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Pennini e macchie d’inchiostro

Tre racconti di scuola tra ricordi e documenti

d’archivio

Scuola Leone Fontana

IC Via Ricasoli Torino giugno 2013

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AUTORI

Gli alunni

Classe 2^ A Bosso Viola, Bozzola Nora, Calfa Emanuel, Cimino Matteo, El

Boumhamdi Taha, Gallelli Maria Teresa, Gioria Elia, Ghebbano Matteo, Licciardello Giada, Linarello Matteo, Maji Oumaima, Mirto Alessandro,

Pardo Venancio Isabel, Pinna Alessia, Pirri Aliah Jamilee, Pozzi Giacomo Bilal, Saccotelli Anthony, Scaglione Fabiano

Classe 2^ B

Balteanu Eduard, Calcagno Gabriele, Catalano Asia, Cseko Lucia, De

Luca Ernesto, El Shokrofy Zyad, Gamba Silvia, Gastini Nicola, Ghija Caterina, Leopea Giorgia, Miranda Paolo, Mirto Benedetta, Mollica

Francesco, Osay Davide, Ranieri Sebastiano, Ruggieri Nicolò, Scotellaro Martina, Ungureanu Nicoleta, Vaciago Celeste.

Classe 2^ C

Buoso Anna, Callea Tommaso, Di Lernia Elsa, Durbiano Ettore Aldo, El Ouadih Ayman, Gattino Giovanni, Giardiello Federico, Gioria Thibault,

Kamir Rema, Lehadus Ionut Valentin, Mariella Agnese, Pantaleo Enrico, Pogar Giuliano, Rugiero Francesca, Russo Alessio, Tornetta Federica,

Valenza Julian, Vecchiattini Irma, Vigna Adriana, Vignaroli Gaia, Vitale Alessia.

E gli insegnanti

Paola Ruboni, Maria Maimone, Barbara Comotto.

Hanno collaborato:

L’insegnante Andrea Ferrante ha ripreso le interviste e realizzato il video

che le raccoglie.

l’insegnante Marengo Margherita, responsabile dell’Archivio Storico della scuola Fontana.

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Introduzione

“Pennini e macchie d’inchiostro”, un incubo ricorrente nei racconti

dei nonni, raccoglie i risultati di un lavoro svolto nelle classi seconde,

previsto dalla programmazione, ed ha usufruito delle possibilità di

ricerca offerte dall’archivio storico della scuola.

La programmazione didattica dell’ambito storico in classe seconda

prevede di avviare gli alunni all’utilizzo della metodologia della ricerca

storica, che verrà sviluppata, con maggiore attenzione agli statuti della

disciplina storia, a partire dalla classe terza.

Solitamente a tal fine si utilizza la ricostruzione della storia personale

dell’alunno in quanto argomento fortemente motivante. Il bambino può

accedere facilmente alle informazioni che lo riguardano attraverso fonti

di diversa natura (foto, oggetti, racconti di diversi familiari, documenti)

che permettono riflessioni di tipo metodologico e storico che potranno

essere trasferite in altri contesti o per altre ricerche. Ad esempio una

foto dà una serie d’informazioni ma, se non è corredata da elementi

quali data e luogo, non può essere considerata una fonte storica

attendibile.

La ricostruzione della storia personale permette quindi di esercitare,

mettere in pratica, le prime regole della ricerca storica.

Con gli alunni/e abbiamo ampliato e approfondito la ricostruzione della

storia personale mettendo a fuoco il loro tempo presente che ha come

fulcro la frequenza a scuola e le attività che in essa vi svolgono.

In tal modo si sono analizzate dal punto di vista storico non solo le

singole storie individuali ma anche quelle del gruppo classe. I bambini/e

hanno ragionato sulle trasformazioni nel tempo ponendosi la domanda:

Com’era la scuola prima che la frequentassimo noi?

Il percorso storico che si è strutturato ha quindi indagato sui seguenti

aspetti:

Osservazione dell’edificio e delle attività che si svolgono al suo

interno, storia dell’edificio e di alcune trasformazioni. La classe seconda ora e al tempo dei nonni.

La scuola Fontana è fortemente radicata nel territorio, molti alunni

hanno genitori e nonni che l’avevano frequentata ed è stato quindi

possibile costruire un percorso di ricerca sulla scuola del passato

utilizzando i racconti dei nonni come fonti orali e confrontando,

verificando, completando i loro ricordi tramite i documenti conservati

nell’archivio storico. Le interviste sono state raccolte in un DVD

depositato in archivio. Si è scelto di intervistare i nonni perché i

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documenti scolastici dei genitori non fanno ancora parte dell’archivio

storico della scuola.

Il lavoro documentato qui di seguito è così articolato:

La scuola oggi, identificazione degli spazi e del loro utilizzo,

segnali di cambiamento nel tempo della struttura.

Visita all’archivio storico della scuola.

Predisposizione di un questionario per l’intervista ai nonni.

Intervista ai nonni

Consultazione e analisi di documenti dell’archivio storico relativi:

- alle classi seconde frequentate dai nonni,

- alle fonti che documentano la storia dell’edificio e delle sue

trasformazioni.

Discussione sui materiali raccolti e raccolta delle informazioni in

testi, cartelloni, fascicoli.

Il lavoro sulla storia della nostra scuola è solo all’inizio, continuerà e si

arricchirà nei prossimi anni.

Ringraziamo con affetto i nonni (ci permettiamo di chiamare nonno

anche Carlo Calligaris) che ci hanno raccontato un pezzetto della loro

storia scolastica dedicandoci tempo ed emozioni.

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LA SCUOLA OGGI

Descrizione dell’edificio

Siamo alunni di seconda elementare, frequentiamo la scuola

“Leone Fontana”, che si trova a Torino in Via Buniva 19, e in queste

pagine vi accompagniamo a visitarla.

La scuola è costruita su 3 piani fuori terra.

Ha il portone principale su Via Buniva, ma si entra dal portone di Via

Cesare Balbo. Questo tratto di strada è un’isola pedonale, così possiamo

aspettare in sicurezza la campanella d’ingresso delle h 8.25, magari

giocando. Da questo portone alle h.16.30 escono le classi prime e

seconde e una quinta. Le altre classi, invece, escono dal portone

centrale.

Al piano terreno troviamo:

la portineria

l’ufficio del Dirigente

un corridoio dove è collocata la fotocopiatrice

l’archivio storico

la mensa

l’aula del pre e post scuola, utilizzata anche per le feste di

compleanno.

l’aula musica, una grande aula che usiamo per attività di musica,

teatro, Mus-e, e per gli spettacoli cui invitiamo i genitori

la palestra

un bellissimo cortile.

Al primo piano, ci sono le aule, classi prime e seconde, il laboratorio di

lettura, di scienze, l’aula insegnanti e una piccola aula che viene

utilizzata per i lavori di gruppo e per la stampa.

Al secondo piano ci sono le aule utilizzate dalle classi terze, quarte e

quinte, l’aula per l’attività di religione, altri laboratori, tra cui quello di

inglese, di informatica e di arte. Un’aula è stata attrezzata con la LIM, la

lavagna multimediale.

Ora descriviamo alcuni spazi per noi importanti.

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Un’aula

Vi facciamo visitare la nostra aula, si trova al primo piano, è

abbastanza grande, è molto luminosa perché ha tre grandi finestre.

Ci sono 2 cattedre, per le nostre maestre, 2 lavagne appese al muro, di

cui una a quadretti, 2 scaffali per i nostri quaderni, 3 armadi, 2 librerie

per i libri di lettura.

Ebbene sì, all’interno della classe abbiamo una vera e propria piccola

biblioteca: possiamo scegliere un libro e leggerlo a scuola, oppure

portarlo a casa.

I muri sono addobbati con i nostri lavori e con cartine geografiche.

Ci sono gli strumenti del tempo, calendari, tabelle e tutto quanto serve

per conservare memoria del nostro lavoro.

Il laboratorio di lettura

Il laboratorio di lettura è un luogo molto bello, dove troviamo

tantissimi libri, tappetini morbidi, cuscini accoglienti, qualcuno a forma

di rana; qui possiamo leggere in piena tranquillità, anche perché

possiamo assumere la posizione che riteniamo più comoda, senza dover

per forza stare composti o seduti a un banco.

Il laboratorio è un luogo speciale perché lì ognuno può scegliere cosa

leggere o cosa sfogliare, se un libro che abbiamo appena iniziato non ci

piace, possiamo abbandonarlo, nessuno ci chiede di fare compiti su

quello che leggiamo. Spesso le nostre maestre usano il laboratorio per

leggerci dei libri meravigliosi e a volte lo fanno anche i nostri genitori.

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In laboratorio bisogna rispettare alcune regole ad esempio: togliersi le

scarpe prima di salire sui tappeti, riordinare i libri una volta finito di

leggerli.

Il laboratorio di scienze

Appena si entra, il laboratorio sembra quasi un museo perché

dentro le vetrine sono conservati animali impagliati, conchiglie,

fossili, scheletri e teschi. Ci sono molti strumenti scientifici: bilance,

strumenti per la misura, provette, ecc.

C’è anche una ricca biblioteca di libri scientifici, libri illustrati sul

corpo umano, sugli animali, sulla storia della Terra che si possono

consultare.

Nel laboratorio non ci sono i banchi ma grandi tavoli che facilitano il

lavoro di gruppo e la condivisione sia degli oggetti che delle opinioni.

Per fortuna, infatti, il laboratorio non è un museo, ma un luogo dove

possiamo fare esperimenti, osservare, studiare, fare ipotesi, provare;

in fondo all’aula c’è un lavandino utile per gli esperimenti con

l’acqua.

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Il laboratorio di arte

Il laboratorio di arte è al secondo piano e viene utilizzato per

dipingere e per le attività di Mus-e.

Ci sono tre grandi armadi che contengono il materiale: pennelli,

tempere, fogli, creta, riviste da ritagliare, materiali diversi…

È un luogo dove diventiamo tutti grandi artisti.

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Il laboratorio di informatica

L’aula computer si trova al secondo piano ed è un’aula molto grande

con tantissimi computer e due stampanti.

La palestra

La nostra palestra è molto grande e vi sono molti attrezzi: spalliere,

tappetini, pertiche, un canestro.

Una porta finestra la collega al cortile. I termosifoni e gli spigoli sono

protetti, con gomma piuma colorata. Sotto al soffitto è stata posizionata

una rete di sicurezza per evitare che cadano pezzi d’intonaco mentre

giochiamo.

Di fianco alla palestra c’è un magazzino dove sono custoditi: palloni,

clavette, cerchi, mattoncini, le porte da calcio, tappeti, ecc. …

Le maestre, con il nostro aiuto, prendono gli attrezzi necessari per la

lezione. Terminata l’ora, tutto ritorna a posto.

Per andare in palestra bisogna cambiare le scarpe e utilizzarne un paio

da ginnastica pulite e indossare la tuta.

Il venerdì mattina la lezione di attività motoria è tenuta da un istruttore

di educazione fisica che, insieme alla nostra maestra, ci propone diverse

attività come calcetto, minivolley o atletica.

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La mensa

Tutti i giorni alle 12.25 andiamo in mensa.

La mensa è un locale dove mangiamo su lunghi tavoli, con le nostre

maestre e i bimbi delle altre classi.

Le classi scendono seguendo dei turni; prima mangiano le classi prime e

le seconde e poi a seguire le altre classi.

I piatti sono appoggiati su vassoi rossi; il cibo ci viene servito da

cameriere molto simpatiche, ma non sempre ci piace il cibo previsto dal

menù.

Finito di mangiare svuotiamo i vassoi, facendo attenzione a rispettare la

raccolta differenziata: dividendo la plastica dall’organico, ovvero gli

avanzi di cibo.

Prima di ritornare in classe dobbiamo riordinare gli sgabelli e ritirare le

caraffe dell’acqua, per facilitare la pulizia del tavolo che le cameriere

preparano per un’altra classe.

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Il cortile

In cortile andiamo nell’intervallo lungo del pomeriggio, quando

non piove o fa troppo freddo. Oppure in occasioni speciali come una

bella nevicata.

A noi piace molto andare in cortile, perché possiamo correre e giocare

liberamente.

In cortile ci sono dei giochi: le ruote e una grossa costruzione dove

possiamo arrampicarci. Ci sono anche dei tavoli e delle panche, dove ci

sediamo quando vogliamo chiacchierare o leggere, anche le maestre si

siedono e ci guardano mentre giochiamo. Nel cortile c’è una grande

vasca con dei pesci rossi.

Il cortile viene anche utilizzato per posare le bici, infatti, al fondo in una

parte un po’ nascosta si trova una rastrelliera per tenerle ferme.

Il cortile è stato risistemato così nel 2011. E’ stato realizzato seguendo

un progetto di ristrutturazione che, negli anni precedenti, gli alunni della

scuola avevano preparato insieme agli architetti del Comune di Torino.

Il laboratorio di musica

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Al piano terra, c’è l’aula musica, dove quest’anno abbiamo fatto

musica con il maestro Giorgio di MUS-E.

L’aula non ha né banchi né sedie, infatti, noi solitamente ci sediamo a

terra. È arredata con armadi, una lavagna.

Nel laboratorio vi sono molti strumenti musicali: tamburelli, djambè,

legnetti, xilofoni, metallofoni, campanelle timbriche, tamburi, triangoli,

scatola delle pietre ”inventata” da Liberovici, flauti a coulisse, maracas,

chitarra, violini e un pianoforte.

Vi è anche un apparecchio stereo e una piccola raccolta di cd di musica

di vario genere.

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Per ricostruire la storia dell’edificio che ospita la nostra scuola e per

sapere come funzionava la scuola al tempo dei nonni abbiamo fatto una

ricerca utilizzando alcune fonti:

racconto dei nonni

risposte a un questionario

documenti scolastici dell’Archivio Storico della scuola

documenti dell’Archivio Storico della città di Torino

reperti scolastici

edificio scolastico (osservazione della sua struttura, degli

“elementi” antichi e moderni)

lapide dedicata a Leone Fontana

reperti presenti nell’edificio

Il questionario che abbiamo preparato è suddiviso per argomenti:

edificio scolastico e gli arredi

la classe, gli alunni, gli insegnanti

materiali e strumenti scolastici

come si studiava

QUESTIONARIO PER I NONNI

1) Quando ha frequentato la scuola elementare?

2) Dove?

3) Ci descrive l’edificio?

4) Ci descrive l’aula?

5) Come era illuminata l’aula?

6) Come era scaldata l’aula e la scuola?

7) Come erano le porte e le finestre?

8) Come erano i bagni?

9) Ci descrive gli arredi dell’aula? banco, sedia, cattedra, lavagna,

armadi,….

10) Da quanti alunni era composta la classe?

11) Era una classe mista o maschi e femmine erano divisi?

12) Nella classe c’erano bambini stranieri?

13) C’erano anche bambini con disabilità?

14) Ricorda il nome di qualche compagna/o?

15) Frequenta ancora dei compagni di classe?

16) Gli alunni indossavano una divisa?

17) Com’era?

18) Quanto durava la settimana scolastica?

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19) Quando durava la giornata scolastica?

20) Quanti insegnanti lavoravano nella classe?

21) Quali materie studiavate?

22) Studiavate inglese o altra lingua straniera?

23) La maestra vi portava in palestra?

24) Andavate in cortile a giocare o a fare qualche attività?

25) Si ricorda com’era il cortile?

26) Facevate intervallo?

27) Come lo trascorrevate?

28) Avevate giochi in classe? Quali giochi facevate?

29) Facevate gite? Dove?

30) Andavate a vedere spettacoli, visitare mostre e musei?

31) Si ricorda la sua maestra, il suo nome?

32) Era severa?

33) Dava punizioni, premi particolari?

34) La maestra dava i voti?

35) Ci racconta il materiale che usava quando frequentava la 2^?

Cartella/ zaino, Diario, Quaderno, Astuccio, Penna, Matita,

Gomma, Temperino, Colori, Libri, altri materiali scolastici.

36) Avevate la biblioteca di classe con i libri di narrativa e i libri per

sapere?

37) A scuola c’erano i laboratori dove andare a imparare facendo

praticamente le cose?

38) Venivano degli esperti a scuola per insegnare ai bambini

argomenti speciali?

39) Usavate degli strumenti per datare gli avvenimenti, per ricordarli?

39) Ha un ricordo speciale della scuola?

40) Ha qualche reperto dei tempi della scuola?

GLI ARCHIVI STORICI

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Esistono vari tipi di archivi dove sono conservati dei documenti

scolastici:

Archivio della Scuola

Archivio del Comune (a Torino è in via Barbaroux, 32)

Archivio di Stato (a Torino si trova in piazza Castello, 209)

COME SI CATALOGA

INVENTARIO di tutti i documenti presenti

Raccolta ragionata dei documenti in FALDONI o CARTELLE

Sistemazione dei faldoni in ARMADI numerati e classificati.

I documenti scritti devono essere conservati in armadi di metallo per

proteggerli da eventuali incendi, dall’umidità e dalle tarme.

Ogni documento che viene consultato ha una sua “carta di identità”, un

cartellino che indica:

archivio in cui è conservato

numero dell’armadio

numero di faldone.

Il “cartellino” è molto importante perché permette di ritrovare

facilmente il documento e dare indicazioni precise a chi utilizzerà la

nostra ricerca per iniziarne un’altra.

ARCHIVI DELLE SCUOLE

I documenti scolastici e di ogni alunno sono conservati:

archivio corrente (documenti ancora in uso dalla segreteria della

scuola).

Attualmente i documenti degli alunni che frequentano la scuola Fontana,

i fascicoli del personale, i progetti di lavoro, i registri sono depositati

presso la scuola Muratori, sede della Direzione e della segreteria dell’IC

Via Ricasoli.

archivio di deposito (conserva i documenti della scuola che non sono

ancora “storici”)

archivio storico (custodisce i documenti che hanno minimo 40 anni).

Nell’Archivio storico della scuola Fontana abbiamo consultato:

copia del progetto per la costruzione dell’edificio

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copia delle delibere del Municipio di Torino (Archivio storico città

di Torino)

un progetto successivo con modifiche all’edificio

i registri scolastici:

1938/39 classe seconda maschile insegnante Piazzano Eleonora

frequentata dall’alunno Rastello Giovanni.

1947/48 classe seconda B maschile insegnante Clelia Mennyey

frequentata dall’alunno Giovanni Giardiello.

1953/54 classe seconda B femminile insegnante Maria Badino

Magliano frequentata dall’alunna Rosetta Corrent.

… alla scoperta della scuola del passato,

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Visita in archivio

Gli alunni e le alunne delle tre seconde hanno visitato l’archivio

storico della scuola, qui di seguito trovate la trascrizione della visita di

una classe.

Margherita: sapete che cos’è un archivio?

Emanuel: non so a che cosa serve

Nora: l’archivio è dove si dicono le cose di tanto tempo fa, si studiano le

cose di tanto tempo fa, si capiscono…

Margherita: hai ragione, si spera di capir le cose, ma le cose le capiamo

in classe, a casa, per strada, quando guardiamo la televisione, quando

leggiamo. L’archivio è un luogo in cui vengono conservate delle cose

importanti. Nell’archivio storico della scuola si conservano i documenti

della scuola di tanti anni fa. Secondo voi la nostra scuola è stata

costruita da poco tempo o da tanto?

Tutti: da tanto

Margherita: da quanti anni sarà stata costruita questa scuola secondo

voi?

Edoardo: da cento

Margherita: cento e qualcosa. Guardate questa striscia che è appesa

lungo il muro, sapete che cos’è?

Nora: la linea del tempo

Margherita: Vero, adesso siamo nel 2013 e siamo qua,

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a Marzo del 2013. Voi in che anno siete nati?

Tutti: nel 2005

Margherita: allora dobbiamo tornare indietro nel tempo ecco il 2005

Uno di voi è nato nel 2004; poi andiamo ancora indietro, indietro,

indietro…vedete che qui i numeri cambiano colore…perché passiamo dal

2000 al 1999; ancora indietro, indietro, indietro…qui sono nata io:

guardate quanta strada ho già fatto su questa linea del tempo. Andiamo

ancora indietro, indietro, indietro: qui vediamo “1911 – la scuola viene

intitolata a Leone Fontana”.

Ma questo non è ancora l’inizio della storia scuola, dobbiamo ancora

andare indietro, indietro, indietro…qui cambia di nuovo colore: 1900 è

rosso, qui però comincia il 1899 e diventa verde. Andiamo indietro,

indietro, indietro… 1890: che cosa c’è scritto?

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Tutti (leggendo il cartellino): inizia la costruzione della scuola

Margherita: la storia della nostra scuola inizia qui e quindi … 1894 Tutti leggono: 1894, la scuola accoglie i primi bambini.

Margherita: questa è la linea del tempo della storia della scuola.

Come vedete, non ci hanno messo molto a costruirla, solo quattro anni,

avevano fretta perché avere una scuola in questo quartiere era

importantissimo visto che non c’era e i bambini che andavano a scuola

erano sparsi in posti diversi, alloggi, un po’ dappertutto.

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Emanuel: c’era pure quando c’era la seconda guerra mondiale?

Margherita: sì. Guardate: vedete che sulla linea del tempo ci sono delle

etichette con delle date di colore blu, verde e rosso? Le etichette blu

dicono delle cose che riguardano la storia della scuola: quando hanno

cominciato a costruirla, quando è stata intitolata a Leone Fontana,

quando nel cortile sono successe delle cose, quando è stata tagliata la

“Paulonia”…

Nora: io so quando è stata tagliata, il 21 di settembre, quando sono

nata io.

Margherita: pensa che notizia importante che ci hai dato, proprio nel

giorno in cui tagliano la Paulonia è nata…

Tutti: Nora

Margherita: le etichette rosse, invece, sono le date che riguardano la

storia d’Italia e la storia del mondo. Qui c’è una data che dice: “28 luglio

1914 scoppia la prima guerra mondiale” e qui invece inizia la seconda

guerra mondiale. Le date verdi sono delle date della storia del mondo

più recenti che riguardano i bambini, la comunità europea, viene

introdotto l’euro…

In questo archivio non solo c’è la striscia del tempo che ci parla della

scuola, ma in questi armadi ci sono i documenti che riguardano la storia

dei bambini, delle maestre, di tutte le persone che hanno lavorato qua.

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I registri più antichi che abbiamo sono quelli del 1912, risalgono cioè

all’anno successivo all’intitolazione della scuola a Leone Fontana.

Dall’anno dopo abbiamo i primi registri con i voti degli alunni che

venivano a scuola qui. Su quella parete, ci sono le foto più antiche che

abbiamo, sono di una ragazza, e delle sue compagne e maestre, che si

chiamava Maria Passi che è venuta a scuola qui, pensate, nel 1918-19.

Alessandro: uhhhh, un sacco di tempo prima…

Margherita: un sacco di tempo fa. Era appena finita la prima guerra

mondiale quando ha cominciato a frequentare questa scuola.

In questa scuola, durante la prima guerra mondiale, erano state

ospitate delle persone che erano dovute andar via dalle loro case perché

c’era la guerra, erano dei profughi e i bambini erano andati a scuola alla

Muratori.

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Per conoscere la storia della nostra scuola sono andata all’Archivio

Storico della città di Torino dove ho trovato il progetto dell’architetto

che l’ha disegnata. C’è anche la delibera del Consiglio Comunale che

dice: “ A Vanchiglia c’è bisogno di una scuola e la costruiremo bella”. E

perciò hanno costruito questa scuola perché prima qui….vi faccio vedere

una cosa bellissima… guardate cosa c’era… questa è la chiesa di…

Tutti: Santa Giulia

Margherita: e intorno cosa c’era?

Tutti: il prato!!!!

Margherita: qui non c’era ancora la scuola. La città si stava allargando,

costruivano nuove case, hanno costruito la chiesa e poi anche la nostra

scuola.

Emanuel: vuol dire che la chiesa è più vecchia della scuola.

Elia: perché le foto sono in bianco e nero?

Margherita: perché allora nel 1800 e anche fino agli anni intorno al

1970 non si usava il colore nelle foto e queste sono foto antiche.

Abbiamo visto che nell’archivio è conservata una parte della storia della

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scuola, abbiamo dei documenti, abbiamo le foto e, guardate qui: queste

sono pagelle dall’anno 1922-23 all’anno 1946.

Nora: come mai ci sono tutte queste figure?

Margherita: hai fatto una bellissima domanda. Le nostre pagelle adesso

sono così?

Tutti: no

Margherita: le nostre pagelle sono molto diverse, chissà perché?

Elia: ma qui c’è scritto “Opera Balilla”

Margherita: su queste pagelle ci sono tanti disegni, scritte che

studieremo nei prossimi anni, quest’anno incominciamo a ricostruire

come è cambiata la scuola, cosa studiavano i bambini tanto tempo fa,

com’era l’edificio, com’erano le maestre, com’erano le classi. Per sapere

queste cose, sapete cosa faremo? Intervisteremo un nonno…

Tutti: nonno Rastello

Nora: l’abbiamo visto quando stavamo guardando la scritta di pietra

della scuola e il cartellino blu.

Margherita: sapete, lui è venuto in questa scuola, pensate un po’,

nell’anno 1937-38. Questo è il registro della sua classe seconda.

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che ho fotocopiato per farvi vedere. Ci sono delle notizie molto

interessanti. Provate ad indovinare in quanti erano in classe…

(Ogni bambino dice la sua)

Margherita: …quarantaquattro

Maestra: pensate, gli alunni della II A e della II C insieme, nella stessa

aula

Margherita: altra cosa che ho scoperto è che era una classe…vi leggo:

“Registro degli scrutini degli esami, classe seconda, diretta dalla signora

Piazzano Eleonora, sezione maschile”.

Alessandro: solo maschi?

Nora: sì perché una volta c’erano i bambini divisi per le scuole. C’erano

le scuole femminili e le scuole maschili.

Margherita: le classi, non le scuole. Ho trovato molte altre notizie che

però guarderete con la vostra maestra leggendo la fotocopia di questo

registro, dove la maestra racconta tutto quello che facevano a scuola. Vi

ho fatto le fotocopie perché i materiali conservati negli archivi sono

preziosi e non devono essere rovinati, sono di tutti noi. Questo archivio

è di proprietà dello Stato che vuole conservare questi documenti perché

sono la memoria dei cittadini italiani. Voi ce l’avete un archivio in casa?

Tutti: no

Margherita: io invece credo di si

Edoardo: le foto

Margherita: le foto. La mamma ha conservato qualcosa di quando

eravate piccoli?

Tutti: si

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Margherita: i ciucci, i biberon, le scarpe. Scommetto che le mamme

hanno persino qualcosa che riguarda il loro matrimonio…

(Ogni bambino elenca quello che le mamme hanno conservato di

quando erano piccoli.)

Margherita: quindi anche voi avete un archivio. Vi farebbe piacere che

qualcuno arrivasse e vi portasse via il vostro archivio?

Tutti: no

Margherita: questo archivio è di tutti ed è anche nostro perché noi,

attraverso quello che possiamo leggere, osservare possiamo conoscere

molte cose sul passato. Adesso vi faccio vedere l’originale del registro

dove sono conservate la memoria scolastica della classe di nonno

Rastello. Non ve lo do da toccare perché è un materiale antico, storico

ed è fragile. I materiali dentro gli archivi vengono conservati dentro

questi contenitori che si chiamano “faldoni” oppure “cartelle d’archivio”.

Per trovare i documenti che ci interessano, dobbiamo sapere bene cosa

vogliamo cercare e poi cercare la cartella che riporta la data in cui

quello che ci serve è accaduto.

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Insieme a Margherita i bambini sfogliano il registro e leggono alcune

sue parti.

Margherita: questo è il programma delle attività che la maestra avrebbe

fatto durante l’anno. C’è scritto cosa faranno di religione, cosa faranno

di disegno, di bella scrittura…anche voi avete “bella scrittura”?

Tutti: no

Margherita: facevano lingua italiana con dettati, grammatica, lettura.

Edoardo: matematica c’era?

Margherita: vediamo…aritmetica: calcolo, tavola pitagorica, operazioni,

calcolo scritto…è qualcosa che fate anche voi? Loro la chiamavano

aritmetica, voi la chiamate matematica. Poi c’era una materia che si

chiamava “nozioni varie”…chissà…; poi c’era canto, recitazione,

occupazioni intellettuali e ricreative

Nora: intervallo?

Margherita: non c’è scritto, vi dico cosa facevano: racconti fatti

dall’insegnante, novelline per la propaganda dei princìpi d’igiene,

leggende popolari, giochi aritmetici, giochi di intelligenza, giochi dei

perché, indovinelli, sciarade. Questo invece era il programma mese per

mese. C’è anche la relazione finale dell’insegnante che dice come è

andato l’anno scolastico (Margherita la legge ai bambini). Poi c’è ancora

la cronaca dell’insegnante dove lei racconta cosa succedeva giorno per

giorno in classe. Non vi ho fotocopiato tutto, perché è molto lungo e

complicato, ho fotocopiato l’elenco dei libri che avevano in classe, cosa

usavano e la gita. Secondo voi facevano tante gite o poche?

Alcuni dicono “poche”, alcuni “tante”.

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Margherita: queste sono le vostre ipotesi; attraverso il documento, che

è una fonte scritta, io leggo: “Visite e gite istruttive". Data: 18 Marzo.

Passeggiata nel cortile della scuola”, non c’è altro.

Tutti: ma non è una gita

Margherita: l’ultima cosa che c’è conservata di quella classe è il registro

delle assenze. Secondo voi le vostre pagelle sono conservate

nell’archivio della scuola?

Tutti: si

Margherita: sì, ma non in questo archivio perché questo è l’archivio

storico. I documenti vengono conservati nell’archivio storico quando

sono passati molti anni da quando sono stati scritti. Noi siamo nel 2013:

nell’archivio storico sono consultabili i documenti dall’inizio della scuola,

abbiamo detto che il più antico è del 1912, fino al 1972.

Tutto quello che c’è dopo, quindi anche i vostri registri e le pagelle,

sono conservati nell’archivio di deposito o in quello corrente. Il prossimo

anno, l’archivio arriverà al 1973; l’anno dopo al 1974. Cioè devono

passare quarant’anni perché si possano leggere e studiare le carte del

passato. Prima non si può perché sono documenti riservati. Voi lo

sapete che cosa vuol dire “riservati”?

Nora: che sono personali e gli altri non possono vederli, solo quelli della

famiglia.

Margherita: esatto; passati quarant’anni, possono essere usati dagli

storici. Voi sapete chi sono gli storici?

Nora: sì, sono quelli che guardano le cose di tanto tempo fa e cercano

di capirle e poi le mettono nei musei, le mettono in mostra e fanno quei

cartellini dove c’è scritto: “questo vaso si chiama skiphus…”.

Maestra: si vede che sono andati al museo di antichità…

Margherita: avete imparato un sacco di cose, ma gli storici fanno anche

altre cose. Voi non li fate mai gli storici?

Nora: sì, al museo di antichità lì facciamo gli storici.

Margherita: solo al museo di antichità?

Nora: no, alla G.A.M., anche qua

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Margherita: voi state facendo gli storici. E gli storici, quindi, che cos’è

che fanno proprio di mestiere?

Nora: cercano di capire le cose di tanto tempo fa.

Margherita: del passato. Gli storici cercano di ricostruire il passato e

vanno negli archivi…

Anthony: scavano sotto terra

Edoardo: guardano sui libri

Margherita: ma quelli che hanno scritto i libri come avranno fatto a

decidere cosa scrivere?

Elia: hanno guardato i libri scritti prima.

Margherita: nell’archivio abbiamo visto che ci sono dei documenti scritti,

dei documenti fotografici, dei documenti che sono i progetti, degli

oggetti: per fare lo storico io devo studiare tutti questi documenti.

E poi cosa devo fare con questi documenti? Devo metterli insieme e

vedere se dicono la stessa cosa, se dicono cose diverse…Voi farete una

cosa importantissima: intervisterete nonno Rastello. Ma nonno Rastello

è un documento?

Tutti: no, è una persona

Margherita: è vero, è una persona che vi racconterà la sua storia di

scuola, ma anche lui è una fonte, una “fonte orale”. Una fonte storica è

qualcosa che ci dà delle informazioni sul passato. Nonno Rastello è una

fonte orale. Cosa vuol dire “orale”?

Matteo L.: che dici con la bocca, non li scrivi.

Margherita: bravissimo; lui ci dà le informazioni sulla sua scuola

parlando. Ma non solo: intervistare le persone è bello perché oltre a

dirci delle cose, chi ci parla ci comunica anche le emozioni; è bello

ascoltare una persona che ci racconta quello che per lui è importante.

Nonno Rastello ci regala un pezzo della sua vita e delle sue emozioni.

Curiosando nei documenti, ho ritrovato le circolari della scuola, dei

registri che si chiamano “protocolli”. Ci sono anche i fascicoli con le

informazioni sui maestri: tutti gli anni la direttrice o il direttore scriveva

se erano bravi o no. Sulla maestra Eleonora scrive che era severa. C’è

anche un indizio che ci fa capire in quale aula nonno Rastello ha

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frequentato la scuola, perché parla della lapide che c’era vicino alla

porta dell’aula. Vi faccio vedere quella che c’è qui fuori…

Escono dall’archivio per vedere la targa…

Margherita: vedete, anche fuori dalla vostra aula c’è. Allora, questa è

intitolata al soldato Pio Carlo Fio. Queste targhe che ci sono in tutta la

scuola sono state messe nel 1927 per ricordare i soldati che sono morti

durante la prima guerra mondiale e che avevano frequentato la scuola

Fontana. La direttrice, che è passata a vedere la classe dove c’era

Giovanni Rastello, ha detto: “ la classe che è intitolata…” e ha messo il

nome del soldato a cui è intitolata e ho fatto una scoperta, che non vi

svelo, potete andare a cercare in che aula era questo bambino quando

faceva seconda …

Tutti: nella nostra classe?

Margherita: chissà, è una caccia al tesoro fare gli storici. E poi

scoprirete che… Se vi fate delle domande e non sapete rispondere

potete sempre scendere in archivio e chiedermi: “maestra Margherita, ci

dai una mano?”. Ho proprio voglia che facciate gli storici.

Rientrano in archivio…

Margherita: posso chiedervi una cosa? Prima di lasciarvi andare, mi

piacerebbe sapere se l’archivio vi sembra un posto interessante…

Tutti: sììììì, tantissimo!!!

Margherita: perché?

Nora: perché raccogliamo informazioni e sappiamo quando è nata la

scuola e la storia di questa scuola.

Margherita: allora voi dovete sapere che ho raccolto le storie della

scuola nell’Archivio Storico della città di Torino che si trova in via

Barbaroux; magari quando sarete più grandi farete un giro in

quell’Archivio Storico. Allora, lì ho trovato documenti che riguardavano

come la scuola era stata usata durante la Prima guerra mondiale, ho

scoperto anche un’altra cosa, che nell’Archivio Storico della città di

Torino sono conservati i registri della nostra scuola dal 1890, da quando

è stata costruita, ed io andrò a vederli perché sono curiosissima di

sapere cosa c’è scritto sopra. Non ci basta un solo archivio storico per

ricostruire la storia della nostra scuola, come non ci basta un libro solo

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o una foto sola: dobbiamo avere tanti documenti e confrontarli per

vedere se dicono la stessa cosa, se ci danno informazioni nuove.

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LA STORIA DELL’EDIFICIO SCOLASTICO

Progetto dell’ing. Carlo Velasco per l’edificio scolastico

Vanchiglia 1890

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Edificio scolastico composto da:

piano interrato

pianterreno

cortile

1° piano

2° piano

PIANTERRENO

1 ingresso principale su via Buniva, 19

2 ingressi secondari (via Buniva, 17: ingresso maschile

via Cesare Balbo: ingresso femminile)

2 palestre (maschile: lato via Buniva

femminile: lato via Balbo)

4 aule

2 sale d’aspetto 2 aulette per i bidelli

1 auletta per il custode

2 bagni per alunni 2 bagni per insegnanti

DESCRIZIONE PRIMO PIANO

Al primo piano dell’edificio della scuola “ Vanchiglia” il progetto dell’ing.

Carlo Velasco ha previsto:

1 aula adibita a Direzione con porta di accesso all’unico balcone

dell’edificio sulla parte centrale della facciata principale 2 aulette per gli insegnanti

7 aule 2 bagni per gli scolari

2 bagni per gli insegnanti Metà delle due maniche laterali sono semplici e ampi corridoi

IL CORTILE

La scuola Vanchiglia viene dotata di un ampio cortile che confina con le

abitazioni di Via Santa Giulia e Via Guastalla ed è limitato da un muro in

mattoni.

Il cortile è abbellito da aiuole, che ospitano alberi e siepi, sistemate a

forma di quadrato nella parte centrale.

Sul muro di confine l’aiuola è più ampia e decorativa.

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INTITOLAZIONE DELLA SCUOLA “ VANCHIGLIA”

Nel 1911 l’edificio scolastico perde il nome generico “scuola di

Vanchiglia” e è intitolato alla memoria del senatore Leone Fontana.

L’intitolazione è documentata dal busto con lapide che si trova nell’atrio

dell’edificio della scuola.

PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DELL’EDIFICIO

DEL 1955

Nell’Archivio della scuola non sono stati trovati, per ora, i

documenti che testimoniano la ristrutturazione dell’ edificio negli anni

successivi alla sua costruzione.

Sono state trovate, però, tra i documenti, le piante dell’edificio

scolastico relative all’anno 1955, sono pieni di appunti e ci fanno capire

che erano state utilizzate per una ristrutturazione importante

dell’edificio.

Si è potuto perciò fare un confronto fra il progetto realizzato dall'ing. C.

Velasco nel 1890 e il progetto di ristrutturazione e ammodernamento

successivo.

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RIFLESSIONI

Gli scolari usano ancora gli ingressi separati maschi/ femmine.

Le aule delle classi maschili e femminili sono collocate nelle due

ali dell’edificio, lontane fra loro.

Aumenta il numero di aule: negli anni 1950 aumenta il numero di

scolari a Torino perché:

nascono più bambini

non ci sono guerre

molte famiglie si trasferiscono a Torino, lasciando le loro

regioni di origine, (provengono soprattutto dalle regioni del

Sud Italia e dal Veneto) perché qui ci sono molte industrie

ed è più facile trovare lavoro o cambiare mestiere.

Di solito nelle regioni di origine, queste persone svolgevano

il lavoro di contadino; vanno nelle città per svolgere un

lavoro più “moderno”, che fa guadagnare di più, nella

speranza di una vita più comoda.

PIANTERRENO

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Modifiche sul lato V. C. Balbo:

- eliminazione della palestra femminile e si ricavano 4 aule

Modifiche sul lato v. Buniva 19:

- 2 aule sono state trasformate in laboratori

- 2 spazi usati dai bidelli sono stati trasformati in cucina

Modifiche sul lato v. Buniva 17:

- 2 spazi usati dai bidelli sono stati trasformati in aula

- aula vicino alla palestra maschile è stata trasformata in cabina

cinematografica.

PRIMO PIANO

Modifiche lato V. C. Balbo

- sul corridoio della nuova manica innalzata negli anni precedenti

sono state ricavate altre 2 aule

Modifiche lato facciata principale, v. Buniva

- sono state eliminate le 2 stanzette, agli angoli, dedicate ai bidelli

così si sono ampliate le aule vicine

- 1 aula vicino alla direzione è stata adibita a segreteria

- si è ristrutturata la direzione in modo da creare l’ufficio del

Direttore e l’aula adunanza.

Ragionando sulla scuola… oggi

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I pensieri dei bambini

La scuola si trasforma a seconda degli usi e delle necessità

Maestra: se voi foste dei vocabolari, quale definizione dareste per

spiegare il significato della parola “scuola”?

Alessandro: è un posto dove ci sono delle persone, che sono le maestre,

che insegnano ai bambini delle cose importanti tipo la matematica, la

scienza, l’italiano, l’inglese…

Nora: io scriverei: “La scuola è un posto per i bambini, di lavoro e un

po’ di gioco”. Perché alcune volte le maestre dicono: “Fate l’intervallo!”

e i bambini giocano. Quando dicono: “Fine dell’intervallo!” i bambini si

siedono ed iniziano a studiare.

Fabiano: facciamo i compiti. Le maestre insegnano, poi, dopo che hanno

spiegato il compito, i bambini lo fanno e possono anche aver imparato

qualcosa da quel compito.

Giada: è un posto dove si studia, s’impara e si gioca.

Elena: è un posto dove s’impara a leggere e a scrivere.

Maestra: invece della parola “posto” cosa potremmo dire?

Alcuni bambini: edificio

Maestra: cos’è un edificio?

Nora: è un palazzo, diciamo…

Maestra: se noi guardiamo la scuola dall’esterno, dalla strada, a che cosa assomiglia?

Fabiano: a un palazzo grande, con tante finestrelle, con tanti piani.

Maestra: vero. Ma c’è qualcosa che mi fa capire che è una scuola? C’è

qualche segnale che me lo indica?

Anthony: ci sono due portoni per entrare.

Maestra: anche l’edificio davanti a casa mia ha due portoni per entrare,

ma non è una scuola.

Alessia: dalla bandiera.

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Maestra: questo già può essere: sul balcone di questo edificio c’è solo

una bandiera?

Isabel: no, due.

Maestra: sapete che cosa rappresentano?

Alcuni bambini dicono l’Italia, altri che ce n’è una con le stelle…

Maestra: una è la bandiera italiana; quella con le stelle è la bandiera

dell’Europa, di cui l’Italia fa parte. Nell’edificio dove abitate voi, ci sono

queste due bandiere?

Tutti: no

Maestra: infatti. Quindi questo mi fa pensare che un edificio con due

bandiere non è una casa, un’abitazione. Ma non basta. Per esempio:

anche il palazzo che ospita gli uffici della regione espone le bandiere,

ma non è una scuola. E allora c’è qualcos’altro che mi fa capire che un

edificio è una scuola?

Edoardo: c’è la scritta fuori.

Maestra: proprio così. E dentro? Come è fatta una scuola dentro?

Anthony: ha tanti piani, poi ci sono le classi e dentro le classi ci sono i

banchi, i mobili.

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Maestra: che tipo di mobili ci sono in una scuola?

Taha: c’è l’armadio e poi ci sono i banchi.

Emanuel: sui banchi appoggi il foglio e poi ci scrivi sopra; poi ci sono le

cattedre delle maestre dove c’è il registro e il foglio delle presenze.

Isabel: ci sono gli scaffali per mettere i libri e i quaderni.

Matteo C.: ci sono le sedie.

Oumaima: c’è la lavagna.

Elena: così copiamo quello che scrive la maestra.

Maestra: c’è ancora una cosa che non avete detto ed è praticamente

presente in ogni aula di questa scuola, ma una volta non c’era…

Nora: il computer

Maestra: in tutte le aule ci sono queste cose che avete detto?

Tutti: no

Maestra: perché no? Avete detto che in questa scuola ci sono le aule…a

proposito: cosa sono le aule?

Nora: le aule sono il posto di lavoro per i bambini, che si appoggiano nel

banco e scrivono.

Maestra: si può dire che è il luogo dove i bambini “vivono” per un certo

numero di ore? Quante ore state a scuola voi?

Tutti: otto

Maestra: sono tante o sono poche otto ore?

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Tutti: taaaaaante, tantissime!

Maestra: allora si può dire che la scuola è un edificio dove ci sono tante

aule e che in tutte le aule ci sono i “mobili” che avete detto prima?

Tutti: si

Maestra: si? Siamo sicuri? Andiamo a spasso per la nostra scuola e

verifichiamo in tutte le aule se avete ragione.

…..dopo aver fatto il giro della scuola…..

Maestra: allora, di cosa ci siamo accorti facendo questo “giro turistico”?

Alessia: che non è tutta uguale come le classi.

Maestra: allora possiamo dire che la scuola è formata da tanti spazi che

però non sono tutti uguali. E perché non sono tutti uguali questi spazi?

Alessia: perché in ogni spazio si fa una attività diversa.

Maestra: proprio così. Se ogni spazio della scuola è attrezzato in modo

diverso perché dipende dall’uso che se ne fa, vediamo un po’, spazio

per spazio, cosa c’è in questa scuola. Allora: ci sono le aule in cui…

Giada: si fanno le attività

Matteo G.: studiamo. Le aule sono un posto dove si lavora

Fabiano: si imparano cose nuove

Maestra: abbiamo detto prima che state otto ore a scuola. Possiamo

dire che queste ore sono divise in due parti?

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Fabiano: facciamo due ore, poi c’è la merenda e l’intervallo di un’ora.

Maestra: volevo dire che le otto ore sono divise in due grandi periodi, il

mattino e il pomeriggio. Cos’è che divide questi due periodi?

Tutti: la mensa

Edoardo: il pranzo

Maestra: e dove mangiamo? Nell’aula?

Tutti: a mensa

Maestra: andiamo in un luogo ben preciso che si chiama mensa. Lì ci sono lavagne, banchi, cattedre?

Anthony: no, ci sono dei tavoloni con delle sedie, poi troviamo le

cuoche, il coso dove c’è il pane, le forchette, i vassoi e il mangiare.

Maestra: quindi il locale della mensa non è uguale all’aula…perché?

Giada: perché nella mensa si mangia e nell’aula si scrive e si impara a leggere.

Maestra: certo, è diverso lo scopo per cui quello spazio è stato

attrezzato: a mensa vado a mangiare, nell’aula studio. Quindi non ci

possono essere gli stessi arredi. Un altro spazio che c’è in questa

scuola?

Nora: il laboratori di lettura. Ci sono dei tappetoni dove si tolgono le

scarpe fuori e ci si mette sopra; poi ci sono scaffali e librerie, i libri che

noi prendiamo e leggiamo e uno stereo

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Maestra: perché è attrezzato così?

Edoardo: perché quando si legge bisogna stare tranquilli.

Maestra: bravo, quello è uno spazio in cui si va a rilassarsi leggendo.

Perciò servono i banchi, le sedie, la cattedra…?

Tutti: no

Maestra: ci sono due lavagne perché in origine era un’aula; poi è nato

questo bel progetto. Ma non c’è solo il tappetone, ci sono anche i…

Tutti: cuscini

Maestra: in più la stanza è stata insonorizzata, cioè hanno messo dei

pannelli particolari alle pareti in modo tale che i rumori non possano

disturbare e dare fastidio mentre si legge.

Maestra: altro spazio?

Oumaima: la palestra, che serve per fare attività sportiva.

Maestra: e quindi cosa ci trovo dentro?

Oumaima: delle specie di scale (= spalliera) e i materiali che stanno nella stanzina come palle e cerchioni.

Elena: ci sono anche i coni

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Maestra: altro spazio…

Isabel: dove c’è la LIM (= lavagna interattiva multimediale) e ci fai vedere le cose sullo schermo grande.

Elia: c’è anche l’aula di informatica che ha dei banchi con sopra dei computer.

Maestra: i bambini cosa ci vanno a fare?

Elia: vanno a fare delle cose con il computer.

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Maestra: e quindi nel laboratorio di informatica non ci sono le cose

presenti in un’aula perché non servono. Altro spazio…

Matteo L.: c’è l’aula dove si fa danza

Maestra: è il laboratorio di musica. Come è attrezzato?

Matteo L.: ci sono i tamburi, ci sono i pianoforti…

Maestra: come si chiamano, in generale?

Aliah: strumenti musicali

Maestra: perché lì ci sono gli strumenti musicali?

Aliah: perché si fa musica

Maestra: quindi se in quella stanza si fa musica, deve essere attrezzata

con tutto quello che serve per fare musica.

Elia: c’è anche il laboratorio di arte

Maestra: cosa ci sarà mai nel laboratorio di arte…

Elia: ci sono i pennelli, la pittura, i fogli, dello scottex per pulirsi.

Maestra: e cosa facciamo nel laboratorio di arte?

Elia: pitturiamo

Maestra: quindi quello è uno spazio attrezzato per pitturare.

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Giacomo: il laboratorio di scienze

Maestra: e cosa c’è in questo laboratorio?

Alessandro: ci sono i tavoloni messi insieme, i lavandini, perché si fanno gli esperimenti tipo prendi delle specie di macchine per trasformare una

cosa in un’altra, tipo un mangime lo puoi rompere e può trasformarsi in

pezzi diversi.

Fabiano: il laboratorio d’inglese dove andiamo ad imparare l’inglese e

giochiamo in inglese col memory e quelle cose…

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Matteo G.: ci sono i banchi più alti perché di solito ci vanno più spesso

quelli di quinta che son più grandi, ci sono le lavagne, le cattedre, gli

armadi, i libri di inglese… quasi come nelle classi.

Fabiano: ci sono anche dei poster attaccati, dove ci sono delle parole.

Alessia: ci sono scritte delle parole per sapere che cosa vuol dire il disegno.

Maestra: certo, sono parole in inglese perché così, leggendole lì, imparate le paroline in inglese. Ci sono altri spazi?

Matteo L.: non mi ricordo come si chiama, ma è dove c’è il pre-scuola e

il post-scuola.

Maestra: a che cosa serve quest’aula?

Matteo L.: quando le mamme devono andare presto, portano lì i bambini.

Maestra: al mattino ci sono genitori che non possono portare a scuola i

bambini alle 8,30 perché vanno a lavorare e quindi non ce la fanno; la

stessa cosa succede nel pomeriggio perché non riescono ad arrivare per

le 16,30. Allora la scuola offre questo servizio: un’ora prima e un’ora

dopo il normale orario scolastico i genitori che ne hanno bisogno

possono lasciare a scuola i loro figli perché ci sono delle persone che li

guardano. E c’è un’aula attrezzata per questo servizio. Tra l’altro,

quest’aula è usata anche per un altro scopo in questa scuola…

Edoardo: per fare le feste di compleanno dei bambini.

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Maestra: dopo le 16,30, se i genitori lo desiderano, è possibile affittare

quest’aula per fare le feste di compleanno.

Edoardo: c’è anche il cortile

Viola: lì si gioca a prendere

Elena: ci divertiamo

Nora: i bambini corrono un po’ all’aria aperta.

Matteo G.: lì facciamo intervallo

Fabiano: puoi anche andare a vedere i pesci perché c’è un coso dove ci

sono e poi puoi giocare a nascondino.

Elena: ci sono anche altri giochi per divertirsi, tipo le gomme, il

castello…e poi c’è l’aula dove guardiamo i film.

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Maestra: quindi, ricapitolando…la scuola è un edificio formato da tanti

spazi e ogni spazio serve per fare una cosa ben precisa. Le aule per fare

le attività “normali” e i laboratori per fare le attività “particolari”. Però

mi viene in mente una cosa: noi facciamo lezione solo negli spazi della

scuola?

Tutti: no

Maestra: e dove facciamo anche lezione?

Elia: nei musei. Nel museo di antichità abbiamo fatto un po’ storia.

Fabiano: al Trillo dove impariamo delle musiche, delle danze.

Alessia: c’è anche lo spazio del museo di scienze naturali dove andiamo

a fare delle attività per conoscere gli animali.

Matteo G.: a casa facciamo i compiti che voi ci date.

Edoardo: alla G.A.M. facciamo arte

Maestra: quindi si può dire che scuola noi, oggi, non la facciamo solo

nell’edificio “Leone Fontana”, ma per alcune discipline utilizziamo anche

i musei della nostra città, cioè quelle che possiamo definire “risorse

esterne” e che abbiamo tanti insegnanti che ci insegnano e ci fanno

scoprire tante cose.

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LA SCUOLA AL TEMPO DEI NONNI Stralci dalle interviste

Intervista a Giovanni Rastello

Ha frequentato la scuola Fontana dal 1937 al 1942.

Nonno Rastello ci ha raccontato che la nostra scuola è stata intitolata a

Leone Fontana è perché lui era un “mecenate”, cioè aveva raccolto

tante opere d’arte che poi ha donato al comune di Torino. Il comune

allora, per ringraziarlo gli ha dedicato questa scuola e anche una via.

Ci ha raccontato che lui ha iniziato la scuola il 1 ottobre 1937 e a quel

tempo i bambini e le bambine si chiamavano “i remigini” perché il 1

ottobre era San Remigio. Le bambine entravano a scuola da Via Cesare

Balbo mentre i bambini entravano da via Buniva, ma non dal portone

centrale bensì da quello che adesso è sempre chiuso. Questo perché

non c’erano le classi miste.

In prima, seconda e terza elementare i bambini avevano un’insegnante

donna, la sua maestra si chiamava Eleonora Piazzano. In quarta e in

quinta avevano un maestro: per il nonno, Enrico Giovanni. Le bambine,

invece, per tutti e cinque gli anni avevano una maestra.

Si andava a scuola sia il mattino, sia il pomeriggio, tranne quando è

scoppiata la guerra nel 1940 in quell’anno si andava quando si poteva,

tra un bombardamento e l’altro. A volte passavano anche quindici

giorni. Soltanto il sabato si usciva dal portone centrale, tutti in silenzio,

inquadrati, marciando e cantando: “Noi marciam come i soldati, in

bell’ordine schierati”. E quando si arrivava davanti alla lapide che

ricorda tutti gli ex allievi caduti durante la prima guerra mondiale, il

capoclasse diceva: “Attenti a…sinistr” e tutti giravano il viso a sinistra

dove c’è appunto la lapide, per rispetto ai caduti.

Tutti avevano una divisa: i bambini, in prima, seconda e terza

indossavano un grembiule nero con colletto bianco e un fiocco azzurro

perché era il colore di casa Savoia. In quarta e quinta avevano dei

pantaloni grigi, una maglia blu scuro con i bottoni e il colletto e al collo

un fiocco con dei pon pon. Le bambine indossavano il grembiule bianco

con il fiocco azzurro.

Al sabato o nelle grandi occasioni, le bambine indossavano una gonna

plissettata nera e una camicetta bianca; i bambini, in prima, seconda e

terza erano chiamati “i figli della lupa” e il nome è collegato alla

leggenda di Romolo e Remo e della fondazione di Roma. Indossavano

pantaloni grigio-verde perché era il colore dei militari, camicia nera, due

bande bianche incrociate e una specie di fermaglio a forma di M.

(l’iniziale del nome di Mussolini che era il dittatore d’Italia). In quarta e

quinta elementare si chiamavano “balilla”: il nome nasce da quel

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ragazzino ligure, Battista Perasso, soprannominato “balilla”.

Indossavano sempre i pantaloni grigio-verde, la camicia nera, al collo

un fazzoletto azzurro che era il colore di casa Savoia e un medaglione

con in rilievo l’effigie di Mussolini e con la scritta “credere, obbedire,

combattere”.

Ci ha raccontato che in terza elementare in classe erano 42, con

un’insegnante sola e che lui si ricorda ancora i nomi dei suoi compagni:

con qualcuno è andato a scuola fino alle superiori.

All’epoca in cui ha frequentato la nostra scuola, la direzione didattica si

trovava al primo piano dove c’è l’aula con il balcone e la direttrice era la

professoressa Molino. Vicino c’era la segreteria e la segretaria era la

signorina Moriondo. Quando entrava in classe la segretaria o la

direttrice, il capoclasse dava l’attenti e tutti si alzavano in piedi e

stavano ben dritti. Poi veniva dato il “riposo” e allora ci si poteva

sedere.

Vicino alla Direzione si trovava anche un’aula che era il “museo

didattico”: dentro c’era il tronco di un uomo e si intravedevano il cuore,

i polmoni, il fegato… e dei fiori di legno smontabili. Le aule, fuori,

avevano una targa dedicata ad un ex allievo della scuola caduto durante

la prima guerra mondiale.

C’era anche la “refezione”, cioè la mensa, perché non tutti potevano

andare a casa da mezzogiorno alle due e poi tornare a scuola. Si

usavano tre tipi di biglietti: arancione, giallo e blu, in base a quello che

ognuno poteva pagare. Al mattino, si arrivava davanti all’ aula in

silenzio, si posavano i cappotti sugli attaccapanni di legno, ci si metteva

in fila e si entrava in aula marciando come fanno i soldati, cantando una

canzoncina. Si portava in aula solo la cartella con dentro i quaderni di

aritmetica, di italiano, foderati, e un libro solo che si chiamava “il libro

di stato”. I banchi erano di legno. Nonno Rastello per farci capire

com’erano, ce ne ha disegnato uno e ce lo ha mostrato.

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Aveva una predella dove mettere i piedi, due banchi rigidi con un buco e

una scanalatura che servivano per l’inchiostro e per la penna. Il piano

dove si scriveva poteva essere ribaltabile. Il bidello, il signor Barrera, al

mattino entrava in classe con delle ampolle e versava l’inchiostro dentro

il calamaio. Il nonno ha detto che tra bambini si scambiavano i pennini

come noi ci scambiamo le figurine. Talvolta capitava che infilando la

cannuccia nel calamaio, il pennino si incastrava nella scanalatura e per

toglierlo a volte si rovesciava tutto l’inchiostro e siccome il piano era

inclinato, si macchiava il foglio e anche il grembiule. Si usava la carta

assorbente per asciugare l’inchiostro.

Sotto la cattedra c’era una predella, una pedana, in modo che la

maestra potesse stare leggermente più in alto rispetto ai banchi che

erano messi in fila di tre.

Quando si voleva andare in bagno, si chiedeva di poter andare “al

camerino”.

I bambini si rivolgevano alla maestra chiamandola “signora maestra” e

non le davano del tu. In prima elementare, nei primi tempi, per

imparare a scrivere sui quaderni si facevano solo puntini; poi dopo una

settimana le aste. Infine si cominciavano a scrivere le letterine. Nelle

classi più alte si scrivevano i “pensierini”: erano frasi che raccontavano

brevemente un fatto successo o una cosa vista. Poi c’erano i

“componimenti”: la maestra dava una traccia, un titolo, un’idea e si

doveva scrivere. Il nonno ci ha detto che la sua materia preferita era

storia, mentre proprio non gli piaceva geografia perché era molto

mnemonica, cioè si imparavano a memoria tante cose.

In classe, sulla parete, al centro, c’era il crocifisso; a sinistra la foto del

re Vittorio Emanuele III che era il capo perché l’Italia era una

monarchia; a destra la fotografia di Mussolini che era il capo del

governo. C’erano tre tendoni che si potevano tirare su o giù: in uno

c’era una cartina geografica che rappresentava il planisfero; nell’altro

c’era la cartina dell’Italia fisica. Il nonno ci ha raccontato il “trucchetto”

che usavano per ricordarsi i nomi delle Alpi: ripetevano una piccola

filastrocca

MA CO(N) GRA(N) PE NA LE RE CA GIÙ

Marittime-Cozie-Graie-Pennine-Lepontine- Retiche-Carniche-Giulie

Nell’ultimo tendone c’era l’Italia politica. I nomi come Sauze d’Oulx

venivano italianizzati (Salice d’Ulzio). C’era anche la “bibliotechina” di

classe: i libri erano quasi tutti delle edizioni della “Scala d’oro”.

Si andava poco in palestra e non si usava fare gite. L’unica volta che

sono usciti sono andati alla sede della “Gazzetta del popolo”.

In cortile si andava solo in occasioni particolari: il 4 novembre,

anniversario della vittoria nella prima guerra mondiale; l’11 novembre,

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compleanno del re e festa degli alberi. Si piantavano simbolicamente

alcune piante.

Ogni settimana, il sabato mattina, il primo della classe, cioè chi si era

comportato meglio sia nello studio sia nella condotta, riceveva una

medaglia e la poteva portare fino al sabato dopo: era un segno di

distinzione per chi si era comportato bene.

La maestra non dava i voti, ma usava: PRIMO che corrisponde a

“ottimo”, SECONDO corrisponde a “buono”, TERZO corrisponde a

sufficiente e QUARTO. Chi aveva “quarto” era insufficiente. A fine anno

si davano dei premi che potevano essere libri o denaro (10 lire). Nonno

Rastello ha ricevuto un libro come terzo premio quando è passato dalla

seconda alla terza elementare, il 16 ottobre 1939. Però all’esame di

ammissione in quinta elementare è stato rimandato perché “era troppo

scarso in grammatica” e quindi ha dovuto dare l’esame di riparazione.

Per quanto riguarda le punizioni, oltre alle sgridate c’erano i “pensi”: per

esempio, a casa si dovevano scrivere alcune pagine con la frase “non

sono stato attento”. In alcune classi le lavagne non erano attaccate al

muro ed erano sistemate nell’angolo: la punizione peggiore era stare lì

dietro fino a quando l’insegnante lo riteneva necessario. Per le cose più

gravi si veniva accompagnati dal bidello in Direzione. I banchi in fondo

all’aula erano chiamati “banchi degli asini” e lì venivano messi i bambini

che meno studiavano o che erano i più vivaci.

Il nonno racconta che la sua maestra era molto energica e alcune volte,

quando la facevano arrabbiare, prendeva i bambini per i capelli.

Siccome si usava la brillantina, questa le rimaneva sulle mani e allora le

scappava qualche brutta parola. Poi però si pentiva e si metteva a

piangere. Nonostante questo era buona: pur essendo una professoressa

di matematica e potendo insegnare alle scuole medie, aveva preferito

dedicarsi ai bambini più piccoli. Ci ha raccontato che, nel mese di

maggio, che è il mese dedicato alla Madonna, faceva portare ai bambini

che potevano, ogni giorno, a rotazione, una rosa che poi metteva in un

vasetto o in un barattolo.

Lei aveva una piccola “civetteria”: quando tornava a scuola dopo

l’intervallo del pomeriggio, era vestita in modo diverso rispetto al

mattino e portava un cappello a tesa larga con sopra un mazzolino di

fiori finti o veri. Il nonno ci ha detto che ha un grande senso di

riconoscenza verso di lei per come gli ha insegnato.

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Intervista a Gianni Giardiello e Carlo Calligaris

Hanno frequentato la scuola Fontana dal 1946 al 1951.

Il giorno 19 marzo sono venuti a parlarci due signori, il nonno di

Federico, il Sig. Gianni Giardiello e un suo amico, il Sig. Carlo Calligaris.

Questi due signori venivano a scuola proprio alla Leone Fontana nel

lontano 1945.

Hanno frequentato la classe seconda nel 1946/47.

Gianni e Carlo non andavano in classe assieme, ma erano amici.

Il Sig. Carlo, per un anno ha avuto come maestra la mamma di Gianni.

Le maestre erano molto severe, il sig. Carlo ha un brutto ricordo del suo

primo giorno di scuola ; come tutti i bambini, non voleva venire e aveva

un po' di "paura", voleva stare con la mamma, ma arriva la maestra

Piazzano insieme al bidello e in modo un po' brusco lo allontanavano

dalla mamma portandolo in classe.

Descrizione dell’aula

I banchi erano di legno, molto alti, posavano su una pedana che li

rialzava da terra e serviva anche per tenere le distanza dalla maestra. I

banchi erano a due posti, leggermente inclinati nella parte superiore

dove ti appoggiavi per scrivere. Il legno era intagliato, poiché vi era lo

spazio per il calamaio. L'inchiostro quando terminava veniva riempito

dal bidello con una specie di "moka".

Scrivere con il pennino non era facile, non si poteva cancellare e a volte

capitava che ti si rovesciasse l'inchiostro o che ti si macchiasse il foglio,

proprio come al Sig. Gianni.

II Sig. Gianni scriveva con il pennino a " Mole Antonelliana".

Le aule non erano colorate come oggi, ma prevaleva il color grigio, si

respirava un’atmosfera seria e triste, tipica del dopoguerra.

Entrando nelle aule si sentiva un forte odore di legno.

Le classi non erano miste, ma o tutte maschili o tutte femminili.

I bambini avevano un grembiule nero con il colletto e il fiocco bianco,

mentre le bambine avevano il grembiule bianco.

Le classi erano piccole, ma i bambini erano tanti una media di 30/35

bambini per classe, infatti era difficile muoversi.

Si salutava la maestra alzandosi in piedi, stando sull'attenti, dicendole "

buon giorno signora maestra", non si dava del tu, si aveva molto più

rispetto della maestra e lei ricopriva un ruolo molto autoritario!

Le punizioni erano anche corporee, la maestra utilizzava la bacchetta e

la dava sulle mani ai bambini che disubbidivano.

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C’era una maestra unica, l'orario era simile al nostro 8.30/12.30 con un

intervallo di circa 10 minuti, non c'era la mensa quindi si andava a

mangiare a casa e poi si ritornava.

Per andare in bagno si faceva una fila ordinata.

In aula c’erano cartelloni che rappresentavano animali e vegetali.

Non esisteva il laboratorio di scienze, ma c’era molto materiale, come

animali impagliati, scheletri, reperti… (che abbiamo ancora oggi), che si

trovavano nei corridoi della scuola in alcune vetrinette.

Non esisteva nessun laboratorio, al posto del laboratorio di letture c'era

la presidenza ( il direttore era il professor Martinasso).

Il compito del direttore oltre a quello di dirigere la scuola era quello di

consegnare le pagelle.

Le pagelle dovevano essere riportate il giorno dopo firmate.

Il giorno della consegna delle pagelle era il giorno più brutto, tutti

avevano paura, anche quelli che avevano dei bei voti.

Il Signor Gianni ci ha detto il signor Carlo era più bravo di lui prendeva

tutti 9 e 10, lui andava meno bene.

Le note sia di merito che di demerito contribuivano al voto di condotta,

a fine settimana veniva consegnata una medaglia con un nastrino

tricolore a tutti i bambini che si erano comportati bene; il sig. Carlo

prendeva sempre le medaglie, mentre il Sig. Gianni ne prendeva meno,

perché chiacchierava molto.

Il cortile esisteva, anche se era diverso c'erano molti meno alberi, era

molto polveroso e non c'erano i giochi; veniva utilizzato per fare la foto

di classe o per le feste.

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Intervista a Rosetta Corrent

Ha frequentato la scuola Fontana dal 1952 al 1957.

La nonna ha iniziato a frequentare la scuola Fontana nel 1952, a metà

della classe prima; non ricorda bene quando.

La classe era tutta femminile e numerosa, 30 alunne.

Le alunne entravano dal portone di via Cesare Balbo e occupavano le

aule di questa ala dell’edificio, perciò non si incontravano mai con i

maschi.

Gli scolari indossavano un grembiule: le bambine il grembiule bianco

con un fiocco azzurro, i maschi una casacchina nera con cravattino

bianco.

Gli alunni frequentavano dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 12.30. I

bambini venivano a scuola e tornavano a casa da soli, anche perché

abitavano tutti molto vicino alla scuola.

Ogni classe aveva un solo insegnante che si occupava di tutte le

materie.

I maestri assegnavano, ogni giorno, tanti compiti da fare a casa, nel

pomeriggio, per il giorno dopo.

I bambini non potevano alzarsi mai dal banco. Anche l’intervallo si

faceva da seduti ed era breve, solo il tempo per mangiare la merenda

preparata dalla mamma. I bambini potevano solo chiacchierare a bassa

voce con la vicina. Non giocavano mai e non avevano giochi in aula. La

maestra non portava mai i bambini in cortile.

La nonna ricorda bene l’occasione in cui a scuola veniva un’infermiera

che somministrava una vaccinazione agli alunni.

GLI ARREDI SCOLASTICI

I banchi erano di legno; i sedili erano uniti al banco, in ogni banco

sedevano due alunni.

Le pareti delle aule erano spoglie: non si attaccavano i cartelloni anche

perché i bambini non li facevano.

Forse erano appese le carte geografiche

La lavagna era appesa al muro.

Gli infissi erano di legno ; il riscaldamento con i termosifoni.

MATERIALE SCOLASTICO

I bambini usavano una cartella, quaderni piccoli, penna con tanti

pennini di forme diverse, boccetta con inchiostro, matite colorate,

temperino. Nonna Rosetta era fortunata perché aveva ben 36 matite

colorate. Non c’erano ancora i pennarelli.

I bambini usavano un libro di lettura e un sussidiario; non c’era la

biblioteca di classe con i libri da leggere e prendere in prestito.

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RICORDI SPECIALI

Nonna Rosetta ha un bel ricordo della sua maestra Maria Badino

Magliano ; è rimasta in contatto con la maestra per tanto tempo, anche

quando suo figlio Francesco, il papà di Caterina, la nostra compagna di

classe era grande e frequentava anche lui la scuola Fontana.

La nonna ricorda con piacere le recite che la maestra preparava e

organizzava ogni anno; in particolare la recita fatta nella classe 4^

“Maeterlinck”, “l’uccellino azzurro”.

Nonna Rosetta impersonava Tytyl, uno dei protagonisti.

La nonna ha scoperto solo adesso che quello era un testo importante

che addirittura ha vinto un premio.

Ricordo della recita, classe IVB 1955/56

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UN ESEMPIO DI RICERCA IN ARCHIVIO

Volevamo avere altre informazioni sulla classe 2^ elementare

frequentata da Rosetta Corrent perciò siamo andati nell’Archivio della

scuola.

Negli armadi dell’archivio sono custodite le cartelle archivistiche che

raccolgono i registri scolastici dal 1912.

Nell’armadio n° 670 abbiamo individuato la cartella d’archivio “Registri

1953/’54”.

Nel registro della maestra Maria Badino Magliano, classe 2^ B

femminile, nell’elenco degli alunni abbiamo trovato Rosetta Corrent.

La nonna ricordava che la classe era composta da 30 alunne, ma dal

registro abbiamo scoperto che erano addirittura 41.

OSSERVAZIONI SUI REGISTRI SCOLASTICI DEL 1952

I registri scolastici avevano una copertina beige che ora è ingiallita e

sbiadita.

L’intestazione è scritta con una bella calligrafia e alcuni insegnanti la

arricchivano con decori.

Nelle prime pagine c’è l’elenco degli alunni, data e luogo di nascita,

nome dei genitori, lavoro del papà, indirizzo, numero di telefono.

Nelle pagine successive gli insegnanti scrivevano l’attività giornaliera

svolta dagli alunni e gli avvenimenti importanti che accadevano.

Nelle ultime pagine era scritto l’elenco degli alunni promossi, rimandati

e bocciati.

Dal registro abbiamo ricavato queste informazioni:

composizione della classe ( maschile, femminile, mista e numero

di alunni)

luogo di nascita: si scopre se gli alunni arrivano da un’altra città,

regione o nazione

mestieri (alcuni oggi non esistono più)

i bambini abitavano tutti nelle strade vicinissime alla scuola

pochi alunni avevano il telefono a casa

molti alunni erano rimandati o bocciati

gli insegnanti davano punizione severe, premi agli alunni migliori

le vaccinazioni erano somministrate a scuola

calendario scolastico: inizio e fine dell’anno scolastico, giorni di

scuola, orario, vacanze

feste ufficiali

feste, recite, spettacoli

avvenimenti importanti di quell’anno

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Nella stessa cartella d’archivio abbiamo trovato il fascicolo “Pagelle

1952/’53”; contiene molte pagelle che non sono state ritirate dai

genitori, alla fine dell’anno scolastico.

Abbiamo così osservato una PAGELLA SCOLASTICA e abbiamo ricavato

alcune informazioni.

Le materie di studio dei bambini degli anni ’50 erano diverse da quelle

di oggi.

Alcune materie oggi non si studiano più (es. igiene e bella grafia), altre,

invece, oggi sono chiamate in modo diverso (per es. aritmetica e

geometria oggi si chiama: matematica), altre ancora non si studiavano

per esempio educazione fisica.

L’anno scolastico era diviso in Trimestri e i bambini ricevevano i voti.

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ALCUNI DOCUMENTI

Pagelle

Anno scolastico 1938/39

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Esempio pagella anno scolastico 1947/48

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Esempio pagella anno scolastico 1952/53

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Registri: Uscite, gite

Insegnante Eleonora Piazzano 1938/39

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Insegnante Mennyey, classe seconda 1947/48

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Insegnante Maria Magliano Badino classe seconda B 1953/54

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Fascicolo personale insegnante Eleonora Piazzano, estratto dal

verbale di visita della Direttrice, anno scolastico 1938/39

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Fotografie

Classe terza Giovanni Rastello

Classe terza Gianni Giardiello

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Classe quinta Rosetta Corrent

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Fonti archivistiche

Registro insegnante Eleonora Piazzano, Archivio Storico Scuola Fontana,

armadio n°175, cartella “Registri 1938/39”

Registro insegnante Clelia Mennyey, Archivio Storico Scuola Fontana,

armadio n° 175, cartella “Registri 1947/48”

Registro insegnante Maria Badino Magliano, Archivio Storico Scuola

Fontana, armadio n° 670, cartella “Registri 1953/54”

Fascicolo personale insegnante Eleonora Piazzano, cartella “Rapporti

informativi e verbali”, verbale visita del 27 maggio 1939, armadio n°

3748

Pagelle anni scolastici:

1938/39, computer archivio storico cartella pagelle

1947/48, armadio n° 175 cartella “Registri 1947/48” fascicolo “Pagelle”

1953/54, armadio n° 670 cartella “Registri 1953/54” fascicolo “Pagelle”

Foto:

Classe terza, insegnante Eleonora Piazzano, anno scolastico 1939/40 fa

parte dell’archivio personale di Giovanni Rastello

Classe quarta, primavera 1949, archivio personale Gianni Giardiello.

Classe quinta B, anno scolastico 1956/57, archivio personale Rosetta

Corrent.

Foto recita classe IV B, anno scolastico 1955/56, archivio personale

Rosetta Corrent.

Copia delle foto è conservata nel computer dell’archivio storico nella

cartelle “Foto di classe”.

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Indice

Introduzione

La scuola oggi:

Descrizione dell’edificio pag. 7

La scuola di ieri

Ricostruiamo la storia della scuola Leone Fontana pag. 15

Gli archivi storici pag. 17

Gli archivi delle scuole

… alla scoperta della scuola del passato, visita in archivio pag. 19

La storia dell’edificio scolastico

Progetto dell’ingegnere Velasco del 1890 pag. 33

Progetto di ristrutturazione dell’edificio del 1955 pag. 35

Ragionando sulla scuola oggi

I pensieri dei bambini pag. 38

La scuola al tempo dei nonni

Stralci dalle interviste

Giovanni Rastello pag. 50

Gianni Giardiello e Carlo Calligaris pag. 54

Rosetta Corrent pag. 56

Un esempio di ricerca in archivio pag. 58

Alcuni documenti

Le pagelle pag. 60

I registri pag. 63

Fascicolo personale pag. 66

Fotografie pag. 67

Fonti archivistiche pag. 69