Per una pedagogia della politica (di F.M. Sirignano)

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Per una pedagogia della politica

(di F.M. Sirignano)

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“Il lungo itinerario storico-teorico della riflessione pedagogica, dalla paideia greca alla paideia scientifica, […] fa emergere l’intimo nesso che lega il sapere pedagogico alla politica” (Ivi, p. 94)

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CAPITOLO I

PEDAGOGIA-POLITICA: UN BINOMIO INDISSOLUBILE

LA GRECIA

A partire dalla POLIS: Atene nel V sec. a.C. attua per prima una forma di democrazia diretta;

Già Tucidide definiva la polis

“UN’IMPRESA EDUCANTE”

perché…

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Ogni manifestazione pubblica aveva una valenza educativa che sviluppava nel cittadino la coscienza di essere…

…PARTE INTEGRANTE DI UNA COMUNITÀ

Come avvenne e si sviluppò la democraziain Grecia?

Verso la fine del VI sec. Si verificò il passaggio dai regimi oligarchici aristocratici (esponenti della classe militare, con il potere che si credeva avesse origini divine), spesso degeneranti in regimi assolutistici, le tirannidi…

verso una forma di democrazia matura con…

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SOLONE = venne chiamato ad amministrare il potere come arconte, per porre fine alle lotte tra aristocratici e popolo, attuò una serie di riforme:

la popolazione viene suddivisa in classi (4) basate sul censo e da questo dipende l’accesso alle cariche pubbliche:

Arcontato; Cavalleria e fanteria; Il consiglio dei 500 o Boulè; Ecclesìa (a quest’ultima possono partecipare tutti i lavoratori

salariati);

Con CLISTENE (divisione del territorio in demi e in 10 tribù, sorteggio annuale delle cariche, la procedura dell’ostracismo, con cui si poteva mandare in esilio per un periodo di 10 anni un cittadino la cui influenza viene ritenuta eccessiva ecc.) e soprattutto con PERICLE (riconosce a ciascun cittadino anche una propria vita privata) il regime democratico viene perfezionato.

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In Grecia c’era democrazia, che Pericle, “IL CAMPIONE DELLA DEMOCRAZIA” ,autore della “Costituzione degli

ateniesi”, aveva definito così

“per il fatto di non reggersi a pochi ma a maggioranza. Di fronte alle leggi però tutti hanno parte uguale in ordine alle differenze private; e secondo la valutazione che si riceve, se qualcuno in qualcosa eccelle, non viene scelto per le funzioni pubbliche in base alla sua parte di ricchezze […]”

L’ASSEMBLEA O ECCLESÌA = riunione di massa, all’aperto, di tutti i cittadini maschi con età superiore a 18 anni. Ciascun ateniese può prendere direttamente la parola salendo sulla tribuna.

La decisione viene presa attraverso la maggioranza dei presenti.

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La boulè = regola l’attività dell’Ecclesìa, è un consiglio composto da 50 membri per tribù, scelti a sorte, in carica al massimo per un anno, ogni ateniese poteva diventare a sorteggio presidente dell’Assemblea per un giorno ecc.

Il potere di governo viene assunto a rotazione dai 50 bouleuti di ciascuna tribù, la cui funzione viene chiamata pritania e che consisteva nel controllare l’operato sia dalle Boulè che dell’Ecclesia ecc.

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Ogni cittadino ateniese RICEVE LA SUA EDUCAZIONE PARTECIPANDO ALL’ASSEMBLEA… così matura la propria identità e libertà di giudizio, conoscendo le problematiche inerenti alla propria città.

Da quanto detto emerge la VALENZA PEDAGOGICA DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE = educazione intesa come sviluppo delle qualità morali, senso della responsabilità civica, identificazione cosciente con la comunità.

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Il senso di appartenenza, consolidato anche attraverso la partecipazione ai giochi olimpici… derivava dal fatto che…

…che la polis era l’“unità vivente di tutti i cittadini” e ciò alimentava la virtù civica, a cui tutte le altre devono subordinarsi.

Verso la fine del V sec. in Grecia nasce anche la scuola e inizia a delinearsi una pedagogia che sarà da modello a tutte le altre città greche (corpo armonioso ed animo educato al bene, memorizzazione poemi omerici ed addestramento militare)

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Nell’Atene dell’età di Pericle, poiché nell’Assemblea si esercita il governo attraverso LA PAROLA (arte dell’oratoria e della persuasione)…

…si afferma un forte interesse per le riflessioni sull’educazione attraverso I SOFISTI, (criticati da Aristofane nelle Nuvole, in quanto portarono alla laicizzazione di molti aspetti della vita)

…che insegnavano a parlare bene in pubblico attraverso la dialettica, la retorica e la cultura generale.

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Nell’età di Socrate (il perno dell’educazione è il SAPERE e l’IMPARARE A PENSARE), quindi, si affermò un ideale di formazione nutrito di cultura e civiltà… siamo già nell’orizzonte della PAIDEIA, ovvero

quell’ideale di formazione umana nutrito di cultura e civiltà…

Socrate era ”un maestro di strada” che parlava ai giovani e concepiva la formazione umana come un RISVEGLIO DELL’IO: “Risvegliato l’uomo, risvegliata la mente […] l’uomo sarà anche cittadino responsabile, ma prima di tutto sarà se stesso […]” (Ivi, p. 26)

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Nei dialoghi di Platone, sarà proprio Socrate che si farà portavoce del suo pensiero;

PLATONE (discepolo di Socrate) = Nella Repubblica, l’educazione dei giovani è fondamentale per lo sviluppo dello “Stato ideale”

“Con Platone nasce la filosofia dell’educazione […] secondo due direttive: antropologica una, politica l’altra. Ma entrambe rivolte a dar corpo a un uomo ideale o ad una città ideale […]” (F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, Laterza, Bari, 2008, p. 25)

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Nella maturità Platone si pose anche il problema di come educare il cittadino a vivere nella città che doveva essere “giusta” e “sana” e da qui emerge una teoria politica che fissava differenze e gerarchie sociali;

Platone individuò 3 scuole:- la bottega artigiana (coloro che pruducevano)- la scuola musaica (i difensori dello Stato) che

ripercorrendo i poemi degli antichi eroi con ginnastica e poesia rendeva forti i corpi e coraggiosi gli spiriti;

- la scuola filosofica che forma attraverso la dialettica delle idee e l’idea del bene. Il governo della società “buona” è affidata solo ai migliori, che sono i filosofi. (Cfr. F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, op. cit., p. 26).

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L’ELLENISMO

ARISTOTELE = Anch’egli pose la pedagogia tra l’etica e la politica. L’educazione dei giovani (per cui un ruolo fondamentale era svolto anche dalla famiglia) non dev’essere intesa come un addestramento ad un’attività, ma ha la finalità di formare l’uomo libero…

…con Aristotele, però, siamo già nell’Ellenismo, il periodo che parte dalla morte di Alessandro, figlio di Filippo il macedone, nel 323 (polis dissolte con la conquista macedone), quando…

“Ogni soggetto sarà chiamato a prender cura di sé, a guidarsi verso un ideale di vita buona che è rappresentata dal saggio […]” (Ivi, p.28).

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Rodi, Pergamo e Alessandria = una paideia intesa a formare un uomo completo, nutrito di cultura letteraria e dell’arte della parola…

“L’ideale pedagogico dell’età ellenistica persegue la formazione etica del carattere, che si compie come sviluppo autoregolato, come esercizio di autocontrollo”(Ivi, p. 24)

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PER RIASSUMERE PLATONE E ARISTOTELE…

Con la Repubblica di Platone la “pedagogia nasce dalla e per la politica” perché solo essa può darci i custodi e i filosofi…

Con la Politica Aristotele “riprende il tema, seppure oltre l’utopia e dentro lo Stato, che si articola in molteplici funzioni e determina luoghi molteplici di formazione sia del cittadino sia dell’uomo” (F. Cambi, Introduzione alla Filosofia dell’educazione, cit., p. 122).

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ROMA

L’Ellenismo termina quando si afferma la potenza di Roma… (battaglia di Azio, 31 a.C) l’educazione non è più un fatto pubblico, si riteneva fosse più importante formare la persona che non il cittadino… però

…con la penetrazione della cultura greca, a Roma avviene una trasformazione in ambito pedagogico = l’educazione non viene più affidata alle famiglie sotto il dominio dei riti religiosi, come era avvenuto nel primo periodo Repubblicano… in cui i sudditi erano ripiegati su se stessi…

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…ma viene dato ampio peso all’iniziativa privata: il corso di studi viene diviso in tre gradi: primus magister, grammaticus, e retor (maestro di eloquenza)

Attraverso tale organizzazione scolastica e la diffusione della lingua latina, Augusto portò avanti l’opera di unificazione dell’impero;

Con il Cristianesimo però si affermò un ideale educativo nuovo: cura del benessere interiore, della saluta dell’anima…

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Per secoli l’educazione cristiana (allontanava il singolo dalla vita sociale) e la scuola ufficiale delinearono due modelli pedagogici distinti…

da un lato una formazione umanistica tesa alla padronanza del linguaggio e all’uso della retorica… e dall’altro la cura delle anime… Con il Cristianesimo è “Cristo che si fa modello di humanitas, e al tempo stesso maestra ideale” (Ivi, p. 28)

Con Agostino, che tracciò “il modello più alto di paideia cristiana” (Ibidem), nel De Magistro (del Magistero) avviene la riunificazione dei due modelli: la cultura liberale può essere accolta dal cristiano, subordinandola alle finalità dell’educazione cristiana.

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L’Eta moderna e contemporanea

Mentre dall’età ellenistica al Medioevo l’educazione viene comunque relegata ad una sfera privata…

…dall’ETÀ MODERNA, il nesso pedagogia – società si fa sempre più esplicito.

Con l’Umanesimo e il Rinascimento si afferma un nuovo tipo di intellettuale, immerso nei problemi del proprio tempo.

La pedagogia è orientata verso la formazione di un uomo capace di partecipare attivamente alla vita politica e sociale(necessità avvertita sia dai riformisti che dalla Controriforma cattolica).

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Da Rousseau a Kant il discorso pedagogico è centrato sulla funzione politica, poi con

…Durkheim (nel 1887 a Bordeaux, prima cattedra di Pedagogia e scienze sociali) = la pedagogia svolge il ruolo di orientare i giovani verso l’accettazione di norme comportamentali dettate da un determinato assetto socio-politico.

Per far ciò la pedagogia deve avere un carattere scientifico, alleandosi con psicologia, sociologia ecc.

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L’EDUCAZIONE forma L’ESSERE SOCIALE… così anche Hegel insiste sul carattere sociale dell’educazione… finché con MARX:

- l’educazione impartita ai giovani è sempre un’educazione di classe;

- la pedagogia ha un ruolo fondamentale nel processo di cambiamento sociale;

- l’educazione può trasmettere modelli e valori ma nello stesso tempo può anche EMANCIPARE l’uomo.

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Da posizioni vicine a quelle di Marx, troviamo ANTONIO LABRIOLA=

- la pedagogia ha il compito di formare l’individuo verso la libertà e la formazione globale;

- La scuola popolare = strumento per l’emancipazione delle classi svantaggiate (diffondere la cultura tra tutti i cittadini per combattere il trasformismo e la corruzione politica);

- GIOVANNI GENTILE = dopo la disfatta di Caporetto… utilizzare l’educazione nazionale per edificare uno Stato etico.

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1923 = riforma Gentile = emerge una scuola classista, in linea con la borghesia fascista, forte separazione l’istruzione liceale e le scuole tecniche e professionali;

…sul versante opposto:

ANTONIO GRAMSCI = per la sua militanza comunista venne arrestato nel 1926. Dal carcere delineò una PEDAGOGIA DELL’IMPEGNO, tesa all’emancipazione delle classi popolari, a far acquisire alle masse la consapevolezza dei propri diritti politici e civili:

“anche attraverso la cultura professionale può farsi scaturire dal fanciullo l’uomo, purché essa sia cultura educativa e non solo informativa, o non solo pratica professionale” (A. Gramsci, L’alternativa pedagogica, p. 82)

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Intanto dagli Stati Uniti JOHN DEWEY delineava i tratti di una “società ideale”, una società aperta, senza barriere di razza, territorio e nazionalità ecc., che offrisse a tutti la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità…

…a fondamento di tale paradigma vi è una pedagogia strettamente correlata alla sua filosofia politica che indica i fini da raggiungere e il percorso con cui attuarli;

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- LA DEMOCRAZIA DEVE BASARSI SULL’EDUCAZIONE perché…

- si basa sulle disposizioni e sugli interessi individuali che vanno educati;

- La democrazia è molto di più che una forma di governo, ma è anche: una vita associata, un’esperienza continuamente comunicata… i suoi membri, quindi, devono essere educati “all’iniziativa personale e all’adattabilità” (J. Dewey, Democrazia ed educazione, p. 112)

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CAPITOLO II

L’EDUCAZIONE ALLA POLITICA DAL TOTALITARISMO ALLA RESISTENZA

A partire dal Regime fascista

Al regima fascista la pedagogia politica serviva per fascistizzare e nazionalizzare gli italiani:

Gli intellettuali o avevano il compito di organizzare il consenso, oppure coloro che avevano un senso critico eccessivamente sviluppato, venivano visti negativamente;

Mussolini infatti affermava “bisogna essere anti-intellettuali per essere intellettuali”

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LA RIFORMA GENTILE

Con la legge del 1922 = la riforma investiva sia l’amministrazione scolastica sia l’intero corso di studi nei suoi vari gradi;

La riforma rifletteva il pensiero che aveva già espresso in: “L’unità della scuola media e la libertà degli studi” (1902)…

Riferendosi alla scuola secondaria, affermava che la scuola doveva avere UNIFORMITÀ DI INDIRIZZO…

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Lo stato ha il compito di ordinare il sistema scolastico e di fissare i programmi di insegnamento che riflettono: “gli interessi generali della Nazione”

Lo Stato è potenzialmente in ogni individuo, ed è “volere in atto”…

Ciò giustifica però… IL PREDOMINIO DELLO STATO SULL’INDIVIDUO

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Anche se sostenitore nella scuola laica, Gentile reintrodusse l’insegnamento della religione cattolica nella scuola elementare…

…perché può predisporre l’individuo al riconoscimento di un’autorità, all’obbedienza e alla disciplina… al fine di RIFARE L’UOMO SUL MODELLO RISORGIMENTALE, PROTESO ALLA REALIZZAZIONE DI UN IDEALE

Per Gentile, solo la scuola elementare e il ginnasio-liceale concorrevano a formare “lo spirito nella sua integrità”…

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Quindi, Gentile sosteneva il LICEO CLASSICO, l’unica istituzione che consentiva ad una ristretta élite di proseguire gli studi e di costituire la classe dirigente del paese e…

Accanto alla scuola media, i cui corsi facevano accedere al liceo, agli istituti secondari quali l’istituto tecnico e magistrale, istituì:

la scuola complementare triennale che non consentiva una prosecuzione degli studi, ma aveva solo la funzione di completare la scuola elementare.

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…in questo modo, si ostacolava l’ascesa sociale delle classi più umili…

Ma tale riforma non incontrò il favore delle famiglie italiane, poiché Gentile aveva il chiaro obiettivo di ridurre la popolazione scolastica in Italia.

Infatti le scuole secondarie vennero tutte ridotte nel numero.

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Dopo la protesta delle famiglie italiane e il delitto Matteotti… Gentile diede le dimissioni…

SUCCESSIVAMENTE…

…ci fu A. Casati che si trovò alle prese con esami di Stato disastrosi, a cui successe P. Fedeli, che aveva l’intenzione… di trasformare la scuola complementare in una scuola secondaria di specializzazione adeguata alle esigenze locali.

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Intanto nel 1929 venne introdotto il testo unico della scuola elementare, per delineare…

Un modello di gioventù omologato al Regime; inoltre, i giovani dagli 8 ai 18 anni sono inquadrati nell’Opera Nazionale Balilla, per completare la formazione su una visione eroica e virile dell’uomo, confinando la donna alla sola sfera domestica.

Nel Fascismo, LA SCUOLA INCIDE PROFONDAMENTE SULLA FORMAZIONE DELLA MENTALITÀ, ovvero sullla formazione DI UN MODO DI PENSARE E DI ESSERE…

Infatti nel 1938 il regime partì dalla scuola per avviare la persecuzione degli ebrei… E COME?

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Nel 1938 il ministro Bottai vieta l’iscrizione nelle scuole dei ragazzi ebrei così come gli insegnanti ebrei vengono esclusi dalle scuole;

L’Antifascismo

È ESISTITA UNA PEDAGOGIA DELL’ANTIFASCISMO?

Secondo F. Cambi no, non c’è stata durante il periodo fascista una visione coerente dell’educazione nella complessità dei suoi fini e dei suoi mezzi…

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Una vera e propria coscienza antifascista si sviluppò nel Paese solo dopo il delitto Matteotti…

quando il potere di Mussolini iniziò a vacillare e il fascismo si diresse non solo contro la sinistra, ma anche contro alcuni esponenti del movimento liberale (come Nitti, Amendola e il pedagogista G.L. Radice, quest’ultimo fu fondatore della rivista L’Educazione Nazionale che poi non gli sarà più permesso di pubblicare)

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In risposta a Gentile che aveva pubblicato Il Manifesto degli intellettuali fascisti, sulle pagine de Il Mondo, Benedetto Croce, su incarico di G. Amendola (che sarà ucciso un anno dopo dai fascisti) nel 1925 pubblicò…

Il Manifesto degli intellettuali antifascisti

UNA PRESA DI DISTANZA DAL NASCENETE REGIME E DALLE VIOLENZE COMMESSE

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L’azione di Croce (che ruotava attorno alla rivista La Critica) fu quella di fornire ai giovani l’indicazione di valori alternativi rispetto a quelli ufficiali per renderli AUTONOMI dal punto di vista intellettuale e ATTIVI verso la partecipazione alla vita politica;

Per Croce una cultura disimpegnata è priva di senso: il 24 maggio del 1929 manifestò la sua opposizione persino tenendo un discorso al Senato.

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Altre riviste che contribuirono ad aumentare lo spirito critico degli intellettuali (es. Solaria, Nuova Italia, Rivista di pedagogia)

Vi furono anche associazioni clandestine, come l’Italia libera, che venne repressa dai fascisti, o un giornale di opposizione come Quarto Stato…

…tuttavia le persecuzioni del fascismo spinsero molti leader ad emigrare, soprattutto in Francia, dove nacquero la Concentrazione antifascista (tra cui F. Turati) e con Nitti e Rosselli il movimento Giustizia e libertà di cui Salvemini scrive:

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“Bisognava importare in Italia la massima quantità possibile di stampa clandestina, la quale diffondesse un nuovo pensiero, meglio adatto alle nuove necessità della lotta fascista”

Giustizia e libertà: “domandava solo l’impegno di dedicarsi a ristabilire in Italia le libertà personali e le libertà politiche dei cittadini”.

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ANTONIO GRAMSCI

Nel 1926 venne arrestato A. Gramsci, da cui emerse UNA PEDAOGIA DELL’IMPEGNO SOCIALE E POLITICO, dagli scritti a cui egli si dedicò nel periodo di detenzione, dal 1926 al 1935, quando lasciò il carcere per le sue gravissime condizioni di vita.

Era convinto che la trasformazione della società sarebbe dovuta partire dalla SOVRASTRUTTURA = CULTURA E ISTITUZIONI EDUCATIVE

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Nei Quaderni dal carcere scritti tra il 1926 e il 1937 viene teorizzata “una società democratico-socialista, in cui tutti siamo governati e governanti al tempo stesso,

in cui la cultura (alta e critica) sia patrimonio di tutti e data a tutti attraverso la scuola, l’informazione, il teatro etc […]

In tale società si crea un “blocco storico” tra borghesia illuminata e classe operaia d’avanguardia […]

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Lì gli intellettuali, allora, hanno un ruolo chiave e ogni cittadino, alla fine, deve farsi intellettuale, in modo da partecipare criticamente all’esercizio del potere politico e da discutere attivamente e con piena partecipazione i problemi tutti della vita sociale […]

Gramsci, così, dà anche un volto politico forte alla pedagogia, che è sapere rivolto a portare a tutti, oggi, nella democrazia, la cultura e a fissare nel dialogo tra cultura, politica e formazione del cittadino il tema oggi più forte e più alto del fare pedagogia” (F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, cit., p. 45).

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Gramsci criticò la Riforma Gentile per la cesura che aveva creato tra cultura umanistica (scuola formativa riservata ad una ristretta élite) e professionale…

Così la scuola aveva una struttura oligarchica che non contribuiva a rimuovere le distinzioni esistenti nella società…

Invece Gramsci a tutto ciò oppose “una scuola unica iniziale di cultura generale, umanistica e formativa… che conduceva il giovinetto fino alla scelta della sua professione, formandolo nel frattempo come persona capace di pensare, di studiare, di dirigere, o di controllare chi dirige” (A. Gramsci, Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, p. 114)

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La scuola iniziale doveva fornire autonomia di pensiero e di azione, ed era così concepita:

- la scuola di grado elementare (dalle elementari alle medie) = con l’insegnamento delle prime nozioni elementari dell’istruzione e le prime nozioni dello Stato e della Società (diritti e doveri);

- la scuola dei gradi successivi (circa 6 anni), per terminare verso i 15-16 anni.

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Per raggiungere gli obiettivi era necessario rimuovere gli ostacoli di persone provenienti da situazioni sociali svantaggiate…

…ed essere consapevoli della fatica che lo studio comporta: lo studio è un processo di adattamento, anche uno sforzo muscolare-nervoso… da parte degli insegnanti occorre resistere alla tendenza “di rendere facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato […] (Ivi, p. 117).

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La scuola unitaria, nell’ultimo grado, doveva essere una scuola creativa dove “l’apprendimento doveva avvenire attraverso lo sforzo autonomo e spontaneo del discente” sotto la guida del maestro, e doveva fornire:

- I VALORI FONDAMENTALI DELL’UMANESIMO [...], L’AUTODISCIPLINA INTELLETTUALE E L’AUTONOMIA MORALE…

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Inoltre Gramsci auspicava uno stretto collegamento tra:

LAVORO INTELLETTUALE E LAVORO PRODUTTIVO

traMONDO CULTURALE

E MONDO DEL LAVORO

ad opera delle università e accademie che dovevano collaborare

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Le accademie = dovevano formare culturalmente i giovani che dopo la scuola unitaria entravano nel mondo del lavoro;

Le università = dovevano approfondire maggiormente la pratica del seminario: “Si devono studiare i fatti o il metodo per studiare i fatti”?

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La Resistenza

Intanto nel 1936-1939 il regime iniziò ad entrare in crisi (perdita di consenso da parte degli intellettuali per via delle leggi razziali e echi delle correnti culturali provenienti da altri Paesi)…

… giovani educati ai valori fascisti iniziano a formarsi un’AUTONOMA COSCIENZA CIVILE, con la volontà di abbattere i falsi miti del fascismo ed edificare UN SISTEMA DEMOCRATICO.

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Bottai, con la rivista Primato (C. Emilio Gadda, V. Brancati, E. Montale…), cerca di recuperare gli intellettuali al fascismo… quando invece proprio tra questi intellettuali iniziano a diffondersi valori nuovi;

1940 = MUSSOLINI comunica la volontà di entrare in guerra… cresce il malcontento nelle classi operaie del Nord, il fascismo perde anche i consensi dell’alta borghesia…

Nel 1943 Vittorio Emanuele III destituisce Mussolini ed entra n carica il GOVERNO BADOGLIO…

Intanto armistizio con gli anglo-americani e i tedeschi occupano l’Italia… l’esercito incapace di difendersi, e deportato in Germania;

Roma viene difesa da gruppi civili armati = I Episodio della Resistenza

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Il COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE lancia un appello a combattere contro i tedeschi = l’ITALIA DEL CORAGGIO E DELLA LIBERTÀ

Iniziò così LA RESISTENZA = “contro l’oppressione fascista che voleva ridurre l’uomo a cosa, l’antifascismo significò la Resistenza della persona umana che si rifiutava di diventare COSA e voleva restare PERSONA […]” (P. Calamandrei, Uomini e città della Resistenza, Laterza, Roma-Bari, pp. 10-20)

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Si “resisteva” attraverso azioni segrete, come ad esempio nelle tipografie clandestine, nelle prigioni, tra i fuoriusciti.. E ogni tanto in quella lotta c’era un caduto (Matteotti, Amendola, Gramsci)… ma alla fine ESPLOSE LA GUERRA PARTIGIANA a cui si oppose il governo di Salò fondato da Mussolini;

Ma la RESISTENZA, nelle fabbriche, svolse un lavoro pedagogico di POLITICIZZAZIONE DEGLI OPERAI… dando vita ad una forte ondata di scioperi, a partire da quello del 1943 alla Fiat…

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Intanto, le esigenze della guerra avevano reso necessario di nuovo un inserimento delle donne (escluse dalla Riforma Gentile) nel sistema economico del Paese…

ma di notevole portata fu anche la partecipazione delle donne alla Resistenza (spesso con il ruolo di staffette, che portavano messaggi, stampa clandestina ecc.) spesso prendendo parte agli stessi combattimenti armati…

La Resistenza per le donne rappresentò, quindi, UN’ESPERIENZA EMANCIPATIVA E FORMATIVA.

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Nei gruppi partigiani si elaboravano progetti, ma si parlava anche dell’esigenza di UN NUOVO MODELLO EDUCATIVO, DI UNA NUOVA SCUOLA che avvicinasse tutte le classi sociali al SAPERE…

I contadini partigiani semi-analfabeti avevano una grande sete di conoscenza… NELLE BRIGATE PARTIGIANE, durante l’ora politica, i giovani ascoltavano, si istruivano ponevano domande…

a Milano venne istituita LA SCUOLA EX PARTIGIANI (con l’obiettivo di liberare lo studio da ogni privilegio economico e indipendentemente dalla provenienza politica)…

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Su iniziativa dei partigiani, in molte città dell’Italia centro-settentrionale nacquero i Convitti-scuola della Rinascita… che però risentirono successivamente della sconfitta delle classi politiche di sinistra a vantaggio di quelle moderate…

LA RESISTENZA avvertiva l’esigenza di una EDUCAZIONE NUOVA, di UNA SCUOLA APERTA A TUTTI E STRUTTURATA DEMOCRATICAMENTE, NON ASSERVITA AL POTERE POLITICO al fine di promuovere…

UNA SOCIETÀ PIÙ GIUSTA, attraverso la formazione di cittadini consapevoli.

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CAPITOLO III

L’EDUCAZIONE ALLA POLITICA DAL TOTALITARISMO ALLA RESISTENZA

La Ricostruzione

Tra le forze della Resistenza, ben presto crebbe una frattura: tra un fronte laico e uno cattolico = diverse concezioni della democrazia e su come ricostruire il futuro del Paese; su come ricostruire un Paese lacerato dal punto di vista materiale e morale…

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Il 2 giugno 1946 gli italiani furono chiamati ad esprimere un voto (il cui diritto venne esteso anche alle donne):

Vinse la scelta della Repubblica e la DC si affermò come primo partito (e lo sarà anche nelle elezioni del 1948), De Gasperi allontanò gradatamente la sinistra dal Governo;

Con il governo De Gasperi, esponente della DC si affermò il fronte cattolico e moderato (in linea con gli interessi della Chiesa e della Borghesia)

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La conseguenza fu l’affermazione di un Paese molto diverso da quello auspicato dai Partigiani… (anche perché si temeva il comunismo russo).

Per il fronte cattolico, l’educazione doveva aspettare allo Stato e alle famiglie che potevano scegliere anche una scuola non statale; inoltre in ogni ordine di scuola era fondamentale l’insegnamento della Religione cattolica.

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Con De Gasperi, il ministero dell’istruzione viene affidato ad un cattolico, Guido Gonella= sintonia tra potere politico e gerarchie ecclesiastiche = INTEGRALISMO CATTOLICO IN AMBITO EDUCATIVO

Questa POLITICA CONSERVATRICE ANCHE sul fronte educativo bloccava quindi il cambiamento…

Ma nel frattempo il RINNOVAMENTO PEDAGOGICO avvenne dal fronte laico e da quello marxista.

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Dal fronte laico (liberale)

1949 = ERNESTO CODIGNOLA fonda l’Associazione per l’educazione nuova (con Raffaele Laporta come segretario) per…

DIFFONDERE NELL’EDUCAZIONE una coscienza democratica, e costituire un centro di informazione e di ricerca sulle questioni pedagogiche;

L’altro fronte laico ruotava attorno alla casa editrice La Nuova Italia (fondata da Codignola nel 1926) = aperta ad idee innovatrici e al pensiero di Dewey grazie all’opera di traduzione e soprattutto di riflessione sul suo pensiero, compiuta da A. Visalberghi, De Bartolomeis, L. Borghi…

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“La dimensione sociale della concezione del Dewey si trasforma e sviluppa in questo contesto. La socialità investe totalmente le relazioni interpersonali. La loro valenza psicologica penetra ‘sotto l’esperienza’ cosciente e raggiunge una profondità che ne costituisce il fondamento indisturbato” (da L. Borghi, Educare alla libertà, La Nuova Italia, Firenze, 1992, p. 50)

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…nel fronte laico si appoggiava l’alleanza tra scuola e società, tra cultura e impegno civile per la costruzione di una società dove tutti potevano accedere al sapere…

A Firenze si affermò così la Scuola pedagogica fiorentina, per diffondere gli ideali di una nuova pedagogia democratica (es. Scuola – Città Pestalozzi per far sviluppare il quartiere degradato di Santa Croce)

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Al fine di rinnovare la cultura verso l’acquisizione di libertà critica e attenzione all’etica politica, Codignola nel 1950 fondò la rivista Scuola e città…

per diffondere la funzione liberatrice dell’educazione, strapparla dal suo isolamento e instaurare un rapporto affiatato con la comunità dei cittadini…

Non preparare i ragazzi con un metodo basato sull’enciclopedismo arido o con l’autoritarismo, ma verso una collaborazione costruttiva tra insegnanti e alunni…

In vista della formazione di uomini liberi, attraverso il costante esercizio della libertà, era necessario combattere per una scuola LIBERA, VIVA E MODERNA E LAICA

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Nel decennio 1950-1960 la rivista attuò un’opera di critica puntigliosa verso le scelte educative operate dalla DC…e propose un progetto pedagogico alternativo, più vicino ad una scuola democratica in linea con l’educazione Nuova di Dewey… e dunque…

PRATICHE DIDATTICHE incentrate sulla LOGICA DELLA RICERCA, SUL RAPPORTO TRA CONOSCERE E FARE ecc.

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Degno di nota il pensiero di Lamberto Borghi che si batteva contro il tentativo del fronte cattolico di CONFESSIONALIZZARE LA SCUOLA…

…evidenziando un rapporto tra pedagogia e politica che non doveva affatto essere di servaggio della pedagogia rispetto alla politica;

Inoltre, fu proposta la richiesta di una SCUOLA MEDIA UNICA che mettesse fine alla divisione tra chi era destinato a proseguire gli studi e chi, invece, al lavoro precoce.

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Dal fronte marxista

Dal lato del fronte marxista della pedagogia troviamo la rivista Riforma della scuola che

“vuol fare della immissione dello spirito scientifico nella scuola la sua bandiera di battaglia” (L. Lombardo Radice, Taccuino pedagogico, p. 19)…

Questo poiché la scuola veniva considerata arretrata e non adatta a seguire lo sviluppo della società.

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L’elemento nuovo che Lucio Lombardo Radice (fondatore della rivista insieme a D. Bertoni Jovine) voleva immettere nella scuola era LO SPIRITO SCIENTIFICO, con il quale non si voleva intendere l’incremento delle scienze naturali…

Ma la formazione di UNA MENTALITÀ SCIENTIFICA, OVVERO “l’abitudine a sperimentare, ragionare, controllare e di pensare con la propria testa”;

Inteso così lo spirito scientifico poteva anche essere inteso come NUOVO UMANESIMO; non negazione della filosofia o della creazione artistica… ma UMANESIMO DI UN’EDUCAZIONE INTEGRALE

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La scuola doveva formare cittadini consapevoli, una società DI LAVORATORI E COSTRUTTORI, dove lo spirito costruttivo era sinonimo di innovazione e collaborazione.

Il pensiero portato avanti dalla rivista si voleva dunque opporre al mondo come era allora ed era prevalentemente sostenuto da marxisti più vicini alle idee di Gramsci, che non a Dewey (in quanto riferimento più del fronte laico).

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L. Lombardo Radice (dopo gli studi presso la facoltà di Matematica che gli fecero concepire la scienza anche come filosofia e come arte), maturò il suo pensiero nelle sedi del Partito Comunista a partire dal 1945…

Quando già insisteva sulla necessità per il partito di occuparsi delle problematiche della scuola…

A Scuola e città rimproverava di limitare i propri interventi ad un campo più che altro di tecnica didattica, mentre secondo lui…

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Ogni riforma della scuola doveva provenire da una concezione dell’uomo e della società.

L’ideale a cui si doveva guardare era senza dubbio l’uomo completo del Rinascimento, che trova in Leonardo e Galileo i massimi esempi.

Lo spirito scientifico voleva dire elaborare a partire dallo studio dei fenomeni naturali una RICERCA SEMPRE APERTA.

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L’obiettivo era quello di tendere verso la società futura, dominata dal LAVORATORE SCIENZIATO (che doveva continuare a studiare per poter lavorare);

Poiché la scuola lavora per il futuro, secondo L. Lombardo Radice, doveva indurre nell’allievo IL CORAGGIO INTELLETTUALE… quell’abitudine a considerare mai assoluta nessuna conquista;

Gramsci nei Quaderni dal carcere parlava dell’intellettuale come di UNO SPECIALISTA più POLITICO, cioè SOGGETTO ATTIVO E RESPONSABILE DELLE GRANDI DECISIONI COLLETTIVE…

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Ovvero: La scuola doveva abituare i giovani al gusto per la ricerca specializzata ma anche per i problemi generali della società;

una scuola così concepita poteva realmente farsi strumento oltreché di analisi, anche di CAMBIAMENTO DELLA SOCIETÀ.

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Educazione e politica: quale rapporto oggi e quale

impegno per il futuro?Per oltre Sessant’anni la scuola è stata un vera e

propria palestra di democrazia, capace di rispondere, anche in seguito alla crisi del ‘68 alla domanda politica di conoscenza e partecipazione degli studenti;

A partire dalla caduta del fascismo i partiti politici in Italia sono stati garanti delle istituzioni democratiche sancite dalla Costituzione… lo stesso schieramento tra DC e PCI aveva creato un forte coinvolgimento dei cittadini;

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P. Bertolini nota come a partire dalle contestazioni del ‘68 la crisi dell’educazione sia andata di pari passo con la crisi della politica che sono “due ambiti esperienziali […]” di reciproco controllo e stimolo, capaci di dare ai cittadini “un senso positivo al proprio esistere sociale” (P. Bertolini, Educazione e politica, Raffaello Cortina, Milano,2003, p. 13)

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Oggi l’impegno pedagogico-politico, anche in seguito alla crisi connessa a Tangentopoli, sembra un lontano ricordo…

A partire dagli anni ‘80 c’è stato sempre un maggior divario tra cittadini e Stato, tra cittadini e politica, alimentando un rapporto di indifferenza verso la sfera politica…

La tendenza che si nota è quella che va verso l’estraniazione della società civile dalla vita politica, per rinchiudersi nell’individualismo.

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La pedagogia, allora, non dovrebbe occuparsi solo di questioni relegate alla pratica di insegnamento/apprendimento, ma aprirsi al suo secolare legame con la POLITICA;

Dal pensiero di L. Lombardo Radice…

che nell’articolo Educazione e Rivoluzione scrive: “una scuola che abitui allo spirito scientifico, all’esame critico, alla attività, al libero giudizio, alla decisione responsabile - una scuola che educhi rivoluzionari per pensiero e per carattere – non può non formare allo stesso tempo rivoluzionari integrali, uomini che combattono i ‘i tre mali estremi della società umana: ‘tirannide, sofismi, ipocrisia’ in tutti i campi”;

si dovrebbe recuperare…

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…IL RUOLO DELLA PEDAGOGIA COME SCIENZA CHE EDUCA ALLA

PARTECIPAZIONE, in vista della STRUTTURAZIONE DI UNA MORALE

SOCIALE, DI UNA COSCIENZA CRITICA che sia in grado denunciare ogni ingiustizia e

gli abusi esercitati da chi detiene il potere…

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La scuola dovrebbe essere concepita come il luogo deputato all’educazione politica… intesa soprattutto come EDUCAZIONE ALLA DEMOCRAZIA E ALLA CITTADINANZA…

…in quanto come sostiene Cambi, la politica pensa, programma e governa i processi educativi…

Inoltre, dato che nell’età postmoderna, che è l’età del “disincanto”, come la definisce F. Cambi, le dittature dei Media e del Mercato regolano lo stile di vita secondo paradigmi egocentrici e individualisti che portano all’esaltazione della dimensione privata…

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…oggi più che mia è decaduto lo spirito della polis come luogo di appartenenza e di identità… spazio di costruzione del proprio sé che è pubblico e privato nello stesso tempo.

Il rapporto tra pedagogia e politica deve rimanere di natura tensionale e collaborativo da attuarsi mediante… il lavoro quotidiano degli insegnanti che devono riattivare PARTECIPAZIONE, CONDIVISIONE E RESPONSABILITÀ NEGLI STUDENTI…

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“Dewey e Gramsci sono stati su questo piano i grandi antagonisti, ma in realtà, delineavano, se letti insieme, dialetticamente connessi, l’inquieto rapporto che deve e non può non collegare politica e pedagogia; queste difatto restano tra di loro opposte e complementari…

Ciò significa che il pedagogista dialoga col politico, con l’apparato politico […] ma anche rivendica la propria autonomia, che è di fatto esercitata dalla critica, dal fare critica e si pone alternativa, esercita il dissenso e così […] viene a governare il governo.

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Ma significa anche che il politico, il ceto politico fa pedagogia, la determina e la gestisce, riassorbendone le stesse funzioni […] riducendoli a consiglieri del Principe […]” (F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, cit., p. 124).

Ciò si può attuare…

…non con una scuola disimpegnata e lontana dalla politica... poiché l’apoliticità dell’insegnante andrebbe proprio vista come contraffazione della personalità dell’insegnante stesso…