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1 Dipartimento di Prevenzione Veterinaria Via de Toscani 1 - 46100 Mantova Tel 0376334286 fax: 0376334280 PIANO PER LA GESTIONE DELLE EMERGENZE VETERINARIE NON EPIDEMICHE NEL TERRITORIO DELL’ASL DI MANTOVA

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Dipartimento di Prevenzione Veterinaria Via de Toscani 1 - 46100 Mantova Tel 0376334286 fax: 0376334280

PIANO PER LA GESTIONE DELLE EMERGENZE VETERINARIE NON EPIDEMICHE NEL TERRITORIO

DELL’ASL DI MANTOVA

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INDICE PAGINA CAPITOLO Par. TITOLO4 1 Premessa 4 2 Definizioni 7 2.1 Acronimi 8 3 Documenti di Riferimento 9 4 Strutture di comando e controllo in Provincia di

Mantova 9 4.1 Estratto del piano di emergenza provinciale di

protezione civile rischio idrogeologico 17 5 Pianificazione dell’intervento del dipartimento di

prevenzione veterinario 17 5.1 Eventi di tipo A 19 5.2 Emergenze relative all’attività di trasporto 20 5.3 Gestione/recupero animali vaganti sul territorio 20 5.4 Allerte alimentari riguardanti prodotti di o.a. 20 5.5 Allerte alimentari riguardanti alimenti destinati

all’alimentazione animale 20 5.6 Moria massiva di animali 22 5.7 Eventi di tipo B e C 25 6 Ruoli e responsabilità 26 7 Problematiche veterinarie affrontate nel corso di

emergenze 26 7.1 Ristabilizzazione organizzativa del Servizio Veterinario27 7.2 Approvvigionamento idrico 28 7.3 Mancanza di corrente elettrica 29 7.4 Spostamento mandrie per inagibilità strutture 29 7.5 Riconoscimenti/Registrazioni per trasferimento /

modifica attività di produzione / lavorazione di alimenti di o.a. per inagibilità delle strutture

29 7.6 Rilascio nulla-osta per l’idoneità alla vendita di derrate alimentari presenti in strutture danneggiate e censimento danni

30 7.7 Rifornimento mangimi zootecnici e farmaci veterinari 30 7.8 Smaltimento di S.O.A. 31 7.9 Contenimento delle specie infestanti 32 7.10 Recupero, salvataggio e ricovero animali da reddito

fuggiti 33 7.11 Recupero, salvataggio e ricovero animali da compagnia

randagi 33 7.12 MSU, abbattimento o eutanasia di animali in grave

stato di sofferenza 33 7.13 Assistenza zooiatrica in allevamento 34 7.14 Assistenza zooiatrica agli animali da compagnia feriti

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PAGINA CAPITOLO TITOLO 34 7.15 Vigilanza igienico-sanitaria sulle cucine dei campi di

accoglienza 36 7.16 Vigilanza igienico-sanitaria sugli animali ospiti dei

campi di accoglienza 37 7.17 Gestione animali e derrate alimentari in aree

interessate da emergenze chimiche e tossicologiche

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1. PREMESSA Il Dipartimento di Prevenzione Veterinario dell’ASL fa parte del sistema organizzativo

della Protezione Civile in quanto elemento insostituibile per la previsione, pianificazione e gestione delle problematiche attinenti la componente veterinaria.

Per garantire efficienza ed efficacia dell’intervento non è solo indispensabile programmare l’azione sanitaria vera e propria ma è anche necessario pianificare l’organizzazione dal punto di vista gestionale ed operativo e raccogliere tutte le disposizioni in un Piano di Gestione delle Emergenze (PGE).

Scopo del presente PGE è definire gli aspetti organizzativi essenziali affinché il Dipartimento di Prevenzione Veterinaria direttamente ed attraverso i Distretti Veterinari, possa affrontare le eventuali emergenze, con procedure predisposte e provate. A sua volta il Dipartimento di Prevenzione Veterinaria si coordina prioritariamente con il Dipartimento di Prevenzione Medica e con i Dipartimenti di Prevenzione Veterinaria delle altre province lombarde ed extra lombarde, nel caso l’evento abbia una portata extra provinciale.

Il PGE del DPV dell’ASL di Mantova, ha gli obiettivi di: 1. contenere tutte le procedure operative da attuarsi nel caso in cui si verifichi l’evento

atteso, 2. contenere le procedure d’integrazione e coordinamento con le restanti strutture

organizzative dell’ ASL, in primo luogo il DPM e con le altre componenti del Sistema di Comando e Controllo della Protezione Civile.

3. perseguire un’adeguata gestione dell’emergenza sin dal suo primo insorgere con lo scopo di contenere gli effetti e riportare, il più rapidamente possibile, la situazione in condizioni di normalità;

4. conferire un carattere automatico all’avvio del processo a prescindere da disposizioni autoritative sovraordinate più o meno rapide.

2. DEFINIZIONI

Catastrofe Evento che coinvolge un numero elevato di vittime e le

infrastrutture di un determinato territorio producendo un'improvvisa e grave sproporzione, tra richieste di soccorso e risorse disponibili, destinata a perdurare nel tempo (oltre 12 ore).

Catastrofe ad effetto limitato

Evento che coinvolge un numero elevato di vittime, ma non le infrastrutture di un determinato territorio; e' caratterizzata dalla limitata estensione temporale delle operazioni di soccorso (meno di 12 ore).

Catastrofi naturali eventi meteorologici: nubifragi, nevicate, grandinate, siccità, esaurimento dei pozzi d’acqua, contaminazione dei pozzi, trombe d’aria,

eventi geologici: terremoti, bradisismo, eruzioni vulcaniche,

eventi idrogeologici: frane e smottamenti con coinvolgimento di centri abitati e/o infrastrutture importanti, quali dighe e bacini artificiali, valanghe, slavine, esondazioni, ecc..

catastrofi biologiche: epidemie umane (influenza,

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diffusione di malattie infettive determinata dalla riduzione o dalla alterazione temporanea delle condizioni igienico–sanitarie), epidemie animali (con o senza rischio di trasmissione della malattia infettiva all’uomo) .

Catastrofi tecnologiche

incidenti rilevanti in attività industriali: incendi; esplosioni; rilascio di sostanze inquinanti o tossiche; rilascio di radioattività con limitati rischi di irraggiamento diretto ed indiretto ma con considerevole pericolo per i più probabili fenomeni di contaminazione diretta ed indiretta di cose e persone

incidenti nei trasporti: incidenti aerei, ferroviari, marittimi, stradali rilevanti per l'entità dei danni agli uomini ed alle persone, rilascio di sostanze tossiche o infiammabili e pericolose in conseguenza di incidenti nei trasporti.

collasso di sistemi tecnologici: black-out elettrico; black-out informatico; interruzione dei rifornimenti idrici a causa di guasti importanti sulla rete idraulica; interruzione dei rifornimenti di gas ed oleodotti; collasso di dighe o bacini;

incendi: boschivi; urbani (immobili ed infrastrutture); crolli di immobili in centri abitati, per cedimenti

strutturali od altre cause. Catastrofi conflittuali e sociali

atti terroristici anche conseguenti all’uso doloso, o alla minaccia dell’uso, di armi chimiche, biologiche e nucleari

ricadute sul territorio di conflitti internazionali migrazioni di massa di profughi, rifugiati o immigrati

irregolari incidenti durante spettacoli, feste e manifestazioni

sportive accoglienza straordinaria di profughi evacuati da

territori sinistrati Attività belliche generalizzate, compresa guerra civile

Eventi Tipo A Eventi naturali o connessi con l'attivita' dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria.

Eventi Tipo B Eventi naturali o connessi con l'attivita' dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di piu' enti o amministrazioni competenti in via ordinaria

Eventi Tipo C Calamita' naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensita' ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.)

Massimo organo di coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale. È composto dai responsabili di tutte le strutture operative presenti sul territorio provinciale.

Centro Operativo Misto (C.O.M.)

Organo di coordinamento delle strutture di protezione civile sul territorio colpito che opera sul territorio di più comuni in supporto alle attività dei sindaci.

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Centro Operativo Comunale (C.O.C.)

Centro operativo dove opera la struttura comunale di gestione dell’emergenza e si raduna l’Unità di Crisi Locale. Presieduto dal Sindaco, provvede alla direzione dei soccorsi e dell’assistenza della popolazione del comune

Unità di Crisi Provinciale (U.C.P.)

Organo di coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale. Opera in collaborazione con il C.C.S. negli eventi di Tipo B.

Emergenza non epidemica

Evento determinato da un agente fisico che produce un impatto distruttivo sul territorio in cui si manifesta, la cui entità dipende sia dalle caratteristiche fisiche e fenomenologiche dell'evento stesso, sia dalla struttura socio-politica preesistente nel territorio di riferimento (eventi meteorologici, eventi geologici, eventi idrogeologici, etc)

Emergenza epidemica Evento determinato dalla diffusione di una malattia in un territorio più o meno vasto, con un grande numero di animali o individui colpiti, o fenomeno che si manifesta con una frequenza molto alta a prescindere dall'area nella quale si sviluppa

Fasi operative Insieme delle azioni da intraprendere prima (per i rischi prevedibili), durante e dopo l’evento. Le attivazioni delle fasi precedenti all’evento sono legate ai livelli di allerta (attenzione, preallarme, allarme)

Funzioni di supporto Organizzazione delle risposte, distinte per settori di attività e di intervento, che occorre dare alle diverse esigenze operative.

Piani di emergenza Insieme delle procedure operative di intervento da attuarsi in caso di in cui si verifichi l’evento atteso contemplato in uno specifico scenario di rischio.

Procedure operative Insieme delle attivazioni-azioni, organizzate in sequenza logica e temporale, che si effettuano nella gestione di un’emergenza. Sono stabilite nella pianificazione e sono distinte per tipologie di rischio

Sala Operativa della Prefettura (SOP)

Centro operativo attivato a livello provinciale da cui partono tutte le operazioni di intervento, soccorso e assistenza nel territorio colpito dall'evento

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2.1 ACRONIMI

A.R.P.A. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente A.S.L. Azienda Sanitaria Locale C.C.S. Centro Coordinamento Soccorso C.N.C.M. Centro Nazionale di Controllo della Malattia C.O.C. Centro Operativo Comunale C.O.M. Centro Operativo Misto C.O.V.E.P.I. Centro Operativo Veterinario di Epidemiologia Programmazione ed

Informazione DI.COMA.C. Direzione Comando Controllo D.P.I. Dispositivi di Protezione Individuale D.P.M. Dipartimento di Prevenzione Medica DV Distretti Veterinari D.P.V. Dipartimento di Prevenzione Veterinario I.Z.S. Istituto Zooprofilattico Sperimentale O.A. Origine Animale O.E.V.R. Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale P.C. Protezione Civile P.C.A. Posto di Comando Avanzato S.I.A.N. Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione S.O.P. Sala Operativa della Prefettura S.S.R. Servizio Sanitario Regionale S.S.U.Em-118 Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza U.C.C. Unità di Crisi Centrale U.C.L. Unità di Crisi Locale U.C.P. Unità di Crisi Provinciale U.C.R. Unità di Crisi Regionale VV.F.F. Vigili del Fuoco

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3. DOCUMENTI DI RIFERIMENTO 1. Regione Lombardia: DDGS n. 9008/07 – Linee guida per la gestione delle

emergenze epidemiche e non epidemiche dei Dipartimenti di Prevenzione Veterinaria.

2. Piano di Emergenza Provinciale. Rischio industriale e da trasporto di sostanze pericolose. Provincia di Mantova – UTG Prefettura di Mantova dicembre 2004.

3. Piano di emergenza provinciale di protezione civile rischio idrogeologico (idraulico) Approvato con Delibera di Giunta Provinciale n.214 del 23/12/2009

4. Piano speditivo di emergenza provinciale di protezione civile rischio sismico Approvato dalla Provincia di Mantova con Delibera di Giunta Provinciale n. 99 del 18/07/2012;

5. Piano di Emergenza Provinciale di Protezione Civile. Amministrazione Provinciale di Mantova – 2003

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4. STRUTTURE DI COMANDO E CONTROLLO IN PROVINCIA DI MANTOVA

Nel territorio della Provincia di Mantova sono attivi i seguenti Piani di Emergenza:

1. “Piano di Emergenza Provinciale di Protezione Civile” (2003), integrato dal 2. “Piano di Emergenza Provinciale per il Rischio Industriale e da Trasporto di

Sostanze Pericolose”, (2004) dal 3. Piano di emergenza provinciale di protezione civile rischio idrogeologico (idraulico)

Approvato con Delibera di Giunta Provinciale n.214 del 23/12/2009 e dal 4. Piano speditivo di emergenza provinciale di protezione civile rischio sismico

Approvato dalla Provincia di Mantova con Delibera di Giunta Provinciale n. 99 del 18/07/2012

I Piani sono stati redatti dall’Amministrazione Provinciale in collaborazione con l’Ufficio Territoriale del Governo - Prefettura di Mantova.

Per il raggiungimento degli obiettivi primari di stabilizzazione dell'emergenza, il sistema italiano di protezione civile entra in azione costituendo, secondo procedure prefissate, una serie di "Centri" per la gestione dell'emergenza presso cui è chiamato a intervenire, direttamente o indirettamente, il D.P.V.

Per la gestione dell’emergenza occorre fare riferimento al modello di intervento della Provincia di Mantova contenuto nel Piano di emergenza provinciale di protezione civile rischio idrogeologico (idraulico) Approvato con Delibera di Giunta Provinciale n.214 del 23/12/2009 del quale si riporta un estratto

4.1 ESTRATTO DEL PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE RISCHIO IDROGEOLOGICO

7. Pianificazione di emergenza 7.1 Il sistema di protezione civile (regionale, provinciale)

L’organizzazione del sistema di protezione civile in Regione Lombardia si fonda sulla L.R. 16/2004 “Testo unico in materia di protezione civile”, che definisce le competenze della Regione, delle Province e dei Comuni. Il Presidente della Giunta Regionale, secondo l’art. 7, comma 1, L.R. 16/2004, è Autorità di protezione civile a livello regionale, per il coordinamento degli interventi di soccorso organizzati dalle Province di concerto con le Prefetture. La struttura regionale di protezione civile è basata sulla Sala Operativa H24 che svolge un ruolo di supporto agli Enti locali (Province, Comuni e Comunità Montane), agli organismi dello Stato (Prefetture) ed alle strutture operative (Vigili del Fuoco, S.S.U.Em.-118, Forze dell’Ordine), fornendo: informazioni relative a monitoraggio territoriale; coordinamento del volontariato di protezione civile, in raccordo con le Province e tramite la Colonna Mobile Regionale; supporto per la segnalazione dei danni mediante il sistema on-line RASDA (descritto nel cap. 9). La Regione fornisce inoltre supporto tecnico specialistico tramite l’Unità di Crisi Regionale, che si riunisce nella Sala Operativa in postazioni dedicate, ARPA - Lombardia ed una serie di Enti e strutture convenzionate (CNR, Università, Ordini Professionali, …). Per attivare l’intervento regionale diventa perciò fondamentale che al verificarsi di qualsiasi emergenza i Comuni informino tempestivamente, oltre la Prefettura e la Provincia di competenza, la Sala Operativa Regionale, mediante il Numero Verde H24 800.061.1601. 1. (da cellulare: 12.800.061.160). Le Province, secondo quanto riportato all’art. 3 della L. R. 16/2004, si occupano tra l’altro della predisposizione del Piano di Emergenza Provinciale, dell’attivazione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, del coordinamento delle

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organizzazioni di volontariato e dell’integrazione dei sistemi di monitoraggio dei rischi sul proprio territorio (anche tramite il Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione). Inoltre, secondo quanto riportato all’art. 7, comma 1, della L. R. 16/2004, il Presidente della Provincia, in caso di eventi di cui alla lettera b) dell’art. 2 della L. 225/92, è Autorità di Protezione Civile, responsabile dell’organizzazione dei soccorsi e dell’informazione della popolazione a livello provinciale. Inoltre, congiuntamente alla Prefettura, attiva e coordina la Sala Operativa Provinciale (nel seguito definita: Sala Operativa Unificata – per eventi di tipo b), art.2, L.225/92, Sala Operativa - per eventi di tipo c), art.2, L.225/92).

7.2 Strutture di comando e controllo 7.2.1 Il modello d’intervento - linee generali

Il modello di intervento che si attiva per gestire un’emergenza è modulato con progressività a seconda delle dimensioni dell’evento e delle prospettive della sua evoluzione, secondo il principio di sussidiarietà. Il Sindaco, secondo quanto previsto

dall’art. 15 della L. 225/92, è Autorità comunale di Protezione Civile per eventi di tipo a), art. 2 L. 225/92. Il Sindaco, quindi, è il responsabile della gestione dei soccorsi sul territorio comunale (art. 2 L.R. 16/04) e per l’espletamento delle proprie funzioni si avvale dell’Unità di Crisi Locale (U.C.L.) in coordinamento con il Posto di Comando Avanzato (P.C.A.), struttura tecnica che opera direttamente sul luogo dell’evento (tit. II, art. 4, d.g.r. 21205/2005);il P.C.A. non è di norma istituito per eventi emergenziali connessi al rischio idraulico relativi ai fiumi. Nel caso in cui l’emergenza non sia fronteggiabile con i mezzi a disposizione del Comune (eventi di tipo b), art. 2 L. 225/92) il Sindaco si rapporta con il Prefetto e con il Presidente della Provincia che avviano, ciascuno per la parte di propria competenza, le conseguenti attività coordinamentali. In caso di eventi di livello interprovinciale o regionale, il Presidente della Giunta Regionale è responsabile del coordinamento degli interventi

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organizzati dalle Province interessate, di concerto con i Prefetti, e degli eventuali interventi diretti richiesti in via sussidiaria dai Presidenti delle Province (art. 7 L.R. 16/04). Il Presidente per la gestione dell’emergenza si avvale dell’Unità di Crisi Regionale (U.C.R.), organismo tecnico che, operando in seno alla Sala Operativa Regionale, supporta la decisione organizzativa del Comitato di coordinamento dei Direttori Generali (Co.Di.Ge.) e l’indirizzo politico della Giunta Regionale (d.g.r. 21205/2005). Al verificarsi di eventi di tipo c), art. 2 L. 225/92 il Prefetto o il Presidente della Giunta Regionale richiedono alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell’art. 5 L. 225/92. In questo caso la direzione operativa degli interventi viene assunta direttamente dal Dipartimento della Protezione Civile, che (nello spirito della L.401/01, art. 5, comma 4) assicura i primi interventi (attività tecnico operativa) in concorso con la Regione, la quale si raccorda con Prefettura e Provincia. Il modello d’intervento rappresenta la pianificazione delle procedure di risposta all’emergenza, attuate tramite il coordinamento di tutti i centri operativi (DI.COMA.C., C.C.S., C.O.M., C.O.C./ U.C.L.) dislocati sul territorio. Nel momento in cui si verifica un evento calamitoso, le attività del Sistema di Protezione Civile si concentrano su precisi scopi, ciascuno secondo un ordine di ovvie priorità, tra i quali si citano i seguenti:

• esplicare i servizi tecnici urgenti idonei a fronteggiare l’emergenza, mitigandone i danni con il fine di tutelare l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente; • provvedere al soccorso della popolazione per la tutela dell’incolumità delle persone; • provvedere al primo ricovero, all’assistenza e al vettovagliamento per la popolazione colpita; • verificare la funzionalità delle infrastrutture e dei servizi essenziali con gli interventi di ripristino urgenti; • attuare la messa in sicurezza e la verifica delle strutture pericolanti; • predisporre gli insediamenti di emergenza (tende, roulottes, moduli abitativi o altro); • provvedere al recupero di materiali e al ripristino delle normali attività. 7.2.2 Il modello d’intervento - il sistema in provincia di Mantova Autorità preposte alla gestione dell’emergenza Dal punto di vista giuridico ed organizzativo, si è assistito in questi ultimi anni ad un’evoluzione

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del quadro ordinamentale, in particolare con l’avvento della L.R. 16 del 2004. Nel caso, pertanto, si incorra in un evento emergenziale di cui alla lettera b) dell’art. 2 della L. 225/92, il Presidente della Provincia assume gli oneri e la responsabilità di gestire le attività di protezione civile, come Autorità Provinciale. A lui fanno capo tutte le informazioni del territorio nonché le conseguenti attivazioni e l’informazione della popolazione. Nella circostanza, convive una competenza coordinamentale del Prefetto che, per legge e per prassi consolidata, ha solo la responsabilità di gestire gli organi e le risorse statuali (Forze dell’Ordine, Militari, Vigili del Fuoco). L’ipotesi, invece, dell’evento emergenziale di cui alla lettera c) dell’accennato art. 2 L. 225/92 è riconducibile alla fattispecie di grande calamità e si verifica, dal punto di vista giuridico, ogni volta che il Consiglio dei Ministri deliberi lo stato di emergenza in considerazione della gravità dei fatti incidentali. In tal caso, ai sensi dell’art.5, comma 4), della L.401/01, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento di Protezione Civile assume la gestione dell’emergenza in concorso con la Regione, la quale si raccorda con Prefettura e Provincia, ferma restando la potestà coordinamentale della Prefettura per la direzione unitaria dei soccorsi. In generale, si può fondatamente sostenere che, in caso di calamità, non potendosi prevedere un’evoluzione nei descritti livelli b) e c), la Provincia dovrà attivarsi secondo quanto previsto dalla L.R. 16/2004 mentre la Prefettura gestirà le sole risorse statuali. Dalla successiva evoluzione degli eventi calamitosi scaturirebbe poi il congruente inquadramento nelle accennate fattispecie gestorie. Sala Operativa Unificata In caso di gestione emergenziale, il Presidente della Provincia assume il coordinamento dei soccorsi (nella fattispecie della lettera b) del citato art. 2, L.225/92) e si attiva anche tramite il proprio Servizio di protezione civile ed avvalendosi del dipendente Centro Situazioni di Protezione Civile (Ce.Si.). Il Prefetto, per parte sua, avvia, al contempo, il coordinamento delle risorse statuali. Il Presidente della Provincia può parimenti chiedere al Prefetto l’accesso (e l’utilizzo) alla Sala Operativa in Prefettura, per esigenze connesse

agli eventi emergenziali. Il Prefetto - ritenendo fin d’ora di rendere disponibili tali ambienti alla Provincia - assente senza indugi alla richiesta. Si avvia, così, in costanza di emergenza di livello b), un modulo gestorio in cui convivono, in contemporanea ed in collaborazione, la funzione di coordinamento del Presidente della Provincia e, distintamente, la funzione di coordinamento del Prefetto, quest’ultima riferita alla sola responsabilità di gestire esclusivamente gli Organi statuali. Tale quadro organizzativo può benissimo mutare, ove si versi, nel prosieguo, in una fattispecie di emergenza di livello c). La Sala operativa in questione si

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varrà, se appena possibile, dell’organizzazione per funzioni prevista dal cosiddetto Metodo Augustus, secondo intese tra Prefettura e Provincia. Nel corso della gestione emergenziale, potrà essere impiegato – oltre agli addetti propriamente incaricati dai vari enti ed uffici tenuti al concorso in Sala Operativa - personale ausiliario e di supporto tanto della Prefettura quanto della Provincia h24 e fino a cessate esigenze. Coordinamento durante le emergenze alla luce di quanto concordato tra Provincia di Mantova e Prefettura di Mantova, si delinea un modello che vede la costituzione di strutture di comando e controllo differenti, in relazione alle responsabilità poste in capo ai due Enti dalla normativa vigente, per eventi di tipo B) e di tipo C) (ex art.2 L.225/99), come schematicamente riportato nella tabella 7.1. 7.2.3 Eventi di tipo B - Unità di Crisi Provinciale (U.C.P.) / Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.)

Ai sensi della L.R. 16/04, per eventi riconducibili alla fattispecie della lett. b), il Presidente della Provincia assume il coordinamento dei soccorsi e si attiva anche tramite il proprio Servizio di protezione civile ed avvalendosi del dipendente Centro Situazioni Ce.Si.). Considerate le indicazioni generali (ex Modello Augustus) che prevedono la costituzione del C.C.S. quale organo di coordinamento provinciale, retto dal Prefetto, e viste altresì le competenze attribuite al Presidente della Provincia dalle recenti evoluzioni normative, per eventi di tipo b) si è ritenuto di avvalersi anche di una Unità di Crisi Provinciale (U.C.P.), presieduta dal Presidente della Provincia. Il Presidente della Provincia, che presiede l’Unità di Crisi Provinciale (U.C.P.), convoca: • Provincia di Mantova • Regione (Sede Territoriale di Mantova) • A.S.L. dipartimento di Mantova • A.R.P.A. dipartimento di Mantova • S.S.U.Em. 118 di Mantova • Organizzazioni di Volontariato di protezione civile mantovane • A.I.PO • Consorzi di Bonifi ca • ev. latri Il Prefetto, che presiede il Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) avvia, al contempo, il coordinamento delle risorse statuali: • Prefettura • Vigili del Fuoco • Polizia di Stato • Carabinieri • Guardia di Finanza • Polizia tSradale • Esercito • Corpo Forestale dello Stato. In questo modello convivono, in contemporanea ed in collaborazione, la funzione di coordinamento del Presidente della Provincia e, distintamente, la funzione di coordinamento del Prefetto, quest’ultima riferita alla sola responsabilità di gestire esclusivamente gli Organi statuali. L’U.C.P. ed il C.C.S. vengono convocati entrambi presso gli ambienti della Prefettura di Mantova, in via P. Amedeo, 30, 2° piano, in considerazione della possibilità di un evolversi della situazione emergenziale da evento di tipo b) a evento di tipo c).

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7.2.4 Eventi di tipo B - Sala Operativa Unificata La Sala operativa Unificata si varrà dell’organizzazione per funzioni prevista dal cosiddetto Metodo Augustus, secondo intese tra Prefettura e Provincia. Nel corso della gestione emergenziale, potrà essere impiegato – oltre al personale addetto propriamente incaricato dai vari enti ed uffici tenuti al concorso in Sala Operativa - personale ausiliario e di supporto tanto della Prefettura quanto della Provincia h24 e fino a cessate esigenze. La Sala Operativa Unificata ha sede presso la Prefettura di Mantova, in via P. Amedeo, 30, 2° piano. 7.2.5 Eventi di tipo C - Il Centro di Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) La catena di comando e controllo delineata dalla normativa nazionale, è fondata a livello provinciale su una struttura piramidale, il cui vertice è costituito dal Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) che è convocato dal Prefetto, che lo presiede. Il C.C.S. è composto dai rappresentanti provinciali degli enti e delle strutture operative coinvolte nella gestione dell’emergenza, si avvale della Sala Operativa Provinciale, la quale è fondata, se appena possibile, sulle 14 funzioni di supporto previste dal “Metodo Augustus”, attivabili di volta in volta in caso di necessità. Il C.C.S., presieduto dal Prefetto, è il massimo organo di coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale e si articola in componenti fisse e componenti eventuali. Le componenti fisse sono: • Prefettura • Vigili del Fuoco • Polizia di Stato • Carabinieri • Guardia di Finanza • Polizia tSradale • Esercito • Corpo Forestale dello Stato • Provveditorato alle Opere Pubbliche • Regione • Provincia • Comuni capi settore dei C.O.M. • A.S.L. • A.R.P.A. - Dipartimento provinciale • S.S.S.Em. - 118 competente per territorio • Croce Rossa Italiana • Organizzazioni di Volontariato. Le componenti eventuali sono, principalmente, i soggetti erogatori dei servizi essenziali (energia elettrica, gas, acqua, telefonia fissa e mobile, poste, scuole, etc.). Il C.C.S. è ubicato presso la Prefettura, in via P. Amedeo, 30, 2° piano. In caso di inagibilità sarà istituito in altra sede idonea. I compiti principali del C.C.S. sono: • raccogliere e valutare le informazioni relative all’evento; • valutare le esigenze sul territorio; • provvedere ai servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite, coordinando le attività svolte da tutte le Amministrazioni, gli Enti e dai privati, stabilendo la priorità dei provvedimenti da adottare; • valutare l’entità dei mezzi e del personale necessario a fronteggiare gli eventi con efficacia e tempestività, e valutare la ripartizione delle risorse sulla scorta delle richieste pervenute e delle effettive disponibilità;

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• smistare agli Enti di competenza, previa valutazione delle priorità, le richieste di intervento pervenute; • promuovere il rapido ripristino dei servizi essenziali; • tenere collegamenti costanti con la sala operativa del Ministero dell’interno e la sala situazione del Dipartimento della protezione Civile; • annotare tutte le offerte provenienti dai privati cittadini di mezzi e materiali utili, predisponendone l’eventuale impiego. Presso il C.C.S. viene assicurata la direzione unitaria degli interventi, da coordinare con quelli realizzati dai Sindaci dei comuni interessati. La funzione di responsabilità del C.C.S. è attribuita al Prefetto. Il C.C.S. si avvale della Sala Operativa della Prefettura, quale organo di supporto tecnico/operativo. 7.2.6 Eventi di tipo C - La Sala Operativa ( S.O.P.) La Sala Operativa è retta da un rappresentante del Prefetto ed è organizzata, secondo le necessità, per funzioni di supporto. Ogni funzione rappresenta la singola risposta operativa che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale. In relazione al tipo di emergenza in atto, il Prefetto valuterà se attivare tutte le funzioni di supporto. La Sala Operativa è organizzata affinché ciascun componente possa mettersi in comunicazione immediata con il proprio Ente ed abbia il materiale necessario per svolgere la propria funzione. La Sala Operativa è ubicata presso la Prefettura, in via P. Amedeo 30, 2° Piano (Mantova). I compiti principali della Sala Operativa sono: • supporto al C.C.S. fornendogli ogni informazione utile per la gestione dell’emergenza, • mantenere un costante raccordo e coordinamento con i Centri Operativi Misti (C.O.M.), eventualmente istituiti dal Prefetto, con la Sala Operativa di Protezione Civile della Regione Lombardia e con i Centri Operativi Comunali (C.O.C.)/U.C.L.. 7.2.7 Il Centro Operativo Misto (C.O.M.) Il C.O.M. è una struttura operativa decentrata costituita con decreto prefettizio, il cui responsabile (delegato dal Prefetto) dipende dal Centro Coordinamento Soccorsi, e al quale partecipano i rappresentanti dei comuni e delle strutture operative. I compiti attribuiti al C.O.M. sono quelli di coordinare e gestire le operazioni d’emergenza in costante raccordo con il C.C.S., la Sala Operativa della Prefettura e con i Sindaci dei comuni colpiti, che fanno capo al C.O.M. stesso. L’ubicazione del C.O.M. deve essere possibilmente baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata in edificio non vulnerabile. Il C.O.M. è organizzato per 14 funzioni di supporto che rappresentano le singole risposte operative in loco e si attiva in emergenze che richiedano un coordinamento tra più comuni o aree coinvolte dall’evento calamitoso. Come per il C.C.S., il Prefetto valuterà l’opportunità di attivare le funzioni ritenute più idonee, in relazione alla tipologia dell’emergenza. Nel caso del C.O.M. può risultare opportuno anche accorpare alcune delle funzioni, per renderne più facile la gestione. Nella provincia di Mantova sono istituiti tre C.O.M. presso i comuni di Viadana, Mantova e Ostiglia. Per emergenza alluvionale connessa al rischio idraulico non si ritiene opportuno il loro utilizzo, risultando appropriata l’attivazione dei C.O.C. (Centri Operativi Comunali) dei comuni interessati dall’evento calamitoso e, qualora ritenuto necessario, di U.C.P. e/o C.C.S.

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7.2.8 Il Centro Operativo Comunale (C.O.C.) / Unità di crisi locale (U.C.L.) Il “Metodo Augustus” prevede che in ogni comune, in caso di emergenza, il Sindaco si avvalga del Centro Operativo Comunale (C.O.C.), fondato su 9 funzioni di supporto, i cui componenti mettono in atto le procedure previste nel Piano di Emergenza Comunale e lo supportano nelle decisioni, nell’organizzazione e nella gestione degli interventi. Le 9 funzioni di supporto rappresentano le principali attività che il comune deve garantire alla cittadinanza, sia nella gestione della crisi, che per il superamento dell’emergenza: 1. Tecnici Scientifici - Pianificazione 2. Sanità, Assistenza Sociale 3. Volontariato 4. Materiali e mezzi 5. Servizi essenziali e attività scolastica 6. Censimento danni, persone e cose 7. Strutture operative locali 8. Telecomunicazioni 9. Assistenza alla popolazione. Considerato che una tale struttura sia difficilmente sostenibile a fronte dell’organico medio su cui può contare un comune, al fine di poter di affrontare eventuali emergenze in modo organizzato, sulla base delle risorse umane effettivamente disponibili, viene pertanto introdotta una struttura denominata “Unità di Crisi Locale” - U.C.L., composta da figure “istituzionali” presenti di norma in ogni comune: a) Sindaco (o suo sostituto), che coordina il C.O.C. e tiene i rapporti con il C.O.M.; b) Referente Operativo Comunale (se diverso dal Sindaco), che supporta il Sindaco, con autonomia decisionale limitata ad aspetti logistici ed operativi; c) Tecnico comunale (o Ufficio Tecnico Comunale); d) Comandante Polizia Locale (o suo sostituto); e) Responsabile del Gruppo Comunale di protezione civile, o di altra Associazioni di Protezione Civile convenzionate; f) Rappresentante delle Forze dell’Ordine del luogo (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato). Questa struttura minima di comando e controllo può essere integrata, a discrezione del Sindaco, con altri componenti in funzione della natura dell’emergenza. Tra C.O.C. ed U.C.L. non esiste un conflitto di competenze, in quanto l’Unità di Crisi Locale rappresenta lo strumento per assolvere i compiti previsti per le 9 Funzioni di Supporto del Centro Operativo Comunale, che potranno pertanto essere accorpate, o attivate solo in caso di necessità. Il Sindaco può individuare all’interno dell’Amministrazione Comunale (tra i funzionari o tra gli amministratori) un “Referente Operativo Comunale” - ROC, a cui affidare compiti operativi in fase di normalità (es. sovrintendere alla stesura del piano di emergenza comunale, organizzare il Gruppo Comunale di protezione civile, ...) ed in fase di emergenza (es. sovrintendere alla sorveglianza del territorio, coordinare eventuali evacuazioni, o l’assistenza pratica alla popolazione, ...).

L’ASL è componente nel CCS e del U.C.P. è una funzione della SOP, del COM, del COC e del PCA. Il coinvolgimento dei Servizi dell’ASL e del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria (DPV) in particolare, è stabilito dal Sindaco del territorio colpito, dal Presidente della Provincia o dal Prefetto sulla base alle dimensioni dello scenario.

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5. PIANIFICAZIONE DELL’INTERVENTO DEL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE VETERINARIO

5.1. EVENTI DI TIPO A Si tratta di microemergenze risolvibili con le normali risorse distrettuali/dipartimentali con eventuale coinvolgimento delle strutture di ordine pubblico. Rientrano in questa tipologia i seguenti scenari:

1. incidenti stradali con coinvolgimento animali;(vedi Punto 5.2.1 Emergenze relative all’attività di trasporto)

2. incidenti stradali automezzi trasportanti derrate alimentari di o.a. ; (vedi Punto 5.2.2 Emergenze relative all’attività di trasporto)

3. gestione/recupero animali vaganti sul territorio; (vedi procedura DPV MN PQA. DVET.01e Punto 5.3 Gestione recupero animali vaganti sul territorio)

4 allerte alimentari riguardanti prodotti di origine animale;(vedi procedura DPV MN PQA. DPV. DVET.02 PQA. DPM. – SIAN – 11)

5 allerte alimentari riguardanti alimenti destinati all’alimentazione animale. (vedi procedura DPV MN PQA. DPV. DVET.02 PQA. DPM. – SIAN – 11)

6 moria massiva di animali;(vedi Punto 5.6 Emergenze relative a moria massiva di animali) 5.1.1 ALLERTAMENTO La richiesta d’intervento può provenire da privati cittadini, forze dell’ordine, operatori del settore alimentare (OSA), organismi regionali e statali. Le richieste di intervento sono ricevute, a seconda del momento, da:

• veterinario territoriale; • distretto veterinario di competenza; • dipartimento prevenzione veterinario; • centralino reperibilità A.S.L. che attiverà i veterinari/tecnici della prevenzione

reperibili. Per i recapiti telefonici relativi ad ASL di Mantova ed Enti esterni si può fare riferimento alla tabella Recapiti telefonici utili sotto riportata: NUMERI INTERNI ASL MANTOVA TEL FAX TEL. INTERNO E.MAIL CENTARLINO ASL MANTOVA 376334111 44111 CENTARLINO OSPEDALE DI BOZZOLO 0376 9091 DIREZIONE SANITARIA 0376-334985 0376-334530 44985 DIREZIONE AMMINISTRATIVA 0376-334983 0376-334530 44983 DIPARTIMENTO DI MEDICINA VETERINARIA 0376 334287 0376 334280 DISTRETTO VETERINARIO ASOLA 0376 846724 0376 818029 [email protected]

DISTRETTO VETERINARIO GUIDIZZOLO 0376 846723 0376 818029 [email protected]

DISTRETTO VETERINARIO MANTOVA 0376 334505 0376 334226

0376 334535 0376 331993 44505 [email protected]

DISTRETTO VETERINARIO QUISTELLO SEDE OSTIGLIA 0386 302076 0376 846736 [email protected]

DISTRETTO VETERINARIO QUISTELLO SEDE SUZZARA 0376 331462 0376 331914 [email protected]

DISTRETTO VETERINARIO VIADANA 375789754 376331067 46754 [email protected]

DIPARTIMENTO MEDICO 0376 334401 0376 334483 [email protected]

SIAN MANTOVA 0376 334981 0376 334952 0376 334965 44981 [email protected]

SISP MANTOVA 0376 334606 0376 334611 44611 sisp.mantova@aslmn,it

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NUMERI ESTERNI TEL FAX MAIL ARPA - Azenzia Regionale Per L'Ambiente 0376-46901 [email protected]

ISTITUTO ZOOPROFILATTICO MANTOVA 0376-380493 0376-381434 [email protected]

ISTITUTO ZOOPROFILATTICO BRESCIA 030-22901 030-2290609 CENTRO ANTIVELENI OSPEDALE NIGUARDA MILANO 02 64447053 CARABINIERI 112 POLIZIA DI STATO 113 GUARDIA DI FINANZA 117 VIGILI DEL FUOCO 115 EMERGENZA SANITARIA 118 EMERGENZA AMBIENTALE 1515 CORPO FORESTALE 0376 355873

GUARDIA COSTIERA 114 SERVIZIO CACCIA E PESCA DELLA PROVINCIA DI MANTOVA 0376 2041 0376 401454

Il personale del servizio veterinario della ASL di Mantova coinvolto nelle varie tipologie di emergenze trattate successivamente può fare riferimento alla cartella Bacheca in cui sono presenti il file Recapiti telefonici utili ed il file Elenco Operatori in cui sono raccolti i recapiti telefonici delle ditte o persone che operano in settori di interesse veterinario (trasporto animali vivi, macelli MSU, trasporto SOA, ecc.) 5.1.2 SEQUENZA TEMPORALE DEGLI INTERVENTI

Nella conduzione degli interventi nel corso di eventi di TIPO A da parte del personale del Servizio Veterinario, occorrerà porre molta attenzione differenziando quella che è l’attività d’istituto di propria competenza, da quella di controllo sulle attività che competono ad altri soggetti. E’ inoltre importante non sostituirsi agli operatori interessati o ad altri enti in operazioni che non sono di stretta competenza veterinaria. E’ altresì indispensabile, prima di effettuare qualsiasi attività, assicurarsi di non intralciare le operazioni di soccorso alle persone coinvolte e di essere in grado di poter operare in sicurezza, chiedendo, se del caso, collaborazione alle forze dell’ordine (ad esempio in caso di interventi su strada).

Schematicamente l’intervento del Servizio Veterinario nel corso di eventi di TIPO A può essere suddiviso nelle seguenti fasi temporali:

1. Ricognizione sul luogo con raccolta di informazioni riguardanti: • tipologia di emergenza e pericolo; • area territoriale coinvolta; • interessamento delle strutture coinvolte ( insediamenti zootecnici, attività

produttive, vie di comunicazione, ecc.); • valutazione della necessità di richiedere l’intervento di personale di supporto ( Veterinari ufficiali, tecnici della prevenzione, veterinari referenti di area, direttore del distretto ); • valutazione della necessità di richiedere l’eventuale intervento di altri enti ( VV.FF. , Forze dell’Ordine, Arpa ecc.).

2. Gestione dell’ emergenza contingente sulla base di disposizioni / linee guida/ procedure interne codificate.

3. Coinvolgimento del D.P.V. nel caso in cui l’evento non sia fronteggiabile con le normali risorse e procedure Distrettuali.

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Tab. 1

FLUSSO DI COMUNICAZIONE EMERGENZE DI TIPO A

ATTIVA INFORMA MODALITA’

PRIVATI CITTADINI, O. S. A. , FORZE DELL’ORDINE, ORGANISMI REGIONALI E STATALI

VETERINARIO TERRITORIALE , TECNICO DELLA PREVENZIONE, DISTRETTO VETERINARIO, DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE VETERINARIA , CENTRALINO

REPERIBILITA’ A.S.L. ( per Veterinario e T.d.P. reperibili)

VETERINARIO UFFICIALE TECNICO DELLA PREVENZIONE

REFERENTE AREA

DISPOSIZIONI LINEE GUIDA PROCEDURA INTERNA

DIRETTORE DISTRETTO

DIRETTORE DIPARTIMENTO PREVENZIONE VETERINARIA

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5.2 EMERGENZE RELATIVE ALL’ATTIVITA’ DI TRASPORTO

Per emergenze relative all’attività di trasporto si intendono eventi conseguenti al

rovesciamento o danneggiamento coinvolgenti veicoli adibiti al trasporto di animali vivi o alimenti di origine animale in grado di determinare un danno o esporre a un pericolo di tipo sanitario gli animali o gli alimenti trasportati.

Gli interventi del DPV sono di seguito schematizzati:

1. Conduzione di un sopralluogo sul luogo dell’evento in coordinamento con le forze

dell’ordine 2. Verifica che il carico sia in conformità alle vigenti disposizioni sanitarie ed

amministrative 3. Individuazione del proprietario o del responsabile degli animali o dei prodotti 4. Quando possibile comunicare con il Servizio Veterinario competente per l’impianto

di destinazione per una valutazione congiunta delle problematiche sanitarie ed il coordinamento degli interventi.

5.2.1 INCIDENTI STRADALI CON COINVOLGIMENTO DI ANIMALI

Qualora l’evento abbia coinvolto animali vivi il Servizio Veterinario dovrà intervenire negli ambiti di propria competenza (Salute pubblica e Benessere animale) sottoelencati:

Verifica delle condizioni sanitarie degli animali trasportati Valutazione sull’opportunità di proseguire il transito a destinazione, se

debbano essere ricoverati in idonee strutture di ricovero o cura, se debbano essere inviati alla macellazione o sottoposti ad abbattimento.

Coordinare, di concerto con il proprietario od il responsabile degli animali ed il Dipartimento Veterinario competente per l’impianto di destinazione, il trasporto degli animali. A tal fine deve essere tenuto conto anche della qualifica sanitaria degli animali e delle norme del benessere animale per il trasporto.

Valutare, per gli animali che non possono essere trasportati, l’opportunità di abbattimento sul posto per evitare ulteriori sofferenze. ( Reg. CE 1099/2009 )

Individuare le carcasse degli animali morti ed adottare procedure per inviarle alla ditta autorizzata per lo smaltimento in conformità al Reg. CE 1069/2009.

Gestire le azioni da attuare (trasferimento ad allevamento, invio al macello, MSU, abbattimento e smaltimento) successivamente alla cattura di animali fuggiti e liberi sul territorio; tale eventualità, essendo un problema riguardante l’incolumità pubblica, coinvolge in prima persona gli operatori responsabili degli animali (proprietario/detentore/trasportatore) e le forze dell’ordine.

Si riporta qui sotto la Tabella di flusso relativa alle decisioni che spettano al veterinario ufficiale in merito alla destinazione degli animali incidentati.

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5.2.2 INCIDENTI STRADALI CON COINVOLGIMENTO DI DERRATE ALIMENTARI DI O.A

Qualora l’evento coinvolga un veicolo per il trasporto di alimenti di origine animale il Servizio Veterinario dovrà intervenire negli ambiti di propria competenza (Salute pubblica) sottoelencati:

Accertare se c’è stata interruzione della catena del freddo e l’idoneità dell’alimento all’alimentazione umana

Verificare l’integrità delle confezioni e dei contenitori e le eventuali alterazioni che si sono verificate negli alimenti

Controllare l’eventuale trasbordo delle derrate alimentari conformi e l’idoneità al trasporto degli automezzi che intervengono in sostituzione di quello incidentato e, se del caso, sottoporre il carico a vincolo sanitario

Disporre la rapida rimozione delle eventuali derrate sparse nell’ambiente esterno evitando così la loro disponibilità a persone o animali

Disporre l’invio delle derrate non idonee al consumo umano ad impianti di trattamento autorizzati Reg. (CE) 1069/2009

La sequenza, la priorità e la conduzione delle azioni sopradescritte sono da modulare in funzione dello specifico scenario di rischio. Si riporta qui sotto la Tabella di flusso relativa alle decisioni che spettano al veterinario ufficiale in merito alla destinazione degli alimenti di O.A. incidentati.

ANIMALE INCIDENTATO

SANO MORTO FERITO FUGGITO

GRAVE LIEVE

EUTANASIA MSU

CATTURA

ALLEVAMENTO DI DESTINAZIONE

MACELLO

CLINICA VETERINARIA

IMPIANTO SMALTIMENTO SOA

SANO FERITO MORTO

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5.3 GESTIONE / RECUPERO ANIMALI VAGANTI SUL TERRITORIO Per la gestione di questo tipo di emergenza riguardante gli animali d’affezione si rimanda alle Procedure contenute nel documento redatto dal DPV dell’ASL di MN PQA. DPV.DVET. 01. In caso di presenza di animali da reddito vaganti e/o feriti la cattura non è di competenza del Servizio Veterinario dell’ASL ma del proprietario/detentore dell’animale. Nel caso in cui la presenza di questi animali risulti essere pericolosa per l’incolumità pubblica la competenza ricade sulle forze dell’ordine preposte alla sicurezza che valuteranno l’opportunità di procedere all’abbattimento. occorrerà disporre dei recapiti telefonici dei Medici Veterinari dotati di porto d’armi e abilitati all’uso di fucili caricati con proiettili narcotizzanti Sarà opportuno come già descritto in precedenza disporre dell’elenco delle ditte che esercitano l’attività di trasporto di animali vivi.

5.4 ALLERTE ALIMENTARI RIGUARDANTI PRODOTTI DI O.A.

Per la gestione di questo tipo di emergenza si rimanda alle Procedure contenute nel documento redatto dal DPV e SIAN dell’ASL di MN : PQA. DPV.DVET. 02 PQA. DPM. – SIAN – 11.

ALIMENTI DI ORIGINE

IDONEI IDONEI PREVIOACCERTAMENTO NON IDONEI

DESTINAZIONE

ORIGINARIA

TRASPORTO CON VINCOLO IN DEPOSITO

AUTORIZZATO

SMALTIMENTO TRAMITE DITTA AUTORIZZATA

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5.5 ALLERTE ALIMENTARI RIGUARDANTI ALIMENTI DESTINATI ALL’ALIMENTAZIONE ANIMALE

Per la gestione di questo tipo di emergenza si rimanda alle Procedure contenute nel documento redatto dal DPV e SIAN dell’ASL di MN : PQA. DPV.DVET. 02 PQA. DPM. – SIAN – 11.

5.6 MORIA MASSIVA DI ANIMALI

Il presente capitolo si applica segnatamente alle emergenze riferite a moria di pesci in acque superficiali.

Gli interventi del DPV sono di seguito schematizzati:

1. Sopralluogo di verifica; 2. Attivazione del competente Ufficio della Provincia (Settore Caccia e Pesca)

per il recupero dei pesci morti; 3. Attivazione della locale sezione IZS o ARPA per concordare l’attività di

campionamento (acqua, sedimento, pesci, etc.); 4. Effettuazione di rilievi macroscopici e raccolta dell’ anamnesi ambientale. I dati

dovranno essere opportunamente registrati e riportati anche nei verbali di prelevamento per fornire al laboratorio utili indirizzi di ricerca nel caso in cui i campioni non siano direttamente prelevati da personale dell’IZS stesso;

5. Stabilire immediati collegamenti ed attivare gli altri servizi (Igiene Pubblica, ARPA, ecc.) per gli interventi di loro competenza;

6. Fornire corrette ed essenziali notizie al Direttore del Dipartimento Veterinario per gli organi d’informazione ;

7. Avvisare le altre ASL territorialmente competenti e la D.G. Sanità in caso di acque superficiali condivise ;

8. Coordinarsi per le attività con le altre ASL territorialmente competenti; 9. Disporre rapidamente lo smaltimento dei pesci morti a impianti autorizzati ai

sensi del Reg. (CE) 1069/2009; 10. Valutare l’opportunità di proporre l’emissione di divieti di pesca a carattere

cautelativo nella zona interessata ; 11. Identificare la causa e valutare le ripercussioni dell’inquinamento sulle

produzioni zootecniche e sull’uomo: se dovessero esserci rischi, è necessario predisporre e/o proporre agli altri organi competenti le restrizioni del caso;

12. Garantire la disponibilità, se di competenza, alla risoluzione delle cause, intervenendo o proponendo azioni correttive e preventive ;

13. Controllare nel tempo, in collaborazione con le altre strutture coinvolte, le condizioni sanitarie delle popolazioni di pesci, per valutare l’impatto ambientale dell’inquinamento, garantendo gli interventi di competenza fino a completa soluzione del problema.

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5.7 EVENTI DI TIPO B e C Si tratta di macroemergenze che,a seconda della gravità, si distinguono in :

- eventi di tipo B) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; - eventi di tipo C) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.

Rientrano in questa tipologia i seguenti scenari: 1. rischio idrogeologico (inondazione) 2. rischio idrogeologico (contaminazione acque sotterranee) 3. rischio meteorologico 4. rischio sismico 5. rischio da incendi boschivi 6. rischio relativo all'incidentalità industriale ed al trasporto di sostanze pericolose 5.7.1 ALLERTAMENTO

Essendo interessati in questo tipo di eventi Provincia e Prefettura che gestiscono gli interventi di protezione civile tramite l’U.C.P. e il C.C.S. , l’ASL ( quindi anche il Servizio Veterinario) viene convocata al tavolo dei servizi ed è rappresenta dal Direttore Sanitario il quale contatterà il D.P.V. ed i Direttori di Distretto. Le richieste di intervento che giungono dai territori colpiti da parte di diverse figure (OSA , privati cittadini, polizia locale, ecc. ) vengono raccolte ed inviate secondo il flusso della catena di comando al U.C.P. / C.C.S. . 5.7.2 SEQUENZA TEMPORALE DEGLI INTERVENTI

La conduzione degli interventi nel corso di emergenze di TIPO B e C da parte del

personale del Servizio Veterinario non può prescindere dalla struttura organizzativa di Protezione Civile prevista a livello Provinciale dove gli organismi di gestione e coordinamento sono individuati nell’ U.C.P. e C.C.S. Il rispetto della catena di comando è molto importante in quanto si deve porre molta attenzione agli aspetti che riguardano la sicurezza personale e la tempistica degli interventi che prevede delle priorità. In questa fase ci si dovrà preoccupare di non andare ad intralciare le operazioni di soccorso alla popolazione.

Lo schema degli interventi può essere indicativamente suddiviso nelle seguenti fasi temporali:

1. Intervento sul luogo finalizzato a: • effettuare le attività istituzionali operativamente praticabili; • recepire le istanze degli operatori e trasmetterle al Distretto Veterinario per le

successive comunicazioni agli organi di coordinamento; • verifica per evidenziare situazioni di rischio sanitario per persone ed animali;

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• verifica, per quanto possibile, della correttezza del censimento delle strutture coinvolte (insediamenti zootecnici, attività produttive) già elaborato in fase preventiva;

• valutazione della necessità di richiedere l’intervento di personale di supporto ( Veterinari ufficiali, tecnici della prevenzione, veterinari referenti di area, direttore del distretto ); • valutazione della necessità di richiedere l’ intervento di altri enti ( VV.FF. ,

Forze dell’Ordine, Arpa ecc.). 2. Gestione delle problematiche contingenti sulla base di linee guida codificate dal presente piano. 3. Relazionare al Direttore di Distretto sull’attività svolta e sulle problematiche da

risolvere.

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Tab. 2 FLUSSO COMUNICAZIONI EMERGENZE TIPO B – C ATTIVA RIFERISCE

TIPO B UNITA DI CRISI PROVINCIALE

TIPO C CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI

DIRETTORE SANITARIO ASL

DIRETTORE DISTRETTO VETERINARIO

VETERINARIO UFFICIALE + TECNICO PREVENZIONE

PIANO EMERGENZE

DIRETTORE DIPARTIMENTOVETERINARIO

DIRETTORE SANITARIO ASL

TIPO B UNITA DI CRISI PROVINCIALE

TIPO C CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI

DIRETTORE GENERALE

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6. RUOLI E RESPONSABILITA’

6.1 Il Veterinario allertato (Veterinario reperibile o comunque incaricato dell’intervento):

effettua una ricognizione del luogo o della zona teatro dell’emergenza operando una prima valutazione relativa ai rischi per la salute di persone ed animali, al benessere degli animali coinvolti,cercando di stabilire approssimativamente il personale, il materiale e le attrezzature necessarie all’intervento;

gestisce la fase di emergenza contingente , monitorando la situazione in atto con proposte di provvedimenti cautelativi e ponendo in atto le prime misure necessarie (eventuali vincoli, sequestri, ecc…) e provvedimenti ordinativi di carattere igienico-sanitario. Si può avvalere della collaborazione di altri Veterinari e Tecnici della Prevenzione Reperibili o in servizio del proprio o di altri Distretti Veterinari/Unità Operative e dei mezzi e degli strumenti in dotazione;

si coordina e contatta il Direttore del Dipartimento Veterinario, il Direttore di Distretto, il Responsabile Unità Operativa e altre figure con funzione di Coordinamento.

6.2 Il Direttore di Distretto:

allerta il personale del proprio Servizio/Distretto/Unità Operativa che riterrà opportuno in funzione delle caratteristiche dell’emergenza;

contatta il Direttore del Dipartimento di Prevenzione Veterinario per fornire le opportune informative e per gestire i casi in cui, per entità e/o per estensione o caratteristiche, l’emergenza non possa essere affrontata dal solo personale del Servizio o del Distretto Veterinario coinvolto.

stabilisce con il Veterinario ed il T.d.P. territoriali, previa comunicazione ed avvallo da parte degli organi di coordinamento degli interventi (C.C.S. e U.C.P.), le priorità d’intervento in base ai bisogni della popolazione, alle condizioni climatiche, alla situazione epidemiologica ed in base a tutti gli altri fattori che riterrà opportuno considerare. Tenuto conto delle priorità stabilite, delle disponibilità di risorse materiali, di personale e di tempo a disposizione, il Veterinario ed il T.d.P. territoriali operano sulla base dei protocolli d’intervento codificati all’interno del presente Piano

6.3 Il Direttore del Dipartimento Veterinario:

coordina e pianifica unitamente ai Direttori di Area, previa comunicazione ed avvallo da parte degli organi di coordinamento (C.C.S. e U.C.P.), gli interventi da attuarsi a livello provinciale;

allerta il personale del Dipartimento di Prevenzione Veterinario nel numero che riterrà opportuno in funzione delle caratteristiche dell’emergenza;

si coordina e contatta il Direttore Sanitario anche per dare le opportune informative;

tiene informate le Strutture Regionali di riferimento.

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7. PROBLEMATICHE VETERINARIE AFFRONTATE NEL CORSO DI EMERGENZE

Nel corso degli scenari citati al punto 5.7 il servizio veterinario si può trovare a dover affrontare le seguenti problematiche: 1. ristabilizzazione organizzativa del servizio veterinario ; 2. mancanza di acqua potabile (lavorazione prodotti o.a., mungitura e salute

animale) ; 3. mancanza di corrente elettrica (garantire la catena del freddo e operazioni di

mungitura); 4. necessità di spostare mandrie per inagibilità strutture (adempimenti per

assegnazione Cod. Az.); 5. necessità di spostare/modificare attività di produzione e lavorazione alimenti

di o.a. per inagibilità strutture (pareri, certificazioni, adempimenti per Riconoscimenti provvisori);

6. rilascio nulla osta idoneità alla vendita di derrate alimentari presenti in strutture danneggiate; censimento danni alle derrate alimentari (magazzini prodotti caseari, prodotti di salumeria, stoccaggi carni fresche ecc.);

7. richiesta mangimi ad uso zootecnico e farmaci; 8. smaltimenti animali morti e derrate alimentari contaminate o non conservabili

(recupero e smaltimento); 9. contenimento delle specie infestanti ( ratti, blatte , mosche ecc.); 10. recupero salvataggio e ricovero animali da reddito fuggiti o alloggiati in

strutture non agibili; 11. recupero salvataggio e ricovero animali da compagnia randagi; 12. MSU, abbattimento o eutanasia di animali in grave stato di sofferenza; 13. assistenza zooiatrica in allevamento; 14. assistenza zooiatrica agli animali da compagnia feriti; 15. vigilanza igienico sanitaria sulle cucine dei campi di accoglienza; 16. vigilanza igienico sanitaria sugli animali ospiti dei campi di accoglienza; 17. gestione animali e derrate alimentari di o.a. in aree interessate da

emergenze chimiche e tossicologiche; Si passa ora a dettagliare i punti sopra elencati. 7.1 RISTABILIZZAZIONE ORGANIZZATIVA DEL SERVIZIO VETERINARIO

L’effetto costante di un evento sismico o alluvionale di una certa rilevanza è la destabilizzazione della capacità organizzativa degli organismi pubblici e privati operanti nel territorio interessato da emergenza.

Necessità primaria in questa evenienza è la riorganizzazione del Servizio Veterinario mediante:

mobilitazione dei quadri ancora efficienti del servizio veterinario. suddivisione del territorio di competenza in funzione dei veterinari disponibili

ed individuazione per ciascuna zona del veterinario di riferimento. utilizzazione di personale volontario veterinario e non; inserimento di personale del Dipartimento Veterinario in tutti gli organismi

preposti a fronteggiare l’emergenza; Informazione agli utenti sulla dislocazione delle nuove sedi e relativi contatti

telefonici

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7.2. APPROVVIGIONAMENTO IDRICO

7.2.1. Caratteristiche di idoneità dell’acqua per l’abbeverata degli animali Per l’abbeverata degli animali, specificamente per i bovini, non è indispensabile che

l’acqua sia conforme ai requisiti microbiologici previsti dalla normativa vigente relativa all’acqua destinata al consumo umano. E’ necessario tuttavia che non contenga patogeni e soddisfi i requisiti di tipo chimico previsti dalla stessa.

Nel caso di utilizzo di acqua clorata, va posta particolare attenzione al contenuto in cloro che, se in eccesso, può determinare l’instaurarsi di turbe delle fermentazioni ruminali. In caso di dubbio è da preferirsi acqua che abbia le caratteristiche di potabilità ad acqua fortemente clorata o il cui contenuto in cloro attivo non sia noto, o rapidamente determinabile o non sia costante nelle forniture. 7.2.2. Fabbisogno

Il fabbisogno di acqua è determinato per ciascun animale dalla quantità di acqua che esso giornalmente elimina. Una parte dell’acqua viene fornita dai foraggi e una parte è di origine metabolica.

La quantità di acqua da fornire giornalmente agli animali domestici attraverso l’abbeverata non può quindi essere fissata in via generale in quanto il fabbisogno varia in funzione di più fattori. 7.2.3. Gestione dei depositi di acqua

Una corretta gestione dell’approvvigionamento idrico deve prevedere la collocazione di un idoneo numero di serbatoi o di cisterne, di adeguata capacità.

I serbatoi devono essere: �collocati in zone già collegate o agevolmente collegabili alla rete di

distribuzione e/o raggiungibili senza difficoltà dalle autocisterne; �posti in zone adiacenti alle aree di utilizzo �adeguatamente dimensionati, al fine di permettere un continuo ricambio

dell’acqua contenuta. Dimensioni consigliate: da 1 a più metri cubi; �in quantità sufficiente a garantire il fabbisogno idrico giornaliero; �situati in aree inaccessibili o difficilmente accessibili ad animali indesiderati,

ad esempio ratti. Le aperture per il carico devono essere a tenuta stagna e protette dagli inquinamenti ambientali (ad esempio dalla polvere) e dagli agenti atmosferici (pioggia, neve).

Nel caso in cui la cisterna di stoccaggio non sia direttamente connessa all’impianto di

abbeveraggio è indispensabile adottare i seguenti accorgimenti per garantire il mantenimento dell’idoneità igienico sanitaria dell’acqua:

Verificare che il terreno sul quale appoggiare la cisterna sia facilmente drenabile e le acque reflue possano essere allontanate in un canale o in fognatura.

Se non è possibile fare una piazzola impermeabile (cemento o altro), livellare il terreno in modo che una giusta pendenza non permetta la formazione di pozze d’acqua e ristagni.

Ricoprire la piazzola con ghiaia grossolana, quindi con ghiaietto fine in modo tale che, durante l’uso, l’acqua che cade al suolo penetri immediatamente sotto la ghiaia e tramite l’opportuna tendenza della piazzola venga drenata negli scoli.

Rimanendo asciutta e libera da acqua stagnante, la piazzola potrà essere ripulita facilmente dai rifiuti solidi che cadono per terra.

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7.2.4. Impianto produzione alimenti origine animale

Nell’area direttamente colpita da un evento emergenziale le attività produttive, in una prima fase anche in assenza di problemi strutturali, risultano essere generalmente sospese.

Eventuali problemi concernenti la potabilità dell’acqua, stante l’inattività degli impianti, non sarebbero quindi immediati.

Nelle aree limitrofe a quella direttamente interessata dall’emergenza può esserci un

problema significativo e immediato. Una criticità legata alla potabilità dell’acqua di acquedotti e pozzi può comportare rischi per la salute del consumatore.

Nell’ambito delle procedure di autocontrollo degli impianti produttivi devono essere codificati gli interventi correttivi e preventivi da adottarsi in caso di non idoneità dell’acqua.

Gli interventi da condursi possono differire in funzione che l’acqua sia utilizzata come ingrediente, o entri comunque in contatto diretto con gli alimenti, ovvero che sia utilizzata unicamente per la sanificazione personale ed ambientale.

a) Negli impianti produttivi che utilizzano l’acqua come ingrediente, o in cui entra comunque in contatto diretto con gli alimenti o l’attività produttiva è sospesa o la ditta si approvvigiona di acqua di sicura potabilità.

b)negli impianti produttivi che utilizzano l’acqua solo per la sanificazione personale ed ambientale, pur con alcune precauzioni da adottare, l’attività produttiva può proseguire: l’ultimo risciacquo per la sanificazione ambientale deve essere fatto con una soluzione di disinfettante che non lasci residui ambientali (es. Ipoclorito di Sodio) lasciando trascorrere un tempo adeguato prima dell’avvio delle lavorazioni.

7.3 MANCANZA DI CORRENTE ELETTRICA

A seguito di un evento catastrofico è frequente l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica, e quindi il mantenimento della “catena del freddo”, con danni più o meno gravi alla conservazione degli alimenti, difficoltà più o meno gravi al proseguimento dell’attività di lavorazione, problemi nell’effettuare la mungitura.

A) Qualora non sia stato possibile un pronto ripristino delle corrette temperature di conservazione, si dovrà procedere alla

• segnalazione della problematica nel rispetto del Flusso delle Comunicazioni Emergenze Tipo B – C (VEDI TABELLA 2)

• stima delle tipologie e quantità di derrate alimentari non più edibili; • distruzione degli alimenti deperiti in conformità al Reg. (CE) 1069/2009.

B) Nel caso in cui non sia possibile procedere alla lavorazione/trasformazione in stabilimenti in loco, si dovrà disporre l’invio delle carni/latte a centri di raccolta, conservazione o trasformazione, oppure disporre il loro utilizzo ai fini zootecnici; C) Nel caso in cui non sia possibile effettuare le operazioni di mungitura, si dovrà procedere alla segnalazione della problematica nel rispetto del Flusso delle Comunicazioni Emergenze Tipo B – C (VEDI TABELLA 2). Al fine di evitare inconvenienti igienico sanitari è necessario assicurare l’energia elettrica ( anche con gruppi di continuità) ai frigoriferi/tank di raccolta e stoccaggio del latte ai fini del suo successivo utilizzo a scopo alimentare o in attesa di adeguato smaltimento come sottoprodotto.

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7.4 SPOSTAMENTO MANDRIE PER INAGIBILITA’ STRUTTURE 7.4.1. Ricovero

Con l’ausilio della Banda Dati Regionale e Nazionale e la georeferenziazione si può stimare la consistenza e l’ubicazione degli allevamenti della zona, la loro distanza dalle vie di comunicazione e valutare le priorità d’intervento.

In caso di distruzione o danneggiamento grave degli edifici agricoli, lo smistamento dei capi d’allevamento in luoghi di raccolta può presentarsi di difficile attuazione: sono da valutare la percorribilità delle strade e la distanza dalla zona colpita dall’emergenza.

Se si rende necessario l’allestimento di aree attrezzate a stalle comuni, non lontane dai centri zootecnici colpiti, si deve tener presente che gli animali devono essere divisi sulla base dello stato sanitario, con particolare riguardo alle profilassi di stato (brucellosi, TBC, LEB) e prestando attenzione ai problemi connessi all’etologia delle diverse specie.

Occorre inoltre considerare anche lo stato funzionale degli animali (per quanto riguarda i bovini ovini e caprini occorre dividere gli animali in mungitura dagli animali in asciutta, e garantire la mungitura ogni dodici ore per evitare problemi sanitari alle mammelle).

Tener conto che in caso di calamità naturali alcune zone (frazioni o anche interi paesi) possono rimanere isolate date le pessime condizioni di viabilità.

7.4.2. Trasporto La conoscenza dei mezzi disponibili per il trasporto di animali consente di

organizzare il trasferimento di animali verso le stalle individuate. L’impossibilità ad utilizzare veicoli adatti in corso di emergenze rallenta notevolmente

le operazioni di evacuazione degli allevamenti con conseguente prevedibile innalzamento del numero degli animali morti.

Al fine di condurre un efficace opera di convincimento nei confronti dell’allevatore nel caso fosse necessario il trasferimento di capi di bestiame è opportuno fare intervenire direttamente il Veterinario competente per area e per territorio

7.5 RICONOSCIMENTI/REGISTRAZIONI PER TRASFERIMENTO/MODIFICA ATTIVITA’ DI PRODUZIONE/LAVORAZIONE DI ALIMENTI DI O.A. PER INAGIBILITA’ STRUTTURE L’emergenza non giustifica l’illegalità. Il Servizio Veterinario deve esercitare una azione di sostegno alle aziende produttive agevolando la ripresa delle attività nel rispetto della salvaguardia della salute pubblica. Le ispezioni finalizzate al rilascio di pareri, certificazioni, Riconoscimenti provvisori, dovranno essere tra le priorità del servizio; la collaborazione con gli operatori di settore dovrà svolgersi nei tempi più ristretti possibili al fine di tutelare il tessuto economico della zona colpita. 7.6 RILASCIO NULLA OSTA PER L’IDONEITA’ ALLA VENDITA DI DERRATE ALIMENTARI PRESENTI IN STRUTTURE DANNEGGIATE E CENSIMENTO DANNI A seguito di un’emergenza gli alimenti (prodotti caseari, prodotti di salumeria, carni fresche ecc.) che sono risultati esposti ad un inquinamento ambientale e a rischio di contaminazione devono essere sequestrati e distrutti. Nel caso in cui si debba ricorrere a

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questa eventualità gli OSA potrebbero richiedere una certificazione inerente i quantitativi e le tipologie di alimenti che hanno subito un danno. Quando opportuno, in funzione del tipo di confezionamento e della stabilità alle temperature ambientali, gli alimenti non danneggiati palesemente sono sottoposti a giudizio ispettivo, eventualmente anche con l’ausilio di analisi di laboratorio, tenendo in considerazione l’eventuale interruzione della catena del freddo ed il deterioramento dell’etichettatura. 7.7 RIFORNIMENTO MANGIMI ZOOTECNICI E FARMACI VETERINARI

Si dovrà garantire l’approvvigionamento di alimenti di qualità adeguata e in quantità

sufficiente. Parimenti si dovrà garantire anche l’approvvigionamento di farmaci di prima

necessità. E’ indispensabile la conoscenza degli impianti produttori, rivendite di mangimi e

grossisti e farmacie di farmaci veterinari presenti sul territorio . 7.8 SMALTIMENTO DEI SOTTOPRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE: ANIMALI MORTI, ALIMENTI NON EDIBILI

La raccolta e distruzione degli animali morti e di parti di animali, comprese le

giacenze di carne ed alimenti di origine animali non edibili, deve essere eseguita tempestivamente.

Il rischio di epidemie legato alla presenza di spoglie animali, solitamente sopravvalutato dalla popolazione, è limitato se gli animali in vita non erano infetti. E’ comunque essenziale effettuare lo smaltimento in tempi brevi per evitare allarmismi tra la popolazione e l’intervento sui cadaveri di carnivori selvatici e domestici.

I sottoprodotti di origine animale possono essere eliminati secondo il Reg. (CE) 1069/2009 attraverso:

• la trasformazione in impianti riconosciuti ai sensi del Reg. (CE) 1069/2009; • l’infossamento; • l’incenerimento.

7.8.1. Trasformazione

Per quanto possibile le carcasse e gli alimenti di O. A. non edibili, vanno smaltiti in via prioritaria in impianti autorizzati in conformità al Reg. (CE) 1069/2009

A tale scopo è indispensabile acquisire l’elenco degli impianti trasformazione. E’ il sistema di elezione e solo qualora questo non sia praticabile sono proponibili metodi alternativi. 7.8.2. Infossamento

L’infossamento è il metodo più semplice ed idoneo quando è disponibile un’area con caratteristiche geologiche tali da consentirne la realizzazione. Se l’interramento all’interno dell’azienda interessata non è possibile, bisognerà ricorrere ad un’area prossima ad una discarica e comunque preventivamente individuata.

I problemi legati a questa modalità di smaltimento riguardano, soprattutto, i rischi di inquinamento ambientale, ed in particolare della falda freatica.

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La scelta del sito deve avvenire di concerto con le autorità comunali e con ARPA. E’ necessario tenere conto della direzione dei venti dominanti ad impedire che i possibili miasmi si dirigano verso centri abitati o zone, con concentramento di persone.

La permeabilità dei suoli è l’elemento più importante da prendere in considerazione

in quanto terreni impermeabili offrono maggiori garanzie rispetto ai rischi di inquinamento idrico, anche se in essi i processi di decomposizione e trasformazione batterica sono più lenti.

La fossa dovrebbe essere profonda almeno due metri e deve tenere conto della pendenza del luogo e dei fenomeni di erosione legati alla pioggia o a frane, soprattutto in zone collinari.

Deve comunque essere garantito uno strato di copertura di adeguata profondità per la creazione del camino di uscita dei gas di putrefazione e per le fresature successive del terreno senza che queste ultime vadano ad interessare la fossa propriamente detta o i lembi del telo disposti a camino.

Nella fossa le carcasse vengono disposte in un unico strato dopo aver praticato fori per la fuoriuscita dei gas di fermentazione ruminale o gastrointestinale.

La fossa deve essere protetta con un telo in PVC, posto sul fondo e sulle pareti. I lembi di copertura non devono sigillare la fossa: tra gli stessi deve essere posto uno strato di terreno in modo da creare un camino per lasciare sufficiente spazio per la fuoriuscita dei gas.

La superficie di copertura della fossa deve essere regolarmente fresata ad evitare, o a risolvere, il crearsi di inevitabili crepe dalle quali fuoriusciranno in alta quantità i gas di putrefazione.

La regolare fresatura diminuisce di molto tale rischio. L’infossamento è una soluzione impraticabile quando ci si trovi di fronte ad imponenti

quantità di animali. E’ inoltre opportuno valutare l’adozione di interventi atti ad evitare un eventuale dissotterramento delle carcasse da parte di carnivori selvatici o domestici.

Le carogne di animali infetti richiedono trattamenti di disinfezione ed inattivazione degli agenti patogeni

7.8.3. Incenerimento

L’ipotesi dell’incenerimento (con cataste di legno sul posto) è da escludere nel caso di un alto numero di carcasse per le conseguenze negative prodotte dalle esalazioni di fumi sgradevoli e conseguenti problemi di inquinamento ambientale ed è da riservare esclusivamente ai casi in cui non sia possibile procedere con altri metodi, e solo per un numero limitato di carcasse. La scelta del sito deve avvenire di concerto con le autorità comunali e con ARPA

7.9 CONTENIMENTO DELLE SPECIE INFESTANTI 7.9.1. Controllo artropodi

In seguito a disastri, i rischi connessi alla presenza di artropodi, vettori di malattie trasmissibili, possono subire un incremento.

Sulla base delle informazioni raccolte, si possono impostare programmi di controllo, scegliendo tra le diverse opzioni:

drenaggio e riempimento delle aree di riproduzione; trattamento locale con larvicidi controllo degli adulti tramite l’aspersione di insetticidi

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In ogni caso eventuali iniziative in merito vanno concordate con ditte specializzate o strutture pubbliche attrezzate per fronteggiare tali problemi.

7.9.2. Controllo animali velenosi e pericolosi

Esiste un numero limitato di specie autoctone velenose. Compito del DPV è innanzitutto fornire una corretta informazione sui rischi legati alla presenza di animali curando i seguenti punti:

rassicurazione rispetto a fobie immotivate, nei confronti di animali come pipistrelli, sauri, serpenti non velenosi

informazione per la corretta identificazione dei serpenti velenosi e sulle misure da prendere a scopo preventivo.

Deve essere tenuto presente che le punture di insetti considerati non velenosi come l’ape o la vespa possono dare luogo a fenomeni di anafilassi in soggetti sensibilizzati. 7.9.3. Controllo roditori

Le specie più importanti, perché vivono in stretto contatto con l’uomo e per ragioni sanitarie, sono il ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus), il ratto dei tetti o ratto nero (Rattus rattus) e il topo domestico (Mus musculus).

L’inondazione dei territori di riproduzione e alimentazione dei roditori può spingere questi a concentrarsi in zone asciutte, invadendo aree abitate ed è per questo che il controllo delle popolazioni di roditori e delle popolazioni di artropodi acquista notevole importanza nelle fasi successive dell’evento.

La presenza di questi roditori nei centri di raccolta degli sfollati o nelle aree colpite da disastro è legata alla facilità di reperire cibo ed alle condizioni ambientali.

Con l’ausilio di personale adeguatamente addestrato e tenuto conto dei rischi connessi alla presenza di bambini o animali domestici, potranno essere messe in atto pratiche di derattizzazione mirate.

La derattizzazione deve essere seguita da interventi di bonifica atti ad impedire una nuova colonizzazione da parte dei roditori.

E’ utile individuare un’area dove portare a termine tutte le operazioni relative alla preparazione della disinfezione, disinfestazione, derattizzazione e bonifica degli ambienti e delle attrezzature.

Tale area, dove verranno concentrate tutte le sostanze dotate di potenziale tossicità, dovrà essere opportunamente ubicata, identificata e resa inaccessibile agli animali ed alle persone. 7.10 RECUPERO, SALVATAGGIO E RICOVERO ANIMALI DA REDDITO FUGGITI In caso di presenza di animali da reddito vaganti e/o feriti occorrerà disporre dei recapiti telefonici dei Medici Veterinari dotati di porto d’armi e abilitati all’uso di fucili caricati con proiettili narcotizzanti. Nel caso in cui la presenza di questi animali risulti essere pericolosa per l’incolumità pubblica ci si dovrà relazionare con le forze dell’ordine preposte alla sicurezza per valutare l’opportunità di procedere al loro abbattimento. Sarà opportuno come già descritto in precedenza disporre dell’elenco delle ditte che esercitano l’attività di trasporto di animali vivi.

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7.11 RECUPERO, SALVATAGGIO E RICOVERO ANIMALI DA COMPAGNIA RANDAGI

La presenza di cani randagi nelle zone interessate da una emergenza, cui si aggiungono i cani di proprietà dispersi o abbandonati, rappresenta un problema di precisa competenza dell’azione veterinaria.

Attraverso l’anagrafe canina regionale è possibile stimare la popolazione di cani nell’area interessata dall’emergenza.

Vanno attentamente valutate le problematiche igienico sanitarie direttamente o indirettamente connesse al randagismo:

zoonosi, accesso alle aree di raccolta rifiuti e relativa dispersione di materiale, accesso alle aree di raccolta della popolazione, contaminazione fecale, morsicature, stato di ansia che si innesca nella popolazione (timore di morsicature e che

gli animali possano sfigurare le salme). I cani devono essere catturati e ricoverati in un canile sanitario o canile rifugio,

qualora non sia possibile identificare il proprietario, o in ricoveri temporanei allestiti con recinti smontabili di rete metallica.

Va valutata l’opportunità di affidare la gestione delle strutture di ricovero alle associazioni di volontariato presenti sul territorio.

Il Servizio Veterinario opera nel controllo dei randagi secondo linee guida interne in collaborazione con Ditte già convenzionate alla cattura e trasporto presso Canili. In caso di necessità/urgenza l’ A.S.L. può stipulare ulteriori convenzioni ( Elenco Ditte). 7.12 MSU, ABBATTIMENTO O EUTANASIA DI ANIMALI IN GRAVE STATO DI SOFFERENZA In situazioni di emergenza può rendersi indispensabile procedere alla macellazione d’urgenza al di fuori del macello dei capi feriti gravemente ma destinabili al consumo umano. Le fasi successive della macellazione d’urgenza possono avvenire in impianti di macellazione non eccessivamente lontani dalla zona colpita.

Se non è possibile la macellazione d’urgenza al di fuori del macello, si procederà con l’abbattimento degli animali e smaltimento delle carcasse.

L’eutanasia degli animali deve essere praticata soltanto in condizioni di assoluta necessità e deve essere eseguita da personale specificamente addestrato. 7.13 ASSISTENZA ZOOIATRICA IN ALLEVAMENTO

L’assistenza zooiatrica non presenta in genere particolari difficoltà, se si eccettuano

le richieste di intervento per carenza di veterinari libero professionisti. Se richiesto, il veterinario ufficiale, affianca l’allevatore nelle scelte più opportune al

fine di salvaguardare il patrimonio zootecnico. È opportuno valutare possibili campagne di vaccinazione contro alcune malattie che rischiano di diffondersi in modo incontrollato in condizioni di emergenza.

In collaborazione con i liberi professionisti reperiti o già presenti in loco, il veterinario ufficiale si assicurerà che siano garantiti tutti quegli atti clinici, chirurgici e ginecologici necessari, anche al solo fine di garantire un minimo livello di benessere agli animali feriti o per le normali evenienze cliniche, non rimandabili ad altro momento.

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Particolare attenzione dovrà essere prestata all’urgenza delle prestazioni (abbattimento, macellazione o eutanasia, terapia in loco, spostamento in altra sede per le terapie del caso).

7.14 ASSISTENZA ZOOIATRICA AGLI ANIMALI DA COMPAGNIA FERITI L’assistenza zooiatrica agli animali da compagnia di proprietà accertata deve essere lasciata nel limite del possibile ai veterinari liberi professionisti residenti nella zona colpita. In supporto a questi l’ASL deve intervenire anche nell’assistenza degli animali randagi (come del resto avviene già nella prassi normale) garantendone la stabilizzazione grazie alla collaborazione con strutture veterinarie convenzionate. 7.15 VIGILANZA IGIENICO SANITARIA SULLE CUCINE DEI CAMPI DI ACCOGLIENZA

Se sono previste aree raccolta con strutture per la preparazione dei pasti è necessario assicurare un’attività di vigilanza, in stretto coordinamento con SIAN/DPM, ed eventuali interventi atti a garantire l’approvvigionamento delle derrate. 7.15.1. Approvvigionamento delle derrate alimentari

L’approvvigionamento alimentare per le popolazioni colpite dovrebbe essere costituito principalmente da alimenti di origine locale (sulla base delle risorse alimentari effettivamente disponibili) e da alimenti di origine umanitaria.

Per una corretta gestione delle problematiche relative all’approvvigionamento degli alimenti è necessario prevedere e gestire le seguenti criticità:

1. irrazionale distribuzione delle risorse; 2. invio di derrate a breve conservazione o addirittura scadute di validità; 3. invio di derrate che, per motivi religiosi o culturali, non sono accettate dalle

popolazioni colpite; 4. invio di derrate che debbono essere conservate a temperatura controllata in

assenza di idonei sistemi di conservazione; 5. insufficienti garanzie igienico sanitarie per l’approvvigionamento locale degli

alimenti. Le alterazioni delle derrate alimentari sono riconducibili sostanzialmente a rottura o

danneggiamento delle confezioni, infestazione, alterazione dei parametri sensoriali e delle caratteristiche igienico sanitarie per inidonee modalità di conservazione.

Per i motivi sopra specificati spesso gli aiuti alimentari non vengono utilizzati determinando un ulteriore inconveniente causato dal loro accumulo che aggrava le condizioni igieniche (aumento di rifiuti organici, odori sgradevoli, proliferazione di animali infestanti, ecc.). 7.15.2. Immagazzinamento degli alimenti

Le derrate alimentari in arrivo devono essere sempre ispezionate e smistate prima della lavorazione tenendo conto dei seguenti aspetti:

i vari alimenti devono essere immagazzinati a seconda della tipologia di conservazione (ad esempio: scatolette, latte U.H.T. o a lunga conservazione, pasta e simili vanno separati da formaggi, verdure ed ortaggi, gli alimenti precotti vanno separati da quelli crudi etc);

e’ inutile e dannoso immagazzinare derrate alimentari deperibili senza adeguate apparecchiature refrigeranti. E’ quindi indispensabile conoscere

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preventivamente il numero dei mezzi di trasporto ed apparecchiature frigorifere disponibili;

gli alimenti più deteriorabili e quelli in imminente scadenza del termine di conservazione indicato sulle confezioni, devono essere utilizzati per primi;

le scorte delle eventuali cucine da campo non devono eccedere le capacità di immagazzinamento per evitare che le derrate alimentari in eccesso siano accatastate in luoghi senza alcuna protezione ambientale;

le scorte alimentari devono essere conservate in locali diversi dai locali di cucina;

deve essere assicurata una adeguata protezione degli alimenti da agenti atmosferici ed animali infestanti;

le derrate alimentari a lunga conservazione vanno conservate al chiuso ed all’asciutto;

7.15.3. Preparazione degli alimenti

E’ indispensabile conoscere il numero e la dislocazione dei centri di cottura per fornitura pasti alla ristorazione collettiva (mense ospedaliere, scolastiche, aziendali e di altre comunità) che possono far fronte alle esigenze alimentari della popolazione colpita.

Nel caso siano allestite cucine da campo occorre verificarne l’adozione di criteri di igiene sufficienti e compatibili, per quanto possibile, alle condizioni di emergenza in essere.

Pertanto: gli alimenti devono essere disimballati prima di entrare nelle aree destinate

alla cottura; si deve evitare qualsiasi contatto, diretto o indiretto, tra gli alimenti cucinati e

quelli in un precedente stato di lavorazione; prima di ogni operazione di manipolazione di alimenti cotti e pronti per la

distribuzione il personale deve lavarsi le mani con acqua e sapone; la lavorazione degli alimenti crudi, sia di origine animale che di origine

vegetale, deve essere eseguita separatamente dal trattamento degli alimenti precucinati e cucinati (ciò può essere realizzato impiegando locali e personale diversi oppure effettuando le operazioni in tempi successivi).

Occorre inoltre vigilare affinché siano rispettate le normali attenzioni igienico sanitarie

ed in particolare prevenire i seguenti elementi di criticità : assenza di strutture chiudibili ove depositare e proteggere attrezzature ed

alimenti; area di lavaggio, raccolta rifiuti e area somministrazione pasti coincidenti; personale operante privo di formazione specifica in ambito alimentare; indisponibilità di un adeguato abbigliamento per il personale addetto alla

preparazione dei pasti.

7.15.4. Igiene e pulizia dei locali e dei piani di lavoro destinati alla preparazione dei pasti Criticità:

rifiuti di cucina non prontamente allontanati dalle zone di preparazione pasti; utensili di cucina (coltelli, tegami, pentole ecc) e piani di lavoro non lavati e

disinfettati dopo utilizzo; mancanza di adeguate attrezzature per la pulizia; indisponibilità di detergenti e disinfettanti;

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difficoltà nella attribuzione di compiti di responsabilità e di controllo; mancanza di istruzioni inerenti le modalità d’uso dei disinfettanti sulle

superfici e sulle attrezzature; strutture costruite in materiale non facilmente sanificabile.

7.15.5. Igiene del personale

Deve essere impiegato solo personale senza lesioni traumatiche di sorta, senza apparenti infezioni della pelle, con unghie corte e pulite, non affetto da sindromi influenzali e gastrointestinali.;

Le mani e gli avambracci devono essere meticolosamente lavati con acqua calda e sapone, prima dell’inizio dei lavori e dopo ogni pausa o dopo aver toccato ogni fonte di contaminazione.

E’ utile poter far disporre di carta monouso per l’asciugatura delle mani, di guanti di plastica a perdere, di copricapo e grembiuli monouso. 7.15.6. Gestione dei rifiuti

Sia per igiene che per prevenire infestazioni da parte di roditori o insetti è importante

porre attenzione ai seguenti aspetti: individuare i rifiuti da raccogliere in modo differenziato; individuare le caratteristiche dei contenitori per la raccolta (lavabili,

disinfettabili, muniti di coperchio); ubicazione e numero dei contenitori per la raccolta e deposito dei rifiuti; informazioni da fornire per una corretta gestione del rifiuto (segnaletica di

pericolo, istruzioni comportamentali, sensibilizzazione) organizzazione per l’allontanamento puntuale e frequente dei rifiuti dai luoghi

di deposito temporaneo ai luoghi di smaltimento Elementi di criticità:

raccolta, stoccaggio e segregazione dei rifiuti sanitari in contenitori non a tenuta

inadeguata segregazione dei rifiuti da animali infestanti inadeguata pulizia e sanificazione dei contenitori per raccolta dei rifiuti

7.16 VIGILANZA IGIENICO SANITARIA SUGLI ANIMALI OSPITI DEI CAMPI DI ACCOGLIENZA I cani e gatti recuperati vengono ospitati in tende opportunamente attrezzate e

dotate di boxes e gabbie. Dopo i primi controlli finalizzati, soprattutto per i cani, alla verifica della presenza di identificativo (tatuaggio o microchip ) gli animali vengono sottoposti a visita sanitaria allo scopo di accertare eventuale presenza di traumi o ferite e successivamente sottoposti a trattamenti antiparassitari ed a profilassi vaccinale. Gli animali di proprietà di cui si è potuto rintracciarne i proprietari ma che comunque

sono impossibilitati a gestirli e gli altri animali senza proprietari possono poi essere ricoverati presso canili e gattili della zona o presso famiglie disponibili ad accoglierli temporaneamente.

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7.17 GESTIONE ANIMALI E DERRATE ALIMENTARI IN AREE INTERESSATE DA EMERGENZE CHIMICHE E TOSSICOLOGICHE 7.17.1 Intervento territoriale del DPV

Conduzione sopralluogo Gestione degli animali nell’area contaminata (macellazione, abbattimento,

terapia, spostamento degli stessi, smaltimento carcasse) Accertamenti sugli animali sopravvissuti e sui prodotti di origine animale Analisi a campione su organi di animali deceduti per valutare la

concentrazione della sostanza tossica al momento dell’incidente e in successivi campionamenti dilatati nel tempo

Valutazione sui foraggi, acqua, mangimi Valutazione eventuale contaminazione in impianti di trasformazione e

vendita Gestione delle comunicazioni esterne al DPV (verbalizzazione delle attività e

comunicazione al Sindaco/Prefetto circa le istruzioni da dare ai proprietari di animali da compagnia o da reddito attraverso informazioni scritte o i media)

7.17.2. Valutazione e pianificazione degli interventi da adottare dal DPV per la

riconduzione nell’ambito della normalità

• Monitoraggio Animali: valutazione clinica/esami di laboratorio Prodotti di origine animale: esami di laboratorio Acqua, Foraggi, Mangime: esami di laboratorio

• Continuo coordinamento con il Dipartimento Medico e comunicazione degli esiti alle autorità competenti.

Gli animali e i loro prodotti possono essere considerati quali indicatori delle condizioni

ambientali considerando il concetto del bioaccumulo; attraverso tale fenomeno è possibile l’individuazione mirata di contaminanti non più presenti nell’ambiente.

7.17.3 Piano di protezione e controllo del bestiame

Il personale del Dipartimento di Prevenzione Veterinario, in collaborazione con altri enti, assicura il campionamento delle matrici alimentari e degli alimenti per l’alimentazione animale.

A seguito all’esito dei controlli potranno essere adottati, in tutto od in parte, i seguenti provvedimenti:

Divieto di pascolo, di taglio e somministrazione dei foraggi verdi, nonché di abbeverata con sorgenti d’acqua superficiali. L’alimentazione del bestiame dovrà effettuarsi con mangimi concentrati e con foraggio secco raccolto precedentemente e conservato in luoghi chiusi e coperti.

Divieto di alimentare il bestiame giovane con latte prodotto in azienda: per l’alimentazione dei vitelli potrà essere impiegato il latte in polvere ricostituito

Divieto di somministrazione al pollame di granaglie o mangimi non conservati in luoghi chiusi.

Divieto di spostamento degli animali: tutti gli animali, compresi quelli da cortile, dovranno essere tenuti rinchiusi nei loro ricoveri o in recinti coperti.

Divieto di raccolta del miele degli alveari

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Divieto di caccia Divieto di pesca