PERIODICO DELLA SEZIONE ANA DI...

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Sped. in A.P. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Bergamo ANNO 72 - N. 3 Dicembre 2014 - Stampato nel mese di Novembre 2014 DICEMBRE 2014 3 PERIODICO DELLA SEZIONE ANA DI BERGAMO

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LO SCARPONE OROBICO

Periodico quadrimestraledella Sezione di Bergamodell’AssociazioneNazionale AlpiniPresidente: Carlo MacalliAnno 72 - N. 3Novembre 2014

Sped. in A.P. Art.2Comma 20/c Legge 662/96Filiale di Bergamo

Autorizzazione Tribunaledi Bergamo n. 309 del 1-4-1955

Direzione, Redazione,Amministrazione: Via Gasparini, 3024125 BergamoTel. 035 31.11.22Fax 035 42.48.766E-mail: [email protected] nazionale: www.ana.itSito sezione Bergamo:www.anabergamo.itE-Mail Scarpone:[email protected]

Tiratura: copie 27.200

Direttore responsabile:Luigi Furia - O.N.G. Tess. n. 08221Comitato di redazione:Antonio Arnoldi, presidenteDaniele BernabeiMarco CimminoDario FrigeniAlberto GiupponiLuigi Pulcini

Addetti al sito sezionale:Natale BertulettiRoberto Bezzi

Hanno collaborato a questo numero:Padre Armando, Simona Befani, Ro-berto Bezzi, Matteo Brumana, Au-rora Cantini, Simona Cantoni,Adriano Carenini, Mario Dometti,Giovanni Ferrari, Paolo Fiorini,Mario Fois, G.B. Giudici, FlavioGuastallo, Antonio Losa, EugenioMagni, Damiano Patelli, Paolo Ra-velli, Marco Riccardi, Silvio Riva,Fabrizio Rota, Giovanni Stabilini,Sergio Tiraboschi, Aldo Valenti,Paolo Valsecchi, Raffaele Vitali.

Copertina anteriore:Adunata sezionale a Torre Boldone.Il presidente consegna il Crest al capitanoFrancesco D’Aniello.

Copertina posteriore:Flora delle montagne bergamasche,la stella alpina (leontopodium alpi-num) - Foto di Silvana Gamba.

Impaginazione:Ellegi Grafica - Martinengo (BG)

Stampa:Reggiani spa - Brezzo di Bedero (VA)

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elebrazione dell’80° di fondazione Gruppo del Gruppo diChiuduno. Poco prima della Messa sfilano, come di solito,varie simpatiche voci per salutare, ringraziare e incoraggiare.La “voce” della Sezione di Bergamo, non senza orgoglio,

porta all’attenzione dei presenti il fatto che il cappello “con la penna”sia “segno” apprezzato e riconoscibile dai più.Verrebbe da dire: Chebravi! Che bello!... appena tocca a me, quasi d’impeto, dico: “Spe-riamo che sotto il cappello ci sia qualcosa”.Insinuazione gratuita e/o facile moralismo… direbbe qualcuno.Lungi da me questa intenzione che so essere velenosa, oltre che scor-retta se sparata a vanvera. Però, convinto di una cosa lo sono. Sonoconvinto di quanto sia salutare essere, gli uni per gli altri, anche di sti-molo. Essere una sorta di “grillo parlante” di pinocchiesca memoria.Sappiamo bene e tutti quanto possa essere antipatico e rompente un“ grillo” che si permette il lusso di veri-ficare ( fare-verità) quello chesi sta facendo o cercando di fare. Ma è anche un “lusso” che può per-mettersi solo chi ha a cuore qualcosa che và oltre se stesso.Che bello scoprire che “sotto il cappello” c’è un cuore, un’intelligenzae delle mani che…inter-agiscono tra loro per qualcosa che sappia diumano e di umanizzante.Fatica e gioia che può permettersi solo chi non si accontenta di “avereun cappello”, ma di “essere un cappello”.Una differenza che, certamente , sarai Tu Alpino a spiegarmi.“Guai a voi…perché siete come sepolcri imbiancati che all’esternoappaiono belli a vedersi, dentro invece…” Sai di chi sono queste pa-roline?Con simpatia

alpino Armando cappellano

...dimenticavo: complimenti al “Chiuduno” per come hanno orga-nizzato l’80°.

CSOTTO IL CAPPELLO...

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a sfida, per individuare le modalità per ov-viare all’impoverimento generazionaledella nostra associazione, sembrava ferma.Il nostro presidente Perona aveva incontrato

tutte le Sezioni e raccolto suggerimenti; il presi-dente Favero, fin dalla sua elezione, aveva indicatol’urgenza che il Consiglio Nazionale elaborasseuna proposta in merito, sottoponendola oltre cheagli iscritti, anche alle autorità interessate al pro-blema. Il susseguirsi di governi e ministri non per-metteva di avere interlocutori motivati e certi. Gliunici segnali incoraggianti ed utili al dibattito sem-bravano provenire solo dalle Forze Armate, là dovei comandanti ai vari livelli avevano provenienza al-pina.Poi nel giro di qualche mese le cose sono cam-biate; gli interlocutori istituzionali sono sembratipiù attenti tanto da far dire al nostro presidente chegli incontri avuti con i legislatori avevano reso pos-sibili momenti di confronto e di proposta per unaripresa non tanto di un servizio militare come inpassato, ma di una forma di servizio generale deigiovani a favore della collettività: un servizio conmodalità attuative in parte utile anche alle ForzeArmate e di conseguenza alle Truppe Alpine, taleda consentire in futuro anche un ritorno di nuoviassociati.Naturalmente i puristi e soprattutto i detrattorihanno storto il naso. Ma che Alpini potrebbero es-sere questi ultimi arrivati con solo 4-5 mesi di ser-vizio e per di più non in caserma? Ma cheassociazione è quella che pur di non perdere lapropria forza numerica chiede di far ripartire unservizio di leva non usuale? La risposta ai priminon può che essere lapidaria: i nostri padri fonda-tori e quelli dopo di loro non hanno mai speratoche l’associazione fosse solo la casa di persone perle quali il requisito unico d’accesso fosse di averpreso parte ad una guerra; semmai che l’associa-zione fosse vicina a chi la guerra l’aveva vissuta eda chi sperava non dovesse mai più vederla, sem-plicemente facendo l’alpino. Ai secondi la rispostapuò essere ancora più semplice: la forza dell’ANAnon sta solo nei numeri, ma soprattutto nell’azionea favore dell’intera collettività, cosa che a noi al-pini viene riconosciuta, mentre ad altri - per loroinerzia - no.Il nostro futuro non sta solo in queste considera-zioni, ma nel complesso delle azioni che ne sonoalla base e ne sono anche il frutto. Noi, nel nostroessere Sezione e Gruppi ANA di Bergamo, non ab-biamo atteso, abbiamo iniziato a guardare avanti,a potenziare la nostra protezione civile e a guar-dare ai giovani ed ai ragazzi. Il Presidente Nazio-

nale e il Consiglio Nazionale, d’altro canto, nonsono da meno e non lo sono neppure altre Sezioni.Per le nuove generazioni e per la nostra gente, icampi scuola per i ragazzi, la formazione di nuoveleve nella PC, l’arricchimento culturale circa la no-stra storia patria e di specialità d’arma sono già lepremesse per il futuro. Futuro che verrà codificatoda documenti ufficiali, ma che fin da ora deve es-sere impegno di tutti perseguire. Anche la solida-rietà è nel nostro patrimonio associativo, mateniamo presente che per continuare a praticarlaanche domani occorre preparare il futuro associa-tivo, a meno che si voglia voler semplicemente di-venire “memoria”.Papa Francesco quando ha salutato i circa 600 ra-gazzi bergamaschi in San Pietro ha detto loro “nonandate in pensione a 20 anni”, indicando che lospirito giusto va ricercato nelle azioni degli alpini,capaci di fare squadra e rialzarsi dopo le avversitàche possono capitare. Quando poi gli è stato dettoche erano presenti alcuni alpini, ci ha salutati cor-dialmente. Bene, a noi alpini presenti è propriosembrato di aver capito: «Alpini non andate in pen-sione», l’equivalente di cercate e costruite il vostrofuturo.

Carlo Macalli

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LIL NOSTRO FUTUROIl presidente

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Adunata Sezionale 2014MIGLIAIA DI ALPINI A TORRE BOLDONELa Bassa Valle Seriana ha fatto 13

a zona “Bassa Valle Seriana” ha fatto 13, organiz-zando un’Adunata sezionale con i fiocchi. Le mani-festazioni hanno avuto inizio sabato 6 settembre conconcerti di fanfare e cori alpini a Selvino e Nembro,

per poi proseguire nei giorni successivi, sempre con concerti,ad Abbazia di Albino, Pradalunga,Villa di Serio, Ranica. Nelpomeriggio di sabato 13 Albino ha ospitato la cerimonia dionore ai Caduti e la celebrazione della S.Messa a suffragiodegli alpini andati avanti. La sera, infine, a Torre Boldone ilconcerto itinerante delle fanfare alpine di Sorisole eTrescore,che hanno sfilato per le vie del paese per poi concentrarsipresso la struttura della festa.

Domenica 14 settembre, la giornata clou, circa cinquemilapenne nere si sono adunate in via Lombardia (campo spor-tivo) sotto un cielo libero da nuvole, dopo un’estate tanto ug-giosa, e baciate da un caldo sole che ha reso radiosa l’interagiornata. Dalla zona dell’ammassamento, dopo l’alzaban-diera, ha avuto inizio la sfilata coordinata dal cerimoniereGiancarlo Sangalli e da una squadra di inappuntabili colla-boratori; cadenzata dalle fanfare di Rogno, Prezzate, Ramera,Sorisole, Trescore, Scanzorosciate, Azzano San Paolo e laBanda di Nese ha percorso le vie del paese tra un tripudio dibandiere e striscioni tricolori, solo il giallo dei semafori si di-stingueva essendo rimasto tale anche se qualcuno, hannodetto, voleva farlo bianco per uniformarlo al tricolore: coseda alpini.A tale scenario si è aggiunta tanta gente che ha fatto da ala va-riopinta e festante al corteo aperto dalle autorità e dalle asso-ciazioni d’arma e sociali del territorio, con bandiere estendardi. Presenti una cinquantina di sindaci con gonfaloni,una rappresentanza della città di Bergamo con l’assessoreMarco Brembilla e il consigliere Gianfranco Ceci, il senatore

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Nunziante Consiglio, l’assessore regionale all’Ambiente Clau-dia Terzi, il consigliere regionale Mario Barboni, rappresen-tanti delle forze dell’ordine e della Croce Rossa. Alunni con lostriscione “Tricolore nelle scuole”, ragazzi dei campi scuola egiovani che hanno partecipato all’iniziativa sezionale “Avvi-cinamento alla montagna” in collaborazione con le TruppeAlpine. Il vessillo sezionale era scortato dal presidente CarloMacalli, dal consigliere nazionale Giorgio Sonzogni, dal ca-pitano Francesco D’Aniello del Comando alpino della BrigataJulia e dai consiglieri sezionali. A seguire i vessilli delle se-zioni di Piacenza, Luino, Sondrio, Modena, Parma, Varese,Reggio Emilia, Salò, Brescia e Valcamonica. Poi i reduci ca-richi d’anni e di sacrifici, con il cappello buferato ed il cuoreinnamorato di quella lunga penna nera portata con tanto or-goglio: esempi viventi di italiani veri. Dietro una selva di ga-gliardetti, ben 238, che ondeggiavano al cadenzare dei passidegli alfieri. Inoltre l’IFMS, la Protezione Civile, le squadre an-tincendio, i rocciatori, gli atleti e le unità cinofile.Poi gli alpini raggruppati per area con striscioni e grandi tri-colori. Le penne nere dell’Area Uno (Bassa, Isola e la ValleSan Martino) hanno fatto la parte del leone, erano le più nu-merose: la Bassa ha battuto la montagna. L’azione svolta dallasezione nel sollecitare e promuovere nuovi gruppi nei popo-losi paesi della Bassa, sta dando i suoi frutti. Si sa che l’entu-siasmo dei neofiti è contagioso e il risultato si è visto, eraevidente. Certo in questi gruppi ci sono anche tanti monta-nari scesi in pianura ed in collina per lavoro ed i paesi dellealte valli si sono spopolati, di conseguenza gli iscritti ai gruppidei paesi di montagna si sono ridotti, ma forse è diminuito unpo’ anche l’entusiasmo e lo spirito alpino e questo non è unaquestione di numeri ma di cuore.Al seguito due muli, umili e fedeli aiutanti degli alpini, ed achiudere il corteo i capigruppo della zona 13 con il coordi-

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natore Vincenzo Carrara, accompagnati dagli alfieri che reg-gevano i 12 gagliardetti (aggiungendosi agli altri, fanno 250)e 31 bandiere tricolori, tante quante le adunate sezionali svol-tesi. In questo ordine la sfilata ha raggiunto l’oratorio dove lospeaker Francesco Brighenti ha commentato la composizionee le peculiarità dei vari settori.Qui si sono tenuti i discorsi ufficiali, aperti dal coordinatore dizona,Vincenzo Carrara, che ha porto il saluto a tutti i conve-nuti ed ha evidenziato il proficuo lavoro di squadra svolto daigruppi della BassaValle Seriana che ha permesso l’ottima riu-scita dell’adunata. Dopo il saluto di Carrara, ha preso la pa-rola il sindaco diTorre Boldone Claudio Sessa che ha elogiatol’opera degli alpini «capaci di trasformare un sogno in realtà».Ed ha aggiunto: «Le vostre mani, callose, screpolate, arrossatedal lavoro, sono le più degne di stringere il tricolore». Il pre-sidente Macalli, dopo aver ringraziato autorità e alpini pre-senti, ha evidenziato alcune iniziative promosse dalla sezione,tra cui quella che ha interessato i giovani «su cui vogliano in-vestire portandoli in montagna per contagiarli con lo spirito ei valori alpini». Ha poi invitato tutti gli alpini «a non mollare

IL GRAZIE DEL PRESIDENTECarissimi Alpini,mi devo complimentare con tutti quanti hanno partecipato alla nostra Adunata Sezionale per dare concretezza alla pro-pria IDENTITÀ ALPINA.Un doveroso pensiero ed un augurio a quanti non hanno potuto partecipare a causa dell’età o di acciacchi; sappiate chechi ha sfilato lo ha fatto anche per voi, dietro alla selva di Gagliardetti che rappresentavano la quasi totalità dei Gruppi. Lamassiccia partecipazione ha offerto l’opportunità alla nostra gente assiepata lungo il percorso di vedere, applaudire e go-dere della presenza di tanti ALPINI BERGAMASCHI.Chi era presente ha potuto ragionevolmente capire lo sforzo e la fatica di chi - Gruppi della zona 13 con il CoordinatoreVincenzo Carrara e particolarmente il Gruppo diTorre Boldone con il Capogruppo Giuseppe Del Prato, oltre a tutta la Com-missioneManifestazioni – ha conseguito una bellissima festa, dimenticando le inevitabili piccole pecche che inevitabilmentepossono essersi presentate. Chi inoltre ha partecipato alle manifestazioni delle giornate precedenti ha potuto apprezzarela capacità dei nostri Cori, delle nostre Fanfare e della rispettiva commissione, oltre a chi ha allestito un riuscito spettacoloteatrale che ha avuto la "prima" venerdì a Torre Boldone, narrando del dramma di Nikolajewka.Un grande grazie a tutte le persone – tantissimi amici e tantissime signore – che pazientemente, con capacità e in silen-zio hanno contribuito a preparare, gestire e supportare gli Alpini della zona 13 nelle strutture della mensa della festa se-zionale. Un doveroso grazie alle Sezioni consorelle che sono state presenti ed ai Gruppi gemellati con i nostri che hannovoluto partecipare. Un grazie anche alle Amministrazioni Comunali e Parrocchie che hanno ospitato le varie attività col-legate all’Adunata, così come ai Sindaci ed Amministratori pubblici, ai rappresentanti delle Forze Armate e Forze dell’Or-dine che hanno partecipato, alle Associazioni d’Arma, alle Associazioni sociali della zona e a tutti quanti hanno volutoesserci vicini perché riconoscono agli Alpini quella unicità d’insieme che è difficilmente riscontrabile in altre realtà.Infine grazie anche a chi ha partecipato solo perché "costretto", con l’augurio che l’emozione e la contentezza di tantialtri lo abbia in qualche misura "contagiato".

Il Presidente Carlo Macalli

ed a guardare avanti anche in questi tempi oscuri». InfineGiorgio Sonzogni ha porto il saluto del presidente nazionaleed ha spiegato che l’Ana ha dato la sua adesione ed il soste-gno ad una «proposta per l’introduzione di un servizio obbli-gatorio per i giovani, che sia militare o civile». Il presidenteMacalli ha poi consegnato il Crest della sezione al coordina-tore Vincenzo Carrara, al sindaco Claudio Sessa ed al capi-tano Francesco D’Aniello. Gli onori al vessillo sezionalehanno chiuso la cerimonia.È seguito un gustoso rancio presso la tensostruttura dell’areafeste, durante il quale sono stati consegnati degli omaggi alleautorità intervenute. Una menzione particolare meritano tuttii capigruppi della zona 13 che hanno collaborato per unabuona riuscita della manifestazione, per tutti si cita il capo-gruppo di Torre Boldone, Giuseppe Del Prato, che con tutti isuoi alpini, oltre a farsi in quattro per l’addobbo delle vie cit-tadine e la preparazione dell’adunata, ha saputo coinvolgeretutto il paese in questa riuscita manifestazione, traducendo inpratica il motto: l’unione fa la forza.

Luigi Furia

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Raduno del 2° RaggruppamentoMONZA APPLAUDE GLI ALPINI

on l’inizio dell’autunno, giunge l’appunta-mento per il Raduno del 2° Raggruppamentoche quest’anno si è tenuto a Monza, dove lalocale Sezione fondata nel giugno del 1929

ha festeggiato il suo ottantacinquesimo.Quasi trentamila alpini provenienti dalle venti Sezionidella Lombardia ed Emilia/Romagna si sono ritrovatiper rinsaldare i vincoli di amicizia, di appartenenza edi alpinità. Mostre, cori, celebrazioni, concorsi lette-rari, concerti e quant’altro, scaglionati nel corso divari mesi hanno tenuto banco presso il capoluogo e invari paesi della provincia brianzola, facendone unanno denso di avvenimenti e di iniziative per festeg-giare e ricordare il lungo percorso compiuto dal so-dalizio monzese culminato domenica 19 ottobre conla sfilata.La Sezione di Bergamo era presente come sempre inforze, avendo organizzato alcuni bus partiti dallasede, mentre alcuni gruppi si erano organizzati in au-tonomia. Nel grande parco che circonda la VillaReale, l’ammassamento dei partecipanti creava uncolpo d’occhio veramente eccezionale; dopo averreso gli onori ai gonfaloni della Città di Monza, dellaRegione Lombardia, ai labari dei Reduci di Russia edella Associazione Nazionale Alpini, è stato il mo-mento dei discorsi ufficiali tenuti dal Presidente dellaSezione di Monza Mario Penati, dal Sindaco Rober-toScanagatti, dalla sig.ra Prefetto Giovanni Vilasi, dalgenerale Federico Bonato nuovo Comandante delleTruppe alpine.Infine il Presidente nazionale Sebastiano Favero, nellasua appassionata allocuzione, dopo aver ricordato

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quelli del passato, ha ribadito con forza chi siamo glialpini d’oggi; precisando che i giovani, anche se sup-portati dall’entusiasmo, hanno bisogno non solo del-l’esempio e dell’esperienza dei più anziani, ma anchedi una specifica preparazione per intervenire comevolontari in caso di calamità naturali. In questo sensoil presidente nazionale ha auspicato che i governanticapiscano come i giovani abbiano bisogno di un pe-riodo di formazione.Iniziava quindi la sfilata aperta dalla Fanfara della Bri-gata Taurinense, seguita dai vessilli di Sezioni di altreregioni quali, Abruzzi, Asti, Val Susa, Cuneo, Ales-sandria, Marostica, Valdagno, Venezia, Germania eSvizzera nonché della bandiera della Federazione In-ternazionale Soldati di Montagna (IFMS).Dopo le Sezioni dell’Emilia/Romagna e di quasi tutte

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quelle della Lombardia, toccava a Bergamomettersi in marcia, con la Fanfara dei conge-dati dell’Orobica in testa. Il vessillo sezionalecon l’alfiere Finotto affiancato dal presidenteCarlo Macalli seguito dal consiglio, prece-deva la selva di centoventi gagliardetti ed ametà della nostra colonna era posizionata laBanda alpina di Azzano S. Paolo.La sfilata, passando nel centro storico diMonza, è stata applaudita ed incitata dai cit-tadini assiepati dietro le transenne, coi i tri-colori esposti lungo le vie, alle finestre e suibalconi e molti astanti vedendo lo striscione“Bèrghem de sass” ripetevano a voce alta:«Bèrghem, Bèrghem».Per i quasi ottocento bergamaschi incolon-nati è stato anche questo un motivo per sen-tirsi orgogliosi di appartenere alla Sezione diBergamo: figli di una terra speciale, parte diuna associazione che nel corso dei decenniha saputo farsi carico di tanti impegni a fa-vore della collettività. Terminata la parte uffi-ciale, la giornata si concludeva tutti insiemea pranzo con le note della Fanfara Orobicache allietavano l’allegra compagnia.Arrivederci l’anno prossimo a Busto Arsizio!

Raffaele Vitali

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concerto tramite il maxischermo installato al Quadriportico.A Francesco Brighenti e alla signora Lucetta, brillante presen-tatrice dellaTaurinense, è toccato il compito di condurre la se-rata, aperta con un breve discorso di Giorgio Sonzogni,consigliere nazionale. Il repertorio che è seguito è stato il piùvario, poiché le esecuzioni delle fanfare hanno spaziato dalletradizionali marce e canti alpini, alla musica sinfonica e lirica,alle canzoni popolari e perfino al jazz.Ogni fanfara ha dato una sua impronta interpretativa ai varipezzi, in simbiosi con il proprio maestro.Ha aperto il concerto l’Orobica - sciolta nel 1991 e ricostituitanel giugno 2006 - diretta da Antonio Coter, che ha voluto ce-lebrare Gaetano Donizetti proponendo anche un pezzo trattoda una sua opera; esecuzioni di eccezionale maestria. Seguiva

lla vigilia del quinto Raduno nazionale delle fanfareCongedati Brigate Alpine, programmate per il 20 e21 settembre, il tempo era ancora imbronciato, poinel pomeriggio di sabato si è aperto e, dopo tantigiorni di acqua, Bergamo è stata inondata dalla mu-

sica e dal sole: miracolo alpino? Miracolo o no è stata subitofesta.Già dal primo pomeriggio di sabato 20, le fanfare Orobica,Tridentina, Cadore, Julia e Taurinense si sono esibite nellepiazze e vie della città Bassa per poi confluire al monumentoall’Alpino per l’alzabandiera e la deposizione di una coronad’alloro, alla presenza di un migliaio di penne nere con ves-silli e gagliardetti. Gli onori ai gonfaloni della Provincia e delComune di Bergamo, seguiti da quelli al vessillo sezionale,hanno dato inizio alla cerimonia con l’alzabandiera e la de-posizione di una corona. Il colpo d’occhio era splendido conle fanfare schierate da un lato e i gagliardetti allineati su cin-que file che le fronteggiavano dall’altro, mentre penne nere ecittadini si assiepava tutt’intorno. La fanfara dell’Orobica haavuto l’onore di aprire la sfilata lungoViale Papa Giovanni, se-

guita da blocchi di alpini intervallati dagli altri complessi mu-sicali; raggiunta PiazzaVittorioVeneto c’è stata la deposizionedella corona alla Torre dei Caduti. A fare gli onori il vicepresi-dente nazionale Renato Zorio, il presidente sezionale CarloMacalli ed il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Al termine siè tenuto un breve concerto con l’esecuzione di un brano perogni fanfara, seguito dal “Trentatre” suonato a pieni polmonitutti insieme.Alla sera grande concerto al Donizetti, gremito in ogni ordinedi posti. Chi non era riuscito ad entrare, ha potuto seguire il

Raduno nazionale fanfare Congedati Brigate Alpine

SUONI E RITMI HANNO ANIMATO BERGAMOSfilate, concerti e caroselli per tutta la città

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bile sezionale della commissione cori e fanfare che ha avutol’onere di organizzare la manifestazione, sono state premiatetutte le fanfare.Domenica mattina si è replicato in Città Alta con i complessiposti in vari punti: alla Rocca l’Orobica con la cerimonia uffi-ciale dell’alzabandiera, presenti il consiglio sezionale, vessilloe gagliardetti; in PiazzaVecchia la Tridentina, in Colle ApertolaTaurinense, la Julia a Porta S. Giacomo e la Cadore nei pressidella “montagnetta” vicino a Porta Garibaldi o S. Lorenzo.I numerosi cittadini e turisti salutavano, applaudivano, foto-grafavano, mentre le fanfare sfilavano su vari percorsi. Le notemusicali ed il rullo dei tamburi rimbombavano tra le strette viedella Vecchia Città, quasi volessero riportare ai passati splen-dori gli antichi palazzi. Confluite alla Fara nei pressi di PortaS. Agostino, si è dato inizio alla cerimonia finale con tanto dicarosello della fanfara dellaTridentina e di pezzi musicali ese-guiti singolarmente da ogni complesso. Lo scenario era splen-dido, alla folla presente facevano da sfondo il complesso dellaRocca e i colli di Bergamo inondati dal sole e dalle note delle“magnifiche” cinque fanfare che hanno animato la città perdue giorni all’insegna della musica e dell’allegria, due giornidi festa di alpini e di popolo. Il “Trentatre” d e l’Inno di Ma-meli, eseguiti all’unisono dalle cinque fanfare, ponevano finealla manifestazione.Al termine, tutti i trecento musicisti si sono portati a ComunNuovo per il pranzo ufficiale, ospiti del Gruppo alpini delpaese.

Lüf e Sinuhe

la Tridentina - sciolta nel 1999 e rinata nel 2000 - diretta dalDonato Tempesta, una formazione con caratteristiche da pa-rata militare, quasi asburgica, per poi far trapelare un cuore da“soldato innamorato” con l’esecuzione di un tango accompa-gnato dalla fisarmonica.Terza è stata la Cadore - sciolta nel 1997 e ricostituita nel 2004- diretta da Domenico Vello, un complesso spumeggiantecome il suo maestro che ha coinvolto il pubblico con brillantiesecuzioni. Poi la Julia - costituitasi nel 1996 per una promessafatta ai suoi “ragazzi” da Pino Costa per molti anni direttoredella fanfara militare ed ora di quella dei congedati - una for-mazione legata alla terra friulana e permeata dalla nostalgiadella gioventù e della naja. Infine laTaurinense - nata nel 1988- diretta Massimo Ghirardello, la più informale, estemporanea,esecuzione a memoria con improvvisazioni dei suoi virtuosisolisti; una fanfara che abitualmente si affida, come ha detto lapresentatrice Lucetta, alla sua protettrice “santa incoscienza”.È nato così un concerto vario, piacevole, coinvolgente che haraccolto ripetuti e calorosi applausi; concerto chiuso con tuttele fanfare sul palco ad eseguire il “Trentatrè” e l’Inno degli Ita-liani, accompagnato dal canto del pubblico in piedi. Nei breviintervalli hanno portato il loro saluto i rappresentanti del co-mune di Bergamo e della Prefettura, mentre alla fine è stato lavolta del vicepresidente nazionale Ana Zorio che si è compli-mentato per la manifestazione e del presidente sezionale Ma-calli che dopo i ringraziamenti di rito ha invitato tutti a donareper la Sla su Kendoo, lasciando da parte le “secchiate pubbli-citarie”. Infine, presente anche Antonello Taramelli, responsa-

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CANDIDATI ALLA CARICA DI PRESIDENTE SEZIONALE

CANDIDATI ALLA CARICA DI CONSIGLIERE SEZIONALESorteggio effettuato il 29-10-2014 alla presenza del presidente della commissione elettorale

Isidoro Persico, dei vicepresidenti Antonio Arnoldi e Alessio Granelli, del consigliere Alberto Giupponi,del segretario Natale Bertuletti, del direttore dello Scarpone Luigi Furia e del socio Giuseppe Manzoni.

CUNI SANTINO

1947 Borgounito

MARENZI GIOVANNI

1950 Madone

PICENNI GIACOMO

1953 Comun Nuovo

LORENZI LUIGI

1969 Scanzorosciate

ARRIGONI MARCO

1966 Seriate

TIRABOSCHI ENRICO

1958 Serina

FRIGENI DARIO

1964 Cividate al Piano

SANESE ANTONIO

1949 Caravaggio

CARRARA BERNARDO

1947 Sovere

PULCINI LUIGI

1943 Chiuduno

FACCHINETTI REMO

1962 Casazza

FERRARI GIOVANNI

1948 Medolago

Non vengono indicati i candidati in quanto la presentazione,secondo il regolamento sezionale, può essere effettuata entro il 10 dicembre,

data in cui il giornale sarà già in stampa.

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mpia e puntuale è stata la relazione che il presi-dente Carlo Macalli ha tenuto ai Capigruppo con-vocati il 4 ottobre presso il teatro dell’Oratorio diBoccaleone. Peccato che un centinaio di Capi-

gruppo non hanno potuto o non hanno ritenuto importanteparteciparvi, infatti ne erano presenti solo 174.Ha aperto i lavori il consigliere nazionale Giorgio Sonzo-gni per un breve saluto ed un accenno al tema della pros-sima adunata dell’Aquila. Il presidente Macalli dopo avercomunicato il numero degli iscritti, i dati della solidarietàe sintetizzato i contenuti della “Libretta”, inviata dalle sedenazionale e distribuita a tutti i capigruppo presenti, ha il-lustrato, uno per uno, i vari avvenimenti ed impegni chehanno avuto come protagonista la Sezione: dall’Adunatasezionale al recente Raduno della fanfare congedati, dalMuseo Alpino allo Scarpone Orobico, dall’iniziativa “Av-vicinameno alla montagna” allo sport dove Bergamo anchequest’anno ha vinto lo Scaramuzza e che l’anno prossimoavrà l’impegno di organizzare il campionato nazionale Anadi scialpinismo in quel di Schilpario; dalle manifestazionidei gruppi a quelle sezionali, di raggruppamento e nazio-nali. Tanti incombenze, ha tenuto a precisare, che trovanoimpegnati, chi più chi meno, oltre lui e i vicepresidenti,anche i consiglieri e che, dato il numero dei Gruppi e l’ac-cavallarsi delle manifestazioni, non sempre è possibile sod-disfare pienamente le richieste.Per quanto riguarda la Casa di Endine ha informato che la“Nostra Famiglia” ha disposto il ritiro delle suore chehanno sempre svolto in modo egregio il servizio di assi-stenza agli ospiti, sostituendole con personale dipendente.Viene così a cessare quella simbiosi che si era creata trasuore e alpini, entrambi mossi da pura carità in un climadi fattiva dedizione ai bisogni del prossimo. Ora, senza du-bitare della professionalità dei dipendenti, la nuova orga-nizzazione potrebbe essere condizionata da normecontrattuali o altro, mentre i bisogni degli ospiti non hannoscadenze o orari prestabiliti.Si è dichiarato soddisfatto deirisultati ottenuti dall’iniziativa “Tricolore nelle scuole” checopre oltre novanta per cento delle terze medie, auspi-cando iniziative simili anche per gli studenti delle supe-riori.Per la Protezione civile due le notizie: una negativa e l’al-tra positiva. Ci sono preoccupazioni per il finanziamentodella Provincia (nella nuova veste) che non ha ancora de-ciso l’importo da erogare, ma che comunque non sarà di100.000 € come nel passato. Una buona notizia invece èstata la donazione di 103.000 € della Fondazione BancaPopolare di Bergamo alla PC sezionale per l’acquisto di unGuardian e un drone da utilizzare in situazioni d’emer-genza o nella prevenzione. Questi particolari apparecchisono utilizzabili per monitorare a distanza ampie aree diterritorio interessate per esempio da movimenti franosi, va-langhe o da fenomeni alluvionali. Si è pure soffermato suibuoni rapporti instaurati con i Reparti Alpini che hannopermesso una stretta collaborazione in varie iniziative, l’ul-tima “avvicinamento alla montagna”, e la scelta delle mon-tagne bergamasche quale teatro di esercitazioni estive.Dopo le valli Seriana e di Scalve, l’anno prossimo saràl’alta Valle Brembana che ospiterà reparti del Quinto.Poi ha affrontato il problema vitale del futuro dell’associa-zione, precisando che a livello nazionale ci si sta confron-tando con il governo per individuare insieme la strada sucui incamminarsi per non disperdere il patrimonio di sto-ria e di valori, quale, ad esempio, un progetto che veda lapossibilità di impegnare i giovani per un periodo congruo

in un servizio obbligatorio alla Patria, in ambito militare ocivile. Ma si sa che i tempi della politica sono lunghi ed irisultati incerti, quindi è meglio premunirsi. Convinto diquesto, il presidente ha riferito ampiamente e sostenutocon calore l’iniziativa che riguarda la caserma Fior di Roc-cia in Val Veny, ai piedi del Monte Bianco. Un recuperofunzionale della struttura con una spesa di circa 50.000 €,sostenibile con fondi già in cassa, ed un canone di circa2.500 € a fronte di una convenzione della durata di seianni per in utilizzo di sei mesi all'anno. In sostanza la Se-zione potrà avere a disposizione la caserma, in co-uso conle Truppe Alpine, per portarci ragazzi e giovani propo-nendo loro attività legati alla montagna ed ai valori alpininonché stage di formazione per la Protezione civile, di al-lenamento per gli atleti alpini, oppure soggiorni per iGruppi. A tal proposito sono già state effettuati più sopra-luoghi per valutare sul posto gli interventi necessari per iquali alcuni alpini si sono già dichiarati disponibili a for-nire attrezzature e servizi.È seguito il dibattito che si incentrato principalmente su que-st’ultimo punto. Contrari all’iniziativa Galizzi di Brusaporto eCerea di Grumello del Monte; favorevoli Cominelli di Parre,Viola di Caravaggio, Petenzi di CostaVolpino, Probo di Covo,Perico diVilla d’Adda e Carrara di Bagnella. Quest’ultimo si èchiesto provocatoriamente: chi sarà il Macalli del 2050? Perfar intendere che non potrà che essere un giovane che ovvia-mente va preparato e ciò può essere fatto dai “veci” di oggianche con iniziative che possono sollevare qualche perples-sità. Sono l’unica via perchè l’associazione possa garantirsi unfuturo con giovani, magari senza cappello dalla lunga pennanera sulla testa, ma con in testa valori alpini. Sulla stessa lineal’ex presidente Carobbio che ha ricordato come nel futuro pos-sano essere solo i giovani a portare avanti le “nostre idee”,quindi ogni iniziativa in tal senso va sostenuta e portata avanti.Al termine, rimarcando nuovamente la bontà dell’iniziativa, ilpresidente ha ricordato, a chi aveva proposto di spendere tuttala somma prevista per la caserma in opere di carità, che l’Ananon è un comitato di beneficenza, pur facendo anche benefi-cenza, ma un’associazione d’arma che, tra l’altro, ritiene undovere di ogni cittadino servire la Patria, in modi e tempi pre-visti; Patria che si identifica in un territorio ed in principi e va-lori condivisi, tra cui la solidarietà. Ora, sarà il consigliosezionale che deciderà in merito.

Luigi Furia

Alla riunione dei CapigruppoAMPIA RELAZIONE DEL PRESIDENTE

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d Andermatt nella caserma Altkirch, organizzatodalla Federazione Svizzera Soldati di montagna(VSGS) - presidente il Colonnello Jaques AntoineDiserens - e dall’esercito svizzero “Centro Servizi

Alpinismo” - comandante Colonnello G.S. Ivo Burgener -dal 28 al 31 Agosto si è svolto i 29° Congresso IFMS (Inter-national Federation Of Mountain Soldiers). Quattro giornipreparati con la metodica organizzazione svizzera che haaccolto le delegazioni Svizzera, Austria, Francia, Germania,Montenegro, Polonia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d’Ame-rica e Italia, rappresentata dal consigliere nazionale RenatoCisilin , responsabile della commissione nazionaleIFMS/ANA, dal consigliere nazionale Mariano Spreafico,dai membri esterni Danilo Perosa e Granelli Alessio con icollaboratori della Sezione di Bergamo Antonio Bombardieri, Alberto Bono, Valerio Zanchi.Mercoledì 28 agosto nel piazzale antistante la caserma conun’austera cerimonia i comandanti ed il segretario generaledella Federazione, Bojan Pograjc, portano il loro saluto dibenvenuto e dichiarano aperto il 29°Congresso . Il 29, 30 e31 sono state tre giornate di intenso lavoro per ottemperareal programma molto impegnativo, riguardante la continuitàassociativa, la collaborazione con le associazioni militari inarmi ed in congedo, la fattibilità delle richieste delle asso-ciazioni di Bulgaria, Romania, Belgio, e Canada, l’aggiorna-mento dello statuto proposto dell’associazione di Francia, larelazione del segretario generale e della associazioni pre-senti. Si è partecipato a tre incontri con istruttori dell’Esercitosvizzero che, hanno presentato filmati dei servizi delle forzearmate, le dotazioni di armi e mezzi militari, dimostrazioni

all’aperto di truppe di montagna, presentando esercitazionitattiche per la difesa del territorio, di pronto intervento logi-stico, di soccorso per calamità e recupero di persone e l’ot-timo addestramento di arrampicata dei reparti. Domenica 31Agosto il clou dei lavori congressuali con l’assembla con-clusiva, la premiazione con diploma di merito a 5° delegatiche si sono distinti per l’impegno e costanza al servizio dellaFederazione, assegnazione definitiva del 30°congresso 2015al Montenegro, a seguire la trasferta sul passo S. Gottardo perla cerimonia e deposizione di una corona di fiori a ricordo diTutti i Caduti della montagna. Nel pomeriggio, a conclu-sione del congresso, in caserma Altkirch cerimonia di salutoe ringraziamenti da parte delle autorità svizzere presenti.

G.A. & B.S.

IN SVIZZERA IL 29° CONGRESSODEI SOLDATI DI MONTAGNAIncontro di fratellanza, collaborazione e amicizia

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Protezione CivileOCCORRE FARE UN PASSO AVANTIMolto spesso gli articoli che parlano di Protezione Civile sono un semplice elenco di attività alle quali i nostri volontari parte-cipano; attività riferite, quasi esclusivamente, a lavori di disboscamento, taglio erba se non pulizia di immondizia lasciata dap-pertutto. Tutte belle e nobili cose, nessuno le mette in dubbio, perché se non si facessero, il territorio ne soffrirebbe e sicreerebbero i presupposti di dissesto geologico. Ma mi chiedo: «La Protezione Civile è questa? I nostri volontari PC sanno faresolo questo?». Attualmente sembrerebbe di sì. Anche i corsi base, limitati alle quattro e semplici ore supportate stancamentedai partecipanti, non sono sufficienti a dare quel senso di “Protezione Civile” che occorre per fare... “Protezione Civile”.Giornifa, c’è stata una esercitazione di P.C. a Grezzana (VR), organizzata dal 3° Raggruppamento in occasione della loro Adunata aVerona, nella quale era stato ipotizzato che il giorno prima ci fosse stato un terremoto. La Protezione Civile del 3° raggruppa-mento, d’accordo con le autorità civili, aveva impostato un Centro Operativo ed era presente con tutte le sue specialità. È statauna grande e ben organizzata esercitazione. Divisi in gruppi e dislocati su un’ampia area vi erano: chi doveva impostare sullacarta un campo di accoglienza, chi doveva impiantare tale campo, chi disboscava lungo strade e canali per una visione mi-gliore dei danni subiti o per facilitare lo scorrere dell’acqua in caso di forti acquazzoni. È stato perfino utilizzato un “drone”con telecamera che trasmetteva le immagini delle zone più critiche al Centro Operativo per consentire decisioni immediate perla risoluzione del problema individuato. Si è stati sul campo dalle otto del mattino fino alle 17 del pomeriggio. Una squadradi tre persone della nostra sezione era dislocata in una frazione di Grezzana con il compito di impostare su carta la disloca-zione completa di un campo di accoglienza. Eseguiti rilievi e formalizzati i disegni con una breve relazione dei punti critici,ha consegnato il tutto a beneficio della comunità del luogo. In quel solo giorno abbiamo avuto visione completa di come siorganizza una esercitazione di Protezione Civile. Credo che molti nostri volontari non sappiano di tutto questo. Certamente dob-biamo continuare a lavorare per la messa in sicurezza dei nostri territori, ma se non mettiamo in pratica anche noi queste ini-ziative, “forse” non saremo mai in grado di affrontare un’emergenza. Se le nostre esercitazioni sono solo il taglio di erba e piantenon si è Protezione Civile. Allora credo che tutti i nostri soci Ana possono farlo e magari sarebbe un modo concreto per rivi-talizzare i nostri Gruppi.

Giovanni Ferrari

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aver aderito alla richiesta, della Diocesi di Ber-gamo, di accompagnare, dal 16 al 25 agosto, ilpellegrinaggio dei giovani bergamaschi da Assisia Roma, è stata, da parte della nostra Sezione,

una scelta indovinata.Nostro compito era quello di seguire cinquecento giovanie i loro accompagnatori, per un totale di circa seicento per-sone, durante tutto il tragitto che avrebbero effettuato apiedi. L’intervento era del tipo logistico e messo in praticada 17 nostri volontari alpini. Gli spostamenti erano sup-portati da automezzi forniti dalla colonna mobile di Prote-zione Civile Ana e automezzi della Sezione.Il lavoro iniziava alle 6,30 del mattino con la pulizia dei ta-

voli dalla rugiada che si formava la notte. Durante tutto ilperiodo non ha mai piovuto, cosi abbiamo potuto posizio-nare i tavoli sempre all’esterno delle strutture fisse che al-trimenti avremmo dovuto montarli all’interno per la cena,smontarli per far posto alle brande per la notte e rimontarliper la colazione.Dopo le otto, quindi dopo la colazione dei ragazzi, si ini-ziava a ripiegare tavoli e panche per posizionarle nei lorocontenitori. Si procedeva poi a collocare nei recipienti (ben68) i bagagli e caricarli sull’autotreno. Nel frattempo ilgruppo idraulico smontava il complesso docce e lavabi.Alla fine si smontavano le nostre tende e brande, impac-chettarle e caricare anch’esse sugli automezzi.Quindi spostamento all’altra tappa e si iniziava di nuovo areimpostare il tutto in attesa dell’arrivo dei ragazzi. Durante

tutto il tragitto abbiamo trovato situazioni, a volte, anchecritiche, ma superate e risolte grazie alla professionalità edeterminazione dei nostri volontari che hanno partecipato,nei ruoli assegnati, ben volentieri e senza mai reclamareanche nelle complessità capitate.Con il Vescovo Francesco, don Emanuele, gli animatori e iragazzi si era instaurato un clima di forte amicizia. Tutte lesere il Vescovo Francesco veniva a trovarci alla nostra po-stazione fermandosi a conversare e magari bere un buoncaffé. Penso che, con questa nostra “avventura”, abbia vistocosa fanno gli alpini, come si comportano, che tipo di vo-lontariato fanno, insomma credo che ci abbia “scoperti”.Lo dimostra il fatto che a tutte le Messe ci ricordava facen-doci, addirittura, incontrare, noi e solo noi, con il Papa altermine della Messa finale del pellegrinaggio in S. Pietro.Per la nostra Sezione è stata una grande opportunità, ma-gnifica e irripetibile. Il ritorno di immagine è stato enormee queste situazioni servono a farci scoprire dai giovani, iquali ci hanno visti operare e siamo diventati, per loro,amici, fratelli e anche per qualcuno di noi “nonni”. Grazieal coordinatore sezionale Manzoni, al coordinatore nazio-nale Bonaldi e al coordinatore del 2° raggruppamentoAvietti per averci seguito e messo a disposizione i mezzi eautomezzi. Grazie a tutti i volontari, ognuno nella loro ti-picità, gli autisti degli automezzi, il consigliere sezionaleSimone Paganelli e il presidente Carlo Macalli che hannolavorato anche loro come facevano tutti i volontari senza di-stinzione.

Giovanni Ferrari

Pellegrinaggio Assisi/Roma“DA FRANCESCO A FRANCESCO”

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Festa sezionaleSUCCESSO, NONOSTANTE LA PIOGGIA

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on soddisfazione da parte degli organizzatori, per la prima volta si è tenutala Festa sezionale o, se preferite, chiamatela sagra alpina, tenutasi nei giornidi venerdì, sabato e domenica per due fine settimana nel mese di giugno, al-lestendo i capannoni nell’area della Protezione civile in fondo al parcheggio

della sede in via Gasparini a Bergamo.I gruppi della Zona 1 (sono i gruppi della città) si sono accordati per realizzare lastruttura, naturalmente con cucina e bar soddisfacendo in tal modo varie richiesteprovenienti da singoli e da gruppi, mettendo in comune le forze e destinando il ri-cavato parte ai gruppi partecipanti, parte alla Sezione.Soddisfazione per la risposta ottenuta sia per numero di convenuti, sia per la qualitàdel cibo, sia per la parte finanziaria. Era da tempo che si cercava di mettere insiemequesta festa, finalmente si è potuto realizzarla in modo egregio ed il tempo è statol’unico inconveniente, dato che ha tenuto letteralmente a battesimo la sagra con con-tinui temporali. Il maltempo non ha fermato chi ha voluto condividere in allegria ebuona compagnia un pranzo o la cena, ed il risultato è stato superiore alle aspetta-tive e con il prossimo anno si pensa di estendere la sagra a tre fine settimana.Oltre a tutto ciò, c’è da dire che la sede sezionale è rimasta aperta nelle serate in og-getto, con la possibilità di visitare tutti i locali e di fare un tuffo nella storia degli Al-pini passando in rassegna il materiale esposto nel nostro Museo Alpino.Grazie soci della Zona 1, ed a chi ha collaborato ed ha voluto condividere in varimodi questa iniziativa non solo con il lavoro ma sedendo ai tavoli apprezzandoquanto la cucina ha preparato, con la viva speranza che la pioggia di quest’anno nonreplichi così duramente nella prossima edizione.

Sinuhe

stancabile organizzatore di questa giornata di amicizia e felicità,con gli alpini del Basso Sebino,Valle Calepio eVal Cavallina. Alleloro voci si sono unite anche quelle di LucianoTrapletti sindaco diBerzo San Fermo, di RobertinoAndreoli vicesindaco di Adrara SanMartino e di alcuni assistiti e genitori presenti.Sorrisi e abbracci sono stati la “corda” che ha idealmente unitotutti i partecipanti, illuminata dalla luce particolare degli occhi lim-pidi di chi, ogni giorno, vive la disabilità come una sentenza aduna vita di limitazioni e rinunce, ma non oggi, non ai Colli, nondurante questo evento. Perché insieme con passo diverso si pos-sono affrontare le ombre degli ostacoli e delle difficoltà, insor-montabili se dettate dalla solitudine, ma che si riducono davantialla luce della solidarietà e alla forza della condivisione.Grazie alpini e amici C.A.I., da parte di tutte le persone che hannopotuto vivere come me questa giornata, e se mi permettete, pensoche dalla più alta e innevata cima celeste, anche il vostro amatis-simo Presidente Leonardo Caprioli, che è “andato avanti “, abbiasorriso e pensato “bravi miei Alpini “.AldoValenti - Direttore Sanitario dell'Istituto di Riabilitazione “An-gelo Custode” di Predore

on non poca emozione vi voglio raccontare la giornatache, grazie agli alpini e agli amici del C.A.I, è stata vissutanell’ultima edizione del CamminaOrobie. Nella mattinatadi mercoledi 16 luglio, oltre 250 persone si sono ritrovate

ai Colli di San Fermo. Niente di particolare, quanti eventi realizzatiin montagna registrano partecipazioni così numerose. Ma, quelloche è avvenuto ai Colli, in realtà è stata una giornata speciale, datenere custodita nel profondo del cuore. Perché a ritrovarsi, in unagiornata di sole, sono state tutte le persone diversamente abili, gio-vani e adulte, assistite presso una serie di strutture del nostro terri-torio. Così i piccoli ospiti dell’Istituto di Riabilitazione AngeloCustode di Predore, con gli amici della Scala di Giacobbe di Ber-gamo, della Cooperativa Sociale il Battello di Sarnico della NostraFamiglia Casa degli Alpini di Endine, della Fondazione Conti Ca-lepio di Castelli Calepio, dell’Istituto Femminile Don Luigi Gua-nella diVerdello, della “La Cascina” diVilla d’Almè, accompagnatidagli alpini, dai volontari del Gruppo accompagnamento disabilidel C.A.I., dagli operatori delle diverse realtà istituzionali e da nu-merosi familiari. Insieme hanno dato vita ad una ideale “cordata”che ha percorso, in una molteplicità di voci e colori, i prati deiColli.Questa poliedrica e ricca cordata è arrivata al Bar “Al Colle”, doveindaffarati gli alpini hanno preparato il pranzo, terminato con ilnaso all’insù, per guardare la dimostrazione di parapendio, men-tre le mani tenevano stretta la maglietta realizzata ad hoc per que-sta indimenticabile giornata. Sulla maglietta, oltre al logodell’A.N.A. e del C.A.I. c’era la scritta “CamminaOrobie: In mon-tagna insieme con un passo diverso”. Preziose e stimolanti sonostate le parole rivolte a tutti i partecipanti dal Vicario episcopaleMons.Vittorio Nozza presidente della FondazioneAngelo Custode,da PaoloValoti presidente dell’Unione Bergamasca Sezioni e Sot-tosezioni del C.A.I. e consigliere sezionale Ana, da Santino Cuniconsigliere sezionale Ana e da Gian Pietro Vavassori consiglieresezionale Ana e coordinatore della zona Basso Sebino, nonchè in-

CamminaOrobie ai Colli di San FermoINSIEME CON UN PASSO DIVERSO

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Il 5° Alpini in Valle di ScalveUN ABBRACCIO CORALE

er il secondo anno consecutivo un reparto Al-pino ha percorso le montagne bergamasche,spingendosi, di tappa in tappa sulla dorsale trala Bergamasca, la Valtellina e la Valcamonica.

Quest’anno è toccato alla Valle di Scalve, precisa-mente a Schilpario ospitare il campo base del 5° Alpinicon tende, container di servizio e vari automezzi indotazione. Pur di garantirsi questa ambita presenza laSezione di Bergamo, di concerto con il CAI e con lapreziosa collaborazione di Francesco Tagliaferri,hanno reso possibile un pernottamento al Rifugio Ta-gliaferri a quota 2.330. Un momento di pausa e diamichevole convivialità è stato vissuto nella serata alrifugio al suono della fisarmonica accompagnata dacanti alpini ed anche da canzoni più riconducibili allatradizione partenopea. Un momento significativo si èsvolto prima in prossimità del rifugio quando, dopol’alzabandiera alla presenza del picchetto armato, èstato reso omaggio alla targa posata nel 2011 dall’ANAa ricordo di tutti gli Alpini caduti durante le missioniall’estero. Momento di grande valore, celebrato al co-spetto delle cime delle Orobie in prossimità del trac-ciato di quella linea Cadorna che un secolo fa vennerealizzata, fortunatamente mai impiegata, a costituirel’ultimo baluardo montano in caso di possibili arretra-menti della linea del fronte.Tutta la Valle di Scalve, Gruppi alpini in testa, si è resainterprete e si è impegnata in vario modo per conse-guire la presenza del 5° Reggimento. Schilpario è statosede del campo, Colere ha visti impegnati i militari afare da istruttori ai ragazzi su tratti di una parete di roc-cia della Presolana e poi su un percorso ginnico ad-destrativo. Ad Azzone il sindaco e l’intera popolazionehanno atteso il rientro dei militari da una marcia percondividere con loro salumi e formaggi della zona.Vil-minore ha ospitato la cerimonia a fine attività adde-strativa prima del rientro del reparto a Vipiteno.A qualcuno è parso eccessivo lo zaino portato dagliAlpini durante le escursioni, ma le spiegazioni degliinteressati hanno fatto comprendere quanto siano di-verse le esigenze di un militare, seppure in esercita-

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zione, rispetto a quelle di un escursionista. A tanti invalle è parso inizialmente un po’ strano sentire gli Al-pini parlare con cadenze non propriamente bergama-sche o delle province limitrofe. Le perplessità sonostate poi fugate a fronte della constatazione che le mo-dalità di frequentare la montagna, la fatica della mar-cia, il lavoro al campo sono identici a quelli che dasempre contraddistinguono la vita dell’Alpino, valli-giano o meno che sia.Le attività del 5° sono state osservate, soppesate, di-scusse e infine valutate dagli scalvini. Il commento fi-nale è stato unanime: «Sono cambiate le modalità, magli Alpini sono ancora gli stessi, non più ragazzi dileva, ma giovani professionisti preparati, motivati edapprezzati». Tali considerazioni sono state espresse inpiù occasioni sia dai sindaci che dai residenti e vil-

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leggianti che da anni non avevano l’opportunità di ve-dere militari in divisa in valle. Nell’occasione hannopure potuto visitare la mostra di materiali e mezzi al-lestita dai militari in prossimità del campo. Unanime ilringraziamento al 5°; il Colonnello Cavalli ha apprez-zato la vicinanza della gente al reparto del 5° che dallaBergamasca ha tratto, in passato, alimentazione per ipropri ranghi con soldati di elevato valore militare.Al termine delle attività tra il Colonnello Carlo Cavallie il Presidente della Sezione ANA Carlo Macalli, i Ca-pigruppo della zona ed i rappresentanti delle ammini-strazioni comunali c’è stato il consueto scambio diringraziamenti e l’auspicio di future analoghe presenzein terra bergamasca. Sin d’ora è stata dichiarata la di-sponibilità - sia da parte del 5° che da parte della Se-zione - a valutare la presenza del reparto in ValleBrembana per il 40° anniversario dell’incontro al PassoSan Marco tra Alpini Bergamaschi e Valtellinesi.

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enerdì 12 settem-bre una splendidagiornata estiva hafavorito la ceri-

monia del cambio del co-mandante delle TruppeAlpine.La solita “spending review”ha relegato la manifesta-zione all’interno del teatroCristallo non cancellandocomunque il risultato fi-nale: grande commozionee grande amicizia. Molte leautorità civili e militari in-tervenute. Molti i vessilli,tra cui quello di Bergamo,e gagliardetti stipati lungole scalinate del teatro.Perfetta la regia che ha in-tervallato gli interventidelle autorità con l’InnoNazionale, filmati e branimusicali eseguiti da alcunicomponenti della FanfaraAlpina della Brigata Tauri-nense.Puntualissimo anche l’ini-zio della cerimonia conl’entrata del Gonfalone diBolzano e del Labaro Na-zionale ; interventi, concisima toccanti, per i ringra-ziamenti al generaleuscente, Gen. Primicerj edi auguri all’entrante Gen.Bonato da parte del sin-daco Luigi Spagnolli e delpresidente della ProvinciaArno Kompatsher. Hannoquindi preso la parola ilGen. Aberto Primicerj, ilGen. Federico Bonato e ilGen. Roberto Bernardini;particolarmente commossoil Gen. Primicerj che haringraziato i “suoi” alpini etutta la cittadinanza per gli“splendidi” 5 anni passatial comando delle TruppeAlpine. La cerimonia si èchiusa con l’uscita del La-baro e del GonfaloneIl Generale di Corpo d’Ar-mata Alberto Primicerj il15 settembre è stato pro-mosso comandante delCOMFOTER in sostitu-zione del Gen. RobertoBernardini.

CAMBIO AL VERTICE DELLE TRUPPE ALPINE

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Colonnello Mario Bisica sostituito dal Colonnello RobertoCernuzzi al comando del 24° Reggimento di Manovra Alpino(Caserma Cesare Battisti – Merano, 23 maggio)

Colonnello Davide Scalabrin sostituito dal ColonnelloDomenico Brero al comando del 1° Reggimento Artiglieriada montagna (Caserma Perotti – Fossano, 29 agosto)

CAMBI DI COMANDANTI DEI REPARTI ALPINIFoto fornite dal Comando Truppe Alpine

Generale di Brigata Ignazio Gamba sostituito dal Generaledi Brigata Michele Risi al comando della Brigata Alpina Julia(Caserma Di Pramperò – Udine, 19 settembre))

Colonnello Luigi Rossi sostituito dal ColonnelloGianpaolo Romoli al comando del 6° Reggimento Alpini(Caserma Cantore – San Candido, 26 settembre)

Colonnello Flavio Lauri sostituito dal ColonnelloEnzo Ceruzzi al comando del 3° Reggimento Artiglieriada montagna (Caserma Cantore – Tolmezzo, 18 luglio)

Generale di Brigata Antonio Maggi sostituito dal Generale diBrigata Simone Giannuzzi al comando Centro AddestramentoAlpino (Caserma Cesare Battisti - Aosta, 3 ottobre)

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detto “miracolo della Marna” e trasformò una guerradi manovra in un conflitto statico, in cui i contendentisi trincerarono a difesa delle proprie posizioni. Perquesto, sarebbe sempre corretto storicamente parlaredi piano Schlieffen-Moltke, evitando di attribuire alprimo responsabilità strategiche che furono, viceversa,solo del secondo. In linea di massima, inoltre, è utileimmaginarsi le dinamiche strategiche sui fronti prin-cipali utilizzando la metafora delle porte girevoli equella delle maree: un fronte molto esteso è soggettoa pressioni offensive alterne, che funzionano propriocome la porta girevole di un albergo. Solitamente, allapressione in un settore corrisponde una contropres-sione in un altro settore: un’offensiva tedesca in Pic-cardia ha come contraltare un’offensiva francese inAlsazia, un attacco russo a sud, contro gli austro-un-garici, corrisponde ad un attacco tedesco a nord, ecosì via. Si tratta di un sistema di alleggerimenti stra-tegici, che funzionò anche quando entrò in guerral’Italia: sarebbe, perciò sbagliato considerare i diversifronti come entità a sé stanti. Allo stesso modo, ognioffensiva funzionava come un’onda di marea: manoa mano che l’onda avanza e si spinge lontano dal suopunto di partenza, tende a perdere energia, finchè nonsi arresta e comincia a retrocedere, con un andamentoquasi meccanico. Come si vedrà, anche il pianoSchlieffen-Moltke non si sarebbe sottratto a questa re-gola.

La battaglia di LiegiUno degli aspetti più solidi della propaganda inter-ventista e, più in generale, dell’Intesa, era stato quellodella lotta tra la civiltà latina e la barbarie germanica:ogni mito, però, ha la necessità di alimentarsi par-tendo dalla realtà. Proprio per questo, all’inizio delconflitto, cominciarono a delinearsi alcuni aspetti chesarebbero entrati a far parte di un vero e proprio re-pertorio mitologico della prima guerra mondiale. Ilprimo momento in cui la realtà sembrò dare ragione

a teoria strategica dell’alto comando tedescoera relativamente semplice: il nemico più peri-coloso si trovava ad occidente e, perciò, sulfronte occidentale andava esercitato lo sforzo

maggiore. Come vedremo, questo atteggiamento, al-meno nei primi mesi di guerra, si sarebbe rivelato nonprivo di rischi: la sottovalutazione del potenziale of-fensivo russo, infatti, portò la guerra sul fronte orien-tale ben addentro i confini tedeschi, dopo la sconfittagermanica a Gumbinnen. Tuttavia, è chiaro che, nel-l’economia generale della guerra, erano la Francia e,in subordine, l’Inghilterra le due minacce principali.La sconfitta francese nella guerra franco-prussiana del1871 era stata seguita da un progressivo ingigantirsidell’Armée e, nel 1914, almeno sulla carta, i Francesipossedevano un esercito numeroso e temibile, anchese equipaggiato con criteri piuttosto antiquati: il Poiludel 1914 combatteva ancora con la vecchia divisa az-zurra, coi pantaloni rossi ed il chepì, e si muoveva inordine chiuso, secondo criteri tattici ottocenteschi.Non che i germanici fossero, come già abbiamo detto,molto più evoluti in materia di tattica: però i repartipossedevano armi automatiche in quantità nettamentemaggiore, l’addestramento era migliore e i soldati,benché portassero ancora il vecchio Pickelhaube,l’elmo chiodato, ancorchè coperto da un telino mi-metico, indossavano il pratico Feldgrau, che garantivauna maggiore mimetizzazione, rispetto alle coloratis-sime divise transalpine. I Tedeschi, inoltre, avevano damolto tempo elaborato gli schemi strategici del loropiano d’invasione: questa era stata, in pratica, la ma-teria principale di applicazione del vecchio feldma-resciallo Alfred von Schlieffen, che comandò l’esercitogermanico dal 1891 al 1905. In questo lunghissimoperiodo, Schlieffen elaborò il piano strategico che dalui prese il nome, che venne presentato al Kaiser nel1905, e che prevedeva l’aggiramento dei grandicampi fortificati francesi, per mezzo dell’attraversa-mento di Belgio e Paesi Bassi, violandone la neutra-lità. Il punto chiave di questa vasta operazione atenaglia era la robustezza del fianco destro delloschieramento, per impedire che un attacco perpendi-colare potesse tagliare in due la direttrice d’attacco. Sinarra che, nel 1913, le ultime parole del generale te-desco sul letto di morte fossero state proprio: “Non in-debolite il fianco destro…”. Cosa che, purtroppo perla Germania, fece puntualmente il successore diSchlieffen, Helmut von Moltke (il giovane), che noncomprese nel piano d’invasione i Paesi Bassi, limitan-dosi a quella del Belgio, e mantenne truppe scelte inPrussia orientale, per contenere lo sforzo offensivorusso. In questo modo, come vedremo, il piano risultòmolto meno efficace: questo rese possibile il cosid-

LA GUERRA IN MOVIMENTO:mareggiata ad ovestIl piano Schlieffen-Moltke

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della prima armata, Von Kluck, entrava a Bruxelles.

Lovanio: la prima rappresaglia modernaIn quello scenario di cui abbiamo già detto e per ilquale, in tutto il mondo, si guardava con simpatia allaresistenza eroica del Belgio e si stigmatizzava la pre-potenza tedesca, assume un significato affatto parti-colare un episodio, la distruzione di Lovanio,destinato a divenire il simbolo stesso di questo aspettodella Grande Guerra e ad aprire la strada ad una serieinfinita di episodi analoghi, che, purtroppo, arrivanofino ai nostri giorni. Lovanio (Leuwen) era una citta-dina situata tra Liegi e Bruxelles, sede di una celebrebiblioteca e di un’animata attività universitaria ed in-tellettuale: era stata occupata quasi senza colpo feriredai tedeschi della prima armata, lanciati all’insegui-mento dell’esercito nemico, il 19 agosto del 1914, allafine della battaglia di Liegi. Per qualche giorno, la vitaa Lovanio sembrò proseguire relativamente tranquilla:il 25 agosto, però, giunse in città la notizia di una vit-toria delle truppe belghe, avanzanti da Antwerp e co-minciarono ad arrivare colpi sulla città:probabilmente, nel caos procurato dalle notizie con-trastanti, dei soldati tedeschi furono colpiti da fuocoamico. Insomma, le truppe a Lovanio caddero inquello che si chiama ‘caos tattico’, e fu il panico. Pro-babilmente, non sapremo mai cosa accadde effettiva-mente: la cosa certa è che nessun massiccio attaccoalleato era stato pianificato contro Lovanio. Gli occu-panti germanici, un po’ perché il sospetto di un aiutodato dai cittadini di Lovanio alla creazione del panicoe ai disordini era abbastanza fondato, e un po’ per na-scondere quello che era stato, probabilmente, soltantoun cedimento nervoso dei propri soldati, ordinaronouna terribile rappresaglia. Il centro cittadino vennedato alle fiamme: bruciarono così i preziosissimi vo-lumi dell’antica biblioteca, l’università cattolica, lachiesa di Saint Pierre e molti altri edifici pubblici digrande rilevanza storica ed artistica. La popolazionecivile subì pesanti massacri, senza riguardo per età ogenere delle vittime. L’incubo, per Lovanio, durò dal25 al 30 agosto: alla fine, più del venti per cento degliedifici della città era stato distrutto. Si trattò, insomma,di un atto terroristico in piena regola e, per di più, pro-babilmente del tutto ingiustificato, se non per l’au-tentica fobia dei franchi tiratori, che ossessionava icomandi germanici. In pratica, con Lovanio si volle

ai poeti fu quello della cosiddetta ‘battaglia di Liegi’:di fatto, la prima manovra simile ad una vera batta-glia campale che sia avvenuta sul fronte occidentale.Lo scontro durò dodici giorni, dal 5 al 16 agosto del1914, mentre, in pratica, la Francia e l’Inghilterra sitrovavano ancora nella fase preparatoria della guerra.L’insospettabile resistenza del piccolo esercito belga,contro lo strapotere della seconda armata germanica,comandata da Von Bulow e con un organico di320.000 uomini, fu, agli occhi del mondo, l’epicalotta di Davide contro Golia, della libertà contro laprepotenza. Il piano di Bulow era semplice: assediaree conquistare la città fortificata di Liegi, che sbarravala strada all’invasione del Belgio, tra l’”appendice diLimburgo” e le Ardenne, in modo da permettere al-l’esercito tedesco quella manovra a tenaglia previstadal piano Schlieffen-Moltke. La città era difesa da unvecchio sistema di 12 forti (6 di qua e 6 di là dellaMosa) costruiti negli anni ’80 del XIX secolo ed armaticon circa 400 cannoni, di calibro variabile da 75 a210 mm. Il comandante in capo Belga, generaleLeman, aveva schierato a difesa di Liegi la maggiorparte dei suoi 70.000 uomini: in pratica, quasi tuttol’esercito del piccolo stato. Il primo attacco, sostenutodalle truppe del generale Emmich, venne respintonella notte del 5 agosto, con perdite notevoli. Il 7 ago-sto, la città e la cittadella si arresero, dopo essere statepesantemente bombardate da terra e, grazie ai dirigi-bili, dall’aria, ma i forti, che distavano dal centro ur-bano dai 3 ai 10 chilometri, erano decisi a resistere.Fu a questo punto che i tedeschi decisero di giocareuna carta a sorpresa, schierando i loro mostruosi obicid’assedio da 42 cm, parte di fabbricazione Krupp eparte provenienti dalle officine austriache Ŝkoda: sitrattava di armi del tutto sconosciute all’Intesa, chenon ne immaginava neppure l’esistenza. Il 16 agosto,sotto il terrificante bombardamento dei proiettili dauna tonnellata e mezzo degli obici superpesanti ger-manici, la guarnigione dei forti, spesso sconvolta psi-cologicamente dagli effetti di quel fuoco spaventoso,si arrese: il generale Leman fu portato fuori da uno deiforti in stato di incoscienza. La battaglia per Liegi eraconclusa.Il giorno successivo, tre armate tedesche penetraronoin Belgio, spingendo quel che restava dell’esercitobelga fino ad Antwerp: il 20 agosto, il comandante

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nel 1913: prima, c’erano stati il piano XIV (1898), ilXV (1903) ed il XVI (1909, modificato da Joffre nel1911) che erano eminentemente a carattere difensivoo, meglio, controffensivo. Il piano XVII sovrintendevaalla mobilitazione e alla concentrazione dell’esercitoalle due frontiere, col Belgio e con la Germania, manon era un piano strategico vero e proprio, quanto,piuttosto, una sorta di indicazione generale, piuttostoelastica, che prevedeva contrattacchi massicci in Bel-gio ed in Lorena. In pratica, la battaglia delle frontierenon fu altro che lo scontro, in fase di manovra, di que-sti due contrapposti piani d’invasione. Si immagininotutta una serie di direttrici curve, che cerchino di con-giungersi in sacche d’accerchiamento e che, vice-versa, lungo il percorso vadano ad incidere altredirettrici, uguali e contrarie, sull’asse est-ovest: questodarà un’idea abbastanza precisa di quello che ac-cadde. Non si deve dimenticare, inoltre, che ognunodi questi combattimenti influenzò l’andamento deglialtri e che, quindi, essi possono essere consideratiparte di un’unica, immane, battaglia. Si tenga ancheconto delle caratteristiche, assai diverse da zona azona, del terreno, e della primitiva capacità di osser-vazione degli eserciti del 1914, che, in pratica, affi-davano ancora alla cavalleria il compito esplorativo,come nel XIX secolo: non era infrequente, dati questipresupposti, che le rispettive avanguardie si scontras-sero all’improvviso, praticamente senza alcuna pre-parazione d’artiglieria e in situazioni tattiche del tuttoconfuse. Spesso, dunque, ci si trovò ad affrontarescontri che, nelle fasi successive della guerra, sareb-bero stati inimmaginabili: cariche di cavalleria contromitragliatrici trincerate, sparatorie in mezzo alla bo-scaglia, attacchi napoleonici in campo aperto. In-somma, in questa primissima campagna, la primaguerra mondiale apparve uno straordinario miscugliodi antico e di moderno, di improvvisazione e di tec-nologia, di tradizione militare e di stupidità tattica. Sitrattò, soprattutto, di una prova generale del massacroche avrebbe insanguinato per più di quattro anni l’Eu-ropa: fu nella battaglia delle frontiere, infatti, che icombattenti sperimentarono la terrificante potenzadelle nuove armi e che, terrorizzati da ciò che ave-vano scoperto, cominciarono a scavare tane nellaterra, sempre più profonde, per sfuggirne il mostruosopotenziale distruttivo. Nasceva la guerra delle trincee.

dare un esempio intimidatorio alla popolazione, invista della definitiva occupazione del territorio daparte delle truppe tedesche. L’effetto di questa bel-luina strategia di controllo del territorio, in realtà, si ri-voltò contro chi l’aveva pianificata: moltissimi paesi,fino ad allora del tutto neutrali, cominciarono a guar-dare con simpatia verso l’Intesa, stigmatizzando, suipropri giornali, la barbarie della rappresaglia tedesca.Lovanio divenne una sorta di icona sanguinosa dellacoalizione antitedesca e si trasformò in un’autenticaarma psicologica per giustificare l’intervento controgli Imperi centrali di tutti i paesi civili. Anche in Italia,Lovanio si trasformò in strumento efficacissimo dellapropaganda interventista, che, di lì a poco, avrebbecominciato a fare sentire la propria voce nel Paese.Nessuno avrebbe potuto immaginare che, nei succes-sivi cento anni, di Lovanio ce ne sarebbero state a mi-gliaia, da Coventry a Guernica, da Lidice aSrebrenica.

La battaglia delle frontiereCon il nome di ‘battaglia delle frontiere’, la storiogra-fia militare indica una serie di scontri, avvenuti pres-sochè contemporaneamente, tra il 7 agosto e la fine diquel mese, in vari settori del fronte occidentale: Mul-house, Lorena, Ardenne, Charleroi e Mons. Prima diesaminarli nel dettaglio, dunque, crediamo sia neces-sario chiarire cosa stesse accadendo ai confini traFrancia, Belgio e Germania, agli inizi di agosto del1914. Come si è già ampiamente spiegato, la Germa-nia basava il suo impianto strategico sul cosiddetto‘piano Schlieffen-Moltke’: anche la Francia, natural-mente possedeva da tempo un piano, in caso di guerracon la Germania, noto come ‘piano XVII’. Questopiano venne elaborato nella sua versione definitiva

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pattugliato e ben difeso nelle posizioni strategiche, dallequali sovente sparavano con l'artiglieria sui paesi a valleoccupati dai soldati italiani. Famosa la canta: “Bombar-dano Cortina”.Il fronte si animò dopo il 15 Maggio 1916 con l'iniziodella cosiddetta “Strafexpedition” (spedizione punitiva),al comando del maresciallo Konrad, nei confronti degliitaliani “traditori”. Dopo aspri combattimenti sull'alto-piano di Asiago, il 16 Giugno iniziò la controffensiva ita-liana. L'impresa della conquista del monte Cauriòl,inserito nell'ampio contesto difensivo dalla Fassaneral-pen, entra nell'operazione di respingimento della spedi-zione punitiva. Il 15 Giugno l'esercito austriaco inizia aritirarsi, cercando di resistere in alcuni punti strategici,tra cui il Cauriòl.La battaglia del Monte Cauriòl è un episodio di quellache viene definita la “guerra delle aquile”. Dal 24 Ago-sto 1916 con tre assalti allo scoperto, con ardimentosescalate, gli italiani arrivano nei pressi delle trincee ne-miche, ma sono respinti: una strage. Al quarto assalto,gli alpini del battaglione Feltre, con l'appoggio dellaquinta batteria da montagna Monrosa, verso le 19,50 del26 agosto riescono a conquistare la vetta, difesa tenace-mente dagli uomini del tenente Schmilauer. Nell'opera-zione è colpito a morte il sottotenente Carteri cui ancoraoggi è dedicata la selletta. La posizione del Cauriòl futenuta dagli italiani fino alla disfatta di Caporetto, nel-l'Ottobre del 1917. A causa del bombardamento la cimadella montagna si abbassò di sei metri.

ra le rocce, il vento, la neve / siam costretti lanotte a vegliar. / Il nemico crudele e rabbios,/ lui cerca sempre il mio petto colpir.Genitori, piangete, piangete, /vostro figlio è morto

da eroe. /Vostro figlio è morto da eroe /su l'aspre cimedel Monte Cauriòl.Il suo sangue l'ha dato all'Italia,/il suo spirto ai fiaschi devin./Faremo fare un gran passaporto /o vivo o mortodovrà ritornar.

Il Monte Cauriòl, metri 2493, fa parte della catena delLagorai ed è situato tra la Valle del Vanoi e la Val diFiemme; sovrasta Predazzo. Due sono le vie che per-mettono l'accesso alla vetta: quella “austriaca” e quella“italiana”, che si congiungono alla Selletta Carteri, aquota 2343. Il monte originariamente, nel dialetto dellapopolazione, si chiamava “Cavriòl”, trasformato, per er-rore dei geografi militari austriaci, in “Cauriòl”. L'errorefu imitato dai nostri militari geografi e in tal modo l'or-tografia errata entrò nel bollettino del Comando Su-premo Italiano e nell'uso corrente dei soldati.Da questa cima si può osservare tutto il territorio delfronte da nord a sud. Gli austro-ungarici, nella prima-vera prima del 24 Maggio 1915, avevano già provvedutoa rafforzare alcune posizioni, una di queste posizioni erail Monte Cauriòl. Alla Prima Armata italiana, nel Tren-tino Alto Adige, tra il 1915 e il 1916, vennero assegnaticompiti solamente difensivi, con l'occupazione del ter-ritorio lasciato libero dagli austro-ungarici, ma sempre

CANTI ALPINIMONTE CAURIÒL

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MONTE CAURIOL - Alpini del FELTRE in postazione

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E veniamo al nostro canto. Composto subito dopo l'im-presa, è nato tra le truppe alpine; non è riconducibile aun autore a un'aria precedente ben individuabili. I versinon sembrano ben coordinati razionalmente ma espri-mono molto bene e istintivamente i sentimenti degli al-pini protagonisti dell'azione. Dopo la conquista, bisognamantenere le posizioni. Le sentinelle hanno il compito divigilare affinché il nemico non piazzi di nascosto qual-che mitragliatrice o qualche cecchino occupi posizioniche inchiodino. L'inverno 1916/17 fu uno dei più duridel secolo scorso. Nel versante italiano la montagna èrocciosa, la tormenta e il freddo non perdonano. Il ne-mico, come è stato già detto, è particolarmente arrab-biato, perché si considera tradito dal comportamentodell'Italia e non manca di mira. Vuole uccidere. Nelverso quattro impressiona quel “cerca sempre il miopetto colpir...”, anche perché sappiamo che non rara-mente i soldati alpini montanari dell'una e dell'altraparte fraternizzavano, facendo imbestialire i comandanti.Erano in guerra ma in alto sparavano quando erano ob-bligati.Nella seconda strofa appare chiaramente che la mortepuò essere sempre a portata di mano; la preoccupazionedegli alpini è il dolore provocato ai genitori che devonoessere confortati col pensiero che il loro figliolo “è mortoda eroe”.L'ultima strofa può sembrare bislacca, dissacrante,troppo goliardica rispetto all'argomento. Uno dei segniche annunciavano l'imminente ordine di attacco era ladistribuzione abbondante di vino e alcol. Al fronte, nel1915, un litro di vino costava 60 centesimi, la cinquinaera di 50 centesimi al giorno. Per intenderci meglio, lapaga di un giorno di lavoro, in quell'anno, per un ma-novale era di 2,5/3 lire al giorno. Al soldato alpino spet-tava mezzo litro ogni due giorni; per il resto bisognavacomprarlo o ci si arrangiava visitando le cantine deipaesi occupati, se si poteva, rischiando altamente.

L'accostamento tra il sangue versato per la patria da vivoe il vino che l'alpino sembra continuare a bere anchenell'aldilà non deve sembrare offensivo; vuole significaresemplicemente rassegnazione all'idea della morte.E il“gran passaporto”? Cosa vuol dire? Anche se morto, l'al-pino ha il permesso dal Padreterno di tornare indietro edi vivere ancora “nel e attraverso il ricordo” dei suoicompagni: lui non è morto... è solo “andato avanti”.La melodia del canto è senza dubbio tra le più sugge-stive e coinvolgenti. I primi versi delle strofe sono la-mentosi, funerei, quasi lugubri; gli altri assumonolentamente un tono marziale, trionfale, liberatorio.Gli alpini non si esprimono bene a parole... ma in qual-che modo riescono a manifestare ciò che sentono dentro!

Alberto Giupponi

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FANFARA ALPINA DI SORISOLEon sembrerebbe, ancora così spumeggiante e inpiena forma, eppure la fanfara alpina di Sorisole hasuperato il mezzo secolo di vita. Ma a guardarebene le sue origini sono ancora più datate, poiché

è stata concepita nel grembo del Corpo Musicale del paese,comunemente chiamato “banda”, fondato nel 1927 dai fra-telli Pietro, Luigi e Giovanni Baggi. Nel 1962 c’è stata la na-scita ufficiale della “Banda Alpina” annunciata dai padrinidonTomasoni e Gino Rossi, ma è il battesimo che ha lasciatotutti stupiti, celebrato durante la 35ª Adunata Nazionale te-nutasi a Bergamo il 18 marzo 1962. Appena nata, si è pre-

Nsentata davanti alle massime autorità ed una marea di genteproveniente da tutto il mondo per ricevere il battesimo,avendo come compagno della cerimonia il monumento al-l’Alpino di Bergamo; ricevettero la stessa acqua benedetta.Un inizio con i fiocchi che ha sempre onorato con la presenzapressoché costante alle molteplici manifestazioni alpine. Lapartecipazione alle Adunate Nazionali, oltre che dimostra-zione di una sempre maggiore professionalità dei musicanti,fu anche alla base dell'introduzione della divisa alpina per isuoi componenti. Fu il benefattore AntonioTaiocchi, della se-zione Ana di Bergamo, che donò a tutti i musicanti il primogiubbino. Da allora tante cose sono cambiate, dalle persone

alla divisa, ma l’attaccamento alle manifesta-zioni alpine hanno sempre avuto la precedenzasu qualsiasi altro servizio musicale. Dal 2005per completare la formazione, cinque tamburiimperiali marciano in testa, donando ordine ecompostezza a tutto il complesso. Ma memoredella sua nascita, dovuta all’impegno delle pre-cedente “banda” a investire nelle nuove gene-razioni, la fanfara di Sorisole da qualche anno aquesta parte, oltre a garantire scuole individualidi insegnamento teorico e pratico della musica,interviene all’interno delle classi “quarte” dellescuole elementari del paese con un progetto cheprevede un percorso di avvicinamento alla mu-sica attraverso una stretta collaborazione fraascolto, canto e produzione; un modo concretoper avvicinare i ragazzi alla musica e dare un fu-turo alla fanfara e ai valori alpini.Email: [email protected] web: http://www.bandasorisole.itMaestro: Locatelli OscarPresidente: Tasca Giuseppe

CORO A.N.A. DELL’ ADDAl coro ANA dell’Adda si è costituito nel 2005 con la fu-sione di due cori, quello di Calolziocorte e quello diOlginate che, per varie cause, si erano trovati in carenzadi organico. La denominazione deriva dal fiume che di-

vide le due comunità che, ora in provincia di Lecco, in pre-cedenza facevano parte delle province di Bergamo e Como.Nei secoli scorsi fra i due comuni vi sono stati scontri anchecruenti, in quanto la sponda bergamasca era guelfa, mentrela comasca ghibellina. In seguito gli animi si sono calmati,ma qualche contrasto emerge ancora quando le squadre dicalcio dei due paesi militano nello stesso campionato di ca-tegoria. La musica invece li accomuna e li rende amici.L’organico è di trentaquattro cantori che, grazie al costanteimpegno e alla grande dedizione del maestro Ignazio Del-l’Oro, può ora contare su un nutrito repertorio di canti dellatradizione alpina e popolare. Ha esordito nella prima edi-zione della rassegna Cori dell’ANA di Bergamo, ha poi par-tecipato alle successive edizioni.Nel luglio del 2008, in occasione della festa del Redentore,ha animato la S. Messa nella basilica di SanMarco aVenezia.Per soddisfare un grande desiderio del maestro, nel 2011 ilcoro si è recato a Monaco di Baviera e ha cantato nella Cap-pella Regina Pacis a Dachau. Nel programma era previsto uncanto nel campo di concentramento ma, al termine della vi-sita, nessuno aveva più il desiderio di cantare. " IL LAVORO

I

RENDE LIBERI " è scritto a caratteri cubitali sul cancello d’in-gresso, quale tragico inganno.Il coro ha partecipato a numerose rassegne e a trasmissionitelevisive e ad alcune adunate nazionali e sezionali, riscuo-tendo ampi consensi e apprezzamenti.

Antonio Losa

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Albenza

50° CON NUOVA SEDEDomenica 8 giugno gli alpini di Albenza (frazione di Almenno S.Bartolomeo) hanno festeggiato il 50° di fondazione e l’inaugura-zione nuova Sede .Dopo l’ammassamento e il ricevimento delle autorità, tra cui il ge-nerale alpino Rota Paolo e il colonello della Guardia di FinanzaCasadidio Giovanni, alle ore 9,00 si sono resi gli onori al vessillo

sezionale, portatodall’alfiere TironiMassimo e scortatodal consiglieri Bre-sciani Matteo, Bru-mana Matteo e Gotti Massimo. Alla presenza di numerosi alpini egagliardetti di vari gruppi, sono seguiti l’alzabandiera, al suono del-l’inno di Mameli, e la deposizione di un omaggio floreale al monu-mento degli Alpini.Dopo di che si è formato il corteo che ha percorso le vie del paese,al passo cadenzato dalle note della Fanfara Alpina di Prezzate. Al pas-saggio davanti al cimitero si sono ricordati gli alpini andati avanti conle note del “Signore delle cime”. Raggiunta la Piazza Parrocchialec’è stata la deposizione della corona al monumento ai Caduti ed i di-scorsi ufficiali.Dopo la S. Messa si è svolta la cerimonia dell’inaugurazione dellanuova sede, con il taglio del nastro ed i ringraziamenti a tutti i vo-lontari che hanno contribuito alla sua realizzazione. Infine il pranzopresso la tensostruttura dell’oratorio.

Rota Fabrizio

Albino

85° E SI RIPARTESiamo già all'85°; sembra ieri quando abbiamo ce-lebrato gli ottant'anni dalla fondazione del Gruppocon una serie di eventi rimasti memorabili, ma nep-pure 85 anni sono cosa da poco. Perciò nella con-sueta aria festosa, si è tenuto, nei giorni 13, 14 e 15giugno, la celebrazione di tale ricorrenza. Diversele iniziative: venerdì, concerto della fanfara diScanzorosciate, nell'auditorium comunale; sabato,mega grigliata al parco e spettacolo folcloristico-teatrale della compagnia “I Gioppini” di Bergamo;domenica, sfilata sino al monumento ai Caduti, S.Messa e rancio speciale, rallegrato dall'inconteni-bile energia della fanfara di Scanzo.Il pessimo tempo ha ostacolato non poco le variemanifestazioni che tuttavia sono state tutte realiz-zate grazie alla buona volontà di tanti ed in parti-colare all'impegno ed alla perizia dei solitivolontari. Uno per tutti: Adriano, il “vecio” della seconda naia, sempre disponibile a dare una mano. Giusto che sia spet-tato a lui l'onore e l'onere dell'alzabandiera. Quando, nel parco, la tromba ha dato l'attenti ed il Tricolore è salito altosul pennone davanti alla vecchia garitta di Silandro, si è potuto avvertire un attimo di commozione generale, carico dipensieri positivi e di buoni sentimenti, indice che certi valori sono ancora largamente condivisi, sia dagli alpini che dallapopolazione.Quanto a partecipazione, va detto che ancora una volta che la cittadinanza ha mostrato di apprezzare le iniziative delGruppo e di sentirsene piacevolmente coinvolta. Le presenze di tanti gagliardetti, dei consiglieri Bresciani e Paganelli conil vessillo della sezione di Bergamo, del neo-eletto sindaco Fabio Terzi, alla sua prima uscita ufficiale, hanno dato lustroalla manifestazione. Particolare riconoscenza va ai numerosi sponsor che, con generosa sensibilità sociale, tanto più ap-prezzata in questi tempi grami, hanno permesso la miglior riuscita dei festeggiamenti.

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Almenno San Bartolomeo

60° CON L’AQUILADomenica 7 settembre il Gruppo ha festeg-giato il 60° di fondazione e l’inaugurazionedella scultura raffigurante un’aquila posta sulmonumento dell’Alpino. Dopo l’ammassa-mento e ricevimento delle autorità, si sono resigli onori al vessillo sezionale, scortato dal vi-cepresidente Antonio Arnoldi, dalconsigliere Matteo Brumana e dal responsabilenazionale PC Giuseppe Bonaldi. Tra le autoritàpresenti il sindaco, il generale alpino RotaPaolo, il generale Antonio Tomarelli e il colon-nello Giovanni Casadidio della Guardia di Fi-nanza.Con la regia del coordinatore Luigi Bonanomie dal cerimoniere Dario Frigeni la manifesta-zione è continuata con l’alzabandiera e la sfi-lata per le vie del paese, cadenzata dallafanfara di Sorisole, con numerosi alpini e ga-gliardetti, i volontari della protezione civile, i reduci, i bersaglieri ed i ragazzi e gli istruttori del campo scuola alpini. Daevidenziare la presenza dei reduci alpini Cesare Gavazzeni (1920), Angelo Manzoni (1920), Giovanni Locatelli (1923),Luigi Rocca (1923) e Alessandro Masper (1924). Durante il corteo c’è stata la deposizione di corone ai monumenti aiCaduti e degli Alpini. Davanti a quest’ultimo monumento, il viceparroco (alpino) don Dario Mazzoleni ha impartito labenedizione all’aquila posta sulla sua sommità, simbolo di tenacia e lungimiranza nel praticare i valori morali che hannosempre distinti gli alpini. È seguita la S. Messa ed i discorsi di rito del capogruppo, del sindaco e del rappresentante dellaSezione. Infine il pranzo presso un ristorante del posto.

Almenno San Salvatore

85 ANNI IMPORTANTIIl 26 ottobre il Gruppo di AlmennoS.S. ha festeggiato l’85° di fonda-zione: numerosi i gagliardetti chehanno fatto da scia al vessillo se-zionale scortato dal presidenteMacalli. All’alzabandiera sono se-guiti la sfilata con deposizione diuna corona d’alloro al monumentoai Caduti ed i discorsi delle auto-rità. Poi il corteo, accompagnatodalla fanfara di Prezzate, ha rag-giunto la chiesa di San Nicoladove è stata celebrata la S. Messa.Al termine, prima del momentoconviviale presso un ristorante lo-cale, c’è stata una applaudita esi-bizione della fanfara alpina.Nel suo discorso il capogruppoLuca Giacomo Bianchi ha preci-

sato: «Il passato ci ha lasciato date importanti: il 1929 anno di fondazione, il 1974 inaugurazione della cap-pella ai Caduti, il 1984 l’inaugurazione del parco degli Alpini e l’avvio della costruzione della sede, il 1988l’istituzione della Giornata del Sorriso, il 2000 inaugurazione del deposito della protezione civile con l’affrescodella nostra Madonna del Don. Il presente ci vede impegnati in molteplici attività, come tutti i gruppi dell’as-sociazione siamo ormai una parte importante della vita del nostro paese. Ne è conferma la fattiva collaborazionecon molte associazioni e la nostra dedizione per la salvaguardia dell’ambiente. Una quotidianità fatta di pic-cole cose, ma sono tante piccole cose che fanno grande un gruppo».

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Averara / Albaredo

39° RADUNO INTERVALLIVONonostante le previsioni meteorologiche non fossero propizie, sonostati ancora una volta tantissimi gli alpini delle province di Bergamo eSondrio - con familiari e amici - che sono saliti al Passo di San Marcoper partecipare alla 39ª edizione dell’incontro tra le penne nere berga-masche e valtellinesi. Si sono fatti carico dell’organizzazione i gruppidi Averara edAlbaredo che da sempre curano la manifestazione. I primiarrivi, da entrambi i versanti della montagna, già prima delle ore 8, e viavia il valico è andato affollandosi. Il momento dell’incontro è iniziatoalle ore 10 con la formazione dei cortei sui due versanti della monta-gna, una sessantina di gagliardetti sul versante orobico, una quarantinasu quello valtellinese, e davanti a ciascun corteo il labaro sezionale. Diparticolare significato la presenza nel corteo bergamasco di un alpinoche recava su un cuscino il cappello di Fortunato Lazzaroni, classe1915, reduce di Russia scomparso la scorsa primavera, che era stato tra gli ideatori della manifestazione. A scortare que-sto “momento di storia” un gruppo di ragazzi che quest’estate hanno vissuto l’esperienza del progetto “Avvicinamento allamontagna”, gestito in una caserma alpina dell’Alto Adige dalla sezione Ana di Bergamo. Folta anche la partecipazione deirappresentanti delle istituzioni e di enti vari, numerosi sindaci, capigruppo, consiglieri e responsabili di zona delle due se-zioni. La fanfara alpina della sezione di Sondrio ha preso posto al valico ed ha ritmato il passo ai due cortei con l’esecu-zione del “Trentatrè” che si sono incontrati al valico. Quindi alzabandiera, Inno d’Italia, Inno del Piave e Silenzio in ricordodegli alpini “che sono andati avanti”. Hanno fatto seguito i discorsi di rito dei capigruppo Bruno Paternoster di Averara eNevio ravelli di Albaredo, dei sindaci Mauro Egman di Averara ed Antonella Forlini di Albaredo, di Giancarlo Quarteronivicepresidente della Sezione di Bergamo e di Gianfranco Giambelli presidente della Sezione di Sondrio ed infine del con-sigliere nazionale Ana Mariano Spreafico.A concludere la manifestazioni la S.Messa - accompagnata in canto dalla corale “Figli di nessuno” di San Giovanni Bianco- concelebrata da mons.Gabriele Comani, generale in pensione della Croce Rossa Italiana, e da don Sergio Carrara ed unarrivederci al prossimo anno per il quarantesimo.

Sergio Tiraboschi e Mario Fois

Amora

60° DI FONDAZIONEGiorni di festa ad Amora, in occasionedel 60° anniversario di fondazione delgruppo, guidato da Gesualdo Carrara, eil raduno degli alpini della zona 13:Bassa Valle Seriana. Sabato 26 la serataè stata dedicata alla montagna, con pro-tagonista la guida alpina GianpietroVerza che con vari filmati ha illustrato illavoro alla Piramide laboratorioEvK2CNR all’Everest e si è poi collegatovia skype al campo base del K2 con l’al-pinista Agostino Da Polenza.Domenica 27 in località Cantul ha avutoinizio la manifestazione vera e propria,coordinata dal consigliere SezionaleMassimo Gotti. La sfilata per le vie delpaese è stata aperta dal gonfalone delcomune di Aviatico, seguiva quello di

Pradalunga, il vessillo sezionale, 32 gagliardetti, la fanfara di Sorisole e i gruppi volontari dell’altopiano: AVIS,Ambulanza, Noi per Loro. Per la sezione di Bergamo erano presenti il vicepresidente Alessio Granelli, il consi-gliere Giuseppe Gregis, il coordinatore della zona 13Vincenzo Carrara. Tra le autorità militari e civili, presenteil sindaco di Aviatico Michele Villarboito. Raggiunto il parco, dove sorge il monumento dei Caduti di Amora,veniva effettuato l’alzabandiera e deposto una corona d’alloro. Seguivano i discorsi delle autorità e la S.Messaal campo. La giornata si chiudeva in allegria con il rancio alpino nella tensostruttura appositamente allestita nelcampo sportivo del paese che ha visto una partecipazione calorosa, oltre che numerosa, dell’intera popola-zione di Amora.

Aurora Cantini

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Brignano Gera d’Adda

CAPPELLA DELL’ADDOLORATADiversi sono stati i giorni di lavoro che gli alpini di Brignano Gerad’Adda, guidati dall’infaticabile capogruppo Gianfranco Carminati,hanno impegnato per il recupero della Cappelletta dell’Addolorata,situata nell’antico borgo di “Borgoratto” in corrispondenza di unadelle due porte che immettevano al paese fortificato, quella verso est,in direzione di Cologno e del confine con la Repubblica diVenezia.Fu costruita nel 1836 come voto alla BeataVergine Addolorata in ri-cordo delle vittime del colera. Formata da un sacello circolare co-perto da cupolino con lanterna in metallo, ricorda, in piccolo, lamole della chiesa parrocchiale. Alla cappella si accede dall’unicaapertura costituita da una porta centrale con contorni in pietra e can-cello in ferro battuto. All’interno, molto caratteristico e movimentatovi si trova una pala affrescata che rappresenta una pietà con santi eangeli, dominata dalla centrale figura dell’Addolorata. I lavori sonostati eseguiti quasi tutti all’interno. Nella parte inferiore presentavaun degrado dovuto agli assorbimenti dell’umidità di risalita, mentrenella parte alta l’infiltrazione delle acque meteoriche aveva prodottodilavamenti, rigonfiamenti e distacchi. Il gruppo alpini locale, dasempre attento a recuperare e valorizzare il patrimonio culturale delpaese, ha deciso, sotto la direzione dell’arch. Cesare Aresi e dallaSoprintendenza ai Beni Architettonici di Milano, di porre mano al re-stauro di questo antico pezzo della storia del paese. Quindi il po-meriggio di lunedì 2 giugno con la partecipazione, oltre che danumerose persone, da tanti alpini, di tutti i gagliardetti della Zona28, del coordinatore Antonio Sanese, del vicepresidente GiancarloQuarteroni e del consigliere Giovanni Ferrari, è avvenuta la cerimo-

nia civile e religiosa di ringraziamento per la fine lavori e la riconsegna alla comunità della Cappelletta. Dopo la S.Messa, celebrata dal parroco don Manenti, è seguita la particolareggiata relazione tecnica dell’arch. Aresi, i saluti delsindaco Beatrice Bolandrini e del consigliere Ferrari. Commovente il pianto finale e liberatorio del capogruppo, forseil più bel “discorso” della giornata.

Giovanni Ferrari

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Azzano San Paolo

BANDA ALPINALa neo-nata fanfara alpina del Gruppo di Azzano San Paolo nei mesidi maggio e giugno ha già partecipato a due importanti manifestazionifuori provincia. Il primo appuntamento che ha visti impegnati gli stru-mentisti di questo nuovo complesso musicale è stato l’incontro con glialpini di Azzano Decimo in occasione dell’Adunata Nazionale a Por-denone. In questa occasione la banda si è esibita nella giornata di sabato sia a Azzano Decimo che a Pordenone nella se-rata. Il giorno successivo ha fatto gli “straordinari”: nelle prime ore del mattino ha sfilato con le rappresentanze estere e, piùtardi, per la prima volta, con le altre fanfare bergamasche ha accompagnato gli alpini della sezione. Ciò ha permesso di farvivere questa stupenda opportunità anche a persone che non avevano mai partecipato alla manifestazione né come musi-cista né come alpino. Il secondo momento importante è stata la trasferta ad Atri, in Abruzzo. Grazie all’amicizia del mae-stro della fanfara, Silvano Brusetti, con gli alpini e la protezione civile abruzzesi è stato possibile realizzare questo incontroche ha visto i musicisti impegnati per tre giorni in una serie di concerti e sfilate. Significativi sono stati il concerto nella piazzadi Atri e la sfilata nel centro di Teramo accompagnati dai componenti del consiglio sezionale abruzzese. Durante un incon-tro con l’amministrazione comunale, il Gruppo di Azzano San Paolo ha portato i saluti di tutti gli alpini bergamaschi e si sonogettate le basi per future collaborazioni. Gli alpini del posto ne sono stati entusiasti e hanno ringraziato. L’incontro ha volutoessere un’introduzione al prossimo anno ed è stato intitolato dagli stessi alpini abruzzesi “Aspettando l’Aquila 2015”. Quindiè stata la prima occasione per dare inizio alle varie iniziative che vedranno l’Adunata nazionale 2015 svolgersi nel capo-luogo d’Abruzzo. La permanenza in terra abruzzese è stata anche l’occasione per commemorare, insieme al Gruppo di Atried a quelli dei paesi vicini, la festa del 2 Giugno. Durante la cerimonia i gagliardetti abruzzesi hanno sfilato con quelli di al-cuni gruppi bergamaschi. Per ultimo, quale saluto ai cittadini atriani, si è tenuta un’altra sfilata per le vie del paese accom-pagnati dal vicepresidente sezionale Alvaro Guardiani e dal consigliere Tonino Di Carlo, naturalmente al suono delle piùconosciute marce alpine. In sintesi è stato un incontro fra alpini e amici degli alpini, fra musica alpina e folcloristica all’in-segna di una cordiale amicizia e fattiva collaborazione.

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Carenno

8O ANNI PER LA GENTEDomenica 6 luglio, tutta la comunità diCarenno ha fatto festa con gli alpini. Cen-tinaia di penne nere hanno sfilato per levie del centro, dal campo sportivo finoalla centralissima Piazza Carale per ri-cordare gli 80 anni del Gruppo. Più di 40i gagliardetti provenienti dalla Val SanMartino e da tutta la bergamasca. Due gliospiti d'eccezione: Simona Mazzoleni,giovane "alpina" carennese in serviziopresso l'8° Reggimento a Cividale delFriuli, con esperienze anche in Afgani-stan, e Monsignor Gaetano Bonicelli.Accompagnato dal suono della bande"GiuseppeVerdi" e "Gaetano Donizzetti",tra gli applausi del pubblico e sventoliodi tricolori, il corteo ha raggiunto piazzaCarale, dove si sono resi gli onori ai Ca-duti. Sono seguiti i discorsi ufficiali. Il sin-daco Luca Pigazzini ha ringraziato glialpini per tutto quello che hanno fatto,

fanno e faranno per la comunità. Il capogruppo Natale Carsana ha ricordato i reduci ed in particolare Fedele Bolis. È in-tervenuta anche Simona Mazzoleni che da sei anni presta servizio nelleTruppe Alpine e che ha partecipato anche alla mis-sione Isaf in Afganistan, come assistente di medici e infermieri: "Porto ancora nel cuore i volti di tutti coloro che abbiamoaiutato". Un ringraziamento "ai veci e ai bocia" è stato espresso anche dal senatore Paolo Arrigoni.Dopo la sfilata, è seguita la celebrazione della S.Messa in una gremitissima chiesa parrocchiale; i festeggiamenti sono pro-seguiti al centro polifunzionale della parrocchia dove tutti i partecipanti hanno potuto godersi un pomeriggio di allegria,amicizia, buona compagnia e ottima tavola, a cominciare ovviamente dall'immancabile polenta. Sono stati chiusi così tregiorni dedicati alle penne nere, tra concerti, cori e spettacoli pirotecnici. Momenti che hanno saputo raccontare ai tanti cit-tadini accorsi il meglio del piccolo paese dellaVal San Martino che ha dimostrato di avere - proprio come le penne nere -un cuore grande, festeggiando nel migliore dei modi - come ha detto il vicepresidente della sezione Giancarlo Quarteroni- "80 anni di lavoro, 80 anni di solidarietà, 80 anni per la gente".

PaoloValsecchi

Brusaporto

IMPROVVISAPERDITAUn improvviso malore ha stroncato la vita di Francesco Lussana, natoa Rocca del Colle (BG) il 28 agosto 1941, già capogruppo per tre man-dati dal 2004 al 2012. Quinto di sei fratelli, sposato con Lucia Macettie padre di tre figli, due maschi (tutti e due alpini dell’Orobica) e unafemmina.Ha prestato il servizio militare nel 1963/64 al 5°Alpini, battaglioneEdolo, alla Caserma Rossi di Merano. Il suo reparto è stato uno deiprimi a soccorrere la popolazione di Longarone colpita dall’esonda-zione della diga delVajont. Quando raccontava di questa immane tra-gedia ai ragazzi delle scuole medie, durante la giornata del “Tricolore”,ne parlava con sentita partecipazione e profonda commozione.Dopo il congedo, si era iscritto subito al Gruppo di Brusaporto, primacome socio, poi consigliere, segretario e fino a ricoprire la carica di ca-pogruppo. Presente e attivo nel Gruppo, mettendosi sempre in primalinea per le opere di volontariato. Durante i suoi mandati sono state organizzate diverse manifestazioni per racco-gliere fondi da devolvere in beneficenza. Il suo esempio rimarrà per sempre nel cuore degli alpini di Brusaporto esarà stimolo per continuare a percorrere le vie dell’alpinità e della solidarietà.

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Carvico

OSPITE IL TIRANOLo scorso 4 maggio il gruppo ha avuto l'onore e ilgrande piacere di ospitare l'annuale assemblea ordi-naria della Associazione Battaglione Alpini Tirano.Carvico ha da sempre un rapporto privilegiato con ilBattaglione Tirano, basti pensare che di quaranta-quattro alpini e artiglieri alpini del paese, chiamatialle armi nella Seconda guerra mondiale, ben venti-sette facevano parte del Tirano. Gli episodi di guerraraccontati da questi veci sono innumerevoli e tra essisi ricorda quello capitato al reduce di Russia IsidoroRota (1919-2013). La notte prima di Nikolajewka,con gli altri alpini della 46a, cantava in mezzo alla steppa “Il testamento del Capitano” accanto alla slitta su cui gia-ceva, ormai moribondo, il Cap. Giuseppe Grandi, colpito a morte alla selletta di Arnautowo. Alcuni soci del gruppo,alpini al Tirano, sono stati in Russia lo scorso anno, visitando il Don a Belogorje, il passaggio in ripiegamento di Ar-nautowo e infine il sottopasso della ferrovia di Nikolajewka. Ebbene, per loro, quel sottile filo della memoria che legain modo particolare a quei luoghi gli alpini delTirano, aleggiava lieve sopra l’assemblea avoltasi nella loro sede, con-dotta dal presidente Gen. Roberto Filipazzi, coadiuvato dal suo viceTen. Giovanni Claudio Cometti e con il preziosoausilio del segretario Col. Gioacchino Gambetta.A fine lavori, su proposta del presidente, l’assemblea ha deliberato all’unanimità di concedere la nomina a soci ono-rari per i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ingiustamente trattenuti in India, quale gesto di vicinanzae di solidarietà. L’imponenza e la bellezza della sede, unite alla generosa ospitalità degli alpini locali, hanno a tal puntostupito gli intervenuti da decidere di riconfermare Carvico per la prossima assemblea annuale che si terrà il 19 aprile2015.

Silvio Riva

Castelli Calepio

8O° CON UN LUTTOQuattro giorni che il Gruppo di Castelli Calepio ricorderà a lungo: 25-26-27-28 settembre.Dopo settimane di febbrili preparativi, finalmente è iniziata la festa. Sentivamo il dovere dicelebrare nel migliore dei modi questo importante traguardo: 80 anni di fondazione. In re-altà la nostra festa è iniziata con un lutto. Mercoledi 24 settembre il tenente professor FrancoGazzola, capogruppo dal 1966 al 1970 nonché ex sindaco di Castelli Calepio, è andatoavanti. Un Alpino fino alla fine: per il suo ultimo viaggio ha voluto essere vestito con la ca-micia del Gruppo... L’emozionante opera “Il Bianco all’Orizzonte”, proposta il giovedi seradalla Banda di Cologne ad un pubblico molto interessato, non poteva che essere dedicataa lui. Particolarmente gradita è stata la presenza del nostro past president Antonio Sarti, checi ha onorato di un suo significativo intervento. Al venerdi il tradizionale concerto del coroANA di Boccaleone ha fatto risuonare all’oratorio diTagliuno le celebri canzoni alpine, chela gente non si stanca mai di ascoltare. Il sabato è stata una giornata molto intensa, vissuta con emozioni forti: alla mattinagli ultimi febbrili preparativi, al pomeriggio le esequie di Franco Gazzola. Non è stato il solito funerale. La sua bara ha sfilatoper le vie del paese vestite a festa con il tricolore, come a voler ringraziare un uomo che ha fatto tanto per il suo paese e perla sua comunità. Numerosi i gagliardetti, gli alpini hanno portato in corteo la bara e formato i picchetti d’onore. È stato un

bel modo di salutarlo. Il corteo della domenica mattina è stato un eventoindimenticabile: 50 gagliardetti presenti , il presidente Macalli con alcuniconsiglieri sezionali, tantissimi alpini ma soprattutto tanta gente ad assi-stere alla sfilata e alla Messa. È stato gratificante sentire e vedere l’affettodella nostra comunità, vedere i giovani e i ragazzi portare le 80 bandiereper il nostro compleanno, ospitare alla nostra festa presso l’oratorio cen-tinaia di persone che ci sono venute a trovare. A chiudere la sfilata da-vanti allo striscione del nostro Gruppo, un alpino ha portato in corteo ilcappello del tenente Gazzola, scortato dalla figlia e dalla nipote: gli ap-plausi più sentiti sono stati per lui. Ora il suo cappello , per volontà dellasua famiglia, è nella nostra sede a ricordarci la nostra ragione di essere:DONAREVUOL DIRE AMARE.

Damiano Patelli

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Cividate al Piano

UNA MARCIA TRIONFALEStiamo osservando il sole scomparire ad ovest, die-tro le nuvole basse autunnali a conclusione di unagiornata iniziata all'alba dopo una notte insonne traun misto di euforia per i giorni precedenti e la stan-chezza mitigata dalla voglia di partecipare alla festadel 50° di oggi.Faceva freddo stamattina ed era ancora buio; ledonne con felpe e maglioni gia in movimento conpanini, affettati ... gli uomini con le maniche dellecamicie arrotolate , un caffé corretto e il cuorecaldo... Piano piano al sorgere del sole i colori pren-devano vita e si cominciava a vivere ciò che si era

preparato nei mesi precedenti: l'ammassamento, il vettovagliamento, il vociare di tanti amici, l'entusiasmo dei ragazzidelle scuole e delle società sportive, la popolazione curiosa e festante, la musica della nostra Banda, e delle Fanfare, l'ar-rivo delle autorità, e con non poca fatica il richiamo all' ordine impartito dai cerimonieri. L’alzabandiera ha messo tuttid’accordo, ognuno al proprio posto, attenti al suono dell’Inno d’Italia, con sincronismo perfetto, il tricolore si è levatonel cielo azzurro . La sfilata ordinata ha preso il via tra due ali di folla festante e commossa che applaudiva e si facevaapplaudire dall’imponente corteo chiuso dalla camionetta scoperta sulla quale i Reduci e la madrina avevano giustamentepreso posto. L'arrivo all’oratorio, dopo una marcia trionfale lungo tutto il paese, sfociava nel prato verde dove con i di-scorsi delle autorità si chiudeva la parte ufficiale della cerimonia che lasciava il posto all’atteso rancio alpino, servito dairagazzi dell’oratorio sotto l’immenso tricolore. Amici, musica, allegria e buon vino ingredienti ideali per un pomeriggioindimenticabile anche per i nonni della casa di riposo "invasi" dalle penne nere cividatesi e dalle fanfare per un momentodi gioia e condivisione. Piccoli gruppi di alpini cantavano nei bar in compagnia dei familiari , una fetta di salame e unbicchiere di vino... la giornata era finita, tante cose da non dimenticare.Il sole poteva tramontare... e finalmente il riposo dopo tre giorni d’impegno e di passione ... ed ecco nel sonno ristora-tore farsi strada i volti e le emozioni vissute nel festeggiare il 50° del Gruppo, il 30° del monumento agli Alpini ed il 10°Raduno delle zone della Bassa Bergamasca... giorni indimenticabili.

Flavio Guastallo

Chiuduno

80° DI FONDAZIONECome consuetudine, nella prima settimana di settembre,si è svolta la tradizionale sagra alpina che, quest’anno, èstata molto più solenne, poiché ricorreva l’80° di fonda-zione del Gruppo, costituito da Carlo Manfredi nell’otto-bre del 1934. Dopo un applaudito concerto di sabato sera6 settembre del Corpo Musicale di Carobbio degli Angeli,il ritrovo, la domenica mattina, è stato al Palasettembre,dove l’ammassamento, ha visto la presenza di ben 47 Al-fieri. Il corteo, dopo la resa degli onori alvessillo sezionale, ha percorso parte del centro del paesesino alla piazza Mons.Vistalli, antistante la chiesa parroc-chiale. Qui si è svolto il rito dell’alzabandiera, prima almonumento all’Alpino e, subito dopo, alla lapide dei Ca-duti sul lato est della parrocchiale, con la deposizione di

due corone di alloro e l’esecuzione delle musiche di rito. Hanno accompagnato la sfilata la fanfara della Rameraed i Corpi musicali di Carobbio degli Angeli e di Chiuduno. Alle ore 11,30 si è celebrata la Santa Messa al ParcoAlpini, presso la sede del Gruppo, celebrata dal cappellano sezionale padre Armando Gherardi, coadiuvato dal rev.parroco di Chiuduno don Luciano Colotti. Alla cerimonia hanno preso parte il vice presidente sezionale AlessioGranelli, che ha portato i saluti del presidente Macalli; i consiglieri sezionali Cuni Santino,Vavassori G. Pietro (cheè stato anche il cerimoniere) e Luigi Pulcini. Inoltre erano presenti il past-president della sezionale di Milano, uni-tamente al vicepresidente nazionale Combattenti e Reduci, Nino Belotti. Durante il “rancio alpino”, il sindaco diChiuduno Stefano Locatelli ha consegnato una targa ed una medaglia d’oro al Gruppo ed al Nucleo di P.C. deglialpini “per gli importanti traguardi raggiunti in questi ottanta anni di impegno civico e sociale”; a seguire, AlessioGranelli ha premiato con un libro, scritto per l’occasione, i reduci Belotti Mario, Finazzi Carlo, Rovaris Angelo, Pa-telli Antonio, Finazzi Aldo Piero e Belotti Giuseppe. La giornata si è poi conclusa tra saluti, strette di mano e pac-che sulle spalle. Il tutto allietato, come di consueto, da musiche e canti.

Luigi Pulcini

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Costa Valle Imagna

55° E RADUNO ZONALEIl Gruppo, per festeggiare suoi 85anni di nascita, ha programmatoeventi da giugno a fine agosto, of-frendo manifestazioni, spettacoli tea-trali e corali, dedicati ai cittadini eturisti, con temi riguardanti pretta-mente la storia degli alpini. Il cloudelle manifestazioni é avvenuto il 27luglio con il tricolore che avvolgeva ilcampanile e da lì salutava tutti i con-venuti alla cerimonia ufficiale. Il cor-teo ha raggiunto il cimitero, ove, nellacripta dei Caduti, è stata deposta unacorona d’onoranza per poi proseguireper le vie in festa del paese alla pre-senza di varie autorità civili e militari,alpini, e gente comune.Raggiunta la località del Pertùs, doveil gruppo ha la propria chiesetta co-

struita 45 anni fa, la cerimonia è continuata con gli onori, l’alzabandiera, deposizione della corona a ricordo deglialpini andati avanti, i discorsi ufficiali e la Santa Messa officiata da don Marco Martinelli. Molti i gagliardetti pre-senti, anche di fuori provincia, numerose le rappresentanze di varie associazioni d’arma. Il vessillo sezionale erascortato da Ferrari e Giupponi, con al seguito i vessilli di Luino e di Brescia.Durante la Messa è stata data letturadi una lettera commemorativa del reduce Balossi Fedele, anch’esso presente. Sulla cima del Passo Forcella, a finedella cerimonia, tra gli applausi e due ali di gagliardetti e partecipanti, il gonfalone comunale, accompagnato dalsindaco Capoferri, il vessillo sezionale e il gagliardetto del gruppo sulle note del Trentatrè hanno lasciato lo schie-ramento. I convenuti si sono poi ritrovati nell’area feste degli alpini costesi per il rancio all’insegna dell’allegria edell’amicizia.

Matteo Brumana

Comun Nuovo

CAMMINARE INSIEMELe orme come esempio di un cammino comune. Da questo pensiero è nata l’opera che gli alpini di Comun Nuovo hannorecentemente inaugurato: calco dell’impronta di due piedi nudi che hanno la forza di raccontare il gran lavoro che in ma-niera silenziosa e sempre rispettosa gli alpini svolgono nelle comunità di apartenenza. Un’opera singolare di profondo si-gnificato morale.Ci dice il capogruppo Giacomo Picenni: «L’Associazione Alpini compie il proprio cammino al fianco della società, e lo facon i gesti e i modi che gli sono propri e che costantemente modifica e aggiorna in funzione di come la società si evolve.Il Gruppo Alpini, oggi, non è più rappresentato solo da coloro che hanno svolto il servizio militare e poi si ritrovano, macostituisce un elemento fondamentale della società civile di diversa estrazione sociale e culturale che hanno nel comunesenso di appartenenza al gruppo, la voglia di condividere il senso del cammino».

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Ghisalba

GLI OTTO LUSTRIGrande festa il 25 e 26ottobre a Ghisalba per il40° di fondazione delGruppo ed il 20° del mo-numento all’Alpino. I fe-steggiamenti hannoavuto inizio nella matti-nata di sabato con l’aper-tura del museo alpino esono continuati in gior-nata con gli onori al mo-numento all’Alpino ed aquello dei Caduti, a cui èseguita la S. Messa. In se-rata è seguito un applau-dito concerto del coroalpino Orobico di Boccaleone, con la piacevole sorpresa della visita del Presidente Carlo Macalli.La domenica ben 62 Gruppi si sono presentati con i rispettivi gagliardetti per festeggiare i due anniversari con lepenne nere di Ghisalba. Non potevano certo mancare il vessillo sezionale scortato dal consigliere Giovanni Ferraried il gonfalone del comune con il sindaco Antono Pezzoli. Si sono unite alla sfilata varie associazioni del paese edella zona, tra cui i Carabinieri e Artiglieri di Martinengo. Presente anche la Federazione Internazionale Soldati dellaMontagna rappresentata dai membri della sezione di Bergamo. Le vie del paese erano pavesate da numerosi i tricoloriche facevano da scenografia al lungo corteo, accompagnato dall’applauso della popolazione di Ghisalba accorsanumerosa per unirsi alla festa dei loro cari alpini.Al termine della cerimonia si è voluto premiare il fondatore Danilo Finazzi e si sono ringraziati Giacomo Limonta,Dario Frigeni e Santo Aglioni per l’aiuto dato nell’organizzazione e conduzione dei festeggiamenti.

Curno

TRE ANNIVERSARIGli ingredienti per una grande festa c’erano tutti: autorità, gruppi,amici, fanfare, cori alpini, mezzi storici, bel tempo e tanta, tanta gente.Così il Gruppo di Curno ha festeggiato sabato e domenica, 27 e 28 set-tembre, i suoi primi 85 anni di vita, il 35° del monumento all’Alpinoed il 25° della ristrutturazione della chiesetta del Perdono. Nell’occa-sione c’è stato anche l’11° raduno della Zona 5 Bassa Val Brembana.

In molti hanno voluto con-dividere la gioia per il tra-guardo raggiunto, dalsindaco Perlita Serra, alpast president Antonio Sarti, dal vicepresidente vicario Antonio Arnoldie ben sette consiglieri sezionali ed una rappresentanza IFMS. Un’ottan-tina i Gruppi presenti con i loro gagliardetti nei due giorni di festa chesono state accompagnate dalla musica dei cori alpini Penne Nere diAlmè e dell’Adda di Calolziocorte e Olginate, il sabato, e le fanfare diScanzorosciate e Prezzate, la domenica. Particolarmente suggestiva lasfilata di domenica mattina caratterizzata dalla presenza di automezzi emotocicli militari storici del periodo pre e post bellico del gruppo “Alce”.Gli alpini di Curno hanno sfilato ordinati per le vie del paese con ilnuovo gagliardetto benedetto durante la Messa del sabato sera, applau-diti e incitati da una folla festante. Al termine della sfilata e dopo i di-scorsi delle autorità, più di 250 persone si sono poi ritrovate sotto latensostruttura dell’oratorio per il pranzo conviviale. All’evento non è vo-

luto mancare il presidente Sezionale Carlo Macalli. Particolarmente soddisfatto il capogruppo Giacomino Gherardiper la calorosa e numerosa partecipazione di alpini, autorità e popolazione; al termine ha voluto ringraziare tuttidando l’appuntamento per la festa del 90° di fondazione.

Simona Befani

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Grignano

SUL MONTEGRAPPANel mese di aprile, il Gruppo ha organizzatouna giornata culturale per le scolaresche (4ªe 5ª) del Plesso Scolastico di Grignano. Par-tenza alle ore 6,30 e arrivo alle ore 9,00a Romano d’Ezzelino con l’incontro dellaguida STen. Giovanni Idrio, responsabile delCentro Studi della Sezione di Bassano cheha guidato la comitiva a Cima Grappa (mt.1770), luogo dove si svolsero tragici e notieventi della Grande Guerra.Sulla Cima, presso il Sacrario, ci trovammodavanti ad un muro di 3 metri di neve; sivedeva spuntare la cupola e due bandiere, quella italiana e austriaca. La prima indicava il cimitero italianocon i suoi 12.000 Caduti; la seconda il cimitero austriaco con i suoi 10.000 Caduti. Di seguito, ci siamo re-cati presso la struttura, gestita dai Militari in Armi, dove le due scolaresche si sono divise: una entrava al Museo,mentre l’altra assisteva ad un breve filmato sugli eventi bellici di quel periodo. È seguita la visita ad un pezzo digalleria con le bocche di fuoco della linea difensiva italiana. Scesi al piano, nella sede della Protezione Civile,ex caserma, ci aspettava il responsabile che ha preparato la sala per consumare il pranzo al sacco. Prima dilasciare il posto, ringraziando per l’ospitalità, il capogruppo Romolo Pagnoncelli ha consegnato il gagliardettodel Gruppo.Raggiunti Bassano del Grappa, siamo entrati sul Ponte Vecchio detto “Ponte degli Alpini” al cui lato si trovala sede della Sezione alpini di Bassano. Qui, ad aspettarci c’era il vicepresidente sezionale Giuseppe Rugoloche ha tenuto agli alunni una lezione di storia alpina oltre che sul Ponte degli Alpini. Al termine, dopo i do-vuti ringraziamenti per l’ospitalità, il capogrupppo Romolo, attorniato dai ragazzi, insegnanti e alpini, ha con-segnato al vicepresidente il gagliardetto di Grignano. A suggellare l’incontro non poteva mancare una foto ricordo sulPonte degli Alpini.

Monasterolo del Castello

25° DI FONDAZIONESono trascorsi ormai venticinque anni dalla fondazione del Gruppo diMonasterolo del Castello, fondato da alcuni alpini distaccatisi dal Gruppodi Casazza. Per celebrare l’anniversario è stato realizzato un cippo com-memorativo, posato vicino alla sede e scolpito nella pietra dall’amicoLuigi “Gino”Testa di Ranzanico, che con maestria ha raffigurato dei sim-boli alpini e, in posizione alta e dominante, il busto del Beato don CarloGnocchi.Domenica 20 luglio, come da programma, l’appuntamento di buon mat-tino è stato presso il piazzale di via alla Fonte, con la presenza di ben 30gagliardetti, la Fanfara Alpina di Trescore, il vicepresidente sezionale Isi-doro Persico, alcuni consiglieri, autorità istituzionali e associative, un belgruppo di alpini e amici, che hanno sfilato per le vie del paese. Dopo ladeposizione di una corona d’alloro presso il monumento ai Caduti, la sfi-lata si è conclusa presso il parcheggio di via S. Felice, dove il presidenteonorario del Gruppo ha scoperto il cippo e don Gianfranco ha impartitola benedizione. Poi i discorsi ufficiali delle autorità. Durante i quali, èstata lanciata all’amministrazione l’idea di intitolare proprio a don Gnocchi il piazzale dove è stato posto il cippo.Sono seguite le consegne di alcune targhe e pergamene a varie istituzioni e persone che hanno contribuito e collabo-rato alla realizzazione del cippo. Don Gianfranco ha poi celebrato la S. Messa accompagnata dal coro Shalom ed altermine è seguita la consegna ai diciottenni monasterolesi di una copia della Costituzione e di una bandiera tricolore,simboli donati loro per far si che prendano coscienza che sono ormai diventati “grandi e responsabili”. La festa si èpoi spostata alla Casa della Gente per il pranzo ufficiale.

Giudici Giovanni Battista

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Petosino

60° CON CONCERTOEra il 1954 quando il Cap. Gori, presidente della sezione di Bergamo,incaricò l’alpino Romeo Gerotti di formare un Gruppo a Petosinoche, come riportato sullo Scarpone Orobico, il 1° maggio 1956 vennecostituito ufficialmente con una cerimonia alla presenza dello stessopresidente. Nell’occasione venne eletto capogruppo dei 53 soci al-pini Romeo Gerotti che rimase in carica dal 1954 al 1960 e dal 1964al 1967 lasciando il posto poi a Fiorenzino Pozzi, a cui seguirononegli anni Alessandro Taramelli, Franco Gamba e l’attuale AntonelloTaramelli. Ora sono passati sessanta anni e per festeggiare questo im-portante traguardo, sono stati chiamati a partecipare, per l’apertura agiugno della “27ª Alpini in festa”, in occasione dell’undicesima rassegna cori, due formazioni corali storiche: i cori Ana diMilano e dei Congedati della Brigata Orobica, diretto da don Bruno Pontalto. Rassegna cori che riscuote, ormai da anni,un meritato successo con gran partecipazione di pubblico. La serata è stata presentata dall’alpino Francesco Brighenti. I fe-steggiamenti si sono conclusi domenica 6 luglio con gli onori al vessillo sezionale, l’alzabandiera e la S.Messa, celebratanella parrocchiale da don Angelo Gotti e accompagnata dalla corale di Petosino. La sfilata per le vie del paese e stata di-retta da Remo Facchinetti e dal coordinatore della zona “BassaValbrembana” Bonanomi. Lungo il percorso sono state de-poste corone e omaggi floreali ai monumenti dei Caduti, dell’Eccidio di Petosino del 26 settembre, degli Alpini e Artiglieri,dell’AVIS/AIDO e, presso la sede, alla stele dedicata al Beato don Carlo Gnocchi che ha dato il nome anche al parco. Eranopresenti il consigliere nazionale Giorgio Sonzogni, il vicepresidente sezionale Alessio Granelli accompagnato dai consi-glieri Mario Venturi, Massimo Gotti, Simone Paganelli oltre al past president Decio, il sindaco, alpino, del comune di So-risole Stefano Gamba e l’assessore Emiliana Gamba e da oltre sessanta gagliardetti e labari delle associazionicombattentistiche e di volontariato del comune di Sorisole. In coda al corteo gli alpini del Gruppo e sessanta bandiere tri-colori portate dai ragazzi dell’oratorio di Petosino. La sfilata è stata accompagnata dalle Fanfare Alpine di Scanzorosciatee Rogno che hanno allietato con allegria e amicizia i presenti durante e dopo il pranzo.

Pedrengo

80° E RADUNODI ZONASono stati quattro i giorni in cui la comunità di Pedrengo ha con-diviso con i suoi alpini, in un’atmosfera di una forte intensità af-fettiva, il raggiungimento di questa importante meta. Tra untemporale e l’altro, Pedrengo ha visto mobilitarsi gli alpini in unafrenetica attività, al fine di presentarsi alle manifestazioni nellamigliore veste possibile. Grazie alla cortesia dell’arch. Giuseppe Signorelli, è stato possibile realizzare alcune seratenella bellissima cornice diVilla Sottocasa. L’inaugurazione della mostra fotografica, “Una famiglia, una storia, I FRA-TELLI CALVI” alla presenza di un pubblico attento e interessato, lo storico prof. Marco Cimmino ha illustrato le origini,la storia e le vicende belliche, dei fratelli Calvi. Mostra gentilmente concessaci dalla Sezione. La sera successiva, inun’atmosfera ancora più emozionante, nel cortile della villa illuminato a giorno, l’alpino Francesco Brighenti alla pre-senza di un folto pubblico e di poeti dialettali, ha condotto la serata per la presentazione del secondo volume di poe-sia dialettale bergamasca “Lo Scarpone” stampato a cura del gruppo alpini . Alcuni poeti hanno letto brani delle loroopere, negli intervalli il duo di fisarmoniche “dolce primavera” ha allietato la serata con brani di musica classica. Sa-bato di prima sera, dopo la deposizione di corone e omaggi floreali al cippo dei caduti e dispersi, dei defunti dell’as-sociazioneAVIS e del nostroM.A. Sgt. Ulisse Sandrinelli, un nutrito corteo si è avviato verso la chiesina della Madonnadel Buon Consiglio, dove è stata scoperta una targa di bronzo e l’inaugurazione del castello di campane della chie-sina, offerto dai Gruppi alpini di Pedrengo e Buttrio. In piazza Europa Unita, un concerto delle fanfare alpine di Tre-score Balneario e della Ramera, ha dato spettacolo alla presenza di un plaudente pubblico. Al termine il gruppo haofferto ai direttori delle due fanfare una targa a ricordo della serata. Domenica 31 agosto, di primo mattino, la pauradi tempo avverso è stata fugata dai primi raggi di sole, ambasciatori di una splendida giornata. Con la partecipazionedi un buon numero di gagliardetti e alpini, preceduto dalla fanfara di Scanzorosciate, dai gonfaloni dei comuni dellaZona e dalle autorità, ha aperto la sfilata per le vie del paese, il vessillo sezionale accompagnato dal presidente CarloMacalli, dal consigliere nazionale Giorgio Sonzogni e da numerosi consiglieri di sezione. Al parco Frizzoni, è statoscoperto un cippomarmoreo a ricordo dei fondatori del gruppo: la SantaMessa, officiata dal Parroco DonAngeloMaz-zola, accompagnata dal coro “Emanuel”: la consegna di riconoscimenti agli ultimi combattenti pedrenghesi e i discorsiufficiali hanno concluso la manifestazione.

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Rota d’Imagna

RADUNO DI ZONADomenica 6 luglio, una bellagiornata di sole ha arriso al 36°Raduno dei dodici Gruppi alpinidella Valle Imagna, raggruppatinella zona n°9 e guidati daFermo Mager, che si sono radu-nati a Rota Imagna ed hanno sfi-lato per le sue vie imbandieratea festa. Il locale Gruppo, capi-tanato da Federico Locatelli, hafatto gli onori di casa.All’ammassamento in localitàCaboli, il vessillo sezionale conil presidente Carlo Macalli, ilconsigliere Matteo Brumana edil già presidente Antonio Sarti,erano scortati da trenta gagliar-detti e dalle rappresentanze e

vessilli di otto associazioni d’arma e di volontariato; con il neo sindaco Giovanni Locatelli vi erano una decina diprimi cittadini dei comuni vallari.Il corteo si è quindi mosso per raggiungere il monumento ai Caduti sulle note della Fanfara di Prezzate, mentre al-cuni Reduci prendevano posto su una jeep. Dopo la deposizione di una corona al monumento ai Caduti ed i di-scorsi di rito, il corteo raggiungeva la parrocchiale per la S. Messa celebrata da don Ermanno Meni edaccompagnata dai canti del Coro “La Combricola”. Conclusa la cerimonia ufficiale, la sede del Gruppo acco-glieva le penne nere presenti per il rancio consumato in allegria.

Sinuhe

Premolo

NEL SILENZIO... UNA VOCECon o senza il cappello in testa, quando lavorano sono sempre alpini … elo si vede! Si capiscono tra loro con semplici gesti, con frasi mozze, conun impercettibile movimento del capo a significare accordo o diniego. Sus-surrano, non urlano, perchè la montagna, la loro montagna, merita rispetto.L’abbigliamento indossato è semplice e pratico e mostra vezzo ai lavori,anche i più duri. Con i fuoristrada carichi di materiali sono in azione all’alba; poche parole. La giornata sarà lunga, fa-ticosa ma con il sorriso ogni difficoltà sarà superata. Belloro, meta e luogo di lavoro, è la montagna a 1.200 mt. soprail paese; luogo incantevole dominato da un’ombrosa abetaia e da silenzi quasi irreali e con una vista mozzafiato.Nel 1972, con iniziativa dell’ingegnere Mario Re, quassù venne edificata una cappelletta in memoria di tutti i Cadutiin guerra, realizzata dall’associazione “Reduci e combattenti di Premolo” e poi adottata dal Gruppo alpini del paese.Meta di visite e manifestazioni da parte dei premolesi, ha resistito alle intemperie di queste quote, ma il tempo, si sa,logora e invecchia ogni cosa. Per gli alpini di Premolo la cappelletta in Belloro ha sempre rappresentato la vita di chi

“è andato avanti” e non poteva essere dimenticata. La ristruttu-razione ha suggerito di apportare alcune modifiche, anche di si-gnificato, con lo scopo di arricchirla, renderla più funzionale,perciò si è deciso pertanto di donare alla chiesetta una voce: uncampanile ed una campana. Il rintocco delle campane ha dasempre significato pace, serenità e, nello stesso tempo, vita; lastessa vita che i nostri nonni e padri hanno perso per lasciarci ineredità il sorriso, la speranza e la democrazia. Così, quando ilrintocco della piccola campana si udirà in valle, ecco che tutti ri-corderanno coloro che ci hanno preceduto e volgeranno losguardo lassù.

Paolo Fiorini

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Sarnico

DOPPIO ANNIVERSARIOGli alpini di Sarnico hanno festeggiato l’85° di fondazione delGruppo ed il 45° della costruzione della chiesetta alpina, una doppiafesta che si è tenuta da venerdì 10 a domenica 12 ottobre. «Ottanta-cinque anni - così commenta il capogruppo Paolo Ravelli - fatti distoria e di passione, che hanno per¬messo la costruzione della chie-setta, oggi punto di riferimento per noi alpini e luogo d’in¬contro perla comunità». Gli eventi hanno avuto inizio la sera di venerdì 10 alCinemaTeatro Junior con il concerto del coro "Angelo" diVillongo, 40coristi diretti da Diego Vavassori. Protagoniste sono state le canzonialpine legate alle due guerre mondiali, intervallate da letture legate alle battaglie combattute in montagna. Nel corsodella serata sono stati ricordati i primi cittadini ed i parroci succedutisi nel tempo ed è stata consegnata una targa ai due“nuovi”: il parroco don Vittorio Rota e il sindaco Giorgio Bertazzoli. Nel pomeriggio di sabato 11 presso la chiesettaalpina, una vera oasi di pace, si è celebrata una cerimonia a ricordo della sua inaugurazione avvenuta 45 anni fa, al-lietata da “I Canterini del Sebino”. Conclusione Domenica 12 con l’ammassamento, la cerimonia ufficiale e la sfilataper le vie del paese con in testa il Corpo Musicale di Sarnico e la “Fanfara Congedati Brigata Orobica”. Presenti il vi-cepresidente sezionale Isidoro Persico e il sindaco Giorgio Bertazzoli. Circa duemila gli alpini che hanno sfilato in rap-presentanza di una sessantina di Gruppi bergamaschi e bresciani. Dopo l’omaggio al monumento ai Caduti, il corteoha raggiunto la chiesa parrocchiale dove è stata celebrata la Santa Messa presieduta da mons. Gaetano Bonicelli e con-celebrata da mons. Pierino Sacella, ex cappellano degli alpini, e dal parroco donVittorio Rota ed animata dal Coro Ef-fatà. É seguito il pranzo presso l’oratorio durante il quale è stato distribuito un numero speciale di “Sarnico Alpina”,appositamente pubblicato per l’evento.

Mario Dometti e Paolo Ravelli

San Gervasio d’Adda

55° E RADUNO ZONALEDa diversi giorni le numerose bandiere, che davano colore allestrade del paese e che contrastavano con il grigiore di questa estate,avevano fatto capire che a San Gervasio si stava preparando unafesta speciale. Una festa iniziata con tre serate, dal 31 luglio al 2agosto, utilizzando le strutture dell'oratorio gentilmente concesse dalla parrocchia, che hanno creato la giusta at-mosfera. Domenica 3 Agosto la musica delle fanfare di Prezzate e della Ramera ci accolgono al ritrovo in orato-rio. Sotto l'occhio vigile del coordinatore di zona Franco Cavicchini, tanti Alpini, numerosi gagliardetti, leassociazioni del paese, i gonfaloni comunali, hanno fatto da corona all'ingresso del vessillo sezionale. Poco dopo,alle note dell'Inno nazionale, ecco l'alzabandiera. Presenti per la sezione, Decio, Ferrari, Frigeni, Sangalli, Paga-nelli, Bresciani, Aglioni e in rappresentanza delle Truppe Alpine il capitano Moriggi. Appena iniziata la sfilata ar-riva dal cielo il "battesimo": uno scroscio di pioggia. Gli alpini, come al solito, proseguono impassibili e...inzuppati.Sosta al monumento all'Alpino per posa della corona d’alloro in ricordo dei soci "andati avanti". Proseguiamo perle vie del centro storico addobbate di tricolori. La musica delle fanfare e lo spettacolo della selva di penne nere at-tira la gente. Sosta al monumento ai Caduti e posa della corona. Arriviamo in Chiesa con notevole anticipo. Saràstato il maltempo? sarà stata la paura di arrivare in ritardo per la Messa?...abbiamo marciato svelti.Cambia il programma e anticipiamo i discorsi ufficiali. Inizia il capogruppo Mario Alessi che ringrazia tutti i pre-senti, segue il saluto del sindaco di Capriate San Gervasio Sig.ra Valeria Radaelli, poi l'ex capogruppo AngeloMazzola, a nome della sezione interviene Giovanni Ferrari. Il parroco, don Alberto Caravina, che ha sfilato connoi, celebra la S. Messa e nell'omelia sviluppa alcuni argomenti traendo spunto dal modo di fare e di dire di noiAlpini. Ritornati in corteo all'Oratorio, la cerimonia prosegue con la consegna di una targa ai figli del fondatoreLuigi Arnoldi, ai fondatori Angelo Mazzola, Davide Rota, Silvio Mandelli, Ermanno Lecchi, Eugenio Mapelli ed alsindaco. Si conclude la cerimonia con un ultimo momento significativo, Franco Cavicchini mette al collo di An-gelo Mazzola la medaglia della Sezione per i reduci. La Festa prosegue in allegria con il pranzo a cui partecipanoanche i musicanti della fanfara Ramera che si esibiscono in suonate e cantate. Concludiamo la giornata con la fotodi gruppo, in cui compare anche il nuovo striscione che in questa occasione ha fatto la sua prima sfilata.Vogliamoconcludere con un sentimento di gratitudine a chi, nel lontano 1959 ebbe l'idea e la costanza di fondare il gruppo,Luigi Arnoldi. È stato il primo capogruppo e per anni, fino alla sua scomparsa, segretario. Ma lo ricordiamo so-prattutto per il suo esempio...di onestà, modestia, gentilezza. Per onorare il suo ricordo e degli alpini "andati avanti",tutto il ricavato della festa è stato devoluto ad opere benefiche.

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Suisio

NUOVA SEDEDomenica 13 Luglio 2014, tutta Suisio è imbandieratadi tricolori in occasione dell’inaugurazione della nuovasede del Gruppo, dedicata a “Gianfranco Boschini”, al-pino perito tragicamente, con altri sei commilitoni, il12 febbraio 1972 in una sciagura causata da una sla-vina in Val Venosta durante un’esercitazione notturna.Fu per questa tragedia che, nell’Ottobre del 1972, aMarioVerzeni (primo capogruppo) e ad altri amici al-pini venne l’idea di fondare il Gruppo. La voglia di una propria sede, negli anni, si faceva sempre più forte. Ambientidove potersi ritrovare non mancavano, ma erano sempre in condivisione con altre associazioni del paese, mentre sivoleva una sede propria. Fu così che si preparò un progetto e si chiese all’allora sindaco, signora Clara Ghisleni, laconcessione di un appezzamento di terreno di proprietà comunale. Ottenutolo e sottoscritto l’atto formale, nel 2006si diede inizio ai lavori. Le strutture portanti e la copertura in legno furono eseguite da un’impresa edile, mentre i socicompletarono il resto delle opere. Praticamente tutti i giorni, per tutti questi anni, si poteva trovare sempre qualcunoche lavorava. Oggi la sede è lì pronta, bella, con il tricolore che sventola al vento. I festeggiamenti iniziano all’ora-torio con l’alzabandiera alla presenza del vessillo sezionale, di molti gagliardetti, dei vessilli di Milano e di Tirano edel gonfalone del comune e i rappresentanti d’arma e associazioni del paese. A fare gli onori è il capogruppo GabriEsposito, che accoglie il sindaco Giuseppe Casali, i vicepresidenti sezionali Giancarlo Quarteroni e Isidoro Persico.La sfilata per le vie cittadine è accompagnata dalle fanfare della Ramera e dai canti del coro Ana “Monte Cervino” diGessate, il tutto coordinato dal cerimoniere Locatelli Giovanni. Dopo la deposizione di corone ai monumenti dei Ca-duti e degli Alpini si arriva alla nuova sede. All’ingresso principale viene scoperta la targa dedicata a “Gianfranco Bo-schini” da parte del fratello Fiorenzo; si prosegue con il taglio del nastro e la benedizione del parroco don WalterColleoni. Seguono i discorsi del capogruppo, del sindaco e del rappresentante della sezione Giovanni Ferrari, cheporta i saluti del presidente Macalli e ricorda la storia del Gruppo. La cerimonia continua con la consegna di una targa,per il gran lavoro svolto, a Gianbattista Boroni ed a Tarcisio Boschini, e la consegna di una pergamena a tutti i rap-presentanti delle associazioni, alle autorità, agli alfieri e ai benefattori. Segue la S. Messa celebrata dal parroco chedurante l’omelia ha parole di apprezzamento per le attività svolte dagli alpini a favore della comunità. La cerimoniasi conclude con lo “scoprimento” della targa “Baita Alpina” in memoria del fondatore del gruppo MarioVerzeni (an-dato avanti nel 1992) e con il taglio del nastro da parte del figlio Fabio. Segue un ricco buffet preparato con maestriae impegno dalle mogli degli alpini e amici.

Eugenio Magni

Sogno

DIECI LUSTRI CON RADUNODomenica 24 agosto nella piccola frazione di Torre de’ Busi il Gruppo alpini eamici di Sogno ha festeggiato il 50° anniversario di fondazione e il 15° radunodellaValle SanMartino. I festeggiamenti hanno avuto inizio il giovedì precedentecon l’inaugurazione della mostra fotografica allestita presso l’oratorio locale e rea-lizzata, oltre che con le fotografie dei nostri alpini durante il servizio militare, coni disegni dei bambini della scuola primaria i quali hanno accolto con entusiasmo la richiesta di rappresentare graficamentei valori degli alpini. Durante il sabato pomeriggio gli alpini del Gruppo hanno fatto visita ai loro amici “andati avanti” perdeporre i fiori sulle loro tombe e per ricordarli, in serata nella Chiesa parrocchiale si è esibito il coro alpino “Le dueValli”di Alzano Lombardo (Bg). Nella giornata di domenica tutta la comunità locale ha partecipato alla manifestazione, anche ilsole non ha voluto mancare e ha accompagnato la festa rendendo la giornata ancora più piacevole. Presenti le autorità lo-cali, alfieri, associazioni, numerosi gagliardetti e il vessillo sezionale accompagnato dal vicepresidente sezionale GiancarloQuarteroni, alcuni consiglieri e l’ex presidente Sarti. Al termine della sfilata per le vie del paese, accompagnata dalle notedella fanfara alpina di Prezzate e la deposizione della corona d’alloro al monumento dei Caduti sono seguiti i discorsi uffi-ciali. Hanno fatto gli onori di casa il capogruppo Andrea Meoli e il sindaco Eleonora Ninkovic che ha ringraziato gli alpiniper la collaborazione e per l’importante attività di volontariato. Toccanti e commoventi le parole dell’ex presidente AntonioSarti il quale ha voluto rendere omaggio al reduce presente Fedele Balossi. Sono seguiti i discorsi del vicepresidente sezio-nale Giancarlo Quarteroni e del coordinatore dellaValle San Martino, nonché alpino del gruppo di Sogno, Stefano Casetto.Al termine dei discorsi ufficiali la Santa Messa è stata celebrata dal parroco, amico degli alpini, don Marco Cornali. La gior-nata si è conclusa oggi, come 50 anni fa, con il pranzo presso il ristorante locale “Trattoria Alpina”. Il sorriso dei bambini,la gioia nello stare insieme, i consigli e l’esperienza degli anziani, l’entusiasmo di fare qualcosa di importante in comune, laresponsabilità di dover seguire l’esempio degli alpini andati avanti, sono stati gli elementi distintivi di queste giornate.

Adriano Carenini

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Torre De’ Roveri

NON SOLO FESTAAnche quest’anno, il ventesimo, abbiamo ripro-posto, nei mesi di maggio e giugno, dei fine set-timana per rinsaldare dei valori che troppofacilmente si tende a dimenticare: “collabora-zione, solidarietà e amicizia”. Valori ai quali noialpini crediamo molto, ma che hanno bisognosempre di essere rinvigorite e consolidate conslancio generoso. Le nuove complesse realtà checi circondano, impongono a noi ponderate ri-flessioni per non trovarci impreparati alle nuovesfide.Gli spazi accoglienti e grandiosi del nuovo ora-torio parrocchiale hanno facilitato lo svolgimentodelle nostre iniziative e stimolato riflessioni sulfuturo del nostro essere Gruppo. Riteniamo fondamentale la collaborazione con la parrocchia e le istituzioni comepure con tutte le realtà associative presenti sul territorio, coinvolgendo e programmando insieme, senza voler pri-meggiare. La solidarietà espressa nelle varie iniziative e i piccoli contributi elargiti in questi vent’anni ci hanno rega-lato momenti di vera gioia per la gratitudine e gli appezzamenti.L’amicizia, quella vera, non si mendica e non si impone ma si esprime in piccole azioni quotidiane, con l’ascolto ela condivisione, con il saper costruire con saggezza buone alleanze per migliorare la qualità della nostra vita di re-lazioni. Questi sono gli ingredienti che hanno animato le nostre serate con l’aiuto di tanti amici, riuscendo a tenervivi e rinsaldare quei valori ereditati da chi è “andato avanti”. In queste serate ci ha onorato della sua presenza il pre-sidente Carlo Macalli, accompagnato da vari consiglieri sezionali.

Torre Boldone

ASPETTANDO L’ADUNATAIl Gruppo di Torre Boldone si è fattoin due. Già impegnato nell’organiz-zazione della 31ª Adunata sezionale,ha voluto ricordare, giustamente, gli85 anni del Gruppo. Così domenica5 settembre hanno festeggiato l’85°di fondazione con una riuscita mani-festazione. Si è ritenuto doveroso rap-presentare questa ricorrenza,decisione dell'ultimo momento, datoil suo grande significato che nell’am-bito delle manifestazioni dell’Adu-nata sezionale poteva appariresminuito.Così, nella bellissima cornice di tri-colori che nel paese era presenteovunque, alle ore 9 dopo l'alzaban-diera con la banda di Bolgare, ac-

compagnata dal sindaco, dai reduci, gagliardetti e labari, si è svolta la sfilata. Molti cittadini che facevanoda ala al corteo e applaudivano. Momento toccante è stato l'ingresso alla Casa di Riposo. Alpini, solidali evicini a chi soffre, con le lacrime agli occhi per la commozione hanno salutato i degenti che calorosamenteli hanno ricevuti. Giunti al monumento ai Caduti, ristrutturato in occasione della manifestazione, ci sonostati la deposizione della corona ed i discorsi di rito. Infine tutti in chiesa per la S.Messa celebrata dal con-cittadino Mons. Pagani, Vescovo in Malawy. Terminata la cerimonia tutti i convenuti si sono ritrovati allatensostruttura, allestita per l’occasione, a festeggiare il “compleanno”.

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Villa d’Adda

COSTITUZIONE E SOLIDARIETÀMercoledì 17 settembre nel cine teatro dell'Oratorio "S. Carlo" diVillad'Adda si è tenuta una serata dedicata alla Costituzione italiana e allasolidarietà alpina. Apertura con saluto alla bandiera e il canto del-l'Inno nazionale con il coro "Fior di monte" di Zogno, diretto daFranco Ambrosioni, che poi ha tenuto un concerto dal titolo “Cuore,canto e cappello”.La parte della serata dedicata alla solidarietà alpina è stata presentatadal maestro pittore e scultore FrancoTravi, nonché presidente del coro“Fior di monte”, che poi ha donato agli ex presidenti sezionali Ca-robbio, Decio e Sarti delle riproduzioni della sua opera scultorea “Si-gnore delle cime”. Di altre sue opere ha fatto omaggio al presidentesezionale Carlo Macalli e al capogruppo di Villa d’Adda. Alla serataideata dal maestro Franco Travi e organizzata con la collaborazione

del vicepresidente sezionale Quarteroni erano presenti, oltre ai già citati,anche il consigliere nazionale Sonzogni, i vicepresidenti Granelli e Persicoed i consiglieri Sangalli, Ferrari, Giupponi, Paganelli, Bresciani e Bernabei;ex consiglieri sezionali, capigruppo e numerosi alpini, amici e cittadini ; ilsindaco di Gianfranco Biffi, il parroco don Diego Nodari che ha dato la di-sponibilità della sala-teatro e don Gian Maria Berta.Nell'intervallo Daniele Bernabei ha introdotto l'atto della consegna del testodella Costituzione italiana facendo leggere a ciascun giovane, chiamato sulpalco per il ritiro, un articolo. Sono stati consegnati anche attestati di parte-cipazione alle esercitazioni ai volontari di Protezione civile ANA LocatelliGiuseppe, Papini Angelo, Papini Luigi, Corti Natale e Bissola Felice. È statocitato anche l'alpino Chiappa Angelo che ha ricevuto dalla sezione di Ber-gamo la medaglia di merito per i tanti anni passati nel Nucleo di protezionecivile e che quest'anno ha "lasciato" per raggiunti limiti di età.

Vilminore di Scalve

TRAMONTIE VALLI D’ORDomenica 21 luglio, Vilminore con le sue splen-dide montagne ha fatto da cornice ai festeggia-menti per il 2° intergruppo della Valle di Scalvecon la presenza delle penne nere di Azzone, Co-lere, Schilpario e Vilminore e di numerose auto-rità tra cui il presidente sezionale Carlo Macalli.Il corteo aperto dal locale Corpo Musicale Bandi-stico, ha sfilato per le vie del paese, prima di rag-giungere il monumento ai Caduti rimesso a nuovo

nelle settimane precedenti da parte del Gruppo locale,dove l'alzabandiera, l' onore ai Caduti e i discorsi delleautorità hanno preceduto la solenne celebrazione nellachiesa parrocchiale ufficiata dal parroco Don France-sco Sonzogni anche lui alpino. La manifestazione è stataarricchita dalla partecipazione di una compagnia inarmi del 5° Reggimento Alpini di Vipiteno, a conclu-sione del campo estivo allestito in valle nella settimanaprecedente. Il tutto è terminato con un convivialepranzo preparato dagli alpini diVilminore presso la pro-pria sede. Appuntamento per l'anno prossimo ad Az-zone.

Marco Riccardi

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La Seziona di Savona. organizzatrice del premio “l’Alpino del-l’anno”, in occasione della 40ª edizione ha ritenuto opportunorealizzare un volume sul premio stesso. Abbiamo chiesto al pre-sidente sezionale G.Mario Gervasoni, di chiare origine berga-

masche, il suo contenuto.«Vi sono i carteggi tra l’ideatore Franco Siccardi, allora presidente se-zionale, ed il presidente nazionale Bertagnolli. Sono inoltre elencate,anno per anno, le motivazioni dei premi corredate da articoli e fotogra-fie. Ritengo che il volume, di 132 pagine a colori, sia di alto contenutomorale e rappresenti più che degnamente gli Alpini e la loro opera di so-lidarietà».Si può richiedere tramite mail alla seziona di Savona ([email protected])oppure prenotarlo tramite la nostra sezione. Il costo riservato è di €

10,00.

Un volume sul premioL’ALPINO DELL’ANNO40 anni di ... uomini speciali

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ALPINI BERGAMASCHIPREMIATI NEGLI ANNI

Leonardo Caprioli, 1977 - Gianfranco Rota, 1988Domenico Giupponi, 1995 - Germano Fiorina, 1997 Piero

Merelli, 2000 - Lucio Piccardi, 2002Franco Pini, 2004 - Rino Berlendis, 2006

Giuseppe Zonca, 2012In vendita in sezione a € 10,00

Zona 25 (Val Serina) e gruppo Curno

SANTUARIO DEL PERELLODa anni, la prima domenica di settembre, i gruppi alpini di Curno e della zona 25:Bagnella, Bracca, Cornalba, Costa Serina, Dossena, Frerola, Oltre il Colle, Serina,Valpiana, Zambla e Zorzone, si danno appuntamento alla Passata di Miragolo S.Marco per l’ormai tradizionale Pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Pe-rello, giunto alla 34ª ricorrenza. Le note musicali della fanfara alpina di Prezzatedanno subito ufficialità alla cerimonia con l’alzabandiera, seguita da una sorpresaper i presenti con lo scoprimento di un dipinto su legno raffigurante il Crocefisso,opera che il pittore alpino Arioli Adriano ha voluto donare alla popolazione delluogo e che è stata collocata sulla parete posteriore della Cappelletta sita in locoe subito benedetta da padre Gottardo Gherardi.Al passo cadenzato della fanfara di Prezzate, il corteo, che si snoda su un per-corso in mezzo alla natura, vede in testa il vessillo sezionale scortato dal presidenteCarlo Macalli, a seguire 26 gagliardetti ed una fiumana di alpini. Giunti sul sa-grato della chiesa, dove è già tutto predisposto per la funzione religiosa, il coordi-natore di zona Persico, a nome dei gruppi organizzatori, porge il benvenuto aipresenti. La S.Messa è celebrata dal padre monfortano Gottardo Gherardi ed ac-compagnata dai canti del coro “Figli di nessuno”. Nell’omelia il celebrante iden-tifica gli alpini come la punta di diamante del volontariato per tutto quello chefanno. Finita la S. Messa e dopo la preghiera dell’alpino, una breve poesia in ver-nacolo di Sergio Fezzoli, precede i saluti di rito. Per l’amministrazione comunale

di Algua, prende la parola il vicesindaco Sirio Grigis che porta i saluti del sindaco ed invita gli alpini a proseguire con l’im-pegno di sempre.Il presidente Carlo Macalli, dopo i saluti iniziali, rivolge un caloroso saluto al Reduce di Russia Pietro Cavagna per la suapreziosa presenza. Si dice poi sorpreso dal luogo incantevole che circonda il Santuario e felice per aver scelto di parteci-pare a questo incontro. Ricorda poi agli alpini che i pellegrinaggi aiutano a forgiare lo spirito, ma servono anche a condi-videre in pienezza quei valori che gli alpini da sempre sostengono. Il bacio alla reliquia chiude la cerimonia religiosa e glialpini si danno appuntamento per il 35° pellegrinaggio del 2015.

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ANA UNUCILe attività a carattere sportivo e dirappresentanza hanno visto ancoraimpegnati elementi del team ANAUnuci. Suoi elementi hanno parte-cipato, su invito, ad un esercita-zione tenutasi nel varesotto, temaera l’antiterrorismo, collaborandocon la Polizia di Stato e il 9° Rgt pa-racadutisti Col Moschin.Presenti anche al Falzarego all’eser-citazione delle Truppe Alpine, investe d’aggiornamento logistico tat-tico sviluppatosi poi in altre eserci-tazioni organizzate dalla stessaUnuci Ana e dando anche vita auna gara con carabina a 15 mt. aCosta Valle Imagna. Da segnalareanche una camminata sull’Ortigarae resa degli onori alla ColonnaMozza. Una rappresentanza ha par-tecipato a Sassuolo al trofeo GiglioRosso, ove si sono “sfidati” parte deimigliori tiratori appartenenti a di-versi corpi d’arma e della riserva.

Matteo Brumana

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TROFEO GENNARO SORALa gara è aperta ai “bocia”È prossima la 58° edizione del TrofeoGennaro Sora, la tradizionale competi-zione invernale che ogni anno richiamaoltre cento atleti alpini sulle nevi oro-biche per un’appassionante “staffettaalpina” nel ricordo del Capitano Gen-naro Sora, l’eroe dei ghiacci del PoloNord.La competizione si svolgerà, per laprima volta, sulle nevi di Monte Pora aCastione della Presolana il 22 Febbraio2015 con il consueto format di staffettaa tre concorrenti nelle prove di sci nor-dico, sci alpinismo e slalom con par-tenza in linea e senza interruzioni tra lediverse frazioni. Per la prima volta lacompetizione viene aperta a squadre di“bocia”; questi i requisiti: età compresatra i 18 anni compiuti ed i 23 anni,iscrizione all’ANA come Amici degliAlpini, visita medica di idoneità spor-tiva (ulteriori informazioni saranno di-sponibili dalla locandina e dagliaggiornamenti one-line). I motivi che hanno indotto ad un ampliamento dei requisiti per la partecipazione alla gara sonomolteplici, principalmente per rendere più vivo il confronto agonistico tra i partecipanti e promuovere il coinvolgimentodei “bocia”, una specie di battesimo come lo è stato per i “veci” il ricevere la “cartolina” e da allora ritenersi fortunati perl’esperienza che ne è seguita, in pratica tracciare una delle possibili via per il futuro dell’Ana.Questa nuova e stimolante modifica, che da tempo era oggetto di appassionate discussioni, è stata decisa dal Comitato Or-ganizzatore che raccoglie rappresentati dei Gruppi dellaVal Gandino, dellaValle del Riso, dell’AltaValle Seriana, dellaValledi Scalve, dell’Altipiano di Clusone e della Conca della Presolana, con l’attiva partecipazione del Gruppo di Foresto Sparsoe il patrocinio della Sezione di Bergamo. Tutti gli alpini, amici e familiari sono invitati a non mancare il 22 Febbraio a so-stenere i “veci” ed in particolare quei, speriamo tanti, “bocia” in gara.

Giovanni Stabilini

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ei giorni del 2,3 e 4 maggio2014 si sonosvolti presso il

poligono di tiro diPonte San Pietro il 41°Campionato Sezionaledi tiro con la carabinalibera terra e il 30°Campionato Sezionaledi tiro con la pistolastandard. La manifesta-zione ha visto unalarga ed entusiasta par-tecipazione di nume-rosi alpini della nostrasezione: 112 presta-zioni con l’arma lungae 115 con l’arma corta,suddivise nelle quattrocategorie previste dalregolamento (esor-dienti, esperti, master e gran master); ben 18 squadre sisono cimentate nella C.l.t. e 19 nella P.s. contendendosigli ambiti trofei.Un ringraziamento particolare a Flaminio Beretta delpoligono che tanto ha lavorato per coordinare i turni ele giornate di gare. Merita, infine, un grazie di cuore laSignora Mariella Piazzalunga che per ben tre giorni haprovveduto al ristoro dei trenta commissari che si sonoavvicendati nei tre giorni di gara nonché delle iscrizioni,della cassa, della distribuzione dei gadget e dei colpi atutti i partecipanti.Al termine di tutti i turni di gara, domenica pomeriggiosi sono svolte le premiazioni coordinate da Pietro Ar-moir responsabile provinciale per il tiro a segno, allapresenza del presidente sezionale Carlo Macalli, il vi-cepresidente Isidoro Persico ed i consiglieri Simone Pa-ganelli, Giovanni Ferrari, Matteo Brumana, AndreaBresciani e Davide Cattaneo, responsabile della com-missione sportiva.Per il Gruppo di Ponte erano presenti Ivan Preda e OscarZanini quali organizzatori. Il Poligono, era rappresen-tato dal presidente Secondo Vezzoli. Ha dato la sua be-nedizione a tutti i presenti don Savino Tamanza. Presentialla cerimonia di premiazione anche il primo cittadinodi Ponte San Pietro Valerio Baraldi, accompagnato dal-l’assessore Fiori, il presidente dell’Aido Ilario Turla e ilpresidente dell’Avis Claudio Pesenti.Nelle classifiche generali, si sono imposti con ottimi ri-sultati gli alpini Maurizio Panzeri (Curno), Livio Albor-ghetti (Oltre il Colle) e Fabrizio Frigerio (Caprino) per lapistola standard; nella carabina, invece, si è aggiudicatoil titolo di Campione Sezionale Bruno Piazzalunga(Ponte San Pietro), un autentico habitué del podio anchea livello nazionale, seguito da Renato Rocca (Curno) eClaudio Dementi (Sotto il Monte). Il Gruppo di Ponte

San Pietro ha vinto con largo margine la classifica asquadre di carabina, seguita da Bonate Sotto e Curno,mentre per le pistole podio per Roncobello, Caprino ePonte San Pietro.Premiati i tre più bravi tiratori di ogni categoria e tutte lesquadre partecipanti; quest’anno il coordinatore Armoir,dando fondo a tutte le scorte personali e riciclando pre-cendenti premi (ad eccezione delle 8 coppe donate deisoliti enti), è riuscito a premiare tutte le numerose squa-dre senza far spendere nulla alla sezione.Piccoli ma significativi segni di ringraziamento sono staticonsegnati alle autorità dell’Ana presenti, al sindaco eal parroco di Ponte, al coordinatore locale dell’Avis edell’Aido e soprattutto al presidente e ai collaboratori delpoligono di Ponte che da anni ospitano questa impor-tante manifestazione sportiva alpina. La giornata si èconclusa con un simpatico rinfresco offerto dal Gruppodi Ponte San Pietro.

Simona Cantoni

Campionato sezionale di tiroMAURIZIO PANZERI E BRUNO PIZZABALLASUL GRADINO PIÚ ALTO

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TROFEO ALBISETTIDal 31 maggio al 1 giugno il poligono di tiro di Tra-date (VA) ha accolto la 41ª edizione della gara di tiroa segno in ricordo dei fratelli Albisetti. Un'occasioneirrinunciabile per i tiratori della Sezione che hannoconquistato il primo posto.1ª Sez. Bergamo con 570 punti con Locatelli Ales-sandro pt. 192, Rocca Renato pt. 190, Nava Gual-tiero pt. 188.Altri piazzamenti: 9° Armoir Pietro pt. 184, 11° MajSergio pt. 182, 14° Rota Alfredo pt. 179, 15# Tirabo-schi Italo pt. 174.

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ei giorni 20 e 21 settembre la sezione di Bergamo hapartecipato aTreviso ai Campionati Italiani A.N.A. diTiro a Segno. Quindici tiratori (di pistola e di cara-bina), guidati dal responsabile per il Tiro a Segno

Pietro Armoir, sono partiti in pullman per la località venetaalle 13 di sabato 20 dal poligono di Ponte San Pietro. Arrivatia Treviso, la compagine orobica ha partecipato alla cerimoniaufficiale d’apertura dei Campionati. Dopo l’ammassamento,una breve sfilata ha portato i partecipanti davanti al monu-mento all’Alpino, dove è stata deposta una corona d’alloro esono stati resi gli onori ai Caduti, alla presenza di diverse au-torità pubbliche locali, dei consiglieri nazionali Ana OnorioMiotto, Mariano Spreafico, Renato Genovese e GuglielmoMontorfano, di tutto il consiglio sezionale di Treviso, dei ves-silli delle Sezioni iscritte alla gara e dei numerosi gagliardettidei Gruppi. È seguita la Santa Messa.Il giorno successivo, di buon’ora, sono iniziate le gare nel belpoligono di Treviso. I tiratori bergamaschi si sono subito ci-mentati nelle gare sulle linee di tiro di Pistola Standard (checonsiste in 6 serie di cinque colpi l’una, da tirare su bersagliposti a 25 metri, in un tempo massimo di 150 secondi) e diCarabina Libera Terra (che consiste invece in 30 colpi da tiraresu bersagli posti a 50 metri sdraiati su banconi da tiro). Quasitutti i tiratori bergamaschi hanno disputato entrambe le gare,consentendo alla nostra Sezione di ben figurare nelle classifi-che finali.Le premiazioni hanno avuto inizio nel primo pomeriggio edhanno visto la partecipazione del consigliere nazionale Ma-riano Spreafico, del presidente della Sezione di Treviso Raf-faele Panno, dei membri della commissione sportiva di Trevisoe di altre autorità. Diversi tiratori orobici sono saliti sul podio.Per quanto riguarda la carabina, i bergamaschi hanno otte-nuto il primo e il secondo posto nella categoria Gran Mastercon Alessandro Locatelli e Bruno Piazzalunga e il terzo postonella categoria Open con Luca Pornaro. Grandissima soddi-sfazione poi per tutti e tre questi tiratori per aver vinto la clas-sifica a squadre.Per la Pistola, invece, va segnalato il primo posto di SimonaCantoni, “aggregata” alla sezione, che da quest’anno ha ga-reggiato nell’apposita classifica destinata agli “Amici” deglialpini. Orgoglio e felicità, infine, per la classifica speciale T3(realizzata con la sommatoria di tutti i punteggi dei tiratori diuna medesima Sezione A.N.A. e valida per la classifica delTrofeo Scaramuzza): Bergamo si è aggiudicata il primo postonell’arma lunga e il terzo nella pistola. La nostra sezione si èaggiudicata il primo posto nella pistola anche nella classificaT3 destinata agli “Amici”, valida per la classifica del TrofeoConte Calepio.

BERGAMO FA CENTRO. Tiro con fucile GarandI tiratori della sezione di Bergamo hanno conquistato una bellavittoria nella gara di tiro a segno a Tarcento (Ud) con fucile Ga-rand ca 7,62, Trofeo Egidio Furlan. Questa la squadra vincitrice:Tiraboschi Italo punti 122,2 classificatosi al 3° posto,Locatelli Alessandro punti 118,1 classificatosi 11° postoLocatelli Gianluigi e Frigerio Fabrizio punti 117,2 : 13° e 14°postoQuesti gli altri partecipanti bergamaschi: Alborghetti Livio punti109,1 - Gatti Gianbattista punti 98,1 - Valsecchi Roberto punti98,1 - Bonacina Mauro punti 90Classifica per Sezioni: 1. ANA Bergamo punti 357,5 - 2. ANATrieste punti 354,5 - 3. ANA Tradate punti 354,2.

Campionati Italiani ANA di Tiro a SegnoCARABINA: BERGAMO AL PRIMO POSTO

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PRINCIPALI RISULTATI DEI TIRATORI BERGAMASCHI:Carabina:Gran Master:1° classificato – Alessandro Locatelli (291 punti)2° classificato – Bruno Piazzalunga (288 punti)6° classificato – Gualtiero Nava (287 punti)Open:3° classificato – Luca Pornaro (292 punti)9° classificato – Claudio Dementi (286 punti)Squadre:1° classificato – Bergamo (Pornaro, Locatelli, Piazza-lunga) – 871 puntiT3:1° classificato – Bergamo (671 punti)

Pistola:Gran Master:6° classificato – Luciano Rossi (264 punti)12° classificato – Agostino Manzoni (257 punti)13° classificato – Gualtiero Nava (256 punti)14° classificato – Mario Ubiali (255 punti)Amici:1° classificato – Simona Cantoni (269 punti)Squadre:8° classificato – Bergamo (Rossi, Manzoni, Nava) – 771puntiT3:3° classificato – Bergamo (459 punti)T3 – Amici Pro Trofeo Conte Calepio1° classificato – Bergamo (63 punti)

Simona Cantoni

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Almenno S. Salvatore - Francesco CortinovisIl 18 giugno scorso è andato avanti Francesco Cortinovis (Brièlo) all’etàdi 98 anni. Nato il 15 ottobre 1915 in Almenno S.Salvatore, venne chia-mato al servizio militare nella Tridentina in cui affrontò, durante il1940/41, il fronte greco-albanese e successivamente nell’estate del1942 quello russo. Fu testimone nel gennaio del 1943 della tragica ri-tirata di Russia e reduce vivente del dramma di Nikolajewka.Rientrato in Italia dopo un breve periodo di licenza venne richiamato alservizio militare e dopo l’8 settembre deportato nei campi di lavoro inGermania. Solo a guerra conclusa, dopo ben sette anni di lontananza,riuscì a riabbracciare la famiglia e tornare ai suoi luoghi natii.Anche negli ultimi anni, sebbene afflitto dalla malattia, accompagnatodai figli, è sempre stato presente sia alle ricorrenze solenni che a quellepiù conviviali, durante le quali il ricordo di quei lontani tragici giorni nefacevano testimone vivente ai presenti e in special modo agli alpinidelle nuove generazioni, che in tanto sacrificio riconoscono le radicidel valoroso Corpo militare e associativo alpino.

Averara - Fortunato LazzaroniFortunato, classe 1915, è andato avanti il 10 aprile scorso. Orfano di padree perso un fratello ventenne (1927/1949), entrambi morti in terra di Fran-cia per incidenti sul lavoro, a lui è toccato l’obbligo della leva: diciottomesi nel Battaglione Tirano.Richiamato, è inviato in Albania e Grecia, dove salva l’alpino valtellineseEgidio Abate. Così nasce un profondo legame d’amicizia da cui scaturiscel’idea dell’incontro alpino al Passo San Marco.Gli tocca poi l’odissea della Campagna di Russia. All’ordine immediato diritirata e di abbandonare tutto, compresi i viveri, “Nato”, da buon condu-cente, confidando nella sua mula, riesce a trafugare una forma di formag-gio grana, di cui ne usufruiranno anche i compagni di sventura, tra cui“Annovazzi di Valtorta”, accasciato a terra stremato, che carica sulla slittae lo porta in salvo.Infine gli toccano anche due anni di prigionia in Germania. Orgoglioso diportar il cappello dalla lunga penna nera, partecipa attivamente alla vitadel Gruppo fin dalla sua nascita, promotore e partecipe di varie iniziative.Tutti gli alpini di Averara gli dicono un sincero grazie per il tuo esempiodurante tutta la sua lunga vita, che ha sfiorato il secolo.

Azzonica - Giuseppe FalgariIl nostro reduce e prigioniero di guerra Giuseppe Falgari, classe 1919,ci ha lasciato e la comunità e le penne nere gli hanno tributato in com-mosso omaggio in occasione dei funerali.Reclutato nel marzo del 1940, era stato inviato, con il Battaglione Ti-rano, nel mese di giugno sul fronte del Monte Bianco e nel novembredello stesso anno a Durazzo per poi raggiungere la linea del fronte.Al rientro in Italia dal fronte greco-albanese, ottenuta ad Alba la pa-tente di guida, è stato inviato sul fronte russo. Nella ritirata del gennaiodel 1943 si è unito ad una colonna formata da Alpini della Tridentinaed ebbe la fortuna di rientrare in Italia.Dopo i noti avvenimenti sopravvenuti a seguito dell’armistizio, l’8 set-tembre del 1944 fu catturato dai tedeschi e condotto in prigionia inGermania. Ottenne la liberazione il 9 ottobre 1945.Ha sempre partecipato con entusiasmo alla vita del Gruppo che nepiange la sua perdita.Ai famigliari, nipoti e pronipoti il Gruppo porge le più sentite condo-glianze.

ADDIO REDUCI

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Bracca - Domenico BoniniL’ultimo Reduce della campagna di Russia del gruppo di Bracca, DomenicoBonini classe 1922, è andato avanti il 13 agosto a Rigosa di Algua dove è natoe tuttora risiedeva. All’ultimo viaggio l’hanno accompagnato il vessillo sezio-nale, le bandiere dei Combattenti e Reduci, molti gagliardetti e tantissimi alpini.Arruolato nel gennaio del 42, fu assegnato alla Tridentina ed a luglio dellostesso anno, su una tradotta, fu spedito sul Fronte Russo dove infuriava la guerra.Domenico era un uomo schivo, non amava tanto raccontare gli episodi dellaguerra, si emozionava fino a piangere: «Ma perché tanti morti? Trucidati da mi-tragliatrici e cannonate, era tremendo quello che succedeva intorno a noi esulla nostra pelle».Nel libro di Luigi Furia “I Reduci raccontano” così si esprimeva: «Per nostrafortuna abbiamo trovato la campagna abbandonata dai contadini, cosi ci siamorifocillati con patate, zucche, rape e altri ortaggi. Raccoglievamo perfino le spi-ghe di frumento che poi pestavamo nell’elmetto facendone farina per polenta.Là nella steppa l’inverno avanzava più che mai, il nostro equipaggiamento nonbastava più, braghe di tela, scarpe di cartone e poco altro. Cosi mezzo conge-lati siamo arrivati a dicembre. A Natale sognavamo di essere nelle nostre case,invece eravamo in Russia circondati e chiusi senza scampo. Verso la fine di

gennaio successe il finimondo davanti a noi, cannonate e bombardamento aereo finché i nostri riuscirono ad aprireun varco nella sacca russa lasciando sul terreno migliaia di morti. Per noi fu la salvezza». Tornò in Italia malmesso econ i piedi congelati, ma salvo. Grazie Domenico, per la tua testimonianza e per tutto quello che ci hai trasmesso. Ituoi alpini non ti scorderanno.

Cazzano S. Andrea - Giacomo MoroIl giorno 7 luglio il reduce Giacomo Moro, classe 1920, è andato avanti. Ri-cevuta la cartolina a 18 anni e successivamente arruolato nel battaglioneEdolo, dopo un breve addestramento fu mandato prima sul fronte Occi-dentale, poi su quello Greco Albanese ed infine fu impegnato nella Cam-pagna di Russia. Sul fronte russo, con temperature a meno 35 gradi, a causadel congelamento perse tutte le dita del piede destro e del sinistro gli ri-mase deformato il secondo dito. Durante la ritirata fece parte della compa-gnia comandata da Leonardo Caprioli. Dopo la battaglia di Nikolajewkacamminò ancora per tre giorni, con pezzi di coperta ai piedi, finché arri-varono dei camion che portarono lui ed i suoi compagni in una scuoladove furono assistiti e rifocillati, dopo di che furono caricati su una tradotta.Giunto in Italia fu curato in un ospedale di Bologna. Quando fu dimesso,tornato a casa, era ridotto tanto male che neppure la mamma lo riconobbesubito. Al funerale la preghiera dell’Alpino è stata letta da Giovan BattistaColombi a nome e per conto di tutti gli alpini di Cazzano S. Andrea chehanno provveduto al picchetto durante la celebrazione. Per l’Amministra-zione comunale era presente il vicesindaco Fabrizio Moretti, nonché at-tuale capogruppo. Al cimitero il silenzio d’ordinanza ha dato l’ultimo salutoall’alpino Giacomo Moro, valoroso combattente.

Bergamo - Valtesse Valverde - Giuseppe SignorelliCi ha lasciati, per raggiungere il paradiso di Cantore, Giuseppe Signorelli, ultimoreduce del Gruppo, classe 1917. Chimato alle armi nel 1937, addestrato in Fran-cia per alcuni mesi, si trova poi ad affrontare un destino che mette a dura provala sua tempra. Infatti la Seconda Guerra mondiale lo vede dapprima combatterein Grecia Albania e poi in Russia. Tornato dai fronti bellici, finisce imprigionatonei campi concentramento della Germania, nei quali riesce a sopravvivere e tor-nare in Italia il 4 giugno 1945.Giunto a Valtesse trova lavoro presso la stabilimento del Gres, aiutando la so-rella di cui si fa carico. Il suo spirito e ciò che la sorte glia ha fatto vivere in guerralo portano nel 1961 ad iniziare la costituzione del gruppo alpini che si materia-lizza nel 1963 con il nome di Gruppo Alpini Valtesse Valverde. Il suo grandeamore per il cappello alpino e ciò che rappresenta lo vedono alfiere ed ogni ma-nifestazione per ben 35 anni, un compito che compie diligentemente e orgo-gliosamente, rappresentando il Gruppo. Queste poche parole riassumono ciò chesei stato, un grande alpino. Da lassù guardaci e proteggici. Ti giunga il nostro piùcaro saluto fraterno. Ciao Bepi! I tuoi alpini

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ADRARASAN ROCCO

Giuseppe Giovanni BettiClasse 1939

ALBANOSANT’ALESSANDRO

Giovanni Pezzotta(detto Luigi)Classe 1952

ALBANOSANT’ALESSANDRO

Luigi RossiClasse 1930

ALZANOLOMBARDO

Mario RotaClasse 1929

AMBIVERE

Mario AlborghettiClasse 1935

ARDESIO

Angelo ZucchelliClasse 1942

BEDULITA

Angelo MoscheniClasse 1934

BERBENNO

Pierangelo ManzoniClasse 1943

BERGAMOGRUMELLO DEL PIANO

Virgilio MilaniClasse 1933

BOTTANUCO

Giuseppe PericoClasse 1950

BREMBATEDI SOPRA

Pasquale Luigi CortinovisClasse 1925

BRIGNANOGERA D’ADDA

Pietro ScottiClasse 1923

CALOLZIOCORTE

Giacomo MangiliClasse 1943

CALOLZIOCORTE

Valerio RadaelliClasse 1942

CALOLZIOCORTE

Mauro RivaClasse 1961

CALOLZIOCORTE

Mario ScolaClasse 1934

CALVENZANO

Giuseppe BoscoClasse 1933

CAPIZZONE

Giuseppe RotaClasse 1938

Monasterolo del Castello - Mariano LazzaroniMariano è stato sempre orgoglioso di partecipare alle manifestazioni alpine, il cappello con la penna nerain testa, il gagliardetto del Gruppo stretto in pugno. Nato a Monasterolo del Castello il 7 febbraio 1921,Mariano venne arruolato il 9 gennaio 1941 a Edolo, 5° Alpini, Battaglione Edolo, Compagnia Comando.Partito per il fronte russo il 10 luglio 1942, ha fatto ritorno a casa il 10 marzo 1943, dopo aver contribuitoa scrivere, nel gelo dell’inverno russo, a Nikolajewka, una pagina di eroismo e di grandissima umanità.Ecco come Mariano ricordava quei terribili giorni: «Dopo la battaglia abbiamo continuato a camminarea piedi in mezzo alla neve. Una sera, cercando di raggiungere la mia colonna, scorsi una macchia scurasulla neve che scambiai per uno dei tanti muli che morivano, sfiniti, come noi, dal freddo, dalla stan-chezza e dalla fame. Quando gli fui vicino capii che era un soldato; allora mi chinai su di lui, per vederese fosse ancora vivo e con grande stupore riconobbi in lui il mio caporalmaggiore GiuseppeMerelli diVertova. Appenami riconobbe,mi disse di lasciarlo stare, di non aiutarlo o saremmo morti entrambi: aveva i piedi congelati e mi pregò di prendere il suo portafo-glio e di portare i suoi ultimi saluti alla famiglia. Non gli diedi retta, lo aiutai ad alzarsi, gli misi un braccio sotto le ascelle per sor-reggerlo e così ci rimettemmo in cammino; e più lui mi diceva di lasciarlo dove era, più sentivo le mie forze aumentaremiracolosamente». La vicenda ebbe una felice conclusione, dal momento che sia Mariano che il Merelli hanno fatto ritorno a casa.Con la scomparsa di Mariano Monasterolo perde l’ultimo testimone di quelle drammatiche vicende.

Parre - PietroVisiniPietro Visini, classe 1924, decorato con croce al merito, si arruolò a 19 anni per fare rientrare il fra-tello maggiore dal fronte. Arruolato nel 5° Reggimento Artiglieria da Montagna ai primi di settembre1943, fece appena a tempo ad indossare la divisa militare che fu catturato con altri dai tedeschi. Cosìiniziò la sua odissea: da Bergamo a Bolzano in treno, poi a piedi fino a Merano e di nuovo in trenofino al campo di concentramento di Hannover.Vita durissima, molti dei suoi compagni morirono perviolenze, fame e freddo. Partito che pesava 86 chili, giunse a pesarne solo 36: un cadavere ambu-lante, lo tenevano in piedi lo spirito ed il grande desiderio di poter tornare a casa ad abbracciare i suoicari. Dopo un anno di quell’inferno, fu mandato insieme ad altri in una fattoria in cui il lavoro era sem-pre duro, ma fortunatamente gli davano da mangiare. Così, pian piano, riuscì e mettere su qualchechilo ed a stare un po’ meglio di salute. Rischiando molto, riuscì a portare da mangiare anche ai suoicompagni detenuti nel campo di concentramento. Ogni volta che una scrofa partoriva - chissà perché?- un maialino moriva. Lo macellava immediatamente e poi di nascosto lo portava ai suoi compagnirimasti nelle baracche. Quando fu firmata la resa, non venendo nessuno a liberali, scappò ed un po’a piedi, un po’ col treno riuscì ad arrivare al suo paese. Iscritto e partecipe alla vita del Gruppo, sti-

mato da tutti, i suoi funerali hanno visto la partecipazione di molti alpini di Parre e dell’Alta Valle Seriana, una quindicina di ga-gliardetti ed il vessillo sezionale scortato dal vicepresidente Granelli e dall’ex presidente Carobbio.

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CARONA

Romano BaginiClasse 1931

CARVICO

Mario CodalliClasse 1950

CARVICO

Gualtiero GariniClasse 1944

CASAZZA

Giovanni BettoniClasse 1921

CASAZZA

Giannino CortesiClasse 1949

CASNIGO

Andrea ImbertiClasse 1933

CASTELLICALEPIO

Angelo NovaliClasse 1937

CASTELLICALEPIO

Faustino ParisClasse 1924

CASTELLICALEPIO

Alessandro RuggeriClasse 1942

CAZZANOS. ANDREA

Vincenzo ScolariClasse 1930

CHIUDUNO

Pierangelo ZappellaClasse 1949

CICOLA

Agostino SangalettiClasse 1954

CISANOBERGAMASCO

Francesco BonatiClasse 1949

CISANOBERGAMASCO

Mauro PapiniClasse 1935

CLUSONE

Gianni Calegari “Süster”Classe 1934

CLUSONE

Sergio GiudiciClasse 1938

COMENDUNO

Gino UrbinatiClasse 1930

COSTASERINA

Angelo Prina BrembillaClasse 1941

COSTAVOLPINO

Don Domenico BaruselliClasse 1940

COSTAVOLPINO

Gabriele FacchinettiClasse 1943

COSTAVOLPINO

Giuseppe LollioClasse 1936

DALMINE

Ezio TravelliniClasse 1952

DOSSENA

Giovanni CarraraClasse 1964

ERVE

Pietro ValsecchiClasse 1920

FARAGERA D’ADDA

Ugo TestaClasse 1952

FIORANOAL SERIO

Carlo VermiClasse 1931

GANDELLINO

Luigi Trivella “Gige”Classe 1923

GAZZANIGA

Battista Belotti MasseriniClasse 1943

GORLAGO

Osvaldo TestaClasse 1951

GRIGNANO

Angelo BrembillaClasse 1937

GROMO

Ambrogio BullettiClasse 1922

GRUMELLODEL MONTE

Michele BianchiClasse 1948

GRUMELLODEL MONTE

Giuseppe PedriniClasse 1967

LEFFE

Alessandro PezzoliClasse 1948

LEFFE

Angelo PezzoliClasse 1937

LEFFE

Luciano PezzoliClasse 1936

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SEDRINA

Gian Pietro VitaliClasse 1943

TELGATE

Roberto PomaClasse 1942

TORREDE’ ROVERI

Walter NembriniClasse 1952

TREVIOLO

Dionisio GhislandiClasse 1943

UBIALECLANEZZO

Pietro GambaClasse 1940

VALGOGLIO

Modesto Adriano ZenoniClasse 1953

MAPELLO

Pietro DonadoniClasse 1933

MAPELLO

Vincenzo MazzocatoClasse 1927

MOZZO

Giuseppe Tillio FrosioClasse 1934

NEMBRO

Paolo TomassoniClasse 1924

OLTREIL COLLE

Andrea BonomiClasse 1938

PALADINA

Ferruccio CassinaClasse 1937

PALADINA

Guerino PicenniClasse 1915

PALAZZAGO

Lorenzo DonghiClasse 1935

PALAZZAGO

Carlo MangiliClasse 1937

PALAZZAGO

Sergio MazzoleniClasse 1937

PEDRENGO

Osvaldo BarcellaClasse 1947

PEDRENGO

Santo PeracchiClasse 1927

PEDRENGO

Giuseppe TomaselliClasse 1921

PEIA

Benedetto BosioClasse 1942

PRESOLANA

Romeo CanovaClasse 1961

PRESEZZO

Luigi GuerinoniClasse 1951

ROMANODI LOMBARDIA

Enrico PiavaniClasse 1962

SAN GIOVANNIBIANCO

Marco GiupponiClasse 1940

VILLADI SERIO

Alessandro CassinaClasse 1966

VILLADI SERIO

Lorenzo LonghiClasse 1934

VILLADI SERIO

Angelo TestaClasse 1948

VILLONGO

Martino VolpiClasse 1924

ZAMBLA

Domingo RizziClasse 1924

SANT’OMOBONOTERME

Stefano BarettiClasse 1966

SAN PELLEGRINOTERME

Gianpietro RotaClasse 1951

SCANZOROSCIATE

Giuseppe ArmaniClasse 1931

SCANZOROSCIATE

Angelo PievaniClasse 1936

SCHILPARIO

Carlo MajClasse 1945

SCHILPARIO

Giorgio MorandiClasse 1918

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51

DONARE VUOL DIRE AMARE

PROSSIMI APPUNTAMENTIGENNAIO 201511 LENNA 44° TROFEO NIKOLAJEWKA24 BRESCIA 72° ANNIVERSARIO NIKOLAJEWKA25 GANDOSSO 72° ANNIVERSARIO NIKOLAJEWKA25 CAMPAGNOLA 72° ANNIVERSARIO NIKOLAJEWKA

FEBBRAIO2 – 6 SAN CANDIDO Ca.STA15 ASIAGO 80° CAMPIONATO SCI FONDO22 MONTE PORA 58° TROFEO SORA

MARZO8 SCHILPARIO 38° CAMPIONATO SCI ALPINISMO15 BERGAMO – FIERA ASSEMBLEA SEZIONALE22 SUSA - CHIOMONTE 49° CAMPIONATO SCI SLALOM

MAGGIO15 - 17 AQUILAADUNATANAZIONALE

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