Pier Paolo Pasolini, La scoperta di Roma filepadre era innamorato pazzo di mia madre ma in un modo...

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Atlante digitale del '900 letterario www.anovecento.net Pier Paolo Pasolini, La scoperta di Roma Da Casarsa a Roma “Tu non sai a cosa si è ridotta mia madre. Io non posso più sopportare di vederla soffrire in questo modo disumano e indicibile. Ho deciso di portarla domani stessoa Roma, all'insaputa di mio padre, per affidarla a mio zio; io non potrò stare aRoma, perché mio zio mi ha fatto capire che non può tenermici, ma spero che per mia madre la cosa sarà diversa. Da Roma non so dove andrò, forse a Firenze; come vedi sono in ben tristi frangenti [...]. Se dunque vorrai scrivermi qualcosa, il mio indirizzo per qualche giorno almeno, sarà: presso Gino Colussi, via Porta Pinciana, 34 Roma. Poi non so dove andrò e cosa farò; la mia vita è a una svolta più che decisiva.” Dall’ultima lettera scritta a Casarsa, il 27 gennaio 1950, indirizzata a Silvana Mauri. Pasolini e la madre lasciano la casa di Casarsa il 27 gennaio 1950. Arrivano alla stazione Termini il giorno dopo: 28 gennaio 1950. Da: Poeta delle ceneri (1966-67) “Fuggii con mia madre e una valigia e un po’ di gioieche risultarono false, su un treno lento come un merci per la pianura friulana coperta da un leggero e duro strato di neve. Andavamo verso Roma. www.anovecento.net Dalla mostra su Pasolini a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2014 Murales con il volto di Pasolini a Roma, Teatro India, Testaccio Stazione ferroviaria di Casarsa

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Atlante digitale del '900 letterario

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Pier Paolo Pasolini, La scoperta di Roma

Da Casarsa a Roma

“Tu non sai a cosa si è ridotta mia madre. Io non possopiù sopportare di vederlasoffrire in questo modo disumano e indicibile. Ho decisodi portarla domani stessoa Roma, all'insaputa di mio padre, per affidarla a mio zio; io non potrò stare aRoma, perché mio zio mi ha fatto capire che non può tenermici, ma spero che permia madre la cosa sarà diversa. Da Roma non so dove andrò, forse a Firenze;come vedi sono in ben tristi frangenti [...]. Se dunque vorrai scrivermi qualcosa, il mio indirizzo per qualche giorno almeno, sarà: presso Gino Colussi, via Porta Pinciana, 34 Roma. Poi non so dove andrò e cosa farò; la mia vita è a una svolta più che decisiva.”

Dall’ultima lettera scritta a Casarsa, il 27 gennaio 1950, indirizzata a Silvana Mauri.

Pasolini e la madre lasciano la casa di Casarsa il 27 gennaio 1950. Arrivano allastazione Termini il giorno dopo: 28 gennaio 1950.Da: Poeta delle ceneri (1966-67)

“Fuggii con mia madre e una valigia e un po’ di gioieche risultarono false,su un treno lento come un merciper la pianura friulana coperta da un leggero e durostrato di neve.Andavamo verso Roma.

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Dalla mostra su Pasolini a Roma, Palazzo delle

Esposizioni, 2014

Murales con il volto di Pasolini a Roma, Teatro India,

Testaccio

Stazione ferroviaria di Casarsa

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Avevamo dunque, abbandonato mio padreAccanto a una stufetta di poveri,col suo vecchio pastrano militaree le sue orrende furie di malato di cirrosi e sindromiparanoidee […]”

P.P.P. se ne va dal Friuli dopo lo scandalo che si èabbattuto su di lui: è accusato dicorruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico. Viene espulso dal PCI, haperso il posto di insegnante a Valvasone. La vastaeco del processo mediatico, primaancora che giudiziario, gli fa capire l’impossibilità di rimanere in provincia. Il padrepoi rende la vita impossibile sia a lui che alla madre Susanna…Come confessa nell’intervista di Dacia Maraini pubblicata per la prima volta suVogue Italia, nel maggio 1971, i suoi genitori non andavano d’accordo. Le scenate nevrotiche del padre alcolista erano all’ordine del giorno per il giovane Pier Paolo che assisteva impotente e terrorizzato. Gli atti di violenza del padre Carlo Alberto segnarono la vita del giovane scrittore.

•“ E in famiglia come andavano le cose? Tuopadre e tua madre andavanod’accordo?Mio padre e mia madre non andavano d’accordo per niente. Tutta la mia vita è statainfluenzata dalle scenate che mio padre faceva a mia madre. Quelle scenate hannofatto nascere in me il desiderio di morire. Mio padre era innamorato pazzo di miamadre ma in un modo sbagliato, passionale, possessivo. La cosa odiosa, poi, era che

lui trasferiva la sua passionalità non corrisposta in piccole osservazioni tipo ilbicchiere fuori posto, l’asciugamano non lavato, il cibo troppo salato eccetera.•E tua madre come reagiva?Reagiva lamentandosi dolcemente.•Ma di che cosa la rimproverava tuo padre?La rimproverava di avere la testa nelle nuvole. Manon era vero. Il fatto è che lui erafascista e lei no. Fra di loro non parlavano mai di politica, ma mio padre sapeva chemia madre pensava di Mussolini che era un “culatta”, cioè “chiappe grosse”, comelo chiamava mia nonna. Stare nelle nuvole, comunque, per lui voleva dire essereanticonformista, in contrasto con le leggi dello Stato, in dissidio con l’opinione deipotenti.•E tu intervenivi mai in favore di tua madre?Ero semplicemente terrorizzato. Sentivo che lei silamentava e che lui l’aggrediva, sempre. È statol’incubo della mia vita. Tutte le sere aspettavo conterrore l’ora dellacena sapendo che sarebbero venute le scenate.•Tuo padre beveva molto? Quando ha cominciato a bere?Sì, beveva e diventava aggressivo. Ha cominciato pochi anni dopo il matrimonio.Sempre in questa intervista Pier Paolo Pasolini descrive il rapporto con suo padre.Inizialmente padre e figlio erano molto legati, tanto che lo scrittore stesso afferma che nella suavita la figura paterna era quasi più essenziale e rilevante di quella materna. Carlo Alberto viene quindi dipinto come un uomo allegro, affettuoso epremuroso, attento ai bisogni del figlio. Tutto a untratto questo stretto legame cambia. Quando Pier Paolo aveva circa tre anni, inizia ad esserci un rapporto drammatico e conflittuale tra i due. CarloAlberto Pasolini ora è tirannico e violento.

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Pier Paolo Pasolini e Dacia Maraini

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• “ [...] Tuo padre che mestiere faceva ?Mio padre era ufficiale di fanteria. Nei primi anni della mia vita per me lui è stato piùimportante di mia madre. Era una presenza rassicurante, forte. Un vero padreaffettuoso e protettivo. Poi improvvisamente, quando avevo circa treanni, è scoppiato il conflitto. Da allora c’è sempre stata una tensione antagonistica,drammatica, tragica fra me e lui.•Com’era tuo padre fisicamente?Un bellissimo uomo. Quando sono nato io, aveva ventotto anni. Era di statura nontroppo alta, bruno, molto forte, gli occhi scuri e limpidi, i lineamenti marcati.

• E di carattere?Era violento, possessivo, tirannico. Prima dei tre anni me lo ricordo anche allegro.Poi, dopo i tre anni, non ricordo più un sorriso (quelle poche volte che rideva, però,

era addirittura gongolante).•Gli assomigli?Sì, molto.[…]•La tua vita si è improvvisamente trasformata e ha preso la strada che poi haiseguito finora. È giusto?Sì, a tre anni è cambiato tutto. Quando mia madre stava per partorire ho cominciatoa soffrire di bruciore agli occhi. Mio padre mi immobilizzava sul tavolo della cucina, mi apriva l’occhio con le dita e mi versava dentro il collirio. Èda quel momento “simbolico” che ho cominciato anon amare più mio padre.

Ma quello di Pasolini con il padre non erasolo un rapporto conflittuale. Come spieganell’intervista del 1970 rilasciata a Jean Duflot, il sentimento che nutriva verso CarloAlberto non era lo stesso che provava verso sua madre, cioè un amore autentico eincondizionato, ma è un affetto parziale, legato alla sua omosessualità, quindiun’attrazione puramente fisica.Nonostante ciò Pasolini continua ad odiare la figura paterna che identifica comesimbolo di “autorità e di ordine, fascismo, borghesia…”L’alcolismo porterà Carlo Alberto Pasolini alla morte (19 dicembre 1958) per unamalattia al fegato. A causa della sua dipendenza, il suo atteggiamento divenivasempre più scontroso e insofferente verso la sua famiglia. (Vita di Pasolini –citazione di Enzo Siciliano – 1983)Il suo amico Bernardo Bertolucci descrive in un’ intervista del 15 gennaio 2013,rilasciata ad Alain Bergala, come Pier Paolonon fosse minimamente dispiaciuto oprovato per la morte di suo padre. Pasolini continua a vederlo solamente come “unsottoufficiale abbastanza fascista”.A. Bergala, al termine della sua intervista, riconosce che la forza e l’ispirazione diPasolini sono state generate proprio dal rapporto conflittuale con la figura paterna.

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Carlo Alberto Pasolini

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E’ Pasolini stesso ad affermare che ciò che è divenuto lo deve anche a suo padre.Contrariamente dal padre, per Pasolini la madre sarà un punto di riferimento pertutta la sua vita. Il loro rapporto può essere descritto come un legame morboso esimbiotico. L’amore di Per Paolo per la madreSusanna Colussi è ben più grandedella “normale” affezione filiale, è un amore assoluto, totale e ingombrante.Pasolini – La scoperta di Roma – 1. Da Casarsa a RomaEcco come Pasolini descrive sua madrenell’intervista di Vogue Italia (1971):•“ E tua madre com’era da giovane? Come te laricordi?Bellissima. Era piccola, fragile, aveva il collo bianco bianco e i capelli castani. Neiprimi anni della mia vita ho di lei un ricordo quasi invisibile. Poi salta fuoriImprovvisamente verso i tre anni e da allora tutta la mia vita è stata imperniata su dilei. “

Inoltre da questo suo strettissimo legamecon la madre deriverà la sua incapacità diconcedere la propria anima ad altri che non siano lei, la madre, ad altri è concessosolo il corpo. Tutto ciò condannerà quindi loscrittore alla solitudine.“ E' difficile dire con parole di figliociò a cui nel cuore ben poco assomiglio.Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore,ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

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Pasolini e sua madre Susanna Colluso

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Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.Sei insostituibile. Per questo è dannataalla solitudine la vita che mi hai data.E non voglio esser solo. Ho un'infinita famed'amore, dell'amore di corpi senza anima.Perché l'anima è in te, sei tu, ma tusei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:ho passato l'infanzia schiavo di questo sensoalto, irrimediabile, di un impegno immenso.Era l'unico modo per sentire la vita,l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.Sopravviviamo: ed è la confusionedi una vita rinata fuori dalla ragione.Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile... “

Da: Supplica a mia madre 1964

Il messaggio della poesia è dato dallaconsapevolezza del poeta di avere avuto unamore morboso verso la madre e proprio daquesto amore è nata l'angoscia della sua vita.La madre è sempre insostituibile, anche se ilpoeta desidera avere altri rapporti carnali.L'amore per lei era stato l'unico modo perdare un senso alla sua vita.Pasolini ha amato, da sempre, la madre dallaquale non si è mai distaccato ed è questo cheemerge come tema della poesia: l'amorecontroverso ed irrisolto del poeta verso di lei.Questo rapporto ha causato nel poeta unconflitto edipico che sarà in seguito la causadella sua "diversità sessuale" che lo porteràalla solitudine. Ora però il poeta desideraavere altri rapporti carnali, riservando peròl'amore spirituale ed affettivo alla madre.Pasolini, prendendo coscienza di questoamore, lo svela a se stesso per ricominciareuna nuova vita, caratterizzata sempre in ognicaso dalla presenza centrale della madre,cosicché la prega di non andarsene e dirimanere con lui sperando di vivere insiemeuna vita che rifiorisce in primavera.Pasolini in una versione precedente hachiarito bene il finale della poesia,scrivendone una variante:

"Finita, dico, nel tempo, non nella sua luce./Nonsi sa mai dove i decenniconducono./Si sopravvive. I sensi sono sempre completi/i giorni del futuro hanno ivecchi segreti.../ti supplico, ti supplico: non voler morire/pensa a me solo almondo, altro non posso dire"

Quando Pasolini e la madre si trasferiscono aRoma, il fratello era già morto.Pier Paolo e il fratello Guido erano moltolegati. Seppur con interessi culturali diversi,Guido ammirava profondamente suo fratello,con un’ intensità quasi nascosta, tanto dasentirsi inferiore. E’ giusto ricordare cheGuido in molte occasioni prese le difese diPier Paolo, in quanto discriminato per la suaomosessualità.

Il 12 febbraio del ‘45 Guido morì appenadiciannovenne nei fatti legati all’eccidio diPorzus, tragico e controverso episodio dellaResistenza Italiana in cui diciassettepartigiani delle Brigate Osoppo furonotrucidati da partigiani comunisti.

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Guido e Pier Paolo Pasolini

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Il 21 giugno 1945, il corpo di Guido Pasolini -riesumato in località Bosco Romagno - vieneportato a Casarsa, e lì tumulato: perl'occasione Pier Paolo compone un elogiofunebre, nel quale fra l'altro afferma:

« Quanto sia il dolore di mia madre, mio, e di tuttiquesti fratelli e madri e parenti nonmi sento ora di esprimere. Certo è una realtà troppo grande, questa di saperli morti,per essere contenuta nei nostri cuori di uomini. (...) Io per mio fratello posso dire che èstata la sorte del suo corpo entusiasta che l’ha ucciso e che egli non potevasopravvivere al suo entusiasmo. Ora, gli ideali percui è morto, il suo dolcissimotricolore, lo hanno rapito in un silenzio che non è ormai più nostro. E con lui tutti i suoieroici compagni. E solo noi, loro parenti, possiamo piangerli pur non negando che nesiamo orgogliosi, pur restando convinti che senza il loro martirio non si sarebbe trovatala forza sufficiente a reagire contro la bassezza, e la crudeltà e l’egoismo, in nome diquegli ideali per cui essi sono morti. (...) Ma noi alla società non chiediamo lacrime,chiediamo giustizia. »

Dall’elogio funebre a suo fratello del 1945

L'arrivo a Roma

Pier Paolo Pasolini e sua madre arrivano alla stazione termini il 28 Gennaio 1950.

“Ero povero come un gatto del Colosseo"

Dalla poesia Ilpianto della scavatrice del 1956.

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Funerale di Guido Pasolini

Opera di Kentridge sui “Muraglioni” del Tevere,

disegno della morte di Pasolini, 2016

Foto della stazione Termini nel 1950

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Il giovane, ventottenne, e sua madre si trasferiscono in Piazza Costaguti, nel ghetto ebraico di Roma, dove affitteranno una stanza nella casa dello zio.

“Sai, abito vicino al ghetto, a due passi dalla chiesa di Cola di Rienzo: ti ricordi? Horifatto ormai due o tre volte quel nostro giro del '47, e anche se non ho più ritrovatoquel cielo e quell'aria - dal tremendo grigio del ghetto al bianco di San Pietro inMontorio; l'ebrea seduta vicina a una catena contro la porta scura; il temporale conl'odore di resina, e poi Via Giulia e palazzo Farnese, quel palazzo Farnese che non siripeterà più, come se la luce dopo il temporale lo avesse scolpito in un velo - mi sonostordito e consolato.Anche adesso ho la testa ronzante dei gridi di Campo dei Fiori, mentre spioveva. Maquesto calore che mi invade come un riposo, lo devo alla tua lettera: è qui sporca dirossetto e di crema, del carnevale di Versuta e deifiori di Piazza di Spagna.”

Dalla lettera a Silvana Mauri del 10 Febbraio 1950

Pasolini definisce Roma una “capitale pienadi contraddizioni”: al tempo stesso devota (il1950 fu l’anno del giubileo di Pio XII) maanche follemente pagana. Lungo gli argini delTevere si vive una sessualità molto libera eradicalmente diversa dal Friuli. Il poeta,frequentando le zone di Isola Tiberina eTrastevere, in questi anni inizia a conoscere i“Ragazzi di vita” (romanzo pubblicato nel1955).A pochi metri da casa sua vi è Piazza

Mattei, dove si trova la celebre Fontanadelle Tartarughe che Pasolini amava molto eche descriverà in “Alì dagli occhi azzurri”(1965), raccolta di scritti in cui racconta lenotti romane evocando frequentementequesta Piazza e i giovani che la vivono.

A pochi metri da casa sua vi è Piazza

Mattei, dove si trova la celebre Fontanadelle Tartarughe che Pasolini amava molto eche descriverà in “Alì dagli occhi azzurri”(1965), raccolta di scritti in cui racconta lenotti romane evocando frequentementequesta Piazza e i giovani che la vivono.

“In piazza delleTartarughe I quattro giovinetti che reggono la conchiglia, lucidi, follementelucidi, sono l’unica cosa che sfugge alla

presa del vento:come una schiuma per le strade nuove, non si avvicinano di un millimetro dalla compattezza sacra, pura e seducente di quel nudo.”

I giovani efebici con la loro nudità pudica fanno senza dubbio riferimento al suoimmaginario erotico.Evoca questo periodo anche nella Prefazione alla raccolta di poesie del 1970:

“A Roma dapprima vissi a Piazza Costaguti vicino al Portico d’Ottavia (il ghetto!), poi andai nel ghetto delle borgate, vicino alla prigione di Rebibbia, in una casa restata definitivamente senza tetto (tredicimila lire al mese diaffitto). Per due anni fui un disoccupato disperato,di quelli che finiscono suicidi; poi trovai da insegnare in una scuola privata a Ciampino perventisettemila lire al mese.”

Pasolini in Alì dagli occhi azzurri non si limitaa descrivere la Fontana delle Tartarughe maespande la sua descrizione all’intero trattolungo il Tevere.Ritroviamo nella raccolta la perfettadescrizione degli odori, dai più ai meno fetidi,

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dei suoni, delle zone che circondano ilTevere, del traffico in queste zone, dellepersone che come lui aspettano il tram esoprattutto si sofferma nella descrizione deiragazzi danno vita alle sponde tiberine.

“ Roma così ultima e vicina che solo chi la vive in piena incoscienza è capace di esprimerla…”

Dalla raccolta Alì dagli occhi azzurri” (1965)

“Da Ponte Sisto all'Isola Tiberina si stende unpezzo di Tevere paesano: a sinistra il Ghetto che

si mette a cantare improvvisamente,a gola spiegata, in Piazza delle Tartarughe, al

Teatro di Marcello, in Piazza Campitelli, a destrala foresta materna di Trastevere. Di qua gli

orizzonti sono occupati dagli spazi asfaltati delmattatoio, dei Mercati Generali, e, in fondo,

del San Paolo, domenicale e tirrenico, incallitonella leggera sporcizia: di là si va a finire in

Monteverde, enorme deposito di un Arar eterno,tra muraglioni papali e ferrivecchi, fin che siarriva al Ponte Bianco, area di costruzione

spalmata di croste e disgustoso ciarpame fuoriuso; è di là che giungono nei lungoteveri

civili gli odori più stupendamente afrodisiaci: gliodori che tentano ad arrendersi al vizio fino

magari al sacrificio della vita il paese deimasochisti, delle zanoide, degli antenuli e

degli impotenti. In mezzo alla normalità dellafinzione quotidiana, col traffico che, come un

immenso nodo gordiano di cui sia stata mandataa memoria la formula risolutiva, si risolve dimomento in momento - sindrome sontuosa,

luccicante, borghese e timorata - si depone comeuna polverina disinfettante il profumo della nottecalda dell'anno scorso; e se nel connettivo delle

strade nuove e deliziosamente stupide-deliziosamente, se preferite dai giovinetti abitantinei vicoli luridi - è rado, intermittente, dipanato, cisono certi posti in cui si concentra, si coagula, si

intrica, puzza e marcisce come un ganglioinfiammato.”

“Fra i tronchi degli alberi piatti e inodori e laspalletta del fiume, sul breve tratto di

marciapiede dove si ammassano gli anonimi inattesa del tram, che li porti verso i loro

appartamentini da pompe funebri – versoMonteverde o le distese etrusche di San Paolo.”

Le zone descritte permettono al poeta diosservare le persone che vivono e che dannovita a questi luoghi “infebbrati”, che hannoun odore “che scoperchia il cervello” e chesono ricchi di sessualità:

“La merce venduta dalla paragula del vicoletto delTeatro di Marcello, è qualcosa di più specializzato

delle violette e dei broccoli; le abbisogna unsorriso più significativo, il che non vuol dire

affatto più supplicante o spudorato : e infatti c'èl'impazienza. Una inaspettata mamma che si offre

al suo bambino...Come? tutte le proibizioni e i divieti sono dunque

infranti?Sì, sì, la cosa si può fare, ma andiamo con calma,ragazzino mio... se te voi divertì, mamma tua tela dà, se nun voi, embè, è uguale, ce ne stanno

tanti de figli de fiji de 'na mignotta...

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Immagine dell’ Isola Tiberina nel 1900

Pier Paolo Pasolini, Testaccio Monte dei Cocci, 1961

foto©archivio Paolo Di Paolo

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Una sua notte... una sua notte in una Roma dafar arrossire il giallognolo Belli - in una Roma

trasteverina dai ragazzi bruni come statueincastrate nel fango... Il dialetto di questa Roma

troppo attuale, pieno dei vizi nazionali,settentrionali - l'ultimo grido della sensualità... Ci

sono strati di questa Roma dentro gli occhiinespressivi a forza di essere attratti dagli aspetti

di una felicità non da capitale ma da rione. Ilragazzo che apposta la checca sul marciapiede di

una via generalizzata dall'odore delle pietre edella nafta, che scivola giù da Piazza Mazzini, dal

Pincio, da Via Veneto, dal lontanissimo CorsoTrieste, e come un tentacolo fruga nell'anonimo di

Corso Vittorio, appena fuori dalle viscere diCampo dei Fiori, dove la primavera ha già altri

odori, ben più laceranti.”

Dalla raccolta Alì dagli occhi azzurri” (1965)

“La Roma domenicale di Ponte Garibaldi ferve di gioventù scarpigliata come spazzatura,carta velina, cenci.”

Pasolini a Ponte Mammolo

Pasolini e Ponte Mammolo

Nell’estate del 1950, Pasolini è disoccupatoe quindi è costretto a trasferirsi con la madrea Ponte Mammolo, quartiere di periferia nonlontano dal carcere di Rebibbia.Presto il padre si unirà a loro in questoappartamento con due camere separate dauna piccola cucina (via Giovanni Tagliere, 3 –Qui Pasolini visse fino alla primavera del1954). In via Tagliere numero 3, oggi trovasede la Casa internazionale della poesia.

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Murales nel quartiere Testaccio di Roma

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“Abitammo in una casa senza tetto e senza intonaco,una casa di poveri, all’estrema periferia, vicino a un carcere.C’era un palmo di polvere d’estate, e la palude d’inverno.Ma era l’Italia nuda e formicolante,coi suoi ragazzi, le sue donne,i suoi “odori di gelsomini e povere minestre”,i tramonti sui campi dell’Aniene, i mucchi di spazzature:e, quanto a me,i miei sogni integri di poesia”.

Da ”Poeta delle ceneri” (1966-67)

“Povero come un gatto del Colosseovivevo in una borgata tutta calce e polverone, lontano dalla cittàe dalla campagna, stretto ogni giornoin un autobus rantolante:e ogni andata, ogni ritornoera un calvario di sudore e di ansia.Lunghe camminate in una calda caligine”

Da “Il pianto della scavatrice”, inserita nellaraccolta “Le ceneri di Gramsci”, pubblicata nel1957, quasi all’indomani dell’enorme successoincontrato dal suo primo romanzo “Ragazzi di

vita” (1955).

“Stupenda e misera città che mi hai insegnato ciò che allegri e feroci gli uominiimparano bambini, le piccole cose in cui la grandezza della vita in pace si scopre …a difendermi, a offendere, ad avere il mondo davanti agli occhi e non soltanto incuore, a capire che pochi conoscono le passioni incui sono vissuto. …. Stupenda emisera città che mi hai fatto fare esperienza di quella vita ignota: fino a farmiscoprire ciò che, in ognuno, è il mondo…”.

Questa Borgata non ha scordato Pasolini e la sua figura e la sua letteratura vengonoricordate anche oggi nel 2016 da giovani artisti con elogi e lodi artistiche.

Il vecchio autobus, Ciampino e Pasolini

Da via G. Tagliere lo attendeva un viaggiopiuttosto lungo per arrivare a Ciampino,dove

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Via Tagliere prima...

Via Tagliere dopo

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lavorava come insegnante di Lettere allescuole medie, dalla prima al secondotrimestre della terza, quando venne asostituirlo il cugino Nico Naldini, anche luipoeta. Siamo nei primi anni Cinquanta,quando la terra italiana ha ancora la faccia dimille anni prima.La scuola, un minuscolo istituto privato, stavaa Ciampino, non lontano dalla chiesa ed eraintitolata a Francesco Petrarca.: l’autobusdelle sette, vicino alla garitta del carcere,come testimoniano ancora i tanti muratori edoperai che all’epoca viaggiavano con lui e chene ricordano ancora la presenza nelquartiere.Con l’autobus arrivava fino a Portonaccio, poiprendeva un altro autobus fino alla stazioneTermini e da qui il trenino locale fino aCiampino. Erano viaggi molto lunghi, maPasolini non perdeva un minuto di tutto queltempo: poteva pensare, scrivere, riflettere…

Da “La religione del mio tempo”

“Ah, il vecchio autobus delle sette, fermo /al capolinea di Rebibbia, tra due /baracche, un piccolo grattacielo, solo / nel saporedel gelo o dell’afa… / Quellefacce dei passeggeri / quotidiani, come in libera uscita / da tristi caserme /,dignitosi e seri / nella finta vivacità di borghesi / che mascherava la dura, l’antica/loro paura di poveri onesti.”

Gli autobus sono pieni la mattina. Essi rappresentano la difficoltà di vivere e Pasolinilo sa.

La mattina “Quanta vita / l’essere corso ogni mattina tra resse / affamate, da unapovera casa, perduta / nella periferia, a una povera scuola /, perduta in altraperiferia: fatica / che accetta solo chi è preso alla gola /, e ogni formadell’esistenza gli è nemica.

Il percorso dell’autobus è descritto con unanitidezza formidabile. La via Tiburtina nonfinisce mai e sta pian piano sviluppandosi.

La via Tiburtina “Quella corsa sfiatata tra le strette / aree da costruzione, leprodaie bruciate /, la lunga Tiburtina… Quelle file di operai, / disoccupati, ladri,che scendevano / ancora unti del grigio sudore / dei letti – dove dormivano da

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Pasolini con allievi e colleghidella Scuola Media

“F.Petrarca” di Ciampino

Capolinea "Rebibbia"

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piedi / coi nipoti – in camerette sporche […]. Quella periferia tagliata in lotti / tuttiuguali, assorbiti dal sole / troppo caldo, tra cave abbandonate, rotti argini, tuguri,fabbrichette.

L’autobus arriva all’altro capolinea. Ilpassaggio tra la condizione del viaggiatorePasolini e la descrizione dei quartieri borghesidi piazza Bologna e via Morgagni èimmediato.

“Giungeva l’autobus al Portonaccio /, sotto ilmuraglione del Verano: / bisognavascendere, correre attraverso / un piazzale brulicante di anime, / lottare perprendere il tram, / che non arrivava mai o partiva sotto gli occhi,/ ricominciare apensare sulla pensilina / piena di vecchie donne esporchi giovanotti /, vedere lestrade dei quartieri tranquilli /, Via Morgagni, Piazza Bologna, con gli alberi / giallidi luce senza vita, pezzi di mura.”

Sull’Appia Nuova, un po' di tempo fa,passavano due tram: uno andava aCapannelle e l’altro arrivava a CastelGandolfo. Fino a vent’anni fa questi duetram, i soli mezzi di trasporto, arrivavano allastazione Termini. Erano due “tranvetti” blu,come li chiamavano a Roma, chefunzionavano già da prima della guerra, concarrozze molto semplici e andavano acorrente. Il vecchio tranvetto, che ora non c’èpiù, è per Pasolini occasione e momento perricordarsi del suo essere poeta e insegnante.

“Poeta, è vero /, ma intanto eccomi su questo treno /carico tristemente diimpiegati /, come per scherzo, bianco di stanchezza /, eccomi a sudare il mio

stipendio, / dignità della mia falsa giovinezza,/ miseria da cui con interna umiltà /e ostentata asprezza mi difendo…”

Sul treno per Capannelle Il viaggio sta quasiterminando, ma Pasolini non cessa diapprofittare del percorso per pensare.

Ah, raccogliersi in sé, e pensare!Dirsi, ecco, ora penso – seduti

Sul sedile, presso l’amico finestrino.Posso pensare!.…

….. Poeta, è vero,ma intanto eccomi su questo treno

carico tristemente di impiegaticome per scherzo, bianco di stanchezza,

eccomi a sudare il mio stipendio,dignità della mia falsa giovinezza,miseri da cui con interna umiltà

e ostentata asprezza mi difendo….……..

Ma penso! PensoNel mio angoletto,

sto l’intera mezz’ora del percorso,da San Lorenzo alle Capanelle,dalle Capannelle all’Aereoporto,

a pensare, cercando infinite lezionia un solo verso, a un pezzetto di verso.Che stupendo mattino! A nessun altro

Uguale! …

Da “La religione del mio tempo”, 1961

Contributo

M. Angelucci, L.Capuzzi, G.Falcone, M.V. D’Urso,G. Galifi, F. Ginesi, G. Giujusa, F. Lagravinese, F.

Mattioli, G. Martorana, L. Picchione, R. Pieroni, G.Valentini, V G (L.C. T. Lucrezio Caro, Roma)

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