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PERIODICO D’INFORMAZIONE A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI ONORE - ANNO XV- DICEMBRE 2010 PERIODICO D’INFORMAZIONE A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI ONORE PUBBLICITA’ INFERIORE AL 50% Voci dal Paese Voci dal Paese Periodico d’informazione del Comune di Onore

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PERIODICO D’INFORMAZIONE A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI ONORE PUBBLICITA’ INFERIORE AL 50%

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Periodico d’informazione del Comune di Onore

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Anno XV – Numero Unico - Dicembre 2010

IN QUESTO NUMERO

EDITORIALE

La Comunicazione 3

SCUOLA E FORMAZIONE

Scuola dell’infanzia 6

Scuola Primaria 8

SPAZIO SOCIALE

Il Paradosso del Natale 13

Quando il Pubblico sposa la Solidarietà 14

Nuovi arrivi 15

Dall’Oratorio 16

Ricordi … 19

Biblioteca 22

INSERTO: La Cà di Canarì

SPORT e TEMPO LIBERO

Sci Club Lanorium 25

Gruppo del Monte Rosa 26

Softair ad Onore 29

U.S. Onore Calcio 31

Paolini: Uomini & Cani 33

Un’estate Nuova 34

Onore e Sapori 35

Leggende Alpini 36

Ol dé dè San Ròc 38

Settimana Ciclistica 39

Centro Turistico Giovanile – Free Mountain 42

ACCADE IN COMUNE

AAA Cercasi Stagisti per l’estate 2011 44

Novità nella raccolta rifiuti presso l’isola ecologica 44

Camminar leggendo: la biblioteca ha cambiato sede 44

Volontariato sociale 45

Terme di Boario 45

Piano di Governo del Territorio 46

Luminarie di Natale 46

Riflessione riguardo gli atti vandalici 47

L’ANGOLO DEI RICORDI 49

INFORMAZIONI UTILI 51

Voci dal

Paese

Comune di Onore

Via Sant’Antonio, 94

24020 Onore BG

tel. 034671191

fax 034674456

e.mail: [email protected]

www.comune.onore.bg.it Periodico d’informazione del Comune di Onore

Voci dal

Paese

Periodico d’informazione

del Comune di Onore

Direttore responsabile:

Gianpietro Schiavi

Coordinatore:

Walter Ferrari

Collaboratori:

I Consiglieri comunali

Autorizzazione n. 43 del Tribunale di

Bergamo in data 19.10.1996

Redazione:

Uffici del Comune di Onore

Via S.Antonio, 94 – 24020 Onore BG

Editore:

Comune di Onore

Impaginazione e fotocomposizione:

Comune di Onore

Stampa:

Olmografia S.r.l. – Clusone BG

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La comunicazione

…Lascia che sia la voce nascosta nella tua voce a parlare all’orecchio del suo orecchio, perché l’anima

sua serberà la verità del tuo cuore come si ricorda il sapore del vino quando il colore è ormai dimenticato

e la coppa non c’è più.

Gibran Khalil

Comunicare (leggo sul dizionario) viene dal latino

‘commune’, composto di cum ‘con’ e di un derivato di munus

‘incarico, compito’, e pertanto ‘che svolge il proprio compito

insieme con altri’. Come fa del resto chi amministra un

Comune. Comunicare indica anche ‘rendere partecipe’,

‘partecipare’, dei propri sentimenti, pensieri, emozioni e

desideri gli altri. Ma ‘munus’ vuol dire anche dono; e quindi

comunicare significa partecipare alla vita degli altri con il

dono di sè, della propria storia ed esperienza di vita, della

propria maturità, con la consapevolezza dei propri limiti e

bisogni, della propria fragilità e dipendenza sana dall’altro. La

comunicazione si perfeziona infine nella comunione, che è la

partecipazione di due o più persone agli stessi scopi,

sentimenti, ideali e interessi. Oggi è la mancanza di genuina

comunicazione, e quindi di concreta comunione con il

prossimo, a far sentire le persone sole ed isolate. Poiché è solo

la condivisione dei propri stati emotivi e di obiettivi comuni

da raggiungere che fa sentire vivi, compresi, accolti e amati.

Sono anni che sto lavorando su questo tema, cercando di

integrare l’esperienza vissuta con qualche riflessione teorica,

che mi restituisca una maggiore consapevolezza di me. E

tuttavia, mi rendo conto che l’esigenza di parlarne evidenzia

una chiara difficoltà e carenza dal punto di vista esperienziale.

Chiedo perciò ai lettori, nello spirito dell’accoglienza

dell’altro, primo principio di una sana comunicazione, di

considerare questo scritto come una ricerca, un itinerario, una

tensione verso. Iniziamo col dire che la differenza tra l’uomo e

gli animali sta nel linguaggio, nella parola, o altrimenti detto,

nella capacità di simbolizzare e di dare significato a ciò che ci

succede e che esperiamo. Il linguaggio è un po’ il contenitore

entro cui costruiamo le nostre relazioni; esso è dunque parola

ma anche azione. Ecco perché si dice che la parola crea,

costruisce e genera, ma anche distrugge, divide e confonde.

Gli animali non hanno questa facoltà: essi comunicano, se così

si può dire, sulla base di istinti, un codice fisso e stereotipato

che non crea nulla di nuovo, che non trasforma il mondo, ma

che consente loro di vivere in armonia con esso. L’uomo

invece possiede questo straordinario strumento e capacità di

operare nel mondo per trasformarlo nel bene e nel male. Il

mondo migliora quando uso il linguaggio per costruire

relazioni autentiche, quando cerco di creare reti di solidarietà

con il prossimo; peggiora quando lo uso a fini personali per

manipolare e prendermi gioco dell’altro. Dietro ad ogni

solitudine, depressione, ossessione e perversione c’è sempre

una difficoltà e distorsione nella comunicazione. C’è sempre

qualcosa che non è stato compreso e restituito del giusto

significato. Tutto ha un senso, che va trovato. La persona che

non riesce a dare significato e coerenza a ciò che esperisce, si

ammala nel corpo e nella mente. Il trauma è questo: non avere

dato un senso a ciò che ci è accaduto o che ci accade. E spesso

questa impossibilità è data da una comunicazione falsata e

sleale, che, a volte, pensando di fare il bene della persona

interessata, mente su fatti importanti della vita. Se mento su

fatti importanti della vita altero la realtà, rendendola

incomprensibile all’altro e dunque priva di senso. Anche i

bambini hanno bisogno di dare spiegazione alle cose e ai fatti

che li riguardano. La mente cerca in ogni istante il senso delle

cose e quando non lo trova perde la passione per la vita, la

voglia di fare e di amare, perde la fiducia nel prossimo e si

ammala. Ora, non si vuole qui fare un trattato sulla

comunicazione, che peraltro non mi compete, ma solo

indagare alcuni aspetti di base che sperimentiamo nella

quotidianità. La domanda che ci poniamo è quindi: come

comunicare meglio, per imparare a vivere meglio con noi

stessi, con i nostri cari, nell’ambiente di lavoro e nella società

più in generale? Innanzitutto, noi ci presentiamo agli altri con

il nostro corpo, la nostra postura, gestualità e mimica. Anche

questa è comunicazione, e per la verità (secondo studi

scientifici) è la modalità più importante con la quale ci

mettiamo in relazione al prossimo. Il messaggio che

intendiamo trasmettere al nostro interlocutore passa, nostro

malgrado, per il 55%, attraverso questo canale non verbale. In

fondo esiste in noi una parte animale, istintuale ed

inconsapevole, che ci avvicina al prossimo. Chissà! forse la

Natura non voleva lasciarci in balia di noi stessi,

completamente. Il nostro corpo e atteggiamento in sostanza

parlano di noi senza mezzi termini, con una schiettezza e

lealtà a volte inesorabili. Il rossore o il livore che a volte

colorano il nostro viso comunicano tutto il nostro imbarazzo,

vergogna, rabbia, disappunto, desiderio, piacere, gioia o altro,

a dispetto del nostro tentativo di negare simili sentimenti e

stati emotivi. E che dire di pugni chiusi, mani sudate, braccia

incrociate sul petto, schiene irrigidite, corrugamenti del viso e

sorrisi stirati, per non parlare dei corpi rifatti? Quando poi

siamo nell’intimità amorosa, mentire è ancora più arduo, forse

perché lì è custodito il segreto della vita e la comunicazione

diventa comunione. Il corpo diventa allora, a volte, crudele e

beffardo, con il suo rifiuto (impotenza-frigidità) a creare

un’unione dei corpi, che presuppone un’intesa più ampia, di

pensieri, valori e sentimenti. Il corpo quindi parla di noi, della

nostra storia passata, presente e futura, che lo vogliamo o no!

In un precedente articolo si era detto che la malattia rende

onesti; ebbene sì, anche la malattia ( come il corpo) in qualche

modo comunica qualcosa, a noi e al prossimo. Tutto ha un

senso, e tutto va restituito di significato, altrimenti si creano

dei vuoti nella trama della nostra vita che ci procurano

sofferenza e dolore. Quanto è importante una comunicazione

franca e sincera. Abbiamo il coraggio di presentarci agli altri

con il nostro corpo e le sue manifestazioni, possibilmente

donandole di significato. Se il 55% della comunicazione è non

verbale, più vicina al regno dell’istinto animale, il 38% del

linguaggio è paraverbale, non ancora verbale ma in qualche

modo già umano. Ci riferiamo al tono della voce, alle sue

inflessioni ed esclamazioni. La modalità espressiva del

messaggio verbale comunica il nostro stato interno. Anche in

questo caso, la concordanza o meno tra il contenuto del

messaggio verbale e il tono con il quale lo esprimiamo farà la

differenza nella qualità della comunicazione. Una

Editoriale

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comunicazione genuina e rispettosa di sé e del prossimo

manifesterà coerenza tra il contenuto del messaggio (‘…per

favore mi passi il sale?’) e l’accento (gentile, cordiale) con il

quale è espresso. Purtroppo, in alcune situazioni di conflitto, il

tono delle nostre affermazioni, richieste o risposte tradisce la

nostra mancanza di disposizione verso l’altro e interesse a

migliorare la comunicazione e il rapporto. Emerge così,

subdolamente, la nostra ostilità ed aggressività, percepita

chiaramente dall’altro a livello istintivo come un rifiuto della

relazione. I migliori interpreti del linguaggio non verbale (del

corpo e del tono di voce) sono i bambini, perché più vicini alla

parte inconscia ed istintuale. Per questo si adeguano

spontaneamente ai bisogni e desideri degli adulti con i quali si

trovano in relazione. Il disagio psicologico, che a volte

diventa fisico, di un bambino, va curato migliorando la

comunicazione tra i genitori o comunque favorendo la

conoscenza che hanno di loro stessi, poi migliorerà di

conseguenza anche il rapporto con i figli. Pietro Lombardo,

psicologo e pedagogista, sostiene che “…i figli rappresentano

i componenti della scacchiera destinati al ripristino

dell’equilibrio... I figli spesso si fanno carico dei problemi dei

genitori, che tendono a curare con i loro comportamenti

disfunzionali... Tutto ciò che viene represso si ripresenta alla

generazione successiva”. E’ come se i bambini se ne facessero

un baffo del contenuto puramente verbale di una

comunicazione, ma reagissero invece a quello che sentono

come vero nell’insieme della relazione (es: “Vai a giocare con

i tuoi amici, ma attento a non farti male”, dice la mamma. Ma

il bambino rimane lì, in casa, come mai? Perché sente che la

mamma ha troppa paura che si faccia male. Egli risponde

quindi al desiderio materno: se stai qui preferisco, perché ti ho

sotto controllo. E’ dunque la madre che deve fare un lavoro su

di sé per comprendere l’origine delle sue paure ed angosce,

successivamente il figlio si sentirà libero di andare a giocare).

Ai due canali prima citati (comunicazione non verbale e

paraverbale), utilizzati per metterci in relazione con gli altri,

va aggiunto il terzo, genuinamente umano, la parola; ma,

ahimè! solo il 7% di ciò che pensiamo, sentiamo e percepiamo

viene espresso e trasmesso con essa. Osserviamo, quindi,

come farsi capire derivi dalla concordanza dei tre canali

(corporeo, paraverbale e verbale) di comunicazione, che

agiscono tutti e tre contemporaneamente. Se i tre canali non

veicolano e sostengono lo stesso contenuto (ciò che voglio

comunicare) la comunicazione ne soffre, così come le persone

che ne sono coinvolte. La parola, dunque, esplicita e cerca di

dare un senso a ciò che sta avvenendo, quasi avesse il compito

di confermare la trasmissione avvenuta sugli altri due canali o

di comprenderne la non concordanza. Le parole di verità ci

rendono liberi, solidali con il prossimo e soddisfatti nelle

relazioni. Va di nuovo sottolineato come la parola serva a

lavorare sui nostri oggetti interni e su quelli esterni, a riflettere

sulle nostre percezioni, sentimenti e azioni, a confrontarci con

i vissuti e pensieri del prossimo, a restituire di senso ciò che il

corpo e l’inflessione del tono di voce già comunicano. La

parola umanizza la relazione perché ci fa entrare nel mondo

dell’altro, se lo vogliamo! Premesso che la comunicazione

serve a metterci in relazione con gli altri, a creare legami

affettivi solidi, a trasmettere un’identità e dei saperi, a

collaborare nell’ambito lavorativo, cosa è fondamentale

perché sia soddisfacente e cosa invece la blocca? La risposta

non è difficile: se credo che l’altro (figli, genitori, partner,

amici, colleghi di lavoro e più in generale ogni persona con la

quale entro in contatto) sia per me una ricchezza, troverò il

modo per condividere con lui parte del mio tempo e mi

impegnerò nell’ascolto. Non dimentichiamo che siamo noi a

fare vivere gli altri. Se una persona la percepiamo distante,

ostile, indifferente e morta affettivamente è perché siamo noi a

non farla vivere. Se siamo troppo concentrati su noi stessi, sui

nostri impegni o sul nostro malessere, perdiamo di vista

l’altro, non lo vediamo. A volte prestare aiuto al prossimo,

magari con fatica perché lo riteniamo forse un dovere o una

perdita di tempo, ci induce ad uscire da noi stessi e a

beneficiare del calore di una relazione che passa dal sostegno

materiale all’affetto che ne nasce. Riguardo l’ascolto, esiste

una tecnica in psicologia, chiamata riflessiva, che aiuta a

migliorare la comunicazione. Essa consiste nel mettere le

persone coinvolte in un conflitto sedute l’una di fronte

all’altra e nel chiedere poi ad una di loro di dire ciò che sente

importante riferire all’altra. Dopo che la prima ha terminato di

esprimere il suo pensiero, il partner dovrà ripetere (come se

fosse uno specchio) ciò che ha appena ascoltato, senza

giudizio o considerazioni di sorta ( es:‘Mi sento svalorizzato,

non considerato, perché quando ti serve qualcosa lo chiedi

sempre a Giovanni e non a me’. Chi ripete dirà: “Hai detto che

ti senti svalorizzato, perché chiedo sempre a Giovanni ciò che

mi serve e non lo chiedo a te. E’così?”). La prima persona

continuerà a parlare per un certo periodo di tempo e l’altra a

rifletterne il pensiero, poi si invertiranno le parti. Questo

esercizio, apparentemente insensato, ci farà capire quanti

pregiudizi, tabù, supposizioni e fantasie abbiamo sul mondo

interno dell’altro e di quanto poco ci curiamo realmente di lui

e dei suoi vissuti. Scopriremo anche, nella ripetizione, cosa

significhi veramente ascoltare: sentire risuonare dentro di sé i

pensieri, i sentimenti e le emozioni dell’altro. Questo è il vero

ascolto, che fa sentire di essere compresi e accolti e a cui si

può dare la risposta adeguata, che appaga. Non sentirsi capiti

significa sentirsi invisibili: significa non esserci. Scoprirsi

estranei dopo che magari si è condiviso buona parte della vita

è frustrante ed amareggia, ma può anche essere un’opportunità

di crescita che rivitalizza e consolida il legame. Su una rivista

ho letto “…che due persone che si guardano veramente, si

vedono veramente e si parlano direttamente, finiscono per

piacersi. Ciò significa che nella vita quotidiana le antipatie

derivano dal fatto che le persone non si vedono realmente e

non si parlano direttamente”. E’ proprio così, è la presunzione

di sapere ciò che gli altri pensano, desiderano e provano a

interrompere la comunicazione. Questo è un meccanismo

proiettivo di parti di noi sull’altro, attraverso il quale ci

difendiamo dall’incontro con lui, che è diverso da noi. E’ la

paura del diverso, dell’estraneo (anche i figli sono un po’

estranei ai genitori e viceversa), che irrompe nella nostra vita,

cambiandone gli schemi di pensiero e le abitudini. L’altro con

cui entriamo in rapporto è completamente diverso da noi, ha

una sua soggettività, una sua storia e una sua immagine del

mondo. Questo non va mai dimenticato! Ognuno di noi ha un

suo modo di filtrare le cose del mondo e di percepirsi in esso,

in base alla sua educazione e ai tratti temperamentali di cui

madre natura l’ha dotato. Ecco perché l’altro è sempre diverso

da noi e va ascoltato attentamente, senza pretendere di

giungere noi a conclusioni affrettate sul suo conto e sulle

motivazioni che lo muovono. Il fraintendimento nella

comunicazione nasce dal mancato ascolto dell’altro, dal

volergli imporre i nostri modelli, valori e stili di vita,

considerandoli gli unici validi. L’ascolto richiede tempo, è più

facile invece dire all’altro ciò che è giusto fare, pensare e

sentire e ciò che non lo è. Ma questo è il modo di procedere

dei moralisti, che elargiscono consigli e ingiunzioni a buon

mercato sicuri nella loro legge (la legge del dovere), alla quale

chiedono obbedienza cieca, non di persone che si relazionano

nell’amore, con affettività e reciprocità. Cercare l’incontro con

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l’altro significa rispettarlo nei suoi vissuti e nella sua

esperienza soggettiva, sulla quale si possono tentare solo

modeste ipotesi, in quanto le motivazioni più profonde dei

comportamenti sono personali. E allora arriviamo a dirci: “Ma

possibile che non mi capisci? Ma ti pare una cosa logica? Da

te non me l’aspettavo, mi hai deluso! Perché ti arrabbi per così

poco?”. E via dicendo…senza ascolto! “…E’ il più terrificante

dei sentimenti rendersi conto che il medico (ma diremmo noi,

il partner, l’amico, il genitore, il figlio, il collega di lavoro)

non sa vedere la tua realtà, che non sa capire quello che senti,

e che sta andando avanti semplicemente di testa sua.

Cominciavo a sentire di essere invisibile e forse di non esserci

nemmeno” (Ronald Laing). A questo punto è importante un

accenno riassuntivo ai blocchi della comunicazione. In una

situazione conflittuale (con i famigliari o nell’ambiente di

lavoro) caratterizzata da tensione, emotività esasperata e

disaccordo, il legame con l’altro rischia una rottura, che

pregiudica il benessere dei componenti coinvolti. Per

dialogare è necessario credere all’importanza della

collaborazione, della solidarietà, dell’amicizia e dell’intimità,

per disporsi a rivedere le proprie convinzioni, se necessario, e

per capire le ragioni degli altri. Il blocco al dialogo è dato dal

pregiudizio, come si diceva, dalla svalorizzazione dell’altro,

dall’ipergeneralizzazione (non parlare direttamente alla

persona interessata), dalla mancanza di chiarezza e onestà. La

difficoltà di comunicazione e la rottura del legame tra le

persone è segnalato in ambito lavorativo dall’assenteismo e

dalla bassa produttività, dal sabotaggio delle attrezzature o

delle attività, alla scarsa motivazione; in ambito più privato si

manifesta con agiti aggressivi e violenti, con compulsività nei

comportamenti (shopping esasperato, gioco d’azzardo, sesso

compulsivo) e dipendenze varie (da sostanze tossiche o altro),

oppure, attraverso malattie psicosomatiche e nella mancanza

di lealtà e frustrazione nei rapporti. Tutto questo può bastare

per comprendere quanto sia importante curare la

comunicazione. La comunicazione è agire per il bene

personale e comune. Parentesi: c’è da dire che comunicare è

diverso dal confessare. Io posso dire tutto ciò che mi riguarda

(con sincerità e fedeltà), al confessore, al giudice, a un amico

o a un familiare e non avere instaurato una relazione con

l’altro. Posso cioè sentire di essermi scaricato di un peso che

mi angosciava, senza essermi assunto la responsabilità di dare

un senso, aiutato dall’altro, a quanto riferito. In sostanza, in

questo modo di procedere, è come se avessi svuotato un sacco

senza sapere perché c’erano quelle cose in esso, delegando

all’altro la soluzione delle mie preoccupazioni. Alcune

confessioni del passato si riducevano a questo, svuotare il

sacco! Fatto che faceva sentire sollevati dopo la confessione,

perché si era perdonati, ma lasciava insoddisfatti dal punto di

vista affettivo e della relazione, perché non migliorava la

conoscenza di sé, e neppure favoriva la maturazione psico-

emotiva della persona, che si arricchisce nel confronto e

nell’assunzione di responsabilità rispetto ai propri vissuti e

comportamenti. Personalmente intendo la confessione inserita

in un percorso spirituale che la restituisca di significato.

Pertanto, e a mo’ di conclusione, quando incontro il prossimo

devo sempre tenere presente che l’altro è diverso da me (per

questo mi arricchisce) e che ciò che mi muove verso di lui

dovrebbe essere il piacere che deriva dallo stare insieme.

Condividere l’esperienza umana. Senza aspettative particolari

su come dovrà andare quell’incontro, con il singolo o con un

gruppo. Poi, magari, usciranno anche temi delicati,

angoscianti, che fanno soffrire. Ma è sulla base di una fiducia

reciproca che potranno essere affrontati. E’ l’aspettativa e il

controllo esasperato sui miei e altrui stati emotivi che

pregiudica la qualità dei rapporti. Forse perché temiamo

l’eccessiva intimità e coinvolgimento, l’eccessiva vicinanza

all’altro, che potrebbe sconvolgere la nostra vita o forse

semplicemente ferirci. Quante volte infatti allontaniamo le

persone perché riteniamo che ci abbiano trafitto, con i loro

giudizi, critiche o colpevolizzazioni? Certo, nei rapporti

confidenziali la possibilità di contatto (fisico o psicologico)

aumenta, così come cresce la possibilità di ferirsi. Ma si

sviluppa, se si crede nel valore dell’altro, anche la conoscenza

di sé, il senso di sicurezza e la gioia di vivere. Il problema di

ognuno di noi è sempre quello della giusta distanza da tenere

nei confronti del prossimo. Una modalità di stare con gli altri

appresa nell’ambito famigliare che segna poi le future

relazioni (fiducia e sfiducia). La cosa più difficile è cambiare

le abitudini apprese in tale contesto, giacché il nuovo fa

sempre paura e fa perdere i riferimenti acquisiti. E poi,

cambiare atteggiamento nel modo di relazionarsi fa sentire un

po’ traditori di quel tessuto che ci ha generati, insicuri e forse

anche un po’ colpevoli. Costruire relazioni significative, in

fondo, porta ad avvicinarsi sempre più all’altro, rivelando

reciprocamente le nostre aree di fragilità, quelle che più ci

fanno soffrire. E la fragilità ci fa percepire scoperti, nudi nella

nostra umanità imperfetta, fallibile, con un senso di vergogna

per essere stati visti nell’intimità. La vergogna è il sentimento

sociale per eccellenza, quello che ci fa sentire indegni

dell’amore e dell’accoglienza del prossimo per pensieri,

comportamenti e sentimenti che consideriamo riprovevoli, da

biasimare e condannare. La vergogna è un peso che grava

sulle nostre relazioni, condizionandole negativamente,

falsificandole, rendendoci schiavi di un passato che

continuiamo a riproporre. La vergogna è un peso (di qualcosa

che non si può rivelare a nessuno) che ci chiude in noi stessi,

che ci isola dal consesso sociale e che non permette il

cambiamento e l’evoluzione della persona. I problemi vissuti

in solitudine si ingigantiscono. L’isolamento sociale produce

prima la morte psicologica e morale del soggetto e poi la

malattia e la morte fisica. La vergogna quando è condivisa non

è più tale. Essere veri in una relazione costa fatica

(cambiamento), fa soffrire noi e forse altri, ma è il prezzo di

una guarigione che ci ripaga infinitamente di più. Se ci

sentiamo feriti in una relazione o gravati dal peso della

vergogna, abbiamo dunque il coraggio di dire ciò che

sentiamo, proviamo e viviamo. Sentiamoci liberi di

comunicare agli altri i nostri stati emotivi, autorizziamoci a

dire come ci percepiamo e cosa proviamo nelle varie

situazioni. Questo permetterà agli altri di conoscerci e a noi

stessi di sentirci genuini ed autentici. E’ nel legittimarci a dire

come ci sentiamo e cosa proviamo che diventiamo liberi.

Questo è ciò che si intende per assunzione di responsabilità

nei confronti di se stessi, e anche degli altri. E questo è anche

quello che si fa in una psicoterapia, con sofferenza, ma con la

gioia forse di sentirsi compresi e più liberi di amare. “Sono un

uomo e tutto ciò che è umano mi appartiene” (Terenzio,

commediografo latino).

Buon Natale a tutti!

Giacomo Schiavi

Bibliografia: P. Lombardo, La stima di sé, edizioni Vita nuova, 2002. P. Lombardo, Crescere per educare, ed. Vita Nuova, 1994. P.

Crepet, Non siamo capaci di ascoltarli, Einaudi editore, 2001.

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Se ascolto dimentico

se vedo ricordo

se faccio capisco

Il progetto di quest’anno nasce dal desiderio di accompagnare i bambini proprio alla scoperta dei cinque sensi,

favorendo così sia l’acquisizione di abilità percettive sia la capacità di esprimere sensazioni ed emozioni.

Essendo la sfera sensoriale strettamente correlata alla sfera affettiva, le attività si svolgeranno lungo un

itinerario che prevede sia la conoscenza della realtà, degli oggetti, dei materiali, ma anche la partecipazione

emotiva, tenendo conto delle sensazioni, delle aspettative e dei desideri: da qui il titolo dell’anno “TRA SOGNO

E REALTA”.

Una nuova, fantastica ed emozionante avventura è iniziata in una foresta incantata, popolata da folletti, animali

parlanti e una fatina; questa foresta con i suoi colori, sapori, odori, rumori, sarà l’occasione per svelare

l’importanza e l’attività degli organi di

senso, consentendo, inoltre, un

confronto con il nostro mondo.

La scoperta del mondo che

ci circonda è infatti

un’esperienza che

ciascuno di noi ha

iniziato a compiere

dai primi

momenti della

propria vita e gli

strumenti di cui

disponiamo per

“metterci in

comunicazione” con

gli stimoli esterni sono

sicuramente i cinque sensi.

Anche il bambino percepisce e

recepisce messaggi attraverso tutto il

proprio Io e perciò mediante tutto il proprio corpo,

essendo costantemente immerso in una realtà fatta di svariati stimoli sensoriali, che coinvolge i nostri occhi, le

nostre orecchie, la nostra pelle, la nostra bocca e il nostro naso, ma anche soprattutto la nostra testa e il nostro

cuore.

E’ necessario abituare il bambino a riconoscere e discriminare i vari stimoli e aiutarlo a farne un buon uso,

creando per lui stimolanti esperienze didattiche. Proprio per quanto riguarda i più piccoli è essenziale che le

proposte educative, didattiche e ludiche, tengano conto dei loro desideri e delle loro motivazioni e che riescano

a sollecitare la loro attenzione e stimolare i collegamenti con le loro esperienze precedenti. E’ questa la ragione

per cui molte delle proposte di quest’anno saranno strutturate sottoforma di “gioco”, in modo da rendere

particolarmente significativo il lavoro che viene richiesto ai cinque sensi dei bambini chiamati a giocare. Le

attività saranno fondate sui principi del “fare per conoscere” e “conoscere per trasformare”. In questa fase il

ruolo dell’insegnante sarà quello di fare da supporto tecnico: “… non dire cosa fare, ma come fare”

(B.Munari), tutto il resto è nelle mani del bambino.

Cogliamo l’occasione per ringraziare i genitori che hanno organizzato la vendita delle torte e tutte le persone

che hanno dato il loro contributo. Il ricavato sarà utilizzato per rimodernare l’aula dove i bambini svolgono le

attività.

Scuola dell’Infanzia

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Come ormai da qualche anno, in occasione del S.Natale, prepareremo con i bambini una paraliturgia. Sarà un semplice

modo per condividere un momento di preghiera con tutta la comunità e per scambiarci gli auguri.

Siete quindi tutti invitati MERCOLEDI’ 22 Dicembre alle ore 18.30 presso chiesa parrocchiale.

Un sorriso dai bambini della scuola materna

Noemi, Monica, Chiara.

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Ciao a tutti! Quest'anno alla scuola primaria di Onore ci siamo anche noi: siamo i nuovi alunni di classe prima!

Siamo tutti felici ed entusiasti di iniziare questa nuova avventura insieme e vi salutiamo con un allegro brindisi di benvenuto!!!

EMANUEL,MARTINA, TOMMASO, ALESSANDRO, DAVIDE, LUCIANO, STEFANO, GIULIA,FRANCESCO,SAMANTHA,

MATTEO, GAIA, LUCA, YURI.

Il ciclo dell’acqua potabile Giovedì 11 novembre ci siamo recati sul territorio di Onore per vedere alcuni importanti siti.

I nostri accompagnatori in questa visita sono stati il signor Stefano, impiegato comunale e papà di Gemma, e il signor Antonio,

responsabile della gestione dell’acquedotto e del depuratore di Onore.

La nostra visita è iniziata al pozzo “ONORE 1” situato in via Presolana. Qui è stata aperta una botola che ha mostrato le tubazioni

provenienti da sottoterra, il signor Stefano e il signor Antonio ci hanno spiegato che questo pozzo ha una profondità di 105 metri,

mentre la pompa è posizionata a 92 metri. Questo pozzo può dare circa 23 litri di acqua al secondo.

Da questa pompa si dipartono 2 tubi: uno va in direzione di Castione della Presolana verso la “STAZIONE DI POMPAGGIO

COLOMBERA” (entra in funzione solo quando Castione è in sofferenza) e pompa fino al bacino “SAN BERNARDO”, mentre l’altro

va verso Onore.

Successivamente si divide in due diramazioni: una va verso il bacino “CASTELLO” per la distribuzione di acqua in Onore capoluogo,

cioè la parte centrale del paese; l’altra va verso la stazione di pompaggio “DREHER” che pompa al bacino “PU”, per la distribuzione

alle nuove lottizzazioni Plarina, Caadura, Dreher, Borgo 1, cascine a nord di via Magnolini e alta via Danghelo con Largo Partigiani e

Corte Vecchia.

Questa spiegazione è stata molto impegnativa, ma per fortuna il signor Stefano ci ha fornito lo schema allegato che ci ha

notevolmente aiutato a capire come funziona questa complicata rete sotterranea.

Scuola Primaria

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Dal pozzo “ONORE 1” siamo passati direttamente al depuratore, posto in via Volpera, attraversando il prato il signor Stefano ci ha

fatto notare che è presente un altro pozzo, meno profondo, ma non per questo meno importante, che pompa verso il bacino “MOIA” e

manda acqua a Songavazzo.

Anche la visita al depuratore è stata molto interessante: abbiamo visto l’acqua sporca che arriva attraverso le tubature (rete fognaria) e

si butta in una vasca dove viene ripulita da carte, fogliame e altro sporco. Successivamente l’acqua passa in una prima vasca detta di

OSSIDAZIONE dove l’acqua viene ossigenata per aiutare i batteri a combattere i microrganismi presenti nell’acqua. Poi passa in

un’altra vasca detta di SEDIMENTAZIONE, dove i fanghi si depositano sul fondo mentre l’acqua superficiale finisce in un’ultima

vasca dove viene aggiunto acido peracetico che aiuta ulteriormente a purificare l’acqua che a questo punto è pronta per rientrare nel

torrente Valleggia depurata.

I fanghi raccolti, invece, vengono smaltiti da un’apposita ditta che li ritira circa tre volte l’anno trasformandoli in concime per campi.

Una particolarità del nostro depuratore è il fatto che funziona totalmente in modo biologico, cioè in modo naturale.

Dopo aver visto da dove NASCE l’acqua pura e dove FINISCE quando invece è sporca e deve essere depurata, ci siamo recati alla

stazione di pompaggio “DREHER”, posta nell’omonima via, per vedere come viene distribuita l'acqua a tutti gli utenti. Qui il signor

Antonio ci ha fatto vedere la vasca che raccoglie l’acqua pronta per essere pompata al bacino “PU” per essere poi distribuita a diverse

zone del paese. A questo punto la nostra visita si è conclusa.

Questa è stata una mattinata molto interessante: abbiamo capito da dove arriva l’acqua che scende dai nostri rubinetti e dove va

quando l’abbiamo utilizzata e sporcata. Questo ci fa capire quanto l’acqua sia importante e preziosa, è per questo che nessuno

dovrebbe sprecarla. Questa bella esperienza è stata possibile grazie alla enorme pazienza e disponibilità del signor Stefano e del

signor Antonio che ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso rispondendo a tutte le nostre domande. Grazie anche

all’Amministrazione Comunale che ci ha permesso la visita alle varie strutture.

CLASSE 3°

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Visita alla fattoria

Il giorno venticinque novembre 2010, noi alunni di classe quarta ci

siamo recati alla cascina della nonna di Arianna, in località “Pruis”, per

vedere da vicino gli animali che abbiamo studiato in scienze.

Intorno alla baita uno strato di brina ricopriva il prato, in alcuni punti il

terreno era ancora fangoso per le piogge degli ultimi giorni.

Quando siamo entrati nel pollaio, le galline si sono messe accovacciate,

come se volessero essere accarezzate e noi abbiamo rubato loro due

uova. Abbiamo poi osservato le anatre, che ci hanno fatto ridere perchè

camminavano sull'acqua ghiacciata e sembrava che pattinassero.

Nella stalla faceva calduccio, vi si trovavano tre mucche: una di color

grigio, una macchiata e una nera. Avevano sull'orecchio dei cartellini

arancioni dove erano segnati i loro nomi, ma noi ne abbiamo inventati

altri più allegri e buffi.

Nella conigliera erano ospitati dei simpatici coniglietti, con il pelo

soffice di vari colori.

All'esterno abbiamo notato un tipo di aratro antico, che si usa ancora

oggi, e un nastro trasportatore per il fieno.

L'aria era proprio gelida: avevamo la punta del naso congelata e le

guance rosse!

Meno male che la nonna di Arianna ci ha accolti nella sua casa, dove

aveva acceso la stufa e ci siamo potuti riscaldare.

Abbiamo rivolto alcune domande alla signora Caterina che ha soddisfatto tutte le nostre curiosità sugli animali.

Infine ci ha rifocillato con una gustosa e nutriente merenda, a base di torta artigianale e di zabaione preparato con uova freschissime!!!

Un uovo lo abbiamo portato a scuola per preparare lo zabaione anche per la nostra compagna Roberta.

Un sincero grazie per l'accoglienza e l'ospitalità da tutti noi e dalle nostre insegnanti.

Classe quarta

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CHE AGITAZIONE LE PRIME ORE

LA QUINTA VA IN COMUNE DI ONORE!!!!!

NON VEDIAMO L’ORA DI ANDARE

E UN PO’ DI LEZIONI “SCAVALCARE”!!!!!!!!!!!!

ANNALISA E CHIARA CON PASSIONE

STAN STUDIANDO COMUNE E REGIONE

GABRIELE, MAMUD E ISAIA

SONO ALLE PRESE CON GEOGRAFIA

ALESSANDRO, NEHA E SIMONE

STAN FACENDO UN CARTELLONE

GABRIELE,TEA E NICOLA

STAN SCRIVENDO UNA PAROLA.

MA ADESSO E’ ORA DI ANDARE

IN MUNICIPIO AD IMPARARE

COME FUNZIONA IL NOSTRO PAESELLO

CHE SECONDO NOI E’ PROPRIO BELLO!!!

RINGRAZIAMO PAOLA ANTONINI

COSI’ PAZIENTE CON NOI BAMBINI

VARIE ATTIVITA’ CI HA FATTO FARE

COSI’ IN COMUNE VOLEVAMO RESTARE!!!!!!

A SCUOLA TORNIAMO A MALINCUORE

E SALUTIAMO IL COMUNE DI ONORE .

GRAZIE!!!!!!!!!! LA CLASSE QUINTA

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Una merenda gustosa I Muffis di San Martino Ingredienti

300 grammi di farina

210 grammi di zucchero

3 uova

100 grammi di margarina

1 litro di latte

300 grammi di uva

1 bustina di lievito

50 grammi di maizena

1 pizzico di sale

Zucchero a velo a piacere

Preparazione

Lava 100 grammi di uva, dividi gli acini in quattro parti,

togli i semi e mettili da parte

Inserisci in una ciotola i 200 grammi di uva rimasti. Filtra

il composto con un colino in modo da ottenere il succo

d’uva e mettilo da parte

Versa ora nella ciotola lo zucchero, aggiungi la

margarina, le uova, il latte e il succo di uva

Unisci la farina, la maizena e il pizzico di sale

Metti quindi la bustina di lievito nella ciotola e aggiungi

l’uva tagliata

Versa l’impasto in formine da muffis o in uno stampo

unico

Cuoci in forno già caldo per 30 minuti a 100°

Gustali con mamma e papà!

Classe terza

È Autunno Sensi in azione Questa mattina siamo usciti per imparare ad osservare ciò che ci circonda usando i nostri cinque sensi.

Siamo entrati zitti zitti nel parco e subito abbiamo visto un tappeto di foglie di color marrone bruno, ruggine con piccoline spruzzate

di giallo.

La brina della notte ricopriva ancora il margine e le nervature delle foglie, alcune presentavano un sottile strato ghiacciato che si

scioglieva al contatto con le nostre dita.

Alcuni fili d’erba presentavano piccole gocce di rugiada che brillavano ai primi raggi di sole.

Fra l’erba si faceva spazio il muschio soffice di un verde brillante pronto per tenere al caldo il terreno.

Sotto alcune foglie facevano capolino piccoli funghi profumati dal cappello color marroncino tenue con sfumature rosate.

Abbiamo raggiunto il laghetto, dove ad occhi chiusi abbiamo ascoltato con attenzione quanti rumori.

Ecco delle voci in lontananza, lo zampillio dell’acqua che cadeva nel laghetto, l’abbaiare forte di un cane, il rombo di una macchina

che transitava sulla strada, il rumore intenso del soffiatore utilizzato per spazzare le foglie.

Aprendo gli occhi di fronte a noi appariva un bellissimo gioco di colori: tra il verde selva degli abeti, punteggiati dalle pigne color

marrone, spiccavano come delle pennellate di bianco i tronchi delle betulle e di giallo oro, rosso porpora le chiome dei larici.

L’aria fresca e umida del mattino ci aveva raffreddato le guance e la punta del naso.

L’autunno come per magia, si era trasformato in un abile pittore regalandoci la sua tavolazza di colori.

Classe terza

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Il paradosso del Natale Fonte: Città nuova

Nel primo pomeriggio esco per una passeggiata. La neve è sempre una piacevole novità e il bosco mi sembra ancor più incantato.

Seguo il sentiero tracciato dalle orme di qualcuno e mi stupisce lo splendore del bianco tagliato con forza dalle trame minacciose degli

alberi, artigli ossuti aggrappati ad un cielo senza qualità. Mi sento stanco, schiacciato da situazioni che assommate ad altre hanno

creato una coperta spessa che mi impedisce di capire il senso di ciò che mi sta accadendo. Parlo tra me e me. Interrogo la voce che

dentro sempre mi accompagna. Sembra sepolta, cancellata. Cerco, con presuntuosa compiacenza, qualche soluzione immediata,

qualche preciso sentiero di uscita. Silenzio. Tutto è ovattato, senza voce. Poi la neve, nella sua innocenza, mi distrae. Da bambino, in

Sicilia, non sapevo cosa fosse la neve e quando mio padre preparava il presepe, la pastorale, sulle casette fatte da cartoncino spalmato

di colla di farina e coperto da sughero grattato, mettevamo grossi fiocchi di cotone, sparsi qua e là. Ora di neve ne godo tanta e non

vedo gli aspetti disagevoli che comporta. Mi sono abbastanza inoltrato nel bosco e mi accorgo che sto parlando a voce alta. Mi fermo.

Incappucciato come sono, non mi sono accorto che dietro di me sta camminando un uomo, incappucciato anche lui nella sua giacca a

vento nera. Mi avrà sentito? Lo lascio passare avanti e intanto dico in slovacco qualche parola sulla bellezza del paesaggio. Lui non ha

nulla da aggiungere. I suoi pensieri sono più rumorosi e tenebrosi dei miei. Riprendo il mio sentiero. Per un po' cerco di entrare nelle

orme fresche dove il mio scarpone sta abbondantemente, ma il passo è più lungo del mio. Torno al mio ritmo. Mi soffoca il ricordo

delle cose fatte male, l'evidenza dei miei difetti, gli errori ricorrenti, i vuoti mai riempiti. Questa insopportabile imperfezione denuncia

la mia friabilità. E la voce che mi consolava ora è annegata nel silenzio che stagna dentro di me. La neve scricchiola sotto i miei passi.

Una volta ho letto che dal rumore della neve si può capire quanti gradi sotto zero siamo. Mi fermo per guardare in alto fin dove si

protendono gli artigli degli alberi. Anch'io sto implorando. Il mio dolore riuscirà a sorpassare quei rami? La mia preghiera si

svincolerà dallo spessore vischioso del silenzio? Nessuna risposta. Girando lo sguardo attorno, resto attonito per la suggestiva scena

che mi abbraccia. Come mai non ho notato questo scenario? Non vedo più tronchi neri ma volumi che appena emergono dal bianco.

Da questo lato gli alberi sono stati assaliti dalla neve. La neve sui rami appesantiti ha creato un ricamo che scende fino a me. Passo

sotto, quasi a piegarmi fino a terra, sotto un arco di trionfo intarsiato da un artista senza pari. Chi mi ha preceduto ha fatto un altro

giro. Mi vengo a trovare al posto dove la superba altezza degli alberi mi dà sempre l'idea di un tempio costruito dai ciclopi. Il candore

ha messo guanti gentili anche ai loro rudi e severi capitelli. Quante sfide, quanti venti, quante bufere, quante arsure! Ma ora è festa.

Sarà presto Natale e questa neve ne accresce l'incanto. Mi torna in mente una frase del Papa, alla messa di mezzanotte: “È il Creatore

dell'universo ridotto all'impotenza di un neonato. Accettare questo paradosso, il paradosso del Natale è scoprire la verità che rende

liberi, l'amore che trasforma l'esistenza. Nella notte di Betlemme, il Redentore si fa uno di noi, per esserci compagno sulle strade

insidiose della storia”. Uno sguardo all'orologio. È ora di tornare indietro, mi attende Lucian per una lezione. Ripercorro gli archi di

trionfo, qualche merletto di neve mi cade addosso. Ringrazio. Il sentiero ha ancora le impronte dell'andata. Il paradosso del Natale! Il

Creatore ridotto all'impotenza. Al silenzio. Devo attendere che cresca perché mi dia le risposte di cui ho urgenza? O sono io che devo

raggiungerlo nella sua piccolezza, nella sua debolezza? La scena che mi accompagna ai due lati è decisamente solenne, festosa; navate

di una cattedrale innalzata per me. Il silenzio mi permette di udire una melodia antica: è il coro che accompagna sempre i paradossi

dell'amore ed ha bisogno di molto silenzio. Di ascolto. L'effimero e provvisorio sentiero segnato dai miei passi mi sta conducendo

verso natale.

Voler bene e tenere il filo d’un percorso di relazioni Credo che se c’è un’espressione del Vangelo che rischia di non essere compresa, se non addirittura di essere buttata via perché troppo

lontana dal mondo di pensare comune, è l’invito di Gesù a dare gratuitamente perché gratuitamente si è ricevuto.

Quest’anno fare il mercatino è stato molto più faticoso, anche perché sono venute a mancare alcune forze (Graziella e Antonia)

purtroppo la loro salute è un po’ precaria, e attraverso le pagine del nostro giornalino, desidero ringraziarle di vero cuore per tutto

l’aiuto e l’appoggio di questi anni. Giunge a loro il nostro sentito augurio per una guarigione e accettazione per ogni cosa, perché le

loro sofferenze vadano a vantaggio di tutta la comunità.

Non sono mancate le occasioni di incontro, di svago, di opportunità positive e di amicizia. Anche le scoperte di relazioni nuove, con

persone che attraverso la loro generosità ci hanno arricchito. Una persona quasi ogni giorno ci visitava portando un dolce, un gelato,

una bibita e sostenendoci con la sua comprensione e disponibilità.

Tutto ci è servito per educare il nostro cuore a volersi bene, perché il bene è qualche cosa che ricevo e condivido e posso proprio dire

che con alcune persone è stato così!

Grazie, grazie, grazie!

Il ricavato di questa esperienza è stato positivo.

Totale euro 9.400,00 così suddiviso: euro 6.000,00 consegnati al Parroco Don Antonio; euro 3.400,00 consegnati a Suor Francesca

per la missione in Eritrea.

A Caterina Colombo, desidero dire che senza il suo aiuto concreto, non avrei proprio saputo come fare. Grazie Caterina per tutto e per

sempre. Ora so che si arrabbierà perché lei è molto schiva e riservata e le lodi non sono di suo gradimento.

Grazie di cuore a tutte le persone che si sono prodigate in tutti i modi portando roba e venendo ad aiutarmi nei momenti più difficili.

Pertanto urge ritrovare passione per le cose sociali e pubbliche fatte con gratuità, preparazione e passione.

Per tutte: Rosalba

Da parte dei componenti Carits Interparrocchiale desideriamo esprimere i più sentiti auguri per un Santo Natale. L’incontro con il

bambino di Betlemme conceda a tutti pace e serenità soprattutto agli ammalati e alle persone sole.

Sociale

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Quando il pubblico sposa la solidarietà

Da alcuni mesi l’ex biblioteca ha cambiato destinazione d’uso. In tanti si sono chiesti se apriva un nuovo negozio o perché il furgone

della Protezione civile scaricava scatoloni strani.

Nessun mistero: è la risposta dell’Unione dei Comuni alla crescente crisi economica che si fa sentire anche nella nostra zona.

Da tre anni, infatti, l’Unione dei Comuni sostiene le famiglie in difficoltà con un pacco alimentare mensile in aggiunta allo sportello

affitti, alla dote scuola e altri aiuti più specifici.

Tale servizio è stato concordato con la Caritas locale.

Entriamo nel dettaglio del servizio che chiameremo, per semplicità, Banco alimentare provando a rispondere pubblicamente ad alcune

delle molte domande che individualmente ci hanno fatto.

Chi decide se una famiglia ha bisogno?

Quando un singolo o una famiglia si trova in difficoltà economica, generalmente, si rivolge al parroco, alle Associazioni Caritatevoli

storiche (tipo Caritas e San Vincenzo) o all’Assistente Sociale che fa ricevimento nel suo Comune. Per rispettare la dignità e il diritto

di riservatezza di chi è in difficoltà si è deciso che sia l’Assistente Sociale dell’Unione a valutare le singole situazioni e individuare i

reali bisogni dei soggetti.

Quindi la segnalazione del bisogno può giungere da diverse parti ma solo l’Assistente Sociale, è qualificata e ha la piena

responsabilità di richiedere il “pacco alimentare” mensile per il tempo che ritiene opportuno.

Attivata la procedura, i volontari preparano e consegnano il pacco.

Sono tutte famiglie extracomunitarie?

No, le famiglie italiane in difficoltà sono molte e in continuo aumento. La disoccupazione sta colpendo italiani ed extracomunitari

duramente. Quando abbiamo iniziato il servizio nel 2008 erano 9 le famiglie in difficoltà di cui solo 3 italiane, ora nel 2010, su 25

almeno 14 sono italiane.

Cosa contiene generalmente? La risposta è semplice: quello che mettiamo nel nostro carrello quando andiamo al supermercato tipo pasta, pelati, riso, zucchero,

olio, tonno, legumi, formaggio, burro, latte, ecc.

Il pacco alimentare non soddisfa tutte le necessità di una famiglia per un mese ne pretende di farlo: è un contributo per alleggerire la

spesa che altrimenti questa famiglia dovrebbe affrontare e permettere un risparmio per pagare affitto, bollette o le numerose spese che

ci sono in una casa.

Il pacco non è a vita, è per un periodo di crisi, di passaggio, in attesa di un lavoro o di una ritrovata stabilità economica.

Da dove vengono questi alimenti che distribuiamo?

Sono diverse le fonti di approvvigionamento:

con una convenzione che l’Unione dei Comuni ha stipulato con La Fondazione Banco Alimentare di Milano si ritirano

mensilmente gli alimenti AGEA (Agenzia generale europea aiuti ) e le eccedenze delle industrie alimentari;

la colletta alimentare nazionale che si effettua l’ultimo sabato di novembre anche su tutta la provincia di Bergamo e che viene

distribuita a quanti sono convenzionati con La Fondazione del Banco ( e ciò per evitare che ci siano utilizzi impropri);

le collette straordinarie effettuate nelle parrocchie da parte della Caritas locale;

l’acquisto diretto di generi di prima necessità quando sono finite le scorte.

Alcuni dati relativi al 2010: da gennaio a ottobre compreso sono stati distribuiti più di 6200 Kg. di alimenti per un valore superiore a

15.000,00 euro, con una media di 25 famiglie sostenute ogni mese.

Perchè il magazzino è stato aperto ad Onore?

Quando si parla di Unione dei Comuni si parla di collaborazione, di ottimizzazione dei servizi, di evitare sprechi e doppioni per essere

più vicino all’esigenze della gente tenendo conto delle reali risorse disponibili. Dopo una ricerca di un’ ambiente idoneo a tale

servizio, su tutti i comuni dell’Unione, l’unico individuato è stato quello rimasto vuoto dopo il trasferimento della biblioteca nel

nuovo Comune di Onore. E’ stato stipulato un contratto regolare d’affitto tra il Comune e l’Unione e per maggiori dettagli su tale

questione si possono chiedere ulteriori informazioni agli Amministratori comunali. Tale sede non è definitiva ma temporanea.

Per concludere vorremmo ricordare che una comunità è tale solo se c’è posto per tutti, e ben vengano le iniziative che sostengono chi

fa fatica e aspetta da noi un segno di speranza.

Augurandoci di “chiudere” presto questo servizio perché tutti ritrovano un livello di vita dignitoso ringraziamo gli amministratori per

la sensibilità dimostrata e il paese per l’accoglienza.

I volontari

GRUPPO ALPINI ONORE: Rinnovo Capogruppo e C.D. di Gruppo, anni 2010-2013

Capogruppo Schiavi Primo confermato

C.D. di Gruppo Pezzoli Valerio confermato

Schiavi Giuseppe (classe ‘49) nuovo

Schiavi Giuseppe (classe ’76) nuovo

Schiavi Aristide confermato

Schiavi Vittorio (classe ’78) nuovo

Augurando un proficuo e buon lavoro al nuovo direttivo della locale sezione degli Alpini, è grata l’occasione

per ringraziarli per tutto ciò che gratuitamente svolgono a favore della nostra comunità.

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Nuovi Arrivi

Diego Galizzi

3 dicembre 2010

Christian Colotti

19 agosto 2010

Francesco Schiavi

26 novembre 2010

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Dall’Oratorio Sta diventando una tradizione! Sono ormai tre anni che genitori, bambini e ragazzi si trovano in oratorio durante alcune domeniche dei mesi di novembre e dicembre

per creare delle vere e proprie opere d’arte. Lo scopo? Divertirci e trascorrere un po’ di tempo insieme per abbellire il paese perché sia

pronto ad accogliere Gesù Bambino. E’ un modo per vivere bene anche il tempo di Avvento!

In particolar modo, quest’anno si è pensato ad un qualcosa in più: tutti i bambini hanno partecipato per creare un bellissimo presepe!

Con carta, pennarelli, punteruoli e, a volte, con un pizzico di pazienza, i nostri bambini si sono divertiti nel creare queste statue che

raffigurano la diversità dei vari paesi, culture, tradizioni; ogni statua ha la stessa meta: la mangiatoia di Betlemme! Dobbiamo

ringraziare Eugenio per la sua disponibilità, Giovanni per le sue capacità da buon falegname e Giorgio per l’ottimo trasporto!

E non è finita qui! Se i bambini hanno contribuito al presepe, i genitori, guidati dalla fantasia incolmabile di Milena, si sono sbizzarriti

per abbellire ancora di più, insieme alle luminarie, il nostro paese. Cime di pini, fiocchetti rossi, vasi di terracotta, bastoni e pigne!

Molti sono stati i genitori che con molto entusiasmo hanno collaborato!

Ma c’è di più! Sempre i nostri bambini, con l’aiuto di Claudia, durante un pomeriggio hanno dato vita ad alcuni lavoretti da portare a

casa! L’oratorio non è solo in oratorio ma in casa di ciascuno di noi!

L’oratorio di Onore ospita quest’anno, in occasione dell’inizio dell’anno, un gruppo di giovani di Lallio, guidati dal loro Parroco e da

alcune famiglie. Vuol diventare questo un modo per sentirsi Chiesa mettendo a disposizione, come in questo caso, uno spazio

accogliente!

Si coglie l’occasione per ringraziare tutte le persone che si mettono a disposizione e che danno il loro contributo per il bene dei nostri

bambini e ragazzi.

L’augurio a tutti di Buon Natale e di nuovo anno!

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La comunione: anticipo di Cielo

Quando inizi a lavorare ad un progetto ed hai da poco messo mano alle prime faccende, cominciando a capire alcuni elementi

fondamentali per la buona realizzazione di tale progetto, mai ti aspetteresti di doverne iniziare uno nuovo. Tutte le tue energie, i tuoi

pensieri, la tua mente, il tuo cuore, sono immersi in quell’unico progetto.

Così ero io, immerso nelle iniziative e nelle attività delle parrocchie, dove, prima di arrivare nell’altopiano, svolgevo servizio.

Esperienza di morte ed esperienza di vita. Morte perché non solo devi posare degli attrezzi che ora non sono più tuoi, ma perché devi

inevitabilmente rivedere, tagliare o trasformare, tutte le relazioni in cui eri inserito. Vita perché rinasci, riparti, hai un’occasione nuova

per ricominciare, e le novità portano sempre vita, soprattutto se le novità sono delle persone.

Provengo dalla media valle, ma più in là, provengo da un cammino comune a molti giovani. Dopo il diploma e un po’ di anni di

lavoro, l’amicizia con alcuni preti ha dato i suoi frutti. Il seme gettato è cresciuto e la Parola di Dio mi ha condotto ad iniziare un

meraviglioso cammino dietro a Gesù che mi ha condotto alla tappa del divenire prete. Inizia così un nuovo cammino che proprio alla

partenza è caratterizzato da gioia ed entusiasmo, che poi col tempo si trasformano in servizio e perseveranza.

Quest’esperienza l’ho vissuta all’inizio del mio ministero quand’ero a Pradalunga e Cornale. Sì, e Cornale, due parrocchie in cui

prestare servizio. Inaspettatamente mi sono ritrovato ad essere curato di due oratori. Ancora una volta le mie aspettative, i miei

progetti, sono stati sconvolti dalla stupenda creatività del Signore Gesù in un progetto di comunione tra due comunità. Già dal

seminario ci preparavano ad una simile esperienza. La modalità della comunione tra parrocchie è una novità per noi, ma è

profondamente evangelica, perché ti chiede apertura, disponibilità e ascolto.

Parlo di interparrocchialità qui a Onore, che da anni sta vivendola intensamente. Ho subito colto l’apertura di tutti i collaboratori della

parrocchia in merito alle varie attività dell’unità pastorale. Per non dire della generosa e calorosa accoglienza che ho e sto ricevendo

anche ad Onore.

Intravedo sentieri e strade che si aprono lungo il cammino qui da voi. Percorsi che affronterò tanto meglio quanto più riuscirò a

conoscere le persone e le attività di queste parrocchie. La meta è comune a tutti: giungere al Regno dei cieli, che come sappiamo, è già

in mezzo a noi. Per questo affido il mio ministero in queste parrocchie, e quindi anche qui ad Onore, a Maria Santissima, perché ci

aiuti a far emergere sempre più l’immagine autentica di suo Figlio in ogni nostra scelta e attività. Solo così potremo essere in piena

comunione fra noi e con Dio, e pur abitando ad Onore, saremo concittadini del Cielo.

Don Ivan

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Mi sento figlio… figlio del Padre

E’ sera, lo sguardo abbraccia la giornata che si sta concludendo, sfiora con il ricordo le cose che appartengono al passato.

Il cuore continua a battere la gioia dell’aver incontrato tanti fratelli. Una giornata che si conclude, che viene affidata alle

mani di Dio. Una giornata piena, ma nonostante tutto manca qualcosa, il desiderio di intuire, di capire, di scorgere chi

sono veramente. Le cose, del resto, non possono dissetare la sete inesauribile, che ogni giorno accompagnano la mia

ricerca. Chi sei, o uomo, chi sei? Domanda che troverà risposta solo quando, guardandomi con sincerità, riuscirò a

scorgere i lineamenti di Colui che mi ha pensato, architettato, voluto, modellato. “Ti ho amato di amore eterno”, ma

questo amore mi fa paura, mi fa scappare. Mi rifugio nelle cose da fare per non lasciarmi raggiungere, da quel calore

che… e mi ritrovo ancora senza risposta. “Tu sei mio, sei mia proprietà”, e ritorno a scappare, a fuggire. Mi ripeto che io

appartengo solo a me stesso, che la vita è mia, che nessuno ha il diritto di dirmi cosa devo fare, sono libero e non voglio

sentirmi di qualcuno… e riemerge nella corsa la domanda - chi sono?

“Anche se una madre si dimenticasse del proprio bambino, io non mi dimenticherò mai”. E la corsa prende il sapore

dell’amarezza, della delusione, dell’incertezza. Non puoi dire così Dio, perché allora ci sono momenti nei quali mi sento

abbandonato, dimenticato, frastornato dalle cose del cielo? E gli occhi ritornano alla terra e lì tento di ritrovare la mia

sicurezza, una falsa sicurezza che fa riemergere la domanda sulla mia identità: chi sono?

“Tu sei mio figlio”. E la corsa si arresta, il passo diventa sempre più leggero, si arresta, la corsa lascia il posto alle

ginocchia piegate, allo sguardo rivolto verso l’alto, al cuore che incomincia a battere il ritmo del Padre.

Dalla bocca una preghiera: “Padre nostro che sei nei cieli, Padre sia santificato il tuo nome, Padre venga il tuo regno,

Padre sia fatta la tua volontà, Padre dacci il pane quotidiano, Padre rimetti a noi i nostri debiti, Padre non ci indurre in

tentazione, Padre liberaci dal male. Padre Amen”.

E mi ritrovo con una giornata piena di cose fatte, ma soprattutto ripiena della paternità di un Dio, che non si stanca di

corrermi dietro, che nonostante tutto si fida di me, che con pazienza divina mi sussurra quelle dolci parole: “Tu sei mio

figlio”.

Si! Mi sento figlio… figlio del Padre. E mi addormento riposando nella certezza che la mia giornata resterà indelebile nel

cuore di questo Padre, per l’eternità.

Carissima comunità di Onore, con gioia e, non nascondo, anche con un po’ di trepidazione, ho accolto e obbedito al

vescovo Francesco che mi ha chiesto di prendermi a cuore di questa porzione di chiesa che è la NOSTRA parrocchia di

Onore. Da anni ci conosciamo per l’incarico avuto come responsabile della pastorale giovanile della nostra unità

pastorale, ma ho voluto iniziare questa lettera con una confidenza, come se non ci fossimo mai conosciuti. Non ho voluto

nasconderti il mio essere uomo che cerca ogni giorno di sentirsi figlio amato da Dio. Per il tempo che Dio vorrà,

accompagnerò il cammino umano e di fede di tutti voi. Lo farò non tanto come parroco o amministratore (che sono poi la

stessa cosa dal punto di vista della responsabilità), ma come fratello nella fede, come uomo che desidera parlarti e

portarti a Dio. E’ questo il mio unico e grande desiderio: un fratello che viene in mezzo a voi, non perché più bravo o più

santo, ma semplicemente un fratello che sente e desidera con voi cercare il Signore per sentirci tutti amati e stimati da

Lui. Così cresce una comunità e così una comunità riesce a dare testimonianza viva di Cristo. In questo momento di

passaggio mi sta particolarmente a cuore don Antonio, che ringrazio per aver seguito e accompagnato la nostra

comunità per diversi anni. Sento il desiderio di esprimere tutta la mia riconoscenza e nello stesso tempo chiedergli l’aiuto

concreto per questo mio nuovo incarico.

Ho a cuore che si continui e si intensifichi la collaborazione e la comunione con le parrocchie vicine nel lavoro pastorale

interparrocchiale. Il Signore ci ha donato don Ivan, al quale voglio già molto bene e a lui va tutta la mia stima e la mia

fiducia per il lavoro che sta portando avanti per i nostri ragazzi e i nostri giovani.

A tutti, davvero a tutti: dai piccoli ai grandi, ai giovani, alle famiglie, agli anziani e agli ammalati, a chi sta vivendo

momenti difficili il mio auguri più fraterno di un felice e santo Natale. Non posso farlo fisicamente, ma spiritualmente

nella preghiera si: vi abbraccio e mentre vi abbraccio invoco la benedizione del Dio Bambino… che ci doni pace e voglia

di camminare insieme.

Don Mauro

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Cento anni dalla Vostra nascita

Natalina Catelli

(05-12-1911)

Bernardo Colotti

(10-08-1910)

Papà e mamma fate che la lampada della nostra fede non

si spenga mai in noi. I vostri cari.

Benvenuto al piccolo Davide Bidoli

Il 28 gennaio con l’arrivo di Davide abbiamo raggiunto la 4^ generazione per la felicità di papà Marco,

nonna Adele e bisnonna Maria. Auguriamo a Davide un avvenire sereno.

Nonna Ancilla festeggia i suoi primi 91 anni

Auguri dai figli, nuore, generi e nipoti.

… Ricordi

Auguri alla nostra mamma e nonna Giuditta che il 24

novembre ha compiuto 86 anni. I tuoi figli e nipoti. (Una bella e antica foto di Piero, Marianna e Giuditta)

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QUARANTENNI IN FESTA!?!?! Quarant’anni sono un traguardo importante, si

entra negli …anta (per la verità nel nostro

gruppo c’è ancora un “giovincello” di 39 anni

che si vanta di ciò).

Ci siamo ritrovati il 2 ottobre per condividere

una “splendida” giornata sul lago Maggiore

(non fa nulla se il maltempo ci ha quasi

nascosto il lago!).

Visita alla bellezze di Stresa, chiacchere in

libertà (TANTE…), risate

(…ALTRETTANTE), la compagnia

(STIMOLANTE…) hanno reso questa gita un

piacevole intermezzo alla solita routine!!!

Ci siamo lasciati con il proposito di ritrovarci

per festeggiare ancora insieme i 45 anni.

Quindi forza ragazzi abbiamo cinque anni per

trovare un’altra meta…

Anniversario di Matrimonio Comunitario

La vostra promessa d’amore è come un bacio eterno: un dolce inizio che non contempla una fine.

Il 14 novembre, la nostra Comunità si è ritrovata in Parrocchia per la celebrazione della festa degli anniversari, dove tutte le

coppie interessate hanno partecipato alla funzione della S. Messa e hanno riconfermato il loro sì.

La festa si è poi conclusa al ristorante “Betulla” dove tutti insieme hanno trascorso una giornata in allegria e spensieratezza.

Grazie a tutti e soprattutto a Don Antonio ed alle organizzatrici di questa simpatica tradizione e ... arrivederci al prossimo anno.

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Festa della Madonnina di Büldet

Il 21 agosto scorso, si è svolta per il secondo anno consecutivo la festa della Madonnina di Büldet, organizzata da Raimondo e

Caterina.

Già alle prime ore del pomeriggio s’incontravano lungo il sentiero che porta alla baita molte persone che salivano a piedi mentre

alcune salivano con i mezzi fuoristrada.

La S.Messa, celebrata dal nostro Don Antonio, ha avuto inizio alle 15,30: momento suggellato dalla voce del tenore Roberto Palamini

accompagnato dall’organista Sergio Trussardi.

Al termine del momento religioso, i presenti si sono intrattenuti per il rinfresco rallegrato dal canto di Elia e della sua chitarra.

Ringraziamo i numerosi partecipanti e li invitiamo all’appuntamento del prossimo anno!

I figli Enrico, Guglia e Paolo.

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Le letture proposte sono state tratte da: TARARI TARARERA di Emanuela Bussolati IL SALE DELLA VITA di Paolo Mosca CHE COSA TI ASPETTI DA ME di Lorenzo Licalzi LE STAGIONI DI GIACOMO di Mario Rigoni Stern VALENTINA VA A SCUOLA di Angelo Petrosino LA BACCHETTA DI FIORDALISO LA BELLEZZA E L'INFERNO di Roberto Saviano VA DOVE TI PORTA IL CUORE di Susanna Tamaro FUOCO E GHIACCIO di Robert Frost IL GGG di Roald Dahl IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA di Luigi Bertelli SORELLE di Danielle Steel LA STREGA ROSSELLA di Julia Donaldson COM'É DOLCE SAPER CHE ESISTI di Romano Battaglia BRZECHWA DZIECIOM di Brzechwa I PROMESSI SPOSI di Alessandro Manzoni ROMEO E GIULIETTA di William Shakespeare MORTE DI IGNAZIO di Garcia Lorca UN POSTO NEL MONDO di Fabio Volo LUNA (poesia) OGGI MI VA DI SOGNARE di Anna Gavalda ROBIN HOOD di Geronimo Stilton EQUIVALENZE di Dino Buzzati LE STREGHE di Roald Dahl TI VENGO A CERCARE di Guillaume Musso

CAMMINAR… LEGGENDO Maratona di Lettura: spizzichi letterari e spizzichi golosi Percorso letterario a tappe negli angoli più suggestivi di Onore

Nell'ambito dell'iniziativa regionale “FAI IL PIENO DI CULTURA” la Biblioteca di Onore, quest'anno, ha voluto proporre, sabato 25

settembre, una manifestazione diversa dal solito: la maratona di lettura. L'iniziativa, dal titolo “CAMMINAR… LEGGENDO” si è

snodata a tappe per il paese in un itinerario letterario e goloso. La

scommessa è stata trovare persone, adulti e bambini, disposti a

mettersi in gioco, trasformando la lettura individuale in lettura

ad alta voce. È stata una scommessa vincente perché ben

ventiquattro persone hanno aderito alla proposta. Così ad

ogni sosta, i lettori hanno proposto poesie, brevi racconti,

brani di un libro che li aveva colpiti, tentando di trasmettere, a

chi ascoltava, emozioni e suggestioni. Inoltre il semplice fatto

di passeggiare per le contrade, quando ormai era buio, in una

stagione in cui la sera il paese è poco vissuto, ha dato

l'opportunità di vedere i nostri luoghi con occhi diversi. O

forse già l’essere in tanti, tutti insieme ha reso il momento

magico.

“I libri sono il cibo per l’anima…” proprio per allacciare il

connubio cibo e lettura in alcune tappe l’atmosfera si è fatta

ghiotta con gustosi stuzzichini, per trasmettere il messaggio

che anche la lettura è golosa, è soddisfacente, ci fa crescere.

Per realizzare tutto questo si è cercato aiuto anche fuori dalla

biblioteca, alle altre associazioni del paese, che come sempre

si sono rese disponibili a dare un fondamentale appoggio

logistico. Cultura probabilmente è anche questo: un intreccio

di legami e supporti che si creano all'interno di una comunità e

creano condivisione.

È doveroso pertanto ringraziare il gruppo Alpini di Onore e lo

Sci Club Lanorium per la generosa ospitalità, le mamme che

hanno cucinato torte deliziose e un grazie speciale va a tutti

quanti hanno partecipato poiché è stata proprio la numerosa

partecipazione, un centinaio di persone, a rendere l'iniziativa

ancora più bella e interessante.

Non resta che darci appuntamento all'anno prossimo quando

ancora una volta la cultura sarà la protagonista. Dani

Biblioteca

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È con piacere che vi proponiamo qui di seguito l’articolo pubblicato sul numero di novembre del “Corriere della scuola”, notiziario della scuola secondaria di Rovetta, che parla della nostra iniziativa Camminar leggendo. Le due giornaliste, Alice e Loredana, si sono impegnate a raccogliere informazioni di prima mano intervistando chi ha partecipato all’evento, notizie che hanno poi abilmente rielaborato con un ottimo risultato. Brave!

Daniela

Se siete appassionati dei libri e la lettura è il vostro hobby, questo è l’articolo che fa proprio per voi!!!

La Regione Lombardia ha proposto alle biblioteche ed ai musei di organizzare una nuova iniziativa. Da qui è nata l’idea di

svolgere una maratona di lettura organizzata dalla biblioteca di Onore. Lo scopo dei bibliotecari è quello di portare i libri

fuori dalle biblioteche, perché vengano letti da più persone. “Camminar leggendo” consiste proprio in questo: una camminata

a tappe con stuzzichini e letture. La partenza si è svolta, il 25 settembre, alle ore 19.00 in biblioteca, con letture, salatini e

aperitivi.

Queste sono state le tappe:

1° tappa: Fontana Canai, con letture;

2° tappa: Scalinata sagrato ancora con letture;

3° tappa: Piazza Pozzo con letture e spuntini;

4° tappa: Casa degli Alpini con letture, polenta e

formaggio;

5° tappa: Sentiero Bosco della Pace con letture;

6° tappa: Casa Sci Club con letture, tè caldo e torte.

E infine alle 23.30 l’ora degli addii!

Alcuni partecipanti hanno letto un brano di un libro o

una poesia che a loro è piaciuto e che volevano

comunicare agli altri. Ha fatto effetto, perché delle

persone hanno richiesto in biblioteca il libro di cui

avevano sentito solo un brano.

Abbiamo raccolto i commenti di alcune delle persone

che hanno partecipato:

“È stato molto interessante per scoprire gli angoli bui di Onore, anche perché hanno partecipato persone di età diverse e di

nazionalità differenti. C’era un’atmosfera di unione e il percorso era ben architettato.”

“È stato molto soddisfacente perché non mi aspettavo così tante persone, così tanti lettori e così tanto cibo. È stato molto

interessante e molto divertente ascoltare letture di generi diversi e addirittura in lingue straniere.”

“È stato particolare e bello, sono felice che ci siano buone probabilità di rifarlo. Mi sono piaciute molto le fermate alla Casa degli

Alpini e allo Sci Club.”

“Mi è piaciuta la tappa alla Fontana Canai perché si vedeva la luna piena

che illuminava la notte, però, secondo me, la camminata è finita troppo

tardi.”

“La mia tappa preferita è stata quella in biblioteca, perché c’era maggiore

attenzione ai brani letti, mentre dopo, le persone cominciavano a stancarsi.”

La serata era gratuita, ma era necessario iscriversi. A fine serata veniva

distribuito un segnalibro come ricordo. È stato molto bello! Vi faremo

sapere quando ci sarà la nuova edizione 2011!

Questo è il logo della manifestazione. Riuscite ad indovinare la scritta

“CULTURA”?

Alice e Loredana 1°

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Progetto Terra Santa: per una pace che ha il nome della giustizia

Nella scorsa primavera le Acli di Bergamo hanno promosso

alcuni incontri sul territorio per far conoscere, in modo più

approfondito, la complessa realtà mediorientale. La nostra

biblioteca ha aderito al progetto e, anche a Onore, si sono tenute

due serate sul tema. Il 27 febbraio tre relatrici hanno presentato

un quadro storico-sociale della Terra Santa: terra con due

popoli, israeliani e palestinesi, e tre religioni, ebraismo –

cristianesimo – islam. La questione israelo-palestinese è molto

articolata, ci sono ragioni e torti da entrambe le parti, ma anche

in questa difficile realtà ci sono persone che cercano punti

d’incontro, che intessono relazioni sulla strada della pace, che

sanno cercare soluzioni pacifiche. “Convivere pacificamente è

possibile” è la testimonianza che ci hanno portato Shireen e

Dorit nella seconda serata. Le due signore, una palestinese e

l’altra ebrea, vivono nel villaggio speciale “Wahat as Salam –

Nevé Shalom (oasi di pace)”, dove famiglie ebree e famiglie

arabo-palestinesi amministrano insieme la loro comunità, i loro

figli frequentano la stessa scuola e parlano entrambe le lingue,

condividono i momenti felici e quelli drammatici, si rispettano

vivendo ognuno la propria identità. La testimonianza di Shireen e Dorit ha spezzato la lunga serie di notizie di conflitti e di morte che

ogni giorno ci arriva dalla loro terra, loro, insieme con altri, promuovono la conoscenza reciproca, costruiscono la pace.

Questi incontri sono stati per noi anche una preparazione al viaggio in Terra Santa del prossimo aprile che vi descriveremo nell’

edizione del 2011.

A venti mesi dall'ingresso nella nuova biblioteca è opportuno fare una valutazione del servizio offerto. La maggiore

superficie, gli spazi ben distribuiti, la luminosità sono i punti di forza della nuova sede. Queste nuove condizioni consentono a utenti

di differenti fasce di età di godere contemporaneamente del servizio senza impedimento alcuno. Per esempio i bambini e i ragazzi

possono muoversi in libertà, come è giusto che sia, nella zona a loro riservata e, contemporaneamente, gli studenti possono lavorare in

un ambiente silenzioso e tranquillo al piano superiore. Di spazio ce n'è per tutti e ognuno è soddisfatto perchè può viverlo a secondo

delle sue esigenze. I piccoli con le mamme guardano i libri, fanno disegni, giocano con la carta; i ragazzi fanno i compiti e

socializzano ridacchiando in un ambientate sicuro e gli studenti “si trovano molto bene”, parole loro, nella zona studio. Chi frequenta

è molto soddisfatto, questo potrebbe essere un incentivo a quella parte di popolazione che ancora non viene in biblioteca: hanno una

felice opportunità ancora da scoprire. I nostri bambini e ragazzi sono tutti utenti della biblioteca, man mano che si sale con l'età

diminuisce il numero dei frequentatori abituali

“che non potrebbero vivere senza la biblioteca”.

Forse non tutti sanno che, oltre ai libri, la

biblioteca offre riviste, la possibilità di navigare in

internet anche wireless con il proprio portatile e il

nuovo accesso al servizio gratuito al portale

Medialibrary. Di cosa si tratta? Di una piattaforma

di contenuti multimediali, e-books, riviste

specialistiche e straniere, quotidiani italiani e

stranieri, musica, audiolibri: un importante

strumento per conoscere, fare ricerca, leggere e

ascoltare prodotti multimediali direttamente dal

computer e con la password anche da casa

propria. Per conoscere meglio i dettagli e le

potenzialità di questo nuovo servizio venite in

biblioteca, lo potrete vedere.

In questo primo periodo nella nuova sede anche i

prestiti sono aumentati sensibilmente, il 2009 si è

concluso con ottomilacinquecento libri prestati!

Numerosi sono i frequentatori per l'accesso a

internet, soprattutto turisti che apprezzano il

servizio. La nuova posizione ha facilitato i

tradizionali rapporti con le nostre scuole che ora

la frequentano con cadenza regolare.

La nuova biblioteca è motivo di orgoglio per tutti noi, è segno di vitalità. La collocazione più ampia e accogliente, meglio organizzata

è stata pensata come luogo di “sosta” dove è bello fermarsi per usufruire dei servizi offerti ma anche per incontrare gli altri, la nostra

biblioteca è “un luogo dove stare”, è uno spazio per tutti.

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SCI CLUB LANORIUM

L’ordinaria attività dello Sci Club Lanorium, incentrata da sempre sulla pulizia del percorso vita e sulla gestione della

pista di fondo, quest’anno si è arricchita grazie all’attiva collaborazione del gruppo a due differenti iniziative.

La prima ha avuto luogo la sera del 25 settembre, quando la Biblioteca Comunale ha proposto l’evento “Camminar

leggendo”. La manifestazione, alla sua prima organizzazione, ha avuto un ottimo riscontro quanto a partecipazione e

giudizi espressi dai presenti. Era prevista una camminata, intervallata da tappe di ristoro e di lettura, che si snodava per le

vie di Onore, particolarmente adatta a tutta la famiglia. La tappa finale ha avuto luogo verso le undici di sera nella

suggestiva sede dello Sci Club, dove i partecipanti hanno potuto gustare ottimi dolci e scaldarsi dal primo freddo

autunnale.

La seconda iniziativa, invece, rivolta ai bambini, è stata il frutto di una fattiva cooperazione con l’Amministrazione

Comunale e, più in particolare, con l’Assessorato allo Sport. Gli alunni delle Scuole Primarie dell’Istituto Comprensivo di

Rovetta sono stati invitati a partecipare ad un sabato pomeriggio all’insegna dello sport con il gruppo Arcieri sul Serio .

Gli istruttori hanno preparato, all’esterno della sede dello Sci Club, il materiale necessario per avvicinare i giovani utenti

al tiro con l’arco: su un tavolo erano disposti diversi archi e frecce, mentre i bersagli erano stati posizionati a circa dieci

metri dalla postazione di tiro. Poi, a ciascun bambino è stata data l’opportunità di provare ripetutamente a tirare e cercare

di colpire il centro, seguendo le istruzioni e i consigli elargiti con pazienza dai due insegnanti. Il pomeriggio è proseguito

con un breve excursus storico sull’uso e l’evoluzione dell’arco e delle frecce e si è concluso con merenda per tutti.

L’entusiasmo, l’attenzione e la tenacia dei principianti hanno reso l’iniziativa positiva.

In attesa di riprendere l’attività invernale, lo Sci Club augura a tutti un sereno Natale.

Il Presidente

Giovanni Ferrari

Sport e Tempo Libero

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Gruppo del Monte Rosa

Durante l'inverno 2010 la passione per la montagna ha fatto in modo che un gruppo di giovani si avvicinasse

allo sci alpinismo, alcuni già iniziati, altri alle prime armi ma con buona base di sci su pista. I capobanda

Giuseppe, Fabio mi raccontano dei bei giri alpinistici orobici che affrontano e dei miglioramenti atletici del

gruppo, formato da ragazzi per la maggiore di Onore, giungendo alla decisione di osare, di spingere un po' più

in alto, sfidando i propri limiti. Io (Ilario), Fabio, Beppe lanciamo l' amo per il Monte Rosa e con sorpresa tanti

pesciolini abboccano con entusiasmo, Igor-Emanuela, Vittorio-Lorena, Davide-Laura, Renzo, Michele,

Gabriella. Qualche serata in sede (casa di Renzo) per organizzare il tutto e pronti viaaa!

1° tappa- Gressoney mt 1800 al rifugio Mantova mt 3400.

2° tappa- vetta capanna Margherita mt 4500 (rifugio più alto d' Europa).

Partenza ultimo week-end di marzo nella splendida Valle d' Aosta! Per chi se la sente sci ai piedi dal paese

altrimenti il primo troncone con l' impianto da alleggerire lo sforzo. Il tempo non è bellissimo ma accettabile e

mentre ci accingiamo a pellare gli sci volano battute e sfottò... Bene, sane risate prima di iniziare la nostra

conquista. Io (Ilario) Michele, Igor, Renzo partiamo dal fondo del paese (il Beppe, colpito in settimana da un

virus intestinale sale con l' impianto con il resto del gruppo con rammarico ma razionalità). Concesso! La

risalita è tranquilla, senza forzare e mentre si sale la vista diventa sempre più spettacolare. Raggiungiamo quota

mt 2500 tutti stanno bene, mentre in lontananza si intravede il resto della banda! Risalendo regolari tenendo

bevuto e mangiato ci troviamo a mt 3000, il gruppo è compatto, abbiamo superato un canale impegnativo e

nonostante la quota si fa sentire l'entusiasmo è alto. Io e Fabio chiudiamo il gruppo leggermente staccati in

compagnia dei mitici Vittorio-Emanuela che sono con le ciaspole... E' dura ma tengono botta. Il tempo non ci è

amico, e il sapere di trovarsi immersi in scenari splendidi e vedere poco... Girano! Amen, la montagna è anche

questo. Sono le 14.00 e il gruppo è giunto al rifugio, io e Fabio con i ciaspolatori manca poco. Sono provati ma

il Vito e la Manu con orgoglio raggiungono la loro meta... Rifugio Mantova mt 3400, complimenti ragazzi!!

Complimenti a tutti! Fatica, sudore, tenacia... Poi arrivi lassù... E di colpo la stanchezza per un momento

scompare (torna dopo) una gioia dentro ti invade e ti ripaga di tutto... La montagna è anche questo. Dopo tanta

fatica se magnaaa! Un grazie va a Igor e Manu che si sono sgobbati mezzo salame a testa portato fin lassù e

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gentilmente offerto e divorato. Mentre il cuoco... Maccheroni panna speck per tutti!! E' una festa ed osservando

i visi di tutti si legge tanta soddisfazione. La vita nel rifugio è pacifica. Una volta sistemata l' attrezzatura c'è chi

approfitta per un pisolino chi gioca a carte chi degusta un tè facendo conversazione. E' ora di cena, tavolata per

12 persone... E di nuovo festa, la compagnia è affiatata. Dopo cena la stanchezza si fa sentire, ci vuole un buon

riposo, mentre fuori dal rifugio è tormenta piena ma il morale rimane alto, nelle camere c' è allegria, tra Beppe

che parla inglese con le straniere (aiuto) tra perdite di gas dai bassifondi e battute... spettacolo! Tutti a nanna!

La tappa di domani è dura e la quota si farà sentire, buonanotte. Driiin! Buongiorno non è un buon risveglio la

tormenta continua ad abbattersi su di noi, poi apprendo che la nottata è stata lunga ma in quota, soprattutto il

primo giorno è difficile riposare bene. Ci vuole una sana colazione poi decideremo cosa fare. L' entusiasmo è

calato, quando esco mi rendo conto che il vento non scherza, soffia di brutto. La montagna è anche questo. Il

rifugista ci avvisa che il tempo non è brutto ma il vento soffierà forte tutto il giorno.

Decidiamo di provare, anche se dentro di me so che la vetta è

sfumata, arrivare al colle sopra i mt 4000 sarebbe già oro. Tutti

belli incappucciati si parte! I temerari siamo io, Davide, Laura,

Igor, Michele, Beppe, siamo in piena tormenta la traccia di chi

ci ha preceduto è già coperta, le raffiche di vento sono talmente

forti che ci sbattono per terra.... Mi volto e mentre guardo i

miei compagni d' avventura penso: che grandi che sono!

Sarebbe da immortalare con una foto! Fortuna vuole che

Davide ha la macchina a portata e in piena tormenta scattiamo

un paio di foto...Un' impresa. Giungiamo a mt 4000 circa, mi

volto per vedere se la carovana è ok e una scena mi

colpisce...La Laura sembra Babbo Natale, il suo mento è

ricoperto di ghiaccio e lei... Ride! Mitica, ma è ora di girare gli

sci, troppo rischioso!!

La discesa è impossibile, teniamo le pelli sotto le solette e disegnamo dei traversi a zig zag rientrando al rifugio

in balia del vento che picchia fortissimo. (Più tardi il rifugista mi disse che raffiche di vento arrivano a 150 –

160 km orari) ci troviamo tutti riuniti nel rifugio e cosa importante stiamo tutti bene, ora c'è da affrontare la

discesa a valle! C'è un po' di tensione nell'aria ma abbassandoci di quota la bufera dovrebbe calmarsi. All'uscita

del rifugio l'impatto è bestiale, tutti in fila e giù. Prima di scendere ho guardato la via che porta verso la vetta:

anche quest'anno niente! Ma non importa, abbiamo sfidato umilmente la montagna, rispettandola e

rinunciando...perché essa comanda! La montagna è anche questo.

Torniamo a noi, il vento si è calmato, siamo tutti più tranquilli e baciati dal sole. Godiamoci questa discesa in

neve fresca tra serpentine. Cadute e risate. Il Fabio dà dimostrazione della sua tecnica... spettacolo! Per i

ciaspolatori un'altra prova fisica superata con tenacia. Ci troviamo al rifugio sulle piste da sci e una bella

birrotta ce sta! Poi ultime serpentine ed eccoci di nuovo a Gressoney felici di questa esperienza in quota. Ci

sono stati momenti duri ma il gruppo è sempre stato unito reagendo bene alle difficoltà della quota...esemplare.

La montagna è anche questo. Ora tutti al bar l'Emanuela compie gli anni e offre da bere! Credo che questo

compleanno se lo ricorderà, credo che questa esperienza abbia arricchito tutti quanti, abbia insegnato che in

quota non si scherza, mettendo a dura prova i propri limiti fisici. Si torna a Onore, aperitivo, pizza e con la

pancia piena un caldo saluto a tutti da parte del gruppo alpinistico 48/10 Pa pei e salam. Namastè! Ilario

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Mi permetto di presentare la banda del Monte Rosa con tanto di pagella partendo dal nostro vertice

Fabio: soffre in salita ma abile a centellinare le energie per poi esplodere in discesa. E lì non ce n'è per nessuno.

Giuseppe: meno abile a centellinare energie ma uno che non molla mai, il suo motto è o vetta o giornata di m....! in

compagnia un trascinatore

Ilario: il lavoro invernale agli impianti di sci mi permette di prepararmi fisicamente e quindi di soffrire meno.

Igor: potente fisicamente dovuto anche ad un passato da fondista a livelli agonistici, se allenato può puntare molto in

alto, in compagnia battuta sempre pronta

Renzo: intelligente, calcolatore, è tra i più atletici, in compagnia un trascinatore

Davide: parte tranquillo per risparmiare energia poi, sopra in quota in piena tormenta esce il fisico...

Vittorio: che dire è un personaggio, di fatica ne ha fatta ma poche balle, basta un panino una birra e via... uno che non

si lamenta!

Michele: è quello che mi ha sorpreso più di tutti. Partito dal paese, lanciatissimo in piena tormenta, tanto entusiasmo e

convinzione mentale giusta, bravo Miki

Ora tocca alle girls, Emanuela: la nostra capretta non avendo un allenamento per quelle quote ha raggiunto la sua meta con

cuore...ammirevole

Lorena: in ogni circostanza se l'è cavata egregiamente, ma la cosa che più mi ha colpito è il suo sorriso perenne.

Tranquillità e disponibilità per il prossimo...non è poco!!

Laura: un cavallino rampante, in salita giù la testa e avanti, in discesa un treno. In tormenta unica donna

Gabriella: in salita fortissima e preparata, in discesa sofferenza in neve fresca, ma si salva per le sue gambe d'acciaio.

Severa con se stessa... una che non molla mai!

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Softair ad Onore

Il softair o soft air (in inglese: airsoft o air soft) è un’attività ludico-ticreativa di squadra. Il softair si distingue

dalle altre attività basate sulla simulazione militare per l’utilizzo delle air soft gun (in inglese letteralmente:

arma ad aria compressa) da cui prende il nome. E’ caratterizzato da una grande varietà di giochi che spaziano

da un approccio meramente ludico ad un approccio sportivo, da un approccio ricreativo ad un approccio

strategico-simulativo, comprendento varie sfumature all’interno di questi quattro estremi. Nonostante

l’apparenza bellicosa, il softair è innocuo, non violento e basato sul corretto confronto sportivo. Proprio per

questo è ormai frequente l’utilizzo di questo gioco nell’ambito del team building, del problem solving e della

formazione aziendale.

Le partite o combat possono avere obiettivi diversi: si va dal conquistare la bandiera altrui, ad effettuare vere e

proprie pattuglie di ricognizione per conquistare obiettivi di diversa natura naturalmente “neutralizzando” gli

avversari bersagliandoli con le apposite armi giocattolo ed eliminandoli così dal gioco. Per motivi di sicurezza è

assolutamente d’obbligo per chi gioca indossare degli occhiali protettivi o delle maschere integrali per

proteggere il viso.

In Italia, il Softair, è presente nei settori sportivi ufficiali di alcuni enti

di promozione riconosciuti dal CONI. Negli anni novanta, nel nostro

paese, si sono creati organismi di coordinamento nazionali come

l’Associazione Sportiva Nazionale War Games (ASNWG) e diversi

comitati regionali, che hanno contribuito a diffondere il gioco su tutto

il territorio. L’Associazione Sportiva Dilettantistica TRIARII SAC,

che si muove in questo contesto, da un paio d’anni organizza la proprie

attività all’interno del territorio bergamasco e in particolare in Val del

Varro e in Val di Tede, con il benestare delle amministrazioni

comunali di Onore e di Castione della Presolana. I combat organizzati

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dall’associazione TRIARII, hanno luogo la domenica mattina ma le occasioni d’incontro per i componenti del

gruppo sono molteplici. Non mancano, infatti, ritrovi settimanali (presso la sede del club a Bergamo oppure

ogni giovedì sera per la consueta “pizzata”), cene, pranzi e piccole escursioni di gruppo, tutti modi, questi utili a

cementare i rapporti e a favorire i contatti interpersonali fra i soci. Soci che provengono non solo dalla

provincia di Bergamo ma da tutta la Lombardia. L’eterogeneità è, del resto, una delle caratteristiche più

importante del club. Non solo vi sono persone di differente età angrafica (dai 18 ai 70 anni), ma nei TRIARII,

convivono in una perfetta armonia donne e uomini dal diverso credo politico, religioso, calcistico e perfino dal

modo di approcciarsi a questo sport (dal collezionismo agli eventi più competitivi). L’Associazione Sportiva

Dilettantistica TRIARII SAC, inoltre, organizza diversi eventi e tornei durante tutto il corso dell’anno. Senza

dubbio, però, il più importante e famoso di questi eventi è il cosiddetto “Operazione Cerbero”, incontro che si

svolge in Val di Tede nel comune di Onore e Castione della Presolana. Il particolare successo della

manifestazione negli ultimi anni ha convinto il direttivo del club a raddoppiarne, lo svolgimento. Le date sono

le seguenti: il primo – torneo per i club della Lombardia, valevole come tappa del campionato ASNWG

lombardo – ha avuto luogo il 26.09.2010; mentre il secondo – organizzato per le squadre non in lista per il

campionato e per le squadre provenienti da Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Veneto e Svizzera – il

24.10.2010. Un modo, questo, per far fronte alle numerose richieste di adesione da parte dei tanti club sparsi

per tutto il nord Italia (e non solo).

Come si è visto i motivi per accostarsi al Softair sono davvero tanti. La possibilità del contatto con la natura,

l’occasione di incontrare e conoscere persone nuove e, non ultima, l’opportunità di mettere in gioco la propria

abilità strategica e la propria intelligenza tattica. Il Softair è uno sport che fa pensare, ragionare e meditare, è

fatto di lunghe attese e movimenti rapidi, di lente pianificazioni e subitanee reazioni; ma è soprattutto un gioco

il cui spirito sopravvive a tutte le età.

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U.S. Onore Calcio – 4 ° Trofeo Cristian Beccarelli a.m. “

Nelle giornate di venerdi 30 luglio e domenica 1 agosto 2010, al Campo Parrocchiale di Onore si è svolto il “ 4 ° Trofeo

Cristian Beccarelli a.m. “ con il seguente programma:

VENERDI 30 LUGLIO 2010 ( SEMIFINALI )

BAR PINETA VS BAR KNOW-OUT con il risultato di 7 – 2

AMICI DI COCCO VS CENTRO SPORTIVO con il risultato di 3 – 8

DOMENICA 1 AGOSTO 2010 ( FINALI )

BAR KNOW-OUT VS AMICI DI COCCO con il risultato di 4 – 6

BAR PINETA VS CENTRO SPORTIVO con il risultato di 4 – 6

CAPOCANNONIERE : SCHIAVI MICHELE ( BAR PINETA ) 5 GOAL

MIGLIOR PORTIERE : BECCARELLI DOMENICO ( CENTRO SPORTIVO )

Come potete notare dai risultati, anche quest’anno si è aggiudicato il trofeo il “ Centro Sportivo “ dopo una finale

combattuta contro il Bar Pineta; al Terzo posto si sono piazzati gli “ amici di Cocco” battendo il Bar Know-Out in una

emozionante “ finalina “.

Il capocannoniere è stato Schiavi Michele (Martin) del Bar Pineta con 5 goal e il Miglior Portiere è stato Beccarelli

Domenico ( 54 anni e non sentirli ) del “Centro Sportivo”.

Un ringraziamento particolare al folto e caloroso pubblico, al Servizio Ambulanza di Castione della Presolana,

all’arbitro, al Sindaco e al Reverendo Don Antonio.

Ma il Ringraziamento più “ forte ed emozionante “ và attribuito al piccolo Gabriele che ha assistito alle finali e ha

contribuito alle premiazioni nel ricordo indelebile del suo Caro PAPA’.

Un arrivederci alla Quinta Edizione per non dimenticarlo mai !!!!

Buon Natale a tutti Paolo S.

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Caro Cristian “Cocco”, cogliamo l’occasione tramite questo giornalino per ringraziare pubblicamente gli

amici Natali. Ci hanno aiutato a realizzare il nostro desiderio: “nell’altra vita stare sempre vicini”.

Ringraziamo anche i tuoi amici organizzatori e la gente di Onore per avere svolto ancora, dedicandotelo, il

quarto torneo alla memoria. Il tuo piccolo Gabriele ha consegnato le coppe ed era già fiero di te.

Ci manchi sempre di più.

Mamma Mina e Papà Paolo

U.S . ONORE CALCIO - CSI

Come vi sarete sicuramente accorti il sabato pomeriggio presso il campo parrocchiale a 7 , non si svolgono più le partite di calcio ; se

ci fosse ancora qualcuno che non lo sa , vi informo che non siamo riusciti a iscrivere la squadra di dilettanti CSI per la stagione 2010-

2011.

E’ stato davvero un peccato perché oltre a perdere il diritto di disputare il gruppo B ( molto ambito e motivo di orgoglio per un paese

piccolo come Onore), si è sciolta un’associazione importante per il paese.

Cercherò in poche righe di mettere ordine su come si sono svolti i fatti:

Quest’estate al termine del campionato 2009-2010, dopo 6 anni Paolo ha lasciato la guida tecnica della squadra.

Come consuetudine ci siamo trovati per pianificare la nuova stagione ma, con estremo dispiacere , abbiamo constatato dopo riunioni

semideserte, parecchia indifferenza.

A inizio agosto i giocatori sicuri di prendere parte al campionato a tempo pieno erano 9 : Giovanni , Giuseppe, Stefano, Martin,

Riccardo, Ivan, Danilo, Marco e Mattia.

Capite bene che senza giocatori è difficile fare le squadre.

Se analizziamo a fondo il problema, a Onore è da anni che aspettiamo un ricambio generazionale di giocatori, ma non c’è mai stato e

quindi, prima o poi, si doveva arrivare al capolinea!

E’ fisiologico che la “VECCHIA GUARDIA” non può sempre tirare la “carretta”, per formare una nuova squadra era necessario

attingere nei paesi limitrofi, per reperire nuovi giocatori quantomeno dignitosi.

Dopo queste premesse la società ha provato a far girare la voce per riuscire ad “ingaggiare” qualche new entry, ma i risultati sono stati

pessimi; non c’erano le condizioni minime per affrontare la stagione 2010/2011.

Personalmente penso che le cose o si fanno bene, come si sono sempre fatte sino all’ultima stagione soprattutto per merito di Paolo,

oppure è meglio fermarsi un attimo e ripartire da capo; per affrontare qualsiasi tipo di campionato, ci vuole buona volontà e impegno

da parte di tutti, giocatori compresi!

Chiunque è interessato o abbia delle buone idee per rifondare una nuova squadra, si faccia avanti, sperando che la BOMBONERA di

Onore torni ad animarsi!

Per quanto riguarda l’ultimo campionato 2009-2010 la squadra ha disputato una brillante stagione; metà classifica con 39 punti e delle

vittorie esaltanti: per esempio in trasferta di domenica mattina, primo tempo si perdeva 6 – 1 - secondo tempo vittoria 7 – 6 !

Mi si sono attorcigliate le budella (battuta di Vivian dal film “Pretty woman”!)

Colgo l’occasione per ringraziare il Reverendo Don Antonio, gli sponsor e i nostri tifosi che ci hanno sostenuto.

Con molta nostalgia, in allegato trovate le pagelle dell’ultimo campionato (gruppo B stagione 2009/2010).

BUON NATALE da Salinas

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L'evento si è svolto in loc. Parè a Fino del Monte e ha visto la partecipazione di almeno 3.000 persone.

E' stato uno spettacolo! Un vero e proprio spettacolo!

Sono proposte dal notevole costo economico (ma gratuito per lo spettatore) realizzabili grazie al

contributo e alla volontà delle amministrazioni comunali che, seppur in tempi economicamente

delicati, investono in eventi importanti come questo.

Non capita tutti i giorni di partecipare ad un evento simile sul nostro altopiano: vuole essere un

esempio di riuscita collaborazione tra amministrazioni. Ci si augura che per il futuro sia questo il modo

di amministrare, proporre inziative e di collaborare. Può essere banale il detto “Unione fa la forza”, ma

è forse l'unico modo per portare avanti, in modo serio, la realtà, non solo culturale, dei nostri paesi.

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Un’estate nuova...

E’ finita l’estate ed è giusto fare un bilancio di come siano andate le cose e quali siano state le sensazioni

vissute durante la stagione estiva. Gli osservatori attenti, avranno di certo notato che le manifestazioni sono

state organizzate da molte associazioni e/o gruppi di amici e questo evidenzia ancora una volta che la voglia di

far festa e stare insieme sono una miscela vincente capace di coinvolgere le persone di diverse generazioni

favorendo, si spera, l’inserimento di nuove leve nei gruppi e di conseguenza proporre nuove idee. Oratorio,

Alpini, U.S.O., Biblioteca, Vecchia guardia, associazione commercianti, unione ciclisti Onore e comitato

dell’Assunta hanno animato l’estate di onoresi e non, proponendo iniziative che pensiamo possano aver

soddisfatto i gusti di ognuno di noi. “Onore a…ferragosto” è stata un’iniziativa proposta dall’assessorato al

turismo che, per la prima volta, ha raccolto sotto un’unica ”campana”, un insieme di manifestazioni organizzate

da diverse associazioni che hanno animato il periodo dal 13 al 17 agosto. Lo sforzo delle associazioni è stato

notevole, soprattutto dal punto di vista organizzativo visto che

si trattava per lo più di serate gastronomiche, e a questo

proposito è stato molto utile la copertura del piazzale

noleggiata dall’U.S.O., grazie al contributo del comune, che ha

permesso lo svolgimento delle manifestazioni nonostante le

condizioni di maltempo.

Penso sia importante segnalare le iniziative proposte, per la

prima volta, dall’associazione dei commercianti che, oltre alle

iniziative dei singoli, hanno trovato le sinergie per organizzare

tre appuntamenti in piazza Pozzo. Ci sarà in futuro sempre più

bisogno di collaborare tra associazioni per trovare le forze che

ci permettano di tenerci al passo con i comuni che ci

circondano.

8 gennaio 2011 ore 21.00

nella parrocchia Santa Maria Assunta

Concerto di cornamuse con i Berghèm Baghèt

I brani presentati saranno: Bèrghem Baghèt: brani dell’antica

tradizione contadina bergamasca, e alcuni brani natalizi.

Orobian Pipe Band: brani tratti dal

repertorio della tradizione scozzese, con

la partecipazione della soprano Maria Pia Gandolfi

Maestri Alessandro Chiesa, Gabriele Coltrie e Mark Novara: brani di provenienza francese (noël), tratti da

repertori per organo di tardo settecento e ottocento, riscritti e adattati per

cornamusa.

Ringraziamo il parroco per la disponibilità della Parrocchia.

Renato De Rosa

(Assessore al Turismo)

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ONORE E SAPORI…

“ Le tradizioni culinarie sono cultura.

Il punto è che la diversità (originalità) va garantita.

E’ la vera ricchezza dell’umanità”

Questa una delle frasi dei cartelloni esposti durante la festa e che racchiude, in

parte, il senso che volevamo dare alla manifestazione. A prima vista una serata

gastronomica, ma dietro a quei piatti, profumi, gusti nuovi si celano origini, storie e

tradizioni diverse. Il cibo, le tradizioni culinarie fanno, infatti, parte di quelle radici

che permettono ad ognuno di restare ben ancorato al suolo: il suo gusto, il suo

sapore si associano a persone, momenti della vita e alcuni luoghi. Pensando a

questo il grazie nasce

spontaneo per tutte le persone

che durante quella serata hanno

cucinato per noi, perché oltre ai

piatti che abbiamo potuto

gustare ci hanno consegnato

pezzi delle loro storie, in quei

profumi erano di certo

racchiusi ricordi.

Personalmente se penso al

Frico insieme al suo gusto,

vengono subito alla mente

ricordi delle estati trascorse da

piccola in Friuli e sono certa sia

così per chiunque e forse ancor più per chi ha dovuto lasciare il proprio

paese in modo non proprio volontario.

E’, secondo me, sorprendente accorgersi che il nostro paese, se pur piccolo,

racchiude una ricchezza che è custodita nelle storie proprio di questi nostri

compaesani che hanno origini in regioni d’Italia o altri paesi del mondo. Lo

stare a tavola permette davvero di creare relazioni, a rafforzare legami; lo

stare a tavola crea unione ed è così che mi piace pensarci in quella serata,

uniti anche se con tradizioni diverse. Alcuni piatti ci saranno piaciuti, altri

meno ma di sicuro ci hanno fatto sorgere domande, curiosità su alcuni

luoghi, ci hanno aiutato ad ampliare la nostra prospettiva e questo è ciò che

conta.

Frico dal Friuli, pollo Byriani e Halwa Paratha del Pakistan, gnocchetti sardi, Tajin d’agnello del Marocco, mulignane ‘a

scarpone della Campania e pittuliddi della Calabria questo è quello che abbiamo potuto gustare e speriamo di poter mangiare

anche il prossimo anno.

Un grazie particolare a tutti voi che avete

partecipato a questa serata, che vi siete lasciati

coinvolgere da ciò che non conoscevate perché è

proprio grazie a voi che questa serata è stata un

successo.

Un altro grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato

in qualsiasi modo nell’organizzazione e

all’amministrazione comunale che ci ha sostenuto

economicamente dimostrando interesse e fiducia

nella nostra proposta.

“Io mi trasformo per effetto dell’entrare nel mio

vissuto delle emozioni e del sentire d’altri, ospito

il vissuto di donne e uomini…come se l’altro prendesse casa dentro me e io dentro di lui”

Ci auguriamo che questa manifestazione possa

essere l’occasione attraverso il cibo, e perché no

anche attraverso altre dimensioni, di approfondire

conoscenze, legami e relazioni. Debora

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Leggende Alpine le storie dei Krampus attraverso alcuni scatti fotografici

Ciao a tutti, sono Manuel Schiavi, appassionato di fotografia e tradizioni popolari da circa tre anni; colgo questa occasione per

porgervi gli auguri di un sereno Natale e felice anno nuovo tramite la pubblicazione di alcune foto inerenti le tradizioni alpine del

mese di Dicembre.

Diverse volte il diavolo è uno tra i protagonisti più assidui delle storie popolari, come diverse sono queste leggende che hanno chiari

riferimenti alle regioni settentrionali d’Italia e più precisamente alle vallate bergamasche e trentine.

Propongo quindi un’ analisi del patrimonio immateriale, ovvero riti e leggende che per anni hanno caratterizzato la cultura alpina e

ora rischiano di essere dimenticate.

La storia dei Krampus (diavoli) e più genericamente delle Perchten (maschere)

alpine affascina da tempo ricercatori e antropologi di ogni nazione.

In Tirolo durante il mese di Dicembre e anche agli inizi dell’anno successivo

troviamo cortei mascherati che rievocano antiche storie.

Si racconta che tanto tempo fa, nei periodi di carestia, i giovani dei paesotti di

montagna si travestivano usando pellicce formate da piume e pelli e corna di

animali. Essendo così irriconoscibili, andavano in giro a terrorizzare gli abitanti

dei villaggi vicini, derubandoli delle provviste necessarie per la stagione invernale.

Dopo un po' di tempo, i giovani si

accorsero però, che tra di loro vi era

un impostore: era il diavolo in

persona, che approfittando del suo

reale volto diabolico si era inserito

nel gruppo rimanendo riconoscibile

solo grazie alle zampe a forma di

zoccolo di capra.

Venne dunque chiamato il vescovo

Nicolò, per esorcizzare l'inquietante

presenza. Sconfitto il diavolo, tutti

gli anni i giovani, travestiti da

demoni, sfilavano lungo le strade

dei paesi, nel periodo di San Nicola,

non più a depredare ma a portare

doni o a "rimproverare i bambini

cattivi", accompagnati dalla figura

del vescovo che aveva sconfitto il

male.

I Krampus sono uomini-caproni scatenati e molto inquietanti che si aggirano per le

strade alla ricerca dei bambini "cattivi". Le loro facce sono coperte da maschere

diaboliche e paurose; i loro abiti sono laceri, sporchi e consunti. I Krampus quando

vagano per le vie dei paesi provocano rumori ottenuti da campanacci o corni, che li

accompagnano nel tragitto che li porta in giro. L'origine di questa usanza, mantenuta

con fiero orgoglio in molti comuni dell'Alto Adige, si perde nella notte dei tempi. Una delle poche cose di cui si è a conoscenza è che

questa manifestazione è legata al solstizio invernale.

È curioso che a mascherarsi secondo la tradizione, e a volte anche in abiti femminili, sono esclusivamente gli uomini. Ma il diavolo, o

Krampus, può essere anche femminile, e in questo caso si chiama Krampa. Altra regola è che la maschera da loro indossata non deve

mai essere tolta in pubblico e gli spettatori non devono mai cercare di toglierla, pena il disonore per lo smascherato.

Ora vi propongo una leggenda che si riferisce alle nostre zone, dal titolo:

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“La cassa da morto del diavolo”

Nelle notti scure di temporale

oppure nelle notti calde soffocanti

in cui non si riesce a respirare si

faceva sentire di Valle in Valle la

cassa da Morto del Diavolo. Per

sentirla la sentivan tutti, ma

quanto a vederla erano pochi a

vederla; e quei pochi che l'avevan

vista erano divenuti bianchi di

capelli per la paura; poi

perdevano i denti e dopo un po' di

tempo morivano. Questa cassa era

trasportata e accompagnata da

molti cani, piccoli e grossi e mal

formati; avevano gli occhi rossi

come carboni accesi e lingue

infuocate; inoltre mandavano dei

versi, guaivano e abbaiavano in

modo da incutere paura e

spavento. Dove la Cassa da Morto

del Diavolo passava, bruciava

tutto e nei prati e nei campi non

restava piu' niente. Stancatosi di veder morire la brava gente, il Vescovo aveva pensato di mandare nelle Valli uno di quei preti

ritenuti santi che di solito, con la sola benedizione, sono capaci di guarire malati e indemoniati. Il prete si era appostato in cima ad un

pendio di dove di sovente si era visto passare la Cassa da Morto del Diavolo. Passavano le notti e la Cassa ne' si faceva vedere ne' si

faceva sentire: e la gente maligna commentava che questa volta, neppure l'acqua santa avrebbe potuto vincere il Diavolo. Ma una

notte di temporale, notte piena di tuoni e di lampi (non esisteva in nelle valli un piccolo lume) la

Cassa da Morto del Diavolo, portata come al solito dai cani piu' brutti e cattivi appare in cima al

pendio proprio dove era salito il prete. Sembro' a tutti che in quel momento fosse venuta la fine

del mondo perche' il cielo e la terra sconvolti, sembravano confondersi l'uno nell'altro. Quando

il prete sbiancato dallo spavento, alzo il braccio nel gesto di benedire, la terra si spalanco'

davanti ai suoi piedi e proprio al momento giusto per inghiottire la Cassa da Morto del Diavolo,

nella voraggine. Dopo quella notte nessuno nelle Valli bergamasche ha mai piu' sentito o visto

la Cassa da Morto del Diavolo; soltanto in certe notti buie e temporalesche, oppure in altre notti

soffocanti, nelle contrade e i suoi monti i vecchi recitano il rosario, chiudono la porta a chiave e

i bambini cacciano la testa sotto le coperte, per paura che torni il sibilo della Cassa da Morto del

Diavolo.

Molte altre sono le storie che parlano di diavoli, per esempio: Il diavolo della Val d’Inferno, Un

ballo col diavolo, La casa del diavolo di Ornica..

(informazioni tratte da “Wikipedia” e “Leggende bergamasche” di Wanda Taufer e Tarcisio

Bottani, edito dal Museo della Valle).

In anteprima vi informo che nel mese di marzo, dall’ 8 al 15, a Gussago (Bs) e in data da

definire anche presso la nostra comunità, esporrò una serie di fotografie sul tema del carnevale,

che fanno parte di progetto più ampio attraverso un’interpretazione pittorica di Gianpiero

Schiavi. Per maggiori informazioni: [email protected] oppure in biblioteca di Onore.

(a sinistra) Manuel ha il volto

sporco di nero pece perché

questo è un rito tradizionale

per i partecipanti al carnevale

di Termeno (Bz)

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…16 agosto 2010… sembra ieri e siamo già alla terza edizione della nostra festa, tre appuntamenti

fissi con soddisfazioni in crescita!!

Anche quest’anno, nonostante qualche difficoltà, abbiamo ottenuto risultati più che soddisfacenti

con la nostra serata di beneficenza, anche se visto il nobile spirito che sta alla sua base, i commenti

sono sempre del tipo “si poteva fare di meglio!!!”

Il ricavato, come per gli altri anni, è stato interamente devoluto all’AIL, ASSOCIAZIONE

ONLUS PAOLO BELLI PER LA LOTTA ALLA LEUCEMIA, gruppo che ci sta particolarmente

a cuore e che abbiamo oramai “adottato” come beneficiario dei nostri e dei Vostri aiuti.

Anche quest’anno la festa ha avuto inizio nel corso pomeriggio, durante il quale i bambini hanno

goduto dell’animazione di un’artista di strada e di un clown “di passaggio”, i quali hanno dato il

meglio di sé, facendo divertire adulti e piccini!!...e come gli anni scorsi nel pomeriggio i nostri

nasi erano rivolti al cielo, in un continuo controllo della situazione meteo…”pioverà o non

pioverà?”…perché lui, il tempo, non si smentisce mai!!! Fortunatamente le nuvolacce nere ci

hanno solamente sfiorato, lasciandosi alle spalle però un gran freddo, che non ha propriamente

favorito l’andamento della serata…

E così arrivano le ore 19.00, pronti via, cucina aperta con il nostro menù “alla carta”, il solito

ovviamente per non deludere la clientela affezionata, ma con una chicca in più: le bruschette con i

moscardini di Ciro, semplicemente divine! - Grazie Ciro!! -

Ma la serata portava in serbo altre novità…i “Don Bosco Clown” ci hanno fatto compagnia con i

loro sketch, animando l’attesa della musica di Lesile, che ha allietato il dopo cena con il suo vario

repertorio.

Dal punto di vista tecnico e organizzativo, tutto è andato come previsto, purtroppo però la

temperatura non propriamente tipica del ferragosto non ci ha aiutato, e così intorno alle ore 23.00

ci siamo ritrovati in pochi intimi a bere the caldo al posto della birra e a ballare per scaldarci…non

possiamo negare un po’ di delusione, ma fa parte del gioco!!

Freddo a parte, la serata grazie all’impegno e alla partecipazione di tutti è stata nuovamente un

successo, che ha permesso di donare anche quest’anno una cifra pari a 2.000 €, ben 500 € in più

rispetto allo scorso anno!!!

Ringraziamo ancora una volta di cuore tutti gli amici che hanno collaborato alla buona riuscita

della festa; un grazie speciale a tutti gli sponsor, ai ragazzi dell’USO estate per il loro supporto, ai

commercianti che hanno contribuito con i loro prodotti, alle mamme, nonne e amiche che ci hanno

offerto anche quest’anno tantissime ottime torte.

Grazie ai “Don Bosco Clown”, che hanno interamente devoluto il loro compenso alla nostra causa,

e ovviamente un grazie a tutti coloro che hanno partecipato e goduto della serata.

Un Natale speciale a tutti Voi…noi vi aspettiamo la prossima estate, perché senza di Voi noi non

potremmo fare nulla…. GRAZIE.

La vecchia guardia

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Settimana Ciclistica

1 – 9 Ottobre 2010

Partecipanti: Alessio – Aurelio – Domenico – Enzo – Fonso – Leonardo – Memo

Mezzi di trasporto: due camper e 7 biciclette, una in meno.

Km totali in bici: 454

Meta: Sicilia

Manca una bici, uscita distrutta da uno scontro troppo ravvicinato

con un mezzo di locomozione un po’ più grosso, una macchina, ma

soprattutto manca un partecipante, l’amico Duilio che dal

medesimo incontro ravvicinato è uscito malconcio ed ammaccato. Il

rincrescimento per questo imprevisto capitato proprio alla vigilia

della partenza è grande, ma è mitigato dalla consapevolezza che la

bici è messa peggio del ciclista, e soprattutto … che poteva andar

peggio. Ed allora, accettato e digerito l’ormai ineludibile stato delle

cose, si parte.

L’estate …se ne sta andando, ma i ciclisti come noi, abituati a non

mollare le ruote di chi vuol fuggire, …la inseguono con caparbietà

spinti dal desiderio di sfuggire ad un autunno incombente e con

l’illusione e il miraggio di ritrovare spiagge ancora assolate.

L’inseguimento è interminabile lungo tutta la dorsale della penisola,

ma finalmente troviamo il sole e il caldo, già in Calabria, ed allora lo

sfruttiamo per il primo bagno in mare e per la prima tappa.

DOMENICA 3 Catanzaro Lido (Roccelletta)-Soverato-

M.di Gioiosa Ionica-Locri Km 83

La litoranea non è il massimo e scorre

spesso poco vicino al mare attraversando

paesi ancora poco toccati dal turismo, ma il

buon umore ci viene trasmesso dal cielo

azzurro e dalla temperatura perfetta per i

ciclisti, dai 25 ai 30 gradi. E così,

accarezzati e resi euforici da questo calore

quasi inaspettato, le gambe ancora fresche

girano e le ruote avvolgono velocemente

chilometri di asfalto tanto che la tappa si

conclude nella mattinata e ci lascia il tempo

di un altro veloce bagno prima del pranzo.

Poi giù verso Reggio Calabria, il traghetto e

il profondo sud della Sicilia, fino al “quasi”

introvabile campeggio di Pozzallo.

LUNEDÌ 4 Pozzallo - Scicli - Marina di Ragusa–

Pozzallo Km 92

Una capatina dal ciclista per sistemare alcuni guai meccanici (siamo stati sempre

fortunati con i ciclisti, sempre molto disponibili e cordiali, e spesse volte, come in

questo caso, molto competenti) e poi si parte, senza “servizio scopa” perché i

camper sono rimasti in campeggio, e con la necessità per tutti di riportarsi a casa con

le proprie gambe. La prima tappa è Scicli che ci coglie di sorpresa apparendoci

improvvisamente ai piedi della discesa in una stretta vallata con le case abbarbicate

alle pareti rocciose piene di caverne e con un castello sulla sommità. Scicli è uno dei

più tanti gioielli del barocco di cui la Sicilia va fiera ed è inserita dall’Unesco nella

lista dei Patrimoni dell’Umanità. Noi rimaniamo colpiti e affascinati dalla sua

architettura, ma soprattutto dall’incontro con Ninu Manenti, uno spettacolo di

cuore, affabile socialità e trasparente genuinità che ci ammalia tutti quanti e che

termina in un sincero abbraccio. Lasciata Scicli attraversiamo un verde altopiano

tutto costellato da piccoli poderi delimitati da mura a secco costruiti con vera

maestria e poi scendiamo a Marina di Ragusa per uno squisito pranzetto in riva al

mare: bel ristorantino, pranzo squisito e ottima posizione … si respira ancora uno

scampolo d’estate. Rifocillati e soddisfatti si scende sulla litoranea fino a casa,

Pozzallo.

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MARTEDÌ 5 Pozzallo - Ispica - Modica - Ragusa - Pozzallo Km 106

Ancora una tappa senza “servizio scopa” e non contenti si alza pure il chilometraggio! E anche con parecchia salita! E’ proprio vero

che chi va piano va lontano e quando non hai vie di fuga (il servizio scopa) e hai superato il punto di non ritorno non ti resta che

pedalare e puntare alla meta finale. In questo caso la meta principale della tappa, dopo una rapida visita a Modica, è Ragusa,

dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, ed uno dei luoghi più importanti della Sicilia per la presenza di preziose

testimonianze di arte barocca. Il quartiere più antico della città,

Ragusa Ibla, (la città nuova –Ragusa superiore- si sta

espandendo sull’altopiano) è costruita sui colli che la

caratterizzano e ci appare quasi improvvisamente in tutta la

sua maestosa spettacolarità dietro una curva della salita che dal

fondovalle porta su in alto verso i monti Iblei. Sulla sommità

del colle visitiamo il Duomo di S. Giorgio, con una

caratteristica che abbiamo più volte notato in diverse chiese in

Sicilia: una monumentale facciata a torre che ingloba anche il

campanile e collocato al termine di un'alta scalinata in una

posizione obliqua rispetto alla piazza sottostante in discesa che

ne accentua maggiormente l'imponenza. Nella parte alta della

città visitiamo pure la Cattedrale di S. Giovanni Battista, una

delle più grandi chiese siciliane con una maestosa facciata

ricca di colonne e sculture. Una città che meriterebbe una sosta

più lunga ed una visita più approfondita, ma il tempo stringe,

ci aspetta ancora il lungo cammino di ritorno. Fortuna vuole

che Ragusa sia ad un’altitudine che supera gli 800 metri,

pertanto il ritorno è stato in gran parte in discesa e quindi

molto rapido e piacevole. Comunque una tappa faticosa e

lunga e quindi un bravo a tutti.

MERCOLEDÌ 6 Pozzallo - Pachino - Capo Passero – Marzamemi - Oasi di Vendicari - Lido di Avola Km 80

Tappa più tranquilla, tutta pianeggiante e vicino al mare, sole a volontà, temperatura ottimale, strade poco frequentate tra le molteplici

serre che costellano la punta sud-est, il terzo capo, punta o promontorio della favolosa Trinacria (Trinakie, isola a forma di tridente,

citata da Omero nell’Odissea. Mutata poi in Trinakria, isola dai tre promontori. Ed infine citata da Dante nella Divina Commedia

come Trinacria, con riferimento alla forma triangolare dell’isola).

Visitato Capo Passero, l’estrema punta sud orientale della Sicilia, con la sua enorme tonnara, il castello Tafuri e il faro, sostiamo

lungo la sosta a Marzamemi, dall’arabo Marsà al hamen, Baia delle Tortore in quanto la zona rappresenta luogo obbligato di

passaggio dei piccoli volatili durante le migrazioni. Favolosa è l’atmosfera che si respira nel borgo storico, nei suoi vicoli e nella

grande piazza dove Salvatores ha girato il film “Sud”. Altra sosta la merita l’Oasi di Vendicari, una riserva naturalistica la cui

importanza è internazionalmente riconosciuta per le centinaia di specie di uccelli che la scelgono ogni anno come luogo di sosta nel

viaggio verso le zone di riproduzione. Un pranzetto al sole, protetti da alcuni alberi di limone, un giretto sulla spiaggia e tra i resti di

una monumentale tonnara e poi si riprende la risalita della costa verso Avola, dove raggiungiamo il campeggio in tempo per fare un

altro bagno in mare. Che buontemponi!!!

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GIOVEDÌ 7 Lido di Avola – Avola Vecchia – Noto Antica - Noto - Lido

di Avola Km 66

E’ la terza tappa senza mezzi al seguito, ormai ci abbiamo

preso gusto. Dopo una stupenda e pedalabile salita verso

Avola Vecchia, che ormai di antico non ha più nulla, ci

dirigiamo verso la zona dei laghetti d’Avola, ma con sorpresa

scopriamo che il sentiero che scende nel profondo canyon è

chiuso perché le piogge della notte e le due sparute gocce che

ci inseguiranno per qualche chilometro rendono pericolosa la

discesa. Allora continuiamo lungo una strada quasi deserta che

percorre un selvaggio e ondulato altopiano in direzione di

Noto Antica, di cui non vediamo e ammiriamo che le poderose

fortificazioni che anticamente circondavano il perimetro della

città. Poi, dopo qualche strano giro dell’oca tra boschi selvaggi

e dirupi rocciosi traforati, ci si fionda in discesa verso Noto, un

piccolo gioiello barocco, la “città del barocco” più bella della

Sicilia…e non solo, una delle città d’Europa più

splendidamente costruite. I palazzi e le chiese davvero sono

maestosi, tutti costruiti nella stessa pietra calcarea la cui

specificità non sta nel caratteristico colore

beige/biscotto/sabbia, ma nel risultato di una magnifica tinta

dorata e rosata che riesce a trasmette una sensazione di calore,

proprio come, e scusate il paragone forse improprio, la

sensazione che trasmettono le vette dolomitiche quando si

accendono con la luce del tramonto. Noi gironzoliamo tra le

sue vie che mostrano ad ogni angolo ricchezze architettoniche

che danno quasi assuefazione tanto sono belle e numerose e ci

fermiamo nel centro, la Piazza Municipio, la più maestosa e

movimentata, delimitata dalla facciata mossa e

classicheggiante di Palazzo Ducezio, dalla sinuosa e

amplissima scalinata che porta alla incomparabile Cattedrale

con un’ampia facciata e i due campanili a lato. Qui sostiamo,

consci di trovarci nel cuore del barocco e guardiamo,

fotografiamo facciate, cornicioni, mensole, balconi,

assaporiamo l’atmosfera quasi con la pretesa di registrare tutto

in qualche file interno e di non perdere nulla dell’unicità di

questo incanto. Un ottimo pranzo alla trattoria del Carmine e

poi, belli carichi e soddisfatti si ritorna in campeggio.

VENERDÌ 8 Lido di Avola - Siracusa - Lido di Avola Km 27

Oggi solo una semitappa, perché il lungo ritorno già incombe,

ma con una meta prestigiosa, Siracusa, la città che Cicerone

definiva come la più grande e bella delle città greche, una città

che ha attraversato la storia ed ha raccolto impronte da ogni

epoca, greca, romana, bizantina e barocca, e ci permette, come

una moderna, fantastica e reale macchina del tempo, di

viaggiare nella storia. Noi ci dirigiamo subito sull’isola di

Ortigia, la parte più antica della città, attraversiamo i suoi

tipici vicoli stretti ed ammiriamo la fontana Aretusa e le sue

splendide piante di papiro. Raggiungiamo poi Piazza del

Duomo, una tra le più suggestive piazze barocche per

l’equilibrio armonioso di tutti gli edifici, palazzi e chiese, che

vi si affacciano e che culmina nel maestoso Duomo, che

sovrasta e tiene unito tutto il vasto ambiente circostante.

Lasciato il salotto bene di Ortigia costeggiamo tutta l’isola e

dopo una capatina al Santuario della Madonna delle lacrime ci

immergiamo nell’epoca romana e greca di Siracusa:

l’anfiteatro romano, il teatro greco, l’orecchio di Dioniso. Il tutto si conclude, come spesso succede, attorno ad un tavolo per

soddisfare anche i sensi più laici e profani in allegra compagnia e piacevolmente accuditi da un simpaticissimo e gentilissimo

cameriere: “volete che vi porti la parola fine? Se mi dite che volete che vi porti la parola fine io ve la porto. Vi porto la parola FINE”.

Ed è subito ritorno … ed è subito sera … ma dopo una giornata e settimana piacevole … ed allora è un bel finire … la prima tappa

per un nuovo inizio.

Memo and the bottiglion’s bikers

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CENTRO TURISTICO GIOVANILE FREE MOUNTAIN

VALORIZZARE IL TEMPO LIBERO E IL TURISMO

Presentarsi oggi come "associazione di tempo libero" rischia di

essere inadeguato se non addirittura controproducente per una

realtà come la nostra.

La concezione diffusa del tempo libero come tempo dello svago,

dell'effimero, del consumo può portare infatti ad una cattiva

interpretazione di ciò che è e può essere il CTG.

La connotazione ambigua di questo ambito temporale e il fatto che

comunque i tempi liberi sono destinati ad assumere sempre

maggiore spazio e importanza nella vita dell'uomo, devono

provocare un grosso impegno nell'associazione per dare pienezza

di senso a questo tempo dell'uomo: tempo sì del riposo e dello

svago, ma anche tempo di dialogo, di impegno, di relazione, di

crescita.

Il turismo è divenuto oggi un fenomeno centrale della vita

quotidiana. Da simbolo di benessere e distinzione per pochi, è

infatti rapidamente assurto ai fasti della pratica di massa, con tutte

le conseguenze - positive e negative - che ne derivano.

Ma il turismo è anch'esso figlio dei tempi, e come tale non è

immune dalle tentazioni e dalle lusinghe del consumismo sfrenato

e della mercificazione. C'è sempre più voglia di turismo e il

desiderio è di praticarlo il più spesso possibile, spezzando di

frequente la routine del lavoro e della stressante vita quotidiana per

recuperare il contatto con sè stessi.

Questo perché al giorno d'oggi la qualità della vita sta

vertiginosamente calando, minacciata e spesso sconfitta dai guasti

recati da un tipo di sviluppo a senso unico, che ha privilegiato

troppo la sfera del materiale e del consumo passivo. Così si evade

o si avverte la voglia di farlo, non accorgendosi che spesso si cade

dalla "padella"... nella classica "brace", vale a dire da un disagio

che deriva da una sostanziale mancanza di senso, a una pratica

turistica assoggettata agli stessi schemi e alle stesse contraddizioni

che determinano il malessere quotidiano. Si fugge insomma dalla

città affollata e si finisce in una spiaggia rumorosa, caotica e quasi

sempre inquinata; oppure ci si intruppa in uno di quei viaggi

organizzati e standardizzati che non consentono neppure di fare

una vera conoscenza con il vicino di posto.

E' in queste condizioni che il CTG deve sapersi inserire con

incisività e coraggio, per contribuire a riconsegnare al tempo libero

e al turismo la peculiare natura di conoscenza, scoperta, ri-

creazione e crescita individuale della persona.

E' in contrasto con la logica "mercantile" che il CTG intende

evidenziare la propria proposta di un turismo che è sociale anche

perché economico. Un turismo che tiene conto delle "tasche" delle

persone, che vuole essere accessibile a tutti anche nei prezzi.

Compito dell'associazione è allora anche quello di promuovere una

"cultura" del tempo libero e del turismo che ne recuperi le

dimensioni sociali, culturali ed etiche in alternativa e in contro

tendenza rispetto alla "cultura" del consumo, dell'effimero, della

superficialità. Promuovere invece una cultura dell'

approfondimento, della socializzazione, del confronto, della

solidarietà.

Una cultura che non può limitarsi a dei proclami ma deve essere

soprattutto testimoniata e resa visibile nello stile e nell'azione di

tutti i livelli associativi.

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A volte il solo: come noi facciamo un “viaggio” diventa motivo di

crescita.

A me piace moltissimo andare in montagna e ho cercato di mettere in

pratica una cosa molto semplice, ma non facile: ho deciso di

cominciare da: “In un viaggio, come nella vita, servono solo 3 cose

per farsi capire dagli altri. Saper dire “ciao”, saper dire “grazie” e

usare sempre il proprio “miglior sorriso.”

E’ incredibile come una cosa così semplice possa rendere felice sia chi

dona che chi riceve.

Tutte le persone che incontravo rispondevano volentieri ricambiando

il saluto e il sorriso.

Più volte, di tutta risposta, le persone o mi chiedevano se ci

conoscevamo o cominciavano a guardami strano, come una sorta di

alieno tra la gente normale.

Ma cos’è normale? Non curarsi degli altri perché si è rattristati dai

problemi della vita o bisogna correre al lavoro?

Io penso che forse un semplice sorriso puoi aiutarci ad affrontare

meglio la giornata e a vivere un po’ più sereni. Perché allora, da

domani, anche voi non provate ad andare su un sentiero salutando tutti

quelli che incontrate durante il vostro cammino. Non preoccupatevi di

servirvi un po’ strani e imbarazzati o non essere contraccambiati,

all’inizio questo è normale. Ma se ognuno di noi comincia a fare un

piccolo passo forse in futuro il virus del sorriso potrà diffondersi nel

mondo. Chissà se, un giorno, al posto dell’influenza suina, non

leggeremmo sul giornale “rischio di pandemia mondiale dovuta al

nuovo virus del sorriso che si sta velocemente diffondendo in molte

città”.

A volte il solo: ricordare ad alta voce diventa motivo di crescita.

(dal diario “mio, anno ’72”) “Anch’io sorrido, ringrazio mio padre e

mi siedo, sopraffatto dalla fatica ma felice! Infinite volte ho provato a

immaginare quella soddisfazione, a viverla nei sogni. Ma adesso sono

lì, guardo verso il basso e seguo con gli occhi la traccia che abbiamo

percorso, nonostante la spossatezza mi sento leggero, libero.

I sogni sono la molla per nuove visioni. I sogni infondono il

coraggio di ripartire ogni volta

“Aleggia su quella montagna, il richiamo del silenzio, che è proprio

delle grandi vette, un canto di sirena, che mi attira mio malgrado”.

Joe Simpson

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A.A.A. CERCASI STAGISTI PER L’ESTATE 2011

Da alcuni anni, nei mesi di giugno e luglio, alcuni ragazzi delle scuole superiori che hanno frequentato le classi 3^ e/o 4^

vengono a svolgere uno stage lavorativo non retribuito di 2/3 settimane nel nostro Comune presso l’ufficio dei Servizi

segreteria demografici e sociali o la Biblioteca.

Si tratta di un’esperienza interessante per tutti, che permette di vedere “dall’interno” il funzionamento di un’Istituzione

importante quale il Comune e di scoprire e comprendere le molte funzioni e finalità dei servizi che offre.

Per chi è di Onore, inoltre, c’è la possibilità di approfondire la conoscenza del proprio Paese da altri punti di vista rispetto a

quelli abituali.

Invitiamo, perciò, gli studenti delle classi 3^ e 4^ interessati a questa esperienza a prendere contatti con la Segreteria della

propria scuola e con noi.

Vi aspettiamo numerosi!

Paola e Giovanna

Novità nella raccolta rifiuti presso l’Isola Ecologica

La corretta gestione dei rifiuti è uno dei punti meritevoli dell’attenzione di tutti noi onoresi.

La raccolta differenziata non deve essere sottovalutata anzi tutti noi, dai bambini agli anziani, dobbiamo comportarci in maniera

corretta e cercare di differenziare il più possibile i rifiuti. In caso contrario, le recenti cronache della zona campana dimostrano

che la cosa può degenerare e creare seri problemi sanitari e ambientali.

Proprio in quest’ottica, l’amministrazione ha lavorato e sta lavorando seriamente portando al risultato dell’ottenimento

dell’autorizzazione al conferimento presso la nostra isola ecologica di via Presolana di tutti i rifiuti elettrici ed elettronici

chiamati RAEE. Nella zona siamo l’unico centro ad oggi autorizzato.

Già da qualche mese infatti, tutti i cittadini possono portare i propri frigoriferi, televisori, aspirapolveri e altri non più

funzionanti direttamente presso il nostro centro di raccolta senza nessun costo diretto e neppure per la collettività, visto che

questi rifiuti vengono ritirati gratuitamente da uno speciale consorzio di raccolta di questi elettrodomestici.

Questa situazione non riguarda solo il nostro comune ma tutto il territorio dell’altopiano e oltre, quindi abbiamo proposto di

allargare la raccolta anche ai comuni limitrofi e alla società di gestione dei rifiuti SE.T.CO. s.r.l. Dopo un’attenta analisi dei

costi, dove ogni comune paga in base al peso di ogni tipologia di rifiuto, è lampante l’economicità di questa gestione che

oltretutto premia se vengono raggiunti maggiori quantitativi di raccolta.

Oltre all’azzeramento dei costi, questa riorganizzazione garantirà una maggiore apertura del centro di raccolta ampliandone

giorni e orari. Questo significa che gli operatori della SE.T.CO. aiuteranno nello smistamento di tutti i rifiuti conferibili dai

cittadini di Onore negli orari ampliati, consentendo inoltre l’accesso anche ai residenti dei comuni convenzionati ma solo per le

apparecchiature elettriche (RAEE), a tal proposito, anticipo che molto probabilmente per accedere al Centro di Raccolta sarà

necessario dimostrare di averne diritto attraverso l’esibizione della ricevuta del pagamento della Tassa Rifiuti o altro gadget

attualmente allo studio da parte della SE.T.CO. Un’importante risultato che mantiene comodo e vicino alla nostra cittadinanza

il conferimento dei rifiuti riciclabili (vetro, carta, cartone, metalli) e ora anche delle apparecchiature elettroniche.

E’ comunque da sottolineare che la nostra cittadinanza deve migliorare nella differenziazione ed al conferimento presso l’isola

ecologica senza depositare tutti i vari rifiuti riciclabili vicino a cestini o cassonetti di raccolta degli RSU. Il costo di tale

comportamento negligente va a toccare le tasche di noi tutti oltre al danno che si apporta all’ambiente.

Lo sforzo di tutti al rispetto dell’ambiente per consegnare un mondo migliore ai nostri figli.

Abramo Tomasoni

(Assessore al Territorio e Urbanistica)

Camminar leggendo: la biblioteca ha cambiato sede!

E’ stata una delle manifestazioni più importanti e vissute quest’anno proposte dalla Commissione Biblioteca! Una sfida e, mi

permetto di dirlo, un obiettivo raggiunto! Portare il libro, ma soprattutto i sentimenti che ci trasmette, al di fuori del contesto

Biblioteca! E quale altro modo migliore se non quello di leggere e condividere un tralcio di libro a cui siamo affezionati! Se

poi il tutto viene accompagnato da un aperitivo, uno spuntino e l’ospitalità del gruppo Alpini e dello Sci Club Lanorium,

ancora meglio! Abbiamo unito l’utile al dilettevole! Dicevo che è stata una delle più importanti manifestazioni perché dal punto

di vista organizzativo ha chiesto tempo, passione e soprattutto voglia di fare!

La stessa voglia che ci ha permesso di proporre altre manifestazioni, dall’incredibile serata in compagnia dei burattini, che

seppur siano sempre loro fanno successo, alla serata proposta da Teatro Minimo in Stranalandia! Si cerca di proporre spettacoli

nuovi, alternativi, col rischio che non siano apprezzati nè tanto meno considerati; mi sento e insieme alla Commissione

Biblioteca ci sentiamo di cercare e proporre serate alternative, magari a volte al di fuori del nostro modo di pensare, che ci

permettano di vivere e conoscere libri, vissuti, modi di fare spettacolo che magari non conosciamo nemmeno. Le risorse,

soprattutto di questi tempi, si fan fatica a trovare, ma investire nella Biblioteca è sempre stato un obiettivo

Accade in Comune

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dell’amministrazione, tanto è vero che siamo uno dei pochi paesi facenti parte del sistema bibliotecario che acquista molti libri

ogni anno, quasi il doppio di quanto, da convenzione, dovremmo acquistare.

Il mio pensiero va al prossimo incontro di gemellaggio che si terrà i primi giorni del mese di aprile. Sarà uno sforzo grande per

tutti coloro che vorranno partecipare! Sono stato a Garriguella lo scorso anno, ed è incredibile l’entusiasmo con cui ci hanno

accolto, per l’ennesima volta, nel loro paese. Ero già stato al primo incontro tenutosi da loro ma ho ritrovato la stessa voglia! Ed

è questo lo spirito con cui chiediamo a tutti di collaborare.

Un'altra proposta che mi sta a cuore è il viaggio in Terra Santa in collaborazione con le ACLI di Bergamo. Finalmente, i sogni

di qualcuno di noi, si stanno realizzando! Abbiamo cercato, anche grazie a Giovanna, di proporre un viaggio che potesse

raccontare e spiegare la storia e i conflitti vissuti e ancora in fase di sviluppo! Il mio augurio di buon viaggio a tutti quelli che

potranno parteciparvi.

Voglio sottolineare il corso, o meglio, i due corsi per l’utilizzo dei computers. Dopo alcune richieste siamo riusciti a proporre

due corsi base. Purtroppo i posti non sono tanti ma è sempre possibile riproporre corsi più volte durante l’anno. Ci siamo

appoggiati all’esperienza di una ragazza laureata nel settore e a una scuola presente nel Comune di Castione della Presolana,

quindi corsi organizzati in un certo modo con obiettivi specifici. Se qualcuno avesse questo o altri tipi di esigenze vi chiedo di

segnalarle! E’ molto importante sapere le necessità della gente!

Il mio ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato alle varie manifestazioni e a tutti quelli che hanno dato una mano e

che continueranno a farlo, in modo particolare ai membri della Commissione Biblioteca.

Un augurio di buon Natale a tutti!

Walter Ferrari (Assessore alla Cultura)

Volontariato Sociale

Sento il dovere di ringraziare, a nome mio e di tutta l’amministrazione comunale tutti coloro che ogni anno, si mettono in gioco

con attività e iniziative per garantire alla nostra comunità supporto e sostegno nell’aiutare chi più ne ha bisogno.

Sarebbe bello poter ringraziare con una lettera ogni singola persona o famiglia che contribuisce a raggiungere gli obbiettivi di

solidarietà, colgo invece l’occasione di questo giornale per ricordarvi con tutta la mia più sincera gratitudine.

Parto con il gruppo più numeroso che è quello degli alpini capitanati dal loro presidente che come ogni anno non delude mai le

aspettative di ognuno di noi, il loro operato è sempre eccezionale in ogni occasione non mancano mai di stupirci anche

collaborando con i paesi limitrofi. Una volta li ho menzionati in Comunità Montana dicendo che basta fornirgli il materiale e le

attrezzature adeguate e gli alpini di Onore ti possono costruire o riparare qualsiasi cosa.

Ringrazio con tutto il mio cuore le signore che si occupano della svendita di beneficenza, anche quest’anno hanno svolto in

modo esemplare il loro operato, raccogliendo una considerevole somma che in parte è stata devoluta al nostro Asilo

Parrocchiale , con questo gesto mi avete reso felice visto che uno dei miei obiettivi è quello di permettere a ogni bambino del

paese di trascorrere la propria infanzia nel luogo d’origine.

Grazie “ragazze del cucito” siete un gruppo ben assortito, con il vostro entusiasmo e il vostro lavoro silenzioso ma efficace,

raccogliete intorno a voi donne di diverse etnie per coinvolgerle nella quotidianità, l’alfabetizzazione è importante per renderle

autonome. Voi entrate nelle case in punta di piedi e con discrezione per aiutare e confortare i più bisognosi.

Un altro gruppo numeroso è quello dell’Unione Sportiva Onore, composto da giovani che con la loro voglia di innovazione

anima il paese. Bravissimi, sono sicura che la vostra creatività ci stupirà anche l’anno prossimo coinvolgendo tutta la comunità.

Nel nostro piccolo paese ci sono molte persone che hanno voglia di fare, tra questi il gruppo dello Sci Club che durante il

periodo invernale fornisce un servizio eccellente, .grazie perché mettete il vostro tempo a servizio degli altri.

Grazie al gruppo dell’Oratorio che si prodiga per i nostri figli affinché possano frequentare assiduamente un ambiente sereno e

cristiano, in questo momento così poco solidale dove la società è concentrata su altri valori che sono puramente egoistici.

Come non ricordare le nostre catechiste e catechisti: abbiamo bisogno di persone che ci aiutino nell’insegnamento della nostra

religione perché i nostri figli non crescano senza sani principi morali so che a volte è difficile mettersi in gioco e affrontare

argomenti così complessi, ma vi prego non mollate anzi abbiamo bisogno di più persone come voi.

Chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno ma non vorrei essere ripetitiva dicendo che in questo paese lo spirito del volontariato

è molto attivo e presente. Non sapendo come contraccambiare a tante gentilezze spero che siano accettati da voi i miei più

sentiti ringraziamenti di tutto cuore e colgo l’occasione per augurarvi da parte mia e di tutta l’amministrazione comunale un

felice e Santo Natale

Claudia Boarato (Assessore ai Servizi Sociali)

Terme di Boario

Quest’anno il direttore marketing delle Terme di Boario si è presentato all’amministrazione comunale con un’offerta irripetibile

e noi l’abbiamo colta al volo. La proposta comprendeva un pacchetto di 15 giorni di cure termali più l’entrata al parco e il

trasporto gratuito. L’iniziativa è piaciuta e un numero più che soddisfacente di persone si è presentato con spirito pioneristico.

Sono certa di farvi cosa gradita riproponendo tale iniziativa anche l’anno prossimo magari associandoci con l’Unione Comuni

per garantire la gratuità del servizio e l’opportunità di estendere l’offerta a più persone. Mi piacerebbe anche poter concordare

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con le terme due periodi dell’anno tipo primavera/autunno per darvi una scelta più ampia del periodo più consono alla vostra

quotidianità e per usufruire delle cure che a voi necessitano.

Grazie a tutti coloro che si sono messi in gioco quest’estate e hanno accolto il mio invito a questa iniziativa, so per certo che il

tempo che hanno trascorso insieme è stato piacevole e ricco di momenti allegri, la socializzazione e lo scambio di vedute ha

fatto passare loro dei pomeriggi all’insegna del divertimento. Vi aspetto anche l’anno prossimo numerosissimi e con tanta

voglia di socializzare con altre persone.

Claudia Boarato

(Assessore ai Servizi Sociali)

PIANO DI GIOVERNO DEL TERRITORIO

Da poco più di un anno, il nostro gruppo si sta confrontando sulle future scelte urbanistiche del territorio.

Dal 2005 una legge regionale ha indicato nuove regole sulla pianificazione dello sviluppo urbanistico dei comuni lombardi.

Tutti noi siamo stati abituati ad informarci sulla possibilità edificatoria o sulle modifiche agli edifici esistenti recandoci

all'ufficio tecnico, richiedendo i dati di volumetrici e le norme applicabili alla nostra proprietà. Queste regole erano dettate dal

PRG (Piano Regolatore Generale) che veniva predisposto dalla amministrazione comunale con un limitato periodo conclusivo

aperto alle indicazioni e osservazioni dei cittadini. Oggi, il nuovo strumento urbanistico dal nome PGT (Piano di Governo del

Territorio) prevede innanzitutto un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle proposte e idee di gestione e sviluppo del suolo.

La scelta fatta, prima di intraprendere il delicato lavoro di condivisione delle idee urbanistiche vere e proprie, trovandoci nella

medesima situazione dei comuni di Fino del Monte e Rovetta, ci ha portato ad affrontare questo studio insieme. Le ragioni sono

semplici e chiare, buona parte infatti degli studi preliminari sono comuni a tutti e tre gli enti, le indicazioni su aree confinanti

tra i comuni limitrofi è giusto ragionarle di comune accordo oltre che dialogare con un unico tecnico estensore. Infatti, alcuni

documenti di base prevedono studi sovracomunali quali il Piano dei Servizi e la Valutazione Ambientale Strategica che

necessitano di molti dati tecnici di quanto esistente sul territorio e valutandone le possibilità oltre a tutti i vincoli individuati.

Come atto iniziale del processo di stesura del piano, oltre che la scelta in comune del tecnico, è stata quella di poter cominciare

a proporre fin da subito, le esigenze della cittadinanza. Le richieste però non devono essere solo proposte a livello personale,

ma soprattutto a livello collettivo esponendo idee di interesse diffuso. Queste proposte dovevano essere fatte anche dalle varie

associazioni presenti, le quali saranno chiamate a presenziare ed invitate a produrre osservazioni nella stesura del documento

finale del PGT.

Le scelte urbanistiche degli ultimi anni e le modeste aree esistenti nel territorio, ci stanno orientando sostanzialmente in una

conferma di quanto già pianificato con la possibilità di inserimento di piccole zone a completamento o ampliamento di aree già

urbanizzate. Questo non significa che quanto verrà concesso sarà dovuto il solo pagamento di oneri o altro, ma altra novità di

questo piano è la corresponsione a titolo di “risarcimento” e di una certa giustizia territoriale all'intera comunità con la

realizzazione di opere ritenute di interesse pubblico e collettivo.

Il consumo del territorio va quindi misurato con molta più attenzione e parsimonia riconoscendo che una quota del proprio

interesse deve essere restituita a tutti in maniera corretta.

Il lavoro di noi amministratori sta proseguendo nei tempi dovuti anche alla particolare difficoltà di queste importanti scelte che

andranno ad incidere il nostro paese per i prossimi anni.

Le idee e proposte dei cittadini saranno considerate attentamente col fine di elaborare un piano urbanistico il più possibile

adatto alle nostre esigenze.

Abramo Tomasoni (Assessore al Territorio e Urbanistica)

Luminarie di Natale

Anche quest'anno siamo riusciti ad illuminare il paese in occasione delle festività natalizie grazie al contributo economico di

commercianti e artigiani di Onore e non. A differenza, dell'anno scorso, abbiamo cercato di coinvolgere anche gli artigiani con

lo scopo di avere una quota minima di partecipazione adeguata, visti i tempi che corrono. Sono state distribuite più di sessanta

inviti a partecipare e la risposta non è stata deludente, anzi, possiamo dire di aver forse trovato la formula giusta per poter

riproporre l'iniziativa anche in futuro. Purtroppo sono arrivate delle adesioni oltre la data stabilita, le quali non è stato possibile

inserirle sugli striscioni di ringraziamento che l'amministrazione ha realizzato, ma ci teniamo a ringraziarli attraverso il nostro

giornalino perché pensiamo sia giusto. Cogliamo l'occasione, oltre che a fare a tutti i più sinceri auguri di BUON NATALE, per

ringraziare ancora gli “sponsor” di questa iniziativa, che sono: ALIMENTARI OLGA, ALBERGO BETULLA, PACCHIARINI, IL

GIARDINO FIORITO, BAR KNOW-OUT, PANIFICIO SCANDELLA, BAR PINETA, CENTRO SPORTIVO, DINA PARRUCCHIERA,

EDEN SOTTOSOPRA, FARMACIA DOTT. MARINO, AL GIROPIZZA, M.L. SNC, MI.CO., MICHELE OPRANDI, VAM CONTROL,

FABRIZIO OPRANDI, IMMOBILIARE PERCASSI, TRJARII SOFT-AIR, BOSIO COMMERCIALE, EDILCOLERE, BAR REWIND,

EUROSPIN, IMMOBILIARE BELVEDERE, MELCHIORRE CIRO e COLORSYSTEM di Vertova.

Renato De Rosa (Assessore al Turismo)

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Riflessione riguardo gli atti vandalici

Non ci sono più i giovani di una volta?

Questa domanda se la fanno tutte le generazioni adulte da,

probabilmente, qualche millenio!

Negli ultimi mesi sul nostro territorio si sono verificati atti e

comportamenti che fatico a considerare semplici ragazzate e vi

spiego il perché.

Mi sono fatto l’idea che gli atti vandalici, che anche a Onore non

sono una novità degli ultimi mesi, siano una reazione al rispetto

delle regole che stanno alla base della convivenza civile oltre che

un modo per farsi notare, per far si che la gente parli (poco

importa se negativamente) di queste persone. Naturalmente “il

gioco” è di non farsi scoprire e più si va avanti più diventa una

sfida alle forze dell’ordine, alle istituzioni pubbliche e ai

“benpensanti” perseverando in questi atteggiamenti fastidiosi.

Ci si può fermare? Naturalmente penso di si e fortunatamente la

maggior parte di

chi commette gli

atti vandalici si

ferma prima di

oltrepassare il

limite.

Ma qual è il

limite di

sopportazione di un’intera comunità? Non penso che ci sia un

limite oggettivo e ben definito ma ritengo che spaccare

lampioncini, piegare pali della cartellonistica stradale, scrivere

ovunque (per terra, sugli ingressi di abitazioni, sui cartelli

stradali, sulle panchine pubbliche, sui tavoli degli esercizi

pubblici) frasi inneggianti a squadre di calcio e frasi offensive

nei confronti dei villeggianti (fuori dalle abitazioni degli stessi),

urinare nella piazza del paese, far scoppiare petardi anche al

passaggio di animali e altro ancora…tutto questo è sicuramente

oltrepassare il limite. Questi comportamenti sono stati tenuti da

un unico gruppo o da più gruppi? La risposta oggi non

l’abbia

mo ma

le due

opzioni

sono preoccupanti allo stesso modo. Nel primo caso

vuol dire che chi ha posto in essere questi

comportamenti difficilmente si rimetterà sulla buona

strada (per buona strada intendo la capacità di condurre

un’esistenza senza conflittualità con la gente che si ha

intorno) mentre nel secondo caso vuol dire che il

comportamento di uno o più gruppi ha attivato

comportamenti simili da parte di altri gruppi. E i

gruppi sono la vera questione. Ritengo che la maggior

parte di questi ragazzi da soli non avrebbero posto in

essere questi comportamenti malsani e per questo

verranno poste in essere delle azioni nei confronti del

gruppo nel suo complesso ovvero verrà chiesto conto a

tutti i componenti del gruppo di rispondere delle azioni fatte dal gruppo stesso. Naturalmente i gradi di

Ingresso di un residence

Una delle scritte sulla fontana di Piazza Pozzo

Uno dei nove lampioncini danneggiati

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responsabilità sono diversi ma chi è presente al verificarsi di un atto vandalico anche se non ha fatto

(materialmente) nulla non può ritenersi esente da responsabilità.

E’ altrettanto evidente che il non rispetto delle

regole deve comportare una sanzione che va

pagata tanto più se chi commette il reato si

trova in quella fascia d’età che chiamiamo

adolescenza e che consente ancora dei margini

di apprendimento mentre per le persone adulte

il più è ormai fatto e quindi è più difficile porre

in essere interventi comportamentali correttivi.

Gli adolescenti si apprestano inoltre a diventare

adulti e deve essere loro chiaro che la civile

convivenza pone dei limiti a tutti. Dunque che

tipo di sanzione applicare? La legge è chiara ma

se potessi decidere commisurerei l’entità della

sanzione in base alla presa di coscienza di ciò

che è stato commesso perché ad un ragazzo

pentito (ma pentito veramente!) va anche data

una seconda possibilità mentre ad un ragazzo

che non si è pentito (perché magari pensa di

non aver fatto niente di male) va applicata una

sanzione adeguata auspicando poi che la sanzione aiuti il ragazzo a prendere cognizione che quello che ha

commesso non è un comportamento normale. Bisognerà tener conto anche degli errori che il ragazzo ha

riconosciuto e di quelli che non ha riconosciuto (sperando di “farla franca”!). Inutile aggiungere che per i

comportamenti dei ragazzi minorenni i genitori ne rispondono in prima persona. Ma del resto il comportamento

quando si impara? Si impara ogni giorno in

famiglia, a scuola, sul posto di lavoro, nei luoghi

di svago e dove si fa sport e comunque, più in

generale, si impara ovunque. Non fa certo

piacere sentirselo dire (a Onore l’ha detto lo

psicologo che è stato invitato all’assemblea

pubblica dello scorso 20 novembre ove erano

presenti anche il comandante dei carabinieri

della stazione di Clusone e il comandante dei

corpo di polizia dell’Unione Comuni) ma è la

verità: tutti con il nostro comportamento

contribuiamo a dare l’esempio (positivo o

negativo) ai nostri bambini e ai nostri ragazzi.

Si ripeteranno questi atti? Non posso certo

escludere che ciò avvenga ancora ma la

posizione dell’amministrazione comunale e della

comunità deve essere chiara: i responsabili,

quando identificati, devono essere puniti.

Concludo questo intervento invitando tutta la comunità a segnalare agli organi competenti ma anche agli

amministratori comunali comportamenti, fatti anomali e anche atteggiamenti aggressivi da parte di gruppi di

adolescenti: se vogliamo dare anche a loro un futuro migliore è meglio dirgli (e fargli capire) subito che nella

vita quello che raccogli dipende da come semini. E’ utile che passi il messaggio che la comunità è anche

disposta a perdonare ma non a farsi prendere in giro. Proprio come la vita. E che questo messaggio giunga

anche a quella fascia di età di ragazzini più piccoli perché non confondano le stupidaggini che fanno i più

grandi con le azioni che fra qualche anno siano in diritto di compiere.

Colgo l'occasione per augurare un buon Natale e un felice anno nuovo.

Il Sindaco Schiavi Gianpietro

Palo della segnaletica

Jeep degli Alpini

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Il 14 ottobre ci ha lasciato il nostro caro fratello Luigi.

Classe 1932, il secondo genito della famiglia Angelini. Partito negli anni ’60, seguendo il fratello maggiore

Arcangelo, per “ l’America ”. E in Canada trovò dapprima il lavoro, poi una famiglia e infine il meritato riposo.

Non tornava spesso a Onore, sempre impegnato nei suoi numerosi affari, ma il suo interesse per il borgo nativo

era sempre vivo.

E poi quando, finalmente, tornava qui in paese, per trascorrere qualche settimana di vacanza durante l’estate, non

stava mai fermo! Tutti i giorni in movimento…

Qui, ai piedi della Presolana, ritrovava il calore della casa paterna di via Fantoni, e soprattutto la tranquillità che

solo la cascina Zanecla sapeva donargli.

LUIGI ANGELINI

14/10/2010

Ogni mattina c’era una camminata da fare su quegli stessi sentieri che da Onore si dirigono al monte Varro, o al funtanì del Sales… gli stessi

percorsi che, un tempo, l’avevano visto giovane e gli ricordavano storie e avventure che aveva il piacere di rimembrare ancora con i suoi cari.

E ogni racconto iniziava sempre con “imagine”, quasi fosse un intercalare in quel suo parlare misto tra dialetto bergamasco e inglese.

E poi, dopo le scarpinate in montagna, si tornava sempre in Zanecla, dove ci ritrovavamo tutti insieme per svolgere i consueti lavori di

manutenzione. E tu eri sempre il primo a dare l’esempio!

Infine verso sera, tornava in paese e il momento era buono per fermarsi “alla panchina” a scambiare le classiche quattro chiacchere con i soliti noti,

tra i quali anche i cugini Piero e Maurizio.

E sorgeva così, tra una parola e l’altra, la curiosità reciproca tra chi raccontava le storie di qui e Luigi che parlava di quelle oltre oceano che ancora

oggi ci incuriosiscono così tanto.

A Onore, in fondo, era sempre legato, anche se ci tornava poco! Ogni posto, ogni luogo, ogni sentiero era un ricordo, un aneddoto da raccontare: il

municipio era la vecchia scuola con la sua maestra così severa, la Chiesa di S.M.Assunta le Messe di tutte le mattine con il freddo dell’inverno tra i

suoi banchi, piazza Pozzo il luogo dove ritrovarsi con gli amici, i prati significavano il lavoro da bambino, e così via…

Ci piace ricordarti così, tra le camminate in Zanecla e le chiacchere in piazza. Il tuo ricordo resterà per sempre!

I tuoi cari. Fratelli e Sorelle Angelini

Quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili,

tengono i loro occhi pieni di gloria, fissi nei nostri pieni di lacrime.

I tuoi cari

GIOVANNI SCHIAVI

25/09/1937 – 31/07/2010

Nel quinto anniversario sei ancora e sarai per sempre nei nostri cuori. Ti ricordiamo con affetto. Nazzarena, figli, generi,

nuora e nipoti tutti.

PIETRO SCHIAVI

21/06/2005

CANDIDO DILETTI

04/07/2009

Non piangete la mia assenza, sentitemi vicino e parlatemi ancora. Io vi amerò dal cielo come vi ho amato sulla terra.

È passato già più di un anno da quando non ci sei più, ma quando una persona ci lascia, quando non è più qui e non possiamo toccarla, o sentire la sua voce … sembra scomparsa per sempre. Ma un affetto sincero non morirà mai. Il ricordo delle persone che ci sono state care vivrà per sempre nei nostri cuori: più forte di qualsiasi abbraccio, più importante di qualsiasi parola.

Tua moglie e le tue figlie.

“Nessuno muore sulla Terra finchè vive nel cuore di chi resta”.

I tuoi nipoti Schiavi e cognata

GESUINA FACCHINETTI EGIDIO SCHIAVI (Scaleta)

02/09/2010 29/09/2010

L’angolo dei ricordi

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ALFIERI SCHIAVI

20/02/1990

GIULIANO SCHIAVI

15/02/1974

SANTINA SCHIAVI

10/05/2005

MARIA ROSA

SCHIAVI 30/11/2005

PIERO SCHIAVI

13/08/1990

Già da vent’anni la tua

voce non risuona più

nelle vie del paese, resta

però vivo in noi il tuo

ricordo.

I tuoi cari

Ciao fratello, sempre

giovane!

Così sereno e generoso

resti nei nostri cuori.

Negli anni maturi vi siete fatte molta compagnia, poi,

quasi insieme ve ne siete andate, cinque anni fa.

Ci piace pensarvi così: vicine e sorridenti.

Figli e nipoti.

A vent’anni dalla morte, lo

ricorda la moglie Rina e

parenti tutti con immutato

affetto.

Grazie per averci insegnato a mettere il Cuore in ogni cosa che facciamo, a non arrenderci mai di

fronte alle difficoltà che la vita pone sul nostro cammino.

Come hai fatto tu, perché è vero che più delle parole valgono i fatti, nelle piccole cose e nelle grandi.

E tu ci sei stato di esempio nella quotidianità: in famiglia, nel lavoro, nelle amicizie, nell’impegno per

il “tuo” Comune.

Sei stato coraggioso anche nell’affrontare la malattia sopportandone le cure devastanti senza mollare

mai.

Quello che, in questi giorni in cui tanta gente è venuta a salutarti, ci hai fatti un po’ sorridere, è stato il

constatare che la maggior parte di essa ha in casa un ricordo di te, del tuo lavoro che facevi con grande

passione e precisione: una tapparella sistemata, una finestra sostituita, una porta aggiustata, una sedia

rimessa a nuovo …

Nel nostro cuore, ora, resta tutto di te … grazie per tutto quello che hai fatto per noi.

I tuoi cari

GIANFRANCO SCHIAVI

12/02/1939 – 28/11/2010

Passavo a salutarti nelle ultime settimane con costanza, speravo ogni volta di poterti ritrovare “un po meglio”!

L'ultima volta, martedì, prima del tuo ricovero ho capito che ci saremmo ritrovati in un posto diverso !...ho rivisto in te un'esperienza

personale vissuta anni fa!

Ho saputo che lunedì eri ritornato a casa, quella casa che aspetta tutti noi, ed oggi sono passato per un saluto! Nell'ultimo incontro mi

hai ricordato gli anni in cui mi facevi da “tutore”, mi hai rievocato le lunghe passeggiate , le liete e serene ore condivise nei luoghi del

nostro paese , luoghi un po' meno nostri ora … perchè la vita va avanti, con altre pretese e aspettative, certamente migliori! Amavi il

tuo Paese, e la sua gente, quella gente che ha voluto camminare a fianco dei tuoi cari per accompagnarti alla casa comune a

dimostrarti l'affetto che nutriva per te e quanto eri a tutti benvoluto!!

A volte sembravi irruento , era un po' il tuo carattere , ma era dimostrazione di bene che solo a qualcuno riservavi, a coloro verso i

quali un rapporto consolidato di fraterna amicizia te lo permetteva.

Possedevi un'ironia bonaria, un 'ironia garbata e delicata, non offendeva e non derideva nessuno! Non ti abbiamo perduto no, a tutti

noi resta il tuo prezioso insegnamento … siamo saliti sullo stesso treno … tu sei sceso un po prima … dispiace perchè amavi la vita e

avevi ancora tanto da dire e da fare ! Sappiamo che cammini in orizzonti neanche troppi lontani e uno occhio di riguardo riservi a noi

tutti!

Buon viaggio … Gianfranco !

Duilio

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GLI ORARI DEGLI UFFICI COMUNALI

DEMOGRAFICI, SEGRETERIA, RAGIONERIA, TRIBUTI Dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30 Sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.30 UFFICIO TECNICO Martedì – Giovedì – Sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.00 POLIZIA LOCALE - COMMERCIO Ufficio Unione Comuni della Presolana - Rovetta TESORERIA COMUNALE Banca Popolare di Bergamo – Filiale di Rovetta Sportello di Tesoreria di Onore - Martedì e Giovedì dalle ore 9.45 alle ore 12.45 BIBLIOTECA Lunedì – Mercoledì – Venerdì dalle ore 14.00 alle ore 18.00 Sabato dalle ore 14.00 alle ore 17.00 CENTRO DI RACCOLTA (Gestito da SE.T.CO) Lunedì dalle ore 09:00 alle ore 12:00 e dalle ore 14:00 alle ore 17:00 Mercoledì ore 09:00 alle ore 12:00 e dalle ore 14:00 alle ore 17:00 Sabato dalle ore 9,00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00

NUMERI E INDIRIZZI UTILI Tel. Uffici Comunali – 034671191 – fax 034674456 – [email protected] Tel. Biblioteca – 034674717 – fax 034676631 – [email protected] Tel. Ambulatorio e Servizio Vaccinazioni ASL – Via S.Antonio 94 - Tel. 034676633 Tel. Polizia Locale – 034674489 – [email protected] Tel. Unione Comuni della Presolana – 034672603 – [email protected] Tel. Scuola Elementare – 034671271 – [email protected] Tel. Scuola dell’Infanzia – 034672208 Tel. Sci Club Lanorium - 3468856758 Tel. Carabinieri – 112 Tel. Vigili del Fuoco – 115 ACQUEDOTTO 034671191 – fax 034674456 METANO segnalazione guasti 800066722 Soccorso Sanitario d’Emergenza – 118 Servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica) Tel. 0346 21252 – Cell. 335 7238617 Da chiamare in caso di bisogno nei seguenti orari:

Tutte le notti dalle ore 20.00 alle ore 08.00 Tutti i festivi dalle ore 08.00 alle ore 20.00 Tutti i prefestivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00

Durante tutti gli orari diurni dei giorni feriali bisogna telefonare al proprio medico di famiglia.

Unione Comuni della Presolana L’Assistente Sociale riceve:

Lunedì CERETE dalle ore 10.00 alle ore 11.00 tel. 034663300 Martedì CASTIONE D.P. dalle ore 10.00 alle ore 12.00 tel. 034662847 Martedì Sede Unione Comuni dalle ore 15.00 alle ore 17.00 tel. 034672603 Mercoledì ONORE dalle ore 09.30 alle ore 10.30 tel. 034671191 Mercoledì SONGAVAZZO dalle ore 11.00 alle ore 12.00 tel. 034672067 Giovedì ROVETTA dalle ore 10.00 alle ore 12.00 tel. 034672004 Venerdì FINO DEL MONTE dalle ore 10.00 alle ore 11.00 tel. 034672016

Informazioni utili

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