BASTAPIANGERE! STORIE DI UN’ITALIA CHE NON SI LAMENTAVA! ALDO CAZZULLO I RAGAZZI DELLE CLASSI...

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BASTAPIANGERE! STORIE DI UN’ITALIA CHE NON SI LAMENTAVA! ALDO CAZZULLO I RAGAZZI DELLE CLASSI TERZE DELLA SCUOLA MEDIA DI BAROLO PRESENTANO…

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BASTAPIANGERE!

STORIE DI UN’ITALIA CHE NON SI LAMENTAVA!

ALDO CAZZULLO

I RAGAZZI DELLE CLASSI TERZE

DELLA SCUOLA MEDIA DI

BAROLO PRESENTANO…

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Questo libro, di cui si sente molto parlare ultimamente, a causa del fatto che spesso vediamo l’autore in televisione che ne discute, vuole essere un valido strumento per i ragazzi della nostra età. Esso, infatti, ci racconta con toni allegri, il ricordo di un’Italia che noi non abbiamo vissuto e che quindi non abbiamo visto crescere e cambiare nel corso degli anni.

La cosa che più ci ha affascinati di questo libro è il fatto che la nostra generazione sia messa a confronto con quelle dei nostri genitori e dei nostri nonni, esaltando la semplicità di un’Italia della seconda metà del secolo scorso, e sottolineando il Paese moderno, tecnologico e ricco di opportunità che abbiamo oggi.

L’autore inizia dicendo che sicuramente l’Italia odierna è migliore di quella del secondo dopoguerra, in quanto un adolescente vive in una casa riscaldata, illuminata con il bagno e l’acqua corrente, ha un motorino, un’automobile o un abbonamento ai trasporti pubblici, la tv a colori, i social network che sostituiscono la preziosa carta da lettere, You Tube per ascoltare musica, e mille altre opportunità ancora, che i nostri nonni e bisnonni non si sarebbero mai sognati neanche lontanamente di avere.

L’Italia di ieri, viene descritta come un Paese più semplice, in cui si viveva tutti insieme, nella stessa casa, condividendo gioie e dolori e ascoltando le storie dei nonni, che avevano combattuto la seconda guerra mondiale. Una parte che ci piace sempre citare di questo testo è quella in cui l’autore si chiede: “Come potevo lamentarmi con nonno Lorenzo del morbillo, quando in guerra lui aveva visto i suoi compagni morire di tifo?”. Oppure: “Come potevo parlare a mia bisnonna Tilde delle mie pene amorose, se lei si era sposata con un uomo che aveva visto per la prima volta il giorno del suo matrimonio?”. O ancora: “Come potevo lamentarmi con nonno Aldo se i miei genitori non mi compravano il motorino quando lui tutte le mattine faceva venti chilometri a piedi da Canale per arrivare al lavoro?”.

Oggi, invece, sembra che le lamentele siano diventate di moda; ci lamentiamo per tutto, anche davanti alle minime difficoltà, dimenticando quanto siamo fortunati rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto.

LA TRAMA

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A partire dal secondo capitolo, l’autore comincia a descrivere ogni singolo decennio da Lui vissuto, nelle sue caratteristiche e nei suoi punti salienti.

Per quanto riguarda gli anni Sessanta la memoria, secondo lo scrittore, è divisa in diretta ed indiretta. “Sono a colori le polaroid della nostra infanzia, i primi giocattoli di plastica, la moda colorata ed esuberante. Gli anni Sessanta per chi è nato verso la metà del decennio, sono un periodo di grande energia, di senso dell’ottimismo e di crescita. Si sentiva l’eco della guerra e delle sue privazioni.”

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Gli anni Settanta rappresentano un periodo in cui la memoria è allo stesso tempo dura e viva. I ricordi principali di questi tempi sono, paradossalmente rispetto agli anni Sessanta, in bianco e nero, e iniziano con la partita Italia-Germania 4-3 e con la conquista della Luna, terminando con la boxe americana. Affrontando questo decennio l’autore tratta anche le abitudini alimentari delle famiglie del secondo dopoguerra, descrivendo l’interminabile lavoro di suo nonno in una macelleria di Alba dalla quale si ricavava la carne che si mangiava quotidianamente. Le festività più importanti erano rigorosamente domestiche ed era consuetudine preparare grandi pranzi e cene in cui si sentiva il calore della famiglia e l’amore con cui si preparavano i piatti.

Negli anni Settanta molti giovani ritenevano che si potesse essere felici solo collaborando e cambiando la società.

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Invece negli anni Ottanta una nuova generazione pensava che dovesse predominare un “Io” anziché un “Noi”, cioè era meglio agire per conto proprio anziché formare un gruppo compatto. Però l’Italia aveva bisogno di questo pensiero “egoista”, per scrollarsi di dosso i drammi della seconda guerra mondiale e del terrorismo. Questo, fu un decennio in cui prevaleva il desiderio di dimenticare ciò che succedeva intorno anche attraverso sostanze stupefacenti che causavano numerosi incidenti stradali.

Ma fu anche un periodo di progresso in cui venne abbattuto il muro di Berlino e crollò il regime comunista, due delle modernizzazioni più importanti di tutta la seconda metà del XX secolo. Gli anni Settanta e Ottanta sono definiti come l’ultima volta in cui la generazione dello scrittore è stata felice, prima della grande crisi del ‘90.

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Gli anni Novanta sono presentati come un periodo di espansione impetuosa nell’America della new economy e nell’Asia delle tigri. La Francia e la Germania crescevano del 2-3%, mentre l’Italia risentiva della fine del comunismo illudendosi che ideali sbagliati in altri Paesi fossero qui giusti e ammissibili. Si creò la prima Forza Italia che era un’accozzaglia berlusconiana per salvare il patrimonio familiare, ma il centrosinistra avrebbe finito per governare il Paese per quasi tutto il decennio con nomi come Ciampi, Prodi e D’Alema.

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Gli anni duemila sono visti come una rivoluzione nella quale ci troviamo senza neanche accorgercene. Pensiamo di vivere una stagione depressa e invece stiamo attraversando un momento di grandi rivolgimenti. È un’epoca di pericoli ma anche di opportunità. Ne è un esempio Papa Francesco, che ha cominciato il suo cammino da pastore della Chiesa capovolgendo la Curia e spiazzando affaristi e credenti.

Il libro si chiude con una proposta: usare di più le parole che ci legano al nostro Paese, cioè imparare ad utilizzare espressioni quali “La nostra Italia” anziché “Questa Italia”. Ci troviamo in un periodo di grande crisi, che però si può affrontare solo se la smettiamo di piagnucolare, reagendo insieme alle difficoltà e aiutandoci a vicenda.

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LA CRITICA Questo testo ci è parso molto educativo e ci è sembrato alquanto utile perché ci ha permesso di capire come fosse l’Italia ai tempi dei nostri genitori e dei nostri nonni. Nonostante ciò pensiamo che questo libro possa essere visto come una “rimpatriata di ricordi“ rivolta ai nati della generazione del ‘60. Infatti grazie a questo racconto i coetanei di Cazzullo riescono a capire ciò che li accomuna e a non vedersi come singoli, ma come gruppo. Il modo di leggere questo testo è infatti differente in noi giovani e nei nostri genitori, in quanto noi lo percepiamo come una visione di insieme sull’Italia di ieri, mentre gli adulti che hanno vissuto gli avvenimenti narrati sulla loro pelle riescono a rivivere le emozioni di quei momenti stessi. In alcune parti del libro ci siamo riconosciuti e identificati, soprattutto nel leggere i capoversi sui social network e ci riteniamo fortunati rispetto ai nostri genitori anche se a volte facciamo fatica ad ammetterlo, desideriamo avere sempre di più e ci arrabbiamo, lamentandoci, se non otteniamo ciò che vogliamo. È vero che a volte siamo una generazione di piagnucoloni che si arrendono davanti alle minime difficoltà e siamo facilmente condizionabili dai più grandi e da ciò che leggiamo sul web. È come se collegandoci al mondo virtuale, perdessimo la cognizione di ciò che ci circonda e iniziassimo a rinchiuderci in noi stessi e nel nostro mondo.

Internet è un valido strumento anche se può essere rischioso. È in grado di far perdere la cognizione del tempo, in quanto capace di abbattere le barriere geografiche, comunicando con persone che sono dall’altra parte del mondo, in tempo reale. Ciò comporta una visione ottimista di un mondo parallelo in cui non esistono problemi e si ha il controllo di se stessi. Di conseguenza questo ci rende impotenti davanti alla realtà e agli ostacoli quotidiani. Ammettiamo di essere nati in un’epoca in cui tutto ciò che si potesse desiderare già lo avevamo e quindi siamo meno stimolati a cercare di migliorare le nostre condizioni di vita, quando invece esistono Paesi poveri che necessitano di rinnovamenti.

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Pensiamo che la crisi sia un ostacolo superabile se siamo tutti uniti. Se anziché piangere sul latte versato proponessimo qualcosa che possa essere utile a sconfiggere questa situazione, di sicuro ci riuscirebbe più facile uscirne.

Ecco quindi le nostre proposte:- Informarci su ciò che accade intorno a noi, senza far finta di niente, ma sentendoci toccati in prima

persona;- Avere molto senso critico e non lasciarci abbindolare dalle pubblicità;- Imparare ad accontentarci e a non pretendere sempre di più;- Studiare molto, soprattutto la storia, per non dimenticare ciò che è stato e non ricommettere gli stessi

errori;- Smettere di piagnucolare di fronte ai problemi, ma impegnarsi nel risolverli e non nell’aggirarli;- Imparare a capire la differenza tra la realtà e il mondo virtuale.Perciò la nostra considerazione, come suggerisce l’autore è: “BASTA PIANGERE!”

IERI…

OGGI…

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REDAZIONE: Daniele Ludovica, Cogno Valerio, Porasso Milena,

Pira Elena, Ristova Simona, El Bouhali Hajar

GRAFICA: Gocev Roberto, Giordano Gloria, Carbone Gianluca