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    Direttore Luca Beltrami Gadola

    numero 21

    7 luglio 2009

    edizione stampabile

    www.arcipelagomilano.org

    N 21In questo numero

    Editoriale LBGEXPO. DOPO GLI STATI GENERALI LA RIVOLUZIONE?

    Architettura e urbanist. Emilio BattistiPER UNA EXPO DIFFUSA E SOSTENIBILE

    Societ Guido MartinottiCHE BRUTTA COSA LDEOLOGIA

    Dal Palazzo admin - NON TUTTE LE CORNA SON UGUALILettera Maurizio MottiniA PROPOSITO DELLANTIBERLUSCONISMO

    CittEdoardo SzegoIL CARCERE DI SAN VITTORE. UN NUOVO DESTINO

    Ambiente e Scienza Alessandra TamiABBADO, ALBERI E MODELLI DI CITT

    Economia Mario De GaspariEFFETTI DELLA VALORIZZAZIONE IMMOBILIARE

    Arte e culturaSilvia dellOrso FONDAZIONE CARIPLO: UNA COLLEZIONE DI ECCELLENZA

    Metropoli Filippo Beltrami GadolaEXPO: ED ECCOCI, IMMANCABILMENTE, ALLE LEGGI SPECIALIE AGLI STATI GENERALI

    In YouTubeCONVOCAZIONEDEGLI STATI GENERALI

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI

    MUSICA a cura diPaolo ViolaARTE - a cura diSilvia DellOrso

    TEATRO a cura diMaria Luisa BianchiCINEMA E TV a cura diSimone Mancuso

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    EditorialeExpo. Dopo gli stati generali la rivoluzione?

    LBGExpo: nutrire il mondo, energiaper la vita. Dopo gli Stati Generalila rivoluzione? Magari la storia siripetesse, non certo per vedere laghigliottina simbolica in piazzama perch la Rivoluzione France-se ha cambiato il mondo: nulla pi stato uguale. Cos ci piace-rebbe succedesse per lExpo2015: niente pi uguale a priman per queste manifestazioni nper Milano ma non sar cos ameno di un miracolo. E inutile ri-fare la cronistoria di quel che successo sino a oggi, la storiadellassegnazione, sul palco il go-verno di centro sinistra, il sindacodi Milano e il governatore dellaRegione Lombardia: unesultanzadestinata a spegnersi con larrivodi Berlusconi e dei suoi e da ulti-mo lelezione di Podest alla Pro-vincia. Hanno in mano tutto edunque lExpo cosa loro elhanno fatto capire, litigando

    Il sindaco Letizia Moratti stata

    messa nellangolo, resta commis-sario straorinario ma conta poco:cara grazia se le lasceranno farela padrona di casa per pranzi eaperture di convegni e forse, conlaria che tira, nel 2015 non sarnemmeno sindaco, non la candi-deranno. Chi sono allora gli uomi-ni forti? Lucio Stanca berlusco-niano di ferro e Roberto Formi-goni ciellino altrettanto di ferro.Attorno a loro un consiglio di am-ministrazione pi attento agli affarie alle spartizioni: aspettiamo con

    ansia che qualcuno pubblichi ilManuale Cencelli dellExpo. Lascena poi quella dei finanzia-menti fantasma e di un ministro

    delle finanze che smentisce ipessimisti salvo poi condivider-ne i dati di crisi. Ormai abbiamocapito che tutti i soldi per lExponon ci saranno mai e fortunata-mente nessuno potr dire che seli sono mangiati i comunisti.

    Pessimismo totale dunque? S manon per quello che successo oper i soldi che non arrivano. Ilpessimismo c perch le personeche daranno vita allExpo non so-no quelle giuste: per loro il temadellExpo per il momento sololoccasione per fare altro. E,daltro canto, che di altro si trattine sono convinti anche la maggio-ranza dei milanesi e degli italiani,viste le risposte che danno agliintervistatori e quello che Statige-nerali Expo ha scaricato su You-Tube (www.statigeneraliexpo.it)-:18 intervistine aperte da una aFormigoni in maglietta dove la pa-rola nutrire o la parola fame noncompaiono mai.

    Ecco il problema: per occuparsi dinutrire il prossimo senza pensa-re a far denari nellindustria al i-mentare per occuparsi della fa-me nel mondo senza pensarealla cucina etnica per occuparsidellesaurimento delle risorse delpianeta senza avere facili otti-mismi occorre una grande pas-sione umanitaria, occorre pensarecon intelligenza al futuro, bisognabandire dal proprio animo ogniforma di cinismo e sostituirla con

    altrettanto altruismo. Nessunosillude che sia facile trovare mol-ta gente che abbia questi senti-menti ma non solo di sentimenti

    che si deve parlare ma anche dicultura e di saperiLa cultura ambientalista, quellavera non di facciata, una lungalena che non simprovvisa, che samettere insieme principii e neces-sit, che guarda ai destini delmondo senza preconcetti n diassurdo ottimismo n di inutileintolleranza. Voi vedete tra le per-sone officiate dellincarico di gesti-re lExpo qualcuno che sappiaguidare la nostra citt verso stili divita diversi da quelli odierni? Voivedete in giro chi pensi a Milano perch non dimentichiamoci che Milano la citt simbolo dellExpo2015 come esempio di lungimi-rante parsimonia? Voi pensateche qualcuno si dedichi a convin-cere per primi i milanesi a co-struirsi realmente case ad alto ri-sparmio energetico? Avremo soloqualche brillante esempio esposi-tivo mentre le caldaie degli edificipubblici nellinverno primadellExpo avranno bruciato tonnel-

    late di petrolio per garantire tem-perature eccessive e durantelExpo il nuovo palazzo della Re-gione avr inghiottito col suo con-dizionamento tanta energia quan-ta ne servirebbe a una cittadinaafricana per una vita decente. Larealt che se lExpo non vuoletradire il suo tema, dovr comin-ciare nelle nostre case, nei nostrifrigoriferi, nel nostro modo di gui-dare lautomobile, nella nostra vitaquotidiana. Chi dar lesempio?Da qui al 2015 quanti pranzi di

    gala vedremo? Quante sfarzoseprime alla Scala? Queste sono leeccellenze per lExpo. Forse nonaltro.

    Urbanistica e architetturaPER UNA EXPO DIFFUSA E SOSTENIBILE

    Emilio Battisti

    I lettori di Arcipelago Milano a-vranno notato che da qualche set-

    timana figura in prima pagina un

    avviso su fondo verde che invita afirmare la petizione per una Expo

    diffusa scritta da me e da Paolo

    Deganello. Questa iniziativa hapreso le mosse da un incontro

    organizzato nel mio studio

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    allinizio di marzo, su suggerimen-to di Giogo Galli e di FrancescaPasini, e da altri incontri dedicatialle Expo di Lisbona, Siviglia e

    Hannover organizzati dallOrdinedegli Architetti.

    La petizione avanza la proposta,da tutti valutata molto ragionevo-le, di non realizzare dei nuovi pa-diglioni, confinati nel sito presso laFiera di Rho-Pero, ma di utilizzarei molti edifici per esposizioni di cuiMilano e la Lombardia gi di-spongono.

    Approfittando delle risorse dispo-nibili sarebbe infatti possibile a-deguare le prestazioni energeti-che e migliorare laccessibilitove necessario con vantaggi mol-to evidenti anche per i contesti,spesso degradati, in cui essi sonolocalizzati.

    Nel frattempo la nostra petizione,grazie al passaparola ha raggiun-to, pi di 1250 adesioni e pu es-sere sottoscritta, da chi nonlavesse ancora fatto, prima chevenga recapitata ai suoi naturalidestinatari, da Berlusconi a Tre-monti, da Formigoni alla Moratti,

    da Stanca alla Bracco e a tutti ipresidenti delle commissioni dicomune, provincia e regione.

    Alcuni dei firmatari hanno anche

    preso la decisione di costituirsi inCOMITATO EXPO DIFFUSA ESOSTENIBILE, unassociazionealla quale chi avr firmato la

    petizione potr iscrivervi, con loscopo di promuovere altreconcrete iniziative per ottenereche la manifestazione siarealizzata in modo da contenernegli sprechi e massimizzare erenderne duraturi i vantaggi per ilterritorio.

    Anche se la Moratti ha definitofolcloristica la nostra propostasembra che qualche effetto si siagi ottenuto se vero, a quanto lastampa ha riferito, che la ConsultaArchitettonica, formata da cinquearchitetti e capitanata da StefanoBoeri, avrebbe suggerito di ridurreil numero di padiglioni e utilizzare,almeno in parte, la fiera di Rho-Pero.

    Per rendere pi circostanziati icontenuti si sono organizzati quat-tro gruppi di lavoro, che si stannointeressando di territorio e so-stenibilit, agricoltura e alimen-tazione, mobilit e trasporti einfine di economia e occupa-zione, le cui analisi e proposte

    saranno presentate agli Stati Ge-nerali Expo 2015 organizzati daFormigoni per il 16 e 17 luglio aiquali alcuni di noi si sono iscrittiper tentare di aprire un reale con-

    tradditorio con chi sta gestendolExpo rifiutando ogni confronto.

    Per quanto ci rendiamo conto che

    le regole del BIE ed i corposi eben individuati interessiimmobiliari, che pesano sulledecisioni dellAmministrazionecomunale, rendano problematicovirare totalmente verso la nostraproposta siamo tuttavia convintiche esistano ampi spazi dimanovra perch si limitino i dannie massimizzino e si rendanoduraturi i vantaggi.Infatti, la crisi economicamondiale che spinge tutti, privati eStati, a un uso pi oculato dellerisorse costituisce una pi chevalida motivazione, di cui anche larinuncia di Milano ad un propriodispendioso padiglione allExpo diShanghai, rappresenta un chiarosegnale.La nostraExpo diffusa esostenibile rappresenta laconcreta proposta di comepotrebbe essere unamanifestazione moderna, non pidi stampo ottocentesco, che simisuri con la crisi economica cheinveste il pianeta e interpreti, nonunicamente come pretesto di

    corpose speculazioni immobiliari,il tema Nutrire il Pianeta.Energia per la Vita.che invecedi grande significato politico eculturale.

    SocietCHE BRUTTA COSA LIDEOLOGIA!

    Guido Martinotti

    Che cosa al fondo questa ideo-logia? , dice Karl Mannheim, u-na bugia di secondo grado: dun-que non una menzogna diretta(che una cosciente manipola-zione della realt) ma una sorta dimenzogna inconscia, un adatta-mento della realt ai propri inte-ressi o a una data visione delmondo, in genere quella dei po-tenti. Sostenere che linsicurezza(cio lo stato in cui esiste un sen-sibile rischio di essere vittima di

    un atto violento o criminale) in

    aumento, unaffermazione ideo-logica. Tanto che chi la sostieneha dovuto inventarsi lidea-cetriolo(Gadda) della insicurezza perce-pita e cio le citt sono pi sicu-re, ma i cittadini si sentono piinsicuri. Bella forza! Sono 20 annia dir poco che la macchina di chista oggi al potere ha strillato che ipericoli urbani aumentano e poi tistupisci che le persone, soprattut-to le fasce pi deboli, i poveri, lepersone sole soprattutto se an-

    ziane, si sentono pi insicure? Vi

    ricordate Charlot e The Kid? Il ra-gazzino andava avanti e spacca-va i vetri con la fionda e poi arrvvaCharlie Chaplin a vendere i vetri.Pi o meno la stessa cosa, soloche i vetri che vengono vendutioggi sono spesso solo dei fogli diplastica che tolgono la luce e nonriparano alcunch. Sia detto, peronest e completezza, che anchele classi dominate hanno loro vi-sioni del mondo accomodanti(siamo tutti eguali) ma queste si

    chiamano tecnicamente utopie e

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    hanno almeno la funzione di pro-muovere le speranze invece diquella di fomentare le paure.

    Lideologia dominante oggi, in unasociet interamente controllatadai meccanismi di consenso, lipocrisia. Non importante ciche , ma ci che vi facciamocredere. Leconomia va male, machi lo dice un traditore, il Gover-natore della Banca dItalia diventaun nemico, lISTAT un istituto didisfattisti, lUE, che ha i suoi pa-rametri. uno straniero ostile e lastampa internazionale, inutile dir-lo, una cospirazione comunista. Sidice, occorre ottimismo: s, va be-ne, ma lottimismo non deve esse-re paranoico. Va bene il pep talkdegli spogliatoi, ma ha un sensosolo se prima la squadra ha com-perato i giocatori giusti ed beneallenata, altrimenti c solo da ri-dere (o da piangere).

    Se lobiettivo non pi vincere lapartita, ma far credere che si vin-cer la partita, siamo in una con-dizione psicologica anormale, ma-lata. Mussolini si rifiut di attivareil razionamento per non turbare ilconsenso degli italiani, un anno

    dopo tutti gli altri paesi belligeran-ti, alleati o meno. Il risultato fuquella catastrofe della borsa nerache tutti gli italiani dalla mia et insu hanno conosciuto. Un proces-so descritto magistralmente in DeProfundisdi Satta.

    Ancora nel bene addentro al con-flitto Mussolini importunava petu-lantemente lalleato tedesco peravere acciaio, cemento e altro(con domande ridicole: una a-vrebbe richiesto linvio di 1700

    treni) e ai tedeschi che gli obietta-vano che stava gettando migliaiadi tonnellate di cemento e acciaioper costruire inutili Case del Fa-scio, rispose che non poteva fer-marsi perch aveva gi dato gliappalti. Ora, Berlusconi non Mussolini e il berlusconismo non il fascismo, e sbaglia chi lo diceconfondendo le idee, ma i duesistemi si reggono entrambi sullamanipolazione delle coscienze aifini di ottenere consenso e su unsistema decisionale che non pre-vede il dissenso dal Capo.

    Questi sistemi, come spiega beneAmartya Sen, lungi dallessere,come pretendono, pi efficientidella democrazia, lo sono meno

    e, soprattutto, non sanno preveni-re i disastri. Il Capo infatti cir-condato da una torma di yes-persons fabbricatori di idee-cetriolo, che mettono in giro comese fossero cioccolatini.

    Il Parlamento vota a grandissimamaggioranza il pacchetto sicurez-za con lidea-cetriolo di far diven-tare reato la presenza clandesti-na. Gnurant! Gnurant! Avrebbedetto il Gasista Anacleto. Cos seun clandestino, invece di essereespulso con un atto amministrati-vo, viene denunciato in base allalegge penale, deve farsi tutti igradi di giudizio e campa cavallo.Vi ricordate il cetriolone-mantraaboliamo il reato di eccesso dilegittima difesa? E bravo! Cosse ammazzi uno che entra in casatua vai diretto per lomicidio volon-tario che un reato molto pi gra-ve. Fatta la legge (ma non ci pen-sano prima?) si scopre che tutto ilsistema delle badanti va in tilt.

    E siccome non possiamo affidare

    decine di migliaia di vecchietti allaRonde Padane, Maroni inventa ilcetriolone della non retroattivit, ilPadre di tutti i cetriolini e fa an-che lo spiritoso dicendo che losanno anche gli studenti di primoanno. Certo se la clandestinitfosse un atto o un comportamen-to, daccordo: chi ha commessoquesto reato una volta non puessere colpito oggi per quel cheha fatto ieri. Ma la clandestinit uno stato che si prolunga neltempo. Ero clandestino ieri, lo so-

    no oggi e lo sar anche domanise non mi danno le carte. Le leggirazziali non avevano bisogno diessere retroattive, colpivano apartire da un certo punto in poi,tutti coloro che erano ebrei (co-munque definiti, ma questo unaltro discorso) e non che potes-sero dire da oggi in poi non sonopi ebreo.

    Lo stato di clandestino e come lostato di essere ebreo, oppureMandingo o Bant, Pheul o Ber-bero o Rom, oppure anche un pocoglione: la retroattivit non

    centra. Una legge che volesseliberarci dai cretini un po coglioni,il vaste programmeche De Gaullenon ebbe animo di intraprendere,

    ma che migliorerebbe molto lavita, violerebbe molti principi giu-ridici, ma non quello che impedi-sce la retroattivit. Se si stabilisseche i cretini un po coglioni, (com-provatone lo stato in base a loroatti inconsulti) non potessero, peresempio ricoprire cariche pubbli-che o essere eletti Parlamento, ladisposizione avrebbe valore dalmomento della promulgazione,senza necessit di ricostruire lacretinaggine passata del sogget-to.

    La verit che gli immigrati e illoro vero o supposto impulso allacriminalit e contributo allinsi-curezza, sono stati soprattutto undetonatore dellinefficienza dellostato italiano, uno stato capace difare la voce grossa soprattuttocon i deboli. Con lindividuazionedel capro espiatorio negli immi-grati ci si allontana sempre pi dalmiglioramento degli apparati am-ministrativi, sovraccaricandoli dicompiti inutili e simbolici, aumen-tando lo tsunami delle carte, sca-

    ricando sulla polizia compiti di as-sistenza sociale, che svolge inevi-tabilmente male, ampliando lareadelle illegalit e delle sinergie chevi si sviluppano. E ovviamenteaumentando linsicurezza, quellavera. Sarebbe potuta essereunoccasione doro per rafforzareil nostro apparato amministrativoe renderlo pi efficiente e ancheumano, affiancando allazione dipolizia investigativa e repressiva,apparti di accoglienza, orienta-mento, disbrigo pratiche ammini-

    strative.Gli stati Uniti, che sono un paesedimmigrazione di lunga datahanno un potente ImmigrationOffice, noi che siamo inevitabil-mente diventati un paesedimmigrazione, stiamo affrontan-do il problema con strumenti ottu-si, costosi e poco efficienti, cheampliano invece di restringere lafrattura tra cittadini (immigrati enon) e organi amministrativi, tracui quelli di polizia. Intanto i centridi accoglimento (quelli veri, non ilager) dintegrazione e socializza-zione dei nuovi venuti sono stati

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    via via smantellati. Se vogliamodavvero affrontare il problema oc-corre innanzitutto cambiare la te-sta di chi comanda, e soprattutto

    smetterla con il continuo allarmeverbale cui fanno seguito provve-dimenti inefficaci e dannosi.Limmigrazione un problema,

    non pu essere risolto con le spa-rate propagandistiche che stannodavvero stancando.

    Dal PalazzoNON TUTTE LE CORNA SONO UGUALI

    Admin

    Dai giornali di sabato 4 luglio2009: Fa le corna in Parlamento,via il ministro dellEconomia.Tranquilli, non siamo in Italia. Siparla di Manuel Pinho, ministroportoghese, che con quel gesto

    irriverente ha replicato alle accusedel portavoce del Partito comuni-sta Bernardino Soares. Il caso,scoppiato gioved, si trasforma-to subito in uno scandalo. Cos ilministro ha ritenuto di dare le di-missioni, subito accettate dalpremier socialista Jos Scrates.Da noi, tuttaltra musica. In Par-lamento si pu sventolare uncappio, mangiare mortadella. Danoi si pu avere un premier che sifa fotografare mentre fa le corna.E chiss cosa ci toccher vedere

    ancora, nei giorni del G8.* * *

    Irrefrenabile nella sua voglia dicomparire, lassessore alla Cultu-ra Massimiliano Finazzer Flory hadeciso di esibirsi anche per stra-da. Lo far sabato 11 luglio, alle21.30, in piazza San Giorgio. Sa-r la voce narrante di uno spetta-colo che fa parte della rassegnadi Performing art che per una set-timana affoller via Torino di mu-sicisti, artisti e clown. Tema dellanarrazione di Mff: Elegia per una

    citt. La citt Milano. Purtroppoper noi e per i nostri figli.

    * * *Intanto che ci prepariamo allenuove performance dei nostri eroi,ecco come raccontano la settima-na appena trascorsa i comunicatistampa di Palazzo Marino.

    PIE VELOCE - Milano, 25 giugno2009 In una realt freneticacome la nostra, importante im-parare a fermarsi ha detto Mauri-

    zio Cadeo, assessore allArredo,Decoro urbano e Verde.

    * * *MILANO-FIRENZE-ROMA - Mila-no, 29 giugno 2009 La nostracitt ha un patrimonio di chiese e

    abbazie, ricco di fascino e tesoridarte tutti da scoprire che se a-deguatamente valorizzati e pro-mossi possono rappresentare uninteressante itinerario religioso alpari di quelli di Roma o Firenzecommenta lassessore al Turismo,Marketing territoriale e IdentitMassimiliano Orsatti.

    * * *FLORYLEGI 1 - Milano, 29 giu-gno 2009Milano, una citt chesempre pi guarda fuori dai confi-

    ni nazionali, nella logica diunExpo culturale ha commentatolassessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer Flory.FLORYLEGI 2 - Milano, 1 luglio2009 Adottare una via significapensare alle strade di Milano co-me palcoscenici per raccontare lavita e la verit della citt ha dettolassessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer Flory.FLORYLEGI 3 - Milano, 3 luglio2009 Milano e Roma rappre-sentano oggi il sistema Italia e lacapacit di attivare nuovi mecca-

    nismi di collaborazione ha evi-denziato lassessore alla CulturaMassimiliano Finazzer Flory.

    * * *GRANDI EVENTI - Milano, 29giugno 2009 - Da domani, marted30 giugno, fino al 3 luglio sar al-lestito nel cuore della citt lHarryPotter Truck. A bordo del pul-lman curiosi e appassionati po-tranno ammirare i costumi indos-sati nel film dal professor Dum-bledore e da Harry Potter stesso;

    gli strumenti di magia, tra cui la

    Firebolt, il manico di scopa piveloce del mercato, e altre coseancora.

    * * *MILANO SANREMO - Milano, 30giugno 2009 Gilberto Gil un

    mito della musica, una tra le vo-ci pi note dellAmerica Latina,una grande personalit della cul-tura brasiliana, capace di farsiportavoce di valori universali, neiquali Milano si riconosce e chevogliamo contribuire ad affermarenel mondo. I suoi concerti sonosempre una festa, un condensatodi gioia e di energia ha conclusoil Sindaco Letizia Moratti.

    * * *TIRARE A CAMPER - Milano, 1

    luglio 2009La vacanza in cam-per rappresenta un nuovo mododi fare turismo, che coniuga vogliadi conoscere luoghi nuovi e sensodi libert con la necessit per mol-ti di contenere i budget di spesa,soprattutto in periodi di crisi comequello che stiamo attraversando,ha detto lassessore al Turismo,Marketing territoriale e IdentitMassimiliano Orsatti.

    * * *QUESTIONS QUESTIONS - Mi-lano, 2 luglio 2009 In questa

    sfida mi sono continuamente do-mandato da cosa partire. Dallaricerca di unidea? Di una visio-ne? Ma quale idea, quale visione?E poi, per quale Milano? E comepensare al domani di Milano aprescindere da ci che Milano?. Lo ha detto lassessore alloSviluppo del territorio Carlo Mas-seroli.

    * * *STELLA DI LATTA - Milano, 3 lu-glio 2009Dal 2003 a oggi sonostate inviate al Centro di via De

    Calboli ben 150 cause ha ev i-

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    denziato il vice Sindaco e asses-sore alla Sicurezza Riccardo Mar-shall De Corato.

    * * *

    REPETITA IUVANT - Milano, 3luglio 2009 Con questa iniziati-va ha detto lassessore alloSport e Tempo libero Alan Rizzi

    il Comune ha voluto ripetere

    lesperienza positiva dello scorsoanno offrendo ai frequentatoridellarea delle Colonne attivit d i-verse e intrattenimento serale per

    il periodo estivo.

    LETTERAA PROPOSITO DELLANTIBERLUSCONISMO

    Maurizio Mottini

    Non credo di far parte della clas-se politica della sinistra, eppureanchio diffidodellantiberlusconismo. Non sonodaccordo su parte delle cose det-

    te da LBG nellarticolo Il popolodi sinistra soffre: da molto nelloscorso numero di Arcipelago.E cerco di spiegare perch.Non mi pare chelantiberlusconismo abbia semprepi i contorni dellantifascismo.Perch Berlusconi non fascista.Non intende usare la forza peraffermare il suo potere. Non vuoleeliminare le elezioni. Anzi! Vor-rebbe farne di pi. E la cosa chesa fare meglio. E certo tentato daquella che De Tocqueville chia-mava la tirannia della maggio-ranza come rischio della demo-crazia. Ma lui desidera il consen-so, ambisce ad essere amato.Vuole essere il preferito dallamaggioranza dei cittadini. In fon-do un venditore che gode nelpiazzare la sua merce.E disposto a fare leggi ad perso-nam, mal sopporta e vuole con-tenere il potere degli organi dicontrollo, come molti altri politici insofferente del ruolo della stam-pa, ha una concezione da im-prenditore, da padrone,

    nellesercizio del potere di Presi-dente del Consiglio. Afferma connoncuranza che il suo Consigliodei Ministri agisce rapidamentecome un consiglio di amministra-zione di una societ. Tutti com-portamenti, pulsioni, desideri, ecc.che trovano tuttavia larga com-prensione in una societ che malsopporta le lungaggini dei proce-dimenti legislativi e amministrativi,di una pubblica amministrazioneingiusta perch spesso inetta, diuna democrazia mal funzionante,

    lenta ad agire anche in situazioni

    gravi, che non in grado neppuredi rispettare gli esiti democratici direferendum abrogativi.Per essere veramente antiberlu-sconiani bisogna capire le ragioni

    della sua presa su tanta opinionepubblica, e non farne il simbolo,licona di tutti i vizi italici.Berlusconi non abbastanza

    ripugnante per certi palati fini del-la classe politica della sinistra chepreferiscono lo sterco della destraper il futuro desco: questo ildistillato della linea di Antonio DiPietro. Che in realt usalantiberlusconismo, o megliolindignazione per certi compor-tamenti pubblici ed anche privatidel Cavaliere, non per proporreuna alternativa ma solo per invet-tive, per sparate propagandisticheal solo fine di farsi largonellelettorato di sinistra.Che propone ad ogni pi sospintovoti di sfiducia in Parlamentoquando sa benissimo che Berlu-sconi ha unabbondante maggio-ranza che li respingerebbe sotto-lineando la sua forza.. Che racco-glie le firme per un referendum sullodo Alfano sapendo la crisi in cuiversa questo istituto di democra-zia diretta (Ha persino rovesciatola sua posizione sul referendum di

    qualche settimana fa, per il qualeaveva raccolto le firme! Solo perfare una cosa opposta al PD) Peravere spazio sui media non rinun-cia neppure ad attacchi strumen-tali e infondati al Presidente dellaRepubblica.Di Pietro fa del tema della giusti-zia non un tema politico su comerimediare ad una crisi gravissima,ma una bandiera, un mito politicocontro Berlusconi. Forse anchequi occorre una riflessione. Lamagistratura italiana ha avuto

    grandi meriti e molte vittime nella

    lotta al terrorismo ed alla mafia.Ha svolto anche un ruolo positivodi contrasto alla corruzione, siapure a volte nel passato con me-todi discutibili.. Tuttavia si deve

    anche riconoscere che il sistemagiudiziario italiano lentissimo,arriva sempre tardi e quindi in-giusto. Insomma un disastro siain campo civile che in campo pe-nale. Forse una responsabilit perquesta situazione, magari picco-lissima, lavranno pure anche unaparte dei magistrati.

    Se Di Pietro il campione,lalfiere dellantiberlusconismo ec-co perch lantiberlusconismo,come linea politica non pu as-solvere la funzione di minimo co-mun denominatore della sinistra,non serve per attutirne la schizo-frenia (che certo esiste) e ricon-durla ad unit strategica (che cer-to manca).Il comun denominatore invece cercare e trovare laccordo su co-sa necessario al paese, e fareuna battaglia senza sosta, giornoper giorno, su come rimediare aiguasti recenti ma anche passati,del mal funzionamento delle isti-tuzioni, delle pubbliche ammini-strazioni, dellenorme debito pub-blico, della scarsa produttivit del

    sistema economico,dellinsufficienze gravidellUniversit e della Ricerca, deldepauperamento dellambiente edel patrimonio culturale del siste-ma paese, dellaffievolirsi dellospirito pubblico.Occorre battere Berlusconi per-ch, come stato detto recentis-simamente, non cerca il consensoper governare, ma vuole il gover-no per il consenso che pu dare.Bisogna dimostrare con le propo-ste che non vuole fare le riforme

    di cui il paese ha bisogno, perch

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    insieme ai suoi alleati agita certitemi, come la sicurezza, anzichrisolverli. Ma poi la sicurezza nonsanno costruirla. Forse addirittura

    non la vogliono, cos possono ge-stire le ricorrenti campagne agita-torie.Berlusconi e i suoi ministri diconoche la crisi non c , che c menoche altrove, che presto passer,che bisogna essere ottimisti. Per-ch sono incapaci di affrontare ledecisioni, magari dure ma neces-sarie, per il superamento del dop-pio mercato del lavoro con un si-stema di protezione sociale iniquo(met protetti e met no). Comecorreggere un sistema previden-ziale che assorbe troppe risorse e

    dar poco in futuro, mentre la vitacontinua ad allungarsi e sono ne-cessarie altre forme di socialit edi assistenza. Come garantire un

    sistema fiscale che incoraggi tuttele imprese e gli investimenti,sconfigga levasione, sia perequa-to ed effettivamente progressivoper i redditi personali e delle fa-miglie. Come realizzare un siste-ma giudiziario che funzioni comeservizio pubblico, con tempi certi,rapidi e che quindi non sia pi sot-to accusa nellUE. Come garantirescelte moderne per i diritti civili erispettose della laicit dello stato.Come garantire lo sviluppo soste-nibile, la riduzione della dipen-denza dal gas e dal petrolio, la

    riqualificazione dellambiente na-turale ed urbano. Come ricostruirela fiducia dei cittadini nelle istitu-zioni, nellutilit per tutti del rispe t-

    to delle regole, nel funzionamentodella democrazia.

    Tutte cose che Berlusconi non sa,non vuole o non pu fare.E invece deve essere la sinistraad affrontare questi temi, co-struendo una strategia, un partitodemocratico forte che cerca alle-anze solo per accordi seri e dilunga lena. Insomma unefficace,determinata e insistente lotta aBerlusconi ed alla sua alleanzapopulista di destra.

    Citt

    UNA NUOVA DESTINAZIONE PER SAN VITTORE

    Edoardo Szego

    La situazione generale nel nostro Pa-

    ese e nella nostra citt ci offre spesso

    situazioni che inducono al pessimi-

    smo, soprattutto per quanto attiene i

    valori etici e del convivere civile.

    Non negli scopi di questa nota, di-lungarsi sullelencazione dei fattori

    degradati; sar sufficiente ripercor-

    rere mentalmente gli eventi che, an-

    che se emersi in modo cos dirom-

    pente negli ultimi 15-20 anni, lasce-

    rebbero facilmente pensare a un ra-

    dicamento antico che giustifica

    lanzidetto pessimismo.

    In particolare ci che preoccupa un

    degrado morale sia a livello di Istitu-

    zioni e di organismi operativi pubbli-

    ci, sia a livello privato, tale da legit-

    timare una diagnosi di diffusa assen-za del comune senso di moralit;

    limmoralit ormai diventata feno-

    meno di costume.

    Non si allude alla grande ed efferata

    criminalit solitamente riconducibile

    a fasce fortunatamente ristrette del-

    la societ e pi o meno fisiologica

    anche in nazioni ad alto grado di svi-

    luppo civile.

    Si allude ad una immoralit di fondo

    che la base di illegalit oggettive,

    lesive del singolo individuo e della

    collettivit, da noi diffusa fino a di-

    ventare consuetudine tollerata, di-

    sinvoltamente adottata come via al

    successo, al benessere, alla felicit;

    come surrogato allimpegno profes-

    sionale e al serio lavoro; limmoralit

    che sta alla base della corruzione,

    concussione, truffa in generale, eva-sione fiscale, spaccio al dettaglio di

    droga, sfruttamento del debole, sia

    esso un minore o un diverso, omis-

    sione in atti di ufficio, e via dicendo.

    E proprio il grado di diffusione di

    tale immoralit che costituisce il

    principale limite allefficacia risoluti-

    va della sola azione repressiva, sep-

    pur giusta, dovuta e imprescindibile.

    Come le grandi epidemie, o le malat-

    tie endemiche, non sono mai state

    debellate solo con la cura dei casiconclamati, ma piuttosto con la pre-

    venzione e le vaccinazioni sugli indi-

    vidui ancora sani, cos limmoralit a

    cui ci riferiamo va affrontata con una

    sorta di prevenzione e vaccinazione

    rivolta soprattutto ai giovani. E cer-

    tamente uno dei pi importanti fat-

    tori di prevenzione e vaccinazione

    contro il radicamento dellimmoralit

    la diffusione della cultura in senso

    ampio, ossia la creazione di humus

    culturale; cultura e non semplice-

    mente scolarizzazione. E sotto gli

    occhi di tutti infatti che corruzione,

    concussione, evasione fiscale, truffa

    e simili, sono stati perpetrati in gran

    parte da individui a buon livello,

    quando non alto, di scolarizzazione

    ma certamente con basso livello cul-

    turale (vedi Tangentopoli).

    Non v dubbio quindi che in Italia

    urgente investire di pi in cultura:

    linvestimento a pi alto ritorno in

    termini di sviluppo etico, sociale e,

    infine, economico.

    Non per, o perlomeno non solo,

    investimenti in programmi e struttu-

    re dedicati alla fruizione di eventi

    culturali - cultura passiva - ma so-

    prattutto quelli dedicati alla creazio-

    ne e alla formazione di futuri opera-

    tori di cultura - cultura attiva.

    Si pensa ad un programma che possa

    opportunamente coniugarsi con la

    necessit di dare una risposta intelli-

    gente ad un altro problema verso il

    quale c stata e c tuttora, troppa

    disattenzione, ossia il riutilizzo delle

    aree dismesse e da dismettere, so-

    prattutto quelle che insistono su a-

    ree urbane o nelle immediate vici-

    nanze.

    Unoccasione, uneccezionale occa-

    sione, per coniugare queste due esi-

    genze, ossia arricchire la citt di

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    strutture atte allo sviluppo di cultura

    attivaattraverso lutilizzo intelligente

    di aree e strutture urbane da dismet-

    tere dalle loro attuali funzioni, data

    dal Carcere di S. Vittore.

    Di questa struttura infatti, da tempo

    e da pi fonti, anche ufficiali e istitu-

    zionali, stato denunciato lelevato

    degrado funzionale, e gli alti costi di

    ristrutturazione non si giustifiche-

    rebbero essendo la sua ubicazione

    non pi rispondente ai moderni cri-

    teri di ubicazione dei carceri.

    Laddove invece egregiamente si pre-

    sterebbe per una ristrutturazione /

    riqualificazione, indirizzata alla crea-

    zione di un grande Centro Culturale,

    tenendo presente la sua ubicazione

    nel centro cittadino, quindi di facile

    fruizione, e la sua particolare struttu-

    ra architettonica a sei braccia, ognu-no dedicabile ad una specifica attivi-

    t artistica (danza, pittura e scultura,

    musica, scenografia, teatro, cinema),

    ognuno con spazi dedicati alla didat-

    tica, alla sperimentazione / creazio-

    ne, ed infine alla rappresentazione.

    Si pensa ad un Centro organizzato

    con interscambi, sia a livello docente

    che discente, con analoghi Centri

    altamente qualificati di altre nazioni;

    un Centro di eccellenza a livello di

    Accademia equiparata a corso uni-

    versitario, dove siano previsti anche

    eventi di grande richiamo (festival,

    concorsi internazionali, premi), ge-

    mellati laddove possibile con eventisimili, soprattutto stranieri.

    Un Centro qualificato dalle strutture,

    dai programmi, dallo staff docenti, e

    quindi in grado di conferire prestigio

    ai diplomi di laurea da esso rilasciati.

    Unoperazione assumibile a simbolo

    del riscatto delluomo dal pi basso

    gradino del suo degrado morale (il

    carcere) alle pi alte espressioni

    dellanimo e dellintelletto.

    Ambiente e scienzaABBADO, ALBERI E MODELLI DI CITTA

    Alessandra Tami

    Claudio Abbado ha chiesto, pertornare a suonare a Milano, chevenissero piantati tanti alberi. Elamministrazione provinciale ha

    iniziato a lavorare in quel senso.Ma ci sono state anche voci fuoridel coro, che non hanno capitoquesta richiesta. Probabilmentesono le persone che non hannomai avuto il privilegio di sentire unconcerto diretto da Abbado, an-che perch per sentire Abbadobisogna viaggiare e ascoltarlo inaltre sedi di teatro, sia in Italia siaallestero. I suoi concerti fannosempre il tutto esaurito e questo il primo punto da considerare: leelevate esternalitpositive che unevento musicale ha sullambientevicino, esternalitche spesso nonsono considerate quando si valu-tano progetti per finanziare teatrie altre manifestazioni culturali. Ilmaestro Abbado attira spettatorida lontano che per sentire i suoiconcerti viaggiano e quindi per-nottano nella localit, mangianofuori, per partecipare alleventoscelgono spesso di mettere vestitieleganti: tutti elementi da conside-rare perch favoriscono le struttu-re ricettive del luogo.

    Secondo punto: il maestro Abba-do ha fondato orchestre giovanili,orchestra Mozart e altre, e in que-sto modo sostiene i giovani che

    hanno affrontato lo studio dellamusica e quindi prepara loro unfuturo. In un periodo in cui si di-scute del finanziamento degli entimusicali, si dovrebbe tener pre-senti anche questi effetti positivi,che non sono quantificati nei bi-lanci degli enti ma ne giustificanolesistenza. La musica un benedi relazione che contribuisce albenessere dellindividuo e quindialla creazione di quel capitalesociale che assicura anche il be-nessere di una collettivit, benes-sere come bene comune che do-vrebbe essere considerata nellescelte politiche.

    Il grande prodotto concorrente il calcio, che ha bilanci milionarima che ugualmente pesa sullacollettivit: chi paga le forze di po-lizia che devono assicurarelordine pubblico prima, durante edopo le partite? Anche questespese, vere esternalit negative,non sono considerate nei bilancidelle societ sportive, che quindinon indicano il vero valore gene-

    rato per la collettivit. E qui op-

    portuno parlare di alberi. Siamosicuri che il calcio debba esseresolo passivo? Al posto dei grandistadi non sarebbe meglio favorire

    lo sport attivo da parte di tanti?Ma dove farlo se a Milano le areeverdi sono praticamente introvabi-li.

    Parlare di alberi a Milano significaquindi immaginare una citt cheabbia non solo case, con il lorogiardinetto, ma anche spazi aper-ti, dove i giovani si possano in-contrare, giocare, riposarsi, in-sieme agli altri abitanti. Quandoero ragazza i giovani potevanogiocare in strada, cerano areelibere; ora in zona Solari c unparco ma sottodimensionatorispetto alle esigenze della zona.E un bel parco, in cui un architet-to intelligente ha ricavato unospazio recintato in cui si pu gio-care a pallone senza disturbare, un parco con spazi recintati perbambini e per cani, e nei giornibelli affollatissimo, tipo scatolettadi sardine.

    Purtroppo nel futuro non si vedenulla di nuovo. I progetti parlanoancora di costruire case, di dedi-

    care alledilizia anche le aree di

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    San Siro, di eliminare le ultimecascine che circondano Milano.Ma ci si rende conto che cos sicostruisce una citt invivibile? E

    una citt dove si sta male, dovenon ci sono aree di incontro be l-le, che non abbruttiscano chi lefrequenta. Chiedere alberi per Mi-lano significa chiedere una citt amisura duomo, cio di bambino.

    Per Milano serve un grande pro-getto, ma un progetto non di spe-culazione, ma di riqualificazione diaree per venir incontro ai suoi cit-tadini pi giovani. I progetti in cor-so prevedono la costruzione dicase dal costo per mq di 5000 -7000 euro: la mia domanda : seil primo stipendio dei giovani di1000 euro, mentre, per riconosce-re la giusta remunerazione a chiinveste in case, laffitto anche diun bilocale non potr essere infe-riore a 800 euro, chi abiter quellecase? Se lo stipendio iniziale di1000 euro (sono sempre due mi-lioni delle vecchie lirette!) comefanno i giovani a mettere su ca-sa? Ora si parla di housingsocia-le ed importate intervenire.

    Leffetto della speculazione edili-zia di Milano di togliere verde edi costruire case troppo costose,con la nefasta conclusione del-

    labbandono di Milano da partedelle giovani coppie, dirette versoabitazioni nellinterland, dove lacasa costa meno. Non solo, que-sto comporta anche la caduta del-la natalit con le conseguenzerelative in termini di sostenibilitdei sistemi pensionistici.

    La conseguenza di queste scelteedilizie sono per la cementifica-zione della Brianza, dove rima-sto solo qualche campo, con ef-fetti deleteri sul microclima e sulcapitale sociale di molte aree.Chiedere agli amministratori dipensare a una citt vivibile, checonsideri esigenze dei giovani edei meno giovani la sfida cheAbbado ha posto con la sua ri-chiesta di alberi.

    Laltro grande tema di Milano lamobilit. Si continua a parlare diautostrade, per Malpensa e nonsolo. Io vorrei sapere se i politicihanno mai volato: come si fa do-

    po otto ore di volo a mettersi inmacchina e guidare? Le altre citteuropee, che hanno laeroporto,hanno il treno che corre spesso

    sotto la pista degli aerei e checonsente di raggiungere i centridelle citt senza fatica. Questosuccede a Bruxelles, e non solo.Invece a Milano si parla di Pede-montana e la ferrovia Milano-Monza- Molteno, la linea ferrovia-ria che passa per le principali cit-tadine della Brianza, compresoMacherio, dove passer la Pede-montana, ha un binario unico!

    Milano brutta. Intere aree do-vrebbero essere ricostruite. Lamia speranza che si intervengal dove stato costruito in passa-to e che pu essere riqualificato,senza occupare nemmeno un me-tro di aree ancora verdi. Abbiamobisogno di verde, di alberi, di pratiin cui stare e perch no, coltivarefiori, verdura, godere dello stareassieme, senza essere abbruttitidal grande fratello o spettacolisimili.

    Quindi alberi, alberi, alberi.

    EconomiaEFFETTI DELLA VALORIZZAZIONE IMMOBILIARE

    Mario De Gasperi

    Questo ragionamento riguarda ilcomportamento delle amministra-zioni locali nei suoi effetti sul go-verno del territorio. C poi un altroaspetto significativo che riguardagli effetti dellazione dei comunisulleconomia. E qui necessaria-

    mente il discorso pi complesso.Il punto di partenza sempre ilsuolo nella sua doppia accezionedi capitale fittizio e bene flessibile.La flessibilit del valore del suoloconsente in qualche modo ai co-muni di emettere moneta, ma inuna forma molto particolare.

    Lanalisi keynesiana ancora digrande utilit. A differenza deglieconomisti tradizionali Keynesconsidera i processi reali presentinel mondo economico. E proprio

    attraverso lanalisi dei processi

    reali che Keynes arriva a concepirela moneta come velo del finanzia-mento tra lattivit reale e il pos-sessore della ricchezza. Inuneconomia con un sistema finan-ziario sofisticato, il velo del finan-ziamento comprende molti pi

    strumenti finanziari di quanti necomprenda qualsiasi limitato oanche esteso concetto di mone-ta. In particolare, la visione di Ke-ynes della moneta come finanzia-mento significa che la monetaentra nello schema economico inmodo essenziale e peculiare.Ci in netto contrasto con la teo-ria economica classica e con lateoria neoclassica tradizionale dioggi poich in ambedue le teoriedella moneta non influenzano ilcomportamento essenziale dellec-

    onomia.

    Tra gli strumenti compresi nel velodi finanziamento legittimo com-prendere le recenti innovazioni dicarattere finanziario del settoreimmobiliare e anche, in generale,lattivit concessoria dei comuni.

    Questultima si molto trasformatanel tempo e ha subito innovazionisignificative che non vengono pre-se in considerazione per quantoriguarda gli effetti monetari proba-bilmente solo perch lattivit deicomuni non viene presa in esamedagli economisti nei suoi effetti ag-gregati. Ma forse la crisi finanziariaattuale suggerisce che tempo dicolmare questa lacuna.

    E dunque allinterno di una speci-fica contrattazione che riguarda il

    valore del suolo, ridotto a puro as-

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    set finanziario, che endogena-mente si determina la quantit dimoneta.Questo specifico modo di creare

    moneta attraverso la valorizzazio-ne del suolo ha una caratteristicapeculiare rispetto al normale meto-do creditizio. Se i debiti sono ver-so le banche, i pagamenti chesoddisfano gli impegni di debitodistruggono moneta. In uneco-nomia capitalistica normalmentefunzionante, dove la moneta co-stituita principalmente da debitiverso le banche, viene continua-mente creata e distrutta moneta.Viene creata moneta quando labanca concede un finanziamento,viene distrutta moneta quando i

    prestiti vengono restituiti. Lattivitconcessoria dei comuni, invece,poich non si basa sullapertura diposizioni di credito, crea lillusione

    che sia possibile creare monetasenza che si debba mai distrugge-re moneta. In pratica si pensa che,a differenza di quanto avviene nel-le normali transazioni creditizie, laconcessione di determinate volu-metrie edificatorie non abbia costin per il concedente n per il con-cessionario, ma solo vantaggi pertutti.

    E questo in effetti vero se consi-deriamo i due soggetti come sem-plici contraenti isolati, ma non picos vero se andiamo a considera-

    re gli effetti della finanziarizzazionedel suolo sulla comunit civile nelsuo insieme. Questa pu anchenon interessare alloperatore eco-

    nomico che, in quanto tale, ha as-sunto il rischio come variabile dellapropria attivit, ma tuttaltro cheirrilevante per unamministrazionecomunale, che rappresenta appun-to una collettivit i cui interessi an-drebbero tutelati proprio in quantointeressi della comunit stessa. Inaltri termini, se il suolo viene tratta-to come capitale fittizio e flessibile,i possessori e i concessori posso-no trarre vantaggi individuali, macome membri e rappresentanti del-la comunit probabile che fini-scano con perdere anchessi.

    Arte e CulturaFONDAZIONE CARIPLO: UNA COLLEZIONE DI ECCELLENZA

    Silvia DellOrso

    Chi ha detto che per rendere ac-cessibile e fruibile una collezionedarte sia necessario metterla inmuseo e, ovviamente, aprire

    questultimo al pubblico? Sarche ultimamente i musei si vannopericolosamente moltiplicando (egi lItalia ne conta oltre 4mila!),ma appare cos suggestiva, tradi-zionale e innovativa al tempostesso la strada intrapresa dallaFondazione Cariplo, che non sipu non guardarla come a un e-sempio da imitare.Una collezione la cui forza soprattutto lOttocento (di arealombarda, ma non solo) che in-clude 767 dipinti, 116 sculture,oltre a 51 tra oggetti e arredi non sterminata, ma pone indubbia-mente qualche problema di con-servazione, catalogazione e valo-rizzazione. Fermo restando che laCa de Sass in via Monte di Piet,e Palazzo Mezi dEril in via Manin,sede della Fondazione, non han-no spazi per esposizioni perma-nenti e che le opere sono in partedisseminate nelle sale e in partecustodite nei caveaux: dunquetotalmente inaccessibili nel loroinsieme. Senza contare che moltedi esse sono spesso in prestito

    per mostre.

    Non restava che metterla on line,la qual cosa non sarebbe di pers una gran trovata, o quantomeno una novit, se non fosseper le peculiarit di Artgate, il sito

    Internet (www.artgate-cariplo.it)studiato ad hoc per soddisfare lebrame degli studiosi, ma senzascontentare anche chi ha minoripretese.

    Quel sito molto meglio diunenciclopedia o di un catalogotradizionale, assicura GiovannaGinex che non potrebbe pensarladiversamente, visto che lha cura-to insieme a Domenico Sedini,riesaminando una a una tutte leopere, alcune studiandole ex no-vo e aggiornandole sotto il profilodegli studi storico-critici. Ma il ri-scontro, in questo caso, allaportata di tutti, soprattutto perchArtgate, non come spesso suc-cede nei siti di collezioni e musei,una semplice vetrina. Il percorsopi approfondito, quello dellaCollezione on-line, facilmentenavigabile (bench talvolta un polento) sia per quanto riguarda laricerca su singole opere o artisti,con rimandi circostanziati confron-tabili in tempo reale via via che sileggono le schede, sia utilizzando

    alcune delle parole chiave, come

    naturalismo, Risorgimento, pitturadi genere, ognuna delle quali rin-via a itinerari specificisullargomento.A oggi sono circa 250 le opere

    dotate di una scheda ragionata,segnalata con unicona a forma dilibro aperto, ma lobiettivo finale,Fondazione decidendo in tal sen-so, predisporla per tutte. co-munque gi appagato coslutente non addetto ai lavori chepotr addentrarsi nella Galleriavirtuale, pensata come un rapidopercorso di visita attraverso leopere pi rappresentative. Checoincidono per lo pi col volumet-to Una collezione deccellenza(Skira) in cui i curatori, in assenzadi un progetto collezionistico uni-tario, ricostruiscono per le vicen-de collegate allacquisizione dimolti pezzi e danno conto di alcu-ne delle scoperte effettuate incorso dopera.

    il caso del bellissimo AntinoodiAntoniano di Afrodisia, un basso-rilievo ricordato da MargueriteYourcenar in appendice alle Me-morie di Adriano, di cui si appu-rata la provenienza: approdatoalla Fondazione Cariplo attraver-so il banchiere Arturo Osio, raffi-

    nato collezionista di antichit,

    http://www.artgate-cariplo.it/http://www.artgate-cariplo.it/http://www.artgate-cariplo.it/http://www.artgate-cariplo.it/
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    nonch fondatore della BancaNazionale del Lavoro. Ma il sitoche si deve consultare se si vuoleconoscere tutto dei 13 gessi di

    Antonio Canova; se si voglionocapire le ragioni dellattribuzione

    certa a Gapard Van Wittel del Te-vere a Castel SantAngelo o dellafigura di Euclide ad Antonio Ci-frondi, ritenuto invece opera di un

    pittore francese attivo in Italia nel600; o ancora se si vuole saper-

    ne di pi della cassetta intarsiatache si rivelata opera di Giusep-pe Maggiolini, o se non ci si rac-capezza tra i tanti Bazzaro e an-

    cora pi numerosi Ciardi, final-mente riordinati per loccasione.

    MetropoliEXPO: ED ECCOCI, IMMANCABILMNTE, ALLE LEGGI SPECIALI E AGLI STATI GENERALI

    Filippo Beltrami Gadola

    Qualcuno direbbe: come da co-pione. Ed infatti gli eventi di que-sti ultimi giorni mettono a luce ladebolezza di fondo, radicata, delCDA preposto a realizzare lExpo.

    Due fatti, apparentemente nonconnessi: il primo, la richiesta daparte di Stanca delle leggi spe-ciali. Gi il termine spaventa; diquali poteri magici sar detentoreil CDA una volta ottenuto questotrattamento di favore?. Ecco, co-me prevedibile, il CDA invoca unacorsia preferenziale come solu-zione ai ritardi organizzativi ac-cumulatisi fino ad oggi. Stanca haforse ragione ed preoccupato: iritardi sono sotto gli occhi di tutti,ma e questo veramente inau-dito ancora non si sono sopite lepolemiche allinterno del CDAstesso, ancora non sono ben de-finite le regole, le nomine e lecompetenze. Nebuloso ancora ilbudget a disposizione e del pro-getto ridotto sbandierato dalSindaco ancora non si sa nulla.Ricordiamoci tutti bene: oggi si

    invocano le leggi speciali non percolmare rallentamenti dovuti aquestioni impreviste o imprevedi-bili di carattere tecnico-costruttivo,o financo di ordine burocratico. Leleggi speciali dovrebbero esserela cura tardiva alla litigiosit,allingordigia e alla fame di poteree poltrone di chi ci amministra e dichi ci ha, cittadini inconsapevoli,trascinati in questo incubo.Senza dimenticare che lExpo nonsar solo padiglioni, vie dacqua ebanchetti di cucina etnica: esiste,

    o dovrebbe esistere qualcuno che

    gi oggi spiegasse ai cittadiniquali saranno i contenuti dellamanifestazione, quali e come sa-ranno affrontati. Insomma ancorasi litiga sul contenitore, o meglio,su chi vi metter sopra le mani,mentre poco o nulla si sa del con-tenuto.

    I litigi, le querelles, i dispetti e idispettucci, le vendette e le inca-pacit gestionali di fondo di que-sto branco di personaggi, questotriste carosello, fatto di yes-menche a turno sfiorano per venir poirimbalzati lontano dalle stanze delfamigerato CDA sono sulle paginedei nostri quotidiani da mesi.Questo, e lo ripeteremo fino allanoia, il motivo del vero ritardocon cui parte la nostra Expo: az-zoppata da una politica miope maaggressiva, con un carico di ritar-do inimmaginabile per una cittcon le (teoriche) ambizioni di Mi-lano, tra la vergogna dei cittadini.Non so cosa ne pensi il resto delmondo, ammesso che ci guardi oche sappia. Del progetto ufficiale

    non vale nemmeno la pena di par-larne pi, non piace, fuori bu-dget, non stato presentato inmaniera onesta e corretta, riem-pie le tasche di pochi ed ha unenorme impatto sul delicato eco-sistema dellarea nord-milanese.

    Laltra fatto invece rappresenta-to dalla indizione degli stati gene-rali. Basta una visita al sito dellaregione Lombardia basta per ren-dersene conto: una gigantescapresa in giro. Si inizia col titolo:

    Milano Expo 2015 inizia adesso,

    per essere avvolti da un mondoidilliaco: per due giorni si svolge-ranno teorici confronti dove glistessi cittadini sono invitati a pre-sentare proposte alternative alprogetto ufficiale, che ovviamentenel sito della Regione non appare.Si immagina, parole loro, di crea-re Un laboratorio di idee per rac-cogliere la sfida di uno sviluppo amisura d'uomo: Nutrire il Pianeta,Energia per la Vita! Il punto e-sclamativo loro.Adesso? Un laboratorio?? E mi siconsenta una parentesi: quandoleggo o ascolto termini come ec-cellenza o laboratorio, gi inizioa sentire puzza di bruciato. Que-sta era, forse, una manifestazioneda proporre due o tre anni fa: qui icasi sono due, o si sta cercandodisperatamente un consenso daparte dei cittadini, o si dimostraplatealmente che un progetto cre-dibile e condivisibile ancora nonesiste. E siamo a luglio, giusto sullimitare del baratro di agosto, me-se in cui notoriamente nulla diconcreto riesce mai a vedere la

    luce. Partiremo e partiranno tuttiverso meritate o immeritate va-canze e del macigno dellExpo sene ricomincer a parlare a set-tembre.

    Nel frattempo, fino alla datadellevento, godetevi lincipit delsummenzionato sito: LExpo2015 comincia dalle tue idee. Lemie? Ma se sono mesi che gruppidi cittadini propongono, scrivono,si battono, protestano a favore diuna Expo alternativa e sono sem-

    plicemente stati ignorati se non

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    irrisi dal sindaco e dal CDA!Com che le mie idee, alla datadel luglio 2009 iniziano a suscita-re linteresse della Regione Lom-

    bardia?E meno male che le scuole sonofinite! Ci scommetterei che un im-becille di turno avrebbe tentato dicoinvolgere i bambini delle ele-mentari a disegnare la loro picco-la Expo a misura di bambino.

    Questi stati generali saranno ve-ramente curiosi, e non vedo loradi leggere con attenzione la rela-zione finale, ammesso che lor si-gnori ne concedano ai cittadini ilprivilegio della divulgazione degliatti. Ci sarebbe da dubitarne. Nel

    frattempo, leggete con attenzioneil sito della Regione, perchlimpressione che se ne ricava quella che lExpo sia ancora tutta

    da rifare.O forse, come detto, saremosemplicemente vittime dellen-nesimo trabocchetto mediatico:per due giorni ci sentiremo cometante mosche cocchiere, convintedi partecipare ad un evento chedavvero avr la capacit di muta-re la storia del progresso econo-mico e culturale di Milano e delmondo, salvo poi veder tirare fuorida un cassetto un progetto (forsenuovo e mai visto) che con ur-genza dovr per forza essere rati-ficato dai soliti due terzi del par-

    lamentino BIE, e in fretta anche perch i tempi sono sempre pistretti.

    E le nostre proposte alternative?E il coinvolgimento dei cittadiniverso un progetto condiviso, e laquestione ancora irrisolta dellalocalizzazione dellevento? Cisentiremo probabilmente rispon-dere Ci spiace troppo tardi, eringraziate pure perch vi abbia-mo concesso il podio di cartonedegli stati generali, per il vostroquarto dora di celebrit e poi ab-biamo ottenuto le leggi speciali.Visto cosa non si fa per voi caricittadini milanesi?.

    RUBRICHE

    Musica

    Questa rubrica curata da Paolo Viola

    Fra le guglie del Duomo

    Chi dice che a Milano non accademai nulla di nuovo non ha avutolavventura di ascoltare uno deicinque concerti che la VenerandaFabbrica del Duomo ha organiz-zato fra giugno e luglio sul tettodella nostra Cattedrale.La magia del luogo allora deltramonto, lo spettacolo delle gu-glie incombenti e leggiadre comequelle dolomitiche (gli stessi colo-ri, come se il marmo di Candogliaavesse la medesima composizio-ne della Dolomia), lo scenario del-la citt vista dallalto sullo sfondodelle Alpi (rosse a ponente e gilivide a levante), quando tuttoquesto si fonde con le note dellamusica di Verdi nasce la sensa-zione di essere su un altro piane-ta, sul migliore dei pianeti possibi-li.C da sperare che queste seratepre-estive del 2009 siano solo

    una prova generale e che la Ve-

    neranda Fabbrica decida di ri-prenderle in settembre e negli an-ni a venire con maggior frequenzae dunque per un pubblico pi va-sto. Per ora sappiamo che ci sarunultima recita il 15 luglio e chela manifestazione rigorosamen-te a inviti (ma perch allora pub-blicizzarla sui quotidiani e ingolo-sire altro pubblico?).

    Dunque siamo sulla copertura

    della navata centrale nonostan-te gli ascensori restano comun-que molti gradini da salire sei-cento posti a sedere spalle allapiazza (il pavimento inclinato,dunque niente sedie ma panchetticostruiti appositamente, senzaschienali), un palcoscenico ad-dossato alla grande guglia dellaMadonnina che tutto vede e ap-prova (forse!) da lass, e un sa-piente gioco di luci artificiali chedialogano con le luci naturali delcielo, del tramonto prima, delle

    stelle poi.

    Del programma presto detto: iquattro pezzi sacri di Verdi (AveMaria, Stabat Mater, Laudi allaVergine e Te Deum) orchestra ecoro dellAccademia delle Opere,concertatore e direttore DiegoMontrone. Molto curiosamente ilprogramma distribuito agli invitatigi annunciava i bis (lOuverturedellEgmont di Beethoven, laVergine degli Angeli con lan-gelica, meravigliosa voce di Do-

    natella Colletti e il Va pensieroverdiani) che sono stati alla finegenerosamente eseguiti anche senon espressamente richiesti dalpubblico. Il quale pubblico, moltoelegante, che evidentemente pro-veniva in gran parte dalle aziendesponsor dellevento (Camera diCommercio, Gestione Fiere, J.P.Morgan, Pozzi-Ginori ed altri),non era molto avvezzo ai concerti,tanto meno di musica sacra, ed inqualche modo era anche intimori-to dalla inusuale e fascinosa si-

    tuazione.

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    Ma veniamo alla musica, dovequalche cosa si pu ancora mi-gliorare a cominciare dallimpa-ginazione del programma; ad e-

    sempio praticamente impossibi-le iniziare a voci ancora freddecon lAve Maria che come si sava eseguita a cappella (per solevoci e senza strumenti) e dunquesenza il supporto dellorchestra;poi forse bisogna evitare partiturericche di piano e pianissimoquando le si devono eseguireallaperto, senza conchiglia e conlinevitabile brusio che sale dallapiazza.Si osservava chiaramente chelottimo coro, magistralmente i-

    struito da Nicola Kitharatzis e for-te di una solida preparazione edesperienza, era spesso a disagioe in sofferenza, non solo per que-

    stioni ambientali ma anche perevidenti problemi musicali; il con-certatore si infatti dimostratomolto pi a suo agio nellEgmont,per sola orchestra, che non nellealtre partiture che prevedevano lapresenza del coro. Anche lor-chestra dimostrava scarsa dime-stichezza con il lavoro dinsieme,si sentiva un considerevole affan-no, e ovviamente non per colpadei singoli esecutori (musicisti ingran parte impegnati in altre isti-tuzioni stabili o nellinsegnamen-

    to) ma per il fatto che, nata quat-tro anni fa nellambito di CL(lineffabile Comunione e Libera-zione), ha affrontato in questo

    breve tempo pochi concerti e nonha avuto materialmente la possi-bilit di diventare orchestra nelvero senso della parola.

    Dunque grande contraddizione tra da una parte leccezionale fa-scino del progetto e la raffinatacura dellambiente, dallaltra laqualit musicale che nelle pros-sime auspicate programmazionimeriterebbe maggiore impegno eattenzione.7 luglio

    ArteQuesta rubrica curata da Silvia DellOrso

    A met strada tra grafica pubblici-taria e fotografia, ma anche duemodi antitetici di testimoniare unastagione cruciale della storia ame-ricana, quella compresa tra laGrande crisi del 1929 e le riforme

    del New Deal rooseveltiano. Aquel periodo dedicata la mostradella Fondazione Mazzotta, a cu-ra di Pietro Bellasi e Uliano Lu-cas. Una cinquantina di manifestilitografici di grande formato resti-tuiscono, nel loro slancio propa-gandistico, lo spiritodellefficientismo americano unattimo prima del venerd nero diWall Street. Di contro, la sezionededicata alla fotografia, forte di 70immagini dei massimi protagonistidi quegli anni, tra cronaca, docu-mentazione e innovazione foto-grafica, indugia efficacemente sulcrollo della Borsa di New York,sulla disoccupazione, sulla de-pressione nelle campagne ameri-cane, sullinfrangersi del sognodellAmerican Way of Life. Paral-lelamente, la 3 edizione dellaFiera del poster darte: in venditaoltre 50 manifesti e pi di 100 po-ster di artisti del XIX e XX secolo,ma anche cartoline, segnalibri,miniprint e libri.

    USA 1929-1939. Dalla Grande

    crisi al New Deal.

    Fondazione Antonio Mazzotta.Foro Buonaparte 50 orario:9.30/18.30, gioved fino alle 22.Fino al 4 ottobre (chiuso da 17luglio al 7 settembre).

    Milano culla della Scapigliatura.Movimento artistico e letterario cui dedicata lampia rassegna a cu-ra di Annie-Paule Quinsac e di unvariegato comitato scientifico co-stituito da esperti di musica, lette-ratura, teatro e architettura. Unadenominazione che rinviando achiome disordinate, allude in real-t a vite dissolute e scapestrate.Ribelli, appunto, come i protago-nisti del romanzo di Cletto Arrighi La Scapigliatura e il 6 febbraio(1861-62) che ha dato il nome aquesto mix di fermento intellettua-le, impegno socio-politico e arte,destinato a scompigliare comeun pandemonio la Milano tardoottocentesca. La mostra docu-menta lintera stagione, a partiredagli anni 60 dell800 finoallinizio del 900. 250 opere, tradipinti, sculture e lavori grafici,dalla pittura sfumata del Piccioallintensit coloristica di Faruffini,alle innovazioni di Carcano, finoRanzoni, Cremona, Grandi chesegnano il momento doro dellaScapigliatura, ma anche Paolo

    Troubetzkoy, Leonardo Bistolfi,

    Medardo Rosso, Eugenio Pellini,Camillo Rapetti. Una sezione del-la mostra ricostruisce la vicendadel travagliato progetto del Mo-numento alle Cinque Giornate diGiuseppe Grandi, gessi compresi.

    Ulteriori approfondimenti, in ambi-to letterario e giornalistico, si tro-vano alla Biblioteca di via Senatoche espone il Fondo delleditoreAngelo Sommaruga, ricco di lette-re, biglietti postali, cartoline, vo-lumi e riviste, oltre una sezionededicata alla caricatura e ad alcu-ne opere di artisti fra cui Ranzoni,Troubetzkoy e Conconi.

    Scapigliatura. Un pandemo-nio per cambiare larte.Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: luned 14.30/19.30; mar-ted-domenica 9.30/19.30; gioved9.30/22.30.

    La Scapigliatura e AngeloSommaruga. Dalla bohme mi-lanese alla Roma bizantina.Fondazione Biblioteca di via Se-nato, via Senato 14 orario: mar-ted- domenica: 10/18.Fino al 22 novembre.

    Una mostra che si pu visitareanche on-line sul sito della galle-ria (www.galleriaforni.it), ma che

    sempre consigliabile vedere di

    http://www.galleriaforni.it/http://www.galleriaforni.it/http://www.galleriaforni.it/http://www.galleriaforni.it/
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    persona. A confronto le opere didue artisti che, in modo diverso,ma con non dissimile intensit,hanno cercato di catturare atmo-

    sfere assolute e stati danimo.Oggetti senza apparente significa-to, ma che suggeriscono le emo-zioni di una vita. Per Ferroni li-vornese, morto a Bergamo nel2001 gli strumenti del mestiere,dalle matite al cavalletto, ordinatisu un tavolino, coperto da undrappo bianco: composizioni es-senziali e metafiisiche, sprofonda-te nel silenzio. Per Sesia artistacinquataquattrenne originario diMagenta oggetti ormai in disusoche richiamano il passato, riscat-tandolo dalloblio. Gianfranco Fer-roni si servito con grande mae-stria, nellarco della sua vicendacreativa, di acquaforte e litografia,media impiegati anche nelle ope-re grafiche in mostra. Sono tecni-che miste su base fotograficaquelle adottate da Sesia; entrambiesplorano il tema della naturamorta e la poetica delloggetto.

    Gianfranco Ferroni e GiovanniSesia. Silenzi.Studio Forni, via Fatebenefratelli13 orario: 10/13 e 16/19.30,

    chiuso domenica e luned. Fino al31 luglio.

    Un nuovo appuntamento nellam-bito delle celebrazioni per il bicen-tenario della fondazione della Pi-nacoteca di Brera. Loccasionesta suggerendo un modus ope-randi che si vorrebbe appartenerealla quotidianit di un museo, trascavo e ricerca sul proprio patri-monio, ma anche capacit di dareconto dei risultati con attitudinedivulgativa. Lattenzione si sposta

    questa volta su Giuseppe Bossi,figura chiave della storia braiden-se, uno dei primi segretari dellAc-cademia di Belle Arti succedutoa Carlo Bianconi, sospettato disentimenti filo austriaci cui sideve, fra laltro, la presenza nellecollezioni di Brera del Cristo mor-to del Mantegna e dello Sposali-zio della Vergine di Raffaello, alcui acquisto partecip attivamen-te. La rassegna ricostruisce laraccolta di ritratti e autoritratti diartisti che Bossi concep comeincentivo alla ricognizione storicadegli antichi maestri della scuola

    milanese per gli allievidellAccademia. In tutto 34 ritratti,25 dei quali raffiguravano infattimaestri lombardi o loro familiari,

    dei quali si presto persa memo-ria, se vero che gi nel catalogodella Pinacoteca del 1816 nonsono pi registrati come nucleoautonomo. Le curatrici della mo-stra, Simonetta Coppa e MariolinaOlivari, li hanno rintracciati, spes-so dimenticati in uffici pubblici ene presentano 24, restaurati perloccasione, oltre a un Autoritrattodi Giuseppe Bossi.

    Il Gabinetto dei ritratti dei pit-tori di Giuseppe Bossi.

    Pinacoteca di Brera, via Brera 28,Sala XV orario: 8.30/19.15,chiuso luned (la biglietteria chiu-de 45 minuti prima).Fino al 20 settembre.

    dedicata alla lunga stagionetrascorsa da Monet a Giverny lamostra di Palazzo Reale. Unarassegna che allinea 20 granditele dellartista provenienti dalMuseo Marmottan di Parigi, dipin-te tra il 1887 e il 1923 quando lacostruzione del giardino di Gi-

    verny, con i salici piangenti, i sen-tieri delimitati dai roseti, lo stagnocon le ninfee, il ponte giapponese,i fiori di ciliegio e gli iris trova pie-no corrispettivo nella tavolozzamulticolore di Monet, portandoalle estreme conseguenzequellattitudine innata che lo indu-ceva, ancora ragazzino, a dise-gnare dal vivo il porto di Le Havre,piuttosto che seguire in studio lelezioni dei maestri. Il tempo dellamagnifica ossessione di Givernyuna piccola citt sulle rive della

    Senna dove Monet spese la mag-gior parte del suo tempo e dovecostru il suo pi volte immortalatogiardino - le cui immagini si pos-sono confrontare con una serie difotografie ottocentesche di giardi-ni giapponesi. Non senza perce-pirne la familiarit con la tradizio-ne giapponese dellukiyo-e, rap-presentata da 56 stampe di Ho-kusai e Hiroshige, prestate dalMuseo Guimet di Parigi ed espo-ste a rotazione per ragioni con-servative.

    Monet. Il tempo delle ninfee.

    Palazzo Reale orario: luned14.30/19.30, marted-domenica9.30/19.30, gioved 9.30/22.30.Fino al 27 settembre.

    A cura di Philippe Daverio conElena Agudio e Jean Blanchaert,la rassegna propone tuttaltro cheuna lettura univoca e compiutadellarte sudamericana; semmaiun ritratto dautore che ricorda ar-tisti di ieri e protagonisti delle ul-time generazioni, insistendo sualcuni temi condivisi: sangue,morte, anima, natura, citt.E sempre e comunque con gran-de passione sociale e attenzioneper la storia. Non ununica Ameri-ca Latina, ma tante Americhe La-tine, cos come molto diversifi-cato e variegato il panorama arti-stico del continente sudamerica-no. Arrivano dal Brasile, da Cuba,dalla Colombia, dal Cile, dal Ve-nezuela e dal Messico le oltrecento opere esposte. Una cin-quantina gli artisti rappresentati,concettuali, astratti, figurativi nelsenso pi tradizionale del termine,pittori, scultori, fotografi o amantidelle sperimentazioni linguistiche.Ecco, dunque, la cubana TaniaBruguera, largentina Nicola Co-

    stantino, la brasiliana Adriana Va-rejo fino a Beatriz Milhares, VikMuniz, al fotografo guatemaltecoLouis Gonzales Palma, al cilenoDemian Schopf. C anche Ales-sandro Kokocinsky, cresciuto inArgentina, ma nato in Italia dovetuttora vive e lavora, che trasferi-sce nelle sue opere dolenti i tor-menti vissuti in prima persona.Nella sala cinematografica delloSpazio Oberdan la sezione video curata da Paz A. Guevara e E-lena Agudio.

    Americas Latinas. Las fatigasdel querce.

    Spazio Oberdan, via Vittorio Ve-neto 2 - orario: 10/19.30, martede gioved fino alle 22, chiuso lu-ned.Fino al 4 ottobre.Si fa sempre pi fitto il dialogo traarte antica e moderna, almenoquanto a iniziative che vedono aconfronto tradizione e modernit.Come la mostra allestita in questigiorni allAccademia Tadini di Lo-vere. Una rassegna nata dallacollaborazione tra il museo lom-

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    bardo, aperto nel 1828 da un col-lezionista di allora, il conte LuigiTadini, e tre galleristi/collezionistidi oggi, Claudia Gian Ferrari,

    Massimo Minini e Luciano Bilinelli.Ecco dunque che le opere di An-tonio Canova, Francesco Hayez,Jacopo Bellini, Fra Galgario, ilPitocchetto, Francesco Benaglio eParis Bordon, conservate in per-manenza allAccademia Tadini, sitrovano per qualche mese facciaa faccia con quelle di Giulio Pao-lini, Carla Accardi, Lucio Fon-tana, Luigi Ontani, Arturo Mar-tini, Sol LeWitt e molti altri ma-estri del XX e XXI secolo.

    Accademia Tadini. Quattrocollezionisti a confronto

    Lovere (Bergamo), Accademia diBelle Arti Tadini, PalazzodellAccademia, via Tadini 40(Lungolago) - orario: marted-sabato 15/19, domenica 10/12 e15/19. Fino al 4 ottobre.

    la mostra simbolo delle cele-brazioni per il centenario della na-scita del Futurismo. Una rassegnaimpetuosa e forse un po bulimica,ma come di fatto fu il Futurismo e

    come si conf alla passione dellostudioso che ama rendere pubbli-che le proprie scoperte. Il Futuri-smo a volo duccello, dunque,guardando al movimento in tuttala sua estensione cronologica esenza omettere nessuna dellesue molteplici declinazioni, esplo-rando anzi lintero campo dazionedi unavanguardia la cui piena va-lutazione stata a lungo condi-zionata dalle sue collusioni colfascismo. A cura di Giovanni Listae Ada Masoero, la rassegna riuni-

    sce circa 500 opere, spaziandodai dipinti, disegni e sculture, alparoliberismo, ai progetti e dise-gni darchitettura, alle scenografiee costumi teatrali, alle fotografie,ai libri-oggetto e ancora agli arre-di, allarte decorativa, alla pubbl i-cit, alla moda, offrendo in chiu-sura un assaggio di film futuristi. Il20 febbraio 1909 Filippo Tomma-so Marinetti pubblicava su Le Fi-garo il Manifesto del Futurismoed appunto a Marinetti che spet-ta un ruolo chiave nel percorsoespositivo, traghettando nelletdelle avanguardia larte italiana di

    fine 800 alla quale dedicataunefficace panoramica in apertu-ra, tra Simbolismo e Divisionismo.Si prosegue quindi per decenni,

    individuando di volta in volta lefigure e i caratteri dominanti. Boc-cioni, Carr, Balla, Severini, Rus-solo, Soffici, Prampolini, Depero,Sironi, Dottori e molti altri. Lacompagine di maestri futuristi ampiamente rappresentata, an-che grazie a opere non scontate,e la rassegna segue lintera evo-luzione del movimento fino a tuttigli anni 30 e oltre, avventurandosinella met del secolo scorso perrintracciarne gli eredi: da Fontanaa Burri, Dorazio, Schifano ai poetivisivi.Futurismo 1909-2009. Velocit +Arte + Azione.Palazzo Reale, piazza Duomo 12 orario: 9.30/19.30, luned14.30/19.30, gioved 9.30/22.30.Fino al 12 luglio.

    I temi sono tutti indiscutibilmenteponderosi e decisamente univer-sali: Potere, Quotidiano, Vita,Morte, Mente, Corpo, Odio, Amo-re. Ognuno di questi rinvia a unadelle 8 sezioni in cui si articola lamostra bergamasca il cui titolo,

    Esposizione Universale, sembraironizzare su uno degli argomentipi frequentati e ineludibili delmomento. Qui per lExpo rigo-rosamente artistico, con una car-rellata di un centinaio di opere dal400 ai giorni nostri, forte innanzi-tutto del patrimonio dellAc-cademia Carrara di Bergamo, manon solo. Si va da Giovanni Belli-ni, Bergognone, Botticelli, Car-paccio, Foppa, Pisanello, Tizianoa Casorati, Duchamp, De Chirico,Christo, De Dominicis, Ontani,

    Clemente, Kabakov, Gilbert &George, Maria Lai, Spalletti, A-rienti, Cuoghi e molti altri, tra cuiBen Vautier le cui opere-testo ri-corrono in tutte le sale. A cura diGiacinto Di Pietrantonio, non laprima volta che il direttore dellaGalleria dArte moderna e con-temporanea di Bergamo mette aconfronto larte antica con quellamoderna. Lo ha fatto ragionandosulle Dinamiche della vitadellarte, una rassegna di qualcheanno fa e continua a riproporreanche in questo caso la sua vi-sione unitaria dellarte, tutta con-

    temporanea, perch con gli oc-chi di oggi che si rilegge larte diieri.

    Esposizione Universale Lartealla prova del tempo.Bergamo, Galleria darte modernae contemporanea, via San Toma-so 53 orario: marted-domenica10/19, gioved 11/22. Fino al 26luglio.A sei anni dalla morte di EnricoBaj, la sua produzione artisticanon cessa di riservare sorprese enuovi filoni dindagine. Non solo ledonne fiume, i monumenti idrauli-ci, le dame, i generali, a molti gifamiliari, ma anche i mobili anima-ti, in linea con lineludibile tenden-za allantropomorfizzazione del-lartista milanese. Un libro, a curadi Germano Celant, edito da Ski-ra, e una mostra alla FondazioneMarconi propongono questo ver-sante della feconda produzioneartistica del padre del MovimentoNucleare e della Patafisica Medio-lanense. Sono una cinquantina leopere eseguite agli inizi degli anni60, presentate in collaborazionecon lArchivio Baj. Alla base, lideatipicamente surrealista e venatadironia che qualsiasi cosa possa

    trasformarsi in altro. Ecco, dun-que, come gi stato per i perso-naggi, una serie di mobili bizzarrima anche eleganti, confezionaticon ovatta pressata e applicata acollagesul fondo di stoffa da tap-pezzeria, su cui Baj sistemavacornici, pomelli, passamanerie efregi di serrature a evocarne i trat-ti somatici; via via il mobile si pre-cisa, si fa di legno grazie a foglidimpiallacciature opportunamen-te impreziositi e si avvia a esibirela sua natura Kitsch.

    Enrico Baj. Mobili animati.Fondazione Marconi, via Tadino15 orario: marted-sabato10.30/12.30 e 15.30/19. Fino al24 luglio.

    I suoi celebri Bleuhanno addirittu-ra richiesto una tonalit di blucreata ad hoc, che porta atuttoggi il suo nome (InternationalKlein Blue). Laspirazione alla pu-rezza e allassoluto hanno con-traddistinto lintera e brevissimavicenda creativa di Yves Klein,suggerendo pi di unaffinit conPiero Manzoni, e non soltanto

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    perch sono morti, quasi coeta-nei, a un anno di distanza lunodallaltro: nel 62, a Parigi, iltrentaquattrenne Klein; nel 63, a

    Milano, Manzoni appena ventino-venne. A Yves Klein, capofila delNouveau Ralisme, sebbene nesia uscito un anno dopo la fonda-zione e antesignano della pitturamonocroma, dedicata unampiaretrospettiva che oltre a presenta-re un centinaio di opere del mae-stro francese, provenienti dal-lArchivio Yves Klein di Parigi e dacollezioni internazionali, affianca

    loro, nelle piazze e nei giardinidella citt, una selezione di scul-ture metalliche della moglie Ro-traut Uecker che con Klein condi-

    vise anche la vocazione artistica eimmaginifica. Sui tre piani del mu-seo, le opere di Klein sono pre-sentate per nuclei tematici: i Mo-nochrome realizzati con pigmentipuri fino ad arrivare al solo blu,alternato con loro in foglia; i qua-dri realizzati con il fuoco a contat-to diretto con la tela; le Anthro-pomtrie, tele su cui sono impres-si i corpi delle modelle cosparse

    di colore dallartista durante veri epropri happening; e ancora i Re-lief plantaire, le Sculpture pon-ge, insieme a filmati e fotografie a

    documentarne le azioni, mentreun ricco apparato documentariopermetter di seguire le tappe delpercorso artistico e personale diKlein.

    Yves Klein & RotrautLugano, Museo dArte, Riva Cac-cia 5 orario: marted-domenica10/18, luned chiuso (tranne il 1e29 giugno). Fino al 13 settembre

    .

    TeatroQuesta rubrica curata da Maria Laura Bianchi

    La Fucina Ghislanzoni

    Lassociazione culturale FucinaGhislanzoni venne fondata a Ca-prino Bergamasco nel 1993, sedi-ci anni fa, in occasione del cente-nario della morte di Antonio Ghi-slanzoni, con lintento di favorire edivulgare gli studi sullopera dello

    scrittore. Al tempo di Ghislanzoniil paese contava 800 anime edera un luogo di villeggiatura moltofrequentato; oggi gli abitanti sonopoco meno di 3.000. Eppure, inquesta piccola realt, molte sonole iniziative portate avanti da que-sto cenacolo di appassionati ani-mato da Giorgio Rota, architetto,Gian Luca Baio, archeologo eCarlo Tremolada, bibiliofilo e ri-cercatore, per tenere viva la me-moria dellartista.Poeta lirico e satirico, romanziere,

    saggista e critico, musicista, pro-motore di iniziative editoriali egiornalistiche nellambito dellaScapigliatura Lombarda, AntonioGhislanzoni viene ricordato perlinstancabile creativit che sco-priamo attraverso le numerosepubblicazioni che da anni gli sonodedicate dalla Fucina Ghislan-zoni di Caprino Bergamasco. Im-magini e parole e musiche ditempi lontani celebrano questopersonaggio considerato minoreche in s racchiude lo spirito di

    libert e di trasgressione che fu il

    vero seme poetico degli artistiscapigliati.Solo stasera, alle 21Fondazione Biblioteca di ViaSenato, via Senato 14Ingresso libero con prenotazionetelefonica ai numeri:02.76.02.07.94/02.76.31.88.93

    Preghiera DarwinianaDio e Darwin e linconciliabilit tradue visioni del mondo che si vo-gliono contrapposte. Oppure, Dioe Darwin in parallelo? Quello checonta non sono tanto le risposte,quanto le domande. E che sianole domande giuste!Lella Costa, inanteprima per Milano, legge e in-terpreta dal libro di Michele Luz-zato, Preghiera Darwiniana. Lapreghiera di Luzzatto il dipinto diuna creazione del mondo imper-fetta, beffarda, comica e malinco-

    nica. Racconta di una natura fattadi tentativi, prove ed errori (un pocome il progresso scientifico), nel-la quale manca un senso che indi-rizzi levoluzione e una logica chediventa chiara soltanto dopo.Linterprete pi sensibile dellascena italiana in un testo strug-gente al centro del dibattito mora-le sullevoluzione.Solo gioved 9 luglio alle 21.45

    Ex O.P. Paolo Pini, via Ippocrate45

    Info e prenotazioni:

    02.66.20.06.46Todo Modo Nessuna vittima,tutti colpevolidi e con Fabrizio CatalanoIl potere altrove. Con questaaffermazione secca, lapidaria Leonardo Sciascia chiuse, nellontano 1983, la propria esperien-za parlamentare. In poco meno di

    quattro anni, aveva potuto consta-tare che le decisioni pi importan-ti, per il Paese e per i suoi cittadi-ni, venivano solo formalmenteprese alla Camera dei Deputati onel Senato della Repubblica. Al-trove, lontano da quelli che ven-gono considerati i luoghi in cui siamministra il potere, forze occul-te, nascoste, impalpabili segna-vano e segnano allora come ora il destino dellItalia. Atroce real-t, che Sciascia aveva gi intuito,in uno dei suoi romanzi pi famo-

    si, scritto quasi dieci anni prima:Todo modo. Unimpietosa denun-cia dei mali che affliggono la so-ciet italiana, e non solo: la corru-zione, la schizofrenia del potere e,ancor di pi, una dilagante, inar-restabile mancanza di idee. Unlibro profetico, dunque, illuminan-te: che adesso sta per diventareuno spettacolo teatrale. Che, fe-dele alla poetica sciasciana, ribal-ta le regole del poliziesco. Nel po-liziesco tradizionale, infatti, il cri-mine giunge a rompere lequilibrio

    di una societ perfetta; solo attra-

    http://it.wikipedia.org/wiki/Lella_Costahttp://it.wikipedia.org/wiki/Lella_Costahttp://it.wikipedia.org/wiki/Lella_Costahttp://it.wikipedia.org/wiki/Lella_Costa
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    verso la scoperta e la punizionedel colpevole la ferita, nel tessutosociale, si rimargina: e tutto tornacome prima, come se nulla fosse

    accaduto. Nelle opere di Sciascia,invece, la societ tuttaltro cheperfetta, ed il delitto come unvaso di Pandora: dal quale fuorie-sce lingiustizia che permea le no-stre societ. Il crimine appartienealluomo e alla societ malata cheluomo ha creato. Perci, spesso, impossibile individuare il colpe-vole, i colpevoli. Simenon dicevache esistono solo vittime e noncolpevoli; Sciascia sembra quasiribaltare questa affermazione: tuttipotrebbero essere colpevoli. InTodo modo, per esempio, alcunitra i pi importanti uomini politici,industriali, rappresentanti del cle-ro, riuniti in un luogo misterioso lEremo di Zafer per praticare gliesercizi spirituali, vengono assas-sinati da una mano misteriosa.

    Uno dopo laltro. Ne nasceuninchiesta intricatissima, in cuirimangono invischiati il procurato-re Scalambri ed un famoso scrit-

    tore, capitato per caso nellEremodi Zafer. Uninchiesta irta di osta-coli, che rischierebbe di far saltarei meccanismi del potere. Ma, con-tro lo Scrittore e il Procuratore, sierge non solo il muro di omertdegli ospiti delleremo, ma soprat-tutto la personalit, al tempo stes-so terribile ed affascinate, di DonGaetano. In apparenza, sempli-cemente un gesuita, che ha orga-nizzato gli esercizi spirituali; inverit, un personaggio assaicomplesso, un essere astuto, col-to, cinico, dotato di unintelligenzasuperiore, che appartiene alla ge-nia dei cattivi dei romanzi gotici, oa quella degli antieroi della lette-ratura russa, dal Grande Inquisito-re di Dostoevskij al Demone diLermontov.

    Nel corso dello spettacolo, dun-que, mentre gli eventi si susse-guono a ritmo incalzante, quasicome nei romanzi di Agatha Chri-

    stie, i protagonisti uomini conidee e visione del mondo total-mente differenti si scontrano esi confrontano. Cos giusto, ecosa non lo ?

    A cosa deve aspirare, in cosa de-ve credere un individuo, una so-ciet, lumanit? Tutte domandeche ci tormentano e a cui, da mil-lenni, noi e i nostri simili cerchia-mo invano una rispostaSolo gioved 9 luglio alle 21Fondazione Biblioteca di ViaSenato, via Senato 14Ingresso libero con prenotazionetelefonica obbligatoria a partiredal giorno precedente lo spettaco-lo ai numeri:02.76.02.07.94/02.76.31.88.93

    Cinema & TelevisioneQuesta rubrica curata da Simone Mancuso

    Crossing Over di Wayne KramerQuasi riuscita questa copia, al-meno per quanto riguarda la sce-neggiatura, del filone lanciato dalpi bravo degli sceneggiatori oggiin attivit ad Hollywood Paul Hag-gis, che con il suo Crash lavevaavviato per poi farsi seguire dafilm come Babel o per ricordarci

    scene come quelle di Traffic.

    Peccato che il resto, a partire dal-la regia di Kramer alla sua terzaopera, non sia allaltezza dei pre-decessori. Mancano quei piccolielementi sceneggiativi, chiamatiindizi, che consentono allo spet-tatore di intuire il parallelismo del-le storie e non ti fanno avere lasenzazione che siano completa-mente disconnesse, come accadequi. Lunico elemento che fa dacollante in questo film la musi-

    ca, che non sar al livello di Ba-

    bel, ma al di sopra del film chedescrive.Mi sono, per, particolarmentepiaciute due attrici. Una la se-misconosciuta Summer Bishil,che qui interpreta la musulmanaTaslima, che ha unocchio di ri-guardo verso i terroristi che sacri-ficano la loro vita, e quella deglialtri, per la loro causa. Laltra, hapartecipato gi ad alcuni film co-me Io sono leggenda, ed AliceBraga che ha un piccolo ruolo,quello di Mireya Sanchez, unaclandestina che al momentodellarresto chiede aiuto per suofiglio allagente dellimmigrazioneHarrison Ford. Entrambe moltopassionali nellesprimere ladrammaticit dei loro ruoli, in ma-niera particolare Summer Bishil.Per il resto un film che ha avutogrosse pretese senza avere le

    qualit produttive per soddisfarle,

    ma che comunque sviluppa, an-che se in maniera pedestre, temimolto attuali che riguardano tutti.Transformers La vendetta delcaduto di Michael BayOttimo lavoro produttivo per que-sto sequel che per da qualsiasialtro aspetto lo si guardi, non siesime dalla maledizione dei se-condi. Iniziamo dalla sceneggia-tura. La cosa che salta allocchio lincapacit di legare, gli aspettiche mettono in risalto i robot conle scene che riguardano gli uma-ni. Come se ci fossero storie pa-rallele che debbano convivere perforza. Inoltre, nel primo film, tra isoggettisti partecipava John Ro-gers, gi soggettista di Catwo-man, il quale stato escluso inquesto. Mentre viene aggiunto, trai sceneggiatori, Ehren Krugen,scelta molto pi versatile. Che sia

    questo uno dei motivi? Tra laltro

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    dalla sceneggiatura viene fuorilincapacit di scrivere una parte,per la bellissima attira masse ma-schili Megan Fox, capace di farla

    recitare invece di darle delle pose.La maggior parte delle inquadra-ture e scene di Megan Fox sonodelle foto legate al suo aspettofisico, basta considerare la primascena in cui appare. Peccato,perch a mio avviso nel primo filmaveva dimostrato una recitazioneallaltezza della produzione, cheovviamente deve comprenderequesto genere di cose, ma nonlimitarsi solo a quelle.La regia e la fotografia sono, co-me nel precedente, esattamente ilclich che ci si aspetta per unpolpettone commerciale senzagrosse pretese, se non quelle fi-nora elencate.Il montaggio, forse, lunica cosache si salva oltre alla produzione,visto che in questi film comunque una delle parti fondamentali, egli si presta sempre molta atten-zione. Non a caso viene affidato aquattro dei pi famosi e capacimontatori della Hollywood che fa isoldi.Se poi, come ultima considera-zione, prendiamo il fatto che dura

    due ore e mezzaBeh, diventaun po complicato seguirlo. Perrientra sicuramente tra quei filmche bisogna vedere solo al cine-ma, e se siete alla ricerca di unottimo livello di effetti speciali, iltutto con una spruzzatina di azio-ne qui e curve mozzafiato l, in-somma di puro intrattenimento,allora il film per voi.I love Radio Rock di RichardCurtisSe fossi un produttore di unamajor hollywoodiana avrei acqui-

    stato i diritti prima delluscita delfilm e lavrei pompato nel circuitocommerciale con pubblicitallaltezza. Perch questo prodot-to puramente inglese, uno stra-ordinario lavoro dello sceneggia-tore di Quattro matrimoni e un

    funerale e Notting Hill, il qualetiene alta la sua reputazione dasoggettista e sceneggiatore, emigliora il pensiero generale ver-

    so di lui, firmando anche la regia.Certo , che quando un autorefirma queste tre fasi della produ-zione, si pu certamente dire nonsolo che sia una sua opera, maquasi che sia unestensione delsuo pensiero. E quello che neviene fuori un dolcissimo ricordoverso una musica che ha fissato icriteri di quella contemporanea,ma al contempo, un fermo puntodi vista sulle asiprazioni ed i sognidi una societ che pare smarrita.Radio Rock il nome di una navepirata che trasmette a tutta laGran Bretagna dal Mare del NordRockn roll tutto il tempo, da dei djche vivono lass isolati dal mon-do, in un epoca in cui vi era il mo-nopolio della BBC controllata dalMinistero delle Telecomunicazioniche trasmetteva solo musicaclassica. Questo rende la pellicolaimpregnata di musica anni60, conuna scelta delle musiche che me-rita da sola il prezzo del biglietto,e una costruzione dei personaggiperfettamente tipica di quegli an-ni, come The Count, il conte,

    interpre