Piana Introduzione Alla Filosofia

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    Appunti per una introduzione alla filosofia

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    Nota

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    Edizione digitale: anno 2001

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    1. Introdurre alla filosofia non dovrebbe essere molto diverso,n molto pi facile n molto pi difficile, che introdurre ad unadisciplina scientifica qualsiasi la matematica o la fisica, la psi-cologia o la sociologia. In ogni caso questo il modello a cuisubito si pensa. Una disciplina scientifica ci sta di fronte comeun grande edificio che noi ora vediamo solo dallesterno, dallastrada. Si tratta di un edificio lo sospettiamo gi dalla sua mole

    che certamente deve avere un numero enorme di stanze e distanzine, di corridoi, di scale e scalinate che portano in ogni do-ve; un numero enorme di soffitte e di cantine. Per qualche moti-vo in questo edificio desideriamo entrare. Anche soltanto per da-re un occhiata al suo interno. Per avere unimmagine sommariadi esso.

    2. Mediante unintroduzione ci attendiamo di essere condottidentro il grande atrio; e che ci vengano mostrate almeno alcunescale con qualche indicazione approssimativa dei luoghi a cuiconducono. Ci auguriamo anche che ci venga proposta una

    schematica piantina nella quale siano indicate le sale pi note-voli e i modi di arrivarci. In ogni caso, la guida che ci accompa-gna far bene, prima ancora di farci varcare luscio, ad invitarcia rimirare la facciata, che lascia intravvedere le suddivisioni in-terne; ed anche a condurci in giro intorno al grande edificio permostrarci in che modo esso delimitato e il luogo che occupaallinterno della citt.

    3. Ledificio e la citt. Queste immagini potrebbero accompa-gnarci per un certo tratto ed aiutarci a proporre i nostri pensieri.

    4. Un edificio unorganizzazione ed unarticolazione dellospazio che viene pi o meno ordinatamente suddiviso. Devi tut-tavia pensare, in questo caso, ad un edificio la cui costruzionepresumibilmente non avr mai fine, ad un edificio in divenire,nel quale intervengono sempre nuovi progetti che lo amplianoabbattendo o modificando le parti pi antiche. Cos una discipli-na scientifica presenta una articolazione e organizzazione inter-

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    na delle conoscenze, che sono distribuite secondo connessioni divario tipo ed il fatto che intervengano progetti teorici semprenuovi ha come conseguenza una mobilit nella disposizionedelle conoscenze e dei loro contesti, bench in questo svilupposi mantenga pur sempre un ordine interno. Devi notare ancheche in questa continua riedificazione, in questa progettazioneche sempre si rinnova e che riprospetta il quadro delle cono-scenze in un costante aggiornamento, le cianfrusaglie del pas-sato vengono portate nelle soffitte e cantine dove potranno esse-re dimenticate senza rimetterci troppo, forse. Il passato con-

    sumato, portato via. Le conoscenze acquisite sono a disposizio-ne finch non saranno modificate e corrette, e non importa nulla,o ben poco, quando siano state acquisite e quale sia la vicendache ha portato alla loro acquisizione. La scienza sempre scien-

    za del giorno. Beninteso: le vicende narrate dalla storia dellascienza non sono aneddoti: esse mostrano i difficili percorsi diuna conoscenza in cammino. Solo che quando si manifesta uninteresse per esse, possiamo sospettare la presenza di impulsifilosofici. In una prospettiva storica si infrange la rigidit deiconcetti manualizzati ed come se in essi si ricominciasse apensare.

    7. Il rapporto della filosofia con il tempo molto pi intricato.Essa sempre invischiata con il presente e con il passato: tracciai propri cammini trascorrendo dalluno allaltro, disordinata-mente. E li percorre sognando il futuro. Talvolta sembra giocarecon la dimensione temporale. La storia di un problema per es-sa della massima importanza. E tuttavia pu a buon diritto pro-porre un problema come se esso fosse senza storia. Accade an-che che si faccia carico delle urgenze del presente, intervenendoin esso aggressivamente. Ma talora sembra di esse del tutta di-

    mentica, come perduta in un dormiveglia senza tempo.

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    1. Unintroduzione alla filosofia dovrebbe cominciare con unadefinizione di essa? La definizione potrebbe essere pi duna.Anzi, si potrebbe andare a caccia delle definizioni che potrem-

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    mo eventualmente trovare negli scritti dei filosofi. Ma chiaroche, allinizio, da principianti qual siamo, non potremmo com-prenderle e valutarle nel loro senso effettivo, e daltra parte essetraggono questo loro senso dallintegrazione in orientamenti dipensiero profondamente differenti. Forse sarebbe come andarein giro a chiedere alla gente lindirizzo di un palazzo la cui esi-stenza fin dallinizio molto dubbia. Potremmo allora riceverele risposte pi varie. Qualcuno ci mander dalla parte dei palazzidelle scienze. Altri invece suggeriranno di ricercare in prossi-mit della zona dei templi; altri ancora in prossimit dei giardini

    delle arti. Oppure verremo rinviati tra le rovine dimenticate dellacitt antica. Pu persino darsi che in questo girovagare ci imbat-tiamo in un edificio con una grande scritta sulla facciata Filo-sofia con stanze, scale e uffici, e tanto di funzionari affaccen-dati nel suo interno. In tal caso si suggerisce la massima pruden-za. Potrebbe trattarsi di un grosso imbroglio. O quanto meno:non vi nessuna garanzia di essere arrivati al posto giusto, tuttoresta ancora sfuggente, la filosofia forse qui una volta cera, for-se c ancora, chiss forse presente di passaggio, qui e l, ebisogna essere molto lesti per coglierla al volo.

    2. Una definizione della filosofia non deve essere nemmeno cer-cata. Dobbiamo invece prendere posizione. Le definizioni deifilosofi sulla filosofia sono anzitutto prese di posizione; ed an-che chi ha la pretesa di introdurre alla filosofia deve fare altret-tanto. Deve esporre la propria presa di posizione intorno a ciche egli ritiene siano gli scopi e i limiti della riflessione filosofi-ca. Quindi non vi unarea tematica riconosciuta e chiaramentedelimitata e circoscritta che potremmo indicare come area dicompetenza di questa disciplina.

    3. Tutta la tradizione del pensiero filosofico permeata dallideadella generalit della filosofia. Molti reagiscono con fastidio aquesta vecchia idea, che diventata per lo pi un bersaglio po-lemico. Dunque al filosofo si pu consentire di parlare di tutto? forse un esperto in tuttologia? Oppure egli si trova cos in altoda poter vedere e giudicare ogni cosa da un punto di vista

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    superiore? Molti filosofi a loro volta ambirebbero passare perspecialisti e farebbero limpossibile per sembrare tali.

    4. Io penso invece che questa idea della generalit della filosofiadebba essere apertamente rivendicata. Per riprenderla sensa-tamente occorre tuttavia tagliare il nodo con la pretesa che attra-verso la filosofia si possano ottenere conoscenze vere e pro-prie, dello stesso tipo di ogni altra disciplina scientifica, e tantomeno conoscenze di ordine superiore. Il filosofo deve rivendica-re la propria libert di spaziare nella riflessione in lungo e in lar-

    go: la generalit della filosofia fa tuttuno con questa libert. Maci non significa che ai suoi discorsi corrisponda un apporto co-noscitivo effettivo. Essi potranno poi essere persino senza meto-do oppure potranno forgiarsi un metodo proprio, del tutto parti-colare, o ancora avvalersi di una pluralit di metodi. Anchenella scienza si fa valere una pluralit di metodi, ma la questionedel metodo si pone comunque in modo differente per il solofatto che lobbiettivo della ricerca scientifica in ogni caso de-limitato a sufficienza dal titolo conoscenza.

    5. Un problema filosofico ed un problema scientifico si possonocertamente trovare luno nellaltro. Storia della scienza e storiadella filosofia fanno parte di ununica storia del pensiero. E tut-tavia in una considerazione di principio occore mantenere unadistinzione piuttosto netta. In ogni disciplina scientifica si tendead uno scopo conoscitivo, e non in una vaga generalit, maallinterno di un campo ben determinato e circoscritto. Questocampo non ha bisogno di essere concepito come un campo chiu-so: pu ben trattarsi di un campo che si estende sempre pi, cheentra in forme di relazioni particolarmente complesse con altricampi, in una continua mobilit dei confini. Si tratta tuttavia di

    una mobilit che pu sempre essere fissata nella sua pi recenteconfigurazione. Detto in modo ancora pi semplice: se ci accin-giamo ad entrare nelledificio di una scienza sappiamo gi findallinizio in che senso ci dobbiamo considerare principianti,sappiamo che dovremo apprendere limpiego di svariate tecni-che, acquisire cognizioni ed informazioni, imparare a conoscerele teorie pi aggiornate che sono state proposte per fornire spie-

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    gazioni ed operare connessioni allinterno di quel campo. Tuttoci deve essere insegnato, e noi siamo l per apprendere. Invecela filosofia non ha da insegnarci nulla.

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    1. Qual dunque la tua presa di posizione intorno alla filosofia?Con delimitazioni puramente negative si comincia certo a in-travvedere qualcosa, ma in modo indeterminato e largamente

    equivoco. Il loro senso effettivo pu essere frainteso. Comin-ciamo dunque ad abbozzare una risposta avviando una riflessio-ne su una duplice opposizione molto elementare, che tuttaviain grado di mostrarci una via.

    2.Noto si oppone ad ignoto, chiaro si oppone a oscuro. Nellusocomune di questi termini pu accadere che i loro significati sisovrappongano. Tavolta si dice: Io sono alloscuro di questo, eci significa la tal circostanza mi ignota. Quando diciamo:Questo mi noto, Questo lo so pu essere che vogliamo di-re la stessa cosa che Sono perfettamente in chiaro su questo

    punto. Ma vi sono anche contesti in cui queste coppie di termi-ni stanno distintamente luna di fronte allaltra. La soluzione diun problema o la procedura per risolverlo non mi nota, ma isuoi termini potrebbero essere per me perfettamente chiari. Po-trebbe tuttavia accadere che i termini del problema siano confusie che si richieda una loro chiarificazione preliminare per la ri-cerca di un metodo per la sua soluzione.

    3. Parlando di qualcosa di oscuro si intende un oggetto in pe-nombra che si intravvede appena, i cui contorni appena afferratisubito si perdono. La possibilit di uno scambio tra oscuro e

    ignoto data dalla possibilit di considerare loscuro come sefosse semplicemente il buio. Il buio mancanza completa ecos non so indica la mancanza di una informazione. Per mar-care la differenza potremmo pensare alla condizione del non sa-pere qualcosa ed a quella del confondersi intorno a qualcosa.Nel primo caso come se andassimo alla ricerca di un oggettoin una stanza e non lo trovassimo affatto. Vi una situazione pi

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    chiara e distinta di questa? La cosa ricercata non c. Nel secon-do come se, entrando in una stanza ricercando un oggetto, latrovassimo immersa nella penombra ed in un disordine tale darendere difficile la sua identificazione. Noi lo cerchiamo con gliocchi, ma le cose che ci stanno di fronte ci appaiono sfuggenti,luna rifluisce ambiguamente nellaltra ed in questa situazione cisentiamo profondamente implicati. La confusione pu comincia-re dalle cose, ma poi ci investe, ci avvolge, ci trascina. Comequando, entrando in una stanza tutta sottosopra, ci sentiamo adisagio come se noi stessi fossimo sottosopra.

    4. Io credo che la filosofia abbia a che fare anzitutto con la con-fusione. E mi approprierei, facendola tutta mia, di una frase diWittgenstein che perentoriamente dice: Un problema filosoficoha la forma: non mi ci raccapezzo. (Ein philosophisches Pro-blem hat die Form: Ich kenne mich nicht aus Ricerche Filo-sofiche, oss. 123).

    5. In questa frase mi sembra di poter cogliere anche un versanteche riguarda una profonda inquietudine soggettiva, come se essadescrivesse uno smarrimento che pu investire la nostra stessaesistenza. Allimprovviso ci troviamo per strada e ci rendiamoconto di non riuscire pi a ritrovare la via di casa, di essere incertisulla direzione verso cui proseguire il cammino la citt in cuiabbiamo sempre abitato ci appare ora come una selva oscura.

    7. Supponiamo ora che ci si pari dinanzi il grande edificio dellaFilosofia.

    Di fronte alla porta, il Guardiano della Filosofia ci interro-ga e chiede:

    Perch mai desideri entrare qui?

    Il fatto che, giunto a questo punto della mia esistenza,non riesco pi a raccapezzarmi. Allora sta bene. Puoi entrare. Conclude il Guardiano.(Ledificio subito scompare)

    8. La scomparsa delledificio serve soprattutto da ammonimen-to. Non pensare che vi sia una dottrina che ti ammaestri intorno

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    alla via, che la filosofia sia illuminante e che l dentro ci sia laluce. O che vi possa essere un segreto che ti verr rivelato. Vo-glio solo sottolineare ci che a me sembra giusto esigere dallafilosofia, e che nello stesso tempo corrisponde, io credo, alla suavocazione pi profonda.

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    1. Questa intanto una nostra prima presa di posizione. Sullo

    sfondo di quellinquietudine, di quella possibilit di perdita e dismarrimento di cui abbiamo parlato or ora, la filosofia vorrebbemostrarti una strada.

    2. Prima dello smarrimento cera peraltro un solido modo dipensare. Questa espressione ci pu certamente interessare inqueste considerazioni iniziali sulla filosofia. Ad essa vorremmodare la massima pregnanza possibile.

    3. La nostra esistenza fatta di esperienze del genere pi vario,di stili di comportamento, di azioni e di decisioni. E dietro ogni

    nostra mossa di questa unica personale partita a scacchi di cuinon possiamo per principio conoscere la tecnica vi un mododi pensare. Linteresse di questa espressione sta nel fatto chequando la si impiega non si allude affatto a qualche pensierodeterminato. Meno ancora ad un pensiero che si pensa sul mo-mento, a qualcosa che sia il risultato di una riflessione.

    4. Io non la penso cos!. Ci pu semplicemente significare: Suquesto punto non sono della tua opinione. Ma il senso potrebbeessere pi ampio e fondamentalmente differente. Forse vogliamodire: una simile opinione esclusa dal mio modo di pensare.

    5. come se il mio cervello avesse una certa inclinazione, qui el qualche avvallamento, piuttosto che una piccola gobba. Io so-no fatto cos. Il modo di pensare non dunque un piccolo siste-ma di idee secondo il quale la mia testa organizzata, un com-plesso di opinioni dal quale viene di volta in volta estratta unaopportuna norma del giudizio. Il mio modo di pensare c, cos

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    come ci sono io stesso. Da dove venga non me lo sono mai chie-sto, n mi sono mai chiesto di quali pensieri esso consti.

    6. Un modo di pensare lo possiamo cogliere non solo da un giu-dizio o da unopinione esplicitamente formulata, ma anche da unmodo di agire, da un modo di parlare, da un comportamento. Ilmodo di pensare trova mille strade per manifestarsi, ed un unicomodo di pensare si pu manifestare non solo in occasione dellegrandi decisioni, ma in tutte le minuzie della vita corrente.

    7. Ma donde viene il mio modo di pensare? Il modo di pensareviene inculcato. Devi sapere che, mentre credi sia esattamente iltuo, strettamente collegato con la tua personalit al punto da farecorpo con essa, esso proviene invece dallesterno e da dovealtrimenti se non dal costume, dalleducazione ricevuta, dallatradizione, dalla religione? Attraverso vari mezzi viene incul-cato un orientamento. Le motivazioni, la precisione dei pensieri,la loro validit o non validit tutto ci ha ben poca importanzarispetto al fatto che, con le buone o con le cattive, ti verr inse-gnato a camminare. Vi una necessit in tutto questo. Si devesuperare lo smarrimento originario del venire al mondo deviimparare a reggerti sulle tue gambe, e poi nellet adulta devidecidere dove andare. A questo ti aiuta per qualche tratto lacultura della tua gente. Un modo di pensare si ricollega ad unacultura, ed in questa c etica, morale, religione, storia, sapere,tradizione.

    8. Come filosofi principianti abbiamo deciso di abbandonare lacasa in cui siamo nati, ed anche il quartiere in cui essa si trova,con le sue vie, e le sue abitudini ben note; ed ora vaghiamo nellagrande citt, nella quale corriamo il rischio di smarrirci. Nessu-

    no pu diventare principiante della filosofia se non si allontanadalla sua gente, per intraprendere il cammino nel vasto mondo.

    10. La filosofia ha a che fare con il modo di pensare. Nella crisidel modo di pensare, mostra delle possibili vie di uscita. Maproprio per questo propone poi, a sua volta, dei modi di pensare.Si dice anche, talora, che la filosofia propone una concezione

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    del mondo la parola tedesca spesso utilizzata Weltan-schauung: letteralmente visione del mondo. Forse anche sipotrebbe tradurre meno letteralmente con ideologia se que-sto termine non fosse fortemente reso equivoco dalla moltepli-cit dei suoi impieghi. In ogni caso, modo di pensare, modo divedere, concezione o visione del mondo, ideologia sono terminiche si richiamano lun laltro.

    11. Filosofia anzitutto critica delle ideologie inculcate. Nascedi qui. Dallesigenza di un modo di pensare autonomo. Dalla

    critica del preconcetto di ci che stato concepito prima di tee senza che fosse sentita la tua opinione. Ed alla fine ti proporrun modo di pensare una ideologia, se vuoi usare questa parolanel senso di un patrimonio di idee che necessario per uno stareal mondo provvisto di senso.

    12. Se con ideologia intendi una dottrina gi fatta, da mandare amemoria, allora essa appartiene per principio al passato. In essanulla pu essere nuovamente ricreato o ripensato. Tutto gistato pensato. Tutto garantito dalle quattro parole della dottri-na. Nulla pu essere rimesso in questione. Filosofia e ideologiastanno qui luna contro laltra.

    13. Ma come patrimonio e movimento di idee che risulta daunattivit filosofica in corso, la filosofia si pone in relazione attraverso questo versante con la vita stessa, con lesistenzaindividuale e dunque, da subito, con lesistenza sociale e conla sua determinatezza che si esprime in precise coordinate stori-co-temporali. Considerare le filosofie del passato dal punto divista ideologico significa aver di mira lobbiettivo di unacomprensione che sia anche in grado di cogliere, oltre il conte-

    nuto teoretico, anche quei punti che rivelano una curvaturaideologica. Attraverso di essi il rapporto con lepoca che vienein primo piano.

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    1. La nostra discussione deve in ogni caso essere un poco pi af-finata. Sembra infatti che volendo difendere un aspettodellattivit filosofica che rivolto, in negativo ed in positivo, almodo di pensare, e negando ad essa una portata conoscitiva au-tentica, si finisca con il privare questa attivit di qualunque di-gnit teoretica vera e propria. Si potrebbe pensare che la filoso-fia avrebbe come unico compito quello di costruire visioni del

    mondo, per il fatto che queste assumono una funzione indispen-sabile di orientamento degli uomini e che lattivit filosoficanel suo insieme, anche laddove presenta elaborazioni di parti-colare complessit, si dissolverebbe nellassolvimento di unasimile funzione. Le elaborazioni filosofiche come teorie sa-rebbero pure apparenze mentre potrebbero valere al pi comemaschere di concrete istanze storiche. Ma non questo cheintendo dire.

    2. Spostiamo dunque leggermente langolatura da cui cogliere ilnostro problema. Se, a partire dalle considerazioni precedenti,

    prendessimo in esame questo o quel progetto filosofico partico-lare, la nostra attenzione sar attirata anzitutto dalla forma men-tis che in esso si esprime. Forma mentis unaltra bella espres-sione particolarmente adatta al nostro contesto. Ogni filosofoimportante ha dato forma ad un modo di pensare. Se puntiamolattenzione in questa direzione allora non baderemo tanto agliultimi dettagli, quanto piuttosto allorientamento che risultadallinsieme. Anzi, per raggiungere questo scopo, i dettagli po-trebbero essere addirittura fuorvianti. In presenza di unelabora-zione particolarmente complessa, potrebbe essere necessariooperare una semplificazione che sappia porci di fronte con net-

    tezza le direzioni che essa indica. Queste direzioni non si annun-ciano dappertutto allinterno di un progetto filosofico, ma di-ventano evidenti in alcuni luoghi che assumono un carattere cru-ciale per la loro capacit di rivelarle. Sar dunque necessario ri-cercare questi luoghi. Notiamo in margine che la stessa efficaciadi una filosofia, cio la sua capacit di esercitare la propria in-fluenza in ambiti relativamente ampi, legata allaforma mentis

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    che risulta dallinsieme, piuttosto che derivare da una conoscen-za di dettaglio dellopera di un autore. Nel complesso disegno diunelaborazione filosofica si coglie essenzialmente la sagoma,ed a questa sagoma che dobbiamo prestare attenzione se vo-gliamo cogliere in che modo avvenga lintegrazione di unelabo-razione filosofica con la cultura e quindi con le forme di esisten-za di unepoca.

    3. Che vi sia una complessit, una ricchezza di articolazionepossibile dunque sottinteso: un progetto filosofico non ha solo

    una sagoma. La silhouette esteriore riempita da un disegno chepu essere fatto da una fittissima trama di linee. In rapporto aci pu trovare persino un buon utilizzo limmagine delledi-ficio che in precedenza ci sembrava ben poco applicabile in rap-porto alla filosofia. La sagoma ora la facciata, ci che apparedel suo contenuto dal di fuori. Ma se riducessimo lintera elabo-razione filosofica alla proposta di un modo di pensare, alloraquesto contenuto sarebbe relativamente poco importante e secos fosse diventerebbe dubbia la stessa funzione orientativadella filosofia. Superare il disorientamento non significa sempli-cemente decidersi in un modo qualunque per una direzionequalunque.

    4. Ora ci troviamo allinterno di un labirinto. Si svolta a destraoppure a sinistra. Per quale motivo? La domanda stessa non lecita. Decido per questa strada, per non stare fermo nel puntoin cui mi trovo. Tuttavia potrei tentare girando di qui e di l di farmi una idea della struttura del labirinto in modo poi da im-boccare una strada, non certo sapendo che essa quella giusta,ma almeno a ragion veduta.

    5. Nella filosofia, la direzione intrapresa deve avere le sue ra-gioni. Intravvediamo la possibilit di un cammino come unapossibilit che ha un buon fondamento.

    6. Non appena si parla di validit, di fondamento o di ragioni sipensa subito allopposizione tra vero e falso, o al pi ad una no-zione di probabilit che comunque pu essere in via di principio

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    esattamente soppesata. Si tratta di un modello che rimandaallelementarit delle constatazioni: Qui di fronte a me c unfoglio bianco. Delle due luna: o questo foglio c o non c. O bianco o non bianco. Ma questo modello non pu valere per leragioni della scienza e meno che mai per quelle della filosofia.

    7. importante che qui si parli di ragioni. Se pensiamo anchesoltanto ad unespressione come aver ragione cos come si usacorrentemente, ci si rende conto subito di un divario rispettoallopposizione vero/falso.

    8. Qui di fronte a me c un foglio bianco io dico. Ed un al-tro commenta: Hai ragione!. Ci suona strano. Avrebbe do-vuto dire: Questo vero. Oppure, falso. Aver ragione nonsignifica dire una cosa vera. Non si tratta di determinarelesistenza di un oggetto, ma piuttosto di esprimere opinioni chehanno un buon fondamento. La ragione il buon fondamento diunopinione.

    9. Cos correggiamo e perfezioniamo le nostre affermazioni ini-ziali. Un legame tra filosofia e le attivit propriamente conosci-tive vi certamente. Quel che si negava allora era che la filoso-fia possa insegnare qualcosa che debba essere semplicementeappreso. Ma ci non significa che ogni posizione si trovi sullostesso piano di ogni altra. La filosofia aspira a fornire un orien-tamento ai nostri pensieri ed a dare ad esso un buon fondamen-to: perci deve essere possibile esibire sostegni, mettere allaprova la loro fragilit o robustezza, si debbono poter effettuareconfronti, mostrare unintera costellazione di ragioni.

    10. La filosofia non pu affatto fare a meno della forza delle ar-

    gomentazioni. Essa consta di argomentazioni: in un senso ampioche riporta alladdurre ragioni.

    11. Il lavoro del filosofo sarebbe del tutto inutile se le ragioninon avessero differenze di peso, se non vi fosse un possibileprogresso dei modi di pensare, se luno fosse equivalente allal-tro. Perci si dibatte e si discute. La contestazione scettica di

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    queste differenze fa ancora parte del gioco nella stessa misurain cui interviene nel dibattito e lo anima vivacemente. Chi inve-ce pretendesse realmente di guardare le cose dallalto vedendosotto di s solo un formicolare di ragioni indifferenti, tra le qualinessuna scelta possibile, si eleva a tal punto al di sopra del di-battito da volar via. Esce definitivamente di scena e non nem-meno il caso di tentare di richiamarlo al suo interno.

    12. La convinzione della buona fondatezza delle proprie posi-zioni cosa interamente diversa da un atteggiamento dogmatico.

    Il vero dogmatismo si manifesta infatti quando a questa convin-zione si associa un elemento di potere. Laffermazione di una

    posizione si pu cos trasformare in una imposizione ed allorala discussione non serve a nulla, ma occorre apprestare armiadeguate per una difesa.

    9,&KHFRVDqXQSUREOHPDILORVRILFR

    1. Che il filosofo argomenti necessario ribadirlo, in particolaredi fronte al nesso che abbiamo precedentemente stabilito tra fi-

    losofia e Weltanschauung. Si pu infatti interpretare questo nes-so in modo condurre ad una svalutazoine della portata teoreticadella filosofia. A questo proposito interessante far notare chetra le varie traduzioni possibili di quel termine vi ancheintuizione del mondo questa anzi la traduzione pi lette-rale di tutte. Questa parola intuizione ha moltissime valenzedi senso. In questo contesto tuttavia ci interessa vincolarla so-prattutto ad espressioni come intuito, agire per intuito, egliebbe lintuizione di.... Esse alludono ad un lampo improvviso,che giunge ad afferrare qualcosa che forse resterebbe inattingi-bile al ragionamento, o a cui il ragionamento riuscirebbe ad av-

    vicinarsi a stento, in modo incomparabilmente pi lento.Lintuizione, intesa in questo senso, vicina al sentimento, euna concezione del mondo come intuizione potrebbe avere ilsenso di un modo di sentire il mondo, di un sentimento della vi-ta. stato cos sostenuto che tutte le elaborazioni teoretiche especulative sarebbero dei puri e semplici travestimenti rispetto aquesto nucleo affettivo.

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    2. Nonostante tutte le differenze, unanaloga sottovalutazionedelle componenti teoretiche della filosofia implicata anchequando si sostiene che la concezione del mondo strettamentedeterminata dagli interessi presenti nel conflitto storico. Il filo-sofo partecipa ad essi, nel senso che egli non pu che prendereimplicitamente o esplicitamente partito, cosicch la Weltan-schauung che egli propone ad un tempo promuove e manifestala propria parte. Ci naturalmente pu essere perfettamente giu-sto che accada. Non per questo linterpretazione pu ridursi a

    pura dietrologia, come se ogni idea espressa sia una mascheradietro la quale si debba cercare il vero volto.

    3. Luno e laltro motivo il sentimento della vita, la manifesta-zione celata di un conflitto o di una condizione storica fannoparte del nostro problema. La filosofia anche tutto questo. Cfilosofia dove c un sentimento della vita e le filosofie talvoltamascherano i conflitti, talvolta li manifestano.

    4. Nel dare rilievo allincidenza della filosofia sui modi di pen-sare, e dunque ad un campo di azione delineato dai grandi temidellesistenza e della cultura ed allinterno di questa, certa-mente, della politica abbiamo aperto la via ad un punto di vistastoricizzante. Ma sottolineando che un orientamento cercato at-traverso le vie della filosofia deve essere ben fondato, ci si diri-ge anche in altra direzione. La filosofia consta di argomentazio-ni. Ad una argomentazione se ne pu contrapporre unaltra. Co-s sorge un dibattito vivente a cui anche tu sei invitato a parteci-pare. Finalmente ora non vi sono pi maestri!Nessuno ha da in-segnarci nulla! E sei proprio tu (e chi altri?) che alla fine devidecidere che cosa possa essere ritenuto valido e ben fondato,

    dopo aver considerato a fondo lintero ventaglio di ragioni.

    5. Ci rappresenta tuttavia una difesa ancora troppo debole dellaportata teoretica della riflessione filosofica. Si potrebbe infattipensare alla filosofia non come se essa fosse un edificio vero eproprio, ma solo come una facciata ben disegnata, ed ancor pi:come un grande manifesto che ha dietro di s una impalcatura

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    che lo sostiene validamente: ma che pur sempre solo una im-palcatura. Tutto quello che cera da dire detto solo sul manife-sto. Ogni elemento dellimpalcatura ha una sua precisa funzionedi sostegno: se tolgo questo o quel pezzo, la facciata comincia atraballare. Ma ci non basta ancora.

    6. Nel considerare le grandi elaborazioni filosofiche del passatocon le quali manteniamo un dialogo vivente non ci imbattiamosenzaltro e da subito nelle linee di una concezione del mondo.Quando ci accade possibile che si tratti di elaborazioni piut-

    tosto povere. Potremmo dire: qui vi , al massimo, una conce-zione del mondo. Pu anche accadere, inversamente, che ilmomento ideologico sia molto debole o che condivida luoghicomuni e ciononostante ledificio filosofico ci sia, e sia piutto-sto robusto. La facciata priva di originalit e di caratteristicheeminenti una facciata depoca mentre linterno presenta inte-ressanti caratteristiche.

    7. tempo dunque di volgersi verso questo interno. Abbiamodetto in precedenza che importante, per certi scopi, afferrare lasagoma di un pensiero complesso, e per questo dobbiamo opera-re una semplificazione. Ma che cosa viene semplificato? Sitratta degli intricati meandri di cui fatta una filosofia essipotrebbero avere interesse in se stessi, cio indipendentementeda un profilo sommario ed esteriore.

    8. Non vi dubbio che se vogliamo veramente difendere la con-sistenza teoretica della filosofia dobbiamo spingerci sino alpunto di riconoscere uno spazio per la riflessione filosofica chenon e non deve necessariamente essere connesso con il ver-sante della filosofia intesa come concezione del mondo.

    9. Sembra un insignificante truismo affermare che questo spazio occupato dai problemi filosofici. Non saremmo tenuti allora afornirne un elenco oppure a dire che cosa sia un problema filo-sofico? Questo compito ingrato ci risparmiato da quella bellafrase:Il problema filosofico ha la forma: non mi ci raccapez-

    zo. Allinizio la abbiamo interpretata in rapporto ad una condi-

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    zione di smarrimento nellesistenza, nella cultura, nella politi-ca. Ma essa pu essere intesa anche come indicazione di un luo-go particolare della confusione: qui, esattamente in questo luo-go, vi bisogno di un chiarimento. Tutto il resto viene posto daparte: le nostre personali inquietudini, il nostro rapporto conlesistente, i nostri orientamenti e disorientamenti. In primo pia-no vi ora quel luogo, e listanza di sottrarlo alla confusa penom-bra.La filosofia si aggira nei luoghi della confusione e la chia-rezza il suo scopo.

    10. Ancora una volta abbiamo a che fare con lopposizione trachiaro e oscuro. Dunque non il contenuto che opera una deli-mitazione di campo ne abbiamo parlato a proposito della gene-ralit della filosofia, della difficolt di configurare la filosofiacome una disciplina. Un problema filosofico si chiama cos invirt della sua forma. Perci il campo resta indeterminato. Daquesto punto di vista lintersecarsi della via della filosofia con lavia della scienza diventa ancora pi profondo. Non vi attivitconoscitiva che non si imbatta di continuo in difficolt che di-pendono da confusioni di ordine concettuale il cui chiarimento una condizione per il loro superamento. Filosofia e scienza pos-sono cos compiere ampi tratti dello stesso cammino.

    12. Qualcuno ci potrebbe chiedere: in che modo ritieni che que-sto obbiettivo possa essere perseguito? Come farai ad apportarechiarezza e solidit? Ci pensi sopra? In effetti, in primo luogo cipenso sopra. Non si parlato e non si parla della filosofia comeesercizio della riflessione e di niente altro? Non si dice di un fi-losofo che un pensatore? La filosofia povera di mezzi. Nonha n microscopi n telescopi. Daltra parte non possiamo spe-rare di venire a capo di un problema filosofico con lausilio di

    qualche speciale apparato, di qualche speciale congegno. Dob-biamo certo andare alla ricerca di tutte le informazioni possibili,ma come materiali per approfondire la riflessione, non comemezzi per una soluzione.

    13. Una volta sentii dire da un maestro (con enfasi e con unacerta violenza): Credete forse che il filosofare consista nellin-

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    tingersi la penna nel cervello?. Tacitamente risposi: si! Primadi tutto devi fare questo. E poi saprai in quale direzione potraicercare aiuto, e di quali congegni ed apparati potresti aver biso-gno. Del resto vero che i chiarimenti non possono proporsi nelvuoto. Anche il chiarire ha bisogno di un contesto da cui trae ilsuo senso. Il compito di chiarificazione non un compito che siapre e si chiude da se se stesso e su se stesso, ma vi bisogno dicriteri, di strutture teoriche da cui trarre metodi e sostegni. Unchiarimento pu venire solo dentro lorganicit di un pensiero. Ilfilosofo elabora teorie come impalcature della chiarificazione.

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    1. Nel considerare il versante propriamente teoretico della filo-sofia dobbiamo parlare non solo dei luoghi della confusione, maanche della regione delle questioni fondamentali, delle questionidi principio. Potremmo parlare anche di questioni ultime. E informa di enigma: di questioni che vengono per prime, e proprioper questo possono essere dette questioni ultime.

    2. Ma che significato possono avere mai questi vecchi termini?A tutta prima essi ci appaiono soprattutto enfatici, e sembranoalludere ad aree avvolte da fitti misteri.

    3. Ecco dunque il filosofo: egli si fa avanti nel proscenio addi-tando gravemente e vagamente, con gesto sacerdotale, la regionedei fondamenti. La filosofia indaga sui fondamenti di tutte lecose. Ma sul fondo della scena vi una sorta di controfigura anchessa rappresentativa di un possibile atteggiamento nei con-fronti della filosofia che mimando comicamente la prima dis-solve questa enfasi in un gesto di soppressione ironica.

    4. N luno n laltro personaggio, preso da solo, merita di atti-rare la nostra attenzione, mentre luno e laltro insieme il fattoche sia possibile lenfasi come lironia questa circostanza puprobabilmente insegnarci qualcosa intorno alla natura dei pro-blemi della filosofia.

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    5. Io penso che sia del tutto giusto dire che il campo di azionedella filosofia si attiva quanto pi ci si avvicina alla regione deifondamenti. Ma non appena entriamo in questa regione dobbia-mo prendere atto del fatto che queste questioni fondamentali nonsono affatto questioni che debbano essere urgentemente risolte.Non sono questioni che si trovano in un luogo obbligato di uncammino, un passaggio preciso in qualche suo punto, e nemme-no hanno il carattere di una mta. Ci che le caratterizza ilfatto che non hanno bisogno di essere decise affinch qualcosaabbia luogo. (Per questo allenfasi pu subentrare lironia).

    6. Una diversa formulazione potrebbe essere: tali questioni nondebbono essere necessariamente decise affinch qualcosa vengaconcretamentepraticata.

    7. Noi pratichiamo molte cose. Ad esempio, pratichiamolaritmetica. Essa ci stata insegnata a scuola e ad essa ricor-riamo quando ne abbiamo bisogno. Ma a scuola non ci siamo inrealt occupati delle questioni di principio che stanno al suofondamento, non ci siamo interrogati sulla natura del numero,sulle forme di validit delle espressioni aritmetiche, sulla naturadellaritmetica come disciplina scientifica. E non abbiamo nes-suna urgenza di occuparci di questioni siffatte.

    8. Noi pratichiamo la musica: come ascoltatori o come esecutori.Nelluno e nellaltro caso abbiamo in questo le nostre soddisfa-zioni. Ma non abbiamo nessuna urgenza di applicarci in rifles-sioni sulla natura di questarte, sulle ragioni profonde delleffet-to che essa fa su di noi, sui concetti costitutivi della sua teoria, edi tutto ci potremmo non sentire nemmeno il bisogno.

    9. Noi pratichiamo il tempo. Ci significa che abbiamo di conti-nuo a che fare con esso, non solo consultiamo i nostri orologi, mail tempo presente ovunque allinterno della nostra esperienza, visono attese, ricordi, aspettazioni che mostrano fino a che punto lenostre pratiche comuni siano invischiate nella temporalit. E lospazio lo percorriamo in lungo e in largo, lo modifichiamo secondoi nostri bisogni, lo sperimentiamo nei modi pi vari.

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    10. Vi sono anche modi diversi di queste pratiche. Il matematicopraticher laritmetica in modo diverso dal non matematico, enon tanto per questioni di competenza e di abilit, ma soprattuttoper il modo diverso di atteggiarsi verso di essa. Cos larchitettoin rapporto allo spazio.

    12. Ora, nel corso di queste pratiche, non deve necessariamenteaccadere che si pongano domande sulla natura del numero, deltempo, dello spazio, del colore.. sui concetti dunque che stan-

    no alla loro base. Pu anche essere che questi concetti siano la-sciati nella loro apparente chiarezza. Ad essa del resto pu ri-chiamarsi la dissoluzione ironica della fondamentalit delle que-stioni della filosofia: questa dissoluzione potrebbe sostenere chenon ci sono affatto questioni fondamentali di cui la filosofia do-vrebbe occuparsi. Nulla ha bisogno di essere discusso perchtutto chiaro. Lintervento del filosofo uninutile intrusionenel disbrigo delle pratiche in corso.

    13. Una delle circostanze singolari che si sperimentano introdu-cendo ai problemi filosofici, che spesso si deve cominciareproprio con un esercizio che mira a confondere largomentopiuttosto che a chiarirlo, per il fatto che esso ha appuntolapparenza della massima chiarezza. come se la confusionedovesse essere creata ad arte, per poter poi intervenire su di essa.

    14. Prima della frase socratica So di non sapere, vi la formatipica del suo modo di interrogare. Socrate si aggira per le stradedi Atene, come vagabondo e nullafacente, dove incontra prati-canti di ogni genere di cose. Egli li interroga ostinatamente sullequestioni di principio che sono attinenti a ci con cui essi hanno

    quotidianamente a che fare. A forza di argomenti e controargo-menti li induce infine a dire: Ora non riesco pi a raccapezzarmi.

    15. Cos Socrate incontra Eutifrone, sacerdote e indovino, che sireca a denunciare per omicidio il proprio padre. Ed allora So-crate lo accerchia con le sue domande: tu certamente sai qualesia la distinzione tra azione empia ed azione santa. Certamente

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    lo so risponde Eutifrone, e come pu non saperlo lui che sa-cerdote e indovino? Ma nel giro delle domande e delle risposte,proprio alla fine del dialogo Socrate pu riproporre immutata lapropria domanda iniziale. Ed Eutifrone, anzich azzardareunennesima risposta ritorna alle sue pratiche: Ora ho fretta diandare in un luogo, ed ora che io vada (15d). Vi prego di no-tare: egli ha fretta. Mentre il saluto dei filosofi , come dice be-nissimo Wittgenstein, Datti tempo! (Pensieri diversi, 1949: Ifilosofi dovrebbero salutarsi dicendo: Datti tempo!).

    16. Linterrogazione socratica che sembra, scetticamente, miraresolo alla confusione, rappresenta invece un tentativo di mostrareil problema che passerebbe inavvertito, mirando alla fissazionedei suoi termini e, possibilmente, ad un approdo su un terrenostabile e sicuro.

    17. Socrate, il padre dei filosofi, aveva un padre che faceva loscultore. E gli scultori in Grecia avevano un padre mitico che sichiamava Dedalo. Di Dedalo si racconta che egli avesse infusouna tale vitalit alle sue statue di pietra che queste non se ne sta-vano mai ferme e si dovette legarle per evitare che fuggisserovia. E cos dice Socrate a Eutifrone le cose che tu dici as-somigliano alle figure di quel mio antico progenitore che fu De-dalo; e se codeste definizioni le dicessi e ponessi io forse avrestiragione di burlarti di me... (Eutifrone,11b). E cos io faccio, re-plica Eutifrone: sei tu e non io ad assomigliare a Dedalo: nonappena mi sembra di poter contare su una precisa definizione, tufai in modo che essa ci sfugga nuovamente via. Risponde infineSocrate: A patto che i miei ragionamenti rimanessero fermi efossero ben piantati senza pi muoversi, sarei disposto arinunziare non solo alla bravura di Dedalo, ma anche alle ric-

    chezze di Tantalo (11d).