PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO STRADA PER FUBINE …

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PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO "STRADA PER FUBINE" Stefania Grosso & Elena Penno ARCHITETTI Via Paolo Ercole n. 62, Felizzano (AL) Tel. 0131.799214 e-mail: [email protected] COMMITTENTI: Sig.ra PILOTTI Maria Rosa, Vicolo Chiesa n. 5, Nole (TO) Sig.ra PILOTTI Umbertina, Corso Mazzini n. 281, Sanremo (IM) DENOMINAZIONE DELL’OPERA: PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO "STRADA PER FUBINE" OGGETTO: RELAZIONE GEOLOGICO- TECNICA N. ALLEGATO: A8 DATA: MARZO 2020 I PROGETTISTI: STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA PIERPAOLO SUTERA SARDO & LUCA GRAVINA Via de Amicis n. 1 - 14100 ASTI (AT) QUESTO ELABORATO E' PROTETTO NEI TERMINI DI LEGGE. LA RIPRODUZIONE E' AUTORIZZATA SOLO SU CONSENSO DEI PROGETTISTI 1

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P I A N O E S E C U T I V O C O N V E N Z I O N A T O " S T R A D A P E R F U B I N E "

S t e f a n i a G r o s s o & E l e n a P e n n o

A R C H I T E T T IVia Paolo Ercole n. 62, Felizzano (AL)

Tel. 0131.799214 e-mail: [email protected]

COMMITTENTI:

Sig.ra PILOTTI Maria Rosa, Vicolo Chiesa n. 5, Nole (TO)

Sig.ra PILOTTI Umbertina, Corso Mazzini n. 281, Sanremo (IM)

DENOMINAZIONE DELL’OPERA:

PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO

"STRADA PER FUBINE"

OGGETTO:

RELAZIONE GEOLOGICO-

TECNICA

N. ALLEGATO:

A8

DATA:

MARZO 2020

I PROGETTISTI:

STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA

PIERPAOLO SUTERA SARDO & LUCA

GRAVINA

Via de Amicis n. 1 - 14100 ASTI (AT)

QUESTO ELABORATO E' PROTETTO NEI TERMINI DI LEGGE. LA RIPRODUZIONE E' AUTORIZZATA SOLO SU CONSENSO DEI PROGETTISTI

1

P I A N O E S E C U T I V O C O N V E N Z I O N A T O " S T R A D A P E R F U B I N E "

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STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Via De Amicis n° 1 – 14100 Asti (AT) P.IVA: 01284040050

Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina Tel. – Fax 0141/436555 – 33814

Cell. 348/3306466 – 335/8051069 E-mail: [email protected]

REGIONE PIEMONTE ***

PROVINCIA DI ALESSANDRIA ***

COMUNE DI FELIZZANO

Elaborato: RELAZIONE GEOLOGICA E

PERICOLOSITÀ SISMICA ex D.M. 17/01/2018 (§ 6.2.1)

Oggetto: PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO “STRADA PER FUBINE”

Località: STRADA PROVINCIALE N° 77 PER FUBINE (Foglio catastale 17, mappali n° 244 – 399)

Proprietà: MARIA ROSA PILOTTI – UMBERTINA

PILOTTI

Data: Asti, 21/03/2020

Il tecnico incaricato

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PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO “STRADA PER FUBINE” Maria Rosa PILOTTI – Umbertina PILOTTI Relazione Geologica e Pericolosità Sismica

INDICE

1 - PREMESSA ED INQUADRAMENTO GEOGRAFICO _____________________________________________ 1

2 - RELAZIONE GEOLOGICA (ex § 6.2.1 N.T.C./18) ________________________________________________ 4

2.1 - Inquadramento geologico ______________________________________________________________ 4

2.1.1 - Caratteristiche geotecniche indicative _______________________________________________ 5

2.1.2 - Considerazioni geoidrologiche _____________________________________________________ 6

2.2 - Assetto geomorfologico e pericolosità dell’area ___________________________________________ 7

3 - PERICOLOSITÀ SISMICA _________________________________________________________________ 14

3.1 - Assetto sismo-tettonico e sismicità regionale ____________________________________________ 14

3.2 - Pericolosità sismica _________________________________________________________________ 16

3.3 - Categoria di sottosuolo e categoria topografica __________________________________________ 20

4 - GESTIONE DELLE TERRE E ROCCE DA SCAVO ______________________________________________ 21

5 - CONCLUSIONI __________________________________________________________________________ 23

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1 - PREMESSA ED INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

A corredo degli atti di progetto elaborati dagli Arch. Stefania Grosso & Elena Penno con

studio in Felizzano (AL), Via Paolo Ercole n° 62, è stato affidato allo scrivente Studio Tecnico, con

sede in Asti, Via De Amicis n° 1, l’incarico di eseguire verifiche geologiche e di valutare la

compatibilità degli interventi con l’assetto geomorfologico locale.

Sono previsti interventi su una porzione dell’area PE3 di P.R.G.C. per una superficie pari a

10.613 m2 dove verranno realizzati n° 5 edifici ad uso residenziale e nello specifico due tipologie di

villino unifamiliare caratterizzati da uno e due piani fuori terra ed una tipologia di villino bifamiliare

ad un piano fuori terra, per un totale di n° 6 unità abitative da 130 m2 in su.

Inoltre verrà realizzata la nuova viabilità di piano per collegare i lotti interclusi che rimangono

esclusi dalle opere di edificazione e le aree destinate a verde e parcheggio pubblico nel settore

orientale del lotto, così come da elaborati progettuali.

L’area in esame è compresa nel Foglio I.G.M. n° 69, Asti, alla scala 1:100.000, e nella

Sezione 176060 “Quargnento” della Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000: in Fig. 1.1 è stata

individuata all’interno della base BDTRE.

Il sito oggetto di intervento, censito al N.C.T., Sezione Felizzano, Fg. 17, mappali n° 244 e

399, è ubicato lungo la S.P. n° 77 per Fubine, Felizzano (AL), nella proprietà di Maria Rosa Pilotti e

Umbertina Pilotti.

Dal punto di vista della classificazione geologica in ambito di P.R.G.C., i terreni di proprietà

sono compresi nella Classe I della Carta di Sintesi della Pericolosità Geomorfologica e dell’Idoneità

all’Utilizzazione Urbanistica (cartografia geologica redatta per la Verifica di Compatibilità Idraulica

ed Idrogeologica al P.A.I., attualmente vigente nel territorio comunale), che individua “Porzioni di

territorio dove le condizioni di pericolosità geomorfologica sono tali da non porre limitazioni alle

scelte urbanistiche: gli interventi sia pubblici che privati sono di norma consentiti nel rispetto delle

prescrizioni del D.M. 11/03/88 e del D.M. 14/01/08”.

Il presente elaborato viene redatto ai sensi della seguente normativa:

D.M. 17/01/2018 “Aggiornamento delle «Norme tecniche per le costruzioni»” (Cap. 6, §

6.2.1 “relazione geologica”): nel seguito denominate N.T.C./18;

D.G.R. 30/12/2019 n° 6-887 “OPCM 3519/2006. Presa d’atto e approvazione

dell’aggiornamento della classificazione sismica del territorio della Regione Piemonte, di

cui alla D.G.R. del 21 maggio 2014, n. 65-7656”, D.G.R. 12/12/2011 n° 4-3084 “Procedure

di gestione e controllo delle attività urbanistico-edilizie ai fini della prevenzione del rischio

sismico” e s.m.i.;

D.M. 11/03/1988 “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la

stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la

progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di

fondazione” e relativa Circolare esplicativa del 24/09/1988, n° 30483;

D.Lgs. 03/04/2006 n° 152 “Norme in materia ambientale” e s.m.i., D.M. 10/08/2012 n° 161

“Regolamento recante la disciplina dell’utilizzazione delle terre e rocce da scavo”;

N.T.A. del P.R.G.C. di Felizzano (AL).

In questa prima fase verranno analizzati gli aspetti geologici, geomorfologici e la vulnerabilità

del sito nei confronti di questi ultimi; inoltre verranno forniti i caratteri geotecnici ed idrogeologici di

massima dell’area nonché una prima valutazione della pericolosità sismica. Nella fase propedeutica

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la predisposizione delle istanze di Permesso di Costruire per ogni singolo edificio verranno eseguite

indagini geognostiche al fine di ricostruire l’assetto litostratigrafico e la parametrizzazione

geotecnica di dettaglio dei terreni, nonché al fine di definire l’azione sismica di progetto, in rispetto a

quanto prescritto dai §§ 6.2.2 e 3.2 delle N.T.C./18.

Per l’espletamento dell’incarico saranno valutati i seguenti aspetti:

assetto geologico: vedi § 2.1;

considerazioni sull’assetto litostratigrafico e sulle caratteristiche geomeccaniche generali

dei terreni: vedi § 2.1.1;

considerazioni sull’assetto geoidrologico di massima dell’area: vedi § 2.1.2;

assetto geomorfologico e pericolosità dell’area: vedi § 2.2;

analisi della pericolosità sismica dell’area: vedi Cap. 3;

gestione delle terre e rocce da scavo: vedi Cap. 4.

Ubicazione del sito indagato basata su Allestimento Cartografico di Riferimento BDTRE

2019 B/N (Sezioni CTR 176060 "Quargnento" e 176100 "Oviglio")

Fig. 1.1

Scala 1:10.000

E

NW

W

SW SSE

NE

NN

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AutoCAD SHX Text
SITO INDAGATO

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2 - RELAZIONE GEOLOGICA (ex § 6.2.1 N.T.C./18)

2.1 - Inquadramento geologico

Secondo quanto riportato nella cartografia geologica ufficiale, rappresentata dal Foglio n° 69,

Asti, della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, il territorio del Comune di Felizzano (AL) si

colloca nel settore centrale del Bacino Terziario Ligure Piemontese, che rappresenta un bacino di

tipo sedimentario-detritico, dove si deposita dal Paleocene al Miocene superiore una successione

sedimentaria costituita da formazioni arenacee, marnose ed evaporitiche testimonianti una fase

regressiva che dal Cretaceo prosegue per buona parte del Terziario. Successivamente, nel Plio-

Pleistocene, questi depositi vengono coperti dai sedimenti della piana di Asti-Alessandria, costituiti

da litotipi di ambiente marino (Argille di Lugagnano e Sabbie di Asti – Pliocene) e da sedimenti di

ambiente subaereo (Villafranchiano). Infine, la successione stratigrafica, dal Pleistocene

all’Olocene, viene ricoperta dai depositi alluvionali, terrazzati e non, dei corsi d’acqua.

Fig. 2.1 – Cartografia in scala 1:25.000

estratta dalla “Carta Geologica d’Italia”, F. 69, Asti, scala 1:100.000, e relativa legenda.

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Il Bacino Terziario Piemontese è caratterizzato da una struttura geosinclinale determinata da

un’intensa fase di sedimentazione susseguita da una fase parossistica di tettonica compressiva

derivante dalla spinta della placca continentale africana su quella europea. Tali movimenti hanno

causato l’instaurarsi di una struttura blandamente piegata, con la concavità rivolta verso l’alto,

definita in letteratura scientifica la “Sinclinale Astigiana”, il cui asse, con direzione E-W, è ubicato, in

questo settore, a Sud del concentrico comunale.

La successione stratigrafica affiorante nel territorio comunale è costituita da litotipi di origine

fluviale depositatisi dal Pleistocene inferiore all’Olocene, i più antichi dei quali poggianti sui terreni

pliocenici di origine marina che comunque non affiorano nell’ambito di tale settore.

In particolare la successione stratigrafica è rappresentata da:

Fluviale e Fluvio-lacustre antichi (Pleistocene inferiore);

Fluviale medio (Pleistocene medio);

Depositi alluvionali appartenenti in parte alle alluvioni postglaciali, in parte al fluviale

recente (Pleistocene superiore – Olocene);

Depositi alluvionali quaternari attuali (Olocene).

L’assetto geologico di superficie è rappresentato dal Fluviale medio, di età pleistocenica,

costituite da alluvioni prevalentemente sabbioso-siltoso-argillose, con prodotti di alterazione di

colore giallastro (fl2 in Fig. 2.1).

In generale questi depositi procedendo da Ovest verso Est assumono uno sviluppo

maggiormente esteso: mentre sono presenti solo come lembi terrazzati relitti lungo la Valle

Borbore, nel settore Cerro Tanaro – Quattordio assumono uno sviluppo sempre più continuo per

arrivare, procedendo verso Alessandria, ad occupare vaste aree formando penisole tra i maggiori

corsi d’acqua.

Morfologicamente si presentano ancora evidentemente terrazzate in alcuni settori; l’altezza

del terrazzo decresce decisamente verso valle tanto che la loro superficie spesso si fonde con il

piano morfologico di quelle successive rendendo la delimitazione delle due unità piuttosto incerta.

Sono caratterizzate da terreni con granulometria più fine rispetto le alluvioni più antiche in

quanto prevalgono facies da sabbioso-siltose sino ad argillose; sono ricoperte da materiali di

alterazione generalmente di colore giallastro (1).

2.1.1 - Caratteristiche geotecniche indicative

In generale dal punto di vista geotecnico i terreni appartenenti al Fluviale medio sono costituiti

da argille più o meno limose che localmente si alternano ad orizzonti sabbiosi con potenza da un

metro a qualche metro.

Le caratteristiche geotecniche dei terreni in esame sono state ricavate da indagini

geognostiche dirette, rappresentate da prove penetrometriche statiche (C.P.T.) e dinamiche

(D.P.S.H.) standard, eseguite in contesti geologici analoghi, nonché dai dati raccolti durante la

redazione degli elaborati geologici a corredo del P.R.G.C. di Cerro Tanaro (2), il cui territorio

presenta un contesto geomorfologico ben confrontabile.

I risultati delle indagini sopra descritte evidenziano una marcata anisotropia sia orizzontale sia

verticale di tali depositi, con gli strati a comportamento al limite tra il granulare ed il coesivo che

fanno riscontrare valori di resistenza alla punta del penetrometro statico compresi tra 30 e 45

kg/cm2. Tali valori mostrano un netto incremento in corrispondenza degli strati a granulometria

(1) Carta geologica d’Italia alla scala 1:10.000, Fogli n° 69 “Asti” e 70 “Alessandria” (Servizio Geologico d’Italia).

(2) Variante Strutturale al P.R.G.C. di Cerro Tanaro: Verifica di Compatibilità Idraulica ed Idrogeologica delle Previsioni degli Strumenti Urbanistici Esistenti con

le Condizioni di Dissesto (STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina, Giugno 2007).

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maggiormente grossolana con comportamento francamente granulare che raggiungono anche

resistenze superiori i 100 kg/cm2. Tali livelli spesso si presentano in alternanza piuttosto fitta a

definire un assetto stratigrafico, specie nell’ambito della prima decina di metri di verticale indagata,

decisamente discontinuo per quanto concerne le resistenze alla penetrazione strumentale.

Riassumendo i parametri geotecnici che possono essere considerati rappresentativi dei litotipi

in esame sono quelli di seguito riportati:

cu

(kg/cm2)

c’ (kg/cm

2)

’ (°)

Ed (kg/cm

2)

Ey (kg/cm

2)

IC Dr (%)

(t/m

3)

Terreni con comportamento

al limite tra granulare e

coesivo

**

0,3-1,0 0 21-26 60-150 40-80 0,30-0,75 20-40 1,80-1,90

Terreni con comportamento

granulare

*

– 0 28-32 – 100-300 – 40-70 1,90-2,00

* Parametrizzazione geotecnica in condizioni drenate ** Parametrizzazione geotecnica in condizioni drenate e non drenate

cu : coesione non drenata c’ : coesione drenata ’ : angolo di attrito in condizioni drenate

Ed : modulo edometrico Ey : modulo di Young IC : indice di consistenza Dr : densità relativa : peso di volume

Si rammenta, come riportato al Cap. 1, che l’assetto litostratigrafico e la parametrizzazione

geotecnica dei terreni del sito in esame, verranno analizzati nel dettaglio a seguito della campagna

di indagini geognostiche prevista nella fase di predisposizione degli elaborati geologici a corredo

delle istanze di Permesso di Costruire per ogni singolo edificio previsto dal P.E.C. .

2.1.2 - Considerazioni geoidrologiche

L’area in esame appartiene al settore occidentale della pianura alessandrina contraddistinto

da una serie di complessi idrogeologici con differenti caratteristiche.

Dal basso verso l’alto si possono distinguere:

Complesso limoso-argilloso – corrispondente alle Argille di Lugagnano, impermeabili, che

rappresentano la base del sovrastante Complesso sabbioso o frequentemente nelle valli

principali rappresentano il substrato impermeabile al di sotto dei depositi alluvionali.

Complesso sabbioso – corrispondente ai depositi sabbiosi pliocenici (Sabbie di Asti),

costituiti da alternanze di livelli sabbiosi permeabili, livelli sabbioso limosi e limoso sabbiosi

semipermeabili e livelli limoso argillosi impermeabili; si tratta di un sistema acquifero

multifalda in cui i vari livelli acquiferi, con ridotta continuità laterale, possono essere

intercomunicanti verticalmente.

Complesso delle alternanze (argille, ghiaie, sabbie) – corrispondente alla parte superiore

del Villafranchiano inferiore, al Villafranchiano superiore ed ai depositi fluviali del

Pleistocene medio superiore: è costituito da un’alternanza di livelli limoso-argillosi

impermeabili o semipermeabili e livelli ghiaioso-sabbiosi permeabili; si tratta di un sistema

acquifero multifalda in cui i vari livelli acquiferi sono tra loro intercomunicanti.

Complesso dei depositi alluvionali – depositi con permeabilità e spessore variabili, sede di

una falda libera in equilibrio con il reticolo idrografico.

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L’assetto geoidrologico superficiale dell’area in oggetto è rappresentato dal Complesso delle

alternanze.

Nella presente fase di studio si sono utilizzati i dati bibliografici disponibili per fornire

un’indicazione preliminare della presenza di acqua nel sottosuolo e della relativa soggiacenza;

durante la campagna di indagini prevista verranno eseguite misure freatimetriche nei fori di

indagine e nei punti di misura piezometrica eventualmente presenti nell’intorno del sito, al fine di

ricavare dati maggiormente di dettaglio.

Sulla base degli studi eseguiti per la redazione degli elaborati geologici a corredo del

P.R.G.C. (3) si evidenzia come gran parte del territorio comunale sia caratterizzato dalla presenza

di una falda superficiale caratterizzata da un flusso con direzione NW-SE e con gradiente idraulico

medio pari a 0,008. Le soggiacenze presentano valori molto bassi (2 m) nel settore prossimale al

corso del F. Tanaro, mentre, in corrispondenza del settore NW possono raggiungere anche la

ventina di metri.

In corrispondenza del sito il livello della falda dovrebbe attestarsi a quota di ca. 12 m dal p.c.,

secondo gli elaborati citati.

2.2 - Assetto geomorfologico e pericolosità dell’area

L’area in esame è inserita in un settore pianeggiante la cui morfologia è dovuta all’azione del

Fiume Tanaro che in questo tratto percorre con andamento a meandri irregolari la piana

alluvionale, caratterizzata da ampiezza massima di ca. 2.500 m, immediatamente a valle della

stretta valliva di Castello d’Annone dove l’ampiezza è pari a circa 600 m.

Dall’analisi planimetrica dell’alveo del Fiume Tanaro effettuata attraverso il confronto di

aerofotografie e suffragata dall’esame della documentazione bibliografica si è evidenziato come, tra

il 1954 ed il 1991 si è avuta una riduzione della lunghezza dell’alveo attivo pari circa 4,5%. Nell’arco

di circa un secolo si è manifestata la tendenza del sistema fluviale a trasformare progressivamente

il proprio alveo da pluricursale a monocursale.

Associata alla diminuzione della lunghezza si è pure constatata, nel medesimo periodo, una

diminuzione dell’ampiezza dell’alveo a canali plurimi; questo decremento progressivo può essere

ricondotto sia a cause naturali, sia a cause antropiche e cioè a massicci interventi atti a contenere i

deflussi in fasce sempre più ristrette.

La piana alluvionale è stata incisa dal corso d’acqua in più ordini di terrazzi aventi scarpate di

erosione generalmente di modesta entità; tali morfologie fluviali associate alle naturali divagazioni

dell’alveo sono riconoscibili ove non cancellate dall’attività antropica che negli ultimi anni ha

apportato al sistema fluviale modificazioni (rappresentate principalmente dall’attività estrattiva) a

scapito delle forme relitte e delle aree golenali.

I versanti collinari che limitano il fondovalle alluvionale in destra orografica sono costituiti da

depositi pliocenici prevalentemente in facies Astiana (Sabbie di Asti) fino all’altezza del territorio di

Rocchetta Tanaro, procedendo verso l’alessandrino l’areale di affioramento dei depositi marini si

riduce alle porzioni basali dei versanti, in quanto sono ricoperti dai depositi fluvio-lacustri e fluviali

tuttora ben conservati.

In sinistra orografica i lineamenti sono rappresentati da una serie di terrazzi morfologici, che

possono essere distinti in diversi ordini, separati da scarpate delle quali la più evidente è quella che

separa i depositi del Fluviale medio (Pleistocene) dalle alluvioni del Fiume Tanaro (Pleistocene

superiore – Olocene).

(3) Variante al P.R.G.C. 1983 del Comune di Felizzano: Indagine Geomorfologica sull’Intero Territorio Comunale Finalizzata alla Variante di piano Regolatore

Comunale. Tav. n.3 Carta delle Isofreatiche – Tav. n.4 Carta della Soggiacenza (Dott. Geol. Giuseppe Quaglino, 1997).

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Tale scarpata, caratterizzata da altezza media dell’ordine dei 15 – 20 m è ben evidente ad

Ovest del concentrico comunale dove i depositi del fluviale medio formano una lingua che si

prolunga nella piana del Tanaro fino a raggiungere la sede della linea FF.SS. AT-AL, qui tale

elemento morfologico mostra un andamento piuttosto tortuoso fino al concentrico comunale dove

risulta meno individuabile, anche a causa dell’azione antropica, ed appare anche obliterata

dall’incisione del Rio dell’Albera che ne interrompe la continuità. L’elemento morfologico descritto

separa il terrazzo di II ordine da quello di III ordine: il primo, presente in corrispondenza dell’abitato

di Felizzano dove affiora il Fluviale medio, costituisce un ampio ripiano localmente interrotto dalle

incisioni del reticolato idrografico secondario rappresentato dal Rio dell’Albera e dal Torrente

Sabbiona, tributari sinistri del Fiume Tanaro. Il III ordine di terrazzo si identifica con la pianura

alluvionale su cui insiste il corso attuale del Fiume Tanaro: in questo ripiano il corso attuale del

Tanaro risulta incassato di ca. 4-5 m e mostra andamento meandriforme, inoltre sono evidenti le

tracce delle migrazioni del corso d’acqua rappresentate da vecchi meandri abbandonati

eventualmente riattivabili durante le esondazioni del fiume costituendo vie preferenziali per lo

scorrimento delle acque. In tale contesto geomorfologico il reticolato idrografico secondario

presenta incisioni meno marcate rispetto il settore a monte (terrazzo di II ordine).

Il terrazzo di I ordine è ubicato in corrispondenza dei settori settentrionale e nord-occidentale

dell’area in esame ed è costituito dai terreni del Fluviale antico.

L’area in cui è prevista la realizzazione del Piano Esecutivo Convenzionato è ubicata nel

settore settentrionale del concentrico comunale ad una quota compresa tra 113 e 114 m s.l.m., ad

una distanza minima di c.a. 700 m dalla sponda sinistra del F. Tanaro e ad una quota di ca. 5-6 m

rispetto quest’ultima. Trattasi di un’area subpianeggiante, interclusa tra la sede di Via Fubine, a

Nord, un complesso di villette, ad Ovest, terreni posti a quote analoghe ed i fabbricati di C.na

Poggio, a Sud ed infine la sede della S.P. n° 77 ad Est.

Circa 200 m a Nord è presente, infine, il corso del Rio dell’Albera (cfr. Fig. 2.2).

E

NW

W

SW SSE

NE

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Fig. 2.2

Scala 1:2.000

Ortofoto dell'area in esame (base aerofotogrammetrica ©2020 Google) e carta catastale

(Sezione Felizzano, Foglio n° 17 – basata su "PLANIMETRIA CATASTALE DI

RIFERIMENTO REGIONALE")

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SITO IN ESAME

STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina

Via De Amicis n° 1 – 14100 Asti (AT) Tel. – Fax 0141/436555 – 33814

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In considerazione del contesto geomorfologico descritto la pericolosità dell’area è

strettamente legata alla dinamica del corso del Fiume Tanaro e del reticolato idrografico minore.

Tale corso d’acqua è stato storicamente interessato da diversi eventi alluvionali come emerge

dai dati bibliografici raccolti presso gli Enti regionali e comunali (4):

maggio 1846;

11 ottobre 1846;

1857;

30 maggio 1879;

1931;

16 maggio 1948;

4 settembre 1948;

novembre 1951;

24 dicembre 1960;

1-3 novembre 1968;

20 febbraio 1974;

17 ottobre 1979;

marzo 1980;

5-6 novembre 1994;

7 ottobre 1996.

Di alcuni di questi eventi si hanno notizie frammentarie ed in qualche caso si è riusciti a

reperirne esclusivamente la data, comunque i dati raccolti evidenziano come, di tutti i fenomeni

citati, la piena del novembre 1994 sia stata di gran lunga quella più catastrofica seguita dall’evento

dell’ottobre 1996. Durante la massima piena storica verificatasi nel settembre del 1948, infatti, si

registrarono altezze d’acqua sensibilmente inferiori rispetto gli ultimi due eventi.

Da quanto sopra riportato, unitamente all’analisi della documentazione cartografica, in scala

1:10.000, relativa l’evento alluvionale del novembre 1994 e dalla documentazione

aerofotogrammetrica si evidenzia come il sito indagato sia collocato all’esterno della fascia di

esondazione del F. Tanaro, così come rappresentato in Fig. 2.3 e come di seguito citato (5). A Felizzano una poco pronunciata soglia morfologica naturale determina già in condizioni ordinarie una brusca

deviazione verso Nord dell’alveo del Tanaro. In corrispondenza di questa soglia sono presenti diverse opere idrauliche (tra cui una traversa in alveo) finalizzate all’alimentazione del canale artificiale del Consorzio Irriguo De Ferrari, in località Molini di Felizzano. Questo insieme di circostanze naturali ed artificiali determina un generale rallentamento del deflusso di piena con la creazione a monte di uno pseudo invaso in cui i livelli raggiungono e superano spesso i 3.0 m sul p.c. originale.

Attorno alle 9.30 del 6 novembre, la spinta dovuta alle acque rallentate determina la rottura del rilevato ferroviario in corrispondenza del paleoalveo di Felizzano (attivo fino al secolo scorso): diversi edifici, rurali produttivi e di civile abitazione sono di conseguenza allagati con livelli massimi d’acqua fino a 3.4 m sul piano campagna. Anche le difese spondali in prossimità della traversa sono gravemente danneggiate.

La struttura del ponte di Felizzano viene danneggiata; la S.P. 77 è invasa dalle acque per un tratto di circa 2.5 km, mentre la massicciata ferroviaria è interrotta per la rottura del rilevato e sormontata lungo un tratto di almeno 1 km. Nel complesso, in questo tratto, gli edifici interessati direttamente dall’evento risultano essere almeno 40.

La sezione di piena raggiunge e supera i 3 km ed almeno un terzo delle sponde del fiume Tanaro sono interessate da marcati fenomeni di erosione.

Poco più a valle di Felizzano una intricata rete di rilevati ed argini, posti trasversalmente alla direzione di piena, crea un ulteriore rallentamento del deflusso, con conseguente rapido incremento dell’energia potenziale accumulata.

In particolare a monte del rilevato di un’opera ferroviaria incompiuta degli anni ’30 (tuttora esistente) il livello delle acque trattenute raggiunge i 4.5 m. Le acque, nel tentativo di aggirare l’ostacolo, determinano un’ulter iore allargamento della sezione di piena, riattivando numerose forme fluviali relitte.

Con il crescere della spinta alla fine il rilevato cede; anche in destra Tanaro le altre arginature trasversali più a valle (regione “Rotto”) vengono aggirate, sormontate e sfondate in almeno sei punti. Nei dintorni della c.na Gallinaccia alcuni edifici agricoli sono interessati da livelli d’acqua tra i 3.5 ed i 4.0 m sul p.c.

In sinistra Tanaro la piena oltrepassa la massicciata ferroviaria in più punti, in prossimità de i sifoni dell’adiacente

(4)Variante Strutturale al P.R.G.C. di Cerro Tanaro: Verifica di Compatibilità Idraulica ed Idrogeologica delle Previsioni degli Strumenti Urbanistici Esistenti con

le Condizioni di Dissesto (STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina, Giugno 2007). (5) Eventi alluvionali in Piemonte 2-6 novembre 1994 8 luglio 1996 7-10 ottobre 1996 (Regione Piemonte, Direzione Servizi Tecnici di Prevenzione, Torino,

1998).

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canale De Ferrari, a causa della presenza di fornici per la rete idrografica minore. L’effetto dei rigurgiti giunge a lambire la S.S. 10 ed i terreni ed i terreni della c.na Urbana; la c.na La Prà è allagata

da 2.0 m d’acqua.

La cartografia evidenzia come le acque abbiano interessato la porzione meridionale del

concentrico comunale e si siano fermate sostanzialmente a ridosso della scarpata che separa il

terrazzo di II ordine da quello di III ordine descritta precedentemente, non interessando pertanto il

sito in esame che si colloca ca. 600 m a Nord ed a quote del piano campagna ben più elevate

rispetto la quota raggiunta dal campo di inondazione.

In Fig. 2.3 è stato inoltre riportato il tracciato delle Fasce Fluviali dell’Autorità di Bacino del

Fiume Po così come riportate nel P.A.I. che ubica il sito in un’area esterna la Fascia C.

Sempre in tale figura sono inoltre state riportate le perimetrazioni di cui agli studi idraulici più

recenti che integrano il quadro di dissesto individuato dal P.A.I. introducendo nelle N.d.A. dello

stesso il Titolo V recante “Norme in materia di coordinamento tra il PAI e il Piano di Gestione dei

Rischi di Alluvione (PGRA)” e di conseguenza le Mappe P.G.R.A. (mappe della pericolosità, degli

elementi esposti a rischio e del rischio di alluvione): come si evince dall’elaborato grafico gli scenari

individuati dal P.G.R.A. non si discostano in maniera sostanziale dal preesistente quadro di

dissesto, con lo scenario di alluvione rara (evento alluvionale catastrofico con probabilità di

accadimento quantificabile in tempi di ritorno di 500 anni) il cui limite esterno risulta

sostanzialmente concorde con il limite dell’evento del 1994 e con la Fascia C.

A seguito dell’evento del novembre 1994 sono state realizzate opere di riassetto e messa in

sicurezza del F. Tanaro, come previste dal Cronoprogramma (ampliamento dell’alveo,

realizzazione degli argini di protezione ubicati in corrispondenza del limite di progetto tra la Fascia

B e la Fascia C) che hanno sicuramente ridotto il grado di vulnerabilità del sito nei riguardi delle

acque di esondazione.

Il campo di inondazione dell’evento dell’ottobre 1996 ha interessato, in provincia di

Alessandria, essenzialmente il tratto di fiume compreso tra la provincia di Asti e la confluenza con il

fiume Bormida (5): In generale, questo fenomeno alluvionale può essere definito come piena straordinaria solo nel tratto compreso tra

Felizzano ed Alessandria, essendo state coinvolte vaste aree golenali all’interno degli argini, con alcuni danni alle attività agricole.

(…omissis…) In comune di Felizzano, nei pressi del ponte, un’abitazione viene circondata dalle acque ed allagata; in seguito, a

causa dell’improvvisa crescita dei livelli e del danneggiamento delle opere di contenimento del Canale De Ferrari, il canale stesso danneggia ed allaga le aree circostanti.

Vaste aree coltive comprese fra Felizzano, Oviglio e Solero vengono allagate. L’acqua attraversa in alcuni punti il rilevato ferroviario (sottopassi e rigurgiti della rete idrografica minore), ma senza causare gravi problemi alle aree retrostanti; in destra le acque vanno in battuta contro la collina determinando talora fenomeni di erosione di sponda.

A Felizzano una leggera soglia morfologica naturale determina una brusca deviazione verso nord dell’alveo del Tanaro.

In corrispondenza di questa soglia sono presenti diverse opere idrauliche, tra cui una traversa in alveo e due argini con direzione perpendicolare all’asta fluviale. Il primo è in terra, in sponda sinistra, ed è stato realizzato a protezione della centrale elettrica del canale De Ferrari. Esso impedisce tra l’altro l’utilizzo di una limitata area quale cassa di espansione a valle; a monte di tale argine (Mulino di Felizzano), il livello del 1994 (+1.5 m) è superato da quello del nuovo evento (+2.0 m).

Il secondo argine, ubicato in sponda destra, realizzato in parte in pietra ed in parte in terra, ha la funzione di proteggere i terreni agricoli, la traversa ed in subordine il ponte di ferro sul Tanaro, posto poco più a valle.

Questo insieme di circostanze naturali ed artificiali, determina un generale rallentamento del deflusso di piena con la creazione a monte di uno pseudoinvaso in cui i livelli raggiungono e superano spesso il livello di +1.5 m sul piano campagna originale e le cui ripercussioni a monte sono subite principalmente dal territorio di Cerro Tanaro.

Durante gli eventi meteopluviometrici di Dicembre 2008 – Aprile 2009 e Marzo 2011 il F.

Tanaro in corrispondenza del settore in studio ha esondato andando ad interessare le aree

golenali.

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In particolare (6): L’esondazione del Fiume Tanaro si è sviluppata con l’inondazione di terreni ed edifici in golena (battenti fino a 2-3

metri), (…omissis…) Nei comuni di Masio, Felizzano, Solero, Pietramarazzi, Montecastello, Rivarone, Piovera, Bassignana,

esondazione del Fiume Tanaro con allagamento di edifici e terreni agricoli, di viabilità principale e secondaria.

Inoltre (7): Da Masio ad Alessandria parziali allagamenti all’interno delle golene (fascia B) con riatt ivazione diffusa dei

paleoalvei.

Infine si riportano gli effetti al suolo lungo l’asta del Fiume Tanaro a seguito degli ultimi eventi

meteopluviometrici; mentre durante quello del Novembre 2014 il comune di Felizzano è stato

sostanzialmente non interessato da esondazioni del Tanaro (8), a seguito dell’evento del Novembre

2016 (9): FIUME TANARO In Comune di Felizzano completamente inondati i paleoalvei in sinistra Tanaro (Loc. Mulino). La traversa di

alimentazione del Canale De Ferrari risulta totalmente sommersa, mentre anche in destra idrografica, sull’alto morfologico

della SP77, si registrano battenti idrici pluridecimetrici fino al bivio con la SP245 in Frazione Abazia di Masio. Tra

Felizzano e Solero le acque di piena superano le opere arginali attraverso i fornici all’altezza di C.na Urbana, in

corrispondenza del meandro del Tanaro Rotto (C.na Gallinaccia). Riattivati tutti i paleoalvei in Regione Gorette con

battenti plurimetrici ad altissima energia.

Per quanto concerne il reticolato idrografico secondario, ca. 200 m a Nord dell’area scorre il

Rio dell’Albera lungo il quale è stata perimetrata (10) un’area in dissesto di tipo areale con intensità

molto elevata (EeA): in ogni caso tale perimetrazione non interferisce in modo alcuno con il

comparto in cui verranno realizzati i fabbricati oggetto di P.E.C. .

In sintesi gli interventi in progetto si collocheranno in un comparto esterno il campo di

inondazione dell’evento del novembre 1994, non più coinvolto da alcuno degli eventi successivi,

tantomeno interessato dalle perimetrazioni relative i più recenti studi idraulici (P.G.R.A.); inoltre il

grado di pericolosità geomorfologica ed il conseguente rischio risultano essere ulteriormente

minimizzati dall’argine di protezione realizzato in corrispondenza del limite di progetto tra la Fascia

B e la Fascia C del P.A.I. .

Pertanto, per quanto concerne la pericolosità ed il rischio, non si ravvisano elementi ostativi la

realizzazione delle opere in progetto, come anche confermato dagli elaborati geologici a corredo

del P.R.G.C. inseriscono il sito in esame in un’area caratterizzata da bassa pericolosità

geomorfologica ed in particolare nella Classe I della Carta di Sintesi della Pericolosità

Geomorfologica e dell’Idoneità all’Utilizzazione Urbanistica (cfr. Cap. 1).

(6) Evento meteopluviometrico del 26-28 Aprile 2009 (ARPA Piemonte, Torino, 22 Giugno 2009).

(7) EVENTO ALLUVIONALE del 15-16 Marzo 2011, Seconda Relazione Informativa alla Giunta Regionale (Direzione OO.PP., Difesa del suolo, Economia

montana e foreste, Torino, 25 Marzo 2011). (8) EVENTI ALLUVIONALI dell’ 11-12 e 14-15 Novembre 2014, Relazione a supporto della dichiarazione di stato di emergenza ai sensi della Direttiva del

Presidente del Consiglio dei Ministri del 26/10/2012 (Regione Piemonte, Direzione Regionale Opere Pubbliche, Difesa del suolo, Economia montana e Foreste, Torino, Aggiornamento al 25 Novembre 2014). (9) L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 21-25 NOVEMBRE 2016 IN PIEMONTE, Relazione a supporto della dichiarazione di stato di emergenza ai sensi della

Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26/10/2012 (Regione Piemonte, Direzione Opere Pubbliche, Difesa del suolo, Montagna, Foreste, Protezione Civile, Trasporti e Logistica, Torino, Aggiornamento al 6 Dicembre 2016). (10

) Variante Strutturale al P.R.G.C. 1983 del Comune di Felizzano – Progetto Definitivo: Verifica di Compatibilità Idraulica ed Idrogeologica delle Previsioni degli Strumenti Urbanistici Esistenti con le Condizioni di Dissesto. Tavola di piano n. 2 Carta Geomorfologica e dei Dissesti (Dott.ssa Geol. Grazia Lignana, Dicembre 2013).

Sito indagato

LEGENDA

Limite raggiunto dalle

acque di piena

Area inondata

Evento alluvionale

del novembre 1994

Delimitazione delle

Fasce Fluviali del

P.A.I. e del

P.S.F.F.

Limite esterno della

Fascia C

Paleoalvei

Trincee

Alezze d'acqua

Limite esterno della

Fascia C

Limite esterno dello

scenario di alluvione poco

frequente

Limite esterno dello

scenario di alluvione rara

Mappe della

pericolosità del

Piano di Gestione

dei Rischi da

Alluvione (Titolo V

N.d.A. del P.A.I.)

Area inondata durante l'evento alluvionale del novembre 1994, relative altezze d'acqua,

delimitazioni delle fasce fluviali del P.A.I. e del P.S.F.F. e delimitazioni del Piano di

Gestione dei Rischi da Alluvione

Fig. 2.3

Scala 1:10.000

E

N

W

W

S

W

S

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E

N

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N

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3 - PERICOLOSITÀ SISMICA

3.1 - Assetto sismo-tettonico e sismicità regionale

Il comparto piemontese è dominato dalla presenza dell’arco alpino, che descrive una curva a

180° venendo a trovarsi in posizione contigua alle propaggini occidentali dell’Appennino

Settentrionale: all’interno di tale arco descritto dalle due catene montuose sono presenti i rilievi

collinari, Bacino Terziario Piemontese, Collina di Torino e Monferrato, ed i depositi sedimentari

occidentali ed orientali.

Le strutture orogenetiche alpine ed appenniniche presentano formazione ed evoluzione

legate ai movimenti relativi delle placche euroasiatica ed africana nonché delle microplacche

createsi nel bacino del Mediterraneo, con la catena alpina che segna la zona di sutura tra la Placca

Adria e la Placca Europa con la subduzione della seconda rispetto alla prima.

Le Alpi Occidentali sono dominate da due grandi discontinuità crostali: il Fronte Pennidico

verso l’esterno, oltre il confine con Francia e Svizzera, e la Linea Periadriatica verso l’interno: a

quest’ultima discontinuità appartengono la Linea del Canavese nelle Alpi Occidentali e la Linea del

Tonale nelle Alpi Centrali.

Allo stato attuale, nelle Alpi Occidentali, la dinamica vede la combinazione degli effetti di una

tettonica convergente a larga scala con quelli della rotazione antioraria della placca adriatica ed

infine con gli effetti dovuti alle forze isostatiche e gravitazionali interne alla catena stessa.

Trattasi di un contesto caratterizzato da deformazione prevalentemente trascorrente a larga

scala, con la porzione assiale delle Alpi Occidentali caratterizzata da un regime prevalentemente

distensivo/estensionale legato alle forze gravitazionali interne mentre la porzione esterna (Francia e

Svizzera) e quella interna (Piemonte) che presentano aree con attività di tipo compressivo.

Il contesto descritto porta l’Italia nord-occidentale ad essere sede di un’attività sismica

notevole come frequenza ma generalmente modesta dal punto di vista energetico, con alcuni meno

frequenti eventi a maggior energia.

Gli epicentri degli eventi sismici si concentrano lungo due direttrici, note come arco sismico

piemontese ed arco sismico brianzonese, la prima delle quali segue l’andamento dell’arco alpino

occidentale nella sua parte interna in corrispondenza del limite tra le unità pennidiche e la pianura

padana. La seconda direttrice risulta più dispersa e segue l’allineamento dei massicci cristallini

esterni in corrispondenza delle Alpi Occidentali francesi lungo il Fronte Pennidico.

Le due direttrici descritte arrivano a settentrione fino al territorio del Vallese, anch’esso

caratterizzato da sismicità diffusa, e convergono, verso Sud, nel Cuneese interessando il Nizzardo

e l’Imperiese, con una progressiva maggiore dispersione verso la costa del Mar Ligure.

Inoltre, diffusa sismicità si rileva anche nei settori sud-orientali della regione: lungo lo

spartiacque con la Liguria, verso il Mar Ligure e nell’Appennino settentrionale (11).

Tali allineamenti sono ben individuati dai dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e

Vulcanologia ed in particolare dal Database delle Sorgenti Sismogenetiche di cui in Fig. 3.1 viene

riportato l’estratto relativo all’Italia nord-occidentale (12).

(11

) Rapporto dell’evento sismico del 25-07-2011 (ARPA Piemonte, Torino, 09 agosto 2011). (12

) DISS Working Group (2010). Database on Individual Seismogenetic Sources (DISS), Version 3.1.1: A compilation of potential sources for earthquake larger than M 5.5 in Italy and surrounding areas. http://diss.rm.ingv.it/diss/, © INGV 2010 – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – All rights riserve; DOI: 10.6092/INGV.IT-DISS3.1.1.

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15

Fig. 3.1 – Principali sorgenti sismogenetiche dell’Italia nord-occidentale e relativa legenda.

Fig. 3.2 – Distribuzione

della sismicità strumentale regionale dal 1982 al 2010, per intervalli di profondità.

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16

Ogni anno i terremoti rilevati dalla rete sismica regionale con epicentro in Piemonte, o nei

territori circostanti, sono all’incirca un migliaio: tali eventi perlopiù non sono percepiti dalle persone.

Il numero dei terremoti con magnitudo maggiore di 3, che solitamente possono essere

percepiti nei pressi dell’area epicentrale, è dell’ordine della decina ogni anno, mentre, in media, un

evento all’anno è caratterizzato da magnitudo superiore a 4 e pertanto viene percepito anche a

distanze maggiori.

In generale tali eventi presentano un ipocentro localizzato a profondità non superiori i 20 km,

come anche evidenziato dall’analisi storica che copre un periodo compreso tra il 1982 ed il 2010

(13).

3.2 - Pericolosità sismica

A livello nazionale la prevenzione nei confronti della pericolosità sismica si è storicamente

concretizzata classificando il territorio in categorie sismiche, con differente severità in base

all’intensità ed alla frequenza degli eventi pregressi, ed applicando norme specifiche per la

progettazione delle costruzioni nelle zone classificate sismiche. In pratica i diversi provvedimenti

varati negli anni dal Ministero di Lavori Pubblici classificavano il 45% dei Comuni italiani in zona

sismica, mentre i restanti non venivano classificati.

La situazione muta completamente con l’O.P.C.M. n° 3274 del 20/03/2003 “Primi elementi in

materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative

tecniche per le costruzioni in zona sismica” nella quale vengono dettati i criteri di nuova

classificazione sismica basati sugli studi e sulle elaborazioni più recenti relativi alla pericolosità

sismica del territorio, ovvero sull’analisi della probabilità che lo stesso venga interessato in un certo

intervallo di tempo, genericamente quantificato in 50 anni, da un evento sismico che superi una

determinata intensità o magnitudo.

Tale documento detta sostanzialmente i principi generali con i quali le Regioni, cui viene

delegata la classificazione sismica del territorio, compilano l’elenco dei Comuni con la relativa

attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, in cui è classificato il territorio

nazionale, come di seguito riportato:

Zona 1: la più pericolosa in cui possono verificarsi fortissimi terremoti;

Zona 2: possono verificarsi forti terremoti;

Zona 3: possono verificarsi forti terremoti ma rari;

Zona 4: la meno pericolosa in cui i terremoti sono rari.

Di fatto viene eliminato il territorio non classificato che diventa Zona 4; inoltre ad ogni singola

zona viene attribuito un valore dell’accelerazione sismica utile per la progettazione.

L’O.P.C.M. n° 3274/2003 prevede anche un aggiornamento dello studio di pericolosità,

adottato con la successiva O.P.C.M. n° 3519 del 28/04/2006 “Criteri generali per l’individuazione

delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”: tale

documento ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio

territorio introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al

10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche.

zona accelerazione con probabilità di

superamento pari al 10% in 50 anni [ag]

accelerazione orizzontale massima convenzionale di ancoraggio dello

spettro di risposta elastico [ag]

1 0,25 < ag ≤ 0,35g 0,35g 2 0,15 < ag ≤ 0,25g 0,25g

(13

) Rapporto dell’evento sismico del 25-07-2011 (ARPA Piemonte, Torino, 09 agosto 2011).

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3 0,05 < ag ≤ 0,15g 0,15g 4 ≤ 0,05g 0,05g

A seguito degli indirizzi nazionali le Regioni hanno provveduto a classificare il proprio territorio

suddividendolo in zone, talora ulteriormente distinte in sottozone, ciascuna caratterizzata da un

valore di pericolosità di base espressa in termini di accelerazione massima su suolo rigido (ag).

In Piemonte l’elenco delle zone sismiche è stato aggiornato con D.G.R. n° 11-13058 del

19/01/2010 anche sulla base della proposta di classificazione dello studio del Politecnico di Torino,

Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, in collaborazione con il centro di competenza

Eurocentre di Pavia: in ognuna delle zone sismiche dovranno essere osservate le specifiche

procedure di gestione e controllo dell’attività edilizia ai fini delle prevenzione del rischio riportate

nella D.G.R. n° 4-3084 del 12/12/2011, così come modificate ed integrate dalla D.G.R. n° 65-7656

del 21/05/2014.

Recentemente la Regione Piemonte ha aggiornato lo studio della pericolosità sismica

regionale affidando l’incarico all’Università di Genova – Dipartimento di Scienze della Terra,

dell’Ambiente e della Vita (DISTAV 2018): tale studio ha comportato il calcolo dei valori della

pericolosità sismica in corrispondenza dei punti della griglia di riferimento fissata a livello nazionale

(INGV 2004) sulla base dei valori dell’accelerazione massima attesa al suolo (ag) per tempi di

ritorno prefissati.

I risultati di tale studio sono sintetizzati nelle nuove mappe di pericolosità sismica del territorio

piemontese, queste in generale rappresentano un quadro di pericolosità che non si discosta molto

da quello dello studio INGV 2004, ma apporta precisazioni a livello locale evidenziando situazioni

leggermente più penalizzanti nelle zone del Canavese e del Biellese e lungo il confine meridionale

(alta Val Bormida) e condizioni un po’ meno severe nel monregalese e nell’ossolano.

La proposta di classificazione sismica del territorio regionale è stata approvata dalla Regione

Piemonte con la D.G.R. n° 6/887 del 30/12/2019 “OPCM 3519/2006. Presa d’atto e approvazione

dell’aggiornamento della classificazione sismica del territorio della Regione Piemonte, di cui alla

D.G.R. del 21 maggio 2014, n. 65/7656”.

I risultati dello studio DISTAV 2018 confermano come i valori di accelerazione sismica attesi

in base ai criteri nazionali, siano compatibili con le zone sismiche 3 e 4: per dare continuità alle

politiche di prevenzione già operanti sul territorio viene scelto di riproporre la suddivisione della

zona 3 in una sottozona 3s con i valori di accelerazione di seguito riportati.

zona

accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni [ag]

3s 0,125 < ag ≤ 0,150g 3 0,05 < ag ≤ 0,125g 4 ≤ 0,05g

Inoltre, secondo un criterio cautelativo, non viene prevista la declassificazione rispetto la

precedente suddivisione del territorio regionale anche se 42 Comuni già in zona 3 in base allo

studio DISTAV 2018 presentano valori di accelerazione sismica compatibili con una zona a

sismicità inferiore.

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Fig. 3.3 – Mappa della

suddivisione del territorio piemontese in funzione della pericolosità sismica ai sensi della D.G.R. n° 6-887 del 30/12/2019.

Il territorio del Comune di Felizzano (AL) è inserito all’interno della Zona sismica 4, pertanto

risulta caratterizzato da un valore di ag ≤ 0,05g.

Con l’entrata in vigore delle N.T.C./2008 è stato modificato il ruolo che la classificazione

sismica aveva ai fini progettuali: anziché avere un valore di accelerazione di picco unico riferito al

territorio comunale, per ogni costruzione ci si deve basare su una accelerazione specifica

individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto in funzione della vita

nominale dell’opera. Tali valori di pericolosità di base sono definiti per ogni punto del territorio

nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi

comunali: la classificazione sismica con le relative zone rimane dunque utile solo per la gestione

della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli Enti preposti.

Nella figura seguente viene riportata la mappa di pericolosità sismica realizzata dall’Istituto

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal Dipartimento di Protezione Civile con evidenziato il

territorio in esame.

Risulta evidente come il comparto oggetto di studio sia caratterizzato da accelerazione

orizzontale massima del suolo 0,025 < ag < 0,050 in accordo coi valori caratteristici della Zona

sismica 4 sopra riportati.

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Fig. 3.4 – Mappa di

pericolosità sismica del territorio nazionale espressa in termini di accelerazione massima al suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (estratta dal Progetto DPC-INGV S1).

Un’analisi più raffinata può essere fornita per mezzo della disaggregazione della pericolosità

sismica (Fig. 3.5): tale operazione consente di valutare i contributi di diverse sorgenti sismiche nei

confronti della pericolosità di un sito e, nella sua forma più comune, è espressa in magnitudo e

distanza (M-R), permettendo così di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R

capaci di generare terremoti di magnitudo M. In altri termini tale processo fornisce il terremoto che

domina lo scenario di pericolosità (terremoto di scenario) inteso come l’evento di magnitudo M a

distanza R dal sito in oggetto di studio che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica del

sito stesso (14).

Fig. 3.5 – Grafico

rappresentate la disaggregazione della pericolosità sismica per il sito in esame (estratta dal Progetto DPC-INGV S1).

I risultati evidenziano come ci siano scarse probabilità che nelle vicinanze del sito possano

attendersi terremoti di media e forte intensità: nel dettaglio i valori medi sono di un evento con

magnitudo M=5,180 con epicentro a distanza R=67,700 km.

(14

) Spallarossa D., Barani S., 2007. Disaggregazione alla pericolosità sismica in termini M-R-. Progetto DPC-INGV S1, Deliverable D14, http://esse1.mi.ingv.it/d14.html.

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20

Da quanto sopra esposto si può pertanto concludere come l’area in esame sia caratterizzata

da bassa pericolosità sismica.

3.3 - Categoria di sottosuolo e categoria topografica

Nel presente paragrafo verranno fornite la categoria di sottosuolo e la categoria topografica

caratteristiche del sito in esame: tali grandezze sono indispensabili per riferire la pericolosità

sismica alle condizioni stratigrafiche e morfologiche locali, secondo quanto riportato nella normativa

vigente, rappresentata dalle N.T.C./18. Per valutare l’effetto della risposta sismica locale, qualora le condizioni stratigrafiche e le proprietà dei terreni siano

chiaramente riconducibili a categorie definite (cfr. Tab. 3.2.II delle N.T.C./18), si può fare riferimento ad un approccio semplificato che si basa sulla valutazione degli effetti stratigrafici e topografici attribuendo il sito ad una delle categorie di sottosuolo e ad una delle categorie topografiche definite dalla normativa (cfr. rispettivamente Tab. 3.2.II e Tab. 3.2.III delle N.T.C./18).

CATEGORIA DESCRIZIONE

A

Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di velocità delle onde di taglio superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie terreni di caratteristiche meccaniche più scadenti con spessore massimo pari a 3 m.

B

Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 360 m/s e 800 m/s.

C

Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/s.

D

Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o terreni a grana fina scarsamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 100 m/s e 180 m/s.

E

Terreni con caratteristiche e valori di velocità equivalente riconducibili a quelle definite per le categorie C o D, con profondità del substrato non superiore a 30 m.

CATEGORIA CARATTERISTICHE DELLA SUPERFICIE TOPOGRAFICA

T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i 15°.

T2 Pendii con inclinazione media i > 15°.

T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15° i 30°.

T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i > 30°.

Pertanto, con riferimento a quanto analizzato nei capitoli precedenti, per il sito in esame si

possono assumere i seguenti valori:

CATEGORIA SOTTOSUOLO CATEGORIA TOPOGRAFICA

C T1

Per quanto concerne la categoria di sottosuolo, il dato sopra fornito verrà verificato sulla base

dei risultati della campagna di indagini geognostiche prevista nella fase antecedente la

realizzazione dei fabbricati.

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4 - GESTIONE DELLE TERRE E ROCCE DA SCAVO

Nell’ambito del progetto di cui alla presente è prevista la produzione di terre e rocce da scavo

le quali dovranno essere gestite nel rispetto della normativa vigente in materia (D.P.R. 13/06/2017

n° 120); questa definisce le terre e rocce da scavo così come segue: … il suolo escavato derivante da attività finalizzate alla realizzazione di un'opera, tra le quali: scavi in genere

(sbancamento, fondazioni, trincee); perforazione, trivellazione, palificazione, consolidamento; opere infrastrutturali

(gallerie, strade); rimozione e livellamento di opere in terra. Le terre e rocce da scavo possono contenere anche i seguenti

materiali: calcestruzzo, bentonite, polivinilcloruro (PVC), vetroresina, miscele cementizie e additivi per scavo

meccanizzato, purché le terre e rocce contenenti tali materiali non presentino concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti

di cui alle colonne A e B, Tabella 1, Allegato 5, al Titolo V, della Parte IV, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per

la specifica destinazione d'uso; …

Ne consegue come i materiali di cui al progetto rientrino tra quelli definibili come terre e rocce

da scavo.

Per tali materiali la normativa prevede due possibili classificazioni:

rifiuti – di conseguenza i materiali rientrano nell’ambito di applicazione della parte IV del

D.Lgs. 03/04/2006 n° 152 e s.m.i. e dovranno essere smaltiti in apposito impianto

autorizzato;

sottoprodotti – di conseguenza i materiali potranno essere utilizzati presso il sito di

produzione o presso un sito di utilizzo, diverso da quello di produzione, per realizzare

reinterri, riempimenti, rimodellazioni, rilevati, ripristini e miglioramenti ambientali ecc.

oppure in processi produttivi in sostituzione dei materiali da cava.

Secondo quanto riportato all’art. 4, comma 2, del D.P.R. 120/2017 ai fini di poter essere

classificate come sottoprodotto, le terre e rocce da scavo dovranno rispettare una serie di requisiti,

così come di seguito riportato: Ai fini del comma 1 e ai sensi dell'articolo 183, comma 1, lettera qq), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.

152, le terre e rocce da scavo per essere qualificate sottoprodotti devono soddisfare i seguenti requisiti:

a) sono generate durante la realizzazione di un’opera, di cui costituiscono parte integrante e il cui scopo primario non è la produzione di tale materiale;

b) il loro utilizzo è conforme alle disposizioni del piano di utilizzo di cui all’art. 9 o della dichiarazione di cui all’art. 21, e si realizza: a. nel corso dell'esecuzione della stessa opera nella quale è stato generato o di un’opera diversa, per la

realizzazione di reinterri, riempimenti, rimodellazioni, rilevati, miglioramenti fondiari o viari, recuperi ambientali oppure altre forme di ripristini e miglioramenti ambientali;

b. in processi produttivi, in sostituzione di materiali di cava; c) sono idonee ad essere utilizzate direttamente, ossia senza ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica

industriale; d) soddisfano i requisiti di qualità ambientale espressamente previsti dal Capo II o dal Capo III o dal Capo IV del

presente regolamento, per le modalità di utilizzo specifico di cui alla lettera b).

Per quanto concerne l’utilizzo di tale materiale quale sottoprodotto, i più recenti disposti

normativi, esplicitati all’interno dell’art. 2 “Definizioni” del D.P.R. 13/06/2017 n°120, definiscono: (…omissis…)

t) «cantiere di piccole dimensioni»: cantiere in cui sono prodotte terre e rocce da scavo in quantità non superiori a seimila metri cubi, calcolati dalle sezioni di progetto, nel corso di attività e interventi autorizzati in base alle norme vigenti, comprese quelle prodotte nel corso di attività o opere soggette a valutazione d’impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale di cui alla Parte II del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

u) «cantiere di grandi dimensioni»: cantiere in cui sono prodotte terre e rocce da scavo in quantità superiori a seimila metri cubi, calcolati dalle sezioni di progetto, nel corso di attività o di opere soggette a procedure di valutazione di impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale di cui alla Parte II del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

v) «cantiere di grandi dimensioni non sottoposto a VIA o AIA»: cantiere in cui sono prodotte terre e rocce da scavo in quantità superiori a seimila metri cubi, calcolati dalle sezioni di progetto, nel corso di attività o di opere non soggette a procedure di valutazione di impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale di cui alla Parte II del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152;

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22

(…omissis…)

L’opera in oggetto rientra tra quelle di cui al precedente punto t) e pertanto i materiali da

scavo, qualora non vengano gestiti quali rifiuti, potranno essere utilizzati direttamente nel sito di

produzione, ai sensi dell’art. 185, comma 1, lett. c), del D.Lgs. 152/2006, oppure in siti diversi da

quello di produzione, ai sensi dell’art. 184-bis dello stesso decreto.

Si ricorda che per usi in siti diversi da quello di produzione si dovrà rispettare quanto

prescritto al Capo III “Terre e rocce da scavo prodotte in cantieri di piccole dimensioni”, Artt. 20 e

21 del D.P.R. 13/06/2017 n°120. Art. 20 “Ambito di applicazione”:

1. Le disposizioni del presente Capo si applicano alle terre e rocce da scavo prodotte in cantieri di piccole dimensioni, come definiti nell’articolo 2, comma 1, lettera t), se, con riferimento ai requisiti ambientali di cui all’articolo 4, il produttore dimostra, qualora siano destinate a recuperi, ripristini, rimodellamenti, riempimenti -ambientali o altri utilizzi sul suolo, che non siano superati i valori delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui alle colonne A e B, Tabella 1, Allegato 5, al Titolo V, della Parte IV, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, con riferimento alle caratteristiche delle matrici ambientali e alla destinazione d’uso urbanistica del sito di destinazione, e che le terre e rocce da scavo non costituiscono fonte diretta o indiretta di contaminazione per le acque sotterranee, fatti salvi i valori di fondo naturale.

(…omissis…) Art. 21 “Dichiarazione di utilizzo per i cantieri di piccole dimensioni”:

1. La sussistenza delle condizioni previste dall’articolo 4, è attestata dal produttore tramite una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà resa ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, con la trasmissione, anche solo in via telematica, almeno 15 giorni prima dell'inizio dei lavori di scavo, del modulo di cui all’allegato 6 al comune del luogo di produzione e all'Agenzia di protezione ambientale territorialmente competente. Nella dichiarazione il produttore indica le quantità di terre e rocce da scavo destinate all’utilizzo come sottoprodotti, l’eventuale sito di deposito intermedio, il sito di destinazione, gli estremi delle autorizzazioni per la realizzazione delle opere e i tempi previsti per l’utilizzo, che non possono comunque superare un anno dalla data di produzione delle terre e rocce da scavo, salvo il caso in cui l’opera nella quale le terre e rocce da scavo qualificate come sottoprodotti sono destinate ad essere utilizzate, preveda un termine di esecuzione superiore.

2. La dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di cui al comma 1, assolve la funzione del piano di utilizzo di cui all'articolo 2, comma 1, lettera f).

3. Nel caso di modifica sostanziale dei requisiti di cui all’articolo 4, il produttore aggiorna la dichiarazione di cui al comma 1 e la trasmette, anche solo in via telematica, al comune del luogo di produzione e all’Agenzia di protezione ambientale territorialmente competente. Decorsi 15 giorni dalla trasmissione della dichiarazione aggiornata, le terre e rocce da scavo possono essere gestite in conformità alla dichiarazione aggiornata. Costituiscono modifiche sostanziali quelle indicate all’articolo 15, comma 2. Qualora la variazione riguardi il sito di destinazione o il diverso utilizzo delle terre e rocce da scavo, l’aggiornamento della dichiarazione può essere effettuato per un massimo di due volte, fatte salve eventuali circostanze sopravvenute, impreviste o imprevedibili.

4. I tempi previsti per l’utilizzo delle terre e rocce da scavo come sottoprodotti possono essere prorogati una sola volta e per la durata massima di sei mesi, in presenza di circostanze sopravvenute, impreviste o imprevedibili. A tal fine il produttore, prima della data di scadenza del termine di utilizzo indicato nella dichiarazione, comunica al comune del luogo di produzione e all’Agenzia di protezione ambientale territorialmente competente, il nuovo termine di utilizzo, motivando le ragioni della proroga.

5. Le attività di scavo e di utilizzo sono effettuate in conformità alla vigente disciplina urbanistica e di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.

6. Fermi restando i compiti di vigilanza e controllo stabiliti dalle norme vigenti, le Agenzie di protezione ambientale territorialmente competenti effettuano, secondo una programmazione annuale, le ispezioni, i controlli, i prelievi e le verifiche necessarie ad accertare il rispetto degli obblighi assunti nella dichiarazione di cui al comma 1. L’onere economico derivante dallo svolgimento delle attività di controllo è a carico del produttore. I controlli sono disposti anche con metodo a campione o in base a programmi settoriali, per categorie di attività o nelle situazioni di potenziale pericolo comunque segnalate o rilevate.

7. L’autorità competente, qualora accerti l’assenza dei requisiti di cui all’articolo 4, o delle circostanze sopravvenute, impreviste o imprevedibili di cui ai commi 3 e 4, dispone il divieto di inizio ovvero di prosecuzione delle attività di gestione delle terre e rocce da scavo come sottoprodotti.

Nell’ambito del progetto di cui alla presente, i materiali da scavo prodotti verranno riutilizzati in

sito al fine della sistemazione plano-altimetrica dell’area circostante gli interventi.

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23

5 - CONCLUSIONI

Lo scopo del presente elaborato è stato quello di valutare la compatibilità geologica e

geomorfologica delle opere edilizie in progetto, rappresentate da edificazione di n° 5 fabbricati di

civile abitazione in ambito di P.E.C., lungo la S.P. n° 77 per Fubine, Felizzano (AL), nella proprietà

Maria Rosa Pilotti e Umbertina Pilotti.

Dalle indagini eseguite si è tratto quanto segue:

Relazione Geologica – il sito è ubicato nel settore settentrionale del concentrico comunale

di Felizzano in sinistra orografica della Valle Tanaro: i lineamenti morfologici dell’area sono

costituiti da una serie di terrazzi in cui affiorano depositi fluviali e fluvio-lacustri via via più

antichi procedendo verso Nord. L’assetto litostratigrafico del sottosuolo in esame è

rappresentato dal Fluviale medio, costituito da litotipi a granulometria medio-fine disposti in

alternanze ritmiche tanto da rendere tali depositi a marcata anisotropia verticale ed

orizzontale: sono terreni generalmente caratterizzati da caratteristiche geotecniche da

mediocri a discrete (cfr. § 2.1.1). Dal punto di vista geoidrologico sono sede di una falda

superficiale impostata nelle frazioni più permeabili e che, in sito, secondo quanto riportato

nelle Banche Dati consultate, è caratterizzata da una soggiacenza pari a ca. 12 m dal p.c.

(cfr. § 2.1.2).

Al fine di valutare la compatibilità degli interventi con le condizioni geomorfologiche locali,

si è ricercata la vulnerabilità dell’area tenendo conto dell’aspetto legato alla dinamica dei

corsi d’acqua (cfr. § 2.2). Il rilevamento di terreno e l’insieme dei dati bibliografici reperiti

hanno evidenziato come l’area in esame non sia vulnerabile agli eventi alluvionali legati

alla dinamica del F. Tanaro, in quanto si colloca ben al di fuori del campo di inondazione

dell’evento alluvionale del novembre 1994 e di quelli successivi, nonché delle

perimetrazioni dei più recenti studi idraulici (P.G.R.A.). Anche per quanto riguarda il

reticolato idrografico secondario non si sono individuate linee di interferenza con le aree a

pericolosità molto elevata (EeA) individuate lungo il corso del Rio dell’Albera che

rappresenta il corso d’acqua più vicino. A conferma di quanto analizzato, anche la

cartografia geologica a corredo del P.R.G.C. classifica il sito all’interno di settori

caratterizzati da bassa pericolosità geomorfologica (Classe I – cfr. Cap. 1).

Pericolosità sismica – il sito in esame ricade in un’area classificata, secondo la normativa

vigente (D.G.R. n° 6-887 del 30/12/2019), in zona sismica 4; nel Capitolo 3 sono state

definite le categorie stratigrafiche e topografiche del sito.

Gestione delle terre e rocce da scavo – come indicato nel Cap. 5, che riporta in sintesi la

complessa ed articolata normativa vigente, le terre e rocce da scavo saranno utilizzate in

sito ai sensi dell’art. 185, comma 1, lett. c), del D.Lgs. 152/2006, per le sistemazioni plano-

altimetriche del’area.

Sulla base dei rilievi e delle analisi condotte si può concludere come non si siano rilevati

elementi ostativi la realizzazione degli interventi oggetto della presente: le opere in progetto si

possono ritenere compatibili con l’assetto geologico e geomorfologico dell’area.

Si ribadisce come, nella fase propedeutica la predisposizione delle pratiche relative i

Permessi di Costruire dei fabbricati, verranno eseguite indagini geognostiche al fine di predisporre

la Caratterizzazione e Modellazione Geotecnica (§ 6.2.2 delle N.T.C./18) e l’analisi della Risposta

Sismica Locale (§ 3.2 delle N.T.C./18): in tal modo le indicazioni preliminari fornite con la presente

relazione verranno dettagliate attraverso specifiche indagini al fine di addivenire al corretto

dimensionamento delle strutture fondazionali e fornire le più idonee raccomandazioni tecniche al

STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina

Via De Amicis n° 1 – 14100 Asti (AT) Tel. – Fax 0141/436555 – 33814

PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO “STRADA PER FUBINE” Maria Rosa PILOTTI – Umbertina PILOTTI Relazione Geologica e Pericolosità Sismica

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fine della minimizzazione del rischio.