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Comune di Pescasseroli PIANO PARTICOLAREGGIATO Zone A1 A2 A3 B2 B3 DI RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIO DEL CENTRO STORICO Delibera di adozione del C.C. n°45 del 05/10/2010 Adeguamento elaborati alle osservazioni proposte (parere protocollo n °2281 del 10/05/2015) Relazione Illustrativa Data: Marzo 2008 Revisione: Novembre 2008 Revisione: Maggio 2015 Revisione: Il Sindaco: Il Segretario Comunale: Il R.U.P.: Progettazione: Arch. Gianfranco Iorio Arch. Maria Piera Padoan Collaborazione alla progettazione: Arch. Daniela Cavaliere Arch. Rosario Rinzivillo

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Comune di Pescasseroli

PIANO PARTICOLAREGGIATO Zone A1 A2 A3 B2 B3

DI RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIO DEL CENTRO STORICO

Delibera di adozione del C.C. n°45 del 05/10/2010

Adeguamento elaborati alle osservazioni proposte (parere protocollo n °2281 del 10/05/2015)

Relazione Illustrativa

Data: Marzo 2008

Revisione: Novembre 2008

Revisione: Maggio 2015

Revisione:

Il Sindaco:

Il Segretario Comunale:

Il R.U.P.:

Progettazione: Arch. Gianfranco Iorio Arch. Maria Piera Padoan

Collaborazione alla progettazione: Arch. Daniela Cavaliere Arch. Rosario Rinzivillo

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DI RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIO

DEL CENTRO STORICO

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RELAZIONE ILLUSTRATIVA

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P.R.P.E. – CENTRO STORICO

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Relazione Illustrativa

PREMESSA ......................................................................................................................................... 4

1. Cenni storici ................................................................................................................................. 5

2. Principali Caratteri Tipologici e Costruttivi ................................................................................. 9

3. Contenuti storico-artistici ed ambientali .................................................................................... 15

4. Principali obiettivi del Piano ...................................................................................................... 17

5. Attrezzature e Servizi Sociali ..................................................................................................... 19

6. Riordino del Tessuto Edilizio .................................................................................................... 20

7. Categorie e modalità operative degli interventi ......................................................................... 22

8. Dimensionamento di P.P. .......................................................................................................... 23

9. Scorci carattestici e dettagli architettonici ................................................................................. 26

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Relazione 4

PREMESSA

Il Piano “Particolareggiato Zone A1, A2, A3, B2, B3 - P.R.P.E. Centro Storico” comprende le zone

individuate dal precedente “Piano Particolareggiato Zone A1, A2, A3, B2, B3” del P.R.G. vigente

che coincide con la zona omogenea indicata come “Zona normata dal P.R.P.E.” nella “Tavola 4p”

(scale varie 1:2000, 1:4000 e 1:8000 ) della Variante Generale al P.R.G. adottata con delibera del

C.C. in data 30/10/2007 pubblicata sul BURA n. 64 del 16/11/2007, e con delibera di adozione

definitiva del C.C. (a seguito dell’esame delle osservazioni proposte) in data 27/02/2008.

Esso ripropone la filosofia di intervento del precedente “Piano Particolareggiato Zone A1, A2, A3,

B2, B3” redatto nel 1982 e ne costituisce, con le modifiche dovute all’aggiornamento normativo e

alle trasformazioni (non sempre migliorative) intervenute nel tempo intercorso tra l’approvazione

del precedente Piano e l’attuale, il naturale completamento .

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Relazione 5

1. Cenni storici

Il nome Pescasseroli sembra derivabile da Pesculum Seroli. La voce Pesco (o Pesculum, Pesclum,

Peschio) deriva dal tardo latino Pensulu, "roccia sporgente, a picco, adatta per la costruzione di

case". Quindi significherebbe roccia o sasso delle serre, massa della montagna.

La parte più antica dell'abitato sorge infatti ai piedi dello sperone roccioso (Pesco) su cui si trovano

i resti di "Castel Mancino".

Il paese affonda le radici nei più antichi

tempi. Da fonti leggendarie (Silio

ltalico - De Bello Punico IX) se ne

attribuisce la fondazione a popolazioni

peligne le quali, distaccatesi con una

"Primavera sacra" dal ceppo originario,

vennero ad insediarsi sul colle, poi

chiamato "Castel Mancino.

La specificazione “Mancino" può

essere giustificata sui gemelli Solimo e

Mancino. PALAZZO SIPARI

Dell’epoca medievale esistono solo costruzioni diroccate di dominazioni feudali. Nessuna traccia

però, almeno in superficie, di richiami più remoti di strutture pelagiche tipiche delle "Castella",

comunemente dette "Poligonali", che non mancano invece in località "Campo Mizzo" ove il

Balzano credette di individuare un "Pagus". Comunque sul "Castello Mancino" per la particolare

posizione strategica, è ipotizzabile un "Presidium" a controllo della alta valle del Sangro.

Ai tempi dei Borrello, nell'anno 1141, il Castel Mancino fu distrutto una prima volta, col fuoco, da

Riccardo conte di Capua su ordine di Ruggero il Normanno.

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Relazione 6

Il "Castel Mancino" di Pescasseroli può essere inserito in quella categoria di monumenti poco noti

comunemente chiamati centri fortificati, di epoca preromana.

La terra di Pescasseroli nel medioevo appartenne ai conti di Celano poi ai di Sangro e ai d'Aquino

e, quindi, ai marchesi del Vasto. E' stata anche feudo di Vittoria Colonna e Maria d'Aragona.

L'esistenza di Pescasseroli è documentata già nel Xll secolo dalle Bolle di Pasquale II e Clemente

III (che citano la chiesa di S.Paolo) e dal "Catalogo dei Baroni" (dal quale risulta che Pescasseroli,

appartenente al feudo di Simone di Sangro, era stata da costui subinfeudata per una metá a Orrisio

Borrello e per l'altra metá a un secondo Orrisio e a un certo Trasmondo).

Nel secolo successivo, i Sangro perdono tutti i loro feudi per decisione di Federico II; ma nel 1247

il papa restituisce loro i possedimenti confiscati, da Castel di Sangro a Pescasseroli, che

successivamente passano in dote a Cristofaro d'Aquino, marito di Margherita dei Sangro, e quindi al

marchese di Pescara Innico D'Avalos, marito di Antonella d'Aquino.

Fin dal 1283 anno in cui Cristoforo d'Aquino ne ottenne la istituzione dal re Carlo d' Angiò si

teneva nella piazza del paese, il giorno dell'otto di settembre, la fiera, ancora oggi iscritta nell'albo

fieristico italiano. Già ai tempi di Varrone la popolazione si componeva quasi tutta di pastori. Delle

tre grandi "vie d'erba" una appunto inzia da Pescasseroli, che è stata la capitale pastorale di questa

zona. Traversando il ponte di S. Venere (Veneranda) sulla destra è ancora visibile l'inizio di uno dei

grandi "Tratturi" segnato, fino a qualche tempo fa, con una pietra detta il "Titolo".

Dal XV secolo in poi Pescasseroli subisce il destino di gran parte delle localitá dell'Abruzzo

montano, che vengono vendute e rivendute piú volte dagli stessi signori, finché, estintasi

completamente la linea Sangro-D'Aquino, tutto il territorio (devoluto al fisco e messo all'asta) viene

acquistato da un tale Antonio Sparano, che, alcuni anni dopo (nel 1647) lo rivende a Patrizio Vitale.

Dopo altre compravendite, il feudo viene acquistato da Francesco Antonio Tinassi di Anversa.

Infine, nel 1705, esso diventa proprietá dei Massa di Sorrento dietro il pagamento di 15.760 ducati,

e rimane a questa famiglia fino al 1806, anno di abolizione dei feudi.

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Relazione 7

Negli anni immediatamente successivi il posto del feudatario viene preso da una potente famiglia

borghese, i Sipari, ricchi armentari e proprietari di vaste estensioni di terre

in Puglia.

Costoro, nel 1826, tolgono all'ex-barone anche il mulino e il cosiddetto

"prato della Corte" e, nel 1839, persino l'antica casa baronale, che essi

fanno demolire, per poter costruire, al suo posto, un grande palazzo (ancor

oggi esistente, e noto per essere la casa natale di Benedetto Croce),

affiancato dalla cappella nobiliare dell'Addolorata. Anche se sospettati di

aver contribuito alla diffusione delle idee carbonare, i Sipari riescono ad

acquistare sempre maggiore potenza e ricchezza, imparentandosi con

alcune tra le piú influenti famiglie d'Abruzzo: i Graziani di Villetta

Barrea, i Ricciardelli di Pescocostanzo, i Cappelli di S.Demetrio e i Croce di Montenerodomo.

Ai primi decenni dell'ottocento, in conseguenza della affrancazione Murattiana del Tavoliere,

esplode l'economia pastorale che genera una

classe sociale economicamente e culturalmente

elevata. Quest'ultima fa prevalere in Pescasseroli

l'attività della "Masseria da campo", cioè della

proprietà agricola nel

Tavoliere, sulla

"Masseria delle

pecore", cioè sulla

attività pastorale,

tradizionalmente pura e semplice, cui era viceversa dedita tutta la

restante, piccola e forte, oligarchia proprietaria pescasserolese. La

vicenda della transumanza, innestata ai nascenti processi sociali, è stata

cantata dal poeta Cesidio Gentile (Jurico), nato ne11847, che apprese da

se a leggere ed a scrivere al riflesso del fuoco negli stazzi.

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Relazione 8

La storia piú recente di Pescasseroli si lega da una parte alla crisi della pastorizia e dall'altra

all'istituzione del Parco Nazionale d'Abruzzo (istituito ufficialmente nel 1922) ed allo sviluppo

turistico della zona.

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Relazione 9

2. Principali Caratteri Tipologici e Costruttivi

La parte più antica del centro abitato di Pescasseroli si è formata, come la maggior parte di centri

abruzzesi, durante il basso medio Evo.

L’epoca feudale è praticamente continuata sino all’800 con una conservazione strutturale del centro

abitato quasi immutata nei secoli.

Dell’antico dominio baronale non rimane più nulla e la “nuova borghesia” ottocentesca ha lasciato

l’impronta più rilevante con la costruzione del Palazzo Sipari del 1839 al posto dell’antica casa

baronale.

PALAZZO SIPARI

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Relazione 10

Costruzione antica di rilievo è la Chiesa parrocchiale

“Sancti Pauli ad pasculum Serule” ampliata e

restaurata più volte, di cui si trova menzione in una

bolla papale del 1115. Dalla documentazione d’archivio

non trapela nulla che fornisca una rappresentazione

grafica degli edifici o del nucleo abitato.

I catasti sono solo descrittivi e si limitano a separare la

sezione abitativa da quella rurale, che nel caso di

Pescasseroli, come per altri centri storici montani

abruzzesi, si configura raggruppata in un unico nucleo e

non separata tra centro abitato ed aperta campagna.

CHIESA DI SAN PIETRO E PAOLO

Il livello costruttivo risulta modesto, tale da non avere, forse, meritato oltre la semplice descrizione

una precisazione grafica, infine per tradizione, il costruito costituiva un patrimonio familiare

trasmesso di generazione in generazione senza passare attraverso vendite o altri negoziati giuridici

che lasciassero tracce negli archivi.

Solo a partire dall’epoca Napoleonica si trova qualche planimetria peraltro non interessante del

cento abitato di Pescasseroli.

A differenza degli altri centri montani, Pescasseroli è l’unico paese di montagna che sia ubicato

pressoché completamente in piano sin da epoca medioevale. Precedentemente, come testimoniano i

resti del Castello con maschio di forma rettangolare e cinque torri rotonde, è probabile che l’abitato

si aggrappi a quest’ultimo e sia stato abbandonato a seguito dei frequenti terremoti che colpirono la

zona attraverso i secoli.

Il Febonio nell’ “Historia Marsorum” del 1678 a testimonianza di questa ipotesi, parla di resti della

zona semidistrutta e di antichi ruderi di molti edifici.

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Relazione 11

“Il borgo del piano del Peschio, con la piazza pubblica in esso” è ricordato in un documento del

1527.

Inoltre la fiera che si tiene ancora oggi nella piazza l’8 settembre (Madonna dell’Incoronata) è

menzionata fin dal 1283 nei registri Angioini.

La Casa Comunale, rimasta sede dell’Amministrazione fino verso la metà dell’800, è ricordata con

iscrizione “Berardo Pannolfo Sindico f. A.D. 1893”.

Tra le chiese che il Feboio qualifica “rurales” interessano il centro

storico quella di S. Maria degli Angeli (utilizzata ora come cinema

e precedentemente come scuola), quella di S.Rocco

(completamente demolita) di cui resta una lapide “S.R. 1523”

infissa sulla facciata di una casa all’ingresso Nord del centro

abitato, quella di S.Antonio (distrutta dal terremoto del 1915) al cui

posto sorge il Palazzo Municipale all’ingresso sud del Centro.

CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI

Altro edificio di rilievo è la

Chiesa del Carmine,

“emergenza” nel tessuto

edilizio del Centro Storico.

CHIESA DEL CARMINE

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Relazione 12

Tutto il rimanente patrimonio edilizio del Centro si presenta con pochi elementi particolarmente

significativi dal punto di vista storico-architettonico.

Tuttavia nella sua completezza il centro storico presenta un’organicità ambientale legata alla

struttura viaria, all’uso del materiale da costruzione ed all’impianto tipologico degli edifici.

La struttura viaria principale costituita da Via della Chiesa, Via Valle S.Paolo e Via della Piazza,

si presenta a forma di fuso con i poli coincidenti con le Chiese di S.Antonio (attuale Municipio) e di

S.Rocco (ingresso Nord) ambedue scomparse.

Un centro secondario di aggregazione disposto tangenzialmente alla Via della Chiesa è costituito

dalla Chiesa del Carmine che polarizza in modo quasi concentrico l’aggregato edilizio circostante.

La chiusura esterna del Centro è costituita a monte da Corso Plistia ed a valle da Via Principe di

Napoli.

Tutte le altre vie secondarie sono disposte con andamento pressoché ortogonale alla rete viaria

principale ed al corso del Fiume Sangro.

Gli edifici esistenti sono in massima parte a due-tre piani per le abitazioni (fondaco e residenze) ed

a due piani per i rustici (stalla e fienile).

La tipologia prevalente è quella a pseudo schiera (tabernae) con raddoppio della cellula base.

E’ presente anche la tipologia a schiera con affaccio su corti interne o su aree di pertinenza di

modestissime dimensioni.

Il passo delle murature principali è di regola di 4-5 meri con volte a botte al pian seminterrato o

terreno.

Quando si supera questa dimensione la luce è spesso interrotta da un pilastro centrale sul quale si

imposta la volta di copertura a crociera.

Anche i palazzi presenti nel tessuto del centro storico presentano le murature principali derivate dal

recupero di fondazioni di edifici preesistenti di cui conservano la tessitura originaria con le

necessarie integrazioni. La dimensione longitudinale delle cellule è estremamente variabile sia per

la tipologia a pseudo-schiera che per quella a schiera con valori compresi fra i 4-5 metri sino a 1-16

metri.

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Relazione 13

Ne deriva un andamento planimetrico del tessuto edilizio discontinuo con allineamenti frastagliati

che, uniti alla variabilità accentuata delle altezze degli edifici, creano l’immagine di base del centro

storico.

Quest’ultima caratterizzata dalla aggregazione di prismi per lo più a pianta rettangolare modulati

sulla dimensione delle cellule base o su sottomultipli della stessa al limite coincidenti con le

dimensioni di un vano.

Ciò è imputabile in gran parte alla estrema polverizzazione della proprietà fondiaria ed alle rifusioni

della stessa avvenuta nel corso dei secoli.

Le coperture seguono questa tendenza e si sviluppano con linee di imposta e di colmo

costantemente discontinue e frazionate anche all’interno delle singole particelle catastali.

Le pendenze ambientali variano anch'esse tra valori compresi tra il 30% ed il 50%. E si presentano

di regola a due falde (tetto a capanna) ovvero a duna falda.

Sono frequenti le soluzioni di testata con copertura a padiglione.

Degli elementi caratteristici di queste coperture costituiti dal manto in scandole di faggio, di

mensoloni sporgenti sostenuti da puntoni e dagli abbaini in contropendenza ovvero in prosecuzione

del colmo i primi due sono pressoché scomparsi.

Gli abbaini tradizionali, molto piccoli, usati per accedere alle coperture per le operazioni di

manutenzione, vanno scomparendo anch'essi sostituiti purtroppo nelle maggioranze dei casi da vere

e proprie superfetazioni volumetriche.

Il sistema di accesso ai piani superiori degli edifici è caratterizzato da moltissime scale esterne, i

cosiddetti poggi, che mettono in comunicazione il livello stradale con quello del 1° piano abitativo

ovvero da scale interne in muratura molto ripide disposte sia parallelamente che ortogonalmente

alla facciata. I gradi sono ricavai nello spessore delle murature e nei rinfianchi della sottostante

volta, difficilmente la scala si presenta con un vano proprio negli edifici a schiera o pseudo-schiera.

Sia nel caso delle scala esterna che in quello della scala interna lo sforzo è quello di costruire il

collegamento verticale senza interessare la superficie utile del fondaco.

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Relazione 14

E’ molto frequente il recupero della scala esterna con una seconda muratura di facciate

guadagnando così a discapito della sede stradale un ampliamento della superficie originaria anche ai

piani superiori.

Esiste un unico esempio originale di profferio (profferlo) in Via Valle del Fiume. Una colonna

sostiene il portico di due case attigue ed una doppia arcata di imposta rinascimentale copre le scale

esterne divergenti verso le porte opposte.

Le aperture su strada presentano di regola le tradizionali porte di ingresso appaiate, una per il

“rustico” e l’altra per il “civile” disposte molto spesso a livelli diversi, leggermente più bassa quella

del fondaco, un po’ sopraelevata per guadagnare quota quella dell’abitazione.

Il materiale da costruzione base degli edifici è il calcare utilizzato sia per le murature portanti che

per gli intonaci esterni a “scaglie”, altrettanto dicasi per gli stipiti di portali e finestre in massello,

per i gradi delle scale e le pavimentazioni a cubetti delle strade.

Le aperture esterne di regola di dimensioni molto piccole non presentano chiusure esterne con

persiane, sportelloni, etc. Ai portoncini di legno dei piani terreni si affiancano gli infissi in vetro dei

piani superiori con semplici scuri all’interno.

In legno l’orditura principale e secondaria dei tetti che tradizionalmente adottavano le standole in

faggio per manto di copertura, queste ultime soppiantate prima da tegole di cotto e ultimamente dai

più svariati materiali sia per qualità che per colore.

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Relazione 15

3. Contenuti storico-artistici ed ambientali

Per il Centro di Pescasseroli più che di valori storico-artistici per la presenza di monumenti o

strutture antiche ragguardevoli e storicamente molto rappresentative, si deve parlare di interesse

ambientale per caratteristiche tipologiche o strutturali e per la presenza di tipiche espressioni di

architettura spontanea comuni all’architettura abruzzese dell’alto Sangro e dell’unitarietà

complessiva.

Il principio che la tutela dei valori anzidetti non si esaurisce con la sola “conservazione” del centro

storico come fattore emergente e significativo, ma deve investire necessariamente anche il territorio

e tutte quelle espressioni che gli appartengono, comporta che il P.R.P.E. del centro storico deve

salvaguardare con priorità assoluta la conservazione dell’attuale tessuto sociale (con il

potenziamento e la facilitazione delle proprie attività allargate al territorio) al fine di evitare che il

piano si riduca alla mera conservazione di singoli edifici, ed ottenere così la tutela degli aspetti

ambientali che ne costituiscono la principale fisionomia.

Gli impianti edilizi, in gran parte formati da tipologie a schiera o a pseudo-schiera comprendenti i

rustici (fondaci, stalle, fienili, legnaie etc, ) hanno seguito negli ultimi anni un accelerato processo

di modifiche, adattamenti superfetazioni, ed altro, per lo più con caratteristiche diversificate.

In molti casi si è assistito alla polverizzazione della proprietà fondiaria, da un lato con interventi di

manutenzione e ristrutturazione con valore organico differenziato e talvolta in contrasto ambientale,

dall’altro attraverso vendite di immobili o parte di essi a non residenti si è assistito a modifiche di

destinazione d’uso e della tipologia dei fabbricati originari.

In ambedue i casi il processo trae origine in gran parte, fattore comune a molti i centri storici, dalle

condizioni economiche del tessuto sociale residente.

Inizialmente si è assistito ad un progressivo abbandono di edifici con rapida degradazione degli

stessi dovuta oltre che a fattori climatici, anche, come detto, ad interventi disorganici.

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Relazione 16

Nel tempo molti edifici sono stati riacquistati, spesso per un uso abitativo di seconda casa da non

residenti, e ristrutturati, comportando, in tal caso anche il cambiamento del tessuto sociale.

Successivamente al sisma del 1984, una larga parte del tessuto urbano è stata rimaneggiata con

interventi di consolidamento sismico (spesso tramutatisi in ristrutturazioni edilizie non conformi al

Piano particolareggiato al tempo vigente) che hanno trasformato gli originari allineamenti e

conformazione delle coperture, in molti casi con la sostituzione degli abbaini tradizionali, molto

piccoli, con vere e proprie superfetazioni volumetriche, spesso in contrasto ambientale anche per i

materiali utilizzati.

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Relazione 17

4. Principali obiettivi del Piano

Il presente Piano, al fine di riportare un equilibrio finalizzato alla salvaguardia ambientale, e non

lasciare gli interventi solo all’iniziativa sporadica dei residenti o ad interventi speculativi, come

detto spesso carenti, si configura non solo come strumento di coordinamento e guida, ma come

promotore di iniziativa attraverso l’intervento pubblico riguardante sia gli aspetti generali, che

particolari, della pianificazione.

In particolare il programma di attuazione prevede unitamente alle norme attuative:

a) l’incentivazione e promozione delle attività economiche, sociali, e culturali;

b) un’integrazione delle attrezzature di servizio pubblico e sociali ove carenti;

c) il riordino del tessuto edilizio con salvaguardia delle destinazioni d’uso esistenti, loro

adeguamento agli standard abitativi, ad esclusione di quelle attualmente in contrasto (anti-

igieniche e moleste);

d) i potenziali tempi di intervento.

Il Piano si propone di incentivare le seguenti attività economiche sia esistenti che di previsione:

a) Attività artigianali e/o commerciali: (secondo la vigente legislazione)

- favorendo l'insediamento di attività artigianali produttive non moleste e recuperando

quelle esistenti con risanamento di aree, costruzione precaria o in contrasto

ambientale o igienico,

- favorendo la ristrutturazione di edifici per artigiani (laboratorio-abitazioni)

preferibilmente lungo percorsi primari per l’esposizione e la commercializzazione

del prodotto, (possibilità di erogazione di contributi convenzionati),

- favorendo l’adeguamento e lo sviluppo della rete commerciale distributiva.

b) Attività ricettiva:

- favorendo la ristrutturazione di edifici abitati con cubature sotto utilizzate per la

realizzazione di posti letto;

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Relazione 18

- favorendo la ristrutturazione di edifici ad uso locanda-pensione in particolare nei casi

di conduzione familiare,

- subordinando eventuali concessioni per ristrutturazione di edifici ad uso pensione-

albergo a specifiche condizioni di agibilità,

- escludendo la creazione di mini alloggi-residence.

c) Attività turistiche:

- favorendo la localizzazione di attività o attrezzature legate al settore turistico (locali

di ritrovo, gioco, mostre, agenzie, ecc.) preferibilmente lungo percorsi preferenziali

del centro storico.

d) Attività para-agricole:

- favorendo il progressivo allontanamento delle attività non igieniche esistenti

(principalmente stalle) nel rispetto delle soluzioni indicate dal P.R.G. con recupero

delle volumetrie esistenti ai fini di un miglioramento degli spazi a servizio delle

abitazioni dei residenti (magazzini, fondaci, legnaie ecc.):

- favorendo la rifusione e l’accorpamento delle proprietà (ex uso agricolo) per

interventi di restauro convenzionato con contributi comunali in cui siano fissati i

criteri di retrocessione o di affitti a prezzo controllato al fine di venire incontro alle

esigenze dei residenti (rimessaggi attrezzi, legnaie etc.);

e) Attività terziarie private:

- riassorbendo nell’ambito residenziale la localizzazione di studi professionali, uffici

privati etc. in quanto non riveste una particolare rilevanza autonoma.

f) Traffico e Parcheggi:

- limitando la sosta nel centro storico ai soli residenti ed alle operazioni di carico e

scarico, rimandando alle previsioni del piano per il traffico predisposto la

localizzazione di aree di parcheggio nelle immediate vicinanze.

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Relazione 19

5. Attrezzature e Servizi Sociali

Le modalità di intervento fissate dalla Legge 865 (art.16a) prevedono la possibilità di acquisizione

delle aree libere ricadenti nei centri storici per la costruzione di edifici per pubblici servizi e per

aree destinate ad uso pubblico.

Il programma finanziario per gli stanziamenti e l’eventuale accensione di mutui riguarda le seguenti

opere:

a) Attrezzature scolastiche e para-scolastiche: asilo nido, scuola materna, consultorio

pediatrico, palestra ed aree attrezzate per lo sport.

b) Attrezzature sociali e culturali: centro sociale, comitato di quartiere, poliambulatorio,

istituzioni igienico-assistenziali, cinema teatro, sala concerti, centro giovanile, biblioteca,

sala mostre-conferenze ecc.;

c) Verde pubblico,

d) Percorsi pedonali

Per quanto riguarda i punti a) e b) si è ritenuto più opportuno operare sul tessuto edilizio esistente

anziché creare nuovi edifici.

Sono stati pertanto vincolati edifici o parte di edifici del centro storico agli usi predetti

raggruppandoli in un contorno che garantisse la continuità spaziale e funzionale di servizi stessi nei

confronti della popolazione residente e di quella stagionale o turistica.

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Relazione 20

6. Riordino del Tessuto Edilizio

Il tessuto edilizio, di cui quello residenziale costituisce l’aspetto quantitativo predominate del centro

storico, è stato contenuto entro i limiti di quello pre-esistente.

Sono consentiti nuovi interventi solo per gli edifici totalmente o parzialmente demoliti a seguito

del terremoto o altri eventi e con la limitazione che la riedificazione tenda alla ricostruzione di uno

“spazio” urbano organico (Via, slargo, piazza, quinta etc.) ovvero al recupero di volumetrie in forte

contrasto ambientale o di uso.

Possono essere previsti, inoltre in caso di restauro “impossibile” ai fini statici, interventi sostitutivi

per la particolare sismicità della zona.

Il risanamento o il restauro conservativo, riconosciuti come gli unici criteri di intervento nei

centri storici, sarebbero in tale caso troppo oneroso oppure contrasterebbero con le vigenti norme

per l’edilizia sismica comportando, di fatto, l’abbandono sistematico di edifici con conseguente

crescita del degrado ambientale ovvero il perseverare dell’abuso edilizio.

A tale proposito è introdotta una deroga riguardante i distacchi tra edifici alla citata norma sismica

(art.12 Legge 2/2/1974 n.64 e s.m.i.) proprio per far sì che gli edifici oggetto di interventi

ripecchino gli allineamenti preesistenti.

Per i motivi richiamati resta prioritario nel caso del centro storico di Pescasseroli, la

conservazione dell’impianto urbanistico e più in generale dell’ambiente, piuttosto che del singolo

edificio al fine di promuovere un organico riordino del tessuto edilizio. A tal fine il Piano prevede

alcuni limitati casi di completamento volumetrico che consente un organico riordino del tessuto

edilizio.

Risulta significativo che il Piano incida più analiticamente sui criteri di inserimento dei nuovi

edifici nel contesto antico, nel rispetto dei tracciati stradali, degli allineamenti, del profilo

topografico ed altimetrico, dei moduli edilizi, sull’equilibrio cromatico dei materiali e sull’unità

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Relazione 21

figurativa del nucleo storico. (ivi compreso l’arredo urbano: pavimentazioni, pubblica illuminazione

etc.).

Particolare rilevanza assumono nel caso del centro storico di Pescasseroli le coperture dei fabbricati

sai come pendenze che come materiale.

Ad esempio la tradizionale “scandole” in faggio, copertura tipica di questo Comune, è ormai in

disuso e la sua sostituzione ha comportato l’utilizzo dei più svariati materiali per tipo, forma e

colore con conseguente sconvolgimento della unità figurativa ambientale.

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Relazione 22

7. Categorie e modalità operative degli interventi

Gli interventi avverranno secondo le seguenti categorie e modalità:

a) Edifici a valore monumentale;

b) Edifici di pregevole interesse ambientale con o senza elementi in contrasto.

c) Edifici di interesse ambientale con o senza elementi in contrasto.

d) Edificio o complessi di edifici di formazione recente

e) Nuova edificazione totale o parziale,

- Restauro conservativo secondo classi di intervento legate allo stato di consistenza ed

al grado di protezione richiesto.

- Risanamento (statico, igienico, distributivo).

- Restauro ambientale degli edifici o parte degli edifici classificati con caratteri e gradi

di “contrasto” ambientale;

- Demolizioni di superfetazioni, accessori ed elementi in contrasto con ripristino di

eventuali aree libere.

- Nuova edificazione per l’edilizia di sostituzione, sulle aree inedificate, già edificate

o parzialmente edificate e sulle aree libere qualora non siano vincolate per interventi

pubblici, ovvero completamento di edifici parzialmente o totalmente demoliti.

- Riordino, ripristino ed integrazione degli spazi aperti pubblici e privati.

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Relazione 23

8. Dimensionamento di P.P.

Come principale parametro di riferimento per i conteggi relativi al centro storico si è considerata la

superficie utile lorda anziché la cubatura, essendo quest’ultimo dato non sufficientemente

rappresentativo della situazione reale a causa delle notevoli disparità di altezze di piani nei singoli

edifici.

Riesaminate le indagini a suo tempo effettuate per la redazione del P.P. del 1984, e fatte le

medesime indagini risulta che oggi la superficie totale residenziale occupata dai 1065 abitanti

residenti, dai circa 400 stagionali in edifici dei residenti (ritorno stagionale di parenti, famiglie

emigrate ecc.) e dagli abitanti stagionali in edifici propri (seconde case), nel perimetro di P.P.

risulta essere di 100.475 mq.

Questo dato, apparentemente molto elevato, al fine di raffrontarlo alla edificazione corrente, va

depurato di circa il 15% per tenere conto dello spazio perso a causa dei sistemi costruttivi in

muratura di pietrame che nel centro storico incide per il 25% circa, rispetto al 10% della normale

edificazione.

Dal confronto dei dati 1982 con quelli attuali il dato di maggior rilievo appare il notevole calo della

popolazione residente stabilmente nel centro storico, a fronte di una sostanziale tenuta, almeno negli

ultimi anni, dell’andamento demografico complessivo del Comune di Pescasseroli.

In sostanza il forte decremento della popolazione residente nel centro storico, passata dalle 1634

unità censite nel 1982 alle 1065 di oggi, non è attribuibile tanto allo spopolamento del Comune

quanto alla trasformazione degli immobili nel centro storico da prime in seconde case a dallo

spostamento di parte della popolazione redente in altre parti del paese.

Tra gli obiettivi principali che il P.R.P.E. si prefigge vi sono, come detto, quelli di mantenere

l’attuale struttura sociale e la destinazione prevalentemente residenziale del centro storico,

favorendo il miglioramento delle condizioni igienico-ricettive delle abitazioni e le attività

produttive e servizi ad esse connesse.

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Relazione 24

In tale prospettiva l’utilizzazione del patrimonio edilizio esistente, con i piccoli incrementi previsti

dagli interventi di ricostruzione e completamento, dovuti essenzialmente alla ricostituzione del

tessuto edilizio originario, sono legati alle seguenti ipotesi;

a) Parziale recupero degli abitanti residenti stabili e degli abitanti stagionali emigrati per

motivi di lavoro e che usufruiscono delle abitazioni dei residenti;

b) Mantenimento del numero degli abitanti “stagionali “ che utilizzano alloggi di proprietà non

altrimenti occupati durante il corso dell’anno e parziale recupero degli ex residenti emigrati

per motivi di lavoro.

c) Recupero dei vani malsani, abitati in permanenza al livello del piano stradale o parzialmente

interrari, per destinazioni accessorie.

d) Tendenze alla riduzione del numero medio di componenti dei nuclei familiari esistenti

(formazione di nuove famiglie, giovani coppie, anziani pensionati ecc.).

e) Recupero delle stanze perse per l’adeguamento igienico-ricettivo di alloggi ottenuti dal

frazionamento di tipi edilizi preesistenti (bagni, cucine, servizi igienici);

f) Utilizzazione di quota parte della superficie disabitata ai piani terreni per la creazione di

servizi pubblici e privati mancanti.

g) Utilizzazione di quota parte della superficie disabitata ai piani terreni per compensare la

demolizione di tettoie baracche, etc. previste dal P.R.P.E. e per la creazione di fondaci,

magazzini, etc. necessari alla popolazione residente.

Per quanto riguarda gli abitanti cosiddetti “stagionali” che si appoggiano agli edifici utilizzati dalla

popolazione residente (circa 400 unità), creando di fatto quelle condizioni di sovraffollamento con

ripercussioni negative sull’aspetto igienico-ricettivo delle abitazioni, causa non ultima, per carenza

di spazio, degli interventi edilizi più diffusi (mansarde, sopraelevazioni, ampliamenti etc.) il

P.R.P.E. prevede la creazione di nuovi vani nella prospettiva sia di un rientro permanente di quota

parte di detti abitanti, sia della diminuzione del tasso di affollamento.

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Relazione 25

Per quanti riguarda il punto c) obiettivo del P.R.P.E è il recupero per utilizzazioni accessorie di

alloggi o parte di alloggi malsani, situati attualmente al piano terreno a livello stradale se non

addirittura sotto il livello stradale. Per questa e situazione il P.R.P.E prevede di regola la

destinazione d’uso abitativa non permanente (fondaci, magazzini, etc.,) nel ripristino delle

condizioni originarie delle tipologie edilizie.

Per quanto riguarda il punto d) obiettivo del P.R.P.E è quello di compensare la progressiva

riduzione del nucleo familiare medio, che comporta di riflesso una domanda di alloggi anche in

presenza di una stasi del numero complessivo degli abitanti residenti, con un’offerta di nuove unità

abitative che non derivino da semplici frazionamenti di quelle esistenti snaturandone le tipologie

edilizie originarie. Altrettanto dicasi per il punto a) strettamente collegato al precedente.

Per i punti f) g) h) il P.R.P.E. prevede con apposita normativa il recupero di parte delle superfici

non utilizzate per compensare le carenze di servizi pubblici o le demolizioni previste, ovvero per

destinazioni d’uso accessorie alla residenza.

Il P.R.P.E. fissa infine i termini temporali entro i quali i proprietari devono utilizzare gli immobili

secondo le prescrizioni di P.R.P.E. ed in casi di inerzia fissa le modalità di intervento sostitutivo

dell’amministrazione.

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RELAZIONE ILLUSTRATIVA

9. Scorci caratteristici e dettagli architettonici

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