recensione a Agrain Cause Commune

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L Gabriella Giudici Parole chiave Nuoue mclosures, cotnrnons digiwli, prop r i e inte llz nua tr, nuoaa. teoria dzi beni comuni infrrnazionali I.limowione nassuie Lìbri Secondo Cause contmune il libro di Philippe Aigrain uscito in Francia nel 2001 (Paris, Fayard, 2005, pp.284, 18), la otragedia in quattro atti, che vede nascere e fiorire la società dcll'informazione, ha avuto nel 1998 il proprio punto di svolta, il momento in cui i creatori/utilizzatori di beni comuni e le grandi majors, espressioni di mondi reciprocamente alternativi, sono enrrati in collisione frontale. A partire dallo scontro in atto, secondo Aigrain, si awicina il momento della scelta tre le nuove forme di cooperazione e sviluppo rrmano che la condivisione dell'infonnazione rende possibile, e la concenraziorre di po- tere derivante dall'appropriazione e dal controllo dell'informazione. Ed è proprio sui possibili esiti di questo conflitt'r che deciderà forme di vita e modello di sviluppo degli anni e venire che Aigrain si focelizza, av- valendosi delle ricerche sull'infbrmazione dei teorici francesi, Reiré Passet e Jacques Robin, e di quelle intorno a. colnmont e public domain degli statu- nitensi James Boyle, Yochai Benkler e Lawrence Lessig. lobiettivo dichiarato dall'autore è quello di ripercorrere le tappe della co- suuzione dei beni comuni informazionali e di fornire gli strumenti concet- tuali per la fondazione di una ,,filosofia dzi diritti intellzttuali positiai, che ridcfinisca, a vantaggio del modcllo cooperativo attualmcnte sotto attàcco, l'ordine del discorso della società informazionale. Nella prima parte del libro, Agrain dedica ampio spazio alla descrizione dei quattro atti durante i quali, nel corso di mez.z.o secolo, sono emersi lt'r scenario e gli strumenci del conflitto tra i due mondi, cooperativo e priva- tistico, coevoludsi nella società informazionale. In relazione ai decisivi cambiamenti intervenuti ad erodere il terreno dei contrnlrts digitali accumulati.si nei decenni precedenti, Aigrain, seguendo James Boyle (http://law.duke.edu/journels/lcp/articles/lcp66rl\Vinter- Spring2003p33. htm), fi ssa il nomento fondatore del p u ts c h ideologtcn che li accompagna, in corrispondenza della pubblicazione del famoso articolo di Garrett Hardin, The Ti,agedy of Cornmou, apparso su Science nel 1968 (cfr. Aigrain, p. 94). La riflessione sulle recinzioni degli spazi pubblici inaugurata drlle Grandz Tiasfonnazione di Karl Polanyi, offre a Boyle e per converso ad Aigrain, l'occesione per aprire una stagione di dibattito sulle nuove enclosures che oggi colpiscono i comrnons digitali. La similitudine è infatd molto forte. Anche i cornnnns digitali preesistono alla spoliazione e stenno alle forme di vita comunitaria che li ha prodotd come i pascoli comuni alle comuniù rurali inglesi disperse dalle privatizzazioni. IJaggressionc subita da entrambe le f<rrme di bene collcttivo mobilita, inol- tre, la stessa reazione. Il movimento di difesa dei commons aggrediti inizia, dunque, a prendere corpo a partire dalla consapevolezzacheleazioni orientate alla salvaguardia dei singoli beni informazionali sono parte di un confronto piùr ampio, teso a garantire l'accessibilirà e la fruibilità di risorse essenziali. [Jna presa di coscienza associata a quella prodotta dai movimenti ambien- talisd negli anni '60 quando, come osserva Boyle, fu necessario definire le idec portanti di uambientc, e nsalvaguardia della naturau per potcr coaliz- zare gli interessi piuttosto lontari dei <cacciarori di ocheo con quelli dei naturalisti impegnati nel bird watching(Boyle, cit., p. 20). f)efinire i tratti essenziali dei nuovi beni immateriali conoscitivi diventa allora, evidenzia Agrain, una premessa imprescindibile della loro difesa. In questo modo, qualdo Rebecca Eisenberg e John Sulston si oppongono alla brevettabilità del genoma, lo fanno inuentandosi il bene comune oggerro di tale aggressione appropriativa e producendo la definizione del genoma come <patrimonio> o <eredità comuneD dell'umanità. l.o stesso avrebbero fatto le comunità agricole spossessate di saperi secolari su piante medicineli e principi attivi vegetali loro noti da generazioni. Così, quando compaio- no i primi obeni conruni aolontari, come il/ìee sofiatare, lc pubblicazioni scientifiche ad accesso libero, lc nuovc formc d'artc basate s:rl remix e le biblioteche ad accrescimento cooperativo, dovranno essere coniare nuove definizir:ni per la ricchezza comune dell'età informazionale, la cui multidi- mensionalità viene definitivamente teorizz-ata da Boyle e Bollier. Dal 1998 212003 si passa dall'isolata denuncia di qualche pioniere, ai dub- bi dei consiglieri dei comn'rissari europei - tra i quali Aigrain stesso - cir- ca l'estensione dei diritti di proprietà intellettuale, fino all'accumulazione delle prove sui danni e i rischi del trend appropriativo. Da allora si deve so- prattutto ai critici americani Rebecca Eisenbcrg, Yochai Benkler, Lawrcnce Lessig, James Boyle e Paul Starr, I'aver iniziato a costruire i fondamenti di una nuova teoria dei beni comuni informazionali (p. lj7). Anche questa volta il tema che ha tracciato la discontinuità con il gand récit <Icl cliritto d'autore, è la denurrcia della tragedia di una nuova spolia- ziorre, di nuove enclosures additate da sociologi, economisti e filosofi del diritto quali Rheingold, Moulier Boutang e dallo stesso Boyle che ne trae ispiraz-ione per coniare il nome del vasto ed eterogeneo movimentn sorto in difesa dei commons digirali: il Second Enclosuras Mouetnent. Su questo sfondo, Aigrain osserva come il regime della proprietà irrtellet- tuale sia infine entrato in una fase di avanzata decadenza, della cui gravità è indice proprio l'escahúon repressira delle legislazioni nazionali contro le infrazioni a brevctti e copyrightche tcntano invano di ridare dignità ai miti nobili del creatore d'opera e dell'inventore solitario, denegando il carattere ISDR/I 190 ISDRII 191

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L

GabriellaGiudici Parole chiave Nuoue mclosures,

cotnrnons digiwli,prop r i e tà inte llz nua tr,nuoaa. teoria dzi benicomuni infrrnazionali

I.limowione nassuie

Lìbri Secondo Cause contmune il libro di Philippe Aigrain uscito in Francia nel2001 (Paris, Fayard, 2005, pp.284, € 18), la otragedia in quattro atti, che

vede nascere e fiorire la società dcll'informazione, ha avuto nel 1998 ilproprio punto di svolta, il momento in cui i creatori/utilizzatori di benicomuni e le grandi majors, espressioni di mondi reciprocamente alternativi,sono enrrati in collisione frontale.A partire dallo scontro in atto, secondo Aigrain, si awicina il momentodella scelta tre le nuove forme di cooperazione e sviluppo rrmano che lacondivisione dell'infonnazione rende possibile, e la concenraziorre di po-tere derivante dall'appropriazione e dal controllo dell'informazione.Ed è proprio sui possibili esiti di questo conflitt'r che deciderà forme divita e modello di sviluppo degli anni e venire che Aigrain si focelizza, av-valendosi delle ricerche sull'infbrmazione dei teorici francesi, Reiré Passet e

Jacques Robin, e di quelle intorno a. colnmont e public domain degli statu-nitensi James Boyle, Yochai Benkler e Lawrence Lessig.

lobiettivo dichiarato dall'autore è quello di ripercorrere le tappe della co-suuzione dei beni comuni informazionali e di fornire gli strumenti concet-tuali per la fondazione di una ,,filosofia dzi diritti intellzttuali positiai, cheridcfinisca, a vantaggio del modcllo cooperativo attualmcnte sotto attàcco,l'ordine del discorso della società informazionale.Nella prima parte del libro, Agrain dedica ampio spazio alla descrizionedei quattro atti durante i quali, nel corso di mez.z.o secolo, sono emersi lt'r

scenario e gli strumenci del conflitto tra i due mondi, cooperativo e priva-tistico, coevoludsi nella società informazionale.In relazione ai decisivi cambiamenti intervenuti ad erodere il terreno deicontrnlrts digitali accumulati.si nei decenni precedenti, Aigrain, seguendo

James Boyle (http://law.duke.edu/journels/lcp/articles/lcp66rl\Vinter-Spring2003p33. htm), fi ssa il nomento fondatore del p u ts c h ideologtcn cheli accompagna, in corrispondenza della pubblicazione del famoso articolodi Garrett Hardin, The Ti,agedy of Cornmou, apparso su Science nel 1968(cfr. Aigrain, p. 94).La riflessione sulle recinzioni degli spazi pubblici inaugurata drlle GrandzTiasfonnazione di Karl Polanyi, offre a Boyle e per converso ad Aigrain,l'occesione per aprire una stagione di dibattito sulle nuove enclosures cheoggi colpiscono i comrnons digitali. La similitudine è infatd molto forte.Anche i cornnnns digitali preesistono alla spoliazione e stenno alle formedi vita comunitaria che li ha prodotd come i pascoli comuni alle comuniùrurali inglesi disperse dalle privatizzazioni.IJaggressionc subita da entrambe le f<rrme di bene collcttivo mobilita, inol-tre, la stessa reazione.

Il movimento di difesa dei commons aggrediti inizia, dunque, a prenderecorpo a partire dalla consapevolezzacheleazioni orientate alla salvaguardiadei singoli beni informazionali sono parte di un confronto piùr ampio, teso

a garantire l'accessibilirà e la fruibilità di risorse essenziali.[Jna presa di coscienza associata a quella prodotta dai movimenti ambien-talisd negli anni '60 quando, come osserva Boyle, fu necessario definire leidec portanti di uambientc, e nsalvaguardia della naturau per potcr coaliz-zare gli interessi piuttosto lontari dei <cacciarori di ocheo con quelli deinaturalisti impegnati nel bird watching(Boyle, cit., p. 20).f)efinire i tratti essenziali dei nuovi beni immateriali conoscitivi diventaallora, evidenzia Agrain, una premessa imprescindibile della loro difesa. Inquesto modo, qualdo Rebecca Eisenberg e John Sulston si oppongono allabrevettabilità del genoma, lo fanno inuentandosi il bene comune oggerrodi tale aggressione appropriativa e producendo la definizione del genomacome <patrimonio> o <eredità comuneD dell'umanità. l.o stesso avrebberofatto le comunità agricole spossessate di saperi secolari su piante medicinelie principi attivi vegetali loro noti da generazioni. Così, quando compaio-no i primi obeni conruni aolontari, come il/ìee sofiatare, lc pubblicazioniscientifiche ad accesso libero, lc nuovc formc d'artc basate s:rl remix e lebiblioteche ad accrescimento cooperativo, dovranno essere coniare nuovedefinizir:ni per la ricchezza comune dell'età informazionale, la cui multidi-mensionalità viene definitivamente teorizz-ata da Boyle e Bollier.Dal 1998 212003 si passa dall'isolata denuncia di qualche pioniere, ai dub-bi dei consiglieri dei comn'rissari europei - tra i quali Aigrain stesso - cir-ca l'estensione dei diritti di proprietà intellettuale, fino all'accumulazionedelle prove sui danni e i rischi del trend appropriativo. Da allora si deve so-prattutto ai critici americani Rebecca Eisenbcrg, Yochai Benkler, LawrcnceLessig, James Boyle e Paul Starr, I'aver iniziato a costruire i fondamenti diuna nuova teoria dei beni comuni informazionali (p. lj7).Anche questa volta il tema che ha tracciato la discontinuità con il gandrécit <Icl cliritto d'autore, è la denurrcia della tragedia di una nuova spolia-ziorre, di nuove enclosures additate da sociologi, economisti e filosofi deldiritto quali Rheingold, Moulier Boutang e dallo stesso Boyle che ne traeispiraz-ione per coniare il nome del vasto ed eterogeneo movimentn sorto indifesa dei commons digirali: il Second Enclosuras Mouetnent.Su questo sfondo, Aigrain osserva come il regime della proprietà irrtellet-tuale sia infine entrato in una fase di avanzata decadenza, della cui gravitàè indice proprio l'escahúon repressira delle legislazioni nazionali contro leinfrazioni a brevctti e copyrightche tcntano invano di ridare dignità ai mitinobili del creatore d'opera e dell'inventore solitario, denegando il carattere

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Gabriella Giudici Parole chiave Libri

cumulativo, sociale e progressivo della creazione di cultura (p.203).In risposta a tale deriva, i teorici delle nuove enclosures stendono il testo dei<nuoui diritti intellettuali positiui,, non più legati <a restrizioni e godimentoesclusiuo, ma al diritto difare e di ottenere un rlsultato, al diritto dlseruirsi die di creare, (p.145). Lobiettivo dichiarato è di dichiarare la differenza trai beni comuni e altri modi di appropriazione, considerando le restrizioniproprietarie,cioè i diritti esclusivi, un'eccezione residuale, negoziata attra-verso la legislazione difensiva dei commons, come awiene con il meccani-smo del co?lffi.La via politica ùl'affermazione di tale rivoluzione normariva è improntataad oun approccio pragmatico e progressiuo all'euoluzione drl dirixo materialeche tenga conto di tuxa la diaersità clncrett dclle neazioni intellenuali, rom-

2end'o,con il naftamento indffirenziato proposto dagli ideologi dellz proprietà(p. 149), maresta impigliata in ambiguità irrisolté che risaltano anche gra-zie all'indecisione di fondo tra la terminologia della oscelta, e della "blfor-cazione> e quella della coabitazione e della coesisrenza.Emblematico il passaggio in cui Aigrain interviene nel dibattito in corsosulla natura del P2P - tra novità emergente di un modello socio-econo-mico post-capitalista e nuovo modello di busiruess - per sottolineare i suoieffetti positivi sulla distribuzione commerciale (citando gli studi del2004di Oberholzer e Strumpf: http:www.unc.edu/cigar), -Josr.*"ndo pocodopo come una volta sviluppati pienamente i beni comuni informazionali,la crisi dell'industria nculturale, divenga inevitabile a causa della compe-tizione per la conquista dell'attenzione del pubblico - unico bene scarsoin epoca di abbondanza - rra risorse libere e accessibili e beni protetti (pp.214-215).Il

-nodo sembra sciogliersi grazie all'ipotesi, difesa dall'aurore, che il capi-

talismo possa rinunciare a trasformarsi in una industria del capitale infor-mazionale conoscendo, ciononosrante, <etna naoua età dell'oroi. Ciò spiegala compresenza di dichiarazioni definitive, come quella che ola creazioneinformazionale merita d'essere pensatt come un noouo modn di produzione,irriducibile ai mercati, allz proprietà e ai contratti, (p.34), cón la caure-la relativa al passaggio normativo che negherebbe la natura di merce allacomponente informazionale delle cose.A differenza dei teorici del capitalismo cognitivo, per i quali l'informazio-nalizzazione del sistema economico è a monre, Aigiain non sposa I'idea deldeclino del capitalismo e della fine del meccanismo divalorlzz,n"-rone dellemerci, dicendosi, invece, convinro della crucialità del passaggio prossimoa venire che dovrà auronomizzare I'ecosistema informazionale, Iiberandoconoscenza e tempo umano e costringendo il capitale enrro i ben precisiconfini della materialità.

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