici (media 55 anni al- Scheda 121/2016 per cittadini-consumatori Pillole di educazione sanitaria Nuove misure per prevenire demenze e declino cognitivo Spessore medio della corteccia cerebrale (mm) 2,48 2,47 2,46 2,45 2,44 2,42 media bassa Consumo di pesce Consumo di carne Adesione a dieta Med alto medio basso alta medio alto basso 2,45 2,46 2,47 2,48 ale (mm) rteccia cerebr Spessore medio 2,42 2,44 della co S bassa a d A media bassa a medio basso o alt alt Med dieta Adesione di pesce Consumo di carne Consumo alto medio basso Fig. 1 Punti persi al MMSE = declino cognitivo in 10 anni 0 –0,5 –1,5 –2,0 –2,5 –3,0 Tazze di caffè al giorno –1,0 1 2 3 4 >4 * * * * Differenza significativa (altamente **) da zero caffè. ** Nessun caffè Fig. 2 © allineare sanità e salute

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Page 1: Pillole di educazione sanitaria - QS - Quotidiano Sanità Pillole di educazione sanitaria Nuove misure per prevenire demenze e declino cognitivo ... una moderata efficacia sulla cognizione

Si ringrazia

La precedente Pillola1 ha trattato la prevenzione delledemenze, in particolare di Alzheimer (abbrev. DA, lapiù frequente), e del declino cognitivo (DC), con in-formazioni valide cui si rimanda. Si aggiungono im-portanti novità.

Dieta mediterranea. Una combinazione di 12 ricer-che 2 mostra che si associa a rischio dimezzato diprogredire da DC a DA. È protetto soprattutto chiaderisce bene a questo modello alimentare, costituitoda tanta verdura, legumi, frutta, cereali (meglio inte-grali), olio d’oliva; consumo moderato di pesce emedio/basso di latticini (come yogurt o formaggi, noncome latte); uso modico di vino, ai pasti; poca carnee pollame. Oggi anche una ricerca molto valida 3 hadimostrato che una dieta mediterranea con aggiunta di40 g al dì di olio evo o di 30 g di noci/mandorle/ noc-ciole per 6,5 anni migliora lo stato cognitivo rispetto auna dieta comunque salutare con pochi grassi.

Dieta MIND 4 sembra un passo avanti. È si-mile alla mediterranea, con speciale at-tenzione all’uso quotidiano di insalata infoglia verde, cereali integrali e, più volte a settimana,frutta secca in guscio e frutti di bosco. La protezionemassima (DA –53%) è pari alla dieta mediterranea,ma c’è buona protezione (–35%) anche in chi aderi-sce alla Mind solo in parte.

Pesce. Si osserva una protezione progressivadalla DC in chi lo consuma ~2 volte/sett.,e invece maggior rischio con carnerossa e trasformata. Lo conferma

anche un’originale ricerca su ~700 ottantenni USAsenza demenza, sottoposti a risonanza magnetica ce-rebrale 5.Il terzo di anziani che consumava meno carne aveva

un maggior volume cerebrale (+12,2 ml), chi con-sumava più pesce aveva più materia grigia (Fig. 1).

Un’adesione maggiore alla dieta Mediterranea si as-sociava con maggior volume cerebrale totale (+13,1ml), più materia grigia (+5 ml) e sostanza bianca(+6,5 ml). Ciò equivaleva in media a un cervello 5anni più giovane.

Caffè (o tè). Il consumo di caffeina si associa conprotezione dalla demenza in molte ricerche. Ad es. inuna anche italiana su maschi anziani 6 (media 76 an -ni) chi consumava caffè ha avuto meno declino co-gnitivo di chi non ne consumava. Dopo 10 anni, chibeveva 3 caffè al dì mostrava al test cognitivo MMSEuna riduzione minima: –0,6 punti. La perdita in chinon beveva caffè era di –2,6 punti (Fig. 2).Una ricerca su 6.500 donne USA seguite fino a 10anni 7 ha mostrato che chi beveva 3 o più tazzine dicaffè al dì aveva meno demenza (–26%) e declinocognitivo (–26%) rispetto a chi ne beveva 1 o meno[meglio comunque berlo senza zucchero!].

Obesità. La Pillola 67 1 sosteneva che l’obesità in etàadulta (non in età avanzata) si associasse a maggior ri-schio futuro di DA. Qui l’informazione cambia: unaricerca su 2 milioni di britannici (media 55 anni al-

Scheda 121/2016

per cittadini-consumatoriPillole di educazione sanitaria

Nuove misure per prevenire demenze e declino cognitivo

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Tazze di caffè al giorno

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* Differenza significativa (altamente **) da zero caffè.

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l’avvio) seguiti 20 anni 8 ha mostrato che il rischio didemenza nel tempo era aumentato nei magri (IMC<20 a), non negli obesi. Lo confermano ricerche dura-te decenni in Norvegia, Regno Unito e USA. Un’ipo-tesi per spiegare questa spiazzante constatazione èche i modelli alimentari correnti siano carenti di im-portanti principi nutritivi, di cui coprirebbe meglio ilfabbisogno chi aumenta i consumi.

Esercizio fisico. La precedente Pillola 1 descrivevagià moderati benefici cognitivi con attività aerobiche.

La novità sono i ri-sultati molto buoniin una ricerca di

alta validità 9 su100 anzianicon declino co-

gnitivo sottopostiper 6 mesi ad alle-

namento progressivocon pesi (con carichi pari almeno all’80% della forzacorrente), con sedute di 60-100’ 2 volte a settimana.I miglioramenti in forza si sono abbinati a importantibenefici cognitivi, assenti nel gruppo di controllo chefaceva stretching. Tra chi si è allenato con pesi, il47% è rientrato nei punteggi cognitivi normali. I be-nefici persistevano anche a un anno dal termine degliesercizi supervisionati.

Training cognitivo computerizzato. Un’analisicombinata delle ricerche valide sul tema 10 confermauna moderata efficacia sulla cognizione in anzianicon declino cognitivo. Anziani con demenza hannoavuto miglioramenti significativi di cognizione e abi-lità visive e spaziali, dovuti soprattutto a tre ricerched’immersione in una realtà virtuale.

Supplementi di calcio. Si sono associati a rischiodoppio di demenza in 700 donne svedesi 70-90enniseguite per 5 anni 11. Il rischio, per demenza vascola-re o mista, aumentava molto se c’era ictus o la TACcerebrale mostrava lesioni della sostanza bianca.

Inibitori della pompaprotonica/IPP. In unaricerca tedesca su74.000 anziani di oltre 80 anni viventi in co-munità 12 l’assunzione di IPP è risultata as-sociata a un aumento di demenza (+44%).Ricerche di laboratorio e in animali da espe-rimento dimostrano con IPP un maggior accumulo nelcervello di ß-amiloide13, proteina implicata nella DA.

Bassa pressione arteriosa in grandi anzianiIn una ricerca di coorte del Policlinico di Milano suoltre 1.500 ultraottantenni 14 una pressione alta è ri-sultata associata con miglior stato cognitivo (ogni 10mmHg di pressione si associavano a un miglior pun-

teggio al test MMSE), con effetto maggiore negliultra85enni con disabilità. Dunque abbassare la pres-sione in anziani fragili non giova neppure alle funzio-ni cerebrali. Anche grandi anziani olandesi 15 hannomostrato effetti simili.È attesa la pubblicazione della ricerca SPRINT suglieffetti cognitivi di un intervento antipertensivo in an-ziani.

Farmaci “antidemenza”. La Pillola 67 1 riportavache gli inibitori delle colinesterasi donepezil, rivastig-mina, galantamina in soggetti con declino cognitivonon riducono la progressione a DA, e hanno proble-mi di sicurezza. La Pillola 119-120 ha mostrato chel’analisi combinata delle due ricerche valide duratealmeno 3 anni con il più noto di tali farmaci svela unsignificativo aumento di mortalità (+30%) rispetto aigruppi con placebo. Il 21-10-‘16 l’Haute Autorité deSanté ha chiestoallo Stato francesedi escludere dalrimborso inibitoridelle colinesterasi e memantina, per bene-fici non provati e troppi effetti avversi.

Conclusione. Chi teme la demenza evititest genetici, screening, farmaci inutili e ri-schiosi, e applichi le tante misure note, effi-caci per la salute del corpo e della mente.A. Donzelli, Area Educazione Appropriatezza – ATS Milano

1. Pillola di ES 67/2011. Prevenzione di demenze e declino cognitivo.2. Lourida I et al. Med Diet, Cognitive Function, Dementia. Systematic Re-

view. Epidemiol 2013;24:479.3. Martínez-Lapiscina EH et al. Med diet improves cognition: the PREDI-

MED-NAVARRA RCT. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2013;84:1318. 4. Morris MC et al. MIND diet slows cognitive decline with aging. Alzhei-

mer’s & Dementia 2015;11:1015.5. Gu Y et al. Med diet and brain structure in a multiethnic elderly cohort.

Neurology 2015;85:1744.6. van Gelder BM et al. Coffee is inversely associated with cognitive decli-

ne in elderly European men: FINE Study. Eur J Clin Nutr 2007;61:226.7. Driscoll I et al. Caffeine and risk for probable dementia or global cogni-

tive impairment: WHIMS. J Gerontol Biol Sci Med Sci 2016. 8. Qizilbash N et al. BMI and risk of dementia in two million people over

two decades: cohort study. Lancet Diabetes Endocrinol 2015;3:431.9. Mavros Y et al. Cognitive function improvements by strength gains after

resistance training in older adults with MCI: SMART. JAGS 2016.10.Hill NTM et al. Computerized cognitive training in older adults with

MCI or dementia: systematic review and meta-analysis. AJP 2016.11.Kern J et al. Calcium supplementation and risk of dementia in women

with cerebrovascular disease. Neurology 2016.12.Gomm W et al. Association with PPI and dementia. Pharmacoepide-

miological claims data analysis. JAMA Neurol 2016;73:410.13.Badiola N et al. PPI enhances amyloid ß production. Plos One 2013;

8:e58837.14.Ogliari G et al. Age- and functional status-dependent association bet-

ween BP and cognition: the Milan Geriatrics 75+ cohort study. JAGS2015; 63:1741.

15.Sabayan B et al. High BP and resilience to physical and cognitive decline inthe oldest old: Leiden 85-plus Study. JAGS 2012;60:2014.

(a) L’IMC/indice di massa corporea non va più considera-to fisiologico da 18,5, ma da oltre 20 a 24,9; da 25 iniziail sovrappeso, da 30 in su l’obesità. Si può calcolare l’IMC dividendo due volte il propriopeso in kg per la propria statura in metri. Ad es. un uomodi 60 kg alto 1,78 metri ha un IMC = 60 : 1,78 : 1,78 =18,9 (e rischio di demenza aumentato).

Questa tiratura è stata concordata con la Regione Abruzzo. © 2016 Fondazione Centro Studi Allineare Sanità e Salute (Riconoscimento nazionale n. 1357, del 06/12/2013) –CF 97663990154 – Sede Legale c/o Studio Tracanella, Via C.G. Merlo, 3 - 20122 Milano MI – Phone +39.02.7600.4119 – fondazioneallinearesanitaesalute.org – E-mail: [email protected] – Direttore Responsabile: dott. FrancoBerrino – Prima uscita: dicembre 2016 – Abbonamento annuo digitale € 10,00 (10 numeri) – Un numero € 1,50

Si ringrazia

IPP? No grazie!

Farmaci antidemenza?Non se ne parla!

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