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HI-FIGUIDE - GUIDA ITALIANA ALL’ALTA FEDELTA’ ESOTERICA ED HIGH-END INTERNAZIONALE FOTO La prima fase della prova con le Sovran e l’integrato Accuphase E 203. Da anni si è perduta in Italia la corretta concezione del diffusore. “I MAGNIFICI!” è una rubrica nata per questo, per segnalare quei diffusori che in virtù di precipue caratteristiche meccaniche, tecniche e sonore, sono da considerare un riferimento definitivo per gli audiofili. Come questo in prova…. 2

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HI-FIGUIDE n. 23, Novembre 2009 www.hi-figuide.com Copia sintetica per la libera diffusione

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LA COPERTINA

FOTO La prima fase della prova con le Sovran e l’integrato Accuphase E 203. Costruttore e distributore: Chario Loudspeakers S.A.S. Via Bergamo 44 - 23807 Merate (LC). Tel. 039.92.75.370 Web: www.chario.it Mail: [email protected] Prezzo: Euro 2.490.00 la coppia CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE Tipo: 3 vie da pavimento. Trasduttori: 1 Tweeter 38 mm soft dome T38 Wave Guide; 1 Midrange 170 mm Paper Compound; 1 Woofer 170 mm Paper Com-pound. Sensibilità: 90 dB SPL in ambiente normalizzato ad un metro con 2,83 V con pink noise L/R decorrelato. Risposta in bassa frequenza: 45 Hz @ -3 dB rispetto al riferimento C4 (ovvero il Do centrale del pianoforte a 261.13 Hz). Carico a bassa frequenza: Vented 2p sr NRS. Frequenze di incrocio: 170/1.500 Hz. Pendenze: IV ordine acustico. Impedenza: 4 Ohm. Potenza massima: 140 W/4 Ohm. Dimensioni: 1030x230x370 mm (HxLxP). Peso: 26 Kg cadauno. Finiture: Solid walnut or solid cherry and HDF.

LE GRANDI PROVE DI HI-FIGUIDE I MAGNIFICI! CHARIO CONSTELLATION PEGASUS L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA A PORTATA DI TUTTI IL GRADINO DI ACCESSO AL MONDO DELL’ALTA QUALITA’ DI FRANCESCO S. PICCIONE Minimum Standard© Approved HI-FIGUIDE Award©, Prodotto dell’Anno 2009 HI-FIGUIDE Gold©, Component State of the Art Da anni si è perduta in Italia la corretta concezione del diffusore. “I MAGNIFICI!” è una rubrica nata per questo, per segnalare quei diffusori che in virtù di precipue caratteristiche meccaniche, tecniche e sonore, sono da considerare un riferimento definitivo per gli audiofili. Come questo in prova….

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La recensione originale consta circa 12.300 parole, 69.100 caratteri, 950 righe, 15 pagine A4 con carattere Arial 10 pt e non le ridicole 56 righe…. Questa la trovate pubblicata nel n. 23/2009 di HI-FIGUIDE. PREMESSA Tempo fa, in occasione della prova di ascolto delle Academy Sovran, nel corso di un dialogo telefonico con un nostro ab-bonato, mi chiese com’era possibile ascoltare altri diffusori, abituato all’ascolto dei “colossi” Reference System. La domanda mi colse in contropiede, perché non avevo mai pensato ad un simile fatto; dopo qualche istante, però, mi venne in mente la motivazione: il bilanciamento timbrico. Nel corso dei miei lunghi anni di militanza audiofila, come tutti voi ho fatto le medesime esperienze di ascolto. A differenza però, non so di quanti, ero anche interessato alla tecnica co-struttiva, oltre che alla passione per la musica. Per cui se da ragazzino “mitizzavo” apparecchi che i recensori dell’epoca presentavano come eccezionali, con il passare del tempo, tante cose si schiarirono nella mia mente e “magia” e “mito” lentamente scomparvero, tra cui diversi “recensori”. Lungi da me togliervi queste due illusioni. E’ stata dura scoprire che dietro ogni prodotto c’erano perso-ne normalissime, che spesso alla fin fine non erano nemme-no dei geni… Da quel momento il mondo audio si è letteral-mente ridimensionato, tanto che entrai in crisi, specialmente quando cominciò a fare capolino il minidiffusore, quale pana-cea di tutti i mali. Lungi quindi, togliervi quelle illusioni di magia e mito che ani-mano i vostri cuori, soprattutto alla luce del fatto che ancora esistono, ridotti di numero, motivo per cui oggi sono qui, a scrivere questo articolo per voi. Queste illusioni le possiamo trovare ogni qualvolta siamo al cospetto, ad esempio, di un “signor bilanciamento timbrico”, espresso da oggetti ben congegnati. Fascino, magia e mito si animano ogni volta che assistiamo ad un simile quanto raro evento sonoro. Una cosa che ho appreso in tutti questi anni è che tutti noi percepiamo i suoni allo stesso modo. La sogget-tività, più che l’imparzialità, è quella che anima il giudizio sulle nostre percezioni. Ne consegue che più è preparato l’ascoltatore, maggiore è la possibilità che emetta un giudizio corretto. Il “bilanciamento timbrico” è una sensazione sonora comune a tutti noi, specialmente a coloro che conoscono molto bene il suono degli strumenti musicali. Quindi è univer-sale, non soggetta a critiche di sorta, tranne da coloro che devono necessariamente affermare il contrario. Realizzare un diffusore funzionante non è alla portata di tutti. La maggioranza dei diffusori in commercio, possono essere tranquillamente realizzati da qualche “casalinga disperata”, alla ricerca di un diversivo per trascorrere le sue giornate. Molti di questi, purtroppo, hanno fortune incredibili. Ciò dimo-stra inequivocabilmente un altro fatto che HI-FIGUIDE sostie-ne da anni: la fallacità del solo ascolto, non accompagnato da una verifica tecnica e tecnologica del prodotto. Vi sono, invece, diffusori che sono realizzati da professionisti, per i professionisti; ossia per i progettisti e musicisti. Questi si no-tano spesso in virtù del loro bilanciamento timbrico, che gli consente, prescindendo dal costo di acquisto, di trattare co-me si deve gli armonici ed il timbro in generale. Vi sono an-che altre particolarità che spesso non sono recepite dagli au-diofili; particolarità magari nascoste, ma che contribuiscono a determinare il progresso tecnologico in un settore dal lento sviluppo. Quindi non solo il bilanciamento timbrico… Per una maggiore comprensione, vi indicherò una serie di

diffusori, in modo che con il semplice confronto anche delle sole caratteristiche tecniche, possiate farvi una idea precisa, delle loro differenze. Alcuni di questi, saranno utilizzati per effettuare il confronto sonoro, mentre altri, saranno indicati solo per comprendere perché vengono giudicati inadatti al confronto. E’ l’unico modo per evitare discorsi squisitamente tecnici, poiché il diffusore è e sarà sempre, il frutto della pura matematica, equazioni, ecc. Appreso tutto ciò, vi accorgerete della differenza esistente tra un diffusore “matematicamente accurato” e quelli progettati dalla “casalinga disperata”. Non ci credete? Leggete e fatemi sapere! LA DESCRIZIONE La Chario Loudspeakers è da oltre un ventennio azienda leader nella progettazione e realizzazione in proprio dei diffu-sori. Dato che abbiamo già testato con successo diffusori del calibro delle Constellation Ursa Major e le nuovissime Aca-demy Sovran, riferimento indiscusso del prossimo decennio, per un maggiore approfondimento su azienda e prodotti, vi rinvio alla lettura di quegli articoli. Altre informazioni, potete reperirle anche nella mia particolare intervista ai due soci fondatori Vicenzetto e Murace, mentre ulteriori informazioni potrete reperirle nel sito ufficiale della Chario. Le Pegasus oggetto del nostro test, sono il secondo modello dopo quello di punta Ursa Major della serie Constellation. Esistono in catalogo da quasi 10 anni a riprova della loro qua-lità costruttiva e progettuale. Di conseguenza costituiscono di per sé un investimento per l’acquirente, poiché il loro valore è dato dalla somma di diversi fattori (che analizzeremo), che le rendono ancora oggi all’avanguardia nella tecnica della ripro-duzione sonora. Fatto che consente loro di stare in produzio-ne per altri numerosi anni. Per mantenere i costi di produzione e di vendita ad un livello tale da essere competitive nella fascia media del mercato (2.000 – 3.500 euro), l’ingegnere Murace ha dovuto attuare dei compromessi. Come vedremo tra poco, sono stati atten-tamente calibrati, in modo da non rinunciare a fattori fonda-mentali ai fini della qualità sonora. Ogni Pegasus, ad esempio, è realizzato in un unico mobile, anziché due come nelle Ursa Major. E’ a tre vie anziché 4 (ma non a 2… né tanto meno i ridicoli 2,5). Anche le dimen-sioni sono state ridotte, ma sono alte 1 metro e 3 centimetri, con tweeter posto a circa 90 centimetri dal pavimento, mini-ma misura in altezza. Il taglio in basso è veritieramente po-sto a 45 Hz, mentre la sensibilità di 90 dB ne fanno un diffu-sore particolarmente flessibile. Tutti fattori rilevanti per l’accesso al nostro Standard Minimo® dei diffusori; fattori che hanno modificato quelli precedenti, più accondiscendenti, tranne nel diametro del woofer che è stato abbassato dai 20 a 17 cm, solo se inserito nel particolare accordo reflex di Mu-race. Si tratta, quindi, di un riadattamento dei nostri valori, in misura restrittiva od ampliativa, in rapporto alle leggi della Fisica, alle prestazioni sonore ed all’analisi del mercato. Diversi sono i punti di forza che le Pegasus possiedono, alcuni celati alla comprensione del pubblico di appassionati. Innanzitutto, la forma del diffusore è trapezoidale, stretto nella sezione frontale, sviluppata in altezza. La profondità, invece, è diversa: in basso il mobile misura circa 37 centime-tri, mentre nella parte superiore misura circa 26,5 cm. Tale forma è in grado di minimizzare le onde stazionarie e le riso-nanze spurie, che contribuirebbero a sporcare l’onda sonora emessa dagli altoparlanti. In più, il diffusore è inclinato all’indietro di 8 gradi, mediante l’utilizzo del distanziatore po-steriore più corto rispetto ai due anteriori. Questa inclinazio-ne, oltre a rendere il diffusore più accattivante, come le belle

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ragazze quando parlano con il viso leggermente piegato a destra o a sinistra, contribuisce all’avvicinamento dei centri acustici di emissione del tweeter e del midrange. Le Constellation Pegasus sono dotate di tre altoparlanti, identici a quelli utilizzati nelle Ursa Major: 1 tweeter e 2 tra-sduttori utilizzati nella funzione di midrange e woofer. Questi ultimi sono gli stessi utilizzati come medio-basso nelle Ursa, ma adatti a svolgere le funzioni richieste nelle Pegasus. I due trasduttori da 17 cm di diametro, hanno la membrana in carta trattata ed una cuffia parapolvere montata alla rove-scia, per aumentare sensibilmente l’area utile di emissione; il gruppo magnetico è di generose dimensioni. La sospensione è in gomma, fatto che contribuisce alla longevità infinita di questo trasduttore, ma anche ad un lungo trattamento di ro-daggio. Il volume di carico del midrange, per ovvie ragioni, doven-do emettere frequenze comprese tra i 170 e 1.500 Hz, è più piccolo ed in cassa chiusa. Questa è coibentata e smorzata con assorbente acrilico di media densità, disposto in modo tale da presentare alle frequenze interessate una parete in-clinata. In questo modo l’energia viene ridistribuita interna-mente, reindirizzando le riflessioni interne lontane dalla membrana vibrante, contenendo le eventuali stazionarie. Quindi un procedimento complesso che non si limita alla semplice dissipazione… Ricordo ancora una volta, la mia preferenza per questo tipo di carico acustico (cassa chiusa), visto che questo midrange deve preoccuparsi di emettere frequenze dove è richiesta una migliore e più veloce risposta ai transienti, oltre un più rapido smorzamento in modo da controllare vibrazioni spurie e risonanze. Inoltre, insieme al tweeter emette frequenze do-ve la sensibilità dell’orecchio è massima, quindi in grado di percepire minime sfumature.

FOTO Sia il woofer che il midrange sono… lo stesso componente di elevato standard qualitativo. Il volume di carico del woofer, invece, è di maggiori dimen-sioni, sviluppato in altezza e trattato con ben 8 strati di acrili-co cardato. Questo è accordato nel classico reflex di Mario Marcello Murace (da diverso tempo oggetto di studi (e di imitazioni) da parte di certa concorrenza), dalle prestazioni notevolmente interessanti. Questo particolare tipo di accordo, consta di una fessura o feritoia, posta sulla base del diffusore. Questa è realizzate mediante l’utilizzo di una lastra di legno, fissata tramite 3 di-stanziali al corpo del mobile; da questa fessura “escono” le basse frequenze. Rimossa questa lastra, troviamo rivolto ver-so il basso il woofer da 17 cm di diametro e il foro per

l’accordo reflex, il cui condotto è sviluppato in altezza. Quindi il “soffio” ed il suono del trasduttore, sono rivolti verso la pia-stra di legno e fuoriescono con un angolo di 360° dalla fessu-ra. Si tratta, quindi, di un innovativo accordo reflex, che Mura-ce utilizza in una ristretta parte della produzione Chario, in particolare nei diffusori alto di gamma. Esiste in diverse con-figurazioni, con woofer singolo, a doppio woofer, in push-pull. Diversi sono i vantaggi di questa configurazione. Il primo ad esempio, è che il woofer sarebbe naturalmente filtrato “con-tro” l’emissione delle medie frequenze da due fattori: dalla sua posizione e dal piccolo volume d'aria compreso tra base di appoggio al pavimento e trasduttore (fessura o feritoia). Il fatto di non potere emettere frequenze tali da “sporcare” la gamma media, per giunta senza un pesante filtraggio passi-vo, non è un elemento di poco conto, anzi è uno dei punti di forza rispetto alla concorrenza. Il secondo vantaggio, non meno importante, è la sensibile riduzione della cubatura del mobile a parità di taglio della frequenza più bassa. Ciò consente la realizzazione di diffuso-ri dalle dimensioni ridotte di circa il 30%, fattore che se da un lato trarrebbe in inganno l’acquirente, dall’altro consentirebbe una maggiore accettazione muliebre o femminile (WAF). Si tratta del primo esempio tangibile, di riduzione della cubatura di un diffusore senza perdita di prestazioni in gamma bassa.

FOTO L’ormai nota “fessura” di Mario Marcello Murace, è un partico-lare accordo reflex che consente numerosi vantaggi. Anche lo stesso condotto reflex (il tubo…) si avvantaggia da questo insolito carico acustico, poiché non possiede vincoli di sorta, soprattutto in lunghezza. Succede spesso, che i progettisti devono ricorrere a dei compromessi nella realizzazione dimensionale del tubo di accordo, specie se posizionati sul frontale o sul retro del diffusore. Se il diffusore è poco profondo, come, ad esempio, nei minidiffusori o altri diffusori dalle dimensioni simili alle Pegasus, il progettista è costretto a realizzare un “tubo” dalla lunghezza inferiore ri-spetto a quella richiesta dalla formula matematica. Per esempio, a parità di frequenza di accordo e di volume della cassa, la lunghezza del tubo o condotto è direttamente proporzionale al diametro del woofer, con il minimo valore ancorato allo spostamento in millimetri della membrana vi-brante. Ne consegue che, analizzando l’attuale produzione e quella recente, nel 99% dei casi il tubo o condotto reflex della lun-ghezza stabilita dai calcoli matematici, non entra nel mobile, costringendo i progettisti o a piegarlo, oppure peggio, ad ac-corciarlo. Tanto gli audiofili che capiscono: basta che ascol-tano!

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Poiché la matematica non è una opinione, ne consegue che la riduzione forzosa della lunghezza, genera perdite, vortici ed un generale malfunzionamento del sistema, fattori che influiscono sul suono. Ovvia quindi, è la considerazione che il reflex di Murace, co-stituisca una evoluzione tecnologica del classico reflex, non solo per il problema della risoluzione della sistemazione del condotto, anche per la possibilità della riduzione degli ingom-bri (che vedremo nella Serendipity essere essenziali per la sua trasportabilità), ma anche del fatto di costituire un filtro passabasso naturale molto efficiente. Con riferimento alla riduzione della cubatura, miracoli in ma-tematica non sono possibili. Le prestazioni in gamma bassa, infatti, sono veritieramente dichiarate in 45 Hz a -3dB, rispetto al riferimento C4 (ovve-ro il Do centrale del pianoforte a 261,13 Hz). Questo tipo di rilevazione, pone questo diffusore al di sopra della concor-renza diretta, poiché il valore di targa di 45 Hz è sì inferiore rispetto ai valori dichiarati dagli altri, ma veritiero. Inoltre, molti di questi diffusori hanno il condotto… mozzato… La serietà di Chario anche in questo caso si è rivelata impec-cabile, facendo aumentare la fiducia del consumatore nei confronti di questo marchio. Vedendo poi certe dichiarazioni fantascientifiche…. L’utilizzo del woofer da 17 cm di diametro, porta con sé an-che piccoli problemi, presenti in tutti i diffusori esistenti su questo pianeta con woofer di queste dimensioni (o inferiori), problemi relativi allo stress di funzionamento in certe situa-zioni critiche. Avrei preferito un 20 cm, magari realizzando un diffusore leggermente più ingombrante, ma comprendo ap-pieno tutti i problemi legati al marketing di un prodotto che entra nella feroce (apparentemente) mischia della fascia me-dia del mercato. Per questo motivo, ho accordato con Chario, la prova di queste Pegasus in unione con il subwoofer attivo Constellation Hercules, da pubblicare in un altro numero. Vedremo se sarà possibile creare un sistema quasi hi-end, a 4 vie, di costo abbordabile, per giunta diluito in due parti: pri-ma l’acquisto delle Pegasus e poi del sub. Il tweeter è il medesimo utilizzato nella Ursa Major. Si tratta di un componente ad alta tecnologia, poiché è a tutti gli effetti il tweeter più grande al mondo, con i suoi 38 millimetri di diametro. La membrana è in seta trattata a for-ma di cupola, posta in posizione leggermente incavata verso l’interno, favorendo da un lato, l’efficienza e dall’altro, la di-spersione orizzontale. Ai tempi della prova delle Ursa Major, avevo manifestato qualche perplessità, a causa delle sue dimensioni, nella riproduzione delle frequenze superiori ai 10.000 Hz, perplessità che rientrò a seguito degli ascolti e soprattutto dopo un lungo rodaggio. Ciò dimostra l’effettiva superiorità tecnologica di questo componente, che at-tualmente non ha paragoni sul mercato. Difatti, grazie alle sue dimensioni è stato possibile adottare una particolare so-luzione, anche questa tecnologicamente avanzata, che Cha-rio nell’ultimo decennio ha voluto imprimere ai diffusori di tipo dinamico, rispetto alla maggioranza assoluta dei costruttori. Soluzione di cui parlerò più avanti.

FOTO Sia il tweeter che il midrange-woofer, sono gli stessi utilizzati nelle celebri Constellation Ursa Major. Il tweeter a cupola con i suoi 38 millimetri di diametro, è il più grande al mondo, ca-pace di partire dai 1.000 Hz. La sensibilità dichiarata è pari a 90 dB per 2 diffusori, con il microfono posto ad 1 metro di distanza in ambiente di ascolto normalizzato. Questa diversa procedura di misurazione è do-vuta al fatto che la Chario, da anni, misura la sensibilità dei suoi diffusori all’interno di un locale acusticamente trattato (sala IEC), simulante una sala di ascolto. Tale dato di sensibi-lità è risultato corrispondente al vero, poiché i diffusori suo-nano forte già con la manopola del volume posta alle classi-che ore 9. Inoltre questi diffusori riescono, agevolmente ad emettere picchi dinamici superiori ai 100 dB (!!), rendendoli di fatto tra i pochi diffusori audiophile dalla dinamica medio-alta, adatti anche per la riproduzione della musica sinfonica. Un particolare non trascurabile, poiché è notorio che il 99% dei diffusori presenti nel mercato, non si possono concedere questo lusso. Misure alla mano, difatti, a 100 Hz è possibile superare i 100 dB, mentre dai 200 si superano agevolmente i 110 dB. Alle spalle del tweeter si trova il filtro crossover, fissato di-rettamente ai connettori d’ingresso. Le frequenze di incrocio dichiarate sono di 170 e di 1.500 Hz. I progetti Chario sono caratterizzati da atipicità ed anticon-formismo, come abbiamo evinto dai valori delle frequenze di incrocio nel nostro test delle Ursa Major. In pratica, nello svi-luppo dei diffusori, si privilegiano anche le prestazioni sonore all’interno dell’ambiente domestico. Pertanto, non si può par-lare di frequenze di incrocio o di transizione, ma di frequenze di sovrapposizione. Ciò significa che alcune porzioni della banda audio, sono riprodotte da due (o più) trasduttori con-temporaneamente. Tale fatto, che potrebbe far storcere il na-so ai tecnici puristi, nella realtà funziona egregiamente, se si

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ha l’accortezza di evitare le interazioni di fase acustica tra i diversi trasduttori. Le pendenze sono del quarto ordine acustico (24 dB/oct) con incrocio a -6 dB. Ciò però non vuol dire che troveremo 4 componenti per ogni ramo del filtro (4 per il passa alto + 4 per il passa basso), ma una serie di componenti passivi apposi-tamente utilizzati per il raggiungimento dei parametri prefissa-ti in sede di progetto. Anche da questo punto di vista, l’alta tecnologia risiede nel fatto di non utilizzare un solo compo-nente per ramo, fattore che per anni ha indotto nella mente degli audiofili essere un fattore di qualità. Tutt’altro! Tutti i componenti del filtro sono ordinatamente disposti su un circuito stampato di vetronite. I condensatori possiedono un buon dielettrico; le induttanze, invece, hanno il filo incollato spira per spira, in modo da contrastare in maniera più effi-ciente, rispetto all’incapsulamento in resina, vibrazioni e riso-nanze generatesi nel corso dell’emissione dei trasduttori. Un altro importantissimo fattore, indicativo della qualità, non visibile purtroppo agli appassionati, ma dai progettisti: il tem-po di decadimento. Nessuno ne parla, ma lo spettro del tempo di decadimento di un trasduttore (Time Delay Response), è il primo parametro da prendere in considerazione al momento di progettare un diffusore dalle prestazioni hi-end. Praticamente indica la ve-locità di arresto del trasduttore dopo essere stato sollecitato da un particolare tipo di segnale istantaneo! Il tempo di deca-dimento altro non è che l’analisi del comportamento del tra-sduttore, dopo l’interruzione di questo segnale. Più questo decadimento è rapido, pulito ed omogeneo nel tempo, miglio-re è il trasduttore. Nella sostanza, più veloce è la capacità di arrestarsi, migliore è; come nella automobili, lo spazio di fre-nata…. Pochissimi di voi sono al corrente del fatto che la teoria del tempo di decadimento è stata la base dello sviluppo della nostra ricerca sulle vibrazioni e risonanze… quella che ci ha portato fama e notorietà indiscussa tra tutte le riviste esisten-ti. Ovviamente, anche i diffusori hanno il loro tempo di decadi-mento. Su questo inciderà non solo la qualità dei trasduttori, ma anche la struttura fisica in cui vengono inseriti e la qualità del crossover… Grafico alla mano, l’andamento del decadi-mento nel tempo delle Pegasus è tra le migliori che mi sia capitato di analizzare, superiore alla maggioranza dei minidif-fusori. Stato dell’arte! Ciò grazie ad un box (o cabinet) realizzato in medite di otti-mo spessore, trattato ed irrobustito in appositi punti. Anche la particolare forma e l’accurato trattamento acustico contribui-scono a questo notevole risultato. Questo grafico, preannun-cia prestazioni molto interessanti in fatto di “silenzio intertran-siente e microdinamica”. Le pareti laterali sono rivestite esternamente in legno "Cha-rio", che poi vengono incollate ed avvitate alla struttura prin-cipale. Ogni diffusore pesa 27 Kg ed è disponibile in due di-verse finiture. L’effetto estetico di questi diffusori, come tradizione Chario, è fantastico, con le fiancatine in legno di noce e le parti centrali di colore nero. Unite a dimensioni contenute rispetto ai nostri standard, contribuisce al facile inserimento anche in salotti eleganti, come si può evincere dalle foto. Inoltre, l’altezza di 103 cm, equivalente a quella di una buona parte dei minidif-fusori posti su stand, favorirà l’apprezzamento da parte delle donne (WAF: fattore di accettazione muliebre). L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEI DIFFUSORI DINAMICI La Chario è tra le pochissime aziende al mondo, che basano i

propri risultati su accurate indagine scientifiche e solida ricer-ca. Non a caso, l’esperienza maturata in questi ultimi decen-ni, è confluita nei diffusori alto di gamma. In particolare ciò che possiamo definire l’avanzamento tecnologico dei diffuso-ri dinamici: la bassa frequenza di incrocio del tweeter! Da decenni il mondo dei diffusori è sempre stato alimentato dalla rivalità tra diffusori tradizionali, definiti dinamici (quelli con altoparlanti a cono ed a cupola) e quelli planari, elettro-statici o isodinamici (caratterizzati generalmente da trasdutto-ri di forma piatta). La rivalità esiste a causa del fatto che i diffusori planari hanno una maggiore velocità, freschezza e trasparenza in gamma media ed alta, rispetto a quelli tradizionali. L’origine di questa particolarità risiede soprattutto dalla diversa configurazione dei trasduttori planari. In particolare con riferimento agli elet-trostatici a gamma intera, dell’assenza di un incrocio (non del crossover come si è sempre detto per anni) tra mid e tweeter. Persino nei planari dotati di un incrocio con il twee-ter, vedremo che avviene a determinate basse frequenze. Il discorso non verte, quindi, esclusivamente sulla modalità di trasformazione dell’energia elettrica in movimento meccanico, ma nelle frequenze interessate dall’emissione, in particolare nella frequenza di incrocio. Da questo punto di vista, analizzando attentamente la struttu-ra dei trasduttori planari, si nota che la membrana vibrante deputata all’emissione della gamma media ed alta, è più leg-gera rispetto ai trasduttori dinamici impiegati per riprodurre le stesse frequenze. Da anni, i trasduttori dinamici deputati all’emissione del la gamma intorno ai 1.000 Hz, sono generalmente a cono, da 17, 13, 10 centimetri di diametro; raramente da cupole dal diametro inferiori agli 8 centimetri. Ne consegue che questi trasduttori possiedono membrane dal peso specifico maggio-re rispetto a quelle planari, fatto che ne diminuisce la qualità sonora, ovviamente… se si effettua il confronto! Gli incroci con il tweeter sono posizionati, ancora oggi (basta vedere un qualsiasi annuario dei prezzi), tra i 2.500 ed i 4.500 Hz, men-tre in quelli planari con diversi trasduttori, l’incrocio è posizio-nato tra i 300 ed i 1.000 Hz…. CONDIZIONI DEL TEST I diffusori sono stati forniti dalla Chario nuovi di zecca, nono-stante avessimo chiesto al signor Carlo Vicenzetto dei model-li usati. Dato il comportamento consuetudinario tenuto dalla maggioranza dei distributori italiani, teso a non inviarci nulla, se non a pagamento, l’operato della Chario assume un ruolo importante nel sostegno alla cultura della qualità dell’informazione. A questa va pertanto un caloroso ringra-ziamento da parte di tutti noi e degli abbonati ad HFG; anzi doppio, poiché il sig. Vicenzetto, in un secondo tempo ci ha inviato anche il subwoofer attivo Constellation Hercules, an-che questo nuovo di zecca… Le Pegasus sono state posizionate nella nostra Sala 2 di 42 m2 e sottoposti a rodaggio, mediante l’utilizzo del CD test del-la XLO, recensito nel numero 9/2008 di HFG e del CD Den-sen DeMagic. Dopo un certo periodo, poiché questi diffusori sono stati costruiti per durare in eterno…. fatto visibile anche nei woofer dall’utilizzo della sospensione in ottima gomma, abbiamo sottoposto i diffusori a rodaggio intensivo tramite segnali sinusoidali ad intervalli specifici di frequenze, dai 10 ai 20.000 Hz. Dopo circa 7 mesi, ritengo che il rodaggio sia a buon punto, ma non terminato! Posizionando i diffusori in Sala 2, abbiamo provveduto a spo-stare le Academy Sovran in Sala 1, per evitare interferenze tra loro. E’ risaputo infatti, che i diffusori “statici” presenti nella

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sala di ascolto, contribuiscano ad arricchire il suono emesso dai diffusori principali, in virtù del fatto che “suonano” quando investiti dalle onde acustiche emesse dai diffusori funzionanti. Ricordo che la Sala 2 non solo è più grande della Sala 1, ma ha subito un particolare trattamento teso a controllare la sua “esuberanza” dimensionale, mentre come arredamento si tratta di un normale salone. Per il loro posizionamento in ambiente, contrariamente alle Academy Sovran, abbiamo dovuto impegnarci maggiormen-te. Alla fine, il migliore posizionamento è stato trovato ponen-dole a circa 30 centimetri dalla parete posteriore: In prece-denza, sono state ascoltate a lungo sistemate a ridosso della parete e persino al metro di distanza dalla stessa. Tale spe-rimentazione è risultata interessante, poiché ha dato indica-zioni anche per l’inserimento delle Pegasus anche in ambienti di ridotte dimensioni, fino a circa 9 m2. Dopo ripetute prove di ascolto, abbiamo deciso per un orien-tamento verso il punto di ascolto, leggermente più avanti ri-spetto al naso dell’ascoltatore. In questo modo hanno mostra-to notevoli doti di spazialità, ossia in grado di sparire dalla scena sonora, ma anche focalizzazione. Ricordo nuovamen-te, che i concetti di spazialità e di dimensione degli strumenti e voci nello spazio virtuale, sono concetti fantasiosi, creati ad arte dalle riviste tradizionali. Concetti che devono essere ab-bandonati, in favore di una più razionale consapevolezza del contenuto delle registrazioni e delle modalità di emissione sonora (per approfondimenti vedere la serie di articoli “La qualità della registrazione). I diffusori sono talmente ben congegnati che con l’orientamento potrete stabilire se privile-giare la focalizzazione o la profondità…. fate voi! IL CONFRONTO CON ALTRI DIFFUSORI Per un maggiore approfondimento del test, questi diffusori sono stati confrontati con altri che aspirerebbero al ruolo di “alternativi” o “concorrenti”. Come affermato nel corso del paragrafo sull’evoluzione tec-nologica che Chario ha impresso ai diffusori dinamici, difficil-mente troveremo in commercio veri “concorrenti” delle Pega-sus. Ho deciso in ogni caso di confrontarle con diffusori che ritengo similari sotto diversi punti di vista, ma tecnologica-mente diversi. LE PRIME IMPRESSIONI Il primo impatto con le Pegasus non è stato positivo. Dapprima il mio “cappottamento” dietro la poltrona, poiché non mi aspettavo una buona generosità delle basse frequen-ze. In secondo luogo, dopo essermi rimesso a sedere, il fatto di sentire un suono notevolmente tranquillo, spesso un poco chiuso…. “Non si presentano per nulla bene, se qualcuno in qualche negozio le ascolta appena spacchettate e senza un minimo di rodaggio”, pensai. Questi diffusori sono diversi dai soliti diffusori “isterici” esi-stenti in commercio, poiché privilegiano la correttezza del bilanciamento timbrico, rispetto ad altri parametri più accatti-vanti, in grado di attirare maggiormente l’attenzione dell’ascoltatore. Questi, però, alla lunga si rivelano artificiali. Un po’ come le donne con minigonna e tette grosse…. Nella sostanza, le Pegasus ascoltate senza un robusto rodaggio, non vanno bene: medio basso evidente, acuto arretrato e qualche colorazione di troppo, le caratteristiche evidenti. Verso la fine del rodaggio, i diffusori si comportano similmen-te… in fatto di tranquillità. Sembrano prive di distorsione, talmente prive che non inducono nell’ascoltatore una sensa-zione di compressione o di attenzione verso un preciso parti-colare. Semplicemente il basso acquista maggiore controllo e

la gamma medioalta si riallinea con il resto. Da quel momen-to, si comincia a notare il taglio piuttosto in basso del tweeter, il suo principale punto di forza. Quindi se entrate in un negozio e sentite i tre diffusori (1.6, 703 e Pegasus) appena spacchettati, il Pegasus sarà il più scuro dei tre, con il basso abbastanza presente. Con l’evoluzione del rodaggio vi accorgerete che si tratta di diffu-sori di razza, perfettamente bilanciati dal punto di vista timbri-co, senza privilegi alcuni, non affaticante nel corso di lunghi ascolti. Gli altri due, invece, dopo avere smaltito la sbornia da microdettagli, trasparenze ed iperanaliticità, vi sembreranno a confronto letteralmente irreali. Dove deriva questo “strano” comportamento? L’origine è squisitamente tecnica: i diffusori sono matematica pura e suonano in base a questa. Quando si utilizzano cros-sover efficaci, fatti per controllare i movimenti spuri e fallaci delle membrane in modo da esaltarne i loro pregi, è chiaro che il suono sarà privo di tutti quegli “isterismi” ed “orpelli”, che tanto piacciono agli audiofili non esperti. E’ chiaro che questi sono il frutto di distorsioni aggiuntive, che introducono caratterizzazioni, colorazioni, esaltazioni che possono anche essere gradevoli ad un ascolto superficiale. Un po’ come quando si confronta il suono di un impianto posto su 4 punti e lo stesso su tre! Il diffusore dinamico, contrariamente al planare, di per sé ha già una distorsione maggiore, che aspetta solo di essere au-mentata. Un diffusore dinamico, progettato per bene e non da una “casalinga disperata”, sarà maggiormente “tranquillo” nel corso della riproduzione, poiché privo di arzigogolamenti so-nori magari impressivi. Inoltre, la corretta progettazione gli consentirà di suonare molto più forte a parità di distorsione, rendendolo adatto per la riproduzione della grande orchestra sinfonica. Il bilanciamento timbrico, poi, non aiutano le Pegasus, specie se non sono rodate. Gli altri due diffusori presi a riferimento, si presentano in mo-do più appariscente. Il loro bilanciamento timbrico non è cen-trato in un ipotetico punto zero, ma a +3, +5, ecc. Ciò consen-te loro di essere più asciutti e, quindi, più accattivanti, dotati di maggiore discernimento. Questo l’impatto iniziale. Ma men-tre, spesso questo genere di diffusore, dopo il rodaggio rima-ne simile a se stesso, con un bilanciamento timbrico che ren-de innaturali strumenti e voci, le Pegasus, invece, sapranno sorprendere. IL TEST DI ASCOLTO Dopo sette mesi di convivenza e diverse amplificazioni, è possibile trarre le conclusioni sulle caratteristiche sonore di queste Chario Constellation Pegasus. L’ottimo bilanciamento timbrico è la loro caratteristica prin-cipale. Ciò significa che il loro timbro è simile a quello del Re-ference System, quindi alla realtà, anziché il contrario o un aspetto. Ad esempio, ascoltando le voci, ci rendiamo conto che con le Pegasus ritroviamo la familiarità con il Reference, mentre con le MG 1.6 QR, sembra che si tratti di un’altra per-sona o tuttalpiù di età diversa da quella che conosciamo. Anche gli strumenti musicali, in particolare quelli di grandi dimensioni, se ne avvantaggiano in termini di realismo. Ad esempio, la Chario è famosa per la qualità assoluta dei violi-ni, proprio per questo motivo. Nella sostanza, ascoltare questi diffusori è un vero e proprio piacere, poiché pur nel contesto di diversi compromessi, sono articolati talmente bene da restituire suoni e timbri estremamente veritieri. Il pianoforte, ad esempio, mette subito in evidenza tale stato

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di grazia. Si tratta di un bel pianoforte, ricco di armonici, con un registro basso che va oltre ogni aspettativa in relazione alla classe e dimensioni del diffusore: corposo e convincente. Non ha il basso profondo delle Ursa, né la ricchezza armonica delle Sovran, ma più naturale e realistico rispetto alle Magnepan ed alle B&W. Anche le due gamme superiori sono precise, non come le altre due Chario, ma naturalmente dettagliate rispetto al pla-nare ed alle 703. Il planare “uccide” il pianoforte, restituendo una parte o una sfaccettatura, come se il microfono fosse inserito dentro il pianoforte; la gamma medioalta delle B&W è ricca di eccessive caratterizzazioni, che pur abbellendo il pia-no, lo falsa nella naturalezza.

Le Pegasus, però, non sono da meno in fatto di mettere a fuoco la qualità della registrazione. Ad esempio, si nota chiaramente la diversità di ripresa e di qualità tra il CD J. S. Bach, “Goldberg Variations”, Glenn Gould al pianoforte, etichetta Sony Classical, registrato nel 1981 e ristampato nel 1999, quello di Boischio, Chopin pia-no solo” della Sicut Sol e l’intramontabile Horowitz, “The last recording” della Sony Classical. Sono tre pianoforti differenti, ma tutti… pianoforti, contraria-mente alle MG 1.6QR, carenti in naturalezza, e alle B&W 703, più caratterizzate ed enfatizzate. Da notare il canticchiamento di Gould nell’accompagnamento dei brani 16 e 26. Questo è spettrale, poiché si diffonde in tutto l’ambiente senza che possa essere individuata la sor-gente di emissione. Nel disco di Chopin viene messo in evidenza la diversità della registrazione, più calda e chiusetta rispetto alla precedente, esattamente come è stata registrata. Ottima, ad esempio, la gestione dei difficili forti orchestrali del primo brano, sempre sostenuti da una gamma bassa presente e ricca di sfumature, a sostenere il pathos musicale. Alla fine ci si dimentica del test e si ascolta rapiti da questo stupendo pianoforte. Decisamente diversa, più equilibrata, la registrazione di Ho-rowitz, dove è possibile del pianoforte udire tutto, dal basso verso la gamma alta. In questa registrazione è possibile udire quasi sempre distintamente i rumori dei martelletti che per-cuotono le corde, specialmente in gamma altissima. Ma le Pegasus fanno oltre, facendo percepire distintamente il tap-peto di rumore a bassissima frequenza, generato dagli organi meccanici collegati ai martelletti. Un capolavoro, il difficile pezzo n. 11, croce infernale di moltissimi diffusori. L’ampia

gamma dinamica viene restituita, senza favorire una porzione dello spettro rispetto all’altra: non solo bilanciamento timbrico, ma anche dinamico! Persino la spazialità, è diversa rispetto ai due dischi prece-denti, presentandosi maggiormente ampia, riempiendo l’ambiente di suoni come se il pianoforte fosse presente. L’ascolto della musica sinfonica, conferma che anche le Pegasus come le altre Chario provate, sono adatte per la ri-produzione di grandi complessi sinfonici, ovviamente con le dovute limitazioni fisiche. Non si tratta di diffusori di grande mole come, ad esempio, le Ursa Major. Pur tuttavia, grazie all’ottimo bilanciamento tim-brico, alla dinamica e tenuta in potenza, riescono a dipanare intricate masse orchestrali, senza scomporsi, a meno vogliate raggiungere pressioni acustiche improbabili per un ascolto domestico, oppure nell’ovvio caso di brutte registrazioni. In quest’ultimo, complice il piccolo woofer, la qualità della regi-strazione è propedeutica al suo controllo durante il pieno or-chestrale: il rischio che il basso rotoli in tutto l’ambiente è possibile. Gli altri due riferimenti, non ci riescono proprio! Le Maggie, sono negate per la sinfonica, mentre le B&W si sbilanciano verso la gamma alta durante i pieni orchestrali. Le Pegasus, invece, sono ben bilanciate, mantenendo il giusto rapporto tra le diverse gamme, anche nel corso di elevati stress, segno inequivocabile di seria progettazione. Inizialmente, ho usato un CD della Telarc, “I pianeti” di Holst, discretamente anzianotto, ma Telarc non finisce di stupire… I famigerati pieni orchestrali di Marte, sono passati intatti, non come in sala 1 o con diffusori di maggiori dimen-sioni come ad esempio le ESB 7/06, ma in modo tale da sta-bilire un nuovo standard nella riproduzione qualitativa-mente minima (e soddisfacente) della musica sinfonica. Tornando a CD più noti ai nostri lettori, passo a Camille Saint-Saens, “Simphony n. 3 Organ”, etichetta Dorian. Par-tendo con il “II Movimento”, sono rimasto stupito dalla note-vole spazialità e maestosità che questi “nanerottoli” riescono a donare alla riproduzione, come se si trattasse di diffusori di maggiori dimensioni. La buona dose di energia della gamma bassa, responsabile dell’ottimo bilanciamento timbrico, per-mette di percepire il “suono” del luogo di incisione, ricreando una immagine sonora più grande rispetto ai loro limiti fisici. L’organo si fa molto apprezzare per la sua presenza e “po-tenza”, fattore che dona il grande senso di spazialità; di que-sto, però, non si percepisce il rumore del mantice. Gli archi sono dolci, setosi, ricchi di armonici, tipico di Chario. Il pizzi-cato dei contrabbassi è eccellente, molto intelligibile, persino nella coda sonora. Il IV movimento “Maestoso”, invece, mi serve per saggiare le doti dinamiche. Il primo impatto è ottimo; maestosità della scena sonora e dinamica sono ben restituiti. Discreti ma evi-denti i colpi di timpani, che non impensieriscono le Pegasus, almeno al volume di ascolto giusto (medio-alto) quanto basta per sonorizzare adeguatamente un locale di 42 m2. Nel pro-sieguo dell’ascolto sono rimasto molto soddisfatto: non sono le Ursa, le ESB 7/06, le Infinity K100; paragonabili per certi aspetti alle JBL Ti 10K, nettamente migliori delle planari 1.6 e più coinvolgenti delle 703. Stabiliscono, quindi, un nuovo riferimento – minimo – di accesso al mondo della riproduzione della musica sinfo-nica, escludendo tutti i diffusori di costo inferiore a questi. Lo dimostra la fase finale del movimento, in grado di rompere certi diffusori, non le Pegasus che hanno superato lo stress con ottimi voti. Direi ascoltando gli ultimi 30 secondi di questo movimento, che se non si sono rotte ora, non si romperanno più…. Le voci. Passo adesso, all’ascolto del mio “impero”, ossia

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buona parte delle mie cantanti preferite, che come ormai sa-pete scherzosamente definisco “femmine canterine”. Passando a Tierney Sutton, disco che prima o poi mi deci-derò a presentarlo in “Strumenti sonori”, della Telarc, le Pe-gasus fanno un bel figurone, non facendo notare di essere di dimensioni lillipuziane rispetto ai miei consueti standard. Mu-race da questo punto di vista ha fatto un miracolo di ingegne-ria tecnologica, riuscendo a ridurre i compromessi in una manciata di sfumature non molto evidenti, specialmente con certe registrazioni. Il brano 1 “Just squeeze me” del CD “Blue in Green”, lo uti-lizzo per rompere i minidiffusori, per verificare il controllo delle risonanze dei diffusori, per la capacità di fraseggio del basso. Ciò perché il contrabbasso è registrato morbidosamente ma potente, per cui è facile mandare in crisi i diffusori, i quali spesso si impuntano, sputacchiando un basso duro di qua e di là. Le Pegasus mi hanno definitivamente convinto, poiché riescono a ricreare l’atmosfera tipica dei diffusori di grandi dimensioni, senza perdita di controllo o dettagli. Solo la gamma profondissima, più delle Ursa Major, viene ridimen-sionata, ma non si perde nulla del messaggio musicale inteso dall’autore. Tutti gli altri brani del CD sono andati bene, restituendo la registrazione esattamente come è, certe volte stupendoci della qualità della registrazione del basso molto profondo, fin dove riescono ad arrivare. Argomento che approfondiremo in un articolo dedicato al nostro organo dell’udito.

Ottima la voce, il cui bilanciamento timbrico è identico a quel-lo proposto dal Reference System presenti in Sala 1. Ciò con-ferma quanto detto in precedenza: se il bilanciamento timbri-co è corretto, è possibile riprodurre correttamente i timbri, similarmente a quanto avviene con diffusori di stazza e pre-stazioni superiori. Solo le prestazioni “audiofile”, vengono ri-dimensionate. L’ascolto del brano 11 “Just you, just me” è particolarmente interessante e credibile. Non si raggiungono le prestazioni delle Ursa, ma le Pegasus se la cavano egregiamente, spe-cialmente in gamma gassa, con una grancassa di cui viene messa in evidenza il suono della pelle, il suo essere acustico. Da notare alla fine del brano, l’evidente coda sonora rilasciata dall’ambiente della sala di registrazione, fatto non trascurabile nella sua capacità di trattare segnali molto deboli e dell’ottimo silenzio intertransiente. I piatti sono cristallini e presenti. Si nota, però, che non sono quelli restituiti dalle Ursa, dove lo stesso tweeter viene taglia-to a 1.250 Hz; d’altronde non è umanamente e tecnicamente possibile ottenere prestazioni identiche spendendo la metà…

La voce della Sutton è precisa, pastosa, con sibilanti control-latissime e veritiera, come si addice ai diffusori di classe su-periore. Gran bella voce: difficilmente per 2.500 euro ho a-scoltato qualcosa del genere, non certo dalle MG 1.6 QR, dove timbricamente è diversa, molto asciutta: sembra un’altra! Chiudo l’ascolto delle voci jazz, con la Sciubba nel CD “Meet me in London”. Si tratta di un disco dalla ripresa e registrazione particolar-mente naturale, ricco di armonici e microdettagli. Inaspetta-tamente le Pegasus si scatenano, sfoderando una coerenza timbrica, fusione delle diverse gamme, armonia tale da sem-brare addirittura… magiche. In men che non si dica, si crea una atmosfera da salotto live, intimistica con tutti gli strumen-tisti presenti, toccabili con mano. Il coro, ad esempio, nel bra-no 1 è semplicemente un capolavoro per questa classe di diffusori! Per tacere di tutte le microsfumature e sfrigolii gene-rati dalla chitarra di Forcione. Nel brano 3 “Caruso”, da notare la notevole intelligibilità della voce, in particolare nel corso della fatidica frase “…davanti al golfo di Sorrento..” Una cosa che sono riuscite a ricreare e che non sono riusciti altri diffu-sori, è l’atmosfera presente in questo brano, similarmente a quanto avvenne qualche anno addietro, nel 2007, in occasio-ne dell’ascolto della versione in vinile, nell’impianto di Rubino terminato all’epoca con le Infinity K100. Forse complice la pioggia terminata da una decina di minuti, stupisce notevol-mente l’ascolto del brano 9 “Estate”. Qualità timbrica, armo-nia, trasparenza, veridicità della voce, ricchezza armonica, creano un mix di passione, serenità e musicalità veramente impagabili. Queste Pegasus sanno donare ore ed ore di a-scolto della musica, dell’essenza di questa. Straordinarie: Stato dell’Arte. Continuando l’ascolto voglio, verificare il comportamento dei diffusori con il jazz strumentale. Visto la grande musicalità espressa in precedenza, voglio togliermi lo sfizio di ascoltare un’opera d’arte: “Tribute”, Keith Jarrett Trio, edito su ECM. Si tratta di un doppio CD, ancora presente in diversi negozi, persino nella versione ori-ginale. Il CD che solitamente ascolto è il secondo. Il brano scelto è il n. 4, la famosa “Ballad of the Sad Young Men”. Improvvisamente viene ricreato l’ambiente del Jazz Club con un pianoforte, contrabbasso, batteria ed i mugolii di Keith. Tutto è molto naturale, persino dettagliato. I piatti con i colpet-ti di bacchetta o di spazzole, stanno a ricordarci che non a-scoltiamo un diffusore dinamico qualsiasi, ma quello che è a tutti gli effetti la sua evoluzione tecnologica, simile alle pre-stazioni sonore dei planari. L’assolo di contrabbasso è fanta-stico. E’ possibile sentire la matericità delle corde, la loro ten-sione e il diverso spessore. Gli applausi al termine dell’assolo danno impulso a questa registrazione live, perfettamente ri-creata nella nostra sala di ascolto. Il pianoforte è ben eviden-ziato con la sua gamma media estremamente cristallina, co-me da registrazione, addolcita leggermente dalla qualità di questi tweeter, selettivi, ma dolci. Completamente diverso il jazz dinamico ed esplosivo del CD di Jaques Loussier Trio, “Plays Bach”, della Telarc. Il ce-lebre brano n. 1 “Fuga n. 5 in D Minore”, mette in evidenza una registrazione completamente differente rispetto all’ECM, maestosa, con bassi di notevole energia e gran cassa “rac-capricciante”. Persino i piatti della batteria, volano verso l’ascoltatore con un’ottima coda, armonici e senso del reali-smo, più in secondo piano rispetto a quelli dell’ECM. Il con-trabbasso non è da meno, perfettamente amalgamato con gli altri strumenti, emettendo in certe occasioni suoni potenti, discretamente profondi, soprattutto ben modulati. Il suono di questo disco, rispetto al precedente ECM cristallino ed azzur-rino, ha una tonalità aranciata. Nonostante ciò, non vi è un

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solo momento in cui il piatto viene nascosto dal suono pro-rompente degli altri strumenti. Il pianoforte è completamente diverso da quello di Jarrett, ma è un pianoforte. Il timbro è caldo, pastoso, maggiormente presente in gamma bassa e con maggiore capacità di scendere in profondità. La gamma media è tersa quanto basta per fare comprendere che duran-te il pieno c’è anche lui e non un plasticoso strumento elettro-nico tipico della Classe D. Il capolavoro, però, le Pegasus lo compiono nella restituzione dinamica della gamma medio-bassa. I colpi di rullante e di grancassa sono molto ben enfa-tizzati e credibili: non ci avrei scommesso un euro… Ottimo! Vediamo le prestazioni dei diffusori con gli strumenti a per-cussione in gamma medio-alta ed altissima, utilizzando il CD di Marilyn Mazur, “Elixir”, della ECM, premiato con il nostro HI-FIGUIDE Gold© 2007. Il brano 15 è perfetto per testare la risposta ai transienti alle alte frequenze dei diffusori e l’impatto dinamico in gamma bassa. Il brano inizia con dei suoni percussivi di strumenti come campanellini a stilo e piatti di varie dimensioni. I diffuso-ri rispondono egregiamente a questi suoni impulsivi, resti-tuendoli con ottimo microcontrasto e con una buona coda sonora. Da notare anche il suono delle campane, molto reali-stiche ed interminabili nel loro lento decadimento sonoro. Nel-lo stesso brano è contenuta anche una sequenza di bassi, molto efficace per testare la dinamica e la presenza della gamma bassa. I colpi riprodotti da queste grandi percussioni, arrivano quando meno li si aspetta, dopo avere sentito piccoli strumenti a percussione in metallo. Le Pegasus riescono a sorprendere l’ascoltatore, mostrando una notevole differenza tra i suoni prima emessi e quelli successivi. Le Maggies, ad esempio, le livellano…. Certo che campanelli e tamburi sono diversi…. Un effetto decisamente impressivo, accompagnato da una grande spazialità. Bene! Il loro limite fisico lo mostrano nel leggero prolungamento del-la coda sonora dei suoni profondi dei giganteschi strumenti a percussione, come avviene nei brani 1 e 16. Non è colpa lo-ro, sono piccole: se vi facessi sentire il disastro che compiono diffusori molto più quotati…. Adesso passiamo all’ascolto della musica Pop. Si tratta di musica elettronica, raramente acustica, ma inte-ressante per valutare le prestazioni dei difformi, specialmente con le voci, se non sono state rese artificiose con effetti alla moda. Cominciando con Laura Pausini, inizio con l’ascoltare un disco che sto riascoltando in questo periodo. Si tratta di “From the inside” interamente cantato in inglese. Le Pega-sus mettono in evidenza la non buona qualità della registra-zione, ma senza indurirla, rendendola così accettabile. La loro elevata musicalità, crea un elevato trasporto nell’ascolto del brano 4 “If that’s love”, decisamente più bello della ver-sione in italiano. Anche il n. 5 “In assenza di te” in inglese, non è niente male. Si tratta di diffusori svegli, che possiedono una elevata microdinamica e silenzio intertransiente, in grado di trasportare l’ascoltatore nella musica, non preoccupandosi della qualità della registrazione. Il brano 12 “Every little thing you do”, pianoforte acustico e voce, conferma l’ottimo bilan-ciamento timbrico di questi diffusori. Difatti il pianoforte è mol-to… pianoforte, con un bel timbro, discreti armonici. La voce, accattivante e discretamente trasparente, quanto basta per renderla veritiera e credibile. Il disco meriterebbe una migliore registrazione! Un test così importante non poteva essere depauperato dal mio disco preferito, “The Best of…” sempre della Pausini. Qui la registrazione è altra cosa rispetto al disco precedente e le Pegasus lo mettono bene in evidenza. Il tweeter tagliato a 1.500 Hz mi ricorda con il brano 4 che non sta suonando… il North Star Sapphire, ma il Denon DCD 2000 AE. Ecco una caratteristica particolare di questi diffusori: sembrano tranquil-

li, sornioni, dolci, magari un pizzico aranciati. Con questo brano, però, i tweeter sono fin troppo svegli … la parte con-clusiva del brano, però, riconcilia con la musica ed il cuore, tanta malinconia esce dalla voce della Pausini. Il cavallo di battaglia “In assenza di te” mostra che queste Pegasus sono diffusori di classe, in grado di essere intimistici ed allo stesso tempo presenti. La Pausini è ottima, credibile ed è possibile apprezzarla in ogni sua sfumatura. Ottima e ben presente la gamma bassa, con grancassa e basso elettrico ad accompa-gnare con attenta precisione la Pausini. Ovviamente non si tratta di una gamma bassa come quelle delle Ursa, ma rientra perfettamente nel nostro concetto di Standard Minimo. Per concludere con la musica Pop, la regina: Celine Dion, “The collector series, Vol. 1”. Columbia 2000. Sono curioso di verificare il comportamento delle Pegasus in gamma media, quando vengono sottoposte allo sforzo nella restituzione delle “urla” della Dion. Il brano adatto allo scopo è il 13, la celeberrima “All by myself”. Queste Pegasus non finiscono di stupire. Il brano viene resti-tuito con un pathos ed amalgama sonora convincente. La grande orchestra che accompagna la Celine è ben assistita in tutte le porzioni di frequenze, da quella bassa a quella alta. L’acuto della Dion esplode in tutta la sua potenza, accompa-gnata senza battere ciglio dalla grande orchestra. I diffusori non danno prevalenza all’una o all’altra gamma, ma riescono a fondere perfettamente accompagnamento orchestrale e voce, restituendo un evento sonoro di rara bellezza. Un altro capolavoro il duetto con la Streisand, brano 11, “Tell him”, perfettamente riconoscibilissime e scandite, anche quando cantano all’unisono. Per non dire dell’accompagnamento musicale, sempre all’altezza della situazione. Il pieno orchestrale, ad esempio, anche in questo caso è caratterizzato da controllo e trasparenza. Ottime! Procedo adesso a saggiare queste Pegasus con il SACD. Innanzitutto, un disco che ben può mettere in evidenza la re-stituzione della quantità di armonici: AA. VV. “The Romantic Harp” della Telarc. Inizio l’ascolto con il brano 1, di Giacomo Puccini, “Musetta” tratto dalla Bohème. Ottimo: le Pegasus migliorano le loro performance, in virtù dell’aumento di risolu-zione del SACD. Ancora una volta il bilanciamento timbrico e la quantità di armonici rendono l’Arpa assolutamente realisti-ca, complice la registrazione della Telarc, semplicemente eccezionale. Riguardo la spazialità, i nostri lettori sin dal primo numero, sanno qual è la mia opinione in tal senso. Riassumendola, difficilmente esistono effetti spaziali tanto decantati da certi recensori, del tipo “il violino è posto a 6 centimetri a destra, rispetto ai 18 centimetri a sinistra del te-nore ed ad 1 metro dalla…”. Balle per sprovveduti, create da certa stampa favorevole a certi distributori, in tutto il mondo, non solo in Italia. Le Pegasus, nonostante siano a tre vie di piccole dimensioni, sono diffusori che restituiscono ciò che è registrato. Inoltre, possiedono una rara capacità di espandere notevolmente il suono nelle tre dimensioni, di ricreare un ottima immagine stereofonica, di scomparire se posizionate correttamente, quali sorgenti sonore. Il basso taglio del tweeter e il particola-re tipo di accordo, contribuiscono notevolmente, da un lato a focalizzare l’immagine e, dall’altro, a dilatarla maggiormente. Caratteristica di tutti i diffusori di Murace sinora provati da HI-FIGUIDE. CONCLUSIONI Seguendo le leggi della Fisica, i calcoli matematici e ricorren-do ad una serie di piccoli compromessi (3 vie, trasduttore da 17 cm a corsa lunga, ecc.), l’ingegnere Murace ha dimostrato

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che è possibile realizzare un diffusore, capace di mettersi in evidenza nella difficilissima fascia economica compresa tra i 2.000,00 ed i 3.000,00 euro, se non oltre. Dal punto di vista prettamente tecnico, inoltre, non c’è dubbio che ciò è stato conseguito, utilizzando tutte le concezioni opposte a quelle tanto care agli audiofili, appunto perché di tecnica poco cono-scono. Ovviamente sono state adottate delle soluzioni tecniche, tutte descritte, che rendono questi diffusori unici nel loro genere, contribuendo all’avanzamento tecnologico dei diffusori dina-mici. Per questo, le Pegasus determinano nuove regole per l’accesso nel nostro Standard Minimo®, a cui tutti i diffusori di costo similare dovranno attenersi, per il conseguimento di una riproduzione fedele, oggettiva e reale del suono. Chario ci ha abituato negli anni a creare dei riferimenti; queste Pe-gasus, dopo mesi di prove ed abbinamenti a diverse amplifi-cazioni, meritano di essere considerate dei riferimenti sonori e musicali. Le abbiamo sperimentate in un ambiente di 42 m2, con tre tipi di amplificazioni (4 se consideriamo l’integrato), dimostrando di essere duttili e flessibili. Con l’amplificatore in Classe A da 30 W, hanno dimostrato di sonorizzare l’intero locale senza

problemi. Hanno dimostrato di essere adatte per la riprodu-zione della musica sinfonica, fattore che le rendono uniche in questa categoria di prezzo. Hanno dimostrato di possedere un pregevole bilanciamento timbrico, microdinamica, silenzio intertransiente, trasparenza, preservazione della struttura armonica degli strumenti musi-cali. Difetti? Se superassero i pregi, contrariamente alle altre rivi-ste sarei tenuto a rielencarveli in ordine di apparizione, po-nendo in queste conclusioni un particolare accento su qual-cuno. E’ facile, ma non normale, ottenere ottime prestazioni da dif-fusori più costosi. Il difficile è riuscire ad ottenere la giusta alchimia tra compromessi, qualità e caratteristiche particolari, con prevalenza di quest’ultimi, in modo da sfociare in presta-zioni di riferimento. Beh, si sente parlare di magia, spesso a sproposito. L’ingegnere Murace, coscientemente o inconsa-pevolmente (che dite?) la magia è riuscito a crearla, con la progettazione e realizzazione di queste Pegasus. Francesco S. Piccione

FOTO Ultima fase del nostro test con le amplificazioni in Classe A valvolari AiFai, preamplificatore Linera e finali monofonici Monolite.

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ELENCO DEI DISCHI UTILIZZATI PER IL TEST JAZZ STRUMENTALE Artisti Vari, “Super Bass”. Telarc. 1997. Jacques Loussier, “Plays Bach”. Telarc. 1996. Marilyn Mazur, “Elixir”. ECM. 2008. Silvia Bolognesi Living Quartet, “Varii”. Reflexio. 2007 JAZZ VOCALE Rebecca Bakken, “The art of how to fail”. Emarcy. 2003 Diane Schuur & Maynard Ferguson, “Swing for Schuur”. Concord Records. 2001. Sabina Sciubba, Antonio Forcione, “Meet me in Lon-don”. Naim. 1997. Tierney Sutton, “Blue in Green”. Telarc. 2001. Dave’s True Story, “Unauthorized”. Chesky Records, 1999 SACD. CLASSICA Camille Saint-Saens, “Symphony n. 3 Organ”. Dorian. 1998. Antonio Vivaldi, “Le quattro stagioni”. Divox Antiqua. 2004. George Frideric Handel, “Messiah – A sacred orato-rio”. L’Oiseau Lyre, 1980, rimasterizzato nel 1984. Direttore: Christopher Hogwood. George Frideric Handel, “Messiah”. Deutsche Harmo-nia Mundi 2003 SACD.

STRUMENTI SOLISTI Artisti Vari, “The romantic harp”. Telarc. SACD/CD. Artisti Vari, “Horowitz, The last Recording”. Sony Classical, 1989, CD. Artisti Vari, “Musica per una o due chitarre”. Opus 3. 2005. Artisti vari, “Musica romantica per organo”. Fabio Framba, organo. Sicut Sol. 2000. J. S. Bach, “Goldberg Variations”, Glenn Gould piano-forte. Sony Classical. 1982-1999. Fryderyk Chopin, “Piano solo”. Sicut Sol, 1999. Ese-cutore Alberto Boischio. POP Anna Tatangelo, “Mai dire mai”. GGD. 2007/08. Laura Pausini, “From the inside”. CGD. 2002. Laura Pausini, “The best of…”. CGD East Western, 2001. Britney Spears, “oops!… I did it again”. Jive, 2000. Celine Dion, “The collector series, Vol. 1”. Columbia. 2000. Celine Dion, “Let’s talk about love”. Columbia. Celine Dion, “These are special times”. Columbia. SAMPLER Artisti Vari, “Musica per una e due chitarre”. Opus 3. 2005.

IMPIANTO DELLA REDAZIONE SALA 2 Sorgente Analogica: Giradischi: Michell Transcription Hydraulic Reference Turntable; Braccio: SME 3009; Fonorivelatore MC: Sumiko Al-chemist IIB. Sorgente Digitale: Denon DCD 2000 AE. Amplificatore integrato: Accuphase E 203. Preamplificatori: Hampton HD 7; AiFai Linear; Rotel RC 1070. Finali: Accuphase E 203; AiFai Monolite; Rotel RB 1050. Diffusori: Chario Constellation Ursa Major; Chario Academy Sovran. Altri diffusori confrontati menzionati in articolo completo pubblicato su HFG n. 23/2009. CAVI DI COLLEGAMENTO Interconnessione: The Music Dream, Monster Cable. Potenza: The Music Dream. Alimentazione: Tradizionali. ACCESSORI Supporti smorzanti HFG The Energy Basic; cerca fase Systems and Magic Phaseasy.

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