PESCHICI, i redu · 2012. 8. 17. · Camilla De Nittis, 75anni, cuoca del Piccolo paradiso: ha...

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Giuseppe Tavaglione, 53 anni, nel suo ristoran quattro anni fa è ancora sul suo conto corrente ASPETTANDO UNA CHANCE Domenico Lamargese assieme a Fernando De Nittis, il mago dei sistemi davanti alla lapide che commemora la vincita record al Superenalotto. A FUTURA MEMORIA COME ERAVAMO 108 Panorama 21/11/2002 ATTUALITÀ GIOCHI E FORTUNA TRA I «PAPERONI» DEL GARGANO PESCHICI , i redu A Peschici vorrebbero fare un omaggio ai Savoia in occasione del loro ritorno in Italia: ammaz- zare per la seconda volta Umberto I. Il regicidio supplementare dovrebbe av- venire cambiando in corso della Fortu- na il nome della strada principale, og- gi intitolata al sovrano che fu assassi- nato nel 1900 a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci. In corso Umberto I è ubicata infatti l’edicola-cartoleria-rice- vitoria Mille cose, dove il 31 ottobre 1998 venne messo a segno al Supere- nalotto il leggendario sei da quasi 64 miliardi di lire. Alla delibera, proposta in consiglio comunale a furor di popolo già nella scorsa legislatura, si oppone soltanto il sindaco Francesco Tavaglione (Forza Italia): «Non se ne parla nemmeno! Ho Foto di gruppo di alcuni vincitori nel 1998. In alto, il reportage pubblicato allora da «Panorama». MASSIMO SESTINI C’è chi fa la stessa vita e chi si è comprato la Porsche, chi ora ha un bar in centro ma preferisce andare a caccia e chi aspetta l’investimento giusto. Viaggio nel paese che nel 1998 fece un sei da quasi 64 miliardi di lire. di STEFANO LORENZETTO Foto di Pino Montisci

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Giuseppe Tavaglione, 53 anni, nel suo ristoran quattro anni fa è ancora sul suo conto corrente

� ASPETTANDO UNA CHANCE

Domenico Lamargese assieme a Fernando De Nittis, il mago dei sistemidavanti alla lapide che commemora la vincita record al Superenalotto.

� A FUTURA MEMORIA

� COME ERAVAMO

108 • Panorama 21/11/2002

ATTUALITÀ

GIOCHI E FORTUNA TRAI «PAPERONI» DEL GARGANO PESCHICI, i redu

APeschici vorrebbero fare unomaggio ai Savoia in occasionedel loro ritorno in Italia: ammaz-

zare per la seconda volta Umberto I. Ilregicidio supplementare dovrebbe av-venire cambiando in corso della Fortu-na il nome della strada principale, og-gi intitolata al sovrano che fu assassi-nato nel 1900 a Monza dall’anarchicoGaetano Bresci. In corso Umberto I è

ubicata infatti l’edicola-cartoleria-rice-vitoria Mille cose, dove il 31 ottobre1998 venne messo a segno al Supere-nalotto il leggendario sei da quasi 64miliardi di lire.

Alla delibera, proposta in consigliocomunale a furor di popolo già nellascorsa legislatura, si oppone soltanto ilsindaco Francesco Tavaglione (ForzaItalia): «Non se ne parla nemmeno! Ho

Foto di gruppo di alcuni vincitori nel 1998. In alto, il reportagepubblicato allora da «Panorama». M

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C’è chi fa la stessa vita e chi si è comprato la Porsche,chi ora ha un bar in centroma preferisce andare a caccia e chi aspetta l’investimentogiusto. Viaggio nel paese che nel 1998 fece un seida quasi 64 miliardi di lire.� di STEFANO LORENZETTOFoto di Pino Montisci

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te. Buona parte del denaro vintoin attesa di comprare una casa.

Camilla De Nittis, 75 anni, cuoca del Piccolo paradiso:ha investito in borsa circa 150 milioni di lire. E li ha perduti.

� WALL STREET NON PAGA

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ci del Superenalottoconcesso che si scrivesse sulla segna-letica stradale “Peschici, paese del ma-re, del sole e... della fortuna”. Con ipuntini di sospensione. Più in là nonposso andare».

Non sa di rischiare grosso il primo cit-tadino. Da quattro anni i peschicianihanno preso a dilettarsi di epigrafia.Non vedono altro. Sui muri dei risto-ranti vanno forte persino le dediche di

Francesco Giorgino, conduttore delTg1, pugliese di Andria, che non saràWalter Cronkite però ha il merito d’a-ver visitato il paese foggiano con unatroupe nel quarto anniversario dell’e-vento. «Grazie al cielo la fortuna non ècieca» strillano i manifesti di Bancapu-lia incorniciati negli uffici pubblici.«Travolti da un insolito jackpot» com-memora una lapide («Mille cose pose»)

� PARADISO RICCO

A sinistra, una veduta di Peschici. In alto, una copia

dell’assegno da 64 miliardi.

murata accantoalla ricevitoriadei prodigi e ispi-rata da un titolodi Panorama. «Lafortuna viene eva, ma da Peschici prima o poi ripas-serà» promettono in rima le cartoline.«Mi ritorni in mente...» si legge sui sac-chetti dei negozi, con riferimento, piùche a Lucio Battisti, all’assegno-recordriprodotto in copia anastatica. Il qualeassegno, dell’importo di 63.601.317.318lire, compare anche in una giganto-grafia marmorea sul corso Umberto I odella Fortuna.

«La cifra non è nemmeno esatta, per-ché la Sisal sbagliò per difetto il calco-lo degli interessi maturati al 31 dicem-bre, data di pagamento della vincita»eccepisce Raffaele Pinto, 33 anni, di-rettore dell’agenzia di Bancapulia cheincassò la posta in palio per conto di

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99 sistemisti. Pinto si mangia anco-ra le mani: «Era stata offerta una quo-ta anche a me, ma siccome la settima-na prima avevo fatto 11 al Totocalcio,scelsi di insistere nella caccia al 13 an-ziché puntare al Superenalotto».

Da semplice impiegato Pinto è statopromosso direttore per meriti speciali:ha trattenuto in banca buona parte delmalloppo collettivo. Comprensibi-le: 64 miliardi corrispondono più omeno al giro d’affari annuo dell’in-tera agenzia.

«Qui guadagnano solo le banche,mentre metà degli edifici resta fuo-rilegge per piccoli abusi edilizi chenon ci lasciano sanare neppure cac-ciando i soldi» si lamenta Giusep-pe Tavaglione, proprietario del ri-storante La Taverna, che a 53 anniè costretto ad abitare ancora con ilfratello di 56, la sorella di 68 e lamamma di 92 e ammette d’aver la-sciato sul conto corrente il bottinoin attesa del momento buono percomprare finalmente una casa tut-ta per sé.

Camilla De Nittis, 75 anni, cuoca

del Piccolo paradiso con un’innata pro-pensione per i traffici («Due pizze al co-sto di un pesce» reclamizza un ermeti-co cartello all’ingresso della trattoria),non è per nulla soddisfatta degli inve-stimenti fatti: «In borsa ci ho rimesso150 milioni» sospira. Quell’ottobre ’98l’anziana donna comprò di nascosto daifigli una quota da 24.900 lire. Da allo-

ra gli abitanti del Gargano hanno cer-cato in tutti i modi di farsi notare nuo-vamente dalla dea sbendata: «Sapesseli solde che hanno giocato! Eh, figghiemie, se credevene di vincere ancora, in-vece...».

Tentare la sorte resta l’attività preva-lente di Peschici, complice la stagionemorta che condanna gli albergatori a

un letargo di sei mesi l’anno. Quic’è gente come Gianni Tavaglione,42 anni, che gira col logo dell’U-nion de banques suisse ricamatosulla giacca a vento, capace d’in-vestire come minimo 100 euro asettimana tra Superenalotto e To-togol. Certo, essendo uno dei 99baciati dalla provvidenza, può per-metterselo. «Ma io vivevo bene an-che prima» ci tiene a precisare. «E180 dei 640 milioni li ho regalati afratelli, parenti e amici senza biso-gno che venissero a chiedermeli».

Il genio della stangata si chiamaFernando De Nittis, 45 anni. All’etàdi 20 già compilava a mano i siste-mi. Oggi s’avvale di software ecomputer. «Per il 99 per cento è so-lo fortuna» si schermisce. «Io

ATTUALITÀ

Maurizio Trocano, medico di base e assessore del comunedi Peschici: giura di non essere stato tra i vincitori.

� NIENTE BOTTINO

Francesco Tavaglione, sindaco di Peschici: deve resisterealla mania delle epigrafi dei suoi concittadini.

� TAVAGLIONE IL CENSORE

� L’IMPORTANTE È INSISTERE

Gianni Tavaglione: gioca circa 100 euro a settimanae non solo al Superenalotto.

Ogni settimana si elaborano

tuttora sei sistemi

dal costo di 1.104 euro l’uno.

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ATTUALITÀ

Mario Fasanella e Domenico Cilenti: volevano incidereil loro primo disco, ma uno dei vincitori li ha «bidonati».

� VOLEVAMO ESSERE GLI U2

Matteo D’Amato, proprietario di due hotel: «La vincitami è servita a innalzare un mio albergo da tre a quattro stelle».

� UNA STELLA IN PIÙ

� AFFARI D’ORO Il tenore di vita

dei peschiciani è visibilmente

cresciuto dopo la vincita.

punto molto sui numeri ritardatari esulla cadenza del 7: il 17, il 27, il 37...».Scienza pura.

Di mestiere De Nittis farebbe il con-sulente del lavoro. In realtà lo si trovain pianta stabile nel negozio Mille co-se, dove il cliente entra badando benea calpestare quattro piastrelle decora-te con quadrifogli verdi, un po’ comeIndiana Jones all’ultima crociata,che doveva posare il piede sullepietre giuste per aprirsi la via d’ac-cesso al Santo Graal. Alle 15.57, ilprofeta della Sisal schizza via te-nendo in mano due banconote da50 euro: «Scusate tanto, ma alle 16mi chiude la corsa Tris». L’unica chesi gioca al botteghino del lotto. Peril resto, da «Mille cose» si può pun-tare tutto il puntabile.

Ogni settimana, a seconda dellaposta che il sei del Superenalottomette in palio, De Nittis elabora fi-no a sei sistemi da 138 quote. Co-sto: 1.104 euro cadauno. Dopodichécon fantasiose blandizie cerca di ri-partire tra i frequentatori dell’em-porio i tagliandi da 8 euro. L’unio-

ne fa la forza, si sa. Naturalmente puòcapitare che non riesca a piazzare al-cune delle 138 quote. In tal caso inca-mererà l’eventuale vincita. Per esem-pio, si favoleggia che nel ’98 gli sianorestate provvidenzialmente in saccoc-cia una quindicina di quote invendute.Ciò che gli avrebbe consentito di ri-scuotere una decina di miliardi di lire.

«Mezza! Solo mezza quota ci è rimastaquella volta» svia i sospetti, anche a no-me dei fratelli Tommaso e Michele edella sorella Graziella, che ha sposatoDomenico Lamargese, detto Mimì, con-titolare di Mille cose.

Sta di fatto che il clan De Nittis, giàproprietario dell’hotel Peschici, ha in-vestito non meno di 5 miliardi nella co-

struzione del Residence M3, un vil-laggio turistico. «Ma no, solo un mi-liardo e mezzo, e con un mutuo ac-ceso in banca» minimizza l’Einsteindella scommessa. «Ma vi pare chese fossimo diventati ricchi starem-mo ancora qui a vendere giornali eschedine?» si scalda il cognatoMimì, specializzato in pronosticionirici. Lamargese afferma di rice-vere in sogno i numeri giusti daidefunti. «Meglio: ricevevo. Ora nonpiù, purtroppo. Me li davano lebuonanime dei miei clienti. Co-munque sa quanto valiamo noi perla Sisal? Il doppio». Cioè? «Daquando Peschici ha vinto 63 mi-liardi, il volume delle puntate inItalia è raddoppiato».

Ma anche il tenore di vita dei

Raffaele Pinto, 33 anni,direttore della filialedella Bancapulia a Peschici.

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peschiciani ha fatto un bel balzo.Prendete Raffaele Ricci, 55 anni, mura-tore. Giura che continua a lavorare dimalta e cazzuola, eppure lo trovi sem-pre a far flanella in ricevitoria. Non par-liamo del trentenne Matteo D’Aprile.Nel ’98 era fruttivendolo al mercato e sialzava all’alba. Adesso è mezzogiornoe al caffè del Corso, che ha inauguratonella piazza del municipio con i pro-venti della fortuna, ancora non l’hannovisto. «È a caccia» informa l’attempatobarista che sgobba al posto suo.

Da caccia se ne torna bel bello, sulfar del tramonto, anche Matteo D’A-mato, 45 anni, 100 dipendenti, erededella dinastia che gestisce l’omonimoalbergo di Peschici e l’ho-tel Sole di San Menaio.«Visto che siamo chiusi,non mi resta che sparareai tordi. La vincita? M’èservita per innalzare datre a quattro stelle l’alber-go e per acquistarmi una Porsche».D’Amato assicura d’aver fatto ancheun’offerta ai frati di San Giovanni Ro-tondo per la nuova chiesa di Padre Pio.

Tasto da non toccare, quello della be-neficenza. Ogni vincitore aveva versatoqualcosa per consentire a una ragazzaleccese malata di cuore di sottoporsi aun intervento chirurgico negli StatiUniti. «Manco una telefonata di rin-graziamento è arrivata. Per cui la pros-sima volta non daremo niente a nessu-no» avverte indignato De Nittis, il si-stemista. A dirla tutta, non è che l’au-totassazione avesse brillato per gene-rosità: la somma finale, mantenuta sulvago dai sottoscrittori, pare fosse infe-riore ai 40 milioni. Circa 400 mila lire atesta. Lo 0,06 per cento della mannapiovuta su Peschici.

Splendori e miserie. Ne sanno qual-cosa Domenico Cilenti, 30 anni, e Ma-rio Fasanella, 33, paroliere e composi-tore del gruppo rock Farmacia Agrico-la, che sull’onda della favolosa vincitaerano finalmente riusciti a incidere illoro primo cd. «Finanzio tutto io» ave-va garantito uno dei componenti delcomplesso, miracolato dalla buona stel-

la. Conclusione: amico dileguato, fat-ture in sospeso. Di quegli epici giorniresta il brano La ballata dei desideri,che ovviamente ha per protagonista lei,la fortuna: «Io sono l’acqua che riem-pie il tuo mare / io sono l’onda che ar-riva alla riva / sono il delfino che saltae sa amare / sono la notte che dopo ilgiorno arriva».

Maurizio Trocano, medico di base,non è stato sfiorato né dall’acqua, nédall’onda, né dal delfino. Ciò nono-stante fatale gli fu la notte del ’98 in cuiil paese si radunò esultante davanti al-la ricevitoria dei De Nittis. «Stavo lì afesteggiare uno dei 99, il mio amico Do-menico Tavaglione, macellaio, e così da

quel momento hanno co-minciato a vociferare cheero fra i beneficiati. Il Cor-riere della sera ha fatto ilresto scrivendo che dete-nevo due quote. Altri gior-nali me ne hanno attribui-

te addirittura tre. S’immagini le telefo-nate dei miei quattro fratelli abitanti aRoma... Ancor oggi mi guardano stor-to». Sospetti rafforzati dal fatto che Tro-cano è appena rientrato da una vacan-za a Santo Domingo e già si prepara apartire per le Maldive a febbraio. «Nonscherziamo» minaccia querele. «È unavita che viaggio: fa fede il passaporto».

Ma i mutuati almeno sono più felicidopo la pioggia di miliardi? «Spiacedirlo, però quasi tutti hanno speso ma-le i soldi, continuando a giocare, per cuinon mi pare che il tasso di serenità siaaumentato» rileva il medico, che è an-che assessore ai servizi sociali. «Se lasorte mi premia un’altra volta, non riti-ro nemmeno la vincita» medita Fer-nando De Nittis. «Troppe responsabi-lità, troppi problemi. Da quel 31 otto-bre non vivo più. Prima non avevo tut-ti questi pensieri». Dei 99, il solo a nonavere più pensieri risulta l’impresarioedile Giovanni Ranieri: è morto lo scor-so anno. Prima di chiudere gli occhi,però, ha potuto vedere i 12 figli radu-nati, ognuno nel proprio appartamen-to, in un’unica palazzina ultimata gra-zie al Superenalotto. Nella sfortuna,fortunato fino all’ultimo. �

ATTUALITÀ

I 99 fortunati hanno

devoluto in beneficenza

circa 400 mila lire a testa.