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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua WWW.TESTIMONIDELRISORTO.ORG PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO > > CO.RI.: CONSACRATE DEL RISORTO RITA SOFIA UTZERI UN’OCCASIONE PER DIRE GRAZIE! TERESA DAMIANO (SISSI) 20 MOVIMENTO/CO.RI. 24 CENACOLI > 11 MOVIMENTO DON SABINO È BASILICATA 2016 VITTORIO VIGGIANO Anno 2016: Giubileo della Misericordia Si conclude un anno di Grazia VITA DEL VITA DEL N. 3 2016 INSERTO Dedicato a Cesira

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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua

WWW.TESTIMONIDELRISORTO.ORG

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

>

>

CO.RI.: CONSACRATEDEL RISORTORITA SOFIA UTZERI

UN’OCCASIONEPER DIRE GRAZIE!TERESA DAMIANO (SISSI)

20MOVIMENTO/CO.RI.

24CENACOLI

> 11MOVIMENTO

DON SABINO ÈBASILICATA 2016VITTORIO VIGGIANO

Anno 2016:Giubileo della Misericordia

Si conclude un anno di Grazia

VITA DEL

VITA DEL

N. 32016

INSERTO

Dedicato a Ce

sira

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001

� Direttore responsabile:Massimo Tarantino - [email protected]

� Consiglio di redazione:Agostino Aversa, Concetta Boccia, Paolo Cicchitto,Anna Massa, Silvana Mora, Dina Moscioni, SabinoPalumbieri, Maurizio Parotto, Luis Rosón Galache

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Agostino Aversa, Alessandro Carocci, Paolo Cic-chitto, Francesca Cocomero, Teresa Damiano,Marco Gallo, Dina Moscioni, Sabino Palumbieri,Luis Rosόn Galache, Arturo Sartori, Rita Sofia Utzeri, Vittorio Viggiano

� Segreteria amministrativa:Dina Moscioni - [email protected] Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00136 Roma - Via Matteo Babini, 11

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected] Umbertide, 11 - 00181 Romatel. 06.7827819 - 06.7848123

Finito di stampare: novembre 2016

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

www.testimonidelrisorto.org

Volontari per il Mondo -Onlus00139 Roma, Via Matteo Babini, 11tel. 081 8711297 - fax 081 3944177E-mail: [email protected]

In copertina: “Misericordia per un mondo piùumano” sono parole pronunciate dal Papa nelcorso dell’udienza di mercoledì 9 dicembre2015, all’inizio dell’anno giubilare. A conclu-sione di quest’anno di grazia, e come fruttoprezioso del nostro cammino, torniamo a me-ditare sul perdono, primo passo di accoglienzanel rispetto della dignità di ogni uomo, “il gestopiù grande di cui un essere umano è capace”.

3 In questo numero...a cura della Redazione

4 Finestra della CoordinatriceDina Moscioni

6 Uomini e donnedelle nuove frontiereSabino Palumbieri,Fondatore del Movimento TR

7 Tolleranza, cammino di rispetto e libertàLuis Rosón Galache,Guida spirituale del Movimento TR

9 Il perdono umanoArturo Sartori

11 Don Sabino è Basilicata 2016:Il TR è in festa!Vittorio Viggiano

13 CAMERUN 2016Paolo Cicchitto

17 Giornata mondiale di preghiera per la pace Religioni e culture in dialogoAgostino Aversa

20 CO.RI.: Consacrate del RisortoRita Sofia Utzeri

22 Chi è il diverso?Francesca Cocomero

23 Esperienza da portare nel cuore, comprendere e testimoniareAlessandro Carocci

24 Un’occasione per dire GRAZIE!Teresa Damiano (Sissi)

26 Il dito nei ricordi…Marco Gallo

Notizie di famiglia

27 Libri/NovitàA cura della Redazione

sommarioN. 3 - 2016

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

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INSERTO: Dedicato a Cesira

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� Nel rispetto della dignità del diverso è la terzaparte del tema di fondo “In Gesù Cristo il nuovoUmanesimo”, che ha guidato quest’anno la For-mazione. Don Sabino ci insegna che «la diversitànon è motivo di avversità bensì di ricchezza», eche il rispetto non è indifferenza, ma è l’antica-mera dell’amore. Don Luis, in una sintesi strin-gente, affronta il tema partendo dalla Tolleranzacome preludio alla Giustizia, che è ponte ver-so una vera Fede. E anche i Giovani, nelle loropagine, hanno voluto portare una riflessione sulvalore positivo della diversità.Nel quadro più ampio della Misericordia, la For-mazione offre, invece, una riflessione sul temadel perdono umano, “il gesto più grande di cuil’essere umano è capace”. Le pagine dedicate allaFormazione comprendono anche un ampio re-soconto della Giornata Mondiale di preghieraper la Pace, tenuta a settembre in Assisi. Reli-gioni e culture in dialogo, per essere artigiani dipace, contro ogni forma di violenza.Infine, un’intera vita nella quale è stato semprepresente l’impegno per la formazione cristiana èstata onorata e celebrata con l’assegnazione delPremio Letterario Basilicata a Don Sabino Pa-lumbieri sdb, accolto a Potenza con gioia festosada numerosi tierrini.

� Per i Volontari per il mondoPaolo Cicchitto racconta il suo viag-gio in Camerun, per la prima voltanella parte occidentale del Paese, in visita a una missione che sta na-scendo, e poi di nuovo nella parteorientale, attraverso luoghi in cuisguardi silenziosi attendono un se-gno di aiuto e di speranza.

In questo numero…

3-2016 3Editoriale

a cura della Redazione

� Con la discrezione di sempre, ma con la dolcefermezza di chi ha fatto una scelta di vita con-vinta, le Consacrate del Risorto (CO.RI.), gruppoinnestato nel TR, ci parlano della loro esperienzae del senso del loro impegno, a cominciare dalprimo dei voti con cui si consacrano: la povertàper il Regno.

� Tra le pagine dedicate alla Vita dei Cenacoli,presentiamo una preziosa testimonianza, cheviene dal tempo degli inizi del TR: è un invito atutti a raccogliere ricordi da destinare in partico-lare ai più giovani, ma non solo, perché sono im-magini di momenti che appartengono a tutto ilMovimento in cammino.

� Nel numero precedente avevamo preso l’im-pegno di ricordare Cesira, che ci aveva appenalasciati, quando fosse stato possibile farlo conpiù serenità, per pensare a quello che è stata peril Movimento e per quanti di noi l’hanno cono-sciuta. L’invito aperto a tutti è stato accolto ampia-mente e questo numero comprende un insertodedicato alla “mamma spirituale del TR”, perdirle ancora, dal profondo del cuore, Grazie!

La Coordinatrice Generale del nostro Movimento apre questo numero con un ricordo di MadreTeresa – ora Santa Teresa di Calcutta – che definisce «una bellissima “Donna Pasquale”, testimonedella gioia della Risurrezione, capace di regalare luminosi sorrisi». E per questo abbiamo scelto di “illuminare” il testo con l’immagine, ben nota a tanti di noi, di Madre Teresa che riceve la Via Lucis da Don Sabino, due grandi testimoni della gioia del Risorto.

La nostra preghiera per la pace…

5 settembre scorso Madre Teresa di Calcutta(1910-1997) è stata proclamata Santa da

Papa Francesco.«Oggi – ha detto il Papa nella Messa di canoniz-zazione – consegno questa emblematica figuradi donna e di consacrata a tutto il mondo del vo-lontariato: lei sia il vostro modello di santità!».E poco dopo: «Questa instancabile operatrice dimisericordia ci aiuti a capire sempre più chel’unico nostro criterio di azione è l’amore gratui-to, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e ri-versato verso tutti senza distinzione di lingua,cultura, razza o religione», che porta «speranzaall’umanità sfiduciata (…). La sua missione nelleperiferie delle città e nelle periferie esistenziali – ha aggiunto – permane ai nostri giorni cometestimonianza eloquente della vicinanza di Dioai più poveri tra i poveri».Sono trascorsi poco meno di dieci anni dalla suabeatificazione (5 settembre 2007), quando il li-bro Mother Teresa: Come Be My Light, scritto dalpostulatore per la causa di santificazione, PadreBrian Kolodiejchuk, ha destato scalpore per lapubblicazione delle quaranta lettere che MadreTeresa ha inviato, nell’arco di sessantasei anni,

all’Arcivescovo di Calcutta e a Padre Celeste vanExem, suo consigliere spirituale.Queste lettere documentano la sofferenza dellaMadre fondatrice delle Suore Missionarie dellaCarità per la “notte oscura dell’anima”, la presen-za-assenza di Dio nella sua vita.L’espressione è propria della Mistica cristianagià da Gregorio di Nissa (335-394) e dallo pseudoDionigi (fine del V sec.) che parla di «tenebra lu-minosissima». Le persone che possiedono unaprofonda unione con Dio possono attraversareperiodi d’intensa sofferenza spirituale.Attraverso queste prove, Dio purifica l’anima e laprepara a una unione ancora più completa conLui, nella prospettiva di un’amorevole parteci-pazione alla sofferenza redentrice di Cristo.La “notte oscura” di Madre Teresa ebbe iniziodopo il 10 settembre 1946, il “Giorno dell’Ispira-zione”, che le fece lasciare il convento delle suoredella Beata Vergine Maria di Loreto per fondareil nuovo ordine e vivere tra i poveri di Calcutta edel mondo.Non sentiva più quell’intensa unione con Gesùche aveva sperimentato in precedenza, ma con-tinuava ad abbondonarsi a Lui con cieca fi-

Dina MoscioniCoordinatrice Generale del Movimento

4 La finestra della Coordinatrice3-2016

Madre Teresa di Calcutta:testimoneluminosa di Gioia

Il

ducia, come accadde a Santa Teresa di Lisieux(1873-1897).Teresa di Lisieux trova la Gioia piena quandoscopre la sua vocazione all’Amore totale. Teresadi Calcutta quando può rispondere al grido diGesù: «ho sete!». E per entrambe, dopo questaGioia, spunta la Croce della sofferenza spiritualecome massima espressione dell’entrare nellaPassione di Cristo e condividerla intimamentecon Lui.Questa prova preservò Madre Teresa dalla tenta-zione che le veniva dalla crescente popolarità edall’ammirazione che riscuoteva in tutto il mon-do: tutte queste gratificazioni non potevano toc-care il suo animo, desideroso solo di Dio, e maicompletamente appagato.Nonostante questo o, forse, proprio per questo,Santa Teresa è una bellissima “Donna Pasquale”,testimone della Gioia della Risurrezione, capacedi regalare luminosi sorrisi.«Ricordatevi che la Passione di Cristo sfociasempre nella Gioia della Risurrezione. Perciò,quando sentite nel vostro cuore le sofferenze delCristo, ricordate che deve venire la Risurrezione,che deve sorgere la Gioia della Pasqua. Non per-mettete che nulla vi riempia così tanto di soffe-renza da farvi dimenticare la Gioia di Cristo ri-sorto». Questo scriveva alle consorelle, testimo-niandolo quotidianamente con le sue azioni.E con questo gioioso sorriso la vediamo nella fo-to a noi tierrini tanto cara, con il libricino dellaVia Lucis sotto il braccio, vicino ad un giovane eraggiante don Sabino. La foto fu scattata da Do-nata del Cenacolo di Roma nella casa generaliziadelle Suore Missionarie della Carità a San Grego-rio al Celio, durante uno dei periodici incontriche, negli anni Novanta, don Sabino teneva perla formazione dei laici impegnati insieme alleSuore, a favore delle famiglie povere e dei bam-bini bisognosi.Quando arrivava Madre Teresa il tempo si fer-mava e si dilatava… si respirava “aria di Cielo”,sempre con lo stile semplice e diretto dell’Amorevero.In quegli anni alcuni tierrini di Roma svolge-vano servizio di volontariato con le Suore dellaCarità, anche nelle case di accoglienza “Dono diMaria” in Vaticano e “Dono di Amore” sulla viaNomentana.In quest’ultima Casa, don Sabino per tanti anniha celebrato l’Eucaristia di ringraziamento per

la sua vocazione sacerdotale, l’11 febbraio. Qui,con le donne affette da AIDS, abbiamo celebratola liturgia nella Notte di Natale e la Via Lucis traPasqua e Pentecoste, in questa Casa essenzialeche don Sabino ci ha abituato a considerare la“Basilica più importante”. Coniugare la Parola e l’azione, quel che si pro-fessa con quel che si fa. In questo senso il servi-zio ai poveri, agli altri non può essere un’appen-dice alla nostra fede.Santa Teresa ci indica la strada: riconoscere ilvolto di Gesù in ogni persona morente sulle viepolverose e trafficate di Calcutta, e di ogni luogodi emarginazione e di sofferenza nel mondo in-tero, per fare Pasqua ogni giorno”.

3-2016 5La finestra della Coordinatrice

Don Sabino celebra l’anniversario della sua ordinazione con le ammalate di ADS

La Via Lucis celebrata nella casa Dono d’Amore

6 In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo. Nel rispetto della dignità del diverso

utti i nostri discorsi partono da Gesùcome umanesimo incarnato. Questovale per i credenti anzitutto, e poi pure

per i non credenti. Che, se sono onesti, cometantissimi ieri e oggi (pensiamo soltanto a BenedettoCroce), che restano conquistati dalla persona di Cri-sto da cui non si può prescindere nella storia. È Luiche fonda i quattro cardini di una civiltà che intendaessere a misura di uomo: il concetto di persona,quello di relazione, e gli altri due di libertà inviolabilee di solidarietà indiscutibile. Ciò premesso, noi con-sideriamo in Lui un rispetto sacro per ogni scelta.Il re-spectus, come l’etimologia ci esprime, è guar-dare all’altro come adspectus – come volto da rico-noscere. Non posso manipolarlo. Si impone di persé, osserva E. Levinas.Il rispetto, quindi, non è indifferenza, ma è l’antica-mera, per dir così, dell’amore.L’altro, in questo quadro, ha una propria dignità sa-cra. Dignità è valorialità suprema, mai manipolabi-le, per nessun motivo. Talvolta verniciato di bene perconseguirne uno più alto.Nel mondo politico, diplomatico c’è questa tenden-za macchiavellica. E non è difficile decodificarla,smascherarla. Ci sono certi aspetti intangibili che at-tengono a tale valorialità suprema della persona.Ora ognuno è diverso dall’altro. Anche i gemelliomozigoti – ad osservarli bene – presentano un quiddi diverso. Oltre che fanno scelte diverse, hanno gu-

sti diversi e non solo relativi al corpo ma anche allospirito, all’estetica, alla scelta religiosa e così via.Il Signore ha tale rispetto per l’uomo che ha creatocol sommo dono della libertà, che preferisce far per-dere chi, a mente lucida, lo rinnega e lo rifiuta – sepure fosse possibile questo: spesso si è condizionatida esperienze pregresse.Gesù quando scelse i suoi apostoli prese persone didiversa estrazione sociale: pescatori come SimonPietro, ma anche Matteo o Levi esattore di imposte,categoria questa considerata di pubblici peccatoriper il comportamento che avevano e finanche GiudaIscariota, il futuro traditore, attaccato al denaro eprobabilmente dedito anche a un’altra attività eco-nomica.La scelta della diversità è per Gesù rispetto del mi-stero di ogni uomo che è diverso dall’altro. E convie-ne ripetere: il rispetto è l’anticamera dell’amore, dicui il Signore Gesù è la fonte.Nella nostra vita quotidiana incontriamo i diversi dicolore, di nazionalità, di reattività, di tipo di relazioninon sempre secondo le nostre attese. E comunquesia ogni persona resta diversa. Non di rado ancor oggi si sente dire: questo tale è di colore, che ha ache fare con noi? È l’eco del farneticante regime delFuhrer di infausta memoria. La diversità non è mo-tivo di avversità bensì di ricchezza. Tanto in naturaquanto sul piano della Grazia.Gesù, umanesimo supremo incarnato nella storia evivo e presente ancor oggi per noi, ci aiuti con il suoSanto Spirito a vincere tutte quelle resistenze che,per temperamento o cultura, ci portiamo dentro.Così potremo diventare uomini e donne senza bar-riere, uomini e donne delle nuove frontiere. E il do-mani sarà più aperto. E pertanto più umano.

3-2016

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

T

UOMINI E DONNEDELLE NUOVE FRONTIEREIl rispetto non è indifferenza, ma è l’anticamera dell’amore

oglio fare una riflessionesulla dialettica della tolle-ranza, della giustizia e del-

la fede. E la voglio fare in forma diuna semplice sinfonia incomple-ta, in tre movimenti, utilizzandol’equivalente musicale: la tolle-ranza come ouverture, preludioverso la giustizia, e la giustizia come un avvio impetuoso versouna fede vera, e facendo culmi -nare armonicamente questi tremovimenti nel finale dell’amore,della speranza e della pace.

1. La tolleranza

Che la tolleranza non sia, in séstessa, stazione terminale, mapunto di partenza, ouverture diuna sinfonia esistenziale, puòsconcertare coloro che mettonoin essa la chiave per un domanipiù vivibile.La svolta verso una tolleranza piùampia e profonda riceve impulsodalle cattedre di teologia di Sa -lamanca e Coimbra a opera deimigliori maestri del secolo XVI,davanti alle molteplici realtà del-le popolazioni indigene del Nuo-vo Mondo. Un passo decisivo lofecero i filosofi dei secoli XVII eXVIII, con John Locke, nelle sueLetters concerning Toleration (1689e 1692), oppure in Kant, nelle sueLezioni di Etica.Ha incominciato a prendere for-ma giuridica nelle “dichiarazionidei diritti” della seconda metà del

secolo XVIII: quella del Buon Po-polo di Virginia (1776) e quelladella Rivoluzione Francese (1789),e dopo le costituzioni democrati-che dei secoli XIX e XX.Ma fermiamoci al contrappuntostorico delle intolleranze sorte al-la fine del secolo XX e l’inizio delXXI. Le cause possiamo vederlenell’egocentrismo, nell’esaltazio-ne della propria dignità, malinte-sa, e nel disprezzo della dignitàdelle altre persone. E poi, negliintegralismi e nei fondamentali-smi, nell’appropriazione in esclu-siva della verità…Tutte queste intolleranze sono ra-dicalmente distruttive e molte diesse generano violenze di ogni indole, che seminano spargimen-to di sangue e sono portatrici dimorte. Il postulato di base devesopportare le discrepanze o le in-comprensioni degli altri, se le lorointolleranze colpiscono soltantola nostra persona; ma opporsi confermezza agli intolleranti che vio-lano i diritti degli altri, a quelli chetollerano le ingiustizie che preval-gono in molte parti del mondo.

2. La giustizia

La considerazione appena fatta ciporta al secondo movimentodellasinfonia incompleta che ci inter-pella: quello della giustizia.Senza soffermarci ad analizzarequi ciò che significa questa paro-la, è urgente insistere sul suo sen-

so più fondamentale, intuito daifilosofi e pensatori greci e romanie che, lungo la filosofia del dirittodel Medio Evo e dell’Età Contem-poranea, è arrivata fino a noi. La giustizia è, sostanzialmente,uguaglianza: uguaglianza for -male davanti alla Legge e ancheuguaglianza materiale di oppor-tunità, proclamata dalla Dichia-razione Universale delle NazioniUnite nel 1948.Riuscire a rendere effettivo quel-l’insieme di diritti, cioè dare pie-na vigenza alla Giustizia nelle re-lazioni interpersonali e collettive,esige, per giungere a buon fine,un’immensa tolleranza, ma an-che la promulgazione di normegiuridiche imperative per tutti icittadini.

3. La fede

Perché il terzo movimento dellasinfonia: la fede e ciò che impli-ca in una società secolarizzata?

3-2016 7In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo. Nel rispetto della dignità del diverso

«La tua verità? No, la Verità,e vieni a cercarla con me.

La tua, tienitela».(A. Machado y Ruiz)

Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

TOLLERANZA,CAMMINO DI RISPETTO E LIBERTÀ

V

8 In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo. Nel rispetto della dignità del diverso3-2016

Semplicemente perché la fedeaggiunge un ricchissimo impulsoalla tolleranza e alla giustizia, sequesta fede è vissuta in pienezza.Le parole e le azioni di Gesù in molti momenti del raccontoevangelico sono impregnate ditolleranza:

• nel Sermone della Montagna;• quando richiede una giustizianuova;

• quando esorta alla bontà conl’avversario, al perdono e allariconciliazione;

• quando proclama come regolad’oro: «fate a tutti gli uominiquanto vogliamo che loro fac-ciano a noi, perché questa è laLegge e i Profeti».

4. Il complemento

Perché abbiamo qualificato que-sta “dinamica” come incompletae abbiamo suggerito la necessitàspirituale di un finale?Questa sinfonia richiede il com-plemento dell’amore:

• Solo amando molto si raggiun-ge la tolleranza.

• Solo amando molto si assumo-no i sacrifici che richiede l’in-staurazione della giustizia nelmondo.

• Solo amando molto la fede di-venta più vera, e di una veritàcondivisa, di una verità ama -bile e amata e che, a sua volta,muove alla giustizia, alla soli-darietà e alla pace.

5. Conclusione: tollerare è amare

Credo che gli elementi espostinell’esperienza cristiana di Diosiano sufficienti per mostrare duecose fondamentali:

1. È una grande incoerenza pre-tendere di giustificare l’intol-leranza a partire dal Vangelo.Anzi, determinati aspetti es-senziali di questa esperienzadi Dio intaccano alla radice ipunti di contatto che si posso-no trovare tra l’esperienza diDio e l’intolleranza.

2. Dall’esperienza cristiana diDio deriva un atteggiamentomolto più profondo e positivodi quanto non siano la sempli-ce tolleranza o il rispetto deicomportamenti che non coin-cidono con le nostre convin-zioni.

Si tratta di una tolleranza mossadall’amore e dal rispetto della di-gnità dell’altro, alla quale mi sen-to chiamato perché è figlio di Dio

e mio fratello; una tolleranza cherimane stravolta dal perdono edal fermo desiderio di percepi-re nella posizione dell’altro unaspetto che può fare avanzaretutti e due verso una verità piùpiena. Non è, dunque, una tolle-ranza motivata dall’indifferenzae dallo scetticismo.Diceva José Ortega y Gasset che«chi vuole trasmetterci una veritànon deve dirla, ma manifestarlacon i suoi atti».Nel parlare di tolleranza, è impre-scindibile riferirsi al rispetto, al-l’accettazione, alla flessibilità…Rispetto è lasciare che ognuno siase stesso. Accettare il valore della tolleranzaè decidersi per il contrario del fa-natismo, dell’inflessibilità, del-l’autoritarismo rigido…Dalla prospettiva del Vangelo, latolleranza non ha nulla a che ve-dere con l’abbandono (cedimen-to), l’indifferenza, la debolezza…Non siamo tolleranti con le per-sone perché non ci importa ciòche sono, che fanno o che espri-mono; siamo tolleranti perché,come afferma l’apostolo Paolo,l’amore cristiano «spera senza li-miti, crede senza limiti, perdonasenza limiti. È un amore che nonfinisce mai» (1 Cor 13, 4-7).

tema della misericor-dia mi ha indotto al-

l’approfondimento del per-dono umano, così tanto ba-nalizzato e violato nel suosignificato più profondo daun’allucinante spettacola-rizzazione in quanto og-getto di una morbosa curio-sità nient’affatto rispetto-sa delle persone e dei sen -timenti, dal momento chenell’immediatezza dell’evento – anche violento,se non addirittura delittuoso – frotte di giornali-sti si accalcano per porre domande circa la pos-sibilità del perdono, spesso inducendo così a su-perficiali dichiarazioni verbali che prescindonoda quel profondo processo interiore personale,lento, faticoso e difficile, capace talvolta di du-rare un’intera vita, diffusamente riconosciuto inqueste sue connotazioni dalla visione cristianalaica e dalla psicologia più avveduta in materia,tra le quali ancora una volta ho trovato colli-manti punti di incontro.La faticosità e il travaglio interiore risultano in-fatti ben evidenziate da entrambe: Carlo MariaMartini – «il perdono umano non può essere og-getto di comando moralistico; non è riconduci-bile a una inclinazione umana…»(1); Enzo Bian-chi – «il perdono è il gesto più grande di cui unessere umano è capace, è l’ultima tappa del cam-mino di umanizzazione di ogni persona…»(2);«…è il riconoscimento che la persona è piùgrande del male che ha compiuto; è un atteggia-mento costruttivo»(3); Giovanni Nervo – «neppureil Signore ci può chiedere di annullare la natura,la sensibilità, le difese istintive»; Luciano San-drin – «il perdono è un processo psicologico com-

plesso che richiede tempo, anche se il passare deltempo non è di per sé sufficiente perché il per-dono avvenga, ha bisogno di una elaborazioneche interessa tutta la persona (pensieri, senti-menti e comportamenti)»(4).Personalmente credo che, prendendo spunto da forti e significative testimonianze personali,possano individuarsi alcuni principi fondamen-tali:

� il risentimento, la rabbia, il rancore e l’odiohanno una forte incidenza condizionante etrasformante sulla vita della persona offesa(«ti portano a sbandare continuamente e cosìfacendo permetti agli altri di decidere dellatua vita», Mario Calabresi), anche se «l’impor-tanza data all’offesa e il relativo impatto psi-cologico è in gran parte soggettiva, non dipen-dente solo dalla grandezza dell’offesa ma dalsignificato che essa ha per chi la vive e dal tipodi rapporto e di aspettative che lega l’offesoall’offensore» (L. Sandrin, cit.);

«Il perdono è il gesto più grande di cui un essere umano è capace, è l’ultima tappa del cammino di umanizzazione di ogni persona…»

3-2016 9Formazione/Riflessioni

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

(1)Mario Garzonio, Cardinale a Milano in un mondo che cambia.(2)Enzo Bianchi,Dono e perdono.(3)Chiara Caroli, Intervista a Enzo Bianchi.(4) Luciano Sandrin, Perdono e riconciliazione.

Il

� il perdono rispetto a quello che è successopassa solamente attraverso la verità («la ve-rità totale, insieme alla chiarezza, è la condi-zione irrinunciabile per il perdono, perché èl’unica modalità capace di dare un senso dipace e di serenità», Giovanni Ricci);

� il perdono implica che «si ragioni in terminidi responsabilità di fronte a ciò che è acca-duto» (Benedetta Tobagi);

� il perdono va visto all’interno di una rela-zione, pregressa – e quindi da recuperare(«una persona con cui ho un rapporto di ami-cizia o di affetto mi fa un torto e io decido che,in nome di quello che c’è tra me e questa per-sona, passo sopra a quel torto e riprendo que-sta relazione», Silvia Giralucci), ovvero co-munque da stabilire in qualche modo exnovo: non può che tradursi nel fondamento dirapporti più limpidi e profondi.

moria: la colpa va ricordata, non dimenticata nécancellata» (C. Caroli, cit.).Sotto il profilo più prettamente psicologico,Sandrin afferma che il perdono è il risultato diun processo, che comporta un cambio di atteg-giamento affettivo e cognitivo riguardo all’of-fensore e procura un indebolimento della moti-vazione a mantenere il distacco da questi; e,partendo dall’importante considerazione chegran parte della sofferenza e amarezza che nederivano è procurata soggettivamente dal tipodi rapporto e di aspettative che lega l’offeso al-l’offensore e dalla scarsa considerazione mani-festata nei suoi confronti da chi l’ha perpetrata,implica anche il pieno riconoscimento che si èmeritevoli di un trattamento migliore e offreall’altro l’opportunità perché questo avvenga:«ed è così che il perdono aiuta l’individuo a libe-rarsi da una situazione particolarmente stres-sante, a consolidare stati mentali e comporta-

mentali più adattivi alle situazioni, amigliorare le relazioni in cui la personaè coinvolta».Lasciando da parte altri interessantiaspetti meritevoli di approfondimen -to – quali il perdonare sé stessi e i rap-porti tra il perdono e la riconciliazio -ne – cristianamente ritengo che quan-to sopra detto trovi idonea sintesi inAnselm Grun:“Un fratello o una sorella ci hanno re-cato offesa oppure noi ci siamo arrab-biati con loro: riusciremo a pregaresolo quando dimenticheremo le offesee l’irritazione. La sensazione di rabbiae di dolore affiorerà in noi non appenainiziamo a pregare. Rimuoverla nongioverà. Quanto è cacciato, infatti, ri-

tornerà proprio nel momento della preghiera.Non dobbiamo rimuovere bensì prendere inconsiderazione i sentimenti e offrirli a Dio. Dicoal Signore che questa o quell’altra persona miha ferito profondamente, che ciò mi fa moltomale e che non riesco a liberarmi da questa sensazione. Non rimprovero niente all’altro enemmeno mi colpevolizzo perché non riesco adimenticare. Ma nell’offrire a Dio l’offesa me ne distanzio. La prendo in considerazione e la metto nelle mani di Dio: ciò mi libera daessa…”.

10 Formazione/Riflessioni3-2016

Inoltre perdonare non significa non sentire di-sagio, sofferenza, fastidio, ribellione per le offesericevute, soprattutto quando sono infondate,gratuite, ingiuste: le offese hanno infatti comeelementi comuni «l’essere percepite come atti in-giusti, l’essere giudicate azioni intenzionali e vo-lontarie da parte di chi avrebbe potuto compor-tarsi diversamente, il provocare in chi le subisceuna persistente sofferenza” (L. Sandrin, cit.). An-cora, non è dimenticare, perdere la memoria delmale ricevuto come se nulla fosse avvenuto per-ché «l’idea di perdono non esclude quella di me-

11Vita del Movimento /Premio Basilicata 2016

Premio Basilicata, alla sua45a edizione, non ha riserva-

to sorprese per la scelta del pre-miando per la Sezione LetteraturaSpirituale e Poesia Religiosa: ilProf. Palumbieri, infatti, ne avevatutti i titoli sia per la sua operaomnia che per la sua preziosa pre-senza nella vita sociale italiana edella Chiesa degli ultimi cinquan-t’anni, tutto teso nello scavare perscovare… il mistero dell’uomo.Ecco perché il Professore, per noisoltanto don Sabino, andava por-tato sul palcoscenico almeno perun giorno, com’è avvenuto nellafelice serata del 23 ottobre scorsoa Potenza, in occasione della con-segna del Premio che, fondato dalCircolo Culturale intitolato a Sil-vio Spaventa Filippi (famoso perIl Corriere dei piccoli e lucano [an-ch’egli] perché nato ad Avigliano,Potenza), ogni anno onora perso-nalità della cultura, storiografiaed economia.Ora lo posso svelare: il mio sognofinalmente si è avverato! Annodopo anno, la proposta coraggio-sa, che non necessita di spinte ar-tificiose, e l’attesa paziente hannodato l’esito sperato: don Sabino èPREMIO BASILICATA 2016! Come

dire… il corpo è de-bole, ma la mente elo spirito sono lumi-nosi. Ho sentito, almomento, soltantoechi di pieno con-senso alla scelta e

credo che così sarà anche quan-do si scriverà del Basilicata e se ne commenteranno gli esiti. Perquanto ci riguarda, tanta gioia e commozione, perché l’avveni-mento è giunto come per risolle-varci da un clima carico di preoc-cupazioni e incertezze; sentimen-ti che hanno riaccomunato tutticoloro che, a vario titolo, conosce-vano don Sabino e ne hanno ap-prezzato, nel tempo, doti, virtù ecarismi. Aver visto tierrini di ognietà, nuovi e vecchi partecipare alla grande “festa”, intorno al nostro fondatore e nella folla deipresenti, è stato bello: un’ovazio-ne da stadio!Ora, come conviene, una consi-derazione più meditata va fatta: leoccasioni non vanno sprecateperché possono essere preziose;questa, ancora per i meriti di donSabino, potrebbe valere molto,nel piccolo e nel grande; ognuno,per come può, in considerazionedelle capacità e dei propri cari-smi, deve saperla utilizzare percrescere in testimonianza e far sìche il Movimento ogni giorno dipiù possa continuare a essere,nella Chiesa santa di Dio, unafonte di acqua pura illuminata

dalla luce salvi-fica del Cristo Risorto. L’uomo èun mistero sì, solo Dio lo sa; ma,dobbiamo continuare a scavareper scovare… tutto il bello e ilbuono che c’è.Don Sabino, il Premio Basilicata2016 e primo lucano nella vita delPremio, questo ce lo ha sempreinsegnato e oggi ce lo ripete. E in questo incitamento ora, piùdi prima, è in buona compagnia,essendo accanto a Ratzinger (dacardinale), Turoldo, Ravasi, Ka-sper, Bianchi, Luzi… e altri, già in-signiti di questo prestigioso rico-noscimento e sagaci suggeritori,anche loro, della vita buona incar-dinata nell’amore misericordiosodi Dio. Coraggio allora.

3-2016

DON SABINO ÈBASILICATA 2016:

il TR è in festa!Vittorio ViggianoCenacolo di Potenza

Il

La Giuria della XLVedizione del PremioLetterario Basilicataper le Sezioni di Nar-rativa e di Letteraturaspirituale e Poesia re-ligiosa, ha assegnato

all’unanimità il “Basilicata 2016”,per l’Opera omnia, a don Sabino Pa-lumbieri, docente emerito di Antro-pologia filosofica presso la Facoltà diFilosofia dell’Università PontificiaSalesiana in Roma. Lo ha reso pub-blico il Presidente del Premio Basili-cata prof. Santino Bonsera, ieri 1o

ottobre 2016.

La Cerimonia di Premiazione si èsvolta domenica 23 ottobre nell’Au-ditorium del Conservatorio di Musi-ca Gesualdo da Venosa di Potenza,alla presenza del Rettor Maggioredell’UPS di Roma, Prof. Mauro Man-tovani, del Decano del dipartimentodi Filosofia, Prof. Luis Rosón e di nu-merose autorità.Il prof. Palumbieri è originario di La-vello (Potenza). Il prestigioso rico -noscimento annovera nel suo Albod’Oro personalità quali Joseph Rat-zinger (cardinale), David Maria Tu-roldo, Gianfranco Ravasi, Walter Ka-sper, Alonso Schökel, Elio Toaff, Ma-rio Luzi, Paolo Ricca, Jean-Robert Ar-mogathe, Enzo Bianchi, Rémi Bra-gue e Cettina Militello.

IL TESTO CON LE MOTIVAZIONI FORNITO DALLA GIURIA

«Sabino Palumbieri, ricco delle virtù che caratterizzano la gente della sua no-bile terra, la Lucania, coniuga nella sua ricerca e nella sua opera la multidimen-sionalità del suo profilo umano ed esistenziale. La sua attività infaticabile di salesiano sacerdote e di filosofo ispirato alla tradizione del pensiero cristiano,in particolare dell’ontofenomenologia di stampo steiniano, lo ha guidato aun’esplorazione costante da oltre cinquant’anni, del mistero dell’essere umano.L’attenzione che egli da antropologo ha riservato alle profondità abissali dellapersona, delineandone il profilo di grandezza e di limite paradossale, ha favo-rito un’ingente produzione saggistica, il cui valore scientifico ha conseguito econsegue tuttora, vaste risonanze in campo nazionale e internazionale.La premura per l’uomo ha altresì segnato il percorso teologico, pastorale e ar-tistico dell’Autore, attraverso una vasta pubblicazione di opere di ispirazionepastorale e religiosa, che evidenzia il continuum della riflessione teoretica co-niugata con la intensità della dynamis della religiosità pasquale, che avvita co-me un filo rosso la sua intera esistenza. L’essere umano scavato a partire daidati dei vissuti, si rivela in tutta la sua drammaticità dialettica, nella sua fame dipienezza e nelle sue cadute di miseria. La meditazione costante sull’eventostorico della Resurrezione di Cristo, che si fa, come annuncia il prof. Palumbieriin uno dei suo scritti più emblematici, la ‘leva della storia’, pone dunque al cen-tro del taglio ermeneutico della sua produzione la speranza e il fondamento disenso per il cammino dell’ Homo viator.Lo stile straordinariamente agile, capace di ritmi inusitati nella letteratura reli-giosa, impastato della tradizione antica, ma anche segnato da una velocità pa-ratattica che predilige il periodo breve, la potenza evocativa di una parola cheè sempre cesellata dall’autore con la cura che si deve a chi del logos non famai un pour parler, ma una vera e propria diaconia della comunicazione, fannodi Sabino Palumbieri uno dei casi più interessanti di pluriforme linguaggio e diregistro variegato del panorama italiano contemporaneo. (…)La lirica di ispirazione religiosa appare invece connotata da uno stile più icasti-co, allusivo, che predilige l’endecasillabo e il settenario e che si irradia di slancimistici che sanno tessere la meraviglia dinnanzi alla gratuità costante dell’amo-re divino, con il progetto dell’essere umano. Il mondo tematico di Palumbieri sisnoda nel doppio filo della spiritualità pasquale, alimentata dalla speranza fon-data di marceliana memoria e dall’esperienza dell’amore agapico di tradizioneagostiniana e mounieriana, che continuano – ad onta del mysterium iniquitatis,che pesa tragicamente nelle sfide della storia – a colmare di senso e di rilanciol’orizzonte direzionale dello Homo viator, pellegrino dell’Assoluto e sentinelladel futuro, alla luce del Risorto».

Don Sabino, accompagnato da Alberto Pellè (Cenacolo di Roma) e da una folla festante si avvia a ritirare il Premio

12 Vita del Movimento /Premio Basilicata 20163-2016

Don Sabino con il Rettore dell’UPS di Roma, Prof. Mauro Mantovani, e il decano del dipartimento di Filosofia, Prof. Luis Rosón

CAMERUN 2016mio abituale viaggio estivo in Camerun èun punto di arrivo e un punto di partenza.

Vado infatti a controllare i risultati raggiunti deiprogetti avviati negli anni precedenti e a con-cordare progetti nuovi da realizzare negli anniche seguono.Questa estate, dopo sedici anni, per la primavolta sono andato nell’area anglofona, nellaparte occidentale del Paese.All’arrivo a Yaoundé è venuta a prendermi al-l’aeroporto suor Immacolata e il giorno doposiamo partiti per Kikaïkelaki, lì dove sta nascen-do una nuova missione delle suore della Con-gregazione di San Michele Arcangelo.Kikaïkelaki è un quartiere di Kumbo, una città a nord-ovest del Camerun, a duemila metri dialtezza. Dopo tanti anni ho conosciuto, così,un’area completamente diversa dalla Regione

dell’Est: diverso il paesaggio, diverso il clima, di-versa la gente, diversa la lingua.Lì la gente è molto dinamica, concreta e perquesto bisogna ringraziare l’Inghilterra, che ha

3-2016 13Volontari per il mondo

Ragazza al mercato lungo la strada per Yaoundè

Suor Immacolata e Suor Lucina a Kikaïkelaki - Scuola Media

Paolo Cicchitto,Presidente Associazione “Volontari per il mondo” - ONLUS

CAMERUN 2016

Il

saputo dare un valido contributo culturale agliabitanti del posto.Il viaggio di andata è stato diviso in due giorni epoi finalmente a casa delle suore. Ad attendercic’era suor Lucina (pr. Lusina), una giovane suo-ra polacca alla quale subito ho dato un sopran-nome: Petit Lumière (Piccola Luce). È un nomeche le calza a pennello, perché suor Lucina è co-me la luce di una lampada a olio che illuminal’ambiente che la circonda, con una fiammellache trasmette subito un senso di pace.Lucina è come calamita per i giovani del quar-tiere che la cercano continuamente e lei non de-ve fare alcuno sforzo, perché questa forza attrat-tiva le viene dall’autenticità della sua vocazionee dalla preghiera costante che la caratterizzano.Il giorno dopo abbiamo fatto un giro per la mis-sione e abbiamo concordato alcune azioni dellanostra associazione a favore del quartiere di Ki-kaïkelaki. Abbiamo incontrato anche i frati Cap-puccini ai quali abbiamo proposto la direzionedella Scuola Tecnica “Van Heygen” che voglia-mo completare a Garoua Boulai.Il ritorno a Yaoundé è durato un giorno intero, è stato terribile: di 14 ore e 30’, tanto è durato ilviaggio, ben 12 ore le abbiamo vissute seduti nelfuoristrada!Di nuovo nella capitale, è iniziato il viaggionell’Est del Camerun.La prima sosta l’ho fatta ad Abong Mbang perdiscutere i particolari per l’avvio del progettoper la costruzione di un piccolo ospedale, unprogetto molto ambizioso, che ci vedrà impe-gnati per i prossimi cinque anni.A Dimako ho potuto vedere l’avanzamento deilavori per la costruzione della “Ecole Primaire del’Enfant Jesus”. È un progetto che è stato possi-bile realizzare grazie al contributo del 5×1000destinato alla nostra associazione e al sostan-zioso contributo ricevuto dalla CEI.Fra pochi mesi la scuola dovrebbe aprire le por-te ai bambini di Dimako. Non vi dico la gioiadelle Sœurs Carmelite de l’Enfant Jesus che daanni sognavano questa realizzazione: la scuolaattuale è troppo piccola e molto malridotta.Un altro sogno si è realizzato quest’estate perpadre Mirek Miroslaw e suor Gabriella, perchéfinalmente hanno potuto installare un impiantofotovoltaico rispettivamente a Doumaintang ea Djouth, due villaggi dove è forte il disagio per

14 Volontari per il mondo3-2016

Un aula a Kikaïkelaki - Scuola Media

Sul fuoristrada, di ritorno verso Yaoundé

Accoglienza calorosa a Doumaintang

Scuola primaria del Bambino Gesù a Dimako

la mancanza dell’elettricità. Ero consapevoledell’importanza di questo dono della nostra as-sociazione, ma ne ho avuto la vera misura dalcalore con cui sono stato accolto dagli abitantidi Doumaintang, quando sono arrivato al villag-gio: mi hanno donato una composizione di fiorie un breve discorso affidato a una ragazza. Pa-dre Mirek mi ha mostrato con gioia il frigorife-ro e lo scaldabagno funzionanti, e due fari chedanno tanta sicurezza alla gente del villaggio,perché durante la notte illuminano un tratto distrada dove, anche di notte, passano continua-mente i camion. Suor Gabriella, invece, nonavendo potuto io andare a Djouth, è venuta asalutarmi a Yaoundé il giorno della partenzaverso casa. Il suo è stato un abbraccio stritolan-te. Sono piccole cose che ti fanno capire quantoè importante, per i missionari che dedicanoun’intera vita ai poveri, sapere che possonocontare su tante persone che qui in Italia sonoloro vicine.Tornato in Italia, dopo pochi giorni mi è giuntala notizia che suor Immacolata aveva perso lavista all’improvviso, così la stavano riaccompa-gnando in Polonia. Sono riuscito a parlare con

3-2016 15Volontari per il mondo

Pannelli solari a Doumaintang

Padre Mirek con il frigorifero finalmente in funzione

Fari illuminano la strada a Doumaintang Suor Fabiana

lei che stava ancora all’aeroporto di Yaoundé, lasua vitalità e la gioiosità esuberante che la carat-terizzano, non erano affatto intaccate e, dopopochi giorni, in ospedale, aveva già ripreso aprogettare il futuro nella nuova missione di Ki-kaïkelaki.I grandi progetti sono sicuramente importantiper la collettività, ma quando riesco a fare “pic-cole” cose che mi permettono di aiutare le per-sone che il Signore mette sul mio cammino,provo una gioia immensa, così come per EricNwaha, un ragazzino di 13 anni, che ho incon-trato all’arrivo, nella casa delle suore Domeni-cane della Beata Imelda: due piedi deformi,l’impossibilità a muoversi senza l’aiuto di altri,un volto sorridente malgrado tutto.Ho capito subito che i soldi ricevuti da una miaamica di Petrella Tifernina, il mio paese natio,dovevano servire ad aiutare Eric. Proprio ieri horicevuto le sue radiografie perché voglio consul-tare dei medici italiani. L’assistenza sanitaria inCamerun non è gratuita come in Italia, quindisarà necessario pagare gli interventi richiesti perEric e i soldi della mia amica non sono sufficien-ti ma, come sempre succede, il Signore sapràmuovere i cuori e ci saranno altri benefattori,

che si renderanno disponibili a contribuire allespese necessarie. Vista la deformità dei piedi diEric, non mi aspetto miracoli, ma spero gli sipossa dare la possibilità di una vita autonoma.L’estate prossima sarà una gioia, per me, mo-strare le foto di Eric del prima e del dopo.

16 Volontari per il mondo3-2016

Eric

Gaelle, borsista universitaria, con la mamma e il nipotino

17Formazione/Ecumenismo 3-2016

diocesi di Assisi, le Famiglie Francescane ela Comunità di Sant’Egidio hanno organiz-

zato una tre giorni di preghiera e dialogo per la Pacea trent’anni dallo storico evento del 27 ottobre1986, in piena guerra fredda, voluto da GiovanniPaolo II: costruire la Pace sulla forza della preghiera,con 500 leader religiosi provenienti da tutto il mon-do. Una spinta ai rapporti ecumenici e interreligiosi che fiorirono.Un “G8” delle religioni: cristianesimo, ebraismo,islam, buddismo, giainismo, induismo, shintoismo,sikhismo, zoroastrismo: 12.000 partecipanti, 1.500volontari, 29 Panel, 19 luoghi per gli incontri e lepreghiere, 7 megaschermi disseminati per la città.Tra i partecipanti personalità, professionisti, poli-tici, gente comune, profughi, sopravvissuti alla sho-ah, l’arcivescovo di Canterbury e primate dellachiesa d’Inghilterra Justin Welby, il patriarca siro-

ortodosso di Antiochia Efrem II, sei premi Nobel eil mondo della cultura.In tutte le case delle suore di Madre Teresa, le Missionarie della Carità, nelle cappelle, vicino alcrocifisso campeggia la scritta: “I thirst” (Salmi 42,1-2; 63,1; 143,6).Il presidente della Comunità di S. Egidio, alla ceri-monia finale del 20 settembre nella Piazza Inferio-re, ha sottolineato che lavoce di Assisi dell’86 oggiè più forte e il suo spiritosi è diffuso dando più co-raggio a tanti.

GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA PACERELIGIONI E CULTURE IN DIALOGO (18-20 settembre 2016)

Agostino AversaCenacolo della Penisola Sorrentina

sopra: Assisi Basilica San Francescodi lato: Il Presidente della Comunità

di Sant’Egidio, Impagliazzo, e Mons. Sorrentino

sotto: Gruppo di partecipanti

La

Di fronte a Gesù Crocifisso risuonano le sue parole: «Ho sete» (Gv 19,28) - Sete di Pace

Ha preso la parola la prof. Tamara Mikalli, armenadi Aleppo, insegnava inglese prima che la guerra leportasse via tutto. È giunta in Italia attraverso “i cor-ridoi umanitari”, progetto realizzato da S. Egidio edalle Chiese protestanti italiane, “i suoi angeli”. Par-lando ad Assisi: «Aleppo, mi si stringe il cuore, la terrain cui sono nata, cresciuta, sposata». I cristiani e i mu-sulmani condividevano tutto. Poi i pesanti bombar-damenti, le distruzioni, la fuga. La pace l’ha trovatain Italia, parla un italiano perfetto, appreso in pocotempo, essendo giunta in Italia nel maggio 2016.

Bartolomeo I ha ricordato chenon ci può essere pace senzarispetto reciproco, senza giu-stizia, senza collaborazione,senza dialogo. Giustizia è unarinnovata economia mondia-le attenta ai poveri, alla salva-guardia del creato, alla solida-rietà che non è assistenza maè sentire il bisogno dell’altro.

Il Rabbino Capo di Savyon, inIsraele, David Brodman, testi-mone della Shoah, deportatoa 7 anni nei campi di concen-

tramento, ha visto in papa Francesco un chiaroesempio di umiltà e di santità per il nostro tempo,come S. Francesco fu per il suo tempo. Lo spirito diAssisi è la risposta alla Shoah e alle guerre. È possi-bile vivere da amici in pace, benché differenti.

18 Formazione/Ecumenismo3-2016

Il venerabile Morikawa Tendaizasu, 257° Patriarca del buddismo Tendai ha detto che la storia ci hamostrato che la pace conseguita con la forza saràrovesciata con la forza. La preghiera e il dialogo sono la via più breve per la pace.

Tamara Mikalli, cristiana, profuga da Aleppo

Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli

David Brodman, Rabbino Capo di Savyon, in Israele

Venerabile Morikawa Tendaizasu

Din Syamsuddin, Presidente del Consiglio degli Ulema Indonesiani

Din Syamsuddin, Presidente del Consiglio degliUlema Indonesiani (contiene tutti i gruppi musul-mani del paese), ha ribadito che l’Islam è una reli-

gione di pace e che Dio ha creato gli uomini diversi,dice il santo corano (la parola corano deriva dal-l’arabo al-qur’an, che significa letteralmente “la re-citazione” o “la lettura”), diversi perché possano ap-prezzarsi e arricchirsi.Viene stilato un appello dipace, letto all’assembleadal Tendai (una scuolagiapponese del BuddismoMahayana):“Uomini e donne di reli-gioni diverse, siamo con-venuti, come pellegrini,nella città di San Fran -cesco. Qui, nel 1986, tren-t’anni fa, su invito di Papa Lettura dell’appello alla pace

3-2016 19Formazione/Ecumenismo

Giovanni Paolo II, si riunirono Rappresentanti reli-giosi da tutto il mondo, per la prima volta in modotanto partecipato e solenne, per affermare l’inscin-dibile legame tra il grande bene della pace e un au-tentico atteggiamento religioso (…).Questo è lo spirito che ci anima: realizzare l’incontronel dialogo, opporsi a ogni forma di violenza e abu-so della religione per giustificare la guerra e il terro-rismo (…). Tutti possono essere artigiani di pace; daAssisi rinnoviamo con convinzione il nostro impe-gno a esserlo, con l’aiuto di Dio, insieme a tutti gliuomini e donne di buona volontà”.

Il papa e tutti i rappresentanti firmano l’appello, loconsegnano a 34 bambini di 11 paesi diversi: invia-to al mondo.

La consegna dell’appello per la pace ai bambini di 11 Paesi, da portare in tutto il mondo

l’odio». Anche Zygmunt Bauman, sociologo e filo-sofo polacco, il più acuto studioso della società mo-derna, società liquida, è per il dialogo. Nel suo in-tervento ha detto: «Parliamoci. È una rivoluzioneculturale». Questo un dono di Assisi 2016. Toglia-moci l’angoscia che abbiamo paura di aver paura.Vengono accesi due candelabri da parte dei rappre-sentanti di tutte le religioni presenti, chiamati unoad uno dal cerimoniere.Questo incontro interreligiosodi Assisi 2016 è statopensato e organizzato nei minimi particolari, gran-de attualizzazione della Dichiarazione ConciliareNostra aetate del 28 ottobre 1965, approvata con la presidenza del cardinale Augustin Bea, gesuitatedesco, biblista e pioniere dell’ecumenismo e deldialogo ebraico-cristiano: il mistero di Dio nel Buddismo e nell’Induismo, i punti di contatto conl’Islam, il legame con la stirpe di Abramo, l’amore,base di rapporto tra gli uomini. I contenuti hannotrovato casa nei cuori che applicheranno nei lorocontesti gli assunti di Assisi 2016, li porteranno a 7 miliardi di uomini (30.547 religioni, dottrine,scuole filosofiche, credenze, sette, culti tribali). Leproiezioni nel 2.050 indicano che l’Islam sarà la religione più seguita nel mondo e che l’Europa per-derà molti cristiani.In ordine milionario, oggi ci sono: 2.100 cristiani,1.500 maomettani, 14 ebrei, 1.000 induisti, 576buddisti, 400 taoisti, 237 confuciani, 100 scintoisti,1.070 atei.Il papa in un incontro recente con un gruppo di lu-terani, rispondendo a una domanda sul proseliti-smo, ha detto, tra l’altro: “Tu devi dare testimo-nianza con la tua vita cristiana, la testimonianzainquieta il cuore di quelli che ti vedono e da que-sta inquietudine nasce la domanda: ma perchéquest’uomo, questa donna vive così? Questo è pre-parare la terra affinché lo Spirito Santo facciaquello che deve fare: ma lui deve dire, non tu”. Eccoun altro messaggio per il TR, da Assisi: testimoniareIl Risorto.

Il Papa mentre firma l’appello per la pace

Il papa nel suo intervento conclusivo, tra l’altro haaffermato: «Pace significa accoglienza, disponibi-lità al dialogo, superamento delle chiusure, chenon sono strategie di sicurezza, ma ponti sul vuoto.Pace vuol dire collaborazione (…). Desideriamoche uomini e donne di religioni differenti, ovunquesi riuniscano e creino concordia, specie dove ci so-no conflitti. Il nostro futuro è vivere insieme. Perquesto siamo chiamati a liberarci dai pesanti far-delli della diffidenza, dei fondamentalismi e del- Accensione dei due candelabri

20 Vita del Movimento/CO.RI.3-2016

CO.RI.: COnsacrate del RIsorto

el movimento TR ci sono le CO.RI, ovverole Consacrate del Risorto.Donne che come Maria di Magdala si

sentono chiamate per nome e inviate nell’am-biente in cui vivono per testimoniare con gioiache il Signore è Risorto. Sono nelmondo senzaessere delmondo.Donne che vivono il dono della femminilità co-me modalità alta di espressione. Sono affascinate dall’invisibile Presenza che tutto attrae e impostano la propria vita di re -lazione con delicatezza e fermezza, con tenerez-za e fortezza, con compostezza e amorevolezza,con accoglienza e prudenza, con semplicità e serenità.

Sono appassionate del dialogo con Dio e a Luiportano le gioie e i dolori, le angosce e le spe -ranze delle persone che incontrano. Sono impegnate in famiglia, nell’area professio-nale e nella comunità e guardano con occhio pri-vilegiato ai giovani, i più bisognosi dell’annunciopasquale. Portano ottimismo, coraggio e speranza in per-fetto accordo con lo spirito salesiano che ricor-da a tutti che la santità consiste nello stare moltoallegri.Curano la propria formazione spirituale perchésono convinte che un’anima che si eleva, eleva ilmondo e che la cultura sia un aiuto per rispon -dere alle sfide e alle esigenze della nuova evange-lizzazione.Sono fiduciose nella Provvidenza e generose verso i poveri.In quanto associazione di carattere secolare nonc’è vita comune permanente tra le consorelle.L’unità del gruppo è innestata in quella più ampia del movimento del TR e della famiglia salesiana intera.Le CO.RI. sono donne che si sentono amatedall’Amore e seguono il Signore Risorto con spi-rito sponsale.

Consacrazione di Enrichetta Beltrame Quattrocchi nel TR,il 25 novembre 2005

Rita Sofia UtzeriGruppo TR Cagliari

Le consacrate del TR con Don Sabino e Don Luis

N

hi si mette alla sequela di Cristo non lo faper realizzare un proprio progetto perso-nale, ma per mettersi al servizio del pro-

getto di Dio, con tutti i doni che ha ricevuto.Doni che devono essere sviluppati e coltivati concura e con metodo perché il suo servizio sia de-gno del compito assegnato.Chi sceglie la povertà evangelica, vive una vita so-bria (non miserabile… perché Gesù e i suoi disce-poli non erano dei pezzenti!) e prende le distanzedagli idoli del mondo dell’inconsistenza che nondanno quello che promettono, perché non loposseggono.È disponibile a lasciarsi condurre da Lui. Ha il co-raggio e la libertà di parlare con franchezza per-ché non ha nulla da perdere: né beni, né prestigiopersonale, né ambizioni per il futuro.Lavora tanto ma non si lascia dominare dal suolavoro; non si rassegna alla miseria altrui, ma non

crede nemmeno di poter risolvere tutto con il suoimpegno umano.Ricerca conforto nell’amicizia, sollievo nelle mol-te cose belle dell’esistenza, ama le cose ben fattee quelle funzionali, non disdegna le feste e la sim-patia per le gioie umane. Ma considera queste re-altà umane ausiliarie e non sostitutive, perché alprimo posto c’è sempre Lui, il Signore.Il consacrato è il bambino evangelico perché di-pende solo da Dio; ma è anche l’adulto responsa-bile del fratello e per questo si impegna e si spen-de con tutte le forze.Chi sceglie la povertà evangelica trova forza nellaParola e nell’Eucarestia e incontra Dio nel poveroe nel peccatore. Vede le loro miserie, si lasciacoinvolgere nelle loro difficoltà, piange con loronelle loro sofferenze e ne condivide le vicende.Il consacrato è un povero che dispensa continua-mente ricchezze e con il voto di povertà dice almondo che l’unica Ricchezza dell’uomo restaColui che dà consistenza ad ogni cosa.

Rettifica all’ articolo Famiglia oggi: la proposta cristiana, pubblicato a pag. 12 del TRnews 2-2016

In seguito all’articolo “La famiglia oggi: la proposta cristiana” pubblicato nello scorso numero del TRNEWS, ritengo doveroso chiedere che venga pubblicata una rettifica a quanto commentato dalla redattrice Tiziana Petrachi onde evitare che quanto riportato possa determinare una lettura della mia relazione nella giornata di richiamo sulla famiglia errata o peggio forviante. In modo particolare mi riferisco al passaggio: “al fine di dimostrare che la famiglia ha possibilità di esistere e di potersi reputare tale se ed in quanto finalizzata al successo riproduttivo”. Preciso innanzitutto  che il mio intervento non aveva alcun intento dimostrativo bensì informativo proprio perché basato su dati scientifici riguardanti la cura della prole umana e le condizioni che hanno consentito all’uomo di evolvere dalla condizione primitiva  all’epoca ipertecnologica che stiamo vivendo. Inoltre non è la famiglia che può esistere perché finalizzata al successo riproduttivo ma all’opposto è la famiglia composta dadue persone diverse per struttura anatomo-fisiologica e psichica ma tra di loro complementari e nel ruolo e nellefunzioni basata su di un legame stabile e duraturo a essere condizione necessaria, seppur non sufficiente a garantire il successo riproduttivo distinto dalla mera riproduzione. Tali caratteristiche sembrano corrispondereproprio alla proposta cristiana di famiglia. Non entro nel merito delle altre considerazioni riportate nell’articoloin quanto opinioni della redattrice che nulla hanno a che fare con le relazioni e con il tema della giornata.

Daniela Amato

3-2016 21Vita del Movimento/CO.RI.

La povertà per il Regno

I voti delle Consacrate:povertà, castità e obbedienza

C

22 Giovani3-2016

uando mi son seduta per scriverequesto articolo, prima di tutto mi so-no posta una domanda: cosa vuol dire

diversità? Chi è il “diverso”?Rispondere a questa domanda all’apparenzasembra facile: diverso è disabile, extracomunita-rio, è uomo o donna che ama un altro dello stes-so sesso, è colui che “semplicemente” OSA pen-sare e agire in modo differente da altri.Se facessimo un sondaggio, sono sicura questasarebbe la prima risposta che balzerebbe allamente di molti. E, non so se notate, stranamente tutte le defini-zioni sono attribuite in modo negativo. Come seessere diversamente abile, straniero, omoses-suale fosse un difetto. Come se per essere definiti “normali” bisogna ri-spettare delle specifiche caratteristiche. Comeavesse un senso il termine “normale”!Allora poniamoci un’altra domanda: diversità si o no?Non è “sbagliato” dire che siamo tutti uguali, mabisogna capire in che termini intendiamo. Siamo tutti uguali se parliamo di dignità, oppor-tunità, diritti e doveri. Siamo tutti uguali agli occhi del Signore, che ciama indistintamente… ma allo stesso temposiamo tutti diversi! Pensiamo alla pecorella smarrita, se le cento pe-core fossero state uguali forse questa non avreb-be suscitato molto interesse! E invece ognuno fala differenza!Giovanni Paolo II disse: «Purtroppo il mondo de-ve ancora imparare a convivere con la diversità».

Non riusciamo a renderci conto che la diversitàappartiene di per se alla natura umana ed è unbene se viene vista come un’opportunità di cre-scita e arricchimento, visto che c’è la possibilitàdi condividere e scambiarsi doni e qualità. A questo proposito, tengo a riportare le parole dipapa Francesco: «Tante volte abbiamo pauradelle “diversità”. È più comodo non muoversi, èpiù comodo ignorare le diversità e dire che tuttisiamo uguali e se c’è qualcuno che non è tanto“uguale” lasciamolo da parte, non andiamo al-l’incontro. […] La sfida ci fa paura, ma la diversità è una ric-chezza sempre, pensate come sarebbe noioso unmondo in cui tutti fossero uguali. Invece, le diversità insieme fanno una cosa piùbella e più grande! Quando io stringo la mano, metto in comunequello che io ho con te – se è uno stringere la mano sincero, no? Ti do la mano, ti do il mio e tu mi dai il tuo. E questa è una cosa che fa bene a tutti. Andiamo avanti con le diversità, perché le diver-sità sono una sfida ma ci fanno crescere».Quindi, ritornando alla domanda iniziale: “di -versità?”.Assolutamente sì!

Francesca CocomeroGruppo TR Giovani di Roma

Q

3-2016 23Giovani

esperienza agli Esercizi Spirituali 2016di Nocera Umbra con i Testimoni del

Risorto che ho vissuto è stata piuttosto ina-spettata. Infatti, la proposta di partecipare,seppur arrivata come a tutti gli altri, si è poi tra-sformata in una proposta di animare. Non è uncaso che per me, quindi, gli Esercizi siano stativissuti quasi come una terapia d’urto, – non soloperché i primi a cui ho partecipato, ma ancheperché i primi che ho animato – nonostante ab-bia già animato ragazzi in altri contesti.Dunque, ho accettato questa piccola chiamata eho affiancato gli altri animatori. La fascia d’etàche mi è stata affidata era quella dei ragazzi fra i15 e i 18 anni, e il loro modo di vivere gli Esercizi,accanto agli altri fratelli della Comunità, è stato ilvero Esercizio per me. Non sto parlando solo didivertimento e bei sentimenti – quelli possonoessere provati anche in altri contesti –ma sto par-lando del modo in cui viene veicolato il messag-gio del Risorto, che attraverso i giovani si è mani-festato così chiaramente da rendere il tutto unaVera Esperienza per me, novellino, in qualchemodo, della vita comunitaria.Oltre al livello spirituale, certamente fondante ecollante dell’esperienza, c’è poi quello umano,

collaterale ma non così diverso dopotutto, tantoche posso con certezza dire che l’uno, senza l’al-tro, non mi avrebbe permesso di vivere in modocosì fertile gli Esercizi. Questo l’ho sentito in tuttii giorni passati a Nocera Umbra, scherzando coni ragazzi che si sono divertiti a sentire l’unico – al-meno uno dei pochissimi – romano della comu-nità lì presente.Non posso ovviamente dimenticare anche i mo-menti di stanchezza – che si è fatta sentire per bene. Tuttavia, questa stanchezza, per la prima voltaper me, è stata fresca e piacevole in quanto stan-chezza nata e vissuta per i ragazzi e, insieme a lo-ro – senz’altro stanchi quanto me e forse più dime – per il Risorto. Insomma, il timore iniziale disaper servire al meglio è stato spazzato via dalvissuto di quei giorni.Tirando le somme, l’Esperienza, più che positiva,è stata Vera, e questo basta per portarla nel cuore,comprenderla e riportarla anche all’infuori delcontesto comunitario.

Esperienza da portare nel cuore, comprendere e testimoniare

Esercizi Spirituali agosto 2016

Alessandro Caroccidella Comunità giovani di Roma - UPS

L’

Via Lucis è diventata davvero, da semeforte e luminoso, un pianta ricca di fron-

de che offre ristoro alla Chiesa e a chiunque cer-chi, nel cristianesimo e nella propria vita, la ragio-ne fondante: la Resurrezione di Cristo, Dio fattouomo, che ci apre a una vita da vivere gioiosa-mente, pur nella fatica quotidiana, con la consa-pevolezza che il Risorto ci è accanto in ogni mo-mento del nostro esistere.All’inizio di giugno la Coordinatrice generale delMovimento, Dina Moscioni, e la guida spirituale,don Luis Rosón Galache, con la benedizione delfondatore, don Sabino Palumbieri, hanno visitatoi Cenacoli di Puglia e di Basilicata, colmando digioia i tierrini locali.La visita in Basilicata ha aperto e chiuso le giorna-te: il 2 giugno i nostri Responsabili nazionali han-no incontrato tutto il Cenacolo di Potenza, con la

viva ed emozionata partecipazione di tutti, controogni previsione, visto il lungo ponte… L’atmosfe-ra è stata calda e raccolta e si palpava la gioia diavere con noi persone amate.Dina ha voluto interpellare ciascuno, ad uno aduno, sulla ragione della propria appartenenza almovimento dei Testimoni del Risorto, del rinno-vato impegno a farlo crescere e a testimoniareconcretamente la bellezza di sentirsi comunitàche annuncia la gioia del Vangelo nella quoti -dianità.Grazie Signore per questo momento di “perfettaletizia”!Grazie Dina, che hai voluto conoscere i Cenacolie ciascuno di noi ad uno ad uno!Grazie don Luis, che hai rinnovato la fiducia nellanostra comunità locale con la Tua presenza!Grazie per il vostro amore-offerta, in tempo e fa-tiche, fisiche e mentali, per averci spronato a faredi più e meglio e per averci stimolato a essere comunità disposta a condividere concretamenteciò che ha.Bellissima conclusione dell’itinerario pastorale èstata la celebrazione per la prima volta a Trica -rico – città arabo normanna, uno dei centri storicimedievali meglio conservati della Basilicata – della Via Lucis, che si sta diffondendo in tutta laChiesa, sommessamente ma incessantemente,pervadendo di gioia il cuore dei cristiani, spessoun po’ sonnacchiosi e abitudinari.L’evento è stato preparato silenziosamente e la-boriosamente nel corso degli anni da FilomenaBisaccia, tierrina appassionata, che, come una ri-camatrice metodica e paziente, ha illustrato all’exseminarista, don Giovanni Troilo ora parroco del-la Cattedrale di Tricarico, il carisma pasquale delmovimento, la vita e l’opera di don Sabino e didon Luis, il loro apostolato tra i giovani e tra i laici,l’impegno del laicato cattolico nel movimento“famiglia di famiglie” che è il TR. Compendio di

24 Cenacoli3-2016

Teresa Damiano (Sissi)Cenacolo di Potenza

La

La formella della Prima Stazione della nuova Via Lucis, opera di Danilo Colizzi

tutta questa pastorale è la Via Lucis,che Filomena ha presentato, spiegato, soprattuttocomunicato, principalmente con il suo esempiodi donna in cammino con il “vandesino”, terminedelle nostre parti sempre proposto da don Sabi-no: così è il tierrino, quello che ha sempre il grem-biule indosso.

Le formelle, in bassorilievo, dipinte a mano e confinitura in foglia d’oro, sono state forgiate dalmaestro orafo Danilo Colizzi, che fa parte del-l’Ucai (Unione Cattolica Artisti Italiani), sensi -bilmente avvicinato alla Via Lucis da un’altra si -lenziosa tierrina, artisticamente attenta, Elena Riviello, che ha collaborato sia per la presa di contatti con il maestro cesellatore, sia per aver offerto a tutta la comunità tricaricese 400 copiedella Via Lucis.La concelebrazione – guidata da don Luis e dadon Giovanni – è stata partecipata da tutta la co-munità tricaricese e dal Cenacolo potentino condevozione, gioia serena e contagiosa: è comba -ciata perfettamente l’animazione delle diversecomunità che si sono rivelate “un cuor solo eun’anima sola”.

3-2016 25Cenacoli

Don Luis celebra la Via Lucis

Ricordo di una giornata gioiosa

26 Vita del Movimento/Testimonianze3-2016

evo dire che mi sembra ieri, quando un’amicami propose di andare ad ascoltare un prete che

era molto preparato e che in particolare seguiva laSpiritualità Coniugale. Fu così che a Salerno, pressola colonia San Giuseppe, andammo a incontrare donSabino Palumbieri nel corso di una sua conferenza.All’epoca facevo parte del gruppo Teatro Annuncio equindi ero impegnato nelle varie animazioni liturgi-che e drammatizzate oltre che nel teatro, nei cantipolifonici, nella danza spagnola ecc.Ci proponemmo come gruppo di fare un po’ di ani-mazione durante la due giorni dedicati alla coppia,ma prima bisognava ascoltare la “conferenza” di donSabino. Avevo credo 16 anni la prima volta e ricordoche due ore dopo avevo un gran mal di testa; era sta-to difficile ma ero riuscito a seguirlo nella sua spiega-zione tra citazioni dal greco, dal latino e dal francese.«Mizzeca!». Ci dicemmo tra noi giovani. Poi ci orga-nizzammo per l’animazione serale a termine dellasua conferenza.Fu così che cominciai a conoscere una parte di colo-ro che successivamente avrebbero fatto parte del fu-turo TR 2000. Qualche anno dopo mi ritrovai a Romanella casa dei Terracciano: da lì a poco sarebbe natoil “movimento di famiglia di famiglie”.Dopo la sua nascita si decise di andare a fare i ritirispirituali ad Assisi presso le suore Alcantarine.Eravamo circa venticinque o forse poco più, la primavolta; ricordo quei giorni di ritiro come giorni pienidi Grazia. Avevamo una gran voglia di parteciparecome gruppo, ma anche come persone. Si ascoltavadon Sabino, si celebrava messa, si cantava (tantissi-mo) e in quel periodo celebravamo anche la cenaebraica e la consegna del Tao, fatta presso l’Eremodelle Carceri. Eravamo tutti molto giovani, 18 e 20anni, guidati dallo zoccolo duro del TR 2000, tra cui imitici Agostino e Cesira.

I primi anni trascorsero in modo molto fervente, pie-ni di entusiasmo, e i frutti non si fecero attendere,presto trasferimmo i nostri ritiri a Santa Maria degliAngeli, presso una struttura alberghiera molto acco-gliente, eravamo ormai troppi. Con Cesira ed Agosti-no, don Sabino ecc., ci interrogammo se era forsetroppo dispersivo fare degli incontri spirituali contante persone. Credo siamo arrivati in quel periodoanche a 450 persone partecipanti. Da poco era natoDaniele e io e Anna Maria decidemmo comunque dinon rinunciare a partecipare e a dare il mio contri-buto nell’animazione serale. Qualcuno mi immorta-lò con Daniele sulle spalle sul palco, durante la sera-ta, proprio non voleva saperne di lasciarmi andare.Ogni ritiro per noi ragazzi, circa trentenni, sposaticon bambini e non, era sempreuna gran dono di Grazia ed èstato così per tanti anni. Ci sen-tivamo coinvolti in un’espe-rienza nuova, accattivante, in-teressante, sorprendente; spes-so le conferenze di don Sabino,autentiche perle, ci donavanouna visione della realtà (nonsolo spirituale) molto convin-cente. Si tornava a casa veramente pieni di SpiritoSanto. Certo che fatica, a volte la preparazione dei ri-tiri e l’esserci, costava fatica in tutti i sensi, ma quan-ta Grazia abbiamo sempre ricevuto ogni volta.La soddisfazione era tanta e tra di noi, mentre ci si lasciava a fine ritiro, spesso si piangeva, forse per il distacco, ma soprattutto per la consapevolezza chequella Grazia ricevuta si doveva poi incarnare nellavita quotidiana…

Il dito neiricordi...

Marco GalloCenacolo di Salerno

Giovanni Del Gaudio, Coordinatore del Cenacolo di Gragnano,22 agosto 2016Nicola, papà di Alma Miolla, Coordinatrice del Cenacolo di Bari,1 settembre 2016Don Roberto Guarino, già Direttore di Pacognano e per annimolto vicino al nostro Movimento, 30 settembre 2016Franco Frigieri, del Cenacolo di Roma. Molti lo ricorderanno peril suo impegno nell’Associazione “Volontari per il mondo” dellaquale è stato segretario, 21 settembre 2016

Il 9 settembre 2016 è nato Matteo, figlio dei nostri carissimi Titta Boccia,Coordinatrice del Settore Giovani,e Sebastiano Coticelli, Coordinatore del Cenacolo di Castellammare 2

Come eravamo…: appunti per una storia del TR

HANNO RAGGIUNTO LA CASA DEL PADRE

D

Come tutti i partecipanti ricor-deranno, in occasione dellaGiornata di richiamo del no-vembre 2015, intitolata “Pren-diamoci cura del creato, la no-stra Casa comune”, Don Jo-shtrom Kureethadam (del-l’Università Pontificia Sale-siana) ci sorprese e ci entu-siasmò con la sua presenta-zione dei “dieci Comanda-menti verdi di Papa France-

sco”, contenuti nell’Enciclica Laudato sì. Abbiamopotuto constatare già allora, ma ancor più in seguito,quale svolta di grande attualità e importanza abbiasegnato la nuova enciclica nella discussione globalesul futuro del nostro pianeta. Don Joshtrom, con lasua grande amabilità e con l’aiuto di immagini sug-gestive, che rivelavano le sue capacità didattiche espiegavano il successo dei suoi corsi di insegnamen-to, ci offrì una breve guida per comprendere megliola lettura, ma soprattutto lo spirito, del documento diPapa Francesco.Quando presentò la sua relazione, Don Joshtromaveva già curato un volume dedicato alla “Cura della

Casa comune. Introduzione a Laudato sì e Sfide e pro-spettive per la sostenibilità” (Ed. LAS, Roma, 2015),frutto di un Convegno specifico tenuto nel marzo2015, e in quel volume aveva “riletto” il percorso deldocumento tracciandone un denso e chiaro “decalo-go”. Oggi quel decalogo, così come aveva promesso,è diventato un bellissimo libro per riascoltare l’Auto-re, ma, soprattutto, da “scavare” e meditare. I diecicomandamenti verdi dalla Laudato sì ripercorre l’en-ciclica delineando i contesti più ampi delle rifles -sioni del Papa, alla luce delle profonde conoscenzedell’Autore nel campo delle Scienze Ecologiche. I co-mandamenti sono raccolti in tre parti: 1-3, VEDERE,cioè comprendere la crisi della nostra casa comune;4-6, GIUDICARE, cioè discernere la crisi della nostracasa comune; 7-10, AGIRE, cioè rispondere alla crisidella nostra casa comune. Questa “dottrina”, ricchis-sima di informazioni, spunti, suggestioni si comple-ta con una Conclusione, nella quale l’Autore parla di-rettamente con il lettore di come egli sia passato,molti anni fa, dalla Cosmologia alle questioni ecolo-giche, con la passione che anche noi abbiamo rico-nosciuto nel breve incontro di Castellammare. E il titolo della conclusione non è un commiato, ma uninvito: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”…

I dieci Comandamenti verdi dalla “Laudato sì”

3-2016 27Libri /Novità

J.I. KUREETHADAM, I dieci comandamenti verdi dalla Laudato sì. Elledici, Torino, 2016.

Audaci nella Misericordia. Le opere della Misericordia corporale e spiritualeDon Sabino: una lunga vita spesa completamente,senza risparmio, per guidare l’uomo a Dio, Padre mi-sericordioso in perenne attesa del figlio, Creatore inattesa della Sua creatura. Anni pieni di opere e diprofonde riflessioni sulla società del nostro tempo,alla luce del suo sapere antropologico ma, soprat-tutto, della sua passione per l’uomo. Decine di libriche hanno guidato la nostra formazione di cristianiimpegnati in una testimonianza credibile della Luceche abbiamo incontrato e che vogliamo far cono-scere ad altri. Quante volte don Sabino ci ha sorpresocon una parola, un’immagine, un discorso che poi si è rivelato profetico: ed ecco che ancora una voltaci sorprende, con un libro che già nel titolo mostrala forza innovativa di una proposta sul tema che è il pilastro dell’intero anno che si sta concludendo: Audaci nella Misericordia.Le riflessioni che don Sabino ci propone, in forma diinsegnamento-approfondimento, di esame perso-nale, di preghiera mostrano la tenerezza del padre el’esperienza del direttore spirituale: non ti senti maigiudicato, ma illuminato, motivato, preso per mano

nella verifica personale, guidatoverso la preghiera spontanea.Come è detto nella presenta-zione, il libro si pone come unarisposta alla richiesta specificache Papa Francesco ha formu-lato nella Misericordiae vultus:«È mio vivo desiderio che ilpopolo cristiano rifletta du-rante il Giubileo sulle opere dimisericordia corporale e spi-rituale. Sarà un modo per ri-svegliare la nostra coscienza spesso assopita davantial dramma della povertà e per entrare nel cuore delVangelo, dove i poveri sono i privilegiati della mise-ricordia divina».Con la stessa forza con cui Papa Francesco ci invitaa essere “chiesa in uscita”, Don Sabino ci invita, concuore di padre e saggezza di pensiero, a rendere ra-gione del nostro impegno verso chi ci è prossimo, pernon ridurci sempre a pregare: «Ascoltaci, Signore»,ma per riuscire e dire: «Impegnaci, signore».

SABINO PALUMBIERI, Audaci nella Misericordia. Le opere di misericordia corporale e spirituale. Edizioni RnS, Roma 2016.

a cura della Redazione

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INCONTRI NAZIONALI 2017TEMA ANNUALE del MOVIMENTO TR:

LA FAMIGLIA: SCUOLA DI VITA E DI AMOREANNUNCIARE – FORMARE – ACCOMPAGNARE

Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana19-22 gennaio Roma - Salesianum

Seconda Giornata di Richiamo(week-end di spiritualità e amicizia)

1-2 aprile 2017 a PacognanoTema: La Famiglia

Weekend di formazione zonale:Cenacoli: Campania - Lazio - Lombardia

18-19 febbraio 2017 Torre Annunziata

Cenacoli: Puglia - Basilicata18-19 marzo 2017 Sant’Eramo in Colle

Pasqua Giovane TR13-16 aprile 2017

Torre Annunziata - Villa Tiberiade

Insertonews3-2016 I

Dedicato a CesiraDedicato a Cesira

La proposta di ricordare Cesira nel nostro periodicoè venuta ben presto da più parti dopo l’ultimo salutoa Lei dato dai tanti cenacoli presenti nella Basilica diSan Michele Arcangelo di Piano di Sorrento il 14 giu-gno scorso. Nel numero scorso del TRnews, preparatonel mese successivo, avevamo già potuto raccoglierel’omelia commossa di don Sabino, che ricordava in Cesira la co-fondatrice, con Agostino, del nostro Mo -vimento, e il saluto affettuoso della Guida spirituale,don Luis, che testimoniava in Cesira una vita vissuta alla luce del Risorto, come discepola, testimone, accompagnatrice sulla via di Emmaus, insieme con ilricordo commosso della Coordinatrice Generale, DinaMoscioni, che esprimeva il dolore per la perdita ma anche la gratitudine per il dono di sé di Cesira a tuttoil Movimento.

Molti hanno risposto all’invito e, inoltre, Agostino,la cui immagine è per tutti inseparabile da quella diCesira, ha voluto consegnarci anche i messaggi chetanti hanno inviato a lui direttamente per ricordare laluce di una vita costruita giorno per giorno insieme,nella gioia e nel dolore, in un cammino di profondacondivisione della volontà del Signore. Così abbiamopreparato un inserto nel giornale dedicato a Cesira,per raccogliere e condividere testimonianze, atti di

amore e di gratitudine, segni di stima, di fiducia, dicommosso rimpianto per una persona che ha lasciatouna profonda traccia nella vita del Movimento.

Anche noi, una volta entrati nel TR, nel lontano1999, abbiamo avuto il privilegio di incontrare benpresto Cesira e Agostino e di cominciare una lungacollaborazione, che è diventata per noi una preziosaamicizia, ben al di là degli “impegni” per le attività delMovimento; la loro presenza è divenuta in modo na-turale parte della nostra vita, spesso anche un puntodi riferimento.

E nel leggere e rileggere tanti ricordi e testimonian-ze per allestire le pagine per la stampa, il volto, il sorri-so, la passione, la profondità di pensiero, la capacità diascoltare, di aiutare e guidare di Cesira sono riaffioraticon tanta evidenza da far sentire ancor più struggenteil rimpianto per la sua mancanza. Ma insieme alla penaritorna spesso in molte testimonianze anche il confor-to che Cesira ha combattuto la buona battaglia e oracontinuerà a vegliare, con affetto di madre sulla sua famiglia, sul cammino del nostro Movimento, che Leistessa ha avviato, oltre 30 anni fa, insieme ad Agosti-no, sotto la guida profetica di don Sabino.

Grazie Cesira, da tutti noi, con tanto affettoSilvana e Maurizio

Dedic

ato a

Cesir

aII

Tre generazioni l’hanno conosciuta e la ricordano

Hai combattuto E VINTO la tua, la nostra battagliaCesira cara,quasi invidio il tuo traguardo. Ora hai combat-

tuto E VINTO la tua, la nostra battaglia.Hai amato, seguito, incoraggiato, corretto, can-

tato, pianto. Ti sei compiaciuta dei compiti beneeseguiti, hai cercato modelli nuovi, traguardi lon-tani, corretto abitudini infruttuose con fermezzae infinita carità. Il lavoro interiore interessavaprima te, per affinarti, per essere pronta al ser -vizio in modo da non mortificare. Ti sei messa anudo per mostrare le tue ferite a chi disperava di superare le “grazie dure”, come per dire: se cel’ho fatta io che non valgo, tu potrai fare meglio.Incoraggiavi e spingevi a fare, senza soste inutili,facendo credere di aver bisogno tu di aiuto, conumiltà e coerenza.Ti ho incontrata, come tanti, perché don Sabino

voleva bene a te e alla tua famiglia, costringendotutti gli altri ad accogliere come un gran donoogni persona che cercava la sua parola, la sua fede, la sua cultura sconfinata, il suo scendere nelprofondo di ognuno per poterlo amare consape-volmente.Eravamo ai primi anni settanta. Organizzavo

le “giornate Getsemaniche”, il Giovedì Santo alGetsemani di Capaccio, vicino Salerno, ai latidella collina della Madonna del Granato. QuelGiovedì non so come voi foste arrivati. Mi accorsidi voi tardi.Tu eri un poco “arrabbiata” perché un gruppo

di persone si stringeva attorno al suo maestro difede e non vi accoglieva. Erano le prime ore delpomeriggio, dopo aver consumato il pranzo alsacco che molti preparavano con dovizia di bon-tà per una tavolata che andava allargandosi, manon per voi. Un sorriso bonario e sicuro di ciò che

offriva precedette Agosti-no che cominciò a versa-re a tutti i presenti del vi-no che produceva, da ec-cellente preside-contadi-no, come scoprii poi.Ci “vedemmo” e dopo

qualche indispensabileinformazione sulla vitaprivata e l’esserci in quelcammino di fede, comin-ciammo subito a lavora-re, intuendo l’utile e il ne-cessario per tutti.

Tu seguivi il tuo sposo, con sguardo attento ecritico, pronta al servizio.Quello che ci ha coinvolto fino ai tuoi ultimi

giorni è intriso di risate, corse, affanni, allegria,discrezione, impegno senza risparmio, sostegno,comprensione, condivisione di dolori e gioie:“Grazie dolci e Grazie dure”.Don Sabino si rivelava ogni giorno più esigen-

te, come se avesse paura di non avere tempo asufficienza, spesso sofferente per un problemaepatico che i medici, pur con competenza e amo-re, non riuscivano a tenere sotto controllo. Quante volte abbiamo temuto per lui e, perciò,

pregato. Voi eravate più vicini a Castellammaredi Stabia e avete potuto e saputo essere la sua seconda casa. Quando si riprendeva moltiplicava le inizia -

tive e tu sempre pronta a sollevarlo dal lavoro dipreparazione, di correzione di bozze, di impagi-nazione.Poi venne il tempo del distacco: la casa sale-

siana di Castellammare chiudeva e lui fu trasfe-rito a Roma.Il Risorto aveva da tempo scavato in lui il de-

siderio di rendere gioiosa la testimonianza. Sitrattava della RISURREZIONE! Non poteva fare da solo, anche perché da tante

parti raggiungevamo la chiesa di Santa Emeren-ziana in viale Libia a Roma, quando gli tolserol’umiliazione di celebrare “faccia a muro” almenola domenica alle 11.

Insertonews3-2016 III

Lì trovò nuovi fratelli accoglienti: Giorgio eSandra Terracciano. Nella loro casa prese formae vita il TR. E ancora tu lo aiutavi, insieme conAgostino, che si sobbarcò il compito di guida laicadel Movimento. Il nostro sodalizio non fu intac-cato dalla nuova distanza, dal moltiplicarsi diimpegni e progetti che il Signore ci dava la forzadi affrontare.Tu ed io accoglievamo sempre tutti anche sen-

za giudicare gli abbandoni dolorosi, i ritorni alungo cercati soprattutto nella preghiera. Quantevolte ci siamo trovate inginocchiate e “sapevamo”per chi pregava l’altra. Senza indugiare troppo,perché… c’era tanto da fare, e poi, il compitomaggiore non era il nostro. Ricordi l’incontenibilegioia dell’accoglienza nella Famiglia salesiana,

Quando espressi a Cesira queste mie necessità,vidi illuminarsi i suoi occhi.In quel momento credo sia nato nel settore gio-

vani lo spazio per i più piccoli. La sua mente fervi-

la sistemazione delle stazioni della Via Lucis a To-rino, a Roma, a Pompei, a Salerno, a Lourdes?La nascita delle sezioni cui affidare compiti

specifici ti ha procurato non poche sofferenze.Ma, si sa, il Buono costa.Intanto la tua famiglia di sangue ti chiedeva

di offrire e offrire ancora e poi il tuo corpo che siammalava in più parti e chiedeva sempre di più,soprattutto di continuare a testimoniare nella cer-tezza della Corona.Cesira carissima, tu sai che sono nella solitu-

dine più aspra, non farmi mancare il tuo sorrisoincoraggiante, prega anche per me, come hai fattotante volte. Ora il Risorto moltiplica le tue possi-bilità. Ti voglio bene

Virginia Gallotta

Parlare di Cesira è facile e difficilissimo.Facile, perché sai benissimo tutte le cose che

potresti dire, milioni di immagini ti ritornano inmente. Difficilissimo, perché con così tanta ric-chezza non riesci a fare sintesi. Come racchiudereCesira in poche righe? Lei non ha avuto confini…Nonostante la vita le abbia imposto ostacoli di pro-porzioni enormi, lei non si è data limiti. Questosuo coraggio di continuare, incassando il colpo,senza inquinare il nucleo, me la faceva sembrarequasi un marziano… Mi voleva bene, Cesira. Ancora non so bene perché, ma lei mi onorava

di un affetto e di una considerazione che mi mera-vigliavano sempre. Penso che questo sia il trattodistintivo delle grandi anime, ti lasciano il segnodel loro amore. Mi conosceva fin da bambina, edera, come molti altri per me nel TR, una parentestretta, anche per l’affetto che la legava a mamma.Non avevamo bisogno di molte parole, ci si inten-deva con uno sguardo, e si andava all’unisono nellasemplicità del servizio: decorare un altare, siste-mare una stanza, condividere il desco, fare atten-zione ai piccoli.Quando sono diventata mamma, e ho portato

con me i miei bambini, ho cominciato a sentire ilbisogno di una evoluzione radicale del movimentoche era nato intorno a me. Io che mi ero nutritadelle parole appassionate di Don Sabino fin dallatenera età di tre anni, seduta per lunghe ore ac-canto a mamma, senza capire molto ma assorben-do la passione, la sincerità, la coerenza di vita diquest’uomo unico, non potevo ammettere che invece i miei bambini galoppassero con una babysitter negli spazi degli esercizi spirituali, ignari ditanta ricchezza.

Il coraggio di vivere

Dedic

ato a

Cesir

aIV

da e attenta stava già immaginando, tessendo il fu-turo. Mi portò nel Consiglio generale, e mi fece farela mia richiesta. Ovviamente, nel proporre ci si im-pegnava a fare la propria parte… ma Cesira non tilasciava sola, era una Mecenate. Cercò e provò erilanciò, con me ed altri genitori affianco, comin-ciando con piccoli passi, senza strafare. Ogni cosache faceva nascere Cesira seguiva l’evoluzione na-turale dei cerchi concentrici, facciamo il possibile,poi l’impossibile e poi arriviamo ai miracoli… leiaveva già lanciato il settore giovani ma non quellodei piccoli, per ogni fascia d’età, e questo allora era

un esperimento sconosciuto ai movimenti. Tuttiinsieme, lo stesso tema, declinato per capacità diassorbimento, con modalità adatte, tempi sfalsati,ma obiettivi identici, così da poter parlare in fami-glia di quanto si rifletteva.La sua più interessante capacità era l’intuizione

delle persone che potevano assumere la responsa-bilità dei settori nel futuro. Lei li individuava, limetteva in formazione, li inseriva e li lanciava. Neero molto impressionata, perché questo significavache lei conosceva profondamente tutte quelle per-sone, ne intuiva i punti di forza, li guidava nel cam-mino di crescita. E che aveva un progetto a lungotermine molto dettagliato. Un vero capitano d’in-dustria, nell’impresa di Dio.Non tutto ciò che ha fatto nascere ha raggiunto

la fase di maturità, alcune cose si sono spente dopopoco, ma nonostante tutta la sua fatica, non ha maidato segni di delusione, di smarrimento o di rinun-cia. Lei lasciava andare con semplicità quello chenon poteva rimanere, potava se necessario; manon si fermava per questo.Un enorme coraggio di vivere, aveva Cesira. E

un grande, dolce sorriso sincero. Meno male chenon sei finita, Cesira bella; meno male che ci rive-dremo; meno male che ci sei ancora, e probabil-mente ti sei dotata di molta più potenza…

Mirella Amato

Non riesco ricordare il momento del mio primoincontro con Cesira, perché probabilmente saràavvenuto tra le braccia di mia madre, ancora in fa-sce. Ma dal giorno in cui ho cominciato ad inten-dere e a volere, a crescere nella meravigliosa fami-glia che è il TR, lei ha costantemente fatto parte diquesto quadro, instancabilmente accompagnatadalla solida presenza di Agostino.Il ricordo vivo e presente che ho di lei, così vivo

e presente come è ancora Cesira, è di un pilastrodella nostra comunità, di una presenza amorevolee silenziosa, che quando parla dice, e che ha sem-pre accompagnato e sostenuto con amore tutti noi“piccoli” del Movimento. Ciò che sempre conserverò di lei è lo sguardo

d’amore, la cura, la gentilezza e la determinazionecon cui ha portato avanti, per tutta la vita e oltre,il suo compito di testimone davvero credibile delRisorto.E da lì, non potrà che svolgere ancora meglio

questa sua missione pasquale, ispirando in noi lemosse giuste per crescere nella fede e nell’impegnoconcreto per Cristo.

Francesca Cocomero

Presenza amorevole e silenziosa, che ha sempre accompagnato i piccoli del Movimento

Insertonews3-2016 V

degli altri, di quelli che incon-trava lungo la sua strada.Mi destava una sensazione

di forte stupore quella sua co-stante apertura alla sorpresa,alla novità, alle “esagerazioni”di Dio, che la portava a farsidiscepola credibile del Risortocon quel suo ripartire sempreda Dio, in ogni circostanza,lieta o sofferta che fosse.Tanti i suoi insegnamenti,

ma quello che più mi ha segnato dentro è quello diconcepire la gioia in modo molto più ampio dellafelicità, perché quest’ultima dipende spesso da cir-costanze esterne mentre la prima vi prescinde.Grazie, Cesira!

Arturo Sartori

Ho avuto profonda difficoltà a sintetizzare i trattisalienti del mio incontro con Cesira: mi sembravadi dover raccogliere con un cucchiaino un maregrande di sensazioni, emozioni e sentimenti, cheil nostro frequente confrontarci, scambiarci, inten-derci ha lasciato alla silenziosa custodia del cuoree della mente.Ho sempre creduto che la mia vita sia segnata

soprattutto dai volti delle persone incontrate e Ce-sira occupa un posto preminente: percepivo che lasua profonda sensibilità per i valori interiori e lasua forza interiore non potevano che derivare dalsuo continuo dialogo con Dio, dal credervi, dal cer-carLo e così finiva col contagiarmi della sua inquie-tudine, della sua ricerca del volto nascosto del Pa-dre, vissuta con concretezza nel quotidiano dellavita, degli incontri, delle relazioni e delle decisionida affrontare, sempre preoccupata del benessere

Il cammino fatto insieme a Cesira amo vederloun po’ come quello dei due di Emmaus. È statodavvero percorrere un lungo tratto di strada chedall’animato sfogo delle nostre traversie umane èandato illuminandosi nell’ascolto della Parola finoalla scoperta del Risorto nella cena della condivi-sione. Con lei era naturale respirare la spiritualitàdel TR perché era nel suo modo di essere e di agire.Era il suo “carisma”, alimentato dal Risorto, che sifaceva sale e lievito ovunque si trovasse.Tutto è cominciato negli incontri del Movimen-

to, dove io facevo i miei primi passi e lei, già avantinegli anni di esperienza, insieme al suo insepara-bile Agostino, programmava e organizzava senzasosta le innumerevoli attività. A volte mi chiedevocome facessero a star dietro a tante necessità e aprodigarsi senza riserve nonostante i loro pressantiimpegni di famiglia e di lavoro. Eppure erano sem-pre lì e sempre in prima linea. Quando poi sonoarrivate le maggiori responsabilità di mio maritonel volontariato, la casa di Cesira è diventata l’am-pliamento della nostra. Ogni dubbio, ogni progetto,ogni difficoltà passava sulla nostra linea telefonicaper poi trovare chiarezza e forza tra le nostre paretidomestiche. È stato da allora che la nostra cono-scenza è diventata davvero fraterna. Era il “come”si viveva il clima di fraternità con Cesira che facevala differenza. Lei sapeva guardare con gli occhi delcuore persone e situazioni per ricavarne sempre il

Grazie Cesira

Il cammino di Cesira. Un autentico grande “dono”meglio, e con un intuito non comune riusciva a in-dividuarne i punti forti su cui si poteva far leva equelli deboli da dover sostenere. Insomma era capace di quell’empatia positiva che consente lacomprensione immediata dei sentimenti come del-le possibilità e dei bisogni dell’altro. Da questi partiva per cercare le vie più giuste per stimolare,animare e orientare in modo straordinario. Io, chevenivo dal mondo della scuola, riconoscevo in leitutte le più alte qualità della vera “educatrice”.È così che è iniziata la nostra collaborazione nel

campo dell’animazione e della formazione. Sonostati anni in cui insieme ci si appassionava nellaricerca dei contenuti come delle modalità più effi-caci per trasmetterli. Non dimenticherò mai la sua

... e poi tanti, tanti altri

Dedic

ato a

Cesir

aVI

costante tensione perché le due cose fossero nelgiusto equilibrio: se ci si faceva prendere la manodal fascino delle dottrine lei immediatamente ri-chiamava alla vita reale perché solo lì si poteva in-contrare il Cristo “incarnato”, e se si scivolava nelrischio di una metodologia a effetti speciali lei neridimensionava l’uso e la portata perché al di sopradi tutto non si perdesse il primato della Parola.Quanto ha dato a tutti noi nel campo della forma-zione! Non è possibile farne alcuna quantificazio-ne. A me resta, al di sopra di tutto, l’eredità che halasciato e che lei stessa ha ben sintetizzato quandomi disse un giorno: «Una vita riuscita è la gradua-le scoperta dei talenti ricevuti e moltiplicati nel-l’uso costante del servizio». E per “talenti” un veroeducatore intende i propri come quelli altrui chegli sono affidati perché questo processo di svilupposi attivi e giunga a buon fine. Non c’è Cenacolo delTR che con lei non ne abbia fatto esperienza: tutticonosceva come una mamma conosce i suoi figli e

per tutti si prodigava. Le dicevo spesso: «Se donSabino è il fondatore del TR, tu ne sei la mamma»e, come tutte le mamme, ha gioito per ogni con-quista del TR e ha sofferto per ogni sua traversia.Persino lasciare, per motivi di salute, i suoi ruolidi grande responsabilità, non è stato semplice, avolte ha avuto quasi il dolore di un viscerale distac-co materno.Quello che non poteva più fare in grande per il

TR, l’ha comunque continuato a fare fino alla fineper i piccoli gruppi anche durante la sua malattiae io ho avuto la grazia di raccogliere a piene manigli ultimi tesori della sua straordinaria testimo-nianza di fede e di amicizia. In foto si vede partedel gruppo che si è riunito nell’accogliente casa diCarmelina e Nicola Cinque, a Seiano nella PenisolaSorrentina, in questi ultimi sette anni. Sono fotoche la ritraggono così come ognuno di noi la portanel cuore. Tra tutti noi, così diversi per personalitàe vissuto, lei col suo Agostino e la sua Annamaria,era parte delle nostre vite che si intrecciavano cer-cando calore e senso. In questa ricerca lei è stata“accanto” a ognuno e, con un’attenzione e una cu-ra particolari, coglieva esigenze e difficoltà che poiriusciva a convogliare in incontri di preghiera chesi protraevano fino a tarda ora e si chiudevano conmomenti di gioiosa fraternità. L’ultimo anno fu leia dirmi: «Bisogna affrontare il tema della famiglia:questo gruppo ne ha un estremo bisogno. Non soquanto potrò continuare, ma questo va fatto». Eraarduo inerpicarsi per questo sentiero, lo sapevamo,ma ci siamo fidate del Signore che ci avrebbe ac-compagnato, e così è stato. Cesira non ha mai mollato: è venuta ad ogni in-

contro, anche dopo le sue pesanti terapie, alla finesenza la forza di muoversi e di parlare, ma era sem-pre lì al suo posto a sostenerci, a offrirci la sua gui-da, alla fine la sua semplice partecipazione che nel-l’ultimo incontro si è sciolta in lacrime durante ilcanto alla Vergine in cui vedevo il suo cuore di ma-dre specchiarsi in quello di Maria. Non ci sono pa-

Insertonews3-2016 VII

role per esprimere quello che portiamo nel cuoredi questa eroica testimone della fede e della totalededizione agli altri.Anche l’ultima ora di Cesira ha lasciato una trac-

cia profondissima. Lei che tutto ha dato di sé, l’hadato fino in fondo. Mi diceva, prima che iniziassela grande prova: «Ho imparato a essenzializzaretutto» e in realtà l’ho vista nel tempo fare a menosenza grande sacrificio delle futilità, di cui noi pur-troppo riempiamo la nostra esistenza, per daresempre più spazio alle sue luci di dentro. Poi l’hovista nella progressiva privazione di quelle legitti-me aspettative che rientrano spesso nelle visionipersonali delle cose e delle persone, e questa sof-ferenza l’ha accompagnata per tutta la vita spo-gliandola di un sé ricco di inaudite potenzialità perfare sempre più spazio alla diversità degli altri e al-le loro reali possibilità: è qui che ha vissuto, a volteproprio nella sua impotenza, la crescente ricercadella volontà del Signore e quell’abbandono fidu-cioso che, non potendo avere a volte chiarezza divedute, si esprimeva nell’operosità fattiva del benealtrui. Poi c’è stata l’ultima spogliazione, quella chenon ho subito capito né accettato perché la sua ela mia sofferenza me lo impedivano. Quando è an-data perdendo forze e facoltà fisiche non è mai sta-

ta intaccata nella sua forte personalità, ma quandola malattia e le terapie hanno aggredito quella partedi lei che le consentiva di lottare come una veraleonessa, allora è rimasta davvero priva di difese.È stata quella davvero “l’ora delle tenebre”. Cesiraera immersa in una notte senza nessuna luce. Ionon potevo accettare che una donna del suo spes-sore e di una tale vita potesse essere provata a talpunto. È stata una sofferenza indicibile. Poi ho ri-cordato quella volta in cui ci confidò che la nottenon dormiva e aveva paura di quello che l’aspetta-va, fino a quando fece un profondo atto di affida-mento alla Misericordia di Dio e da allora si erasentita in pace. In quel suo atto di abbandono c’erail senso della sua ultima spoliazione, quella che laprivava dell’ultima parte di se stessa. Cosa le resta-va in piedi non avendo più nulla di sé? Lo ha ripe-tuto senza sosta invocando con la sua flebile vocei nomi delle persone amate, soprattutto di quelleancora tanto bisognose del suo aiuto. La sua vitainteramente spesa per gli altri, anche alla fine sispegneva proiettandosi verso di loro. È vero, Cesi-ra, la tua è stata la dimensione della misericordia:l’hai cercata, l’hai vissuta e, non a caso nell’Annodella Misericordia, l’hai certamente raggiunta.

Antonietta Grasso

Cesira aveva il dono straordinario dell’accoglien-za. Chiunque l’ha conosciuta e ha avuto a che farecon lei sicuramente si è sentito amato in modo speciale. Sapeva accogliere le anime, soprattutto,era presente a tutti, lo faceva con intelligenza, consensibilità, intuito, con pazienza, con amore. In tutto questo Cesira è stata sempre molto spe-

ciale e per queste sue caratteristiche il TR, movi-mento di cui lei è stata Segretaria Generale pertanti anni, non sarebbe quello che è oggi, se non cifosse stata lei ad intesserne le trame, a volte anchemolto complesse.Anche io non sarei quello che sono oggi, se non

avessi incontrato Cesira nella mia vita.La nostra associazione di volontariato era rima-

sta senza presidente e lei mi aveva chiesto più vol-te di accettare questo incarico. La mia risposta,sempre: «non posso, ho troppi impegni, ho pocotempo… non posso». E questa è stata la frase chele ho ripetuto tante volte: in realtà avevo soprat-tutto paura. Ma Cesira ha saputo attendere, forseci ha anche pregato, fino a quando ho avuto i segnigiusti che mi hanno fatto accettare.Da quel momento non mi ha lasciato un attimo.

Sono sedici anni che vado ogni estate in Africa, se-

Il dono dell’accoglienza

dici anni di esperienze che mi hanno cambiatoprofondamente e mi dico sempre: se Cesira nonavesse orientato le mie decisioni, cosa sarei oggi?Sì, perché oggi non so immaginare la mia vita senza l’impegno costante e concreto per aiutare ipoveri.Tra noi c’era una grande intesa, è stata una guida

eccezionale, sempre presente, sempre disponibile,a volte le nostre chiacchierate telefoniche eranochilometriche: una volta è durata l’intero viaggio

belle cose abbiamo fatto insieme?». Un richiamo.Dissi a Lello: «Cesira ci chiama. Dobbiamo an -dare da lei». Il giorno dopo ti venimmo a trovare. Era un mattino di sole e la natura risplen-

deva in tutta la sua gloria coi colori della costie-ra che promettevano un’estate rigogliosa – uncontrasto stridente con la tua agonia, un tragicochiaroscuro che, pure, conteneva una speran-za, una promessa: l’attesa accorata della crea -zione che da tanto dolore fiorisse la redenzione,la Pasqua…Riuscii a raccontarti il mio sogno. E fu un ar-

gine nel fiume di parole – ragionevoli e sconnesse– con cui mi avevi accolta insieme a Lello. Una

piccola pausa infinitesimale nella qualemi guardasti piena di meraviglia, e coltuo inconfondibile, dolce sorriso, con latua cadenza lenta e soave esclamasti:«Oh… ma tutto questo è molto bello!»Ti rividi un’ultima volta, nel giorno del

tuo ultimo compleanno terreno. Il Padredella Vita ti aveva chiamata a sé in quellostesso giorno, sollevandoti dalla sofferen-za che rimaneva visibile, tangibile, sultuo corpo, davanti a quelli che ti venneroa onorare. Mi fermai accanto a te, in si-lenzio. Vidi in te il Crocifisso. Lo adorai.Non so quanto tempo restai così ma ricor-do fortemente l’intensità di quel momento.

Dedic

ato a

Cesir

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…nella notte tra il 31 maggio e il primo giugnoti ho sognata. Eravamo di fronte al panorama di Pacognano e tu, Cesira, mi tenevi una manosulla spalla. Eravamo in posa, come se qualcuno fosse in

procinto di scattarci una foto, una di quelle belle foto di gruppo che immortalano il nostromovimento in un attimo gioioso. Eravamo con gli altri ma tu mi avevi presa in disparte e noidue ci trovavamo un po’ più in alto rispetto al resto del gruppo. Stringendomi appena la spalla con la tua ma-

no, fissando lo sguardo e sorridendo all’obiettivodavanti a noi, mi dicesti: «Ricordi, Susy, quante

Cara Cesira…

da Roma a Napoli. Pochi lo sanno, ma tutti i pro-getti realizzati dalla nostra associazione portanoanche la sua “firma”. Anche il nostro sito web haavuto un suo sostanziale contributo alla realizza-zione, in particolare la parte dedicata alla preghie-ra che si chiama “Marta e Maria” e Cesira, comeSanta Teresina, ha saputo aiutare i poveri, pur ri-manendo a casa.

Negli ultimi tempi si era appassionata ai bambinidella scuola per sordomuti diretta da Ewa Gawin a Bertoua, nel Camerun. Si è impegnata molto peraiutarli, così nell’estate del 2015 sono riuscito a farle un ultimo regalo: mediante una connessioneSkype l’ho messa in contatto con alcuni dei bam-bini da lei tanto amati. Era evidentemente emozio-nata e io ne ero felice perché era l’ultima possibili-tà, prima che la sua malattia avesse il sopravvento.Come tutti, Cesira non è stata immune dalle

prove della vita e spesso abbiamo parlato del comeun cristiano dovrebbe vivere i momenti difficilidella prova. Lei concludeva sempre: «Bisogna farecon gioia la volontà di Dio!». È una frase sempliceche sintetizza la vera essenza del cristiano.Quante volte noi del TR abbiamo recitato la pre-

ghiera del nostro movimento: “Resta con noi Si-gnore, perché si fa sera, e facci testimoni della TuaPasqua”. Penso che, durante il suo ultimo viaggio,il Signore le abbia ricambiato la preghiera: “Restacon me, Cesira, che sei giunta a sera. Vieni e di-mora nell’alba senza tramonto”.

Paolo Cicchitto

Insertonews3-2016 IX

“Volete andarvene anche voi?”: l’eredità di chici ha preceduto non vada dispersa.Alcuni anni fa, in uno dei tanti viaggi fatti per il

nostro Movimento con la cara sorella Cesira, miconfrontavo con lei sulle difficoltà connesse all’ani-mazione del TR e sui momenti di sconforto che so-no propri di chi è chiamato ad animare un gruppoquale il nostro, specialmente quando non si vedo-no i risultati sperati. Nel mio caso, poi, tutto erapiù difficile perché si trattava di prendere il postodi due giganti nella fede e nell’impegno quali Ago-stino e la stessa Cesira.Lei mi tranquillizzò dicendomi: «Ma cosa credi,

che non sono venuti anche a noi (lei parlava sem-pre al plurale, perché non esisteva Cesira senzaAgostino e viceversa) momenti di sconforto, mo-menti in cui si vorrebbe abbandonare tutto, nonritenendosi più in grado di portare avanti il com-pito assegnato?». E aggiunse: «In uno di questi momenti difficili,

in cui stavamo per gettare la spugna, ci trovammoper caso a visitare una Chiesa, nella quale era espo-sta su un leggio, nel corridoio centrale, la Parola diDio aperta sul capitolo 6, versetto 67, del Vangelodi Giovanni: “Volete andarvene anche voi?”.E mi raccontò di come si sentirono interpellati

da questa parola, che richiedeva una risposta pre-cisa e immediata, tanto da desistere da ogni pro-posito di rinuncia e continuare ancora per qualcheanno nel loro compito di animazione.Io vorrei girare a ciascuno di noi tierrini questa

domanda-provocazione di Gesù: volete andarveneanche voi? La risposta non può che essere personale; ma,

prima di darla, credo che ognuno debba ripensarealle tante figure magnifiche di amici tierrini che cihanno preceduti, ai tanti “volti della misericordia”del Padre che abbiamo conosciuto nel nostro Mo-vimento: ecco, io credo che, ripensando a loro, ab-biamo la responsabilità e il dovere di non disper-dere il patrimonio di impegno e di testimonianzache ci hanno lasciato.

Commentando questa frase del Vangelo di Gio-vanni nell’Angelus da Castelgandolfo di domenica23 agosto 2009, Papa Benedetto XVI così diceva:«Questa domanda di Gesù non è rivolta solo agliapostoli, ma raggiunge i credenti e gli uomini diogni epoca. Quante volte ci troviamo di fronte ascelte tiepide o a un modo di vivere la fede mediatodal nostro piacere e dalla volontà di essere accet-tati dagli altri: risposte diverse di fronte ad una pa-rola che chiede di essere accolta e annunciata, nel-la sua interezza. Gesù, infatti, non si accontenta diun’appartenenza superficiale e formale, non gli èsufficiente una prima ed entusiastica adesione; oc-corre, al contrario, prendere parte per tutta la vitaal suo pensare e al suo volere, in modo che la no-stra risposta si conformi a quella di Pietro: Signoreda chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna».Questo commento del Papa emerito sembra

«Volete andarvene anche voi?»

Scivolai dalla preghiera ai pensieri, ai ricordi.Avevo appena finito di scrivere una prima stesu-ra de’ “La Comunità Riflette”. Avevo dei dubbi,sentivo che ci mancava qualche cosa… Così ciintrattenemmo in conversazione, ritrovando, eassaporando, un’antica abitudine…Come sempre, mi venisti incontro col tuo con-

siglio prezioso. Con te ripresi i fili sparsi delle sto-rie narrate dai protagonisti e trovai il modo diriannodarli, e mi fu chiaro il disegno della grazia

che, ancora una volta, Dio si compiaceva di affi-dare alle mie povere mani sporche… E insiemeindividuammo l’icona, il segno accessibile ai sen-si, che i nostri compagni di cammino avrebberoportato con sé dall’esperienza della nostra rap-presentazione.Insomma, ancora una volta il Risorto ci stava

concedendo di fare una cosa bella, insieme.Grazie a te, Cesira, volto di misericordia.

Susy Mocerino

Dedic

ato a

Cesir

aX

Scrivere di te, Cesira cara, significa dire di me,di ciò che sono dopo averti incontrato. La vita èfatta di tanti incontri, ma solo alcuni di essi ti se-gnano per sempre.Il nostro è avvenuto nel luogo a me più familiare

e caro di tutti: l’oratorio salesiano di Castellamma-re di Stabia. Qui ci siamo conosciute, a fine ottobredel 2000, dopo una messa celebrata da don Sabino.Il TR era arrivato nel nostro oratorio da poco e inpochi ne avevamo colto la “grandezza”. Ci siamoscambiate poche parole, e tu mi invitasti alla gior-nata di Richiamo di dicembre in cui si sarebbe par-lato di don Bosco. Accettai subito senza esitazioni:si parlava di don Bosco, non avrei mai potuto diredi no. Prima di salutarci mi chiedesti il numero ditelefono e mi dicesti che mi avresti chiamato perrinnovare l’invito.Non avrei mai immaginato che da quel giorno in

poi ci saremo sentite con frequenza e per lungotempo, non avrei mai pensato che in quelle lunghe

telefonate e nei nostri successivi incontri avremmopermesso alle nostre intimità di accogliersi e con-frontarsi.Non c’è mai stato un incontro fatto con te che

non mi abbia arricchito, “sollevato”, dato unosguardo diverso su ogni cosa. Sempre presente, enon solo a “chiacchiere” (la tua generosità, insie-me a quella di Agostino, ci hanno aiutato più volte,anche nell’economia domestica) nei momenti piùimportanti della mia vita in cui ho gioito e in cuiho sofferto. Sempre presente con il tuo stile “bor-ghese” (quante risate fatte insieme per le tue le-zioni di bon ton) tanto diverso dal mio spartano eimpulsivo; sempre presente con parole di fede, ra-dicate nella Parola, che per me ti rendono insiemeal tuo Agostino, testimone instancabile e credibiledella Sua Pasqua.Sì, testimone credibile perché il tuo irradiare na-

sceva dalle grandi tempeste che la vita ti ha chiestodi affrontare; testimone della Sua Pasqua, perchédavvero la tua quotidianità era fatta di passaggi chefacevi ed invitavi e sollecitavi a far fare.La tua assenza fisica è un vuoto incolmabile, e

tale dolore mi accompagna sempre ricordandoti,ma la tua presenza la colgo ogni volta che cerco dimediare, di accogliere, di offrire, di saper attende-re, di rispondere con responsabilità, di sentirmi ap-partenente al nostro Movimento, di essere radicatanel Risorto, al Quale non smetterò mai di esseregrata per il nostro incontro.Grazie sempre e per sempre!!!p.s. potrei scrivere pagine e pagine su di noi, ma

come Maria “serbo” tutto nel cuore perché, comespesso mi ricordavi, il silenzio è il miglior custodedella nostra anima!Con amore filiale Anna Massa

Non esistono sogni troppo grandi (R. Follere-au), è la scritta stampata nell’ultima offerta terrenache mi ha donato Cesira. La frase, come sgorgatadal cuore, è stampata in rosso bordò su di un sac-chetto di iuta dove, riposte nel suo interno, trovodelle speciali conserve naturali prodotte dall’orto

dei coniugi Cesira con Agostino. Questi doni, in-sieme ad una bella e grossa zucca casareccia, sonostati ben apprezzati e ovviamente volati via da unbel po’. Ciò che in ogni modo custodisco con tene-rezza, oltre al genuino ricordo, è proprio il sacchet-to di iuta con la preziosa frase pasquale. Pasquale

L’eredità fruttifera di Cesira. Mamma pasquale del TR

scritto proprio per noi, e sembra di riascoltare itanti inviti del nostro Fondatore e della nostra Guida spirituale a non essere semplici fruitori delTR ma parti attive e indispensabili, ciascuno perquello che sa e può. Tanti nel TR, a cominciare da

Cesira, sono stati capaci di farlo, e ora sono Santial cospetto del Risorto e ci indicano la strada perla santità: ognuno è libero di seguirla, con gioia eperseveranza.

Lello Nicastro

Un incontro… una vita

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di festa

momenti

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Cesir

aXII

come Cesira con Agostino, portatori di straordina-ria semplicità che molti hanno potuto vivere. Conquel sorriso accogliente (pur nella prova di un’este-nuante malattia) e con quella autenticità, arricchi-ta a tratti da un raffinato intercalare partenopeo,che mette da subito a proprio agio. Insomma, duebelle, amabili persone.Ho conosciuto Cesira ai miei primi Esercizi Spi-

rituali, nell’agosto del 2004 ad Arcinazzo Romano.E pensare che mi ero recato in questo splendidoposto, tra immensi prati con cavalli al pascolo, piùper accompagnare la consorte Dina, tanto da por-tarmi scarponi e abbigliamento da trekking perqualche piacevole escursione. Altro che EserciziSpirituali! Con mia sorpresa, però, non feci alcunaescursione. Perlomeno quella nella natura circo-stante. Le riflessioni durante gli Esercizi, quasi sen-za accorgermene, mi portarono pian piano versoescursioni e vette ben più alte. Verso la crescita in-teriore che, nella condivisione con gli altri, nonavrà più sosta…

Con Cesira notai subito un’empatia e un’intesareciproca, insieme al naturale entusiasmo nel co-noscerci e di essere nel TR. Più volte ho espressocon spontanea allegria a Cesira e ad Agostino diraffigurarli come ago e filo della stessa trama. Quel-la tessuta nella loro vita, insieme a tanti altri, trale vicissitudini di tutti i giorni, gli affanni e le gioiefamiliari.Nel mio cuore tornano molteplici ricordi di Ce-

sira. Uno fra tutti, indelebile nell’animo, è quando,durante il viaggio in Terra Santa nel settembre del 2009, Cesira era seduta di fronte a me, con losguardo pacioso e il fazzoletto giallo avvolto intor-no al collo, a mo’ di boy-scout, con l’icona azzurradi Emmaus stampata appositamente in occasionedel 25° anniversario del TR. Stavamo seduti nelgrande barcone, ricostruito come quello utilizzatoall’epoca dell’Apostolo Pietro, mentre ci si adden-trava lentamente nel Lago di Tiberiade, percorren-do così il biblico tempo dei pescatori…Quanta buona “pesca”, tra giovani e meno gio-

vani, la nostra Cesira ha condiviso e condotto permano nel TR. Questo originale gioioso progetto pa-squale, fondato nel carisma insieme ad Agostino ea don Sabino sin dagli anni ’70! Quanta organizza-zione, discrezione, lasciandoci in eredità ricchezzespirituali a nutrimento del movimento laicale. Cesira ha tracciato e prodotto un percorso pienodi luce. Come referente nell’Ambito della Forma-zione, ha elaborando molteplici contributi per lacrescita spirituale e personale di tutti noi.La terra, con i suoi solchi già tracciati, va colti-

vata… E nel mio piccolo sento di far tesoro di tuttaquesta bellezza. Di far ad esempio approdare nelbarcone quotidiano lo Spirito Santo che si “serve”di ognuno, quando lo sappiamo accogliere.Dalla dipartita terrena di Cesira, a Piano di Sor-

rento il 13 Giugno 2016, nella commozione e gioiariparte la sua testimonianza tra noi e l’eternità.

Alberto Pellè

Ci hai insegnato ad affidarci al Signore, anche nella sofferenza

Carissima Cesira,è difficile sintetizzare in poche righe il nostro

rapporto.Hai accolto la nostra famiglia nel lontano 1988,

ad Assisi, per gli Esercizi spirituali che allora sitenevano nel Cenacolo francescano. Abbiamoavuto subito la sensazione di averti conosciutada sempre, come una sorella maggiore, e abbia-mo instaurato un rapporto vero, sincero, auten-tico, alla luce del Risorto.Quanti incontri per cercare di focalizzare la

spiritualità pasquale nel quotidiano, che per teera parametro fondamentale per determinare ilvissuto, i programmi, propositi.Il tuo zelo instancabile aveva un chiodo fis-

so: la formazione, che cercavi di “sbocconcellare”a ciascuno mediante le grandi capacità orga-niz zative, di mediazione ed empatia di cui erimaestra.Tanto tempo e premura hai dedicato ai “nuovi”

affinché dall’incontro con il TR potessero riceverela bella notizia della Risurrezione, incarnata nel

Insertonews3-2016 XIII

quotidiano, che ci aiuta a passare dalla morte alla vita e… alla vita pasquale!Tutti siamo stati accolti fraternamente da te e

Agostino nel meraviglioso itinerario di fede e diamicizia, di famiglia di famiglie, mettendo a di-sposizione del TR la vostra Betania di Sorrentoinsieme a Salvatore e Anna Maria.Prima di lasciare queste poche righe Nicola

non rinuncia a ricordare la grande sensibilitàmostratagli sia nei momenti di cattiva salute chenelle ricorrenze delle festività e nei compleanni,perché avevate in comune il segno zodiacale deigemelli… (… per reagire aveva sempre l’altro diricambio!). Momenti di carezza e affettuosità cheporterà sempre nel cuore. Ti lascia con la speran-za di incontrarti per continuare a camminare insieme con gioia in Paradiso con tutto il TR.Cesira cara, nel tuo venerdì santo hai sofferto

affidandoti completamente al Signore. Ci hai in-

segnato a vivere e a morire e ci sentiamo più soli,ma siamo sicuri che “la vita non è tolta ma tra-sfigurata” e anche da lassù continuerai ad ac-compagnarci fino alla Pasqua eterna. Grazie!

Donata e Nicola Scalzo

Grazie Cesira, per avermi insegnato il significatodella parola… Vocazione!Mi è davvero difficile trovare un termine, una

espressione, una parola, un aggettivo che sintetiz-zino interamente chi sia stata per me Cesira. Tra itanti momenti in cui ho avuto la gioia e il privilegiodi intrattenermi a parlare con lei, ricordo con gran-de nostalgia quel giorno di settembre del 2009 sullerive del Mar Morto, in occasione del nostro comunepellegrinaggio in Terra Santa.La giornata era splendida, tanto calda: Cesira

era seduta ad un tavolino di uno dei lidi e mi invitòa sedermi con lei. Quasi per incanto iniziò a rac-contarmi di come lei avesse conosciuto il TR e dicome il suo iniziale incontro fosse stato “turbolen-to”. Mi narrò delle sue resistenze e della difficoltàdi comprendere come mai il “suo” Agostino fossestato “rapito” dal carisma di Don Sabino. Pian piano, però, i suoi occhi si illuminarono di quel-lo sguardo sospeso tra la naturale discrezione ed il desiderio di farmi gustare la bellezza del suo…Incontro!Rimasi davvero stupita del fatto che Cesira, colei

che da sempre avevo conosciuto come una delledue colonne portanti del TR, avesse avuto tante remore ad esprimere il suo… Eccomi! Questa fula parola che lei mi disse testualmente, quasi a sot-tolinearne il significato teologico con la sua abilecapacità di donna abituata a rendere chiaro il pen-siero espresso.Ricordo ancora (e solo ora ne comprendo appie-

no il senso!) che mi disse che anche il mio ingresso

nel TR celava certamente un progetto ben piùgrande e che il tempo mi avrebbe aiutata a capirela mia… vocazione!Sono passati esattamente sette anni da quel gior-

no, come sette sono gli anni che Cesira è rimastaancora fra noi e mi fa dolcemente sorridere persinoil pensiero che, anche il numero (ho appreso cheil sette, in senso biblico, indica la completezza!)degli anni trascorsi, sia quasi un completamentodi quel discorso che lei ebbe, quasi per caso, a far-mi proprio quel giorno sulle rive del Mar Morto.Oggi posso dire di essere “cresciuta” tanto con

il TR e nel TR, di avere capito – grazie al nostrocammino comunitario – che la Parola di Dio “gua-risce”, che la relazione continua con Gesù “guari-sce”; comprendo solo ora che il Signore ci fa aspet-tare anche diversi anni prima di rivelarci il suo progetto su ciascuno di noi, perché Lui ci vuoleplasmare, vuole modellare il nostro carattere, civuole… (un termine tanto caro alla nostra Cesira)formare!Mentre buttavo giù queste poche righe, riflettevo

sul fatto che, quando siamo nati, i nostri genitorici hanno dato un nome e che quel nome è stato daloro scelto senza che noi potessimo dire se ci pia-cesse o meno. Eppure ogni nome ha un significatoe dal nostro nome sono, ora, convinta che si pos-sa capire la nostra vocazione. Qualche giorno fa,ascoltando una bellissima omelia, ho sentito direche: «nel tuo nome c’è il progetto che Dio ha pen-sato per te: dal giorno della tua nascita è iniziatala tua meravigliosa avventura con Gesù».

Mi hai insegnato il significato della parola Vocazione

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Cesir

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Una forza misteriosa, forse quell’Ospite dolcedella nostra anima, mi ha suggerito di leggere qualefosse il significato del nome Cesira e, con immen-so stupore frammisto a gioia, ho appreso che de-riva dal termine etrusco (la regione tanto cara aCesira… la Toscana!) aisar, che significa: grande,divina.È proprio vero: solo Dio sa quale è la nostra vo-

cazione! Noi non sappiamo cosa Dio vede dentrodi noi… il progetto di Dio per noi va scoperto e ca-pito giorno per giorno.

Carissima Cesira,ci siamo incontrati a Francavilla in Sinni, du-

rante una missione parrocchiale del movimentoTestimoni del Risorto.Da subito rimasi colpita dai modi gentili e si-

gnorili che tu avevi nei confronti di tuo maritoAgostino e viceversa. Fu così che partecipai pertutta la settimana agli incontri della famiglia davoi seguiti.Mi meravigliai quando durante un’incontro

mio marito fece la sua testimonianza, era la pri-ma volta che mi diceva quelle cose: «Da piccoloandavo a messa ma da grande mi sono divertito,lavoravo e spendevo, fino a quando ho incontratomia moglie e piano piano mi ha fatto capire chela vita va vissuta a fianco a Gesù, oggi sono unuomo che prega ogni giorno e ringrazio per quelloche la vita ci offre». Sono stata molto felice diquelle parole, anche perché stavo vivendo una si-tuazione di malattia molto grave (SLP) e avevo

La vita va vissuta sempre, con amore…

Cesira, donna speciale

bisogno di cure continue, la mia famiglia mi è sta-ta sempre vicina.Guardando te Cesira, e Agostino mi rivedevo

in un’armonia familiare che mi rispecchiava, fucosì che decisi di far parte del movimento TR didon Sabino (don Bosco) anche se sapevo che lamia vita stava per finire ma volevo viverla così.Quanti consigli mi davi, e io cercavo di svol-

gerli come potevo, ero felice, perché il Signore miaveva fatto incontrare una persona intelligente,sensibile ai problemi della vita, con un amore im-menso verso tutti e la famiglia al centro, semprecon l’amore di Dio Padre.Rimarrai sempre nel mio cuore e nella mia fa-

miglia, hai dato testimonianza che la vita va vis-suta sempre nel bene e nel male con amore finoalla fine dei nostri giorni, portando la croce conGesù nostra salvezza per la vita eterna. Ciao, Ce-sira, un abbraccio in Cristo Risorto.

Antonietta Raco

Cesira è stata una donna speciale, ma non ci riesce di ricordare Lei senza pensare ad Agostino,così come non riusciamo a pensare ad Agostinosenza ricordare Lei.

Complementari l’uno all’altra, l’idea di uno di-ventava per entrambi progetto, lavoro senza rispar-mio, gioiosa realizzazione. Nei frequenti, grandi raduni del TR (Agostino qualche volta un po’ tra-felato, Cesira sempre sorridente e sicura di sé) era-no il motore di tutta la macchina organizzativa,l’ascolto attento della regia di don Sabino, il riferi-mento sicuro per centinaia di persone. Nei mo-menti di riflessione di gruppo, l’animo luminoso diCesira, che si leggeva non solo nelle parole ma an-che nella trasparenza degli occhi, era persuasivo,rasserenante, aggrappato alla grande speranza bi-blica, proiettato alla promessa di eternità. Abituatoa scrutare il mare e il cielo, per Agostino riprendela dolorosa navigazione: ora con una nuova stellache nessuna nuvola può offuscare.

Gabriella e Pier Giorgio Cataldi

Cesira è, era e sarà sempre una donna grande epiena di Dio, colei che ha saputo coltivare la Fedetramite l’ascolto costante della Parola, che ha sa-puto rendere testimonianza incarnata alla Parola,che ha saputo compiere una vera scelta d’amore,che ha saputo fidarsi e affidarsi. Grazie Cesira peravermi indicato la Via e per avermi aiutato a com-prendere, con il tuo esempio, chi voglio essere inquesto mondo per poter, un giorno, rivederti eriabbracciarti nella Gloria di Cristo Risorto!

Tiziana Petrachi

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Caro Agostino,ho appreso ieri della grave perdita di Cesira.

Ti confesso che ho impiegato un po’ a metaboliz-zarne la consapevolezza. Posso solo lontanamente immaginare come

possiate stare voi… In ogni caso vi sento vicinoanche se ci separano tanti chilometri. La notizia per me ha costituito come uno strap-

po… qualcosa è andato perso?! Tu e Cesira siete stati e siete per me, per la mia

crescita come uomo e nella fede, per la mia soli-dità morale, professionale, familiare dei pilastrie dei fari. Purtroppo questa vita, sempre troppo veloce,

tende a sfilacciare le nostre identità e personalità,ma il buono è che i fari rimangono e qualunque

difficoltà e imprevisto, si sa alla fine dove poterguardare e riprendere la via.Ora il faro LUMINOSISSIMO di Cesira si è rive-

stito della Luce eterna di Cristo e della Speranzadi Risurrezione (per Lei certezza) e dunque, nono-stante la tristezza e lo strappo, sento che Cesira re -sterà ancora a illuminare il cammino mio e di tut-ti i giovani che da voi hanno ricevuto così tanto.Purtroppo non potrò essere con voi fisicamente

al momento del saluto terreno… ma sarò con voie con tutto il Gruppo di TR con questo pensiero econ la preghiera.Ti prego di portarLe il mio saluto e il mio eter-

namente grato GRAZIE. Vi abbraccio con tuttol’affetto, a presto

Marco Cataldi

La donna premurosa, generosa e forte della Bibbia

Carissima Cesira,per me sei stata un’amica speciale: esperta

nelle mediazioni, sempre disponibile all’ascolto,discreta e saggia. Sapevi ben coniugare gli impe-gni della tua famiglia di sangue con quelli dellatua famiglia spirituale senza trascurare né l’unané l’altra. Far risorgere chi era nel bisogno è sem-pre stata per te una necessità. Quante nonninehai consolato, in quella casa di cura dove andavia prestare il tuo servizio d’amore! Portavi lorouna parola di conforto accompagnata da una ca-rezza. Le hai aiutate a mangiare, hai colmato laloro solitudine. Era una festa per loro quando tivedevano arrivare. Condivisione e solidarietàerano i tuoi verbi preferiti.Non passa giorno, cara Cesira, che non ricordi

con tanta nostalgia i giorni di luglio in cui venivoa casa tua per aiutarti a curare il testo degli Eser-cizi Spirituali che scriveva don Sabino. Le lungheriflessioni che insieme facevamo su quanto anda-

vamo scrivendo ci davano l’opportunità di con-frontarci su grandi tematiche spirituali. Quantaprofondità nelle tue parole! A sera eravamo stan-che di lavorare al computer, ma non di parlaredi Gesù Risorto.Che dire del clima di famiglia che trovavo sem-

pre a casa tua. Mi sentivo sempre a casa, accoltacome una regina. Vorrei che il tempo si fosse fer-mato a quel periodo, ma non è possibile.Durante gli incontri nazionali del TR non co-

noscevi riposo, sempre sorridente e pronta ad accontentare le varie richieste che ti venivanoespresse, non conoscevi l’espressione: «non è pos-sibile». La tua vita è stata tutta un sì.Ora tu sei tra le braccia del Padre, sei nella

gioia senza fine dopo tanta sofferenza e questo miriempie di gioia. Sorellina cara, sei stata la miamaestra di vita e non ti dimenticherò mai!Ti voglio bene

Lilli

Ho conosciuto Cesira all’Ateneo Salesiano di Ro-ma, nell’atrio, in una bella mattina di sole. ConAgostino era venuta a incontrare D. Sabino, perprogrammare le attività formative del TR. Mi haparlato subito del Movimento e degli Esercizi estivi,con semplicità ed accoglienza. Dopo qualche mi-nuto di scambio mi sembrava di averli conosciutida sempre. La prima volta a Castropignano, agliEsercizi, mi ha affidato al Gruppo di Napoli, chemi ha adottato in una gioiosa famiglia di Famiglie,facendomi sentire a Casa. È stata questa l’esperien-

Cesira, faro luminoso per tanti giovani

Cesira, maestra di vita

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za che è continuata per tanti anni. Ogni volta checapitavo nella Penisola Sorrentina, non mancaval’invito a Meta, l’incontro con una coppia davverospeciale, legatissima e profonda nella fede. SpessoCesira premurosa, attiva e sorridente, organizzavaanche un pranzo, occasione per ore festose in ami-cizia, ma opportunità anche di riflettere sul Movi-mento e occasione per pregare insieme. Anche per

l’ultima Sua Pasqua ci siamo incontrate: attentacome sempre, pur provata dalla malattia, ha volutolasciarmi in dono una pastiera, per portare a Nordnel cuore il calore mediterraneo della sua acco-glienza, il ricordo speciale della sua amicizia, l’im-magine della donna premurosa, generosa e fortedella Bibbia.

Cristina Coggi

Perenne memoria di Cesira, testimone gioiosa di Cristo Risorto

Compagna di giochi…

Una giovane donna paziente, umile, generosa

Molti ricordi affollano la mente! Noi di Milano 2abbiamo avuto la gioia di conoscerla nel 2005quando venne con Agostino e D. Sabino a Milanoper la costituzione del nostro cenacolo.Ci è bastato poco per accorgerci dello spessore

della sua spiritualità, il suo grande ottimismo e lagioia nel proporci l’esperienza tierrina di Cristo Risorto! Con entusiasmo ci dava le linee program-matiche del cammino del cenacolo, l’esigenza disentirsi famiglia delle famiglie, la passione per laparola di Dio, l’importanza della preghiera. Il suo caldo invito a partecipare ogni anno agli

Esercizi Spirituali, momento importantissimo del-la vita del TR. Infatti, in quello stesso anno 2005,partecipammo in 9 agli EESS e ricordiamo concommozione quanta premura verso di noi, tanteraccomandazioni, il suo accompagnamento e il

suo incitamento col suo sorriso luminoso e inco-raggiante.Venne a Milano altre due volte, sempre interes-

sandosi del cammino e della crescita del cenacolocon particolare attenzione a tutte le situazioni difficili che i fratelli vivevano nelle loro famiglie. È l’atteggiamento di San Paolo: “Gioire con chi

gioisce e soffrire con chi soffre”. L’abbiamo sentitacome una vera mamma con quell’entusiasmo gio-vanile di partecipazione a tutti i momenti del no-stro cenacolo.Nel TR ha prodigato tempo, energie, ricchezza

dei suoi doni e carismi, diventando quotidiana-mente testimone di speranza, di gioia e di pace.Grazie Cesira per quanto ci hai regalato e per quel-lo che hai costituito per ciascuno di noi.

Iolanda, Patrizia, Don Matteo (Cenacolo Milano 2)

Cara Cesira,quanti ricordi mi vengono alla mente!Ci conoscemmo da ragazze, compagne di

banco, di giochi, di gite e di… preghiere… quantimesi di maggio!Sono stata la tua madrina di Cresima! Poi il

tempo passa, passa ancora e quando ci rincon-trammo mi invitasti a far parte del Cenacolo Penisola Sorrentina.Grazie di avermi dato questa opportunità e

addirittura di accoglierlo a casa mia!

Pregare, meditare tutti insieme, darci forza re-ciprocamente per migliorare e vivere nella quo -tidianità il Vangelo.Il tuo esempio di costanza, perseveranza e fede

è stato uno stimolo ad andare avanti in questocammino spirituale e anche un forte desiderio dicoinvolgere altre persone a far parte di questa famiglia!Grazie Cesira e… Ad Dio!La tua amica

Luciana

Ciao a tutti, sono Fortunatina, la ragazzina diquasi 90 anni.Vi ringrazio di avermi dato la possibilità oggi di

ricordare la nostra amata Cesira. Io ho avuto la fortuna di conoscere Cesira grazie a Elisabetta, che come tutti ricorderete era soprannominata “lapoetessa”. Ebbene, quando ho conosciuto Cesira

ai primi Esercizi Spirituali ebbi un’immagine di lei, del suo modo di porsi agli altri, a dir poco mi-stico, dava ascolto a tutti, consigliava come me-glio credeva, era una donna semplice, paziente,umile, generosa, silenziosa, insomma io rimasimolto colpita da questa giovane donna. A me per-sonalmente ha dato tanto come penso a tutti, con-

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tribuendo alla nostra formazione spirituale. Ora anoi manca la sua presenza fisica, ma certamente èal nostro fianco per guidarci e sorreggerci lungo ilnostro cammino. Io tutti i giorni la ricordo nellamia umile preghiera e ringrazio il Signore di aver-mi dato la gioia di aver conosciuto una donna stra-ordinaria.

Fortunatina (S. Agata)

Grazie, cara Cesira, per tutto e per sempre.Anna e Stefano Cucurachi

Ciao Cesira, sei per me come una sorella mag-giore, tanto saggia un po’ ribelle. Quanti progettie quante belle risate insieme!

Roberta Calbi

L’entusiasmo della fede e il coraggio di testimoniarla

L’incontro con Cesira e Agostino ha segnatol’inizio del nostro cammino di fede. Dopo che

Don Sabino ci aveva aperto il cuore a Dio-Miseri-cordia, Cesira e Agostino ci hanno guidato in unpercorso di conoscenza delle Sacre Scritture a par-tire dalla Genesi… Ricordiamo le serate fino a not-te fonda a casa Aversa, insieme ad Anna, Stefano eAnnamaria, a discutere animatamente delle originidel bene e del male.È stato un percorso di crescita condiviso, sem-

pre alla ricerca di nuove illuminazioni che lo Spi-rito Santo di volta in volta ci donava e che Cesiraera sempre pronta a sottolineare con entusiasmo.Sì, l’entusiasmo della Fede e della scoperta dopouna affannosa ricerca, la Pasqua dopo la Croce, lameta della Risurrezione conquistata dopo milletormenti… proprio come negli ultimi mesi dellasua vita… tutto questo era ed è Cesira per noi econtinua a vivere nei nostri cuori come in quellidei giovani tierrini del Cenacolo di Sorrento che laricordano e la rimpiangono per le conoscenze difede che ha saputo loro trasmettere con il carismache le era proprio.La nostra gratitudine verso di Lei, Agostino, e la

sua famiglia è grande per i tanti doni ricevuti e perl’esempio che ci hanno lasciato di fede e coraggiodi testimoniarla.

Lucia e Massimiliano Fico

Caro Agostinoin questi mesi di malattia di Cesira, come

ci aveva chiesto Dina, abbiamo cercato di rispet-tare il tuo desiderio di riservatezza.Siamo stati in un silenzio orante, con il cuore

e il pensiero vicino a voi.So che in questi anni non ci siamo visti spesso

eppure è più che viva in noi la consapevolezza diquanto avete fortemente voluto e fatto per il no-stro Cenacolo. Il vostro esempio e la vostra testi-

monianza, seppur nella distanza, sono stati sem-pre forti e ben presenti.Ancora una volta, in questi giorni così difficili,

non avete smesso di essere una presenza illumi-nante. Non ci resta che chinare la testa e ringra-ziare il Signore, per questo esempio di grandeamore e fede.Con Sincero affetto, tutti noi ti abbracciamo

forte e chiediamo a Cesira di continuare a “ve-gliare” su di noi e sul nostro cammino di fede.

Sabina Boffini e il Cenacolo di Milano1

Carissima Cesira,come non nascondere la tristezza per non

poter più vedere il tuo volto e contemplare la tuatenacia pragmatica, ma allo stesso tempo guidatada una solida tensione spirituale.Ti abbiamo conosciuta con il tuo Agostino nel

1983 ad Assisi in uno dei primissimi esercizi Spi-rituali del TR. La tua passione ha subito conta-giato noi giovani ventenni di Bari, di Potenza, diBella, di Salerno, di Napoli, di Castellammare diStabia, di Roma. Eravamo tanti, ricordiamo quel-la straordinaria serata con don Josi Cento che,da voi fortemente voluta, ha segnato il percorsodi fede di tanti.Ci mancherà la tua perseveranza, il tuo crede-

re al di là di ogni ragionevole certezza nella mis-sione del TR e nel dedicarle tutta te stessa, conimmane sacrificio e rinunce.Ma siamo felici, perché il Buon Padre ci ha do-

nato una testimone credibile, una guida, un faroper salvarci dal naufragio. Abbiamo bisogno divedere, di toccare per credere e abbiamo visto etoccato te.Certo, il tuo viaggio terreno ha dovuto chiuder-

si passando attraverso la sofferenza del corpo, ildover combattere con gli umani perché dell’ulti-

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...ricordi di Cesira ricevuti per mail e che Agostino vuole condividere

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ma ora, ma è il necessario viatico perché la gloriadi Dio-Padre possa risplendere in pienezza.Sei nata e cresciuta guardando sempre alla

Gioia eterna e adesso ci sei arrivata, per prepa-rare la strada a chi come te e con te sarà degnodi esserti accanto.Se la santità è prendere sul serio nella quoti-

dianità il comando evangelico dell’Amore a tuttii costi, ad ogni costo, costi quel che costi, oggi tiperdiamo nel corpo ma resti come guida per tutticoloro che ti hanno conosciuta e ti conosceranno.Arrivederci Cesira.

Gianfranco e Antonella Locoro

Carissimo Agostino,naturalmente eravamo a conoscenza della

precaria salute di Cesira e abbiamo pregato perlei, ma la notizia del suo ritorno alla casa del Pa-dre ci ha lasciati sgomenti.È pur vero che per chi ha profondamente con-

diviso lo spirito del TR si annuncia la morte e siproclama la resurrezione, ma ci rattrista moltonon poterla più avere materialmente con noi nelnostro cammino di vita terrena. Ma rimarrà vivoin noi il ricordo del bene che ha fatto al Movimen-to e a ognuno di noi. Cesira già “profuma” di eter-nità per l’Amore che ci ha regalato e per la suaimpronta terrena. Ora che è Risorta ci piace sen-tirla più vicina e un “tramite” tra noi e il Signoreche l’ha avvolta nel suo Amore Infinito ed Eterno.Ti esprimiamo la nostra vicinanza.

Angela e Ruggiero Quarto, con il Cenacolo di Barletta

Caro Agostino, cari familiari di Cesira,sentiamo profondamente che Cesira non vi

ha lasciato e non ha lasciato noi che Le abbiamovoluto bene, che abbiamo pregato per Lei e cheancora lo faremo, perché lei è davvero tra noi eci sostiene, per grazia del Padre.Un caro abbraccio

Annie e Claudio De Polo

Caro Agostino,Un dolore grande la notizia di questa per-

dita. Cesira, chi potrà dimenticarla? Lei, la suagentilezza, la sua capacità di essere convincentee di esserci d’esempio.Come dimenticare i nostri momenti nei quali ci

raccontavamo e tutte le belle giornate trascorseinsieme, anche in masseria… ricordi, Agostino, lemesse in cappella e la compieta recitata insieme?

Serberemo nel cuore la nostra cara Cesira,quale dono prezioso ricevuto dal Cielo.Un incontro affettuoso, formativo e trasforma-

tivo, il nostro, e del quale essere grati!Ti abbracciamo fortissimo e che Cristo Risorto

ti sostenga in questo delicatissimo momento e tidia la forza di andare avanti. Ti vogliamo bene

Rosalba e Armando Balestrazzi

Agostino carissimo,noi fratelli della prima ora ti abbracciamo

insieme ad Annamaria. Nelle parole di Sant’Igna-zio di Loyola, che ti invitiamo a leggere, siamo si-curi che Cesira trovava quotidianamente lo sti-molo per seguire il Risorto per essere testimonecredibile del Vangelo e appassionata compagnadi viaggio per noi tierrini: «È Lui che cerco, luiche è morto per me, è lui che voglio, lui che è ri-sorto per me».

Nino D’Aloisio, Annamaria, Maria, Isa, Lorella, Alessandro

Agostino carissimo,più volte ho tentato di scriverti ma ho de-

sistito perché, chiusa nel mio dolore, non sonoriuscita a trovare parole di conforto per te. Neavevo bisogno io. Ora chi potrà consolarmi comesapeva fare così bene la mia Cesira? Ti chiedo di perdonarmi. Ho avuto bisogno di

un immenso lavoro dell’anima per ristabilire unequilibro dentro di me.Forse hai pensato che mi fossi dimenticata di

te, come fanno alcuni distratti. Ma non è così, nonpotrebbe mai essere così. La data del 13 giugno 2016 è incisa nella mia

anima oltre che nella memoria. Cesira, tu e la carissima Annamaria siete sempre nei miei pen-sieri e nelle mie preghiere.So bene che quando la persona amata muore

la tristezza cala buia sul cuore, e dovunque guar-di è morte. La casa è terribilmente vuota e tuttoquello che avevate condiviso insieme, senza di lei,si converte in uno strazio enorme. E ti senti con-fuso e smarrito. Il dolore è così intenso da para-lizzarti e da farti credere che non ce la farai maiad assorbirlo in tutta la sua intensità.Ora vorrei tanto riuscire a confortarti per quel-

la piaga del distacco che troverà conforto nellafede e si rimarginerà solo in cielo, quando non cisarà più alcun timore di separazione.Noi sappiamo – e tu molto più intensamente di

me – che “l’ultima parola non è quella della mortema della vita, non quella delle tenebre ma della

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luce, non quella del male ma del bene”. Perciò ag-grappiamoci alla certezza che, oltre la soglia, cisono mani che le accarezzano il volto e una luceche la allieta nella gioia infinita.Le parole e le riflessioni della nostra Cesira, che

spesso ha condiviso con me, sempre mi hannocommossa e gratificata. Una vita la sua dedicataal TR, alla testimonianza, alla preghiera, all’amo-re. Quanta premura e attenzione verso le esigenzedi tutti! Comunque una definizione dei suoi preginon potrebbe che essere riduttiva e non farebbeche offuscare un’immagine che in tanti abbiamodi lei, della sua “vita donata”.Ti vogliamo tutti bene, Cesira cara, e la tua

luce d’amore ancora brilla nei nostri cuori e ciscalda, ci ama e ci dice che ci sei sempre nel nostro abbraccio fraterno che protegge e non svanisce mai.Agostino caro, sentimi in grande condivisione

e comunione, uniti nella fede che sostiene e operalì dove l’uomo non arriva, dandoci la serenità difondo per vivere quanto il Risorto ci chiede. Rin-graziamoLo per avercela donata e preghiamoperché “ci dia in mano il suo biglietto di ritornoverso Gerusalemme…”.Un forte abbraccio che ti prego di estendere ad

Annamaria e a tutti i tuoi cariFrancesca Di Martino

Carissimo Agostino,leggerti o sentirti è per me sempre una

gioia, purtroppo, questa volta, la gioia è velatadalla tristezza per la notizia che apprendo.Come il primo, anche il giorno ultimo appar-

tiene al Signore, per nostra sorte, e non all’uomo.Se Egli ha stabilito che giorno e mese di nascita edipartita coincidessero, vuol dire che un lembodella Sua perfezione ha benedetto Cesira, dellaquale ricordo quel viaggio a Genova, al salonenautico di tanti anni fa. Incontrai una signora chesapeva coniugare la sensibilità e la semplicitàcon l’intelligenza e la dolcezza di moglie e madre.Il sonno eterno s’accompagna sempre con un

grande vuoto che penetra in chi resta, ma il gran-de vuoto lascia presto il posto ai ricordi che sifanno, attraverso la preghiera, piccole luci dellavita eterna che il Signore vuole per noi e ci mostraanche attraverso questi giorni.Qualche mese fa anche una mia sorella è vola-

ta in cielo dopo una lunghissima malattia, appe-na due anni più grande di me, quindi un’infanziapassata insieme tra le tante difficoltà.Spero di incontrarti al più presto per darti, con

un abbraccio, il calore del mio animo sincero datrasmettere anche agli altri tuoi cari.Con affetto

Nicola Petronzi

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Via Lucis alle Catacombe di San Callisto (RM): Cesira e don Tarcisio Beltrame Quattrocchi (don Tar), in secondo piano la sorella Enrichetta

Cesira con don L’Arco e don Sabino agli Esercizi Spirituali di Castropignano

Casa dei Beati coniugi Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi: Cesira con la loro figlia Enrichetta

Salesianum di Roma: Cesira e Agostino assiemeal Rettor Maggiore emerito don Chávez con don

Sabino e rappresentanti del TR di Roma

Cesira alla Via Lucis con i bambini …sulla via di Emmaus