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    Anno XXXI n. 4 - dicembre 2015 - Sped. a. p. - art. 2 - comma 20/c, Legge 662/96 - Filiale di Asti - Organo ufficiale del Centro LibrarioSodalit i um -Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA (TO) Tel. +39.0161.839.335- IN CASO DI MANCATORECAPITO,RINVIARE

    ALLUFFICIO C.R.P. ASTI PERRESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE LA RELATIVA TARIFFA

    TassaRiscossa-TaxePerue.AST

    ICPO

    N 67

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    ditori le

    Trentanni. Il 18 dicembre 1985, quat-tro (allora) giovanissimi sacerdoti la-sciavano la Fraternit San Pio X, la

    societ fondata da Mons. Lefebvre. Chipartiva dal Priorato San C arlo di Montalen-ghe, vicino a Torino; chi lasciava il PrioratoSan Pio X di Albano Laziale, vicino a Ro-ma; chi abbandonava la chiesa parigina diSaint-Nicolas du Chardonnet Per andaredove? Non lo sapevamo neppure, se non

    che volevamo andare dove Dio voleva, eseguire la Sua volont. Non avevamo unacasa (ci accolse, a Torino, lappartamentodella nonna di uno di noi); a ben vederenon a vevamo neppure un alta re dove cele-brare con sicurezza (da ti i tentat ivi fatti, an-che in tribunale, contro il proprietario dellocale che ci ospitava, di allontanarci dallacappella di Via Verdi); per un breve mo-mento fummo privati pure della rivista cheavevamo fonda to poco prima (s, quella chestate leggendo, e che torna nelle vostre ca-

    se: Sodalitium). Venne il Natale, e cele-brammo la Messa di mezzanotte in una ca-sa privata.

    Come non ringraziare quei fedeli cheebbero fiducia in noi, che ci aiutarono, checi sostennero allora? Come non ricordarechi ci portava da mangiare, chi offriva deimobili, chi regalava qua lcosa. Il n. 10 di So -dalitium, il primo dopo la fondazione del

    Sodalitium Periodico -n 67, Anno XXXI n. 4/2015

    EditoreCentro Li brario Sodalit ium

    Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA TOTel.: 0161.839335 - CCP 36390334

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    irettore Responsabile

    don Francesco Ricossa

    Autorizz. Tribunale di Ivrea n. 116 del 24-2-84Stampa: - Alma Tipografica Villanova M.v. CN

    Questo numero della rivista stato chiuso in redazione il 2/12/2015

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    In copertina: Il torchio mistico. Dipinto di AngeloMainardi detto il Chiaveghino (1550-1617). Chiesadi S. Agostino a Cremona.Vedi articolo pag. 42.

    Editoriale pag. 2Papa, Papato e Sede vacante, in un testo di SantAntonino e nel pensiero

    di Padre Gurard des Lauriers pag. 4

    Le dimissioni del Papa pag. 24Notizie dal GrandOriente (e dintorni) pag. 25Ezra Pound e la Teosofia pag. 29COMUNICATI DI SODALITIUM

    Sulla consacrazione episcopale conferita da Mons. Williamson pag. 35La fine di un equivoco: riflessioni sulla Fraternit San Pio X... pag. 36Radio Spada: un parere e un consiglio pag. 38Ai membri dellIstituto Mater Boni Consilii, e a tutti i suoi amici:in memoriam pag. 40

    Un impostore pag. 41Il Torchio Mistico e il Preziosissimo Sangue di Ges pag. 42RECENSIONI pag. 46Vita dellIstituto pag. 50

    Sommario

    Trentanni. Il 18 dicembre 1985,quattro (allora) giovanissimi sa-cerdoti lasciavano la FraternitSan Pio X, la societ fondata daMons. Lefebvre. Per andare do-ve? Neppure bene lo sapevamo,se non che volevamo andaredove Dio voleva, e seguire laSua volont. Non avevamo una

    casa ...

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    nostro I stituto, pot uscire solo cinque mesidopo, nel maggio 1986; e lelenco della ce-

    lebrazione delle Messe ci ricorda quei po-chi che allora ci accolsero: Nichelino (ave-vamo finalmente una casa), Torino, Valma-drera, Trento, Maranello. Per la nostrapovert pi grande non era quella materia-le che faceva profetizzare a tanti che sa-remmo presto scomparsi dalla scena maunaltra.

    Ormai persuasi delle insanabili contrad-dizioni della Frat ernit Sa n Pio X (alla qua-le fino allora avevamo creduto al f ine diperseverare nella fede cattolica), non ave-vamo per alcuna certezza su quale fosseallora la migliore risposta ai nostri dubbi.

    Neanche quale spiegazione dare, che fosseconforme alla verit, della situazione nellaquale si trovava (e si trova) la Chiesa Cat-tolica. Ci eravamo per ripromessi di me-glio studiare le questioni attuali e di fede.Ci mettemmo al lora sotto la protezionedella Madonna del Buon Consiglio, affin-ch ci consigliasse nei dubbi della vita. Il 6gennaio 1986 usc un comunicato ai fedeli(il 19 Mons. Lefebvre, a Montalenghe, pre-se duramente posizione contro d i noi).

    Il 12 marzo, a Bardonecchia, furono re-datti gli statuti che avrebbero retto la no-

    stra vita comune. Il 25 aprile, a G enazzano,presentammo gli statuti e consacrammo ilnos tro I s t i tu to a l l a Madonna del BuonConsiglio. S, ma quale strada prendere?Qua l era la verit? L a preghiera e lo studio,ma soprattutto, ne siamo certi, linterces-sione di Maria, ci aiutarono, mentre ascol-tavamo voci tanto diverse di chi cercava dipersuaderci a unirci agli uni o agli a ltri.

    Infine arriv la decisione, nei confrontidi chi invece non ci aveva cercato: andare aconoscere o a ritrovare Mons. Michel-LouisG urard des Lauriers. D on Munari e donR icossa, si recarono a llora, a no me di tutti, il

    24 settembre 1986, festa della Madonna del-la Mercede, a R aveau, per incontrare il reli-gioso domenicano, il Vescovo fedele, daquasi tutti abbandonato. Incontrammo altrisacerdoti in quel viaggio, per chiedere consi-glio, per ascoltarne le ragioni, e alla fine tor-nammo da Mons. G urard: la nostra decisio-ne era presa. Ecco, adesso avevamo avuto ler ispos te a tu t te le nos tre domande. Inquelloccasione, lIstituto fece le sue scelteche mantiene ancor oggi, a trentanni di di-stanza, e che il passare del tempo non ha

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    smentito, anzi ha purtroppo confermato ,con laggravamento della situazione dellaChiesa, il diffondersi delleresia, lindebolirsidella resistenza allerrore (non solo la Fra-ternit si ormai accordat a con i modernisti,ma lo stesso Mons. Williamson, ca po moraledella resistenza, ha pi volte affermato laliceit dellassistenza alla nuova messa) e,allopposto, le derive conclaviste o escato-logiste di un certo sedevacantismo.

    LIstituto, evitando tutti e ciascuno diquesti scogli, fece le scelte e mantiene an-cor oggi le sue posizioni. D a un punto di vi-sta dottrinale, la Tesi teologica che Padre

    G urard des Lauriers aveva pubblicato pri-ma il 26 marzo 1978, e poi nei Cahiers deCassiciacum , nel numero del maggio 1979(in questo numero, il lettore trover un ul-teriore riflessione nata dalla lettura di al-cuni scritti di Agostino Trionfo e Sa ntA go-stino sulla tesi del teologo domenicano).D a un punto di vista pra tico, decidemmo diimpegnarci nel preparare al sacerdozio legiovani voca zioni: nasceva cos il seminario(almeno de facto) di O rio Ca navese, intito-lato a Sa n Pietro Martire.

    Sopr a: la prima casa dell I stituto a Ni cheli no.Sotto: i sacerdoti e i seminaristi di Or io e

    la prim a suora dellI stituto

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    Anche questa scelta era corroborata da-gli studi di Mons. G urard sullepiscopato,

    che scioglievano i nostri dubbi a propositodelle consacrazioni episcopali allora ipotiz-zate da Mons. Lefebvre, senza saper giusti-ficare un atto cos grave (gravit che sem-bra sfuggire ad a lcuni: ne riparliamo in que-sto numero ). Si giunse cos al numero 13 diSodalitium , un numero storico, se voglia-mo, col quale aveva termine la nostra ricer-ca. Cosa rara, se non unica, iniziava conuna Ammenda pubblica per gli errori danoi insegnati durante la nostra appartenen-za alla Fraternit san Pio X; e presentavapoi una Importante intervista a Mons.G urard des Lauriers, che molto pi di

    una semplice intervista. Dopo aver spiegatonei dettagli la sua posizione teologica sullasituazione dellautorit nella Chiesa e sullanecessit di continuare la Missio che Cri-sto ha ricevuto dal Padre, in primis perpe-tuando l of ferta d el Sacri f icio, l Oblatiomunda , che verrebbe meno senza il sacer-dozio, Mons. G urard concluse con delleparole ancor oggi toccanti sul nostro Istitu-to, che si concludevano cos: LIstitutoMa ter B oni C onsilii concepito e nato nel-la C arit d ella Verit. D ominus incipit. Ipseperficiat .

    S, il Signore inizi questopera; non tut-ti hanno perseverato, nessuno certo diperseverare senza il suo a iuto, e senza la iu-to della Madonna del B uon Consiglio. E al-lora Ipse perficiat : porti Egli a termine ecompimento ci che con la Sua grazia volleiniziare.

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    Dottrina

    Papa, Papato e Sede vacante,in un testo di SantAntonino

    e nel pensiero di PadreGurard des Lauriers

    don Francesco Ri cossa

    La mattina dell11 febbraio 2013, co-me a tutti noto, Benedetto XVI an-

    nunci in Concistoro la sua rinun-cia al ministero di Vescovo di Roma, Suc-cessore di San P ietro precisando che laSede sarebbe stata effettivamente vacantea partire dal 28 febbraio, alle ore 20; il suc-cessivo 13 marzo Jorge Mario Bergoglio stato eletto al posto di Joseph Ratzinger,presentandosi al mondo come nuovo Ve-scovo di Roma . I l nostro parere perquel che pu valere lo abbiamo espressoin due comunicati, dell11 febbraio, nelquale prevedevamo che la notte sarebbestata ancor pi fonda , e del 15 marzo, nel

    quale constatavamo, con lelezione di Ber-goglio, la realizzazione del fin tro ppo facilepronostico. In queste righe non intendosoffermarmi particolarmente sullazione non posso d ire il governo di J orge Ma rioBergoglio, che sotto gli occhi di tutti ,qua nto, ancora una volta, su cosa sia, nellaChiesa, il Sommo P ontefice, sopratt utto at -traverso il processo mediante il quale unuomo, che non na to Successore di P ietroe Vicario di Cristo, lo diventa, o cessa diesserlo, o trova un ostacolo per diventarlo.T ra t te r , ins o mma , a nco ra una v o l t a ,dellelezione al Sommo Pontificato, tema

    che la nostra rivista ha gi affrontato da al-tri punti di vista, nel passato ( 1). La rinun-cia di Joseph Ra tzinger, infatt i, pu aiutarea capire, con un esempio concreto, comeuna cosa luomo eletto al papato, altracosa il papato stesso, e come il legame ac-cidentale tra tale persona e il papato di-penda anche (non solo) da un atto umanoelicitato dallumana volont: se BenedettoXVI fosse stato P apa (2), infatti, egli sareb-be stato tale fino alle ore 20 del 28 feb-braio 2013, e listante successivo per un

    Il numero 13 diSodalitium,con la famosaintervi sta aM ons. Gurarddes L auriers

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    solo atto della sua volont avrebbe cessa-to totalmente di esserlo, facendo cessarenella sua persona quella speciale relazionea C risto nella q uale, come vedremo, consi-ste formalmente, il papat o.

    Ci verr in aiuto un testo interessante diSantAntonino da Firenze, tratto dalla sua

    Summa Sacr theologi (3

    ) che un lettoreattento ci ha da tempo segnalato (4). Anto-nino Pierozzi da Firenze (1389-1459), do-menicano (1405), fonda tore del convento diSan Marco a Firenze, fu consacrato vesco-vo della citt natale nel 1446, e canonizzatonel 1523. La sua opera pi famosa perlappunto la sua Somma , scritta tra il 1440 eil 1459. Nei passi che qui ci interessano,Sant Antonino ci ta volentieri AgostinoTrionfo, da Ancona (1243-1328), agostinia-no, al quale G iovanni XX II commission contro gli errori di Marsilio da Pa dova laSumma de potestate ecclesiastica (scritta tra

    il 1324 ed il 1328); Trionfo difese anche, inun suo scritto, le ragioni e la memoria diBonifacio VIII. Il lettore si render contodi come la famosa distinzione adottata daPa dre M.-L. G urard des Lauriers a propo-sito del papato (materialiter-formaliter) chesi trova gi negli scritti di grandi commen-tato ri di San Tommaso, il cardinal G aetanoe G iovanni di San Tommaso (5), ben notasia a SantA ntonino, che a A gostino Trion-fo, contemporaneo, questultimo, di SanTommaso.

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    San Pietro, primo Sommo Pontefice, sta-to eletto immediatamente da Cristo

    R icordiamo innanzitutto la differenzache intercorre tra Pietro e tutti i suoi suc-cessori, quanto allelezione: che Pietro stato eletto Papa direttamente da Cristo,mentre tutti gli altri sono stati eletti dallaChiesa (G AETANO , D e comparatione , nn.269, 284, 563 ecc.)(10). Cristo stesso cheha da to a S imone il nome di Pietro (G v 1,42; Lc 6, 14) spiegando poi dopo la con-fessione di fede con la quale lapostolo, di-vinamente assistito, proclama la divinit diG es (6) il significato di q uesta deno mina-zione: Tu sei P ietro, e su questa P ietra edifi-

    cher la mia Chiesa (Mt 16, 18). G es Cri-sto, che la pietra angolare sulla qualedevessere edificato ledificio (Mt 21, 42;Mc 12, 10; Lc 20, 17-18; At 4, 11; R m 9, 31ss; 1 Cor. 10, 4; 1 Pt 2, 4-8; cf Ps 117, 22), laroccia incrollabile sulla quale fondare la ca-sa (Mt 7, 24 ss) promette a Simone di esse-re anchegli, con Lui, quella Pietra, e a luipromette le chiavi del Regno dei Cieli, ov-verosia della Chiesa, e il potere di legare edi sciogliere (Mt 16, 19). Quello che Cristoha promesso, mantiene, nella prima appari-zione in G alilea, dopo la resurrezione. Cri-

    sto il Buon Pastore, che d la vita per lesue pecorelle: vi sar un unico ovile, sottoun unico pastore, che G es Cristo (G v 10,11-16). Ma anche P ietro, con G es Cristo ecome Lui, divenendo una sola cosa co n Lui,riceve il compito d i pascere il gregge di Cri-sto: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorel-le(G v 21, 15-17). Nel solo ca so della posto -lo P ietro, quindi, viene immediata mente daCristo non solo laspetto formale del papa-to (ecce enim vo biscum sum : Mt 28, 20; pa -sce agno s meos, pasce oves meas: G v 21, 15-

    Nel 2013 Joseph Ratzinger ha dato le dim ission i dalmi nistero di Vescovo d i Roma, al suo posto stato

    eletto Jorge M ario Bergoglio

    In queste righe non intendo sof-

    fermarmi particolarmente sul-lazione non posso dire il go-verno di Jorge Mario Bergo-glio, che sotto gli occhi di tut-ti, quanto, ancora una volta, sucosa sia, nella Chiesa, il SommoPontefice, soprattutto attraver-so il processo mediante il qualeun uomo, che non nato Suc-cessore di Pietro e Vicario di

    Cristo, lo diventa, o cessa di es-serlo, o trova un ostacolo perdiventarlo.

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    17) ma anche quello materiale: la designa-zione e lelezione (Tu es Petrus, Mt 16, 18).

    I successori di Pietro sono invece designatidalla Chiesa

    G li altri Pa pi, dopo san Pietro, non sonodesignati immediatamente da Cristo, mamedia t a mente , da l l a Ch ies a ; e po ichlApostolo Pietro per disposizione delladivina Provvidenza (Lamentabili, prop. 56,D S 3456; cf Va ticano I , P astor ternusD S3050) pose la sua sede a Roma, dallaChiesa Romana. Al solo Papa, successoredi Pietro, spetta s tabi l ire le moda lit diquesta canonica designazione. Lantico uso

    della Chiesa prevede che il Vescovo, inquesto caso il Vescovo di Roma, sia desi-gnato dal clero diocesano e dai Vescovi cir-cumvicini: i cardinali, ai quali dal 1059 spet-ta in esclusiva lelezione del Papa (7), rap-presentano difatti i tre ordini del clero ro-mano: cardinali diaconi, cardinali presbiterie cardinali vescovi. I laici (popolo, impera-tore ecc.) hanno a vuto canonicamente soloun ruolo consultivo, non deliberativo (cfSodali t ium , n. 55, pp. 21-23). Passiamoquindi a parlare dellelezione o designazio-ne al papato.

    Laspetto materiale del papato: lelezione

    Poich abbiamo scelto di citare santAn-tonino, vediamo cosa scrive al proposito ilVescovo domenicano: illud quod est inpapatu materiale, quia papa mortuo potestcollegium per electionem persona m determi-nare a d pa patum, ut sit talis vel talis ; sinomine papatus intelligimus person elec-tionem et determinationem, quod est in pa-patu materiale ; quantum ad personelectionem et determinationem, quod esttamquam quid mater ia le Vale a dire:

    ci che nel papato (laspetto) materiale,poich, morto il Papa, il collegio (dei cardi-nali) pu mediante lelezione determinaretale o tale persona al papato; se col termi-ne papato si intende lelezione e la determi-naz ione della persona, il che, nel papato, co-stituisce l(aspetto) materiale; q ua nto allelezione e determinazione della persona,che come l(aspetto) materiale .

    Pa dre G urard des La uriers non haquindi inventato la distinzione nel pa-pato tra un a spetto ma teriale e (come ve-

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    dremo) un aspetto formale (distinzione chedaltronde esiste a nalogicamente per t utti

    gli enti creati).Nellaspetto mat eriale del papato, q uin-di, vi lelezione del Pontefice da parte diun collegio di elettori, e questa elezione halo scopo di determinare chi, tra i tanti chepotrebbero essere designati, risulti canoni-camente e le t to a l papa to . Nel l a r t ico losullelezione del Papa, pubblicato nel n. 55di Sodalitium, ricordavo chi ha il diritto difar parte di detto collegio di elettori e chinon lo ha (8), ma la q uestione per ora non ciinteressa. Ci interessa invece far notare chedetta elezione si compie mediante degli attiumani, liberi e volontari, degli elettori.

    Sempre nel medesimo articolo rammentavoche contrariamente a quel che comune-mente si crede gli elettori, bench dotatidi grazie particolari, non godono di infalli-bile assistenza d ivina, per cui la loro elezio-ne pu essere invalida, dubbia, o, natural-mente, valida, ma non necessariamente, difat to, del migliore soggetto (p. 28). G li elet-tori, insomma, come dimostra la storia deiConclavi, scelgono il loro candidato con lo ripeto un libero atto della loro umanavolont, sottomesso a tutte le vicissitudini,contingenze, imperfezioni e difettosit di

    un atto umano.Lelezione canonica fa, delleletto, lapersona designat a a essere P apa : egli e so-lo lui, a esclusione di chiunque a ltro ha daquesta elezione laspetto materiale del pa-pato , papa, bench solo materialiter (9).

    Lelezione, per, come si sa, non anco-ra sufficiente. necessaria ancora, da partede l l e l e t to , l a ca no n ica a cce t t a z io nedellelezione.

    Laccettazione dellelezione

    La persona eletta, infatti, non ancora

    formalmente Papa, ma solo la personadesignata ad esserlo. Lo ricorda ancora ilcardinal G aetano: bisogna premettere trepunti: in primo luogo: nel Papa vi sono treelementi, il papato , la persona che P apa ,per esempio P ietro, e lunione di q uesti dueelementi cio il papato in Pietro e da questaunione risulta P ietro P apa. In secondo luogo:riconoscendo e applicando ogni causa allef-fetto che le proprio, troviamo che il papatoproviene immediatamente da D io, P ietroproviene da suo padre, ecc.; ma lunione del

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    papato in Pietro, dopo che il primo Pietro stato istituito in maniera immediata da Cri-sto, non viene da D io ma da un uomo, comeappare evidente; poich avviene attraversouna elezione fatta da uomini. A ca usa re que-sto effet to concorro no d ue consensi uma ni ,

    cio quello degli elet tori e quello del l elet to :infatti necessario che gli elettori volontaria-mente eleggano e che la persona eletta vo-l o n t a r i a men te a c ce t ti l el ezi o n e, altrimentinon accade nulla (nihil fit). Quindi, lunionedel papato in Pietro non proviene da Dio in

    maniera immediata ma mediante un ministe-ro umano, sia da parte degli elettori, s i a dapa rte del l elet to ( ). Da l fatto che lunionedel papato con Pietro un effet to del la vo-l o n t u m a n a , quando la stessa costituisceP ietro P apa , ne consegue che bench il Papadipenda soltanto da D io nellessere e nel di-venire (in esse et in fieri), tuttavia P ietro P apadipende anche da lluomo nel divenire tale (infieri). Infatti Pietro fatto Papa dalluomoquando, eletto dagli uomini, l u o mo e l et t oa ccet ta , e cos i l papa to uni to a P ie t ro (10). Di questo intervento della volont uma-na nel farsi di un Pa pa, il G aetano trova

    conferma, continuando il suo ra gionamento,nel processo inverso, quando cio con un so-lo atto della sua volont, rinunciando al pa-pato, P ietro cessa di essere Pa pa, separandoil papato dalla sua persona: Pietro Papa,che ha la propria causa nel consenso suo edegli elet tori , da lla stessa causa in senso con-trario pu essere annullato (11).

    La Costi tuzione Apostol ica VacantisApostolic Sedis di Pio XII (8 dicembre1945) stabilisce: Dopo lelezione canonica-mente fatta ( ) da parte del Cardinale de-

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    cano, a nome di tutto il Sacro Collegio, vie-ne chiesto a lleletto il suo consenso, co n q ue-

    ste parole: Accetti la tua elezione canonicaa Sommo Pontefice? Dato questo consensoentro il termine eventualmente fissato amaggioranza dei voti dal prudente arbitriodei Cardinali, immediatamente leletto ve-ro Papa, ed acquista in atto, e pu esercita-re, una piena e assoluta giurisdizione sulmondo intero (nn. 100 e 101). Il RomanoP ontefice, canonica mente eletto, non appenaaccettata lelezione, ottiene per diritto divinola pienezza della suprema potest di giuri-sdizione (C.J .C., can. 219).

    Vedremo in seguito, come e da chi lelet-to che ha accetta to lelezione riceve la giuri-

    sdizione su tutta la Chiesa e diventa veroPapa; soffermiamoci per ora sulla necessitdellaccettazione dellelezione. Nel lasso ditempo tra lelezione e laccettazione, lelettoha, come abbiamo visto, in modo esclusivo,laspetto materiale del papato, ma non haancora quello formale. Questo lasso di tem-po pu essere determinato dagli elettori, madi per s indefinito. Leletto pu, di fatto:accettare lelezione, rifiutare lelezione, oanche n accettare n rifiutare lelezione.Nel primo caso (accettazione), diventa, senon ci sono ostacoli, vero Pa pa; nel secondo

    caso (rifiuto), ritorna nella condizione in cuisi trovava prima dellelezione, e un altropu e deve essere eletto al suo posto; nelterzo caso, il pi interessante, rimane lelet-to del Conclave senza essere ancora veroPapa (papa materialiter, non formaliter) fi-no a quando non si determina ad accettareo rifiutare. questa, come vedremo, la si-tuazione nella quale la Chiesa e il papato sitrovano att ualmente (12).

    Leletto costituito Papa da Dio, e nondalla Chiesa

    Lelezione di ta le persona al papa to vie-ne dalla Chiesa, mediante un atto umanodegli elettori; laccettazione dellelezioneviene anchessa da un uomo, mediante unatto umano di consenso allelezione dellavolont delleletto; ma lelemento formaledel papato, ci che costituisce tale personaPapa, Vicario di Cristo e successore di Pie-tro, non viene dalluomo, e dal basso, mada Cristo, e dallalto. Lo ricorda il canone219 gi citato: Il R oma no P ontefice, legitti-mamente eletto, non appena accettata lele-

    Mons. Gurar d des L aur iers, in pr eghiera

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    zione ( questo laspetto materiale che vie-ne dalluomo) ottiene per d i r i t to d iv ino la

    pienezza della suprema potest di giurisdi-zione (ed questo laspetto formaledelpapato): iure divino, non iure humanoo ecclesiastico. La Chiesa, come vedremo,come pure il collegio degli elettori, non hail supremo potere ecclesiastico che spetta a lPa pa, e pertanto non pu neppure comuni-carglielo; esso risiede in Cristo, Capo dellaChiesa, il quale lunico che pu comuni-carlo a P ietro.

    In cosa consista formalmente il papato se-condo Padre Gurard des Lauriers (il suoaspetto formale)

    Per il codice di diritto canonico, comeappena detto, il Papa tale in quanto riceveda Dio la pienezza della suprema potestdi giurisdizione. La Chiesa, e l Autoritnella Chiesa, sono qui presentati principal-mente in quanto la Chiesa militante uncollettivo umano, una societ visibile eperfetta. Aderiamo, ovviamente, a questaproposizione che non solo un dato giuridi-co, ma anche di Fede. Un dato di Fede chepu per essere ulteriormente approfondi-to. Lo faremo seguendo il teologo domeni-

    cano L .-M. G urard des Lauriers (13

    ). Egliricorda, come gi P io XI I nella sua enciclicaMystici Corporis, che la Chiesa principal-mente, in quanto oggetto di fede, CorpoMistico di Cristo (14). D i questo corpo, Cri-sto il Capo. Il capo governa il corpo: nesegue e non dobbiamo mai dimenticarlo che il governo d ivino esercitato , nellaChiesa, da Cristo, che il Capo della Chie-s a (Cahiers de Cassiciacum, n. 1, p. 47)[dora innanzi abb reviato C.d.C . nellartico-lo]. In questo Suo corpo che la Chiesa,Cristo, in quanto Ca po, comunica a tutte lesue membra la sua Vita divina, la vita so-

    vrannaturale della grazia: chi riceve questavita divina, e non pone ostacolo a questacomunicazione, diviene membro di Cristo,e figlio nel Figlio (p. 47), ovvero f iglioadottivo di Dio nel Figlio unigenito e natu-rale che G es Cristo. Questa Comunica-zione , di per s, quella della Vita divina.Essa pu, in generale temporaneamente, ri-dursi alla Comunicazione che lAutore del-la Fede fa della grazia della Fede. Chi ha laFede, anche morta , resta membro dellaChiesa (p. 45, nota 36). Ma vi una secon-

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    da comunicazione che procede da Cristo al-la Chiesa: anche lAutorit nella Chiesa, da

    questo punto di vista, formalmente costi-tuita da una Comunicazione che provienead essa dal suo Capo, che Cristo; infatti, nulla sussiste nella Chiesa che in relazionea C risto, che ne il Ca po (p. 44) (15). Que-sta Comunicazione diversa dalla prece-dente, ma anchessa attestata dalla SacraScrittura: E d ecco, io sono con voi, tutti igiorni, sino a lla fine dei tempi (Mt 28, 20).G es con i suoi apostoli ed eminente-mente col loro capo San P ietro t utti igiorni , ab itualmente, quotidianamente, nelcompimento della loro missione che q uel-la che Cristo stesso ha ricevuto dal Padre:

    ogni potere stato dato a me in cielo e interra. Andate dunque, ammaestrate tutte legenti, battezza ndole nel nome del Pa dre edel Figliolo e dello Spirito Santo, insegnan-do loro a osservare tutto quanto vi ho co-mandato (Mt 28, 19); chi creder e sarba ttezz ato, sar salvo; chi invece non crede-r sar condannato (Lc 16, 16). San Mar-co (16, 20) nota P adre G urard confer-ma questo essere con, post factum: quellipoi andarono (dopo lAscensione) e predi-carono ovunque, il Signore lavora nte con es-si (tou kuriou sunergountos: il Signore es-

    sendo in unit da tto con loro) . Per que-sto il Signore pu dire in tutta verit: Chiascolta voi, ascolta me (Lc 10,16). Ci checostituisce in atto il Papa come capo dellaChiesa lessere con che stato promes-so da Cristo. Cristo ha parlato al presente:Io sono con! , con coloro da i qua li esige chesiano con lui: chi non con me contro dime. lo stesso essere con che, per natura,esige la reciprocit (p. 37).

    Cristo q uindi sempre presente nel SuoCorpo che la Chiesa: nelle membra, co-municando loro la vita della grazia, o alme-no il dono sovrannaturale della Fede; nel

    capo visibile, nellAutorit , comunicandoad essa il suo essere con in maniera abi-tuale e quotidiana (16). Cristo santifica, co-me Sacerdote, governa, come Re, e insegna,come Profeta, Maestro e Dottore, assiemeallAuto rit : chi ascolta voi ascolta me, chiaccoglie voi accoglie me, chi disprezza voidisprezza me. E questo non solo in modostraordinario, quando ad esempio eserci-tato il carisma dellinfallibilit, ma abitual-mente e quotidianamente, trattandosi diuno stato ( sono con voi ) abituale (17).

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    E la sottomissione religiosa e teologale,che dovuta allAutorit nel collettivo Chie-

    sa e solo in esso (18

    ) fondato formaliter sulfatto che lAutorit supposta ricevere abi-tualmente la Comunicazione dessere conche procede da Cristo. a Cristo stesso,che, nellAutorit, si rivolge la sottomissio-ne; poich Cristo con lAutorit: Chi viascolta, mi ascolta (Lc 10, 16). Questo sup-pone, beninteso, lo ripetiamo, che lAutoritriceva abitualmente la comunicazione des-sere con, che sola costituisce formaliterlAutorit (C.d.C., pp. 46-47).

    Il papato durante la Sede vacante. LaChiesa durante la Sede vacante

    Abbiamo finora esaminato come si fa ilPa pa, e quale sia nel papato laspetto mat e-riale, e quale quello forma le. Prima di trat-tare dellaccettazione dellelezione, e dellacomunicazione, da parte di Cristo, Capodella Chiesa, della sua presenza (esserecon) al Papa, vediamo qua nto accade, inve-ce, in periodo di Sede vacante. quanto sichiede esplicitamente santAntonino, sem-pre seguendo le tracce di Ago stino Trionfo.

    Il Santo Dottore opera una triplice di-stinzione, per quel che riguarda la pote-

    stas del Pa pa: vi l elemento mat eriale(lelezione e la determinazione delleletto),lelemento formale (la giurisdizione e lauto-rit) e lelemento sia materiale che formale:lattuale esercizio della giurisdizione da par-te delleletto. Ora, spiega santAntonino,morto il Papa (o dopo la sua rinuncia, o co-munque in periodo di Sede vacante) nonmuore lelemento formale, n quello ma-te r i a l e , ma muo re , pe r co s d i re ,quellunione dellelemento formale e mate-riale che consiste nellesercizio attuale dellagiurisdizione. Mi spiego. Durante la Sedevacante lelemento materiale lelezione e

    la determinazione del soggetto che occupi laSede non muore , non scompare cio, mapersiste nella sua rad ice nel collegio (unente morale) che pu eleggere il Papa: nor-malmente il collegio dei cardinali (il collegiodei cardinali come radice prossima, la Chie-sa come radice remota). Neppure muoreo scompare lelemento formale: se col ter-mine autorit papale intendiamo la sua au-torit e giurisdizione, che ne come lelemen-to formale, tale potere non muore mai, per-ch sempre rimane in Cristo, il quale, risor-

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    gendo dai morti, ormai non muore pi . lunione tra lelemento materiale e quello

    formale, tuttavia, che muore alla mortedel Papa: ma se col nome di potest papa leintendiamo lattuale esercizio, che un qual-cosa di materiale e formale nel papato, alloralattuale esercizio muore effettivamente quan-do muore il P apa, perch, morto il Pa pa, nonrimane da un lato lattuale esercizio del pote-re papale nel collegio se non nella misura incui stato stabilito dai suoi predecessori, eneppure rimane, secondo questa modalit, inCristo, poich ordinariamente, dopo la suarisurrezione, Cristo non esercita tale potere senon mediante il Papa; infatti, bench Cristosia la porta, egli ha costituito suoi ostiarii P ie-

    tro e i suoi successori, mediante i quali si apree si chiude la porta che permette di accedere alui. E SantAntonino riassume e conclude: L a potest della C hiesa non muore, quindi,quando muore il Papa, quanto alla giurisdi-zione, che ne come lelemento formale, marimane in Cristo; e non muore neppure quan-to allelezione e alla determinazione dellapersona, che ne come lelemento materiale,ma rimane nel collegio dei cardinali, mamuore quanto allattuale esercizio della suagiurisdizione, perch morto il P apa l a C h i e-sa va can te E cc les ia vaca t ) ed pr iva ta

    dellesercizio di tale potest (et privatur ad-ministrationis ta lis potestatis) . La C hiesa secondo le parole di Pad re G urard instato di privazione dellautorit.

    F a cc i a mo un es empio : i l 9 o t to b re1958, mor Pa pa P io XI I. In q uel giorno, laChiesa pass senza mutare la sua essen-za voluta da Cristo stessa da uno statoallaltro: il mattino di quel giorno essa eragovernata da P io XII , la sera era priva delsuo P astore (viduata Pastore). Con questocambiamento, era cambiata anche la pote-st papale? G li elementi che erano unitinella persona di P io XII erano ora separa-

    ti . L autori t propria a Pio XII la suagiurisdizione e, soprattutto, labbiamo vi-sto, lessere con lui di Cristo non erapi in lui, giacch era morto, ma era percos dire sempre vivente in Cristo, Capodella Chiesa, suo mistico Corpo, per poteressere data a un suo legittimo successore.La designazione della sua persona al papa-to, compiuta dal conclave del 1939, nonaveva ora, sopraggiunta la morte, pi al-cun effetto; ma in radice rimaneva questoelemento materiale nel collegio dei cardi-

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    nali. Quei porporati, che nel 1939 avevanoeletto il cardinal Pacelli, designando lui a

    preferenza di qualunque al tro, ass iemeagli altri porporati creati nel frat tempoda P io XII , potevano ora e dovevano eleg-gere un altro al suo posto. Ma n il colle-gio dei ca rdinali, n il corpo episcopale, nla Chiesa rimasta vedova del suo Pastoresupremo sul la terra , aveva q uel la seralesercizio della giurisdizione pa pale. Q ue-sta actualis administratio poteva senzadubbio risorgere nella persona del legitti-mo successore di Pio XII, ma per il mo-mento era secondo le parole di SantAn-tonino come morta assieme al Papa de-funto. Infatti, bench durante la Sede va-

    cante chi aveva la giurisdizione normal-mente la conserva (19), tuttavia nessunogode della giurisdizione e dell autori tpropria al Sommo P ontefice. Nessuno ha ilprimato d i giurisdizione su tutta la C hiesa:n il collegio d ei cardinali, n il corpo epi-scopale, n il concilio ecumenico, che nonpu neppure essere convocat o senza il Ro -mano Pontefice (20). Nessuno, n il colle-gio dei ca rdinali, n il corpo episcopale, nil concilio, n il Camerlengo, god e di q uel-la suprema autorit papale propria dellacostituzione monarchica (e no n collegiale)

    della Chiesa. Nessuno gode neppure delcarisma dellinfallibilit: n il collegio deicardina li, n il corpo episcopale: n disper-so nel mondo, n riunito in Concilio, giac-ch a detto corpo manca il capo che ilRomano Pontefice. Similmente manca ilsupremo legislatore ecclesiastico, che sempre il Romano Pontefice, che regola ladisciplina ecclesias t ica e i l culto dellaChiesa. Lesistenza o meno del potere digiurisdizione o di magistero nel corpo epi-scopale ininfluente, da questo punto divis ta , beninteso! Abbiamo ampiamentesviluppato la questione nel n. 56 di Sodali-

    tium (pp. 22-24). Allindefettibilit dellaChiesa (21), quindi, non assolutamentenecessario il permanere della giurisdizioneo r d i n a r i a o d e l p o t e r e d i m a g i s t e r onellepiscopato subalterno (bench ta lepermanenza sia, ovviamente, utilissima),ma solo ed esclusivamente il permanere diun corpo elettor ale che possa d esignare unvero e legittimo Romano Pontefice (giac-ch l essere con , permane in Cris to) .Durante il periodo di Sede vacante ordi-naria (ad es. alla morte del Papa), come

    10

    durant e il periodo in cui la Sede o ccupa-ta , come ora , ma l eletto non riceve da

    Cristo lAutorit, vale quanto scrive P adreG urard: se Cristo non esercita pi la Co-municazione dessere con che costituisceformaliter lAutorit, non ne segue che Cri-sto non regga pi la Chiesa militante. Laregge provvisoriamente altrimenti che me-diante lAutorit: essendo con i suoi mem-bri che sono con L ui (C.d.C., n. 1, p.57). Abbiamo visto infatti che anche perSantAntonino durante la normale Sedevacante Cristo regge la Chiesa in manieradiversa da come la regge ordinariamen-te (ovverosia: mediante il Pa pa). Cristoregge sempre la C hiesa militante: ordina-

    riamente mediante l Autorit del Papa,provvisoriamente senza di essa, ma in mo-do tale che la modalit ordinaria possa es-sere ristabilita. Le considerazioni espostein questo capitoletto, rispondono a mioparere esaurientemente ad alcune obiezio-ni sollevate recentemente alla Tesi, che ri-prendono per lessenziale quelle sollevateda don C ant oni nel 1980 (22).

    Cristo comunica il suo essere con, la suapresenza, alleletto che accetta realmentelelezione

    Torniamo a llelezione del P apa. Abb ia-mo visto che lelemento materiale consistenellelezione e designazione di tale soggettoal papato d a parte degli elettori; abbiamo vi-sto che lelemento formale consiste invecenella comunicazione dellessere con da par-te di C risto a lleletto del conclave (con tuttoquello che ne consegue: assistenza, primatodi giurisdizione, infallibilit); abbiamo vistoanche che affinch leletto divenga effettiva-mente Papa, occorre per che egli accettilelezione canonica della sua persona (can.209; Pio XII, Vacantis Apostolic Sedisnn.

    100 e 101). La cosa chiara, e apparente-mente lo fin troppo. Infatti, se ammettia-mo ad esempio che Paolo VI fu canonica-mente eletto, non ci dovrebbe essere alcundubbio sul fatto che egli accett effettiva-mente lelezione, e divenne pertanto Som-mo Pontefice, ricevendo da Cristo la comu-nicazione del Suo essere con.

    Ordinariamente, in effetti, nessuno sipo ne i l q ues i to s u l l a cce t t a z io ne da t adalleletto, se essa ha avuto esteriormenteluogo; ci si preoccupa al massimo (e questo

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    per gi indicativo) che il rituale accet-to sia pronunciato senza alcuna ombra di

    ambiguit . Cos , ad esempio, q uando f ueletto il Cardinal Sarto che doveva dive-nire il grande San Pio X egli rispose alladomanda del cardinale Camerlengo con leseguenti paro le: accepto in crucem , inquanto il papato gli si parava innanzi comeuna terribile croce sulla qua le essere immo-lato. Il Camerlengo non soddisfatto dellarisposta, che pure era a fferma tiva insistet-te allora per essere assolutamente certodellaccettazione. Il diritto, che io sappia,non richiede altro che lesterna accettazio-ne. Ma il diritto non abolisce per, n pufarlo, la natura delle cose. Laccettazione,

    pertanto, conserva la sua natura di a t toumano, e come tale devessere considerata.

    Cosa significa accettare realmente lelezione

    Accettare lelezione pertanto un attoumano, un att o di intelligenza e di volont,con il quale leletto volontariamente a ccet-ta il papato, il che include la conoscenza dicosa sia il papato e la volont di svolgerequel ruolo. Una persona priva delluso diragione, ad esempio, sarebbe incapace diaccet ta re l e lez ione e i l pont i f ica to , in

    quanto incapace di un atto umano, e quindianche di comprendere cosa implichi la suaaccettazione. Quando leletto del conclaveaccetta la sua elezione a Sommo P ontefice,accettando lelezione, accetta anche e fasuo il ruolo e la funzione del Sommo Pon-tefice, che indipendente dalla sua volont,ma si trova nella natura delle cose. Chi ac-cetta il papato accetta di fare il papa, direalizzare il fine di questo ufficio, che nonspetta a lui inventare, ma determinato daDio. Spieghiamoci meglio.

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    Lessenza dellautorit temporale: procura-re il bene comune

    Nella societ temporale, lautorit ne-cessaria per realizzare il fine di detta societ:il bene comune temporale. Lautorit, peressere tale, deve a vere la volont di realizza-re il fine della societ stessa, il bene comune.Tale intenzione deve essere oggettiva ri-guarda cio gli atti da porre per realizzaredetto fine e non lintenzione soggettiva chela anima devessere reale ovvero realiz-zare di fatto, almeno per lessenziale, il benecomune e deve essere stabile, e quindi abi-tuale, perch stabilmente che deve gover-nare la societ. L autorit, definita dalla sua

    funzione propria di assicurare lunit dazio-ne dei membri (della societ) in vista del benecomune, formalmente costituita dalla rela-zione specifica che il capo ha col bene comu-ne. Questa relazione ha per fondamento pro-prio lintenzione ab ituale, oggettiva e reale diprocurare detto bene comune (B . LU C I E N,L a situation actuelle de lAutorit da ns lgli-se. La Thse de Cassiciacum. Documents deCatholicit, 1985, pp. 34-35). Insomma, lau-torit in relazione al bene comune da rea-lizzare, ed il fondamento di questa relazione lintenzione (oggettiva, reale, abituale) di

    realizzarlo; di sorta che lautorit che non hadetta intenzione non lautorit, o cessa diesserlo. Il diritto a comanda re, e il dovere diobbedire, presuppongono necessariamenteche lautorit sia per essenza relativa allarealizzazione del bene comune (ib. p. 39).

    Lautorit nello Stato e lautorit nellaChiesa: analogia, similitudini, differenze

    Tra la societ temporale e la Chiesa, tralautorit temporale e il Pa pa, vi una analo-gia (ovvero: qualcosa di simile e, ancor pi,qualcosa di diverso). Anche la Chiesa una

    societ, e anche in essa lAutorit necessa-riamente in relazione al fine di questa societdivinamente fondata. Da un punto di vistaumano, la Chiesa un collettivo umano, nelsenso che composta di esseri umani che, pergrazia e libera scelta, hanno un Fine comune.Questo Fine, che pu essere chiama to B enedivino, la G loria di Dio realizzata nella san-tificazione dei membri che lo compongono.L a C hiesa comporta unAutorit, divinamenteistituita in vista del Bene divino la cui realizza-zione affidata alla Chiesa. Questa autorit

    Bergogli o, nel gennaio 2014, ha inv itato in V aticano

    una delegazione di rabb ini ar gentin i a cui haoff erto un pranzo ri gorosamente ko sher

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    ramificata in tre poteri; si esercita in due ma-niere: ordinario, straordinario; costituita da

    un insieme gerarchico di persone consacrate(C.d.C. pp. 42-43). Fin qui, le dissimilitudinitra Chiesa e Stato sono gi visibili, tuttavia da questo punto di vista la Chiesa ancora simile a ogni collettivo umano , particolar-mente nel fatto che la relazione tra lAutori-t e il Fine-Bene il fondamento e la norma ditutte le ordinazioni che emanano dallAutori-t. Se lAutorit realizza il fine, deve essereobbedita; se lAutorit non realizza il fine,perde la sua ragion dessere. Di fatto, notaPa dre G urard, si sono comportati cos i fe-deli, i sacerdoti, il vescovo rimasti fedeli allaTradizione non sottomet tendosi pi, e persi-

    no facendo resistenza, a una autorit chenon rea lizzava pi il fine e il bene della C hie-sa (p. 44). Un ex-confratello ha fatto notareche largomento pu essere per utilizzatoper giungere alla conclusione opposta: a volta necessario obbedire a un governo che intanti punti non realizza il bene comune, nonfosse altro per a ssicurare lordine pubblico edevitare lanarchia. G li abb iamo gi risposto(Sodalitium, n. 62, pp. 24-31). C una diffe-renza capitale tra lAutorit nella Chiesa enello Stato. Nella Chiesa, societ sovrannatu-rale, lAutorit costituita dall essere con :

    dal fa tto che G es con la C hiesa, conlAutorit, con il Papa, cosa che non si pudire dellautorit temporale, anche consacra-ta. Nella Chiesa, lintenzione di realizzare ilbene comune non lessenza dellAutorit,ma ne una condizione necessaria. NellaChiesa, ripetiamolo, lessere con lessen-za dellautorit, mentre lintenzione di realiz-zare il bene comune non lessenza ma lacondizione sine qua non e il segno del fattoche Cristo con lAutorit; si cadrebbe in unpericoloso naturalismo se si riducesse laChiesa al suo aspetto naturale di collettivoumano, nel quale la legittimit dellautorit

    dipende solo dal proposito effettivo che essadeve avere di rea lizzare il bene comune, con-fondendo la realt dellAutorit propria allaChiesa con ci che ne solo una condizioneseppur necessaria (cf C.d.C. pp. 57-64). Poi-ch lautorit temporale non governa comequella della Chiesa con Cristo , si capisceche possa essere ancora legittima ma lgrado laconstatazione di gravissime deficienze, e chesi possa a volte resistere all autorit (adesempio rifiutando la legge sullaborto, o aitempi del paganesimo, i sacrifici idolatrici), e

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    a volte obbedirle (ad esempio pagando le giuste ta sse); non il caso dellAutorit del

    Papa, dove lessere con assicura abitual-mente la divina assistenza.Il Papa deve voler realizzare quel bene

    divino che il fine della Chiesa. U na condi-zione necessaria non realizzata un ostaco-lo alla comunicazione dellAutorit allelet-to del C onclave.

    Torniamo a noi . Abbiamo det t o cheleletto deve accettare lelezione a SommoPontefice: deve accettare il Sommo Pontifi-cato. Condizione sine qua non, assolutamen-te necessaria di questa accettazione alloralintenzione oggettiva, reale e abituale diprocurare il Fine-Bene della Chiesa. Qual-

    cuno obietter che tale condizione non si ri-trova nei manuali di teologia o diritto cano-nico. Si ritrova per nella natura delle cose.Laccettazione un atto umano. Ogni attoumano ha un oggetto conoscibile dallintel-letto, su cui si porta la volont. Il SommoPontificato finalizzato alla realizzazione diquel fine della Chiesa, il Bene divino, asse-gnatoli da Cristo stesso. Dopo aver ricorda-to il rapporto tra latto di fede e gli argo-menti di credibilit ( la Fede richiede la giu-stificazione razionale che daltra parte tra-scende. Nessuna ragione fonda la Fede; ma

    non si deve credere senza ragioni). PadreG urard spiega: Che Cristo eserciti nei con-fronti dellAutorit la Comunicazione che lacostituisce formaliter lAutor it, che sia neces-sario conseguentemente essere sottomesso aquesta Autorit, oggetto di Fede. Ma porrequesto atto di Fede richiede che sia ragione-volmente fondato. Non si pu credere cheCristo eserciti la Comunicazione che costitui-sce lAutorit, che se questultima realizza lacondizione affinch possa esercitarsi questaCo municazione. E il segno, che possiamo os-servare, che lAutorit realizza questa condi-zione, consiste nel fatto che essa ha abitual-

    mente il proposito d i realizza re il B ene divi-no. Si pu, anz i si deve applicare a llAutoritquanto osservava Leone XIII: Non si pugiudicare dellintenzione, che per natura in-terna; ma si deve portare un giudizio nella mi-sura in cui si manifesta esteriormente. Cos,per ogni oggetto di Fede, in particolare perlesistenza dellAutorit, latto di credere deveessere sottinteso dai segni di credibilit chedaltra parte deve trascendere (C.d.C . p. 63).

    In altre parole. Normalmente, i fedelinon hanno alcun bisogno di constatare se

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    leletto del Conclave ha realmente accetta-to lelezione al Sommo P ontificato. L a cosa

    va da s. Ma questo non toglie che tale ac-cettazione includa, per sua natura, unin-tenzione nelleletto, papa materialiter, euna condizione da realizzarsi: egli deveavere lintenzione oggettiva (quella che ri-guarda gli atti esterni, il finis operiscome sidice, la f inal i t del l a t to pi che quelladelloperante), reale (ovvero efficace, neifatti) e a bituale (ovvero costante, il che am-mette una realizzazione maggiore o mino-re, pi perfetta o meno perfetta, ma sempreabituale e costante della suddetta intenzio-ne) di realizzare il fine della Chiesa, il benedivino; e questo col far celebrare il D ivin

    Sacrificio alla Chiesa, nel dare la vera dot-trina alle anime (condannando perci glierrori), nel santificare le anime con i sacra-menti, governandole con le leggi. Se que-sto proposito non reale, vale a dire se lau-torit non cerca abitualmente di realizzarecome devessere la Relazione che ha con ilBene-Fine, allora lautorit non pi unsoggetto metafisicamente capace di riceverela C omunicaz ione dessere con che potreb-be essere esercitata da Cristo; e poich que-sta Co municazione no n pu essere ricevuta,

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    non esercitata . Il P astore, anche se li lasciafare, non con i lupi. Cristo non con

    coloro che distruggono la C hiesa. C ristonon diviso contro S stesso (C.d.C. p.56).

    Esempi (ed analogie) di un consenso soloverbale e apparente, ma non reale

    Leletto del Conclave deve quindi dareil proprio consenso a llelezione, cosa no tae indiscussa. Ma per sua natura questo con-senso deve essere non solo verbale, e quin-di apparente, ma anche reale: verbis et fac-tis. D eve cio avere per oggetto il fine e be-ne della Chiesa, che leletto del Conclave

    deve avere, oggettivamente, intenzione direalizzare. Lo stesso bene/fine della Ch iesa,poi, deve essere realizzato non solo verbisa paro le ma a nche factis, nei fatti. Nel ca-so di Pa olo VI , nota P adre G urard, leverba servono a meglio assicurare leffica-cia dei facta (C .d.C. n . 1, p. 68). Le pa role(verba) a volte rassicuranti di Paolo VI, ser-virono concretamente e questo in manie-ra a bituale e costante a realizzare dei fatti(facta ) diametralmente opposti (23).

    Per permettere al lettore di meglio com-prendere q uanto detto, vediamo assieme

    alcune analogie.La G iustificazione. Questa analogia

    stata dimenticata negli anni successivi allaprima pubblicazione della Tesi di PadreG urard, eppure q uella che lo stesso t eo-logo domenicano presenta per l appuntonel n. 1 dei Ca hiers de Ca ssiciacum. Infatti,come abbiamo visto, Cristo, in quanto Ca-po del Corpo Mistico, esercita una doppiacomunicazione nei confronti del Suo Cor-po: quella della grazia nei confronti di tuttele membra del Corpo Mistico, e quella, chestiamo studiando, dellessere con (che ap-partiene alle grazie gratis dat) nei con-

    fronti dellAutorit. Va da s che ci deveessere unanalogia tra le due comunicazio-ni. Ecco come lesprime Pa dre G urard desLa uriers: Allo stesso modo in cui un esse-re umano costituito membro del colletti-vo umano Chiesa militante solo ricevendodal Capo della Chiesa la Comunicazionedella Vita, cos lAutorit costituita Auto-rit della Chiesa militante solo ricevendoabitualmente lessere con che Cristo le co-munica. I soggetti, cio il membro dellaChiesa militante o lAutorit della Chie-

    Cr isto che comunica a Pietro il potere papale che locostituisce formalmente lA utor itnella Chi esa

    (dip into del Guercino)

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    sa, esistono materialiter come soggetti giprima della Comunicazione che procede da

    Cristo; ma sono formaliter membri dellaChiesa o Autorit della Chiesa soltanto invirt e nell Atto di Comunicazione cheesercita il C apo della Chiesa.

    possibile che un essere umano rifiutila Comunicazione della Vita che procededa Cristo. Ci possibile perch, osserva ilConcilio di Trento: bench Cristo sia mor-to per tutti (2 Cor 5, 15), ricevono il fruttodella Sua morte solo coloro ai quali il meri-to della Sua Passione comunicato (D eJustificatione, capitolo 3; D enz. 1523). E seun essere umano rifiuta la Comunicazioneche procede dal Capo della Chiesa, non

    in alcun modo membro della Chiesa, ben-ch non sia impossibile che lo divenga. Si-milmente, lautorit che rifiutasse la Co-municazione dellessere con che procededal C apo della Chiesa, non sarebbe in alcunmodo Autorit della Chiesa. Potrebbe es-serlo materialiter, a titolo di soggetto chenon impossibile che diventi lAutorit; maquesto soggetto, privo di ci che costitui-sce formaliter nella Chiesa lAutorit, nona v reb b e ne l la C h ies a a l cuna Auto r i t .Lanalogia che abbiamo indicato concernedegli stati. Essere membro della Chiesa

    uno stato; essere Autorit nella Chiesa uno stato. La Comunicazione di Vita o diessere con che procede da Cristo compor-ta, quanto alla recezione in ciascuno deisoggetti rispettivamente interessati e chepossono sempre rifiutar la, un primo istante;ma, una volta inaugurata, essa abitualenel soggetto che ne il termine, come permanente in Cristo che ne il principio(C.d.C., n. 1, pp. 44-45) (24).

    In parole semplici, si diventa membridella Chiesa, Corpo Mistico, ricevendo daCristo la grazia (o almeno la Fede); possi-bile per da parte delluomo porre un osta-

    colo alla ricezione della grazia o della fede;analogicamente, leletto del Conclave pupo rre un o s t a co lo a l l a co munica z io nedellessere con che costituisce lAutoritnella Chiesa. E come la Scrittura affermache Cristo mort o per tutti e tutta via nontutti si salvano ricevendo la grazia, cos pu-re sta scritto io sar con voi, ma la comu-nicazione di questo essere con pu essereostacolata dalluomo (cf C.d.C. p. 56 e, suirapporti tra latto di Cristo e il consensodelluomo, pp. 50-51).

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    Lintenzione necessaria nei sacramenti,

    o altri eventuali ostacoli, ed il caso del con-

    senso ma trimoniale in part icolare. D o nBernard Lucien e don Herv Belmont ,com noto, hanno presentato unaltra inte-ressante analogia fondata sul consenso ma-trimoniale (25). Largomento, come vedremoancora una volta, particolarmente calzan-te, giacch il sacramento del matrimonio (eanche il matrimonio naturale) costituitoda un atto umano, il consenso degli sposi,come da un atto umano costituita laccet-tazione d ellelezione. A b en vedere, comun-que, largomento vale per tutti i sacramenti. risaputo che il sacra mento a gisce ex opereoperato, ovvero per il fatto stesso di porne

    gli elementi, materia e forma, per lazionestessa di Cristo, autore della grazia e istitu-tore dei sacramenti. Questo non impedisceper il fat to che i sacramenti possano essereinvalidi, oppure in parte inefficaci, a causadi un ostacolo (obex) posto dalluomo. Traquesti ostacoli occorre segnalare lintenzio-ne, o meglio lassenza di una vera intenzio-ne, non solo nel ministro che conferisce ilsacramento, ma anche nel soggetto che loriceve, oppure, ad esempio, lattaccamentoal peccato in colui che riceve il sacramento.Chi riceve il sacramento del battesimo in

    maniera apparentemente regolare, ma aves-se unesplicita intenzione di non ricevere as-solutamente il sacramento, lo riceverebbeinvalidamente (non sarebbe validamentebattezzato, e non riceverebbe la grazia san-tificante, e neppure il carattere battesima-le). Chi invece viene battezzato, e ha lin-tenzione di ricevere il ba ttesimo, conservan-do per latt accamento al peccato (ponendoquindi volontariamente un obex, un ostaco-lo) riceverebbe il carattere battesimale, manon la grazia sant ificante (un accenno anchenei C.d.C., n. 1, p. 24). Nel sacramento dipenitenza, la mancanza di sufficiente dolore

    (attrizione) nel penitente, invalida il sacra-mento (in quanto gli atti del penitente van-no a costituire la quasi-materia del sacra-mento). Lesempio pi calzante per q uel-lo del matrimonio, che causato precisa-mente dal consenso dei contraenti. Il con-senso deve essere esterno, ma non suffi-ciente che sia solo esterno: un vizio di con-senso, anche interno, anche solo in uno deicontraent i, rende invalido il consenso e per-tanto lo stesso matrimonio. La situazionedegli sposi putat ivi, tutta via, non la mede-

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    sima dopo il consenso mat rimoniale, seppursolo apparente e invalido. Se, realmente e

    dava nti a D io, essi non sono sposati (per cui se sono consci del fatto non possonoconsiderarsi sposati e non possono, in co-scienza, esercitare latto coniugale, oggettodel contratto) tuttavia giuridicamente e da-vanti alla Chiesa essi sono ancora conside-rati uniti dal vincolo coniugale (in virt delconsenso esteriormente prestato davanti aitestimoni) fino a che detto vincolo sia cano-nicamente dichiarato nullo dalla legittimaautorit ecclesiastica. Non solo. Il consensoesteriore, bench invalidato da vizio di con-senso o da un impedimento dirimente, hatuttavia delle conseguenze. Prima di tutto,

    come detto, i coniugi putativi sono giuridi-camente t enuti a rispettare il vincolo coniu-gale fino a dichiarazione giuridica d i nullit:un eventuale nuovo matrimonio sarebbe in-valido per questo mo tivo. In seguito, la pro-le nata durante lunione solo apparente egiuridica dei due coniugi putativi conside-rata legittima, come se fosse nata in un ma-trimonio valido. Infine, se possibile rimuo-vere lostacolo che aveva reso nullo il con-senso (un vizio di consenso di uno degli spo-si o di entrambi, o un impedimento dispen-sabile dalla Chiesa o che comunque pu

    cessare) i due sposi putativi possono conva-lidare il loro mat rimonio, una volta rimossolostacolo, a volte anche solo rinnovando ilconsenso, questa volta validamente, anchesenza ulteriori cerimonie esteriori (can.1036 2). Le similitudini con il caso chestiamo esaminando balzano immediatamen-te a gli occhi del lettore.

    Leletto del Conclave deve dare il suoassenso esterno allelezione fatta della suapersona al pontificato ; cos i coniugi devonoesprimere esternamente il loro consenso alcontratto matrimoniale. Normalmente, laconstatazione canonica dellavvenuto con-

    senso sufficiente, e nessuno la pone indubbio. G iuridicamente, davanti a lla C hie-

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    sa, l eletto del Conclave normalmenteconsiderato Sommo Pontefice, e cos pure i

    due sposi sono considerati coniugi legittimi.Tuttavia, possibile che il consenso matri-moniale sia nullo, davanti a Dio e alla co-scienza dei coniugi che ne fossero a cono-scenza, a causa di un vizio nel consenso o diun impedimento canonico, che rappresenta-no un osta colo a che il consenso a bbia il suoeffetto e la sua validit; in particolare, selintenzione dei contraenti non si porta inqualche modo sulloggetto del contrattomatrimoniale, ma su qualcosa che ne alterala sos tanza . Ana logamente , l e let to de lConclave pu viziare il suo consenso eporre un o stacolo a lla recezione dellessere

    con da parte di Cristo, non avendo linten-zione oggettiva e ab ituale di realizzare il be-ne/fine della C hiesa. Ne segue che, come glisposi putativi non sono realmente sposati,cos il papa materia liter, non veramentee formalmente Papa, non lAutorit, non con Cristo nel dirigere la C hiesa. G lisposi putativi per non si trovano nella me-desima condizione nella quale si trovavanoprima del consenso esteriormente, benchinvalidamente, espresso da vanti alla C hiesa:non possono validamente contrarre nuovenozze finch non dichiarata la nullit del

    precedente vincolo, a d esempio; la loro pro-le legittima; in certi casi possibile, to-gliendo lostacolo, rendere valido il consen-so ed il coniugio. Similmente, leletto delConclave che ha solo esteriormente e nonveramente dato il suo consenso allelezionenon si trova per nello stato in cui si trova-va prima del Conclave (quando non era sta-to eletto) e prima dellaccettazione (quandoera solo leletto senza aver ancora accetta-to). Egli Pontefice putativo o papamaterialiter; la sede da lui occupata e nonpu essere occupata d a a ltri fino a che lele-zione non sia stat a dichiarat a nulla da lla

    Chiesa. Alcuni atti giuridici indispensabiliper la vita della Chiesa possono avere effet-to giuridico (o di per s, o per supplenza diCristo Ca po della C hiesa) (26). Ed infine, incerti casi egli pu rendere valida la sua ac-cettazione dellelezione, a condizione di to-gliere lostacolo da lui posto precedente-mente viziando il suo consenso (sempre chesia per natura possibile toglierlo). Certo, leanalogie sono solo analogie (nelle quali ledifferenze tra gli analogati sono maggioriche le somiglianze) ma bisogna ammettere

    Bergogliobacia le ma-ni di alcuniebrei depor -tati durantela 2guerr amondiale

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    che q uesto esempio veramente persuasivoe di facile comprensione.

    Lintenzione di accettare la consacrazio-

    ne episcopale per leletto del Conclave. In-vano i canonisti cercherebbero nelle Costi-tuzioni Apostoliche sullelezione del Papaun accenno a q uesta condizione per la vali-dit dellelezione; nessuna ne fa menzione,neppure quella di P io XI I. E ppure, lo stessoPio X II , in un discorso pi volte citato a i lai-ci cattolici (27) ebbe modo di spiegare che seun laico fosse eletto al Sommo Pontificato,diventerebbe immediata mente il SommoPontefice, con giurisdizione universale, nelmomento s tesso d el la sua accet taz ionedellelezione, prima ancora di ricevere lor-

    dinazione sacerdotale e la consacrazioneepiscopale (ricordiamolo contro coloro chescrivono che la Tesi sarebbe oggi sorpassatase si ipotizza che Ratzinger non era valida-mente consacrato e Bergoglio validamenteordinato; cf Sodalitium n. 63, pp. 46 ss). Tut-tavia, precis P io XI I, nellaccettare lelezio-ne, detto laico avrebbe dovuto avere neces-sariamente lintenzione di ricevere la consa-crazione episcopale (non dice Pio XII chedeve ricevere la consacrazione, ma che deveavere lintenzione di ricevere la consacrazio-ne), perch il Papa il Vescovo di Roma, e

    devesserlo, normalmente, sia quanto al po-tere di giurisdizione sia quanto al poteredordine. Essere privo del potere dordinenon lo priva del Pontificato; ma a vere unin-tenzione contraria al Pontificato (ad esem-pio avendo lintenzione che il Pontefice siaun laico e non un Vescovo) vizia il suo con-senso e pertanto impedisce alleletto soloapparentemente consenziente di essere for-malmente lAutorit. A maggior ragione,lintenzione abituale e oggettiva di no n vole-re il fine/bene d ella C hiesa, cio ci per cuiegli dovrebbe essere lAutorit, vizia il con-senso allelezione e impedisce la Comunica-

    zione da parte d i Cristo dellessere con checostituisce formalmente l Autorit nellaChiesa.

    Conclusione: Dio stesso non pu fare cheun soggetto non atto a ricevere la Comu-nicazione dellessere con (e quindidellAutorit) possa riceverla (finch per-mane lostacolo che lo rende inabile)

    Qualcuno obietter che quanto d ettosullelezione del Papa non si ritrova nel dirit-

    16

    to canonico (meglio sarebbe dire nelle Co-stituzioni Apostoliche riguardanti lelezione

    del Papa, giacch il diritto canonico, intesocome Codice, non tratta della questione) onegli autori classici. Quanto a l diritto, abb ia-mo gi dato lesempio tratto dal discorso diPio XII al congresso dei laici. Quanto agliautori classici , facciamo a ncora una voltanotare che la situazione del tutto nuova nel-la quale ci troviamo impone un approccioteologico diverso da quello ad esempio della ipotesi del Papa eretico : se ne era ac-corto lo stesso Vidigal da Silveira (28) che futra i primi a riporta re in auge gli studi teolo-gici al riguardo e che a ncor oggi continua-mente citato e saccheggiato dai suoi epigoni;

    la teologia e la storia della teologia sono duescienze diverse (e la teologia consiste a voltealmeno nel riflettere e non solo nel ripetere,r icorda va Pa dre G urard des Lauriers ,C.d.C., n. 1 p. 30). Tanto basti per confutare,ancora una volta, il volontarismo, filosoficoe teologico (29).

    Facciamo infine notare anche che primadel diritto positivo, e delle autorit teologi-che, vi la metafisica dellessere:

    Cristo non esercita pi la Co munica-zione dessere con nei confronti di talesoggetto che occupa la Sede dellAutorit,

    ma che non soddisfa alle condizioni neces-sarie e sufficienti per ricevere da Cristo ciche, formaliter, lo costituirebbe come Au-torit. La Comunicazione per natura unatto comune a colui che comunica e a coluiche riceve. Dio, che Colui che (Es. 3,14) non pu fare che le leggi dellesserenon siano. Se impossibile che, per q ualun-que motivo, la Comunicazione sia ricevuta,allora essa non esercitata. Bisogna accet-ta rlo, o confutar lo (p. 56).

    La prova della Tesi (argomenti non pro-banti, prova induttiva, prove deduttive)

    La maggior parte dei cosiddetti sede-vacantisti pensano poter dimostrare concertezza la vacanza della Sede Apostolicacon vari argomenti; tra i principali lipotesiteologica del Papa eretico, oppure quellotratto dalla Bolla Cum ex apostolatus diPapa Paolo IV, oppure infine dalle misurecontro gli eretici previste da l codice di dirit-to ca non ico (ca n. 188, 4 e ca n. 2314 1),che riprendono daltra parte, in buona par-te, la suddetta B olla cara fiana.

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    G i il primo numero dei Cahiers de Cas-siciacum (pp. 76-87; cf anche pp. 22, 30,36s) spiega perch questi argomenti, pur impressionanti, sopra ttutto per la loro con-vergenza (p. 36), non concludono co n cer-tezza, rinviando poi ai n. 3-4 lesame a ppro-fondito delle diverse patologie della fede(scisma ed eresia, a cui doveva seguire unostudio sul modernismo come patologia del-la fede) . Don B. Lucien ha , in seguito,esposto e confutato dettagliatamente cia-scuno di q uesti argo menti (30).

    Ricordiamo allora qual largomento di tipo induttivo che conclude con certez-za (seppur con la certezza probabile pro-pria allinduzione). Paolo VI non lAuto-rit, non Papa formaliter, perch non halessere con G es Cristo, Ca po della Chie-sa. E non ha lessere con G es Cristo, Ca-po della Chiesa, perch non ha lintenzioneab ituale e o ggettiva di rea lizzare il bene/fi-ne della Chiesa, intenzione che costituiscela condizione s ine qua non per esserelAutorit nella C hiesa. LAutorit, qualeche sia, tempo rale o spirituale, non mai fi-ne a se stessa, o co me si dice oggi autorefe-

    renziale. LA utorit , per natura, finalizza-ta al bene comunedella societ che essa d e-ve governare. U na societ infatti, compostadi membri disparati, deve essere diretta adun fine dallAutorit, e questo fine il benecomune. Alcuni vogliono ridurre lautorital soggetto che designato come capo, met-tendo in ombra o dimenticando la propriarelazione reale al bene comune. Ma occorrericonoscere che una tale autorit cos con-cepita non possiede il diritto a comand are, enon capace di creare degli obblighi nei

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    subordinati ( ) la do ttrina ammessa datutti, secondo la quale lautorit ha il diritto

    di comandare e obbliga i suoi subordinati,suppone necessariamente che lautorit siaper essenza relativa alla realizzazione delbene comune (L U CI EN op. cit., pp. 38-39).La utorit realizza il bene comune median-te degl i a t t i umani , per tanto volonta r i .Questa volont deliberata di porre latto, da noi chiamata intenzione oggettiva ereale (o efficace). Oggettiva per distinguer-la dallintenzione soggettiva che concerneil motivo per il quale la persona agisce.Questa intenzione soggettiva pu restare,parzialmente o anche totalmente, inaccessi-bile allosservatore esteriore. Mentre lin-

    tenzione oggettiva, che si riferisce imme-diatamente a llatto che viene posto e non aimotivi di porre latto, pu essere oggetto didiscernimento da parte dellosservatoreesterno, se non assolutamente in tutti i casi,per lo meno nella maggior parte di essi(L U C I E N op. cit., p. 34). Quindi: intenzioneOG G ETTIVA , e non soggettiva: quelloche un uomo fa, quello che vuole, in real-t: tale la norma dellintenzione oggetti-va (ivi) (31). D i pi, come la societ unarealt di per s permanente, cos pure lau-torit, elemento inerente alla sua essenza,

    devessere una realt stabile e permanente.La funzione che definisce lautorit com-porta quindi un insieme di atti prodotti nel-lo scorrere del tempo, convergenti verso ilmedesimo bene comune. ( ) Q uesta vo-lont deliberata stabile ( ) da noi desi-gnata con il nome di intenzione abituale(L U C I E N op. cit., p. 35).

    In parole povere (e quindi magari im-precise). Ogni societ richiede unautorit.Lautorit non fine a s stessa: ha il com-pito di provvedere al bene comune dellasociet. Essa provveder al bene comunemediante degli atti volontari, che in manie-

    ra convergente e abituale, e non rara edepisodica, realizzano effettivamente il benecomune. Unautorit che di fatto real-mente ed efficacemente realizza il benecomune della societ che deve governare,ha i l d i r it to a l l obbedienza de i suddi t i;unautorit che non in maniera episodica,raramente, ma abitualmente, NON realizzail bene comune della societ che deve diri-gere, al bene comune che tutta la sua ra-gion dessere, NON pi formalmentelautorit, non ha pi diritto a llobbedienza

    Paolo I V p romul g la boll a Cum ex apostolatus

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    e alla sot tomissione dei membr i della socie-t. E questo qua li che siano i MO TIVI sog-

    gettivi per i qua li la utorit agisce cos, chenon spetta ai privati giudicare e che posso-no essere anche soggettivamente pienidi buone intenzioni, D eus scit. Quanto det-to va le per ogni autorit, a nche quella t em-porale dello Sta to, e q uindi varr anche perlautorit spirituale: la grazia non sopprimela natura, ma la perfeziona. Lautorit dellaChiesa, infatti, gode di una assistenza divi-na della quale non gode lautorit tempora-le, anzi costituita dal fatto di essere conG es Cristo, Capo d ella C hiesa: di fare conLui una sola cosa, moralmente parlando,nel governare, santi f icare, insegnare la

    Chiesa, e condurla cos al suo fine ultimoche la gloria di Dio e la realizzazione del-la missione affidata d al Pa dre a G es Cri-sto della salvezza delle anime mediantelinsegnamento della Verit rivelata, la ce-lebrazione del Sacrificio, lamministrazionedei sacramenti, la pratica della vita cristia-na. Mentre lautorit temporale che purderiva da Dio la sua autorit non godedellessere con promesso da Cristo allaChiesa, e pu quindi eventualmente assicu-rare un minimo di bene comune assieme agravissime viziosit, per cui i sudditi sono

    autorizzati e tenuti a non obbedire a lle leg-gi ingiuste: meglio obbedire a Dio cheagli uomini. Al contrario, lAutorit nellaChiesa con G es Cristo, e G es Cristo con essa, in maniera a bituale e quotidia-na, per cui abitualmente e quot idianamenteessa rea lizza il bene/fine della C hiesa, laMissione affidata dal Padre a Cristo, e daCristo alla Chiesa (Come il Padre ha man-dato me, cos io mando voi: andate, inse-gnate, battezzate ). Non impossibi le ,che per un atto determinato, fatto salvo ilMagistero straordinario, lAutorit possapresentare delle difettuosit (32); non pos-

    sibile invece che lAutorit che una solacosa con Cristo possa non assicurare abi-tualmente il Bene della Chiesa. Quantoesponiamo , da ltra parte, un da to eviden-te, ovverosia che nella Chiesa lAutorit divinamente istituita, e che in definitiva esercitata, bench mediatamente, da Coluiche la Verit. impossibile che, nellaChiesa , AB I TU AL M E NTE , l Auto r i t non compia le funzioni che sono proprieallAutorit. Una tale ipotesi contraddit-toria, contraria a quel principio di non-con-

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    traddizione che ha valore non solo nellor-dine nat urale ma nellordine il cui principio

    permanente il Verbo Incarnato (cf nota20 dei C.d.C.). Se quindi, abitualmente,lautorit non compie le funzioni che sonoproprie allAutorit, ne segue che l autori-t non lAutorit; poich, se lautoritfosse lAutorit, dovrebbe, in virt delles-sere con promessogli, compiere abitual-mente le funzioni che sono proprie allAu-torit . Tutti i cosiddetti tradizionalisti(intesi come cattolici che si oppongono alVaticano II e alla nuova liturgia) nei fatti,incluso Mons. Lefebvre, hanno agito e agi-scono come se lautorit non fosse lAuto-rit, giacch da P aolo VI in poi non era

    pi assicurato ai fedeli e alla Chiesa n ladottrina, n la Messa, n i sacramenti, n ladisciplina, n la difesa dalleresia e daglieretici. Ecne constatava P adre G urard sussistendo, testimonia concretamente dici che noi af fermiamo intellegibilmente .Concludendo per, profeticamente che se Mons. Lefebvre rifiuta di ammettere chelautorit non lAutorit, ne seguir pri-ma o poi inesorabilmente che Ecne sarsvuotato o a malgamato (33).

    Si noti come largomento induttivo inquestione (lunico esposto da Pa dre G u-

    rard des Lauriers nelle prima versione dat-tiloscritta della Tesi non ancora di Cassi-ciacum datata 26 marzo 1978) sia in sstesso probante indipendentemente da tut-te le d iscussioni (successive) sullinfa llibilitdel magistero, ed anche alle diatribe relati-ve ad eventuali momenti di debolezza ac-cidentali (ma non abituali) da parte delPapa (34).

    Nella vers ione d ef ini t iva d ella Tesi ,pubblicata nel n. 1 dei Cahiers de Cassicia-cum (maggio 1979), stato aggiunto unAvviso a guisa dintroduzione (datato 11febbraio 1979) nel quale si sviluppa un al-

    tro argomento che si fonda sullopposizionedi contraddizione tra i l magis tero dellaChiesa sulla libert religiosa (ad esempio,ma non solo, nellenciclica Quanta Cura dipapa Pio IX) e quello della dichiarazioneconci l i a re D igni ta t i s human person promulgata il 7 dicembre 1965. D etta di-chiarazione a vrebbe dovuto essere gara nti-ta, se non dallinfallibilit del magistero so-lenne della C hiesa al q uale appartiene nor-malmente un Concilio, almeno allinfallibi-lit del magistero ordinario universale (35).

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    Se ne conclude che, almeno a partire dal 7dicembre 1965, Paolo VI non godeva (pi)

    dellAutorit, non era (pi) Papa formali-ter. Questo ra gionamento, che potrebbe es-sere applicato a numerosi altri documenticonciliari, poi completato da quelli che sifondano sulloggetto secondario dellinfalli-bilit della Chiesa, che si estende com no-to a lla promulgazione delle leggi universali,siano esse canoniche o liturgiche (36), comepure alla canonizzazione dei Santi.

    Pa dre G urard des La uriers fa nota re laconnessione tra i vari argomenti nellinter-vista pubblicata nel n. 13 di Sodalitium (37),quando spiega che vi sono esigenze prece-denti la Comunicazione dellessere con, e

    altre invece susseguenti. Le prime sono diordine naturale, ma appartenenti allambi-to dellontologia (ovvero dellessere): perr i cev ere da Cr i s to l a Co munica z io nedellessere con si presuppone, come visto,lintenzione abituale e reale di procurare ilbene e il fine della Chiesa (argomento in-duttivo); le seconde sono conseguenti allaComunicazione dellessere con, e sono diordine sovrannaturale, delle quali la princi-pale lInfa llibilit, sia nel magistero solen-ne che nel magistero ord inario universale: questo riguarda largomento deduttivo.

    Conclusione

    Al termine di questo nostro commento(spero non troppo scorretto) possiamo ri-cordare alcune conseguenze della nostra te-si (o meglio: della tesi che facciamo nostra ).

    E innanzitutto, che la Chiesa (lunicaChiesa fondata da Cristo: cattolica, aposto-lica e romana) si trova attualmente in sta-to di privazione dellAutorit ( 38). La SedeApostolica tuttavia occupata dallelettodel Co nclave fino a dichiarazione contra-

    ria dellAutorit della Chiesa che non un antipapa (non essendoci daltra parteun legittimo Papa al quale opporsi). Dettooccupante si trova in uno stato d i scismacapitale , una sorta di scisma (non nelsenso canonico del termine) proprio di chidovrebbe essere il capo visibi le dellaChiesa (senza esserlo, a causa dellassenzadi intenzione oggett iva di governare laChiesa al suo fine) ed al q uale partecipanocoloro che dichiarano essere nella sua ob-bedienza (una cum).

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    In queste circostanze, il dovere dei cat-tolici di non riconoscere in alcun modocome Autorit chi non lAutorit, il cheimplica tra laltro per i sacerdoti di non ce-lebrare una cum, per i fedeli di non assi-stere alla messa celebrata una cum lattua-le occupante della Sede Apostolica.

    Per la continuit della missio, la missio-ne affidata dal Padre a Cristo, e da Cristoalla Chiesa (Come il Padre ha mandato me

    cos io mando voi: anda te, insegnate, battez-zate ) e particolarmente per il manteni-mento del Sacrificio del Nuovo Testamen-to, lOblazione pura, e pertanto del Sacer-dozio, e per lamministrazione dei sacra-menti, fonte della grazia, lecito (solo incaso di gra ve necessit) conferire e riceverela consacrazione episcopale, naturalmentealle condizioni richieste dalla Chiesa (nellamisura del possibile) e solo se si riconoscela vacanza formale della Sede Apostolica.Per il ristabilimento della Sessio (Sedebitissuper sedes Mt 19, 28) occorre pregare,testimoniare della Verit e lavorare affin-

    ch coloro che occupano le Sedi episcopalio la stessa Sede Apostolica condanninoleresia e professino pubblicamente la Fedecattolica, togliendo gli ostacoli a che possa-no agire legittimamente una cum Christoper il bene della Chiesa: le porte dellInfer-no, infatti, non prevarranno. C he il Signore,Capo della Chiesa, venga presto in suo soc-corso , ne l la mediaz ione di Maria , SuaMadre Immacolata.

    SantAntoninoVescovodi Fir enze

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    AP P E N D I C E: I L TE STO D I S. ANTONINO

    Eximii Doctoris BEATI ANTONINI AR-CHIEPISCOPI FLORENTINI, ORDINISPRDICATORUM, SUMM SACRTHEOLOGI, JURIS PONTIFICII, ET

    CSAREI, TERTIA PARS.VENETIIS, APUD JUNTAS MDLXXXI.

    TITULUS VIGESIMUS PRIMUS. 3. Utrum mortuo papa potestas ejus

    remaneat in collegio cardinalium? Respon-det August. in di. 51. q. 3. Duobus modispotestas pap remanet in collegio cardina-lium ipso defuncto. Primo quantum ad ra-dicem; comparatur enim collegium ad pa-pam, sicut radix ad arborem vel ramum.

    Sicut autem potestas arboris vel rami quafloret et fructum producit remanet in radi-ce, ipsa arbore vel ramo destructo, sic po-testas papalis remanet in ecclesia, vel col-legio ipso papa mortuo. In collegio qui-dem tanquam in radice propinqua et in ec-clesia prlatorum et aliorum fidelium tan-quam in radice remota. Secundo talis pote-stas remanet in ecclesia et in collegioquantum ad illud, quod est in papatu ma-teriale, quia papa mortuo potest collegiumper electionem personam determinare adpapatum, ut sit talis vel talis. Unde sicut

    radix producit arborem mediante qua flo-res et fructum producit, sic collegium facitpapam habentem jurisdictionem et admi-nistrationem ejus in ecclesia. Unde si no-mine papatus intelligimus person elec-tionem et determinationem, quod est quidmateriale in papatu (ut dictum est) sic talispotestas remanet in collegio mortuo papa.Si vero nomine potestatis papalis intelligi-mus ejus auctoritatem et jurisdictionem,quod est quid formale, sic talis potestasnunquam moritur, quia semper remanetin Christo, qui resurgens a mortuis jamnon moritur.

    Unde super illo verbo, data est mihi om-nis potestas in clo et in terra, et ecce ego vo-biscum sum omnibus diebus usque ad consum-mationem seculi, Matthi capite finali dicitAugustinus quod apostoli quibus Christusloquebatur non permansuri erant usquead consummationem seculi, sed in perso-na omnium sequentium eos ipsis locutusest tanquam uni corpori ecclesi. Sed sinomine potestatis papalis intelligimus ac-tualem administrationem, quod est quidmateriale et formale in papatu, sic actualis

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    administratio bene moritur mortuo papa,quia nec remanet in collegio actualis admi-

    nistratio potestatis papalis ipso mortuo,nisi inquantum per statutum prdecesso-ris est eis commissum, nec remanet istomodo in Christo, quia de communi legeChristus post resurrectionem non est exe-cutus talem potestatem, nisi mediante pa-pa; licet enim ipse sit ostium, Petrum ta-men et successores suos constituit ostia-rios suos, quibus mediantibus aperitur etclauditur janua intrandi ad ipsum.

    Potestas ergo ecclesi non moriturmortuo papa quantum ad jurisdictionem,quod et quasi formale in papatu, sed re-manet in Christo; nec moritur quantum ad

    person electionem et determinationem,quod est tanquam quid materiale, sed re-manet in collegio cardinalium, sed moriturquntum ad actualem administrationem ju-risdictionem ejus, quia mortuo papa eccle-sia vacat, et privatur administratione talispotestatis. Nec obstat si dicatur Christi sa-cerdotium durare in ternum sicut Chri-stus, ergo mortuo papa remanet potestasejus, quia hoc est verum quantum ad idquod est formale in sacerdotio, sicut enimomnes sacerdotes non sunt nisi unus sa-cerdos, puta Christus quantum ad potesta-

    tem conficiendi, quia omnes conficiunt inpersona Christi, sic omnes pap non suntnisi unus papa, puta Christus, quia omnespap recipiunt jurisdictionem et potesta-tem administrandi immediate a Deo, mo-ritur tamen actualis administratio dictpotestatis mortuo isto vel illo papa.

    Note1) La nostra rivista si occupata pi volte dellele-

    zione del Papa: ad esempio nel n. 55 (dicembre 2002)con un articolo intitolato per lappunto Lelezione delPapa ; poi nel n. 63 (aprile 2009), quando ci chiedeva-mo se Una valida consacrazione episcopale necessa-

    ria per essere P apa ?; nel n. 56 (settembre 2003), ri-spondendo alla Tradizione C attolica sul tema del sede-vacantismo.

    2) Se fosse stato Papa, Benedetto XVI, con lasua rinuncia, avrebbe cessato di esserlo. Ma poichB enedetto X VI non era formalmente Papa, ma so-lo materialmente, il 28 febbraio 2013 non ha cessato diessere Pa pa (giacch non lo ma i stato) ma solo di es-sere, canonicamente, leletto del conclave, occupantela Sede Apostolica, che da quel momento divenne as-solutamente vacante.

    3) Eximii D octoris Bea ti Antonini ArchiepiscopiFlorent ini, O rdinis Prdicatorum, Summ SacrTheologi, juris pontificii et csarei(tertia pa rs, titulusXX I, 3).

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    4) Si tratta di Pat ricio Shaw , che ringraziamo.5) Tomma so de Vio, de tto G aet an o (1468-1533),

    domenicano, generale dellO rdine (1508), cardina le

    (1517), scrisse nel 1511 il suo De auctoritate Pap etConcilii (ultima edizione del 1936, presso lAngelicumdi Roma). Unampia citazione del cap. XX nel De pa-patu materiali di don D onald J. Sanborn, edito dal no-s t ro C ent ro L ib rar io . G iovanni d i S an Tommas o(1589-1644), domenicano portoghese, tratta della que-stione nel suo Cursus Theologicus; Tractatus de a ucto-ritate Summi Pontificis, disp. II .

    6) Tu sei il Cristo, tu sei il Figlio d el D io vivente(Mt. 16, 16). San Pietro, divinamente assistito, confes-s, a nome d i tutta la C hiesa, la Fede nella messianici-t (Tu sei il Cristo) e la divinit d i G es (tu sei il Figliodel Dio vivente). Si noti come Caifa, capo del Sine-drio, condanner a morte Nostro Signore come be-stemmiat ore proprio per i medesimi motivi: Ti scon-giuro, in nome del D io vivente, di dirci se tu sei il Cr i-

    sto, il Figlio di D io (Mt. 26, 63). Il Sinedrio dei G iu-dei si oppone quindi alla Chiesa, come Pietro a Caifa,e come Dio Padre, che rivela a Pietro la divinit diG es, si oppone al P adre della Menzogna per cui par-teggiano C aifa e i G iudei (cf G v. 18, 14).

    7) Cf A G OSTINO P AR R AVI CI NI B AGLI ANI , Morte edelezione del Papa. Norme, riti e conflitti. Il Medioevo.Viella editore, 2013, pp. 19 ss.

    8) Nellarticolo in questione a cui rimando ri-cordavo sia le disposizioni canoniche attualmente invigore, sia q uanto previsto, da i teologi, in casi strao r-dinari. In pa rticolare ricordavo come i laici non posso-no eleggere il Papa (pp. 21-23), e neppure i Vescoviprivi di giurisdizione (pp. 20-21). Com ben noto, al-meno dal 1179, solo i cardinali sono gli elettori del Pa-pa. In questo modo scrivevo si mantiene in fondola pi a ntica tra dizio ne ecclesiatica; che vuole che il Ve-

    scovo sia eletto da l suo clero e da i Vescovi circostanti. ICardinali infatti sono i membri principali del Clero ro-mano (diaco ni e sacerdoti), uniti ai Vescovi delle dioce-si limitrofe, dette suburbicarie (anchessi Cardinali)(p. 23). Solo in caso straord inario (se, ad esempio, nonci fossero pi cardinali) il collegio degli elettori sareb-be da cercare nella Chiesa universale stessa, ovveronel Concilio generale (imperfetto, perch privo di Pa -pa) (p. 19) che include gli ordinari e non i vescovi tito-lari, o comunque privi di giurisdizione (can. 223 delcodice pio-benedett ino) (p. 20).

    9) Questo, almeno, nel caso in cui lelezione sta-ta cano nicamente valida. Cosa pensare di una elezionecanonicamente invalida o dubbia (come potrebbe es-sere per un difetto negli elettori, un difetto nelleletto,o un difetto nellelezione)? In questo caso la personainvalidamente o dubbiosamente designata non potreb-be validamente accettare lelezione, se nel frattemponon si fossa rimediato al vizio dellelezione stessa; fin-ch per lelezione invalida o dubbia non dichiaratatale da chi ha il diritto e il dovere di farlo (ovvero dal-la Chiesa, e in particolare dallo stesso collegio eletto-rale) la persona cos designata resta in un certo sensotale, e q uindi pu essere ancora considerata lo ccupan-te materia le della Sede.

    10) D e comparatione , c. XX, cit. in S A N B O R N ,De papatu materiali, Centro Librario Sodalitium, Ver-rua Savoia, 2002, pp. 98-101.

    11) Ibidem, p. 101. evidente a tutti, almeno do-po la famigerata rinuncia di Celestino V, che il Papapu, con un suo atto di volont, rinunciare al papato.

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    Molto pi discusso il punto dellintervento degli elet-tori non pi per unire il papato a tale persona, ma perseparare il papato da tale persona, nel caso di eresia

    come dottore privato del Papa. Per G aetano ta le in-tervento possibile e necessario (P apa hreticus de-ponendus est: il P apa eretico deve essere deposto); perBellarmino ci non possibile, n necessario, giacchP apa hreticus depositus est: il Papa eretico depostoper il fatto stesso, da Dio. Non per questo Bellarminoesclude ogni intervento del corpo elettorale o dellaChiesa docente, giacch ad esso (essa) spetta sia con-stata re leresia, sia constata re la deposizione.

    12) Per essere ancora pi esatti occorre fare unaulteriore precisazione. Nel caso attuale, leletto delConclave ha esteriormente accettato, ma non real-mente. Il caso si situa quindi come a mezza strada tra quello di chi accetta (realmente) e quello di chi an-cora non ha accettato. Chi accetta ponendo un ostaco-lo che condiziona tale accettazione , come vedremo,

    papa materialiter, ma la sua situazione in parte diver-sa da q uella di colui che non ha ancora a ccettato.13) M.-L. G U RA RD D E S LA U R I E R S o.p., Le Sige

    Apostolique est-il vacant? (Lex orandi, Lex credendi)in Cahiers de Cassiciacum, n. 1, maggio 1979. La primaversione inedita del testo datata 26 marzo 1978.

    14) Si tra tta di una definizione primordiale, rispet-to a quella bellarminiana ripresa dal catechismo: L aChiesa militante non pu essere definita adeguatamentecome linsieme dei fedeli sottomessi al P apa . E ssa ,primordialmente, il Corpo Mistico di Cristo; compo-sta dai membri di Cristo che ancora sono pellegrini inquesta terra. E ssere sottomessi al P apa normalmenteuna condizione necessaria per essere, in questa terra,membro di Cristo. Ma essere membro di Cristo non COSTITUITO da ci che ne solamente la condizio-ne. Essere membro di Cristo vuol dire ricevere la co-

    municazione di Vita che procede da Cristo (P. G U -R AR D D E S L A U R I E R S, op. cit., p. 58).

    15) U na prospettiva in parte simile solo riguardoa questo aspetto, beninteso lho ritrovata in un arti-colo di Mons. Anto nio Livi a propo sito d ella polemicatra Palmaro e Cascioli sullattuale occupante della Se-de Apostolica: Va ricordato, innanzitutto, che per tuttinoi cattolici, la principale (e talvolta unica) ragione percui dobbiamo interessarci delle parole e dei gesti delP apa perch egli a ca po della C hiesa di C risto pervolont espressa di Cristo stesso, come sappiamo perfede. dunque ladesione convinta al d o g m a d e l C o r -po Mis t ico ci che giustifica lobbedienza incondizio-nata alle direttive pastorali del Papa e motiva lunioneaffettiva ed effettiva con lui, quella devozione che face-va dire a santa Caterina da Siena, nel Trecento, che ilP apa il dolce C risto in terra (il che non le impedivadi recarsi ad Avignone per rimproverarlo di non risie-d ere a Ro ma) . ( ) Que l lo che i l Pa pa f a e d i ce nellesercizio del ministero petrino deve interessare tuttii fedeli ( ) sempre e solo per un motivo di f ede: perchCristo stesso lo ha v oluto come P astore della Chiesauniversale, ossia perch in mod o eminente egli davve-ro il Vicario di Cristo . Ci significa che il Pa pa chiunque egli sia in un dato momento della storia noninteressa tanto come persona lit umana o come priva-to dottor e , cio come semplice teologo, q uanto invececome supremo garante della verit divina affidata allaChiesa da llunico Maestro, che Cristo. Insomma ( ),il P apa interessa r e l a t i v a m e n t e, cio interessa so lo inre laz ione a Cr is to , da l q uale riceve lautorit di pasce-

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    re le sue pecorellenel suo Nome; solo in relazione aCristo, la cui Parola egli deve custodire, interpretare eann unciare a l mond o, senza aggiungere e senza toglie-

    re alcunch; solo in relaz ione a Cr isto, del qua le il pri-mo P apa , san P ietro, disse che non ci stato d ato a l-cun altro Nome sotto il Cielo nel quale possiamo esseresalvati; ( ) A. L IV I , Obbedienza al Papa, solo in re-lazione a Cristo, in La nuova bussola quotidiana, 18gennaio 2014. Quello che mi ha interessato il ricor-dare che lAutorit nella Chiesa relazione a CristoCapo della Chiesa.

    16) Questa comunicazione da parte di CristoallAutorit da parte dellAutorit, una relazio-ne a C risto. Nella distinzione della gra zia (gratis datao gratum faciens, sia attua le che abituale) l esserecon del tipo carisma (gratia gratis data ) e nondel tipo grazia att uale (C.d.C ., pp. 48-49).

    17) Lint enzione og gettiva di procura re il bene/fi-ne della C hiesa d evessere abituale, come a bituale, da

    parte di Cristo, lessere con lAutorit. Lesserecon invece attuale, e non solo abituale, quandolAutorit governa e insegna in atto, ed in particolarmodo qua ndo esercita il suo ma gistero infallibile.

    18) Solo nella Chiesa. Infa tti, le altre societ uma-ne, anche perfette, come lo Stato, sono essenzialmen-te naturali, e non sovrannaturali, come la Chiesa, e inesse lAutorit non gode dellessere con da parte diCristo! Abbiamo gi