A O Periodico bimestrale anno XII n°67 agosto 2016

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Periodico bimestrale anno XII n°67 agosto 2016 Grandi Medici: Albert Schweitzer Biopsia alla prostata è proprio necessaria e quando è indicata? Convenienza o qualità? Non è questo il problema: il caso dello shopping compulsivo Abbronzatissimi… in salute! Sole: creme e filtri solari ad hoc OMAGGIO DEL TUO FARMACISTA S a l u t e & b e n e s s e r e Sotto l’ombrellone nutriamoci in salute Immagini RM di nuova generazione Legamento crociato anteriore: vantaggi e svantaggi delle differenti tecniche ricostruttive Oligoterapia catalitica La Gammopatia Monoclonale Essenziale (Mgus)

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Grandi Medici: Albert Schweitzer

Biopsia alla prostataè proprio necessaria e quando è indicata?

Convenienza o qualità? Non è questo

il problema: il caso dello shopping

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Abbronzatissimi… in salute!

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3 F A R M A C I A F I D U C I A

L’idea del signor Rosario Rasizza, amministratore delegato di OPEN-JOBMETIS SPA, mi è piaciuta subito.Egli mi ha prospettato una collaborazione con le farmacie del territorio,

zona di esperimento proprio la provincia di Varese, per il contatto con le famiglie desiderose di trovare una persona che assista i propri cari, una persona speciale che sappia fare fronte in modo efficace e competente a tutti i bisogni dell’anziano presente in casa.Si tratta proprio di mettere in contatto le famiglie con un centro di collocamento (Agenzia per il lavoro) assolutamente in regola con tutte le autorizzazioni mini-steriali necessarie, per acquisire il servizio di una “badante” che sappia molte cose in più rispetto ad una badante tradizionale e che sia, in qualche modo, garantita dalla farmacia che crea il contatto.In effetti la farmacia ci mette la propria “faccia”.Per questo, i miei colleghi presidenti delle orga-nizzazioni di Federfarma di altre provincie ed io personalmente, abbiamo richiesto garanzie pre-cise sulle modalità di formazione e di accesso al servizio da parte delle assistenti selezionate.E le garanzie ci sono state perfettamente date.In effetti queste badanti speciali dovranno se-guire un corso di formazione di oltre cento ore di lezioni, un corso nel quale si affronteranno tutti gli argomenti interessanti per accudire, in modo completo ed efficace, un paziente anziano, magari malato ed affetto da molte diverse patolo-gie, spesso allettato e soggetto alla triste routine dell’incontinenza e del decubito, con un numero di ore destinato ai problemi particolari dei malati scoagulati, di quelli celiaci, di quelli malati di Alzheimer, dei diabetici, degli ipertesi e dei multi medicati.Un ulteriore “plus” di questo corso sarà il coinvolgimento diretto di alcuni rela-tori che fanno parte di Federfarma Varese e che garantiranno la professionalità e l’ampiezza della formazione, specialmente per quello che riguarda il rapporto con il mondo del farmaco, dell’ospedale, del medico di base e di tutte le strutture sanitarie private e pubbliche, tecniche e burocratiche.In questo modo le persone che seguiranno il corso saranno sottoposte ad un test finale di comprensione e di apprendimento e saranno seguite nel corso dei loro primi impieghi per valutare, in modo indipendente e scientifico, la soddisfazione delle famiglie, delle badanti stesse e di tutto l’ambiente familiare.Da un punto di vista strettamente pratico, la famiglia potrà rivolgersi ad una far-macia, avere il contatto con la società Open Job Metis, divisione Family Care, ed avere la badante, per una prova e per l’assunzione definitiva.

La badante speciale o assistente familiare qualificata.

Direttore EditorialeOn. Dott. Luigi Zocchi

Direttore ResponsabileGiovanni Nello Franchi

Direzione RedazioneFederfarma VaresePiazza Marsala, 4 - 21100 VareseTel. 0332 236164 - Fax 0332 [email protected]

CaporedattoreLuisa Nobili

Comitato di redazioneRachele AspesiGianluca BonicalziRenata Radici

Hanno collaborato a questo numero Cristina Bafaro Fabio ColomboAlfredo GoddiPaola LacchiniSilvia MagnaniAlberto RoggiaRenato Varinelli

Segretaria di redazione Giuliana Comolli

Progetto graficoGraffiti s.a.s.Via Montello, 65 - 21100 VareseTel. 0332 435327 - Fax 0332 [email protected]

Art DirectorLorenza Borellini

PubblicitàGraffiti comunicazione d'impresaVia Montello, 65 - 21100 VareseTel. 0332 435327 - Fax 0332 [email protected]

Anno XII - n° 67 agosto 2016Copia Omaggio

Tiratura 20.000 copieDistribuzione in 215 farmacie di Varese e provincia.

Graffiti EditoreROC - Registro Operatori di Comunicazione n° 13729Registrazione testata Tribunale di Varese n° 871 del 22/4/2005

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On. Dr. Luigi ZocchiPresidente

Federfarma Varese

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4F A R M A C I A F I D U C I A

I primi anni: la musica.Teologo, organista, me-dico nella foresta africana, Premio Nobel per la Pace: difficile riassumere l’incre-dibile personalità del dottor Schweitzer. Nato in Alsa-zia nel 1875 dimostra fin da bambino una passione ed un talento smisurati per la musica, componendo a sette anni un inno e suonando l’organo in chiesa. Dopo gli studi classici si trasferisce

a Strasburgo, si diploma in organo e si laurea in filosofia presso la Sorbona di Parigi. Inizia poi una straordina-ria carriera di musicologo e concertista, diventando una delle personalità musicali più conosciute d’Europa con da-vanti una brillante carriera di concertista internazionale.Prova un’autentica venera-zione per Bach, del quale scrive nel 1905 un saggio storico-critico in francese.

La svolta.Nella vita di ognuno di noi c’è sempre una svolta: per il dottor Schweitzer accade nel 1904 quando legge un bollet-tino della Società Missionaria di Parigi che segnala la man-canza di personale specializ-zato per le missioni. Decide di iscriversi a Medicina, si laurea a 38 anni specializzandosi in malattie tropicali continuando la prestigiosa attività di con-certista i cui proventi servono per la realizzazione del suo progetto: la partenza per l’A-frica. Ascoltiamo le parole del dottore: “Qui molti possono sosti-tuirmi, laggiù gli uomini mancano. Non posso più aprire i giornali missionari senza essere preso dai rimorsi. Questa sera ho pensato ancora a lungo, mi sono esaminato nel profondo del cuore e concludo che la mia decisione è irrevocabile”.Parte per l’Africa con la mo-glie Helen nel 1913, a Lam-baréné inizia la costruzione del suo ospedale con molte difficoltà: piogge torrenziali, animali feroci, indigeni diffi-denti ed ostili. Ma ben presto il “dottore bianco” diventa un punto di riferimento per molti malati che affrontano lunghi, faticosi viaggi per farsi curare da lui. Nel 1914 Albert ed He-len vengono messi agli arresti domiciliari per la loro nazio-nalità tedesca, sono espulsi dall’Africa dove potranno tor-nare solo nel 1924 per ripren-dere la loro incessante attività.

Grandi Medici: Albert Schweitzer.

“Soffro ad essere famoso e cerco di evitare tutto ciò che attiri su di me l’attenzione”

Albert SchweitzerDott.ssa Luisa NobiliFarmacista

Alcune significative immagini del dottor Schweitzer, dagli indigeni fu denominato «Oganga», lo «Stregone Bianco». La maggior parte della sua intensa vita, infatti, la trascorse in Africa e fu sepolto nel 1965 a Lambaréné (nello stato del Gabon). I giornali occidentali ne annunciarono così la morte: «Schweitzer, uno dei più grandi figli della Terra, si è spento nella foresta».

5 F A R M A C I A F I D U C I A

Il Premio Nobel.Nel 1952 il dottor Schweitzer riceve il Premio Nobel per la Pace con il cui ricavato fa costruire il villaggio per i lebbrosi chiamandolo: “Il Villaggio della Luce”. Muore in Africa nel 1965: migliaia di canoe attraversano silenzio-samente il fiume per l’ultimo saluto al dottore che viene sepolto presso l’ansa del cor-so d'acqua.

Il pensiero.La teoria su cui si basa il sen-tire del dottor Schweitzer è quella del rispetto della vita in ogni sua forma, ribadita anche durante la consegna del Pre-mio Nobel. Ecco le sue paro-le: “L’agire dell’uomo ha come fon-te d’ispirazione gli ideali, lungo la strada dell’esistenza mi ha accom-pagnato come un fedele consigliere il convincimento che nella maturità dobbiamo lottare per continuare a pensare liberamente e sentire così profondamente come facemmo in gioventù. Noi adulti dobbiamo spronare i giovani a mantenere gli ideali, non a dimenticarli in nome della realtà, sentendo con la stessa freschezza dei quindici anni”.

Conclusione.Cosa ci rimane nel 2016 del mitico dottor Schweitzer?Ancora una volta è lui stesso a suggerircelo: “La nostra vita ha un senso che trova la sua fonte in essa stessa ogni volta che si fa sentire in noi la più grande idea che può generare la nostra voglia di vivere: il rispetto per la vita. Spinto da una necessità interiore agisco dunque nel mondo e sul

mondo creando nuovi valori e pra-ticando l’etica.Ciascuno di noi dà valore alla propria esistenza agendo in prima persona, senza delegare, affrontan-do rischi e sconfitte perchè il mondo esteriore può essere modificato solo dalla nostra passione per la vita”.

Grandi Medici: Albert Schweitzer.

Nel 1915 durante un viag-gio intrapreso lungo il fiume Ogoouè, per andare a cu-rare dei malati, scrisse: «La sera del terzo giorno, al tra-monto, proprio mentre pas-savamo in mezzo a un bran-co di ippopotami, mi balzò d'improvviso in mente, sen-za che me l'aspettassi, l'e-spressione “rispetto per la vita”. Avevo rintracciato l'i-dea in cui erano contenute insieme l'affermazione della vita e l'etica».Elaborò a partire da questo momento un'etica che non si limitava al rapporto dell'uo-mo con i suoi simili, ma che si rivolgeva a ogni forma di vi-ta; un'etica completa perché totalmente integrata e armo-nizzata in un rapporto spiri-tuale con l'Universo.

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6F A R M A C I A F I D U C I A

Biopsia alla prostata: è proprio necessaria e quando è indicata? Meglio biopsie random o biopsie mirate?

Un rigoroso percorso diagnostico realizzabile con le più moderne metodiche altamente sensibili consente allo specialista urologo di consigliare biopsie sempre più precise e “mirate” solo in aree sospette per la diagnosi precoce di tumore prostatico. Pertanto sono nettamente ridotte le indicazioni a biopsie random senza un preciso bersaglio.

Prof Alberto RoggiaPrimario Emerito di UrologiaSpecialista in Urologia www.profroggia.it

Il tumore prostatico, quan-do è ancora localizzato entro la ghiandola pro-

statica, non comporta alcun disturbo al paziente, mentre le varie alterazioni della minzio-ne che i pazienti potrebbero

segnalare sono dovute quasi esclusivamente all'ingrossa-mento benigno e pressochè costante della ghiandola pro-statica che avviene già a parti-re dai 35-40 anni di età.Ne consegue che per la dia-gnosi precoce di tumore

prostatico è consigliabile che i pazienti, dopo i 40-50 anni di età, effettuino costantemen-te, ogni 12 mesi, il controllo ematico del PSA totale/libe-ro/ratio associato sempre alla visita specialistica urologica, e

ciò anche se avessero una per-fetta minzione o il loro PSA fosse in valori di apparente normalità.Lo Specialista Urologo consi-glierà l'esecuzione di biopsia prostatica quando dal per-corso diagnostico proposto

dopo la visita urologica, che deve prevedere sempre l'e-splorazione digito-rettale e la valutazione del PSA totale/libero/ratio, emergesse il so-spetto della presenza di tu-more. Oggidì abbiamo sche-

maticamente due livelli di iter diagnostico, che chiamiamo A e B. Livello A: comprende il do-saggio del PSA e la visita urologica.Livello B: questo secondo livello viene utilizzato qualora

l'urologo ritenga necessari ul-teriori esami diagnostici come l'ecografia transrettale classi-ca, l'ecografia transrettale as-sociata all'elastografia strain imaging ed elastografia shear wave, la risonanza magnetica e la fusion imaging.Schematicamente possia-mo qui indicare, ma solo in linea di massima, i dati che emergono dagli accerta-menti proposti dall'urologo e che consigliano la biop-sia, ricordando ovviamente che ciò non va assolutamente generalizzato perchè le indi-cazioni devono essere sempre “personalizzate” nel senso che vanno proposte dallo spe-cialista urologo in base allo specifico paziente ed al suo quadro clinico.Pertanto si consiglia, in linea di massima, la biopsia quan-do si realizzano le seguenti sei condizioni, che possono essere isolate o variamente as-sociate tra loro:

1 all'esplorazione retta-le lo specialista riscontra

aree della prostata con alterata elasticità, come aumento di consistenza e/o noduli, op-pure alterazioni del profilo della capsula prostatica in un paziente che non abbia pe-rò in atto un'infiammazione prostatica.

7 F A R M A C I A F I D U C I A

L'urologo potrà ritenere op-portuno consigliare la biopsia sulla base della sola esplora-zione rettale, anche se il PSA fosse normale sia nel totale che nel valore ratio.

2 Valori alterati del PSA totale, libero e ratio

(quest'ultimo valore è indicato dal rapporto libero/totale) e del PSA-velocity.In linea di massima si può dire che la biopsia è consi-gliata qualora il PSA-Ratio è inferiore a 0,18 oppure il PSA totale è superiore a 10 ng/ml, ma ovviamente solo se il paziente non ha in corso una infiammazione prostatica che altererebbe tali valori in modo significativo. La biopsia potrà essere consi-gliata anche se l'esplorazione rettale o l'ecografia transretta-le fossero “normali”, nel sen-so che non segnalassero aree sospette.

3 L'ecografia transretta-le classica-tradizionale

è esame di secondo livello diagnostico che fornisce ele-menti utili consigliando la esecuzione di biopsie quando emergono aree ipoecogene, soprattutto nella porzione pe-riferica ghiandolare, sempre in un paziente senza infezioni-infiammazioni in corso a cari-co della prostata.

4PSA-density totale, PSA-density transizio-

nale, PSA-excess: sono tutti valori che lo specialista radio-logo-ecografista identifica at-tuando l'ecografia transrettale sulla base del valore del PSA, del peso totale della ghiando-la, del peso della sola porzione “transizionale”, del PSA-mas-simo atteso in funzione del volume globale della prostata, e da cui scaturisce il valore del PSA-excess. Lo specialista urologo potrà consigliare la biopsia qualora tale valori fos-sero “alterati” (ad esempio un PSA-density superiore a 0,12,

oppure un PSA-density tran-sizionale superiore a 0,35) an-che se la ecografia transrettale non rilevasse elementi sospet-ti di neoplasia o l'esplorazione rettale fosse normale.

5Lo studio della visco-elasticità dei tessuti

mediante la elastografia at-tuabile durante l'esecuzione di ecografia transrettale ha oggidì permesso un netto miglioramento della diagno-stica dei tumori in genere e dei processi infiammatori cronici, così nella mammella come nella prostata. Con la elastografia strain imaging

(S.E) viene valutata la defor-mabilità relativa, ma i precisi valori della rigidità dei tessu-ti espressi come KiloPascal emergono dalla più recente tecnica di imaging quantita-tiva chiamata 2D-SWE (ela-stografia shear wave): tutto ciò consente di consigliare biopsie sempre più precise e mirate su un preciso bersa-glio identificato, come aree sospette anche se l'ecografia transrettale tradizionale fosse apparentemente “normale”, cioè senza ipoecogenicità, e così pure fosse normale l'e-splorazione rettale. E' evi-dente che se sussiste un'asso-ciazione di area ipoecogena

con dati di alterata elasticità il sospetto di tumore è più elevato.

6“Fusion imaging”: per-mette di convergere in

un'unica immagine le infor-mazioni provenienti da tre esami diversi, come la riso-nanza magnetica, l'elastogra-fia e l'ecografia.

Da tutto quanto detto emerge che l'accurato iter diagnostico realizzabile con i più moderni esami di secondo livello, che sono quanto mai “sensibili” e precisi, effettuabili sempre ambulatoriamente e non in-vasivi, e che valutano non solo l'ecogenicità, ma pure la visco-elasticità, consentono oggidì di aumentare signifi-cativamente la possibilità di diagnosi precoce di tumore e di conseguenza permettono l'attuazione di biopsie estre-mamente precise e “mira-te” esclusivamente sulle aree sospettate. Da ciò deriva il grosso vantaggio che si può ridurre nettamente l'indica-zione all'esecuzione di biop-sie cosiddette “random” così chiamate perchè effettuate a caso, qua e là alla cieca, cioè in modo casuale su vari pun-ti della prostata, ma senza un “preciso bersaglio”: tali biopsie random potrebbero quindi non riuscire a rilevare la presenza di tumore, so-prattutto se il volume della prostata fosse elevato oppu-re il tumore, occupasse una piccola area. Ne deriva infatti che spesse volte le biopsie random sono “falsamente ne-gative”, cioè non evidenziano le cellule tumorali che invece sono realmente presenti nella prostata, in quanto tali biop-sie random sono effettuate prelevando anche 12-18-20 e più campioni di tessuto pro-statico, ma sempre senza un preciso bersaglio, ed è come cercare un ago in un pagliaio.

Biopsia alla prostata: è proprio necessaria e quando è indicata? Meglio biopsie random o biopsie mirate?

da sapereUna donna su 8 spe-rimenta l'infertilità, e metà non chiede aiuto.Una donna su otto e un uomo su dieci hanno sperimentato almeno una volta un periodo di infertilità, ovvero l'impossi-bilità di concepire per un anno o più, ma quasi la metà di loro non ha cercato aiuto medico, soprattutto se aveva un livello di istruzione e posizioni lavorative non elevate. Lo rivela uno stu-dio condotto presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine di Londra e pubbli-cato su Human Reproduction. I ricercatori hanno analizzato i dati di 15.162 uomini e donne di età compresa tra 16 e 74 anni, ma ritengono i ri-sultati possano es-sere estesi anche ad altri Paesi. Più di un terzo delle donne che sono diventate madri dopo i 35 anni, è emerso, aveva vissuto un perio-do di sterilità rispetto a meno di una su dieci che aveva avuto il primo figlio prima dei 25 anni. L'esperienza di infertilità era più comune tra persone con più elevato status socio-economico e incarichi lavorativi gestionali. Inoltre il 42,7% delle donne e il 46,8% degli uomini non aveva cercato aiuto medico per il pro-blema, soprattutto tra coloro che avevano un titolo di studio più basso. Tra i possibili motivi che spingono a non rivolgersi a un medico, notano i ricercatori, il non capire o non riconoscere che esiste un problema, la paura di essere etichettati come sterili, le preoccupazioni circa il costo del trattamento, il peso fisico e psicologico del trattamento.

8F A R M A C I A F I D U C I A

Convenienza o qualità? Non è questo il problema: il caso dello shopping compulsivo.

Le prime descrizioni dello shopping com-pulsivo risalgono all’i-

nizio del ventesimo secolo, quando Bleuler e Kraepelin, due noti psichiatri del pe-riodo, lo definirono come un problema dell’impulsivi-tà; oggi si sa che, effettiva-mente, i compulsive shopper presentano una carenza del controllo inibitorio e degli impulsi rispetto al resto della popolazione.Lo shopping compulsivo è un comportamento caratte-rizzato dall’impulso irresisti-bile di acquisto, nonostante si possa trattare di qualco-sa di inutile, eccessivamen-te costoso, non considerato piacevole o già posseduto. E’ una condotta che diven-ta presto irrefrenabile e che sfugge ad ogni controllo. Le conseguenze negative dovute all’eccessivo tempo d e d i -cato agli acquisti possono riguar-dare sia le re-lazioni sociali che gli aspet-ti finanziari e lavorativi. Nonostante ciò è molto diffi-cile, per chi ha tale tendenza, mettere fine agli episodi di acquisto incontrollato.Studi recenti hanno rilevato

che la diffusione di questa condizione si aggira tra il 6 e il 7% circa della po-polazione generale. Le persone più a rischio di svilupparla sono solita-mente donne (tra l’80 e il 95% circa). Anche gli uomini, però, ne sono col-piti, soprattutto tra i 30 e i 50 anni. L’età di insor-genza è intorno ai 20 anni, periodo in cui si acquisisce una maggiore indipen-denza economica. In genere la presa di co-scienza del problema richiede qualche anno, mediamente una deci-na. La frequenza media degli episodi è di 17 al mese, con una durata che va da un’ora alle sette ore.Questo fenomeno è aumen-tato negli ultimi 20 anni, in particolare tra giovani

e adolescenti. Lo shopping compulsivo si sta anche evol-vendo, infatti si sta manife-stando in una nuova forma: lo shopping on-line, ancora

piuttosto sconosciuto data la sua recente

diffusione.

Le fasi dello shopping compulsivo.Si possono distinguere diver-si momenti che caratterizza-no l’acquisto incontrollato.Innanzitutto vi è una fase di

anticipazione, caratterizza-ta da sentimenti spiacevoli come ansia, tristezza o rab-bia, che porta al pensiero costante e all’urgenza di ef-fettuare un acquisto; talvolta questi pensieri sono già indi-rizzati verso un determinato oggetto.Segue la fase di prepara-zione, in cui si effettua la programmazione dell’acqui-

sto, si scelgono i negozi da visitare, quali artico-

li esaminare, con che modalità pagare e in che data mettere in atto quanto stabilito.Poi si procede con

la fase dello shop-ping, nella quale si

attua l’acquisto vero e proprio di ciò che

viene percepito come estremamente attraente e

irrinunciabile: ciò porta a

un immediato stato di piacere e di benessere.Infine vi è la fase finale, momento successivo all’ac-quisto, in cui generalmente

Dott.ssa Paola LacchiniPsicologaSpecializzanda in Psicoterapia Cognitiva NeuropsicologicaEsperta in Psicologia dell'[email protected]

Lo shopping compulsivo è un comportamento caratterizzato dall’impulso irresistibile di acquisto, nonostante si possa trattare di qualcosa di inutile, eccessivamente costoso, non considerato piacevole o già posseduto.

9 F A R M A C I A F I D U C I A

si provano sentimenti di fru-strazione, senso di colpa e vergogna; si sperimentano inoltre ansia, rabbia, depres-sione e pensieri autocritici. Può capitare anche che l’og-getto comprato venga resti-tuito o regalato.

Come distinguere un com-pulsive shopper.Al giorno d’oggi può risultare un po’ difficile distinguere un comportamento d’acqui-sto non patologico da uno che invece lo è: in primo luogo perché la compulsione si innesta su comuni com-portamenti quotidiani, e poi perché nella società in cui viviamo è diffuso e inco-raggiato il consumo rivolto ad alimentare desideri anche non strettamente necessari. Vi sono però alcuni indica-tori d’allarme che possono aiutare ad esprimere una ri-chiesta d’aiuto da parte del compulsive shopper stesso o di chi lo circonda: una ten-denza a spendere difficilmen-te controllabile, che porta a consumare grandi somme di denaro in tempi brevi e a svi-luppare debiti; l’accorgersi di essere in possesso di svariati oggetti inutilizzati; lo svilup-pare sensi di colpa in segui-to ad alcuni acquisti; l’avere pensieri pervasivi inerenti l’acquisto di oggetti.

Shopping compulsivo e al-tri disturbi.Altre patologie spesso pre-senti insieme allo shopping compulsivo sono, in ordine di frequenza, i disturbi dell’u-more, i disturbi d’ansia, altre dipendenze e i disturbi ali-mentari.Vi è una forte correlazione tra lo shopping compulsivo e la depressione. Sembre-rebbe che mettere in atto comportamenti di acquisto incontrollato permetta di ri-

sollevarsi temporaneamente dal costante stato depressivo.Vi sono alcuni aspetti, in particolare, che accomunano lo shopping compulsivo alle dipendenze: il forte desiderio di mettere in atto il compor-tamento e, in seguito, il senso di colpa. In entrambi i casi si arriva ad importanti conse-guenze finanziarie e sociali, oltre che a svariati conflitti famigliari. Si può generare

talvolta un circolo vizioso: l’assunzione di cannabis sembra essere associata ad un aumento dello shopping compulsivo.

Come si comporta il no-stro cervello.Studi recenti hanno analizzato l’attività cerebrale di compul-sive shoppers a confronto con soggetti sani. E’ emersa una differente attività delle aree deputate alla presa di deci-sioni, una maggiore reattività,

rispetto ai sani, alla presen-tazione del prodotto e una minore reattività alla vista del prezzo. Inoltre è stata riscon-trata una maggiore attività alla vista di prodotti acquistabili, delle stesse aree che si attiva-no maggiormente nei soggetti con una dipendenza alla vista di sostanze, siringhe, sigarette, slot, ecc. Infine i compulsive shopper sembrano avere mi-nori abilità di valutazione del rischio.

Come intervenire.Le cause principali dello shopping compulsivo sono da ricercare nella storia per-sonale e nella progettualità individuale del soggetto che presenta tale criticità. Intra-prendere un percorso con uno psicologo può aiutare ad analizzare il sintomo per comprenderne il senso ri-spetto al contesto, a sé e ai propri stati emotivi nelle diverse situazioni di vita. At-traverso un’accurata ricostru-zione della storia di vita del soggetto nella sua unicità, si metterà appunto in luce il ruolo del sintomo. Un lavo-ro terapeutico di questo tipo permetterà anche di imparare a cogliere i modi di fare espe-rienza di sé e del mondo che caratterizzano la persona e che possono aver portato alla messa in atto di un compor-tamento di shopping com-pulsivo. Tutto ciò permetterà di tematizzare tale esperienza e di riconfigurarla in un pro-cesso identitario.

Convenienza o qualità? Non è questo il problema: il caso dello shopping compulsivo.

Informazioni

· Per ricevere una consulenza specialistica sui temi trattati in questo articolo o su altre problematiche inerenti il benessere psicologico potete rivolgervi al servizio gratuito “Psicologo in farmacia”.

· Per ulteriori informazioni sull’iniziativa e sulle farmacie aderenti, potete contattare la dottoressa Silvia Zocchi al numero 339.1010065 o scriverle all’indirizzo [email protected]

da sapereDonne con emicra-nia più a rischio in-farto e ictus.Le donne che soffrono di emi-crania hanno un rischio legger-mente più alto di sviluppare malattie cardiovascolari in età avanzata. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell'Istitu-to di salute pubblica a Charité della Universitatsmedizin di Ber-lino. I risultati sono stati pubbli-cato sul British Medical Journal. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 115.500 donne di età compresa tra i 25 e i 42 anni senza malattie cardiovascolari. Di queste, 17.531 (poco più del 15%) hanno ricevuto una diagnosi di emicrania. Sono stati

osservati eventi cardiovasco-lari in 1.329 donne, 223 delle quali morte. "La nostra analisi suggerisce che l'emicrania do-vrebbe essere considerata un importante indicatore di rischio per le malattie cardiovascola-ri, in particolare nelle donne", ha detto Tobias Kurth, autore dello studio. "Il rischio di svi-luppare eventi cardiovascolari - ha aggiunto - è risultato essere superiore del 50% nelle donne con una diagnosi di emicrania. Rispetto alle donne non affetti dalla condizione, il rischio di svi-luppare un infarto era maggiore del 39% per le donne con emi-crania, il rischio di avere un ictus era del 62% superiore e quello di sviluppare angina del 73% superiore".

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Migliorano la diagnosi riducendo il tempo d’esame.

Immagini RM di nuova generazione.

Dott. Alfredo GoddiSpecialista in RadiologiaCentro Medico SMEDiagnostica per Immagini

Le basi della Risonanza Magnetica.Le immagini di Risonanza Magnetica (RM) sono frutto di una tecnologia complessa, finalizzata ad interrogare i tessuti per identificare even-tuali alterazioni espressione di patologia. In particolare in RM viene analizzata la densità dei protoni del nu-cleo dell'atomo di idrogeno, riscontrabile in abbondanza nei tessuti in quanto pre-sente nelle molecole d'acqua, per rilevare le differenze tra tessuti sani e malati. A ta-le scopo vengono utilizzate particolari sequenze di inter-rogazione in grado di esaltare o di sopprimere il segnale delle diverse componenti tes-sutali in base alle specifiche necessità diagnostiche.

Il segnale del grasso in Ri-sonanza Magnetica.Da oltre 30 anni i ricercatori che si occupano di Risonanza Magnetica hanno segnalato i potenziali vantaggi diagno-stici che si potevano ottenere separando il segnale generato dal grasso presente nei tessu-ti, rispetto a quello generato dalle molecole d’acqua. Negli ultimi anni, modificando del-le sequenze conosciute come DIXON, dal nome del fisico Thomas Dixon che ha stu-diato il fenomeno, è stato possibile ottenere immagini RM con soppressione del

grasso in grado di esaltare le restanti componenti tessuta-li. Tali sequenze, per quanto ancora non ottimali, si sono dimostrate utili in diverse ap-plicazioni cliniche in quanto permettevano l’identifica-zione di anomalie altrimen-ti oscurate dal segnale del grasso. Ma fortunatamente la tecnologia è progredita.

La nuova generazione di immagini “fat-free”.La recente introduzione di nuove sofisticate sequenze “fat-free”, conosciute come DIXON XD, disponibili

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esclusivamente sulle apparec-chiature RM ad alto cam-po più avanzate, incrementa significativamente la qualità diagnostica. Queste sequen-ze forniscono immagini niti-de, completamente prive di segnale del grasso, in quasi tutti i pazienti, indipendente-mente dalla loro costituzio-ne. Soprattutto aumentano le informazioni diagnostiche riducendo il tempo d’esame: mediante un’unica acquisi-zione generano infatti due immagini con differente con-trasto tra i tessuti.

Vantaggi diagnostici della nuova generazione.Le nuove sequenze DIXON XD aprono la strada all'ima-ging oncologico di alta qua-lità, permettendo lo studio ad alta risoluzione di porzio-ni corporee più estese, con immagini prive di artefatti dovuti alla suscettibilità ma-gnetica degli organi conte-nenti aria che in preceden-za impedivano la completa soppressione del segnale del grasso. Il miglioramento della qua-lità delle immagini è par-

ticolarmente sentito anche in ambito NeuroRadiologico per lo studio dell’encefalo e del collo. La frequente pre-senza di artefatti da suscet-tibilità dovuti alle numerose interfacce tra aria, tessuto ed osso, limitava la possibilità di sopprimere il segnale del grasso utilizzando le sequen-ze tradizionali. Le nuove se-quenze generano immagini di elevata qualità, specie se combinate con i software per la riduzione degli artefatti da movimento. Ma anche in ambito scheletrico si otten-

gono vantaggi non seconda-ri: le sequenze DIXON XD permettono di semplificare gli esami di routine della co-lonna vertebrale ottenendo sino a quattro tipi di imma-gini in una singola scansione, incluse quelle con e senza soppressione del grasso.In conclusione i nuovi pro-gressi tecnologici aumenta-no la confidenza diagnostica migliorando la qualità delle immagini, eliminando gli ar-tefatti e riducendo il tempo di esame, a tutto vantaggio del paziente.

Immagini RM di nuova generazione.

InformazioniPer maggiori informazioni sull'argomento trattato: SME - Diagnostica per ImmaginiVia L. Pirandello, 31 - VareseTel. 0332 224758 - Fax 0332 [email protected] - www.sme-diagnosticaperimmagini.it

Immagini RM della colonna vertebrale lombare, in sezione longi-tudinale, ottenute con sequenza DIXON XD di nuova generazione che genera quattro tipi di immagini in una singola scansione.

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L’esame Doppler è unanimemente considerato l’indagine primaria per lo studio del flusso en-dovasale e per rilevare ostruzioni dei vasi a rischio per la salute del Paziente. Le apparecchiature eco-color Doppler convenzionali generano tuttavia un limitato numero d’immagini al secondo e rappresentano esclusivamente la velocità media dei globuli rossi e non la velocità assoluta che deve conseguentemente venir misurata nei singoli punti di inte-resse mediante il Doppler pulsato.L’UltraFast color Doppler, basato sull’architettura UltraFast con onda piana, supera tale limi-tazione generando un numero di immagini al secondo centinaia di volte superiore alle apparec-chiature convenzionali. Per ogni punto del vaso acquisisce le informazioni qualitative del color Doppler e quelle quantitative relative allo spettro Doppler, combinandole perciò in un’unica nuova modalità. La possibilità di analizzare retrospettivamente lo spettro Doppler di multipli volumi campione nel medesimo ciclo cardiaco migliora la valutazione dei flussi complessi.

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Direttore Sanitario Dr. Alfredo Goddi

CENTRO MEDICO SMEDiagnostica per Immagini

13 F A R M A C I A F I D U C I A

Il legamento crociato an-teriore (LCA) è uno dei quattro più importanti

legamenti che costituiscono l'articolazione del ginocchio. È una struttura fibrosa, di forma allungata, collocata al centro del ginocchio, tesa fra tibia e femore. La sua fun-zione è quella di stabilizzare l'articolazione, in collabora-zione con il legamento cro-ciato posteriore con il quale va a formare il pivot centrale dell'articolazione. La lesione del LCA è dovuta ad una distorsione importan-te del ginocchio, molto fre-quente specie in chi pratica sport di contatto come il cal-cio, lo sci, il volley e il basket. È di comune riscontro anche nella traumatologia stradale, specialmente tra i motocicli-sti (traumi da caduta). I sin-tomi possono variare in mo-do significativo da paziente a paziente; il quadro tipico è caratterizzato da dolore in-tenso, gonfiore marcato che insorge rapidamente e sensa-zione di cedimento/instabili-tà con importante limitazio-ne funzionale. La diagnosi si basa sull’esame clinico che si avvale di opportuni test per valutare la stabilità passiva del ginocchio. Il più delle volte si richiede una risonan-za magnetica (RMN) per va-

lutare anche eventuali lesioni associate a carico dei meni-schi, dei legamenti collaterali e della cartilagine. La scelta sul tipo di terapia da seguire (conservativa o chirurgica) è complessa e deve tener conto di numerosi elementi: età del paziente, grado di in-stabilità, presenza o meno di lesioni associate (lesione del menisco, della cartilagine o di altri legamenti) e livello di attività sportiva. La lesione

di LCA nei giova-ni e negli sporti-vi pone in genere una indicazione alla terapia chirur-gica. Nel caso in cui non si proceda

alla ricostruzione, si consi-glia al paziente l’astensione dalle attività sportive o di attività lavorative/ricreative pesanti che, esponendo il ginocchio a nuovi traumi, possono sviluppare precoce-mente artrosi.

Le possibili tecniche rico-struttive sono le seguenti:Ricostruzione LCA con tendine rotuleo.Mediante un'incisione cen-

trale anteriore si preleva una parte del tendine rotuleo con due porzioni di osso di rotula e tibia. Si realizza un tunnel all’interno dell’osso che ospi-terà il tendine rotuleo pre-levato, in modo che esso si posizioni con l’orientamento più simile possibile a quel-lo del legamento lesionato da ricostruire. Si introduce il tendine prelevato all’interno dei tunnel e si fissa all’osso mediante diversi sistemi in modo che si integri perfetta-mente al loro interno. I van-taggi sono la massima sta-bilità del ginocchio: infatti questa tecnica è spesso scelta da calciatori professionisti ed è ancora il riferimento per la

Legamento crociato anteriore: vantaggi e svantaggi delle differenti tecniche ricostruttive.

Dott. Renato VarinelliSpecialista in Ortopedia e TraumatologiaDirigente Medico di I LivelloASST Valle OlonaOspedale Carlo Ondoli AngeraCell. 388 [email protected]

La lesione del LCA è dovuta ad una distorsione importante del ginocchio, molto frequente specie in chi pratica sport di contatto come il calcio, lo sci, il volley e il basket.

LEGAMENTOCROCIATOPOSTERIORE

LEGAMENTOCOLLATERALEMEDIALE

LEGAMENTOCOLLATERALE

LATERALE

LEGAMENTOCROCIATO

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Dott. Maurizio CiattiMedico Chirurgo Specialista in OdontostomatologiaSpecialista in Chirurgia Maxillo-Facciale

Dott. Alberto CiattiOdontoiatraSpecialista in Chirurgia Odontostomatologica

15 F A R M A C I A F I D U C I A

valutazione di tutte le nuove tecniche. Gli svantaggi sono un'elevata aggressività nella sede di prelievo e una mag-giore difficoltà riabilitativa iniziale per il paziente.

Ricostruzione lCA con tendini flessori.Mediante una piccola inci-sione anteriore sulla tibia si prelevano due tendini flessori accessori della coscia chia-mati semitendinoso e gracile, che vengono quadruplicati e fissati tra loro mediante punti di sutura (prelievo con incisione minima). Si realizza un tunnel all’interno dell’osso che ospiterà i tendini così

preparati, in modo che si po-sizionino con l’orientamento più simile possibile al lega-mento crociato anteriore da ricostruire. Si introducono i tendini all’interno dei tunnel e si fissano all’osso mediante diversi sistemi in modo che si integrino perfettamente al lo-ro interno. Vantaggi: stabili-tà paragonabile alla ricostru-zione con il rotuleo anche se un po' più elastica, riabilita-zione più semplice, minori problemi sul sito di prelie-vo dell'innesto. E' la tecnica utilizzata in oltre l'80% dei pazienti che ricostruiscono il legamento crociato.

Ricostruzione LCA a dop-pio fascio.In tempi relativamente re-

centi è stata messa a punto una nuova tecnica ricostrut-tiva che, mediante l’utilizzo dei tendini flessori semi-tendinoso e gracile, mira a riprodurre esattamente l’a-natomia del legamento cro-ciato originario mediante un "doppio fascio"; usare un doppio fascio per ricostruire il legamento crociato ante-riore permette di ottenere una stabilizzazione ancora più efficace per ginocchia che lavorano ad alte pre-stazioni e sono sottoposte a grandi stress. La validità di questa procedura è stata però un po' ridimensionata per l'aumento della difficol-

tà della tecnica ricostruttiva. Il grosso vantaggio è sta-to che la discussione sulla tecnica ha implementato le conoscenze anatomiche ri-costruttive tanto che anche le tecniche tradizionali han-no avuto una spinta miglio-rativa verso l'esecuzione di ricostruzioni a singolo fascio molto più anatomiche.

Ricostruzione LCA con al-lograft.In questo caso il nuovo cro-ciato viene ricostruito con un tendine donato da un donatore d'organi, che viene scelto in base alle necessi-tà dell’individuo. Il tendi-ne viene opportunamente preparato. Si realizza un tunnel all’interno dell’osso

che ospiterà il tendine in modo che esso si posizioni con l’orientamento più si-mile possibile a quello del vecchio legamento sano. Si introduce il tendine prele-vato all’interno dei tunnel e si fissa all’osso mediante diversi sistemi in modo che si integri perfettamente al loro interno. Vantaggi: ria-bilitazione molto più sempli-ce. Svantaggi: può perdere la tensione originaria negli anni rendendo un po' più elastico il ginocchio. Gene-ralmente consigliato per i pazienti sopra 40 anni che vogliono ridurre l'instabilità dell'articolazione senza avere

un grosso impatto riabilitativo. Per la prima volta in Italia è stato sperimenta-to presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli l’utilizzo di tendini xenograft umaniz-zati, tendini di de-rivazione animale modificati per esse-re utilizzati nell’uo-mo senza necessità di assumere farma-

ci anti-rigetto. Il loro utilizzo è ancora sperimentale come prima ricostruzione di LCA, ma è stato approvato per gli interventi di revisione.A seconda del tipo di tecnica utilizzata e della possibile as-sociazione di altre procedure alla ricostruzione di LCA (su-tura meniscale, trapianto me-niscale, riparazione della car-tilagine, ricostruzione di altri legamenti) viene consigliato o meno un tutore nel post-ope-ratorio. Quasi sempre l’uso di stampelle viene protratto per circa 4 settimane. Resta una decisione del chirurgo or-topedico la scelta della mi-glior tecnica ricostruttiva, dopo accurata valutazione di tutti i fattori interessati ad una buona riuscita dell’intervento.

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da sapereDecalogo per una sana colazione estiva.Leggerezza e digeribilità. Que-ste sono le parole chiave che dovrebbero guidare la scelta della prima colazione in esta-te. Almeno secondo Valeria Del Balzo, biologa nutrizionista dell'Università La Sapienza di Roma, che ha pubblicato qual-che semplice regola sul primo pasto della giornata sul sito www.iocominciobene.it. "Una colazione adeguata - ha spiega-to Del Balzo - deve fornire l'e-nergia necessaria per iniziare la giornata. Il giusto mix è compo-sto da cereali, che apportano zuccheri a lento rilascio, latte o yogurt, e un frutto. Se in inver-no abbiamo bisogno di calorie

per affrontare il freddo, d'esta-te è importante non eccedere, fare attenzione agli alimenti grassi ed avere un buon appor-to di liquidi". La prima regola suggerita dall'esperta è innan-zitutto quella di non saltare mai la prima colazione, special-mente in estate. "Con il caldo è fondamentale un primo pasto della giornata che assicuri un buon apporto di liquidi per scongiurare il rischio disidra-tazione", ha detto. Poi biso-gna puntare sulla freschezza. "Spazio dunque a latte fresco, con o senza caffè", ha suggeri-to Del Balzo, secondo la quale va bene anche lo yogurt o un succo di frutta senza zuccheri aggiunti o tè. L'esperta invita a provare i cereali a colazione o qualche prodotto da forno. Ma con l'accortezza di non esage-rare e non appesantirsi troppo.

L’artroscopia è una tecnica chirurgica mini-invasiva che consente di operare a cielo chiuso senza “aprire” le articolazioni. Questo significa minore invasi-vità, minori percentuali di complicanze, recupero post-operatorio più veloce rispetto agli interventi tradizionali a cielo aperto.

16F A R M A C I A F I D U C I A

Sotto l’ombrellone. Nutriamoci in salute. Proteggiamo la nostra pelle dal sole attraverso una corretta alimentazione preventiva.

Dott.ssa Rachele AspesiFarmacista specialista in [email protected]

Una dieta ricca in vitamine e sali minerali può aiutare la nostra pelle a proteggersi dai raggi solari e ad abbronzarsi in maniera più omogenea.

Ricordo i pranzi sot-to l’ombrellone delle estati negli anni ’80:

insalata di riso fredda con pomodorini, pinoli e basili-co fresco, melone profumato, borsa frigo colorata colma di bottiglie di acqua fresca. Oggi

spesso, mi capita di osservare i piatti di molte famiglie in spiaggia e mi accorgo che focacce farcite, pizzette, gelati confezionati e bibite gassate la fanno da padrone: abbia-mo perso purtroppo le buo-ne abitudini alimentari anche durante il relax estivo, ma il

sole e le alte temperature non approvano tutto ciò. I raggi solari e il caldo svol-gono, infatti, numerose azioni benefiche per la salute, ma rappresentano anche uno stress per l’organismo, che si difende abbronzandosi, gra-

zie alla produzione della me-lanina prodotta dalle cellule cutanee, ed eliminando liqui-di dalle ghiandole sudoripare per mantenere correttamente la temperatura corporea. E’ fondamentale quindi ritrovare un’adatta alimentazione che protegga e favorisca l’integri-

tà degli strati sia superficiali che profondi dell’epidermide esposta ai raggi solari e alle temperature estive.

L’aiuto dalle vitamine.Sicuramente, una dieta ricca in vitamine può aiutare la nostra

pelle a proteggersi dai raggi solari e ad abbronzarsi in ma-niera più omogenea. La vitamina A, che ritrovia-mo principalmente negli ali-menti di origine animale come latticini e derivati (formaggi freschi, yogurt intero bian-co senza zucchero) è impor-

tantissima per la salute e la bellezza della pelle: favorisce la sintesi di tutti i mucopoli-saccaridi della cute dai quali dipendono l’elasticità e l’i-dratazione, nonché il ritardo nella formazione delle rughe. I raggi solari, infatti, seccano

la cute e tendono a distrug-gerne la componente fibro-sa: la presenza della vitamina A favorisce la moltiplicazio-ne delle cellule deputate alla produzione di queste fibre e quindi svolge una funzione di protezione.Inoltre, una prolungata espo-

17 F A R M A C I A F I D U C I A

sizione solare aumenta lo stress ossidativo, ossia la pro-duzione di radicali liberi, so-stanze tossiche che accelerano l’invecchiamento delle cellule della pelle. Per neutralizzare l’azione di questi composti tossici è indispensabile assu-mere con la dieta quotidiana sostanze antiossidanti, tra le quali, oltre alla vitamina A, i carotenoidi, la vitamina C e la vitamina E.I carotenoidi sono pigmenti vegetali che svolgono un du-plice ruolo importante per la protezione cutanea: da un lato, sono precursori della vitamina A - generata specialmente dal β-carotene -, dall’altro sono essi stessi antiossidanti, funzio-nando come neutralizzatori di radicali liberi, in particolare, il licopene e la luteina. Si trovano principalmente in chicchi di cereali integrali (grano sarace-no, farro, quinoa, riso rosso e venere), spezie come la curcu-ma ed erbe aromatiche, ortaggi e frutta fresche e di stagione di colore rosso-arancione come albicocche, anguria, melone, cachi, carote, cavolo, indivia, peperoni, pomodori, zucca.La vitamina C, oltre ad avere un ottimo ruolo antiossidante, è fondamentale anche per la produzione di collagene, pro-teina presente in pelle, capelli, unghie, ma è anche costituente delle strutture di contenimento come le cartilagini e i tendini. La ritroviamo anch’essa in ali-menti vegetali come agrumi, broccoli, cavoli, fragole, kiwi, lamponi, mango, papaia, pe-peroni, pomodori, ribes nero, spinaci. Si consiglia di iniziare sempre la giornata con un ca-rico vitamina C appena sve-gli: un abbondante bicchiere di acqua e limone, seguito da un kiwi quotidiano, possono rappresentare la nostra buona abitudine depurativa, antiossi-dante ed energetica. La vitamina E è una delle

sostanze più attive a livel-lo antiossidante: ha un ruolo importante contro i radicali li-beri, è utile nella prevenzione dell'arteriosclerosi e delle ma-lattie cardiovascolari, risulta indispensabile per il corretto funzionamento dei muscoli e del sistema immunitario. A livello topico, se ben veicola-ta, è senz'altro assorbita dalla

pelle, per un’azione idratante, antinfiammatoria e lenitiva, riducendo la formazione di radicali liberi e rallentando il foto-invecchiamento e le irritazioni causate dell’esposi-zione al sole, alla sabbia e alla salsedine. Si trova prevalente-mente nei grassi vegetali co-

me l’olio extravergine di oliva o di lino, ma anche in alcuni cereali integrali (avena, orzo, grano saraceno, miglio), avo-cado, frutta secca non trattata e legumi secchi o decorticati.

L’importanza dei sali mi-nerali.Utile è anche l’introduzione quotidiana di alimenti ricchi in sali minerali specifici; il se-lenio, per esempio, è un oli-golemento indispensabile per la formazione di un enzima con azione antiossidante mol-to spiccata e agisce in sinergia con la vitamina E. Si trova principalmente in legumi, or-taggi freschi come broccoli, cavolo, cetrioli, cipolle, cereali integrali e pesce magro e gras-so dei nostri mari. Anche lo zinco, il rame e il ferro sono

ottimi elementi che svolgo-no una funzione benefica nei confronti dell’integrità della cute, proteggendola dai radi-cali liberi e partecipando alla costituzione del collagene. Si trovano in tutti i cereali in-tegrali e legumi, nella frutta secca non trattata e nei frutti di mare freschi.

L’acqua sempre con sè.Oltre a una dieta corretta, è importante ricordarsi che la

pelle si idrata maggiormente dall’interno e quindi il miglio-re prodotto per combattere la secchezza e mantenere una pelle elastica, pronta per l’ab-bronzatura, non è altro che l’acqua preferibilmente natu-rale, a basso residuo fisso, il che la rende particolarmente leggera e di piacevole utilizzo anche lontano dai pasti.

Per soddisfare il fabbisogno di questi preziosi alleati della salute, consigliamo di basare la nostra alimentazione sul-la vera Dieta Mediterranea, non quella a cui si è arrivati negli ultimi anni, ricca di sa-le, grassi e cereali raffinati: mettiamo nel nostro piatto quotidiano frutta e verdura fresche e di stagione, cereali

integrali o semintegrali, senza dimenticare l’uso di proteine sia di origine animale preferi-bilmente derivate da pesce e uova, sia di origine vegetale, vista la grandissima varietà di legumi tipici di tutto il nostro territorio. Condiamo i nostri piatti con l’olio extravergine di oliva a crudo, l’alimento che tutto il mondo ci invidia e tenta di copiarci, ma che, come il nostro mare e le no-stre estati, non è ritrovabile altrove!

Sotto l’ombrellone. Nutriamoci in salute. Proteggiamo la nostra pelle dal sole attraverso una corretta alimentazione preventiva.

Ricetta: PEPERONI FARCITI DI QUINOA

ALLA CURCUMA

Ingredienti:• 200 g quinoa • 4 peperoni rossi

• 3-4 cipollotti • 20 g pinoli

• 1 cucchiaino di curcuma

• olio evo • sale

Tagliare finemente i cipollotti e rosolarli in casseruola con 1 cucchia-

io di olio evo per 5 minuti. Aggiungere la quinoa e i pinoli e lasciare

insaporire per pochi minuti; unire la curcuma, un pizzico di sale e

400 ml di acqua da portare a bollore. Coprire con un coperchio e

proseguire la cottura a fiamma lenta per 15 minuti e lasciare a riposo

con il coperchio. Nel frattempo mondare i peperoni e rimuovere le

calotte per poterli farcire, privandoli dei semi e dei filamenti. Riem-

pirli con la quinoa preparata, tapparli con le loro calotte e cuocere

in una teglia con carta forno per 30 minuti a 180°C.

18F A R M A C I A F I D U C I A

Oligoterapia catalitica.Parte prima.

Dott. Gianluca [email protected]

Introduzione.Ancora all’inizio di questo secolo, solo gli elementi chi-mici costituenti la massa pla-stica corporea sono conside-rati essenziali. Tutti gli altri elementi sono ritenuti inqui-nanti. E’ merito di Gabriel

Bertrand l’aver dimostrato il ruolo fondamentale svolto da elementi chimici presen-ti nell’organismo in traccia, definiti oligoelementi, pro-tagonisti delle trasformazioni biochimiche che assicurano

la vita. Una tale rivoluzione consentirà negli anni ’30 al medico francese Jacques Me-netrier di elaborare un meto-do terapeutico basato sulla possibilità di modificare le tendenze morbose dell’uo-mo, somministrando oligoe-

lementi specifici.Il termine Oligoterapia, dal greco oligos = poco, indica un metodo terapeutico basa-to sulla somministrazione di oligoelementi, a basse dosi, dell’ordine del milionesimo

di grammo. In senso più ampio, l’oligoterapia utiliz-za anche elementi minerali che non sono propriamente oligoelementi, ma che ap-partengono al gruppo de-gli elementi plastici (Zolfo,

Fosforo) o degli elementi maggiori (Magnesio, Potas-sio). Esistono due indirizzi in oligoterapia: nutrizionale e catalitico.L’oligoterapia nutriziona-le si sviluppa negli anni ’60

Nel corso degli ultimi anni, si è andata, via, via, affermando una nuova “cultura” del prodotto di origine naturale, giungendo, negli ultimi anni, all’introduzione di ingredienti di natura “nutraceutica”, composti da ingredienti sempre più “specializzati” che, al confine tra l’azione salutistica e l’attività terapeutica, hanno, sempre più, catturato la nostra attenzione. Molti di tali prodotti fanno parte di un importante ramo della medicina definita “funzionale”, così chiamata perché è in grado di ripristinare importanti funzioni biologiche bloccate per i più diversi motivi. L’oligoterapia catalitica (OC) rientra in questo ambito terapeutico. In questo e nei prossimi articoli cercherò di spiegare cosa sia la OC definendone ambiti terapeutici e limiti di utilizzo.

19 F A R M A C I A F I D U C I A

Oligoterapia catalitica.

grazie ai notevoli progressi della Scienza dell’Alimen-tazione che consentono di determinare il ruolo dei va-ri oligoelementi ed il loro fabbisogno. L’individuazione di una carenza in oligoele-menti essenziali, implica la correzione, attuata mediante opportuna integrazione. Più recentemente si è sviluppata la Medicina Ortomolecolare e la Nutriterapia, discipline

che studiano il ruolo dei mi-cronutrienti essenziali (oligo-elementi, vitamine, aminoaci-di, ed acidi grassi essenziali) e la loro somministrazione in condizioni di carenza.L’oligoterapia catalitica na-sce invece in seguito all’intui-zione di Bertrand di fine ‘800 sul ruolo essenziale svolto dagli oligoelementi come ca-talizzatori delle reazioni chi-miche, nella biologia vegetale ed animale, intuizione ripresa da Menetrier che introdu-ce l’uso sistemico di tali so-

stanze in terapia; indicazione elettiva per l’utilizzo con gli oligoelementi sono i disturbi funzionali (e non lesionali), per tale motivo viene intro-dotto il termine di Medicina Funzionale per indicare tale metodo clinico-terapeutico.

I mattoni del vivente: ele-menti strutturali ed ele-menti traccia.Gli elementi chimici, la cui presenza e predominanza qualitativa si manifestano universalmente negli organi-smi viventi (elementi bioge-ni), sono: l’Ossigeno, il Car-bonio, l’Idrogeno, l’Azoto, il Fosforo, lo Zolfo, il Cloro, il Calcio, il Potassio, il So-dio e il Magnesio. Questi elementi rappresentano circa il 99% dei minerali presenti nell’organismo. Le scoperte effettuate in altri campi della Biologia hanno dimostrato che manca “qualcosa” a tale insieme di elementi strut-turali e che questo qualcosa è rappresentato dagli oligo-elementi che rappresentano una frazione molto picco-la del totale, meno dell’1%. Queste tracce sono però im-portanti, infatti ogni carenza di uno o più elementi trac-cia provoca, presto o tardi, delle manifestazioni patolo-giche specifiche; ciò è dovuto al fatto che tali elementi sono fondamentali per l’attivazio-ne e il mantenimento di tutti i processi enzimatici di tra-sformazione. In tal senso quello che ca-ratterizza un oligoelemen-to sono:1. la sua presenza in quantità infinitesimale, 2. il fatto di essere indispen-sabile nel determinismo di certe reazioni, 3. l’effetto biologico (in ter-mini d’efficacia) non rappor-tabile alla sua importanza ponderale.

LINEA

21 F A R M A C I A F I D U C I A

La tomografia com-puterizzata Cone Beam 3D è un esa-

me a scopo diagnostico volto allo studio tridimensionale del complesso cranio-collo. Restituisce immagini molto più definite e nitide rispetto a quelle restituite dalla con-sueta radiografia panoramica.In campo odontoiatrico per-mette di studiare le strutture anatomiche del distretto ma-xillo-facciale, consentendo di esaminare in 3D tessuti ossei e dentali, ricavandone informazioni complete e det-

tagliate. Per la forma conica dei fasci di raggi X, la quanti-tà di radiazioni cui si espone il paziente è drasticamente ridotta, mediamente da 10 volte a 50 volte inferiore ri-spetto a una normale TAC. Svariati, e con innumerevoli vantaggi, gli utilizzi di tale tecnologia.In implantologia consente di effettuare una diagnosi ac-curata per programmare con estrema precisione l’inter-vento implantare, in quanto

la scansione a raggio conico permette di esaminare le ca-ratteristiche morfo-strutturali dei tessuti, valutare qualità e quantità di osso disponi-bile nonché localizzazione e rapporti delle strutture ana-tomiche.Nella chirurgia orale è utile per la valutazione pre-ope-ratoria dei denti da estrarre e degli interventi di rigenera-zione ossea.In endodonzia permette di valutare in dettaglio l’anato-mia canalare e della zona pe-riapicale.In ortodonzia consente una visione particolareggiata della dentatura, il preciso orien-tamento delle radici, anche intercettando le anomalie eventualmente presenti.Grazie all’esame Cone Beam 3D, possono beneficiare di una diagnosi rapida e precisa numerose altre situazioni cli-niche, compresi gli esiti post-traumatici e le neoplasie.L’esecuzione dell’esame è molto semplice, veloce e non invasiva. L'esame è eseguito in pochi secondi in posizione eretta. L’attrezzatura è simi-lare al tradizionale ortopan-tomografo, e pertanto non risulta opprimente anche in caso di pazienti sofferenti di claustrofobia. La TAC dell'arcata dentaria Cone Beam ha quindi ri-voluzionato il campo della diagnostica per immagini in odontoiatria e nella chirur-gia maxillo facciale, rendendo possibili ricostruzioni estre-mamente precise.

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22F A R M A C I A F I D U C I A

È arrivata l’estate e fi-nalmente, con essa, il tempo delle desi-

derate e attese vacanze. Per molti è il momento di ripo-sare, ma anche di fare bilanci sull’anno passato, prima di “ripartire” a settembre. La-sciamo un ritmo abituale, quello dei nostri impegni ed

attività quotidiane, per “stac-care” e concederci un perio-do dai ritmi più lenti, in cui magari avremo modo di oc-cuparci maggiormente di noi stessi e di stare con le perso-ne a cui vogliamo bene, per poi tornare più riposati alla

quotidianità usuale. Le vacan-ze, un po’ inevitabilmente, ci portano a fare i conti con il tema del tempo, a vari livelli: c’è chi pensa all’anno trascor-so e a quello futuro, spesso si apprezzano la calma, il relax, il contatto con la natura che magari si era un po’ perso durante l’anno, ci si chiede

come far sì che i benefici della vacanza si prolunghino dopo il rientro a casa e al lavoro. Si sperimenta magari qualche contraddizione nella ripresa del lavoro o dello stu-dio, quando si lotta contro il rischio di essere “risucchiati”

da ritmi stressanti, o anche nelle settimane che precedo-no le ferie, quando in molti contesti lavorativi si “corre”, inseguendo scadenze che de-vono essere rispettate prima della pausa estiva. C’è anche chi non riesce realmente a “staccare” mentalmente dalla routine quotidiana nonostan-

te le vacanze... come se non ci si potesse permettere di fermarsi. Quanto è sereno il nostro rapporto con il tempo? E quanto invece è fonte di conflitti? Spesso, per lo me-no nella nostra cultura, sem-

bra quasi che il tempo non basti mai: si corre, si vorreb-be che le giornate avessero 48 ore perché non si riesce a fare tutto ciò che ci si era prefissati. Questo accade par-ticolarmente nel lavoro e nel-lo studio che, a volte insieme ad altre incombenze percepi-te come “dovere”, arrivano a fagocitare tutto il nostro tempo. D’altra parte, accanto alla sensazione che il tempo libero sia sempre poco, non è rara la condizione per cui non si sa cosa farne, come impiegarlo in modo realmen-te soddisfacente. Rischiamo che il tanto desiderato tempo libero scivoli via, quasi senza che ce ne accorgiamo, tra le mille contingenze che attira-no la nostra attenzione. Tra queste vale la pena fare atten-zione a internet, al cellulare, ai social network e, dietro a tutto ciò, al nostro bisogno di essere sempre “connessi” e di rispondere subito a ogni sollecitazione, con il risul-tato che interrompiamo ciò che stiamo facendo e spesso siamo mentalmente altrove rispetto al nostro corpo, alla situazione che stiamo viven-do, agli altri che sono presen-ti accanto a noi. Quali sono gli ostacoli ad un rapporto più sereno con il tempo? E cosa ci può aiu-

Estate: un’occasione per vivere meglioil nostro tempo.

Chiediamoci, all’inizio di una vacanza, che cosa desideriamo fortemente fare perché lo reputiamo bello, piacevole, interessante e capace di rigenerarci.

Dott.ssa Renata RadiciPsicologa e PsicoterapeutaSpecializzata in Psicoterapia dell'Adolescente e dell'[email protected]

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Estate: un’occasione per vivere meglio il nostro tempo.

tare se non siamo soddisfat-ti di come lo impieghiamo? Certamente fare i conti con il tempo implica accettare un limite che inevitabilmente se-gna ogni realtà umana. Per quanto possiamo utilizzarlo bene, il tempo di cui dispo-niamo ha comunque una fine e questo, forse, non sempre siamo disposti a vederlo. A volte ci comportiamo come se avessimo davanti a noi un tempo infinito, rimandiamo cose che non ci piacciono, ma anche traguardi che ci piacerebbe raggiungere, cam-biamenti che riteniamo im-portanti, persino esperienze belle. Spesso prendere co-scienza del limite è la chiave per utilizzare in modo sod-disfacente le risorse che ab-biamo: dalla consapevolezza del limite spesso trae forza la motivazione a ottimizzare il tempo, impiegandolo per ciò che realmente ci interessa. Questo può concretizzarsi in una maggiore attenzio-ne all’organizzazione, aspet-to centrale nelle tecniche di “gestione” del tempo che si insegnano per aumentare le prestazioni nelle aziende, ma che per certi aspetti possono valere anche per altri ambi-ti, come il lavoro domestico e l’equilibrio tra tempo del “dovere” e tempo per se stes-si, da trascorrere in attività piacevoli. Appare fondamen-tale avere chiari gli obiettivi che si vogliono raggiungere e il loro ordine di priorità: pos-siamo distinguere tra ciò che è urgente, importante, super-fluo; all’interno di ognuna di queste categorie, ci sono cose che conviene fare prima di altre. Se non facciamo distin-zioni, rischiamo di arrivare a fine giornata e accorgerci di aver trascurato proprio le cose più importanti. La pro-grammazione che si fa deve essere realistica. È esperienza

molto comune quella di pro-grammare una certa quantità di tempo per un’attività e, poi, accorgersi di averne im-piegato di più: ci sono stati imprevisti e distrazioni o più semplicemente abbiamo sot-tostimato il tempo necessa-rio. Quante volte ad esem-pio nelle riunioni di lavoro si sfora rispetto al termine fissato inizialmente? A vol-te occorre chiedersi: è davve-ro tutto importante ciò che si è detto ed esaminato per le finalità della riunione stessa?

Negli studi sull’organizzazio-ne del tempo, è illuminante l’applicazione del principio di Pareto che, rivisitato da Juran, rileva un aspetto ri-corrente in molti fenomeni umani: il 20% delle cause produce l’80% degli effetti. L’80% delle risorse (il tempo è una risorsa...) viene im-piegato per produrre il 20% dei risultati. Si tratta di una legge empirica che ha tro-

vato riscontro in molti am-biti, magari con percentuali lievemente diverse (70/30%, 90/10%). È possibile che, quando spendiamo molto tempo ed energie nel perse-guire un obiettivo, in realtà solo una piccola parte dei no-stri sforzi abbia un impatto veramente determinante sul risultato. Chiediamoci allora, quando ci interessa qualcosa, che cosa realmente è efficace per ottenerlo. È probabile che il rendimento dei nostri sforzi possa aumentare, nel momento in cui siamo forte-mente orientati verso i nostri obiettivi, concentrati sul loro raggiungimento, determinati nel non farci rubare atten-zione ed energie da tutto ciò che non c’entra e, anche, nel selezionare ciò che è davve-ro utile.Leggendo tutto questo, si può pensare facilmente al la-voro e alla produttività, ma in realtà lo stesso tempo “li-bero” risente spesso di alcu-ne difficoltà di questo tipo. Rischiamo di farcelo sfuggire nel momento in cui non ab-biamo chiaro cosa vogliamo. Chiediamoci, all’inizio di una vacanza, che cosa desideria-mo fortemente fare perché lo reputiamo bello, piacevole, interessante, capace di rige-nerarci: visitare quel luogo che ci incuriosisce, gustare un certo piatto, andare a trovare una persona, fare quel gioco con nostro figlio che da tem-po ce lo ha chiesto... Aven-dolo in mente, eviteremo di lasciar passare tempo procra-stinando, come se le vacanze fossero infinite e - perché no? - proviamo a gustare un po’ di tempo “vuoto”, stando senza far nulla, senza l’ansia di programmare tutto a tutti i costi e, magari, senza essere costantemente “connessi”... semplicemente vivendo e gu-stando il tempo presente!

da sapereMangiare pasti fatti in casa diminuisce il rischio di diabete di tipo 2.Le persone che consumano spesso pasti preparati in casa hanno meno probabilità di sof-frire di diabete di tipo 2. Que-ste, in estrema sintesi, le conclu-sioni di uno studio dell'Harvard T.H. Chan School of Public Heath di Boston. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos Medicine. A livello internazio-nale c'è una forte tendenza a mangiare fuori e questo potreb-be portare al consumo di cibi di fast food. I ricercatori preoccu-pati di questa tendenza a segui-re una dieta ricca di energia, ma relativamente povera di sostan-ze nutritive, hanno ipotizzato che questo potrebbe portare a un aumento di peso e, di con-seguenza, a un aumento del ri-schio di sviluppare il diabete di tipo 2. Gli scienziati hanno quin-di analizzato una grossa mole di

dati sulle abitudini alimentari di numerose persone e hanno collegato queste informazioni all'insorgenza dei diabete. Eb-bene, i risultati indicano che le persone che hanno riferito di consumare dai 5 ai 7 pasti se-rali fatti in casa nel corso di una settimana avevano un rischio inferiore del 15% di sviluppare il diabete di tipo 2, rispetto in-vece a coloro che hanno riferito di aver consumato solo 2 pasti o meno preparati in casa in una settimana. Secondo i ricercato-ri questa associazione sarebbe dovuta all'aumento di peso più frequente nei soggetti che man-giano fuori.

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Sole: creme e filtri solari ad hoc.Alta protezione, la svolta culturale di approccio per non negarsi una bella abbronzatura senza incorrere nei pericolosi danni cutanei e per contrastare l’invecchiamento da photoaging.

Dott.ssa Silvia MagnaniSpecialista in Chirurgia PlasticaLibera professionista in VareseStudio di Chirurgia e Medicina Estetica www.chirurgiaesteticavarese.comCell. 334.7733565

Il chirurgo plastico ed estetico, come è noto, si dedica nella sua massima

espressione tecnica ad interve-nire con risultato nel correg-gere operativamente i difetti estetici e morfologici corpo-rei che non soddisfino la vita dei pazienti con se stessi ed il mondo di relazione mediante interventi di chirurgia este-tica, ma anche con le terapie più soft di correzione di ru-ghe, invecchiamento cutaneo ed inestetismi vari. Pertanto, nella tendenza attuale, in un contesto meno chirurgico, si trova anche a rivestire l’uti-le ruolo di “skin and body coach”, al fine di dispensare consulenze ed interventi mi-rati su tendenze estetiche, stili di vita e consigli di utilizzo dei prodotti adatti e personalizza-ti sul paziente per l’uso quoti-diano degli stessi in modalità consapevole. Argomento sole sinonimo di grande attenzione nel conservare la pelle preser-vata senza negarsi gli utilissimi benefici dell’esposizione alla luce, nell’ottenimento del ri-sultato estetico di un aspetto sano, positivo e gratificante.Abbronzatura 2.0 in due pa-role: modulata e sicura. Ciò è possibile seguendo precisa-mente alcuni consigli/regole/considerazioni fondamentali che desidero fornirvi per utili-tà pratica personale, aspetti da rammentare in vacanza, in gi-ta, sul terrazzo od in giardino, estate o inverno che sia.

FPS (Solar Protection Fac-tor) significa un calcolo di protettività cutanea dai raggi solari nocivi in una scala che, ad esempio per il fattore 50, significa protezione al 98%.

Fototipi.L’organo pelle non è uguale per tutti, sia per il colore di partenza, per spessore, per età, caratteristiche genetiche,

condizioni di idratazione, co-sì come l’irradiazione solare non ha la stessa intensità alle diverse latitudini in cui avvie-ne l’esposizione; per sempli-ficare ricordo la sempre utile suddivisione in cinque fototipi base per rendere consapevo-le la persona su modi tempi e prodotti d’uso più idonei al proprio momento di sole. Amo dire che in realtà non siamo noi che “prendiamo il sole, ma è il sole che prende noi nel suo totale diffondersi dal cielo nelle giornate terse”, ricordandovi che anche in una giornata nuvolosa e sen-za pioggia il suo potere irrag-

giante agisce comunque.• Fototipo I: carnagione mol-to chiara, talora molte efelidi (simpatiche macchioline pun-tiformi su zigomi e guance, unica presenza di melanina più attiva), capelli biondi o rossi ramati, ipersensibile, si infiamma sempre al sole an-che fino all’ustione di secondo grado se non protetta; la me-lanina non arriva a produrre

abbronzatura, se non in tempi lunghissimi. Tempo massimo di esposizione 10 minuti, fat-tore di protezione 50.• Fototipo II: carnagione rosea, con o senza efelidi, ca-pelli biondi o castano chiaro, scottature facili. Tempo mas-simo d’esposizione 30 minuti, fattore protettivo 40/30, (50 per contorno occhi, labbra, orecchie).• Fototipo III: carnagione uniformemente pigmentata, capelli castani, non si scotta e si abbronza anche molto bene se ben curata nelle prime fasi di protezione e se l’esposizio-ne è graduale. Tempo massi-

mo di esposizione 40 minuti, fattore di protezione: 30.• Fototipo IV: carnagione olivastra o bruna, capelli ca-stano scuro, abbondante in melanina di base, non si scotta spesso, si scurisce velocemen-te e resta scura a lungo. Tem-po massimo di esposizione 50 minuti, fattore di protezione inizialmente 30, poi anche 15.• Fototipo V: carnagione de-

cisamente scura, capelli ne-ri, non si scotta quasi mai e l’abbronzatura è assicurata. Tempo massimo di esposizio-ne anche 60 minuti, ma con fattore di protezione 10 anche per più tempo.

FPS (Solar Protection Fac-tor) Fattore di protezione solare.Importantissimo. Vale la pena considerare che se si utilizza un FPS 40 o 50 si può restare al sole senza rischiare un eri-tema per un tempo 50 volte superiore rispetto a quello del proprio limite di rischio! Comunque sempre massima

Speciale abbronzatura: suggerimenti del chirurgo plastico ed estetico

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cautela all’inizio di ogni espo-sizione e per i fototipi chiari o con patologie cutanee co-me rosacea o semplicemente couperose. Molto benefico il sole per le pelli acneiche non in fase acuta, uso di prodotti mirati dalla texture leggera, in gel, non grassa; invece per le cuti sottili prodotti preservanti e potenzianti il film idrolipidico, fondamentale sempre nella funzionalità e bellezza cuta-nea se equilibrato e sostenuto. Il tempo di esposizione, non disgiunto dalla considerazio-ne del tipo di sole alla latitu-dine ed all’altezza in cui ci si trovi, è un concetto che va compreso nel senso che atte-nervisi è tassativo per i primi tre fototipi ma, per le pelli di base più scure, è intuitivo che il rischio diminuisca ed i tempi

sono più allungabili. Consiglio comunque sempre gradevoli pause d’ombra anche per la circolazione sanguigna del-la testa e dei capillari che col calore comunque si dilatano di molto, per età avanzate e bimbi sempre un cappelli-no che fa anche chic, l’uso di acqua termale lenitiva da va-porizzare frequentemente su viso, decolletè, spalle e piedi, idratazione ripetuta con sorsi d’acqua fresca o bevande non zuccherine, meglio se integra-tori di sali minerali, assunzio-ne di frutta carotenoidi gialle ed arancioni come albicocche, arance, pesche ecc. Ottima uti-

lità la preparazione del sub-strato metabolico pre-sole con l’assunzione di integratori specifici, se possibile anche a base di antiossidanti, un ciclo di integratori al mirtillo per il rinforzo delle pareti capil-lari, acquisibili nella propria farmacia di fiducia nel mese precedente l’esposizione va-canziera, ma utilissimi anche durante l’anno per i principi attivi benefici che diminuisco-no in modo continuativo il pe-ricolo di comparsa di inesteti-smi come macchie e capillari permanenti ed il distress quo-tidiano della pelle che, a lunga distanza, può così guadagnare vantaggi importanti sull’invec-chiamento (“cronoaging”). In studio le pazienti più attente ed informate si sottopongono volentieri a cicli brevi di bio-rivitalizzazione con acido

ialuronico e polinucleotidi a peso molecolare molto fluido che consiglio per ottenere una texture cutanea più elastica, luminosa e preparata al sole che, come è noto, comporta danni al Dna cellulare con ac-celerazione dell’aging, e pro-seguono questa pratica spe-cialistica anche a prescindere dal sole stesso, durante l’anno. Ricordo che anche i capelli vanno protetti, soprattutto al mare per il contatto inabituale sole-sale, con olii bifasici ac-qua/silicone micronizzati in spray specifici di tutela, con balsami richeratinizzanti dopo la doccia di fine giornata, con

spazzolate dolci da bagnati altrimenti si spezzano. Per gli uomini un po’ calvi apporre la protezione nelle aree con me-no capelli..

Il prodotto solare moderno è biotecnologico.Bisogna investire sulla qua-lità offerta da una ricerca di ottima tecnologia farmaceu-tica che oggigiorno unisce la sicurezza e la gradevolezza del risultato del prodotto: è importante utilizzare le for-mulazioni modernissime che contengano filtri innovativi e specifici come Mexoril e Ti-nosorb, attivi al 98% su raggi solari sia UVA che UVB, ma anche fotoliasi, una flavo-proteina in grado di riparare i danni al Dna da parte degli UVB ed ancora: esistono so-lari con acido glicirretico, un

derivato dalla liquirizia che agisce su enzimi chiave nella produzione di melanina ridu-cendo il rischio di macchie ed iperpigmentazione anomala da sole. La crema protettiva possiede la maggiore distribu-zione di uniformità protettiva, gli spray richiedono più atten-zione nell’apporli ovunque, i latti sono preferibili per chi ha molti peli o per i bambini a proposito dei quali la dife-sa cutanea è importantissima poiché ustioni da sole in età precoce inducono mutazioni del Dna cellulare che negli an-ni successivi potrebbe svilup-pare melanoma (ottimi i pro-

repair complex). Da ultimo, non dimenticate di proteggere con dovizia le aree cicatriziali o critiche per cheratosi attinica, il contorno occhi ed il naso, che assorbe più raggi, con stick total repair ad apposizione mirata. Non valide le creme degli anni pas-sati, hanno meno probabilità di svolgere la loro funzione, ma è anche un buon motivo per utilizzare i prodotti nuovi, senza lesinare sulla quantità e la frequenza della loro appli-cazione.

Fase doposole.Idratante e lenitiva con creme dedicate a base di sostanze antinfiammatorie naturali co-me aloe, camomilla, liquirizia, nei casi di eritema antistamini-che; se si incorre in un’ustione, usare solo per reale necessità cortisonici associati a mousse di ossido di zinco su consiglio del proprio farmacista o medi-co curante in loco.

Vi ricordo che il sole è im-portantissimo nella sintesi endogena di Vitamina D, at-tualmente considerata un im-munomodulatore ormonale: chi si regala il sole con piacere e buon senso secondo stati-stiche internazionali vive due anni in più, rinforza il proprio sistema immunitario, miglio-ra l’umore ed i ritmi sonno-veglia, acquisisce un aspetto gratificante allo specchio della percezione del sé. Ecco perchè, anche da spe-cialista in chirurgia plastica e medicina estetica, sono for-temente convinta che il sole sia sinonimo di vita e felicità, in tutte le stagioni dell’anno e della vita ed anziché dram-matizzare eccessivamente sui reali rischi che comporta, suggerisco a tutti di entrare nel 'Club della Luce', meglio se con le accortezze del caso e consigli mirati.

Sole: creme e filtri solari ad hoc.

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Abbronzatissimi… in salute!

Conoscendo le conseguenze, dobbiamo esporci al sole con maggior consapevolezza ed utilizzando un’adeguata protezione solare.

Dott.ssa Cristina BafaroFarmacista esperta in dermocosmesi e make [email protected]

Con l’arrivo della bella stagione, aumenta la voglia di stare all’aria

aperta per passeggiare, cor-rere o semplicemente stare in relax, meglio se su una sdraio in riva al mare. Abbronzati ci sentiamo più belli e in salute.Effettivamente è cosi: solo

grazie ai raggi solari la pelle è in grado di sintetizzare la vita-mina D, che è indispensabile per il corretto assorbimento del calcio e la successiva mi-neralizzazione ossea. L’espo-sizione solare necessaria per una corretta produzione di vi-tamina D è di 15-20 minuti al

giorno. Una carenza di questo componente comporta fragili-tà ossea e rachitismo.Anche malattie dermatologi-che come acne, eczemi, pso-riasi e vitiligine, possono trar-re vantaggio dall’esposizione solare. I raggi solari alleviano anche ansia e depressione per-

ché attivano alcuni neurotra-smettitori della felicità, come la serotonina.Nonostante i benefici, il sole può essere anche molto dan-noso: i raggi solari possono causare eritemi, macchie, pho-toaging e nel peggiore dei casi tumori alla pelle, il più diffuso dei quali è il melanoma.

I raggi solari.I raggi del sole si dividono in due categorie: UVA e UVB, a seconda della loro capacità di penetrare attraverso la pelle. E’ solo grazie alle radiazioni che la nostra pelle cambia colore e produce melanina, una sostanza di colore scuro che è in grado di assorbire le radiazioni solari, creando una barriera protettiva, ossia l’abbronzatura.Gli UVA penetrano in pro-fondità e raggiungono il der-ma, alterando le sue fibre ela-stiche, favorendo la perdita del tono cutaneo e la forma-zione di rughe: danneggiano infatti le strutture di sostegno (collagene ed elastina) e sono i principali responsabili dell’in-vecchiamento cutaneo.Gli UVB, invece, non ven-gono assorbiti, rimangono sulla superficie della cute e stimolano particolari cellule, dette melanociti, a produrre la melanina: sono questi raggi a

Speciale abbronzatura: consigli del farmacista

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provocare eritemi e scottature solari.

I danni causati dal sole.Dopo una eccessiva e pro-lungata esposizione ai raggi UV il primo segnale di danno che è possibile osservare sul-la nostra pelle è l’eritema: la pelle appare arrossata, estre-mamente sensibile al tatto e

spesso è presente prurito. Da una parte il danno provoca un’infiammazione visibile, dall’altra agisce anche a livello del DNA delle cellule dell’e-pidermide aumentando il ri-schio di mutazioni e quindi un aumento del rischio di tumori della pelle.Oggi viene sempre più spesso sottolineato il ruolo dei raggi UVA come i principali re-sponsabili del danno cronico da esposizione solare: infatti continuando l’esposizione al sole, i raggi UVA interagisco-no con specifiche molecole cutanee innescando una rea-zione chimica a catena detta ossidazione, che forma radi-cali liberi. I danni provocati alla pelle dai radicali liberi non si vedono immediatamente ma si manifestano col tempo: causano un invecchiamento precoce della cellula e quin-di dei tessuti. Il danno de-terminato dai radicali liberi sulla pelle si manifesta con secchezza, rughe, discromie e perdita di elasticità.Gli UVA sono anche respon-sabili del cosiddetto “photoa-

ging”. A differenza dell'invec-chiamento cutaneo fisiologico dovuto all'età anagrafica e che si manifesta con la presenza di rughe sottili e modesta las-sità cutanea, il photoaging è la conseguenza dell’esposizione prolungata al sole e si mani-festa con secchezza cutanea, chiazze brunastre al dorso delle mani, avambracci, volto,

rughe marcatamente profon-de, teleangectasie (dilatazione di piccoli vai sanguigni gene-ralmente superficiali) e marca-ta lassità cutanea.Gli UVA possono causare an-che una riduzione delle difese immunitarie: un esempio è

l’herpes labiale che si mani-festa ripetutamente durante l’estate.

Creme e filtri solari.Conoscendo le conseguenze, dobbiamo quindi esporci al sole con maggior consape-volezza ed utilizzando un’a-deguata protezione solare. Sui cosmetici possiamo rico-noscere la sigla “SPF” che sta per Fattore di Protezione Solare: indica la capacità del prodotto di schermare o bloc-care la radiazione solare. Dob-biamo scegliere la protezione adeguata in base al nostro fototipo, cioè in base alla tipo-logia di carnagione e di pelle. I filtri solari possono essere di due tipi: chimici o fisici.I filtri solari fisici (ad esempio il biossido di titanio e l’ossido di zinco) sono sostanze mine-rali che riflettono fisicamente la luce del sole: questi però non vengono ben assorbiti dalla pelle e lasciano una colo-razione biancastra. Per questo vengono spesso mescolati a filtri chimici, che agiscono as-sorbendo i raggi UV.

Autoabbronzanti.Per chi non può proprio esporsi al sole oppure vuole un’abbronzatura rapida esisto-no gli autoabbronzanti, che conferiscono alla pelle un co-lorito simile all’abbronzatura naturale. Questi prodotti non vanno ad agire sulla melanina, ma semplicemente formano un pigmento colorato che ri-mane sullo strato corneo, cioè sullo strato più superficiale della nostra pelle. Ovviamente l’abbronzatura non è perma-nente, ma viene rimossa con il naturale ricambio cellulare. L’autoabbronzante deve esse-re applicato su pelle asciutta in maniera omogenea, per evita-re inestetiche striature dovute a una stesura frettolosa.Buone vacanze a tutti!

Abbronzatissimi… in salute!

Per chi soffre di fotosensibili-tà o irritazioni da esposizione solare è utile assumere inte-gratori a base di carotenoidi, come il licopene e il betaca-rotene, potenti antiossidanti, da iniziare ad assumere al-meno un mese prima dell’e-sposizione.

Questi aumentano anche la normale produzione di me-lanina e possono essere usa-ti per abbronzarsi più facil-mente e prolungare gli ef-fetti dell’abbronzatura nel tempo.

Integratori e abbronzatura.

da sapereDieta mediterranea, sole e almeno sei ore di sonno a notte per malattie intestinali e reumatologiche.Queste alcune indicazioni che arrivano dagli esperti riuniti al congresso della Società Italiana di Gastro Reumatologia (Sigr), per chi soffre di patologie gastroreumatologiche come l'artrite reumatoide, spondi-loartriti, malattie infiammato-rie croniche intestinali come il Morbo di Crohn, e non solo. "Ancora una volta spicca il pri-mato per la salute della dieta mediterranea - sottolinea Me-notti Calvani, neuro-logo e nutrizionista all'Università di Roma Tor Vergata - grazie all'apporto di antios-sidanti, fibre e cibi in-tegrali che ostacolano l'afflusso improvviso e rapido di zuccheri nel sangue con conseguenti picchi di risposta insulinica, pesce per le sue caratteristiche antinfiam-matorie come le fibre, limitato uso di carni, grassi e carboidrati secondo il principio generale per cui più un cibo è lontano dalla propria tradizione più si riduce la capacità del micro-bioma (cioè la composizione di batteri dell'intestino) di ri-conoscerne gli effetti benefici". "Senza dimenticare che ingre-dienti indispensabili affinchè la dieta mediterranea funzioni sono però l'esposizione sola-re, interruttore per la sintesi di vitamina D - conclude -. Basti pensare che, se il nostro fabbi-sogno di vitamina D si ferma a 600 unità giornaliere, 3 minuti di esposizione ne produce fino a 10mila. E almeno 6 ore di son-no notturno, altrimenti i cicli or-monali si bloccano soprattutto per effetto della cosiddetta 'light pollution' o inquinamen-to da luce artificiale tanto dif-fusa oggi".

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Le gammaglobuline o immunoglobuline (Ig) sono anticor-

pi che servono alla difesa dell'organismo contro agenti estranei. Chimicamente so-no proteine e si trovano nel plasma. Le Ig del siero comprendono 5 classi: • IgG • IgA • IgM • IgD • IgE.Quelle più rappresentate so-no le IgG seguite dalle IgA e dalle IgM. Le IgD e le IgE sono presenti in quantità esigue.Le gammopatie monoclo-nali sono un gruppo di ma-lattie caratterizzate da una eccessiva produzione di im-munoglobuline da parte delle plasmacellule del midollo. Il termine di gammopatia si riferisce al fatto che un esa-me del sangue, l’elettrofore-si, mostra, in corrispondenza della frazione gamma (dove si concentrano tutte le im-munoglobuline), la presenza di un picco omogeneo al-to e stretto che si definisce monoclonale (componente monoclonale o CM).La causa è sconosciuta. Al-cune sono dei veri e propri tumori dei linfociti B, le cellule da cui originano le plasmacellule. Nella maggio-

ranza dei casi, tuttavia, non si riesce ad identificare la causa né ad evidenziare l'esistenza di una neoplasia, almeno al

momento della diagnosi.Sono molto frequenti nella popolazione, soprattutto ne-gli uomini e nelle persone di

colore, e la loro incidenza au-menta con l'età: sono infatti praticamente sconosciute pri-ma dei 30 anni, per cui è pro-babile che molte di esse siano la conseguenza del normale processo di invecchiamento del sistema immunitario. Altri fattori che ne aumentano il rischio sono la familiarità e l’obesità.Se ne possono distinguere tre grandi categorie: • tumori delle plasmacellule • malattie linfoproliferative• gammopatie secondarie

ad altre condizioni siste-miche.

Abbastanza raramente il riscontro di una CM è si-nonimo di cancro. Infatti le gammopatie essenziali (MGUS), che sono le più frequenti, spesso restano invariate nel tempo, senza sviluppare un tumore vero e proprio. Altre volte sono invece la spia di una neopla-sia del sistema che produce le Ig (mieloma multiplo, plasmocitoma localizza-to, macroglobulinemia di Waldenstrom, ecc.). Altre volte ancora un picco mono-clonale è una manifestazione collaterale di un linfoma o di una leucemia linfatica cronica.

La Gammopatia Monoclonale Essenziale (Mgus): un termine difficile per una malattia complessa.

Le gammopatie monoclonali sono un gruppo di malattie caratterizzate da una eccessiva produzione di immunoglobuline. La MGUS nella maggioranza dei casi resta stabile per parecchi anni, ma vi è un certo rischio di evoluzione tumorale.

Dott. Fabio Colombo Dottore di Ricerca e Specialista in Endocrinologia.Endocrinologo, diabetologo, dietologo per la Dieta a Zona e consulente per la Chirurgia Bariatrica presso il Poliambulatorio Sanigest di Luino (VA)

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La Gammopatia Monoclonale Essenziale (Mgus): un termine difficile per una malattia complessa.

Esistono infine condizioni morbose (malattie autoim-muni, endocrine, dermato-logiche, epatiche, infettive, carcinomi, specialmente del colon, della prostata e del-la mammella, pazienti con protesi valvolare cardia-ca, ecc.) che inducono una gammopatia monoclonale secondaria. Tali patologie probabilmente provocano una stimolazione cronica dei linfociti B. In molti di que-sti casi la malattia potrebbe rappresentare il risultato di un'intensa risposta del siste-ma immunitario a qualche antigene sconosciuto, come dimostrato dal fatto che, a volte, dopo la guarigione dalla condizione associata, si assiste alla scomparsa della CM per eliminazione della stimolazione sul sistema im-munitario.Le MGUS rappresentano ol-tre il 60% delle gammopatie monoclonali, con un’inciden-za dell’1-3% nella popolazio-ne >50 anni e fino al 5% nei soggetti >70 anni.Dal punto di vista clinico i pazienti che ne sono affetti non hanno di solito sintomi. In particolare questa condi-zione è caratterizzata dalla simultanea presenza di:• CM < 3 g/l• plasmacellule midollari

<10%• assenza di danni d’organo

(ipercalcemia, insufficienza renale, anemia, lesioni oste-olitiche).

Nel 10% dei casi può essere presente una neuropatia per-ché anticorpi possono reagire con la guaina dei nervi perife-rici. In questo caso i pazienti possono avere alterazioni del-la sensibilità ai piedi o alle ma-ni, atrofia dei muscoli distali, atassia e tremore. Nel mieloma, invece, malat-tia ben più grave, i pazienti presentano dolori ossei legati

a lesioni osteolitiche e sintomi correlati all'ipercalcemia, all’a-nemia, all'insufficienza renale ed alle infezioni batteriche ri-correnti e la prognosi è spesso infausta.La MGUS nella maggioranza dei casi resta stabile per parec-chi anni, ma vi è un certo ri-schio di evoluzione tumorale; è stato fatto il paragone con un polipo del colon, che può rimanere tale per anni, ma che a volte può evolvere in cancro. Il rischio di trasformazione

può essere stimato nell'1% per anno. In uno studio statu-nitense la probabilità di evolu-zione neoplastica fu del 10% a 10 anni, del 21% a 20 anni e del 26% a 25 anni.Una volta accertata la presen-za di una componente mo-noclonale nel siero (o nelle urine) è necessario comple-tare lo studio con appositi esami di conferma. Quindi si eseguirà una serie di accer-tamenti per verificare l'even-

tuale presenza di una delle patologie precedentemente elencate e delle quali la com-ponente monoclonale può essere un sintomo. Questi accertamenti comprendono esami del sangue, accerta-menti radiologici (per evi-denziare eventuali anomalie delle ossa) e, se necessario, un test del midollo osseo (per determinare la percen-tuale di plasmacellule in esso contenute).I medici non possono defini-tivamente prevedere chi andrà a sviluppare una condizione più grave, ma possono de-terminare chi ha il maggiore rischio. Per questo prende-ranno in considerazioni alcuni fattori:• la quantità ed il tipo di pro-

teina M • il valore della beta 2 micro-

globulina• la quantità di un’altra pro-

teina di piccole dimensioni (catena leggera libera) nel sangue

• la presenza di proteine nelle urine (proteinuria di Bence Jones)

• la percentuale delle plasma-cellule nel midollo osseo.

Dato che è comunque impos-sibile prevedere, al momen-to della diagnosi l'eventuale evoluzione, sarà necessario eseguire accertamenti perio-dici, dapprima ad intervalli frequenti, orientativamente ogni 3-6 mesi; dopo qualche anno, se il quadro emato-logico rimane stabile e non compaiono sintomi, i con-trolli potranno essere eseguiti annualmente.Una MGUS non necessita di alcuna terapia specifica a meno che non sia associata a perdita ossea, nel qual caso può essere preso in conside-razione un trattamento con bifosfonati, farmaci che au-mentano la densità ossea.

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La Legge Bersani (n. 248 del 4 agosto 2006) CON-SENTE la pubblicità del-le professioni sanitarie ed ausiliarie, delle case di cura private e degli ambulatori mono o po-lispecialistici attraverso periodici d'informazio-ne. Questo giornale è a disposizione dei profes-sionisti interessati. Con-tattateci allo 0332 435327

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