PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA … · - La gioia più grande è quella che...

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PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE ANNO XXIX - N. 138 - DICEMBRE 2009 DIRETTORE RESPONSABILE: DUCCIO GUASPARRI • COMITATO DI REDA- ZIONE: GIANCARLO BALLERINI - SERGIO BUCCI - FRANCO LAMPREDI Registrazione al Tribunale di Firenze numero 2892 del 15 ottobre 1980 Stampa: SAFFE srl - Via S. Morese, 12 - CALENZANO - Firenze • Non si rende al- cun testo né si stampano scritti anonimi • TRIMESTRALE GRATUITO • SEDE: VIA CAVOUR, 82/A - FIRENZE - TELEFONO 055/28.29.25• Sped. in abb. posta- le art. 2 comma 20/C - L. 662/96 - Fil. Firenze (segue a pag. 2) (segue a pag. 2) (segue a pag. 2) STUPIRSI Si vive in un mondo diventato villaggio, dove si viene immediata- mente a conoscenza di quello che è avvenuto anche nell’altro lato del globo terrestre, dove ciascuno è contemporaneo e partecipe ad ogni accadimento planetario. Ciò rende tutti meno predisposti a sen- tirsi coinvolti, a stupirsi. Di tanto in tanto torno a fare questa considerazione quando leggo i quotidiani, quando ascolto radio e telegiornali, quando seguo alcune trasmissioni di attualità su fatti e misfatti che accadono ogni giorno, lontani o vicini a noi. Quindi non mancano mai notizie e commenti che stupiscono o che dovrebbero stupirci. Ne ho scelti alcuni. A proposito del settore bancario – tanto per cominciare col riferirci ad argomenti a noi familiari – stu- pisce che fino a ieri tutti sostenes- sero la tesi secondo cui, per far fronte alle sfide della concorrenza interna ed internazionale, fosse op- portuno, anzi necessario, avere di- mensioni e assets rilevanti, ade- guati alla competizione fra colossi. Si è così perseguita la corsa al gi- gantismo. Poi la crisi economica, in larga misura dovuta ad operazioni gonfiate da una disinvolta finanza d’assalto da parte degli stessi co- lossi e dei loro epigoni. Crisi che ha fatto crollare il castello di carta pro- vocando, fra l’altro, il fallimento del gigante Lehman Brothers. Adesso TUTTI si sono ricreduti. Anche la Banca d’Italia che, dall’alto della sua posizione di giuda, incoraggia- va, anzi perorava aggregazioni e incorporazioni. Ora non più! Ora le dimensioni piccole ma soprattutto quelle medie sono giudicate vin- centi, portate ad esempio perché conseguono utili reali, perché fan- no banca, fanno intermediazione, perché hanno i propri sportelli prossimi fisicamente e struttural- mente ai distretti industriali, alle im- prese, agli artigiani, alle famiglie. Possibile che, PRIMA, non si fosse considerato che la nostra realtà era molto diversa da quella di altri Pae- si cui si faceva riferimento? Per non dire della realtà Toscana. E pensare che c’era anche una Ban- ca che portava il nome della Re- gione e che si era espansa con successo e con prestigio anche in diverse altre regioni…No! Kaput! Nel precedente intervento su que- sto periodico mi ero proposto di smettere di piangere sul “latte ver- sato”, ma è più forte di me: non fi- nisco mai di stupirmi. Cambio settore: passo a quello della telefonia, mobile e fissa. A nessuno sarà sfuggito che da quando in Italia è stato abolito il monopolio della SIP (ora Telecom) è iniziata una concorrenza spieta- ta e spesso assurda. Invece di in- vestire risorse per migliorare le re- ti e i servizi alla clientela, le diver- se Compagnie si sono impegnate in campagne pubblicitarie costo- sissime su tutti i mass media e sponsorizzando manifestazioni sportive di grande rilievo. Non so- lo! Chi di noi non è stato importu- nato al telefono nelle ore più im- pensabili, ma soprattutto prima di pranzo/cena, durante il pranzo/ce- na e/o subito dopo, con proposte all’apparenza allettanti concernen- ti il canone telefonico e la linea in- ternet? Naturalmente anch’io ci sono cascato! E purtroppo anche ricascato tornando “alle origini” (Telecom) con l’intesa, poi rivelata- si fasulla, di non dover subire one- ri di “ricongiunzione”. Io mi sono stupito e anche inc…… E adire le vie legali è assolutamente da evi- tare perché dopo si avrebbe di che stupirsi e inc…….ancor di più! Ci sarebbe poi da soffermarsi su ciò che sta succedendo alla FRANCE TELECOM dove è in at- to una grossa crisi societaria. Qualcuno l’attribuisce al manage- ment. Può darsi. Io ritengo che sia soprattutto una crisi di settore, do- vuta anche alle eccessive spese connesse alle megacampagne pubblicitarie alle quali ho fatto cen- no sopra. Ebbene France Telecom ha dovuto attuare una forte mobili- tazione del personale e ridurre gli organici. I disagi dell’incertezza hanno provocato una serie im- pressionante di suicidi fra i dipen- denti (quando scrivo queste note siamo a quota 25!). Quella grande Impresa non è più un “porto sicu- ro” al quale fare riferimento per la propria famiglia, per il proprio do- mani, per la propria vita… Sarà bene cominciare a stupirsi, a me- ditare, a stare all’erta. Ancora con riguardo a noi uten- ti, stupisce non poco l’imposizio- ne dell’uso del digitale terrestre per i nostri televisori, in risposta – dice – alla TV con parabola di SKY. C’è chi ha definito questa operazione “un viaggio nel delirio, per di più a pagamento”. Dice: ma si vede meglio! Ok: chi vuol vede- re meglio paghi; ma perché impor- lo eliminando l’analogico? In nome del progresso? A me sembra un’arrogante forzatura, cui si ag- giunge quella di SKY che ha co- stretto i suoi clienti a dotarsi di tut- ti i supporti tecnologici (tv, deco- der) e connesse spese di allaccio per poter continuare a vedere i suoi programmi più importanti in HD (che sta per “alta definizione”, leggi “alta fregatura”). Si apprende che l’UNESCO ha proclamato il tango patrimonio cul- turale dell’umanità (sic!). George Bernard Shaw (acuto scrittore e commediografo) sosteneva che “ il ballo è un’espressione verticale di un desiderio orizzontale”. So che non tutti sono d’accordo con que- sto assioma – io sì, da sempre –, ma mi sarei aspettato che in qual- che giornale ci fosse qualche com- mentatore che, come me, avesse manifestato il proprio stupore, in- vece niente! Mi stupisco e sono in totale di- saccordo con una giornalista che di Duccio Guasparri Il Presidente, il Consiglio Direttivo, i Collegi dei Revisori e dei Probiviri, la Dotazione Emilio Terrosi e la Redazione di Voce Nostra porgono ai Soci, ai loro Familiari ed a tutti i Lettori di questo periodico i migliori auguri per le prossime festività e per il nuovo anno. La Sede dell’Associazione rimarrà chiusa nel periodo delle festività e riprenderà la consueta attività Mercoledì 13 gennaio 2010. AMORE E FELICITÀ a cura di gb/ In calce a questa pagina ci sono gli auguri per il nuovo anno; speria- mo che sia un anno migliore del 2009: le crisi, le guerre, gli attentati, le migrazioni, le carestie (La Fao ha segnalato che la fame nel mondo col- pisce 1,02 miliardi di persone, cioè un sesto della popolazione mondia- le), le alluvioni, gli uragani, le siccità, gli sconvolgimenti della terra in ge- nerale non termineranno, perché da che mondo è mondo ci sono sem- pre stati, ma per lo meno che si attenuino o che possano essere sop- portati e visti con degli occhiali che sfumino i colori foschi con cui ci so- no apparsi fino ad oggi. In questo clima, pensando all’Enciclica del Pontefice Benedetto XVI “Caritas in veritate” (ved. Voce Nostra n. 137) che parla di amore (Cari- tas = amore) ed al breve racconto di Aldo Parigi “L’amore è una cosa meravigliosa” (ved. a pag. 2 di questo numero di Voce Nostra) cosa c’è di meglio per rendere la vita più rosea che focalizzare la nostra mente appunto sull’amore? Ed accanto all’amore vivere della felicità che que- sto genera? Con tale intento propongo ai lettori, invitandoli ad una lo- ro personale riflessione, approfondimento e meditazione, una raccolta di frasi (alternate) di amore e di felicità di autori più o meno famosi. - L’amore è la chiave che apre le porte della felicità. (O.W. Holmes) - Esiste una sola felicità nella vita: amare ed essere amati. (G. Sand) - L’amore assomiglia a Dio: per raggiungerlo bisogna crederci. (U. Ojetti) - La felicità è desiderare quello che si fa. (Sant’Agostino) - L’amore brucia la vita e fa volare il tempo. (V. Cardarelli) - La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata. (A.P. Checov) - Amare è soprattutto donare se stessi. (J. Anouilh) - La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa. (F. Nietzsche) - Che l’amore è tutto, è tutto quello che sappiamo. (E.Dickinson) - La gioia più grande è quella che non era attesa. (Sofocle) - Amare non è guardarsi l’un l’altro, è guardare insieme nella stessa di- rezione. (Antoine de Saint-Exupery) - La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta. (Confucio) - L’amore coniugale che resiste attraverso mille vicissitudini, mi sem- bra il più bello dei miracoli benchè sia anche il più comune. (F. Mau- riac) - Felicità è conoscere i propri limiti ed amarli. (R. Barthes) - Una parola ci libera di tutto il peso e il dolore della vita: quella parola è amore. (Sofocle) - Si gusta doppiamente la felicità faticata. (B.G.y Morales) Vorrei risolvere la vexata quaestio dei Bond Argentini; e non scherzo. Troppi ne hanno parlato e stra- parlato ma non c'è stato un cane che abbia preso iniziative pratiche e compromissorie, diverse dalle solite vie giudiziarie che, fino ad ora, hanno provocato solo spese per i detentori dei Bond Argentini. Sarebbe bastata una banca che avesse preso le cose in mano e, saltando a piè pari le vie giudiziarie e diplomatiche, avesse affrontato di petto la questione coinvolgendo altre banche e l'ABI stessa, le ban- che argentine e la Camera di Com- mercio Italiana in Argentina. Preciso che io non ho Bond Ar- gentini e preciso anche, per amor di verità, che le banche che io ho ''bazzicato'' mettevano sempre in guardia la gente che voleva tassi alti per i propri investimenti. Per le situazioni di mia conoscen- za, e sono tante, ha prevalso la cu- pidigia dei risparmiatori che voleva- no tassi alti respingendo l'idea che un Paese potesse fare ''default''.Al- tri risparmiatori dicevano anche: ''ci basta portare a casa qualche anna- ta di cedole al 9% o a due zeri che il rischio capitale è già coperto''. Non conosco banche che abbiano spinto tacendo i rischi. Molti antichi investitori (non gli ultimi investitori) sono riusciti nel- I BOND ARGENTINI di Giancarlo Politi

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PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE

ANNO XXIX - N. 138 - DICEMBRE 2009

DIRETTORE RESPONSABILE: DUCCIO GUASPARRI • COMITATO DI REDA-ZIONE: GIANCARLO BALLERINI - SERGIO BUCCI - FRANCO LAMPREDIRegistrazione al Tribunale di Firenze numero 2892 del 15 ottobre 1980Stampa: SAFFE srl - Via S. Morese, 12 - CALENZANO - Firenze • Non si rende al-cun testo né si stampano scritti anonimi • TRIMESTRALE GRATUITO • SEDE:VIA CAVOUR, 82/A - FIRENZE - TELEFONO 055/28.29.25• Sped. in abb. posta-le art. 2 comma 20/C - L. 662/96 - Fil. Firenze

(segue a pag. 2)

(segue a pag. 2)

(segue a pag. 2)

S T U P I R S I

Si vive in un mondo diventatovillaggio, dove si viene immediata-mente a conoscenza di quello cheè avvenuto anche nell’altro lato delglobo terrestre, dove ciascuno ècontemporaneo e partecipe adogni accadimento planetario. Ciòrende tutti meno predisposti a sen-tirsi coinvolti, a stupirsi.

Di tanto in tanto torno a farequesta considerazione quandoleggo i quotidiani, quando ascoltoradio e telegiornali, quando seguoalcune trasmissioni di attualità sufatti e misfatti che accadono ognigiorno, lontani o vicini a noi.

Quindi non mancano mai notiziee commenti che stupiscono o chedovrebbero stupirci. Ne ho sceltialcuni.

A proposito del settore bancario– tanto per cominciare col riferirciad argomenti a noi familiari – stu-pisce che fino a ieri tutti sostenes-sero la tesi secondo cui, per farfronte alle sfide della concorrenzainterna ed internazionale, fosse op-portuno, anzi necessario, avere di-mensioni e assets rilevanti, ade-guati alla competizione fra colossi.Si è così perseguita la corsa al gi-gantismo. Poi la crisi economica, inlarga misura dovuta ad operazionigonfiate da una disinvolta finanzad’assalto da parte degli stessi co-lossi e dei loro epigoni. Crisi che hafatto crollare il castello di carta pro-vocando, fra l’altro, il fallimento delgigante Lehman Brothers. AdessoTUTTI si sono ricreduti. Anche laBanca d’Italia che, dall’alto dellasua posizione di giuda, incoraggia-va, anzi perorava aggregazioni eincorporazioni. Ora non più! Ora ledimensioni piccole ma soprattuttoquelle medie sono giudicate vin-centi, portate ad esempio perchéconseguono utili reali, perché fan-no banca, fanno intermediazione,perché hanno i propri sportelliprossimi fisicamente e struttural-mente ai distretti industriali, alle im-prese, agli artigiani, alle famiglie.Possibile che, PRIMA, non si fosseconsiderato che la nostra realtà era

molto diversa da quella di altri Pae-si cui si faceva riferimento? Pernon dire della realtà Toscana. Epensare che c’era anche una Ban-ca che portava il nome della Re-gione e che si era espansa consuccesso e con prestigio anche indiverse altre regioni…No! Kaput!Nel precedente intervento su que-sto periodico mi ero proposto dismettere di piangere sul “latte ver-sato”, ma è più forte di me: non fi-nisco mai di stupirmi.

Cambio settore: passo a quellodella telefonia, mobile e fissa. Anessuno sarà sfuggito che daquando in Italia è stato abolito ilmonopolio della SIP (ora Telecom)è iniziata una concorrenza spieta-ta e spesso assurda. Invece di in-vestire risorse per migliorare le re-ti e i servizi alla clientela, le diver-se Compagnie si sono impegnatein campagne pubblicitarie costo-sissime su tutti i mass media esponsorizzando manifestazionisportive di grande rilievo. Non so-lo! Chi di noi non è stato importu-nato al telefono nelle ore più im-pensabili, ma soprattutto prima dipranzo/cena, durante il pranzo/ce-na e/o subito dopo, con proposteall’apparenza allettanti concernen-ti il canone telefonico e la linea in-ternet? Naturalmente anch’io cisono cascato! E purtroppo anchericascato tornando “alle origini”(Telecom) con l’intesa, poi rivelata-si fasulla, di non dover subire one-ri di “ricongiunzione”. Io mi sonostupito e anche inc…… E adire levie legali è assolutamente da evi-tare perché dopo si avrebbe di chestupirsi e inc…….ancor di più!

Ci sarebbe poi da soffermarsi suciò che sta succedendo allaFRANCE TELECOM dove è in at-to una grossa crisi societaria.Qualcuno l’attribuisce al manage-ment. Può darsi. Io ritengo che siasoprattutto una crisi di settore, do-vuta anche alle eccessive speseconnesse alle megacampagnepubblicitarie alle quali ho fatto cen-

no sopra. Ebbene France Telecomha dovuto attuare una forte mobili-tazione del personale e ridurre gliorganici. I disagi dell’incertezzahanno provocato una serie im-pressionante di suicidi fra i dipen-denti (quando scrivo queste notesiamo a quota 25!). Quella grandeImpresa non è più un “porto sicu-ro” al quale fare riferimento per lapropria famiglia, per il proprio do-mani, per la propria vita… Saràbene cominciare a stupirsi, a me-ditare, a stare all’erta.

Ancora con riguardo a noi uten-ti, stupisce non poco l’imposizio-ne dell’uso del digitale terrestreper i nostri televisori, in risposta –dice – alla TV con parabola diSKY. C’è chi ha definito questaoperazione “un viaggio nel delirio,per di più a pagamento”. Dice: masi vede meglio! Ok: chi vuol vede-re meglio paghi; ma perché impor-lo eliminando l’analogico? In nomedel progresso? A me sembraun’arrogante forzatura, cui si ag-giunge quella di SKY che ha co-stretto i suoi clienti a dotarsi di tut-ti i supporti tecnologici (tv, deco-der) e connesse spese di allaccioper poter continuare a vedere isuoi programmi più importanti inHD (che sta per “alta definizione”,leggi “alta fregatura”).

Si apprende che l’UNESCO haproclamato il tango patrimonio cul-turale dell’umanità (sic!). GeorgeBernard Shaw (acuto scrittore ecommediografo) sosteneva che “ ilballo è un’espressione verticale diun desiderio orizzontale”. So chenon tutti sono d’accordo con que-sto assioma – io sì, da sempre –,ma mi sarei aspettato che in qual-che giornale ci fosse qualche com-mentatore che, come me, avessemanifestato il proprio stupore, in-vece niente!

Mi stupisco e sono in totale di-saccordo con una giornalista che

di Duccio Guasparri

Il Presidente, il Consiglio Direttivo, i Collegi deiRevisori e dei Probiviri, la Dotazione Emilio

Terrosi e la Redazione di Voce Nostra porgono aiSoci, ai loro Familiari ed a tutti i Lettori di questoperiodico i migliori auguri per le prossime festività

e per il nuovo anno.La Sede dell’Associazione rimarrà chiusa nel

periodo delle festività e riprenderà la consuetaattività Mercoledì 13 gennaio 2010.

AMORE E FELICITÀa cura di gb/

In calce a questa pagina ci sono gli auguri per il nuovo anno; speria-mo che sia un anno migliore del 2009: le crisi, le guerre, gli attentati, lemigrazioni, le carestie (La Fao ha segnalato che la fame nel mondo col-pisce 1,02 miliardi di persone, cioè un sesto della popolazione mondia-le), le alluvioni, gli uragani, le siccità, gli sconvolgimenti della terra in ge-nerale non termineranno, perché da che mondo è mondo ci sono sem-pre stati, ma per lo meno che si attenuino o che possano essere sop-portati e visti con degli occhiali che sfumino i colori foschi con cui ci so-no apparsi fino ad oggi.

In questo clima, pensando all’Enciclica del Pontefice Benedetto XVI“Caritas in veritate” (ved. Voce Nostra n. 137) che parla di amore (Cari-tas = amore) ed al breve racconto di Aldo Parigi “L’amore è una cosameravigliosa” (ved. a pag. 2 di questo numero di Voce Nostra) cosa c’èdi meglio per rendere la vita più rosea che focalizzare la nostra menteappunto sull’amore? Ed accanto all’amore vivere della felicità che que-sto genera? Con tale intento propongo ai lettori, invitandoli ad una lo-ro personale riflessione, approfondimento e meditazione, una raccoltadi frasi (alternate) di amore e di felicità di autori più o meno famosi.- L’amore è la chiave che apre le porte della felicità. (O.W. Holmes)- Esiste una sola felicità nella vita: amare ed essere amati. (G. Sand)- L’amore assomiglia a Dio: per raggiungerlo bisogna crederci. (U.

Ojetti)- La felicità è desiderare quello che si fa. (Sant’Agostino)- L’amore brucia la vita e fa volare il tempo. (V. Cardarelli)- La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata. (A.P.

Checov)- Amare è soprattutto donare se stessi. (J. Anouilh)- La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si

fa. (F. Nietzsche)- Che l’amore è tutto, è tutto quello che sappiamo. (E.Dickinson)- La gioia più grande è quella che non era attesa. (Sofocle)- Amare non è guardarsi l’un l’altro, è guardare insieme nella stessa di-

rezione. (Antoine de Saint-Exupery)- La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi

sempre dopo una caduta. (Confucio)- L’amore coniugale che resiste attraverso mille vicissitudini, mi sem-

bra il più bello dei miracoli benchè sia anche il più comune. (F. Mau-riac)

- Felicità è conoscere i propri limiti ed amarli. (R. Barthes)- Una parola ci libera di tutto il peso e il dolore della vita: quella parola

è amore. (Sofocle)- Si gusta doppiamente la felicità faticata. (B.G.y Morales)

Vorrei risolvere la vexata quaestiodei Bond Argentini; e non scherzo.

Troppi ne hanno parlato e stra-parlato ma non c'è stato un caneche abbia preso iniziative pratichee compromissorie, diverse dallesolite vie giudiziarie che, fino adora, hanno provocato solo speseper i detentori dei Bond Argentini.

Sarebbe bastata una banca cheavesse preso le cose in mano e,saltando a piè pari le vie giudiziariee diplomatiche, avesse affrontatodi petto la questione coinvolgendoaltre banche e l'ABI stessa, le ban-che argentine e la Camera di Com-mercio Italiana in Argentina.

Preciso che io non ho Bond Ar-gentini e preciso anche, per amor

di verità, che le banche che io ho''bazzicato'' mettevano sempre inguardia la gente che voleva tassialti per i propri investimenti.

Per le situazioni di mia conoscen-za, e sono tante, ha prevalso la cu-pidigia dei risparmiatori che voleva-no tassi alti respingendo l'idea cheun Paese potesse fare ''default''.Al-tri risparmiatori dicevano anche: ''cibasta portare a casa qualche anna-ta di cedole al 9% o a due zeri cheil rischio capitale è già coperto''.Non conosco banche che abbianospinto tacendo i rischi.

Molti antichi investitori (non gliultimi investitori) sono riusciti nel-

I BOND ARGENTINIdi Giancarlo Politi

Pagina 2 ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 • Voce Nostra

recentemente si è dichiarata moltocontrariata prendendosela con chiha apportato tagli ai fondi per leFeste di Carnevale. Ha stigmatiz-zato questo provvedimento per-ché ne risulterebbe colpito in parti-colare il Carnevale di Viareggioche lei definisce “la vera animadella festa di tutti”. Ma chi l’ha det-to? Ma in quale realtà vive costei?E poi che bisogno c’è di masche-rarsi? Oltretutto sta per essere ap-provata una norma secondo laquale da noi verrà vietato il burqaperché del volto lascia scopertisoltanto gli occhi…e noi ci si met-te la maschera? Ma via.

Nel 2008 in Italia sono morte4.711 persone per incidenti stra-dali; 1.202 sono state le c.d. mortibianche per incidenti sul lavoro;300 i morti per il terremoto inAbruzzo; 30 i morti a Viareggio peril deragliamento di un treno mercie susseguente esplosione di unvagone carico di gpl; 31 le vittimenel messinese per la frana alluvio-nale di questo autunno (cui vannoaggiunte altre 6 persone eufemi-sticamente date per “disperse”);più di mille i morti per l’ultimo tsu-nami che ha colpito l’Indone-sia…..tutte “disgrazie” che, dopolo sgomento iniziale, diventanonumeri e sembrano non stupirepiù nessuno.

Recentemente ho letto che nelmondo muore un bambino ognitrenta secondi: per denutrizione,

per malattia, per maltrattamenti.Temo purtroppo che anche unanotizia così tremenda non stupi-sca più di tanto. Che tristezza! As-sistenza e sussidiarietà non rie-scono a coprire, neppure parzial-mente, le esigenze primarie di cer-te popolazioni poverissime, caren-ti di tutto. Ho sempre pensato,d’altronde, che per far fronte radi-calmente a questa situazione ba-sterebbe, per cominciare, che unavolta al mese una squadriglia di C130, sorvolando certi villaggi del-l’Asia e dell’Africa, sganciassesacchi pieni di profilattici (con leistruzioni per l’uso). In alcune zonele donne, nel corso della loro vita –spesso breve –, hanno media-mente oltre venti gravidanze, in-somma procreano come conigli!Sono credente e praticante ma au-spico che la Chiesa, così come loha ammesso per combatterel’AIDS fra le coppie contagiate,non si opponga più all’uso del pre-servativo per una procreazione re-sponsabile, in special modo nellelande più povere e depresse delpianeta.

Un bambino viene alla luce inun ambiente misero, una mangia-toia. È figlio di Dio. È la nascita delCristo “sole di giustizia e veritàche dissipa le tenebre del mondo”.È accaduto oltre duemila anni fa,eppure è un Evento che continuasempre a stupire!

Buon Natale.D.G.

Sarebbe bastato che le ban-che italiane, con l'aiuto anchedella Camera di Commercio Ita-liana in Argentina, si fossero ac-

cordate con le banche argentineal fine di permettere agli impor-tatori italiani di pagare le merciprovenienti dall'Argentina comesegue:

(1) al 90% con i metodi tradi-zionali (bonifici, lettere di credi-to ecc.)

(2) al 10% con consegna di ti-toli di stato argentini ricompraticon valore facciale (al 100%) dairisparmiatori italiani che li dete-nevano.

In questa maniera i risparmia-tori italiani, in 4-5 anni, avrebbe-ro recuperato il 100% e gliesportatori argentini avrebberousato tali bond per pagare im-poste e tasse allo stato argenti-no. Il fisco argentino non può ri-fiutarsi di essere pagato con ti-toli emessi dal Ministero del Te-soro del proprio Paese. Tuttosarebbe stato semplice.

È da considerare che l'Argen-tina esporta verso l'Italia ingen-ti quantità di carne, formaggi,pellame, frutta, verdura ed altro.Credo che, per conservare que-sto mercato, gli Argentini avreb-bero aderito alla cosa anche seobtorto collo.

Invece si è scelta la lite giudizia-ria internazionale. Roba da matti!Io credo che spesso si agisca conriflessi condizionati come quandosi addestrano gli animali. Un buoncompromesso è sempre miglioredei posizionamenti radicali di prin-cipio. SEMPRE!!

Perché ABI e Camere di Com-mercio ITALO-ARGENTINE (INITALIA ED IN ARGENTINA) non sisono mosse? È troppo sempliciot-to e banale seguire i protocolliclassici per arrivare al NULLA estare a scaldare le poltrone. Per-ché la cosiddetta fantasia italianasi usa solo nelle canzonette?

Con l'Argentina c'è ancora dascompisciarsi dalle risate (a caricodei contribuenti italiani): se nonvado errato, in materia di pensioniINPS esiste un accordo italo-ar-gentino per cui l'Italia paga lepensioni ai cittadini argentini cheabbiano versato i contributi in Ar-gentina ma che abbiano lavoratoanche solo un anno in Italia perraggiungere il minimo contributivodi 20 anni (una volta 15). Sostan-zialmente: se un argentino lavorain Argentina per 19 anni e poi emi-gra in Italia ove lavora 1 anno, ri-ceverà dall'Italia la pensione relati-va a 20 anni di contribuzione. Mipiacerebbe che qualcuno verifi-casse se esiste ancora tale accor-do e, in caso affermativo, verifichise noi abbiamo scritto ''gio' Con-dor '' in fronte dal momento che cifacciamo fregare dall'Argentinanon solo i nostri crediti ma anche inostri versamenti INPS. Roba dachiodi...

Ho riesumato il tema dei BONDARGENTINI perché domenica27 settembre 2009 a pag. 4 del IlSole 24ore ho letto un trafilettofondo pagina titolato: L'ARGENTI-NA RIAPRE LA PARTITA DEL DE-BITO. Per me si presenta l'occa-sione propizia per fare quello cheho sopra suggerito. L'Argentina,se vuol essere un po' credibile evuole avere accesso ai finanzia-menti FMI ed altri, deve dare pro-ve concrete. Questa sarebbe laprova del fuoco(o del cuoco?).

Mi permetto qui di dare un sug-gerimento alla banca che mi pagaancora la pensione integrativa:

Il Monte dei Paschi, muova lesue pedine con ABI, Camera diCommercio Italiana in Argentina eCamera di Commercio Argentinain Italia.

Se non bastasse, si muova an-che con il Banco di Santander e sifaccia aiutare nel mettere in piediquesto piano di recupero(se siamoin tempo).

È sufficiente diventare BANCA

DEPOSITARIA dei bond argentinidetenuti da Italiani per darli in pa-gamento agli esportatori argentiniper le loro fatture verso comprato-ri italiani come sopra descritto.

Credo ne verrebbe fuori ancheun bel profitto di management feeper la banca depositaria.

Se ciò non avverrà, si muoveràqualche altra struttura federativache abbia a cuore l'interesse proprioe dei risparmiatori, e soffierà l'affarealle cosiddette grandi banche.

G.P.

(“STUPIRSI”... continua da pag. 1)

(“I BOND ARGENTINI”... continua da pag. 1)

(“AMORE E FELICITÀ”... continua da pag. 1)

l'intento; altri si sono ritrovati ilgobbo di picche che si erano cer-cato.

Però circa la favola che certastampa cavalca, e cioè che le ban-che abbiano taciuto sull'argomen-to, nelle situazioni di mia cono-scenza la cosa è completamentefalsa. Noi eravamo loyal & mar-chand.

Fintanto che sono stato in Ban-ca Toscana era nostro costume tu-telare ed avvertire il cliente dei proe dei contro dei prodotti. Quellidella mia generazione avrebberoanche usato l'obiezione di co-scienza per non collocare cosesbagliate presso la clientela che èil nostro pane e la garanzia del no-stro futuro lavorativo.

Anche in materia di polizze ri-cordo le meravigliose polizze dicui noi fummo i primi costruttori ecollocatori con caricamenti dimez-zati (dall'Ottantanove in poi) nelquadro di Bancassurance in favo-re nostro e del cliente. Noi sappia-mo che gli affari sono affari solo seci si rientra in due (business is bu-siness if both fit, dice il famoso an-glo-proverbio). Poi altro mondobancario con mire di immediatiguadagni, ci copiò e non mancaro-no clamorosi esempi di ''fare ban-cassurance'' in maniera sbagliatain alcune istituzioni tese solo al-l'hic et nunc del profitto. Ce neduole. Noi non ci saremmo maistati a patti che dànno utili imme-diati e castrazione del futuro del-l'impresa. Noi siamo per il cosid-detto: long term business. Tertiumnon datur fra gentiluomini e pro-fessionisti della nostra fatta.

La nostra professionalità e cor-

rettezza ha fatto prosperare la no-stra banca poiché noi operavamonella prospettiva del medio lungotermine e non nelle becere modedel mordi e fuggi a carico dellagente (mi riferisco alla cretinata delbudget annuale che spesso, in uncerto mondo bancario, è stato co-niugato con il bruciare anche i to-vaglioli pur di fare cenere nel bi-lancio annuale. E gli anni dopo?)

Per risanare certe situazioni for-se dovremmo rimetterci l'elmetto eritornare in trincea. Noi sapevamocome fare e, nella situazione deiBond Argentini, avremmo preso iltoro per le corna ed avremmo im-postato una campagna ''sanato-ria'' che sotto descrivo. I capi stori-ci dell'Ufficio Estero che, per ri-spetto della loro memoria non citoper nome ma che tutti ricordiamocon riverenza, ci avrebbero asse-condati ed incoraggiati a prendereiniziative che avessero tutelato,nei fatti , i risparmiatori nostri e dialtre banche. Aggiungo anche chela nostra banca ci avrebbe guada-gnato non solo in prestigio ma an-che in bei soldoni.

Ed ecco il semplice metodo so-lutorio radicale:

In relazione ai BOND ARGENTI-NI, rimasti nelle mani dei rispar-miatori italiani e non rimborsati dalgoverno argentino, mi domandose il buon senso pratico sia mortodefinitivamente.

Per vedere di recuperare questofurto perpetrato dagli Argentini acarico dei risparmiatori Italiani c'èstata una corsa alle cause giudi-ziarie internazionali che, a quantosembra, non hanno portato a ri-medi sostanziali tangibili.

- Il vero amore è una quiete accesa. (G. Ungaretti)- La vera felicità è la pace con se stessi. E per averla, non bisogna tra-

dire la propria natura. (M. Monicelli)- L’amore, di qualunque specie, non è mai triste. (A. Palazzeschi)- Scegli la strada in salita, è quella che ti porterà alla felicità. (J. Salem)- L’amore non dura se togli ogni lotta. (Ovidio)- La gioia non è nelle cose, è in noi. (R. Wagner)- Amore e primavera vanno insieme. (V. Cardarelli)- Il piacere può fondarsi sull’illusione, ma la felicità riposa sulla verità.

(Anonimo)- Per l’amore il corpo non è che un tramite. (K.Woytyla)- La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che

riteniamo giusto e doveroso, non del fare ciò che gli altri dicono e fan-no. (M.K. Gandhi)

- L’amore è il compenso dell’amore. (J.Dryden)- Tutti gli uomini nascono con un naturale appetito di felicità, ed a que-

sto come a vero fine tendono tutte le opere umane. (Lorenzo de’ Me-dici)

- Temere l’amore è temere la vita e chi teme la vita è già morto per trequarti. (B. Russel)

- In genere i nove decimi della nostra felicità si basano esclusivamen-te sulla salute. Con questa ogni cosa diventa fonte di godimento. (A.Schopenhauer)

- Il marito deve dire a sua moglie: “Il tuo amore è per me più dolce epiù caro di tutto il resto. Se dovessi perdere tutto, se dovessi soffrire,non avrò paura se solo conservo il tuo amore”. (San Giovanni Criso-stomo)

- Una vita di felicità! Nessun uomo vivente potrebbe sopportarla: sa-rebbe l’inferno sulla terra. (George Bernard Shaw)

- Non dimenticare mai che la forza più potente della terra è l’Amore.(N. Rockefeller)

- La felicità non è che una semplice equazione: la realtà divisa per leaspettative… Se troppo ti aspetti rimarrai sempre deluso… Se pocoti aspetti sarai sempre felice. (Anonimo)

- La misura dell’amore è amare senza misura. (S. Agostino)- Se vogliamo essere felici, possiamo esserlo adesso, perché la chia-

ve della felicità è nascosta dentro di noi. Essa non dipende dagli av-venimenti che ci capitano ma dal modo in cui li percepiamo e li af-frontiamo. (A. De Mello)

Dopo l’articolo “Separazione e Divorzi”, di cui al numero scorso di VoceNostra, ritengo interessante, per contrasto, pubblicare questa breve storia

personale scritta con tanto sentimento dal collega Aldo Parigi.

L’AMORE È UNA COSA MERAVIGLIOSA

Negli anni 50 era il titolo di un film americano di successo.Oggi ho voluto dare questo titolo alla storia che sto per riportare.Nel gennaio del 1945 mi fidanzai con colei che sarebbe diventata mia

moglie l’8 maggio del 1950. Dal nostro matrimonio nacque un figlio chea suo tempo si formò una propria famiglia, regalandoci una nuora e duenipoti semplicemente splendidi.

Purtroppo nel gennaio 2007, in pochi giorni, mia moglie è deceduta,lasciandomi un vuoto incolmabile.

Da allora io vivo di ricordi e qualunque cosa mi riporta a rivivere queimomenti trascorsi insieme.

Sarebbe impensabile che tutto potesse essere filato liscio in quei 62anni di vita comune, ma il buonsenso di entrambi ed il ragionamento hafatto sì che le nuvole, che ogni tanto si intravedevano all’orizzonte, fos-sero dissolte prima che potessero provocare danni.

Oggi purtroppo ogni nuvola che si profila nella vita di una coppia, spe-cialmente fra i giovani, per la mancanza di un costruttivo dialogo, in buo-na parte dei casi, diventa una tempesta che si risolve in una separazio-ne e successivamente in un divorzio.

Desidero concludere questa storia, senza nessuna vergogna, fa-cendo presente che il mio primo pensiero la mattina quando misveglio ed il mio ultimo prima di addormentarmi è il seguente:

“Signore, per il tempo che mi hai concesso di vivere con mia moglie, ioTi ringrazio; per il tempo che mi manca, il Tuo aiuto mi sia di conforto”.

Aldo Parigi

Voce Nostra • ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 Pagina 3

volontà. Con tale tecnica, possonoessere volontariamente controllatipressione del sangue, tono mu-scolare, frequenza cardiaca, movi-menti intestinali, temperature dellapelle. Per conseguire rilassamentifisici e mentali, buoni risultati si ot-tengono notoriamente dai mas-saggi. Se i problemi di stress sonoprevalentemente di ordine menta-le, nulla di meglio vi è dell’attivitàfisica non agonistica e stili di vitadi buona e se possibile di ottimaqualità (alimentazione, igiene per-sonale, vita sociale, vita sentimen-tal-sessuale, cultura) osservaticon moderazione possibilmentelungo l’arco dell’intera esistenza.

Per ultimo, e non certamenteper importanza, deve essere con-siderato lo stress da lavoro, conun discorso molto serio dal mo-mento che questo tipo di stress èdiventato uno delle condizioni di ri-schio per la salute più frequente-mente riscontrabile nelle modernesocietà avanzate. Lo stress lavo-rativo può riconoscere le sue cau-se in: 1- insoddisfacenti condizioniindividuali o collettive nell’ambien-te fisico in cui il lavoro viene svol-to (rumore, pericolosità delle lavo-razioni ecc.); 2 – tipo di attività esua organizzazione (complessità,responsabilità, gravità delle con-seguenze di eventuali errori, tempi

sia importante la durata dell’espo-sizione a uno o più agenti stres-santi. Ma se lo si vuol fare, tutti si èprovato quanto destabilizzante siaun’attesa non prevista, che si pro-lunga per ore e senza informazio-ni, per esempio per il ritardo del-l’aereo che doveva rendere rapi-dissimo un trasferimento urgente.Il fatto che si tratti di un’esperienzagià vissuta, peggiora le reazioni.Infine, influiscono molto l’età, ilsesso e il tipo di personalità: le per-sone impazienti, aggressive, ego-centriche ecc. sono più esposte al-lo stress delle persone tranquille,capaci di rilassarsi, accomodanti.

Entrare nel merito delle possibi-lità di eliminare o per lo meno ri-durre lo stress, sia per star meglionell’immediato sia per costruireequilibri che torneranno utili nelleetà avanzate, non è praticabile nelpoco spazio che rimane. Si posso-no fare dei cenni, innanzitutto ri-cordando ancora che uno dei prin-cipali fattori di stress è rappresen-tato dall’ansia. Eliminare o per lomeno ridurre l’ansia, minimizzarla,è già un passo importante per farfronte allo stress dell’esistenza nelsuo complesso. Si può conseguirequesto obiettivo in modo assaisemplice: parlando di se stessi,dei propri eventuali guai, ma an-che delle speranze, dei sogni, deidesideri, dei sentimenti; natural-mente, se parlare è facile, lo è me-no trovare con chi parlare. Co-munque, ciò che è importante vin-cere è l’isolamento (si può esse-re/sentirsi soli anche in mezzo auna folla), l’insicurezza (troveròl’anima gemella? riuscirò a pagarela rata dell’auto?) e soprattuttoquel dannoso, doloroso senso dinon riuscire ad essere aiutati.

Oltre che dal dialogo, buoni ri-sultati si possono ottenere ricor-rendo alle tecniche di rilassamen-to. Il rilassamento muscolare con-tribuisce a controllare le rispostedell’organismo alle tensioni e al-l’ansia. Non a caso si parla di tec-niche; il rilassamento non può es-sere il risultato di esercizi improv-visati, bensì di precise, anche sefacili, tecniche che devono essereapprese da persone con esperien-za specifica, e nel corso di un nu-mero sufficiente di sedute. Talvol-ta, per contenere lo stress a livellisopportabili, può essere utile usci-re dal proprio corpo e dare le ali al-l’immaginazione. Immaginarsi inuna tranquilla, serena, verde valla-ta può contribuire al rilassamentofisico e alla pace mentale, purchènon diventi un’infantile fuga dallarealtà, come accade a quelli chesognano a occhi aperti impossibilisoluzioni ai propri problemi (peresempio un’improvvisa, inaspetta-ta eredità che sistema tutte le diffi-coltà economiche, non per un gior-no o un mese, ma per tutta la vita).

Uno stato generalizzato di rilas-samento può essere conseguitomediante una tecnica non facileda spiegare in poche righe e per dipiù conosciuta con un nome ingle-se non (o poco) traducibile in ita-liano: biofeedback. Una tecnicache consente di mettere sotto con-trollo mentale processi normal-mente considerati al di fuori della

Lo stress può essere definito unostato di tensione di ordine fisico e/opsichico che coinvolge la personanella sua totalità: fisicamente,emotivamente, intellettualmente,socialmente e spiritualmente. Lacausa può essere rappresentatada un fatto specifico (per esempiola notizia di un incidente occorso auna persona cara) oppure un com-plesso di circostanze (per esem-pio, condizioni di lavoro a rischioprolungate nel tempo) in cui entra-no in gioco fattori diversi, in variomodo fonte di disagio fisico o psi-chico oppure di natura psicofisicacomposita; il risultato può consiste-re in un aumento della vulnerabilitànei confronti dei malesseri, disturbie malattie.

Ma il termine stress ha anche unaltro significato che tiene contonon delle cause dello stress, ben-sì della risposta che l’organismo –corpo e mente – dà quando viene“aggredito” da fattori che, in modoeclatante e subdolo, rompono isuoi equilibri. Per differenziare lacausa dello stress dalla rispostaallo stress, è stato creato il termi-ne “stressore” per indicare qual-siasi evento o circostanza che pro-ducono stress e compromettonogli equilibri dei soggetti che nevengono colpiti.

Lo stress, in tutti e due i sensi, èun fenomeno universale in quantotutti lo sperimentano nel corso del-l’esistenza: sono stressati i genito-ri che devono allevare i figli; i lavo-ratori possono ben parlare deglistress quotidianamente sofferti inragione della loro occupazione; glistudenti trovano stressante lascuola e così via. Lo stress non ri-sparmia nessuno, naturalmentecon effetti (risposte) molto variabi-li a seconda delle peculiarità fisi-che e psichiche di ogni persona,per cui lo stesso evento stressan-te può produrre risposte diverse inpersone differenti e viceversa.

All’aggressione degli eventistressanti, la risposta degli organi-smi è assai complessa e può toc-care contemporaneamente piùàmbiti diversi. Vi possono esseremanifestazioni fisiche: sudorazio-ne, aumentata respirazione, au-mento della pressione del sangue,aumento della frequenza dei battiticardiaci, soltanto per citarne alcu-ne. Vasta è la gamma delle rispo-ste nell’ambito psicologico: ansia,ira, depressione, compromissionedella capacità di comprendere, diautocontrollarsi. Anche a livellomotorio e verbale le manifestazionidello stress sono spesso rilevanti esono le prime a comparire: pianto,riso, urla e manifestazioni variabilidi agitazione psicomotoria.

L’ansia è tuttavia la manifesta-zione fra le più importanti nella ri-sposta allo stress, anche se l’uo-mo dispone di un numero elevatodi meccanismi di difesa inconsciche “lavorano” per proteggerlo daquesto fenomeno: per esempio lanegazione dell’evento stressante;la repressione, che consiste nell’e-scludere dalla coscienza pensieri,desideri, impulsi che siano in con-flitto con l’immagine di sé, oppureche comportino sensi di colpa, divergogna o altro che possano di-

minuire l’autostima; la proiezionein cui si attribuisce ad altri caratte-ristiche e sentimenti che non si vo-gliono accettare come propri; lospostamento che consiste nel tra-sferire un’emozione o un senti-mento da una situazione reale fon-te di stress a una sostitutiva menominacciosa e pericolosa.

Le manifestazioni conseguenti aeventi e situazioni stressanti – que-sto concetto deve essere messoben in rilievo – sono espressioni distrategie che corpo e mente metto-no in atto per far fronte a una do-manda di prestazioni difensive chenon sempre si è in grado di soddi-sfare pienamente. Quando la rea-zione a un evento stressante è taleda contenere gli effetti nocivi, siparla di reazione adattativa positi-va; quando ciò non riesce la rea-zione adattativa è negativa. Le rea-zioni allo stress quindi non sononecessariamente negative per cuiè un errore accentuare l’attenzionesui loro aspetti patologici, senzaconsiderare la loro importanza qua-li meccanismi attivati per consegui-re un fruttuoso adattamento all’am-biente. Si può dire che un certogrado di stress (inteso come rea-zione alle sollecitazioni stressanti)non solo è normale, ma è addirittu-ra necessario alla salute, intesa co-me conseguimento di un equilibriotra l’uomo e il suo ambiente.

Molto schematicamente le stra-tegie che possono essere messein atto per far fronte a eventi e cir-costanze stressanti sono di tre or-dini: agire direttamente su di loroper bloccarne l’azione o diminuirnel’efficacia; adattarvisi; evitarli. Na-turalmente a queste strategie sipuò ricorrere integrandole fra loro.Un’altra classificazione delle rea-zioni antistress ne distingue dueordini: le reazioni a breve terminee quelle a lungo termine. Le primepossono ridurre lo stress a livellitollerabili in modo temporaneo, masono alla lunga inefficienti a co-struire un solido equilibrio con larealtà. Classico e deleterio esem-pio in tal senso è rappresentatodal ricorso all’alcol o alle drogheper alleviare una difficoltà. Le se-conde, non soltanto sono più reali-stiche (le difficoltà serie richiedonotempo per essere superate), maanche più efficaci in quanto con-sentono di costruire più solide bar-riere contro gli agenti stressanti.

Numerosi fattori influenzano le ri-sposte agli agenti stressanti. In-nanzitutto la natura, la grandezza,l’intensità dell’agente stressante. Èovvio che un conto è scivolare sul-l’ultimo gradino della scala cheporta in cantina, un altro conto è sesi scivola dal tetto della casa. Insecondo luogo, bisogna tener con-to di come la persona interessatapercepisce l’agente stressante e lasua azione sulla propria pelle. Peruna persona puntuale, essere in ri-tardo a un appuntamento significasubire una situazione di stress, co-sa che non accade di solito allepersone cui non importa affatto es-sere puntuali. Un terzo fattore èrappresentato dal cumulo di piùagenti stressanti, ed è superfluofare esempi. Come non occorre fa-re esempi per dimostrare quanto

SALUTE TERZA ETÀ

Allo stress si può resistere

e ritmi di lavoro elevati, monoto-nia); 3 – natura e qualità dei rap-porti interpersonali (gerarchie,gratificazioni, riconoscimento eco-nomico e sociale, mobbing). È sta-to ampiamente documentato chelo stress originato da questo – pe-raltro non esaustivo – complessodi cause non solo può compromet-tere le normali prestazioni dei la-voratori, ma anche avviare lo svi-luppo di seri disturbi e malattie,compiutamente manifeste dopoanni di lavoro. Inoltre lo stress la-vorativo è causa di maggiore inci-denza di infortuni (circa 1 milioneall’anno in Italia), spesso mortali.

Per far fronte allo stress da lavo-ro e alle sue conseguenze, oltreall’impegno individuale di farsi ca-rico della propria salute, soprattut-to osservando stili di vita “virtuosi”(in particolare per quanto riguardal’alimentazione, il consumo di alcole di sigarette) occorre ottemperarecon maggior rigore alle normativerelative agli ambienti, agli stru-menti e alle attrezzature, tenendoconto, nelle contrattazioni sullecondizioni di lavoro, che i lavorato-ri non devono pagare il loro panequotidiano oggi con la fatica, do-mani con la salute.

(Dal Periodico “Farmacia Salute”Editore Unifarm S.p.A. che ne ha gen-tilmente autorizzato la riproduzione)

Susanna TamaroASCOLTA LA MIA VOCEMondolibri S.p.A.

Diversi anni fa lessi, della stessaautrice, “Va’ dove ti porta il cuore”.Ho ora letto “Ascolta la mia voce”.La storia inizia con la descrizionedel tronco di un noce, appena se-gato, nel giardino della villa dellanonna Olga; la protagonista ne ri-mane colpita perché legge in ciò ilsimbolo di uno sradicamento deiricordi dell’infanzia vissuta appun-to in quella villa e all’ombra di quelnoce; è appena tornata dall’Ameri-ca per ritrovare le proprie radici fa-miliari.

La nonna muore e così Marta vaa frugare in una polverosa soffittadella villa dove trova un diario edun pacco di lettere: attraverso la

loro lettura ascolta la voce dellapropria madre, morta in un inciden-te, quando lei aveva quattro anni;ne scopre così i sogni, le inquietu-dini…e che era una studentessadi filosofia negli anni ’68 , cioè nel-l’epoca dell’amore libero ed anti-borghese, delle comuni e del fem-minismo. Scopre altresì che la ma-dre era restata affascinata da unprofessore molto più vecchio di lei.E’ suo padre, quel padre che leinon ha mai conosciuto.

Seppe anche dal diario che unsuo anziano prozio aveva lasciatol’Italia per sfuggire alle leggi razziali.

Dagli indizi emersi dal diario sidà alla ricerca del padre e delprozio. Trova il primo in una vec-chia abitazione con libri sparsiovunque, giornali, riviste, una bot-tiglia di whisky… Da quel momen-to torna a trovarlo ogni settimanaper tre mesi…e.. passeggiando in-sieme… ascolta la voce di quelpadre, il professore di filosofia An-cona (questo il suo cognome), chenon aveva voluto sapere niente dilei e con il quale recupera, anchese solo parzialmente, un rapportofino allora inesistente.

In seguito si dà alla ricerca delprozio che ora vive in Israele. Loincontra, fanno insieme un cammi-no di fede e con lui ascolta la vo-ce dell’anima.

Il romanzo, perché di un roman-zo si tratta, ha delle belle descrizio-ni su sentimenti e dolorose rifles-sioni, scritte con semplicità, mache rendono la storia piacevole edal tempo stesso coinvolgente.

SCAFFALEa cura di gb/

Pagina 4 ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 • Voce Nostra

ABBIAMO RICEVUTO E PUBBLICHIAMO

Caro Duccio,Sarà un caso o sarà che le cose logiche sono logiche oggettivamente?Se leggi Repubblica di oggi (10.10.09 N.d.R.) a pag.15, sembra che

Tremonti abbia letto il mio “essay” su Voce Nostra del marzo 2009 lad-dove, fra le reti amiche per le banche, cito il grande network dei 14.000sportelli postali e 4.000 sportelli delle BBCC che, come le parrocchie edi Carabinieri, sono in ogni angolo dell'Italia. Con tale rete si può fare unagrande rete bancaria diffusa capillarmente sul territorio, in contraltarecon le cosiddette ''grandi banche'' che hanno il grosso difetto di esserepiramidali e lontane dalle realtà minute paesane. Tremonti indica que-ste due entità (Poste e BBCC) per costruire la Banca del Sud (il sud èfatto di paesoni e non di metropoli).

Ti devo confessare che sia a Tremonti che a Brunetta, all'indomani diLehman Brothers, scrissi diverse e-mail dicendo che le banche da pren-dere in esempio nel mondo sono le nostre piccole (ma tante) BBCC ele Poste poiché sono 18.000 sportelli di vero e genuino “retail paesano”.Forse anche i grandi apprezzano le cose oggettivamente logiche. Da lìa passare alle altre “reti amiche” (che cito nel mio “essay” di Voce No-stra) il passo sarà breve con la costruenda Banca del Sud (e perchénon anche nel Nord?). Se riflettiamo con semplicità, si evince che tuttoquanto è “rete” e che esista sul territorio, può anche essere rete banca-ria senza necessità di tenere filiali proprie da parte del sistema banca-rio che potrebbe vendere gli immobili e fare cassa per sottoscrivere,magari, un debito pubblico irredimibile al 5% (meglio una bella cedolache mura da manutenere). Se non vuoi andare a ricercarti VOCE NO-STRA di Marzo, ti elenco le reti amiche: pompe di benzina, uffici dei pro-fessionisti, tabaccherie e ricevitorie, piccola e grande distribuzione ingenere.

È la scoperta dell'acqua calda quella delle reti amiche poiché questaacqua calda fu scoperta (ed utilizzata) dal tizio che, in tempo di prigio-nia di guerra, ideò la SISAL (come si chiamava allora). Aveva, però, ungrosso problema: come fare a bollare le schedine contemporaneamen-te in tutta Italia? Sarebbe occorsa una grande rete di galoppini e luoghifisici per bollare le schedine. Gira e rigira gli venne a mente la banalitàche la “seconda casa” (dopo cena) degli Italiani (paesani) è il BAR o il“circolino”. Eureka!! E partì il giochino.

Non c'è bisogno di essere geni per le cose grandi e semplici; bastaguardarsi intorno in silenzio ed umiltà e scoprire che cosa? Quello chec'è già!

Ciao. Giancarlo Politi

ROMPICAPO

Un gatto e mezzo mangia un topo e mezzo in un minuto e mezzo.Quanti gatti occorrono per mangiare trenta topi in un quarto d’ora?

Soluzione del rompicapo pubblicato su Voce Nostra N. 137.Viola indossa un abito rosa - Bianca un abito viola - Rosa un abito

bianco.

ad esempio il Sole. Ed ecco Gali-leo annunciare che il Sole eratutt’altro che immacolato, che anzisulla sua superficie apparivanomacchie più o meno estese, che sidissolvevano in una settimana,che partecipavano ad un lento mo-to di rotazione, con periodi variabi-li, ma vicino ai 25 giorni. È rimastacelebre la polemica che Galileoebbe col gesuita padre CristoforoScheiner, che pretendeva di esse-re lui lo scopritore delle macchie.Questa polemica però finì con re-ciproca soddisfazione. (Per inciso,tale polemica mi fa venire in men-te l’altra che divise per gran tempoIsacco Newton, il celeberrimo ma-tematico inglese e l’altrettanto insi-gne matematico tedesco, Goffre-do Guglielmo Lebnitz, circa la prio-rità della scoperta del calcolo diffe-renziale, XVII secolo, finita an-ch’essa con reciproca soddisfazio-ne).

Lo studio di Saturno

Altra fatica del Nostro fu quellasu Saturno, di cui non riconobbebene e subito gli anelli, suoi carat-teristici, scambiandoli per tre stel-le. Ne fece cenno in una sua let-tera al suo prediletto discepolo,padre Benedetto Castelli, scriven-do: “La prima vista che ebbi di Sa-turno fu di tre stelle rotanti, dispo-ste in linea retta da ponente a le-vante; quella di mezzo maggioreassai delle due laterali; tale conti-nuai a vederlo per alcuni mesi, etavendo poi intermesso per alcunimesi la sua osservazione, tornai ariguardarlo, et lo trovai solitario, etcioè la stella grande sola di mez-zo. Meravigliato di ciò andai mecomedesimo pensando come potes-se stare tal mutazione, et immagi-nando un certo mio modo partico-lare, presi ordine di dire che di lì acinque o sei mesi…sarebbero ri-tornate le due piccole stelle late-rali; e così e si videro per moltotempo. Doppo, avendo di nuovointermesso l’osservazione mentrestette sotto li raggi del Sole, tornaiancora a riguardarlo, e lo vidi condue mitre in luogo delle stelle ro-tonde, le quali lo riducevano informa di oliva. E così di seguitoper mesi. Et ora come suaP.Rev.ma (padre Castelli gli avevarisposto) si vedono le mitre tra-sformate in globetti rotondi, checosì ancora mi inferiscono gli ami-ci miei”.

P.S. Si sa che Galileo fu co-stretto a pronunciare l’atto di abiu-ra, impostogli dalla Chiesa Cattoli-ca del tempo; e, mentre tutti gliStati europei, già nel XVII secolo,ne riconoscevano la grandezza, laChiesa ha dovuto aspettare il1992 per la sua riabilitazione, conSua Santità Giovanni Paolo II.Giova osservare però, anche scor-rendo il mio modesto articolo, chenon pochi uomini di Chiesa, suoicontemporanei e posteriori, nehanno caldeggiato le idee.

E qui termino, anche se mi ten-tava l’idea di pubblicare l’atto pub-blico di abiura del Nostro, ma ache pro ??

Il cielo prima e dopo Galileo

Forse mi ripeto un poco in que-sto mio modesto scritto, mi sentoperò in dovere di precisare alcunipunti fermi. L’Astronomia, comescienza dimostrativa, ha attraver-sato nella sua storia due periodigloriosi. Il primo risale all’epocagreco-alessandrina, dal IV secoloa.C. al II d.Cristo. Il secondo pe-riodo, chiamato comunemente“Rinascita dell’Astronomia”, ebbeinizio con Copernico, Keplero, Ga-lileo e portò, col totale sovverti-mento delle antiche concezionigeocentriche e con l’affermazionedel sistema copernicano, all’Astro-nomia di oggi.

Scopo primario degli astronomigreco-alessandrini era l’interpreta-zione – la vera interpretazione se-condo i sapienti di quel periodo –matematica dei complessi movi-menti del Sole, della Luna e deicinque pianeti allora conosciuti(Mercurio, Venere, Marte, Giove eSaturno), nell’ipotesi che i corpicelesti, tutti senza eccezione, do-vessero percorrere, di moto unifor-me, orbite circolari attorno alla Ter-ra, immobile, centro dell’Universoe centro di ogni moto di rivoluzio-ne. L’esigenza della circolarità eduniformità dei moti dei corpi celestinon aveva fondamenti scientifici;derivava piuttosto da considera-zioni filosofiche proprie delle dot-trine di Platone e soprattutto di Ari-stotele. Alla Terra, al mondo dei fe-nomeni, alterabile, corruttibile,mutabile veniva contrapposto ilcielo, sede di ogni armonia e per-fezione, incorruttibile, eterno.

A tale proposito Galileo scrivevainvece “Io non posso, senza granripugnanza al mio intelletto, senti-re attribuire per gran nobiltà e per-fezione ai corpi celesti, naturali edintegranti dell’Universo questo es-sere impassibile, immutabile, inal-terabile e all’incontro stimar gran-de imperfezione l’essere alterabi-le, generabile (la Terra); io per mereputo la Terra nobilissima ed am-mirabile per le tante e sì diversealterazioni, imitazioni e generazio-ni che in essa incessantemente sifanno; e quando senza esseresoggetta ad alcuna mutazione es-sa fosse tutta una vasta solitudined’arena o una massa di diaspro,dove mai non nascesse o mutassecosa veruna, io la stimerei comeun corpaccio inutile al mondo…,superfluo e come se non fosse innatura” (testuale !!).

Ma a quell’epoca opinioni diquesto genere apparivano quantomeno paradossali. Il cielo, in buo-na sostanza, doveva essere per-fetto, e vero simbolo di perfezioneerano considerati, tra l’altro, i mo-ti circolari ed uniformi. Era forte-mente radicata l’idea, che, secon-do l’ipotesi di Tolomeo, astrono-mo alessandrino del II secolo do-po Cristo, che perfezionò l’ipotesidi Eudosso ed Ipparco,astronomigreci del II secolo avanti Cristo ;pianeti, Sole e Luna ruotavano at-torno alla Terra, in orbite circolari(epicicli), descrivendo i loro centrialtrettante circonferenze (defe-renti).

Nel tardo Rinascimento questa

teoria, tuttavia, cominciò a mostra-re delle crepe. Nell’atmosfera dirinnovamento e di critica che ca-ratterizzò quel periodo, tornavanoa riaffiorare le idee di due astrono-mi greci – Eraclide Pontico ed Ari-starco di Samo – che, diversi se-coli prima di Cristo, propendevanoper la concezione eliocentrica. Itempi erano dunque maturi; siamoall’inizio del XVI secolo, per unarevisione delle antiche concezionicosmologiche.

Qualche testimonianzainnovativa

Scriveva nel 1440 il CardinaleNiccolò Cusano, nel suo saggio“De docta ignorantia”: “Io pensoda ormai molto tempo che questaTerra non sia fissa, ma si muovacome le stelle ed i pianeti. Secon-do me, la Terra gira intorno al pro-prio asse (testuale!) una volta ogniventiquattro ore”. Altri dubbi nel si-stema tolemaico erano stati avan-zati dal Vescovo Nicola d’Aresme,nel suo commento al “De coelo” diAristotele. Ed ecco irrompere nelmondo dell’Astronomia il genio diCopernico, elaboratore della teo-ria eliocentrica, con tutti i pianeti,Terra compresa, che ruotano intor-no al Sole.

Galileo ne fu a poco a pococonvinto sostenitore; nell’estatedel 1609 si costruì un cannoc-chiale a lenti, ben superiore ai giàesistenti cannocchiali olandesi,allora anche se da poco in uso. Il7 Gennaio del 1610 ebbe la ven-tura di scoprire i satelliti di Giove(che sono 4); la Terra ne ha uno,la Luna. Ci si convinse che altricorpi, oltre la Terra, potevano es-sere centri di moti celesti. Fecel’annuncio nel 1610, pubblicandoil suo “Sidedeus Nuncius”. La co-sa incontrò delle resistenze; Gali-leo fu confortato in questo suo as-sunto da scienziati di alto presti-gio come il già citato Keplero, epadre Clavio del Collegio Roma-no, che consigliò Galileo di chia-mare “pianeti medicei” i satelliti diGiove, in onore di Casa de’ Medi-ci. Alla fine del medesimo anno, ilNostro annunciava la scopertadelle fasi di Venere (per fasi in-tendendo la pluralità dei modi incui si può osservare, così comeaccade per la Luna) ; comunicòdipoi questa sua scoperta al me-desimo Padre Clavio, concluden-do: “Hora eccoci, Signor mio,chiariti come Venere (ed indubita-tamente farà l’istesso Mercurio)va intorno al Sole, centro, senzaalcun dubbio, delle massime rivo-luzioni di tutti i pianeti; in oltre sia-mo certi come essi pianeti sianoper se tenebrosi et solo risplendi-no, illustrati dal Sole”.

Ulteriori studi di Galileo

Ancora: i peripatetici, così detti imaestri ed i discepoli che soleva-no disputare delle scienze, pas-seggiando (scuola fondata in Ate-ne da Aristotele), sostenevano chei corpi celesti erano immacolati, diuno splendore adamantino, come

SCAMPOLI DI SCIENZA

2009 ANNO DI GALILEO

a cura di Sergio Bucci

Voce Nostra • ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 Pagina 5

La FIAT (Fabbrica Italiana Auto-mobili Torino) fu fondata a Torino il1° luglio 1899 con un capitale so-ciale iniziale di Lire 800.000; nel1912 iniziò a produrre la sua primavettura, la Zero 12/15 Hp. Per lasua carrozzeria fu coinvolto unospecialista del settore, GiovanniFarina, fratello del non ancora ce-lebre Pinin il quale, appena tredi-cenne, contribuì al design di quel-la vettura. Fu chiamata Zero per-ché si collocava sul gradino piùbasso della gamma che andavadalla “Tipo1” alla “Tipo7” ed avevaun motore di appena (per allora!)1800 cm3 di cilindrata; piccolissi-mo rispetto a quello di 9000 cm3

montato sulla “Tipo6”. Dopo la Grande Guerra 15/18 la

Fiat pensò di produrre un’altra vet-tura di piccole dimensioni che ven-ne chiamata 500… fu studiata, fupubblicizzata ma poi…il progettofu messo nel cassetto. Continuan-do però a guardare, con attenzio-ne ed interesse, alle piccole vettu-re, nel 1919 lanciò la “501” conmotore 1500 e nel 1926 la “509”con motore di 990 cm3. Nel 1932lanciò la “508”, detta “Balilla”, dalnome dell’eroe dell’insurrezione diGenova contro gli Austriaci, dive-nuto uno dei simboli più amati dalfascismo. La “Balilla” costava12.500 lire, corrispondente a circadue anni e mezzo dello stipendiodi un operaio.

Nel 1936 fu la volta della “500”,detta “Topolino”, berlinetta a dueposti, cilindrata di 569 cm3,velocitàmassima 85 Km/ora, prezzo 8.900lire.

Poi la guerra, la distruzione deglistabilimenti… Con gli aiuti ameri-cani del piano Marshall la Fiat, ol-tre ad alcune commesse militari,soprattutto aereonautiche, ripresea produrre alcuni vecchi modellidegli anni Trenta e, in particolare,la “1400” con la speranza di ven-derla anche negli USA…ma i sin-dacati protestarono sostenendoche era dovere della Fiat produrreun’ auto veramente “popolare”, al-la portata di tutte le tasche, com-prese quelle degli operai. Nel1955 lanciò la “600” al prezzo di590.000 lire. Fu una buona mos-sa, ma molti restarono delusi per-ché…era un’ottima automobile,con quattro posti, motore posterio-re…ma non era ancora l’auto pertutti, la “Fiat per tutti”! Fu quindideciso di portare avanti un altroprogetto, il numero 110, per unavettura di dimensioni minime che ilsuo progettista, l’ingegner DanteGiacosa, definì “uno scooter con iltetto”. Man mano che la vetturaveniva sviluppata, cresceva cosìbene che i progettisti pensaronoavrebbe potuto rubare il mercatoalla “600”; allora modificarono la

parte posteriore per ri-durre l’abitabilità a duesoli posti; sul retro si-stemarono una pan-chetta senza imbottitu-ra.

Il 3 luglio 1957 conun corteo di 120 vettureche attraversò la cittàdi Torino, la “Nuova500” fu presentata alpubblico. La piccola

macchina che avrebbe aiutato l’I-talia e gli Italiani a crescere eranata! L’accoglienza della stampa edel pubblico fu entusiastica, la“Nuova 500” costava 490.000 lire(nella realizzazione si era cercatodi risparmiare il più possibile), con-tro le 640.000 della 600 ed era an-che venduta a rate dalla finanzia-ria del Gruppo Fiat, la SAVA. Tut-tavia gli ordini di acquisto furonopochi; ciò che non piaceva eral’assoluta semplicità, quella sem-plicità che poi è stata apprezzatanegli anni successivi e che ha fat-to diventare la Fiat 500 un mito!

La “Nuova 500” aveva due soleporte ed il tetto in tela; motore adue cilindri per complessivi 479cm3 raffreddato ad aria; potenza13 cavalli; velocità massima 85Km l’ora. Nell’ottobre del 1957 perrendere più appetibile la neonatautilitaria, la gamma fu sdoppiata inuna versione “Economica” (prezzo465.000 lire) ed una “Normale”(prezzo 490.000 lire). Caso uniconella storia dell’automobile, i pro-prietari della Nuova 500 Economi-ca che l’avevano acquistata primadel lancio della Normale furonorimborsati, a mezzo assegno, del-la differenza di 25.000 lire. L’Eco-nomica era la stessa presentata aluglio, salvo il motore potenziato(15 cavalli, anziché 13); la Norma-le invece, oltre ai miglioramentimeccanici, era arricchita di moltidettagli, come le modanature cro-mate sulle fiancate ed i finestrinidiscendenti, anziché fissi.

Nel 1959 ci fu un’altra versionedella “Nuova 500”, omologata perquattro posti, alla quale fu dato ilnome di “Tetto apribile”, venduta alprezzo di 430.000 lire, e la versio-ne economica, che non aveva su-bito modifiche, venne venduta ad-dirittura al prezzo di 390.000 lire.

Questo tipo di vettura, la “ Nuo-va 500”, fu l’ultimo della prima se-rie, costruita fino all’ottobre del1960 per un totale di 182.000esemplari: appena un assaggiodell’invasione delle 500 degli anniSessanta.

Al Salone dell’Automobile di To-rino del 1960 venne presentatauna nuova unica versione chiama-ta ancora “Tetto Apribile”, battez-zata “500D” – Prezzo 450.000 lire;cilindrata aumentata a 499,50

cm3; la potenza a 17,5 cavalli; lavelocità a 95 chilometri l’ora. Que-sta vettura ebbe subito un grandesuccesso: era robusta, affidabile,pratica ma… soprattutto riuscì araggiungere tutti gli strati sociali,come prima macchina per operaied impiegati, o come secondamacchina, usata in città al postodella grossa berlina lasciata in ga-rage, da manager e professionisti.Addirittura Gianni Agnelli girava in

città alla guida di una 500 ! Nel1963 e nel 1964 vennero costruiteoltre 400.000 vetture.

Per molti, me compreso, fu laprima macchina (FI 218686) . Finoallora avevo guidato, di tanto intanto, prima la “Topolino” e poi la“600” del babbo. Con quella“500D”, in compagnia di mia mo-glie, feci vari viaggi…il più lungodei quali, nel 1966, Firenze, Trie-ste, Pola, Fiume, Zara, Spalato,Ragusa/Dubrownick e ritorno…senza alcun problema, salvo unaforatura. A quei tempi le stradenon erano quelle di oggi! Mi fermaida un gommista e sapete come ri-solse il problema? Mise sulla ca-mera d’aria una piccola toppa, co-me quelle che da ragazzo mettevosulla camera d’aria della biciclettae, per farla aderire bene, usò uncomune ferro da stiro!

Nel 1957 nacque la “Bianchina”,versione raffinata della “500D”. Fudotata dello stesso motore bicilin-drico raffreddato ad aria di 479cm3, 15 cavalli, due posti, carroz-zeria a tre volumi (definita “Tra-sformabile”), dotata di pinne, ab-bondanti cromature e tetto apribilein tela. Ebbe un buon successo enel 1959 e 1960 l’Autobianchi de-cise di ampliarne la gamma e mi-gliorarne le caratteristiche. Nel1962 la “Trasformabile” venne so-stituita dalla “Berlina” con tettochiuso e 4 posti che poteva esse-re chiesta in versione base (moto-re da 18 cavalli) od in versionespecial (motore da 21 cavalli).

Nel 1960 fu la volta della 500Giardiniera con il motore, postosotto il piano di carico, detto a “so-gliola”. Prezzo 565.000 lire. Sullameccanica di questa nacque la“Panoramica” dell’Autobianchi chevenne prodotta fino al 1969.

Ma la storia della 500 non finiscequi. Nel 1965, dopo otto anni dallanascita ed il diffondersi, con il be-nessere economico, dell’acquistodi una seconda macchina, furonocostruite oltre ventimila “500D” e,contemporaneamente, oltre due-centomila “500F”. Negli anni suc-cessivi la produzione media fu di350.000 vetture all’anno.

La “500F” fu la prima con le por-tiere incernierate nella parte ante-riore dell’auto; seguirono la versio-ne ”500L “ (Lusso) con finiture piùricercate, un diverso cruscotto, l’a-dozione di tubi di rinforzo ai pa-raurti per dare, nei parcheggi, unamaggior protezione all’auto piùpiccola in circolazione nel nostroPaese. Infine, nel 1972, l’ultimaversione, la “500R”. La “R” sta perrinnovata. Sostituì le versioni F edL, che uscirono di produzione e ri-spolverò i canoni delle prime 500,cioè semplicità e spartanità. Fudotata di un motore di 594 cm3

montato poi anche sulla “126” pri-ma serie. Quando la Fiat smise diprodurla, furono in molti a rimpian-gerla. L’erede, la 126, non riuscì araggiungere la popolarità della500: era più potente, più spaziosama le mancò, direi, quella perso-nalità, quel carattere, quella sim-patia che aveva suscitato nel pub-blico la 500. E così solo le 500, fratutte le macchine prodotte dallaFiat – non dico prima, ma anche

negli anni successivi – sono resta-te in vita, curate, amate e coccola-te dai loro proprietari.

Complessivamente, nelle varieversioni furono prodotte - nell’arcodi 17 anni, dal 1957 al 1° ago-sto1975, giorno in cui l’ultimoesemplare della 500R posò le ruo-te sull’asfalto della pista di provadello stabilimento siciliano di Ter-mini Imerese – 3.432.226 “FIAT500”. Molte sono ancora in circola-zione perché il “Cinquino”, per lasua semplicità, è un’auto quasi in-distruttibile.

Ed ora, mi scuso per quantoscriverò, trattandosi di una cosapersonale, ma ci tengo a dire cheho una “500F” immatricolata nel1968, acquistata nel 1972 quandoaveva percorso circa 35.000 chilo-metri e che ora ne ha percorsi ben180.000!! E porta ancora bene isuoi 41 anni compiuti a maggiou.s.; nello scorso mese di ottobreha superato l’ennesima revisionebiennale.

Dal 1972 al 1986 è stata usataquotidianamente da mia moglie,poi, per circa cinque anni, da miafiglia che l’ha usata ed abusatatrasportando talvolta, insieme alei, un numero di amici … impreci-sato!! È sopravvissuta!

Ora, anche se in verità è di miamoglie, è utilizzata solo da chi scri-ve a cui piace guidarla (a parte lafacilità di parcheggio) per la suamodalità di uso: chiavetta, accele-ratore, poi levetta carburatore, le-vetta messa in moto, opportunità

Storia di un periodo della produzione FIAT -Dalle origini alla nascita di quel piccolo grande mito:

La FIAT 500! Il famoso “cinquino”!di Giancarlo Ballerini

CASA MIAa cura di gb/

Ascensori

Il decreto emesso il 23 luglio u.s.dal ministero dello Sviluppo preve-de tutta una serie di verifichestraordinarie da effettuare sugli im-pianti elevatori entro tempi che – adecorrere dal 1° settembre 2009 –variano come sotto indicato:

Entro due anni per gli ascensoriinstallati prima del 15 novembre1964.

Entro tre anni per gli ascensoriinstallati prima del 24 ottobre

1979.Entro quattro anni per gli ascen-

sori installati prima del 9 aprile

1991.Entro cinque anni per gli ascen-

sori installati prima del 24 giugno

1999.Il proprietario o l’amministratore

del condominio può concordare –forse con qualche risparmio – icontrolli di cui sopra in occasionedella prima verifica ordinaria bien-nale programmata dopo il 1° set-tembre 2009.

Dopo che sono stati effettuati iprevisti controlli, salvo che sia sta-to trovato tutto in regola, potrannoessere richiesti degli adeguamen-ti da effettuare entro cinque annidalla verifica di cui sopra, se con-siderati di priorità alta, o entro die-ci anni se di priorità bassa.

In base ad una recente ricercacommissionata a Mediacom daAnie-Assoascensori e riportata dalSole24Ore, risulta che il 40% degliascensori installati in Italia è in fun-zione da più di trent’anni e che il60% non è dotato delle modernetecnologie che garantiscono unadeguato livello di sicurezza. Cheprecipiti nel vuoto è però una pro-babilità infinitesimale; l’inconve-niente più diffuso è quello dellamancanza di precisione nell’alli-neamento dell’ascensore al piano,tanto che un terzo degli incidentiche si verificano ogni anno sonodovuti a cadute per aver inciampa-to, entrando od uscendo dall’a-scensore, nello scalino che si for-ma per il mancato allineamento.

di fare la famosa “doppietta” cheveniva insegnata nelle scuole gui-da negli anni 50/60 in quanto ilcambio non era sincronizzato. Eche dire poi del “cruscotto”? Con-siderando l’epoca in cui è statoprogettato e le caratteristiche del-l’auto su cui è stato installato, è ve-ramente un concentrato di funzio-nalità! Un cerchietto, dotato di lu-ce, del diametro di soli 10 cm.comprende: indicatore di Km/h,contachilometri, segnalatrici di lu-ci, generatore (carica-batteria),benzina, olio; inoltre indicazioni divelocità da non superare rispetti-vamente in I-II-III marcia (fanno leveci di un contagiri motore). Sonoorgoglioso di questa piccola autoche non conosce il passare deltempo… talvolta qualcuno si fermaa guardarla ...forse per un senti-mento di nostalgia per quella mac-china che è stata il simbolo dellamodernizzazione e meccanizza-zione dell’Italia del dopoguerra…forse anche per l’osservatore èstata la prima macchina…(ritengoche in Italia sia difficile trovarequalcuno che, avendo preso la pa-tente tra gli anni sessanta e set-tanta, non abbia mai guidato una500)… gli ricorda momenti di gio-ventù… le prime uscite con la ra-gazza… e tante tante altre cose.

È iscritta, come auto d’epoca, al“ FIAT 500 Club Italia” con Sede aGarlenda (Savona) dove è statoaperto nel 2007 il “Museo Multi-mediale della 500 – Dante Giaco-sa”. Nel museo, all’ingresso, alcu-ni pannelli dedicati appunto a Dan-te Giacosa, come già detto proget-tista della “500”, poi la ricostruzio-ne di una vecchia officina, una se-rie di vetrine contenenti modellinied accessori… due simulatori diguida che permettono al visitatoredi sentirsi al volante di una500…(certo il volante di una Fer-rari sarebbe un’altra cosa, ma…),vecchie vetture messe a disposi-zione dai soci del Club secondo ledisponibilità dei relativi proprietarie/o le esigenze del museo. Il mu-seo è aperto dal Lunedì al Sabatodalle ore 9 alle 12 e dalle 15 alle18. Biglietto _ 3,00.

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Mi è stato proposto di riportare ilemmi del testo in epigrafe su VO-CE NOSTRA, da pubblicare a“puntate” come è stato fatto per Illatino, questo sconosciuto (!?).Premesso che non mi ha granchéentusiasmato l’accostamento col“mio” glossario – ma ciò è dovutoin massima parte al mio eccessivoorgoglio – ci sono anche altre con-siderazioni da fare, in senso nega-tivo.

*Ritengo assai opinabile definirevernacolo il fiorentino e considera-re invece dialetto il parlato delle al-tre località della Toscana: o è tuttovernacolo o è tutto dialetto; ne èconferma inconfutabile IL VERNA-COLIERE, lo sboccato periodicodei livornesi, la cui fama ha supe-rato di gran lunga i confini regio-nali, essendo ormai considerato –nel suo genere – un vero e propriocult.

Quindi il vernacolo NON è un’e-sclusiva dei fiorentini e come talepuò essere considerato tutto il no-stro parlato, indipendentementedalle specificità e dalle caratteriz-zazioni che variano – e non di po-co – da una città toscana all’altra.

NO quindi al distinguo vernaco-lo/dialetto quale risulterebbe nellaspecifica del Vohabolario. C’è poida sottolineare che per quanto ciriguarda – mi riferisco al toscano,cioè al vernacolo – quasi sempresi ha a che fare con una storpiatu-ra della lingua italiana derivantesoprattutto dall’IGNORANZA dellagrammatica/sintassi, della correttaterminologia e dell’appropriato si-gnificato delle parole.

*Laddove poi si dovesse rimane-re alla versione dialetto, non sareiin ogni caso d’accordo per la pub-blicazione perché assecondereb-be una recente bizzarra iniziativaleghista (chiarisco subito che ildissenso è sul punto, senza alcu-na implicazione di natura partitica)secondo cui i dialetti dovrebberoaddirittura essere materia d’inse-gnamento scolastico per “conser-vare le radici” ed altre balordaggi-ni del genere.

Conosco poco i dialetti fuori re-gione, ma limitandomi a quelli no-strani, l’accoglimento di quellaproposta comporterebbe verosi-milmente l’assunzione di un cospi-cuo numero di insegnanti per lescuole di Firenze, un altro congruocontingente per quelle di Livorno,di Siena, di Arezzo, di Massa, diPistoia, eccetera. E altrettanto di-casi per quanto riguarda le altreregioni e le rispettive città e i ri-spettivi dialetti. Non mancano cer-to esempi a conferma: il bergama-sco è ben diverso dal meneghino,dal bresciano…. il veneziano ètutt’altra cosa del friulano e cosìvia …..per i mille localismi lingui-stici. A prescindere poi dall’enor-me aggravio dei costi per il settoreScuola mai proponibile, di questitempi addirittura impensabile.

La constatazione principe è cheil DIALETTO NON SI INSEGNA,SI PARLA.

*Ho la pretesa di coltivare conbuono zelo la lingua italiana e, co-noscendone le difficoltà e le insi-

die, considero del tutto impropria,inopportuna ed anche anacronisti-ca l’idea bossiana.

*C’è da migliorare tanto l’usoscritto e parlato della lingua italia-na nella scuola, alla radio, in tele-visione, nella carta stampata. Nonha senso andare a cercare “diver-sivi” che non apportano alcun be-neficio, né validi riscontri teorici epratici per una Nazione, come lanostra, che fa parte dell’UnioneEuropea; e non è un caso se findalle elementari viene giustamen-te insegnata anche la lingua ingle-se che, volenti o nolenti, è la lin-gua di riferimento internazionaleper i testi scientifici, per i conve-gni, per i piloti, nella tecnologia,ecc. ecc..

Nonostante questa mia presa diposizione molto critica, accolgo,sia pure parzialmente, la insistitarichiesta della Redazione e auto-rizzo la pubblicazione di una solasezione del testo sottopostomi,quella con i Proverbi e Modi di di-re fiorentini. Chi poi fosse interes-sato a leggere per intero il Voha-bolario può farne richiesta al mioindirizzo e-mail [email protected], o a quello del Redatto-re Capo [email protected], lo rice-verà celermente per lo stesso tra-mite.

D.G.

Pienamente d’accordo conquanto detto da Duccio in meritoal distinguo, o meglio, al non di-stinguo vernacolo/dialetto e allaconstatazione che il dialetto “nonsi insegna, si parla”, aggiungoche, secondo dati Istat, la tenden-za ad usare il dialetto è in continuadiminuzione, sia proporzionalmen-te all’età che alle classi sociali diappartenenza: i ceti medio/alti lousano meno di quelli bassi. Quan-to alle Regioni che maggiormentecontinuano ad usare il dialetto so-no quelle del Nord-Est e del Sud.

Per una panoramica dei dialettied a conferma di quanto siano nu-merosi, vari e diversi, anche in zo-ne fra loro vicine, riporto un elencodei medesimi tratto dal mensile“CLUB 3” che, a sua volta, cita co-me fonte il vocabolario Zingarelli:

DIALETTI SETTENTRIONALI:Gallo-Italici: piemontese, lombar-do, ligure, emiliano-romagnolo,marchigiano settentrionale (dialet-ti metauro-pisaurini o gallo piceni).Veneti: veneziano lagunare, vero-nese, vicentino-padovano-polesa-no, trevigiano, feltrino-bellunese,triestino, veneto-giuliano

DIALETTI LADINI: Ladino do-lomitico (val di Fassa, Val Garde-na, Val Badia e Marebbe, zona diLivinallongo, di Ampezzo, Comeli-co; Friulano (Friuli Venezia Giu-lia).

DIALETTI TOSCANI: Fiorenti-no, senese; toscano occidenta-le (pisano-livornese-elbano, pi-stoiese, lucchese); aretino-chia-naiolo, apuano.

DIALETTI CENTRO MERIDIO-NALI: Marchigiamo centrale (an-conetano, maceratese), umbro eviterbese, laziale centro-setten-trionale e romanesco, reatino-

aquilano marchigiano, meridio-nale-abruzzese molisano, pu-gliese settentrionale; lazialemeridionale e campano (napole-tano, irpino, cimentano); lucano-calabrese settentrionale, salen-tino (o pugliese meridionale), ca-labrese, centro-meridionale; sici-liano (messinese, catanese-sira-cusano, siciliano sud-orientale,nisseno-ennese, agrigentino, pa-lermitano, trapanese).

DIALETTI SARDI: Logudorese,campidanese, gallurese, sassare-se.

Tutto ciò premesso e dopo avervolato in alto con la pubblicazione“a puntate” di parole, modi di diree massime latine, che riteniamoabbia interessato soprattutto i no-stri lettori con un più ampio baga-glio scolastico… voliamo ora più inbasso ed iniziamo a pubblicare,sempre a “puntate” ed in ordine al-fabetico, i “Proverbi e Modi di direfiorentini” ritenendo che anch’essi,per altro verso, possano interes-sare i nostri lettori.

“Proverbi e Modi didire fiorentini”

A BABBO MORTO: Compiereun’azione assolutamente d’impul-so, fare un’azione proprio cosìsenza pensarci un attimo, a “bab-bo morto” appunto !

A BESTIA: Moltissimo. “Studia-re a bestia”, “incazzarsi a bestia”,“divertirsi a bestia”.

A BRIGIOTTO: Sulla schiena.A BUHO: Preciso, al limite, per

un pelo, all’ultimo minuto. “Son’ar-riva’o a buho!”, Sono arrivato pre-ciso.

A BUHO PILLONZI: Quando sista in una posizione con il culo inalto. Anche: A buho ritto.

A BUHO RITTO: Quando si stain una posizione con il culo in alto.Anche: A buho pillonzi.

A CHI FA I CONTI AVANTI L’O-STE, LI CONVIEN’ FARLI DU’VORTE: Questo proverbio è rivol-to a chi, preventivando di ottenerequalcosa facilmente e con pococosto, ottiene invece il contrario.

A CIASCUN’I’SUO: (unicuiquesuum) È il principio fondamentaledella giustizia che si può leggerein alcuni scritti di Cicerone e nelle“Istituzioni” di Giustiniano e rima-sto nei modi di dire dei fiorentini.

A CINCI SCIOLTO: A brigliasciolta, senza freni.

A CODA RITTA: Usato per lopiù per l’espressione “Essere a co-da ritta”, si intende il dover esseredisponibile alle continue richiestedi qualcuno. “Oh, ma io un possomi’a esse’ sempre lì a coda rittape’te, eh!, Guarda che non possoessere sempre disponibile ognivolta che mi chiami.

A LA’ALLA LARISTRIGNEL-LA: A forza di lavarla si è ristretta,utilizzato per descrivere capi d’ab-bigliamento evidentemente nontroppo buoni che lavandoli si re-stringono molto.

A MALI ESTREMI, ESTREMI

RIMEDI: Proverbio che evidenzacome, in certe situazioni di parti-colare gravità, sia indispensabilecercare ogni mezzo utile a risol-verle favorevolmente.

A NEMICO CHE FUGGE, PON-TI D’ORO: Detto con cui si vuoleindicare la disponibilità di agevola-re al massimo la partenza di chi èparticolarmente sgradito.

A PALLA: Forte, velocemente,“Andare a palla”, Andare molto ve-loce, “Musica a palla”, Musica mol-to alta.

APPOSTA: 1) Di proposito. 2)Per finta. Tipico quando uno noncapisce una cosa spiegata più vol-te: “Oh che fa’ apposta?”, Che fai,fingi? Mi prendi in giro?

A QUELLA MANIERA: Così, inquel modo, “Lorenzo, smettila diagitarti a quella maniera!”, Loren-zo, smetti di agitarti in quel modo,“Come tu stai? A quella maniera”,Come stai? Così così.

A SENTIRE UNA CAMPANASOLA, SI GIUDICA MALE: Primadi dare un giudizio è meglio senti-re le opinioni più diverse.

A SPIZZICHI E BOCCONI: Apezzettini.

A STRASCICONI: 1) Distesi o asedere in terra (ad esempio pergiocare) soprattutto rivolto a bam-bini, “Rizzati, icché tuffai costì astrascihoni?”, Alzati! Che cosa cifai tutto sdraiato per terra? 2) Dipersona che non ha ancora trova-to il proprio ruolo in modo definiti-vo e organizzato (ad esempio sen-za lavoro o non fidanzato). “Icchétuffai ancora a strasciconi, o fidan-zati!”, Che ci fai ancora in giro, fi-danzati!

A TA’OLA E ‘UN S’INVEC-CHIA: A tavola non s’invecchia eper estensione, in compagnia de-gli amici non si invecchia perché sista bene, ossia che stare in buonacompagnia aiuta a rimanere gio-vani.

A UFO: A sbafo. Dalla siglaA.U.F. (ad usum fabricae), postasui materiali destinati alla costru-zione del Duomo di S. Maria delFiore, esenti da ogni dazio e ga-bella.

A’ VOGLIA A TE/LEI: Letteral-mente, “Hai voglia te”. Si utilizzaquando si vuole confermare, conassoluta certezza, la sicura realiz-zazione di un evento, “Vole’o du’hili di pere, che ce l’hai? – ‘A’ vo-glia a te”, Volevo due chili di pere,ce l’hai? Hai voglia te (di pere), neho tantissime.

A ZONZO: In giro. “Andare azonzo”, andare in giro. “Tu s’èsta’o a zonzo”, Sei stato in giro.

ABBAIARE ALLA LUNA: Com-portamento attribuito alle personeche si affannano inutilmente a par-lare a chi non vuole ascoltare onon è in grado di capire.

ABBASSARE LA CRESTA: Farassumere un atteggiamento piùremissivo “Abbassa la cresta ni-ni!”.

ACCIDENT’A TE E A CHI T’HACAHATO: Letteralmente “Acci-denti a te e a chi ti ha partorito”, sirinforza la cattiveria dell’enunciatosostituendo “partorito” per “caca-to”.

ACQUA PASSATA LA ‘UN MA-CINA PIÙ: Con questa frase sivuole indicare l’inutilità di rimpian-gere ciò che è stato e non può ri-tornare.

AFFOGARE IN UN BICCHIER’D’ACQUA: Detto riferito a chi sismarrisce facilmente nell’affronta-re problemi di facile risoluzione.

AGLI ZOPPI, GRUCCIA’E: Ledisgrazie non vengono mai sole.

AI BUIO, TUTTI I GATTI SON’BIGI: Difficoltà di scegliere o giudi-care quando mancano i mezzi.

AL TEMPO IN CUI BERTA FI-LAVA: È un detto che viene usatotutte le volte che si vogliono evi-denziare la semplicità dei costumie il tenore di vita dei tempi antichirispetto a quelli moderni, che han-no maggiori esigenze. Indica an-che un fatto avvenuto tanto tempoaddietro.

ALLA CARLONA: In modo nonaccurato.

A I’ BACIO: Perfetto! Qualcosache è il meglio che si potesse ave-re o fare.

ALLEVARE LA SERPE IN SE-NO: Proverbio riferito a chi riversail proprio affetto e la propria solle-citudine verso una persona dallaquale verrà poi ricambiato con l’in-gratitudine e il tradimento.

ALL’ORA ‘ANONICA: Le orecanoniche erano quelle prescritteai monaci e ai sacerdoti per i can-ti e le preghiere (mezzanotte, ore24; mattutino, ore 3; prima, ore 6;terza, ore 9; sesta, ore 12; nona,ore 15; vespro, ore 18; compieta,ore 21). Il detto “all’ora canonica”viene adesso usato per indicare iltempo fissato per qualunque ope-razione o faccenda da compiere inun determinato momento.

ALZARSI DI BUHO STORTO /AVERE I’ BUHO STORTO: Si dicedi una persona con pessimo umo-re, “Eh s’è arzato con i’ buco stor-to di nulla”, Oggi è proprio di catti-vissimo umore, “Oggi c’ha i bucostorto”, Oggi è di cattivo umore.

AMBASCIATOR’ NON PORTAPENA: Proverbio usato per indica-re che non ha alcuna colpa chi ac-cetta l’ingrato compito di comuni-care ad altri cose spiacevoli.

AMICO FRITZ: Sulla sponta-neità dell’amicizia, “Te e i tu’ amicofritz”, Voi due.

ANCHE L’OCCHIO VOLE LASU’ PARTE: Detto usato per indi-care che tanto chi espone qualco-sa quanto chi l’acquista hanno in-teresse che si presenti bene, per-ché anche la vista ne rimanga ap-pagata.

ANCHE UN OROLOGIO ROT-TO DU’ VOLTE AI-GGIORNOL’HA RAGIONE: Che tutti, in uncerto senso, possono aver ragionema bisogna stare attenti a chi dicecerte cose e al perché le dice.

ANDA’ COI PIEDI DI PIOMBO:Frase rivolta a chi ha l’abitudine diessere eccessivamente cauto eperciò lento nel prendere decisionie nel compiere qualsiasi cosa. Maanche come consiglio per non farele cose precipitatamente ma riflet-tendoci bene prima di compierle,scegliere con cautela e accortezza.

ANDA’ VIA DI ‘APO: Perdere latesta per le più svariate ragioni.“C’era un puzzo s’anda’a via di ca-po”, C’era un odore così pestilen-ziale che non si poteva nemmenorespirare. “Gl’è anda’o via di ca-po”, Ha proprio perso la testa.

ANDARE IN BRODO DI GIUG-GIOLE: In riferimento al contenutozuccherino delle giuggiole, fruttocommestibile, il proverbio vieneusato per indicare chi prova, permerito proprio o di altri, la dolcez-za di un forte godimento.

ANNO DI LÀ: Due anni fa.ARIA FRITTA: Parole sprovviste

di contenuto.

VOHABOLARIO del Vernaholo Fiorentinoe del Dialetto Toscano di ieri e di oggi

compilato a cura di Ilaria Andreucci, Silvia Cacioli, Fabio Menichetti, Nicole Mrusk eStefano Rosi che ne hanno autorizzato la diffusione.

(segue a pag. 7)

Voce Nostra • ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 Pagina 7

ARLECCHINO SI CONFESSÒBURLANDO: Confessare qualco-sa sotto forma di finta, scherzo ocanzonatura.

ARRIVARE DOPO I FOHI DISAN GIOVANNI: A Firenze, a giu-gno, si festeggia la festa del santopatrono (San Giovanni Battista).Questa festa comprendeva tornei,un palio di cavalli (ricordato daDante e Boccaccio) e una fiera. Al-la fine c´erano i fuochi sui quali sifacevano saltare uomini e bestie inbase alla tradizione della benedi-zione `per ignem´. Arrivare dopo ifuochi significa arrivare a cose fat-te. Normalmente i fiorentini, quan-do i fochi sono finiti sempre com-mentano: “L’eran’ meglio quellid’anno”, Erano meglio quelli del-l’anno scorso.

ARTRO CHE: Solamente, “Artroche Piero ti po’ aiutare”, Solamen-te Piero ti può aiutare.

ASCELLA PEZZA’A: Macchiadi sudore sotto le ascelle accom-pagnata da un terribile odore pro-dotto dal sudore stantio. Anche“Sgorata”.

ATTACCA’ BOTTONE: Di unapersona con cui stiamo conver-sando e che non la finisce più diparlare, “Guarda che ora c’ho fat-to, m’attaccao un bottone...”,Guarda ho fatto tardi, mi ha intrat-tenuto veramente a lungo.

ATTACCASSI AI TRAMME: Eu-femistico sostituto di un volgarevocabolo indicante la parte anato-mica maschile, che è invito di co-modo di cavarsela alla meno peg-gio, in situazione di dubbio esito.Esempio: “T’ha’ perso tutt’i quattri-ni a giocar a carte e ora tulli vorre-sti da me? Eh, poerino: per met’attacchi a i’ tramme!”, Hai persotutti i soldi al gioco delle carte eadesso li vorresti da me. Poveret-to, per quanto mi riguarda, ti ar-rangi da solo.

A’É’ LA BOTTE PIENA E LAMOGLIE BRIAHA: Proverbio cheriguarda chi, con scaltrezza, cercadi ottenere ulteriori vantaggi senzatuttavia rinunciare ai benefici di cuigià gode.

A’É’ LE TRA’EGGOLE: Comedice il proverbio: “Piglia’ lucciolepe’ lanterne”, ossia prendere unabbaglio. Sbagliarsi grossolana-mente. “Te t’hai le traveggole”, Tistai sbagliando clamorosamente.

A’É’ PIÙ CORNA CHE UN CE-STO DI LUMA’HE: Essere ungran cornuto.

AVÉ’ PIÙ CULO CHE ANIMA:Avere una fortuna sfacciata.

AVÉ’ UN DIA’OLO PE’ CAPEL-LO: Essere veramente molto ar-rabbiato.

AVÉ’ BE’UTO L’ACQUA A I’PORCELLINO (famoso cinghialeseicentesco,in bronzo, realizzatoda Pietro Tacca e installato dalgranduca Ferdinando II nella log-gia del Mercato Nuovo per render-la più bella. È mèta dei turisti chegli toccano il grugno coma augurioper ritornate a Firenze. N.d.r): Es-sere Fiorentini a tutti gli effetti....

AVÉ’ FEGATO: Essere corag-gioso, “Bisogna ave’ di mórto fe-gato pe’ fa una ‘osa ‘osí”, Bisognaavere molto coraggio per fare unacosa in quel modo.

AVÉ’ I BOLLENTI SPIRITI: Es-sere impaziente.

AVÉ’ I’ PROSCIUTTO/SALAMESUGL’OCCHI: Non riuscire ad af-ferrare/vedere le cose più scontate.

AVÉ’ I’ TATTO D’UN ELEFAN-

TE: Essere sprovvisto di sensibi-lità, “Certo t’ha’ a’uto i tatto d’unelefante”, Certo che sei stato pro-prio insensibile.

AVÉ’ LA BOTTEGA APERTA:Eufemismo per avere i pantalonisbottonati.

AVÉ’ LA FACCIA DI BRON-ZO/FACCIA TOSTA/FACCIA CO-ME I’ CULO: Riferito a personeche riescono a rimanere impassi-bili nelle situazioni più imbaraz-zanti e che come una statua dibronzo non cambiano espressio-ne. “Faccia come i’ culo” è la ver-sione triviale.

AVÉ’ LA LUNA STORTA: Esse-re di malumore.

AVÉ’ LE ‘HE’HE: Assumere uncomportamento da cui trasparecon evidenza o un certo stimolosessuale oppure una lieve insaniatemporanea che porta a fare di-scorsi poco sensati.

AVÉ’ LE MANI BUHATE: È undetto col quale si vuole indicarechi consuma con eccessiva facilitàil proprio denaro.

BACIARE I’ CULO: Modo di di-re spregiativo di chi è sottomesso.L’origine è storica (1300 circa) e siriferisce all’abitudine dei fiorentinidi far baciare il culo del leone, ilMarzocco simbolo a quei tempidella città, ai capitani degli esercitisconfitti.

BAHO GIGI: Verme della frutta,in particolare delle ciliege. Famo-so il modo di dire con doppio sen-so: “I’ baho Gigi gli sta meglio trale mele che a Parigi”, visto che “ibaho Gigi” rappresenta l’organosessuale maschile e “le mele”, aFirenze sono il sedere! Dal dimi-nutivo storpiato di Giovanni, inquanto dopo San Giovanni, il 24giugno, è facilissimo trovare il ver-me nelle ciliege.

BANDO ALLE CIANCE: Leciance sono le chiacchiere super-ficiali quindi basta con le parole epassiamo ai fatti.

BASTA UNNI SPENDERE: Ba-sta non spendere, normalmentedetto da una persona che accettadi fare qualcosa con l’unica imposi-zione di non dover tirar fuori soldi.

BATTERE I’ FERRO QUANDEL’È CALDO: È noto che il fabbro,per forgiare il ferro deve batterlosull’incudine al momento giusto,cioè quando è rovente. In sensolato il proverbio significa che biso-gna approfittare delle occasioni fa-vorevoli per poter ottenere, conmaggiore sicurezza, ciò che si de-sidera.

BELL’ E...: Bell’ e pronto, Bell’ efatto, ecc. cioè già pronto, già fat-to, ecc. Con l’espressione “Bell’” sisottolinea l’immediatezza dell’a-zione in questione. Tal modo di di-re è di uso quotidiano e comunis-simo. “Vorrei un cappuccino – Ec-colo, l’è bell’e fatto!”.

BOLLIRE IN PENTOLA: Eventoche si va preparando, soprattuttodi nascosto, “Qualcosa bolle inpentola”.

BON SANGUE UN-MMENTE:Lo si usa principalmente per casinegativi ma indica il carattere e ilcostume della discendenza da pa-dre a figlio.

BONA UGO!: Buonanotte, Arri-vederci, una forma di saluto moltofamiliare.

BOTTE DA ORBI: Picchiarsi fu-riosamente. Gli orbi sono i quasiciechi e qui indica l’inferire colpi acasaccio.

BRIAHO COME UN TEGO-LO/UNA TEGOLA: La tegola o iltegolo, in versione storpiata, è illaterizio per la copertura dei tettiche gronda acqua quando piove.Da qui, quando una persona habevuto veramente tanto che gron-da alcol invece che acqua.

BUHO FRADICIO: Ma propriobuho pe’ davvero tanto! (molto “di-verso” N.d.r.)

BURRASCHE E PUTTANE LEVENGAN DI PISTOIA: Le nubinere vengono sempre da ovest.

CAHA I’ LESSO: Tira fuori i sol-di. Normalmente usato in compa-gnia quando si divide una spesa,“Che ognuno cahi i’ lesso”, Cheognuno tiri fuori la sua parte di sol-di.

CAMBIA’ LE CARTE IN TA’O-LA: Con questo proverbio si vuoleindicare l’azione scorretta di chi,nei rapporti con un’altra persona,cerca di barare affermando cosediverse da quelle che aveva dettoprecedentemente.

CAMMINA’ SUI FILO DI-RRA-SOIO: Com’è noto la lama del ra-soio è molto affilata; avvicinarsitroppo a essa senza la dovutacautela può rappresentare un ri-schio. La frase vuole quindi evi-denziare l’opportunità di tenerenella vita un comportamento chenon vada oltre il limite di ciò che èlecito, onde evitare il pericolo dispiacevoli conseguenze.

CAMMINA’ SULL’OVA: Quandouna persona, camminando, lo fadimenando il corpo, però in modoun po’ ridicolo, come, appunto, sestesse camminando sulle uova.

CAMPA ‘AVALLO ‘HE L’ERBACRESCE: Riferito allo stipendiodei salariati che cresce troppo len-tamente, viene usato normalmen-te per dire aspetta e spera, nonavere furia.

CAN’ C’ABBAIA ‘U’-MMORDE:Così viene definito il comporta-mento di chi ha l’abitudine di bron-tolare molto e sembra cattivo,mentre in realtà non lo è.

CANDELINA CANDELORADELL’INVERNO SIAMO FORA,SE C’È SOLO O SOLICELLOSIAMO IN MEZZO ALL’INVER-NO: Il 2 febbraio è il giorno dellaCandelora, un giorno importantedella tradizione popolare per co-noscere l’andamento dell’inverno.Se nevica o se piove dall’invernosiamo fuori se invece c’è sole osolicello siamo sempre a mezzoinverno.

CAPIRE L’ANTIFONA: Intende-re al volo, comprendere le allusio-ni.

CAVALIER’ FRA DU’ DAME FALA PARTE DEL SALAME: Un uo-mo in mezzo a due donne fa figu-ruccia.

CENCIO DICE MALE DISTRACCIO: Quando qualcunoparla male di un altro ma farebbemeglio a stare zitto perché ha fat-to la stessa cosa o anche peggio.

CENTRÀ’ I’ BUHO: Avviso pergli uomini che vanno al bagno dinon urinare fuori dalla tazza.

CERCARE COL LANTERNI-NO: Di solito ironico, si dice d’im-prudente o sciocco che sembracercarsi i guai a posta, “Codestatu te la se’ cercata coi lanternino”,Te la sei proprio andato a cercareda solo.

CERCARE LA QUADRATURADI-CCERCHIO: Tentare un’impre-sa impossibile.

CHE SE’ NA’O IN BARCA?Quando qualcuno lascia aperta la

porta, invece che richiuderla primadi lasciare una stanza.

CHE S’HA A IRE?: Letteralmen-te: andiamo via?

CHI BEN COMINCIA GL’È AMETÀ DELL’OPERA: Proverbiousato per mettere in evidenza l’im-portanza di iniziare sempre con im-pegno qualsiasi lavoro, onde averemaggiori probabilità di riuscita.

CHI DA NOIA AI CAN’ CHEGIACE GL’HA QUALCOSA CHE‘UN GLI PIACE: Se dai noia a

(“VOHABOLARIO del Vernaholo”... continua da pag. 6) qualcuno che se ne sta tranquilloè probabile che poi tu abbia catti-ve sorprese.

CHI L’HA ‘N CULO SE LO TEN-GA: Chi è fregato... lo rimane.

CHI LA DURA LA VINCE: Sonoparole di incoraggiamento chevengono rivolte a chi, di fronte agliostacoli, si sente sfiduciato di po-ter raggiungere la meta che si eraprefissa.

(continua con il prossimo numero)

Dal 30.10.2008 al 21.10.2009

Santini Carla Greve in ChiantiCozzari Giovanbattista MarscianoGoich Gianni MassaCasini Carlo ArezzoLorenzoni Sergio FollonicaMagno Vincenzo RufinaBiffoli Gianna FirenzeCiampalini Loriana AltopascioGriccioli Stefania SienaLanfaloni Mauro FirenzeValentini Adriano FanoFusi Stefano Pian di ScoLatini Gianna FirenzeBarletta Giuseppe PisaBastianini Gian Carlo GrossetoBidini Maria ArezzoBrogi Luciano GrossetoFabbri Graziano MonticianoFiorenzani Fernando RadicondoliMenchini Valter Forte dei MarmiPianigiani Claudio FirenzePierini Nello PisaForzoni Enzo BuonconventoBrunori Fernando Sesto FiorentinoMenabuoni Andrea FirenzePesci Aurelio FirenzeSpicuglia Giovanni MassaBrothel Mario OrbetelloCecchi Vando Ponte BuggianeseGioia Simone FirenzeMancini Umberto FirenzeSubranni Luigi ArezzoBarraqueddu Pietro Amedeo SovicillePoledrini Roberto ArezzoPicchi Giancarlo LuccaBoccini Carla GrossetoFredianelli Antonio FirenzeGradi Paolo SienaLottini Patrizio PistoiaMette Gianfranco Barberino di MugelloCorsi Carlo Bagno a RipoliCassioli Marcella SinalungaInnocenti Gino ArezzoPieri Andrea S.Piero a SievePisani Daniela SienaPisu Antonio S.MiniatoSabatini Donatella FirenzeTucci Franco CarraraValeriani Patrizia SinalungaFacchini Rossella ScandicciPapi Giuseppe DicomanoMalvolti Andrea FucecchioNannelli Stefano FirenzePezzatini Marco PontassieveTellini Riccardo Livorno

NUOVI SOCI

CURIOSITÀa cura di gb/

Pagare le tasse dà piacere?

Un professore dell’Università dell’Oregon (Usa) Bill Harbaug, insiemead un’équipe di ricercatori, ha condotto uno studio sull’ impatto, a livellocerebrale, dell’esborso di denaro per pagare le tasse. La ricerca ha rile-vato che quando si pagano le tasse si accendono le stesse aree del cer-vello come quando proviamo piacere gustando un gelato od una torta.Quindi ha concluso che… pagare le tasse è piacevole!

Commento di gb/: Non mi sembra affatto piacevole, a meno che il pia-cere sia quello di essersi levato un pensiero.

Pagina 8 ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 • Voce Nostra

FEDERICO E LA BOTTEGADEGLI ANGELI – PALAZZODAVANZATI TRA REALTA’ ESOGNO

Fino al 17 gennaio 2010 Palaz-zo Davanzati a Firenze – riapertointeramente al pubblico l’11 giu-gno u.s. dopo ben 14 anni di chiu-sura (salvo alcuni locali) – ospitala mostra del pittore, copista e re-stauratore Federico Angeli che, fral’altro, prese parte al restauro delpalazzo agli inizi del secolo. Lamostra ci parla di un artigiano ec-cezionale all’opera nella sua bot-tega. Il materiale esposto, comebozzetti e foto dell’archivio di fami-glia insieme a giornali, libri, rivistee disegni, testimoniano la sensibi-lità estetica emersa agli inizi delsecolo scorso e dell’incontro tra il-lustri immigrati anglofoni innamo-rati di Firenze e la Bottega degliAngeli.

A parte la mostra, Palazzo Da-vanzati merita una visita perché èun museo, un museo che consen-te di vedere come era la casa fio-rentina fra Medio Evo e Rinasci-mento e come vivevano i fiorentininel periodo d’oro della città. A par-te la struttura della casa signorile,da ammirare i mobili d’epoca, lepitture murali, gli affreschi, nonchégli utensili che venivano usati quo-tidianamente, a cominciare daquelli per la cucina.

Firenze – Palazzo Davanzati –Via Porta Rossa, 13

Mostra Federigo Angeli fino al17 gennaio 2010.

MARIO SIRONI TRAFUTURISMO E METAFISICA

Peccioli (PI), in occasione delcentenario del primo ManifestoFuturista, ospita, all’interno delMuseo delle Icone Russe, unamostra dedicata a Mario Sironi. Leopere esposte documentano i varimomenti dell’adesione dell’artistaai princìpi del Futurismo ed il suc-cessivo avvicinarsi alla Metafisica.Innovazione, velocità, tecnologia edinamismo attraversano le qua-ranta opere in mostra, tra auto,fabbriche e paesaggi industriali.

L’allestimento è frutto della colla-borazione tra la Fondazione Pec-cioli e la Estorik Collection of Mo-dern Art di Londra.

Peccioli – Museo delle icone

INGANNI AD ARTE –MERAVIGLIE DEL TROMPE-L’OEIL DALL’ANTICHITA’ ALCONTEMPORANEO

A Firenze – Palazzo Strozzi, finoal 24 gennaio 2010, la mostra del-l’arte che intende “rappresentarecome vero ciò che non è vero”. Sitratta di una mostra che ripercorrela storia di questa forma d’arte at-traverso un percorso espositivoche esce da tutti i canoni consueti,come il ragazzo nel quadro di PereBorrel de Caso che, fra l’altro, èstato preso come simbolo dellarassegna. Rappresenta un ragaz-zo che esce da una cornice… congli occhi sgranati… forse con l’in-tento di esplorare nuovi modi disperimentare la realtà… o forse infuga dalla critica… o cos’altro?

Sono esposte 150 opere di pittu-ra, scultura ed arti applicate, an-che di grandi maestri come Man-tegna, Tiepolo, Tiziano,Tintoretto,Velàsquez, provenienti da musei ecollezioni private, con l’intento,nelle nove sezioni in cui è suddivi-sa la mostra, di raccontare l’intri-gante e spettacolare storia deltrompe-l’oeil.

Il tema dell’inganno, dell’illusio-ne, della sfida tra finzione e veritàè presentato non solo nell’ambitodella pittura ma anche della scul-tura, della tarsia, delle pietre dure,della porcellana ecc. Sono espostifinti armadietti semiaperti con librial loro interno, tarsie lignee deglistudioli rinascimentali, piani di ta-volo a scagliola e pietre dure raffi-guranti oggetti apparentementeprensili, sculture policrome, vasel-lami, abiti, scarpe, bottoni, trave-stiti in forma di animali e vegetali.Poi opere d’arte che hanno per te-ma l’illusione. Un percorso tra artee scienza che coinvolge tutti i sen-si del visitatore: inganni infatti nonsolo visivi ma anche olfattivi, tattili,uditivi, gustativi con un senso digioco che fa comprendere il signi-ficato dell’illusione messa in scenadall’artista. In definitiva l’idea cheanima questa mostra è quello difar scoprire i modi con cui il cer-vello umano può essere ingannatoed il piacere che si prova ad es-serne coinvolti.

Fra gli eventi collaterali il con-corso Fuga a Firenze, una speciedi caccia al tesoro per rintracciareattraverso indizi e mappe sul sitowww.palazzostrozzi.org il ragazzofuggito dal quadro, simbolo dellamostra.

Firenze – Palazzo Strozzi

russe “F. Bigazzi” – Sala Consi-liare Palazzo Pretorio – Piazzadel popolo, 5

- Fino al 7 gennaio 2010.

Il 1°novembre nello stesso mu-seo si è aperta un’altra mostra:

TUTTI I SANTI. ICONE DISANTA BARBARA

La mostra, terza edizione del ci-clo biennale “Tutti i Santi” proponeuna mostra di icone, provenientidal mondo cristiano ortodosso, de-dicate esclusivamente a SantaBarbara, da noi considerata la pro-tettrice degli artiglieri, dei minatorie dei vigili del fuoco. Recentemen-te è stata proclamata protettriceceleste delle armi missilistiche ascopo strategico della Federazio-ne Russa ed è salita a bordo dellastazione spaziale orbitale “Mir”. Sitratta di icone dipinte, in bronzo eintagliate provenienti dalla Russia,dalla Grecia, dall’Ucraina e da altriPaesi in cui è particolarmente dif-fusa questa forma di arte devozio-nale.

- Fino al 28 febbraio 2010.Orario del Museo: Mercoledì,

Sabato, Domenica e festivi: 10/13-15/20 – Biglietto: Intero € 5,50 –Ridotto € 3,50.

IL GIRO DELL’OCCHIO

Al Centro per l’Arte Contempo-ranea Luigi Pecci di Prato è in cor-so una mostra di foto eseguite da-gli anni 50 ad oggi dal fiorentinoPiergiorgio Branzi.

Chi è Piergiorgio Branzi ? Il col-to ed elegante “mezzobusto” deitelegiornali di quando la TV era inbianco e nero e che, dopo aver vi-sto a Firenze nel 1953 una mostradi Herni Carter-Bresson (famosofotografo francese 1908-2004considerato il padre del fotogior-nalismo), si appassionò al mondodella fotografia e da allora non l’hapiù abbandonato. Le sue foto sonostate esposte in molti importantimusei.

Prato – Centro per l’Arte Con-temporanea – Viale della Re-pubblica, 227

Fino al 10 gennaio 2010 – Ora-rio. 10/19 – Chiuso Martedì.

SIENA ED IL COSTITUTOSENESE

Dal mese di Settembre fino almese di Maggio 2010 Siena si mo-bilita per dar vita ad un originaleFestival dal titolo “La città del Sì”al fine di celebrare uno dei mo-menti più significativi della civiltàdel Trecento: il “Costituto Senese”che compie 700 anni! Cosa è ilCostituto? Una vera e propria Co-stituzione che il governo cittadinodecise di far scrivere in volgare enon più in latino, così da renderecomprensibili le leggi che regola-vano la vita pubblica anche allagente comune che non conoscevail latino.

Il Costituto Senese “è una cartainnovativa – dice infatti il Sindacodi Siena Maurizio Cenni – non so-

M A N I F E S TM A N I F E S T A Z I O N I I N TA Z I O N I I N T O S C A N AO S C A N A E …E …a cura di gb/

Fino al 24 gennaio 2010 – Ora-rio: Tutti i giorni 9/20 – Giovedì9/23 – Biglietto: Intero € 10,00 –Ridotto: € 8,50-8,00-7,50, 5,00.Catalogo Mandragora.

CHAGAL E IL MEDITERRANEO

A Pisa – Palazzo Blu (ved. brevinotizie sul palazzo su Voce Nostran. 136 pag.13) una mostra dedica-ta a Chagall. “Una carezza di luceche rivela l’anima del paesaggio edella materia” è la filosofia che haispirato questa mostra dice la ni-pote di Marc Chagall. Quando vi-veva a Nizza, dice ancora la nipo-te, “viveva in osmosi con il pae-saggio, era solito accarezzare laterra,l’argilla, i fiori della Costa Az-zurra e quella carezza l’abbiamovoluta riportare nella mostra”.

La mostra è articolata in cinquesezioni. La prima, appunto, “La Co-sta Azzurra”, la seconda “Gerusa-lemme e la Palestina”, la terza “Lascoperta della Grecia”. Poi due se-zioni dedicate a scultura, cerami-che e collages. Per citare alcuni ca-polavori esposti: “Fidanzata dal vol-to blu”- “Coppia sopra Saint Paul” –“Bouquet di fiori ed amanti”.

Pisa – Palazzo Blu – LungarnoGambacorti, 9

Fino al 17 gennaio 2010 – Ora-rio:10/19 – Chiusa Lunedì – Bi-glietto: Intero € 8,00 – Ridotto €

6,50. Catalogo Giunti.

NOVANTIQUA

Per la prima volta “ Il Bargello”,che custodisce opere, emblemiuniversali del Rinascimento, comeil “David” di Donatello, il “Bacco” diMichelangelo, il “Mercurio” delGiambologna, per citarne solo al-cune, ospita un’esposizione d’artecontemporanea, la personale del-l’artista biellese Ugo Nespolo, fa-moso per le sue pitture, le sculturein vetro e ceramica, nonché per lesue incursioni nel mondo del cine-ma, del teatro, della musica, dellaletteratura e della moda.

Il titolo della mostra – Novanti-qua – è stato scelto dallo stessoartista per esprimere la sua in-stancabile ricerca del nuovo, del-l’attuale, in uno dei templi della sa-cralità dell’arte come, appunto, IlBargello e, per l’occasione, harealizzato tre opere su tavola concolori acrilici ed oro alle quali hadato il titolo Novantiqua 1, 2 e 3.

In mostra oltre 40 opere esegui-te con diverse tecniche: dall’utiliz-zo di materiali di pregio come oro,argento e madreperla; sculture inlegno; opere in cuoio ed in bronzo;maioliche, alabastri, vetri e libri.Inoltre un video, filmato e montatodall’artista, dedicato alla realizza-zione delle scenografie per la“Butterfly” al festival pucciniano diTorre del Lago del 2007.

Firenze – Il Bargello – Via delProconsolo, 4

Fino al 10 gennaio 2010 – Ora-rio: Da Lunedì a Domenica:8.15/17 – Chiuso 1ª, 3ª, 5ª Dome-nica e 2° e 4° Lunedì del mese –Biglietto: Intero € 7,00 – Ridotto €3,50 – Gratuito sotto i 18 anni esopra i 65 anni.

lo perché è la prima scrittura involgare, ma anche per i suoi con-tenuti, precursori di esigenze e diidee che perfino la nostra societàcontemporanea stenta a fare pro-prie. Penso ad esempio alle nor-me che conteneva il Costituto Se-nese a proposito di costruzioniabusive o interventi di ristruttura-zione”.

Il Festival si sviluppa ogni finesettimana (dal Venerdì alla Do-menica) con spettacoli, mostre,musica, gastronomia per rivivereil medioevo, ed è rivolto, sia ai tu-risti, sia ai senesi chiamati a mo-strare con orgoglio di essere ere-di di quella Repubblica che nelTrecento scrisse una delle paginepiù belle della storia della civiltàeuropea.

I MACCHIAIOLI – IL NUOVODOPO LA MACCHIA

Alle Terme Tamerici di Monte-catini (PT) una mostra che descri-ve la storia di una trentina di pit-tori, già macchiaioli, che in Tosca-na, negli ultimi trenta/quarant’annidel secolo scorso furono infiam-mati dalla febbre della rappresen-tazione del “vero”. La pittura sidedicò a rappresentare la vitadell’Italia, povera e fragile, che dapoco aveva conquistato l’unità.Ed ecco rappresentata la vita delmondo contadino, della piccola emedia borghesia, dei soldati infa-gottati nelle divise del nuovoesercito unitario, e così via… Tut-te le opere rispettano due criteri:il primato del disegno e quellodella luce.

Per rappresentare “Il nuovo do-po la macchia” in mostra un centi-naio di opere. In primis quelle del-la triade Signorini, Lega e Fattori.E poi quelle di Gioli, Focardi, Pa-nerai, Tommasi, Bartolena, Simi.

Montecatini T. (PT) –Terme Ta-merici

Fino al 18 gennaio 2010 – Ora-rio 10/20 – Chiuso Lunedì e il 25dicembre.

(segue a pag. 9)

Voce Nostra • ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 Pagina 9

di Lucca e dal Museo di Arte Sacrad’Incisa Valdarno.

Da segnalare che detto Oratorio,costruito intorno al 1354 dagli Al-berti, conserva un ciclo pittorico dinotevole pregio e che, in occasio-ne della mostra, il trittico di AgnoloGaddi – raffigurante la Madonnacol bambino in trono fra i Santi Fi-lippo e Lorenzo e, nei tondi dellecuspidi, un Cristo benedicente el’Annunciazione – in origine collo-cato sopra l’altare dell’oratorio èstato, temporaneamente, ricollo-cato in loco.

Bagno a Ripoli – Oratorio diSanta Caterina – Via del Carota,località Antella.

Fino al 31 dicembre 2009 – Ca-talogo Mandragora.

TRA TERRA E TEMPERA –PITTURA E SCULTURA ACONFRONTO ATTRAVERSO IMAESTRI DEL RINASCIMENTO

È il titolo della mostra, aperta fi-no al 6 gennaio 2010, presso ilMuseo dalla Basilica di S. Mariadelle Grazie a San Giovanni Val-darno, che, in particolare, propo-ne al visitatore quattro opere diMaestri del Rinascimento qualiBrunelleschi, Donatello, BeatoAngelico e lo Scheggia: La Ma-donna con Bambino provenientedal Vescovado di Fiesole, attribui-ta a Brunelleschi, La Madonnadella mela di Donatello, prove-niente dal Museo Bardini, Le sto-rie di Traiano e la vedova di Gio-vanni di ser Giovanni detto LoScheggia, fratello minore di Ma-saccio, ed infine il frammento diaffresco raffigurante un Voltosanto di Cristo del Beato Angeli-co, proveniente dal Museo di Pa-lazzo Venezia a Roma. Questeopere si inseriscono ottimamentenel contesto del museo che ospitaanche varie tempere su tavola delQuattrocento fiorentino, così, fral’altro, da permettere un confrontotra le tempere e le opere in terra-cotta.

San Giovanni Valdarno – Mu-seo della Basilica di S. Mariadelle Grazie.

Fino al 6 gennaio 2010 – Orario:10/13 - 14.30/18.30 – Chiuso Lu-nedì e Martedì – Catalogo Edifir.

CARAVAGGIO E BACON

A Roma, la Galleria Borgheseoffre un suggestivo accostamentodi trenta capolavori di Caravaggio(1571-1610) con venti opere diFrancis Bacon (1909-1926). Ciòcon l’intento di coinvolgere il visi-tatore in un’esperienza esteticaparticolare dalla quale dedurre la

capacità di entrambi gli artisti di in-dagare l’animo umano attraverso itemi dell’esistenza espressi nellafigura umana. Michelangelo Meri-si, detto il Caravaggio e FrancisBacon sono divisi da diversi seco-li, li unisce invece la ricorrenza didue centenari – quattro dalla mor-te del milanese, uno dalla nascitadell’inglese – e l’essere stati en-trambi interpreti rivoluzionari dellafigura umana.

Roma – Galleria Borghese Fino al 24 gennaio 2010 – Ora-

rio: Tutti i giorni 9/19 – Chiuso Lu-nedì – Biglietto Mostra e GalleriaBorghese: Intero € 13,50 – Ridot-to € 10,50 – Prenotazione obbli-gatoria Telef. 06/32810.

BOLDINI NELLA PARIGI DEGLIIMPRESSIONISTI

A Ferrara, al Palazzo dei Dia-manti, una mostra concentrata suun periodo della produzione pitto-rica di Giovanni Boldini (Ferrara1842 – Parigi 1931) e, precisa-mente, al primo quindicennio delsoggiorno parigino, dal 1871 al1886. Boldini, ferrarese di nascita,può infatti considerarsi pariginod’adozione; fu uno degli artisti piùamati, ammirato e coccolato dallabuona società parigina dove fre-quentò grandi figure della culturaletteraria, artistica, musicale, daProust a Berenson, da Puccini aVerdi.

In mostra un centinaio di capola-vori, provenienti da ogni parte d’I-talia e del mondo, ordinati secon-do un allestimento cronologico-te-matico, illustrano – come leggesinella presentazione – “tutta lacomplessità ed il fascino della per-sonalità boldiniana in quel quindi-cennio di ricerca e sperimentazio-ne in cui dipinse soggetti diversi”.

Dipinse la realtà urbana, si spin-se nelle campagne, lungo la Sen-na o sulla Manica realizzandopaesaggi quale interpretazionedella pittura en plen air. Poi ritrattiche decretarono il suo successointernazionale come ritrattista del-la Belle Epoque.

Ferrara – Palazzo dei Diaman-ti – Corso Ercole d’Este, 21

Fino al 10 gennaio 2010 – Ora-rio: Tutti i giorni, feriali e festivi, lu-nedì incluso: 9/19 – Biglietto checomprende anche l’ingresso alMuseo Giovanni Boldini a PalazzoMassari: € 10,00 – Ridotto € 8,00.

ROMA LA PITTURA DI UNIMPERO

Le Scuderie del Quirinale, finoal 17 gennaio 2010, ospitano la

gni di Giorgio Vasari, ripropongo-no il repertorio decorativo dell’a-raldica medicea.

Firenze – Biblioteca MediceaLaurenziana – Piazza san Lo-renzo, 9

La mostra “La Forma del Libro”è aperta fino al 10 gennaio 2010 –Orario: Lunedì-Sabato 10/17 Bi-glietto: Intero € 6,00 - Ridotto €

3,00.

FEDERICO BAROCCI(1535-1612) – L’INCANTO DELCOLORE – UNA LEZIONE PERDUE SECOLI

È la mostra che Siena dedica,fino al 10 gennaio 2010, a Fede-rico Barocci, uno dei maestri lacui fama fu pari, nel corso delCinquecento, a quella di Raffael-lo, Michelangelo, Tiziano e Cor-reggio. Barocci nacque ad Urbi-no nel 1535 e lì morì nel 1612;ad Urbino – salvo la breve pa-rentesi romana tra il 1561 ed il1565, quando realizzò gli affre-schi del Casino di Pio IV in Vati-cano – passò interamente la vitain un solitario isolamento, inter-rotto solo dai contatti con i nu-merosi committenti sparsi pertutta l’Italia. A Roma la sua car-riera fu veloce e brillante, ispira-ta da Raffaello ed ammirata dal-l’anziano Michelangelo. Barocciè un pittore religioso che nonrappresenta però i fasti dellaChiesa, ma tocca l’animo dei fe-deli creando un legame affettivoed emozionale fra lo spettatoreed i protagonisti dell’evento sa-cro rappresentato.

In mostra 34 opere provenientidai musei di Parigi, Londra, Vien-na, Roma, Napoli, Firenze, Peru-gia, Urbino. Tra i capolavori da se-gnalare alcune opere, restaurateper l’occasione, come la Deposi-zione del Duomo di Perugia ed ilPerdono di Assisi dalla Chiesa diSan Francesco in Assisi.

Fra gli Enti promotori il Comunedi Siena, la Soprintendenza per ilPatrimonio Artistico delle Provincedi Siena e Grosseto, la Fondazio-ne Monte dei Paschi di Siena.

Siena – Complesso musealedi Santa Maria della Scala –Piazza del Duomo.

Fino al 10 gennaio 2010 – Ora-rio: Tutti i giorni: 10.30/19.30 – Bi-glietto: Intero € 8,00 – Ridotto €

6,00 – Catalogo Silvana.

LA CITTÀ DEGLI UFFIZI

Fino al 31 dicembre 2009 l’Ora-torio trecentesco di Santa Cateri-na all’Antella sarà aperto per darmodo ai visitatori di ammirare, nelnuovo contesto, 12 capolavori pro-venienti dalla Galleria degli Uffizi,dal Museo dell’Opera di SantaCroce, dalla Pinacoteca Nazionale

(“MANIFESTAZIONI”... continua da pag. 8)

IL PAESAGGIO DISEGNATO –JOHN CONSTABLE E IMAESTRI INGLESI NELLARACCOLTA HORNE

A Firenze il Museo Horne cele-bra con questa mostra il ritorno acasa di uno dei nuclei più interes-santi della sua collezione: gli oltremille “fogli” del fondo grafico, cu-stoditi per oltre quaranta annipresso il Gabinetto Disegni eStampe degli Uffizi.

Piccola ma raffinata, la mostraoffre al visitatore una selezione di32 opere, in gran parte di JohnConstable e poi di Alexander Co-senz, Thomas Gainsborough e Ri-chard Wilson, che, naturalmente eprevalentemente, rappresentanopaesaggi.

Firenze – Museo Horne – Viadei Benci, 6

Fino al 30 gennaio 2010 – Ora-rio: 9/13 – Chiuso la Domenica.

REALTÀ MANIPOLATE

A Firenze, al Centro di CulturaContemporanea Strozzina – Fon-dazione Palazzo Strozzi, è in cor-so, fino al 17 gennaio 2010, la mo-stra di cui al titolo che intende di-mostrare come le immagini ridefi-niscono il mondo, cioè le possibi-lità visive di rappresentare il mon-do nell’ambiguità tra reale e vero-simile, concreto ed apparente,presente e passato.

La mostra presenta le opere di23 artisti internazionali che, lavo-rando con fotografie e video, ma-nipolano la percezione del visibilee costruiscono nuovi modelli direaltà. Ad esempio A. Gursky(Germania 1955), partendo da im-magini di paesaggi realmente esi-stenti, li combina per creare sce-nari completamente nuovi ed im-maginari; T. Demand (Germania1964) crea l’illusione di spazi realifotografando modelli di carta;B.Gutschow (Germania 1970) ri-costruisce al computer architettureimmaginarie; P.Ventura (Italia1966) ricostruisce, utilizzando ma-nichini e pupazzi vestiti da soldati,scenari bellici, al fine di denuncia-re la manipolazione della veritàdelle cronache e delle immagini diguerra diffuse dai mezzi di comu-nicazione; M.Ricci (Italia 1979) in-serisce la propria immagine nei ri-tratti della madre da giovane, ma-nipolando così il passato per co-struire nuovi ricordi di fatti mai av-venuti.

Firenze – Centro di CulturaContemporanea – Strozzina –Piazza Strozzi.

Fino al 17 gennaio 2010 – Ora-rio: Tutti i giorni 10/20 – Giovedì10/23 – Lunedì chiuso. Biglietto:Intero € 5,00 – Ridotto € 4,00.Catalogo Mandragora.

LA FORMA DEL LIBRO

Alla Biblioteca Medicea Lauren-ziana di Firenze è in corso, fino al10 gennaio 2010, una mostra cheillustra i materiali e le forme deisupporti della scrittura e del libroin particolare, presenti in Occiden-te ed Oriente nel periodo compre-so tra i secoli III a.C. e XIX. Sonoesposti 40 manufatti, distribuiti indue sezioni. Nella prima, relativaal mondo antico, un’ampia gamma

di tipologie: dai cocci, ai frammen-ti dei rotoli da papiro di contenutoletterario, giuridico, liturgico. Nellaseconda sezione codici e rotoli,databili dal secolo IX in poi, rap-presentativi dei diversi contesti diproduzione in Oriente ed in Occi-dente (lo scriptorium monastico equello imperiale, la bottega artigia-na laica medioevale e rinascimen-tale) e delle diverse tipologie (il li-bro “da banco” e “da bisaccia”, ilmanoscritto d’autore, d’uso e dilusso).

In particolare da segnalare: laBibbia gigante di Santa Maria delFiore (sec XIII); la piccola Bibbiache la tradizione associa al viag-gio di Marco Polo in Cina; una rac-colta miscellanea autografa diGiovanni Boccaccio; la copia dellaDivina Commedia in cento esem-plari fatta fare, sembra, da un talFrancesco di Ser Nardo di Barbe-rino (prima metà secolo XIII) perfar fronte alle spese per maritarele proprie figlie.

Come detto la mostra è ubicatain alcune sale che trovasi dopo ilgrande salone della BibliotecaLaurenziana che “gb/”, sebbenefiorentino e di una certa età, nonaveva mai visitato; l’occasione èstata questa mostra.

Colgo ora la circostanza per ri-portare alcune notizie in merito al-la detta Biblioteca. Trasse originedalla collezione privata di mano-scritti di Cosimo il Vecchio (1389-1464), poi ampliata da Lorenzo ilMagnifico (1449-1492). L’idea dicostruire una biblioteca pubblicasi concretizzò con il nipote Giulio(1478-1534) divenuto papa colnome di Clemente VII; il progettofu affidato a Michelangelo Buo-narroti; i lavori iniziarono nel 1524e la Biblioteca fu aperta al pubbli-co nel 1571. Molto interessante lascalinata, che da accesso al gran-de salone, originariamente pensa-ta da Michelangelo in legno, mapoi eseguita in pietra serena daBartolommeo Ammannati su unmodello dello stesso Michelange-lo. La sala di lettura è spartita dadue file di banchi con la doppiafunzione di leggio e di custodia. Ilsoffitto del salone è in legno di ti-glio intagliato da Giovan Battistadel Tasso e Antonio di Giano, det-to il Carota, sulla base di disegnidi Michelangelo. Il pavimento, interracotta rossa e bianca, fu rea-lizzato da Santi Buglioni su dise-gni del Tribolo; la parte centrale didetto pavimento è intarsiata e ri-flette i motivi ornamentali e le im-magini simboliche, presenti anchenel soffitto, in onore alla dinastiamedicea. Le splendide vetrate,realizzate per ultime, forse damaestranze fiamminghe su dise- (segue a pag. 10)

Pagina 10 ANNO XXIX • N. 138 • DICEMBRE 2009 • Voce Nostra

Il pedone ha sempre ragione?Forse sì, forse no!

Un’interessante sentenza dellaCorte di Cassazione (Sezione IIIn.12751/2001) respinse il ricorsodi un pedone che chiedeva un ri-sarcimento per essere stato inve-stito da un automobilista mentreattraversava la strada sulle appo-site strisce pedonali. Quindi, at-tenzione, il pedone non ha sem-pre ragione anche se è investitosulle strisce pedonali!

La Suprema Corte confermò lacolpevolezza del pedone, stabi-lendo il principio in base al quale“l’obbligo di arresto del veicolo, inprossimità degli attraversamentipedonali, è strettamente connes-so all’avvistamento di un pedoneche tenga un comportamentoche in qualche modo lasci presu-mere che sta per avvalersi dellestrisce pedonali”. Questo perchéle “strisce non impongono al con-ducente dell’auto di fermarsi inogni caso”. Quindi nessuna re-sponsabilità per il conducentedell’auto se dimostra che è statal’improvvisa comparsa del pedo-ne sulla propria traiettoria di mar-cia a rendere inevitabile l’investi-mento.

Ma ecco che un’altra recentesentenza (Sezione III n. 20949/2009) della Corte di Cassazione(che mi ha fatto ricordare quelladi cui sopra che, a suo tempo,avevo archiviato tra i miei appun-ti) ha accolto il ricorso dei figli diuna signora fiorentina decedutadopo essere stata investita men-tre attraversava sulle strisce pe-donali.

Nella sentenza leggesi: “Vienemeno alle elementari regole dicomportamento proprie di unPaese civile il guidatore che con-sidera una semplice facoltà il suoinderogabile obbligo di dare laprecedenza ai pedoni sulle stri-sce pedonali”. La Corte giudicaquindi “incivile” chi non dà la pre-cedenza. Ed aggiunge che i pe-doni non possono considerarel’attraversamento “come un attodi coraggio” che richieda “valuta-zioni sulla velocità e le intenzionialtrui” perché chi guida deve “in-generare nel pedone la sicurezzache possa attraversare senza ri-schi”.

Ha però anche aggiunto e quin-di non cassando interamente l’al-tra sentenza: “Non è che il pedo-ne abbia sempre ragione, dal mo-mento che un concorso colposo èravvisabile se il pedone ha tenuto“una condotta imprevedibile e deltutto straordinaria”.

Ed allora? Stiamo sempre at-tenti, prudenti…e non facciamociinvestire!

Mod 730

I contribuenti che consegnato ilMod. 730 compilato ad un Sosti-tuto d’Imposta (INPS, INPDAPecc.) oppure ad un Centro di as-sistenza Fiscale (CAF) non devo-no sostenere alcuna spesa.

Se invece lo fanno compilareda un CAF o da un professionistaabilitato devono pagare, per ilservizio, importi che variano daCaf a Caf , e se iscritto o meno alrelativo sindacato, e da professio-

NOTIZIE IN BREVEa cura di gb/

nista a professionista.Quanto sopra per segnalare

che comunque tutti (CAF e pro-fessionisti) percepiscono dalloStato un compenso per ogniMod.730 elaborato e trasmessoall’Agenzia delle Entrate; dettocompenso viene adeguato di an-no in anno.

Per le dichiarazioni relative al2008 il compenso (Decreto13.5.2009 – G. U. n. 217 del18.9.2009) è pari ad € 15,92 perCaf e professionisti, € 12,73 per iSostituti di’Imposta; compensidoppi per le dichiarazioni con-giunte.

Scontrini farmaceutici parlantie…criptati!

Dal 1° gennaio 2010 gli scontri-ni rilasciati dalle farmacie saran-no “parlanti e criptati”. Ciò signifi-ca che non dovranno più riporta-re la menzione in chiaro del far-maco ma il “codice alfanumeri-co” posto sulla confezione diogni medicina, oltre naturalmenteil Codice Fiscale del destinatariodella spesa, la natura e la quan-tità dei medicinali. Ciò in ottem-peranza del provvedimentoemesso il 29 aprile u.s. dal Ga-rante per la protezione dei datipersonali secondo il quale lamenzione in chiaro del farmacolede la privacy del contribuenteal momento che presenta la di-chiarazione dei redditi ad un Cafo ad un professionista in quantoquesti ultimi, dal nome in chiarodella medicina, possono intuire diquale patologia è affetto.

TAGLIERINI ALL’UOVO INSALSA NATALIZIA

Ingredienti per 6 persone:Taglierini all’uovo gr. 600 – Fegati-ni di pollo, possibilmente anchecon qualche cresta di gallo, gr.400 – Pisellini gr. 300 – Panna dacucinare 5 cucchiai – Un pezzettodi burro – Uno spicchio d’aglio –Semi di melograno – Un bicchieri-no di cognac – Olio extra vergined’oliva – Salvia – sale e pepe q.b.

Tagliare in piccoli pezzetti i fegatini. Preparare in un tegame salvia edaglio finemente tritati, 3 cucchiai diolio e un pezzetto di burro, rosola-re e successivamente aggiungerefegatini e piselli.Portare a cottura e svaporare iltutto con un bicchierino di cognac.Da ultimo aggiungere una mancia-ta di semi di melograno e la panna.Rimescolare e coprire il tegame.A parte cuocere i tagliolini in ac-qua salata con due cucchiai d’olio.Scolarli al dente e con questi prepa-rare, nel vassoio di portata, dei nidivuoti al centro, riempire questi nidicon la salsa ben calda, preparata inprecedenza, cospargere con chicchidi melograno e….buon appetito.

LA RICETTADI FRANCHINO

Ogni nuovo giornoè un giorno in più

per AAmmaarr eeè un giorno in più

per PPeennssaarr eeè un giorno in più

per VV ii vv ee rr ee.

Padre Pio

(“MANIFESTAZIONI”... cont. da pag. 9)

pittura di Roma antica, la pitturadi un Impero: grandi affreschi,ritratti su legno e su vetro, de-corazioni, fregi e vedute, prove-nienti dalle domus patrizie edalle abitazioni e botteghe po-polari.

Sono ricostruite intere stanzecon i relativi affreschi in modo dadimostrare la forza del linguaggiopittorico romano e rilevare gliaspetti della società reale dell’e-poca. Il mondo antico era un mon-do colorato, i monumenti pubblicie le statue erano policromi ed an-che i marmi quasi sempre eranocolorati.

In mostra oltre cento pezzi diperfetta eleganza e raffinatezzaprovenienti dai più importanti si-ti archeologici e musei di tutto ilmondo, dal paesaggio alla natu-ra morta, dalle scene di vitaquotidiana alle immagini eroti-che.

Roma – Scuderie del Quirinale– Via XXIV Maggio, 16

Fino al 10 gennaio 2010 – Ora-rio: da Domenica a Giovedì: 10/20– Venerdì e Sabato: 10/22.30 – Bi-glietto: Intero € 10,00 – Ridotto €7,50 – Catalogo Skira.