PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO STRADA PER FUBINE …
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P I A N O E S E C U T I V O C O N V E N Z I O N A T O " S T R A D A P E R F U B I N E "
S t e f a n i a G r o s s o & E l e n a P e n n o
A R C H I T E T T IVia Paolo Ercole n. 62, Felizzano (AL)
Tel. 0131.799214 e-mail: [email protected]
COMMITTENTI:
Sig.ra PILOTTI Maria Rosa, Vicolo Chiesa n. 5, Nole (TO)
Sig.ra PILOTTI Umbertina, Corso Mazzini n. 281, Sanremo (IM)
DENOMINAZIONE DELL’OPERA:
PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO
"STRADA PER FUBINE"
OGGETTO:
RELAZIONE GEOLOGICO-
TECNICA
N. ALLEGATO:
A8
DATA:
MARZO 2020
I PROGETTISTI:
STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA
PIERPAOLO SUTERA SARDO & LUCA
GRAVINA
Via de Amicis n. 1 - 14100 ASTI (AT)
QUESTO ELABORATO E' PROTETTO NEI TERMINI DI LEGGE. LA RIPRODUZIONE E' AUTORIZZATA SOLO SU CONSENSO DEI PROGETTISTI
1
STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Via De Amicis n° 1 – 14100 Asti (AT) P.IVA: 01284040050
Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina Tel. – Fax 0141/436555 – 33814
Cell. 348/3306466 – 335/8051069 E-mail: [email protected]
REGIONE PIEMONTE ***
PROVINCIA DI ALESSANDRIA ***
COMUNE DI FELIZZANO
Elaborato: RELAZIONE GEOLOGICA E
PERICOLOSITÀ SISMICA ex D.M. 17/01/2018 (§ 6.2.1)
Oggetto: PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO “STRADA PER FUBINE”
Località: STRADA PROVINCIALE N° 77 PER FUBINE (Foglio catastale 17, mappali n° 244 – 399)
Proprietà: MARIA ROSA PILOTTI – UMBERTINA
PILOTTI
Data: Asti, 21/03/2020
Il tecnico incaricato
STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina
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PIANO ESECUTIVO CONVENZIONATO “STRADA PER FUBINE” Maria Rosa PILOTTI – Umbertina PILOTTI Relazione Geologica e Pericolosità Sismica
INDICE
1 - PREMESSA ED INQUADRAMENTO GEOGRAFICO _____________________________________________ 1
2 - RELAZIONE GEOLOGICA (ex § 6.2.1 N.T.C./18) ________________________________________________ 4
2.1 - Inquadramento geologico ______________________________________________________________ 4
2.1.1 - Caratteristiche geotecniche indicative _______________________________________________ 5
2.1.2 - Considerazioni geoidrologiche _____________________________________________________ 6
2.2 - Assetto geomorfologico e pericolosità dell’area ___________________________________________ 7
3 - PERICOLOSITÀ SISMICA _________________________________________________________________ 14
3.1 - Assetto sismo-tettonico e sismicità regionale ____________________________________________ 14
3.2 - Pericolosità sismica _________________________________________________________________ 16
3.3 - Categoria di sottosuolo e categoria topografica __________________________________________ 20
4 - GESTIONE DELLE TERRE E ROCCE DA SCAVO ______________________________________________ 21
5 - CONCLUSIONI __________________________________________________________________________ 23
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1 - PREMESSA ED INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
A corredo degli atti di progetto elaborati dagli Arch. Stefania Grosso & Elena Penno con
studio in Felizzano (AL), Via Paolo Ercole n° 62, è stato affidato allo scrivente Studio Tecnico, con
sede in Asti, Via De Amicis n° 1, l’incarico di eseguire verifiche geologiche e di valutare la
compatibilità degli interventi con l’assetto geomorfologico locale.
Sono previsti interventi su una porzione dell’area PE3 di P.R.G.C. per una superficie pari a
10.613 m2 dove verranno realizzati n° 5 edifici ad uso residenziale e nello specifico due tipologie di
villino unifamiliare caratterizzati da uno e due piani fuori terra ed una tipologia di villino bifamiliare
ad un piano fuori terra, per un totale di n° 6 unità abitative da 130 m2 in su.
Inoltre verrà realizzata la nuova viabilità di piano per collegare i lotti interclusi che rimangono
esclusi dalle opere di edificazione e le aree destinate a verde e parcheggio pubblico nel settore
orientale del lotto, così come da elaborati progettuali.
L’area in esame è compresa nel Foglio I.G.M. n° 69, Asti, alla scala 1:100.000, e nella
Sezione 176060 “Quargnento” della Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000: in Fig. 1.1 è stata
individuata all’interno della base BDTRE.
Il sito oggetto di intervento, censito al N.C.T., Sezione Felizzano, Fg. 17, mappali n° 244 e
399, è ubicato lungo la S.P. n° 77 per Fubine, Felizzano (AL), nella proprietà di Maria Rosa Pilotti e
Umbertina Pilotti.
Dal punto di vista della classificazione geologica in ambito di P.R.G.C., i terreni di proprietà
sono compresi nella Classe I della Carta di Sintesi della Pericolosità Geomorfologica e dell’Idoneità
all’Utilizzazione Urbanistica (cartografia geologica redatta per la Verifica di Compatibilità Idraulica
ed Idrogeologica al P.A.I., attualmente vigente nel territorio comunale), che individua “Porzioni di
territorio dove le condizioni di pericolosità geomorfologica sono tali da non porre limitazioni alle
scelte urbanistiche: gli interventi sia pubblici che privati sono di norma consentiti nel rispetto delle
prescrizioni del D.M. 11/03/88 e del D.M. 14/01/08”.
Il presente elaborato viene redatto ai sensi della seguente normativa:
D.M. 17/01/2018 “Aggiornamento delle «Norme tecniche per le costruzioni»” (Cap. 6, §
6.2.1 “relazione geologica”): nel seguito denominate N.T.C./18;
D.G.R. 30/12/2019 n° 6-887 “OPCM 3519/2006. Presa d’atto e approvazione
dell’aggiornamento della classificazione sismica del territorio della Regione Piemonte, di
cui alla D.G.R. del 21 maggio 2014, n. 65-7656”, D.G.R. 12/12/2011 n° 4-3084 “Procedure
di gestione e controllo delle attività urbanistico-edilizie ai fini della prevenzione del rischio
sismico” e s.m.i.;
D.M. 11/03/1988 “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la
stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la
progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di
fondazione” e relativa Circolare esplicativa del 24/09/1988, n° 30483;
D.Lgs. 03/04/2006 n° 152 “Norme in materia ambientale” e s.m.i., D.M. 10/08/2012 n° 161
“Regolamento recante la disciplina dell’utilizzazione delle terre e rocce da scavo”;
N.T.A. del P.R.G.C. di Felizzano (AL).
In questa prima fase verranno analizzati gli aspetti geologici, geomorfologici e la vulnerabilità
del sito nei confronti di questi ultimi; inoltre verranno forniti i caratteri geotecnici ed idrogeologici di
massima dell’area nonché una prima valutazione della pericolosità sismica. Nella fase propedeutica
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la predisposizione delle istanze di Permesso di Costruire per ogni singolo edificio verranno eseguite
indagini geognostiche al fine di ricostruire l’assetto litostratigrafico e la parametrizzazione
geotecnica di dettaglio dei terreni, nonché al fine di definire l’azione sismica di progetto, in rispetto a
quanto prescritto dai §§ 6.2.2 e 3.2 delle N.T.C./18.
Per l’espletamento dell’incarico saranno valutati i seguenti aspetti:
assetto geologico: vedi § 2.1;
considerazioni sull’assetto litostratigrafico e sulle caratteristiche geomeccaniche generali
dei terreni: vedi § 2.1.1;
considerazioni sull’assetto geoidrologico di massima dell’area: vedi § 2.1.2;
assetto geomorfologico e pericolosità dell’area: vedi § 2.2;
analisi della pericolosità sismica dell’area: vedi Cap. 3;
gestione delle terre e rocce da scavo: vedi Cap. 4.
Ubicazione del sito indagato basata su Allestimento Cartografico di Riferimento BDTRE
2019 B/N (Sezioni CTR 176060 "Quargnento" e 176100 "Oviglio")
Fig. 1.1
Scala 1:10.000
E
NW
W
SW SSE
NE
NN
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2 - RELAZIONE GEOLOGICA (ex § 6.2.1 N.T.C./18)
2.1 - Inquadramento geologico
Secondo quanto riportato nella cartografia geologica ufficiale, rappresentata dal Foglio n° 69,
Asti, della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, il territorio del Comune di Felizzano (AL) si
colloca nel settore centrale del Bacino Terziario Ligure Piemontese, che rappresenta un bacino di
tipo sedimentario-detritico, dove si deposita dal Paleocene al Miocene superiore una successione
sedimentaria costituita da formazioni arenacee, marnose ed evaporitiche testimonianti una fase
regressiva che dal Cretaceo prosegue per buona parte del Terziario. Successivamente, nel Plio-
Pleistocene, questi depositi vengono coperti dai sedimenti della piana di Asti-Alessandria, costituiti
da litotipi di ambiente marino (Argille di Lugagnano e Sabbie di Asti – Pliocene) e da sedimenti di
ambiente subaereo (Villafranchiano). Infine, la successione stratigrafica, dal Pleistocene
all’Olocene, viene ricoperta dai depositi alluvionali, terrazzati e non, dei corsi d’acqua.
Fig. 2.1 – Cartografia in scala 1:25.000
estratta dalla “Carta Geologica d’Italia”, F. 69, Asti, scala 1:100.000, e relativa legenda.
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Il Bacino Terziario Piemontese è caratterizzato da una struttura geosinclinale determinata da
un’intensa fase di sedimentazione susseguita da una fase parossistica di tettonica compressiva
derivante dalla spinta della placca continentale africana su quella europea. Tali movimenti hanno
causato l’instaurarsi di una struttura blandamente piegata, con la concavità rivolta verso l’alto,
definita in letteratura scientifica la “Sinclinale Astigiana”, il cui asse, con direzione E-W, è ubicato, in
questo settore, a Sud del concentrico comunale.
La successione stratigrafica affiorante nel territorio comunale è costituita da litotipi di origine
fluviale depositatisi dal Pleistocene inferiore all’Olocene, i più antichi dei quali poggianti sui terreni
pliocenici di origine marina che comunque non affiorano nell’ambito di tale settore.
In particolare la successione stratigrafica è rappresentata da:
Fluviale e Fluvio-lacustre antichi (Pleistocene inferiore);
Fluviale medio (Pleistocene medio);
Depositi alluvionali appartenenti in parte alle alluvioni postglaciali, in parte al fluviale
recente (Pleistocene superiore – Olocene);
Depositi alluvionali quaternari attuali (Olocene).
L’assetto geologico di superficie è rappresentato dal Fluviale medio, di età pleistocenica,
costituite da alluvioni prevalentemente sabbioso-siltoso-argillose, con prodotti di alterazione di
colore giallastro (fl2 in Fig. 2.1).
In generale questi depositi procedendo da Ovest verso Est assumono uno sviluppo
maggiormente esteso: mentre sono presenti solo come lembi terrazzati relitti lungo la Valle
Borbore, nel settore Cerro Tanaro – Quattordio assumono uno sviluppo sempre più continuo per
arrivare, procedendo verso Alessandria, ad occupare vaste aree formando penisole tra i maggiori
corsi d’acqua.
Morfologicamente si presentano ancora evidentemente terrazzate in alcuni settori; l’altezza
del terrazzo decresce decisamente verso valle tanto che la loro superficie spesso si fonde con il
piano morfologico di quelle successive rendendo la delimitazione delle due unità piuttosto incerta.
Sono caratterizzate da terreni con granulometria più fine rispetto le alluvioni più antiche in
quanto prevalgono facies da sabbioso-siltose sino ad argillose; sono ricoperte da materiali di
alterazione generalmente di colore giallastro (1).
2.1.1 - Caratteristiche geotecniche indicative
In generale dal punto di vista geotecnico i terreni appartenenti al Fluviale medio sono costituiti
da argille più o meno limose che localmente si alternano ad orizzonti sabbiosi con potenza da un
metro a qualche metro.
Le caratteristiche geotecniche dei terreni in esame sono state ricavate da indagini
geognostiche dirette, rappresentate da prove penetrometriche statiche (C.P.T.) e dinamiche
(D.P.S.H.) standard, eseguite in contesti geologici analoghi, nonché dai dati raccolti durante la
redazione degli elaborati geologici a corredo del P.R.G.C. di Cerro Tanaro (2), il cui territorio
presenta un contesto geomorfologico ben confrontabile.
I risultati delle indagini sopra descritte evidenziano una marcata anisotropia sia orizzontale sia
verticale di tali depositi, con gli strati a comportamento al limite tra il granulare ed il coesivo che
fanno riscontrare valori di resistenza alla punta del penetrometro statico compresi tra 30 e 45
kg/cm2. Tali valori mostrano un netto incremento in corrispondenza degli strati a granulometria
(1) Carta geologica d’Italia alla scala 1:10.000, Fogli n° 69 “Asti” e 70 “Alessandria” (Servizio Geologico d’Italia).
(2) Variante Strutturale al P.R.G.C. di Cerro Tanaro: Verifica di Compatibilità Idraulica ed Idrogeologica delle Previsioni degli Strumenti Urbanistici Esistenti con
le Condizioni di Dissesto (STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina, Giugno 2007).
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maggiormente grossolana con comportamento francamente granulare che raggiungono anche
resistenze superiori i 100 kg/cm2. Tali livelli spesso si presentano in alternanza piuttosto fitta a
definire un assetto stratigrafico, specie nell’ambito della prima decina di metri di verticale indagata,
decisamente discontinuo per quanto concerne le resistenze alla penetrazione strumentale.
Riassumendo i parametri geotecnici che possono essere considerati rappresentativi dei litotipi
in esame sono quelli di seguito riportati:
cu
(kg/cm2)
c’ (kg/cm
2)
’ (°)
Ed (kg/cm
2)
Ey (kg/cm
2)
IC Dr (%)
(t/m
3)
Terreni con comportamento
al limite tra granulare e
coesivo
**
0,3-1,0 0 21-26 60-150 40-80 0,30-0,75 20-40 1,80-1,90
Terreni con comportamento
granulare
*
– 0 28-32 – 100-300 – 40-70 1,90-2,00
* Parametrizzazione geotecnica in condizioni drenate ** Parametrizzazione geotecnica in condizioni drenate e non drenate
cu : coesione non drenata c’ : coesione drenata ’ : angolo di attrito in condizioni drenate
Ed : modulo edometrico Ey : modulo di Young IC : indice di consistenza Dr : densità relativa : peso di volume
Si rammenta, come riportato al Cap. 1, che l’assetto litostratigrafico e la parametrizzazione
geotecnica dei terreni del sito in esame, verranno analizzati nel dettaglio a seguito della campagna
di indagini geognostiche prevista nella fase di predisposizione degli elaborati geologici a corredo
delle istanze di Permesso di Costruire per ogni singolo edificio previsto dal P.E.C. .
2.1.2 - Considerazioni geoidrologiche
L’area in esame appartiene al settore occidentale della pianura alessandrina contraddistinto
da una serie di complessi idrogeologici con differenti caratteristiche.
Dal basso verso l’alto si possono distinguere:
Complesso limoso-argilloso – corrispondente alle Argille di Lugagnano, impermeabili, che
rappresentano la base del sovrastante Complesso sabbioso o frequentemente nelle valli
principali rappresentano il substrato impermeabile al di sotto dei depositi alluvionali.
Complesso sabbioso – corrispondente ai depositi sabbiosi pliocenici (Sabbie di Asti),
costituiti da alternanze di livelli sabbiosi permeabili, livelli sabbioso limosi e limoso sabbiosi
semipermeabili e livelli limoso argillosi impermeabili; si tratta di un sistema acquifero
multifalda in cui i vari livelli acquiferi, con ridotta continuità laterale, possono essere
intercomunicanti verticalmente.
Complesso delle alternanze (argille, ghiaie, sabbie) – corrispondente alla parte superiore
del Villafranchiano inferiore, al Villafranchiano superiore ed ai depositi fluviali del
Pleistocene medio superiore: è costituito da un’alternanza di livelli limoso-argillosi
impermeabili o semipermeabili e livelli ghiaioso-sabbiosi permeabili; si tratta di un sistema
acquifero multifalda in cui i vari livelli acquiferi sono tra loro intercomunicanti.
Complesso dei depositi alluvionali – depositi con permeabilità e spessore variabili, sede di
una falda libera in equilibrio con il reticolo idrografico.
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L’assetto geoidrologico superficiale dell’area in oggetto è rappresentato dal Complesso delle
alternanze.
Nella presente fase di studio si sono utilizzati i dati bibliografici disponibili per fornire
un’indicazione preliminare della presenza di acqua nel sottosuolo e della relativa soggiacenza;
durante la campagna di indagini prevista verranno eseguite misure freatimetriche nei fori di
indagine e nei punti di misura piezometrica eventualmente presenti nell’intorno del sito, al fine di
ricavare dati maggiormente di dettaglio.
Sulla base degli studi eseguiti per la redazione degli elaborati geologici a corredo del
P.R.G.C. (3) si evidenzia come gran parte del territorio comunale sia caratterizzato dalla presenza
di una falda superficiale caratterizzata da un flusso con direzione NW-SE e con gradiente idraulico
medio pari a 0,008. Le soggiacenze presentano valori molto bassi (2 m) nel settore prossimale al
corso del F. Tanaro, mentre, in corrispondenza del settore NW possono raggiungere anche la
ventina di metri.
In corrispondenza del sito il livello della falda dovrebbe attestarsi a quota di ca. 12 m dal p.c.,
secondo gli elaborati citati.
2.2 - Assetto geomorfologico e pericolosità dell’area
L’area in esame è inserita in un settore pianeggiante la cui morfologia è dovuta all’azione del
Fiume Tanaro che in questo tratto percorre con andamento a meandri irregolari la piana
alluvionale, caratterizzata da ampiezza massima di ca. 2.500 m, immediatamente a valle della
stretta valliva di Castello d’Annone dove l’ampiezza è pari a circa 600 m.
Dall’analisi planimetrica dell’alveo del Fiume Tanaro effettuata attraverso il confronto di
aerofotografie e suffragata dall’esame della documentazione bibliografica si è evidenziato come, tra
il 1954 ed il 1991 si è avuta una riduzione della lunghezza dell’alveo attivo pari circa 4,5%. Nell’arco
di circa un secolo si è manifestata la tendenza del sistema fluviale a trasformare progressivamente
il proprio alveo da pluricursale a monocursale.
Associata alla diminuzione della lunghezza si è pure constatata, nel medesimo periodo, una
diminuzione dell’ampiezza dell’alveo a canali plurimi; questo decremento progressivo può essere
ricondotto sia a cause naturali, sia a cause antropiche e cioè a massicci interventi atti a contenere i
deflussi in fasce sempre più ristrette.
La piana alluvionale è stata incisa dal corso d’acqua in più ordini di terrazzi aventi scarpate di
erosione generalmente di modesta entità; tali morfologie fluviali associate alle naturali divagazioni
dell’alveo sono riconoscibili ove non cancellate dall’attività antropica che negli ultimi anni ha
apportato al sistema fluviale modificazioni (rappresentate principalmente dall’attività estrattiva) a
scapito delle forme relitte e delle aree golenali.
I versanti collinari che limitano il fondovalle alluvionale in destra orografica sono costituiti da
depositi pliocenici prevalentemente in facies Astiana (Sabbie di Asti) fino all’altezza del territorio di
Rocchetta Tanaro, procedendo verso l’alessandrino l’areale di affioramento dei depositi marini si
riduce alle porzioni basali dei versanti, in quanto sono ricoperti dai depositi fluvio-lacustri e fluviali
tuttora ben conservati.
In sinistra orografica i lineamenti sono rappresentati da una serie di terrazzi morfologici, che
possono essere distinti in diversi ordini, separati da scarpate delle quali la più evidente è quella che
separa i depositi del Fluviale medio (Pleistocene) dalle alluvioni del Fiume Tanaro (Pleistocene
superiore – Olocene).
(3) Variante al P.R.G.C. 1983 del Comune di Felizzano: Indagine Geomorfologica sull’Intero Territorio Comunale Finalizzata alla Variante di piano Regolatore
Comunale. Tav. n.3 Carta delle Isofreatiche – Tav. n.4 Carta della Soggiacenza (Dott. Geol. Giuseppe Quaglino, 1997).
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Tale scarpata, caratterizzata da altezza media dell’ordine dei 15 – 20 m è ben evidente ad
Ovest del concentrico comunale dove i depositi del fluviale medio formano una lingua che si
prolunga nella piana del Tanaro fino a raggiungere la sede della linea FF.SS. AT-AL, qui tale
elemento morfologico mostra un andamento piuttosto tortuoso fino al concentrico comunale dove
risulta meno individuabile, anche a causa dell’azione antropica, ed appare anche obliterata
dall’incisione del Rio dell’Albera che ne interrompe la continuità. L’elemento morfologico descritto
separa il terrazzo di II ordine da quello di III ordine: il primo, presente in corrispondenza dell’abitato
di Felizzano dove affiora il Fluviale medio, costituisce un ampio ripiano localmente interrotto dalle
incisioni del reticolato idrografico secondario rappresentato dal Rio dell’Albera e dal Torrente
Sabbiona, tributari sinistri del Fiume Tanaro. Il III ordine di terrazzo si identifica con la pianura
alluvionale su cui insiste il corso attuale del Fiume Tanaro: in questo ripiano il corso attuale del
Tanaro risulta incassato di ca. 4-5 m e mostra andamento meandriforme, inoltre sono evidenti le
tracce delle migrazioni del corso d’acqua rappresentate da vecchi meandri abbandonati
eventualmente riattivabili durante le esondazioni del fiume costituendo vie preferenziali per lo
scorrimento delle acque. In tale contesto geomorfologico il reticolato idrografico secondario
presenta incisioni meno marcate rispetto il settore a monte (terrazzo di II ordine).
Il terrazzo di I ordine è ubicato in corrispondenza dei settori settentrionale e nord-occidentale
dell’area in esame ed è costituito dai terreni del Fluviale antico.
L’area in cui è prevista la realizzazione del Piano Esecutivo Convenzionato è ubicata nel
settore settentrionale del concentrico comunale ad una quota compresa tra 113 e 114 m s.l.m., ad
una distanza minima di c.a. 700 m dalla sponda sinistra del F. Tanaro e ad una quota di ca. 5-6 m
rispetto quest’ultima. Trattasi di un’area subpianeggiante, interclusa tra la sede di Via Fubine, a
Nord, un complesso di villette, ad Ovest, terreni posti a quote analoghe ed i fabbricati di C.na
Poggio, a Sud ed infine la sede della S.P. n° 77 ad Est.
Circa 200 m a Nord è presente, infine, il corso del Rio dell’Albera (cfr. Fig. 2.2).
E
NW
W
SW SSE
NE
NN
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Fig. 2.2
Scala 1:2.000
Ortofoto dell'area in esame (base aerofotogrammetrica ©2020 Google) e carta catastale
(Sezione Felizzano, Foglio n° 17 – basata su "PLANIMETRIA CATASTALE DI
RIFERIMENTO REGIONALE")
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In considerazione del contesto geomorfologico descritto la pericolosità dell’area è
strettamente legata alla dinamica del corso del Fiume Tanaro e del reticolato idrografico minore.
Tale corso d’acqua è stato storicamente interessato da diversi eventi alluvionali come emerge
dai dati bibliografici raccolti presso gli Enti regionali e comunali (4):
maggio 1846;
11 ottobre 1846;
1857;
30 maggio 1879;
1931;
16 maggio 1948;
4 settembre 1948;
novembre 1951;
24 dicembre 1960;
1-3 novembre 1968;
20 febbraio 1974;
17 ottobre 1979;
marzo 1980;
5-6 novembre 1994;
7 ottobre 1996.
Di alcuni di questi eventi si hanno notizie frammentarie ed in qualche caso si è riusciti a
reperirne esclusivamente la data, comunque i dati raccolti evidenziano come, di tutti i fenomeni
citati, la piena del novembre 1994 sia stata di gran lunga quella più catastrofica seguita dall’evento
dell’ottobre 1996. Durante la massima piena storica verificatasi nel settembre del 1948, infatti, si
registrarono altezze d’acqua sensibilmente inferiori rispetto gli ultimi due eventi.
Da quanto sopra riportato, unitamente all’analisi della documentazione cartografica, in scala
1:10.000, relativa l’evento alluvionale del novembre 1994 e dalla documentazione
aerofotogrammetrica si evidenzia come il sito indagato sia collocato all’esterno della fascia di
esondazione del F. Tanaro, così come rappresentato in Fig. 2.3 e come di seguito citato (5). A Felizzano una poco pronunciata soglia morfologica naturale determina già in condizioni ordinarie una brusca
deviazione verso Nord dell’alveo del Tanaro. In corrispondenza di questa soglia sono presenti diverse opere idrauliche (tra cui una traversa in alveo) finalizzate all’alimentazione del canale artificiale del Consorzio Irriguo De Ferrari, in località Molini di Felizzano. Questo insieme di circostanze naturali ed artificiali determina un generale rallentamento del deflusso di piena con la creazione a monte di uno pseudo invaso in cui i livelli raggiungono e superano spesso i 3.0 m sul p.c. originale.
Attorno alle 9.30 del 6 novembre, la spinta dovuta alle acque rallentate determina la rottura del rilevato ferroviario in corrispondenza del paleoalveo di Felizzano (attivo fino al secolo scorso): diversi edifici, rurali produttivi e di civile abitazione sono di conseguenza allagati con livelli massimi d’acqua fino a 3.4 m sul piano campagna. Anche le difese spondali in prossimità della traversa sono gravemente danneggiate.
La struttura del ponte di Felizzano viene danneggiata; la S.P. 77 è invasa dalle acque per un tratto di circa 2.5 km, mentre la massicciata ferroviaria è interrotta per la rottura del rilevato e sormontata lungo un tratto di almeno 1 km. Nel complesso, in questo tratto, gli edifici interessati direttamente dall’evento risultano essere almeno 40.
La sezione di piena raggiunge e supera i 3 km ed almeno un terzo delle sponde del fiume Tanaro sono interessate da marcati fenomeni di erosione.
Poco più a valle di Felizzano una intricata rete di rilevati ed argini, posti trasversalmente alla direzione di piena, crea un ulteriore rallentamento del deflusso, con conseguente rapido incremento dell’energia potenziale accumulata.
In particolare a monte del rilevato di un’opera ferroviaria incompiuta degli anni ’30 (tuttora esistente) il livello delle acque trattenute raggiunge i 4.5 m. Le acque, nel tentativo di aggirare l’ostacolo, determinano un’ulter iore allargamento della sezione di piena, riattivando numerose forme fluviali relitte.
Con il crescere della spinta alla fine il rilevato cede; anche in destra Tanaro le altre arginature trasversali più a valle (regione “Rotto”) vengono aggirate, sormontate e sfondate in almeno sei punti. Nei dintorni della c.na Gallinaccia alcuni edifici agricoli sono interessati da livelli d’acqua tra i 3.5 ed i 4.0 m sul p.c.
In sinistra Tanaro la piena oltrepassa la massicciata ferroviaria in più punti, in prossimità de i sifoni dell’adiacente
(4)Variante Strutturale al P.R.G.C. di Cerro Tanaro: Verifica di Compatibilità Idraulica ed Idrogeologica delle Previsioni degli Strumenti Urbanistici Esistenti con
le Condizioni di Dissesto (STUDIO TECNICO ASSOCIATO DI GEOLOGIA Pierpaolo Sutera Sardo & Luca Gravina, Giugno 2007). (5) Eventi alluvionali in Piemonte 2-6 novembre 1994 8 luglio 1996 7-10 ottobre 1996 (Regione Piemonte, Direzione Servizi Tecnici di Prevenzione, Torino,
1998).
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canale De Ferrari, a causa della presenza di fornici per la rete idrografica minore. L’effetto dei rigurgiti giunge a lambire la S.S. 10 ed i terreni ed i terreni della c.na Urbana; la c.na La Prà è allagata
da 2.0 m d’acqua.
La cartografia evidenzia come le acque abbiano interessato la porzione meridionale del
concentrico comunale e si siano fermate sostanzialmente a ridosso della scarpata che separa il
terrazzo di II ordine da quello di III ordine descritta precedentemente, non interessando pertanto il
sito in esame che si colloca ca. 600 m a Nord ed a quote del piano campagna ben più elevate
rispetto la quota raggiunta dal campo di inondazione.
In Fig. 2.3 è stato inoltre riportato il tracciato delle Fasce Fluviali dell’Autorità di Bacino del
Fiume Po così come riportate nel P.A.I. che ubica il sito in un’area esterna la Fascia C.
Sempre in tale figura sono inoltre state riportate le perimetrazioni di cui agli studi idraulici più
recenti che integrano il quadro di dissesto individuato dal P.A.I. introducendo nelle N.d.A. dello
stesso il Titolo V recante “Norme in materia di coordinamento tra il PAI e il Piano di Gestione dei
Rischi di Alluvione (PGRA)” e di conseguenza le Mappe P.G.R.A. (mappe della pericolosità, degli
elementi esposti a rischio e del rischio di alluvione): come si evince dall’elaborato grafico gli scenari
individuati dal P.G.R.A. non si discostano in maniera sostanziale dal preesistente quadro di
dissesto, con lo scenario di alluvione rara (evento alluvionale catastrofico con probabilità di
accadimento quantificabile in tempi di ritorno di 500 anni) il cui limite esterno risulta
sostanzialmente concorde con il limite dell’evento del 1994 e con la Fascia C.
A seguito dell’evento del novembre 1994 sono state realizzate opere di riassetto e messa in
sicurezza del F. Tanaro, come previste dal Cronoprogramma (ampliamento dell’alveo,
realizzazione degli argini di protezione ubicati in corrispondenza del limite di progetto tra la Fascia
B e la Fascia C) che hanno sicuramente ridotto il grado di vulnerabilità del sito nei riguardi delle
acque di esondazione.
Il campo di inondazione dell’evento dell’ottobre 1996 ha interessato, in provincia di
Alessandria, essenzialmente il tratto di fiume compreso tra la provincia di Asti e la confluenza con il
fiume Bormida (5): In generale, questo fenomeno alluvionale può essere definito come piena straordinaria solo nel tratto compreso tra
Felizzano ed Alessandria, essendo state coinvolte vaste aree golenali all’interno degli argini, con alcuni danni alle attività agricole.
(…omissis…) In comune di Felizzano, nei pressi del ponte, un’abitazione viene circondata dalle acque ed allagata; in seguito, a
causa dell’improvvisa crescita dei livelli e del danneggiamento delle opere di contenimento del Canale De Ferrari, il canale stesso danneggia ed allaga le aree circostanti.
Vaste aree coltive comprese fra Felizzano, Oviglio e Solero vengono allagate. L’acqua attraversa in alcuni punti il rilevato ferroviario (sottopassi e rigurgiti della rete idrografica minore), ma senza causare gravi problemi alle aree retrostanti; in destra le acque vanno in battuta contro la collina determinando talora fenomeni di erosione di sponda.
A Felizzano una leggera soglia morfologica naturale determina una brusca deviazione verso nord dell’alveo del Tanaro.
In corrispondenza di questa soglia sono presenti diverse opere idrauliche, tra cui una traversa in alveo e due argini con direzione perpendicolare all’asta fluviale. Il primo è in terra, in sponda sinistra, ed è stato realizzato a protezione della centrale elettrica del canale De Ferrari. Esso impedisce tra l’altro l’utilizzo di una limitata area quale cassa di espansione a valle; a monte di tale argine (Mulino di Felizzano), il livello del 1994 (+1.5 m) è superato da quello del nuovo evento (+2.0 m).
Il secondo argine, ubicato in sponda destra, realizzato in parte in pietra ed in parte in terra, ha la funzione di proteggere i terreni agricoli, la traversa ed in subordine il ponte di ferro sul Tanaro, posto poco più a valle.
Questo insieme di circostanze naturali ed artificiali, determina un generale rallentamento del deflusso di piena con la creazione a monte di uno pseudoinvaso in cui i livelli raggiungono e superano spesso il livello di +1.5 m sul piano campagna originale e le cui ripercussioni a monte sono subite principalmente dal territorio di Cerro Tanaro.
Durante gli eventi meteopluviometrici di Dicembre 2008 – Aprile 2009 e Marzo 2011 il F.
Tanaro in corrispondenza del settore in studio ha esondato andando ad interessare le aree
golenali.
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In particolare (6): L’esondazione del Fiume Tanaro si è sviluppata con l’inondazione di terreni ed edifici in golena (battenti fino a 2-3
metri), (…omissis…) Nei comuni di Masio, Felizzano, Solero, Pietramarazzi, Montecastello, Rivarone, Piovera, Bassignana,
esondazione del Fiume Tanaro con allagamento di edifici e terreni agricoli, di viabilità principale e secondaria.
Inoltre (7): Da Masio ad Alessandria parziali allagamenti all’interno delle golene (fascia B) con riatt ivazione diffusa dei
paleoalvei.
Infine si riportano gli effetti al suolo lungo l’asta del Fiume Tanaro a seguito degli ultimi eventi
meteopluviometrici; mentre durante quello del Novembre 2014 il comune di Felizzano è stato
sostanzialmente non interessato da esondazioni del Tanaro (8), a seguito dell’evento del Novembre
2016 (9): FIUME TANARO In Comune di Felizzano completamente inondati i paleoalvei in sinistra Tanaro (Loc. Mulino). La traversa di
alimentazione del Canale De Ferrari risulta totalmente sommersa, mentre anche in destra idrografica, sull’alto morfologico
della SP77, si registrano battenti idrici pluridecimetrici fino al bivio con la SP245 in Frazione Abazia di Masio. Tra
Felizzano e Solero le acque di piena superano le opere arginali attraverso i fornici all’altezza di C.na Urbana, in
corrispondenza del meandro del Tanaro Rotto (C.na Gallinaccia). Riattivati tutti i paleoalvei in Regione Gorette con
battenti plurimetrici ad altissima energia.
Per quanto concerne il reticolato idrografico secondario, ca. 200 m a Nord dell’area scorre il
Rio dell’Albera lungo il quale è stata perimetrata (10) un’area in dissesto di tipo areale con intensità
molto elevata (EeA): in ogni caso tale perimetrazione non interferisce in modo alcuno con il
comparto in cui verranno realizzati i fabbricati oggetto di P.E.C. .
In sintesi gli interventi in progetto si collocheranno in un comparto esterno il campo di
inondazione dell’evento del novembre 1994, non più coinvolto da alcuno degli eventi successivi,
tantomeno interessato dalle perimetrazioni relative i più recenti studi idraulici (P.G.R.A.); inoltre il
grado di pericolosità geomorfologica ed il conseguente rischio risultano essere ulteriormente
minimizzati dall’argine di protezione realizzato in corrispondenza del limite di progetto tra la Fascia
B e la Fascia C del P.A.I. .
Pertanto, per quanto concerne la pericolosità ed il rischio, non si ravvisano elementi ostativi la
realizzazione delle opere in progetto, come anche confermato dagli elaborati geologici a corredo
del P.R.G.C. inseriscono il sito in esame in un’area caratterizzata da bassa pericolosità
geomorfologica ed in particolare nella Classe I della Carta di Sintesi della Pericolosità
Geomorfologica e dell’Idoneità all’Utilizzazione Urbanistica (cfr. Cap. 1).
(6) Evento meteopluviometrico del 26-28 Aprile 2009 (ARPA Piemonte, Torino, 22 Giugno 2009).
(7) EVENTO ALLUVIONALE del 15-16 Marzo 2011, Seconda Relazione Informativa alla Giunta Regionale (Direzione OO.PP., Difesa del suolo, Economia
montana e foreste, Torino, 25 Marzo 2011). (8) EVENTI ALLUVIONALI dell’ 11-12 e 14-15 Novembre 2014, Relazione a supporto della dichiarazione di stato di emergenza ai sensi della Direttiva del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 26/10/2012 (Regione Piemonte, Direzione Regionale Opere Pubbliche, Difesa del suolo, Economia montana e Foreste, Torino, Aggiornamento al 25 Novembre 2014). (9) L’EVENTO ALLUVIONALE DEL 21-25 NOVEMBRE 2016 IN PIEMONTE, Relazione a supporto della dichiarazione di stato di emergenza ai sensi della
Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26/10/2012 (Regione Piemonte, Direzione Opere Pubbliche, Difesa del suolo, Montagna, Foreste, Protezione Civile, Trasporti e Logistica, Torino, Aggiornamento al 6 Dicembre 2016). (10
) Variante Strutturale al P.R.G.C. 1983 del Comune di Felizzano – Progetto Definitivo: Verifica di Compatibilità Idraulica ed Idrogeologica delle Previsioni degli Strumenti Urbanistici Esistenti con le Condizioni di Dissesto. Tavola di piano n. 2 Carta Geomorfologica e dei Dissesti (Dott.ssa Geol. Grazia Lignana, Dicembre 2013).
Sito indagato
LEGENDA
Limite raggiunto dalle
acque di piena
Area inondata
Evento alluvionale
del novembre 1994
Delimitazione delle
Fasce Fluviali del
P.A.I. e del
P.S.F.F.
Limite esterno della
Fascia C
Paleoalvei
Trincee
Alezze d'acqua
Limite esterno della
Fascia C
Limite esterno dello
scenario di alluvione poco
frequente
Limite esterno dello
scenario di alluvione rara
Mappe della
pericolosità del
Piano di Gestione
dei Rischi da
Alluvione (Titolo V
N.d.A. del P.A.I.)
Area inondata durante l'evento alluvionale del novembre 1994, relative altezze d'acqua,
delimitazioni delle fasce fluviali del P.A.I. e del P.S.F.F. e delimitazioni del Piano di
Gestione dei Rischi da Alluvione
Fig. 2.3
Scala 1:10.000
E
N
W
W
S
W
S
S
E
N
E
N
N
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3 - PERICOLOSITÀ SISMICA
3.1 - Assetto sismo-tettonico e sismicità regionale
Il comparto piemontese è dominato dalla presenza dell’arco alpino, che descrive una curva a
180° venendo a trovarsi in posizione contigua alle propaggini occidentali dell’Appennino
Settentrionale: all’interno di tale arco descritto dalle due catene montuose sono presenti i rilievi
collinari, Bacino Terziario Piemontese, Collina di Torino e Monferrato, ed i depositi sedimentari
occidentali ed orientali.
Le strutture orogenetiche alpine ed appenniniche presentano formazione ed evoluzione
legate ai movimenti relativi delle placche euroasiatica ed africana nonché delle microplacche
createsi nel bacino del Mediterraneo, con la catena alpina che segna la zona di sutura tra la Placca
Adria e la Placca Europa con la subduzione della seconda rispetto alla prima.
Le Alpi Occidentali sono dominate da due grandi discontinuità crostali: il Fronte Pennidico
verso l’esterno, oltre il confine con Francia e Svizzera, e la Linea Periadriatica verso l’interno: a
quest’ultima discontinuità appartengono la Linea del Canavese nelle Alpi Occidentali e la Linea del
Tonale nelle Alpi Centrali.
Allo stato attuale, nelle Alpi Occidentali, la dinamica vede la combinazione degli effetti di una
tettonica convergente a larga scala con quelli della rotazione antioraria della placca adriatica ed
infine con gli effetti dovuti alle forze isostatiche e gravitazionali interne alla catena stessa.
Trattasi di un contesto caratterizzato da deformazione prevalentemente trascorrente a larga
scala, con la porzione assiale delle Alpi Occidentali caratterizzata da un regime prevalentemente
distensivo/estensionale legato alle forze gravitazionali interne mentre la porzione esterna (Francia e
Svizzera) e quella interna (Piemonte) che presentano aree con attività di tipo compressivo.
Il contesto descritto porta l’Italia nord-occidentale ad essere sede di un’attività sismica
notevole come frequenza ma generalmente modesta dal punto di vista energetico, con alcuni meno
frequenti eventi a maggior energia.
Gli epicentri degli eventi sismici si concentrano lungo due direttrici, note come arco sismico
piemontese ed arco sismico brianzonese, la prima delle quali segue l’andamento dell’arco alpino
occidentale nella sua parte interna in corrispondenza del limite tra le unità pennidiche e la pianura
padana. La seconda direttrice risulta più dispersa e segue l’allineamento dei massicci cristallini
esterni in corrispondenza delle Alpi Occidentali francesi lungo il Fronte Pennidico.
Le due direttrici descritte arrivano a settentrione fino al territorio del Vallese, anch’esso
caratterizzato da sismicità diffusa, e convergono, verso Sud, nel Cuneese interessando il Nizzardo
e l’Imperiese, con una progressiva maggiore dispersione verso la costa del Mar Ligure.
Inoltre, diffusa sismicità si rileva anche nei settori sud-orientali della regione: lungo lo
spartiacque con la Liguria, verso il Mar Ligure e nell’Appennino settentrionale (11).
Tali allineamenti sono ben individuati dai dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia ed in particolare dal Database delle Sorgenti Sismogenetiche di cui in Fig. 3.1 viene
riportato l’estratto relativo all’Italia nord-occidentale (12).
(11
) Rapporto dell’evento sismico del 25-07-2011 (ARPA Piemonte, Torino, 09 agosto 2011). (12
) DISS Working Group (2010). Database on Individual Seismogenetic Sources (DISS), Version 3.1.1: A compilation of potential sources for earthquake larger than M 5.5 in Italy and surrounding areas. http://diss.rm.ingv.it/diss/, © INGV 2010 – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – All rights riserve; DOI: 10.6092/INGV.IT-DISS3.1.1.
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Fig. 3.1 – Principali sorgenti sismogenetiche dell’Italia nord-occidentale e relativa legenda.
Fig. 3.2 – Distribuzione
della sismicità strumentale regionale dal 1982 al 2010, per intervalli di profondità.
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Ogni anno i terremoti rilevati dalla rete sismica regionale con epicentro in Piemonte, o nei
territori circostanti, sono all’incirca un migliaio: tali eventi perlopiù non sono percepiti dalle persone.
Il numero dei terremoti con magnitudo maggiore di 3, che solitamente possono essere
percepiti nei pressi dell’area epicentrale, è dell’ordine della decina ogni anno, mentre, in media, un
evento all’anno è caratterizzato da magnitudo superiore a 4 e pertanto viene percepito anche a
distanze maggiori.
In generale tali eventi presentano un ipocentro localizzato a profondità non superiori i 20 km,
come anche evidenziato dall’analisi storica che copre un periodo compreso tra il 1982 ed il 2010
(13).
3.2 - Pericolosità sismica
A livello nazionale la prevenzione nei confronti della pericolosità sismica si è storicamente
concretizzata classificando il territorio in categorie sismiche, con differente severità in base
all’intensità ed alla frequenza degli eventi pregressi, ed applicando norme specifiche per la
progettazione delle costruzioni nelle zone classificate sismiche. In pratica i diversi provvedimenti
varati negli anni dal Ministero di Lavori Pubblici classificavano il 45% dei Comuni italiani in zona
sismica, mentre i restanti non venivano classificati.
La situazione muta completamente con l’O.P.C.M. n° 3274 del 20/03/2003 “Primi elementi in
materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative
tecniche per le costruzioni in zona sismica” nella quale vengono dettati i criteri di nuova
classificazione sismica basati sugli studi e sulle elaborazioni più recenti relativi alla pericolosità
sismica del territorio, ovvero sull’analisi della probabilità che lo stesso venga interessato in un certo
intervallo di tempo, genericamente quantificato in 50 anni, da un evento sismico che superi una
determinata intensità o magnitudo.
Tale documento detta sostanzialmente i principi generali con i quali le Regioni, cui viene
delegata la classificazione sismica del territorio, compilano l’elenco dei Comuni con la relativa
attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, in cui è classificato il territorio
nazionale, come di seguito riportato:
Zona 1: la più pericolosa in cui possono verificarsi fortissimi terremoti;
Zona 2: possono verificarsi forti terremoti;
Zona 3: possono verificarsi forti terremoti ma rari;
Zona 4: la meno pericolosa in cui i terremoti sono rari.
Di fatto viene eliminato il territorio non classificato che diventa Zona 4; inoltre ad ogni singola
zona viene attribuito un valore dell’accelerazione sismica utile per la progettazione.
L’O.P.C.M. n° 3274/2003 prevede anche un aggiornamento dello studio di pericolosità,
adottato con la successiva O.P.C.M. n° 3519 del 28/04/2006 “Criteri generali per l’individuazione
delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”: tale
documento ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio
territorio introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al
10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche.
zona accelerazione con probabilità di
superamento pari al 10% in 50 anni [ag]
accelerazione orizzontale massima convenzionale di ancoraggio dello
spettro di risposta elastico [ag]
1 0,25 < ag ≤ 0,35g 0,35g 2 0,15 < ag ≤ 0,25g 0,25g
(13
) Rapporto dell’evento sismico del 25-07-2011 (ARPA Piemonte, Torino, 09 agosto 2011).
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3 0,05 < ag ≤ 0,15g 0,15g 4 ≤ 0,05g 0,05g
A seguito degli indirizzi nazionali le Regioni hanno provveduto a classificare il proprio territorio
suddividendolo in zone, talora ulteriormente distinte in sottozone, ciascuna caratterizzata da un
valore di pericolosità di base espressa in termini di accelerazione massima su suolo rigido (ag).
In Piemonte l’elenco delle zone sismiche è stato aggiornato con D.G.R. n° 11-13058 del
19/01/2010 anche sulla base della proposta di classificazione dello studio del Politecnico di Torino,
Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, in collaborazione con il centro di competenza
Eurocentre di Pavia: in ognuna delle zone sismiche dovranno essere osservate le specifiche
procedure di gestione e controllo dell’attività edilizia ai fini delle prevenzione del rischio riportate
nella D.G.R. n° 4-3084 del 12/12/2011, così come modificate ed integrate dalla D.G.R. n° 65-7656
del 21/05/2014.
Recentemente la Regione Piemonte ha aggiornato lo studio della pericolosità sismica
regionale affidando l’incarico all’Università di Genova – Dipartimento di Scienze della Terra,
dell’Ambiente e della Vita (DISTAV 2018): tale studio ha comportato il calcolo dei valori della
pericolosità sismica in corrispondenza dei punti della griglia di riferimento fissata a livello nazionale
(INGV 2004) sulla base dei valori dell’accelerazione massima attesa al suolo (ag) per tempi di
ritorno prefissati.
I risultati di tale studio sono sintetizzati nelle nuove mappe di pericolosità sismica del territorio
piemontese, queste in generale rappresentano un quadro di pericolosità che non si discosta molto
da quello dello studio INGV 2004, ma apporta precisazioni a livello locale evidenziando situazioni
leggermente più penalizzanti nelle zone del Canavese e del Biellese e lungo il confine meridionale
(alta Val Bormida) e condizioni un po’ meno severe nel monregalese e nell’ossolano.
La proposta di classificazione sismica del territorio regionale è stata approvata dalla Regione
Piemonte con la D.G.R. n° 6/887 del 30/12/2019 “OPCM 3519/2006. Presa d’atto e approvazione
dell’aggiornamento della classificazione sismica del territorio della Regione Piemonte, di cui alla
D.G.R. del 21 maggio 2014, n. 65/7656”.
I risultati dello studio DISTAV 2018 confermano come i valori di accelerazione sismica attesi
in base ai criteri nazionali, siano compatibili con le zone sismiche 3 e 4: per dare continuità alle
politiche di prevenzione già operanti sul territorio viene scelto di riproporre la suddivisione della
zona 3 in una sottozona 3s con i valori di accelerazione di seguito riportati.
zona
accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni [ag]
3s 0,125 < ag ≤ 0,150g 3 0,05 < ag ≤ 0,125g 4 ≤ 0,05g
Inoltre, secondo un criterio cautelativo, non viene prevista la declassificazione rispetto la
precedente suddivisione del territorio regionale anche se 42 Comuni già in zona 3 in base allo
studio DISTAV 2018 presentano valori di accelerazione sismica compatibili con una zona a
sismicità inferiore.
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Fig. 3.3 – Mappa della
suddivisione del territorio piemontese in funzione della pericolosità sismica ai sensi della D.G.R. n° 6-887 del 30/12/2019.
Il territorio del Comune di Felizzano (AL) è inserito all’interno della Zona sismica 4, pertanto
risulta caratterizzato da un valore di ag ≤ 0,05g.
Con l’entrata in vigore delle N.T.C./2008 è stato modificato il ruolo che la classificazione
sismica aveva ai fini progettuali: anziché avere un valore di accelerazione di picco unico riferito al
territorio comunale, per ogni costruzione ci si deve basare su una accelerazione specifica
individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto in funzione della vita
nominale dell’opera. Tali valori di pericolosità di base sono definiti per ogni punto del territorio
nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi
comunali: la classificazione sismica con le relative zone rimane dunque utile solo per la gestione
della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli Enti preposti.
Nella figura seguente viene riportata la mappa di pericolosità sismica realizzata dall’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal Dipartimento di Protezione Civile con evidenziato il
territorio in esame.
Risulta evidente come il comparto oggetto di studio sia caratterizzato da accelerazione
orizzontale massima del suolo 0,025 < ag < 0,050 in accordo coi valori caratteristici della Zona
sismica 4 sopra riportati.
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19
Fig. 3.4 – Mappa di
pericolosità sismica del territorio nazionale espressa in termini di accelerazione massima al suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi (estratta dal Progetto DPC-INGV S1).
Un’analisi più raffinata può essere fornita per mezzo della disaggregazione della pericolosità
sismica (Fig. 3.5): tale operazione consente di valutare i contributi di diverse sorgenti sismiche nei
confronti della pericolosità di un sito e, nella sua forma più comune, è espressa in magnitudo e
distanza (M-R), permettendo così di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R
capaci di generare terremoti di magnitudo M. In altri termini tale processo fornisce il terremoto che
domina lo scenario di pericolosità (terremoto di scenario) inteso come l’evento di magnitudo M a
distanza R dal sito in oggetto di studio che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica del
sito stesso (14).
Fig. 3.5 – Grafico
rappresentate la disaggregazione della pericolosità sismica per il sito in esame (estratta dal Progetto DPC-INGV S1).
I risultati evidenziano come ci siano scarse probabilità che nelle vicinanze del sito possano
attendersi terremoti di media e forte intensità: nel dettaglio i valori medi sono di un evento con
magnitudo M=5,180 con epicentro a distanza R=67,700 km.
(14
) Spallarossa D., Barani S., 2007. Disaggregazione alla pericolosità sismica in termini M-R-. Progetto DPC-INGV S1, Deliverable D14, http://esse1.mi.ingv.it/d14.html.
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Da quanto sopra esposto si può pertanto concludere come l’area in esame sia caratterizzata
da bassa pericolosità sismica.
3.3 - Categoria di sottosuolo e categoria topografica
Nel presente paragrafo verranno fornite la categoria di sottosuolo e la categoria topografica
caratteristiche del sito in esame: tali grandezze sono indispensabili per riferire la pericolosità
sismica alle condizioni stratigrafiche e morfologiche locali, secondo quanto riportato nella normativa
vigente, rappresentata dalle N.T.C./18. Per valutare l’effetto della risposta sismica locale, qualora le condizioni stratigrafiche e le proprietà dei terreni siano
chiaramente riconducibili a categorie definite (cfr. Tab. 3.2.II delle N.T.C./18), si può fare riferimento ad un approccio semplificato che si basa sulla valutazione degli effetti stratigrafici e topografici attribuendo il sito ad una delle categorie di sottosuolo e ad una delle categorie topografiche definite dalla normativa (cfr. rispettivamente Tab. 3.2.II e Tab. 3.2.III delle N.T.C./18).
CATEGORIA DESCRIZIONE
A
Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di velocità delle onde di taglio superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie terreni di caratteristiche meccaniche più scadenti con spessore massimo pari a 3 m.
B
Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenti, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 360 m/s e 800 m/s.
C
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/s.
D
Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o terreni a grana fina scarsamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 100 m/s e 180 m/s.
E
Terreni con caratteristiche e valori di velocità equivalente riconducibili a quelle definite per le categorie C o D, con profondità del substrato non superiore a 30 m.
CATEGORIA CARATTERISTICHE DELLA SUPERFICIE TOPOGRAFICA
T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i 15°.
T2 Pendii con inclinazione media i > 15°.
T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15° i 30°.
T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i > 30°.
Pertanto, con riferimento a quanto analizzato nei capitoli precedenti, per il sito in esame si
possono assumere i seguenti valori:
CATEGORIA SOTTOSUOLO CATEGORIA TOPOGRAFICA
C T1
Per quanto concerne la categoria di sottosuolo, il dato sopra fornito verrà verificato sulla base
dei risultati della campagna di indagini geognostiche prevista nella fase antecedente la
realizzazione dei fabbricati.
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4 - GESTIONE DELLE TERRE E ROCCE DA SCAVO
Nell’ambito del progetto di cui alla presente è prevista la produzione di terre e rocce da scavo
le quali dovranno essere gestite nel rispetto della normativa vigente in materia (D.P.R. 13/06/2017
n° 120); questa definisce le terre e rocce da scavo così come segue: … il suolo escavato derivante da attività finalizzate alla realizzazione di un'opera, tra le quali: scavi in genere
(sbancamento, fondazioni, trincee); perforazione, trivellazione, palificazione, consolidamento; opere infrastrutturali
(gallerie, strade); rimozione e livellamento di opere in terra. Le terre e rocce da scavo possono contenere anche i seguenti
materiali: calcestruzzo, bentonite, polivinilcloruro (PVC), vetroresina, miscele cementizie e additivi per scavo
meccanizzato, purché le terre e rocce contenenti tali materiali non presentino concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti
di cui alle colonne A e B, Tabella 1, Allegato 5, al Titolo V, della Parte IV, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per
la specifica destinazione d'uso; …
Ne consegue come i materiali di cui al progetto rientrino tra quelli definibili come terre e rocce
da scavo.
Per tali materiali la normativa prevede due possibili classificazioni:
rifiuti – di conseguenza i materiali rientrano nell’ambito di applicazione della parte IV del
D.Lgs. 03/04/2006 n° 152 e s.m.i. e dovranno essere smaltiti in apposito impianto
autorizzato;
sottoprodotti – di conseguenza i materiali potranno essere utilizzati presso il sito di
produzione o presso un sito di utilizzo, diverso da quello di produzione, per realizzare
reinterri, riempimenti, rimodellazioni, rilevati, ripristini e miglioramenti ambientali ecc.
oppure in processi produttivi in sostituzione dei materiali da cava.
Secondo quanto riportato all’art. 4, comma 2, del D.P.R. 120/2017 ai fini di poter essere
classificate come sottoprodotto, le terre e rocce da scavo dovranno rispettare una serie di requisiti,
così come di seguito riportato: Ai fini del comma 1 e ai sensi dell'articolo 183, comma 1, lettera qq), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152, le terre e rocce da scavo per essere qualificate sottoprodotti devono soddisfare i seguenti requisiti:
a) sono generate durante la realizzazione di un’opera, di cui costituiscono parte integrante e il cui scopo primario non è la produzione di tale materiale;
b) il loro utilizzo è conforme alle disposizioni del piano di utilizzo di cui all’art. 9 o della dichiarazione di cui all’art. 21, e si realizza: a. nel corso dell'esecuzione della stessa opera nella quale è stato generato o di un’opera diversa, per la
realizzazione di reinterri, riempimenti, rimodellazioni, rilevati, miglioramenti fondiari o viari, recuperi ambientali oppure altre forme di ripristini e miglioramenti ambientali;
b. in processi produttivi, in sostituzione di materiali di cava; c) sono idonee ad essere utilizzate direttamente, ossia senza ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica
industriale; d) soddisfano i requisiti di qualità ambientale espressamente previsti dal Capo II o dal Capo III o dal Capo IV del
presente regolamento, per le modalità di utilizzo specifico di cui alla lettera b).
Per quanto concerne l’utilizzo di tale materiale quale sottoprodotto, i più recenti disposti
normativi, esplicitati all’interno dell’art. 2 “Definizioni” del D.P.R. 13/06/2017 n°120, definiscono: (…omissis…)
t) «cantiere di piccole dimensioni»: cantiere in cui sono prodotte terre e rocce da scavo in quantità non superiori a seimila metri cubi, calcolati dalle sezioni di progetto, nel corso di attività e interventi autorizzati in base alle norme vigenti, comprese quelle prodotte nel corso di attività o opere soggette a valutazione d’impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale di cui alla Parte II del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
u) «cantiere di grandi dimensioni»: cantiere in cui sono prodotte terre e rocce da scavo in quantità superiori a seimila metri cubi, calcolati dalle sezioni di progetto, nel corso di attività o di opere soggette a procedure di valutazione di impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale di cui alla Parte II del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
v) «cantiere di grandi dimensioni non sottoposto a VIA o AIA»: cantiere in cui sono prodotte terre e rocce da scavo in quantità superiori a seimila metri cubi, calcolati dalle sezioni di progetto, nel corso di attività o di opere non soggette a procedure di valutazione di impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale di cui alla Parte II del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152;
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(…omissis…)
L’opera in oggetto rientra tra quelle di cui al precedente punto t) e pertanto i materiali da
scavo, qualora non vengano gestiti quali rifiuti, potranno essere utilizzati direttamente nel sito di
produzione, ai sensi dell’art. 185, comma 1, lett. c), del D.Lgs. 152/2006, oppure in siti diversi da
quello di produzione, ai sensi dell’art. 184-bis dello stesso decreto.
Si ricorda che per usi in siti diversi da quello di produzione si dovrà rispettare quanto
prescritto al Capo III “Terre e rocce da scavo prodotte in cantieri di piccole dimensioni”, Artt. 20 e
21 del D.P.R. 13/06/2017 n°120. Art. 20 “Ambito di applicazione”:
1. Le disposizioni del presente Capo si applicano alle terre e rocce da scavo prodotte in cantieri di piccole dimensioni, come definiti nell’articolo 2, comma 1, lettera t), se, con riferimento ai requisiti ambientali di cui all’articolo 4, il produttore dimostra, qualora siano destinate a recuperi, ripristini, rimodellamenti, riempimenti -ambientali o altri utilizzi sul suolo, che non siano superati i valori delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui alle colonne A e B, Tabella 1, Allegato 5, al Titolo V, della Parte IV, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, con riferimento alle caratteristiche delle matrici ambientali e alla destinazione d’uso urbanistica del sito di destinazione, e che le terre e rocce da scavo non costituiscono fonte diretta o indiretta di contaminazione per le acque sotterranee, fatti salvi i valori di fondo naturale.
(…omissis…) Art. 21 “Dichiarazione di utilizzo per i cantieri di piccole dimensioni”:
1. La sussistenza delle condizioni previste dall’articolo 4, è attestata dal produttore tramite una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà resa ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, con la trasmissione, anche solo in via telematica, almeno 15 giorni prima dell'inizio dei lavori di scavo, del modulo di cui all’allegato 6 al comune del luogo di produzione e all'Agenzia di protezione ambientale territorialmente competente. Nella dichiarazione il produttore indica le quantità di terre e rocce da scavo destinate all’utilizzo come sottoprodotti, l’eventuale sito di deposito intermedio, il sito di destinazione, gli estremi delle autorizzazioni per la realizzazione delle opere e i tempi previsti per l’utilizzo, che non possono comunque superare un anno dalla data di produzione delle terre e rocce da scavo, salvo il caso in cui l’opera nella quale le terre e rocce da scavo qualificate come sottoprodotti sono destinate ad essere utilizzate, preveda un termine di esecuzione superiore.
2. La dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di cui al comma 1, assolve la funzione del piano di utilizzo di cui all'articolo 2, comma 1, lettera f).
3. Nel caso di modifica sostanziale dei requisiti di cui all’articolo 4, il produttore aggiorna la dichiarazione di cui al comma 1 e la trasmette, anche solo in via telematica, al comune del luogo di produzione e all’Agenzia di protezione ambientale territorialmente competente. Decorsi 15 giorni dalla trasmissione della dichiarazione aggiornata, le terre e rocce da scavo possono essere gestite in conformità alla dichiarazione aggiornata. Costituiscono modifiche sostanziali quelle indicate all’articolo 15, comma 2. Qualora la variazione riguardi il sito di destinazione o il diverso utilizzo delle terre e rocce da scavo, l’aggiornamento della dichiarazione può essere effettuato per un massimo di due volte, fatte salve eventuali circostanze sopravvenute, impreviste o imprevedibili.
4. I tempi previsti per l’utilizzo delle terre e rocce da scavo come sottoprodotti possono essere prorogati una sola volta e per la durata massima di sei mesi, in presenza di circostanze sopravvenute, impreviste o imprevedibili. A tal fine il produttore, prima della data di scadenza del termine di utilizzo indicato nella dichiarazione, comunica al comune del luogo di produzione e all’Agenzia di protezione ambientale territorialmente competente, il nuovo termine di utilizzo, motivando le ragioni della proroga.
5. Le attività di scavo e di utilizzo sono effettuate in conformità alla vigente disciplina urbanistica e di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
6. Fermi restando i compiti di vigilanza e controllo stabiliti dalle norme vigenti, le Agenzie di protezione ambientale territorialmente competenti effettuano, secondo una programmazione annuale, le ispezioni, i controlli, i prelievi e le verifiche necessarie ad accertare il rispetto degli obblighi assunti nella dichiarazione di cui al comma 1. L’onere economico derivante dallo svolgimento delle attività di controllo è a carico del produttore. I controlli sono disposti anche con metodo a campione o in base a programmi settoriali, per categorie di attività o nelle situazioni di potenziale pericolo comunque segnalate o rilevate.
7. L’autorità competente, qualora accerti l’assenza dei requisiti di cui all’articolo 4, o delle circostanze sopravvenute, impreviste o imprevedibili di cui ai commi 3 e 4, dispone il divieto di inizio ovvero di prosecuzione delle attività di gestione delle terre e rocce da scavo come sottoprodotti.
Nell’ambito del progetto di cui alla presente, i materiali da scavo prodotti verranno riutilizzati in
sito al fine della sistemazione plano-altimetrica dell’area circostante gli interventi.
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5 - CONCLUSIONI
Lo scopo del presente elaborato è stato quello di valutare la compatibilità geologica e
geomorfologica delle opere edilizie in progetto, rappresentate da edificazione di n° 5 fabbricati di
civile abitazione in ambito di P.E.C., lungo la S.P. n° 77 per Fubine, Felizzano (AL), nella proprietà
Maria Rosa Pilotti e Umbertina Pilotti.
Dalle indagini eseguite si è tratto quanto segue:
Relazione Geologica – il sito è ubicato nel settore settentrionale del concentrico comunale
di Felizzano in sinistra orografica della Valle Tanaro: i lineamenti morfologici dell’area sono
costituiti da una serie di terrazzi in cui affiorano depositi fluviali e fluvio-lacustri via via più
antichi procedendo verso Nord. L’assetto litostratigrafico del sottosuolo in esame è
rappresentato dal Fluviale medio, costituito da litotipi a granulometria medio-fine disposti in
alternanze ritmiche tanto da rendere tali depositi a marcata anisotropia verticale ed
orizzontale: sono terreni generalmente caratterizzati da caratteristiche geotecniche da
mediocri a discrete (cfr. § 2.1.1). Dal punto di vista geoidrologico sono sede di una falda
superficiale impostata nelle frazioni più permeabili e che, in sito, secondo quanto riportato
nelle Banche Dati consultate, è caratterizzata da una soggiacenza pari a ca. 12 m dal p.c.
(cfr. § 2.1.2).
Al fine di valutare la compatibilità degli interventi con le condizioni geomorfologiche locali,
si è ricercata la vulnerabilità dell’area tenendo conto dell’aspetto legato alla dinamica dei
corsi d’acqua (cfr. § 2.2). Il rilevamento di terreno e l’insieme dei dati bibliografici reperiti
hanno evidenziato come l’area in esame non sia vulnerabile agli eventi alluvionali legati
alla dinamica del F. Tanaro, in quanto si colloca ben al di fuori del campo di inondazione
dell’evento alluvionale del novembre 1994 e di quelli successivi, nonché delle
perimetrazioni dei più recenti studi idraulici (P.G.R.A.). Anche per quanto riguarda il
reticolato idrografico secondario non si sono individuate linee di interferenza con le aree a
pericolosità molto elevata (EeA) individuate lungo il corso del Rio dell’Albera che
rappresenta il corso d’acqua più vicino. A conferma di quanto analizzato, anche la
cartografia geologica a corredo del P.R.G.C. classifica il sito all’interno di settori
caratterizzati da bassa pericolosità geomorfologica (Classe I – cfr. Cap. 1).
Pericolosità sismica – il sito in esame ricade in un’area classificata, secondo la normativa
vigente (D.G.R. n° 6-887 del 30/12/2019), in zona sismica 4; nel Capitolo 3 sono state
definite le categorie stratigrafiche e topografiche del sito.
Gestione delle terre e rocce da scavo – come indicato nel Cap. 5, che riporta in sintesi la
complessa ed articolata normativa vigente, le terre e rocce da scavo saranno utilizzate in
sito ai sensi dell’art. 185, comma 1, lett. c), del D.Lgs. 152/2006, per le sistemazioni plano-
altimetriche del’area.
Sulla base dei rilievi e delle analisi condotte si può concludere come non si siano rilevati
elementi ostativi la realizzazione degli interventi oggetto della presente: le opere in progetto si
possono ritenere compatibili con l’assetto geologico e geomorfologico dell’area.
Si ribadisce come, nella fase propedeutica la predisposizione delle pratiche relative i
Permessi di Costruire dei fabbricati, verranno eseguite indagini geognostiche al fine di predisporre
la Caratterizzazione e Modellazione Geotecnica (§ 6.2.2 delle N.T.C./18) e l’analisi della Risposta
Sismica Locale (§ 3.2 delle N.T.C./18): in tal modo le indicazioni preliminari fornite con la presente
relazione verranno dettagliate attraverso specifiche indagini al fine di addivenire al corretto
dimensionamento delle strutture fondazionali e fornire le più idonee raccomandazioni tecniche al
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fine della minimizzazione del rischio.