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LE INTERVISTE DI ITALIA ENERGIA U na delle sfide decisive per il futuro del nostro pianeta, in grado di condizionarne le dinamiche di crescita e sviluppo, è quella dell’ac- cesso alle fonti di energia a prezzi competitivi, in un contesto in cui la rapida crescita di alcuni paesi in via di sviluppo sta progressivamente spostando il baricentro globale dei consumi energetici, con evidenti riper- cussioni sui flussi di approvvigionamento e trasporto e sui rapporti tra paesi produttori e paesi consumatori. Le tensioni sui mercati petroliferi e l’emergenza gas degli ultimi mesi ne sono prova tangibile. Su questo ed altri temi, Adriano Piglia, direttore del Centro Studi Safe, deli- nea un quadro complessivo del settore energetico durante la presentazio- ne del suo libro “Petrolio, ieri e oggi. E domani?”, a cura del Centro Studi Safe, svoltasi il 5 maggio scorso in occasione del workshop Safe “Dalla bolla all’emergenza gas: come garantire gli approvvigionamenti e sviluppa- re il mercato?”. L’osservatorio dal quale l’ing. Piglia effettua le sue analisi è quello privilegiato e indipendente del Centro Studi Safe che, avvalendosi delle più qualificate competenze professionali e di un network consolida- to che vede coinvolte primarie aziende, istituzioni, mondo accademico e della ricerca, ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo della conoscenza e della cultura del settore energetico. Questo obiettivo viene perseguito attraverso la realizzazione di studi, ricerche, pubblicazioni, convegni e workshop, attraverso la promozione della ricerca scientifica e l’applicazio- ne di tecnologie innovative e la realizzazione di progetti nel settore dell’e- nergia e dell’ambiente e nelle discipline ad esse complementari. L’ottica è quella del continuo e proficuo scambio di informazioni tra istituzioni, ope- ratori e mondo della ricerca, finalizzato all’approfondimento e aggiorna- mento continuo sulle questioni di comune interesse. Tra gli ultimi proget- ti del Centro Studi, come già anticipato, la pubblicazione del volume “Petrolio, ieri e oggi. E domani?”, novità editoriale del settore energia e ambiente che sta già suscitando un notevole interesse, sia tra gli addetti ai lavori che tra il pubblico dei meno esperti. Sempre promossa dal Centro Studi Safe e a cura di Adriano Piglia anche la recentissima pubblicazione del volume “La mancata ristrutturazione della rete carburanti in Italia”, che Petrolio, ieri e oggi. E domani? A cura di Giulia Dramis Comitato Scientifico Safe - Sostenibilità Ambientale Fonti Energetiche Adriano Piglia Direttore Centro Studi Safe 215 ITALIA ENERGIA 2006

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L E I N T E R V I S T E D I I T A L I A E N E R G I A

Una delle sfide decisive per il futuro del nostro pianeta, in grado dicondizionarne le dinamiche di crescita e sviluppo, è quella dell’ac-cesso alle fonti di energia a prezzi competitivi, in un contesto in cui

la rapida crescita di alcuni paesi in via di sviluppo sta progressivamentespostando il baricentro globale dei consumi energetici, con evidenti riper-cussioni sui flussi di approvvigionamento e trasporto e sui rapporti trapaesi produttori e paesi consumatori. Le tensioni sui mercati petroliferi el’emergenza gas degli ultimi mesi ne sono prova tangibile. Su questo ed altri temi, Adriano Piglia, direttore del Centro Studi Safe, deli-nea un quadro complessivo del settore energetico durante la presentazio-ne del suo libro “Petrolio, ieri e oggi. E domani?”, a cura del Centro StudiSafe, svoltasi il 5 maggio scorso in occasione del workshop Safe “Dallabolla all’emergenza gas: come garantire gli approvvigionamenti e sviluppa-re il mercato?”. L’osservatorio dal quale l’ing. Piglia effettua le sue analisi èquello privilegiato e indipendente del Centro Studi Safe che, avvalendosidelle più qualificate competenze professionali e di un network consolida-to che vede coinvolte primarie aziende, istituzioni, mondo accademico edella ricerca, ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo della conoscenza edella cultura del settore energetico. Questo obiettivo viene perseguitoattraverso la realizzazione di studi, ricerche, pubblicazioni, convegni eworkshop, attraverso la promozione della ricerca scientifica e l’applicazio-ne di tecnologie innovative e la realizzazione di progetti nel settore dell’e-nergia e dell’ambiente e nelle discipline ad esse complementari. L’ottica èquella del continuo e proficuo scambio di informazioni tra istituzioni, ope-ratori e mondo della ricerca, finalizzato all’approfondimento e aggiorna-mento continuo sulle questioni di comune interesse. Tra gli ultimi proget-ti del Centro Studi, come già anticipato, la pubblicazione del volume“Petrolio, ieri e oggi. E domani?”, novità editoriale del settore energia eambiente che sta già suscitando un notevole interesse, sia tra gli addetti ailavori che tra il pubblico dei meno esperti. Sempre promossa dal CentroStudi Safe e a cura di Adriano Piglia anche la recentissima pubblicazionedel volume “La mancata ristrutturazione della rete carburanti in Italia”, che

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Adriano PigliaDirettore Centro Studi Safe

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intende portare all’attenzione di istituzioni,aziende e mondo accademico uno dei temi diattualità in campo energetico, affinché essopossa essere dibattuto ed approfondito inmaniera trasparente e aperta da tutti coloro chesono parte attiva nel settore della distribuzionedei carburanti. Lo studio fa parte della collanaeditoriale Safe, che si compone di una serie dipubblicazioni promosse con l’intento di rispon-dere a specifici temi di interesse non solo per glioperatori del settore energetico, ma anche per ilgrande pubblico.

Iniziamo l’intervista dalla domanda forsepiù scontata: perché un libro sul petro-lio proprio adesso?

A partire dall’inizio del 2003, a causa dell’aumen-to dei prezzi, si è cominciato a temere che il petro-lio iniziasse a scarseggiare. Le riserve in realtàsono sempre le stesse: è da trent’anni che abbia-mo una quantità di petrolio sufficiente per i pros-simi quarant’anni. È arrivato tuttavia il momentodi cominciare a pensare a qualche alternativa. Èvero che il petrolio continuerà ad essere impor-tante per i prossimi trenta o quaranta anni, ma èaltrettanto vero che le riserve, seppure geologica-mente disponibili, in realtà non è detto che sianonecessariamente fruibili. E, soprattutto, i paesinon dotati di risorse energetiche devono comin-ciare a pensare seriamente al loro futuro energe-tico, perché anche se il petrolio ci sarà, non sap-piamo a quali prezzi sarà disponibile.

La crisi che stiamo vivendo dura ormaida qualche tempo e anche se, in certefasi, il prezzo scende, abbiamo visto chesostanzialmente si mantiene su livellimolto elevati. Questa crisi presentaquindi delle differenze rispetto alle pre-cedenti? Se sì, quali?

Questa crisi è diversa. Almeno per due motivi. Ilprimo, è che non si tratta di una crisi dovuta allamancanza della materia prima, come abbiamoavuto nel 1973 e nel 1980-'81. In quegli anni,effettivamente, il petrolio venne a mancare. Ogginon è così e non si capisce perché il prezzodebba arrivare ai livelli attuali. La seconda diffe-renza è che si tratta di una crisi di prezzo.Mentre nel 1973 e nel 1980 il prezzo era stabili-to dai paesi produttori, adesso è fatto dal mer-cato, ma è un mercato drogato. Se la domandadi petrolio nel mondo si aggira su 85 milioni dibarili al giorno, è ridicolo che a New York siscambino contratti futures per quattro volte

tanto. È ridicolo che una materia prima, che nella stragrande maggioranzadei casi costa 4 dollari a barile, venga venduta a 75. Ed è questa la grossadifferenza. Io credo che in qualche modo siamo nelle mani della specula-zione, poiché sicuramente siamo fuori dai fondamentali. Cioè se questamateria prima c’è ed è disponibile, non ci sono i fondamentali per arrivareai livelli di prezzo ai quali siamo arrivati. Il che, vuol dire che stiamo gio-cando in borsa.

Parlando di borse viene spontaneo chiedere quale cambiamentoc’è stato dal punto di vista del comportamento delle grandi com-pagnie petrolifere in questi anni. Ad esempio, recentementeabbiamo visto gli ultimi dati di alcune delle principali compagnie,che sono molto positivi dal punto di vista degli utili, ma sonomeno significativi dal punto di vista della produzione, che sem-bra invece calare. Come si sono comportate e che influenza hannoavuto, se l’hanno avuta, le grandi compagnie in questo scenario?

Indubbiamente c’è stata un’influenza e il comportamento delle compagnieè cambiato. Negli anni '80, e fino al 2000, la sensazione era che questobenedetto petrolio sarebbe rimasto intorno ai 20 dollari al barile, se andavabene. E ognuno faceva i suoi conti per il futuro su queste basi. Alla fine del1999 il Financial Times prevedeva che nel 2000 il prezzo sarebbe sceso a 10dollari a barile. In questa situazione, le compagnie hanno cercato di crearevalore cambiando strategia. Invece di andare a cercare petrolio con il rischiodi non trovarlo, hanno cominciato a trovarlo nei bilanci di altre compagniepiù piccole che hanno cominciato ad inglobare. Abbiamo assistito ad unasituazione che di industriale aveva abbastanza poco. Era, soprattutto, unamanovra di grande finanza e basta. Da parte loro i governi hanno comin-ciato ad insistere sulla variabile ambiente, dimenticandosi che non è unavariabile indipendente. A questo si è aggiunto che, ad un certo punto, Cinae India, superata la crisi del '97, hanno cominciato a crescere e questo hacomplicato ulteriormente la situazione. È chiaro che, in condizioni del gene-re, basta poco a far schizzare i prezzi là dove sono arrivati. Ma sono situa-zioni emozionali, non correlate ai fondamentali del business.

A questo punto vorrei leggere alcune frasi contenute nel libro: “Ilmercato non è la panacea di tutti i mali ed ha i suoi limiti, ma èun punto di riferimento attendibile. Fino a quando qualcuno èdisposto a pagare prezzi da amatore per approvvigionarsi vuoldire che quei prezzi hanno un senso economico”. Vorrei capire ilsenso economico, se c’è, di questi prezzi. C’è un altro fatto che vaconsiderato in questa crisi e, cioè, che l’influenza sui consumi,rispetto ad altre crisi passate, è stata molto meno pronunciata diquanto si poteva inizialmente ipotizzare.

È abbastanza strano, secondo me, quello che stiamo vedendo. A mio mododi vedere, non esiste giustificazione razionale per il livello dei prezzi ai qualisiamo arrivati. Però, si continua a comprare. Ho l’impressione che stiamoassistendo a qualcosa di simile a quello che avvenne a valle della prima crisipetrolifera, quando i paesi produttori cominciarono ad alzare il prezzo e atestare quanto il mercato poteva sopportare. Sono arrivati ad un livello diequilibrio, dopo di che si sono fermati. Credo che oggi stiamo cercando unnuovo equilibrio. Ed è per me sorprendente che, dopo il raddoppio cheabbiamo avuto negli ultimi diciotto mesi, i consumi non siano calati, alme-no nel mondo industrializzato. È chiaro che i paesi in via di sviluppo stannosoffrendo parecchio e prima o poi questo dovrà avere delle conseguenze sul

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suggerisce di non mettere tutte le uova in unsolo paniere, come stiamo facendo in questoPaese, e di guardare al mondo dell’energia inmodo meno ideologico e più pragmatico, perchénon esiste un’energia di destra, o di sinistra.

Nel libro si afferma che c’è una sorta diequivoco, poiché la politica europea, daun lato, continua a dire che non c’è unintervento sull’energia di tipo comunita-rio perché le leggi non lo consentono,perché non è previsto ecc..., ma poi, seandiamo a vedere, l’Europa interviene, epesantemente, nel campo dell’energia,ad esempio con i libri verdi in quel set-tore, le rinnovabili, le biomasse ecc...Questo sembra essere un dato interes-sante, perché poi l’Italia si deve in qual-che modo rapportare all’Europa che èquella che può dare la spinta all’Italiaper fare certe cose, lo abbiamo visto conle direttive per l’apertura dei mercatidell’energia elettrica e del gas.

Indubbiamente, una delle cose più sorprendenti èche l’Unione Europea, secondo il trattato diRoma, non ha alcuna facoltà di stabilire una poli-tica energetica. In compenso, però, si occupa dienergia in continuazione. Quello che in Italia nonabbiamo capito è che dobbiamo essere noi arisolvere i nostri problemi. E invece, tutte le volte,la tentazione è proprio quella di farci aiutare daBruxelles, che produce tanti libri verdi, ma mancasovente di buon senso. Io credo che se l’Unionenon si dà una sua politica energetica, invece dimediare fra 25 politiche diverse, il futuro indu-striale dell’Europa sia abbastanza a rischio.

Chiudiamo con l’Italia, considerato an-che l’attuale momento politico. Nel libroè scritto “occorre poi che il governo cen-trale riprenda il suo fondamentale ruolodi guida sui problemi dell’energia”. Ecconon tocca dire a noi come fare ma credoche sia giusto provare a suggerire qual-che spunto in merito.

Io credo che sia sbagliato dare alle regioni pote-re in questo settore. È un settore particolarmen-te delicato, globalizzato, nel quale le competen-ze di un certo tipo sono difficilmente ottenibili alivello così basso. Non è possibile delegare alivello locale decisioni importanti come quelledell’energia. Come fare, non lo so. Sicuramente,quello che era stato fatto andrà in qualche modorivisto. �

mercato. Mentre fino a qualche mese fa pensavo che i 60-70 dollari al bari-le erano un livello che sarebbe sicuramente ritornato indietro, fra i 30-40,oggi comincio ad avere qualche dubbio, perché se riusciamo a comprare aquesti livelli senza penalizzare l’economia, senza far salire l’inflazione e viadiscorrendo, vuol dire che questi prezzi sono sostenibili. Indubbiamente, ilfavorevole cambio con il dollaro ha dato una mano a calmierare un po’ lasituazione, però siamo sempre a livelli assolutamente assurdi.

Nel libro si elencano le cause della situazione contingente: si parladell’aumento dei consumi nei paesi in via di sviluppo, di livello delladomanda molto vicino, pericolosamente vicino a quello della capa-cità produttiva disponibile, si parla di insufficiente capacità di raf-finazione, dovuta anche allo spostamento della domanda su pro-dotti leggeri, cui si va ad aggiungere la situazione americana conle ultime specifiche per i vari prodotti MTBE, etanolo ecc.; inoltresi parla della situazione geopolitica che leggiamo tutti i giorni sullecronache dell’Iran e del Venezuela. C’è un elemento condizionanteche ha influito più degli altri? O è proprio un mix di cause?

È difficile individuare una causa sola. Esiste una serie di concause. Io credoche una delle cose più importanti, dimenticate da operatori e governi, è cheil mondo petrolifero è molto integrato. Andando verso un tipo di legislazioneambientale eccessivamente severo, abbiamo smesso di aggiornare quellostrumento equilibratore fondamentale fra la domanda dei prodotti e l’offer-ta della materia prima che è la raffinazione. Studi a metà degli anni '90 dellaComunità Europea ponevano in risalto i problemi del settore della raffinazio-ne, ma non abbiamo fatto niente. Assistiamo a qualcosa di abbastanza assur-do: gli Stati Uniti, che non hanno fatto raffinerie da 30 anni, sono corti dibenzina, noi in Europa siamo lunghi. Allora la benzina europea va in America.In compenso, l’Europa è corta di gasolio: allora lo prende dall’est. Il sud estasiatico, a volte, è corto di combustibile, allora glielo mandiamo di qua.

È una globalizzazione che non funziona?Prima o poi sarà necessario riequilibrare in qualche modo le cose, perchécosì non si va molto lontano. La crisi della raffinazione è, probabilmente,fra le cause più importanti dell’alto livello di prezzi attuale, perché stacreando una distorsione nella distribuzione dei prodotti a livello mondiale.

Anche perché mettere in piedi una raffineria non è una cosa sem-plice e se si vogliono più raffinerie, in futuro, bisognerà comin-ciare a pensarci adesso. Ad un certo punto del libro si parla di duescuole di pensiero: gli “ottimisti” e i “catastrofisti”. E poi si parladi buon senso.

Che è quello che ci manca.

Quale potrebbe essere, in questa situazione, il buon senso?Il buon senso è cominciare a pensare ad un mix energetico meno folle diquello che abbiamo in questo momento. Non si può sopravvivere semplice-mente sostituendo il petrolio con il gas. Non diminuisce né la vulnerabilitàeconomica, né quella geografica. Non sono con i catastrofisti, perché abbia-mo abbondanti riserve di energie diverse, dalle scisti alle sabbie bituminose,assai più abbondanti del petrolio, che pensiamo ci manchi. Ma non è nem-meno sensato dire che questa è una situazione temporanea destinata a pas-sare. In realtà, per un po’ di tempo ci dobbiamo convivere, fino a quandonon riusciremo a trovare un equilibrio nuovo. Di conseguenza, il buon senso