Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

44
Centro Studi Psicosomatica DEMETRA ISTANTI DI LUCE Per una integrazione psicosomatica n. 04 Agosto 2014 Associazione Demetra, via Cavini 7/f - 31100 Treviso tel. 0422 401853 Associazione Il Labirinto, via Meneghini 3 - 33077 Sacile (PN) tel. 348 3578 838 Copia ad uso esclusivo dei soci dell’associazione Stampato in proprio: via Cavini 7/f - 31100 Treviso

description

Complessità e crisi, le vicende del creare.

Transcript of Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

Page 1: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

Centro Studi

Psicosomatica

DEMETRA ISTANTI DI LUCE

Per una integrazione psicosomatica

A cura della

Associazione culturale

IL LABIRINTO

n. 04 Agosto 2014

Associazione Demetra, via Cavini 7/f - 31100 Treviso tel. 0422 401853 Associazione Il Labirinto, via Meneghini 3 - 33077 Sacile (PN) tel. 348 3578 838

Copia ad uso esclusivo dei soci dell’associazione Stampato in proprio: via Cavini 7/f - 31100 Treviso

Page 2: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

SOMMARIO 1 EDITORIALE

Anna Villa 8 LA VISIONE PSICOSOMATICA

Le proprietà emergenti nella rete della vita Valter Carniello

15 UNA NUOVA DISCIPLINA: L’ECOBIOPSICOLOGIA

Fra possibile e impossibile la sfida della creatività Susanna Rubatto

23 VOCI DAL CONVEGNO

L’emozione del creare. Le vie impossibili Laura Zanardo, Enrico Marignani, Anna Villa

35 LA PAROLA A …

Creatività e cucina Silena Cassandro

39 NOTE BIOGRAFICHE 40 DEMETRA NEWS

DEMETRA ISTANTI DI LUCE

Per una integrazione psicosomatica. COMPLESSITÀ E CRISI. LE VICENDE DEL CREARE n° 4 agosto 2014

Responsabile editoriale: Valter Carniello Gruppo di Redazione:

Anna Villa, Susanna Rubatto, Cristina Paladin DEMETRA ASSOCIAZIONE CULTURALE

Via Cavini n° 7/F - 31100 Treviso Tel. 0422 401853 email: [email protected] - www.convegnodemetra.it

Copia ad uso esclusivo dei soci dell’Associazione. Stampato in proprio: via Cavini 7/f - 31100 Treviso

Page 3: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

1

EDITORIALE

Anna Villa - Presidente Associazione Demetra

I temi trattati al recente Convegno Demetra nel periodo 10-29 marzo 2014

sono stati sicuramente significativi. Abbiamo dato spazio al valore della

creazione, al creare come spinta energetica ed emotiva verso un

ampliamento di prospettive e nuovi scenari di vita, verso possibili

soluzioni di quegli stati pesanti e invalidanti che comunemente chiamiamo

crisi.

In questo numero del periodico abbiamo voluto tornare a quei temi,

recuperare delle riflessioni oggetto dei vari incontri e amplificare i

contenuti più complessi dedicando articoli che da un lato riprendano i

contenuti a nostro avviso più importanti, dall’altro allarghino il nostro

sguardo alle scienze della complessità. Tutto ciò per inserirci all’interno di

studi e ricerche che hanno l’intento di com-prendere l’umano in tutte le

sue sfaccettature. Intendiamo considerare l’umano inserito nel percorso

filogenetico e in stretta relazione con ogni organismo vivente che popoli il

nostro universo, in cui la creazione di nuove strutture di vita ne è il

fondamento evolutivo di valenza archetipica.

Mi sembra importante dedicare qualche commento alla modalità con cui

siamo arrivati come gruppo Demetra a scegliere il tema del Convegno,

perché il modo di attuare il processo di scelta del tema è stato esso stesso

la concretizzazione della potenza dello spirito creativo in azione.

È quello che è successo al Direttivo riunito con il gruppo dei collaboratori.

Ancora a settembre 2013 abbiamo cominciato a pensarci, a chiederci come

uscire dal tema dei Convegni precedenti sull’Ombra, i luoghi oscuri

dell’anima.

Page 4: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

2

Abbiamo proceduto assecondando un processo induttivo che consentisse

di fidarsi, di esplorare, di proporre e di costruire le basi, per lasciare poi

emergere quello che più sentivamo appropriato per questo nuovo anno.

Più che uscire dall’Ombra abbiamo capito che possiamo avvalorarla senza

negarla e, lasciandoci andare alla creazione di qualcosa di nuovo, con le

scoperte fatte accettare i lati oscuri del vivere e di ciascuno di noi.

Ci è piaciuta la sfida, affrontare vie apparentemente impossibili, che

superficialmente sono improponibili a una mente razionale e lucida. Ci

siamo cimentati, abbiamo preso decisioni.

È bellissimo giungere alle decisioni con il confronto, l’espressione

coraggiosa dei dubbi, del disaccordo e di posizioni alternative, lasciare che

i contenuti si depositino in ciascuno e nel gruppo, come terreno fertile che

si lascia fecondare dai semi dei contenuti evocati, e con sorpresa veder

nascere tema-titolo-eventi come proposte condivise, soddisfacenti per

ognuno.

Come vedremo, i temi del Convegno toccati, molti approfonditi e altri

evocati, hanno dipanato, tra riflessioni ed esperienze nei laboratori, le

vicende del creare. Volutamente parlo di vicende perché la creazione

presuppone un’origine, azioni, emozioni, direzione, orientamento,

obiettivi da raggiungere.

La partecipazione alla sequenza di momenti proposti ha favorito

pregnanza e profondità ai temi trattati, valorizzando la dimensione sia

personale sia sociale nella gestione dei tempi odierni, per reggere la fatica

di affrontare il quotidiano senza rimanerne soggiogati e impotenti. È stato

possibile percepire l’efficacia con cui evento dopo evento ciascuno, con le

caratteristiche della propria soggettività, ha potuto raccogliere e lasciar

sedimentare dentro di sé il valore del creare, dell’esprimere la propria

originalità nell’affrontare i momenti difficili, le crisi, della vita personale e

collettiva.

Scopo del nostro numero, anche questo esito di un lavoro di creazione,

rielaborazione, perfezionamento, innovazione e finalmente definizione,

Page 5: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

3

vuole essere la composizione di una serie di riflessioni a seguito del

Convegno.

Per entrare più consapevolmente nel merito dei contenuti, volevo

soffermarmi sul concetto di crisi, sull’esperienza della crisi. Questo

momento, prima che aprire prospettive innovative e offrire spunti di

risoluzione, è segnato dalla pesantezza, dalla frustrazione, dalle difficoltà

di gestione anche semplice delle incombenze abituali. Tendenzialmente si

va verso la depressione come stato di prostrazione o verso il polo opposto,

cioè la negazione del problema. In entrambi i casi i tentativi di ovviare le

difficoltà si riducono a soluzioni temporanee e superficiali.

Quando si è in crisi si sta male e, se si accetta di starci, non si intravedono

soluzioni, si perde il desiderio di guardare avanti, crollano le certezze, non

si sa da che parte dirigersi. Aumenta il disagio e si riducono le speranze di

uscirne.

Ci si ritrova ad abitare gli “Inferi”, luoghi oscuri,

vissuti come pericolosi, ma tanto preziosi,

lontani dal quotidiano anche se nel quotidiano,

comunque, giungono i loro influssi.

Nella nostra Associazione conosciamo il valore

dell’incontro con gli Inferi tramite il Mito di

Demetra e di sua figlia Kore. Quest’ultima è

rapita da Ade, dio degli Inferi, e per lei è

un’esperienza traumatica, ma il superamento di

questo evento e la risalita sulla terra

determineranno il suo cambiamento e la sua

maturazione come donna. C’è un altro Mito che

può aiutarci a popolare le nostre riflessioni, è una storia più complessa, più

dinamica, con più presenze coinvolte e ci costringe a guardare un’altra

polarità, la compresenza nel femminile di parti distruttive e parti

costruttive che vanno fatte incontrare, affinché uomini e donne trovino le

forze e affrontino i momenti difficili.

La dea Demetra

Page 6: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

4

Questo è il suo racconto.

La dea Sumera Inanna scende negli Inferi per incontrare la sorella Ereshkigal, la dea

distruttiva e potente. Questo incontro e le pesanti vicende che affronterà le permetteranno

la risalita e la sua trasformazione. Prima di scendere Inanna prende delle precauzioni e

chiede a una ancella di dare l’allarme se non farà ritorno entro tre giorni. La sorella

Ereshkigal nel vederla si infuria, perché Inanna osa entrare nel suo regno, per questo la

condanna a morte e Inanna viene giustiziata. Enki, dio delle acque, avvisato dall’ancella,

interviene e dà vita a due minuscole creature che si introducono di nascosto negli Inferi.

Queste assistono e provano pena per le afflizioni di Ereshkigal che, dopo aver fatto

uccidere la sorella, è in preda ad atroci sofferenze nelle doglie del parto; le attenzioni che

queste creature hanno verso di lei ammorbidiscono le sue rigidità, tanto che accetta di

restituire il corpo di Inanna alle loro cure. Con il cibo e l’acqua di vita ricevuti da Enki,

Inanna resuscita, come se la sorella l’avesse partorita con le sue doglie. Ma nessuno sale

dagli Inferi senza esserne toccato, così Inanna deve trovare un sostituto che prenda il suo

posto laggiù. È il dio Dumuzi, marito di Inanna fino ad allora poco preoccupato per lei,

che viene trascinato nell’oltretomba. Dagli Inferi Inanna torna con la consapevolezza del

proprio potere. Infatti, negli Inferi ella trova la pazzia di Ereshkigal che nelle doglie del

parto la dà simbolicamente alla luce rinnovata. Inanna “... ora conosce l’umiliazione, le

profonde ferite dell’oltretomba e l’ira caotica creata dal rifiuto e dalla certezza della

morte. Con la conoscenza di entrambi i reami Inanna, che rappresenta la potenza della

generazione, rinasce.”1 E Dumuzi, dio della fertilità, giacerà con lei sei mesi e sei mesi

anche con la sorella oscura.

A fronte del percorso di Inanna possiamo maggiormente comprendere e

dare senso anche alle nostre traversie e riconoscere che uscire dall’Ombra

è possibile senza eliminarla perché, se l’Ombra recupera l’esperienza

opposta, di essa ne abbiamo bisogno per completare i nostri tratti e le

nostre peculiarità.

Come commenta Linda Leonard “...forse l’antico mito sumerico

della dea Inanna che discese all’inferno, affrontò la scissione fra le energie

femminili luminose e oscure, e ne tornò con la potenza creativa della dea

delle tenebre, ci può dare una vaga idea della trasformazione...”2

necessaria per vincere la paura della pazzia, della morte,

dell’annientamento.

1 Linda Schierse Leonard, Testimone del Fuoco-Creatività e dipendenza, Astrolabio, Roma 1991, p. 160. 2 ibidem p. 159.

Page 7: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

5

Forse anche la paura della

crisi?

Leonard continua dicendo

come “la sfida da affrontare è

la cosciente accettazione di

questo viaggio, che può unire

i misteri della luce e delle

tenebre, per mutare

l’umiliazione in umiltà e

tornare con la

conoscenza e l’energia

creatrice”3 ... e

trasformare il terrore

della crisi e i giudizi

mortiferi che spesso la

accompagnano. Vale a dire

che negare ciò che si teme e la

sua energia porta a pericolose

polarità. “Solo affrontando ciò che ci spaventa e lasciandolo emergere

possiamo trovare un equilibrio.”4 Solo se accettiamo di confrontarci

con le paure profonde che albergano in noi e le trasformiamo,

potremo attivare le forze trasformatrici affinché ci sia in noi la

forza per affrontare la risalita.

Ecco allora che nella crisi, se non abbiamo il coraggio di riconoscere il

disagio, il non-senso, una sorta di “caduta” pesante delle nostre

convinzioni, se non incontriamo la sorella oscura, non potremo poi sentire

di nuovo le energie di vita muovere ancora i nostri muscoli, il nostro

corpo, per guardare avanti e recuperare le forze fisiche e psichiche, per

uno sviluppo spirituale in cui riporre e tenere insieme questi opposti e

ritrovare il senso.

3 ibidem p. 160. 4 ibidem p. 161.

La dea Inanna

Page 8: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

6

Su queste dense premesse si snodano i nostri articoli.

Valter Carniello ci offre un ampio sguardo alle scienze della

complessità, enucleando scientificamente nei tratti del biologico le forze

vitali in gioco: le proprietà emergenti. Queste ultime si presentano

come valide premesse per un’apertura analogica al riconoscimento di altre

proprietà emergenti nelle questioni psicologiche personali e collettive.

Anche queste ultime sembrano seguire un percorso evolutivo secondo

movimenti creativi attivati dal profondo e di cui non sempre siamo

consapevoli.

Susanna Rubatto, dopo la serata dell’Associazione che incontra lo

scrittore Giorgio Cavallari (ha da pochi mesi pubblicato il libro:

Creatività: l’uomo oltre le crisi) e a seguito della sua lezione Magistrale

nel giorno conclusivo del Convegno, ci conduce per mano, riporta e

approfondisce i tratti salienti che pertengono alle crisi e ai tentativi di

superarle messi in luce dall’autore. Molte le riflessioni e molti i risvolti

su cui soffermarsi.

Le voci dal Convegno dei componenti del Direttivo, Laura Zanardo,

Enrico Marignani, Anna Villa, vengono qui riportate per come sono

state presentate, ciascuna nel tentativo di esplicitare la visione di aspetti

del creare tratti dal mondo dell’Immaginario, dalla Letteratura,

dall’Informazione e filtrati attraverso una personale lettura e

commento, tutto ciò ad arricchire il panorama nel quale il nostro percorso

si è andato esprimendo.

L’apporto empatico e vitale di Silena Cassandro, anche con la proposta

di una gustosa ricetta, chiude il nostro “viaggio” sulle onde del

Convegno.

Quanto qui espresso non vuole essere la sintesi del Convegno, ma un

contributo per rendere ancora più efficace l’esito delle riflessioni. Mettere

per iscritto parte di quanto detto, accaduto, vissuto,

amplificarlo con i rimandi scientifici e permetterne la lettura

Page 9: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

7

secondo i tempi personali di elaborazione, favorire

l’interiorizzazione dei contenuti è motivo delle nostre fatiche.

Vi auguriamo una buona lettura.

[email protected]

BIBLIOGRAFIA Linda Schierse Leonard, Testimone del Fuoco-Creatività e dipendenza,

Astrolabio, Roma 1991, p. 160.

Page 10: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

8

LA VISIONE

PSICOSOMATICA

LE PROPRIETÀ EMERGENTI NELLA RETE DELLA VITA

Valter Carniello

Piano piano si va delineando, in ambito scientifico e culturale, una

visione olistica dell’uomo e della realtà in cui è immerso, che considera i

fenomeni fisici, psichici, biologici, sociali, culturali, ecc., come

interdipendenti e in relazione costante tra loro. A fronte di una scienza

“classica” che si è sviluppata indagando l’oggetto esaminato, cercando di

scoprirne le leggi che lo governano fino a ridurlo a dei semplici elementi

per poterlo duplicare o perfino clonare, oggi sempre più si profila

un’investigazione scientifica non più solo a valenza deterministica, ma che

contempla le scoperte della fisica quantistica, delle teorie sistemiche, della

biologia molecolare, fino alla psicologia del profondo.

In questa concezione della realtà indivisibile, il processo della

conoscenza risulta molto più vasto e complesso. Sul piano teorico non si

presenta come un modello chiuso, ma aperto, dove è necessario costruire

una rete di conoscenze, teorie, ipotesi e concezioni che ci permettano di

collocarci all’interno di questi punti di vista per trovarne via via le

relazioni e i collegamenti. Diventa così possibile creare un modello per

entrare in relazione con gli aspetti qualitativi della realtà e non solo

quantitativi; fondare un paradigma per integrare la logica del pensiero che

unisce gli eventi linearmente e la circolarità dello stesso pensiero che ne

scopre anche le relazioni e i rimandi con gli altri eventi dello stesso sistema

vitale considerato; costruire un modello che tenga in considerazione

l’unicità e l’immediatezza propria dell’esperienza diretta degli eventi

conosciuti. Un modello di pensiero e di analisi della realtà (fisica, sociale,

medica) valido per la soluzione dei problemi, per generare nuove

conoscenze, per amplificare l’intuito e la creatività.

Page 11: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

9

Con questa prospettiva, come psicosomatisti abbiamo il bisogno di

cogliere i legami rispetto a una cultura scientifica “ortodossa” che analizza

separando; come psicologi avvertiamo la necessità di studiare il legame tra

i disturbi fisici e i corrispettivi disturbi psicologici; come terapeuti

sentiamo l’esigenza di costruire ponti che mettano le fondamenta tra il bios

e la psiche, ma che anche si posino sui fondali dell’ambito sociale,

culturale ed ecologico. La psicosomatica, collocandosi negli studi della

complessità, studia l’organizzazione, le connessioni, il controllo e le

interazioni dei fenomeni viventi, indagando la rete di comunicazione fra

queste differenti manifestazioni, tutte espressioni del fenomeno vita. Nello

studio dell’essere umano, affinché queste relazioni siano il più possibile

significative, le analogie trovate dovranno essere scientificamente fondate,

per decodificare il modo di essere globale dell’individuo, senza frazionarlo

disunendo corpo e psiche.

Da questo punto di vista il concetto di rete, che nei numeri precedenti

abbiamo introdotto e che in questo articolo continuiamo ad approfondire,

fornisce una nuova prospettiva sulla genesi della natura e, perciò,

dell’essere vivente. L’esistenza di livelli differenti di complessità con leggi

di tipo diverso operanti a ciascun livello, fa sì che a ogni stadio di

complessità i fenomeni osservati evidenzino proprietà che non esistevano a

livello inferiore: le proprietà emergenti.

Ad esempio, per Philip Warren Anderson, premio Nobel per la fisica

nel 1977, l’emergenza è una proprietà collettiva della materia che nessun

componente del collettivo possiede singolarmente. Lo si può vedere con

l’esempio dell’acqua: in una molecola di questo comunissimo liquido non

c’è nulla di particolarmente complicato, c’è un atomo d’ossigeno, legato a

due atomi di idrogeno. Ma mettiamo insieme miliardi di queste molecole in

un recipiente, a temperatura e pressione ambiente, e vedremo questo

collettivo di molecole iniziare a gorgogliare, a gocciolare, a luccicare. Le

molecole hanno acquistato una proprietà collettiva, cioè sono diventate un

liquido: l’acqua. Nessuna di esse, presa singolarmente, può essere definita

una molecola liquida. Lo stato liquido è una proprietà emergente, una

proprietà che è solo dell’insieme di molecole. Inoltre, le proprietà

emergenti producono spesso comportamenti emergenti, cioè, se mettiamo

quell’acqua nel freezer, quando la sua temperatura sarà giunta a 0°C,

vedremo che l’insieme di molecole subirà una trasformazione (transizione

Page 12: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

10

di fase) diventando solida. Oppure, se mettiamo l’acqua sul fuoco a 100°C,

la vedremo bollire e diventare vapore. Nessuno di questi due

comportamenti, nessuna di queste due transizioni di fase, ha significato per

una singola molecola. Entrambe sono caratteristiche irriducibili

dell’insieme.

Un ulteriore esempio lo

possiamo fare con le spugne

(Parazoa - Porifera), animali privi

di sistema nervoso,

apparentemente un aggregato

casuale di cellule (con un corpo

non ancora costituito da veri tessuti

e organi, ma da pochi tipi di cellule differenziate per i vari compiti). In

realtà le forme di questi animali derivano da interazioni reciproche tra le

singole cellule. È possibile separare e filtrare le singole cellule (facendole

passare attraverso un setaccio senza lesionarle), mettendole poi in un

ambiente opportuno e lasciandole interagire tra loro, la spugna si riforma.

Le singole cellule, che sembrano entità indipendenti quando sono

disaggregate, da aggregate riformano l’organismo completo che noi

chiamiamo spugna.

Ancora un esempio: “Quando gli atomi di carbonio, ossigeno e

Molecola dell’acqua

La molecola glucidica

Page 13: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

11

idrogeno si legano in un certo modo, formando lo zucchero, il composto

che ne risulta ha un sapore dolce. Questa dolcezza non risiede né in C

(carbonio), né in O (ossigeno) ne in H (idrogeno), risiede invece nello

schema [relazione] che emerge dalla loro interazione.”5

Nei sistemi naturali emergono nuove proprietà a ogni livello.

Una proprietà emergente di un sistema non può essere prevista dallo

studio dei componenti, nel senso che le proprietà dell'insieme non sono

riducibili alla somma delle proprietà delle singole parti. Le nuove

proprietà emergono perché le componenti interagiscono, non perché

cambia la loro natura; vanno pertanto osservate per ogni livello di

organizzazione.

Le proprietà emergenti non sono sempre intuitive o spiegabili con

nessi causali diretti, non esiste cioè una progressione esclusivamente

lineare o causalistica, pena rifare l’errore dei riduzionisti e di chi crede che

se nulla di materiale si aggiunge a un livello successivo, le proprietà di

quel livello dovranno necessariamente essere riconducibili a quelle del

precedente. Si tratta perciò di leggere la realtà conoscendo, come dice M.

Pusceddu “… non solo gli ‘oggetti’ in gioco, ma anche le loro ‘relazioni’;

proprio queste relazioni, infatti, determinano la comparsa delle ‘proprietà

emergenti’ caratteristiche del livello d’organizzazione superiore.”6

Ritorna in aiuto l’esempio dello zucchero ripreso da F. Capra che

continua la sua analisi aggiungendo: “… per esprimerci in senso più

rigoroso, la dolcezza non è una proprietà dei legami chimici. Essa infatti è

un’esperienza sensoriale che sorge quando le molecole di zucchero

interagiscono con la chimica delle nostre papille gustative che, a loro

volta, attivano in un determinato modo una serie di neuroni. L’esperienza

della dolcezza emerge da quell’attività neuronale. Pertanto, quando ci

limitiamo ad affermare che la proprietà caratteristica dello zucchero è la

sua dolcezza, in realtà ci riferiamo a una serie di fenomeni emergenti che

si situano a differenti livelli di complessità. […] i futuri studiosi […] gli

scienziati dovranno accettare un ulteriore nuovo paradigma, consistente

5 Fritjof Capra, La scienza della vita, ed. BUR, p. 79.

6 Maria Pusceddu, Il corpo racconta. Psicosomatica e archetipo, Paolo Emilio Persiani,

Bologna 2014, p. 27.

Page 14: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

12

nel riconoscere che l’analisi dell’esperienza vissuta – ossia, dei fenomeni

soggettivi – deve essere parte integrante di qualunque scienza della

coscienza.”7

Ecco perciò come in una lettura dei fenomeni, nell’ambito delle

discipline della complessità non ci si perda in un riduzionismo

meccanicista, ma si cerchi di cogliere quell’evento come nodo di una

rete di relazioni che attraversano i vari livelli dell’esistere. È

fondamentale allenarci a cambiare punto di vista, a oscillare, come ci

insegna l’ecobiopsicologia, tra un infrarosso e un ultravioletto, a

comprenderne i rapporti, le analogie, la coesistenza su uno stesso

piano della realtà.8

Per comprendere sempre di più come tutta la realtà sia un insieme

gerarchico di strutture sovraordinate, rispetto a quelle che le precedono,

faremo degli esempi tratti dal libro Gioco di specchi di M. Pusceddu,

partendo dalla cellula che indubbiamente è un’unità fondamentale dei

viventi e che ha popolato la terra nei primi miliardi di anni con gli

organismi unicellulari. Successivamente alla comparsa dei pluricellulari, le

cellule si sono organizzate a formare tessuti differenziati, orientate ad

assolvere precisi scopi. In seguito, diversi tessuti si sono assemblati per

formare gli organi e poi gli apparati, e il loro insieme coordinato ha

costituito l’individuo.

Analogamente, uscendo dall’ambito della biologia, troviamo che un

insieme coordinato di individui formano una famiglia, poi un popolo ecc.

Se invece di procedere in questa direzione andiamo verso l’infinitamente

piccolo, scopriamo che la cellula è composta da una serie di organelli con

le loro funzioni cellulari (così come gli organi svolgono le funzioni

corporee dell’uomo), gli stessi organelli sono costituiti da complessi sovra

molecolari, ordinati a loro volta e formati da molecole. Le molecole

attraverso i legami chimici sono formate da atomi, che sono costituiti da

particelle subatomiche, perciò, si scopre che la materia può essere

considerata una forma di energia.

7 Fritjof Capra, La scienza della vita, ed. BUR, p. 80.

8 Frigoli, Ecobiopsicologia. La psicosomatica della complessità, M&B, Milano 2004.

Page 15: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

13

Tutta la realtà fenomenica è un insieme gerarchico di strutture, dalle

più semplici alle più complesse, e ogni struttura sovraordinata è

caratterizzata dalle proprietà emergenti non spiegabili con la semplice

somma degli elementi che la compongono, “ciò che permette a un insieme

di sub unità di formare una struttura sovraordinata è il rapporto peculiare

che si viene a creare tra le sub unità stesse. Ciò è vero a qualsiasi livello

di organizzazione.[…] per studiare qualsiasi fenomeno naturale non ha

senso occuparsi solo delle varie parti che compongono il sistema, ma è

necessario studiarne e comprenderne i rapporti.”9

Seguendo questa affermazione, per vederne le amplificazioni,

possiamo intraprendere un breve percorso psicosomatico che

costruisca ponti analoghi tra la biologia e la psiche, sorretti dalle

conoscenze scientifiche, supportati dalla psicologia e calati nella realtà.

Osservando l’apparato digerente ancora una volta ci viene in aiuto M.

Pusceddu.10

Per esplorare questo apparato, con una visione complessa-circolare-

sistemica, partiamo dalla nutrizione ossia dalla funzione che come esseri

viventi ci caratterizza e ci discrimina rispetto al mondo “non vivente”. Per

mantenere e propagare la vita noi abbiamo bisogno di procurarci il cibo e

di elaborarlo opportunamente, dobbiamo prendere dall’ambiente del

materiale (cibo) diverso da noi e trasformarlo in parti assimilabili dal

nostro organismo, cioè in parti di noi stessi. La nutrizione rappresenta

l’archetipo-funzione che sta alla base di ogni essere vivente sia esso un

batterio, una pianta o un mammifero. Volutamente, il nostro esempio

continua nella linea evolutiva dei mammiferi, nei quali l’apparato digerente

può essere visto inizialmente come un tubo: con due aperture alle estremità

per ricevere ed espellere. Al suo interno vi sono settori nei quali si isola e

si seziona (elabora) il cibo, fino a ridurlo in unità semplici uguali per tutti i

viventi, e che solo allora possono essere assorbite nel sangue e nel sistema

linfatico, per poi essere trasportate nei vari tessuti dove, rimontate secondo

il nostro codice genetico, diventano parte di noi. Attraverso le pareti

9 Maria Pusceddu, Gioco di Specchi, Paolo Emilio Persiani, Bologna 2010, p. 23.

10 Maria Pusceddu, Il corpo racconta – Psicosomatica e archetipo, Paolo Emilio Persiani,

Bologna 2014.

Page 16: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

14

intestinali avviene il passaggio delle sostanze ottenute dalla digestione

delle macromolecole contenute negli alimenti, principalmente: glucosio

(come il saccarosio derivato da amido, glicogeno e disaccaridi);

amminoacidi (derivati delle proteine); glicerolo e acidi grassi (derivati dai

trigliceridi); vitamine e sali minerali. L’apparato digerente tramuta e

converte ciò che è materia, diverso da noi, in qualcosa che farà parte di noi.

Analogamente anche la psiche è “nutrita” da stimoli, emozioni,

immagini, pensieri che ci arrivano dal mondo esterno e che devono essere

assimilati, cioè introiettati, dopo averli scelti, analizzati, soppesati,

setacciati, ponderati, tenendo ciò che potrà diventare parte della nostra

identità e del nostro modo di pensare o affrontare la realtà, scartando ciò

che sentiamo in disarmonia o in conflitto con il nostro modo di stare nel

mondo. Detto in altro modo, gli apporti che dall’esterno raggiungono le

strutture neuropsichiche devono essere vagliati e poi ri-sentitizzati nelle

nostre reti concettuali, assorbiti nel nostro “tessuto” emotivo e, infine, in

parte espulsi perché non compatibili con il nostro modo di stare al mondo.

Questo vuole anche dire incorporare il “diverso”, non come predazione

alimentare, ma come confronto che arricchisce, per assimilare in questo

modo un cibo psichico sempre più “complesso”, esercitando un’analisi e

una scelta.

Seguendo questa traccia, nei prossimi numeri del periodico potrà

essere interessante continuare a indagare le funzioni fisiologiche

dell’uomo, nei suoi apparati e nei suoi organi, per scoprirne i corrispettivi

aspetti in chiave psicologica e simbolica.

[email protected]

BIBLIOGRAFIA

Fritjof Capra, La scienza della vita, ed. BUR.

Frigoli, Ecobiopsicologia. La psicosomatica della complessità, M&B, Milano,

2004.

Maria Pusceddu, Gioco di Specchi, Paolo Emilio Persiani, Bologna, 2010.

Maria Pusceddu, Il corpo racconta – Psicosomatica e archetipo, Paolo Emilio

Persiani, Bologna, 2014.

Page 17: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

15

UNA NUOVA DISCIPLINA

L’ECOBIOPSICOLOGIA

FRA POSSIBILE E IMPOSSIBILE

LA SFIDA DELLA CREATIVITÀ

Riflessioni sull’intervento di Giorgio Cavallari al 12° Convegno Demetra

Susanna Rubatto

Se uno non si aspetta l’impossibile

non lo raggiungerà mai. Eraclito di Efeso

Elaborato dal fertile humus che agisce dalla base, ovvero da quel

gruppo di amici che formano il terreno di discussione di idee e iniziative

dell’Associazione Demetra, il tema del 12° Convegno si è fatto carico di

quella che, per l’appunto, pare un’impresa “impossibile”: ridare speranza,

cogliere occasioni, gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ostacolo più che mai

concreto è quello di vivere una crisi, qualunque crisi, trovandosi in

assoluta prostrazione, senza la forza necessaria a farci reagire di fronte alla

realtà di quanto ci ha buttato a terra. Tanto sconforto può avvilupparci

completamente e, al tempo stesso, bloccarci, fissarci in una stato che

percepiamo come irreversibile e fuori dalla nostra possibilità di intervento.

Un termine che reputo adatto a rappresentare quanto ci viene

richiesto in tale situazione, ma soprattutto adatto a esprimere la risposta

che sapremo far nascere in noi, è la capacità di resilienza. Il termine è

mutuato dalla metallurgia come proprietà del metallo di resistere alla

sollecitazione dinamica determinata da prove d’urto e di forze. Per la

persona diventa quindi la capacità di far fronte in maniera positiva a

eventi traumatici, di non lasciarsi soverchiare e deformare negativamente

dalle difficoltà, ma anzi da queste trarre forza positiva per dare nuovo

Page 18: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

16

slancio alla propria vita. Questa possibilità di prendere forza dalle

avversità mette le crisi e il dolore che determinano, in una nuova

prospettiva di senso.

Per quanto saremo in grado di stare dentro al periodo di difficoltà,

cercando di capire la nostra parte di responsabilità senza dare solo colpe

ad altri (destino, persone, imprevisti, cattiverie ecc.), accettando che forse

ci siamo soggiogati a delle illusioni che poi sono cadute e ora vediamo solo

il vuoto che hanno lasciato, permettendo al dolore che proviamo di

insegnarci la sua lezione, per quanto sapremo reggere tutto ciò che

comporta questa situazione, ci potremmo anche accorgere che “qualcosa”

si sta trasformando e, o dentro o fuori di noi, tale movimento – a volte

impercettibile – ci permetterà di intravvedere possibili spiragli di luce.

Su questi bagliori riporto un brano di Ermes Ronchi, indicativo di

come agire nella crisi:

“Nella prova non è il cammino che è difficile, è il difficile

che è cammino, scrive Evdikimov. […] Prima di tutto,

[bisogna] prendere atto di ciò che muore, sgomberare il

campo da ciò che è inutile e ingombrante e creare lo

spazio per qualcosa di inaugurale. E poi fissare lo sguardo

non sulla notte, ma sulla linea mattinale della luce”.11

Da qui, da degli “istanti di luce”, si è avviata la proposta di Demetra

di delineare vie per creare un nuovo, credibile orizzonte, perché sono

proprio figure professionali quali le nostre, di terapeuti e di counselor, che

nel proprio lavoro quotidiano hanno a che fare con crisi individuali di

diversa origine e dove notano come oggi esse siano ancor più aggravate da

elementi collettivi di forte disagio, che a loro volta creano un ulteriore

senso di perdita di molte sicurezze date per acquisite (dalla casa, al lavoro,

dall’ansia per i figli e il loro futuro, alla fatica di accedere serenamente alle

cure mediche… ). Questa situazione sociale, che a molti appare stagnante,

genera un senso di precarietà e spesso una conseguente messa in

discussione anche della propria identità, portando facilmente a nutrire

sentimenti di angoscia, sfiducia e paura. 11 E. Ronchi, Il futuro ha un cuore di tenda, p. 58.

Page 19: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

17

La nostra proposta parte quindi da queste tangibili realtà che

cerchiamo di interpretare e di aiutare a dipanare, tentando, come nel

Convegno e ora in questo periodico, di suggerire spunti di riflessione e

qualche strumento per superare i periodi di crisi. Una vera e propria sfida

che ci chiede di affrontare ciò che appare impossibile grazie a uno sguardo

creativo che ci aiuti vedere risposte anche dove, apparentemente,

sembrano non esserci.

È stato invitato a elaborare con noi

questo tema ed è stato presenza rilevante al 12°

Convegno Demetra dello scorso 29 marzo, il

Dott. Giorgio Cavallari, psicanalista junghiano

e direttore scientifico dell’ANEB di Milano. La

sua partecipazione ai convegni Demetra è

ormai da anni una piacevole costante che, più

che mai in quest’ultima occasione, è stata posta

in evidenza dall’affetto intercorso tra

l’assemblea e il relatore. Su tali premesse si è

instaurato un confronto pregnante

sull’argomento del Convegno, che ha portato i

partecipanti in profondi percorsi, personali e

collettivi, incentrati sulla nozione di creatività

quale possibile risposta alle crisi che ogni

persona incontra nella propria vita.

In questo articolo lo sforzo di riassumere il tema affrontato da

Cavallari – che ha avuto modo di sviluppare ampiamente nel suo ultimo

libro – è arduo, tanti sono gli stimoli e i concetti che, intrecciandosi tra

loro, vanno a formare la trama del materiale concettuale alla base della sua

riflessione. Ne risulterà quindi un excursus che metterà in luce i contenuti

che più sono sembrati rilevanti, ma che non sarà certo in grado di

riproporre quel clima denso che abbiamo assaporato in tutto il percorso

proposto nel Convegno.

Nella sua argomentazione Cavallari parte dall’evidenziare

come, nell’intento di risolvere uno stato di crisi, si crei una

tensione tra gli opposti: tra attrazione per il nuovo, il rischio, e

Page 20: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

18

il bisogno di proteggere l'esistenza da ciò che è umanamente

intollerabile.

In questo stato l’essere creativi non è una possibilità, ma si rivela

essere una necessità. Senza discorsi consolatori, alla base c’è un

atteggiamento intellettuale per cui crisi può divenire occasione di

apertura verso nuove e, fino a oggi, impensate prospettive.

La via del coraggio è la proposta di Cavallari per trovare una

risposta creativa alle situazioni di difficoltà. Un coraggio necessariamente

"umano" e perciò non onnipotente, ma ridimensionato da ineludibili paure

e fragilità che fanno parte prima che dell'essere creativi, del nostro essere

creature. Credo che questo passaggio dell'esposizione sia uno snodo

importante per riscoprire una dimensione decisamente umana, ma che è

anche in grado di trascendere l'umanità stessa.

È innegabile che per avere un atteggiamento improntato alla

creatività sia necessario riuscire a sconfiggere l'iniziale paura del nuovo e,

perciò, dell’ignoto, ma l’obiettivo è arrivare a vivere e non a sopravvivere.

Riscoprendo proprio in questo processo il nostro essere creature in

relazione, dato che, in ultima analisi, l'atto creativo non è mai solo per sé,

ma è sempre rivolto ad altri, all'Altro.

Certo, si può pure capire come si possa pensare sia più facile non

essere creativi!

Può intimorire meno capire che un cambiamento (anche

nell’ambito di una relazione d’aiuto) è reale in quanto trasforma e non

annulla una materia già esistente. Trasformare: tras-formare, cioè

portare (tras) una forma a diventare un'altra, creare una nuova forma

sempre partendo da una vecchia. L’etimologia stessa di creare racchiude in

sé tale idea di movimento: deriva dal latino creare, la cui radice è kar che

significa anche fare, produrre, ma che è anche alla base di crescere. Prende

vita qualcosa che prima non c’era…

Cavallari delinea tre strutture portanti dell'atto creativo: la

memoria, con cui ogni processo creativo ha un debito, con la storia e i

fondamenti che ci hanno preceduti. Con l'intelligenza che con la

memoria si deve rapportare attraverso la capacità di comprendere, con un

atto che unisce la mente e il cuore. Infine, alle precedenti qualità si

aggiunge la volontà, che consente di passare da ciò che è ancora in

Page 21: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

19

potenza, all'atto, all'azione. È la volontà che, dopo che l'intelligenza ha

esplorato la memoria e reso presente il passato, fa emergere da questo la

radicale novità del futuro. Perciò, “ogni tra-sformazione, ogni tra-

sgressione, riconosce il suo debito verso la tra-dizione, se vuol essere atto

creativo”12.

Per esplicitare meglio l’unione a livello psicologico di questi

concetti, Cavallari li ripropone con una lettura mitologica che si rifà alle

figure di Vulcano, dio dei fabbri, e Mercurio, dio degli espedienti.

Nella dimensione creativa, il primo rimanda al fondamento etico della

“regola” che fa uso di disciplina, ordine, stabilità come strumenti con i

quali ci si deve addestrare, rispettando tradizione e autorità. Mercurio

invece, pur conoscendo la regola, non ne è dominato, ma rappresenta la

libertà di permettersi di infrangerla. Si realizza in tal modo una dialettica

dinamica che porti a sintesi creativa bisogno di austerità e spinte

dinamiche.

Per suscitare l’atto creativo è dunque necessario fare riferimento ed

esercitarsi con modalità che di primo acchito non pensiamo possano aver a

che fare con la creatività, quali la disciplina, l'ordine e la stabilità.

Mentre siamo abituati da una certa cultura "romantica" a ritenere

il creativo "genio e sregolatezza", Cavallari ci stupisce contrapponendovi il

rigore, traghettandoci dal principio del piacere al principio del dovere.

Tutte le arti insegnano che niente nasce da una matrice senza regole. Dallo

studio e dall'esercizio nasce la libertà di rompere consapevolmente la

regola per trovare soluzione nuove, risposte alternative.

Anche l’atto creativo si delinea come una tensione tra ciò che è in

potenza, ciò che potrebbe essere possibile ma ancora non è, e quello che

possiamo realmente fare, realizzare. Tale tensione racchiude in sé l’idea

del fare che porta vero una forma, ma che al tempo stesso soggiace a un

divenire, a un cammino per andare verso. Questo complesso movimento

dell’atto creativo è indissolubilmente legato al concetto di evoluzione,

che ci porta da forme rudimentali, a forme via via più perfette.

A Cavallari preme però rammentare come ogni storia evolutiva sia

12 G. Cavallari, Creatività: L’Uomo oltre le Crisi, p. 13.

Page 22: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

20

fatta anche di scontri e di conflitti, talvolta aspri, portandoci una nuova

polarità: quella tra costruzione e distruzione. La nostra distruzione

personale, ci dice, passa per esempio attraverso la demolizione dei nostri

pregiudizi, delle nostre posizioni cristallizzate. Una distruzione

principalmente simbolica, che altro non è se non la nostra capacità di

metterci in discussione, per poter conseguentemente realizzare il

cambiamento, l’evoluzione creativa.

Naturale punto d’arrivo del processo creativo che, seppur

brevemente, abbiamo fin qua capito essere costituito da numerosi

elementi, è l’incontro con la materia. L’atto creativo e il movimento

che ne consegue, abitano inizialmente il mondo mentale

dell’immaginazione, del pensiero, dell’astrazione, ma pur essendo

profondamente psichici, devono poi rapportarsi alla natura materiale, del

modo umano, concreto, d’essere al mondo.

In tal caso l’aspetto materiale, sentito spesso come limite alla

possibilità creatività, diventa imprescindibile mezzo di espressione, di

condivisione e, infine, di possibilità dell’anima di prendere forma.

Dopo l’intervento del dott. Giorgio Cavallari, in qualche modo ci

siamo trovati “rincuorati” dal fatto che la creatività si può imparare.

Pur nascendo per lo più da momenti di necessità, di paura, di difficoltà, di

cui siamo chiamati a individuare il valore, si diventa creativi grazie

alla passione, riconoscendo anche quella parte di piacere o di sollievo

che proviamo nel portare fuori da noi ciò che sentiamo (sia esso dolore,

rabbia o amore) per comunicarlo agli altri, dandogli forma.

Senza però dimenticare l’ambiguità apparente del termine passione

che ha nella sua radice quel pathos che lo lega alla patologia. Un concetto

sapientemente amplificato nell’intervento (riportato in questo numero) di

Anna Villa e al quale vi rimando.

Possiamo anche aggiungere che la crisi è dunque un momento

prezioso per rivedere il nostro modello di vita, il quale ci interroga a volte

fino alle fondamenta della nostra identità, spesso scossa dalle dure prove

che dobbiamo affrontare. Tenendo anche conto che, a mio avviso, un

nemico della trasformazione creativa può certamente essere il susseguirsi

delle frustrazioni che rischiano di portarci all’annichilimento. È dalle

Page 23: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

21

risposte che ci sapremo dare in questi frangenti che la nostra identità

potrà evolvere, realizzandosi in modo sempre più completo e lo sarà per

quanto sarà in grado di reggere quella tensione che il mondo (interno ed

esterno) ci causa, quella resilienza dalla quale siamo partiti con questo

articolo.

E rifacendomi ancora a Ronchi: “Se vedi uno che fatica, puoi stare

certo che dietro ci sono sogni e speranze. Se qualcosa ti costa fatica, non

fuggire: è segno che coltivi progetti. […] Quando un uomo esce dall’abisso,

non ripete parole di altri, non intona vecchie canzoni. Uscire dal baratro è

nascere. Ogni nascita è novità.”13

In conclusione, nella difficoltà sembra rivelarsi quanto mai

indispensabile cambiare il nostro rapporto con le cose e con gli altri,

sapendo mettere in discussione principalmente noi stessi. È inevitabile che

tanto più cadranno le nostre vecchie sicurezze, tanto più andremo in crisi,

ma possiamo credere che partirà proprio da qui la nostra possibilità di

trovare risposte creative e rigeneranti.

Potremmo iniziare facendo nostra e meditando una massima

suggeritaci da Paramhansa Yogananda: “Accettate quindi il cambiamento

come l'unica costante della vita”.

[email protected]

BIBLIOGRAFIA

G. Cavallari, Creatività: L’Uomo oltre le Crisi, La biblioteca di Vivarium, Milano 2013.

E. Ronchi, (a cura di L. Buccheri) Il futuro ha un cuore di tenda, Casa editrice Fraternità di Romena, Pratovecchio (AR) 2010.

13 Ibidem, p. 29 e p. 34.

Page 24: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

22

Via Treviso, 22 31057 Silea (TV) tel e fax 0422 360240

E_mail [email protected]

I nostri servizi:

Misurazione pressione Autoanalisi del sangue Consulenza medicina naturale e di omeopatia Servizio di psicologia Test intolleranze alimentari Dieta personalizzata Consigli nutrizionali Test fiori di Bach Servizio iridologia

Esame udito Zona riservata per allattamento e peso del bambino Spazio dedicato per inalazioni acqua di Tabiano

Servizio qualificato tecnico-ortopedico (convenzioni INAIL e ULSS) per:

Plantari e solette su misura Scarpe ortopediche

Busti dorso lombari Tutor per gamba/piede

Noleggio di apparecchi sanitari:

Aerosol, inalatore Tabiano, bilancia pesabambini, stampelle, tripode, sedia a rotelle, sedia comoda, deambulatore, cyclette, asta porta flebo, alzacoperte.

Page 25: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

23

VOCI DAL CONVEGNO

“L’emozione del creare Le vie impossibili”

Marzo 2014

Vengono qui di seguito riportate le tracce con cui i componenti

del Direttivo di Demetra sono intervenuti nella giornata

conclusiva del Convegno.

Page 26: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

24

Laura Zanardo

EMOZIONI_______________CREATIVITÀ______________VIE IMPOSSIBILI

IMMAGINARIO

Sono qui, oggi pomeriggio con voi, per presentarvi questa breve comunicazione,

offrendovi il percorso di ricerca fatto in preparazione a questo 12° Convegno.

Nasce a partire dall’EMOZIONE, quel processo interiore che si accompagna

all’esperienza soggettiva, suscitato da… , dall’interno del corpo, dai cambiamenti

fisiologi ai comportamenti espressi nella postura, nella mimica, nella voce.

Movimento che possiamo trovare nell’etimo emozione, dal latino ex movere, che

significa trasportare fuori, composto dalla particella ex, con l’azione, movére,

agitare.

Sì, ricerca, sfogliando i vecchi vocabolari di latino e greco, per trovare i

fondamenti a parole e pensieri in confusione creativa e riordinarli.

Andando a scavare, per dare significato al tema Creatività, ecco CREARE, nelle

radici della lingua greca:

CREARE

KAINOO, fo nuovo, invento , escogito

KRANTOR, che compisce, termina

KR radice presente nel nome di 2 divinità:

-Kronos, il creatore padre di Zeus, Cerere-Demetra

Page 27: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

25

-Demetra, divinità terrestre, dea della vegetazione, dei campi e dell’agricoltura

E infine ritrovare Demetra, che i Romani identificarono con la loro Cerere quella

che produce, dea della vegetazione, dei campi e dell’agricoltura, anche

protettrice del vivere civile, la nostra Associazione Culturale, che ci riunisce in

questo Convegno a Treviso.

Il viaggio prosegue in direzione delle VIE IMPOSSIBILI, l’impossibile mi fa

desistere mi ricaccia nell’ordinarietà del fare quotidiano che appartiene a noi

tutti, fino a raggiungere il polo opposto del possibile che libera le energie

creative.

Possibile, che può essere fatto, qui fieri potest, fare-potere, sento di poter:

compiere fabbricare-essere capace di creare.

Nel testo Miti di creazione di Marie Louise von Franz, collaboratrice di Jung,

trovo la sottolineatura della duplice natura dell’impulso creativo e corrisponde a

una strana tendenza dell’inconscio a far emergere qualcosa per poi rifiutargli

l’accesso alla coscienza. Impulso creativo contiene un sì e un no, un aspetto

attivo e uno passivo.

Si tratta di un rapporto dialettico, quindi dinamico e questo mi porta in un luogo

familiare ma sempre nuovo “l’Immaginario”. Come psicoterapeuta mi avvalgo

delle Tecniche Immaginative di Analisi e Ristrutturazione del profondo (I.T.P. di L.

Rigo).

Nella definizione mi viene in aiuto il prof. Jean Burgos ,che si occupa di Ricerca

sull’Immaginario presso l’Università di Savoia in Francia: l’Immaginario non

punto d’arrivo, è punto di scambi fra le pressioni dello spazio esterno e le

pulsioni profonde, luogo di realizzazione dei possibili. Non è il prodotto di un

processo eccezionale di un essere privilegiato, apertura, espansione dell’essere.

Mi ritrovo in un processo naturale e continuo, L’Immaginario, quale funzione

vitale, appartenente all’uomo, in analogia con la funzione del respiro.

Page 28: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

26

Dare respiro, dell’essere al mondo in un rapporto di scambio con il mondo.

Diviene possibile l’impossibile: cambiare, innovare, inventare, creare una realtà

nuova, uscire dal campo del conosciuto. Ecco allora la propria esistenza diviene

opera creativa .

Mi piace poter immaginare una realtà nuova, possibile insieme a voi tutti qui

presenti .

[email protected]

BIBLIOGRAFIA

Morelli, Dei e Miti, Enciclopedia di mitologia universale, Fratelli Melita 1989.

J. Burgos, L’immaginario, perché?, “Conferenza al GITIM”,Treviso 2004.

J. Burgos, Strutture e processi dell’immaginario, “Conferenza al GITIM“, Treviso 2006.

M. Ferraris, Senso, Le domande della filosofia, La Biblioteca di Repubblica, Ariccia 2012.

M. L. Von Franz, I miti di creazione, Bollati Boringhieri, Torino 1989.

Vocabolario Greco-Italiano, Lorenzo Rocci, Società Editrice Dante Alighieri.

Vocabolario della Lingua Latina, Castiglioni, Mariotti, Scevola, Loescher.

Page 29: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

27

Enrico Marignani

La creazione è l’atto con cui l’unicità esce da sé per andare verso una alterità che necessariamente è diversa e nuova. Questo movimento verso l’esterno genera emozioni che indicano la direzione della vita e generano un dialogo vitale con qualcuno che è altro da me. Il romanzo di Mark Haddon Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte ci porta in un mondo sconosciuto, quello della logica pura in cui non c’è spazio per alcun sentimento. La storia di un bambino autistico che scopre che l’uccisore del cane della vicina di casa è suo padre. Secondo il suo ragionamento logico binario, se suo padre ha ucciso il cane, un giorno potrebbe uccidere anche lui. Proprio in quei giorni scopre, da un carteggio capitatogli in mano involontariamente, che la madre (che aveva abbandonato anni addietro la famiglia per fuggire con il marito degli stessi vicini di casa e che a lui avevano detto essere morta) è ancora viva. Ella diventa così la sua unica salvezza. Christopher, il nome del protagonista, compie l’impresa impossibile: riesce a fuggire di casa e a raggiungere sua madre a Londra con l’utilizzo di una serie di stratagemmi che gli consentono di arrivare a destinazione, nonostante la patologia di cui soffre non gli permetterebbe di andare negli spazi sconosciuti. Cosa fa Christopher per salvarsi? È costretto a uscire dal suo mondo pensato, per andare incontro a quello reale. Questa risoluzione, che prende dopo un forte conato di vomito, lo spinge ad affrontare la sua emozione primaria, l’emozione che domina la sua vita: la paura. (Chi ha letto il romanzo potrà confermare che Christopher è un bambino veramente simpatico, con il quale è facile identificarsi perché ci mette in contatto con le nostre disabilità). Christopher ci porta, man mano che il romanzo si sviluppa, a questa consapevolezza: che per salvarsi è necessario affrontare la propria personale paura, uscire dalla caverna dei propri pensieri (quella caverna del mito di Platone) e dal pensato passare all’agito, mettersi quindi in un movimento che diventa movimento creativo, perché ci consente (e ci obbliga) a trovare nuove

Page 30: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

28

soluzioni. Questo movimento genera in noi emozioni vitali. Per quanto mi riguarda posso dire che quelle emozioni, che mi piace definire vitali perché mi riportano alla vita, partono e ritornano a me attraverso le esperienze e i vissuti, in un dialogo permanente, in una narrazione di racconti e di intrecci che mi fanno scoprire sempre qualcosa di me. Tuttavia non è un dialogo scontato o automatico e me ne accorgo quando si interrompe. Quando questo succede, quando la trama della narrazione si interrompe, mi sento smarrito e mi ritrovo al buio o, nei casi peggiori, al gelo dello spazio cosmico che è dentro di me e richiama prepotentemente quello reale, fuori di me. E vado alla ricerca del dialogo perduto. È ciò che fa James, il protagonista di un altro romanzo best seller di Peter Cameron Un giorno questo dolore ti sarà utile, che in preda alle forti emozioni dell’adolescenza, cerca di scoprire quale sia il suo destino attraverso il dialogo con la mamma, con il padre, con la sorella, con il suo migliore amico e infine con la nonna, colei che lo riporta al senso della sua vita. È un romanzo, questo di Cameron, che mi riporta alla mia esperienza quotidiana, quella di ripristinare continuamente il dialogo tra me e gli altri, tra il mio mondo interiore e le esperienze di vita. Talvolta diventa un dialogo faticoso, perché mi accorgo che, nonostante i miei sforzi, ci sono dei giorni in cui il dialogo non c’è, le emozioni negative, cioè quelle che mi allontanano dalla vita, mi inchiodano e sento che mancano la forza o la volontà del movimento. Nasce dentro di me un sentire, la malinconia appunto del dialogo perduto, e fa capolino la consapevolezza che la vita è anche l’ascolto di quelle onde elettromagnetiche che provengono da mondi sconosciuti e ci raccontano qualcosa che non riusciamo ancora a decifrare e a nostra volta a tramandare. Solo la poesia in questi momenti è in grado di cogliere il mio sentire e come per magia riannoda quel filo spezzato, riesce a ritrovare ciò che in altri tempi è andato perduto, a riportarmi alla mia umanità.

Page 31: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

29

Sempre ritorni tu, malinconia Dolcezza dell’anima solitaria

Ardendo si consuma un giorno d’oro Umile si piega al dolore il sofferente

Che d’armonia risuona e di morbida follia Guarda! Fa scuro ormai torna ancora la notte e geme un mortale

E un altro divide la sua pena Rabbrividendo sotto stelle autunnali

Ogni anno di più si china il capo. Georg Trakl

[email protected] BIBLIOGRAFIA

M. Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi editore Spa, Torino 2003.

P. Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile, Adelphi edizioni, Milano 2007.

E. Borgna, Di armonia risuona e di follia, Feltrinelli Editore, Milano 2012.

Page 32: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

30

Anna Villa

Uno sguardo alla realtà socio-culturale e politica offre lo spunto per un’altra riflessione sul nostro tema. Mi sento di fare una lettura trasversale a partire dalle caratteristiche del vivere di oggi, per cogliere alcune linee energetiche in cui collettivamente ci stiamo muovendo. Nel far questo mi sono lasciata orientare dalla lettura dei giornali di quest’ultimo mese e da alcuni spunti dati da trasmissioni di interesse culturale e politico. Lo scopo di quello che dico non è offrire delle soluzioni, sarebbe presuntuoso, ma cogliere dei tratti del nostro comune modo di vivere in questi tempi di crisi, che si presta a riflessioni e considerazioni per un tentativo di superamento e di evoluzione. - Il giornalista Michele Serra in uno dei suoi brevi e arguti commenti quotidiani sulla sua rubrica L’amaca, scrive di “dipendenza dall’alcol, dipendenza dal gioco d’azzardo, dipendenza dai farmaci, dipendenza dallo shopping, dipendenza dal sesso, dipendenza da droghe leggere e pesanti. Dipendenza dalla comunicazione: pare che ogni italiano, in media, dia un’occhiata allo schermo del suo telefonino più di cento volte al giorno... La trama sempre più fitta delle dipendenze avvolge come una rete implacabile le nostre vite”. Cita Bauman che scrisse, dopo la crisi del 2008, come anche i meccanismi economico-finanziari siano tipicamente di dipendenza: dipendenza degli Stati così come degli individui dal debito, con un sovradosaggio inarrestabile, vizioso. - Barbara Spinelli, giornalista che si occupa di riflettere sulla costruzione di un’Europa non solo monetaria ma politica, dice che “Gli Stati Uniti hanno protetto un pezzo del continente consentendogli di edificare l’Unione Europea, ma ha viziato gli europei abituandoli all’indolenza passiva, all’inattività irresponsabile, al mutismo”. - Oggi il mondo è globalizzato. Claudio Costamagna, banchiere d’affari intervistato da una giornalista, afferma che questo è il momento di lasciare l’idea del posto fisso come unico obiettivo rassicurante. (Questo è peggio di un pugno nello stomaco, ma proviamo a riflettere se non ci siano delle ragioni in questa posizione).

Page 33: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

31

- Si vengono a conoscere scelte di alcuni giovani senza lavoro che ormai, sconsolati, non lo cercano più e che passano il loro tempo a casa. Il rischio che si corre è di farci sommergere dalla tristezza o dalla depressione di fronte alle pesanti difficoltà di oggi e di assumere la rassegnazione come unico modo di affrontare le giornate. Quello che mi pare di cogliere in questi spunti non è l’esito di una lettura strettamente psicologica, ma è la percezione comune a più parti, anche contestabile, di commentatori attenti agli effetti della crisi dei nostri giorni e al modo con cui ci si pone come individui e cittadini in questi ultimi anni. Perché parlare di tutto ciò in un Convegno dove il tema è il creare? Quello che sembra riguardarci tutti è la dipendenza patologica, una modalità di essere al mondo che limita e riduce le nostre forze di affermazione. Linda S. Leonard, psicoanalista Junghiana, nel suo libro Testimone del fuoco, Creatività e dipendenza,14 fa un suo percorso di maturazione e di fuoriuscita da una paurosa dipendenza dall’alcol. Figlia di un padre alcolista si ritrova a dover ammettere il suo problema e a riconoscersi malata. Parte allora dalla parola addiction per risalire alla sua radice etimologica. Addiction significa dipendere, tossicomania o altra forma di dipendenza; nella sua radice etimologica c’è però una connessione con creatività. Nel vocabolo addictus è implicita l’idea di un’abitudine a votarsi, arrendersi, consegnarsi o abbandonarsi. Benché lo si sia usato spesso in senso peggiorativo, esso aveva in origine il significato spirituale di devozione alla divinità, perché derivava etimologicamente da addicere: a dire. C’è dunque nell’addiction il senso di un dedicarsi o essere testimoni di energie creative. L’autrice parte dal presupposto che comprendere la creatività avrebbe potuto aiutarla a vincere l’alcolismo. Forse, l’individuo dipendente e quello creativo compiono un viaggio simile, trascinati entrambi nelle più oscure regioni dell’anima. Ella afferma che si può scegliere il processo creativo con i suoi imprevisti, a volte anche forti disagi, oppure farsi prendere in ostaggio come quando si beve. La dipendenza è l’atto del consegnarsi completamente a un padrone e l’individuo che si lascia comandare perde la libertà e l’integrità personale.

14

L. Schierse Leonard, Testimone del fuoco. Creatività e dipendenza, Astrolabio, Roma 1991.

Page 34: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

32

Siamo dunque individui e cittadini ciecamente dipendenti e non liberi? Come potremmo essere capaci di creare una vita nuova dentro la crisi che si offre a noi come un’occasione? Ciò che Giorgio Cavallari nel suo libro chiama passione, per l’autrice è il demone, una forza interna che ci infonde energia e ci chiama creativamente all’essere e al divenire. La persona dipendente cerca di sfuggire alla tensione dell’esistenza, al giorno d’oggi la respiriamo ovunque, la persona creativa la onora, vivendoci dentro e sfruttandola per la propria creatività. Ciò che è veramente difficile e richiede coraggio è sopportare la tensione degli opposti, reggere la tensione tra ciò che vorremmo e ciò che possiamo realmente fare, che non siamo né completamente colpevoli, né completamente innocenti rispetto a qualunque situazione ci riguardi. Quando si presentano sentimenti o sensazioni tormentosi il dipendente si butta sulla sostanza o su qualsiasi cosa gli tolga la tensione, invece che vivere in essa, esaminare i sentimenti spiacevoli, denominarli e registrarli, condividere le proprie intuizioni con gli altri, come fa l’individuo creativo. Consegnarsi al creare può portare l’individuo a un ampliamento della vita, a una visione più aperta e favorirne la trasformazione. “La trasformazione creativa è guidata dalla psiche nella sua integrità e centra l’individuo, creando un rapporto nuovo con il Sé, il Tu e il Cosmo. È ciò che avviene quando il dipendente inizia il processo di guarigione”.15 Dalle ferite della dipendenza affrontate coscientemente e coraggiosamente, possono scaturire la creatività e la salute. La creatività è un richiamo, richiede coraggio affinché l’individuo possa trasformare in creatività le afflizioni della propria dipendenza. Aprirsi ad un mondo spirituale. La dipendenza può essere una malattia progressiva e degenerativa, la creatività è rigenerativa e ciclica, un processo di morte e rinascita. Il creativo dà al mondo un’energia rigeneratrice, perché si trasforma nel senso della compiutezza. Ecco l’invito di alcuni giornalisti: Per uscire dalla crisi del presente dobbiamo uscire dalla compulsività, è una ricerca faticosa, è una lotta dura… (Michele Serra)

15 G. Cavallari, Creatività:l’uomo oltre le crisi, La biblioteca di Vivarium, Milano 2013, p. 28.

Page 35: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

33

La verità è che un uomo liberato non diventa per questo un uomo libero. La liberazione è solo un mezzo per raggiungere la libertà … Se vogliamo svolgere il ruolo di uomini liberi, dobbiamo essere capaci di esprimere il comportamento di una persona libera che conosce lo scacco: una persona libera che fallisce non getta la pietra su nessuno. (Barbara Spinelli cita il poeta russo Brodsky) C’è una ricchezza inesauribile fonte di sviluppo e di prosperità: il talento e la passione delle donne e degli uomini innescati, alimentati, sorretti dalla memoria culturale. I valori immateriali nascondono un enorme potenziale di crescita che può stimolare l’economia e generare migliaia di posti di lavoro. (Salvatore Settis cita il rapporto francese L’economia dell’immateriale). Tornando a noi e ai disagi del nostro vivere in tempo di crisi, orientarci al creare può diventare spinta consapevole verso qualcosa di nuovo, non perché inventiamo la vita, ma perché consentiamo alla vita di procedere. Ad esempio, pensiamo all’imprenditore Giovanni Cafaro che si è inventato un lavoro: fare le code per gli altri. Faceva il responsabile marketing in un’azienda, poi è stato licenziato e si è messo a fare l'uomo delle code per conto terzi, in posta o in banca. Ora tutti lo cercano: la tv e molti imprenditori. Massimo Gramellini commenta così questa notizia: “Quali sono le due angosce principali degli italiani? Trovare un lavoro e fare la coda. Nessuno aveva mai pensato a collegarle tra loro. Nessuno prima di Giovanni Cafaro”. Questi risponde così al giornalista: “Sono contento di tutto questo interesse per il mio lavoro e per la mia storia, da parte di quasi tutti i media nazionali e anche esteri, e per le tante attestazioni di stima che da tutta Italia mi giungono, da persone che hanno trovato nella mia storia lo stimolo per lottare, per andare avanti e crearsi un nuovo lavoro”. Altra notizia è quella dei nuovi pub che stanno aprendo a Londra e in tutta la Gran Bretagna: in G.B. aprono sempre più locali che non servono birra e whisky, molto apprezzati dai giovani: “Nuovi pub. La rivincita degli astemi. Qui lo sballo è analcolico”. Simpatica annotazione: il pub di Londra è chiamato Redemption, Redenzione...

Page 36: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

34

E il Veneto che vuole l’indipendenza dallo Stato Italiano? È questa vera liberazione o abbarbicarsi all’autosufficienza?

[email protected]

BIBLIOGRAFIA

L. Schierse Leonard, Testimone del fuoco. Creatività e dipendenza, Astrolabio, Roma 1991.

G. Cavallari, Creatività:l’uomo oltre le crisi, La biblioteca di Vivarium, Milano 2013, p. 28.

Page 37: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

35

LA PAROLA A …

CREATIVITÀ E CUCINA

Silena Cassandro

Sono convinta che ognuno di noi abbia in sé il seme della creatività, il

suo speciale modo per esprimersi nella vita, e il mio è la cucina.

I miei genitori amavano molto il cibo, non solo i piatti elaborati, ma

soprattutto le cose buone nella loro semplicità e genuinità e non c'è

niente che mi accomuni di più ai miei fratelli. Mio papà mi ha insegnato

ad assaggiare di tutto, mentre mia mamma, con il suo senso del gusto

molto raffinato, a porre attenzione a quello che mangiavo.

Ho avuto la fortuna di vivere in campagna e a casa nostra ci sono

sempre stati l'orto, gli alberi da frutto e le viti per il vino. Spesso

tenevamo le galline e i polli, coltivando noi stessi un piccolo pezzo di

terra a mais per nutrirli, perché non avesse concimi chimici. Il latte

era del contadino e così le uova. L'olio era di frantoio.

Insomma, tutti sapori autentici!

La casa profumava sempre di cibo e a tutti i pasti la famiglia si riuniva

intorno alla tavola. Andavamo molto di rado al ristorante, ma ci

incontravamo spesso tra parenti e amici per mangiare a casa di

qualcuno o all'aperto ed era sempre una festa!

Da piccola andavo a prendere le uova ancora calde e mangiavo i

Page 38: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

36

pomodori appena raccolti pulendoli sui vestiti... quei profumi non mi

abbandoneranno mai!

Credo che queste siano le basi del mio immenso piacere di cucinare.

Attraverso la cucina vivo il legame con la terra, con chi la lavora e

con i doni che ne derivano. Mangiar bene mi dà gioia e mi fa sentire

bene. Quando cucino non mescolo solo degli ingredienti, ma i loro

sapori, i loro colori, i loro profumi e la loro storia.

Poche cose mi danno lo stesso piacere come quando vedo le persone

felici dopo aver mangiato qualcosa che ho cucinato io. Ogni volta è per

me la conferma che attraverso quel cibo è passato un po' di quello che

provo mentre lo preparo, un mio modo di voler bene.

Vi propongo questa ricetta perché si tratta di un piatto molto

nutriente e leggero per le caratteristiche degli ingredienti che la

compongono.

L'orzo e il farro sono due cereali molto antichi che appartengono

alla famiglia delle graminacee. Entrambi contengono glutine, per cui non

sono adatti a chi soffre di celiachia.

In passato vennero usati come merce di scambio e costituirono gli

alimenti base nella dieta dei soldati romani, noti per forza e

resistenza. Nel rito del matrimonio romano la sposa offriva del pane

preparato con la farina di farro per essere poi consumato insieme allo

sposo.

Dell'orzo sono stati trovati resti anche all'interno delle piramidi

egizie.

Page 39: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

37

Questi cereali crescono bene sia su terreni fertili che poveri e

sopportano sia le alte sia le basse temperature. Essendo molto

resistenti non richiedono l'uso di fertilizzanti e diserbanti.

Nel tempo si è ridotta molto la loro produzione per la scarsa resa, ma

il loro valore nutrizionale è molto interessante così come, secondo me,

il loro sapore. Contengono il 12% di acqua, il 10% di proteine, il 65% di

carboidrati; minerali tra i quali ferro, potassio, zinco, calcio, sodio e

fosforo, vitamina A ed E e molte del gruppo B, pochi grassi e alcuni

aminoacidi.

Danno un buon senso di sazietà senza appesantire e sono consigliati

come disintossicanti per togliere le infiammazioni dello stomaco e

dell'intestino, come mineralizzanti per ossa, unghie e capelli e, grazie

al fosforo, giovano alla capacità di concentrazione e alla memoria.

Si prestano alla preparazione di zuppe calde e di insalate fresche e,

con l'aggiunta di ortaggi profumati come nella ricetta proposta,

possono considerarsi un piatto completo.

Verdure saltate

Page 40: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

38

INSALATA D'ORZO E FARRO ALLE VERDURE SALTATE

160 g di orzo perlato

160 g di farro perlato

2 litri di acqua

sale

2 carote

2 cipolle novelle

1/2 peperone rosso

1/2 peperone giallo

2 zucchine (pulite della parte con i semi)

olio extravergine d'oliva

sale

pepe Insalata d’orzo

zucchero

tonno all'olio d'oliva

formaggio o mozzarella

qualche oliva taggiasca (a piacere)

qualche foglia di basilico

Sciacquare i cereali e coprirli in una pentola con l'acqua

fredda. Portare a bollore.

Ridurre la fiamma al minimo e, coperto, lasciar cuocere per mezz'ora.

Aggiungere del sale grosso e cuocere per altri 5-10 min.

Scolare e far raffreddare disteso in una teglia ampia.

Nel frattempo saltare ciascuna verdura in padella a fuoco vivace con

poco olio, tenendo conto dei diversi tempi di cottura, cospargendole

con un pizzico di zucchero e uno di sale, lasciarle raffreddare.

Tagliare il formaggio a cubetti. Scolare il tonno e sbriciolarlo.

Mescolare tutti gli ingredienti e condire con un filo di olio. Cospargere

con qualche foglia di basilico sminuzzata con le mani e una macinata di

pepe. Buon appetito!

[email protected]

Page 41: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

39

NOTE BIOGRAFICHE ANNA VILLA Psicologa-Psicoterapeuta ad orientamento junghiano e psicosomatico. Vive e lavora a Treviso come libera Professionista. Nel 1996 fonda l’Associazione Culturale Demetra, di cui è Presidente, che opera nel territorio trevigiano dal 1998 con iniziative teorico-pratiche volte all’integrazione psicosomatica. Nell’associazione Demetra ha proposto negli anni Corsi per le donne sui temi del Femminile attraverso la Tecnica Psicomotoria e le fiabe. Propone serate di Danze Rituali come esperienze di Espressione, Movimento e approfondimento personale di tematiche Inerenti la Consapevolezza di sé. È docente della Scuola di Psicoterapia dell’ANEB, Associazione Nazionale di Ecobiopsicologia con sede a Milano. ENRICO MARIGNANI Esercita l'attività di avvocato nel foro di Treviso dal 1998 e davanti al Tribunale Regionale Ecclesiastico dal 2009 presso il quale svolge anche l'attività di difensore deputato del vincolo; è membro del Direttivo Demetra dal 2002 e attualmente lavora in un progetto di ricerca in storia della scienza del diritto canonico. LAURA ZANARDO Psicologa-Psicoterapeuta, esperta in tecniche di Rilassamento Immaginativo, è psicomotricista presso l’ULSS n°9 di Treviso. Membro Direttivo dell’Associazione Culturale Demetra. È docente presso la Scuola di psicoterapia GITIM di Treviso – Gruppo Italiano Tecniche Imagerie Mentale – Scuola Italiana di Psicoterapia per le Tecniche Immaginative di Analisi e Ristrutturazione del Profondo secondo ITP di L. Rigo. SILENA CASSANDRO Diploma di Ragioniera e Qualifica di Cuoca presso l'Istituto Maffioli di Castelfranco Veneto. In passato ha svolto l'attività di cuoca ed attualmente è impiegata presso un'azienda sanitaria. Ha recentemente condotto il Laboratorio di Cucina e Degustazione in occasione del recednte Convegno Demetra SUSANNA RUBATTO Laureata in lettere all’Università Ca’ Foscari (VE). Diplomata Counselor in Psicosomatica Ecobiopsicologica all’ANEB di Milano dove, dal 2007 al 2010, ha inoltre seguito corsi di formazione e aggiornamento. Svolge a Treviso la propria attività di Counselor, attraverso colloqui individuali e attività nell’Associazione Demetra. Dal 2007 è redattrice nella rivista trimestrale Karate Do, avendo praticato per dieci anni Karate Tradizionale a Treviso. VALTER CARNIELLO Psicologo e Psicoterapeuta con la specializzazione ad indirizzo psicosomatico. Si occupa di ipnosi e ne studia le applicazioni cliniche. Da diversi anni segue l’impostazione Ecobiopsicologica. Nel 1997 fonda l’Associazione culturale IL LABIRINTO. Lavora a Sacile e a Treviso, privatamente e per le Aziende Sanitarie.

Page 42: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

40

DEMETRA NEWS

I VENERDÌ DI DEMETRA

Serate introduttive alla psicosomatica Ecobiopsicologica

L’Associazione ha in programma alcuni incontri relativi al benessere della persona nella sua dimensione somato-psichica. Si intende offrire contenuti per un approccio psicosomatico alle malattie nelle loro manifestazioni fisiche, psicologiche e spirituali.

APPROCCIO A SÉ

Un modo per conoscersi a partire dal corpo

Si sta attivando il Corso di Formazione Psicocorporea, rivolto a quanti desiderano entrare in contatto con se stessi e conoscersi più a fondo attraverso la Psicomotricità Relazionale. Contenuti tematici: Fiducia, Natura del corpo, Individuazione, Identità, Comunicazione. Conduttrice del Corso: Dott.ssa Anna Villa, Psicologa-Psicoterapeuta. Per informazioni e iscrizioni: [email protected]

DANZE RITUALI

Verranno organizzate delle serate di Danze Rituali nel periodo autunno-inverno 2014 – 2015. Per informazioni e iscrizioni: [email protected]

Page 43: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

*** *** *** DEMETRA

ASSOCIAZIONE CULTURALE

_______________________

VIA CAVINI, 7/F – TREVISO – TEL. 0422-401853

www.convegnodemetra.it

Page 44: Periodico n° 4 demetra - Agosto 2014

L’Associazione Culturale Demetra opera nel territorio trevigiano dal

1998. Le sue proposte mirano a sensibilizzare, formare e informare quanti manifestino interesse nella ricerca personale, individuale e sociale

in ordine all’integrazione corpo-mente secondo una visione olistica della persona inserita in un suo contesto ambientale, in relazione con il mondo

esterno circostante. L’Associazione ritiene che l’integrazione corpo-mente possa rispondere alla

necessità esistenziale di benessere e di unità personale di cui ogni essere umano ha

diritto e che questa si raggiunga attraverso la graduale acquisizione di consapevolezza, la maturazione della Coscienza.

Negli anni sono state attivate esperienze corporee come Psicomotricità, Danze Rituali, Yoga, Teatro-Danza, Bioenergetica, Psicodramma Corporeo, e sono stati

proposti Seminari di approfondimento e Convegni divulgativi su tematiche Psicosomatiche e Psicologiche di interesse generale e specifico per favorire la riflessione

e una maggior conoscenza delle più recenti acquisizioni scientifiche inerenti a queste materie.

Il Direttivo dell’Associazione è formato da Anna Villa e Laura Zanardo,

psicologhe-psicoterapeute e da Enrico Marignani, avvocato. Le attività dell’Associazione sono sempre seguite con interesse; i suoi soci raggiungono il numero di 450 e nel corso

degli anni la partecipazione, soprattutto ai Convegni, ha visto mobilitarsi tutto il territorio del Triveneto. Fin dall’inizio Demetra collabora con l’ANEB, Associazione

Nazionale di Ecobiopsicologia che ha sede a Milano.

www.convegnodemetra.it IL LABIRINTO nasce nel 1997 a Sacile (PN) con lo scopo di

diffondere la cultura e la ricerca nell’ambito della medicina

psicosomatica. Le attività didattico culturali dell’Associazione

toccano punti fondamentali come: i disturbi psicosomatici, l'identità, la personalità, l'incidenza del mondo degli affetti sulla

salute psicofisica. Per affrontare nella loro globalità la salute e la malattia, è conveniente

ampliare la prospettiva d’intervento, cogliendo l'importanza dell'integrazione di tutte le parti della persona: psichica, corporea, relazionale ecc.

Un'altra caratteristica peculiare dell’Associazione è lo studio e

l'utilizzo di tecniche a mediazione corporea e l'ipnosi clinica. Nel corso degli anni si sono organizzati numerosi corsi di formazione in tecniche ipnotiche rivolte a medici

e psicologi, anche in collaborazione con l’Istituto di Ipnosi Clinica Bernheim di Verona.

L’Associazione Il Labirinto ha sede a: Sacile (PN) in via Meneghini, 3 tel. 348 3578 838

e_mail: [email protected]