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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 225 (46.469) Città del Vaticano mercoledì 2 ottobre 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +%!=!z!"!$ Sguardo al futuro Della conversazione di Papa Fran- cesco con Eugenio Scalfari narrata sulla Repubblica colpiscono subi- to il tono di confronto aperto e amichevole, il desiderio di capirsi vicendevolmente e il fatto, ogni volta più evidente, che il Pontefi- ce non esita a mettersi in gioco in prima persona. «Posso abbracciar- la per telefono?» prorompe il fon- datore del quotidiano romano. «Certamente, l’abbraccio anch’io. Poi lo faremo di persona, arrive- derci» replica con semplicità Papa Francesco. L’incontro è una conseguenza della lettera che il Pontefice ha in- dirizzato a Scalfari e aiuta ancora di più a comprendere il cuore di Papa Francesco: «Bisogna cono- scersi, ascoltarsi» e — aggiunge — «a me capita che dopo un incon- tro ho voglia di farne un altro perché nascono nuove idee e si scoprono nuovi bisogni». Ecco, l’attenzione alle persone e alla lo- ro unicità è la caratteristica che di lui subito colpisce e attira. Un intreccio scherzoso di battu- te sul reciproco intento di conver- sione permette al Pontefice di ac- cennare alla questione del proseli- tismo: non ha senso, perché — co- me ha voluto ricordare ai catechi- sti con le parole di Benedetto XVI — «la Chiesa non cresce per pro- selitismo, cresce per attrazione», un «lievito che serve al bene co- mune». Si tratta insomma della testimonianza, che ogni cristiano deve rendere, così come deve tra- sparire dalla Chiesa nel suo com- plesso: è una minoranza, senza dubbio, ma anche una forza di trasformazione. «L’ideale d’una Chiesa missio- naria e povera» anima come un fuoco nascosto le parole di Papa Francesco, che senza reticenze ri- sponde alle domande di Scalfari e guarda al cammino dei cristiani nella storia parlando significativa- mente dei santi — Paolo, Agosti- no, Francesco, Ignazio — e ripe- tendo che l’obiettivo è «l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle de- lusioni, della disperazione, della speranza. Dobbiamo ridare spe- ranza ai giovani, aiutare i vecchi, aprire verso il futuro, diffondere l’amore. Poveri tra i poveri. Dob- biamo includere gli esclusi e pre- dicare la pace». Parole che non a caso richiama- no l’inizio del documento conci- liare sulla Chiesa nel mondo con- temporaneo: «La gioia e la spe- ranza (gaudium et spes), la tristez- za e l’angoscia degli uomini d’og- gi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure la gioia e la speranza, la tristezza e l’angoscia dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente uma- no che non trovi eco nel loro cuo- re». Papa Francesco guarda infatti al Vaticano II, «ispirato da Gio- vanni XXIII e da Paolo VI», perché a sua volta — sottolinea con net- tezza il Pontefice — il concilio «decise di guardare al futuro con spirito moderno e di aprire alla cultura moderna». Non sono affermazioni vuote quelle di colui che nell’intervista si definisce, oltre che con il titolo tradizionale di vescovo di Roma, «Papa della cattolicità». Nel col- loquio parla infatti con accenti personalissimi di se stesso, rivelan- do l’illuminazione quieta che lo invase subito dopo l’elezione in conclave e lo indusse ad accettar- la. Proprio questo mettersi in gio- co gli permette di parlare delle realtà più profonde: la grazia, l’anima, Dio e il futuro, sul quale apre lo sguardo. Perché «anche la nostra specie finirà, ma non finirà la luce di Dio». g.m.v. Venticinquemila migranti morti negli ultimi venti anni nel Mediterraneo Dove annega la speranza Dal 1° al 3 ottobre Riunito in Vaticano con il Papa il Consiglio di cardinali Ha avuto inizio martedì 1° ottobre, nella biblioteca privata dell’apparta- mento papale, nel Palazzo apostoli- co vaticano, la prima riunione di Papa Francesco con il Consiglio di cardinali costituito il 13 aprile scor- so e istituito con un chirografo in data 28 settembre. Com’è noto il Consiglio è formato da otto porpo- rati — Giuseppe Bertello, Francisco Javier Errázuriz Ossa, Oswald Gra- cias, Reinhard Marx, Laurent Mon- sengwo Pasinya, Sean Patrick O’Malley, George Pell, Oscar An- drés Rodríguez Maradiaga, con il vescovo Marcello Semeraro che svolge le funzione di segretario — incaricati di aiutare il vescovo di Roma nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della costituzione apo- stolica Pastor bonus sulla Curia ro- mana. Prima dell’incontro, i mem- bri del Consiglio hanno concelebra- to con il Pontefice la messa nella cappella di Santa Marta. Le riunio- ni con il Santo Padre si protrarran- no fino a giovedì 3. Oggi il mensile «donne chiesa mondo» Cuoca e teologa IN ALLEGATO Isabella Ducrot, «Il volto della madre» (2013) NOSTRE INFORMAZIONI Intervista con Papa Francesco del fondatore di Repubblica La luce che abbiamo nell’anima EUGENIO SCALFARI ALLE PAGINE 4 E 5 Migranti soccorsi dalla Guardia costiera nel canale di Sicilia (Reuters) ROMA, 1. Venticinquemila morti ne- gli ultimi vent’anni nel Mediterra- neo, duemila nel 2011, 1.700 lo scor- so anno: queste cifre drammatiche sono state ricordate ieri da José An- gelo Oropeza, direttore del Coordi- namento Mediterraneo dell’O rga- nizzazione internazionale delle mi- grazioni (Oim) intervenuto all’in- contro «Il coraggio della speranza» organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Oropeza ha sottoli- neato che i migranti sono oggi un miliardo: ai 220 milioni tra Paesi di- versi si aggiungono i ben oltre sette- cento milioni costretti a spostarsi all’interno della propria patria. Oro- za ha aggiunto che la realtà della mobilità umana, sia dei migranti per motivi economici sia dei profughi, è diversa dalla sua percezione nel nord del mondo: la migrazione è oggi soprattutto da sud a sud, come dimostrano i dati conosciuti a tutti i Governi e a tutta la stampa mondia- le, ma che non si traducono mai in un’informazione corretta all’opinio- ne pubblica. Analoghi dati per quanto riguarda i profughi fornisce da anni anche l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. In merito, il responsabile dell’Oim per il Medi- terraneo ha ricordato, per esempio, che i 26.000 siriani giunti in Italia negli ormai oltre due anni di guerra civile nel loro Paese sono una parte piccolissima degli oltre due milioni di rifugiati all’estero. La sessione pomeridiana dell’in- contro a Roma è stata preceduta da un minuto di raccoglimento in me- moria dei 13 eritrei annegati ieri mattina sulla costa di Scicli, nel ra- gusano, dopo essere stati costretti a gettarsi in mare dagli scafisti di un barcone arenatosi. Erano quasi tutti ragazzi. Ciascuno aveva pagato due- mila dollari per imbarcarsi. Come ha sottolineato con commozione il sindaco di Scicli, con questa cifra costata sicuramente sacrifici enormi le famiglie avevano sperato di dare loro un futuro migliore e invece hanno comprato la loro morte dagli scafisti. L’annuncio del ministro degli Esteri siriano all’O nu Damasco accetta la conferenza internazionale Presentato a Johannesburg un rapporto sulle condizioni di trentacinque Paesi del continente Ombre africane NEW YORK, 1. Il Governo di Dama- sco non pone condizioni per parte- cipare alla conferenza internazionale sulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2, da tenere entro novembre, secondo quanto annunciato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. In questo senso si è espresso il ministro degli Esteri si- riano, Walid Al Mouallem, dalla tri- buna dell’Assemblea generale in corso a New York, sottolineando co- munque che «la cessazione delle ostilità e delle politiche aggressive nei confronti della Siria è il primo passo verso una soluzione». Secon- do Al Mouallem, infatti, in presenza di sostegno straniero al terrorismo — definizione nella quale il Governo di Damasco fa rientrare i gruppi ri- belli — «attraverso forniture di armi, finanziamenti o addestramento mili- tare, ora come ora qualsiasi soluzio- ne politica costituisce una mera illu- sione, un equivoco». Sempre all’Onu, intanto, l’Arabia Saudita ha deciso di non tenere il suo discorso in Assemblea generale. Secondo fonti diplomatiche del Pa- lazzo di vetro, citate dalle agenzie di stampa internazionali, la decisio- ne è stata presa per mostrare disac- cordo sugli ultimi sviluppi riguardo a Siria e Iran. Secondo le fonti, cioè, il Governo saudita non sareb- be per nulla soddisfatto della risolu- zione sulla Siria adottata dal Consi- glio di sicurezza e tanto meno della svolta impressa negli ultimi giorni da Teheran nei rapporti con la co- munità internazionale, suggellata dalla telefonata tra il presidente ira- niano Hassan Rohani e quello sta- tunitense Barack Obama. In contrasto aperto con Damasco resta anche la Turchia. Il Parlamen- to di Ankara esaminerà giovedì una mozione, presentata dal Governo del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan in cui si richiede l’autoriz- zazione a compiere eventuali attac- chi militari contro la Siria. Lo ha annunciato ieri il vice primo mini- stro, Bulent Arinc, senza peraltro esporre la portata e i termini del te- sto in discussione. Nel frattempo, questa mattina incomincia la missione a Damasco dei venti ispettori dell’O rganizza- zione per la proibizione delle armi chimiche. CITTÀ DEL CAPO, 1. Contiene anco- ra più ombre che luci la situazione del continente africano fotografata dal quinto rapporto presentato oggi a Johannesburg, in Sud Africa, da Afrobarometer, il progetto di ricerca indipendente che che aggiorna cicli- camente sulle condizioni sociali, politiche ed economiche in diversi Paesi del continente. Il rapporto, ri- ferito al periodo tra ottobre 2011 e giugno 2013, si estende in questa occasione a 34 Paesi e si basa su ol- tre cinquantamila contributi raccolti con interviste a semplici cittadini. Dallo studio emerge una diffusa insoddisfazione delle popolazioni, nonostante la forte crescita econo- mica dell’ultimo decennio sottoli- neata dai dati governativi ufficiali e riferiti soprattutto a un aumento del prodotto interno lordo (pil) regi- strato al 4,8 per cento di media an- nua. All’aumento del pil, infatti, non ha fatto riscontro un migliora- mento delle condizioni di vita. Dal- la quasi totalità degli africani inter- vistati vengono contestate le gestio- ni dell’economia fatte dai Governi, , accusati soprattutto di non aver creato lavoro e di aver aumentato la forbice tra ricchi e poveri. In questa “povertà vissuta” che rimane pervasiva nel continente, se- condo il rapporto solo cinque Paesi Capo Verde, Ghana, Malawi, Zambia e Zimbabwe — hanno regi- strato un miglioramento, mentre in altri cinque — Botswana, Mali, Se- negal, Sud Africa e Tanzania — la povertà è aumentata. Per il resto dei Paesi presi in esame, il rapporto se- gnala cambiamenti minimi, denun- ciando in ogni caso una persistente assenza di adeguati investimenti in infrastrutture e servizi sociali che rappresenta il principale impedi- mento per un’efficace lotta alla po- vertà. Intervista a Ernst von Freyberg Sulla strada della trasparenza MARY NOLAN A PAGINA 7 Il Santo Padre ha ricevuto in udienza ieri, lunedì 30, Sua Ec- cellenza Reverendissima Monsi- gnor Claudio Gugerotti, Arcive- scovo titolare di Ravello, Nun- zio Apostolico in Bielorussia. In data 1° ottobre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Rockhampton (Australia), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Brian Heenan in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. In data 1° ottobre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Waterford and Lismore (Ir- landa), presentata da Sua Eccel- lenza Reverendissima Monsi- gnor William Lee, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Costa d’Avorio Sua Eccellenza Reve- rendissima Monsignor Joseph Spiteri, Arcivescovo titolare di Serta, finora Nunzio Apostolico in Sri Lanka. Il Santo Padre ha nominato Prelato Segretario della Pontifi- cia Accademia di Teologia il Re- verendo Sacerdote Riccardo Fer- ri, del Clero della Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli, Docente di Teologia presso la Pontificia Università Lateranen- se, Accademico Ordinario e Membro del Consiglio della me- desima Accademia.

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIII n. 225 (46.469) Città del Vaticano mercoledì 2 ottobre 2013

.

y(7HA3J1*QSSKKM( +%!=!z!"!$

S g u a rd oal futuro

Della conversazione di Papa Fran-cesco con Eugenio Scalfari narratasulla Repubblica colpiscono subi-to il tono di confronto aperto eamichevole, il desiderio di capirsivicendevolmente e il fatto, ognivolta più evidente, che il Pontefi-ce non esita a mettersi in gioco inprima persona. «Posso abbracciar-la per telefono?» prorompe il fon-datore del quotidiano romano.«Certamente, l’abbraccio anch’io.Poi lo faremo di persona, arrive-derci» replica con semplicità PapaFr a n c e s c o .

L’incontro è una conseguenzadella lettera che il Pontefice ha in-dirizzato a Scalfari e aiuta ancoradi più a comprendere il cuore diPapa Francesco: «Bisogna cono-scersi, ascoltarsi» e — aggiunge —«a me capita che dopo un incon-tro ho voglia di farne un altroperché nascono nuove idee e siscoprono nuovi bisogni». Ecco,l’attenzione alle persone e alla lo-ro unicità è la caratteristica che dilui subito colpisce e attira.

Un intreccio scherzoso di battu-te sul reciproco intento di conver-sione permette al Pontefice di ac-cennare alla questione del proseli-tismo: non ha senso, perché — co-me ha voluto ricordare ai catechi-sti con le parole di Benedetto XVI— «la Chiesa non cresce per pro-selitismo, cresce per attrazione»,un «lievito che serve al bene co-mune». Si tratta insomma dellatestimonianza, che ogni cristianodeve rendere, così come deve tra-sparire dalla Chiesa nel suo com-plesso: è una minoranza, senzadubbio, ma anche una forza ditrasformazione.

«L’ideale d’una Chiesa missio-naria e povera» anima come unfuoco nascosto le parole di PapaFrancesco, che senza reticenze ri-sponde alle domande di Scalfari eguarda al cammino dei cristianinella storia parlando significativa-mente dei santi — Paolo, Agosti-no, Francesco, Ignazio — e ripe-tendo che l’obiettivo è «l’ascoltodei bisogni, dei desideri, delle de-lusioni, della disperazione, dellasperanza. Dobbiamo ridare spe-ranza ai giovani, aiutare i vecchi,aprire verso il futuro, diffonderel’amore. Poveri tra i poveri. Dob-biamo includere gli esclusi e pre-dicare la pace».

Parole che non a caso richiama-no l’inizio del documento conci-liare sulla Chiesa nel mondo con-temporaneo: «La gioia e la spe-ranza (gaudium et spes), la tristez-za e l’angoscia degli uomini d’og-gi, dei poveri soprattutto e di tutticoloro che soffrono, sono pure lagioia e la speranza, la tristezza el’angoscia dei discepoli di Cristo,e nulla vi è di genuinamente uma-no che non trovi eco nel loro cuo-re». Papa Francesco guarda infattial Vaticano II, «ispirato da Gio-vanni XXIII e da Paolo VI», perchéa sua volta — sottolinea con net-tezza il Pontefice — il concilio«decise di guardare al futuro conspirito moderno e di aprire allacultura moderna».

Non sono affermazioni vuotequelle di colui che nell’intervistasi definisce, oltre che con il titolotradizionale di vescovo di Roma,«Papa della cattolicità». Nel col-loquio parla infatti con accentipersonalissimi di se stesso, rivelan-do l’illuminazione quieta che loinvase subito dopo l’elezione inconclave e lo indusse ad accettar-la. Proprio questo mettersi in gio-co gli permette di parlare dellerealtà più profonde: la grazia,l’anima, Dio e il futuro, sul qualeapre lo sguardo. Perché «anche lanostra specie finirà, ma non finiràla luce di Dio».

g. m .v.

Venticinquemila migranti morti negli ultimi venti anni nel Mediterraneo

D oveannega la speranza

Dal 1° al 3 ottobre

Riunito in Vaticanocon il Papa

il Consiglio di cardinali

Ha avuto inizio martedì 1° ottobre,nella biblioteca privata dell’apparta-mento papale, nel Palazzo apostoli-co vaticano, la prima riunione diPapa Francesco con il Consiglio dicardinali costituito il 13 aprile scor-so e istituito con un chirografo indata 28 settembre. Com’è noto ilConsiglio è formato da otto porpo-rati — Giuseppe Bertello, FranciscoJavier Errázuriz Ossa, Oswald Gra-cias, Reinhard Marx, Laurent Mon-sengwo Pasinya, Sean PatrickO’Malley, George Pell, Oscar An-

drés Rodríguez Maradiaga, con ilvescovo Marcello Semeraro chesvolge le funzione di segretario —incaricati di aiutare il vescovo diRoma nel governo della Chiesauniversale e di studiare un progettodi revisione della costituzione apo-stolica Pastor bonus sulla Curia ro-mana. Prima dell’incontro, i mem-bri del Consiglio hanno concelebra-to con il Pontefice la messa nellacappella di Santa Marta. Le riunio-ni con il Santo Padre si protrarran-no fino a giovedì 3.

Oggi il mensile «donne chiesa mondo»

Cuoca e teologa

IN A L L E G AT O

Isabella Ducrot, «Il volto della madre» (2013)

NOSTRE INFORMAZIONI

Intervista con Papa Francescodel fondatore di Repubblica

La luce che abbiamonell’anima

EUGENIO SC A L FA R I ALLE PA G I N E 4 E 5

Migranti soccorsi dalla Guardia costiera nel canale di Sicilia (Reuters)

ROMA, 1. Venticinquemila morti ne-gli ultimi vent’anni nel Mediterra-neo, duemila nel 2011, 1.700 lo scor-so anno: queste cifre drammatichesono state ricordate ieri da José An-gelo Oropeza, direttore del Coordi-namento Mediterraneo dell’O rga-nizzazione internazionale delle mi-

grazioni (Oim) intervenuto all’in-contro «Il coraggio della speranza»organizzato a Roma dalla Comunitàdi Sant’Egidio. Oropeza ha sottoli-neato che i migranti sono oggi unmiliardo: ai 220 milioni tra Paesi di-versi si aggiungono i ben oltre sette-cento milioni costretti a spostarsi

all’interno della propria patria. Oro-za ha aggiunto che la realtà dellamobilità umana, sia dei migranti permotivi economici sia dei profughi, èdiversa dalla sua percezione nelnord del mondo: la migrazione èoggi soprattutto da sud a sud, comedimostrano i dati conosciuti a tutti iGoverni e a tutta la stampa mondia-le, ma che non si traducono mai inun’informazione corretta all’opinio-ne pubblica. Analoghi dati perquanto riguarda i profughi fornisceda anni anche l’alto commissariatodell’Onu per i rifugiati. In merito, ilresponsabile dell’Oim per il Medi-terraneo ha ricordato, per esempio,che i 26.000 siriani giunti in Italianegli ormai oltre due anni di guerracivile nel loro Paese sono una partepiccolissima degli oltre due milionidi rifugiati all’e s t e ro .

La sessione pomeridiana dell’in-contro a Roma è stata preceduta daun minuto di raccoglimento in me-moria dei 13 eritrei annegati ierimattina sulla costa di Scicli, nel ra-gusano, dopo essere stati costretti agettarsi in mare dagli scafisti di unbarcone arenatosi. Erano quasi tuttiragazzi. Ciascuno aveva pagato due-mila dollari per imbarcarsi. Comeha sottolineato con commozione ilsindaco di Scicli, con questa cifracostata sicuramente sacrifici enormile famiglie avevano sperato di dareloro un futuro migliore e invecehanno comprato la loro morte dagliscafisti.

L’annuncio del ministro degli Esteri siriano all’O nu

Damasco accettala conferenza internazionale

Presentato a Johannesburg un rapporto sulle condizioni di trentacinque Paesi del continente

Ombre africane

NEW YORK, 1. Il Governo di Dama-sco non pone condizioni per parte-cipare alla conferenza internazionalesulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2,da tenere entro novembre, secondoquanto annunciato dal Segretariogenerale delle Nazioni Unite, BanKi-moon. In questo senso si èespresso il ministro degli Esteri si-riano, Walid Al Mouallem, dalla tri-buna dell’Assemblea generale incorso a New York, sottolineando co-munque che «la cessazione delleostilità e delle politiche aggressivenei confronti della Siria è il primopasso verso una soluzione». Secon-do Al Mouallem, infatti, in presenzadi sostegno straniero al terrorismo —definizione nella quale il Governodi Damasco fa rientrare i gruppi ri-belli — «attraverso forniture di armi,finanziamenti o addestramento mili-tare, ora come ora qualsiasi soluzio-ne politica costituisce una mera illu-sione, un equivoco».

Sempre all’Onu, intanto, l’ArabiaSaudita ha deciso di non tenere ilsuo discorso in Assemblea generale.Secondo fonti diplomatiche del Pa-lazzo di vetro, citate dalle agenziedi stampa internazionali, la decisio-ne è stata presa per mostrare disac-cordo sugli ultimi sviluppi riguardoa Siria e Iran. Secondo le fonti,cioè, il Governo saudita non sareb-be per nulla soddisfatto della risolu-zione sulla Siria adottata dal Consi-glio di sicurezza e tanto meno dellasvolta impressa negli ultimi giornida Teheran nei rapporti con la co-munità internazionale, suggellatadalla telefonata tra il presidente ira-niano Hassan Rohani e quello sta-tunitense Barack Obama.

In contrasto aperto con Damascoresta anche la Turchia. Il Parlamen-to di Ankara esaminerà giovedì unamozione, presentata dal Governodel primo ministro Recep TayyipErdoğan in cui si richiede l’autoriz-zazione a compiere eventuali attac-chi militari contro la Siria. Lo haannunciato ieri il vice primo mini-

stro, Bulent Arinc, senza peraltroesporre la portata e i termini del te-sto in discussione.

Nel frattempo, questa mattinaincomincia la missione a Damascodei venti ispettori dell’O rganizza-zione per la proibizione delle armichimiche.

CITTÀ DEL CA P O, 1. Contiene anco-ra più ombre che luci la situazionedel continente africano fotografatadal quinto rapporto presentato oggia Johannesburg, in Sud Africa, daAfrobarometer, il progetto di ricercaindipendente che che aggiorna cicli-camente sulle condizioni sociali,politiche ed economiche in diversiPaesi del continente. Il rapporto, ri-ferito al periodo tra ottobre 2011 e

giugno 2013, si estende in questaoccasione a 34 Paesi e si basa su ol-tre cinquantamila contributi raccolticon interviste a semplici cittadini.

Dallo studio emerge una diffusainsoddisfazione delle popolazioni,nonostante la forte crescita econo-mica dell’ultimo decennio sottoli-neata dai dati governativi ufficiali eriferiti soprattutto a un aumento delprodotto interno lordo (pil) regi-strato al 4,8 per cento di media an-nua. All’aumento del pil, infatti,non ha fatto riscontro un migliora-mento delle condizioni di vita. Dal-la quasi totalità degli africani inter-vistati vengono contestate le gestio-ni dell’economia fatte dai Governi, ,accusati soprattutto di non avercreato lavoro e di aver aumentato laforbice tra ricchi e poveri.

In questa “povertà vissuta” cherimane pervasiva nel continente, se-condo il rapporto solo cinque Paesi

— Capo Verde, Ghana, Malawi,Zambia e Zimbabwe — hanno regi-strato un miglioramento, mentre inaltri cinque — Botswana, Mali, Se-negal, Sud Africa e Tanzania — lapovertà è aumentata. Per il resto deiPaesi presi in esame, il rapporto se-gnala cambiamenti minimi, denun-ciando in ogni caso una persistenteassenza di adeguati investimenti ininfrastrutture e servizi sociali cherappresenta il principale impedi-mento per un’efficace lotta alla po-vertà.

Intervista a Ernst von Freyberg

Sulla stradadella trasparenza

MARY NOLAN A PA G I N A 7

Il Santo Padre ha ricevuto inudienza ieri, lunedì 30, Sua Ec-cellenza Reverendissima Monsi-gnor Claudio Gugerotti, Arcive-scovo titolare di Ravello, Nun-zio Apostolico in Bielorussia.

In data 1° ottobre, il SantoPadre ha accettato la rinuncia algoverno pastorale della Diocesidi Rockhampton (Australia),presentata da Sua EccellenzaReverendissima MonsignorBrian Heenan in conformità alcanone 401 § 1 del Codice diDiritto Canonico.

In data 1° ottobre, il SantoPadre ha accettato la rinuncia algoverno pastorale della Diocesidi Waterford and Lismore (Ir-landa), presentata da Sua Eccel-lenza Reverendissima Monsi-

gnor William Lee, in conformitàal canone 401 § 2 del Codice diDiritto Canonico.

Il Santo Padre ha nominatoNunzio Apostolico in Costad’Avorio Sua Eccellenza Reve-rendissima Monsignor JosephSpiteri, Arcivescovo titolare diSerta, finora Nunzio Apostolicoin Sri Lanka.

Il Santo Padre ha nominatoPrelato Segretario della Pontifi-cia Accademia di Teologia il Re-verendo Sacerdote Riccardo Fer-ri, del Clero della Diocesi diMassa Carrara - Pontremoli,Docente di Teologia presso laPontificia Università Lateranen-se, Accademico Ordinario eMembro del Consiglio della me-desima Accademia.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 2 ottobre 2013

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Democratici e repubblicani non raggiungono l’intesa sull’innalzamento del tetto del debito pubblico

Nessun accordo al Congresso statunitensee scatta la chiusura dei servizi

Il Congresso statunitense a Washington (Afp)

Entra in vigorela controversa

riforma sanitariadi Obama

WASHINGTON, 1. Entra oggi in vi-gore la controversa riforma sanita-ria promossa dal presidente degliStati Uniti, Barack Obama, cheha firmato la legge il 25 marzo2010. La riforma, che ha ricevutonumerose critiche, prevede l’au-mento del numero di persone tu-telate dal sistema sanitario (circa32 milioni in più) nonché la dimi-nuzione della spesa governativaper la sanità (pari al quattro percento del pil nel 2007, il doppiodella media delle Nazioni facentiparte dell’O cse).

I repubblicani hanno più volteduramente contestato non solol’impianto della riforma, ma lasua stessa costituzionalità. Ma aesprimere forti critiche su alcuniaspetti della riforma è stata so-prattutto la Conferenza episcopa-le statunitense.

Ieri il Senato americano ha vo-tato contro il rinvio, chiesto dairepubblicani, all’entrata in vigoredella legge. Il vice presidente, JoeBiden, e il segretario alla Sanità,Kathleen Sebelius, in un fondopubblicato su trenta quotidianihanno invitato milioni di america-ni non assicurati a ignorare labattaglia ingaggiata dai repubbli-cani al Congresso e a iscrivere ipropri familiari ai servizi sanitari.«Martedì prossimo — hanno scrit-to i due rappresentanti dell’Am-ministrazione Obama — gli ameri-cani potranno verificare che lalegge sanitaria non riguarda i po-litici di Washington, ma l’assicu-razione sanitaria della gente nor-male».

Sulla carta, i punti nodali dellariforma sono: il divieto per lecompagnie di assicurazione di ne-gare la stipula di assicurazioni perdeterminate patologie; gli incenti-vi fiscali per il cittadino nell’ac-quisto di una polizza sanitaria; lesanzioni per il cittadino che nonacquista una polizza assicurativa;l’obbligo per i datori di lavoro diimprese con più di 50 dipendentidi contribuire alle spese per l’ac-quisto di tali polizze per i propriprestatori di lavoro; l’ampliamen-to dei soggetti coperti dalla tuteladi Medicaid.

Francia contraria all’ingresso di Romania e Bulgaria

Pa r i g ie la zona Schengen

PARIGI, 1. La Francia non è a favo-re di un ingresso di Bulgaria e Ro-mania in zona Schengen, lo spaziodi libera circolazione dell’Unioneeuropea: è quanto ha affermato ieriil ministro degli Esteri francese,Laurent Fabius. «Se non ci sarà uncambiamento nelle condizioni, nonsaremo a favore», ha detto il capodel Quai d’Orsay. Mentre in Fran-cia si stanno moltiplicando le pole-

miche sullo sgombero dei campiRom, a sei mesi dalle elezioni mu-nicipali del prossimo marzo, Parigiteme che le autorità rumene e bul-gare non riescano ad assicurare lasicurezza alle frontiere. «Le perso-ne che vengono dall’esterno del-l’Europa possono entrate in Roma-nia e Bulgaria e passare liberamen-te nel resto dell’Europa», ha ag-giunto il ministro Fabius.

Intervento al congresso dei Tory a Manchester

Osborne annuncia la revisionedei sussidi di disoccupazione

Clima politicosempre più teso in Italia

Primo censimento dopo ventidue anniin Bosnia ed Erzegovina

SA R A J E V O, 1. Hanno preso il via og-gi in Bosnia ed Erzegovina le ope-razioni di censimento, il primo do-po quello tenuto nel 1991 quando ilPaese faceva ancora parte della Ju-goslavia. L’indagine è destinata adelineare una precisa immagine so-ciale ed economica del Paese, mo-strando anche i cambiamenti nellastruttura e nella distribuzione terri-toriale della popolazione causatidalla guerra civile e dalle «pulizieetniche» del 1992-95.

Ventidue anni fa la Bosnia ed Er-zegovina aveva 4,38 milioni di abi-tanti e il gruppo etnico più numero-

so erano i bosniaci musulmani, cherappresentavano il 43,5 per centodel totale, rispetto al 31,2 per centodi serbi e al 17,4 per cento di croati.La guerra ha costretto più di duemilioni di persone, oltre la metàdella popolazione, ad abbandonarele proprie case: quasi la metà erafuggita all’estero, l’altra metà erasfollata all’interno del Paese.

I 19.000 censori dovranno portarea termine il loro lavoro entro il 15ottobre e i primi risultati preliminarisi avranno dopo tre mesi, mentreper la elaborazione completa deidati ci vorrà più di un anno.

Sui binari giustiil salvataggio delle banche in Spagna

Il capo della diplomazia francese Laurent Fabius (Afp)

WASHINGTON, 1. Alla fine di unagiornata febbrile, il Congresso statu-nitense non è riuscito a trovareun’intesa sul finanziamento dellamacchina statale. Così, subito dopola mezzanotte di oggi, primo otto-bre, è scattato lo shutdown: la chiu-sura dei servizi dello Stato federale.Un colpo durissimo alla ripresaamericana.

E subito dopo, a caldo, il presi-dente Barack Obama si è rivolto alle

truppe americane con un video mes-saggio. A chi rischia la vita per di-fendere la pace e la sicurezza d’Ame-rica, il comandante in capo ha volu-to parlare chiaro, prendendo le di-stanze dalla politica di Washingtone confermando il proprio impegnoper risolvere la situazione. «Voi e levostre famiglie meritate molto me-glio delle disfunzioni viste al Con-gresso» ha scandito il presidenteObama. «So che i giorni a venirepotrebbero significare una maggioreincertezza, compresi possibili conge-di — ha ammesso il presidente — eso che questo arriva subito dopo i li-cenziamenti che molti di voi hannogià dovuto sopportare in estate».Continuerò — ha detto — «ad appli-carmi affinché lo stesso Congressofaccia riaprire la nostra Amministra-zione il più presto possibile, e vi fac-cia ritornare al lavoro quanto pri-ma». In serata la Casa Bianca ha co-munque approvato alcune norme diemergenza che consentiranno il pa-gamento degli stipendi per i militariche continueranno il loro stato diservizio nelle missioni.

Ad ogni modo, la chiusura deiservizi è un durissimo colpo all’eco-nomia statunitense e mondiale cherischia di minacciare i timidi segnalidi ripresa dall’ultima crisi finanzia-ria, la peggiore dai tempi dellaGrande recessione.

Il precedente shutdown risaliva a17 anni fa, durò quasi un mese e co-stò due miliardi di dollari alle cassedello Zio Sam. Stavolta metterà inpericolo il lavoro di circa 800.000lavoratori statali.

La fine del finanziamento delloStato federale è scattata un minutodopo la mezzanotte del primo otto-bre, ora di Washington. Tecnicamen-te, in seguito al blocco dei fondi cisarà la chiusura dei musei, deglisportelli ministeriali e persino deiparchi naturali in tutti gli Stati Uni-ti, con conseguenze drammaticheper settori cruciali, soprattutto a Wa-shington, come ad esempio il turi-smo. Il blocco è stato provocato daldurissimo muro contro muro tra de-mocratici e repubblicani. I due par-titi si accusano reciprocamente.Nancy Pelosi, leader della minoran-za democratica alla Camera, in unaconferenza stampa ha criticato aper-tamente il Tea Party, formazione diposizioni conservatrici. Pelosi ha ac-cusato la leadership repubblicanadella Camera di essersi lasciata pren-dere in ostaggio dall’ala più oltranzi-sta del partito «che non ha esitato afar precipitare il Paese nello stopdell’attività dell’Amministrazione fe-derale nel tentativo di imporre lapropria agenda conservatrice».

Ma il vero scontro è sulla riformasanitaria: il partito repubblicano, che

ha la maggioranza alla Camera, hadeciso di bloccare ogni finanziamen-to alla controversa normativa, pro-ponendo un via libera ai fondi apatto che si ritardasse di un annol’entrata in vigore, prevista propriooggi, martedì primo ottobre. Di con-tro, Barack Obama e il partito de-mocratico, non si sono piegati, te-nendo il punto e difendendo l’imme-diata applicazione di una legge ap-provata al termine di una battagliacampale e che oggi avrà effetti con-creti cambiando la vita di circa 35milioni di americani.

La chiusura dei servizi dello Statofederale pesa in modo particolare suimercati internazionali, e soprattuttosui cambi e sulle materie prime.L’euro è in rialzo sulla divisa statu-nitense e viene scambiato a 1,3540dollari, rispetto alla quotazione di1,3493 fatta registrare ieri. L’oro è inlieve rialzo sui mercati asiatici. Ilmetallo giallo guadagna lo 0,1 percento a 1.328,6 dollari l’oncia. Loshutdown abbatte invece le quota-zioni del petrolio: il barile Wti è a101,84 dollari mentre il Brent siposiziona a 107,7 dollari. Wall Streetha terminato gli scambi in calo, pe-nalizzata dalle schermaglie al Con-gresso: il Dow Jones ha limato lo0,9 per cento, mentre il Nasdaqlo 0,4.

LONDRA, 1. Parlando ieri al congres-so dei Tory, in corso di svolgimentoa Manchester, il cancelliere delloScacchiere, George Osborne, ha an-nunciato una riforma sui sussidi didisoccupazione in Gran Bretagna.Per la prima volta, chi riceve il soste-gno dovrà «dare il suo contributo alPaese» e, quindi, ripulire le strade,assistere gli anziani e fare tutta unaserie di lavori socialmente utili.

Il piano si chiama Help to Work e— a partire dall’aprile 2014 — riguar-derà 200.000 persone da lungo tem-po senza occupazione. Fra le altreopzioni che hanno i senza lavoro, c’èquella di andare ogni giorno all’uffi-cio di collocamento e dimostrare chestanno cercando un impiego, oltre afrequentare corsi obbligatori per mi-gliorare il proprio curriculum. Chinon rispetta le nuove regole perderàil sussidio. L’iniziativa ha sollevatole critiche dell’opposizione laburista.

Nell’intervento al congresso diManchester, il cancelliere dello Scac-chiere ha anche difeso a spada trattala sua gestione dell’economia, anchequell’austerità che tante critiche con-tinua a sollevare. «Grazie ai britan-nici il Paese è finalmente sul binariodella ripresa» ha sottolineato. «IlGoverno sta creando una nuovamentalità nel Paese» ha aggiunto,affermando che «non si deve averpaura del futuro perché il futuro sideve modellare». Anche se ha riba-

dito più volte che la crisi del debitonon è ancora terminata, Osborne hacomunque garantito per il futuromaggiori investimenti pubblici, in li-nea con il reddito nazionale, e l’am-bizioso obiettivo, per la prossima le-gislatura, di un avanzo di bilancio.

Dal punto di vista politico, inve-ce, i Tory hanno risposto negativa-mente alle offerte di accordo eletto-rale fatte da Nigel Farage, leader

dell’United Kingdom IndependenceParty (Ukip, euroscettico). «I nostricandidati correranno da soli» haprecisato Osborne. Oltre al cancel-liere, sul palco di Manchester si so-no alternati altri ministri con propo-ste rivolte a quell’elettorato ancoraindeciso se continuare ad appoggiareil premier Cameron, o spostarsi sulleposizioni più radicali di Farage.

ROMA, 1. «Semplicemente un’altradelirante invenzione volgarmentediffamatoria nei confronti del Capodello Stato»: così il Quirinale hacommentato le voci di una presun-ta pressione sulla sentenza del pro-cesso Mondadori, a seguito delquale l’azienda Mediaset è statacondannata a una maxirisarcimentoa favore di Carlo De Benedetti.Nella serata di lunedì, nel corsodella trasmissione televisiva «Piaz-za Pulita», è stata mandata in ondala registrazione di una telefonatanella quale Silvio Berlusconi, a col-loquio con un esponente del Popo-lo della libertà (Pdl), raccontava diaver appreso di pressioni del capodello Stato al fine di avere in anti-cipo dai giudici di Cassazione lasentenza sul lodo Mondadori e poidi riaprire la camera di consiglio.Secondo quanto affermato da Ber-lusconi, l’iniziativa di Napolitanoavrebbe avuto come esito la deter-minazione di un risarcimento mol-to più elevato di quanto non sareb-be stato in origine.

Poco dopo la diffusione della re-gistrazione è arrivata una nota dicommento dell’ufficio stampa delQuirinale, in merito a «quel chesarebbe stato riferito al senatoreBerlusconi circa le vicende dellasentenza sul Lodo Mondadori».Un commento che, appunto, parladi delirio diffamatorio e fa trapela-re l’indignazione per accuse chevengono considerate gravissime. E

una dura reazione è arrivata anchedal presidente della Corte di Cas-sazione, Giorgio Santacroce, cheha definito come «pura fantascien-za» il contenuto della telefonata diBerlusconi.

La vicenda rende, se possibile,ancora più teso il clima politico, al-la vigilia di delicati passaggi istitu-zionali, a seguito dei quali il capodello Stato sarà chiamato a prende-re decisioni determinanti in parti-colare sulla sorte dell’attuale legi-slatura. Lo stesso leader del Pdl,lunedì, ha comunicato ai parlamen-tari del partito che l’esperienza delGoverno Letta «è da considerarsifinita» e ha chiesto, dopo quelledei ministri, anche la dimissionedei sottosegretari appartenenti alPdl, chiedendo il ritorno alle urne.Solo qualche giorno fa lo stessoNapolitano aveva denunciato losmarrimento in Italia «di ogni no-zione di confronto civile e di ognicostume di rispetto istituzionale epersonale» e aveva condannatol’anomalia tutta italiana delle fre-quenti elezioni anticipate.

Oggi, martedì, l’Istat ha reso no-ti alcuni dati provvisori sull’o ccu-pazione in Italia: nel mese di ago-sto la disoccupazione giovanile èarrivata al record, finora mai rag-giunto, del 40,1 per cento, mentreil totale dei senza lavoro nel Paeseè di tre milioni e 127 persone, parial 12,2 per cento.

MADRID, 1. Il piano di salvataggioUe del sistema bancario spagnolo(complessivamente 41 miliardi dieuro) prosegue «sul giusto binario eil programma di assistenza finanzia-ria del Paese si è ulteriormente sta-bilizzato». È quanto afferma laCommissione europea e la Bancacentrale europea nel quarto rappor-to sul programma di sostegno allaSpagna, documento a cui hannopartecipato anche il Fondo moneta-rio internazionale, l’Autorità dell’Uedegli strumenti finanziari e dei mer-cati e l’Autorità bancaria europea.

In particolare, si sottolinea nelrapporto, le banche spagnole hannomigliorato i livelli patrimoniali do-po le ricapitalizzazioni effettuate eil piano di ristrutturazione del setto-re sta procedendo bene. La gover-nance e il quadro regolatorio e disupervisione del sistema bancariospagnolo sono stati rafforzati. A ri-guardo, il Fondo monetario ha giu-dicato con favore la norma che limi-ta i dividendi al 25 per cento degliutili delle banche per rafforzare ilcapitale ed evitare il credit crunch. Ilprossimo monitoraggio sarà fattonel mese di dicembre.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 2 ottobre 2013 pagina 3

No alle armi nucleari ma senza abbandonare la strada diplomatica

Sull’IranObama rassicura Netanyahu

Altri quattro agenti delle forze di sicurezza e un civile uccisi nel Sinai del nord

Violenza in Egitto

Primo arabodichiarato

Giustofra le Nazioni

TEL AV I V, 1. Il medico egizianoMohamed Helmy è stato nomi-nato Giusto fra le Nazioni: sitratta del primo arabo a riceverequesto particolare riconoscimen-to. La decisione è stata presa ieridallo Yad Vashem, che è ora allaricerca dei parenti di Helmy,morto nel 1982, per consegnareloro la medaglia e l’attestato. Ilmedico, che però non è il primomusulmano a essere insignito delriconoscimento, operò, con graverischio della propria vita, a Berli-no durante la guerra. Lui e la si-gnora tedesca Frieda Szturmann,anche lei nominata in questa oc-casione Giusto fra le Nazioni,riuscirono a salvare una famigliaebrea. Helmy, nato a Khartoumnel 1901, si trasferì nel 1922 aBerlino per studiare medicina.Dopo aver completato gli studi,trovò lavoro nell’Istituto RobertKoch che — dicono fonti delloYad Vashem — era fortementecoinvolto nella politica sanitarianazista.

WASHINGTON, 1. Gli Stati Uniti nonpermetteranno che l’Iran costruiscaarmi atomiche, ma non abbandone-ranno la strada della diplomazia conTeheran. Il presidente degli StatiUniti, Barack Obama, lancia unmessaggio chiaro a Israele: sul dos-sier nucleare la Casa Bianca noncambierà strategia. Incontrando ieri,a Washington, il premier israeliano,Benjamin Netanyahu, Obama hamesso in chiaro che per impedireche l’Iran si doti di armi nucleari

tutte le opzioni rimangono sul tavo-lo, «compresa quella militare».

Il premier israeliano, capo delpartito Likud, ha rilanciato: anchein vista di un negoziato tra StatiUniti e Iran le sanzioni controTeheran — ha chiesto Netanyahu —devono rimanere pienamente in vi-gore, e in mancanza di progressi de-vono essere eventualmente rafforza-te. Obama, che quattro giorni fa haavuto un colloquio telefonico con ilnuovo presidente iraniano, HassanRohani, ha risposto a Netanyahuche è «grazie alle sanzioni senzaprecedenti degli ultimi anni che gliiraniani sembrano ora pronti a ne-goziare»; anche se si tratta di nego-ziati che di certo «non saranno faci-li» perché ora gli iraniani devonopassare dalle parole ai fatti. Dalcanto suo, Netanyahu ha sottolinea-to che è necessario «mantenere lapressione», e mantenere viva una«credibile minaccia militare», affin-ché Teheran smantelli completa-mente il suo programma nuclearem i l i t a re .

Nei giorni scorsi Netanyahu ave-va liquidato il discorso pronunciatodal presidente iraniano, HassanRohani, dinanzi all’Assemblea gene-rale dell’Onu definendolo «cinico eipocrita» e menzionando la «prote-zione».

Ma nel bilaterale alla Casa Biancanon si è discusso soltanto del dos-sier iraniano. Obama e Netanyahusi sono confrontati anche sulla nuo-va tornata di colloqui tra israeliani epalestinesi. Una tornata fortementevoluta dalla Casa Bianca dopo la vi-sita di Obama in Israele e nei Terri-tori palestinesi.

Su questo fronte, Obama ha pub-blicamente espresso il proprio ap-prezzamento per il coraggio di Ne-tanyahu nel riprendere i colloqui dipace con i palestinesi. E ha ancheribadito la sua volontà di facilitare inegoziati, ma sottolineando che iltempo è limitato. Un concettoespresso anche dal presidentedell’Autorità palestinese, Abu Ma-zen, la settimana scorsa parlandoall’Assemblea generale delle NazioniUnite. «Il tempo sta per scadere ela finestra per la pace si sta chiu-dendo» aveva affermato Abu Ma-zen, aggiungendo che questa sem-bra davvero l’ultima chance e chequindi bisogna darsi da fare perraggiungere un’intesa su tutti i pun-ti dello storico contenzioso.

Oggi anche il premier Netanyahuparlerà all’Assemblea generale delleNazioni Unite, e il processo di pacecon i palestinesi sarà di certo unodegli argomenti centrali. Oltreall’Iran, ovviamente.

Forze di sicurezza egiziane nel governatorato di Minya (Ansa)

Annunciate da Erdoğan

Riforme per la democratizzazione della Turchia

IL CA I R O, 1. Non si placa la violenza nella penisola delSinai dove, dopo la destituzione di Mohammed Mursi,si sono moltiplicati gli attacchi contro le forze di sicu-rezza. Dopo aver assassinato tre poliziotti a El Arish,capoluogo della provincia del Sinai del nord, e un civilenella vicina località di Sheikh Zuwaid, i miliziani fon-damentalisti hanno ucciso ieri un soldato sempre a ElArish. Un commando a bordo di un’auto in corsa haattaccato un blindato dell’esercito, fermo a un posto diblocco nella parte sud della città, e prima di allontanar-si ha crivellato di proiettili il militare che si trovava ac-

canto al mezzo. Altre violenze si registrano ai danni diesponenti della comunità cristiana. Il vescovo copto diMinya, Makarios, è sfuggito ieri a un attacco armato.Lo riferiscono fonti locali secondo le quali numerosicolpi sono stati sparati nel villaggio di Abu Korkas,nell’alto Egitto, senza raggiungere il vescovo, il quale,in una dichiarazione ha condannato l’assenza di sicurez-za che ha consentito la nascita di formazioni illegali,sottolineando come la metà degli abitanti del villaggioabbiano deciso di abbandonare le loro abitazioni per iripetuti episodi di violenza.

O ffensivacontro Al Qaeda

nello Yemen

SAN’A, 1. Le forze speciali yemeni-te, avio-trasportate, hanno riassun-to il controllo della base della se-conda divisione dell’esercito a AlMukalla, capoluogo della provin-cia sud-orientale di Hadramawt,che poche ore prima era stataespugnata da un commando for-mato da una ventina di milizianidi un movimento fondamentalistalegato ad Al Qaeda nella penisolaarabica (Aqpa): lo hanno riferitofonti governative, secondo cuiquando si sono visti circondati gliassalitori hanno opposto una resi-stenza piuttosto ridotta. Diversitra loro sono stati feriti, e poi cat-turati insieme ai compagni. Nel-l’attacco erano però riusciti a ucci-dere almeno quattro soldati, pren-dendone altri in ostaggio. Si trattadel secondo episodio del genereavvenuto nello Yemen in appenadieci giorni: il 20 settembre, nellaprovincia meridionale di Shab-wah, i fondamentalisti avevanomassacrato quasi sessanta militariin due assalti coordinati contro al-trettanti accampamenti. Al Mukal-la, importante porto petrolifero, èuna delle città delle quali i fonda-mentalisti islamici alleati con i ter-roristi di Al Qaeda intendevanoassumere il controllo, nell’ambitodi un piano di destabilizzazionesventato dal Governo di San’aall’inizio di agosto.

Un traghettochiamatoFr a n c e s c o

BUENOS AIRES, 1. I presidenti diArgentina e Uruguay, CristinaFernández e José Mujica, hannopartecipato insieme ieri, in un ter-minal del porto di Buenos Aires,al varo di un moderno traghetto,chiamato «Francesco» in onoredel Papa, che unirà con un regola-re servizio passeggeri Buenos Ai-res e Montevideo.

Il traghetto, un catamarano diproprietà della Buquebús, unacompagnia navale uruguaiana, èuno dei più rapidi al mondo dellasua categoria e a partire da doma-ni, suo primo giorno di servizio,coprirà il tragitto tra i porti delledue capitali in un’ora e dieci mi-nuti, con una capacità di millepasseggeri e centocinquanta auto-v e t t u re .

AN KA R A , 1. Il premier turco, RecepTayyip Erdoğan, ha annunciato ieriuna serie di misure di democratizza-zione nel quadro del processo di pa-ce avviato con i ribelli curdi delPkk. Fra i provvedimenti proposti, lapossibilità di studiare in curdo nellescuole private, il ripristino dei nomicurdi di località del Kurdistan turco,la revoca del bando delle lettere Q,X e W — usate dai curdi — nell’alfa-beto turco, l’abbassamento della so-glia elettorale dal 10 al 5 per cento.

Il pacchetto di democratizzazioneannunciato da Erdoğan, nel quale ilpremier turco ha inserito anche larevoca del bando del velo islamicoper le funzionarie, fortemente volutadal suo elettorato, prevede anche lapossibilità per i partiti di fare cam-pagna in una lingua che non sia ilturco, un’altra richiesta dei curdi.Viene inoltre abolita nelle scuole ele-mentari la dichiarazione di “fedet u rc a ” che i bambini fanno ognimattina: «Sono turco, giusto, e lavo-ro bene». Il pacchetto prevede an-che la restituzione delle terre seque-strate al monastero siriaco di MorGabriel, la fondazione di un istitutodei Rom, il cambiamento di nomedella università di Nevşehir, in Cap-padocia, che sarà dedicata al pensa-tore alevita Hajji Bektash Veli.

Il quotidiano turco «Cumhuriyet»ha anticipato che l’opposizione si at-tendeva un pacchetto di misure didemocratizzazione deludente. Il vi-cepresidente del principale partito diopposizione il Chp, Umut Oran, ha

affermato che il Governo ha trasfor-mato il Paese in uno «stato di poli-zia». Secondo «Cumhuriyet», il pac-chetto di riforme annunciato ieri dàil via alla campagna del premier Er-doğan verso le presidenziali del2014.

L’Unione europea seguirà l’attua-zione delle riforme annunciate dalpremier turco. Sottolineato che leproposte presentate indicano «laprospettiva di progressi su molti te-mi importanti», Peter Stano, porta-voce del commissario all’A l l a rg a -mento, Štefan Füle, ha commentato:«Seguiremo da vicino l’attuazione ela traduzione delle proposte nella vi-ta reale, nella legislazione e nelleazioni pratiche». Lo stesso portavo-ce ha esortato il Governo di Ankaraa coinvolgere l’opposizione in que-sto percorso di riforma, che dovreb-be essere riflesso nel rapporto suiprogressi della Turchia verso l’Ueche la Commissione pubblicherà ilprossimo 16 ottobre.

Le riforme annunciate dal Gover-no turco non soddisfano però leaspettative della minoranza curda: loha dichiarato Gültan Kişanak, leaderdel Partito pro curdo per la pace ela democrazia (Bdp). I curdi chiedo-no in particolare il diritto di studiarenella loro lingua nella scuola pubbli-ca, una maggiore autonomia ammi-nistrativa del Kurdistan, la modificadelle leggi anti-terrorismo e la libe-razione delle migliaia di attivisti ar-restati negli ultimi anni.

Ancora tensionetra Caracas

e Washington

CARACAS, 1. Il Venezuela ha deci-so di espellere l’incaricato d’affariamericano e altri due diplomaticistatunitensi accusandoli di una co-spirazione per destabilizzare ilGoverno di Caracas. Il presidenteNicolás Maduro, ha annunciatol’espulsione durante una cerimo-nia a una base militare nella parteoccidentale del Paese. Il successo-re di Hugo Chávez ha accusatogli Stati uniti di voler fomentarein Venezuela una ribellione similea quelle in Libia e in Siria, se-guendo quello che ha chiamato«un nuovo modello di interventi-smo». Il dipartimento di Statoamericano ha negato tutte le accu-se. Respingiamo le specifiche ac-cuse contro tre membri della no-stra ambasciata, compreso l’incari-cato d’affari Kelly Keiderling.

Missione del presidente paraguayano Horacio Cartes in Brasile

Asunción rientra nel MercosurBRASILIA, 1. Il rientro a pieno titolodel Paraguay nel Mercosur, il mer-cato comune sudamericano, sembraconfermato anche dalla visita che ilnuovo presidente paraguayanoHoracio Cartes, insediatosi lo scorso15 agosto, ha incominciato ieri inBrasile. Accolto con onori di Statodal presidente brasiliano, DilmaRousseff, Cartes ha tenuto una riu-nione con la sua omologa brasiliana,per affrontare lo stato delle relazionibilaterali, con particolare enfasi sulcommercio, ma anche appunto laquestione del Mercosur.

Il Paraguay era stato sospeso il 29giugno 2012, dopo la controversadestituzione del presidente Fernan-do Lugo da parte del Senato diAsunción, giudicata in violazionedella cosiddetta clausola democrati-ca, con la quale gli Stati membri si

impegnano a rispettare il volere po-polare espresso con le elezioni.

Con l’investitura di Cartes, chenelle elezioni di quest’anno ha ri-portato al potere il partito C o l o ra d odopo l’esperienza del Governo di si-nistra di Lugo, il primo nella storiadel Paraguay, il Mercosur ha revoca-to la sanzione. Alla vigilia della visi-ta di Cortes, la stessa Rousseff hadetto che il Paraguay è stato sospe-so tra il 29 giugno 2012 e il 15 ago-sto 2013. Cortes invece, non ha an-cora formalizzato il rientro del suoPaese nel blocco, sostenendo chenon ne sia mai uscito, contestandocioè la sospensione.

Posizioni formali a parte, la com-pleta rintegrazione nel Mercosur èvitale per il Paraguay, l’economiapiù debole, insieme con quelladell’Uruguay, del mercato comunesudamericano, che comprende an-

che il Brasile, l’Argentina e il Vene-zuela. Quest’ultimo Paese diventòmembro effettivo del Mercosur lostesso giorno in cui nei confrontidel Paraguay fu applicata, per laprima volta nella storia dell’o rg a n i z -zazione, la clausola democratica.

Il carattere della visita di Cartes,non solo politica in senso stretto,ma come detto soprattutto di politi-ca commerciale, è stato confermatodal fatto che in agenda è stata mes-sa subito una riunione con i verticidella Confederazione nazionaledell’industria brasiliana. Per l’econo-mia del Paraguay, gli investimentidel potente Paese vicino sono infattiindispensabili. Alla vigilia della par-tenza per Brasilia, lo stesso Cartesnon aveva nascosto l’intenzione diottenere dal Brasile sostegno nelcommercio e nel settore delle infra-s t ru t t u re .

Il premier turco Erdoğan (LaPresse/Ap)

Il premieraustraliano in visita

in Indonesia

JA KA R TA , 1. Il primo ministroaustraliano, Tony Abbott, ha ini-ziato ieri una visita in Indonesia.Al centro dei colloqui con ilpresidente indonesiano, SusiloBambang Yudhoyono, e conquelli che avrà successivamentecon altri ministri, c’è la politicadi Canberra verso i rifugiati, chenegli ultimi tempi ha sollevatodure critiche internazionali e ten-sioni con Jakarta. La vittoria dilarga misura di Abbott alle legi-slative in Australia è stata dovutaanche alla promessa di fermare iboat-people, che continuano adaffluire verso le coste australianeda Medio Oriente, Afghanistan ealcuni Paesi dell’Asia meridionale.

In attesa che entrino in vigorenorme già previste dal precedenteGoverno australiano, nelle ultimesettimane la politica di conteni-mento della migrazione irregolareè stata affidata a un’op erazionecondotta dalla marina militare,che implica come prima misura ilrespingimento delle imbarcazioniverso l’ultimo Paese di partenza,abitualmente l’Indonesia, quandolo permettono condizioni consi-derate di sicurezza. In alternati-va, il fermo di quanti sono a bor-do e il loro invio nei campi diraccolta di Christmas Island e inquelli — che diventeranno unichee obbligatorie mete dal prossimoanno — sull’isola di Manus (Pa-pua Nuova Guinea) e sull’isola-Stato di Nauru. La missione diAbbot arriva mentre vengono dif-fuse le ultime notizie sul più re-cente naufragio di un’i m b a rc a z i o -ne carica di fuggiaschi medio-rientali, affondata venerdì al lar-go di Java con almeno un centi-naio di persone a bordo che ten-tavano di raggiungere l’australia-na Christmas Island. Finora sono29 i morti accertati, per la mag-gior parte bambini. Oltre aiboat-people, la visita di Abbottdovrà chiarire anche altri delicatiaspetti dei non facili rapportiCanberra e Jakarta.

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pagina 4 mercoledì 2 ottobre 2013 L’OSSERVATORE ROMANO mercoledì 2 ottobre 2013 pagina 5

Intervista con Papa Francesco del fondatore di Repubblica

La luce che abbiamo nell’anima«Se tornasse san Francesco» di Carlo Bo

Quando l’obb edienzabussa alla porta

Pubblichiamo il testo dell’intervista chePapa Francesco ha rilasciato al fonda-tore di Repubblica, comparsa sul quoti-diano romano del 1° ottobre.

di EUGENIO SC A L FA R I

Mi dice Papa Francesco: «I più gra-vi dei mali che affliggono il mondoin questi anni sono la disoccupazio-ne dei giovani e la solitudine in cuivengono lasciati i vecchi. I vecchihanno bisogno di cure e di compa-gnia; i giovani di lavoro e di speran-za, ma non hanno né l’uno né l’al-tra, e il guaio è che non li cercanopiù. Sono stati schiacciati sul pre-sente. Mi dica lei: si può vivereschiacciati sul presente? Senza me-moria del passato e senza il deside-rio di proiettarsi nel futuro costruen-do un progetto, un avvenire, una fa-miglia? È possibile continuare così?Questo, secondo me, è il problemapiù urgente che la Chiesa ha di fron-te a sé».

Santità, gli dico, è un problema soprat-tutto politico ed economico, riguarda gliStati, i governi, i partiti, le associazionisindacali.

«Certo, lei ha ragione, ma riguar-da anche la Chiesa, anzi soprattuttola Chiesa perché questa situazionenon ferisce solo i corpi ma anche leanime. La Chiesa deve sentirsi re-sponsabile sia delle anime sia deicorpi».

Santità, Lei dice che la Chiesa devesentirsi responsabile. Debbo dedurne chela Chiesa non è consapevole di questoproblema e che Lei la incita in questad i re z i o n e ?

«In larga misura quella consape-volezza c’è, ma non abbastanza. Iodesidero che lo sia di più. Non èquesto il solo problema che abbiamodi fronte ma è il più urgente e il piùdrammatico».

L’incontro con Papa Francesco èavvenuto martedì scorso nella sua re-sidenza di Santa Marta, in una pic-cola stanza spoglia, un tavolo e cin-que o sei sedie, un quadro alla pare-te. Era stato preceduto da una tele-fonata che non dimenticherò finchéavrò vita.

Erano le due e mezza del pome-riggio. Squilla il mio telefono e lavoce alquanto agitata della mia se-gretaria mi dice: «Ho il Papa in li-nea glielo passo immediatamente».

Resto allibito mentre già la vocedi Sua Santità dall’altro capo del fi-lo dice: «Buongiorno, sono PapaFrancesco». Buongiorno Santità —dico io e poi — sono sconvolto nonm’aspettavo mi chiamasse. «Perchésconvolto? Lei mi ha scritto una let-tera chiedendo di conoscermi di per-sona. Io avevo lo stesso desiderio equindi son qui per fissare l’appunta-mento. Vediamo la mia agenda: mer-coledì non posso, lunedì neppure, leandrebbe bene martedì?».

Rispondo: va benissimo.«L’orario è un po’ scomodo, le 15,

le va bene? Altrimenti cambiamogiorno». Santità, va benissimo anchel’orario. «Allora siamo d’a c c o rd o :martedì 24 alle 15. A Santa Marta.Deve entrare dalla porta delSant’Uffizio».

Non so come chiudere questa tele-fonata e mi lascio andare dicendogli:posso abbracciarla per telefono?«Certamente, l’abbraccio anch’io.Poi lo faremo di persona, arrive-d e rc i » .

Ora son qui. Il Papa entra e midà la mano, ci sediamo. Il Papa sor-ride e mi dice: «Qualcuno dei mieicollaboratori che la conosce mi hadetto che lei tenterà di convertirmi».

È una battuta gli rispondo. Anche imiei amici pensano che sia Lei a voler-mi convertire.

Ancora sorride e risponde: «Ilproselitismo è una solenne scioc-chezza, non ha senso. Bisogna cono-scersi, ascoltarsi e far crescere la co-noscenza del mondo che ci circonda.A me capita che dopo un incontroho voglia di farne un altro perchénascono nuove idee e si scoprononuovi bisogni. Questo è importante:conoscersi, ascoltarsi, ampliare lacerchia dei pensieri. Il mondo è per-corso da strade che riavvicinano e al-lontanano, ma l’importante è cheportino verso il Bene».

Santità, esiste una visione del Beneunica? E chi la stabilisce?

«Ciascuno di noi ha una sua vi-sione del Bene e anche del Male.Noi dobbiamo incitarlo a procedere

verso quello che lui pensa sia ilBene».

Lei, Santità, l’aveva già scritto nellalettera che mi indirizzò. La coscienza èautonoma, aveva detto, e ciascuno deveobbedire alla propria coscienza. Pensoche quello sia uno dei passaggi più co-raggiosi detti da un Papa.

«E qui lo ripeto. Ciascuno ha unasua idea del Bene e del Male e devescegliere di seguire il Bene e com-battere il Male come lui li concepi-sce. Basterebbe questo per migliora-re il mondo».

La Chiesa lo sta facendo?

«Sì, le nostre missioni hanno que-sto scopo: individuare i bisogni ma-teriali e immateriali delle persone ecercare di soddisfarli come possia-mo. Lei sa cos’è l’“agap e”?».

Sì, lo so.

«È l’amore per gli altri, come ilnostro Signore l’ha predicato. Non èproselitismo, è amore. Amore per ilprossimo, lievito che serve al benecomune».

Ama il prossimo come te stesso.

«Esattamente, è così».

Gesù nella sua predicazione disse chel’agape, l’amore per gli altri, è il solomodo di amare Dio. Mi corregga sesbaglio.

«Non sbaglia. Il Figlio di Dio si èincarnato per infondere nell’animadegli uomini il sentimento della fra-tellanza. Tutti fratelli e tutti figli diDio. Abba, come lui chiamava il Pa-dre. Io vi traccio la via, diceva. Se-guite me e troverete il Padre e saretetutti suoi figli e lui si compiacerà invoi. L’agape, l’amore di ciascuno dinoi verso tutti gli altri, dai più vicinifino ai più lontani, è appunto il solomodo che Gesù ci ha indicato pertrovare la via della salvezza e delleBeatitudini».

Tuttavia l’esortazione di Gesù, l’abbia-mo ricordato prima, è che l’amore peril prossimo sia eguale a quello che ab-biamo per noi stessi. Quindi quello chemolti chiamano narcisismo è riconosciu-to come valido, positivo, nella stessamisura dell’altro. Abbiamo discusso alungo su questo aspetto.

«A me — diceva il Papa — la paro-la narcisismo non piace, indica unamore smodato verso se stessi e que-sto non va bene, può produrre dan-ni gravi non solo all’anima di chi neè affetto ma anche nel rapporto congli altri, con la società in cui vive. Ilvero guaio è che i più colpiti daquesto che in realtà è una sorta didisturbo mentale sono persone chehanno molto potere. Spesso i Capisono narcisi».

Anche molti Capi della Chiesa lo sonostati.

«Sa come la penso su questo pun-to? I Capi della Chiesa spesso sonostati narcisi, lusingati e malamenteeccitati dai loro cortigiani. La corte èla lebbra del papato».

La lebbra del papato, ha detto esatta-mente così. Ma qual è la corte? Alludeforse alla Curia? ho chiesto.

«No, in Curia ci sono talvolta deicortigiani, ma la Curia nel suo com-plesso è un’altra cosa. È quella chenegli eserciti si chiama l’intendenza,gestisce i servizi che servono allaSanta Sede. Però ha un difetto: èVaticano-centrica. Vede e cura gli in-teressi del Vaticano, che sono anco-ra, in gran parte, interessi temporali.Questa visione Vaticano-centrica tra-scura il mondo che ci circonda. Noncondivido questa visione e farò ditutto per cambiarla. La Chiesa è odeve tornare ad essere una comunitàdel popolo di Dio e i presbiteri, iparroci, i Vescovi con cura d’anime,sono al servizio del popolo di Dio.La Chiesa è questo, una parola nona caso diversa dalla Santa Sede cheha una sua funzione importante maè al servizio della Chiesa. Io nonavrei potuto avere la piena fede inDio e nel suo Figlio se non mi fossiformato nella Chiesa e ho avuto lafortuna di trovarmi, in Argentina, inuna comunità senza la quale nonavrei preso coscienza di me e dellamia fede».

Lei ha sentito la sua vocazione fin dagiovane?

«No, non giovanissimo. Avrei do-vuto fare un altro mestiere secondola mia famiglia, lavorare, guadagnare

qualche soldo. Feci l’università. Ebbianche una insegnante verso la qualeconcepii rispetto e amicizia, era unacomunista fervente. Spesso mi legge-va e mi dava da leggere testi delPartito comunista. Così conobbi an-che quella concezione molto mate-rialistica. Ricordo che mi fece avereanche il comunicato dei comunistiamericani in difesa dei Rosenbergche erano stati condannati a morte.La donna di cui le sto parlando fupoi arrestata, torturata e uccisa dalregime dittatoriale allora governantein Argentina».

Il comunismo la sedusse?

«Il suo materialismo non ebbe al-cuna presa su di me. Ma conoscerloattraverso una persona coraggiosa eonesta mi è stato utile, ho capito al-cune cose, un aspetto del sociale,che poi ritrovai nella dottrina socialedella Chiesa».

La teologia della liberazione, che PapaWo j t y ła ha scomunicato, era abbastan-za presente nell’America Latina.

«Sì, molti suoi esponenti eranoa rg e n t i n i » .

Lei pensa che sia stato giusto che ilPapa li combattesse?

«Certamente davano un seguitopolitico alla loro teologia, ma moltidi loro erano credenti e con un altoconcetto di umanità».

Santità, mi permette di dirle anch’ioqualche cosa sulla mia formazione cul-turale? Sono stato educato da una ma-dre molto cattolica. A 12 anni vinsiaddirittura una gara di catechismo tratutte le parrocchie di Roma ed ebbi unpremio dal Vicariato. Mi comunicavo ilprimo venerdì di ogni mese, insommapraticavo la liturgia e credevo. Ma tut-to cambiò quando entrai al liceo. Lessi,tra gli altri testi di filosofia che studia-vamo, il Discorso sul metodo di De-scartes e rimasi colpito dalla frase, or-mai diventata un’icona, «Penso, dun-que sono». L’io divenne così la basedell’esistenza umana, la sede autonomadel pensiero.

«Descartes tuttavia non ha mairinnegato la fede del Dio trascen-dente».

È vero, ma aveva posto il fondamentod’una visione del tutto diversa e a meaccadde di incamminarmi in quel per-corso che poi, corroborato da altre lettu-re, mi ha portato a tutt’altra sponda.

«Lei però, da quanto ho capito, èun non credente ma non un anticle-ricale. Sono due cose molto di-verse».

È vero, non sono anticlericale, ma lodivento quando incontro un clericale.

Lui sorride e mi dice: «Capita an-che a me, quando ho di fronte unclericale divento anticlericale di bot-to. Il clericalismo non dovrebbe averniente a che vedere con il cristianesi-

lui stesso a suggerirtelo per come parla,per come sorride, per le sue esclamazio-ni di sorpresa o di condivisione — miguarda come per incoraggiarmi a porreanche le domande più scabrose e piùimbarazzanti per chi guida la Chiesa.Sicché gli chiedo: di Paolo ha spiegatol’importanza e il ruolo che ha svolto,ma vorrei sapere quale tra quelli cheha nominato sente più vicino all’animasua?

«Mi chiede una classifica, ma leclassifiche si possono fare se si parladi sport o di cose analoghe. Potreidirle il nome dei migliori calciatoridell’Argentina. Ma i santi...».

Si dice scherza coi fanti, conosce il pro-verbio?

«Appunto. Tuttavia non voglioevadere alla sua domanda perché leinon mi ha chiesto una classificasull’importanza culturale e religiosama chi è più vicino alla mia anima.Allora le dico: Agostino e France-sco».

Non Ignazio, dal cui Ordine Lei pro-viene?

«Ignazio, per comprensibili ragio-ni, è quello che conosco più degli al-tri. Fondò il nostro Ordine. Le ri-cordo che da quell’Ordine provenivaanche Carlo Maria Martini, a me edanche a lei molto caro. I gesuiti so-no stati e tuttora sono il lievito —non il solo ma forse il più efficace —della cattolicità: cultura, insegna-mento, testimonianza missionaria,fedeltà al Pontefice. Ma Ignazio chefondò la Compagnia, era anche unriformatore e un mistico. Soprattuttoun mistico».

E pensa che i mistici sono stati impor-tanti per la Chiesa?

«Sono stati fondamentali. Una re-ligione senza mistici è una filosofia».

Lei ha una vocazione mistica?

«A lei che cosa le sembra?».

A me sembra di no.

«Probabilmente ha ragione. Ado-ro i mistici; anche Francesco permolti aspetti della sua vita lo fu maio non credo d’avere quella vocazio-ne e poi bisogna intendersi sul signi-ficato profondo di quella parola. Ilmistico riesce a spogliarsi del fare,dei fatti, degli obiettivi e perfinodella pastoralità missionaria e s’in-nalza fino a raggiungere la comunio-ne con le Beatitudini. Brevi momentiche però riempiono l’intera vita».

portare due bicchieri d’acqua. Michiede se vorrei un caffè, rispondodi no. Arriva l’acqua. Alla fine dellanostra conversazione il mio bicchieresarà vuoto, ma il suo è rimasto pie-no. Si schiarisce la gola e comincia.

«Francesco voleva un Ordinemendicante e anche itinerante. Mis-sionari in cerca di incontrare, ascol-tare, dialogare, aiutare, diffonderefede e amore. Soprattutto amore. Evagheggiava una Chiesa povera chesi prendesse cura degli altri, riceves-se aiuto materiale e lo utilizzasse persostenere gli altri, con nessunapreoccupazione di se stessa. Sonopassati 800 anni da allora e i tempisono molto cambiati, ma l’idealed’una Chiesa missionaria e poverarimane più che valida. Questa è co-munque la Chiesa che hanno predi-cato Gesù e i suoi discepoli».

Voi cristiani adesso siete una minoran-za. Perfino in Italia, che viene definitail giardino del Papa, i cattolici prati-canti sarebbero secondo alcuni sondaggitra l’8 e il 15 per cento. I cattolici chedicono di esserlo ma di fatto lo sonoassai poco sono un 20 per cento. Nelmondo esiste un miliardo di cattolici eanche più e con le altre Chiese cristianesuperate il miliardo e mezzo, ma il pia-neta è popolato da 6-7 miliardi di per-sone. Siete certamente molti, specie inAfrica e nell’America Latina, ma mino-ra n z e .

«Lo siamo sempre stati ma il temadi oggi non è questo. Personalmentepenso che essere una minoranza siaaddirittura una forza. Dobbiamo es-sere un lievito di vita e di amore e illievito è una quantità infinitamentepiù piccola della massa di frutti, difiori e di alberi che da quel lievitonascono. Mi pare d’aver già dettoprima che il nostro obiettivo non è ilproselitismo ma l’ascolto dei bisogni,dei desideri, delle delusioni, della di-sperazione, della speranza. Dobbia-mo ridare speranza ai giovani, aiuta-re i vecchi, aprire verso il futuro, dif-fondere l’amore. Poveri tra i poveri.Dobbiamo includere gli esclusi epredicare la pace. Il Vaticano II,ispirato da Papa Giovanni e da Pao-lo VI, decise di guardare al futurocon spirito moderno e di aprire allacultura moderna. I padri conciliarisapevano che aprire alla cultura mo-derna significava ecumenismo reli-gioso e dialogo con i non credenti.Dopo di allora fu fatto molto pocoin quella direzione. Io ho l’umiltà el’ambizione di volerlo fare».

Anche perché — mi permetto di aggiun-gere — la società moderna in tutto ilpianeta attraversa un momento di crisiprofonda e non soltanto economica masociale e spirituale. Lei all’inizio diquesto nostro incontro ha descritto unagenerazione schiacciata sul presente.Anche noi non credenti sentiamo questasofferenza quasi antropologica. Per que-sto noi vogliamo dialogare con i creden-ti e con chi meglio li rappresenta.

«Io non so se sono il migliore cheli rappresenta, ma la Provvidenza miha posto alla guida della Chiesa edella Diocesi di Pietro. Farò quantosta in me per adempiere al mandatoche mi è stato affidato».

Gesù, come Lei ha ricordato, ha detto:ama il tuo prossimo come te stesso. Lepare che questo sia avvenuto?

«Purtroppo no. L’egoismo è au-mentato e l’amore verso gli altri di-minuito».

Questo è dunque l’obiettivo che ci acco-muna: almeno parificare l’intensità diquesti due tipi d’amore. La sua Chiesaè pronta e attrezzata a svolgere questocompito?

«Lei cosa pensa?».

Penso che l’amore per il potere tempo-rale sia ancora molto forte tra le muravaticane e nella struttura istituzionaledi tutta la Chiesa. Penso che l’Istitu-zione predomini sulla Chiesa povera emissionaria che lei vorrebbe.

«Le cose stanno infatti così e inquesta materia non si fanno miraco-li. Le ricordo che anche Francesco aisuoi tempi dovette a lungo negozia-re con la gerarchia romana e con ilPapa per far riconoscere le regoledel suo Ordine. Alla fine ottennel’approvazione ma con profondicambiamenti e compromessi».

Lei dovrà seguire la stessa strada?

«Non sono certo Francesco d’As-sisi e non ho la sua forza e la suasantità. Ma sono il vescovo di Roma

e il Papa della cattolicità. Ho decisocome prima cosa di nominare ungruppo di otto cardinali che siano ilmio consiglio. Non cortigiani mapersone sagge e animate dai mieistessi sentimenti. Questo è l’inizio diquella Chiesa con un’o rg a n i z z a z i o n enon soltanto verticistica ma ancheorizzontale. Quando il cardinal Mar-tini ne parlava mettendo l’accentosui Concili e sui Sinodi sapeva be-nissimo come fosse lunga e difficilela strada da percorrere in quella di-rezione. Con prudenza, ma fermezzae tenacia».

E la politica?

«Perché me lo chiede? Io ho giàdetto che la Chiesa non si occuperàdi politica».

Però proprio qualche giorno fa ha ri-volto un appello ai cattolici a impe-gnarsi civilmente e politicamente.

«Non mi sono rivolto soltanto aicattolici ma a tutti gli uomini dibuona volontà. Ho detto che la poli-tica è la prima delle attività civili eha un proprio campo d’azione chenon è quello della religione. Le isti-tuzioni politiche sono laiche per de-finizione e operano in sfere indipen-denti. Questo l’hanno detto tutti imiei predecessori, almeno da moltianni in qua, sia pure con accenti di-versi. Io credo che i cattolici impe-gnati nella politica hanno dentro diloro i valori della religione ma unaloro matura coscienza e competenzaper attuarli. La Chiesa non andràmai oltre il compito di esprimere ediffondere i suoi valori, almeno finquando io sarò qui».

Ma non è stata sempre così la Chiesa.

«Non è quasi mai stata così. Mol-to spesso la Chiesa come istituzioneè stata dominata dal temporalismo emolti membri e alti esponenti catto-lici hanno ancora questo modo disentire. Ma ora lasci a me di farleuna domanda: lei, laico non creden-te in Dio, in che cosa crede? Lei èuno scrittore e un uomo di pensiero.Crederà dunque a qualcosa, avrà unvalore dominante. Non mi rispondacon parole come l’onestà, la ricerca,la visione del bene comune; tuttiprincipi e valori importanti, ma nonè questo che le chiedo. Le chiedoche cosa pensa dell’essenza del mon-do, anzi dell’universo. Si domanderàcerto, come tutti, chi siamo, da doveveniamo, dove andiamo. Se le poneanche un bambino queste domande.E lei?».

Le sono grato di questa domanda. Larisposta è questa: io credo nell’E s s e re ,cioè nel tessuto dal quale sorgono leforme, gli Enti.

«E io credo in Dio. Non in unDio cattolico, non esiste un Dio cat-tolico, esiste Dio. E credo in GesùCristo, sua incarnazione. Gesù è ilmio maestro e il mio pastore, maDio, il Padre, Abbà, è la luce e ilCreatore. Questo è il mio Essere. Lesembra che siamo molto distanti?».

Siamo distanti nei pensieri, ma similicome persone umane, animate inconsa-pevolmente dai nostri istinti che si tra-sformano in pulsioni, sentimenti, volon-tà, pensiero e ragione. In questo siamosimili.

«Ma quello che voi chiamate l’Es-sere vuole definire come lei lop ensa?».

L’Essere è un tessuto di energia. Ener-gia caotica ma indistruttibile e in eter-na caoticità. Da quell’energia emergonole forme quando l’energia arriva alpunto di esplodere. Le forme hanno leloro leggi, i loro campi magnetici, i loroelementi chimici, che si combinano ca-sualmente, evolvono, infine si spengonoma la loro energia non si distrugge.L’uomo è probabilmente il solo animaledotato di pensiero, almeno in questonostro pianeta e sistema solare. Hodetto è animato da istinti e desideri maaggiungo che contiene anche dentro disé una risonanza, un’eco, una vocazionedi caos.

«Va bene. Non volevo che mi fa-cesse un compendio della sua filoso-fia e mi ha detto quanto mi basta.Osservo dal canto mio che Dio è lu-ce che illumina le tenebre anche senon le dissolve e una scintilla diquella luce divina è dentro ciascunodi noi. Nella lettera che le scrissi ri-cordo d’averle detto che anche lanostra specie finirà ma non finirà laluce di Dio che a quel punto inva-derà tutte le anime e tutto sarà intutti».

Sì, lo ricordo bene, disse «tutta la lucesarà in tutte le anime» il che — seposso permettermi — dà più una figuradi immanenza che di trascendenza.

«La trascendenza resta perchéquella luce, tutta in tutti, trascendel’universo e le specie che in quellafase lo popolano. Ma torniamo alpresente. Abbiamo fatto un passoavanti nel nostro dialogo. Abbiamoconstatato che nella società e nelmondo in cui viviamo l’egoismo èaumentato assai più dell’amore pergli altri e gli uomini di buona volon-tà debbono operare, ciascuno con lapropria forza e competenza, per farsì che l’amore verso gli altri aumentifino a eguagliare e possibilmente su-perare l’amore per se stessi».

Qui anche la politica è chiamata incausa.

«Sicuramente. Personalmente pen-so che il cosiddetto liberismo selvag-gio non faccia che rendere i forti piùforti, i deboli più deboli e gli esclusipiù esclusi. Ci vuole grande libertà,nessuna discriminazione, non dema-gogia e molto amore. Ci voglionoregole di comportamento e anche, sefosse necessario, interventi diretti

dello Stato per correggere le disu-guaglianze più intollerabili».

Santità, lei è certamente una personadi grande fede, toccato dalla grazia,animato dalla volontà di rilanciareuna Chiesa pastorale, missionaria, rige-nerata e non temporalistica. Ma da co-me parla e da quanto io capisco, Lei èe sarà un Papa rivoluzionario. Permetà gesuita, per metà uomo di Fran-cesco, un connubio che forse non si eramai visto. E poi, le piacciono i P ro -messi Sposi di Manzoni, Holderlin,Leopardi e soprattutto Dostoevskij, ilfilm La strada e Prova d’o rc h e s t r a diFellini, Roma città aperta di Rosselli-ni e anche i film di Aldo Fabrizi.

«Quelli mi piacciono perché li ve-devo con i miei genitori quando erobambino».

Ecco. Posso suggerirle di vedere duefilm usciti da poco? Viva la libertà e ilfilm su Fellini di Ettore Scola. Sonocerto che le piaceranno. Sul potere glidico: lo sa che a vent’anni ho fatto unmese e mezzo di esercizi spirituali daigesuiti? C’erano i nazisti a Roma e ioavevo disertato dalla leva militare.Eravamo punibili con la condanna amorte. I gesuiti ci ospitarono a condi-zione che facessimo gli esercizi spiritualiper tutto il tempo in cui eravamo na-scosti nella loro casa e così fu.

«Ma è impossibile resistere a unmese e mezzo di esercizi spirituali»,dice lui stupefatto e divertito. Gliracconterò il seguito la prossimavolta.

Ci abbracciamo. Saliamo la brevescala che ci divide dal portone. Pre-go il Papa di non accompagnarmima lui esclude con un gesto. «Parle-remo anche del ruolo delle donnenella Chiesa.

Le ricordo che la Chiesa è femmi-nile».

E parleremo se Lei vuole anche diPascal. Mi piacerebbe sapere comela pensa su quella grande anima.

«Porti a tutti i suoi familiari lamia benedizione e chieda che pre-ghino per me. Lei mi pensi, mi pen-si spesso».

Ci stringiamo la mano e lui restafermo con le due dita alzate in se-gno di benedizione. Io lo saluto dalfinestrino.

Questo è Papa Francesco. Se laChiesa diventerà come lui la pensa ela vuole sarà cambiata un’ep o ca.

di UGO SARTORIO

Ricordo che il mio mae-stro di noviziato, difronte a situazioni ingar-bugliate, amava chieder-si e chiedere: «Che cosa

farebbe san Francesco?». Un modoun po’ brusco, almeno così percepi-vo, di attualizzare la figura del santodi Assisi, come se si potessero spo-stare le persone facendole viaggiarenel tempo, attraverso i secoli, e poimettere sulle loro spalle problemicontemporanei all’epoca in cui si eradeciso di farli atterrare.

Uno per tutti, per quanto riguar-da san Francesco, è il nodo irrisoltodella questione ecologica, che sem-plicemente nel tredicesimo secolonon esisteva, poiché allora erano gliuomini a temere la natura e a dover-sene difendere, non viceversa. Eppu-re oggi pullulano i ritratti di sanFrancesco ecologista ante litteram,antesignano dei moderni attivistiecologici, quando sappiamo che cosìnon è e che per cogliere l’amore diFrancesco per il creato (il termine«natura» non ricorre mai nei suoiscritti) è del tutto impossibile senzafare riferimento a Dio, all’Altissimoche ama tutte e singolarmente leproprie creature.

mia che contraddice l’idea evangeli-ca di san Francesco» (p. 15).

Ma non è solo questa la grandedistanza tra l’uomo contemporaneoe il santo di Assisi. Essa si può rile-vare nel modo di vivere, meglio dinon vivere, l’obbedienza. E il primoesempio che Bo mette in campo èquello dell’obbedienza al «signorPapa», così cara a Francesco e aisuoi discepoli di ieri e di oggi. «Fac-ciamo di tutto per considerarlo unpersonaggio della cronaca, da foto-grafare magari quando fa il bagno.Noi arriviamo a screditare appenapubblicata la sua lezione di dottrinae il minimo dubbio si trasforma inpretesto per mettere in crisi tutto ilsistema della fede» (pp. 25-26).

Di più, l’obbedienza viene trasfe-rita, senza farsi problema alcuno, dalcampo della religione a quello delleideologie e delle partigianerie politi-che — siamo agli inizi degli anni Ot-tanta — per cui gli uomini e le don-ne del nostro tempo, del tutto aller-gici all’obbedienza e persino allastessa parola “m a e s t ro ”, si fanno ca-rico di gioghi alquanto pesanti edesigenti. Nella lettura che ne fa Car-lo Bo, l’obbedienza evangelica hacosti umani persino più alti di quellirichiesti dalla povertà. Se quest’ulti-ma, infatti, è sottrazione di beni e

Quando il poverello di Assisichiede di entrare in casa nostranoi facciamo passare la sua leggendama lasciamo fuori le sue veritàPazienza, perdono e amore

Senza forzature diquesto tipo si presentail breve testo di CarloBo Se tornasse sanFrancesco (Roma, Ca-stelvecchi, 2013, 64 pa-gine, euro 7,50). Il cri-tico letterario scom-parso nel 2001 scrisseper la prima voltaqueste pagine, ora ri-presentate sull’ondadella nuova attenzioneal santo di Assisi mo-tivata dal pontificatodi Papa Francesco, su«Il Nuovo Leopardi»nell’aprile del 1982.

La prima domandache l’autore si pone,con grande buon sen-so, non è però se civerrebbe spontaneo omeno aprire la porta aun ipotetico redivivoFrancesco che bussaper entrare in casa no-stra, quanto se riusci-remmo o meno a rico-noscerlo. «In effettinoi possediamo sol-tanto qualche im-pressione e abbiamoun’immagine che cor-risponde meglio alla

conquista di spossessamento in rap-porto agli altri, «l’obbedienza si ri-volge, deve essere rivolta e risoltadentro di noi (...) vuol dire rinuncia-re alla scelta, all’ambizione di farci eal gusto di sentirci crescere con lenostre idee» (p. 29).

Una lettura singolare, chevive di una valutazione for-se troppo materiale dellapovertà e troppo spiritualedell’obbedienza, ma che haun suo fascino nell’i n d i c a rel’avvicinarsi possente di Dioal nucleo centrale di ogniuomo per dargli forma divi-na. Resta però in sospeso la

domanda iniziale, se cioè siamo omeno propensi ad aprire concre-tamente la porta al «disturbatore»(p. 16), sempre san Francesco, chebussa.

Il nostro critico letterario è più in-cline ad arruolare se stesso e i suoilettori nelle file di quanti si fannostrumento perché Francesco eserciti,anche dopo secoli dalla morte, la«perfetta letizia». «Vattene, non èquesta l’ora di arrivare (...) Vattene,tu sei un semplice e un idiota, quinon ci puoi venire» (cfr. Fonti Fran-cescane nn. 278 e 1836). Insomma, leparole di sempre, per tenere a debitadistanza la verità dell’amore, perboicottare l’incontro con la piccolez-za di Dio che chiede ospitalità. Edeccoci all’ammonizione che ci vienelanciata da queste brevi pagine:«Quando Francesco batte alle nostreporte, e questo avviene molto piùspesso di quanto non crediamo, noici limitiamo al metro dello spiraglio,facciamo entrare nelle nostre case lasua leggenda e lasciamo fuori le sueverità che sono la pazienza, il perdo-no, l’amore» (p. 38).

Una visione realistica, forse trop-po, che chiede di smentire con i fattiuna china a tutti nota. Una visionela quale, ancora una volta, riaccendel’utopia di una vita evangelica inten-sa e luminosa, scaldando i cuori deipiù generosi e incoraggiando quellidei più pusillanimi.

povertà, che è «la prima parola chesan Francesco ci dice» (p. 12), par-lando oggi a persone che vivono aloro agio nell’ordine del superfluo edell’autoreferenziale: «Siamo abitua-ti a fare delle nostre storie personalidelle odissee generali e capitali»(ivi). In radice, comunque, «è ilprincipio stesso della nostra econo-

A colloquio con il rabbino argentino Abraham Skorka

Il vetro e la fiamma

nostra immagine, a quello che prefe-riremmo sapere di san Francesco»(pp. 7-8). Superata, sempre ipoteti-camente, questa prima difficoltà, sipassa ai contenuti, vale a dire aipunti fermi dell’essere e agire di sanFrancesco. Innanzitutto l’altissima

«Ha risvegliato la religiosità in tante persone, persinole sinagoghe sono più piene». A parlare così di PapaFrancesco è il rabbino argentino Abraham Skorka, le-gato a Bergoglio da una profonda amicizia, autorecon lui del libro Sobre el cielo y la tierra (Buenos Ai-res, Editorial Sudamericana, 2010). In questi giorniSkorka è stato invitato al Meeting interreligioso pro-mosso a Roma dalla Comunità di sant’Egidio e il Pa-pa non ha esitato a ospitarlo presso la DomusSanctae Marthae. «Da quando è divenuto Papa — hadetto Skorka, intervistato da Nina Fabrizio — non ècambiato affatto, mantiene le sue idee e il suo atteg-giamento precedenti. Si tratta di una persona chepossiede una dimensione morale e spirituale fortissi-ma, un leader religioso in cui le persone di tutto ilmondo possono avere fiducia, in grado di trasmettereuniversalmente un forte messaggio di speranza». Il

concetto di religiosità, prosegue Skorka, «racchiudeun c o rp u s di costumi, leggi, tradizioni e storia che vie-ne tramandato da una generazione all’altra. Tuttoquesto è come se formasse il vetro di una lampada,serve per custodire il fuoco che è dentro la lampada.Il vetro della lampada lo chiamiamo religione, il fuo-co della lampada lo chiamiamo religiosità. Bergoglio— continua il rabbino — è una persona che custodiscecon cura il vetro della lampada, è una persona moltotradizionale ma allo stesso tempo sa che una religionesenza religiosità non conduce a nulla. Il dialogo è lachiave per arrivare a un mondo di pace. Certo, c’è unrapporto speciale con gli ebrei poiché come dice laNostra aetate, l’ebraismo è la base del cristianesimo ec’è tutta una storia di incontro e di scontro. Ma è unastoria in cui l’uno guarda l’altro perciò questo dialogova in qualche modo ricomposto».

Mickey Rourke nei panni del protagonista nel film «Francesco»diretto da Liliana Cavani nel 1989

La più antica immagine di sant’Agostino (Roma, Laterano, VI secolo)

Piero Casentini, «Paolo apostolo, un tempo persecutore» (2011)

A Lei è mai capitato?

«Raramente. Per esempio quandoil Conclave mi elesse Papa. Primadell’accettazione chiesi di potermi ri-tirare per qualche minuto nella stan-za accanto a quella con il balconesulla piazza. La mia testa era com-pletamente vuota e una grande ansiami aveva invaso. Per farla passare erilassarmi chiusi gli occhi e scompar-ve ogni pensiero, anche quello di ri-fiutarmi ad accettare la carica comedel resto la procedura liturgica con-sente. Chiusi gli occhi e non ebbipiù alcuna ansia o emotività. A uncerto punto una grande luce mi in-vase, durò un attimo ma a me sem-brò lunghissimo. Poi la luce si dissi-pò io m’alzai di scatto e mi diressinella stanza dove mi attendevano icardinali e il tavolo su cui era l’attodi accettazione. Lo firmai, il cardinalCamerlengo lo controfirmò e poi sulbalcone ci fu l’Habemus Papam».

Rimanemmo un po’ in silenzio, poi dis-si: parlavamo dei santi che lei sentepiù vicini alla sua anima ed eravamorimasti ad Agostino. Vuole dirmi perchélo sente molto vicino a sé?

«Anche il mio predecessore haAgostino come punto di riferimento.Quel santo ha attraversato molte vi-cende nella sua vita e ha cambiatopiù volte la sua posizione dottrina-ria. Ha anche avuto parole moltodure nei confronti degli ebrei, chenon ho mai condiviso. Ha scrittomolti libri e quello che mi sembrapiù rivelatore della sua intimità in-tellettuale e spirituale sono le Confes-sioni, contengono anche alcune ma-nifestazioni di misticismo ma non èaffatto, come invece molti sostengo-no, il continuatore di Paolo. Anzi,vede la Chiesa e la fede in modoprofondamente diverso da Paolo,forse anche perché erano passatiquattro secoli tra l’uno e l’a l t ro » .

Qual è la differenza, Santità?

«Per me è in due aspetti, sostan-ziali. Agostino si sente impotente difronte all’immensità di Dio e ai com-piti ai quali un cristiano e un vesco-vo dovrebbe adempiere. Eppure luiimpotente non fu affatto, ma l’animasua si sentiva sempre e comunque aldi sotto di quanto avrebbe voluto edovuto. E poi la grazia dispensatadal Signore come elemento fondantedella fede. Della vita. Del senso del-la vita. Chi è non toccato dalla gra-zia può essere una persona senzamacchia e senza paura come si dice,ma non sarà mai come una personache la grazia ha toccato. Questa èl’intuizione di Agostino».

Lei si sente toccato dalla grazia?

«Questo non può saperlo nessu-no. La grazia non fa parte della co-scienza, è la quantità di luce che ab-biamo nell’anima, non di sapienzané di ragione. Anche lei, a sua totaleinsaputa, potrebbe essere toccatodalla grazia».

Senza fede? Non credente?

«La grazia riguarda l’anima».

Io non credo all’anima.

«Non ci crede ma ce l’ha».

Santità, s’era detto che Lei non ha al-cuna intenzione di convertirmi e credoche non ci riuscirebbe.

«Questo non si sa, ma comunquenon ne ho alcuna intenzione».

E Francesco?

«È grandissimo perché è tutto.Uomo che vuole fare, vuole costrui-re, fonda un Ordine e le sue regole,è itinerante e missionario, è poeta eprofeta, è mistico, ha constatato suse stesso il male e ne è uscito, amala natura, gli animali, il filo d’erbadel prato e gli uccelli che volano incielo, ma soprattutto ama le persone,i bambini, i vecchi, le donne. Èl’esempio più luminoso di quell’aga-pe di cui parlavamo prima».

Ha ragione Santità, la descrizione èperfetta. Ma perché nessuno dei suoipredecessori ha mai scelto quel nome?E secondo me, dopo di Lei nessun altrolo sceglierà?

«Questo non lo sappiamo, nonipotechiamo il futuro. È vero, primadi me nessuno l’ha scelto. Qui af-frontiamo il problema dei problemi.Vuole bere qualche cosa?».

Grazie, forse un bicchiere d’acqua.

Si alza, apre la porta e prega uncollaboratore che è all’ingresso di

mo. San Paolo che fu il primo a par-lare ai Gentili, ai pagani, ai credentiin altre religioni, fu il primo a inse-g n a rc e l o » .

Posso chiederle, Santità, quali sono isanti che lei sente più vicini all’animasua e sui quali si è formata la suaesperienza religiosa?

«San Paolo è quello che mise icardini della nostra religione e delnostro credo. Non si può essere cri-stiani consapevoli senza San Paolo.Tradusse la predicazione di Cristo inuna struttura dottrinaria che, sia pu-re con gli aggiornamenti di un’im-mensa quantità di pensatori, di teo-logi, di pastori d’anime, ha resistitoe resiste dopo duemila anni. E poiAgostino, Benedetto e Tommaso eIgnazio. E naturalmente Francesco.Debbo spiegarle il perché?».

Francesco — mi sia consentito a questopunto di chiamare così il Papa perché è

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 2 ottobre 2013

Il Consiglio ecumenico delle Chiese auspica la fine delle violenze e il rispetto della legalità

Mediazione dei cristiani per i diritti in Tanah Papua

A Milano convegno delle Acli

Asp ettandol’assembleadi Busan

MI L A N O, 1. È giunto il tempoche i cristiani passino dalla sinto-nia — in cui si registra la conver-genza di affermazioni diverse —alla sinfonia di una testimonianzacomune. È l’affermazione emersadal convegno tenutosi a Milanoin vista della x assemblea genera-le del Consiglio ecumenico delleChiese (Cec) che si terrà a Busan(Corea del Sud) dal 30 ottobreall’8 novembre prossimi. Unasinfonia che veda i cristiani «te-stimoniare e operare insieme suitemi della giustizia, della pace,della salvaguardia del creato» eche non riguardi soltanto leChiese del Cec, ma si estenda«alla Chiesa cattolica, al mondopentecostale e alle comunioni cri-stiane mondiali».

L’evento, che ha ripreso ilmotto dell’assemblea di Busan,«Dio della vita, guidaci alla giu-stizia e alla pace», si è tenutopresso le Acli lombarde ed è sta-to organizzato da quelle associa-zioni cristiane che avevano aderi-to alla convocazione ecumenicasulla pace di Kingston nel 2011per iniziativa del Cec. Al centrodei lavori una tavola rotonda icui interventi sui temi del dialo-go interreligioso, della giustizia edella testimonianza comune deicristiani, sono stati ripresi dal do-cumento finale. Don GiampieroAliberti, segretario del Forumdelle religioni di Milano, ha sot-tolineato «la necessità di instau-rare rapporti umani autentici me-diante l’accoglienza, basati sullastima e sulla fiducia reciproca».

Appello dei vescovi delle diocesi del centro e del nord del continente

Gli ortodossi americani e il matrimonioCH I C A G O, 1. Profonda preoccupa-zione è stata espressa nei giorniscorsi dalla quarta conferenza deivescovi canonici ortodossi delNord e Centro America in meritoalla possibilità che nel continentevengano legalizzate le unioni omo-sessuali. «Noi, in rappresentanzadei milioni di cristiani ortodossinegli Stati Uniti, Canada e Ameri-ca Centrale — si legge in una di-chiarazione — esprimiamo la nostraprofonda preoccupazione per le re-centi azioni dei nostri vari Governie per le tendenze sociali relative al-lo status di matrimonio nei nostriPaesi, in particolare la legalizzazio-ne delle unioni tra persone dellostesso sesso».

Nella loro dichiarazione i presuliortodossi ricordano che «l’insegna-mento ortodosso cristiano sul ma-trimonio e la sessualità, saldamenteradicato nelle Sacre Scritture, nellamillenaria tradizione ecclesiastica enel diritto canonico, stabilisce cheil sacramento del matrimonio con-siste nell’unione di un uomo e diuna donna e che il matrimonio au-tentico riflette la sacra unione traCristo e la sua sposa, la Chiesa. Lepersone il cui orientamento è omo-sessuale — suggeriscono i vescovi

ortodossi — devono essere sostenuticon la stessa misericordia e amoreche è concesso a tutti gli uominiper mezzo di Gesù Cristo nostroSignore. La Chiesa è un ospedalespirituale, nel quale tutti siamochiamati a trovare la guarigionedella nostra umanità caduta permezzo di Gesù Cristo che ha as-sunto la natura umana al fine di ri-sanarla. Ognuno di noi lotta con-tro le varie passioni, ed è solo nellaChiesa che troviamo il modo di su-perare queste passioni con l’aiutodella grazia di Dio. Dar seguito aqualsiasi attrazione sessuale al difuori del matrimonio sacramentaleci separa da Dio».

Inoltre, i vescovi esortano il cle-ro e i fedeli della Chiesa ortodossaa «testimoniare gli insegnamentisenza tempo di Cristo, cercando diraggiungere la purezza e la santitàdella loro vita, educando le loro fa-miglie e le comunità con i precettidel Vangelo, e mettendo la lorosperanza nel Signore, che ha "vintoil mondo". Incoraggiamo i nostrifedeli — aggiungono — a rivolgersial proprio parroco o padre spiritua-le per eventuali domande o chiari-menti riguardo a questa nostra di-

chiarazione e alle implicazioni pra-tiche sulla vita quotidiana».

Durante l’assemblea sono stateascoltate le relazioni sul lavorosvolto durante l’anno dalle trentacommissioni competenti per ilcoordinamento tra le giurisdizioniortodosse. Particolare attenzione èstata data al lavoro delle commis-sioni sul governo amministrativo,la cooperazione con le forze arma-te, il lavoro giovanile, la pastorale ei monasteri. La conferenza ha ap-provato l’idea di tenere un’assem-blea dei giovani su larga scala ognitre anni in modo che gli ortodossidelle scuole superiori provenientidalle varie giurisdizioni possanogiungere a una migliore conoscen-za delle reciproche peculiarità reli-giose ed etniche e mostrare insiemeil loro impegno per i valori moralicristiani di base. Alla riunione han-no partecipato 43 dei 66 vescovidelle giurisdizioni ortodosse chehanno le loro parrocchie in Ameri-ca settentrionale e centrale. Primadella riunione hanno pregato nellachiesa dell’Intercessione della Ma-dre di Dio durante la divina litur-gia celebrata dal vescovo Peter diCleveland, cancelliere della diocesidi Chicago e Centro America.

GINEVRA, 1. Il dialogo politico èl’unica via per garantire la pace e lastabilità nella provincia indonesianadi Tanah Papua, da anni al centrodi forti tensioni tra le autorità indo-nesiane e le popolazioni indigenecon gravi violazioni dei diritti uma-ni. Lo hanno affermato i rappresen-tanti di diverse organizzazioni reli-giose e civili riuniti nei giorni scorsia Ginevra per una consultazione daltitolo: “Diritti umani e pace in Pa-pua” promossa dal Consiglio ecu-menico delle Chiese (Cec). All’even-to hanno preso parte, tra gli altri,anche numerosi leader religiosi diTanah Papua, attivisti per la pace efunzionari delle Nazioni Unite.

I partecipanti hanno discusso variaspetti dell’attuale crisi in Tanah Pa-pua, sottolineando l’urgente necessi-tà di riforme istituzionali a tuteladei diritti civili, politici, socio-eco-nomici e culturali dell’intera popo-

lazione. Inoltre, hanno rilevato lanecessità di promuovere la libertà diespressione per evitare che Papuavenga isolata dagli aiuti internazio-nali.

Profonda angoscia per le violenzein atto nella provincia indonesiana èstata espressa dal reverendo Socra-tez Sofyan Yoman, membro dellaCommunion of Baptist Churches.«Papua — ha sottolineato — vuole lapace e ha sempre rispettato gli esse-ri umani nel corso dei secoli. Sarànecessaria un lotta lunga per cam-biare le politiche di Governo chesono state attuate negli ultimi cin-quant’anni. La ricerca di una solu-zione politica ha bisogno di pazien-za e di impegno totale per ottenereuna giustizia duratura, la riforma ela vittoria finale».

Nell’illustrare la situazione nellaprovincia, Leonard Imbiri, segreta-rio generale del Papua Customary

Council, si è detto preoccupato peril silenzio imposto a diversi attivistidei diritti umani in Papua Tanah.Secondo Imbiri, alla base delle vio-lenze vi sono interessi economici,come lo sfruttamento delle risorsenaturali, interessi militari nella re-gione e i cambiamenti demografici.Non solo, Imbiri ha anche menzio-nato alcuni esempi di violazione deidiritti umani, come le esecuzioniextragiudiziali, le torture, gli arrestiarbitrari, la carenza di infrastrutturee di istruzione, la mortalità infantile,l’alto tasso di malati di Hiv e Aidsconclamato, l’accaparramento delleterre, la deforestazione.

Christina Papazoglou, responsabi-le del programma dei diritti umani edella difesa dei popoli indigeni diPapua Tanah, ha sottolineato che«per porre fine alle violenze in cor-so è necessario costruire il dialogotra il Governo di Giacarta e Papua

come unico mezzo per affrontare lecause dei problemi attuali. Solo cosìsi otterrà la pace e la giustizia nellaregione. È triste e preoccupante —ha detto — vedere che dopo tuttiquesti anni nulla è realmente cam-biato».

In diverse occasioni il comitatoesecutivo del Cec ha esortato le au-torità indonesiane a prendere le mi-sure necessarie per rilasciare i pri-gionieri politici, a revocare il divietodi riunione pacifica di Papua e asmilitarizzare Tanah Papua.

«Il comitato esecutivo — ha spie-gato Papazoglou — ha invitato ilGoverno indonesiano ad avviare lemisure necessarie per instaurare undialogo con gli indigeni di Papua edi prendere misure adeguate perproteggere i loro diritti».

La presenza cristiana a Tanah Pa-pua è folta ed è rappresentata danumerose diverse denominazioni.

Riaperta al culto dal segretario generale della Cei la cattedrale di Smirne

La Chiesanon dipende dai numeri

IS TA N B U L , 1. Per i cristiani l’e s s e reChiesa non dipende dai numeri eda altre consistenze di ordine socio-logico, ma dall’apertura spirituale edalla capacità di dialogo, che nonesclude nessuno. È quanto ha sotto-lineato il vescovo segretario generaledella Conferenza episcopale italiana(Cei), Mariano Crociata, presieden-do, nel pomeriggio di domenica 29,la messa per la riapertura al culto,dopo un periodo di restauro, dellacattedrale di San Giovanni di Smir-ne (Izmir). Si tratta della più impo-nente chiesa ancora officiata dellaTurchia asiatica e il luogo di cultocattolico più importante, in quantosede del metropolita. Soprattutto,però, la sua riapertura pone l’accen-to sulla singolare storia vissuta dallacomunità ecclesiale di Smirne, «lecui radici — ha ricordato il presule— affondano nell’età degli apostoli edei padri della Chiesa». A testimo-nianza del «sostegno» e della «vici-nanza» della Chiesa italiana all’a rc i -vescovo di Izmir, Ruggero France-schini, e alla «piccola comunità cri-stiana, martire e in diaspora, che vi-ve in Turchia» — i lavori di restaurosono stati interamente sostenuti dal-la Cei e da benefattori italiani — allacelebrazione hanno preso parte an-che l’arcivescovo di Capua, Salvato-re Visco, e il vescovo di Pozzuoli,Gennaro Pascarella.

Edificata in stile neoclassico tra il1862 e il 1874 — alla sua costruzionecontribuì con una generosa elargi-zione persino il sultano ottomanoAbdul Aziz — la chiesa di San Gio-vanni per quasi cinquant’anni è sta-ta chiusa e utilizzata dai militari sta-tunitensi. Adesso, su spinta dell’ar-civescovo Franceschini, ritorna a es-sere patrimonio della comunità cri-stiana e della città di Smirne, acces-sibile a tutti. «La riapertura dellacattedrale — ha detto il segretariogenerale della Cei — ci spinge a ri-scoprire il significato di questo mo-numento per la fede della Chiesa».Infatti, «qui la comunità cristiana siraduna; qui il pastore nutre il greg-ge di Dio con il pane della Parola edell’Eucaristia. Guardando a questoedificio sacro i fedeli si riconoscono,si identificano e, quando vi si rac-colgono, fanno esperienza di unitànella stessa fede e nella comunionefraterna, così da venire sempre dinuovo in essa confermati». Certo, inTurchia la piccola comunità cristia-na deve oggi fare i conti con unarealtà segnata dalla presenza pre-ponderante di altre fedi e tradizionireligiose. Tuttavia, non per questo laChiesa perde la sua connotazione diessere popolo di Dio. Prendendospunto da una pagina del profetaIsaia, monsignor Crociata ha sottoli-neato come il testo sacro inviti«all’apertura incondizionata a tut-ti». Infatti, «non possiamo certo fa-re confusione tra i membri credentidella comunità e gli altri; ma nondobbiamo nemmeno innalzare bar-riere, alimentare opposizioni, causa-re rotture. L’unità nella comunionedi fede e di amore fraterno che con-traddistingue la comunità ecclesialeconferisce ai suoi membri uno stiledi testimonianza e di accoglienza.Caratteristica della Chiesa rimanequella di essere pubblica e aperta atutti. L’essere popolo è dimensione

costitutiva dell’identità della Chiesa;essa non dipende dai numeri né daaltre caratteristiche di tipo sociolo-gico, ma dalla apertura spirituale erelazionale che non esclude nessunotranne quelli che non intendono far-ne parte. Di qui l’importanza di re-lazioni improntate all’accoglienza,

alla cordialità, al dialogo, alle rela-zioni costruttive per edificare unasocietà più umana e fraterna, nellaquale ciascuno possa rispettosamen-te testimoniare la propria coscienzadi fede nel rispetto più grande dellacoscienza di tutti e delle leggi cheregolano la vita sociale».

†Oggi 1 ottobre 2013 dopo una dolorosamalattia il Signore ha chiamato a sé

D on

RICCARD O TONELLI

Salesiano di Don Bosco, sacerdoteanni 77

Il suo servizio ai giovani nella Chiesasecondo il carisma di Don Bosco è statoappassionato, fedele e generoso nella do-cenza universitaria e nell’impegno diretto.Resterà sempre in benedizione.

I funerali sono a Roma (Università Sa-lesiana, Piazza Ateneo Salesiano 1) merco-ledì 2 ottobre alle ore 11.

Si svolgeranno poi il mattino di giovedì3 a Bologna, Opera salesiana del SacroC u o re .

†Luisa e Mario Agnes, nell’impossibilità difarlo personalmente, ringraziano commos-si tutti coloro che hanno partecipato conaffetto al loro dolore per la perdita delfratello

ANGELO AGNES

Città del Vaticano, 2 ottobre 2013

Cade anche il divieto per gli uomini di portare la barba

In Turchia le dipendenti statalipotranno indossare il velo

AN KA R A , 1. C’è anche la revoca deldivieto di indossare il velo negli uf-fici pubblici tra le misure adottateieri dal Governo turco guidato dalprimo ministro Recep Tayyip Erdo-gan. Un pacchetto di riforme varatoper la democratizzazione del Paesee per riavviare i negoziati di pacecon la minoranza curda (cancellatofra l’altro l’obbligo dell’inno nazio-nale a scuola e autorizzate le cam-pagne elettorali anche in curdo).«Questo è un momento storico, unatappa importante», ha affermato Er-dogan, il quale, promuovendo lamodernizzazione del Paese, tradizio-nalmente laico, non ha voluto tutta-via scontentare le istanze islamiche.E il primo annuncio — riferisce l’Agi— è stato proprio quello della revocadel bando di indossare il velo per ledipendenti pubbliche: d’ora in poile funzionarie statali di fede musul-mana (insegnanti, postine, deputate,eccetera), escluse quelle appartenen-ti alle forze dell’ordine, all’esercito ealla magistratura, saranno libere diportarlo al lavoro.

Quello del divieto di indossarel’hijab (capo d’abbigliamento chenasconde i capelli, il collo e le spal-le lasciando ben visibile il volto) ne-gli uffici pubblici era uno degli ulti-mi simboli dello Stato laico ereditàdi Mustafa Kemal Atatürk, il fonda-tore della Repubblica. Assieme a ta-le divieto cade anche, per i funzio-nari statali, il bando della barba, al-tro simbolo dell’islam proibito inprecedenza. «Misure discriminatorieper le donne e gli uomini», le hadefinite ieri Erdogan in un atteso

discorso, precisando che «queste re-strizioni violano il diritto al lavoro,la libertà di pensiero e di credo», eaggiungendo che verrà imposta«una sanzione a tutti coloro che im-pediranno alle persone di esercitarei diritti legati ai loro doveri reli-giosi». Com’è noto Atatürk, ponen-do fine all’Impero ottomano nel1922, dall’anno successivo imposealla Turchia, prevalentemente mu-sulmana, una svolta occidentale,tentando di separare lo Stato dallareligione. Famoso, nel 1999, il casodi Merve Safa Kavakçi, deputataturco-statunitense eletta tra le file diun partito islamista, il Fazilet Parti-si, alla quale venne impedito di pre-stare giuramento perché si era pre-sentata alla cerimonia indossando ilvelo. Fu costretta a lasciare l’emici-clo fra le urla degli altri deputati ela sua nazionalità turca venne revo-cata su istanza parlamentare. Nel2001 la Kavakçi lasciò il suo seggioin Parlamento e il Fazilet Partisi(fondato nel 1998) venne sciolto do-po una sentenza della Corte costitu-zionale.

Negli ultimi anni il Partito giusti-zia e sviluppo (islamico moderato)di Erdogan, al potere dal 2002, haprogressivamente cancellato i varidivieti concernenti l’hijab intro dottidallo Stato kemalista nelle universi-tà, nelle scuole durante i corsi di re-ligione, nelle cerimonie ufficiali, neitribunali fra gli avvocati donne. Ora— ha spiegato ieri il primo ministro

— le sole a non poter portare il velosaranno le donne magistrato e giu-dice, le poliziotte e le donne solda-to, perché per loro è prevista unaspecifica uniforme. Le nuove rifor-me verranno ora esaminatedall’Unione europea, che dal 2005sta negoziando con il Governo diAnkara l’entrata della Turchianell’Ue.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 2 ottobre 2013 pagina 7

Intervista a Ernst von Freyberg, presidente dell’Istituto per le Opere di Religione

Sulla strada della trasparenzadi MARY NOLAN

Un’iniziativa volta a «garantire latrasparenza delle nostre attività, ri-spondendo così alle legittime aspet-tative della Chiesa cattolica, dei no-stri clienti, delle autorità vaticane,delle nostre banche corrispondenti edel pubblico». Così Ernst von Fre-yberg, presidente del Consiglio disovrintendenza dal 26 febbraio scor-so e attuale direttore generale ad in-terim commenta il primo rapportoannuale pubblicato oggi dall’Istitutoper le Opere di Religione (Ior) Inun’intervista all’Osservatore Romanovon Freyberg spiega perché il rap-porto vada inteso come parte diun’ampia iniziativa volta a illustrarela missione, le attività e i dati finan-ziari dell’Istituto.

Qual è la base e quali sono i punticentrali del rapporto?

Quando abbiamo iniziato, lo scor-so aprile, una cosa è emersa chiara-mente. Dovevamo acquisire maggio-re trasparenza. Abbiamo fatto pro-gressi e, dopo il consiglio di sovrin-tendenza, abbiamo compiuto trepassi. Il primo è stato di impegnarcicon i media, e di farlo in modo co-stante, il che ha portato alla nominadi un ufficio stampa, con a capoMax Hohenberg, che collaborastrettamente con la Sala Stampa del-la Santa Sede. Abbiamo poi prose-guito lanciando il sito internetwww.ior.va, che ci ha permesso di es-sere, al momento, una fonte autore-vole in rete per quanto riguarda loIor. E ora, il terzo passo è la pubbli-cazione del rapporto annuale. È unacosa che fanno tutte le istituzioni fi-nanziarie del mondo in modo altret-tanto dettagliato. La cosa importan-te da osservare è che il rapporto èstandard e che è stato verificato.Collaboriamo con Kpmg, che è unadelle quattro grandi società di revi-sione a livello mondiale. In questomodo dimostriamo non solo quelloche facciamo, ma anche che teniamoin ordine i nostri libri contabili, co-me ci si dovrebbe aspettare.

Contiene qualche sorpresa?

Mostrerà che siamo un’istituzionefinanziaria relativamente piccola egestita in modo oculato. La sorpresaè che non c’è alcuna sorpresa. Ser-viamo in modo prevalente istituzioniecclesiastiche e congregazioni reli-giose.

Perché lo pubblicate adesso?

È uno dei tre passi fondamentali:impegno con i media, lancio del sitointernet, pubblicazione del rapporto

annuale. Semplicemente è questo iltempo che è occorso per compilareil rapporto in modo adeguato, trat-tandosi della prima iniziativa di que-sto genere. Il prossimo anno saràpronto prima. Mi aspetto di poterlopubblicare entro la fine di giugno. Ese lo Ior manterrà la sua forma at-tuale, il rapporto verrà pubblicatoogni anno.

Quale direzione seguirà lo Ior?

Spetta alla Santa Sede deciderlosulla base delle raccomandazionidella Commissione referente. Siamoqui per gestire l’Istituto correttamen-te nella sua forma attuale. Questooffrirà al Santo Padre delle opzioniquando deciderà quale compito affi-darci in futuro. Ma non spetta a noiesprimere giudizi o dichiarazioni sucome sarà il futuro.

Qual è il processo per la compilazionedi un rapporto come quello pubblicatooggi?

Al centro c’è la presentazione deirisultati finanziari preparata con la

società di verifica Kpmg. Essa occu-pa circa due terzi del rapporto. Poici sono i commenti della Commis-sione cardinalizia, degli a u d i t o rs ,sull’anno passato e su quello in cor-so. Tutti hanno riflettuto attenta-mente e scritto ciò che è d’i n t e re s s eper il pubblico. Il lavoro è consistitonel compilare e controllare tutti inumeri. È un fascicolo di riferi-mento.

State aspettando la valutazione di Mo-neyval alla fine dell’anno?

Moneyval valuta lo Stato, nonnoi. Stiamo facendo tutto ciò che èstato richiesto da Moneyval, ma nonsi concentreranno su di noi, bensìsugli aspetti di governo.

Può raccontarci qualcosa in più su ciòche avete fatto per ottenere quella si-tuazione di trasparenza auspicata daBenedetto XVI e ora da Papa Fran-cesco?

Guardando agli ultimi sei mesi, cisiamo concentrati essenzialmente sutre cose. Anzitutto la trasparenza o,

si potrebbe dire, la reputazione. Perla Santa Sede è molto importanteche lo Ior diventi un soggetto positi-vo e non distragga l’attenzione dalmessaggio del Santo Padre. In se-condo luogo, sul processo per con-trastare il riciclaggio di denaro spor-co, conosciuto anche come processoMoneyval, al quale abbiamo dedica-to enormi risorse. Con questo inten-do una squadra di 25 persone delPromontory Financial Group che stacontrollando ogni singolo conto esta conducendo delle indagini parti-colari per noi. Il terzo elemento èl’organizzazione e l’operatività. Ab-biamo introdotto il ruolo di chief riskofficer con Antonio Montaresi. Ab-biamo introdotto una nuova struttu-ra organizzativa, manuali operativiper mettere in guardia contro il rici-claggio di denaro, ma anche regole eprocedure per altre sezioni dell’isti-tuto. Le prossime due grandi que-stioni sulla nostra lista sono il servi-zio ai clienti e il modo in cui operia-mo. Quando il Santo Padre avrà de-ciso quale direzione vuole fare segui-re allo Ior, ci adatteremo presto alnuovo modello.

E vi sentite in grado di adattarvi rapi-damente?

Abbiamo una squadra molto vali-da, costituita da persone che già la-voravano qui e da persone che ab-biamo chiamato da fuori. E la ricer-ca continua. La posizione chiave cheriempiremo quando il Santo Padreavrà deciso il nostro orientamentofuturo sarà quella del direttore gene-

rale. Io sarò direttore generale soloper un breve periodo di tempo. Lasoluzione a lungo termine deve an-cora essere presa in esame.

È soddisfatto dell’immagine dello Ior?Sta migliorando, cambiando?

Penso che in molti si stanno ren-dendo conto che stiamo diventandopiù trasparenti e che stiamo proce-dendo sulla via dell’adeguamento ece ne rendono merito. Non voglioesprimere giudizi sulle opinioniesterne, ma credo che ci venga rico-nosciuto il merito. Non possiamocambiare il passato. Il passato èquello che è.

Secondo lei, come venite considerati daimedia?

In linea di massima penso che ve-niamo trattati molto correttamentedai media. Ritengo che, fintanto checi sforzeremo di dire la verità e dinon prendere in giro la gente, anchei giornalisti saranno disposti ad ac-cettare quello che diciamo e a ripe-terlo ai loro lettori. E vorrei chequando affermano di avere parlatocon delle fonti, parlassero invece conme. E c’è un portavoce che potreb-bero chiamare in qualsiasi momento.Risponderemmo. Vorrei incoraggiarei giornalisti a partire dall’alto quan-do vogliono sapere qualcosa.

Riguardo alle misure adottate per ag-giornare la gestione dei conti dello Ior?

Una cosa è trattare i clienti inmodo scortese e non dare spiegazio-

ni. Ci scusiamo se questo è avvenu-to e cercheremo di porvi rimedio.Ma dovete ricordare che quello chefacciamo è normale per qualsiasibanca del mondo occidentale.D’altro canto, la banca ha bisognodi informazioni personali, che in al-cuni casi non sono aggiornate.Quindi dobbiamo rintracciare iclienti e chiedere informazioni. Dalpunto di vista dei clienti può appa-rire frustrante, perché nessuno di lo-ro ha fatto niente di male. Abbiamodefinito categorie di clienti, come ri-sulta dal nostro sito. Le missioni di-plomatiche accreditate presso laSanta Sede sono tra queste, in ac-cordo con gli standard diplomaticiinternazionali. È importante com-prendere che applichiamo a tutti lestesse regole procedurali, indipen-dentemente dal loro status. Il mon-do è cambiato e le vecchie istitu-zioni di tanto in tanto hanno biso-gno di aggiornarsi. Per quanto ri-guarda le critiche esterne, ricordate-vi che lo Ior è soggetto al diritto va-ticano e che la sua posizione è statanuovamente rafforzata, nello scorsomese di agosto, dal motuproprio diPapa Francesco. Se si vuole trattarecon il mondo in generale — e questoper noi significa banche corrispon-denti disposte a fare affari con noi— occorre conformarsi agli standardinternazionali. La responsabilità haun ruolo importante in ciò che fac-ciamo.

Per la prima volta sul sito www.ior.va

Pubblicato il rapporto annuale

Per accogliere Cristo nei rifugiati

Una responsabilità di tutti

Una bambina siriana rifugiata presso Kafer Rouma (Ap)

di ANTONIO MARIA VEGLIÒ*

Pubblicato quattro mesi fa e presen-tato nella Sala Stampa della SantaSede il 6 giugno scorso, il documen-to Accogliere Cristo nei rifugiati e nellepersone forzatamente sradicate, delPontificio Consiglio della Pastoraleper i Migranti e gli Itineranti, si oc-cupa della situazione dei rifugiatima affronta anche il tema degli sfol-lati interni e delle persone forzata-mente sradicate, come pure del feno-meno del traffico di esseri umani.

Il documento prende in esame glisfollati interni e le persone forzata-mente sradicate. Si tratta di duegruppi di persone le cui esigenze de-vono essere meglio risolte. Coloroche, in condizioni simili a quelle deirifugiati, non oltrepassano i confininazionali (Idps) non hanno i requi-siti giuridici e istituzionali per rice-vere protezione e assistenza umanita-ria da parte della comunità interna-zionale. I loro governi hanno la re-sponsabilità del loro benessere e del-la loro sicurezza. Spesso, però, nonriescono a intervenire perché non so-no in grado di fornire tali garanzie,quando addirittura non sono gli Sta-ti stessi o gruppi armati non statali aprovocare lo spostamento forzato.

Tutto ciò si traduce in tassi elevatidi malnutrizione, malattie che si po-trebbero prevenire e violazione deidiritti umani. Il numero degli sfollatiinterni è cresciuto rapidamente inquesti anni. Fortunatamente anche lapreoccupazione della comunità in-ternazionale per queste persone con-tinua a crescere e per proteggere iloro diritti sono stati predisposti

programmi di assistenza umanitaria.Per affrontare tale fenomeno, si ècompiuto un passo in avanti con lapubblicazione dei Principi guida suglisfollati interni, nel 1998, un quadrogiuridico non vincolante che copretutte le forme di sfollamento inter-no. Questo strumento si basa su di-sposizioni vigenti del diritto interna-zionale. Nel dicembre 2012, poi, èentrata in vigore la convenzione perla tutela e l’assistenza degli sfollatiinterni in Africa, nota come conven-zione di Kampala. Si tratta del pri-mo strumento regionale al mondoche impone protezione legale per idiritti e il benessere di quanti sonocostretti a fuggire all’interno del pro-prio Paese a causa di conflitti, vio-lenze, disastri naturali o progetti disvilupp o.

Il documento si occupa poi dellevittime del traffico di esseri umani.Questo traffico esiste nella maggiorparte dei Paesi del mondo, sotto for-me molto diverse. Qui parliamo dipersone provenienti da altri Paesi oregioni, che sono state ingannate su-gli obiettivi delle attività che avreb-bero svolto e che invece si trovano avivere in condizioni di sfruttamento.Non hanno più la possibilità di direuna parola sul loro destino, né sullaloro vita. Il fine ultimo dei traffican-ti è di trarre profitto da queste per-sone, non risparmiando loro minaccee violenze. Il traffico di esseri umaniva oltre la cosiddetta “industria delsesso” e coinvolge nel lavoro forzatouomini, donne e bambini in settoriquali l’edilizia, la ristorazione, la ri-cettività, l’agricoltura e l’impiego do-mestico, come pure nel traffico per il

trapianto di organi, nell’obbligoall’accattonaggio e nel reclutamentodi bambini per i conflitti armati.

Recentemente, durante un viaggioin Africa, ho ascoltato la storia diuna delle tante vittime innocentidell’insensata violenza tribale. “An-na” era ovviamente nervosa. Goccedi sudore le coprivano il viso. Le suemani si muovevano in continuazio-ne, facendo una sorta di cerchinell’aria. Non si fermava un attimo.Ella ricordava ancora l’accaduto.Aveva cinque anni quando è succes-so. I ribelli entrarono nel suo villag-gio e bruciarono le case. Lei era inpiedi immobile, con i suoi genitori,davanti alla casa in fiamme. Quandole uccisero i genitori, Anna dovettescavalcare i loro cadaveri per essereportata nella foresta. I ribelli minac-ciarono di ucciderla se avesse tentatodi fuggire. Fu costretta a stare conloro. Dato che era una bambina, fuconsegnata alla moglie del capo deiribelli della quale divenne la came-riera. Più tardi Anna imparò a usarela pistola e a sparare, proprio comegli altri bambini soldato costretti apraticare la violenza. Lei non avreb-be voluto raccontare quanto era suc-cesso. Era stato terribile. A volte an-cora le appaiono dei volti nella not-te. Durante i combattimenti nonaveva paura di nessuno, dopo tuttolei era stata protetta. Rimase noveanni con i ribelli. Poi finalmentequella guerra finì.

Le iniziative per combattere iltraffico di esseri umani devono mira-re a offrire e sviluppare reali pro-spettive per sfuggire al ciclo di po-vertà, abusi e sfruttamento. Le con-

gregazioni religiose che lavoranonella rete internazionale denominataTalitha Kum (Rete internazionaledella vita consacrata contro il traffi-co di persone) sono molto impegna-te nell’assistenza alle vittime dellosfruttamento sessuale. Ciò comportal’ascolto delle loro sofferenze, il so-stegno con un’appropriata assisten-za, il supporto necessario per sfuggi-re alla violenza sessuale, la creazionedi alloggi sicuri, la consulenza perfavorire l’integrazione nella società el’acquisizione di un permesso di sog-giorno o di un aiuto per ritornare inmodo accettabile nel Paese d’origine.Inoltre, si promuovono attività diprevenzione e di sensibilizzazione.

La Chiesa si erge a difesa di im-migrati, rifugiati, sfollati e vittimedel traffico di persone sia a livelloparrocchiale che nazionale e interna-zionale. Ciò si manifesta in molteforme diverse, come l’advocacy, ilsostegno materiale, i soccorsi nelleemergenze, la risposta alle necessità

spirituali, il ministero sacramentale el’attenzione a tutto ciò che aiuta aguarire, rafforzare e responsabilizza-re i singoli e le loro famiglie. Il no-stro servizio non è che la traduzioneconcreta della nostra fede. Bisognacomunque ribadire che la sollecitudi-ne pastorale verso le persone sotto-poste alla migrazione forzata è unaresponsabilità collettiva. Sono neces-sari sforzi concertati per essere pre-senti e portare conforto ai rifugiati ealle persone forzatamente sradicate.Lo spirito di accoglienza è fonda-mentale e deve essere tradotto in uncomportamento sociale di particolaresensibilità. Ciò avrà conseguenze im-mediate per le Chiese di origine, ditransito e di destinazione dei flussimigratori. Il documento Ac c o g l i e reCristo nei rifugiati e nelle persone for-zatamente sradicate fa appello a unimpegno supplementare, alla colla-borazione e allo scambio, come an-che al dialogo sulla disponibilità di

personale e sul diverso uso dei mez-zi finanziari.

La Chiesa ha un particolare con-tributo da dare affinché si compren-da che la migrazione forzata deveessere vista in una prospettiva piùampia, che ha conseguenze indivi-duali, sociali e comunitarie. In ag-giunta, uno sforzo per creare consa-pevolezza e per sensibilizzare porte-rà a una migliore comprensione delfenomeno, delle sue cause e dellesue conseguenze. Questo favoriràancor più il dialogo interreligioso ela cooperazione interculturale. La-sciarsi interpellare dalla presenza dirifugiati, richiedenti asilo e altre per-sone forzatamente sradicate ci spin-gerà ad uscire dal piccolo mondoche ci è familiare, in missione, nellacoraggiosa testimonianza dell’evan-gelizzazione.

*Cardinale presidentedel Pontificio Consiglio della Pastoraleper i Migranti e gli Itineranti

L’Istituto per le Opere di Religione (Ior) ha reso pub-blico per la prima volta il suo rapporto annuale, quellorelativo al 2012: sul sito internet www.ior.va da martedìmattina, 1° ottobre, sono online il rendiconto al 31 di-cembre dello scorso anno, corredato dei dati del 2011per un più facile confronto, e una previsione a livellooperativo per il 2013. Il rendiconto è stato sottoposto arevisione contabile e redatto in conformità ai principicontabili International financial reporting standards(Ifrs).

L’Istituto ha registrato un utile netto di 86,6 milionidi euro (nel 2011 era stato di 20,3 milioni). Ciò ha con-sentito allo Ior di apportare un contributo di 54,7 mi-lioni di euro al budget della Santa Sede e di destinare31,9 milioni di euro alla riserva rischi operativi generali(utili non distribuiti).

Dal conto economico dello Ior emergono inoltre in-teressi netti per 52,2 milioni di euro (-19,6 per cento),risultanti dalla differenza tra gli interessi maturati sugliattivi e quelli dovuti ai clienti; 12,2 milioni di euro(+19,6 per cento) di commissioni nette sulle gestioni

patrimoniali e su altre operazioni; e 51,1 milioni di euro(nel 2011 erano -38,2 milioni di euro) di proventi nettida negoziazione, che comprendono sia gli utili/perditeconseguiti dai titoli venduti durante l’anno, sia gli uti-li/perdite non realizzati sul valore totale dei titoli al 31dicembre 2012.

I costi operativi ammontano a 23,9 milioni di euro(+ 12 per cento) e comprendono i costi per il personale,i contributi pensionistici, spese generali e consulenze dip ro f e s s i o n i s t i .

Nel 2012 allo Ior sono stati affidati beni di clientiper 6,3 miliardi di euro, ripartiti in 2,3 miliardi di euroin depositi, 3,2 miliardi di euro in contratti di gestionepatrimoniale a cura dell’Istituto e 0,8 miliardi di euroin contratti di custodia titoli. Secondo i principi conta-bili Ifrs, un totale di 4,1 miliardi di euro di questi attiviè riportato nel bilancio dello Ior mentre i restanti 2,2miliardi di euro sono rilevati fuori bilancio.

Infine il capitale netto è aumentato da 741 milioni dieuro a 769 milioni di euro (+3,6 per cento).

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 2 ottobre 2013

Nella messa a Santa Marta il Papa invita a pregare per il lavoro del Consiglio di cardinali

L’umiltàè la forza del Vangelo

«Oggi, qui in Vaticano, comincia lariunione con i cardinali consultoriche stanno già concelebrando nellamessa: chiediamo al Signore che ilnostro lavoro di oggi ci faccia tuttipiù umili, più miti, più pazienti, piùfiduciosi di Dio. Perché così laChiesa possa dare una bella testi-monianza alla gente. E vedendo ilpopolo di Dio, vedendo la Chiesa,sentano la voglia di venire con noi».Sono le parole di Papa Francesco, aconclusione dell’omelia della messacelebrata con i componenti delConsiglio di cardinali martedì matti-na, 1° ottobre, nella cappella di San-ta Marta. E nel giorno della festa disanta Teresa di Gesù Bambino, pa-trona delle missioni, il Papa ne haricordato la testimonianza di fede edi umiltà.

Papa Francesco ha iniziato l’ome-lia commentando il passo evangeli-co di Luca (9, 51-56): «Gesù — hadetto — rimprovera questi due apo-stoli», Giacomo e Giovanni, perché«volevano che scendesse il fuocodal cielo sopra quelli che non aveva-no voluto riceverlo» in un villaggiodi samaritani. E «forse nella sua im-

maginazione c’era l’archetipo delfuoco che è sceso su Sodoma e Go-morra e ha distrutto tutto». I dueapostoli, ha spiegato il Pontefice,«sentivano che chiudere la porta aGesù era una grande offesa: questepersone dovevano essere punite».Ma «il Signore si voltò e li rimpro-verò: questo non è il nostro spirito».Infatti, ha aggiunto Papa Francesco,«il Signore va sempre avanti, ci faconoscere come è la strada del cri-stiano. Non è, in questo caso, unastrada di vendetta. Lo Spirito cri-stiano è un’altra cosa, dice il Signo-re. È lo spirito che lui ci farà vederenel momento più forte della sua vi-ta, nella passione: spirito di umiltà,spirito di mitezza».

«E oggi, nella ricorrenza di santaTeresa di Gesù Bambino — ha affer-mato il vescovo di Roma — ci faràbene pensare a questo spirito diumiltà, di tenerezza, di bontà. Que-sto spirito mite proprio del Signoreche vuole da tutti noi. Dov’è la for-za che ci porta a questo spirito?Proprio nell’amore, nella carità, nel-la consapevolezza che noi siamonelle mani del Padre. Come legge-

vamo all’inizio della messa: il Si-gnore ci porta, ci porta su, ci fa an-dare avanti, è con noi, ci guida».

Il libro del Deuteronomio, haproseguito il Pontefice, «dice cheDio ci guida come un padre guidail suo bambino: con tenerezza.Quando si sente questo, non vienela voglia di far scendere un fuocodal cielo. No, non viene. Viene l’al-tro spirito»: lo spirito «di quella ca-rità che tutto soffre, tutto perdona,che non si vanta, che è umile, chenon cerca se stessa».

Papa Francesco ha riproposto aquesto punto la forza e l’attualitàdella figura di santa Teresa di GesùBambino: «La Chiesa saggia ha fat-to questa santa — umile, piccola, fi-duciosa di Dio, mite — patrona del-le missioni. Non si capisce questo.La forza del Vangelo è proprio lì,perché il Vangelo arriva proprio alpunto più alto nell’umiliazione diGesù. Umiltà che diviene umiliazio-ne. E la forza del Vangelo è proprionell’umiltà. Umiltà del bambino chesi lascia guidare dall’amore e dallatenerezza del Padre».

Il Pontefice è quindi tornato allaprima lettura della celebrazione,tratta dal libro di Zaccaria (8, 20-23). «In quei giorni, dieci uomini ditutte le lingue delle nazioni afferre-ranno un Giudeo per il lembo delmantello e gli diranno: “Vo g l i a m ovenire con voi perché abbiamo udi-to che Dio è con voi”». E ha cosìproseguito: «La Chiesa, ci dicevaBenedetto XVI, cresce per attrazione,per testimonianza. E quando la gen-te, i popoli vedono questa testimo-nianza di umiltà, di mitezza, dimansuetudine, sentono il bisogno»di cui parla «il profeta Zaccaria:“Vogliamo venire con voi!”. La gen-te sente quel bisogno davanti allatestimonianza della carità. È questacarità pubblica senza prepotenza,non sufficiente, umile, che adora eserve. È semplice la carità: adorareDio e servire gli altri. Questa testi-monianza fa crescere la Chiesa».Proprio per questo, ha concluso Pa-pa Francesco, santa Teresa di GesùBambino «tanto umile, ma tanto fi-duciosa in Dio, è stata nominata pa-trona delle missioni, perché il suoesempio fa che la gente dica: voglia-mo venire con voi».

Concluso il congresso internazionale di catechesi

Servizio della veritàdi MARCO TIBALDI

Nella testimonianza della Parola nelmondo contemporaneo c’è il centrosorgivo della missione del catechistaoggi. È quanto è stato in sostanzaribadito durante i lavori del Con-gresso internazionale di catechesi,svoltosi in Vaticano dal 26 al 28 set-t e m b re .

Rappresentanti di 51 Paesi si sonoriuniti nell’Aula Paolo VI su invitodel Pontificio Consiglio per la Pro-mozione della Nuova Evangelizza-zione per riflettere insieme sull’iden-tità del catechista, ripercorrendo epresentando le principali coordinateteologiche e pastorali della figuradel catechista e ascoltando le espe-rienze in atto.

Nella prima relazione, PetrocWilley, dell’Istituto Maryvale diBirmingham (Regno Unito), ha at-tirato l’attenzione dei convegnistisull’importanza della parresia evan-gelica. Come ha definito il Catechi-smo della Chiesa cattolica (n. 2778),con questo termine si indica quellafamiliarità e intima chiarezza concui lo Spirito parla al fedele, intro-ducendolo nella preghiera e nella li-turgia. Da esse scaturisce quella“umile audacia” che porta il disce-polo ad annunciare con forza quan-to ha scoperto.

Da tale annuncio può rinascere laconsapevolezza che il rapporto conDio non si gioca solo individual-mente, come oggi molti pensano.Così, ha precisato il sacerdoteManuel José Jiménez Rodríguez,assessore del dipartimento di cate-chesi della Conferenza episcopaledella Colombia, credere è sempreun atto ecclesiale poiché «essere cri-stiano significa inserirsi — in modolibero e personale — nella fede delpopolo di Dio che si trasmette digenerazione in generazione». La fe-de come atto individuale è precedu-to dal credere ecclesiale che lofonda e lo rende possibile. È la co-munità infatti che custodisce lamemoria fidei, come ha ricordatomonsignor Pierangelo Sequeri, pre-side della Facoltà teologica dell’Ita-lia settentrionale. Nell’insegnamentodell’enciclica di Papa FrancescoLumen fidei, la «memoria Jesu è ilprimo e più fondamentale elementocostitutivo della memoria fidei dellaChiesa, trasmessa di generazione ingenerazione e annunciata fino aiconfini della terra: nella confessionedella fede, nella celebrazione del sa-cramento, nel cammino dei coman-

damenti, nella preghiera incessante»(nn. 40; 45-46). Nei nostri tempi, siè riscoperta la centralità dei vangeli,in cui trovano accoglienza tutti i no-di e le tensioni problematiche dellamanifestazione e dell’accoglienzadella rivelazione cristologica (Luca24, 13-35); manca però, a giudiziodel teologo milanese, ancora una ve-ra teologia dell’evangelizzazione:«Per dirla con una battuta, è comese l’odierna catechesi avesse ritrova-to i Vangeli, ma non fosse ancoraarrivata agli Atti degli apostoli».

La predicazione e la catechesi de-vono trovare un delicato equilibriotra la fedeltà alla tradizione viva en-tro cui son state pensate e la neces-sità di parlare con i linguaggi adattiai tempi e alle diverse culture in cuivivono gli uomini. È il tema affron-tato da padre Robert Dodaro, presi-de dell’Istituto patristico Augusti-nianum della Pontificia UniversitàLateranense. A suo giudizio, occorrefar molta attenzione in questa operadi restituzione della fede ricevuta al-la «sottile e manipolatoria influenzaretorica dei moderni mass media neldistorcere preventivamente il mes-saggio cristiano». Per questo il rela-tore ha invitato pastori e catechisti aconoscere il mondo dei media, per-ché «solamente allora essi sarannoin grado di trovare un linguaggioper presentare gli insegnamenti cat-tolici che comunichi con successoDio come amore».

A tale proposito, all’interno deilavori congressuali è stato presenta-to, come esempio di utilizzo dei co-dici contemporanei per l’annuncio,il cortometraggio C re d o , film del re-

gista bolognese Mauro Camattari,prodotto in collaborazione con di-versi uffici della Conferenza episco-pale italiana (Cei) e con il patroci-nio del dicastero per la nuova evan-gelizzazione nell’Anno della fede( w w w. i l c re d o . i t ) .

Nella quinta relazione del con-gresso, infine, monsignor JavierSalinas Viñal, vescovo di Mallorca emembro del Consiglio internaziona-le per la catechesi, ha ricordato co-me la diaconia alla verità sia la notadistintiva del catechista di oggi. Lasocietà secolarizzata e relativista nonha spento la sete di verità che c’ènel cuore di ogni uomo. La verità èal centro della rivelazione, poiché siidentifica con lo stesso Gesù. LaChiesa l’ha sempre trasmessa lungola sua storia, avendo nel catechismola regola sicura per il suo insegna-mento.

I congressisti, ricevuti in udienzada Papa Francesco nel pomeriggiodi venerdì 27, hanno anche parteci-pato al pellegrinaggio alla tombadel principe degli apostoli in occa-sione dell’Anno della fede, conclu-sosi con la messa celebrata dal Pon-tefice domenica 28 in piazza SanP i e t ro .

Viaggio del cardinale Filoni in Corea

Una Chiesain continua crescita

La Corea, terra benedetta dallacrescita economica e dall’avanza-mento culturale e tecnologico, puòdivenire un modello di come ilprogresso sociale e la missione dievangelizzazione si completino avicenda. È la convinzione espressadal cardinale Fernando Filoni inun videomessaggio trasmesso dauna televisione cattolica del Paeseasiatico martedì 1° ottobre, all’in-domani del suo arrivo a Seoul.

Il prefetto della Congregazioneper l’Evangelizzazione dei Popolivi si trova da lunedì sera, per in-contrare la curia locale e l’episco-pato nazionale. Quella nella capi-tale è la prima sosta di un viaggioche lo porterà da martedì 3 a Su-won per celebrare il cinquantesimoanniversario della diocesi. Auspi-cando «che il popolo coreano con-tinui a rimanere aperto alla bontàe alla provvidenza divina come di-mensione essenziale della sua cre-scita sociale, economica e cultura-le», il porporato ha assicurato nelvideomessaggio il «saluto affettuo-so di Papa Francesco, che condivi-de tutte le buone e nobili aspira-zioni del popolo coreano e auguraogni benedizione divina di prospe-rità e di pace duratura».

Quindi, illustrando i motivi del-la sua presenza, ha ricordato come«la Chiesa in Corea, i cui semi so-no stati nutriti dal sangue dei mar-tiri», si sia sviluppata oggi come«un albero fiorente che continua aprodurre abbondanti frutti spiri-tuali». Per questo il cardinale Filo-ni incontrerà «molti di coloro checontinuano a essere generosamentecoinvolti nella miriade di operepastorali» realizzate dai cattolicicoreani: vescovi, sacerdoti, suore ereligiosi, catechisti e fedeli laici.Perché «grazie allo zelo di tuttiquesti promotori di evangelizzazio-ne — ha concluso — vi è un costan-te aumento della comunità cattoli-ca in Corea».

E in proposito l’agenzia missio-naria Fides ha reso noto in questigiorni che secondo il nuovo D i re t -torio generale sulla Chiesa cattolicain Corea (2004-2012), appenapubblicato dalla Conferenza epi-scopale, la Chiesa cattolica nelPaese — articolata in 16 diocesi — ècresciuta molto negli ultimi anni,raggiungendo il 10,3 per cento del-la popolazione (5,3 milioni di cat-tolici su 50 milioni di abitanti),con un incremento al ritmo del 2-3per cento l’anno nell’ultimo decen-nio. Inoltre la Chiesa coreana sista impegnando anche nella mis-sione ad gentes: diversi vescovimandano infatti preti fidei donumin America latina, in Asia e inAfrica.

E la stessa agenzia riporta leespressioni di gratitudine dellaChiesa coreana per la visita delcardinale prefetto di Propagandafide. «Ringraziamo il cardinale Fi-

loni per l’attenzione e il sostegnoalla Chiesa coreana. Siamo onoratie ci sentiamo particolarmente be-nedetti dal Signore per la sua pre-senza fra noi», ha detto l’a rc i v e -scovo di Seoul monsignor AndrewYeom Soo-jung. La presenza delporporato, ha aggiunto il pastoredi una delle più grandi arcidiocesicattoliche del mondo, «è uno sti-molo per noi a essere Chiesa mis-sionaria. La Chiesa di Corea ha ri-cevuto molto sostegno da altreChiese. Ora è tempo per noi diaiutare le Chiese nel bisogno,soprattutto nel sudest asiatico, do-ve urge un’opera di evangelizza-zione».

L’arcivescovo Zimowski nel messaggio per la Giornata internazionale

È bello essere anziani

Governatoratodello Statodella Città

del Vaticano

Il Santo Padre ha nominato Di-rettore della Direzione dei ServiziTecnici del Governatorato delloStato della Città del Vaticano ilReverendo Sacerdote Rafael Gar-cía de la Serrana Villalobos, delClero della Prelatura personaledell’Opus Dei, finora Vice Diret-tore della medesima Direzione.

Pompeo Girolamo Batoni, «Il tempo ordina alla vecchiaia di distruggere la bellezza» (1746)

Il nuovo direttoreRafael García

de la Serrana Villalobos

Nato a Siviglia, in Spagna, il 4ottobre 1964, ha compiuto glistudi elementari, medi e seconda-ri presso il Colegio Mulhacén diGranada. Si è laureato in scienzefisiche nel 1987 presso l’Universi-tà di Zaragoza. Ha compiuto glistudi ecclesiastici del primo ciclodi filosofia e teologia presso lostudium generale della prelaturadella Santa Croce e Opus Dei inSpagna dal 1982 al 1996. Nel1998 ha ottenuto la licenza inteologia dogmatica presso l’alloraAteneo Pontificio della SantaCroce in Roma. Dal 1998 al 2008si è occupato dei servizi tecnici,con il ruolo di direttore presso lacuria della prelatura della SantaCroce e Opus Dei. Tra i progettisviluppati vi sono il controllo co-stante di diverse opere edili e diristrutturazione. È stato ordinatosacerdote nel maggio 2009 e in-cardinato nella prelatura dellaSanta Croce e Opus Dei. Nel2010 ha ottenuto il dottorato inteologia dogmatica presso laPontificia Università della SantaCroce in Roma. Dal 2010 al 2012ha svolto attività pastorali nellacittà di Bilbao, in Spagna. Il 26gennaio 2013 è stato nominato daBenedetto XVI vice direttore deiservizi tecnici del Governatoratodello Stato della Città del Vati-cano.

La metafora dell’esistenza come unviaggio che fa acquisire una profon-da saggezza, aiuta a far comprende-re il senso della vecchiaia nella pro-spettiva cristiana: «Non è il venirmeno della vita, ma il suo compi-mento», come afferma l’a rc i v e s c o v oZygmunt Zimowski, presidente delPontificio Consiglio per gli Opera-tori Sanitari, nel messaggio reso no-to in occasione della Giornata inter-nazionale dell’anziano, che si celebramartedì 1° ottobre. Una celebrazio-ne, si legge nel messaggio, destinataad assumere una sempre maggiorerilevanza se si considera che attual-mente sono oltre seicento milioni glianziani nel mondo e che, nel giro diuna decina di anni, raggiungerannoil miliardo.

Il presule ha inteso dunque rilan-ciare i numerosi appelli di PapaFrancesco affinché «tutti ci impe-gniamo ad avere maggiore conside-razione per gli anziani, a difenderneil diritto a una vita dignitosa e allapartecipazione attiva alla comunità ealla società». Il messaggio in sostan-za tende proprio a mettere in evi-denza il valore della vecchiaia incontrapposizione a una mentalità ni-chilista imperante in molte società.E rilancia l’esclamazione di Benedet-to XVI, quando, nel 2012, visitò unacasa famiglia: «È bello essere anzia-ni!». Del resto, considerata l’ampiez-za del fenomeno, si capisce perché iPontefici continuino a invitare tutti,cristiani e uomini di buona volontà,a collaborare per una società piùgiusta e umana, dove l’anziano nonsia più considerato un “p eso” o“non utile”.

Purtroppo le persone anziane ri-schiano di venire trascurate non solodalla società del profitto e dell’effi-cienza, ma anche dalla comunità deicredenti. A questo proposito, l’a rc i -

vescovo ricorda che nonostante sia-no passati molti anni dalla D i c h i a ra -zione di Taranto sui diritti e sulle curedegli anziani — nella quale si affer-mava che le persone anziane «hannol’opportunità di pregare, meditare ecrescere nella vita spirituale» maspesso «non sono incoraggiate a svi-luppare la loro spiritualità per una

scarsa comprensione dei loro proble-mi» — ancora oggi «la situazionenon è molto mutata».

«Evangelizzare la vecchiaia — silegge nel messaggio — significa sco-prire le sue intrinseche e originalipossibilità, i suoi propri significati,quei valori che si possono attuaresoltanto in questo tratto del cammi-

no dell’uomo. È uno spazio vero perla buona novella». Infatti, notamonsignor Zimowski, «non si evan-gelizza un’età della vita aggiungen-dovi qualcosa dall’esterno, né sem-plicemente riempiendola di cose dafare. È anzitutto questione di signifi-cati, non di cose o di attività».

È necessario, nota l’a rc i v e s c o v o ,riscoprire la solidarietà tra anziani egiovani, in modo da comprendereche la Chiesa è «effettivamente fa-miglia di tutte le generazioni, in cuiognuno deve sentirsi a casa, dovenon regna la logica del profitto edell’avere, ma quella della gratuità edell’amore». Ciò è occasione per ri-badire un concetto fondamentale:quando negli anni della vecchiaia lavita diventa fragile, «essa non perdemai il suo valore né la sua dignità:ognuno è voluto, amato da Dio,ognuno è importante e necessario».Da qui la necessità di una pastoralespecifica, che «comprende anzituttocome elemento fondamentale la co-munione fra generazioni».

L’arcivescovo fa notare che si do-vrebbe provvedere a organizzare unapastorale degli anziani, piuttosto cheper gli anziani, in quanto «la perso-na di una certa età non è prima ditutto oggetto di cura e di attenzionepastorale caritativa, quanto piuttostosoggetto e protagonista potenzialedell’azione pastorale». Riguardoall’assistenza sociale e sanitaria, pre-cisa il presule, «è essenziale che essasia animata da profonda considera-zione per le persone, in comunitàche riuniscano non solo le personeanziane, ma anche gli operatori pro-fessionali». L’assistenza religiosa aglianziani, conclude, «dovrebbe essereinfatti un impegno di tutta la comu-nità cristiana, oltre che una partico-lare attenzione del volontariato».

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L’OSSERVATORE ROMANO ottobre 2013 numero 16

Sua madre confrontavatutte queste cose nel suo cuoredonne chiesa mondo

Cuoca e teologaL’intervista a suor Rita Mboshu Kongo, che apre questonumero, ci pone di fronte a una questione che sta alcentro del rapporto fra le donne e la Chiesa: quella delservizio delle religiose ai sacerdoti, e al tempo stessoquella del riconoscimento delle loro capacità in ambitinon solo domestici e subordinati. Questa giovanecongolese ha scelto di vivere la sua esperienza religiosa inuna congregazione che offre la propria vita alla missioneministeriale del sacerdote attraverso preghiere e assistenzadomestica. Ma, al tempo stesso, grazie al suo impegno ealla sua intelligenza, non solo si è laureata ma haconseguito un dottorato in teologia spirituale. Il suolivello culturale quindi non è certo inferiore a quello deisacerdoti ai quali assicura il servizio, i docenti e iconvittori del collegio Capranica, con un’unicadifferenza: lei ha cucinato per giovani seminaristi esacerdoti che stavano percorrendo una via di studiosimile alla sua, ma che avevano tutto il loro tempo adisposizione per lo studio. È da considerarsi uno sprecoche una donna così continui a servire i giovani delCapranica? Forse secondo una superficiale idea diemancipazione femminile. Rita ci insegna che il carismadel suo istituto è più profondo, e che lei lo haulteriormente ampliato aggiungendo un’altra dimensioneall’assistenza, quella paritaria del «confronto e sostegnoreciproco», realizzando con i giovani sacerdoti eseminaristi un legame di aiuto e rispetto vicendevoli.Senza dubbio, la sua presenza presso di loro ètestimonianza alta di amore e di umiltà, da rispettare eapprezzare proprio in quanto scelta liberamente come viaspirituale. Sarebbe invece diverso se fosse stata costretta aquesto ruolo da una Chiesa che non volesse riconoscerele sue qualità. Le parole di suor Rita, come quelle ditante altre donne a cui diamo la parola sul nostrogiornale, «stanno ponendo domande profonde che vannoaffrontate», come ha detto Papa Francesco. (l.s.)

La vocazione di conciliare studio e fornelliA colloquio con suor Rita, cuoca al collegio Capranica e dottore di ricerca in teologia

di GILBERT TSO GLI

Fondato nel 1457 dal cardinale DomenicoCapranica per favorire la formazione alpresbiterato di giovani poveri, l’Almo Col-legio Capranica è il più antico seminario.Oggi vi si trovano giovani di diverse na-zionalità: alcuni si preparano al sacerdo-zio, altri, già sacerdoti, proseguono glistudi di specializzazione. Sin dal 1978 ilservizio cucina del collegio è gestito dalleFiglie di Maria Santissima Corredentrice,tra cui suor Rita, nata in Congo.

Com’è nata la sua vocazione?

La storia della mia vocazione iniziamentre ero in collegio: ma anche se in mec’era l’inclinazione verso la vita consacra-ta, non avevo le idee chiare. Fo n d a m e n t a -le nel mio cammino di discernimento èstato un sacerdote del mio villaggio checonoscevo fin da piccola. Egli fu mandato

a studiare a Roma, al Capranica. È lui chemi ha aiutata a capire ciò che il Signorevoleva da me, facendomi prima conoscerele Figlie di Maria Santissima Corredentri-ce e poi mettendomi in contatto con loro,così da poter venire in Italia a fare l’esp e-rienza religiosa. Lui conosceva bene tutti icondizionamenti che subivo da parte delmio clan, che aveva un altro progetto sudi me.

Cosa voleva la sua famiglia da lei?

Nella tribù Kete, tribù di tipo matriar-cale, la donna è considerata il pilastro delclan. Quindi toccava a me, in quanto pri-mogenita, essere formata per diventare ca-po-clan, il giorno in cui fosse venuta amancare la nonna materna. Sentivo fortequesta responsabilità, il che rendeva diffi-cile la mia scelta verso la vita religiosa. Sementre stavo in collegio sentivo forte l’in-clinazione verso la vita consacrata, mi ba-stava rientrare in famiglia perché svanisse-ro tutte le mie certezze. Del resto, in ge-nere, in Africa le ragazze vengono educatea formare una famiglia. Ecco perché eranecessario che mi allontanassi da que-st’ambiente per cercare di capire davverociò che sentivo nel profondo.

Quando ha lasciato il Congo?

Presa la decisione di iniziare l’esp erien-za con le Figlie di Maria Santissima equando era ormai tutto pronto per la par-tenza verso l’Italia, informai la mia fami-glia. Non la presero bene. Sono andatavia con tristezza ma anche con un po’ ditrepidazione perché non sapevo bene cosami aspettasse in Italia. Tuttavia, ero deter-minata. Era il 1996.

Qual è la sua congregazione?

Il fondatore è padre Vittorio Dante For-no, nato a Porto Alegre (Brasile) il 2 giu-gno 1916 da genitori siciliani. Il 9 giugno1940 ricevette l’ordinazione sacerdotale,scegliendo come motto Vivas in me, vivamin te. Il carisma delle Figlie di Maria San-tissima Corredentrice, quindi, consistenell’immolazione di sé in un silenziosomartirio quotidiano, perché tutta la lorovita — e cioè la preghiera, i sentimenti, ipensieri e le azioni — è offerta a Dio comesacrificio di adorazione, riparazione, re-denzione e santificazione, affinché privile-gi con la sua grazia i sacerdoti, per ren-derli sempre più suoi efficaci ministri. Ilfine specifico della congregazione è, infat-ti, quello di formare persone che offranola propria vita a Dio perché la missioneministeriale del sacerdote produca la pienadisponibilità all’accoglienza della grazianel cuore degli uomini. Le Figlie di Mariaesprimono la loro spiritualità attraversoun’intensa vita di preghiera a caratterecontemplativo e oblativo.

Come si esplicita oggi questo carisma e comelo vive nell’Almo Collegio Capranica?

Viviamo il nostro carisma svolgendol’apostolato in vari campi. Diamo assisten-za ai poveri, ai ragazzi in difficoltà, soste-niamo progetti di sviluppo in Congo, ge-stiamo il servizio della cucina del collegiodall’ottobre del 1978, quando arrivammoqui su interessamento di monsignor Gual-drini, che era allora rettore del collegio. AlCapranica, mentre prestavo il mio servizioin cucina, ho proseguito i miei studi otte-nendo il dottorato in teologia spirituale.

Lei ha dunque fatto gli studi fino al dotto-ra t o ?

Dopo aver ottenuto il baccalaureato inteologia, la superiora generale madre Sale-mi, mi ha chiesto prima di proseguire conla licenza in spiritualità al Teresianum epoi il dottorato sempre presso lo stessoistituto. Mi è stato espressamente chiestodi approfondire la spiritualità e il carismadella nostra congregazione: il titolo dellamia tesi è stato Prospettiva per una forma-zione inculturata nella Congregazione delleFiglie di Maria Santissima Corredentrice inCongo. Ho scelto questo tema anche per-ché l’intento di madre Salemi era di ri-mandarmi in Congo per iniziare lì il no-stro apostolato e formare altre ragazze de-siderose di farsi suore nel nostro istituto.

Cosa lei dice in sintesi nel suo lavoro?

Ritengo che la formazione debba inizia-re dalla conoscenza dell’aspirante. Questaconoscenza necessita un contatto con iluoghi di provenienza, con le famiglied’origine: è fondamentale conoscere lepersone prima di introdurre contenuti spi-rituali. Insisto sulla conoscenza dell’aspi-rante perché nello specifico del Congo èimportante sapere che la ragazza è prepa-rata dalla sua famiglia a diventare sposa emadre, che la sua ricchezza sono, prima ditutto, il marito e i figli. Partendo da ciò,

occorre dunque spiegarle che con la con-sacrazione religiosa, ella rimane donna maconsacrata totalmente a Dio. Le sue fun-zioni di moglie e madre vengono esplicita-te in una maternità e sponsalità spirituali.Bisogna presentare all’aspirante i consiglievangelici come capacità di amare, di do-nare, di donarsi; come l’of-ferta di tutte le proprie ca-pacità affinché, libera daogni altro legame, ella pos-sa amare il Signore comeuno sposo. Possa amarecoloro che il Signore ama.Così, la futura suora vivràla sua femminilità dandotutta se stessa agli altri secondo la misticaafricana fondata sul valore della fecondità.

Come ha potuto conciliare il suo servizio incucina e la stesura della tesi?

Non è stato facile, ma il Signore è gran-de e ascolta il grido di chi lo chiama neimomenti difficili della vita. È stato diffici-le, ma con la grazia di Dio, la mia deter-minazione, molto sacrificio, l’incoraggia-mento dei superiori (cominciando dal ret-tore, monsignor Manicardi), degli alunnidel collegio e delle mie consorelle, ho por-tato avanti il mio duplice lavoro di cuocae di studente. Certamente l’educazione ela formazione ricevute all’interno del mioclan sono state decisive. Del resto, ho rice-vuto la nomina ad andare nella nostra co-munità che presta servizio al Capranicaquando ero già al quarto capitolo dellamia tesi: mi mancava solo il quinto! Ep-pure, dopo i primi momenti d’incertezzanel mio nuovo apostolato, ho continuato alavorare a passo di tartaruga alla stesuradella tesi. Non mi sono arresa alle inevita-

bili difficoltà perché penso di avere un ca-rattere di ferro.

Durante la stesura della tesi, quale era il suorapporto con gli alunni del Capranica?

Per quanto riguarda il mio rapporto coni dottorandi, posso soltanto dire che era diconfronto e di sostegno reciproco. Ricor-do ancora con commozione la festa per ladiscussione della mia tesi fatta insieme allemie consorelle e ai capranicensi nel refet-torio del collegio.

Come vive da dottore di ricerca il suo impe-gno in cucina?

Conseguire il titolo di dottore in teolo-gia non mi toglie la mia fondamentale vo-cazione, che è quella di essere Figlia diMaria Santissima Corredentrice. Vivodunque il mio impegno da cuoca nellospirito del nostro carisma. La cosa più im-portante per me, infatti, è di essere suoranel nostro istituto a servizio della Chiesadove serve e dove mi mandano i miei su-periori. Il mio aiuto in cucina mi rallegranella misura in cui collaboro, per quanto

possibile, a far sì che gli alunni vivanopienamente il loro ministero. Cerco peròanche di aggiornarmi culturalmente, siapartecipando a degli incontri sia dialogan-do con alunni che si preparano alla licen-za e al dottorato.

Cosa pensa del suo percorso di ragazza afri-cana venuta in Italia per formarsi alla vitare l i g i o s a ?

Ritengo che non sia affatto facile lascia-re l’Africa e venire a iniziare la formazionequi. Penso sia meglio che le ragazze ven-gano inizialmente formate nella loro terrad’origine perché hanno storie che devonoessere conosciute e capite nel loro conte-sto. Non solo: è anche necessario che laformazione dell’aspirante suora coinvolgaanche i familiari. E i formatori debbonoconoscerli, per poterli aiutare a capire lascelta di vita che la loro figlia si apprestaa fare. A me è andata bene, come anchead altre ragazze formate direttamente inItalia, ma sono del parere che sia auspica-bile che almeno la formazione iniziale av-venga nel proprio ambiente d’origine.

Dopo i primi momenti di incertezzanel nuovo apostolatoho continuato a scrivere a passo di tartarugaNon mi sono mai arresa alle difficoltà

Le ragazze vanno formate nella loro terraperché hanno un bagaglio personale importanteHanno storie che devono essereconosciute e capite nel loro contesto di origine

Nata nel 1966 aLuebo (oggi nellaRepubblicaDemocratica delCongo), suor RitaMboshu Kongo,dopo averconseguito nel 1987il diploma di Statoin pedagogiagenerale, si èiscritta a medicinapresso l’universitàdi Kinshasa. Perrispondere allachiamata delSignore, la giovanecongolese lascia ilsuo Paese e arrivain Italia presso leFiglie di MariaSantissimaCorredentrice. Nel1998 inizia ilnoviziato.Consegue, nel2005, la licenza inteologia spirituale epoi, nel 2011, ildottorato presso ilPontificio Istitutodi SpiritualitàTeresianum diRoma.do

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Alcune suore salutano Papa Francesco in transito sulla papamobile mentre lascia Aparecida, lo scorso 24 luglio (foto AP)

Isabella Ducrot,«Il volto della madre» (2013)

Page 9: S g u a rd o D ove annega la speranza - Vatican.va · Oggi il mensile «donne chiesa mondo» Cuoca e teologa IN A L L E G AT O Isabella Ducrot, «Il volto della madre» (2013) NOSTRE

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L’OSSERVATORE ROMANO ottobre 2013 numero 16

Inserto mensile a cura di RI TA N N A ARMENI e LU C E T TA SCARAFFIA, in redazione GIULIA GALEOTTIwww.osservatoreromano.va - per abbonamenti: [email protected] a

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Come Gesù lavora costantemente nelle nostre viteLe parole della mistica cattolica che collaborò con Hans Urs von Balthasar

Adrienne von Speyr (La Chaux-de-Fonds, 20 settembre 1902 — Basilea, 17 settembre 1967) è statauna delle più importanti mistiche cattoliche del Novecento. Prima donna a esercitare la professione dimedico in Svizzera, ebbe la vita segnata da intense illuminazioni fin dall’infanzia, vissute con un certodisagio nella sua confessione protestante di nascita. Si convertì al cattolicesimo a trentotto anni, nel1940, a seguito di un lungo periodo di crisi e di ricerca, poco dopo avere conosciuto il gesuita HansUrs von Balthasar, uno dei maggiori teologi cattolici del Novecento. A lui rimase poi sempre legata daun intenso rapporto spirituale e con lui iniziò una proficua collaborazione intellettuale. Alla dedizioneal prossimo, al quale rivolse tutta la sua missione di medico, unì una vita familiare — si sposò duevolte, dopo una vedovanza — e soprattutto una intensa vita spirituale, incentrata in particolare sulmistero trinitario. Punto di origine della sua teologia creativa è infatti la Trinità di Dio, che dall’eter-nità ama, dialoga, crea. Questa vicinanza al centro del mistero cristiano, insieme con la chiarezza e laforza espressiva della sua scrittura, fanno della sua opera una delle più penetranti e incisive presenta-zioni della dottrina cristiana. Per Adrienne von Speyr la vita di fede è fonte di gioia e di pace, anchese non viene risparmiata al credente (e tanto meno al mistico) la croce: in questo senso importanti so-no le sue esperienze relative al sabato santo. Soprattutto la seconda parte della sua vita, raggiunta fi-nalmente la pace spirituale dopo la conversione, fu segnata da malattie gravi, sofferenze pesanti e infinedalla cecità. Morì nel 1967, dopo avere ricevuto il dono delle stimmate, proprio il giorno della festa disanta Ildegarda, anch’essa medico e mistica. Il brano che pubblichiamo è tratto da «Drei Frauen undder Herr» (“Tre donne e il Signore”, in italiano per Jaca Book).

di ADRIENNE VON SPEYR

Gli incontri di Gesù con gli uomi-ni sembrano essere, nel Vangelo,del tutto casuali. Alcuni perso-naggi appaiono e riscompaiono,schiere intere lo seguono e di-

ventano testimoni dei suoi miracoli e ascolta-tori della sua predicazione. La maggior parterimane anonima; alcuni appaiono solamenteperché la situazione sia chiaramente delineata,potrebbero quasi essere sostituiti da altri. Mavi sono anche persone che, un po’ alla volta od’improvviso, emergono da una certa oscuritàper personificare da quel momento in poi, di-nanzi allo sguardo meditativo della Chiesa, laforma di un particolare servizio reso al Si-g n o re .

Quando appaiono ci si accorge che già datempo sono state oggetto della considerazionee dell’accettazione del Signore. Egli le ha pre-scelte, le ha accolte molto prima che esse losapessero. E per il momento, fin quando esco-no dalla segretezza in lui, egli le sostiene. Al-cune hanno già il presentimento che un gior-no egli avrà bisogno di loro, che già oggi neha bisogno, anzi, che addirittura ne ha giàavuto bisogno; il rapporto che esiste tra loro elui, rapporto che lui solo ha istituito, non èloro completamente sconosciuto. Vi sono peròanche persone che non sanno, che lo hannoincontrato in totale nascondimento, senza cheper esse sia stata fatta luce, e ciononostanteesse sono da lui sostenute, per anni, mentreegli plasma la loro strada, le dirige, le aiuta adiventare così com’egli ha bisogno di loro. Inqueste persone, che per molto tempo riman-gono sconosciute e che rappresentano anchequelle innumerevoli del cui rapporto con il Si-gnore non conosceremo mai e poi mai qualco-sa, ci si manifesta in maniera particolare il suopotere di sostenere in sé ogni uomo. Con cia-scuno egli può da solo entrare in rapporto, inun rapporto per il quale in un primo momen-to egli solamente ha pronunciato la parola sì.Lo ha posto come sua creazione — e questaposizione è la grazia, la quale precede ognimovimento e risposta dell’uomo — ma nel suosì all’uomo vi è già incluso, come un germevivo, latente, anche il sì dell’uomo: nell’unila-teralità della chiamata vi è già la bilateralitàdell’i n c o n t ro .

Di Maria, che dice all’angelo il suo sì, noisappiamo nella fede che il Figlio già da moltotempo, fin dall’eternità, l’ha sostenuta e porta-ta nel suo sì. Egli l’ha prescelta come sua ma-dre, l’ha predestinata e anche preredenta. Ècome se fosse stata sostenuta dal sì del Figliofin dove è stato possibile: fino al momentodella decisione. Così come accade anche percolui che va a confessarsi, egli è sostenuto finoal momento in cui fa la sua confessione.

Questo essere sostenuti dal Signore non si-gnifica assolutamente che egli ci toglie la re-sponsabilità; egli, piuttosto, ci rafforza nellagiusta decisione, affinché noi possiamo incon-trarlo nella pienezza della nostra libera volon-tà, affinché per la forza da lui conferitaci ve-niamo resi capaci di scegliere ciò che è la vo-lontà del Padre. Tutto il passato di Maria èperfettamente contenuto nel suo sì; in questosì noi possiamo leggere in che cosa ella haconsumato la sua vita, tutto quello che hacontribuito a formare questo sì, in che cosa el-

la si dimostra capace di essere come il Figliola vuole. E nell’istante in cui pronuncia il sì,assume nei suoi confronti una responsabilitàche tiene conto in massimo grado della suaautonomia.

Qualcosa di simile accade in tutti coloroche il Signore sostiene, che egli plasma in sé eche un giorno o l’altro incontrerà. In quest’at-to del sostenere sono inclusi due momenti:uno è tutto nell’eterno, nel piano del Figlio

divino di redimere per amore il mondo per ilPadre e di inserire in questa decisione i singoliuomini, dei quali egli prevede la missione;l’altro è nella vita temporale di Gesù; qui visono gli incontri autenticamente umani, facciaa faccia, come quando Pietro per la prima vol-ta viene posto dinanzi al Signore, oppure inmodo occulto e misterioso, quando Gesù vedeNatanaele sotto il fico e lo accoglie, mentrechi è stato visto e accolto non sa ancora nulladi tutto questo.

di CRISTIANA DOBNER

Parte dalla Cina, nei primidecenni del Novecento, pas-sa per Montbar (Francia),

radicata in terreno carmelitano efiorisce oggi nella fitta foresta deiCarpazi orientali in Romania. È lavicenda di una giovane carmelita-na scalza francese, Elisabeth, cheaccetta l’invito a vivere la suachiamata claustrale in Cina, viscopre la lacerazione della Chiesae si interroga sulla possibile rispo-sta di chi cerchi l’unità. Espulsa

dalla rivoluzione maoista e rien-trata in patria, Elisabeth inizia uncammino che la porterà, insiemead altre sorelle, a fondare il Car-melo di Saint-Rémy di rito bizan-tino-slavo e dedicato alla preghie-ra per implorare e ricevere il donodell’unità.

I rapporti delle carmelitanescalze con il mondo ortodosso

passano anche attraverso seri annidi studio, conoscenza reciproca,stima e incontri. Lentamente sisviluppa la Fraternité Saint-Élieche riunisce ben quattrocentomembri — laici, sacerdoti, religiosie religiose di tutto il mondo —che accolgono l’invito a vivere nelloro quotidiano e nella loro pre-ghiera il desiderio di Gesù Cristo«che tutti siano uno» e a scoprirele radici ebraiche della loro fede.

Anima operosa ne è suor Élianeche, da una ventina d’anni, vivenell’eremo Santa Croce a Stance-ni, una piccola località che si èstrappata le sue radure e i suoicampi nella fitta tenda, impenetra-bile e suggestiva, della foresta car-patica. Il monastero si presentacosì come viene descritto dallaRegola primitiva dei frati di No-stra Signora del monte Carmelo:una cappella al centro e, intorno,le celle degli eremiti. Tutto in le-gno e in puro stile orientale ru-meno.

Vi regna la povertà, la stessache si nota lungo il percorso che,partendo dall’aeroporto di TirguMures, incassato fra pini altissimie torrenti con ponti di corda,giunge a un ponte, questo di ce-mento, che pare porti alla meta

desiderata. Eppure mancano an-cora una ventina di minuti lungouna strada polverosa e sassosa,che si arresta dove non sembra es-serci più nulla. Proprio qui, inve-ce, un cancello di legno, su cui èintagliata la vicenda del profetaElia, introduce nella foresteriadell’eremo. Proseguendo a piedi,un ruscello segna la zona dellemonache eremite con la scritta“Clausura” che campeggia sulportoncino. Una radura, disbosca-ta, si incunea nella foresta che sispalanca solo verso il cielo. Lì siscorgono le casette lignee che co-stituiscono gli eremitaggi: da quisi innalza la lode a Dio, con lapreghiera liturgica della Chiesa, inrito cattolico bizantino-slavo. Daqui sale la richiesta perché ognipersona si apra all’autentico spiri-to ecumenico.

Ogni anno, nel giorno della fe-sta della Trasfigurazione, pernoper la spiritualità della FraternitéSaint-Élie, al mattino il prato an-tistante la chiesa si gremisce di fe-deli, persone che hanno purificatola fede sotto il regime comunista,che hanno conosciuto la persecu-zione. Il loro sguardo è limpido efermo. Poverissimi contadini, agri-coltori più benestanti, operai e in-

tellettuali sottopagati ma ricchi diuna cultura immensa, cattolici eortodossi, tutti riuniti in una saldaamicizia. La liturgia è concelebra-ta da tanti preti, altri incessante-mente confessano, i bimbi scor-razzano e poi si fermano a prega-re, il canto liturgico risuona nellasolitudine della valle nell’anticalingua orientale.

Il sole picchia implacabile matutti resistono sotto i parasoli.Non è una kermesse, non esistonobancarelle: il solo richiamo è quel-lo di un’eucaristia che si dilata esi espande grazie a Radio Mariache trasmette in diretta.

Il pomeriggio, dopo uno spun-tino sotto gli alberi, raccoglie teo-logi e studiosi, docenti universitarie giovani studenti per il colloquiointernazionale del 2013 dal titoloIdentità d’Israele e della Chiesa og-gi, moderato da Franciska Balta-ceanu dell’università di Bucarest.Apre l’incontro il domenicanoEdouard Divry, dell’università do-menicana Domuni, con Il mitodella tradizione comune, JacobNeusner e Benedetto XVI, temasuddiviso in due parti, l’ermeneu-tica della rottura elucidata e soste-nuta da Neusner e l’ermeneuticadella continuità adottata da Bene-

detto XVI che, entrando in serratodialogo con il rabbino, gli dà ri-sp osta.

Prosegue Rafael Shaffer, rabbi-no capo della comunità ebraica diRomania, intervenendo su Il ruolodella sinagoga nello sviluppodell’identità ebraica, in cui sottoli-nea con molta chiarezza l’asp ettoformativo per la comunità di unincontro in cui varie componentiinteragiscono: la preghiera, lo stu-dio, la comunione fraterna nelloscambio di vedute mentre tutti sipongono in ascolto della To ra h .

Chi scrive, carmelitana scalza,membro della cattedra MonteCarmelo per il Dialogo interreli-gioso ebraico-cristiano dell’univer-sità della Mistica di Ávila, mette atema nell’intervento Dialogo ebrai-co-cristiano o dialogo ebraico cristia-no?, un particolare che non devesfuggire o essere sottovalutato: iltrattino. Due punti essenziali van-no tenuti sempre presenti: «Israe-le è, per eccellenza, il popolo deldialogo, il pellegrino del dialogoin un discorso fra uomini e direttoda Dio agli uomini»; il theologù-menon fondamentale imprescindi-bile: il Vangelo è rivelato. Filo dicollegamento della sintesi i seipunti indicati dal cardinale Ka-sper a conclusione dei lavori diun gruppo di studiosi ebrei e cri-stiani durato ben otto anni e rac-colto in una pubblicazionedell’università Gregoriana, che co-stituisce la base perché davveropossa svilupparsi l’epifania deldialogo, desiderio di tutti i cerca-tori di Dio e della continua inter-cessione delle eremite di Stanceni.

di LAU R A PALAZZANI

In questi ultimi anni è emersa la con-sapevolezza che nell’ambito della spe-rimentazione clinica le donne sono“soggetti deboli”, in quanto non ade-guatamente considerate in riferimento

alle loro specifiche esigenze. Se si escludonole sperimentazioni su farmaci per patologieesclusivamente femminili (come ad esempioquelle ginecologiche), la percentuale di don-ne arruolate nella sperimentazione rimanetuttora bassa. Si parla di sottorappresentativi-tà delle donne nella sperimentazione. Non èfacile fornire dei dati, proprio perché la spe-rimentazione pre-clinica (sugli animali) equella clinica (sull’uomo) non prevedono lastratificazione in base alla differenza sessuale.Un articolo pubblicato su «Nature» (PuttingGender in the Agenda, 10 giugno 2010) denun-cia il fatto che la «medicina correntementeapplicata alle donne ha meno evidenze diquella applicata gli uomini».

donne. Anche se i dati sono variabili da pa-tologia a patologia (si oscilla dal 18 per centonel 1970 al 34 per cento nel 2006 di parteci-pazioni femminili nelle patologie correlate aipertensione e diabete), e anche se l’a r ru o l a -mento è aumentato nel tempo, rimane bassorelativamente alla rappresentanza generaledella popolazione malata. Se si considera

mentazione al fine di garantire un’egualerappresentazione e pari opportunità nella sa-lute.

Ma perché il numero delle donne nellesperimentazioni è ridotto? Diverse sono leragioni.

Vi sono ragioni biologiche, essendo ledonne considerate soggetti “difficili” per ladiversità biologica, fisiologica, enzimatica eormonale, dovuta alle variazioni in età fertilee non fertile. Vi sono ragioni sociali imputa-bili alle difficoltà delle donne a entrare neglistudi clinici a causa della mancanza di tempo(per il duplice impegno lavorativo e domesti-co) o a causa del basso reddito (per la disoc-cupazione o la scarsa retribuzione nel lavo-ro). Quindi ragioni psicologiche, quali lascarsa attenzione dei reclutatori alle necessitàpratiche e alle esigenze femminili. E ancora,ragioni economiche non essendo convenienteper le case farmaceutiche finanziare speri-mentazioni che richiedono un aumento di ar-ruolamenti, con l’inevitabile incremento ditempi e costi. Infine, una ragione diesclusione delle donne è la possibilegravidanza in età fertile, con il rischio dimalformazioni fetali: è questo il motivo percui le case farmaceutiche o escludono le don-ne dai t ra i l s , o impongono l’uso di contrac-cettivi.

Su questo punto la letteratura bioetica sidivide. In particolare nell’ambito del pensie-ro femminista libertario si sostiene che ledonne in età fertile debbano essere inclusenella sperimentazione come esigenza eticaprioritaria per i potenziali benefici, ritenendosecondari i possibili danni al feto consideratonon avente ancora dignità in senso forte (elegittimando l’aborto in caso di danni e mal-formazioni). È questa una posizione conte-stata da chi riconosce — su basi religiose e/ofilosofiche — la dignità intrinseca della vitanascente: poiché la sperimentazione clinica

può mettere in pericolo la vita o la salute delfeto è indispensabile che la donna si impegnisin dall’inizio della sperimentazione a nonprocreare. Non deve essere obbligata daglisperimentatori ad assumere contraccettivi, es-sendo sufficiente l’impegno all’astensione darapporti sessuali e la disponibilità a sottopor-si regolarmente a controlli mediante test digravidanza. Ciò consentirebbe di eliminarequalsiasi rischio rispettando la coscienza mo-rale.

Come incrementare una farmacologia chesia rispettosa del sesso di appartenenza? Sipotrebbe, ad esempio, indicare sulle etichettedei medicinali l’avvenuta o non avvenutasperimentazione specifica sulle donne (unasorta di “bollino rosa”). Si potrebbe garantireuna maggiore presenza delle donne comesperimentatori e come componenti dei comi-tati etici, al fine di assicurare una attenzionespecifica sulla dimensione femminile. Si po-trebbe promuovere una formazione sanitariaattenta alle differenze, anche sessuali. Ma,soprattutto, si potrebbe incrementare unacooperazione internazionale e sensibilizzarele autorità sanitarie e le aziende farmaceuti-che a sostenere la sperimentazione distintaper sesso, anche se poco redditizia, incenti-vando progetti di ricerca sull’argomento epromuovendo la partecipazione ai trials clini-ci delle donne con un’adeguata informazionesull’importanza sociale della sperimentazionefemminile.

Il romanzo

The Bell Jar

Compie cinquant’anni uno dei romanzipiù significativi del Novecento sullamalattia mentale. Era infatti il 1963quando — con lo pseudonimo di VictoriaLucas — la poetessa americana SylviaPlath pubblicava The Bell Jar, in cuiracconta il lento scivolare verso la pazziadi Esther Greenwood, brillantestudentessa dello Smith College etirocinante presso un giornale di moda diNew York. La vicenda, dai trattifortemente autobiografici, si snoda tradifficoltà esistenziali, tentativi di suicidio,manicomio e trattamenti a base dielettroshock. Nella vita reale, durante ilpenultimo anno di università Sylvia Plathaveva compiuto un primo tentativo disuicidio, a cui era seguito il ricovero in unistituto psichiatrico e la diagnosi didisturbo bipolare. Si ucciderà a solit re n t ’anni con il gas nella cucina di casa.Era l’11 febbraio 1963: non era trascorsonemmeno un mese dalla pubblicazionedel romanzo di cui fu ben presto rivelatoil nome dell’autrice, violandone lavolontà. Poetessa precoce e talentuosa,Sylvia Plath per tutta la vita hadisperatamente chiesto aiuto: The Bell Jarè così anche una testimonianza sullanostra incapacità di ascoltare il disagiomentale. (@GiuliGaleotti)

Il film

Via CastellanaBandiera

Samira e Rosa sono due donne spezzatedal dolore. A Samira è morta una figlia.Rosa vive un rapporto d’amore inprofonda crisi. Le due donne, alla guidadelle loro auto, si incontrano nello strettobudello di via Castellana Bandiera aPalermo e nessuna delle due cede il passo

all’altra. Siaffrontano in unduello muto fattodi sguardi pieni didolore e rancore incui le difficoltà diciascuna siscaricano sull’altra,diventanoavversione e odioverso colei che percaso le è capitata difronte. ViaCastellana Bandiera(2013), diretto daEmma Dante, èuna metafora tutta

al femminile del modo in cui uomini edonne reagiscono di fronte alle difficoltà.Si fermano, si bloccano, invece che dare ecercare solidarietà e amore allontanano daloro ogni forma di umanità e buon sensoe trasformano il loro dolore in lotta control’altro. Dominati dall’odio, non sonocapaci di vedere le possibilità che la vitaoffre. La strada, che per tutto il filmappare stretta e affollata di gente, che sasolo partecipare a una lotta senzaumanità, è in realtà larga e spaziosa.Chiunque ci può passare e, infatti, allafine del film un intero quartiere laattraversa. Le difficoltà possono esseresuperate. Basterebbe guardare al di là dinoi stessi. (@ritannaarmeni)

MAMA ANTULA E PA PA FRANCESCO

«Desidero anch’io la rapida beatificazione di MariaAntonia» ha scritto Papa Francesco, aggiungendo di aver«fatto già varie gestioni presso la Congregazione per lecause dei santi» in questo senso. La lettera manoscritta —racconta Alver Metalli sul sito «Terre d’America» — èstata ricevuta alcuni giorni fa da Luisa Sánchez Sorondo,discendente della candidata agli altari il cui decreto dibeatificazione fu firmato da Benedetto XVI nel maggio didue anni fa. Nata nel 1730, Mama Antula — il nome concui Maria Antonia de Paz y Figueroa è conosciuta datutti — trascorse la vita in una povera regione del nord-estdell’Argentina diffondendo gli esercizi spirituali, dopoche, a soli quindici anni, si era avvicinata ai missionaridella Compagnia di Gesù. La giovane donna riunì benpresto attorno a sé un gruppo di ragazze avviando unprogetto di vita comune, preghiera e opere di carità instretta collaborazione con i gesuiti. E quando, nel 1767, laCompagnia venne espulsa dall’Argentina, Mama Antulapercorse tutto il nord del Paese prendendosi cura delleloro opere, accompagnata solo da una croce di legno,simbolo di austerità e amore per Gesù. In una lettera del1788, Ambrosio Funes (viceré di Navarra e capitanogenerale di Cuba e della Catalogna) annotava che in soli

otto anni Mama Antula aveva tenuto esercizi spiritualiper ben settantamila persone. Grande fu dunquel’urgenza di trovare una casa dedicata espressamente allapredicazione, proposito che si realizzò quando la donnaottenne in dono un terreno. Nel 1779 Mama Antula partìper Buenos Aires, dove visse per i successivi vent’anni,fondandovi la Casa degli esercizi spirituali, tuttoraesistente e funzionante. Qui morì il 7 marzo 1799. C’è unaspetto particolarmente interessante nell’esistenza diMama Antula, ed è quello relativo all’importante ruoloche, di fatto, ella venne ad avere nella Chiesa del suotempo. Il vescovo di Buenos Aires, monsignor SebastiánMalvar y Pinto, infatti emanò una disposizione al clero inbase alla quale nessun seminarista poteva essere ordinatosenza che prima Mama Antula ne avesse certificato «ilcomportamento» negli esercizi.

DONNE E BAMBINI NEI CAMPI SOMALI

Per colpa del conflitto armato e della siccità, oltre unmilione di persone — in massima parte donne e bambini— vivono ancora nei campi profughi somali.Da un comunicato di Amnesty International si apprendeche molte donne abitano in tende di tela e di plastica, in

balia di violenze di ogni genere. Alcune vittime sonogiovanissime, come la quattordicenne violentata di recentein un campo di Mogadiscio mentre si stava riprendendoda una crisi epilettica. Pochissimi sono gli episodi chevengono denunciati alla polizia locale, che tende a nonavviare né ricerche né procedimenti giudiziari contro icarnefici. L’incapacità e la mancanza di disponibilità daparte delle autorità somale di indagare su questi reati, edi portarne in tribunale gli autori, condanna le vittimeall’isolamento più completo, incrementando il generaleclima di impunità. Stando ai dati delle Nazioni Unite, nel2012 sono stati registrati almeno mille e settecento casi diviolenze nei campi profughi della Somalia, il settanta percento dei quali commessi da uomini armati e vestiti inuniformi governative.

LA CASA DI MADELEINE DELBRÊL

In attesa di ricordare, nel 2014, i cinquant’anni dallamorte, un accordo tra il sindaco di Ivry-sur-Seine, ladiocesi di Créteil e l’Associazione degli amici diMadeleine Delbrêl permetterà di avviare il restauro dellacasa al numero 11 di rue Raspail, nella periferia operaia diParigi. Qui, nel 1935 insieme ad alcune compagne,

Madeleine Delbrêl — mistica, poetessa e assistente sociale,nata a Mussidan il 24 ottobre 1904 — avviò il suoprogetto di semplice vita fraterna a stretto contatto con ledonne e gli uomini del quartiere. Una presenza cristianaviva tra la gente del suo tempo, una presenza di fede, divita e di rivendicazioni sociali, a opera di una donna chediceva di essere nata atea «radicale e profonda», e che avent’anni si convertì al cattolicesimo.

IN AIUTO DELLE D ONNE ANDINE

Nel mondo ci sono ancora 774 milioni di adultianalfabeti, 493 milioni dei quali sono donne prive diaccesso ai diritti basilari. Molti di costoro vivono lungo lacordigliera delle Ande. Tra le iniziative promosse per losviluppo umano delle comunità andine, nella certezza chel’incapacità di leggere e scrivere porti a condizioni di

isolamento ed emarginazione, la Escuela Campesina deEducación y Salud organizza dal 1989 attività volte amigliorare le condizioni di vita dei contadini della regionedi Piura, in Perú.Concretamente nella provincia di Ayabaca (una delle ottoprovince di Piura), con il sostegno della ong cattolicaManos Unidas, viene condotto un programmaper la promozione dello sviluppo integrale dellapopolazione rurale, che coinvolge, in particolare, donne ebambini. Attualmente sono settecentottanta le famiglieche ne beneficiano, tutte con reddito inferiore a quarantaeuro al mese. Il programma intende migliorare lecondizioni alimentari e sanitarie, tutelare l’ambientericorrendo a pratiche agro-ecologiche sostenibili,rafforzare la democrazia e la parità tra i sessi, valorizzarela cultura e le tradizioni locali. I vari laboratori (comeriferisce l’Agenzia Fides) si occupano di alfabetizzazione

e di formazione per l’accesso ai diritti civili, rivolgendosiin particolare alle donne. La speranza, infatti, è quella difornire loro gli strumenti per assumere ruoli guida suquestioni quotidiane concrete, come la gestionealimentare e quella delle acque.

UNA MAMMA BOSS DI BURBERRY

«Innanzitutto sono una mamma. In secondo luogo, sonola chief executive della Burberry»: ha le idee chiareAngela Ahrendts, sposata, tre figli adolescenti e un ruoloprofessionale che la colloca tra le più importanti manageringlesi (insieme con Christopher Bailey, Ahrendts harilanciato ai massimi livelli la celebre casa di moda).In un’intervista al «Sunday Times», la cinquantatreennenata nell’Indiana rivela la sua ricetta di vita: dare allecose le giuste priorità. «Non voglio essere una grandedonna d’affari senza essere una grande madre e unagrande moglie» ha confidato, spiegando però comequesta scelta implichi molte rinunce: una sola serata fuorila settimana, viaggi di lavoro solo se terminano entro ilvenerdì sera, niente palestra, sveglia alle 4,35 del mattino.Piena disponibilità per l’ufficio dunque, ma nondisponibilità assoluta: «Non voglio guardarmi indietro tra

qualche anno, ritrovandomi a rimpiangere il tempopassato trascurando la mia famiglia».

TRAPPISTE IN PREGHIERA TRA LE ARMI

«Siamo in Siria da più di otto anni e abbiamo potutosperimentare che la convivenza tra musulmani e cristianiera fortissima» racconta al nostro collega Nicola Gorisuor Marta Luisa Fagnani, superiora del monasterotrappista che si trova in Siria, in un piccolo villaggioquasi al confine con il Libano. Qui la religiosa giunse,con altre monache, dalla comunità di Valserena inToscana all’indomani della morte dei monaci massacrati aTibhirine, in Algeria, nel 1996. «Dopo questa tragedia, c’èstato un appello a tutto l’ordine e la nostra comunità diValserena si è sentita interpellata dalla testimonianza diquesti uomini di preghiera». Oggi la vita contemplativadel monastero è scandita dal crepitio delle armi. Alladomanda se la preghiera riuscirà a fermare il fuoco, suorMarta Luisa risponde: «La preghiera è potente, ne siamoconvinte, altrimenti non avremmo scelto la nostra vita. Lapreghiera non è qualcosa di devozionale, non è un rifugionella pace. È un’arma potente ma è al tempo stessopacifica. Tocca il cuore, ha una forza propria».

Il saggio

Inchiesta su Maria

Il culto di Maria non è il frutto di unacostruzione devozionale del popolo, checerca una madre amorevole che lo consoli,ma un soggetto di interesse teologico espirituale. Con le sue miracolose qualitàdi vergine e madre, infatti, la Madonnapone un problema di comprensioneintellettuale. Vergine è l’anima che harinunciato all’amore di sé, ed è in essa chenasce immediatamente il divino: perciò laverginità è feconda. Con queste parole lostudioso di mistica Marco Vanninirisponde a Corrado Augias, che pensa chela Madonna sia una sorta di sintesi disuperstizioni sessuofobe e di retaggipagani del culto mediterraneo della madreterra. L’Inchiesta su Maria (Rizzoli, 2013)che i due hanno svolto insieme èstimolante proprio per questacontrapposizione di punti di vista, e perla possibilità di esaminare luoghi comuni— come il fatto che le numeroseapparizioni mariane siano solo unfenomeno di suggestione immaginaria —per poi vederli sfatati dalla semplice masapiente parola di Vannini.(@ L u c e S c a ra f f i a )

Nel suo sì all’uomo vi è già incluso— come un germe vivo e latente —anche il sì dell’uomoNell’unilateralità della chiamatavi è già la bilateralità dell’i n c o n t ro

Un ritratto giovanile di Adrienne von Speyr

Eremite tra le foreste dei CarpaziViaggio nella fraternità interreligiosa Saint-Élie guidata da suor Éliane a Stanceni

Il tema del tradizionalecolloquio internazionale del 2013è stato l’identità di Israelee della Chiesa oggi

Senza bollino rosaInchiesta sul perché i farmaci non vengono sperimentati sulle donne

Alla base vi sono ragioni biologichesociali, psicologiche ed economicheE v’è il “nodo” della fertilitàcon il rischio di malformazioni fetali

Perché patologie e malattieanche tipicamente femminilidevono essere affrontate con rimeditestati esclusivamente sui maschi?

La mancanza di studi sperimentali che ten-gano conto della differenza sessualenell’ambito farmacologico risulta ancor piùproblematica a causa del recente cambia-mento delle condizioni di salute/malattia del-le donne nel contesto del mutamento genera-le della condizione femminile (quantomenonelle società occidentali): si pensi all’aumen-to dell’istruzione, alla partecipazione al mon-do del lavoro oltre che in ambito politico-so-ciale, alle ancora persistenti marginalizza-zioni.

Alcune delle malattie considerate maschili

La copertina del numero di «Nature»del 10 giugno 2010

(come ad esempio le pa-tologie cardiache o i tu-mori ai polmoni) tendo-no oggi a essere più fre-quenti nelle donne (acausa dello stress nel la-voro e di un aumento deltabagismo), ma i farmaciper la cura non sono spe-rimentati specificamentesu di loro.

Ciò risulta particolar-mente penalizzante perle donne che dalle stati-stiche risultano consuma-trici di farmaci in misuramaggiore rispetto agliuomini, avendo dunquepiù frequenti e gravi ef-fetti collaterali. In parti-colare c’è attenzione nelsettore delle malattie car-diovascolari, in cui si ri-leva che la percentuale didonne presenti nelle spe-rimentazioni non è commisurata alla percen-tuale di donne affetta dalle patologie per cuisi studiano i farmaci o i dispositivi medici (èil caso, tra gli altri, dei pacemaker).

Uno studio recente dedicato alle patologiecardiache (comparso nel 2010 sul «Journal ofthe American Heart Association») rileva che,per quanto si assista a un leggero aumento,le donne sono poco rappresentate: su ventistudi, solo uno prevede l’arruolamento delle

l’oncologia emerge lostesso problema: negliStati Uniti il 58 per cen-to dei pazienti che sof-frono della patologia so-no uomini, il 42 per cen-to sono donne, ma solo il32 per cento nelle speri-mentazioni sono donne.

Ne risulta che il para-metro di misura per ildosaggio dei farmaci è ri-ferito agli uomini (ma-schi) e la donna è consi-derata una “variazione”di tale modello: ma ladifferenza fisica, morfolo-gica e fisiologica tra uo-mini e donne, determinauna considerevole diver-sità nella farmacocinetica(ossia nel diverso assorbi-mento, distribuzione emetabolizzazione del far-maco) e nella farmacodi-

namica (ossia nella diversa concentrazionedel farmaco nel sangue e nei tessuti).

La presa di coscienza internazionale delproblema è evidenziata, dagli anni Novantadel Novecento, nelle linee guida di organismiinternazionali (tra cui la Food and DrugAdministration) che iniziano a raccomandarel’analisi di dati differenziati per sesso nellesperimentazioni cliniche, auspicando l’in-clusione delle donne nei protocolli di speri-

Page 10: S g u a rd o D ove annega la speranza - Vatican.va · Oggi il mensile «donne chiesa mondo» Cuoca e teologa IN A L L E G AT O Isabella Ducrot, «Il volto della madre» (2013) NOSTRE

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Alla madre scomparsa

Guardo le mie manie ti vedo

di NORA FREY

Q uando morì mia madre io ero lontana, vivevo inun altro paese, non sono potuta andare al suo fu-nerale, non potevo immaginarla chiusa in unacassa di legno, era impossibile per me realizzare

che non l’avrei potuta vedere mai più. Non volevo che mo-risse, però sapevo che non potevo fare altro che aspettare lafine, lontano.

Ogni squillo del telefono per Natale, il giorno del miocompleanno o quello di mio figlio, mi portava il suo ricor-do. Ho potuto realizzare la sua morte, quando dopo un an-no, un’amica mi ha prestato i soldi del biglietto e io sonotornata.

Lentamente i miei passi percorrono la distanza dalla casadei miei al cimitero, l’ultimo cammino fatto da mia madre

piano un estremo del lenzuolo e trovo tre fiori secchi con unbiglietto scritto da mio fratello che diceva: “In ricordo dellanonnina i tuoi nipoti, Federico, Matías e Facundo”.

Sono uscita, cerco una risposta a non so quale domanda,lei non c’è, se ne era andata e io ero in un paese lontano;non piangevo, non era del pianto che avevo bisogno, bensìdi una risposta a mille domande; alla fine ho capito, lei nonera lì, lì c’era un corpo che si sarebbe sfumato nel tempo,invece lei era dappertutto io andassi, in qualsiasi parte delmondo io stessi, nei miei pensieri, nel mio ricordo.

Sono all’aeroporto di Ezeiza, aspetto l’aereo che mi porte-rà di regresso a Roma; guardo le mie unghie con lo smaltoche mi ha fatto mettere la mia amica Alicia da una signorache viene a domicilio e fa questo mestiere. L’atto in sé sem-bra superficiale e trascendente, ma quando è morta mia ma-dre, la prima cosa che veniva alla mia mente quando pensa-vo a lei erano le sue mani, le mani che io appoggiavo sulmio viso e lì rimanevo per ore, accompagnando la sua ago-nia, come se volessi registrare per sempre il suo calore, lasua tenerezza, il suo amore materno, la sua sofferenza, lasua tristezza, la sua paura della morte, dello sconosciuto,della solitudine. Molte volte mi capitava di vedere le miemani come se fossero le sue, come una sovrapposizione, simuovevano facendo gli stessi gesti e qualcosa dentro di menon lo voleva, voglio ricordare le sue, ma voglio le mie ma-ni, voglio essere io.

Sto cercando di registrare nella mia mente, per non di-menticare mai più, tutte le sensazioni che mi ha trasmessonel corso della mia vita.

E adesso che guardo le mie mani e vedo le unghie rosse,il movimento lento di piccoli gesti che mi appartengono,sento che mi stacco dal dolore e sorrido nel suo ricordo.

L’aereo atterra a Fiumicino, chiudo gli occhi e percepiscoil futuro.

La bimba che implorò il PapaLa santa del mese raccontata da Elena Buia Rutt

Elena Buia Rutt è nata nel1971 e vive a Roma. Laureatain lettere e poi in filosofia,ha collaborato ai programmiculturali di Radio 3 eattualmente lavora a RaiEducational come autricetelevisiva. Ha scritto Ve rs ocasa: viaggio nella narrativadi Pier Vittorio Tondelli(Fernandel 2000) e FlanneryO’Connor: il mistero e las c r i t t u ra (Àncora 2010). Nel2008 per Àncora ha tradotto— insieme al marito, AndrewRutt — le poesie di RowanWilliams, già arcivescovo diCanterbury (La dodicesimanotte) e nel 2011, per Rizzoli,parte dei testi inediti diFlannery O’Connor (Il voltoincompiuto). Nel gennaio2013 per la rivista «Testo afronte» (Marcos y Marcos)ha tradotto una serie dipoesie del premio Pulitzerstatunitense Mary Oliver. Tistringo la mano mentre dormi(Fuorilinea 2012) è invece lasua prima raccolta di versi.

Santa Teresa offre a Gesù crocifisso delle rose bianche(vetrata della Basilica di Santa Teresa di Lisieux, Francia, 1937)

La spiritualità di Teresa di Lisieuxrifiuta ogni retorica devozionaleVivendo un rapporto appassionato e direttocon un divino che irrompe nel quotidiano

Il concorso letterarioLingua madre

Ideato nel 2005 da DanielaFinocchi, il concorso letterarioLingua Madre è il primo in Italiaespressamente dedicato alledonne straniere (anche di secondao terza generazione) residenti nelPaese che, utilizzando la linguadi arrivo (cioè l’italiano),intendono approfondire ilrapporto fra identità, radici emondo “a l t ro ”. Negli anni ilconcorso è così diventatoun’opportunità per dare voce achi abitualmente ne è privo, e inparticolare alle donne che neldramma della emigrazione/immi-grazione sono discriminate duevolte. Il racconto che pubbli-chiamo Lontano. Insieme, scrittoda una donna argentina che vivee lavora in Italia, è tratto dalvolume — curato da Daniela Fi-nocchi nel 2006 — LinguaMadre Duemilasei Raccontidi donne straniere in Italia.

senza la mia presenza,senza che io potessipiangere e abbracciarlaper l’ultima volta;penso che chi ha lafortuna di accompa-gnare i suoi carinell’ultimo pezzo distrada su questa terrapuò elaborare il luttopiù velocemente di chista lontano.

Ogni passo è un ri-cordo, una sensazionevissuta, un profumo,un odore di cucina, unsorriso, un’angoscia,una tristezza, una pa-rola, una carezza, ognipasso è lei al mio fian-co; sono davanti aquello che da noi sichiama “pantheon”(dove riposano tutti imembri della fami-glia), mi fermo, cercole chiavi, apro la por-ta, sento che mi mancal’aria, esco, avevo inmano un mazzo di fio-ri e decido di sistemar-li; la bara è avvolta daun lenzuolo ricamato,la tocco, sento qualco-sa sotto, levo piano

Lettere, poesie, manoscritti autobiografici,ricreazioni in forma di teatro: l’edizionecritica degli scritti di santa Teresa di Li-sieux supera le millecinquecento pagine.Nati in occasioni diverse, essi costituisco-

no la via per eccellenza per accostarsi all’esp erienzaspirituale di una giovane donna dalla «grandezzaumana e terribile», come la definì la scrittrice ameri-cana Flannery O’Connor, a lei devota. Scritti dallinguaggio povero e a volte infantile, ma capaci diveicolare la “scienza” di un amore appassionato e ra-dicale, in nome del quale Teresa fu proclamata santada Pio IX nel 1925, patrona delle missioni due annidopo e, nel 1997, Dottore della Chiesa universale daGiovanni Paolo II.

Nata nel 1873 in Normandia e vissuta poco più diventiquattro anni, di cui nove tra le mura della clau-sura di Lisieux, Teresa — che non aveva frequentatocorsi teologici e non aveva neppure letto per interola Sacra Scrittura (pratica a quel tempo proibita allemonache) — si è rivelata e si continua a rivelare unapietra miliare della spiritualità cristiana. La sua dot-trina della “piccola via” indica come tutti gli uomini,con le proprie forze e soprattutto nel proprio conte-sto quotidiano, possano venire in diretto contattocon la parola di Dio, presente nella persona di Ge-sù: un Dio inteso come fonte di perdono e miseri-cordia a cui abbandonarsi completamente; un Dioche va in cerca di coloro che sono piccoli e impo-tenti.

All’età di nove anni, Teresa, prostrata dalla mortedella madre e dal distacco dalla sorella Paolina ap-pena entrata nel Carmelo, volgendo lo sguardo ver-so la statua della Madonna posta accanto al suo let-to, vede la Vergine sorriderle. Era il 13 maggio 1883e, all’istante, guarisce da un lungo periodo di graveprostrazione psico-fisica. Ma quando le sorelle e lesuore la pressano riguardo ai particolari della sua vi-sione, la bambina si sente infastidita, umiliata. Rac-conta in Storia di un’anima, la sua autobiografia:«Mi domandavano se la Santa Vergine portava inbraccio il piccolo Gesù, o se c’era molta luce, eccete-ra. Tutte queste domande mi turbarono e mi fecerosoffrire; potevo dire una cosa sola: “la Santa Verginemi era sembrata molto bella… e l’avevo vista che misorrideva”».

La spiritualità di Teresa rifiuta ogni retorica devo-zionale, vivendo un rapporto diretto, personale, ap-passionato con un divino che irrompe nella vita insituazioni pratiche, quotidiane.

Come nel caso della grazia della notte di Natale1886, quando la bambina — acconsentendo alla chia-mata, lucidamente percepita, di Gesù — domina isuoi capricci e si avvia verso la maturità spirituale.Da quel momento in poi Teresa ha le idee chiare,anzi, chiarissime, riguardo al suo futuro: vuole en-trare il prima possibile nella clausura del conventodi Lisieux. All’opposizione del vescovo di Bayeux,sollevata a causa della sua giovane età, reagisce “co-stringendo” il padre a un viaggio in Italia, a seguitodi un gruppo di pellegrini francesi, e culminantenell’udienza papale in Vaticano. Nonostante il rigi-do protocollo proibisca di rivolgere la parola a Leo-ne XIII, ma solo di sfilargli davanti in processioneper ricevere la benedizione, Teresa, proprio nel mo-mento in cui le forze le vengono meno, si gira versola sorella Celina, che la incoraggia: «Parla!». Così,quando giunge il suo turno, nello stupore generale,anziché baciare la mano del Papa, Teresa gli chiedein lacrime di permetterle di entrare nel Carmelo aquindici anni. Non soddisfatta della risposta di Leo-ne XIII («Andiamo… Andiamo… Entrerete se ilbuon Dio lo vuole»), viene “cortesemente” fatta al-zare dalle guardie papali. Eppure i fatti, da questomomento in poi, subiscono un’accelerazione inaspet-tata e l’anno seguente, il mattino del 9 aprile 1888,Teresa, non ancora sedicenne, entra al Carmelo diLisieux per restarvi tutta la vita con il nome di Tere-sa di Gesù Bambino.

La vita in convento — nonostante la presenza del-le sorelle Paolina, Maria e Celina — non è facile. Neisuoi scritti Teresa annota le umiliazioni ricevute, matuttavia non perde nessuna occasione per dimostrareconcretamente a Gesù il suo amore. Rende in segre-to dei piccoli servizi alle consorelle, svolge occupa-zioni che le altre evitano; si presenta con volto sorri-dente dinanzi a chi detesta, accetta delle accuse in-giuste. Nella notte tra giovedì e venerdì santo del1896, consumata dalla vita austera in clausura e dal-lo slancio per quest’amore che l’ha condotta a offrir-si come vittima dell’olocausto all’amore misericor-dioso del buon Dio, ha la sua prima emottisi. Daquel momento in poi inizia a sperimentare, oltre agliassalti della tubercolosi, le tenebre dell’assenza dellafede.

Eppure, anche in questa «notte del nulla», l’intel-ligenza d’amore di Teresa riesce a trasformare ildramma in cui sembra imprigionata senza scampo,in un’offerta al Signore delle sue sofferenze, proprioper i non credenti. Nei suoi ultimi giorni di vita,durante una terribile agonia, pronuncia la famosafrase, che lo scrittore Georges Bernanos metterà sul-le labbra del sacerdote morente, protagonista delDiario di un curato di campagna: «Tutto è grazia».

Alla sua morte, avvenuta nel 1897, Teresa è scono-sciuta, ma quando viene canonizzata, ventotto annipiù tardi, la fama della sua santità si è già sparsa ra-pidamente in tutto il mondo.