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l’ allevatore magazine A CURA DELL’ASSOCIAZIONE REGIONALE ALLEVATORI DELLEMILIA ROMAGNA Periodico d’informazione e aggiornamento tecnico professionale Anno LXXII - Supplemento n. 4 a l’Allevatore n. 4 del 6 Aprile 2016 Distribuzione Poste Italiane SpA - ISSN 1972-8034 E MILIA R OMAGN A LLEVA

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EmiliaromagnallEva

l ’allevatorem a g a z i n e

a cura dell’associazione regionale allevatori dell’emilia romagna

Periodico d’informazione e aggiornamento tecnico professionale

Anno LXXII - Supplemento n. 4 a l’Allevatore n. 4 del 6 Aprile 2016Distribuzione Poste Italiane SpA - ISSN 1972-8034

EmiliaromagnallEva

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Sommario EmiliaromagnallEva

l ’allevatorem a g a z i n e

EmiliaromagnallEva

Informazioni tecniche,economiche e di attualità a cura dell’Associazione Regionale Allevatoridell’Emilia Romagna

Supplemento n. 4 a l’Allevatore n. 4 del 6 aprile 2016Anno LXXII

CoordinamentoMaurizio GarlappiPresidente Araer

Claudio BovoDirettore Araer

Direttore responsabileAlessandro Nardone

Redattore capoGiovanni De Luca([email protected])

In redazioneAlessandro Amadei([email protected])

Camillo Mammarella([email protected])

Progetto graficoMediatime Editing - Padova

GraficaGarden - Lorena Lombroso

EditoreServizi Commercialiper gli Allevatori SCA srlVia G. Tomassetti 900161 RomaTel. 06.8545.1226([email protected])

StampaMediagraf S.p.A.Sede legale e stabilimento:Viale della Navigazione Interna 8935027 Noventa Padovana

Organo ufficialedi stampadell’Associazioneitaliana allevatori

Autorizzazione del Tribunaledi Roma n. 323 del 14-7-1948

Periodicoassociato USPI

03EditorialeMostre di Reggio Emilia e Riolo Terme,due successi che premiano gli allevatoridi Maurizio Garlappi

04AttualitàÈ Gerboise la star di Reggio Emiliadi anna Mossini

08Fantastica Victoria a Riolo Termedi alessandro aMadei

11Anche il maestro Riccardo Muti apprezza le mostre zootecnichedi anna Mossini

12L’Emilia Romagna in prima fila nella lotta ai gas serradi alessandro aMadei

14RubricaViaggio al centro di Si@llevadi Gian paolo piGnatti

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EditorialeEmiliaromagnallEva

Mentre le pagine di questo numero di EmiliaRomagnAlleva stanno per andare in stampa, si sono spenti da poche ore i riflettori sulla prima edizione della Mostra Interregionale delle Bovine da Latte e sulla 25ma edizione della Mostra Nazionale dei Bovini di razza Romagnola. Entrambe le rassegne si sono svolte dal 15 al 17 aprile scorsi, la prima presso il quartiere fieristico di Reggio Emilia e la seconda nella suggestiva cittadina di Riolo Terme, provincia di Ravenna. Lo sforzo organizzativo di Araer, che ne ha curato ogni minimo dettaglio, è stato considerevole e il timore che qualcosa potesse non andare come auspicavamo c’era. Ma si è trattato di una preoccupazione che i fatti hanno ben presto fugato, tale è stato il livello qualitativo dei soggetti in gara e l’afflusso di visitatori registrato, non solo appartenenti agli addetti ai lavori. Ancora una volta il Sistema allevatori emiliano-romagnolo ha dimostrato di apprezzare il lavoro

dell’associazione regionale che li rappresenta, che offre loro una gamma di servizi di prim’ordine portando avanti le istanze di una categoria la cui attività, oggi, è messa in serio pericolo da un mercato che non premia come dovrebbe la professionalità e i sacrifici compiuti, sia per quanto riguarda il settore delle bovine da latte che quello dei bovini da carne. I 170 capi di bestiame che hanno sfilato a Reggio Emilia, provenienti oltre che dall’Emilia Romagna anche dalla Lombardia, dal Piemonte e dal Veneto e gli oltre 100 presenti a Riolo Terme hanno ancora una volta evidenziato quanto le rassegne di questo tipo siano importanti per consolidare quel legame col territorio in cui Araer crede da sempre. Ed è proprio in virtù di questo che la nostra attività, parallelamente ai numerosi servizi tecnici offerti, proseguirà nel solco di una vicinanza alla base associativa che nelle mostre trova una delle sue più felici espressioni. n

Mostre di Reggio Emilia e Riolo Terme, due successi che premiano gli allevatori

Le rassegne si sono svolte

in contemporanea dal 15 al 17 aprile scorsi.

Si rinsalda il legame con il territorio nel segno dell’elevato

valore genetico del bestiame

Maurizio Garlappipresidente araer

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EmiliaromagnaallEva

È Gerboise la star di Reggio EmiliaOltre 170 soggetti provenienti da 70 allevamenti della regione e da quelle limitrofe hanno animato le rassegne della Frisona e della Bruna, riscuotendo valanghe di applausidi anna Mossini

Un successo. È rac-chiuso in una sola parola il bilancio del-

la prima edizione della Mostra interregionale delle bovine da latte, organizzata dall’Asso-ciazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna (Araer), che il quartiere fieristico di Reggio Emilia ha ospitato dal 15 al 17 aprile scorsi. Oltre 170, tra Frisona e Bru-na, gli esemplari in compe-tizione, provenienti da 70 allevamenti distribuiti sul ter-ritorio dell’Emilia Romagna, della Lombardia, del Veneto e del Piemonte. Tutti sogget-ti caratterizzati da un elevato valore genetico e da una mor-fologia ai massimi livelli che hanno messo a dura prova i giudici incaricati di incorona-re le miss. Il titolo di campio-nessa della interregionale della

Frisona è andato a Gerboise, dell’allevamento Nure di Pia-cenza, mentre quello di riserva è toccato a Stanleycup White dell’azienda agricola La Cor-te di Dotti di Modena, che ha vinto anche come miglior

mammella vacche giovani; la menzione d’onore è andata a Caserini F Alexander Epica dell’azienda Eredi Caserini di Lodi; il titolo di miglior mammella vacche adulte è stato infine assegnato a Joma-

Attualità

In alto: il momento della premiazione dell’interregionale della Frisona. Le vacche sono (da destra): Gerboise dell’allevamento Nure di Piacenza, Stanleycup White dell’azienda agricola La Corte di Dotti di Modena e Caserini F Alexander Epica dell’azienda Eredi Caserini di Lodi

Ecco i Master Breeder Anche quest’anno sono stati assegnati i premi Master Breeder regionali. I parametri utilizzati per la graduatoria e il calcolo del punteggio finale hanno riguardano per il 60% i kg di proteine, per il 15% l’intervallo parto-concepimento, per il 15% il conteggio delle cellule somatiche e per il 10% la morfologia. Inoltre, sono stati considerati gli allevamenti per la razza prevalente come numero di capi presenti tutto l’anno nel Bollettino della produttività del latte – Aia 2015. I premi sono andati: azienda agricola Giuseppe Zanichelli di Reggio Emilia per la produzione di Parmigiano Reggiano (razza Frisona); azienda agricola Villa Maria di Merlini Emanuele di Carpaneto Piacentino (Pc) per la produzione di Grana Padano (razza Frisona); azienda agricola Bonacini Adriano di Reggio Emilia per la produzione di latte alimentare (razza Frisona); Agrigen Gennari e Barbuti di Collecchio (Pr) per la razza Bruna; società agricola Le Boccede/Allevamento del Minello di Villa Minozzo (Re) per la Pezzata Rossa; Ferrarini Spa di Reggio Emilia per la razza Jersey; azienda agricola La Rossa di Berto Rosa di Castellarano (Re) per la razza Reggiana; azienda agricola Manicardi Gianni di Gattatico (Re) per la razza Bianca Val Padana.

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AttualitàEmiliaromagnallEva

gro Goldwyn Jasmin dell’a-zienda Agriber di Piacenza. Per la razza Bruna il titolo di campionessa è andato a P.Z. Nafta dell’azienda Sangonelli Antonio di Montechiarugo-lo (Pr), mentre la riserva e la menzione d’onore sono stati conferiti a due soggetti dell’a-zienda Palmas Antonio Maria di Parma, rispettivamente P.V. Gitano Pan e Stefani Mike Lauretta. Ottimi, seppure presenti in numero minore rispetto a quelli della Frisona, gli esemplari di razza Bruna che hanno calcato il ring di Reggio Emilia, a cui si devo-no aggiungere soggetti delle altre razze da latte o a dupli-ce attitudine ( Jersey, Pezzata Rossa, Reggiana e Bianca Val Padana) che anche in questa

occasione hanno dimostrato tutte le loro potenzialità.

Legame col territorio“Professionalità e legame con il territorio – ha dichiarato il presidente Araer, Maurizio Garlappi al termine della mo-stra – dimostrano di essere un binomio inscindibile che premia anche in tempi difficili come quelli che i nostri alle-vatori stanno vivendo, soprat-tutto coloro che producono latte alimentare e non sono inseriti in un sistema coopera-tivo che può contrastare le as-surde decisioni dell’industria che, unilateralmente, ha de-ciso nelle scorse settimane di non rinnovare i contratti sot-toscritti pochi mesi fa. Le sti-me internazionali dicono che

nel corso dei prossimi anni la produzione di latte aumenterà su scala globale del 15%, latte che arriverà da ogni dove e il cui ingresso non sarà indolo-re. Questo non vuol dire che sarà latte di dubbia qualità –

ha continuato Garlappi – vuol dire che saremo chiamati a gestire nuove sfide, all’interno delle quali la distintività delle produzioni farà la differenza. Ecco allora che il tema dell’in-novazione e della tecnologia

Il podio della mostra della razza Bruna. Da sinistra la campionessa P.Z. Nafta dell’azienda agricola Sangonelli Antonio di Montechiarugolo (Pr), la riserva e miglior mammella P.V. Gitano Pan dell’azienda agricola Palmas Antonio Maria di Parma e la menzione d’onore Stefani Mike Lauretta, sempre dell’azienda agricola Palmas

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EmiliaromagnaallEvaAttualità

diventa primario, un percorso che stiamo già vedendo con il miglioramento genetico del-le nostre bovine, che grazie all’avvento della genomica oggi assicurano parametri eccezio-nali, impensabili fino a pochi anni fa. Per far questo però servono investimenti, sforzi organizzativi, risorse. Non dimentichiamo che da alcuni anni a questa parte il Sistema allevatori in Emilia Romagna ha visto ridursi gli aiuti statali del 60%, costrin-gendoci a una riorganizzazio-

ne che oggi però è un esempio per molte altre regioni e che è stata interamente pagata dagli allevatori con l’aumen-to delle quote associative, dai dipendenti e dalle sezioni pro-vinciali, le vecchie Apa. Tutto questo per dire che i successi derivanti da occasioni di in-contri come la Mostra inter-regionale delle bovine da latte di Reggio Emilia non possono che premiare l’attività di Araer e la professionalità dei nostri allevatori. Dopo trent’anni di rassegne regionali, questa pri-

ma edizione che ha richiamato i migliori soggetti provenienti dagli allevamenti delle regioni limitrofe vorremmo fosse l’i-nizio di un nuovo e proficuo percorso: nel calendario delle iniziative previste per il 2017 la seconda edizione di questa rassegna è già appuntata”.

Gestire la mandriaOltre alle bovine in gara e a un nutrito parterre di dit-te espositrici, la Mostra di Reggio Emilia ha offerto un interessante momento di for-mazione e approfondimento con il convegno dedicato alla “Sostenibilità degli allevamen-ti da latte: strumenti e tecno-logie”, organizzato da Araer e moderato dal neodirettore di Aia (Associazione italiana allevatori), Roberto Maddè. Dagli interventi dei relatori

è emerso che le priorità stra-tegiche per l’allevamento di vacche da latte riguardano il valore genetico della mandria, l’ottimizzazione della gestione della mandria e la produzione di un latte di qualità superiore, ottenuto nel massimo rispetto dell’ambiente e del benessere animale. Fondamentale diventa il sup-porto informatico: il nuovo software Si@lleva, realizzato da Aia, rappresenta la soluzio-ne ideale per perfezionare le routine operative della stalla, gestire al meglio le scorte di medicinali, seme e altri stru-menti, semplificare gli adem-pimenti burocratici, identifi-care precocemente le criticità che riguardano il bestiame fa-vorendo quindi interventi im-mediati per una tempestiva soluzione. n

Durante la Mostra interregionale delle bovine da latte di Reggio Emilia, si è tenuta la prima edizione del premio “Vacche in Forma 2016”, concorso riservato alle bovine che producono per il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano con alle spalle un numero minimo di 5 lattazioni. L’elaborazione dei dati utilizzati per la graduatoria e il calcolo della resa in formaggio sono stati eseguiti dai tecnici Aia. Di seguito l’elenco delle vincitrici:

• Razza Frisona – Parmigiano Reggiano: Rind Elvira dell’azienda agricola Consolini Arrigo, Italo e Andrea di Reggiolo (Re) che in 12 lattazioni ha prodotto 171.798,1 kg di latte con una resa di 11.706,45 kg di formaggio.

• Razza Frisona – Grana Padano: Ronchi Comestar Lee Lea dell’azienda agricola Bassi Mario di Fiorenzuola d’Arda (Pc), che in 7 lattazioni ha prodotto 160.963,2 kg di latte con una resa di 11,378,15 kg di formaggio.

• Razza Bruna – Parmigiano Reggiano: Palmieri Christians Ace Lillin dell’azienda agricola Palmieri Mario di Gaggio Montano (Bo), che in 12 lattazioni ha prodotto 133.190,5 kg di latte con una resa di 9.868,34 kg di formaggio.

• Razza Bruna – Grana Padano: Jemy Terra dell’azienda agricola Roana

Dottor Giuseppe di Villanova sull’Arda (Pc), che in 7 lattazioni ha prodotto 66,824,4kg di latte con una resa di 5.249,89 kg di formaggio.

• Razza Jersey – Parmigiano Reggiano: Jerla dell’azienda agricola Benassi di Collecchio (Pr), che in 8 lattazioni ha prodotto 67.464,1 kg di latte con una resa di 5.752,64 kg di formaggio.

• Razza Jersey – Grana Padano: Galiverta Polly dell’azienda agricola Moschini Fausto di Carpaneto Piacentino (Pc), che in 7 lattazioni ha prodotto 58.718,7 kg di latte con una resa di 6.067,81 kg di formaggio.

• Razza Pezzata Rossa – Parmigiano Reggiano: Heda dell’azienda agricola Valentini Mano di Castelnovo né Monti (Re), che in 10 lattazioni ha prodotto 700.67,4 kg di latte con una resa di 5.666,26 kg di formaggio.

• Razza Reggiana – Parmigiano Reggiano: Pia Gemella dell’azienda agricola Conti Luca di Quattro Castella (Re), che in 11 lattazioni ha prodotto 86.862,1 kg di latte con una resa di 6.676,71 kg di formaggio.

• Razza Bianca Val Padana – Parmigiano Reggiano: Hellen dell’azienda agricola Corte del Boiardo del dottor Sabattini James di Reggio Emilia, che in 8 lattazioni ha prodotto 58.195,1 kg di latte con una resa di 4.555,18 kg di formaggio.

Premio “Vacche in Forma”

Alcuni dei vincitori del premio “Vacche in Forma 2016” tra il presidente di Araer Maurizio Garlappi (a destra) e il direttore Claudio Bovo (a sinistra)

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EmiliaromagnaallEva

La migliore mostra degli ultimi anni per qualità dei capi. È questo il

giudizio unanime degli ad-detti ai lavori sulla edizione numero 25 della “nazionale” della razza Romagnola, tenu-tasi recentemente nella lus-sureggiante cornice del Parco fluviale di Riolo Terme (Ra). Un evento reso possibile dal-lo sforzo congiunto di Regio-ne Emilia Romagna, Araer e Anabic con l’aiuto degli sponsor (tra questi la Banca di Credito Cooperativo della Romagna Occidentale, la Ca-mera di Commercio di Ra-venna e il Comune di Riolo Terme), e che alla fine è riu-scito a soddisfare tutti, pub-

blico, espositori e organiz-zatori. Il destino nel nome, dicevano i latini, e dunque tra i tanti “bellissimi” capi che hanno sfilato sul ring non poteva che trionfare Victoria, la superba fattrice dell’alleva-mento Donati di Ravenna a cui è andato il titolo di “Best in show” della manifestazione oltre che di campionessa delle femmine senior. “Un animale – ha commentato il giudice, Matteo Ridolfi, al momento di eleggerla regina delle fattri-ci – dall’ottimo tono musco-lare, con una mammella anco-ra fresca, grande espressione dei caratteri di razza, fluidità nei movimenti. Un soggetto perfettamente integro che in

allevamento può ancora dare molto”. A contendere a Vic-toria il titolo di migliore sog-getto del concorso sono stati Dario, l’imponente toro dei riminesi Umberto Andreini e Giuseppe Drudi che ha vinto il titolo di campione tra i ma-schi senior, il giovane Ercole di Manuel Giunchi di Raven-na, trionfatore tra i torelli, e infine la giovanissima Eva, sempre di Emilio Donati, che è riuscita a imporsi nella fina-le delle femmine junior (per le classifiche complete: www.anabic.it). Insieme a Victoria un poker d’assi di campioni che fatti sfilare insieme sul ring non hanno potuto che calamitare

i convinti e calorosi applausi da parte del pubblico presente.

Piano IbrMa naturalmente la mostra ha fornito anche l’occasione per fare il punto sullo stato di salute della razza, al cen-tro del convegno di apertura della manifestazione riolese. I numeri dicono che dopo anni di “cura dimagrante”, la Roma-gnola è finalmente in ripresa: nel 2015 il numero totale dei bovini iscritti a Libro è au-

Fantastica Victoria a Riolo TermeGrande successo per la mostra nazionale della Romagnola che ha visto sfilare sul ring un centinaio di bellissimi capi provenienti dai migliori allevamenti e che ha avuto come “Best in show” la strepitosa fattrice dell’allevamento Donati di Ravennadi alessandro aMadei

Attualità

A sinistra: La Fattoria Victoria, figlia di Ville Unite Sethi; a destra: il momento della premiazione, tenutasi alla presenza del direttore di Araer Claudio Bovo e del direttore di Anabic Roberta Guarcini

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EmiliaromagnallEva

Dario, il figlio di Ville Unite Romeo che ha trionfato tra i maschi senior

Attualità

mentato (siamo a 12.532) e parallelamente si è verificato anche un lieve incremento degli allevamenti (oggi a quota 384). Su valori non preoccu-panti, ma da tenere monitorati, i livelli di consanguineità, che tendono a crescere soprattut-to a causa della diffusione di alcune patologie in grado di limitare l’accesso al centro ge-netico dell’Anabic di vitelli ap-partenenti a linee di sangue po-tenzialmente interessanti ai fini selettivi. E se oggi malattie ge-netiche come quella del “vitello pancione” cominciano a desta-re minori preoccupazioni (il piano di risanamento funziona e i portatori risultano in calo), è invece necessaria una decisa

azione corale nei confronti di malattie infettive come l’Ibr e la paratubercolosi, che stanno limitando l’apporto di molti allevamenti al miglioramento genetico della razza.Di qui l’ampio e interessante excursus fornito da Nicoletta D’Avino dell’Istituto zoopro-filattico di Perugia sull’anda-mento del piano di risana-mento volontario nei confronti della Ibr finanziato dal Mipaaf attraverso i premi accoppiati della Pac e specificamente ri-volto agli allevamenti iscritti ai Libri genealogici delle 5 razze Anabic. I dati del 2015, primo anno solare di svolgimento del piano a cui, per diversi motivi, ha purtroppo aderito una mi-

noranza di allevatori (16% del-le aziende iscritte ai Libri delle 5 razze, ma per la Romagnola la percentuale di adesione è stata più alta: 52%), mettono in luce l’elevata diffusione del

virus. Nel caso specifico del-la Romagnola i numeri sono meno eclatanti che nelle altre razze Anabic, ma comunque eloquenti: il 25% degli alleva-menti iscritti sono positivi e

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EmiliaromagnallEvaAttualità

il 15% dei capi in purezza. Il Mipaaf ha deciso di finanziare il piano anche per il 2016 e di sostenere anche gli allevamen-ti già controllati nel 2015 nei quali dovesse essere riscontra-to un aumento delle positività fino al +20%. Ma se l’adesione al piano volontario non fosse, come ci si auspica, plebiscitaria, il finanziamento del Mipaaf potrebbe non essere rinnovato nel 2017. Sarebbe soprattutto un’occasione persa: l’Ibr è una malattia dannosa non solo per la propria azienda (calo delle crescite e deterioramento delle performance riproduttive), per gli allevamenti vicini e per le esportazioni di bestiame vivo e di materiale genetico, ma anche, come sopra accenna-to, per la selezione della razza Romagnola. E analoghe consi-derazioni valgono anche per la paratubercolosi (vedi box).

Bandi Psr“Sicurezza e distintività devo-no essere il cavallo di battaglia delle nostre produzioni agri-cole”, ha sottolineato a Riolo

Terme Valtiero Mazzotti della Regione Emilia Romagna, che oltre ad aver colto l’occasione per complimentarsi con lo staff dirigenziale dell’Araer per il “lungimirante” processo di ri-organizzazione realizzato (“in Regione vi stiamo prendendo come modello per l’assorbi-mento delle Province”), ha anche aggiornato gli allevatori presenti sull’andamento dei bandi del nuovo Psr. Buone notizie per quello sul-la biodiversità, per il quale

le dotazioni finanziarie sono sufficienti a soddisfare tutte le domande pervenute dagli alle-vatori. Decisamente meno brillante, invece, la situazione relativa alle misure per la produzione integrata (le domande supera-no di 5 volte la disponibilità), per il bio (mancano il 30% del-le risorse necessarie), e per le azioni di gruppo della misura 16 (dotazioni insufficienti sia sull’asse della competitività che degli interventi agroambienta-

li). Ma più che la Pac, è come noto il mercato a decidere le sorti della nostra zootecnia. E oggi più che mai, si è detto a Riolo, Dop e Igp sembrano offrire agli allevatori italiani uno dei pochi ripari contro le intemperie. n

Lotta alla paratubercolosiUna o due fattrici che da quando hanno partorito vanno soggette a una profusa diarrea liquida, nelle quali si rendono visibili bolle d’aria: è di solito questo il biglietto da visita della paratubercolosi, malattia a lunga incubazione dei ruminanti causata da Mycobacterium avium paratuberculosis (Map), parente del micobatterio della tubercolosi. Purtroppo quelle poche vacche malate, per le quali non esiste terapia, rappresentano la punta dell’iceberg dell’infezione paratubercolare, che a quel punto sarà già diffusa nella mandria, nei soggetti geneticamente predisposti. I capi infetti saranno identificati per mezzo dei test di laboratorio, che purtroppo risultano poco sensibili (tendono a dare false negatività), soprattutto sui bovini di età inferiore ai 2 anni. Su richiesta dell’allevatore, l’Araer può comunque disporre la ricerca degli anticorpi tramite Elisa sui campione di sangue, un test anch’esso poco sensibile ma molto specifico perché c’è la certezza che i capi positivi siano veramente infetti. Nonostante i limiti della diagnostica, contro la paratubercolosi occorre comunque agire, a protezione della propria azienda, degli allevamenti vicini e del centro genetico dell’Anabic: questo il messaggio lanciato a Riolo Terme. (A.A.)

A sinistra: Ercole, il figlio di Anteo proclamato campione dei maschi junior. A destra: La Fattoria Eva, la giovanissima figlia di Abero che è riuscita a imporsi nella finale delle femmine junior

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EmiliaromagnallEva

La seconda edizione del-la rassegna zootecni-ca inserita all’interno

della Mostra dell’Agricoltura di Faenza (Ra) ha riscosso un notevole successo. Complice il bel tempo ma soprattutto la selezione di bovini, equini, asini, suini, ovicaprini, conigli e esemplari avicoli di alto pregio genetico, il cui merito va ascrit-to ad Araer (Associazione re-gionale allevatori dell’Emilia Romagna), gli oltre 100 sog-getti in mostra hanno attirato l’attenzione e in alcuni casi la curiosità dei visitatori, pubbli-

co composto non sempre da addetti ai lavori che ha voluto trascorrere alcune ore a con-tatto con la natura e il mondo zootecnico. Gli organizzatori hanno infatti dato vita ad alcune interessanti iniziative come la mungitura o la trasformazione del latte ap-pena munto in formaggio che ha suscitato grande interesse a attenzione.Riguardo le razze in esposi-zione, hanno sfilato i migliori esemplari di razza Romagnola, fiore all’occhiello della Mostra, ma anche di Pezzata Rossa, Frisona e Limousine. Grande attenzione per alcuni cavalli Tpr e per l’asino di razza Ro-magnola. A dimostrazione dell’impor-tanza che la Mostra dell’Agri-coltura di Faenza riveste per il territorio e dell’interesse che la rassegna zootecnica ha saputo

suscitare, tra i visitatori ha spic-cato un nome eccellente: il ma-estro Riccardo Muti, fondatore e direttore dell’Orchestra gio-vanile Luigi Cherubini che ha sede a Piacenza e a Ravenna. Un nome prestigioso che con la sua visita ha dato ancor più lustro alla rassegna. n

Anche il maestro Riccardo Mutiapprezza le mostre zootecnicheL’illustre visitatore è stato ospite della rassegna zootecnica svoltasi nell’ambito della Mostra dell’agricoltura di Faenza (Ra) di anna Mossini

Attualità

In alto: il maestro Riccardo Muti con Claudia Lugli, direttrice dell’ente organizzatore della Mostra dell’Agricoltura di FaenzaSotto: Da sinistra, Angelica Cenni, Manuel Giunchi, Laura Cenni e Fabiana Cenni con le loro fattrici e manze di razza Romagnola, tutte campionesse nella loro categoria

Laura Cenni, titolare dell’Azienda agricola Cenni di Riolo Terme (Ra), con Varenne, toro di razza Romagnola campione nazionale nel 2014A destra: due esemplari di asino di razza Romagnola con i loro proprietari: Mirco Giacometti, titolare dell’Azienda agricola Furma di Casola Valsenio (Ra) e il figlio Gianluca

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EmiliaromagnaallEvaAttualità

Che gli allevamenti ita-liani stiano pagando a caro prezzo gli effetti

dei cambiamenti climatici è fuori discussione. Basti pen-sare alle ultime torridi estati, con il loro nefasto carico di problemi ai danni delle per-formance di stalla e delle col-tivazioni di mais, o ad alcune malattie infettive trasmesse da insetti, un tempo ritenu-te esotiche e oggi divenute praticamente endemiche nel nostro Paese (la Blue tongue è tra queste). Ma l’agricoltu-ra, e la zootecnia bovina in particolare, possono dare un fattivo contributo anche al contenimento delle emissio-ni di gas climalteranti come protossido d’azoto, metano e anidride carbonica. In che modo? A indicarlo a chiare lettere sarà “Climate changE-R”, il progetto Life+ cofinan-ziato dall’Unione europea e portato avanti dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna insieme a un pool di partner scientifici e di imprese del comparto agroali-mentare e della distribuzione organizzata.

Tra gli obiettivi del progetto, che terminerà a fine anno, vi è anche la pubblicazione di disciplinari di buone pratiche ambientali che illustreranno ai protagonisti dell’agricoltura emiliano romagnola – e dun-que anche ai produttori di lat-te alimentare, di latte da Par-migiano Reggiano e di carne

bovina – come agire, in cam-pagna e in stalla, per contene-re la produzione di gas serra.

Risultati preliminariMa da quanto anticipato in occasione di una serie di in-contri organizzati dal team di ricercatori coinvolti nel pro-getto e volti ad illustrare i ri-

sultati preliminari di Climate changE-R, per gli allevatori desiderosi di dare un contri-buto alla mitigazione dei cam-biamenti climatici le strategie si riconducono essenzialmen-te a tre ordini di intervento: ridurre gli input d’origine extra-aziendale (incrementan-do il ricorso agli alimenti pro-

L’Emilia Romagna in primafila nella lotta ai gas serraNel Psr 2014-2020 sono contemplate specifiche misure di sostegno a favore degli allevatori che intendono ridurre le emissioni climalteranti attraverso l’applicazione delle buone pratiche ambientali indicate dal progetto “Climate changE-R”di alessandro aMadei

È stato calcolato che l’agricoltura contribuisce per il 6,7% alle emissioni di gas serra. Tra i diversi comparti agricoli, la zootecnia bovina è il maggiore responsabile anche se dal 1990 al 2012 ha ridotto del 16% il suo impatto

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EmiliaromagnallEva Attualità

Verso la certificazione ambientale“Il progetto Climate changE-R – si legge in un opuscolo pubblicato dalla Regione – propone una stima personalizzata alle condizioni regionali delle emissioni di anidride carbonica, metano e protossido d’azoto di origine agricola in modo assolutamente innovativo e attraverso un approccio di sistema “dalla culla al cancello aziendale”. (…) Fino a questo momento, le stime globali dell’emissione di gas serra imputabili al settore agricolo erano ottenute a partire dai dati dell’inventario nazionale sulla base della metodologia dell’Ippc. (…) La metodologia Ippc si basa su fattori di calcolo definiti a livello internazionale, che spesso si discostano parecchio dalle nostre condizioni operative. Grazie a Climate changE-R le valutazioni di impatto delle nostre imprese potranno contare su dati reali, raccolti in una banca dati, disponibili per ogni azienda agricola o impresa di trasformazione dell’Emilia Romagna che potrà calcolare l’impatto ambientale delle proprie produzioni. Tali dati potranno essere utili all’ottenimento di certificazioni ambientali”.

L’uso in cuccetta di paglia di produzione aziendale o locale può contribuire al taglio delle emissioni

L’impiego delle deiezioni zootecniche sulle graminacee, capaci di assorbire efficientemente le fonti azotate (nella foto, un campo di frumento foraggero), è una pratica in grado di limitare le emissioni di protossido di azoto

dotti in azienda, contenendo gli apporti proteici, limitando l’uso in campagna di concimi di sintesi, risparmiando in energia e carburante), offrire ai bovini alimenti di buona qualità e in particolare diete ad elevata digeribilità, e mi-gliorare l’efficienza produt-tiva (ovvero massimizzare la produzione di latte per capo allevato). Tra gli aspetti più innovativi delle ricerche condotte nel quadro di “Climate changE-R”, vi sono gli studi sulla di-geribilità delle razioni, un elemento strettamente legato alle emissioni di metano. I ri-cercatori hanno infatti messo a punto un interessante si-stema aziendale per il calcolo della digeribilità reale della dieta, basato sulla determi-nazione per via analitica della fibra indigerita presente nel-le feci (uNdf, dove u sta per undigested). Calando questo sistema nella realtà degli al-levamenti che hanno preso parte al progetto (6 per cia-scuna delle tre filiere zootec-niche), i ricercatori hanno di-mostrato come le aziende che hanno una digeribilità della razione al di sopra dello stan-dard nazionale (65%) produ-

cano quantità di emissioni climalteranti notevolmente più ridotte.

Misure coerentiOccorre per altro sottolineare come l’applicazione in alleva-mento delle tre misure sopra accennate porti non soltanto a un taglio delle emissioni di gas a effetto serra, ma anche a migliori performance eco-nomiche. Si pensi ad esempio alla somministrazione alla mandria di fibre più digeribili, che promuovendo un più ra-pido svuotamento del rumine favoriscono il consumo ali-mentare e dunque la produ-zione di latte.

Ma c’è di più: per i virtuosi dei gas serra ci sono anche gli aiuti della Pac. Perché nel Psr 2014-2020 della Regione Emilia Romagna sono con-template una serie di misu-re coerenti con i risultati del progetto Climate changE-R. Tra queste citiamo a titolo di esempio la misura 4.1.04, che dovrebbe essere messa a bando in tempi brevi e che è

finalizzata proprio a sostene-re gli investimenti realizzati in campagna e in stalla al fine di limitare le emissioni di gas climalteranti. Da sottolineare come i finanziamenti regionali intendono coprire gli investi-menti realizzati non soltanto per le strutture, ma anche per l’acquisto dei materiali utili a una corretta gestione delle deiezioni. n

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EmiliaromagnallEvaRubrica

Come anticipato sul-lo scorso numero di “EmiliaRomagnAlle-

va”, prosegue il nostro “viaggio al centro di Si@lleva” e conti-nua con una serie di domande ricorrenti che mi sono state sottoposte da quando abbia-mo iniziato a proporre il ge-stionale ai nostri soci.

A chi devo richiedere le cre-denziali di accesso? All’Ufficio territoriale di competenza di Araer (Asso-ciazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna) che provvederà a inoltrare la ri-chiesta tramite mail.

Chi mi farà la formazione? Sono stati abilitati 16 tra di-pendenti e collaboratori di-stribuiti su tutto il territorio regionale. Le stesse persone sono state abilitate anche alla formazione per il Progetto re-gionale inserito nel Catalogo Verde.

Chi mi installerà il pro-gramma e chi lo aggiornerà?

L’allevatore che ha maggiore dimestichezza con i mezzi informatici e in possesso del-le credenziali di accesso potrà scaricare l’applicativo autoin-stallante dall’area download del sito www.sialleva.it su tutti i pc sui quali intenderà lavorare o consultare i dati. I meno esperti potranno avva-lersi del personale Araer che provvederà all’installazione. All’apertura del programma un messaggio comparirà sullo schermo quando verrà rila-sciata una nuova versione che si autoinstallerà con un click di conferma. L’applicativo oc-cupa uno spazio minimo di circa 129 MB sul disco fisso del computer.

Quali sono le caratteristiche minime del pc per l’installa-zione di Si@lleva? Il gestionale è installabile sui pc con i seguenti sistemi ope-rativi Windows: Windows XP Service Pack 3; Windows 7 o superiore, versione base. Per i computer Apple c’è la necessità di un emulatore di

Windows. Una linea adsl o un router portatile o chiavet-ta sono più che sufficienti per la connettività e garantiscono buone risposte.

Esiste un manuale? Per alcune operatività e fun-zionalità, nell’area protetta “guide d’uso” presenti nel sito www.sialleva.it sono già di-sponibili alcune parti di ma-nuali, così come all’interno

del programma alle voci dov’è presente il simbolo . A breve dovremmo attivare un sistema di tutoraggio con audiovisivi.

Il software del mio impian-to di mungitura dialoga con Si@lleva? Si@lleva invia i dati riprodut-tivi e le analisi dei controlli funzionali ai software e ai ge-stionali delle ditte riportate in tabella 1 ricevendo le produ-

Seconda puntata

Prima di addentrarci nella funzionalità vera e propria del software gestionale messo a punto dall’Aia, affrontiamo i quesiti più ricorrenti che ci rivolgono gli allevatori

Viaggio al centro di Si@alleva

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zioni giornaliere del latte. Per attivare questo interscambio di dati è necessario richiedere al personale incaricato Araer l’installazione e l’imposta-zione, nel pc che dispone del programma dell’impianto, il software lactosync, scaricabile dal sito www.sialleva.it nell’a-rea protetta.

Si@lleva dialoga con la Bdn (Banca dati nazionale dell’a-nagrafe bovina)? Si@lleva è interfacciato con la Bdn e cliccando su “confronto soggetti Bdn Siall”, presen-te nell’area stampe-categorie adempimenti burocratici, è possibile verificare le eventuali discrepanze tra le due banche dati. Disponendo della Smart Card e chiedendone l’attivazio-ne, è inoltre possibile generare i file per caricare in upload i dati digitati in Si@lleva nella Bdn.

Farmaci veterinariSi@lleva gestisce i medicinali e permette la gestione infor-matizzata dell’armadietto farmaceutico? Si@lleva consente la gestione dei farmaci secondo un ap-proccio diversificato e flessibile, basato su tre diverse modalità operative. In particolare è pos-sibile: • registrare solo il trattamento sanitario (senza effettuare il carico e lo scarico dei farmaci), richiamando il farmaco dal da-tabase dell’Aisa (Associazione industrie della salute animale);

• registrare la ricetta veterina-ria. Il farmaco prescritto verrà richiamato a seguito del trat-tamento sanitario. Questa op-zione può essere adottata dalle aziende che non hanno l’auto-rizzazione a detenere scorte; • effettuare la gestione delle scorte (armadietto) attraverso il carico/scarico dei farmaci a seguito del trattamento. Que-sto tipo di gestione può essere effettuata solo dalle aziende autorizzate a detenere scorte di farmaci. La loro tenuta può es-sere effettuata sia in modo non ufficiale (magazzino) oppure in modo ufficiale (armadietto): in

quest’ultimo caso non è più ob-bligatoria la tenuta del registro cartaceo delle scorte (Registro giallo). La gestione informa-tizzata dell’armadietto richiede però la stampa periodica del re-gistro su fogli vidimati. Per correttezza si precisa che la gestione informatizzata dei medicinali non solleva il me-dico veterinario dalle sue re-sponsabilità nei confronti sia dell’allevatore che dell’Autorità competente, ed il suo ruolo nella registrazione dei trat-tamenti resta esattamente lo stesso di quello previsto per la tenuta del registro cartaceo.

Quanto costa il programma informatico Si@lleva? Il costo del programma è di 10,80 euro mensili e aderendo ai Progetti regionali del Cata-logo Verde è possibile usufru-ire di 8-12 ore di formazione (se comprensivo del modulo sanitario).

L’appuntamento è per il pros-simo numero di EmiliaRoma-gnAlleva, quando affrontere-mo in queste pagine i quesiti più tecnici legati all’utilizzo di Si@lleva. n

Gian Paolo Pignatti

Si@lleva è interfacciato con la Bdn e cliccando su “confronto soggetti Bdn Siall” è possibile verificare le eventuali discrepanze tra le due banche dati

Software Azienda

DairyPlan Westfalia

Alpro, Delpro DeLaval

Herdmetrix Boumatic

AfiFarm AfiMilk, TDM, Tecnozoo

Velos (hardware) InterPuls

Tab. 1 – Impianti di mungitura: software che dialogano con Si@lleva

RubricaEmiliaromagnallEva

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