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Delibera Assessor ato TRP - TRASPORTI E INFRASTRUTTURE Direzion e 26 - TRASPORTI Settore 26.5 - Grandi infrastrutture e ferrovie Num. Definiti vo 22 - 1811 Num. Provviso rio 52043 Data ODG 19/12/2005 Legislatura 8 Num. Bolletti no 4 Data Bolletti no 26/01/2006 Num. Notiziar io 0 Data Notiziar io Direttore Regionale MANTO Aldo Responsabile Settore Estensore Delibera GIUNTA Gabriella DELIBERA APPROVATA Delibera in versione definitiva Oggetto Espressione delle valutazioni di competenza regionale ex art. 4 c. 3 del Decreto Legislativo n. 190/2002 e s.m.i. attuativo della Legge 443/2001 (Legge Obiettivo) sul Progetto Definitivo “Terzo 1

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Delibera

Assessorato TRP - TRASPORTI E INFRASTRUTTURE

Direzione 26 - TRASPORTI

Settore 26.5 - Grandi infrastrutture e ferrovie

Num. Definitivo 22 - 1811 Num. Provvisorio 52043

Data ODG 19/12/2005 Legislatura 8

Num. Bollettino 4 Data Bollettino 26/01/2006

Num. Notiziario 0 Data Notiziario

Direttore Regionale MANTO Aldo

Responsabile Settore

Estensore Delibera GIUNTA Gabriella

DELIBERA APPROVATA

Delibera in versione definitiva

Oggetto Espressione delle valutazioni di competenza regionale ex art. 4 c. 3 del Decreto Legislativo n. 190/2002 e s.m.i. attuativo della Legge 443/2001 (Legge Obiettivo) sul Progetto Definitivo “Terzo Valico dei Giovi” presentato da T.A.V. S.p.A. .

TESTO DELIBERA DGR_166T05T_166t05 dgr definitiva.doc 291 kb

Premesso che:

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la Società TAV s.p.a. con sede legale in Roma, via Mantova 24, ha trasmesso alla Regione Piemonte con nota prot. n. TMG/0029420/USCITA del 13.09.2005, acquisita con prot. 10693/26/2005 del 19.09.2005, copia degli elaborati relativi al progetto definitivo “Terzo Valico dei Giovi”, provvedendo altresì nella stessa data al loro deposito presso gli Uffici della Direzione Regionale Trasporti, in Via Belfiore, n. 23 – 10125 Torino, ai fini dell’avvio del procedimento nell’ambito del quale la Regione esprime il proprio parere e le proprie valutazioni ai sensi dell’art. 4, c. 3 del D.Lgs. 190/2002 e s.m.i. ;

la Società ITALFERR s.p.a., Società con socio unico soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Ferrovie dello Stato S.p.A., con sede legale in Roma, Via Marsala 53/67, in nome e per conto di TAV S.p.A., soggetto aggiudicatore dell’intervento in questione, ha provveduto ai sensi dell’art. 4, c. 2 del D.Lgs. 190/2002 alla pubblicazione dell’avviso al pubblico sui quotidiani “Il Sole 24 Ore”, “il Giornale del Piemonte” e “La Repubblica” edizione di Genova del 19.09.2005 ed al contestuale deposito del progetto definitivo presso la sede ITALFERR di Genova sita in via del Lagaccio 3 ai fini dell’avvio del procedimento di dichiarazione di pubblica utilità ai privati interessati dalle attività espropriative;

ai sensi dell’art. 4 del D.Lgs. 190/2002 e s.m.i., la Regione deve esprime il proprio parere nonché le valutazioni di cui al citato articolo entro il termine perentorio di 90 giorni dalla data del ricevimento del progetto definitivo, avvenuto il 19.09.2005;

con la D.G.R. n. 68-7676 dell’11.11.2002 la Giunta regionale ha assegnato alla struttura flessibile SETIS (Segreteria Tecnica Infrastrutture Strategiche, istituita con D.G.R. 122-12910 del 14.10.1996 e rinnovata con D.G.R. 24-28584 del 15.11.1999 ed incardinata presso la Direzione Regionale Trasporti) la gestione di tutte le procedure di competenza regionale previste dalla L. 443/2001 e dai decreti di attuazione della stessa per le infrastrutture strategiche;

tenuto conto di quanto disposto dalla Giunta Regionale con D.G.R. n. 44 – 8734 del 17.3.2003 (Procedure per le espressioni sui progetti preliminari e definitivi previsti dalla Legge Obiettivo di competenza della Regione Piemonte ai sensi della L. 443/2001 e D.lgs. 190/2002 e s.m.i., nonché della vigente normativa in materia di V.I.A.), il Responsabile della SETIS ha provveduto con Determina n. 482/26 del 22.09.2005 a nominare il Responsabile del Procedimento, ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 e s.m.i. nonché della L.R. 4 luglio 2005, n. 7, nella persona dell’ing. Enzo Gino, Responsabile ex art. 12 L.R. 51/1997 di una struttura organizzativa flessibile nell’ambito della Direzione Trasporti per l’attuazione di progetti di rilevanza strategica;

il Responsabile del Procedimento ha fatto pubblicare sul B.U. della Regione Piemonte n. 40 del 06.10.2005 il comunicato contenente la notizia dell'avvenuto deposito del progetto in oggetto e della sua messa a disposizione per la consultazione da parte del pubblico per 30 giorni presso la segreteria SETIS, nonché l’indicazione del Responsabile del procedimento e del Referente dell’Istruttoria individuati all’interno della Direzione Trasporti;

a seguito del deposito sono pervenute alla SETIS le seguenti osservazioni da parte del pubblico, sia singoli cittadini sia gruppi ed associazioni:SO.GE.GROSS. S.p.A. con sede legale in Genova, nota del 18.11.2005 agli atti con prot. 13493/26/05 del 24.11.2005. L’osservazione, pervenuta fuori dai termini per la presentazione delle osservazioni al Responsabile del Procedimento ai sensi della L. 241/1990 e s.m.i. (come da Comunicato B.U.R. n. 40 del 06.10.2005) è peraltro stata presentata anche alla Società ITALFERR (ed al Comune di Serravalle Scrivia) ai sensi del comunicato pubblicato dalla stessa ITALFERR, in mone e per conto di TAV, in data 19.09.2005 in quanto relativa all’avvio delle procedure espropriative ai sensi dell’art. 4, comma 2 del D.Lgs. 190/2002. Le determinazioni concernenti la suddetta osservazione verranno pertanto assunte da TAV. S.p.A., come risulta dall’avviso.Associazione per il potenziamento della Stazione Ferroviaria di Tortona, nota del 18.11.2005 agli atti con prot. 13622/26/05 del 25.11.2005. L’osservazione è indirizzata alla Società ITALFERR ed è pervenuta per conoscenza anche al Responsabile del Procedimento.

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il progetto è stato presentato dal Proponente alle Amministrazioni Locali ed al Consorzio Acquedotto Rurale di Sottovalle in data 28.9.2005;

il Responsabile del Procedimento ha provveduto altresì alla convocazione di una serie di Organi Tecnici, di cui il primo – in data 07.10.2005 - finalizzato essenzialmente alla presentazione del progetto da parte del Proponente alle Direzioni Regionali costituenti l’Organo Tecnico (con il supporto tecnico-scientifico di A.R.P.A.) ed i successivi riguardanti specifiche tematiche nei giorni: 17 Ottobre (in materia “Cave e depositi”), 21 Ottobre (“Idrogeologia”), 28 Ottobre (“Ambiente”), 4 Novembre (“Cantierizzazioni”), il 7 Novembre (“Idraulica e dissesto idrogeologico”) il 16 Novembre (Area archeologica di Libarna); anche alle predette riunioni è stato invitato il Proponente per fornire i necessari chiarimenti. Ciascuna delle riunioni di Organo Tecnico è stata preceduta da una riunione di Tavolo Tecnico (giorni 11, 19, 25 Ottobre e 2 Novembre) – allargata alle Amministrazioni Locali ed al Proponente - sulle medesime tematiche.Il Responsabile del Procedimento ha provveduto inoltre a convocare per il giorno 07.12.2005 presso la Provincia di Alessandria un incontro conclusivo per un confronto con le posizioni che gli Enti Locali intendono assumere nell’espressione dei pareri di competenza, onde pervenire alla definizione di un parere il più possibile condiviso.Infine nei giorni 8, 21 e 24 Novembre 2005 si sono tenute tre ulteriori riunioni di Tavolo Tecnico rispettivamente per riassumere le criticità emerse durante l’istruttoria del progetto in oggetto e per approfondire la tematica relativa al “Piano cave e depositi” e bilancio dei materiali di scavo nonché al “Piano di Monitoraggio Ambientale”, mentre in data 16 Novembre è stata convocata dal Responsabile del Procedimento una riunione con il Settore Urbanistico Territoriale - area di Alessandria ed il Settore Beni Ambientali della Direzione Regionale Pianificazione e Gestione Urbanistica, allargata alla Soprintendenza ed al Comune di Serravalle Scrivia per analizzare le problematiche connesse alla presenza del sito archeologico di Libarna ed all’attraversamento delle linee storiche esistenti del sito stesso e del centro storico del Comune;

Parallelamente si sono svolti una serie di incontri rispettivamente finalizzati:alla proposta da parte di RFI S.p.A. ed al successivo esame da parte dei soggetti interessati, dei testi degli Accordi Procedimentali, scaturenti dagli ulteriori impegni posti a carico del soggetto aggiudicatore con la Deliberazione CIPE n. 78 del 29.09.2003 di approvazione del progetto preliminare dell’opera in oggetto (Allegato “A”- Parte 3^ della Deliberazione CIPE), rispettivamente nelle date 25.10.2005, 15.11.2005, 05.12.2005 e 14.12.2005;alla valutazione del progetto dell’acquedotto alternativo di Sottovalle nelle date 27.10.2005, 15.11.2005 e 7.12.2005 mediante attivazione del Comitato di cui al Protocollo d’Intesa siglato in data 6.12.2004 tra Regione Piemonte, Consorzio “Acquedotto di Sottovalle” e TAV S.p.A.

In merito alle prescrizioni emanate con deliberazione CIPE n° 78 del 29 settembre 2003 relativa alla approvazione del progetto preliminare del “terzo valico dei Giovi” linea AC/AV Milano-Genova ha deliberato fra l’altro il finanziamento di una serie di attività da avviare in via anticipata indicate nell’allegato “B” della delibera.

Si ritiene importante evidenziare che tali attività valutate in 319 Mln di € prevedevano fra l’altro una serie di interventi di adeguamento della viabilità, oltre che a dar seguito alle azioni previste nei protocolli d’Intesa sottoscritti dagli E.L.

Si evidenzia che la mancata attuazione di tali prescrizioni la cui responsabilità non pare doversi ascrivere al Proponete ma a carenze di fondi di cui evidentemente CIPE nella approvazione della propria delibera non era a conoscenza, ha comportato una serie di difficoltà nei rapporti con il sistema degli E.L. che solo grazie alla responsabilità delle amministrazioni ha evitato che anche sul questo progetto si rischiassero i conflitti sociali esplosi in analoghi progetti.

Al fine di garantire un clima di fiducia e di cooperazione con il territorio si ritiene opportuno segnalare la necessità di garantire la massima chiarezza circa le coperture finanziarie e tempi di realizzazione

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per le diverse fasi previste.

In questo senso si richiede la costituzione di un Comitato Permanente con la rappresentanza di tutti degli enti interessati in grado di supportare il proponente nella predisposizione del progetto esecutivo. Tale Comitato potrà poi esser riassorbito nell’Osservatorio ambientale così come già avviene per la line a AC Torino – Milano in cui tale struttura verifica oltre che la corretta attuazione di tutte le prescrizioni ambientali, anche tutte le criticità e gli imprevisti che dovessero presentarsi nel corso della realizzazione della complesso progetto.

Dato atto che:

il progetto in esame costituisce la versione definitiva dell’ultima evoluzione di un progetto per la realizzazione di un collegamento ferroviario veloce tra la Liguria con il Piemonte e la Lombardia presentato per la prima volta dal consorzio COCIV nel 1992 al Ministero dell’Ambiente per la pronuncia di compatibilità ambientale;

successivamente la legge 21.12.2001 n° 443 ha delegato il Governo ad individuare le infrastrutture pubbliche e private di preminente interesse nazionale da realizzare per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese, mediante la formazione di apposito Programma;

il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nell’ambito delle proprie attribuzioni, ha avviato la preparazione di detto Programma raccogliendo le proposte dei Ministeri competenti e delle Regioni;

successivamente il CIPE con la Deliberazione n.121 del 21.12.2001 - “ Legge obiettivo: 1° Programma delle infrastrutture strategiche” ha individuato ed elencato le infrastrutture prioritarie nel complesso e suddivise per territorio interessato e gli stanziamenti necessari alla loro realizzazione;l’opera in oggetto risulta compresa nell’elenco contenuto nella succitata deliberazione del CIPE tra quelle che interessano il territorio piemontese; riveste quindi un carattere di interesse nazionale ma anche regionale in quanto prevista nei vari atti di programmazione regionale per il territorio del Piemonte quali:

il Secondo e Terzo Piano Regionale dei Trasporti e delle Comunicazioni adottati rispettivamente con DGR 184-22201 del 1.09.1997 e DGR 16-14366 del 20.12.2004;l’Intesa Istituzionale di Programma fra Regione e Governo approvata dal CIPE il 17.03.2000 e sottoscritta il 22.03.2000;l’Intesa Generale Quadro fra Regione e Governo sottoscritta l’ 11.04.2003;

il progetto preliminare di tale intervento è stato approvato, ai fini della localizzazione urbanistica e della compatibilità ambientale con Deliberazione CIPE n. 78 del 29.09.2003, il tutto ai sensi e per gli effetti dell’art. 3 e dell’art. 18, comma 6, del D.Lgs. 190/2002;

la Regione Piemonte aveva espresso parere favorevole, subordinato all’osservanza di prescrizioni, sul progetto preliminare con propria D.G.R. n. 56-9903 del 08.07.2003;

il progetto definitivo, oggetto della presente delibera, prevede una linea ferroviaria A.C. della lunghezza di circa 53 km che ha origine nel Nodo di Genova (circa 800 mt. prima del Bivio Fegino, che consente l’interconnessione con la Bretella di Voltri, con la linea “Succursale dei Giovi” e con la linea per Campasso-Sampierdarena) e si sviluppa quasi interamente in galleria (28 Km circa per sottopassare l’Appennino Ligure e circa 7 Km di galleria per sottopassare il territorio del Comune di Serravalle Scrivia) fino alla piana di Novi Ligure, ad eccezione di un breve tratto allo scoperto (di 1600 metri circa) in corrispondenza di Libarna, su cui è posizionato un posto di comunicazione con binario di precedenza. Secondo i più recenti canoni di sicurezza le gallerie sono realizzate mediante 2 canne affiancate a semplice binario con collegamenti trasversali che consentono a ciascuna di costituire galleria di sicurezza per l’altra.La parte terminale dell’infrastruttura lato nord (16 Km circa) raggiunge la piana di Novi Ligure e si

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interconnette alle linee esistenti Genova-Torino e Torino-Piacenza. Per il collegamento con la linea Torino-Genova è previsto lo shunt completo dell’impianto di Novi Ligure; è previsto inoltre un collegamento di servizio a semplice binario all’altezza della pk 34+000 circa per la connessione, dettata da esigenze di sicurezza, con lo scalo di Novi.Per il collegamento con la linea Torino-Piacenza la soluzione infrastrutturale prevede l’utilizzo, per quanto possibile, della linea esistente Novi-Ligure-Pozzolo-Tortona, attualmente a binario singolo; l’innesto della linea del Terzo Valico presso Tortona è previsto a raso, previa una diversione verso Ovest del tracciato del Terzo Valico per i necessari raccordi geometrici.

Le opere accessorie interessanti il territorio piemontese sono:2 Finestre, 3 interconnessioni, 3 Cave, 14 Depositi, 5 Campi Base, 10 Cantieri operativi, 4 Cantieri di servizio, 2 Cantieri armamento e tecnici.

Gli interventi sopra descritti sono localizzati, per quanto concerne il territorio della Regione Piemonte, nella Provincia di Alessandria, nei Comuni di Fraconalto, Voltaggio, Carrosio, Gavi Ligure, Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Novi Ligure, Pozzolo Formigaro, Tortona, Pontecurone, Isola S. Antonio, Piovera, Sale, Bosco Marengo, Alessandria, Sezzadio, Castelnuovo Bormida e Cassine.

Il progetto definitivo prevede delle variazioni rispetto al preliminare, in parte dovute all’ottemperanza alle prescrizioni della Regione Piemonte recepite nella approvazione del progetto preliminare da parte del CIPE, e in particolare:1. E’ stato spostato il punto di colmo della linea di circa 2 km portandolo alla progressiva 22,

sfruttando la massima inclinazione delle livellette, e consentendo un più facile deflusso delle acque di lavorazione e/o intercettamento mediante tubazioni separate in galleria;

2. E’ stato previsto uno scavo meccanizzato (mediante TBM) per la realizzazione di parte della Galleria di Valico (km 6) e della Galleria Serravalle (km 6) al fine di eliminare la finestra di Rigoroso in comune di Arquata Scrivia evitando quindi la gestione del relativo smarino, risultano quindi due uniche finestre nel territorio piemontese: Castagnola e Val Lemme in corrispondenza dei cunicoli esplorativi già iniziati negli anni 1996-98. Di contro questo ha comportato la necessità di realizzare 2 pozzi a servizio della fresa con modifica dei cantieri COP4 (C.na Radimero) e COP6 (Pernigotti);

3. E’ stata operata una revisione dei cantieri nella zona Moriassi e Libarna, tra Arquata e Serravalle Scrivia, con una sostanziale riduzione delle aree di cantiere di pianura, ed in particolare la soppressione del Campo Base 4 (CBP4) “Libarna”, di mq. 16.500, inizialmente previsto nel territorio di Serravalle. Si è altresì registrata la soppressione del Campo Base 6 (CBP6) “Interconnessione per Torino”, di 27.000 mq., inizialmente proposto a Pozzolo Formigaro;

4. Si è introdotto il collegamento con lo scalo intermodale di Rivalta Scrivia ed appare altresì garantita la possibilità di raccordo col Parco scientifico e tecnologico di Tortona;

5. E’ stato previsto l’adeguamento del tracciato ferroviario nel tratto terminale del ramo di Shunt nel comune di Novi Ligure, in prossimità della discarica di prima categoria sita nello stesso territorio comunale, con la variazione dell’andamento altimetrico per il contenimento delle profondità di scavo; si è inoltre prevista la realizzazione di parte della galleria artificiale con il metodo “cut and cover” al fine di limitare l’interferenza con la falda acquifera;

6. E’ stata eliminata, per ridurre gli impatti ambientali conseguenti, la connessione a salto di montone sulla linea Piacenza-Tortona che si prevede di realizzare a raso;

7. E’ stata prevista la soppressione della cava Imperatore e l’eliminazione dell’attività di prelievo inerti dal torrente Scrivia. Di contro sono state proposte nuove cave “apri e chiudi” in sostituzione di quelle proposte nel preliminare;

8. .E’ stata perseguita l’ottimizzazione del bilancio terre con riduzione sia in termini di volumi scavati sia di incremento di impiego di materiale riutilizzabile, rispetto alle indicazioni del progetto preliminare. Sono quindi stati rivisti i siti di deposito eliminando i siti DDP1(Castagnola) e DDP2 (La Costa), riducendo il sito RAP1 (Cava Cementir), ampliando il RMP2 (Pieve di Novi Ligure) e privilegiando nuovi siti di pianura ove sussistono condizioni di riqualificazione ambientale;

9. Sono stati rivisti gli adeguamenti sulla viabilità interferita mediante interventi meno impattanti;10. Sono stati predisposti progetti specifici relativi alla sistemazione della frana Carbonasca ed

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all’acquedotto alternativo di Sottovalle;11. Sono state inserite efficaci misure di mitigazione acustica con contestuale previsione di maggiori

accorgimenti paesaggistici di corredo, ed eliminazione delle dune originariamente previste con finalità di mitigazione delle barriere acustiche stesse;

12. E’ stato introdotto il progetto di Monitoraggio Ambientale collegato ad un sistema di Gestione Ambientale dei cantieri.

In ottemperanza inoltre a quanto richiesto nella Delibera CIPE n. 78 del 29.09.2003 allegato “A” – Parte 3^ - la Regione Piemonte si è attivata per tradurre in Accordi Procedimentali - ex art. 11 L. 241/1990 e s.m.i – gli ulteriori impegni posti a carico del soggetto aggiudicatore; si è pervenuti pertanto alla sottoscrizione, in data 5.12.2005 dell’Accordo Procedimentale relativo allo “Studio di fattibilità della circonvallazione ferroviaria a Nord di Tortona nell’ambito della definizione del progetto del quadruplicamento della tratta Tortona-Voghera nel Comune di Tortona” e in data 14.12.2005 alla sottoscrizione dell’Accordo Procedimentale relativo alla “Valorizzazione dell’area logistica della valle Scrivia e dell’Alessandrino” , in entrambi i quali la Regione Piemonte è soggetto firmatario;La Regione ha altresì siglato, pur non comparendo tra i soggetti firmatari, gli Accordi Procedimentali relativi alla progettazione degli Interventi per la permeabilità urbana rispettivamente nel Comune di Novi Ligure e nel Comune di Serravalle Scrivia, anch’essi scaturenti dagli ulteriori impegni contenuti nella Deliberazione CIPE di approvazione del progetto preliminare; tali Accordi sono stati sottoscritti dai soggetti interessati in data 14.12.2005

Per quanto concerne il Comune di Pozzolo Formigaro si sottolinea che il Protocollo d’Intesa finalizzato alla realizzazione di interventi necessari per il miglioramento della permeabilità della linea storica Novi Ligure - Tortona nel territorio di tale Comune non è stato inserito nella Deliberazione CIPE n. 78 del 29.09.2003; tale Protocollo infatti è stato approvato solo successivamente alla citata Deliberazione CIPE; e precisamente con D.G.R. n. 34-11639 del 02.02.2004 dalla Regione e con D.C.C. n. 14 del 08.04.2004 dal Comune.

In data 14.12.2005 la Regione, RFI S.p.A. ed il Comune di Pozzolo Formigaro hanno siglato un Accordo per lo studio di fattibilità dell’interramento della linea storica in ambito urbano di seguito integralmente riportato:

“Con riferimento a quanto rappresentato dalla Deliberazione del Comune di Pozzolo, chiede sostanzialmente la realizzazione dell’interramento della linea storica nel territorio urbano. La R.P. ribadisce e prescrive che tale richiesta venga esaminata attraverso uno studio di fattibilità così come indicato nella DGR 34-11639 o da ulteriori studi di alleggerimento dell’impatto ferroviario all’interno del Centro Storico da effettuarsi anche alla luce di possibili cambiamenti di scenario della progettazione complessiva.

Tali studi dovranno essere sviluppati entro 6 mesi dall’approvazione della D. CIPE salvo necessario adeguamento derivante da possibili cambiamenti di scenario e confluire in un Accordo Procedimentale che prevederà, compatibilmente con le risorse finanziarie, la realizzazione delle opere concordate nello studio”.

Considerato che:

nelle edizioni dei Piani Regionali dei Trasporti viene ribadito quanto già previsto nel I° Piano Regionale del 1978, in merito all’importanza strategica dei due corridoi plurimodali, Est - Ovest (Lisbona-Kiev o Corridoio 5) e Nord – Sud (Genova-Rotterdam o Corridoio 24), che per la Regione Piemonte si traduce nella realizzazione di parte di tali corridoi, rispettivamente delle tratte: Lyon - Frejus - Torino – Milano.Porti Liguri - Alessandria - Novara - Sempione (all’interno della quale rientra il progetto in oggetto).

il progetto del “Terzo Valico” risponde alle numerose significative criticità dell’attuale sistema ferroviario dell’area interessata dalla linea che possono essere riassunte nei seguenti punti:

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prossima saturazione delle linee di valico dell’Appennino ligure-piemontese sulle tratte prossime al porto di Genova sia sulla linea succursale dei Giovisaturazione della linea Arquata Scrivia - Vogherabassa velocità commerciale dei treni per viaggiatori sulla Torino - Genova, a causa delle caratteristiche tecniche e della saturazione soprattutto nel tratto di valico appenninico ed in prossimità di Genova.

Sotto il profilo infrastrutturale si ribadisce la stretegicità dell’opera per la regione Piemonte, si evidenzia che negli incontri con il sistema degli E.L. rispetto al progetto definitivo sono emerse alcune richieste di approfondimenti attinenti il tracciato relativi a:- soppressione dello shunt di Novi Ligure;- realizzazione del salto di montone su entrambe le linee nel cosiddetto collegamento di servizio a

semplice binario all’altezza della pk 34+000 circa per la connessione, dettata da esigenze di sicurezza, con lo scalo di Novi.

In merito si evidenzia che uno dei principali obbiettivi della Regione Piemonte sin dalla redazione dei primi progetti di quest’opera fu il rafforzamento del collegamento fra il porto di Genova e l’area nord-ovest del Piemonte e Torino, al di là del semplice collegamento fra Genova e Milano.

Tale obbiettivo era stato conseguito sia attraverso l’eliminazione della interconnessione di Arquata Scrivia, che avrebbe consentito l’istradamento dei treni da Genova su Milano attraverso la linea Arquata – Tortona - Voghera e, successivamente, con l’introduzione del cosiddetto shunt di Novi Ligure che interconnette la linea AC con la esistente linea per Alessandria Torino evitando l’attraversamento della stazione e del centro urbano.

La Regione condivide le osservazioni rappresentate dagli E.L. relative agli impatti ambientai e territoriali derivanti dalla realizzazione dello shunt, d’altra parte ritiene necessario garantire effettivi ambiti di sviluppo ai traffici con direzione Torino anche alla luce del previsto sviluppo dello scalo di Orbassano quale centro intermodale e logistico collegato attraverso C.so Marche alla Gronda Nord di Torino (direttrice AC est-ovest) ed attraverso la linea per Alessandria con Genova e la direttrice AC nord-sud.

Ciò premesso si ritiene che le entrambe le esigenze ambientali territoriali avanzate dagli E.L. da un parte, e stategico – trasportitiche evidenziate dalla Regione dall’altra, possano essere garantite dalla esistente linea storica Genova Alessandria che attraversa la stazione di Novi Ligure, avendo presente che il previsto sviluppo dei traffici merci fra Genova e Torino richiederà opportuni adeguamenti degli attraversamenti del centro urbano ed inoltre rende ovviamente indispensabile realizzare, contestualmente all’opera, l’innesto a “salto di montone” su entrambe le linee al cosiddetto collegamento di servizio a semplice binario all’altezza della pk 34+000 circa per la connessione con lo scalo di Novi al fine di garantire una adeguata potenzialità nel traffico di attraversamento della interconnessione.

Sotto il profilo ambientale, nell’area di pianura la realizzazione dell’opera e di tutte le infrastrutture temporanee e permanenti ad essa connesse comporteranno inevitabilmente un forte impatto su vaste aree agricole, con conseguente irreversibile consumo di suolo nell’ambito di terreni di pregio in termini di fertilità e produttività, in quanto ricadenti nelle prime classi di capacità d’uso dei suoli;

l’infrastruttura interessa aree soggette a vincolo idrogeologico, ai sensi della L.R. 45/1989, paesistico ambientale, ai sensi del D.lgs 42/2004, ed inoltre interferisce con il Sito d’Importanza Comunitaria “Capanne di Marcarolo” (codice 111180026), con la Zona di Protezione Speciale “Greto del Torrente Scrivia tra Cassano e Villalvernia” (codice 111180004), individuati ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) e della Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) per la costituzione della Rete Natura 2000; a proposito dell’interferenza con il SIC si fa presente che per quanto riguarda il Campo Base CBP1 è stata recepita nel progetto definitivol’indicazione di ridurne l’estensione, eliminando il settore che ricadeva all’interno dello stesso SIC. Il lay-out del cantiere è stato mantenuto come

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richiesto arretrato dalla sponda del torrente Lemme che, nel tratto prospiciente al cantiere, dovrebbe quindi mantenere le sue attuali caratteristiche. L’incidenza del Campo Base comporta comunque la pressione ambientale di un quartiere con 400 persone, protratta per diversi anni in un’area a tutt’oggi indisturbata; l’impatto consiste principalmente nell’inquinamento rumoroso e luminoso, considerando anche la sensibilità della componente faunistica più esposta, quella dei Chirotteri, insediati a poche decine di metri dal campo base sotto il ponte San Filippo. Anche la fauna associata al bosco di versante prospiciente al cantiere potrebbe essere disturbata dalla presenza di un campo base di tali dimensioni e durata nel tempo. Si giudica pertanto insufficiente il dispositivo di monitoraggio predisposto, che non contempla analisi sul rumore e sulla brillanza prodotta dall’impianto di illuminazione, peraltro prevista in termini generali del documento sul monitoraggio, ma mai applicata nello specifico.

Il tracciato ferroviario interferisce inoltre con alcuni fenomeni franosi cartografati nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI). In particolare, tra le pk 32 e 33 in Comune di Serravalle Scrivia è rilevabile l’interferenza con una frana complessa, mentre fra le pk 28 e 29 nei Comuni di Serravalle Scrivia ed Arquata Scrivia l’inteferenza è con una frana superficiale; con tale dissesto interferisce anche il sito di riqualificazione di Libarna. Ulteriori interferenze con frane superficiali si riscontrano tra le pk 30 e 31 in Comune di Serravalle Scrivia, mentre il sito di riqualificazione dell’ex cava Cementir interferisce con una frana complessa quiescente.

Per quanto attiene l’urbanistica, sulla scorta delle conoscenze acquisite durante la fase istruttoria, in generale si ravvisa il non adeguamento della strumentazione urbanistica dei Comuni interessati a seguito dell’approvazione del progetto preliminare e della relativa fascia di salvaguardia (di larghezza pari a circa 150 mt). Tale recepimento d’altronde non viene specificatamente richiesto dal momento che la variazione agli strumenti urbanistici viene definita per legge “automatica” anche a seguito dell’approvazione del solo progetto preliminare.Peraltro, in base ai disposti di cui dell’art. 3, commi 3 e 7 del D. Lgs. 190/2002 - di recente modificato dal D. Lgs. 189/2005 del 7.8.2005 - gli enti locali sono i soggetti espressamente chiamati all’osservanza delle suddette misure cautelative connesse all’approvazione del progetto preliminare da parte del CIPE. Al riguardo tuttavia si è riscontrata una diffusa incertezza, da parte di svariati Comuni, nel recepimento di tale tracciato e delle correlate misure di salvaguardia, specie del cosiddetto “corridoio di salvaguardia” di larghezza pari a circa 150 mt. Tale incertezza ha causato dubbi e fraintendimenti in fase di accertamento di conformità urbanistica di alcuni interventi attuativi. In particolare è da segnalare la situazione del comune di Serravalle Scrivia, per il quale si è imposta la questione dell’interferenza tra la fascia di salvaguardia del cosiddetto corridoio infrastrutturale, individuata in sede di approvazione del progetto preliminare dell’Alta Velocità in corrispondenza del tracciato in galleria, e la previsione - in parte risalente alla Variante generale validata dalla Regione nel 2000 - di svariate aree commerciali, in parte riperimetrate dal Comune con la approvazione di Varianti parziali, predisposte ai sensi del comma 7, art. 17 della L.R. 56/77 e s.m.i. (Si rammenta che questo tipo di Varianti non deve sottostare a controlli regionali né preventivi né successivi e che pertanto l’approvazione ricade sotto la responsabilità del Comune stesso). Al momento è in fase di approvazione da parte del Comune una Variante ad un PEC, che prevede al proprio interno anche la creazione di due centri commerciali, uno dei quali in parte ubicato entro la prima citata zona di salvaguardia imposta del progetto preliminare dell’Alta Velocità (si tratta delle porzioni sottoposte a “ulteriore vincolo urbanistico”). I due suddetti interventi commerciali risultano nel contempo soggetti a fase di verifica di VIA, ai sensi dell’art. 10 della L.R. 40/1998, procedura che vede coinvolte in Conferenza dei Servizi diverse Direzioni regionali, tra cui la Direzione Commercio.

Relativamente invece al comune di Novi Ligure, a prescindere dalla previsione del ramo di Shunt che ha suscitato forti riserve da parte dell’Amministrazione comunale - la quale avrà modo di pronunciarsi mediante propria deliberazione - si registra una seria interferenza con una nuova previsione infrastrutturale. Si tratta della “sovrapposizione” tra la porzione ove “fuoriesce” il tracciato dalla galleria e il sito ove è previsto il collegamento viabilistico tra la ex S.S. 35 bis a e la nuova 35 ter. Il

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tracciato della nuova 35ter non risulta ancora al momento recepito dagli strumenti urbanistici né di Novi Ligure né di Serravalle Scrivia che sono i soli comuni interessati dalla nuova infrastruttura. La presenza, tra gli elaborati a corredo del progetto definitivo, di svariati Piani particellari di esproprio, redatti in conformità ai disposti di legge, delinea, allo stadio futuro di approvazione del progetto definitivo, un complesso quadro di ricadute espropriative sui suoli interessati. A titolo di esempio si accenna al fatto che nelle corrispondenti indicazioni cartografiche compare una casistica di ben sei tipologie di zone da sottoporre ad esproprio. Dal momento che tali ambiti dovranno essere acquisiti e/o asserviti alla proprietà TAV, si impone il problema sia della reale estensione ed efficacia temporale del vincolo (in alcuni casi temporaneo) sia della chiarezza dell’impedimento al loro utilizzo urbanistico, stante anche il disposto dell’art. 4 del D. Lgs n. 190 del 2002, comma 5 e la ricaduta “limitativa” immediata che assume a livello di strumento urbanistico comunale.Rispetto infine alla possibilità di mantenere le urbanizzazioni create a servizio dei Campi Base a supporto di eventuali nuove aree di completamento da utilizzare a discrezione delle Amministrazioni locali, nei possibili casi di riconferma delle aree stesse da parte della pianificazione locale in quanto “urbanizzate”, si ritiene doveroso formulare le seguenti osservazioni: gli attuali CBP1 “Val Lemme” a Voltaggio e CBP2 “Pian dei Grilli” a Fraconalto, risultano ubicati all’interno di zone vincolate ai sensi dell’art. 142, comma 1, lettera c (corsi d’acqua pubblici) e lettera g (territorio ricoperto da foreste e boschi) del Codice Urbani – D Lgs. 42/2004 - e pertanto al termine del loro utilizzo è necessario prevedere la rinaturalizzazione degli ambiti in questione, come indicato negli elaborati del progetto definitivo. Per quanto attiene i tre restanti Campi Base CBP3 “Arquata”, in Arquata, CBP5 “Novi Ligure” a Novi L. e CBP7 “Dorina” a Tortona, si condividono le operazioni di ripristino ad uso agricolo e recupero ambientale previste dal progetto definitivo sulle corrispondenti porzioni territoriali, da attuarsi al termine del loro utilizzo. Vista l’ ubicazione periferica dei Campi Base 5 e 7, e la peculiarità del sito del Campo Base 3 in Arquata, che risulta di proprietà delle Ferrovie, allo stato attuale delle conoscenze non sembra opportuno ribadire l’eventualità di un mantenimento delle urbanizzazioni a servizio di eventuali future destinazioni urbanistiche.

Con riferimento al Piano inerti, presentato da COCIV ai sensi della l.r. 30/1999, lo stesso fornisce proposte relativamente ai siti destinati al prelievo di materiale di cava e al conferimento dello smarino proveniente dalla realizzazione delle gallerie della linea Genova - Milano AC-AV. Nel suo complesso il Piano, suddiviso secondo le esigenze progettuali riferite al Piemonte e alla Liguria, valuta le possibilità e le ipotesi che riguardano il reperimento dei materiali di cava e i siti per la collocazione definitiva della parte di smarino le cui caratteristiche non ne consentono l’utilizzo. Per quanto riguarda la Liguria con delibera n. 78/2003 del 29/09/2003 il CIPE ha previsto che, tramite convenzione da formalizzare sollecitamente, i materiali di cava ed i siti per il conferimento dello smarino debbano essere reperiti ed individuati in territorio ligure. Pertanto si ritiene che la delibera CIPE, per la parte che interessa la Liguria sia vincolante e non riguardi il Piano presentato alla regione Piemonte.In questo senso deve essere considerato un mero refuso, ampiamente giustificato dalla complessità del Piano, l’ipotesi riportata nel Piano del Traffico che prevede l’utilizzo del materiale della cava C.na Romanellotta in comune di Pozzolo Formigaro nel cantiere Polcevera.Per la parte piemontese il Piano si prefigge due finalità in funzione delle esigenze progettuali; la prima deriva dalla richiesta di materiali di cava il cui fabbisogno ammonta a circa 8.400.000 m3 e la seconda dalla necessità di trovare collocazione per lo smarino relativamente alla parte non utilizzabile nei cantieri.Per quanto riguarda il reperimento dei materiali il Piano prevede prioritariamente l’utilizzo di circa 4.800.000 m3 di smarino da conferire presso l’impianto di trattamento previsto nella nuova cava, individuata in comune di Pozzolo Formigaro loc. Romanellotta, ed eventualmente – come riserva - presso un nuovo sito in loc. C.na Marinona in comune di Sale nel caso in cui la cava scelta in via prioritaria non possa essere attivata per motivi di ordine tecnico, legati ad approfondimenti in sede progettuale, o per nuove necessità dovute all’impossibilità di utilizzare il volume di smarino ipotizzato in sede di pianificazione.La scelta dei siti, il primo prioritario e i secondi alternativi, discende da un’analisi ambientale ad ampio raggio per ottimizzare la gestione dei fabbisogni finalizzata principalmente alla mitigazione

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degli impatti connessi alla coltivazione, al trasporto del materiale e alla sistemazione finale dei siti.I siti sono stati individuati sulla base dei seguenti criteri che si ritengono condivisibili:esclusione di scavi in falda;ubicazione in funzione di percorsi agevoli dei mezzi e comunque con possibilità di ottimizzazione anche in un’ottica di miglioramento della viabilità in via definitiva;previsione di recupero ambientale che consenta il ripristino della morfologia e dell’uso originario del sito.I siti scelti rispondono ai criteri sopra citati; la soggiacenza della falda consente di recuperare i considerevoli volumi di materiale richiesto senza interferire con il livello freatico; le dimensioni dello scavo sono tali da permettere il conferimento dello smarino, per la parte non riutilizzabile in cantiere, consentendo in tal modo il ripristino della morfologia originaria del sito; peraltro la cava apri e chiudi Cascina Romanellotta, è situata in un’area di pianura a vocazione agricola caratterizzata da suoli ricadenti nella II classe di capacità d’uso, mentre il sito di Cascina Marinona ricade su suoli appartenenti alla I classe di capacità d’uso.Sotto il profilo trasportistico i percorsi possono costituire un impatto non facilmente accettabile. Tuttavia in sede autorizzativa si ritiene che debbano essere valutati soluzioni di adeguamento e di miglioramento della struttura stradale.In questa ottica il Piano privilegia il sito in loc. Romanellotta prevedendo interventi di miglioramento che, senza dubbio, possono risolvere le criticità, già in atto, della struttura viabilistica.Il Piano prevede anche l’eventuale apertura di una nuova cava in loc. Rivellino in comune di Piovera per il reperimento di sabbie fini, qualora la struttura estrattiva già in attività, non sia in grado di fornire i quantitativi richiesti. Sotto questo aspetto il Piano non fornisce però indicazioni in merito alle indagini, eventualmente fatte, finalizzate ad una verifica delle possibilità che il mercato offre in termini quantitativi e qualitativiL’altro obiettivo del Piano è quello di individuare siti per la collocazione definitiva dello smarino che non può essere riutilizzato a motivo delle scarse caratteristiche geotecniche.E’ prevista la collocazione dello smarino della Alta Val Lemme nella ex cava Cementir; la scelta è condivisibile sia sotto il profilo ambientale poiché il conferimento dello smarino consente un miglioramento morfologico, eliminando l’artificiosità attuale, sia sotto il profilo della viabilità in quanto la strada della Val Lemme non è interessata dal transito dei mezzi adibiti al trasporto dello smarino. D’altra parte risulta essere un intervento che modifica sostanzialmente la morfologia dell’attuale sponda del Torrente Lemme, poichè comporta la realizzazione di una scogliera in massi di cava addossata ad un muro di c.a. lungo circa 800 m ed alto da 7 a 3,5 m, con possibili impatti connessi alla riduzione di naturalità della sponda attualmente boscata per un tratto di circa 400 m, alterazione dell’attuale configurazione dell’alveo, aumento della torbidità dovuta alla realizzazione in alveo di una pista per l’esecuzione dell’intervento; va quindi verificato che sia compatibile sotto tutti i punti di vista: della dinamica fluviale, della stabilità del pendio ricostruito, del contesto naturalistico.Per gli altri quantitativi di smarino da collocare in siti di cave o ex cave o per interventi di rimodellamento morfologico e’ necessario considerare nuovi criteri di priorità valutando anche l’opportunità di individuare siti che, oltre al miglioramento ambientale, possono migliorare situazioni di criticità sotto il profilo idraulico dei corsi d’acqua. E’ opportuno valutare la possibilità di collocare quantitativi di smarino anche in siti, classificati in fascia A di pertinenza fluviale, attraverso progetti che ristabiliscano condizioni di sicurezza idraulica e prevedano interventi di rinaturazione coerentemente con quanto perseguito dal P.A.I. A questo proposito è da rilevare in effetti che alcuni siti di recupero e riqualificazione ambientale ricadono all’interno delle fasce fluviali del PAI (Piano Assetto Idrogeologico) approvato con DPCM 24.05.2005: Loc. Cascina Isolabella di Isola Sant’Antonio (fascia C), Loc. Cascina Borio di Sezzadio (fascia C) Loc. Cascia Castellotto di Tortona (fascia A e B), nonché quelli individuati come siti di riserva di Loc. Cascina Borio di Cassine (fascia A e B) e di Loc. Cascina Opera Pia di Sezzadio (fascia A); considerato che si tratta in prevalenza di cave a fossa in attività o già esaurite, il recupero con il ripristino dell’originario piano di campagna è da ritenersi rientrante tra le finalità del PAI ex art. 1, comma 3 delle relative Norme di Attuazione.

Per quanto riguarda il deposito RMP1 Libarna, pur non trattandosi di un’area protetta, la sua posizione risulta strategica in termini di connettività ecologica tra la zona collinare di Gavi e il torrente Scrivia per questo si valuta negativamente l’occupazione con il deposito RMP1 della scarpata

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collinare, caratterizzata da un bosco di alto fusto.

In riferimento al reticolo idraulico superficiale si fa presente la non trascurabile difficoltà riscontrata nel rilevare le interferenze con i corsi d’acqua pubblici e demaniali, determinate dall’infrastruttura ferroviaria e dalle opere collegate e si precisa che il punto 6.2 dell’allegato A della delibera CIPE 78/2003 richiedeva esplicitamente “…una tavola con individuazione del reticolo interessato dalle opere….”, non ritrovata tra gli elaborati presentati.La necessità di ritrovare, su un unico elaborato, tutti i corsi d’acqua interessati dalle opere è conseguente al fatto di poter accertare, con maggior celerità, gli interventi che necessitano di autorizzazione idraulica ai sensi del R.D. 523/1904, successivamente oggetto di rilascio di concessione ai sensi della L.R. 12/2004.

Per quanto riguarda i corsi d’acqua interferiti si fa comunque presente che:- Per il T. Carbonasca, in corrispondenza della Frana Carbonasca lungo la SP. 163, la

sistemazione del versante, prevedendo la rimozione del tratto tombinato con relativa risagomatura e realizzazione di sponde in gabbioni e materassi di tipo “reno” non risulta idonea ad interventi futuri di manutenzione e a rimozione di detriti. Inoltre, data l’elevata pendenza del tratto e la conseguente movimentazione di materiale solido, non si hanno garanzie sulla durabilità delle gabbie di trattenuta.

- Per il T. Lemme la portata utilizzata per le verifiche idrauliche risulta corretta metodologicamente, ma poco cautelativa; infatti, la stazione pluviometrica di Gavi non riporta gli eventi degli ultimi decenni. Quindi le verifiche condotte con tempi di ritorno elevati non possono essere ritenuti cautelativi, ma solo rappresentativi del comportamento ordinario del corso d’acqua.

- Per l’adeguamento della SP 160. sul Rio Frascio l’intradosso del nuovo scatolare d’ampliamento dovrà essere a quota superiore alla massima quota del manufatto esistente mentre per il Ponte della Maddalena non si rilevano miglioramenti idraulici dal rifacimento della struttura.

- Per i cantieri CSP3/RAP1 l’area di sponda sinistra del T. Lemme interessata dal cantiere, risulta individuata dalla relazione idraulica redatta per la sistemazione del RAP 1, esondabile (a differenza di quanto dichiarato nella relazione generale del CSP 3).

- Sulle sponde del T. Traversa l’esecuzione del cantiere CSP1 e della relativa viabilità d’accesso alla “galleria della Castagnola” determinano effetti permanenti. Innanzitutto viene riproposto lo spostamento definitivo del sedime demaniale del corso d’acqua senza aver analizzato (così come richiesto in sede d’istruttoria del preliminare) il percorso burocratico-amministrativo da seguire per tale deviazione.

- Il rifacimento del ponte sul T. Neirone conduce alla realizzazione di un manufatto non verificato. Le ipotesi di progetto portano ad un franco di sicurezza di 0,6 m non allineato ai disposti contenuti nel D.P.C.M. 24/05/01 (PAI).

- Il Rio Gazzo risulta interessato da ripetute interferenze sia a monte che a valle dell’abitato di Novi, in particolare la tratta ferroviaria interferisce nei pressi del Km 34, ma tali interferenze non sono state analizzate in progetto; il Cantiere COP6 nei pressi dell’Azienda Pernigotti, ricomprende un tratto del rio Gazzo. Lo stesso Rio è inoltre intercettato dalle opere dello Shunt di Novi; le analisi idrologiche condotte, risultano non attendibili così come i valori di portata.

Sempre a proposito dei corsi d’acqua, il progetto non approfondisce gli impatti ambientali che la vallecola del Rio Campora (Arquata Scrivia) subirà con la realizzazione del pozzo Radimero e del relativo cantiere. Sono prevedibili pressioni ambientali su tutte le matrici che devono essere adeguatamente approfondite.

Il progetto del nuovo ponte sul T. Lemme previsto nell’adeguamento della SP 160 infine non ha dato le risposte che si attendevano a quanto richiesto dal CIPE in termini di riduzione della fascia di cantierizzazione, contenimento dei tagli alla vegetazione ripariale di pregio (in particolare l’isolone alla confluenza del T. Ardana), deviazioni della corrente per impedire intorbidamenti, conservazione della morfologia naturale di alveo e sponde, recupero con tecniche di ingegneria naturalistica. Nel progetto presentato manca la caratterizzazione ecologica delle aree interferite. La complessità morfologica della sponda destra, con presenza di calanchi e la sua rilevanza paesaggistica,

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richiedono uno sforzo progettuale in termini di sistemazione con tecniche meno invasive di quelle previste che consentano alla vegetazione interferita di ricolonizzare le aree di intervento.

Per quanto riguarda invece l’idrogeologia di monte l’attribuzione al complesso delle Argilliti a Palombini dei materiali interessati dal Tunnel di Valico, non è l’unico modello a cui sono riferibili i risultati delle indagini effettuati, pur costituendo il modello più “favorevole” dal punto di vista delle previsioni di impatto sull’ambiente (idrogeologia) e di avanzamento della galleria (geomeccanica); modelli alternativi, meno “favorevoli” ma non escludibili ed anzi in parte probabili, possono prevedere la possibilità di intercettare (specie nel tratto tra il km10 e il km18) strutture e litologie afferenti alle ofioliti dell’unità Crevasco-Voltaggio (vedi in particolare SR13 e SR14, per il tratto Piemontese). Tale occorrenza potrebbe modificare significativamente anche gli impatti sulle risorse idriche sotterranee.A fronte degli studi idrogeologici e strutturali condotti dal progetto definitivo sui sedimenti del BTP (in Piemonte) e sul basamento mesozoico (in Liguria), gli accertamenti svolti sul basamento mesozoico nel tratto piemontese risultano non altrettanto approfonditi ed il rischio di impatti negativi sulle risorse idriche potenzialmente sottostimato.Particolarmente delicato appare poi il tratto della galleria “Serravalle” compreso tra le progressive Km. 29,500 - Km. 29,800 circa e Km. 33,300 - Km. 33,800 circa, la cui prospezione verticale risulta immediatamente adiacente e, localmente, pressochè perpendicolare ad alcuni pozzi ad uso privato, prevalentemente irriguo e domestico. Data la profondità di tali pozzi, variabile da 4-5 ad oltre 20 metri, e considerate le modeste profondità cui transita la galleria “Serravalle”, risulta non del tutto improbabile una interferenza diretta del tracciato con i flussi idrici sotterranei alimentanti detti pozzi. Pertanto, fatta salva la necessità di monitorare lo stato quali-quantitativo delle acque degli stessi nell’ante-operam, in corso d’opera e nel post-operam, in sede di progettazione esecutiva dovranno essere predisposte le opportune contromisure da attuare in caso di impoverimento, anche temporaneo, dei medesimi.

Con riferimento invece all’idrogeologia di pianura, durante la realizzazione dei tratti in galleria artificiale mediante tecnica “Cut and Cover”, pur riducendo, in fase di esercizio, l’effetto “barriera” dell’opera verso i flussi idrici della falda freatica, rispetto alla realizzazione tradizionale mediante diaframmi, comporta la movimentazione di ingenti volumi di suolo e sottosuolo nonché la necessità di significativi aggottamenti di acqua di falda nelle fasi di scavo: occorrerà definire i ricettori finali delle acque emunte durante la realizzazione degli scavi.Per la costruzione dello Shunt di Novi inoltre la possibile interferenza con la discarica di prima categoria di proprietà della SRT di Novi Ligure (pk 6+600) è stata affrontata nel progetto definitivo solo dal punto di vista della possibile presenza di terreni contaminati. E’ invece opportuno verificare se la realizzazione di una galleria artificiale (ramo dispari) e di una trincea (ramo pari) possa avere ripercussioni sull’andamento della falda provocando un innalzamento che possa interferire con il fondo della discarica.

A proposito degli aspetti geologici, geomeccanici, geomorfologici e sismici si evidenzia che a Serravalle Scrivia in corrispondenza delle progressive km 32.00 e km 33.00 si prevede l’intubamento del Rio Negraro, nello stesso sito esiste un dissesto gravitativo complesso (id 601422000) rilevato dallo Studio IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia) qui è inoltre previsto, dal Comune di Serravalle Scrivia, il PEC Multipraga, con uno sbancamento di oltre 300.000 m³ di terreno, a destinazione commerciale e turistico/ricettiva ed in parte residenziale (Settore C). Qui potrà esistere un problema geotecnico in quanto tra il piano campagna dei previsti Centri Commerciali e l’estradosso della galleria, risulterebbero circa 15 metri di argille plastiche scarsamente portanti e soggette a cedimenti differenziali. Si fa presente inoltre che il quadro del dissesto del PAI non viene preso in considerazione nell’ambito degli studi relativi all’adeguamento della S.P. 163 della Castagnola.

Il progetto ricade in buona parte in zona sismica e tale condizione viene sì affrontata, ma in forma discontinua. La progettazione delle diverse opere non sembra tenere sufficientemente conto della risposta sismica locale, dei parametri di accelerazione orizzontale e della conseguente progettazione

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antisismica mirata, di conseguenza andrà ampliata in sede di progettazione esecutiva.A questo proposito si precisa infine che ai sensi del D.M. 14 settembre 2005 “Norme Tecniche per le costruzioni”, per un periodo di 18 mesi a partire dal 23 ottobre 2005 è possibile, anche per le zone sismiche, fare riferimento, indifferentemente, alle seguenti Norme Tecniche:D.M. 16/01/1996 “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche”;Allegati 2 e 3 dell’Ordinanza del P.C.M. 3274/2003 e successive modifiche ed integrazioni;D.M. 14/09/2005 “Norme Tecniche per le costruzioni".

Per quanto riguarda l’impatto sulla componente rumore e vibrazioni durante i lavori, si è rilevato che nella valutazione si è tenuto conto solo del periodo di riferimento diurno in quanto dichiarato come periodo dove l’impatto è prevalente; mancano le valutazioni nel periodo notturno e quelle per il rispetto del criterio differenziale.Non è indicato lo stato del clima acustico ante operam nelle aree di cantiere e quindi non è chiaro come si sia proceduto per il rispetto dei limiti e per la progettazione delle opere di mitigazione.Le valutazioni previsionali di impatto acustico prodotto dagli impianti installati presso i vari Campi Base non sono state effettuate su un modello 3D del terreno per cui i livelli stimati ai ricettori potrebbero discostarsi anche notevolmente dai valori reali. Manca la valutazione delle emissioni di vibrazioni durante le operazioni di costruzione della nuova linea. Si ricorda che il clima vibrazionale locale potrà peggiorare localmente in fase di cantiere per le emissioni di diverse sorgenti.Per quanto riguarda le gallerie naturali Serravalle e Valico, imbocco nord e pozzo Radimero, sono attese importanti emissioni di vibrazione per lo scavo con fresa ad attacco integrale. Tra i recettori interessati non vengono inseriti edifici molto vicini alla linea nei pressi dell’imbocco nord della Galleria di Valico, in località Moriassi di Arquata Scrivia e tutte le abitazioni in località Radimero.

Per la Fase di esercizio mancano le mappe rappresentanti le curve isolivello sul piano orizzontale dell’impatto acustico prodotto in fase d’esercizio della nuova linea nel periodo diurno e notturno, prima e dopo gli interventi di mitigazione.Manca la valutazione del clima acustico ante operam presso i ricettori collocati al di fuori della fascia di rispetto al fine della verifica dei livelli di immissione assoluti.Manca una tabella contenente i livelli ante e post operam per i ricettori che non necessitano di mitigazione. Il modello teorico di calcolo per la valutazione dell’impatto è correttamente esplicitato e i dati di ingresso sono ben identificati ma manca il dato temporale dell’ipotesi di traffico.Le misure effettuate per la taratura del modello sono state eseguite con le modalità previste dalla L.q. 447/95, DPCM 16/03/1998, su periodi di 24 ore e con l’indicazione precisa dei vari passaggi e dei livelli acustici, non sono però indicati i risultati conseguiti durante l’operazione di taratura. Risulta poco chiaro il livello notturno considerato come dato di partenza per la scelta del tipo di intervento sul ricettore (A301-00-D-CV-RO-IM0006-001B allegato 01) in quanto risulta diverso da quello indicato nelle tabelle del documento A301-00-D-CV-RO-IM0006-002B.Nella valutazione delle opere di mitigazione acustiche previste.non sono indicati in modo chiaro i dati di ingresso del modello di calcolo e i risultati ottenuti in relazione ai limiti di legge previsti per le emissioni/immisioni durante il giorno e la notte e per il rispetto del criterio differenziale.Manca una valutazione del clima acustico ante operam presso i ricettori collocati al di fuori della fascia di rispetto al fine della verifica dei livelli di immissione assoluti. Manca inoltre una tabella contenente i livelli ante e post operam per i ricettori che non necessitano di mitigazione. Probabilmente per scelta di arrotondamento dei risultati, ci sono alcuni ricettori che pur avendo un livello post mitigazione (con barriere) superiore ai limiti non sono stati inseriti nell’elenco di quelli dove effettuare intervento sui requisiti acustici passivi dell’edificio.Per molti ricettori di tipo industriale non sono stati previsti interventi di mitigazione diretta sugli edifici.Non esiste indicazione di quanto previsto all’art.6 DPR 18/11/98 n. 459 in riferimento ai limiti massimi di emissione del materiale rotabile e alla rispondenza delle certificazioni di omologazione ai fini acustici.Come dato di progetto sono stati considerati gli spettri di emissione dei treni ETR500, ETR460 e

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Intercity, mancano quindi nel modello previsionale le valutazioni delle vibrazioni prodotte dai treni merci.

Relativamente alla Cava Romanellotta si evidenzia la presenza di alcuni recettori abitativi a distanze anche estremamente ravvicinate rispetto ai previsti fronti di scavo e agli impianti di trattamento inerti. Si sottolinea che, nella relazione tecnica progettuale, non si considera significativo il potenziale impatto acustico a carico di questi recettori e non si individuano pertanto le relative azioni di mitigazione.

Per attenuare gli impatti sull’atmosfera il progetto ha affrontato per ogni area di cantiere una stima della ricaduta delle polveri, con l’ausilio di codici di calcolo in grado di simulare la dispersione di questi inquinanti. L’ubicazione dei punti di monitoraggio non sembrerebbe però aver tenuto conto delle aree di ricaduta.

Per quanto riguarda i rifiuti In generale si sottolinea la necessità che sia assicurata una corretta gestione dei rifiuti connessi all’opera principale nonché alle opere connesse, nel rispetto della normativa vigente in materia, assicurando innanzitutto che sia minimizzata la loro produzione e ottimizzato il loro recupero.In merito alla complessa normativa riferita ai rifiuti si evidenzia come la stessa si presenti molto articolata e non sempre di agevole e univoca applicazione; occorre pertanto un adeguato approfondimento in merito al fine di garantire una gestione corretta dei rifiuti anche per quanto attiene le procedure da seguire (ad esempio per quanto attiene la richiesta delle autorizzazioni necessarie e l’ottenimento dei conseguenti provvedimenti autorizzativi).Per quanto attiene il particolare aspetto relativo alla gestione delle terre e delle rocce di scavo, con riferimento, in particolare, alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, articolo 1, commi 17, 18 e 19, come modificata dalla legge 31 ottobre 2003, n. 306 sono fatte salve, in ogni caso, le attività di controllo dell’autorità competente (per quanto attiene, ad esempio, l’eventuale presenza di sostanze contaminanti).In ogni caso è necessario che la realizzazione dell’opera sia preceduta da un’analisi specifica e dettagliata sui rifiuti collegati all’opera stessa, nel cui ambito siano definite tutte le tipologie dei rifiuti prodotti accompagnate dalle relative quantità previste e la caratterizzazione degli stessi. In tale contesto deve essere approfondito anche l’aspetto relativo alle eventuali esclusioni, per alcuni materiali specifici, dall’applicazione della normativa sui rifiuti (tale approfondimento deve comprendere evidentemente la verifica delle condizioni alle quali è subordinata la suddetta esclusione).In questo modo potranno essere evidenziate con sufficiente anticipo le eventuali criticità (ad esempio la carenza di discariche attive) e predisposte in tempo le soluzioni adeguate.

Per quanto riguarda i siti inquinati nella documentazione presentata emerge che dagli esiti delle indagini svolte, anche se nella maggior parte dei casi non risulta possibile definire le dimensioni dei siti, sono escluse situazioni di interferenza critica e che, inoltre a seguito dei sopralluoghi non sono stati rinvenuti potenziali siti inquinati lungo l'asse del futuro tracciato. Viene però evidenziato il superamento dei limiti di Cromo e Nichel nei terreni e di Manganese nelle acque sotterranee, ipotizzando che si tratti di valori di fondo naturale.

Si sottolinea inoltre l’esigenza di una attenta verifica allo scopo di evidenziare la presenza o meno di amianto nei materiali al fine di predisporre tempestivamente soluzioni adeguate e commisurate ai quantitativi da gestire.Risulta infatti sottostimato il rischio di un’eventuale presenza di amianto nello scavo della Galleria III Valico e delle finestre Val Lemme e Castagnola in particolare:- non sono state ben definite le procedure da adottarsi in caso di riscontri oggettivi, affidandosi ad

un generico rispetto delle normative vigenti. - i campionamenti mirati alla ricerca di amianto risulterebbero in tutto 7 si ritiene che tali

campionamenti siano fortemente insufficienti per poter valutare il rischio amianto sull’intero tracciato. Si propone, nell’ambito dei monitoraggi ambientali, una fitta campagna di

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campionamenti preventivi da effettuarsi sia sulle casse disponibili dei sondaggi profondi effettuati, sia sugli affioramenti superficiali.

- non sono stati previste attività di monitoraggio con lo scopo di fornire un quadro relativo alla concentrazione di fibre di amianto aerodisperse nell’area geografica oggetto dello studio.

Rispetto al Piano di Monitoraggio Ambientale presentato insieme al progetto definitivo, si ritiene che allo stato attuale tale Piano possa essere approvato come documento metodologico, considerando necessario che venga ulteriormente approfondito. Ad un successivo momento deve essere necessariamente quindi rimandato il raccordo con ARPA e con le strutture pubbliche competenti per la definizione puntuale per ogni componente ambientale della localizzazione precisa dei punti di campionamento, l’individuazione delle strumentazioni da utilizzare, delle tempistiche di rilevamento per i singoli parametri, ecc.Si ritiene che la parte relativa alle acque superficiali e sotterranee sia sostanzialmente condivisibile nella sua impostazione metodologica. Tuttavia, si ritengono scarsamente delineate la definizione delle soglie di attenzione ed allarme e le modalità di tempestiva comunicazione, agli organi di controllo regionali (ARPA Piemonte), del superamento di tali soglie; comunicazione finalizzata all’assunzione di eventuali provvedimenti di emergenza o alla pianificazione ed attivazione di eventuali misure correttive.

In generale, in merito agli approfondimenti relativi alle componenti ambientali e per quanto attiene tutti gli aspetti realizzativi, con particolare riferimento alla mitigazione dei consistenti imprescindibili impatti ambientali connessi con la costruzione della nuova linea ferroviaria A.C., si rileva che la parcellizzazione degli stessi nei numerosi elaborati presentati rende difficile una visione globale di tutte le problematiche connesse con la realizzazione a detrimento di una più adeguata commisurazione degli interventi di mitigazione ambientale sulla sommatoria di tutti gli effetti sinergici derivanti dalla contemporaneità o stretta connessione delle attività di costruzione dell’opera principale e delle opere connesse. E’ necessario pertanto che vengano integralmente riconsiderate ed armonizzate le soluzioni mitigative già definite alla luce del cronoprogramma dei lavori, dell’esatta ubicazione dei cantieri e delle conseguenti interrelazioni reciproche.

Tutto ciò premesso e considerato, a seguito degli approfondimenti svolti sugli elaborati presentati, si ritiene debbano essere formulate:prescrizioni, di seguito dettagliate ed afferenti i singoli argomenti quali indefettibili condizioni per la progettazione esecutiva e per la realizzazione del complesso delle opere in progetto;raccomandazioni non vincolanti, atte a migliorare le caratteristiche delle opere.

1. ViabilitàSi evidenzia che l’intersezione tra la ex SS 35 bis e la ex SS 211 non è risolta tramite le precedenze di una rotatoria alla francese ed esiste quindi la possibilità che si creino problemi di sicurezza stradale anche superiori a quelli attuali. La soluzione presentata potrebbe dare origine ad accodamenti nelle corsie di accumulo centrale (svolta a sinistra da Alessandria verso Pozzolo Formigaro e da Pozzolo Formigaro verso Genova) che andrebbero ad interferire con le direzioni passanti Genova – Alessandria e Alessandria – Genova. Preso atto, comunque, che la provincia di Alessandria ha già appaltato i lavori di messa in sicurezza della medesima intersezione, il cui progetto è previsto dal Piano Regionale Investimenti – Stralcio 2001, per l’intersezione tra la ex SS 35 bis e la ex SS 211 il proponente dovrà coordinarsi con la provincia di Alessandria.

In considerazione dell’attuale criticità dello svincolo autostradale di Serravalle Scrivia, derivata sia dalla pericolosità delle manovre in ingresso e uscita sia dagli accodamenti al casello, ed in prospettiva di un incremento di traffico connesso ai lavori del Terzo Valico, si valuti la possibilità di ricollocare il casello verso nord in funzione di un collegamento sia con la ex SS 35 “dei Giovi”, sia con il nuovo raccordo in progetto tra Novi Ligure e Serravalle Scrivia, di competenza della provincia di Alessandria e denominato SP 35 ter, previsto nel Piano degli Investimenti e degli Interventi sulla rete stradale trasferita approvato con D.C.R. n. 271 – 37720 del 27/11/2002.

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Per quanto riguarda la rotatoria all’innesto tra la SR35 “dei Giovi” e la SP161 “della Crenna”, al fine d’impedire l’attraversamento dell’intersezione a rotatoria ad una velocità non adeguata, si raccomanda di verificare la possibilità di aumentare la deviazione di traiettoria dei veicoli che si inseriscono in rotatoria per i flussi di traffico che da Serravalle sono diretti a Gavi e che da Arquata sono diretti a Serravalle.

Dagli elaborati progettuali si evince la mancanza di una specifica analisi della capacità della nuova viabilità e degli incroci progettati a rotatoria, con il rischio che la conformazione geometrica delle rotatorie stesse influisca negativamente sul livello di servizio delle strade, per cui si consiglia l’effettuazione di tale analisi a livello di progettazione esecutiva.

Si raccomanda inoltre nella successiva fase progettuale di curare in maniera particolare l’allontanamento delle acque provenienti dall’isola centrale delle rotatorie al fine di evitare il trascinamento e l’accumulo di detriti verso la corona asfaltata.

Le nuove rotonde realizzate in comune di Arquata Scrivia interessano tratti di corsi d’acqua già a sezione cieca. Sarebbe preferibile poter creare un’ispezione o un tratto a cielo aperto al fine di poter effettuare spurghi o manutenzioni future.

I terrapieni posti all’interno delle rotatorie dovranno infine essere di altezza sufficiente ad impedire la visuale oltre il terrapieno stesso, con lo scopo di indurre il conducente a ridurre la velocità in ingresso.

2. Cantieri (aspetti ambientali)In generale, la predisposizione delle aree di cantiere dovrà tenere conto della naturalità esistente e là dove il progetto non prevede una modifica ed un nuovo assetto definitivo post-opera si consideri la esigenza di un atteggiamento di tipo conservativo che possa garantire – a fine lavori – il recupero dell’assetto preesistente; è il caso dell’intervento lungo il Rio Predella che dovrà preferibilmente essere limitato alle opere di tipo funzionale, lasciando in naturalità il contesto senza procedere a riempimenti e riporti di materiali non strettamente necessari.

In particolare là dove è previsto il recupero naturalistico delle aree, sia evitato il ricorso a strutture di contenimento (muri in c.a.) eccessivamente rigide, impiegando tipologie d’opera con maggiore grado di flessibilità e con buon grado di reversibilità, come per esempio i muri di tipo cellulare.

Analogamente sia prevista particolare cura alla tutela della naturalità che caratterizza i siti dove è previsto il cantiere COP4 (“Moriassi” e “C.na Radimero”) evitando l’abbattimento di vegetazione arborea; sia invece verificata la opportunità di conservare gli assetti di buona naturalità per riconfermarla in fase di reintegrazione a fine lavori.

Per tutta l’area esterna dei cantieri dovrà essere permanentemente mantenuta in efficienza la rete di regimazione delle acque meteoriche di ruscellamento, adottando tutti gli accorgimenti atti a scongiurare l’instaurarsi di ristagni o erosione superficiali; tali acque dovranno essere condotte negli impluvi naturali mediante canaline e/ o fossi di scolo.

Per quanto riguarda gli interventi di ripristino ambientale delle aree di cantiere (campi base, campi operativi, cantieri di servizio, cantieri di armamento) e dei siti che risultassero degradati a seguito della realizzazione dell’opera in progetto devono essere utilizzate specie arboree, arbustive ed erbacee autoctone adatte alle condizioni stazionali; inoltre, al fine di garantire la riuscita di questi interventi e l’attecchimento delle specie vegetali, dovrà essere effettuata una manutenzione obbligatoria per almeno due anni dal termine dei lavori di realizzazione delle opere a verde.

Al termine dei lavori i cantieri dovranno essere tempestivamente smantellati e dovrà essere effettuato lo sgombero e lo smaltimento dei materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera, evitando la

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creazione di accumuli permanenti in loco. Per quanto riguarda le aree di cantiere, quelle di deponia temporanea, quelle utilizzate per lo stoccaggio dei materiali, le piste di servizio realizzate per l’accesso alla zona di intervento, nonché ogni altra area che risultasse degradata a seguito dell’esecuzione dei lavori in progetto, dovrà essere effettuato quanto prima il recupero e il ripristino morfologico e vegetativo dei siti.

3. Cave depositi e siti di riqualificazione ambientale

In riferimento al sito di prelievo inerti in loc. Romanellotta (comune di Pozzolo Formigaro) dove emergono ciriticità di carattere viabilistico, non è da sottovalutare l’opportunità di prevedere un nuovo svincolo autostradale sulla bretella che collega l’A26 con l’A7 per abbattere significativamente il percorso dei mezzi d’opera sulla S.P. 211 e per migliorare, anche in via definitiva, la viabilità sulla medesima S.P. In subordine dovrà comunque essere previsto un percorso che eviti il passaggio diretto sulla SP 211 di cui sopra.

Tale sito inoltre ricade nel vincolo ex lege 1497/1939 “Zona circostante l’Autostrada Milano-Genova lungo il fiume Scrivia” - D.M. 08/06/1973, nel Comune di Bozzolo Formigaro (AL); si richiede pertanto espressamente che a fine intervento il sito conservi dal punto di vista ambientale la sua piena vocazione agraria/naturale; in particolare la fase di riporto di materiali dovrà conservare i profili attuali di campagna e l’assetto preesistente anche in termine di riconferma degli elementi costituenti il disegno agrario dell’area (fossi, alberate, formazioni arbustive, reticolo viario, etc.)

Nell’ottica di limitare al massimo il consumo di suoli ricadenti nella I classe di capacità d’uso, si richiede di non ricorrere all’utilizzo del sito di riserva Cascina Marinona in comune di Sale: l’apertura della cava potrà essere considerata solo nel caso in cui il materiale della cava C.na Romanellotta non sia conforme a quanto richiesto dal capitolato in ordine all’accettabilità.

Per quanto concerne la previsione di apertura di una nuova cava in loc. Rivellino in comune di Piovera per il prelievo di sabbie fini non reperibili dal mercato, la stessa si configura come ampliamento ad una cava esistente con scavo che metterebbe a giorno la falda venendo meno al criterio che esclude ogni intervento che possa interferire direttamente con il livello freatico.

Pertanto la cava in loc. Rivellino del comune di Piovera non può essere considerata: è richiesto un approfondimento in merito alle possibilità offerte dal mercato, considerando anche un ampio raggio di disponibilità, ed un migliore utilizzo del materiale della cava individuata e dello smarino ottimizzando il ciclo di trattamento presso l’impianto.

Sotto l’aspetto autorizzativo, per quanto concerne l’apertura di cava, il Piano, per sua definizione, non può fornire i dati richiesti dalle ll.rr. 69/1978 e 30/1999 demandando alla fase progettuale tutte le informazioni di ordine amministrativo e tecnico al fine di consentire una progettazione che garantisca gli scopi e le finalità del Piano stesso. Pertanto dovrà essere approfondita la documentazione esecutiva, ex ll.rr. 69/1978 e 30/1999, e ogni singolo sito individuato dovrà essere sottoposto a procedura regionale ex l.r. 30/1999.Anche per quanto riguarda l’aspetto procedurale relativo al conferimento dello smarino nei siti di cava individuati si osserva che deve essere autorizzato ai sensi della l.r. 69/1978 (e l.r. 30/1999 trattandosi di opera strategica) in quanto verrebbe a costituire modifica dell’atto autorizzativo relativamente al progetto di recupero ambientale.

E’ opportuno precisare che una cava deve essere considerata attiva nel caso in cui non sia stata certificata la realizzazione degli interventi di recupero ambientale ovvero sia ancora in vigore la fidejussione prevista dalla l.r. 69/1978 a favore del comune competente. In caso contrario occorre che, acquisita la disponibilità dell’area, venga presentata istanza al comune interessato ai sensi della l.r. 56/1977 e s.m.i.

L’intervento di rimodellamento morfologico in Alta Val Lemme (ex cava Cementir di Voltaggio),

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previsto a livello di Piano, deve essere verificato in sede di progetto esecutivo soprattutto in funzione della stabilità della nuova morfologia tenuto anche conto della sicurezza idraulica del limitrofo torrente Lemme. La progettazione esecutiva dovrà altresì considerare la necessità che i tratti spondali del Torrente Lemme conservino un maggiore grado di naturalità e coerenza con la morfologia esistente: l’impostazione dell’intera opera di riporto materiale e di recupero ambientale dovrà fare stretto riferimento alla morfologia originaria del sito per trarne impostazioni e profili ad essa coerenti; in particolare sia tenuta in stretta considerazione l’esigenza della riconferma o del recupero nella naturalità del contesto fluviale. La scelta delle essenze arbustive ed arboree da impiegarsi nel recupero ambientale e nella costituzione delle formazioni boscate dovrà fare stretto riferimento alle essenze locali.Inoltre, stante la segnalata interferenza del sito con una frana complessa quiescente (fonte IFFI), si ritiene necessario un approfondimento che tenga conto dell’effettivo quadro del dissesto presente nell’area, con cui i vari interventi previsti dovranno risultare compatibili.

Infine in via generale si prescrive:- qualora le previsioni volumetriche e di localizzazione degli inerti e del materiale di risulta degli

scavi contenute nel Progetto Definitivo dovessero variare per qualunque motivo il concessionario dell’opera dovrà avvertire la Regione Liguria e la Regione Piemonte. Le variazioni devono essere comunicate tempestivamente anche se riguardano una sola Regione e deve essere sottoposta una soluzione alternativa;

- tutti i mezzi adibiti al trasporto del materiale di cava e dello smarino, destinato all’impianto di trattamento e ai siti di conferimento definitivo, devono essere facilmente identificabili per consentire la tracciabilità dei materiali trasportati;

- piano di monitoraggio relativo all’attività della cava, all’utilizzo dello smarino e alla collocazione definitiva del medesimo. I dati di monitoraggio devono essere inviati trimestralmente alla Regione Piemonte.

Raccomandazioni:

Si propone di considerare tra i siti di deposito prioritari anche l’ex cava in loc. C.na Clara e Buona in comune di Alessandria e le aree connesse in sinistra idrografica del Torrente Bormida nei pressi del viadotto sulla A26.

Anche la cava in loc. C.na Bolla di Alessandria può essere considerata prioritaria senza alterare o mutare radicalmente le finalità di recupero e di riuso previsto dall’autorizzazione attualmente in vigore. L’istanza di ampliamento, attualmente sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale, può fornire occasione per aumentare il grado di naturalità prevista, con riempimenti parziali, senza modificare o alterare le finalità di riuso.Dal punto di vista della riqualificazione sarebbe opportuno ripristinare l’originario piano di campagna, come già previsto in progetto, previ approfondimenti, anche nei due siti di riserva Loc. Cascina Borio di Cassine (in fascia A e B del PAI) e Loc. Cascina Opera Pia di Sezzadio (fascia A), in quanto si tratta prevalentemente di fosse all’interno della fascia fluviale A che, come risulta dai modelli fisico-teorici, a seguito di piene tendono a migrare mettendo potenzialmente a repentaglio la stabilità delle opere idrauliche e infrastrutturali presenti. D’altra parte tali interventi dovranno anche tenere conto di eventuali interferenze con Siti di Interesse Regionale (S.I.R.), come ad esempio nel caso della cava Opera Pia Sezzadio posta a lato della lanca del Bormida (“Bormida morta”), in quanto individuati in virtù delle proprie caratteristiche naturalistiche ed ambientali di rilievo nell’ambito del territorio regionale.

Per quanto attiene alla prevista utilizzazione del sito di cava presso Cascina Borio, in Comune di Sezzadio, per il deposito di circa 600.000 m3 di smarino derivante dallo scavo in modalità EPB, valutate la modesta soggiacenza media della falda freatica, la accertata vulnerabilità agli inquinanti dell’acquifero (il sito ricade in zona con livello di vulnerazione da nitrati “alto”-LV1), e la vicinanza del Fiume Bormida, si ritiene che il materiale estratto, risultante additivato di agenti schiumogeni, possa essere depositato sul terreno solo previo opportuno trattamento atto a separare almeno

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grossolanamente gli additivi usati dal medesimo e non possa pertanto essere sparso “tal quale”. Si segnala inoltre la necessità di approfondimenti idraulici, in quanto l’intervento prevede la realizzazione di un fosso recettore (non dimensionato) che finirebbe per confluire nel Rio Scapiano in modo innaturale (in senso contrario al flusso del Rio). Si segnala infine che l’ampliamento del bacino idrografico dello stesso Rio potrebbe mettere in crisi il ponte sulla SP Sezzadio-Castelnuovo Bormida, poco a valle della nuova confluenza, per cui devono essere verificati idraulicamente sia il fosso interno all’area di riqualificazione, sia il Rio recettore (Scapiano).

In considerazione della succitata vulnerabilità della falda freatica (già soggetta a vulnerazione da nitrati) nell’area di pianura attraversata dal tracciato in esame, si richiede di evitare, per quanto possibile, l’utilizzo di siti di cava dismessi con falda freatica affiorante, per il ritombamento o il deposito di materiale di scavo di natura anche parzialmente organica o comunque non inerte.

4. Acque superficiali

Considerate le significative opere in alveo previste per alcuni corsi d’acqua (Torrente Lemme, Rio Traversa) e l’incremento di artificialità che le stesse comportano, si richiede, in sede di progettazione esecutiva, di realizzare le strutture previste facendo ricorso, ove tecnicamente possibile, a equivalenti tecniche di ingegneria naturalistica. In fase di cantiere si richiede inoltre che:a) siano mantenute le residue aree di naturalità dell’alveo; nei punti oggetto di disalveo la nuova

morfologia dovrà essere progettata e realizzata in modo da essere il più possibile coerente con le prime dal punto di vista morfologico e litologico;

b) i lavori siano, per quanto possibile, realizzati in periodo di asciutta o di magra e coordinati fra loro in modo da poter essere condensati nel più breve arco temporale possibile; a tal fine dovranno essere primariamente considerate le esigenze di mantenimento della continuità ecologico-funzionale dei corsi d’acqua, attraverso, ad esempio, la realizzazione di savanelle temporanee, qualora sia presente un flusso idrico persistente;

c) nelle fasi di disalveo, demolizione e ricostruzione di tratti spondali, sia limitato il più possibile l’intorbidamento e l’inquinamento delle acque, adottando tutti i possibili accorgimenti atti a limitare la dispersione di polveri, sfridi, residui bituminosi e cementizi nel flusso idrico residuo;

d) il materiale asportato sia stoccato temporaneamente in area pianeggiante esterna all’alveo e non sia in alcun caso utilizzato l’alveo torrentizio come sito di deponìa di macerie e materiale di riempimento.

Per quanto concerne i previsti scarichi in corpo idrico (in particolare nel torrente Lemme e nei rii Traversa, Campora e Pradella) delle acque nere sanitarie e di quelle industriali trattate in impianti di depurazione interni ai cantieri ed ai campi base, si ritiene necessaria, laddove non sia previsto lo scarico in fognatura, per ciascun singolo scarico, una preventiva verifica della compatibilità quantitativa e qualitativa dell’insieme degli scarichi previsti su ciascun corso d’acqua, in relazione ai regimi idrologici stagionali ed alle peculiarità ecologico-naturalistiche di quest’ultimo. La verifica di compatibilità idraulica dovrà dimostrare che la variazione di portata non comporta modifiche alla sicurezza idraulica di infrastrutture esistenti e comunque la tubazione di scarico in sponda dovrà essere posta ad una quota superiore al livello della piena ordinaria per consentire lo scarico ed evitare riflussi. Qualora, da tale verifica emergessero situazioni potenzialmente critiche, sarà cura e onere del proponente operare una oculata gestione temporale e quantitativa degli scarichi, in modo da limitare il carico inquinante gravante sul corpo idrico.In riferimento a quanto sopra ed ai sensi degli Artt. 25 (Risparmio Idrico) e 26 (Riutilizzo dell’acqua) del D.Lgs.152/99 e s.m.i., si ritiene che il previsto parziale riutilizzo delle acque reflue trattate (acque di officina, betonaggio e lavaggio, reflui degli scavi in galleria, acque di prima pioggia) nei cantieri operativi, in particolare nei COP “Castagnola”, “Vallemme”, “Moriassi-Radimero”, “Novi Ligure”, debba essere incrementato quanto più possibile ed esteso a tutte le attività di cantiere richiedenti acqua ad uso industriale, al fine di minimizzare sia l’emungimento da pozzi ed acquedotti sia gli impatti del recapito di reflui in corpo idrico o sul suolo.Ai sensi dell’ art. 21 delle NdA del PAI dovrà essere privilegiato, ovunque possibile nei corsi d’acqua naturali, il ripristino delle sezioni di deflusso a cielo libero, in particolare al fine di evitare i lunghi tratti

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tombinati.

Per quanto riguarda i singoli corpi idrici:

Rio Traversa (Fraconalto)Dovrà essere realizzata una barriera di protezione idraulica per le possibili interferenze del rio con il sito di deposito temporaneo previsto a monte della finestra, costituita da canalette di raccolta delle acque meteoriche di dilavamento dei piazzali di manovra e di stoccaggio che confluiscano, prima dell’immissione nel rio, in un’adeguata vasca di sedimentazione, la cui progettazione va definita insieme alla soluzione di attraversamento del rio dalla strada di accesso. Per le interferenze con il Rio Traversa del cantiere CSP1 il cui impianto determina, per la durata dei lavori di scavo in galleria, (dichiarati di quasi 6 anni), la chiusura con elemento prefabbricato del corso d’acqua per un tratto di circa 200 m. Nel ricordare la vigenza del D.Lgs. n. 152 del 11 maggio 1999 Art. 41 - Tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici -, la copertura temporanea dovrà:- essere verificata (franco di sicurezza) inserendo la corretta geometria nel programma di calcolo

ed analizzando le ripercussioni sul pelo libero che determinano i guadi situati a monte;- permettere l’accesso e la percorribilità interna di un mezzo di servizio (miniescavatore); - essere ridotta di lunghezza ed interrotta con pozzetti d’ispezione o meglio con sezione a cielo

libero, almeno ogni 50 m;- essere ripristinata, al termine dei lavori, la condizione iniziale del corso d’acqua (se non

diversamente accertato) comprendente anche il ripristino della difesa di sponda esistente in sponda destra, la trasformazione dei guadi (sul T. Traversa e affluente) in opere a raso, ed eseguita una nuova verifica idraulica sulla base della reale situazione topografica post ripristino, al fine di valutare il dissesto idraulico dell’area ed il franco di sicurezza da mantenere per il manufatto di attraversamento definitivo.

Torrente Lemme (Voltaggio)Per il progetto del nuovo ponte sul T.Lemme, previsto per l’adeguamento della SP 160, e della relativa sistemazione spondale dovranno essere previste soluzioni meno invasive di quelle proposte, con tecniche di ingegneria naturalistica che consentano alla vegetazione interferita di riposizionarsi nelle aree di intervento.Per il T. Lemme si prescrive di rivedere l’analisi idrologica, integrandola con i dati pluviometrici recenti al fine di meglio rappresentare e dimensionare le opere viarie e di sistemazione. Nel particolare si specifica che per l’adeguamento della SP 160 (Rio Frascio) l’intradosso del nuovo scatolare d’ampliamento dovrà essere a quota superiore alla massima quota del manufatto esistente, mentre per il ponte della Maddalena si prescrive che :- la verifica idraulica sul nuovo manufatto dovrà essere rivista alla luce dei nuovi calcoli idrologici

per accertare l’esistenza del franco di sicurezza sulla portata a TR 100 anni e garantire la compatibilità idraulica della struttura;

- durante la fase di cantiere le isole in materiale litoide, previste per l’esecuzione delle pile, non dovranno essere allestite contemporaneamente;

- per tutta la durata dei lavori e fino alla demolizione del ponte esistente dovrà essere assicurato, in caso di maltempo e di diramazione di stati d’allerta, il presidio dell’area di cantiere, adottando di conseguenza ogni provvedimento che si rendesse necessario ai fini della sicurezza e dell’incolumità pubblica;

- il piano di fondazione delle pile, delle spalle e delle opere di difesa spondale, dovrà essere approfondito a quota inferiore al limite d’erosione calcolato.

Per quanto riguarda il ponte esistente sul Torrente Lemme lungo la SP 160 di Val Lemme, qualora non venga recuperato per la viabilità minore o mantenuto come elemento di affaccio sul torrente e se ne preveda invece la demolizione, dovrà essere espressamente previsto il recupero ambientale dei siti interessati dalle strutture, la ricomposizione morfologica delle sponde e dell’alveo del torrente e la completa rinaturalizzazione delle aree.Per le interferenze prodotte dai cantieri CSP3, dal RAP1 (ex Cava Cementir), con il T. Lemme si prescrive:- per tutta la durata del cantiere le strutture temporanee dovranno essere poste a quota di

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sicurezza, superiore al livello idrico raggiunto dalla piena TR 200 anni e non interferire con il deflusso della piena stessa. Inoltre, si prescrive di sottoporre a sorveglianza il manufatto d’accesso all’area (non verificato anche per portate ordinarie), anche con l’ausilio di dispositivi remoti, sia in caso di diramazione di stato di attenzione da parte della Protezione Civile (regionale e/o provinciale) sia ogni volta che si verifichi una riduzione apprezzabile del franco di sicurezza (min. 1 m);

- per le opere di sistemazione spondale previste nel piano di recupero della ex cava Cementir (RAP 1) si ricorda che queste dovranno essere eseguite, trattandosi di opere di protezione dall’erosione di fondi privati, al limite della proprietà demaniale e/o sulla sponda morfologica esistente se più ampia della precedente;

- entro i limiti di 10 m dal ciglio di sponda e/o limite catastale vigono i divieti dell’art. 96 del R.D. 25 luglio 1904 n. 523; pertanto, non sono ammesse costruzioni definitive se non finalizzate alla protezione spondale di cui al punto precedente;

- qualora si rendesse necessario, sulla base dei disposti di Legge di cui al punto precedente, rivedere l’allocazione di parte dello smarino, si dovrà evitare lo stoccaggio in altre aree al fine di non incrementare il traffico dei mezzi di cantiere, privilegiando quindi un rimodellamento del profilo del deposito della ex-cava Cementir compatibilmente con quanto esposto al precedente punto 3.

- al termine dei lavori, venga prodotta una verifica di compatibilità idraulica al fine d’individuare il mantenimento o il rifacimento del manufatto d’accesso, relativamente al permanere del rischio di esondazione sulla SP 160 e sull’area stessa

- nella riqualificazione ambientale suddetta (RA.1), sia inoltre valutata la possibilità di realizzare il tratto terminale del sistema di decantazione per le acque di drenaggio del sito, attualmente previsto totalmente in cemento e massi cementati, mediante un bacino di biofiltrazione con funzione anche di sedimentazione, più coerente con le finalità di ripristino ambientale dell’area.

Per le interferenze del cantiere CBP1 con il T. Lemme si prescrive: - le opere di difesa spondale dovranno essere indirizzate solo a protezione dall’erosione e non a

contenimento di portate eccezionali ed essere eseguite al limite della proprietà demaniale e/o sulla sponda morfologica esistente se più ampia della precedente;

- ai sensi del R.D. 523/1904 (T.U. sulle opere idrauliche) sono lavori vietati lo “smovimento” del terreno, la costruzione di “fabbriche” e gli scavi in una fascia di 10 m dal corso d’acqua (ciglio di sponda), pertanto, in tale fascia, dovranno essere evitate modifiche alle altimetrie (es. sez. 7), le recinzioni dovranno essere amovibili anche in condizioni di piene del corso d’acqua e poste a non meno di m 4 dal ciglio di sponda;

- dovrà essere rivista la verifica idraulica alla luce dei nuovi valori idrologici, nonché le conseguenti capacità d’esondazione del corso d’acqua, valutando il rischio per l’area d’insediamento;

- le sponde e le opere di difesa, eventualmente interessate dallo spostamento dei metanodotti, dovranno essere accuratamente ripristinate a regola d’arte;

- particolare attenzione va posta sul Rio che delimita il confine con la ex cartiera, che non dovrà essere intubato.

Torrente Carbonasca (Voltaggio)Al fine della tutela del corpo idrico, in corrispondenza della frana omonima sulla SP 163, gli interventi previsti in progetto dovranno essere condizionati:- dall’accertamento, tramite verifica, della stabilità del versante nella nuova configurazione;- dalla sistemazione del fondo alveo che dovrà essere effettuata in elementi litoidi, come

dimensionati in verifica idraulica;- dall’approfondimento ad almeno 1 m rispetto al fondo alveo della fondazione delle opere

spondali;- si valuti anche l’opportunità di uniformare l’intervento sostituendo le gabbionate previste in

progetto con scogliere in massi ciclopici.

Rio Campora (Arquata Scrivia)Poiché lo spostamento e canalizzazione del rio non era prevista nel progetto preliminare esaminato si ritiene opportuno studiare soluzioni adeguate per la conservazione della naturalità dell’alveo e

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raggiungere una definizione maggiore degli interventi previsti dopo la dismissione del cantiere del pozzo Radimero.

Fosso Pradella (Serravalle Scrivia):Per quanto riguarda il lungo tratto di tombinamento previsto, poiché il PAI (art. 21 delle NdA ) vieta la copertura dei corsi d’acqua principali o del reticolato minore, a mezzo di tubi o scatolari anche se di ampia sezione, si prescrive di rivedere l’intervento inserendo ove possibile tratti a cielo aperto. Nel ricordare quindi che la tombinatura dei corsi d’acqua deve essere finalizzata alla sola tratta d’interferenza, si prescrive di rendere compatibile la sezione di deflusso all’accesso di mezzi di manutenzione e d’ispezione, verificandola ad un TR 500 anni al fine di compensare futuri variazioni di portata e cambi di permeabilità dei terreni insistenti sul bacino. Inoltre anche per gli affluenti minori, se resi ciechi per tratti superiori ai 10 m, è consigliabile ricorrere a sezioni ispezionabili (accesso di un operatore) e/o creare pozzetti d’ispezione lungo il percorso.Dovranno inoltre essere progettate le misure per la conservazione del piccolo lago esistente lungo il rio.

Torrente Neirone (Gavi)Per la realizzazione di un nuovo ponte, si prescrive:- la ricostruzione del manufatto è condizionata al rispetto delle direttive dell’ Autorità di Bacino del

Po che prevedono un franco di 1 m sul livello di Q100, e la compatibilità idraulica dell’infrastruttura viaria (piano viabile non interessato da fenomeni di laminazione delle piene e rilevato non collassabile, nonchè condizioni di pericolosità per le aree limitrofe);

- l’ipotesi di un adeguamento della sezione di deflusso di tutta l’asta torrentizia, a monte e valle del nuovo ponte, non ha al momento riscontri reali, pertanto è ammesso il raccordo tra la nuova sezione di deflusso del ponte e le sezioni naturali del corso d’acqua per un tratto geometricamente compatibile alla sua realizzazione;

- la quota d’imposta della fondazione delle spalle del ponte dovrà essere spinta oltre il valore di scalzamento determinato in relazione idraulica: in tale condizione, se ritenute ancora necessarie, le opere di stabilizzazione del fondo alveo dovranno essere munite di taglione in calcestruzzo approfondito a quota antiscalzamento;

- le opere di protezione spondale previste sulle sezioni di raccordo dovranno essere limitate in altezza al piano di campagna;

- per tutta la durata del transito sulla deviazione, dovrà essere assicurato dal richiedente, sotto la propria responsabilità, in caso di maltempo e di diramazione di stati d’allerta, il presidio dell’area di cantiere, adottando di conseguenza ogni provvedimento che si rendesse necessario ai fini della sicurezza e dell’incolumità pubblica;

- i sottoservizi presenti sull’area dovranno trovare collocazione all’interno del nuovo manufatto; se ciò non risultasse possibile si ricorda che la staffatura delle tubazioni dovrà avvenire lungo il prospetto di valle ed a quota superiore all’intradosso.

Rio Gazzo (Novi Ligure)Per le relative interferenze si prescrive:- di salvaguardare l’integrità idrica (capacità di scolo e subalveo) del corso d’acqua, alla luce

dell’assenza dell’analisi dell’interferenza con la linea in corrispondenza del km 34;- che in corrispondenza del Cantiere COP6, nei pressi dell’Azienda Pernigotti, non sono ammesse,

modifiche al tracciato del corso d’acqua, tombinature e consolidamenti spondali;- che ai sensi del R.D. 523/1904 (T.U. sulle opere idrauliche) sono lavori vietati lo “smovimento” del

terreno, la costruzione di “fabbriche” e gli scavi in una fascia di 10 m dal corso d’acqua (ciglio di sponda), pertanto, in tale fascia dovranno essere evitate modifiche alle altimetrie, le recinzioni dovranno essere amovibili anche in condizioni di piene del corso d’acqua e poste a non meno di m 4 dal ciglio di sponda;

- i manufatti di attraversamento dovranno essere verificati idraulicamente ed ottemperare alla direttiva dell’Autorità di Bacino del Po; inoltre, dovrà essere condotta una verifica di compatibilità idraulica per l’area d’insediamento di cantiere considerando la reale estensione del bacino;

- l’elettrodotto in sotterranea che interferisce con l’alveo, dovrà essere posto ad almeno 1 m dal

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fondo alveo, debitamente protetto e segnalato con paline sulle sponde;- data la forte criticità del Rio Gazzo, sia in Novi Ligure (tratto tombinato) che nel tratto di pianura

alessandrina (Rio Lovassina), le acque meteoriche ed ogni altro genere di scarico provenienti dal corpo gallerie e dall’area del COP6 non potranno essere conferite in alveo. Si valuti la possibilità di utilizzare il canale scolmatore del Rio Gazzo posto a monte di Novi, previa verifica della compatibilità idraulica della struttura.

- Shunt Torino. Il Rio Gazzo viene intercettato in prossimità della linea esistente. Le analisi idrologiche condotte, però, risultano non attendibili così come i valori di portata. Si prescrive che: venga rivista la relazione idraulica e conseguentemente le verifiche condotte; si effettui un monitoraggio della falda di subalveo durante il corso dei lavori e a lavori ultimati; di non impermeabilizzare il fondo del rio in quanto la galleria artificiale attraversa il Rio Gazzo

già superficialmente; lo scarico di acque meteoriche ed ogni altro liquido, provenienti dal corpo ferroviario (gallerie e

piattaforma), non dovrà essere conferito in alveo, a causa della forte criticità del sistema idrico Rio Gazzo - Rio Lovassina (in particolare in prossimità degli abitati delle frazioni alessandrine). Si richiede che siano sviluppate aree atte a favorire l’infiltrazione e l’invaso temporaneo diffuso delle precipitazioni meteoriche.

Per ogni altra interferenza non espressamente esplicitata nei punti precedenti valgono le seguenti prescrizioni:- i criteri idraulici adottati per la verifiche dei manufatti d’attraversamento (esistenti e nuovi) fanno

riferimento alla dizione “corsi d’acqua significativi”, pertanto le verifiche idrauliche andranno allineate ai disposti vigenti che prevedono, per i corsi d’acqua a regime pubblico o demaniale, il franco di sicurezza valutato in funzione dei parametri della direttiva dell’Autorità di Bacino del Po o concordato con l’autorità idraulica competente nel caso di manufatti di luce minore ai 6 m se, per motivi contingenti non fosse possibile ottemperare al franco stabilito dalla direttiva (il franco di sicurezza va valutato in funzione della morfologia locale, del trasporto solido e flottante);

- prima dell’inizio dei lavori, dovrà essere attivata la procedura per il rilascio della concessione, con regolarizzazione del canone di occupazione demaniale, per tutte le operazioni ed opere che determinino interessamenti di beni idrici demaniali e/o accessi agli stessi per operazioni connesse all’esecuzione dei lavori. L’istanza, unitamente agli elaborati di progetto, è da rivolgere alla Regione Piemonte – Settore Decentrato OO.PP. e Difesa Assetto Idrogeologico di Alessandria.

- al fine del rilascio delle concessioni dovranno essere prodotti degli elaborati grafici riferiti all’intera asta di corsi d’acqua pubblici e/o demaniali, che evidenzino ogni interferenza che la realizzazione dell’opera comporta, nonché il relativo tempo di mantenimento;

- le opere di difesa spondale dovranno essere indirizzate solo a protezione dall’erosione e non a contenimento di portate eccezionali e dovranno essere limitate ai soli tratti in erosione;

- la risagomatura dei corsi d’acqua dovrà essere limitata ai soli tratti in sovralluvionamento, evitando ogni modifica planimetrica dell’asta e altimetrica delle sponde;

- in assenza di calcoli della capacità erosiva della corrente, si prescrive di mantenere il piano di fondazione delle opere in alveo e in sponda almeno a m1 sotto il livello del fondo alveo;

- tutti i corpi idrici interessati da interferenze temporanee dovranno al termine dei lavori essere riportati alle condizioni naturali preesistenti;

- la posa di impalcature in alveo non dovrà ostacolare il deflusso delle morbide e non prevedere un fronte continuo a sbarramento della sezione di deflusso. Dovrà essere richiesta l’autorizzazione per l’occupazione del sedime demaniale per la durata dei lavori;

- i sottoservizi interferenti in sub-alveo dovranno essere posati per tutta la larghezza dell’alveo a quota inferiore alla capacità erosiva del corso d’acqua, debitamente protetti da tubo guaina e segnalati da paline sulle sponde; inoltre non dovranno arrecare pregiudizio al buon regime delle acque e rispettare le normative vigenti in materia;

- i sottoservizi che verranno staffati ai manufatti d’attraversamento dovranno trovare collocazione sul paramento di valle con quota di posa superiore all’intradosso;

- le linee elettriche di competenza regionale (fino a 150 KV) interferenti con il reticolo pubblico dovranno essere eseguite nel rispetto delle norme delle leggi vigenti; nel caso d’attraversamento in sub-alveo presentare segnaletica verticale riportante il dislivello esistente fra il piano di

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basamento della palina, il fondo alveo e la profondità della tubazione, cioè la distanza tra la generatrice superiore del cavo e il fondo alveo; nel caso di staffaggio a manufatti esistenti dovrà essere ottenuto il benestare del proprietario della struttura in quanto responsabile della statica del manufatto e della sua conformità alle norme idrauliche vigenti;

- ai sensi del R.D. 523/1904 (T.U. sulle opere idrauliche) sono lavori vietati lo “smovimento” del terreno, la costruzione di “fabbriche” e gli scavi in una fascia di 10 m dal corso d’acqua (ciglio di sponda), pertanto in tale fascia, dovranno essere evitate modifiche alle altimetrie, le recinzioni dovranno essere amovibili anche in condizioni di piene del corso d’acqua e poste a non meno di m 4 dal ciglio di sponda, nonché la posa di condutture interrate in parallelo alla sponda del corso d’acqua.

- ai sensi dell’ Art. 12, “Limiti alle portate scaricate dalle reti di drenaggio artificiali”, del D.P.C.M. 24/05/01 (P.A.I.), nella realizzazione dei nuovi interventi di urbanizzazione e di infrastrutturazione deve essere limitato lo sviluppo delle aree impermeabili e definite opportune aree, atte a favorire l’infiltrazione e l’invaso temporaneo diffuso delle precipitazioni meteoriche;

- per tutta la durata dei lavori dovrà essere assicurata, in caso di maltempo e di diramazione di stati d’allerta, il presidio dei manufatti in corso di realizzazione, adottando di conseguenza ogni provvedimento che si rendesse necessario ai fini della sicurezza e dell’incolumità pubblica;

- il materiale di risulta proveniente dagli scavi in alveo dovrà essere usato esclusivamente per la colmatura di depressioni di alveo o di sponda ove necessario o conferito a discarica pubblica se eccedente e non commerciabile;

- le sponde e le opere di difesa esistenti eventualmente interessate dall’esecuzione di lavori dovranno essere accuratamente ripristinate a regola d’arte;

- non dovrà essere causata turbativa del buon regime idraulico del corso d’acqua;- il soggetto esecutore per il tempo di durata dei lavori, dovrà mettere in atto le operazioni di

manutenzione ordinaria e straordinaria, sia dell’alveo sia delle sponde, in corrispondenza ed immediatamente a monte ed a valle delle zone d’intervento, che si renderanno necessarie al fine di garantire il regolare deflusso delle acque;

- resta l’obbligo del soggetto autorizzato di mantenere inalterata nel tempo la zona d’imposta dei manufatti mediante la realizzazione di quelle opere che saranno necessarie, sempre previa autorizzazione di questo Settore.

Raccomandazioni:

- Venga valutato l’inserimento di una valvola antiriflusso sulle tubazione di scarico in alveo.- Negli attraversamenti di rii e rogge è preferibile non affiancare tubi circolari, ma predisporre una

sezione unica equivalente.- Nelle aree di cantiere, nel caso di intercettamento di colatori naturali è preferibile non procedere a

tombinature continue di notevole lunghezza, ma di interromperle con zone a cielo libero o vasche d’ispezione e a fine utilizzo delle aree ripristinare la naturalità del corso d’acqua.

- Ogni nuova opera non ricompresa nel progetto definitivo, se interferente con il reticolo pubblico o demaniale, dovrà ottenere l’autorizzazione idraulica prima della sua realizzazione.

5. Acque profonde

Qualora, in corso di scavo, si verificasse un depauperamento qualitativo e/o quantitativo di pozzi o sorgenti a qualsiasi uso destinati, annoverati o meno fra le captazioni già individuate come oggetto di potenziale interferenza, sarà onere del proponente predisporre:un rifornimento idrico di emergenza, di durata limitata alla contestuale realizzazione di una alternativa stabile, compatibile con gli usi cui la risorsa era destinata;la progettazione e la realizzazione di opere di approvvigionamento alternativo da concordare con gli enti preposti (A.T.O. 6 - Alessandrino) e con i legittimi fruitori della risorsa, oppure un adeguato indennizzo di questi ultimi, previo accordo da stipulare con i medesimi, qualora le altre soluzioni risultino impraticabili o svantaggiose.Pur essendo adeguata la soluzione di separazione delle acque naturali intercettate in gallerie da quelle di lavorazione è necessario prevedere un controllo quali-quantitativo delle venute d'acqua

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incontrate durante la realizzazione delle gallerie e delle finestre che comprenda anche il controllo delle portate, della temperatura e della presenza di Radon. I dati di quantità e qualità delle acque drenate dalle gallerie devono essere l’input per la gestione degli impianti di trattamento.Qualora la qualità delle acque drenate sia compatibile con l'utilizzo di tipo idropotabile, occorre specificare quali possibilità vi siano di allacciamento alle reti acquedottistiche per l’imbocco nord della galleria di valle e per le finestre Vallemme e Castagnola.Per quanto riguarda i significativi aggottamenti dell’acqua di falda durante le fasi di lavoro per la realizzazione della galleria artificiale con il metodo “Cut and Cover”, e in relazione ai già previsti effetti di abbattimento locale dei livelli di falda a seguito di tali operazioni, si ritiene che, laddove tecnicamente possibile, siano individuate dal proponente le opportune soluzioni tecniche al fine di restituire all’utilizzo irriguo, previa decantazione, le acque di aggottamento, a vantaggio dei legittimi fruitori della risorsa eventualmente depauperata. In alternativa il proponente dovrà prevedere, nei periodi e nelle aree via via interessati dalle operazioni succitate, congruo indennizzo dei diritti acquisiti eventualmente lesi. L’immissione nel reticolo idrografico delle acque di aggottamento, laddove non perseguibile altra soluzione, dovrà in ogni caso prevedere la preliminare decantazione delle stesse ed una preventiva verifica della capacità idraulica dei corpi idrici a recepirne le relative portate.

In relazione alla stretta contiguità dello Shunt in galleria artificiale con la discarica SRT di Novi Ligure per un tratto di circa 200 metri, ed in considerazione della prevista attività di demolizione e ripristino del sistema di drenaggio superficiale a servizio della discarica, si ritiene insufficiente il monitoraggio piezometrico predisposto a presidio di tale area; pertanto, a tutela della falda idrica superficiale, dovrà essere predisposta, in relazione all’estensione del fronte di scavo e alla direzione di deflusso della falda, una adeguata serie di indagini piezometriche qualitative onde individuare tempestivamente imprevisti processi di contaminazione della stessa e poter predisporre eventuali contromisure.

Le acque disturbate dalle attività di cantiere e quindi con sostanziali problemi di solidi in sospensione, possibile presenza di idrocarburi, variazione del parametro pH, impongono infine l’adozione di sistemi di rilevamento in continuo, in corrispondenza degli scarichi degli impianti di trattamento in corsi d’acqua sensibili (rio Traversa, T.Lemme)

Tutte le lavorazioni che riguardano perforazioni e getti di calcestruzzo in prossimità delle falde idriche sotterranee, devono avvenire a seguito di preventivo intubamento ed isolamento del cavo al fine di evitare la dispersione in acque sotterranee del cemento e di altri additivi.

Per quanto concerne il progetto dell’acquedotto alternativo di Sottovalle, in seguito dell’esame effettuato in seno al Comitato di cui al Protocollo d’Intesa sopra citato, si osserva quanto segue:- Anche se gli approfondimenti geologici ed idrogeologici effettuati per la progettazione definitiva

dell’intera opera rivelano una minor probabilità di depauperamento delle fonti, la necessità ed indifferiblità della realizzazione dell’acquedotto alternativo in questione prima dello scavo della galleria di valico non può essere esclusa a priori, ma può solo eventualmente discendere dal monitoraggio delle sorgenti che verrà eseguito in corso d’opera.

- Conseguentemente i lavori di realizzazione del detto nuovo acquedotto dovranno essere completati prima dell’inizio dei lavori di scavo della galleria di valico nella tratta interessata, in modo che in caso di necessità lo stesso possa essere messo immediatamente in esercizio.

- Sotto il profilo strettamente tecnico l’intervento progettato appare comunque idoneo a sopperire gli eventuali depauperamenti delle risorse idriche cui attinge l’attuale acquedotto, anche se dovrà essere integrato con ulteriori previsioni soprattutto di carattere manutentivo e gestionale.

- Se poi, a seguito di monitoraggio in corso d’opera, verrà verificato che lo scavo della galleria non ha prodotto alcun danno alle sorgenti del Monte Zuccaro, l’acquedotto realizzato, che a quel punto potrebbe rivelarsi non più necessario in sostituzione dell’attuale acquedotto di Sottovalle, potrà essere ceduto al comune di Gavi (competente per territorio) a titolo compensativo affinché possa svolgere ed assolvere finalità di pubblico interesse.

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6. AtmosferaPer il contenimento delle polveri durante le fasi di movimentazione terre è bene seguire i seguenti accorgimenti:- attività di scavo e movimentazione del terreno da effettuare secondo la buona tecnica al fine di

ridurre al minimo la dispersione del particolato;- costante bagnatura delle strade utilizzate, pavimentate e non, entro 100 m da edifici o fabbricati

esterni al cantiere (impianti di innaffiatura);- impianti di aspirazione e abbattimento del particolato in aree lavorative ad elevata polverosità;- adozione di filtri antiopolvere sulle apparecchiature utilizzate per la ventilazione e il

raffreddamento onde ridurre la diffusione delle stesse in atmosfera;- lavaggio attivo e passivo pneumatici di tutti i mezzi in uscita dal cantiere e dalle aree di

approvvigionamento e conferimento materiali, prima dell’inserimento nella viabilità ordinaria;- bagnatura e copertura con teloni dei materiali trasportati con autocarri;- costante bagnatura dei cumuli di materiale stoccato nelle aree di cantiere;- utilizzo di autoveicoli e autocarri a basso tasso emissivo.Per alcuni recettori abitativi posti a distanze estremamente ravvicinate rispetto ai previsti fronti di scavo e agli impianti di trattamento inerti del sito di cava di C.na Romanellotta, dovrà essere posta particolare attenzione per la protezione dall’inquinamento atmosferico specialmente da polveri.

7. AmiantoAl fine di prevenire qualsiasi potenziale impatto dovuto all’eventuale ritrovamento di amianto si prescrive il rispetto delle misure e dei monitoraggi indicati:- definire meglio le procedure in caso di riscontri oggettivi, - intensificare i controlli nel tratto di galleria compreso tra SR13 e SR15. - inserire monitoraggio della qualità dell’aria secondo i seguenti criteri:

il monitoraggio ed i campionamenti relativi dovranno rilevare la concentrazione di fibre totali ed asbestiformi aerodisperse preliminarmente all’effettuazione delle attività di scavo e movimento terra presso le aree che si suppone verranno occupate da conducenti dei mezzi d’opera e da lavoratori operanti a terra nelle aree sottoposte a movimento terra e presso le aree limitrofe all’area di cantiere interessate dalla presenza di recettori sensibili (centri abitati, frazioni). Tali misurazioni dovranno essere effettuate da geologi o tecnici campionatori presso opportune stazioni testimone, per ognuna delle quali saranno riportate fotografia, schema planimetrico, coordinate dei luoghi di rilievo e descrizione di eventuali attività effettuate nei pressi della postazione ed aventi influenza sull’esito del campionamento. Di tali postazioni una sarà baricentrica rispetto all’area individuata come maggiormente soggetta all’esposizione, mentre le altre saranno collocate in numero opportuno.

Dovrà essere svolto un supplemento di accertamenti preventivi da effettuarsi sia sulle casse disponibili dei sondaggi profondi effettuati, dove sono presenti complessivamente alcune centinaia di metri di carote di materiali ascrivibili a litologie potenzialmente asbestifere, sia sugli affioramenti superficiali delle litologie intercettate in profondità, ivi compresi le brecce ed i conglomerati oligocenici a clasti ofiolitici.

Inoltre per la tratta di scavo con fresa dovrebbero essere previste modalità impiantistiche che consentano l’attività di prospezione geologica, al fine di verificare l’insorgere di problemi ed intervenire tempestivamente con le misure di sicurezza previste per garantire la salute dei lavoratori. Dovrebbero essere altresì implementate nella catena di produzione della TBM tecnologie per l’abbattimento delle polveri prodotte dallo scavo della fresa (bagnature, aspirazioni, cariche elettrostatiche ecc..).

8. Beni AmbientaliLe prescrizioni seguenti attengono in modo particolare alla realizzazione accurata dei dettagli costruttivi e delle finiture delle opere d’arte che, avendo particolare rilevanza dal punto di vista visuale, sono in grado di incidere sulla caratterizzazione dei luoghi di intervento. Nella fase esecutiva del progetto dovrà essere pertanto tenuto in conto che:

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- Le opere d’arte previste per gli interventi di adeguamento dei tracciati delle strade provinciali SP 160 di Val Lemme e SP 161 della Crenna, SP 163 della Castagnola, dovranno essere improntate alla realizzazione di un certo grado di uniformità, sia per quanto riguarda la caratterizzazione dei fronti (rivestimenti e finiture), sia per quanto riguarda una certa uniformità nella risoluzione delle copertine e dei coronamenti sommitali dei muri e dei loro profili;

- Dove sono previsti tratti in ampliamento con solettoni a sbalzo anche di consistenza rilevante, dovrà essere considerata l’opportunità di ricorrere a configurazioni statiche meno artificiose (muri di sostegno a valle, solettoni impostati su mensole) o comunque di migliore valore formale;

- Il rivestimento dei muri dovrà essere preferibilmente attuato con pietra a spacco da realizzarsi in opera e ciò in particolare per i muri di controripa; la pietra di rivestimento sia scelta tra tipi cromaticamente compatibili (o comunque non del tutto indifferenti) con la pietra di uso tradizionale nei luoghi; analogamente il rivestimento sia operato rispettando una tessitura preordinata per orizzontalità successive;

- Là dove è previsto l’impiego di muri del tipo a pannelli già rivestiti in fase di prefabbricazione la progettazione esecutiva di detti manufatti dovrà prevedere l’impiego di pietra cromaticamente coerente e la piena rasatura dei giunti, da perfezionarsi eventualmente anche in fase successiva alla posa;

- Le copertine di sommità dei muri dovranno essere perlopiù contenute entro dieci/quindici centimetri di altezza salvo maggiorare la definizione superiore di quelli di rilevante altezza restando comunque all’interno di spessori riconoscibili e proporzionati;

- Per i muri intirantati che inglobano le berlinesi, la definizione superiore dovrà essere studiata in fase esecutiva in modo da ridurre l’altezza del coronamento, inglobandone possibilmente una parte al di sotto del rivestimento;

Per quanto concerne la realizzazione del nuovo ponte sul Torrente Lemme lungo la SP 160 di Val Lemme si richiede che al fine di una caratterizzazione omogenea delle spalle e delle pile sia considerata la opportunità di prevedere per le superfici in elevazione un trattamento di rigatura verticale da ottenersi con l’uso di matrici; in ogni caso anche il rivestimento in pietra delle sole spalle potrebbe costituire un buon riferimento al territorio ed al ponte esistente.

Per quanto attiene infine genericamente gli interventi che interessano ambiti sottoposti a vincolo di natura ambientale/paesaggistico determinato dalla presenza di formazioni boschive o da assetti naturali di valore riconosciuto, si richiede che il recupero ambientale sia teso alla piena riconferma degli assetti naturali preesistenti, per qualità e valore; là ove risulti necessaria una ricomposizione morfologica particolarmente significativa si richiede che la progettazione esecutiva sia sviluppata a partire dalla buona conoscenza della morfologia dell’intorno in modo che le opere di riassetto siano del tutto coerenti con la naturalità dei luoghi; in particolare tale cautela dovrà essere posta ai siti boscati ove sono localizzate le finestre Castagnola e Val Lemme.

Poiché nell’area di pianura attraversata dalla linea ferroviaria sono presenti numerose aziende agricole attive che hanno mantenuto inalterato nel tempo il paesaggio rurale, si rileva la necessità di ottimizzare il mascheramento della linea con la creazione di una quinta arborea realizzata con specie arboree ed arbustive autoctone adatte alle condizioni stazionali e con disposizione spaziale idonea a schermare il più possibile la vista dell’infrastruttura ferroviaria.

9. Suolo, vegetazione, flora e fauna

Nel progetto esecutivo si dovranno ottimizzare i previsti interventi di inserimento paesaggistico ed ambientale, in modo da mitigare la cesura introdotta nel mosaico delle coltivazioni ed evitare la formazione di aree residuali che andrebbero facilmente incontro a fenomeni di abbandono e di degrado. In particolare gli eventuali reliquati che si formeranno in seguito alle operazioni di esproprio su aree con suoli in I e II classe di capacità d’uso dovranno mantenere la destinazione d’uso agricolo e dovranno essere rimboscati, al fine di preservare le caratteristiche di fertilità dei terreni.

Nelle fasi di scavo, la disposizione in cumuli provvisori del materiale asportato dovrà essere

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effettuata in modo tale da limitare fenomeni di degradazione del terreno; a tal fine il materiale di riempimento previamente accantonato dovrà essere reso opportunamente omogeneo al fine di evitare eccessive perdite di contaminanti e nutrienti per lisciviazione e favorire il successivo ottimale utilizzo agricolo. A questo proposito si osserva che un progressivo ripristino a prato dei lotti via via conclusi faciliterebbe la ricostruzione della struttura del suolo agrario. Nelle operazioni di concimazione, inerbimento e ripristino ambientale del sovratracciato dovrà essere utilizzato concime organico stabilizzato e comunque procedure in accordo con il Codice di Buona Pratica Agricola, ai sensi del D.M. n° 86 del 19-04-99, al fine di ridurre al minimo eventuali processi di infiltrazione e lisciviazione verso la falda di nitrati e composti azotati in genere.

Nel progetto esecutivo dovranno essere indicate le aree destinate allo stoccaggio del terreno di scotico e dovranno essere specificate le dimensioni e la geometria dei cumuli, nonché le modalità di conservazione e manutenzione degli stessi, avendo cura di separare i diversi orizzonti podologici, in relazione ai tempi di stoccaggio del materiale e di ripristino ambientale dei luoghi. Gli strati terrosi prelevati durante lo scotico dovranno essere ricollocati secondo la loro successione originaria. Si richiede inoltre di recuperare in tempi rapidi e in maniera funzionale, sia in termini di ricollocazione del terreno di scotico che di ripristino della copertura erbacea e di reimpianto degli esemplari arborei (piante isolate, filari, nuclei boscati), le aree utilizzate nella fase di realizzazione dell’opera e dismesse al termine dei lavori.

Nell’ipotesi di dover mantenere stoccato per lungo tempo il terreno di scotico, con il rischio fondato di una marcata perdita di fertilità, si suggerisce di valutare la possibilità di prevedere un riutilizzo del materiale accantonato nell’ambito del recupero ambientale di superfici degradate presenti nell’area vasta da realizzare in tempi più rapidi rispetto al ripristino delle superfici della cava apri e chiudi. In questa eventualità le superfici della cava apri e chiudi dovranno essere ripristinate utilizzando materiale terroso avente almeno caratteristiche fisico-chimiche analoghe a quelle del materiale di scotico asportato.

I volumi di terreno agrario eventualmente non utilizzati per gli interventi di recupero ambientale nell’ambito del progetto in questione dovranno comunque essere impiegati per il recupero di siti degradati localizzati nell’area vasta e non dovranno essere destinati a discarica.

Poiché la realizzazione dell’opera in progetto comporterà inevitabilmente il frazionamento delle proprietà degli appezzamenti agricoli, che può compromettere le attività delle aziende agricole del posto, il proponente dovrà favorire gli interventi di ricomposizione fondiaria, predisponendo una proposta di Piano di ricomposizione fondiaria che tenga in considerazione le realtà produttive e sociali del territorio, al fine di minimizzare i danni alle attività agricole. In caso di effettiva realizzazione del Piano, dovrà inoltre assumersi l’onere dei costi legali ed amministrativi della ricomposizione.

Per quanto riguarda la viabilità rurale, si evidenzia la necessità di assicurare l’accesso ai fondi agricoli sia durante la fase di cantiere relativa alla realizzazione della linea AC e della nuova viabilità, sia durante la fase di esercizio delle opere stesse.

Alla luce delle tempistiche illustrate nel cronoprogramma che evidenziano una durata dei lavori di realizzazione dell’opera ferroviaria pari ad almeno 88 mesi, si ritiene necessario che gli interventi di recupero ambientale vengano eseguiti per lotti funzionali con il progredire dei lavori stessi, tenendo conto della stagionalità delle opere a verde. Pertanto gli interventi di recupero ambientale dovranno essere eseguiti durante la fase di costruzione dell’opera e non al termine dei lavori. E’ infatti necessario, alla luce dei delicati equilibri che saranno interferiti, agire con la massima rapidità onde minimizzare il più possibile gli impatti, quali ad esempio erosione accelerata dei terreni lasciati privi di copertura, perdita della caratteristiche pedologiche dei terreni, ecc.

Poiché nei tratti in cui il tracciato corre all’aperto e in modo particolare nel tratto di pianura la linea

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ferroviaria in progetto determina un “effetto barriera” nei confronti degli spostamenti delle specie faunistiche presenti nell’area, gli scatolari previsti in progetto sia a finalità idraulica che viabilistica dovranno essere progettati in modo da poter essere funzionali ai movimenti della fauna selvatica.

Per quanto riguarda la S.P. 163 si evidenzia la possibilità di interferenze nei confronti della fauna selvatica dovute principalmente al rischio di collisione e schiacciamento di animali da parte del traffico indotto. In questo stradale montano dovrà essere prevista la realizzazione di adeguati sistemi di dissuasione all’accesso alla carreggiata da parte della fauna e di idonei passaggi per permettere l’attraversamento degli animali in sicurezza, anche in base alle risultanze delle attività di monitoraggio previste in questo tratto stradale. A tale proposito, per il tratto montano della S.P. 163, il piano di monitoraggio deve indicare le specie da monitorare. E’ inoltre opportuno realizzare dei protocolli di indagine relativi al rilievo standardizzato delle morti animali lungo l’arteria stradale e nei periodi di maggior rischio per le singole componenti faunistiche.

Per quanto riguarda il deposito RMP1 Libarna si evidenzia la necessità di valutare la possibilità d’interrompere il deposito di inerti al piede del versante, non appoggiando il materiale quindi contro la scarpata boschiva. In questo modo si costituirà tra la scarpata del rilevato del deposito e la scarpata del versante boscato un impluvio che costituirà la via naturale di accesso al passaggio faunistico. In caso contrario c’è un concreto rischio che tale struttura specificamente predisposta rimanga inutilizzata.

Per quanto riguarda l’area di intervento posta tra Pozzolo Formigaro e Tortona, secondo quanto si evince dalla Carta della connettività ecologica di Arpa Piemonte, risultano possibili punti di interferenza con la fauna selvatica in corrispondenza della progr. Km 48+000 (roggia Marencano), in quanto punto di scambio tra due aree naturalistiche isolate nella pianura, ed in corrispondenza della progr. Km 50+000, dove verrebbe frammentata una zona di interesse ecologico. Il monitoraggio della fauna ed eventualmente della vegetazione dovrà verificare l’effetto di barriera ecologica dovute alle attività di cantiere e al rilevato ferroviario al fine di consentire l’individuazione degli opportuni provvedimenti di mitigazione (passaggi fauna, opere a verde, ecc.).

Nel caso in cui fossero utilizzate barriere antirumore realizzate con pannelli fonoassorbenti trasparenti, questi dovranno essere dotati di idonee segnalazioni (sagome di rapaci in volo, colorazioni, etc), in modo da risultare visibili all’avifauna ed evitare collisioni. E’ noto infatti che tali barriere rappresentano un’importante causa di mortalità in assenza di accorgimenti opportuni.

Per quanto riguarda gli interventi che interessano corsi d’acqua naturali, prima dell’esecuzione degli interventi in alveo dovranno essere effettuate, in accordo con la Provincia di Alessandria, le operazioni di allontanamento dell’ittiofauna presente.Al fine di ridurre al minimo gli impatti sulla fauna acquatica, durante l’esecuzione degli interventi che interessano direttamente l’alveo dovrà essere garantito il deflusso delle acque attraverso la realizzazione di idonee opere provvisionali e il cantiere dovrà essere organizzato in modo da ridurre allo stretto indispensabile le deviazioni del corso d’acqua e da concentrare il più possibile le operazioni all’interno dell’alveo. Dovranno inoltre essere individuate idonee misure di mitigazione nei confronti dell’ittiofauna, evitando di svolgere lavorazioni in alveo nel periodo riproduttivo delle specie ittiche presenti nei corsi d’acqua oggetto di intervento.

Al termine dei lavori l’alveo dovrà essere ripristinato in maniera tale da presentare caratteristiche morfologiche di naturalità (quali irregolarità planimetriche del fondo, presenza residua di materiale lapideo di pezzatura rappresentativa e caratterizzante) analoghe a quelle precedenti all’intervento, in modo da non determinare effetti di “banalizzazione” dell’alveo stesso che penalizzerebbero il rapido recupero delle caratteristiche dell’habitat originario.

10. Reticolo irriguo

Poiché l’opera in progetto interferisce con numerosi canali e fossi ad uso irriguo, tutti gli

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attraversamenti in progetto dovranno essere dimensionati in maniera tale da non compromettere o pregiudicare in alcun modo la pratica irrigua; si dovranno tenere in debita considerazione per l’esecuzione dei lavori anche i tempi e la durata della stagione irrigua al fine di non interferire con l’erogazione del servizio da parte dei consorzi d’irrigazione. Poiché la realizzazione dell’opera comporterà inevitabilmente un aumento delle superfici impermeabili alle acque meteoriche, è necessario verificare attentamente tali volumi che verranno convogliati nella rete idrica esistente. La rete irrigua potrebbe infatti non essere in grado di smaltire questi nuovi afflussi, con la conseguente possibilità di danni e, più in generale, di diffusi allagamenti. Per questi motivi nelle verifiche idrauliche, oltre alle portate massime utilizzate a fini irrigui e agli apporti meteorici, si dovrà tener conto degli apporti di piattaforma. Si richiede che tutti gli interventi riguardanti il reticolo irriguo vengano concordati con i consorzi d’irrigazione che gestiscono tale attività sul territorio; in particolare s’invita a far riferimento al “Consorzio di Irrigazione Alessandrino Orientale Scrivia” con sede in via Amm. Mirabello n. 1 15057 Tortona (AL).

11.Siti inquinatiVisto quanto rilevato (superamento dei limiti di Cromo e Nichel nei terreni e di Manganese nelle acque sotterranee) anche se è possibile che si tratti effettivamente di valori di fondo naturale, così come definito in progetto definitivo, ciò deve essere provato confrontando i valori riscontrati con i valori degli stessi contaminanti rilevati in zona.

Si richiede pertanto un approfondimento mirato a identificare le cause dei superamenti dei limiti. Nel caso in cui emergesse che i superamenti non sono imputabili a cause naturali, dovrà essere attivato il procedimento di bonifica e si dovrà procedere all'esame dei livelli progettuali del D.M. 471/99 in sede di conferenza dei servizi con Comune, Provincia di Alessandria ed ARPA.

Nel caso del rinvenimento di siti contaminati interferenti con il tracciato dell'opera, ove non fosse possibile individuare un responsabile a cui affidare l’intervento di bonifica, l'onere della bonifica sarà a carico del soggetto che realizza la linea A.C. in oggetto. Il soggetto esecutore dell'opera deve altresì garantire che la realizzazione della stessa non inibisca l'esecuzione di interventi di bonifica da parte di terzi, provvedendo nel caso a porre in essere le necessarie modifiche per renderla possibile (dando ovviamente comunicazione preventiva agli Enti).In ogni caso qualora sia rinvenuto un sito inquinato, il soggetto realizzatore dovrà provvedere a dare tempestiva comunicazione a Comune, Provincia di Alessandria, ARPA e Regione della situazione riscontrata.

12. Rumore e vibrazioniPer la galleria “Serravalle” che ha ricoprimenti compresi tra i 15 ed i 30 m dovrebbero essere analizzati tutti i ricettori soprastanti e non solamente alcuni a campione.Per avere un quadro esauriente della situazione insediativa occorre un censimento più dettagliato delle caratteristiche degli edifici circostanti la linea con prove mirate alla caratterizzazione del comportamento strutturale su di un campione rappresentativo di edifici tenendo conto anche del comportamento fondazionale.Per quanto riguarda i cantieri le situazioni in cui si ritiene opportuno seguire tutti gli insediamenti residenziali adiacenti o prossimi al cantiere sono:COP4 “Moriassi”: edifici abitati sia in piano che sul versanti collinari prospicienti da edifici abitati;COP4 “Pozzo Radimero”: edifici abitati isolati al perimetro del cantiere e borgo RadimeroCBP6 “Interconnessione per Torino”: cascinale GerolaCOP10 “I Gerbidi” : cascina Il CasoneCBP1”Vallemme”: nuclei rurali sparsi, in un contesto di clima acustico particolarmente sensibile (zona dell’Alta Val Lemme)CBP2 “Pian dei Grilli” : nucleo abitato di Pian dei Grilli di Fraconalto.CSP2 “Finestra Castagnola”: edifici all’incrocio tra strada di accesso e SP163COP9 “San Bovo” : C.Paniola.CBP7 “Dorina” : C.Cavalchino (zona industriale di Tortona lungo la S.S. n.211)

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In generale dovranno essere verificati tutti i ricettori individuati per i monitoraggi, anche delle aree cantiere. Nel progetto sono stati considerati infatti alcuni ricettori in rappresentanza degli altri di cui dovrà essere verificata l’idoneità.Di seguito si forniscono le indicazioni di alcuni siti in cui occorre condurre approfondimenti ulteriori: C. Magra, C.Giacometta, C.Fagiolina e C.Bertola tra la progr. 39+000 e 40+000 (linea in trincea);C.Quaggio e C.Intendente tra progr. 43 +000 e progr. 43+500 (linea in trincea);C.Onesta, C.Mangia la Putta, C.Bocca tra progr. 44+700 e progr. 44+900 (linea in trincea e rilevato);C.Bellaria a progr. 45+800 (linea in rilevato);C. Il Casone e borgo Stazione di Rivalta progr. 47 + 400 (linea in rilevato);C.Adella progr. 49+000 (linea in rilevato);edifici abitativi posti lungo la SS10 frammisti a fabbricati industriali e ad un insediamento alberghiero (tratto di raddoppio presso Tortona fino alla galleria artificiale per il sottoattraversamento della SS10 e della linea storica Milano-Alessandria).

Per quanto riguarda i recettori abitativi presenti a distanze estremamente ravvicinate rispetto ai previsti fronti di scavo e agli impianti di trattamento inerti della Cava Romanellotta si dovranno adottare tutte le opportune cautele e misure di mitigazione, anche al recettore, da tararsi sulla base dei risultati del monitoraggio di impatto acustico che in quest’area dovrà essere condotto in modo particolarmente attento. Analoga attenzione dovrà essere posta in termini di protezione dall’inquinamento atmosferico con particolare riferimento al sollevamento di polveri.

Raccomandazioni

Per la fase di cantiere le imprese dovranno privilegiare l’utilizzo di:- macchine movimento terra ed operatrici gommate, piuttosto che cingolate, con potenza minima

appropriata al tipo di intervento;- impianti fissi, gruppi elettrogeni e compressori tutti opportunamente insonorizzati.

L’Impresa stessa, inoltre, è tenuta a seguire le seguenti indicazioni per quanto riguarda l’organizzazione del cantiere:- localizzare gli impianti fissi più rumorosi (betonaggio, officine meccaniche, elettrocompressori,

ecc.) alla massima distanza dai ricettori esterni;- orientare gli impianti che hanno un emissione direzionale in modo da ottenere, lungo l’ipotetica

linea congiungente la sorgente con il ricettore esterno, il livello minimo di pressione sonora;- imposizione di direttive agli operatori tali da evitare comportamenti inutilmente rumorosi;- per il caricamento e la movimentazione del materiale inerte, preferenza dell’uso di pale caricatrici

piuttosto che escavatori;- nella progettazione dell’utilizzo delle varie aree del cantiere deve essere privilegiato il deposito

temporaneo degli inerti in cumuli da interporre fra le aree dove avvengono lavorazioni rumorose e ricettori;

- uso di barriere acustiche mobili da posizionare di volta in volta in prossimità delle lavorazioni più rumorose tenendo presente che, in linea generale, la barriera acustica sarà tanto più efficace quanto più vicino si troverà alla sorgente sonora;

- i percorsi destinati ai mezzi, in ingresso e in uscita dal cantiere, siano rigorosamente individuati e delimitati in maniera da minimizzare l’esposizione al rumore dei ricettori. A questo proposito è utile disciplinare l’accesso di mezzi e macchine all’interno del cantiere mediante procedure da concordare con la Direzione Lavori.

13. Radiazioni non ionizzanti e ionizzantiLe interferenze delle infrastrutture in progetto con recettori abitati sono più probabili nel caso della terza linea di alimentazione alla sottostazione di Novi, si richiede quindi di produrre, in sede di esecutivo, una documentazione su base cartografica in scala almeno 1:10000 (Carta Tecnica Regionale, ad esempio) con indicazione delle fasce ad isovalori dell'induzione magnetica al suolo nell'intorno della linea dell'elettrodotto, con particolare riferimento ai valori di soglia (limiti) di

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attenzione epidemiologica.Si ritiene opportuno prevedere una verifica della possibile presenza di gas Radon all'interno delle gallerie, con effettuazione di monitoraggi in continuo per la presenza di rocce contenenti materiale radioattivo mediante anche dispositivi da prevedersi in testa alle TBM. Nel caso in cui si determini la presenza di materiale radioattivo deve essere attivata una apposita procedura per la gestione del caso (problemi legati alla sicurezza dei lavoratori, smaltimento dello smarino e acque).

14. RifiutiE’ necessario che la realizzazione dell’opera sia preceduta da un’analisi specifica e dettagliata sui rifiuti collegati all’opera stessa, nel cui ambito siano definite tutte le tipologie dei rifiuti prodotti accompagnate dalle relative quantità previste e la caratterizzazione degli stessi, con l’individuazione delle destinazioni dei residui prodotti e la definizione delle procedure stabilite sulla base del quadro normativo di riferimento.

15. Beni archeologici Relativamente alla richiesta da parte del comune di Serravalle Scrivia e considerate le previsioni regionali di valorizzazione del sito archeologico di Libarna, sentito anche quanto evidenziato dalla competente Soprintendenza in merito, si richiede a titolo compensativo:- uno studio di fattibilità per lo spostamento delle linee storiche dall’area archeologica di Libarna e

dal centro cittadino di Serravalle Scrivia, per consentire un miglioramento della fruibilità del centro storico di Serravalle Scrivia, constatata la persistente congestione infrastrutturale nella porzione di pianura compresa tra Serravalle e Arquata, e considerando anche la crescente problematica espressa dall’Amministrazione comunale relativamente alla pericolosità della attuale dislocazione delle linee storiche medesime;

- la costruzione di un sottopasso pedonale alla linea MI-GE all’interno dell’area archeologica attualmente tagliata in due settori distinti per il passaggio delle line ferroviarie storiche ;

- l’acquisizione della casa cantoniera FS non più in esercizio ubicata all’interno dell’area archeologica per l’allestimento di una struttura museale didattica ;

- il progetto di idonee barriere antirumore sulle linee storiche.

16. Monitoraggio ambientale

Fatto salvo quanto espresso in precedenza circa il Piano di Monitoraggio Ambientale inserito in progetto, si formulano le seguenti raccomandazioni.

Il MA deve essere inteso come flessibile ed adattabile a seguire nel tempo sia l’evoluzione nella realizzazione dell’opera che il mutare delle condizioni ambientali. Il piano di monitoraggio in corso d’opera dovrà poter essere rivisto alla luce degli esiti del monitoraggio in fase ante operam e dovrà essere inteso come strumento il più possibile flessibile. Valutando i dati delle prime campagne di misura dovrà essere possibile una modifica delle frequenze concordate intensificando le attività in corrispondenza dei recettori presso i quali si rileva un maggior impatto e riducendo laddove si rileva un impatto trascurabile.

Considerate le finalità del monitoraggio, gli indicatori ed i parametri ambientali da rilevare e controllare nel tempo devono essere direttamente legati alle pressioni sull’ambiente esercitate nell’attuazione del progetto ed, in particolare, causate dalle tecnologie, materiali o modalità operative impiegate. Pertanto, ai fini della predisposizione del piano di monitoraggio ambientale, dovranno essere rese disponibili da parte del Proponente o dal Soggetto realizzatore dell’opera tutte le informazioni rilevanti per identificare tali pressioni, soprattutto in caso di utilizzo di tecnologie, materiali o modalità operative speciali e non consuete. Le informazioni minime di cui disporre sono: - l’elenco completo delle parti d’opera da realizzare (progetto esecutivo);- l’elenco completo delle fasi di esecuzione per tipi di parti d’opera (individuazione di tutte le attività

presenti), comprensivo delle indicazioni di tutte le sostanze utilizzate, produzione di rifiuti, scarichi idrici, emissioni e rilasci possibili.

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Qualora tali indicazioni non fossero disponibili o non chiaramente individuabili dalla documentazione fornita, oppure qualora nel corso dei lavori vengano effettuate attività non previste e/o si faccia utilizzo di sostanze non contemplate nel progetto iniziale, il Proponente o il Soggetto realizzatore dell’opera dovrà fornire tali informazioni in tempo utile, in modo da poter modificare gli screening analitici di base e le relative frequenze di monitoraggio.

La complessa struttura del monitoraggio impone la definizione di un’articolata programmazione, tramite anticipazione del cronoprogramma o previsione attività con frequenza congruente con la scansione temporale delle attività.La programmazione deve essere delineata in relazione allo svolgimento delle attività di cantiere, rilevanti dal punto di vista ambientale secondo tipologie o raggruppamenti da concordare (es. lavaggi, asportazione materiali, ecc..)

In caso di impatto, potrà essere necessario incrementare il numero di parametri da monitorare e le densità spaziali e temporali di campionamento, per meglio seguire l’evoluzione del fenomeno.Occorrerà inoltre prevedere l’eventualità di realizzare accertamenti straordinari, all’insorgere di problemi, anomalie o per casi eccezionali, al fine di determinare le cause, l’entità e definire le possibili soluzioni. A tal fine sarà necessaria l’identificazione delle soglie di riferimento per la definizione delle situazioni anomale e critiche suscettibili di eventuali azioni preventive o correttive.

Si evidenzia che mancano per alcuni progetti di riqualificazione ambientale le informazioni sulla piezometria dell’area che sono indispensabili per una corretta valutazione dell’idoneità della dislocazione dei piezometri di controllo.

L’intervento di monitoraggio relativo al RAP 11 Cascina Borio Sezzadio, dovrebbe essere subito attivato a seguito di approvazione del progetto esecutivo in modo da acquisire una serie storica di dati robusta, in quanto in questo sito dovrebbero confluire i 600000 mc di materiale condizionato provenienti dallo scavo in modalità EPB. L’attuale disposizione di piezometri andrebbe rivista e potenziata al fine di un quadro esaustivo lungo la direzione di flusso della falda.

Visto che l’ubicazione dei punti di monitoraggio dell’aria, previsti in progetto, non sembrerebbe aver tenuto conto delle aree di ricaduta stimate, si dovrà verificare tale ubicazione, che dovrà derivare dallo studio effettuato.

Si ritiene che la ricerca di specifici inquinanti (composti inorganici ed organici mirati) nei corsi d’acqua e nelle acque di pozzi e sorgenti interessati dalla realizzazione della linea e delle opere accessorie, necessiti una maggior definizione, in base alle specifiche sostanze pericolose o dannose per l’ecosistema effettivamente utilizzate nei singoli processi di cantiere. Infine, allo scopo di consentire una verifica degli effetti delle attività di cantiere sull’ecosistema acquatico, si ritiene necessaria l’effettuazione del controllo stagionale monte/valle dell’indice I.B.E. per tutti i corsi d’acqua naturali recettori di scarichi dei cantieri o oggetto di opere significative in alveo.In corrispondenza del Rio della Barca e Rio delle Rive (Voltaggio), la possibile sottrazione di portata richiederà un controllo non solo quantitativo ma anche qualitativo.

Per quanto riguarda l’incidenza del campo base CBP1, situato nei pressi del SIC Capanne di Marcarolo, dovrà essere predisposto il monitoraggio sul rumore e sulla brillanza prodotta dall’impianto di illuminazione, prevista in termini generali dal documento sul monitoraggio, ma mai applicata nello specifico.

Per la fase di cantiere dovranno essere valutati i probabili impatti, acustici e atmosferici, a carico di alcuni ricettori abitativi posti presso il nuovo deposito RMP2 “Pieve di Novi Ligure”, in particolare dovrà essere in previsto un punto di monitoraggio presso la casa di riposo per anziani situata a circa 400 mt dal margine più orientale del deposito.

Per quanto riguarda il monitoraggio sulla componente faunistica si dovrà tener conto delle

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disposizioni della Commissione Europea in materia di valutazione, monitoraggio e rapporto sullo stato di conservazione dei Siti della Rete Natura 2000, ai sensi degli articoli 11 e 17 della Direttiva 92/43/CEE. I contenuti del piano di monitoraggio dovranno perciò contenere le indicazioni espresse nel DocHab-04-03/03 rev.3, redatto dal Gruppo di Lavoro scientifico del Comitato Habitat e dovranno essere concordati con il Settore scrivente, responsabile per la Regione Piemonte della trasmissione al Ministero dell’Ambiente del rapporto regionale sullo stato di conservazione dei Siti d’Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale.

Al fine di poter ricreare le situazioni originarie laddove ancora di pregio, è di notevole importanza la fase di monitoraggio ante operam relativa alle caratteristiche pedologiche dei suoli e alla composizione vegetazionale delle aree che saranno interessate dagli interventi temporanei.

Si consiglia l’inserimento del biomonitoraggio nel Piano di Monitoraggio Ambientale quale approccio metodologico in grado di integrare le tradizionali misure fisico-chimiche . Il biomonitoraggio consentirà di operare su due differenti livelli:- realizzando una rete di controllo lungo tutta la tratta e le aree interessate dagli interventi di

movimentazione di inerti, avvalendosi di tecniche di bioindicazione (Indice di Biodiversità Lichenica - I.B.L.).

- il monitoraggio di aree particolarmente sensibili o soggette a rilevante impatto derivante dalle attività di cantierizzazione, mediante l’adozione di tecniche di bioaccumulo (cultivar set).

Per quanto riguarda la valutazione del rischio ecologico si suggerisce una valutazione delle differenti matrici ambientali coinvolte tramite le prove chimiche e tossicologiche che verranno applicate nella futura normativa nazionale che disciplinerà le procedure di analisi di rischio ecologico. Si tratta di strumenti capaci di controllare sinotticamente ampie aree di territorio, di particolare interesse nel caso delle attività di realizzazione dell’opera ferroviaria. In particolare saranno utili per monitorare il potenziale rilascio di sostanze inquinanti dei siti di stoccaggio temporaneo del materiale di smarino e dei ripristini ambientali dove tali materiali saranno collocati definitivamente. Inoltre vista L’importanza dei movimenti di materiali che avverranno nella zona del deposito Cementir e l’uso del nastro trasportatore trasversale alla valle, dovrà essere prevista una particolare attenzione al biomonitoraggio delle aree boscate del S.I.C. adiacenti al complesso dei cantieri previsti alla finestra Vallemme.

Tutti i dati grezzi e non validati dei rilievi effettuati, relativi al monitoraggio concordato, dovranno essere trasmessi ad ARPA Piemonte, nel minor tempo possibile, entro 24/48 ore dall’effettuazione della misura o dell’accertamento analitico.

Occorrerà fornire un report di monitoraggio ogni 1-2 mesi per dar conto dell’impatto complessivo per ambiti territoriali significativi o omogenei e aggiornare tutte le fasi dell’attività di raccolta, elaborazione e restituzione delle informazioni.

Si precisa infine la necessità di un Sistema Informativo condiviso il cui l’accesso al dovrà avvenire tramite Internet attraverso un’interfaccia web e che tutte le informazioni contenute dovranno poter essere visualizzate, stampate e scaricate (in formati da concordare con il Supporto Tecnico) da parte degli utenti accreditati; questo al fine di poter effettuare tutte le elaborazioni necessarie per la visualizzazione ed analisi critica dei dati raccolti dal Proponente.Si ritiene importante in questa sede sottolineare la necessità di un S.I. che risponda ai seguenti obiettivi:- tempestività di consultazione dei dati di monitoraggio (entro 8 ore, al netto delle attività di

laboratorio o di campo);- accesso ai dati alle strutture di controllo ed al Supporto Tecnico;- necessità che il sistema sia corredato da un apparato di valutazione dei dati e di identificazione

delle anomalie;- necessità che sia una piattaforma di gestione per lo scambio dati e anomalie tra responsabile del

monitoraggio, responsabile del cantiere ed organo di controllo/Supporto Tecnico;- possibilità di prevedere lo scarico dei dati in tabelle e database relazionali georiferiti;

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- previsione di un eventuale sistema di approvazione dei dati da parte del responsabile del monitoraggio, del General Contractor, dall’eventuale Osservatorio Ambientale che non precluda la tempestività dell’analisi e del trattamento dei dati ed i procedimenti di risoluzione delle anomalie.

Tali indicazioni si ritiene siano utili ai fini di consentire razionalità e tempestività di ogni attività di controllo e valutazione, sopratutto in vista del conseguimento di obiettivi di salvaguardia ambientale e di prevenzione.

17. Interventi a carattere socio-economico e territoriale

Considerato che la realizzazione di infrastrutture strategiche non può essere trattata al pari degli altri interventi di infrastrutturazione in quanto la loro funzione trascende le utilità strettamente locali ed anzi grava sulle queste ultime con tutti gli impatti territoriali, economici e sociali che opere così complesse comportano. Ritenendo invece che tali opere che esplicano la loro utilità su vasta scala, a livello nazionale o europeo debbano comunque essere armonizzate rispetto al tessuto socio-economico-territoriale locale. Si richiede di prendere in considerazione il finanziamento di tutti quegli interventi socio-economici che, non previsti dalle normative vigenti di tutela del territorio hanno comunque un costo economico per gli enti locali prevedendo di destinare almeno il 5% dell’importo complessivo dell’opera per misure di armonizzazione costituite dall’insieme degli interventi mirati a risolvere gli impatti socio-economici connessi alla realizzazione dell’infrastruttura strategica.

Considerato che la cantierizzazione connessa alla realizzazione dell’opera comporta per diversi anni l’insediamento di un numero consistente di persone che dovranno fruire dei servizi socio-sanitari pubblici locali, si ritiene opportuno prevedere:- la previsione di un piano di rafforzamento dei presidi socio-sanitari e di pubblica sicurezza nei

Comuni interessati dai cantieri e dai campi base;- l’attuazione di una fase concertativa con gli EE.LL. finalizzata a favorire l’impiego di manodopera

di imprese locali nel rispetto della normativa vigente al fine di sostenere l’occupazione nelle aree interessate dall’opera;

- la definizione di accordi fra Proponente ed EE.LL. finalizzati a risolvere le esigenze di servizi sociali, scolastico-formativi ed educativi, conseguenti all’insediamento dei lavoratori con famiglie per la realizzazione dell’opera.

Sotto il profilo urbanistico-territoriale si richiede di prevedere che vengano esplicitate, in maniera certa e trasparente, specifiche prescrizioni attinenti l’effettiva validità temporale del vincolo gravante sulle porzioni territoriali sottoposte a Piano Particellare d’esproprio, o, per alcuni ambiti, il suo carattere definitivo, i sui effetti limitativi – eventualmente graduati nel tempo per determinate porzioni - nonché la reale estensione. Sulla base di quanto sopra si richiede di valutare la possibilità di riqualificazione ambientale delle aree dei cantieri operativi e dei campi base al termine dei lavori, affinché i Comuni possano deciderne la destinazione d’uso definitiva tenendo presente le valutazioni prima riportate alla voce “urbanistica” per i campi base 5, 7 e 3.

18. Approfondimenti progettuali

Con riferimento a quanto sopra esposto in merito al rapporto impatti/benefici derivanti dalla soppressione dello Shunt di Novi Ligure ed alla connessa realizzazione del cosiddetto “salto di montone” sulle due linee alla pK 34, si condivide la richiesta espressa dal Comune di Novi Ligure affinché vengano svolti dal proponente tutti gli opportuni approfondimenti progettuali finalizzati ad individuare l’alternativa progettale più opportuna.

Quanto sopra premesso, i relatori propongono alla Giunta Regionale di inviare le considerazioni e le valutazioni sopra espresse al Ministero delle Infrastrutture per il seguito di competenza.

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visto il R.D. 523/1904;vista la L. 241/1990 e s.m.i.;vista la L. 447/1995;visto il D.M. 11/03/1988; vista la L. 109/1994 e s.m.i ;vista la L. 443/2001;visto il D.lgs 190/2002 e s.m.i.;visto il D.lgs 42/2004 e s.m.i.;visto il D.M. 14/09/2005;vista la L.R. 56/1977;vista la L.R. 69/1978;vista laL.R. 40/1998;vista la L.R. 30/1999;vista la L.R. 52/2000;vista la L.R. 7/2005;vista la D.G.R. n. 44 – 8734 del 17.3.2003;vista la D.G.R. n. 10- 1753 del 13.12.2005;

la Giunta Regionale condividendo le argomentazioni del Relatore con votazione espressa nei termini di legge, unanime

d e l i b e r a

1. di approvare le considerazioni e le valutazioni espresse nelle premesse della presente deliberazione;

2. di approvare ai sensi e per gli effetti dell’art. 4 comma 3 del Dlgs 190/2002 e s.m.i, le proposte di adeguamento, prescrizioni e raccomandazioni che non modificano la localizzazione e le caratteristiche essenziali delle opere, tutte indicate nel premesso della presente deliberazione dal punto 1 al punto 18 e che qui si intendono integralmente riportate;

3. di richiedere la predisposizione di uno studio di fattibilità per l’ interramento della linea storica Novi Ligure - Tortona nel territorio urbano del Comune di Pozzolo Formigaro sulla base dell’Accordo siglato fra le parti in premessa riportato;

4. di ritenere che - alle condizioni specificate ai precedenti punti 2. e 3. - sussistano i presupposti per l’espressione di parere favorevole ai fini della successiva approvazione del progetto definitivo per il quale si dà mandato alla Presidente ai sensi dell’art. 1, comma 2 lett. c della Legge 443/2001 e dell’art. 1, comma 2 del DLgs. 190/2002 e s.m.i.;

5. di richiedere la costituzione di un Osservatorio Ambientale coordinato dal Ministero dell’Ambiente con la partecipazione dalla Regione Piemonte e della Provincia interessata, secondo quanto già sperimentato su altre linee AC/AV, che dovrà valutare sotto il profilo ambientale la realizzazione dell’opera e sovrintendere all’esecuzione del previsto Monitoraggio Ambientale;

6. di prendere atto dell’avvenuta sottoscrizione degli Accordi Procedimentali relativi a: “Studio di fattibilità della circonvallazione Ferroviaria a Nord di Tortona nell’ambito della definizione del progetto del quadruplicamento della tratta Tortona – Voghera” e “Valorizzazione dell’area logistica della Valle Scrivia e dell’alessandrino”;

7. di dare atto che gli Accordi Procedimentali relativi alla “Progettazione degli Interventi per consentire il miglioramento della permeabilità della linea esistente Torino-Genova” rispettivamente nei comuni di Novi Ligure e Serravalle Scrivia, sono stati siglati in data 05.12.2005 anche dalla Regione Piemonte, pur non comparendo la Regione stessa tra i soggetti firmatari – in quanto scaturenti dagli ulteriori impegni posti a carico del soggetto aggiudicatore con la Delibera CIPE n. 78 del 29.09.2003 di approvazione del progetto Preliminare del ”Terzo Valico dei Giovi” (Allegato “A” – Parte Terza della Delibera CIPE);

8. di richiedere di destinare il 5% dell’importo complessivo dell’opera da destinarsi a misure di armonizzazione attraverso interventi mirati in funzione degli impatti socio-economico-territoriali prodotti sia in fase di cantierizzazione sia di esercizio della nuova linea A.V./A.C.;

9. di inviare, il presente provvedimento al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il

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prosieguo dell'iter procedurale di competenza.

La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 61 dello Statuto e dell’art. 14 del D.P.G.R. n. 8/R/2002.

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