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    Direttore Luca Beltrami Gadola

    numero 12

    5 maggio 2009

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    Sommario

    EditorialeLBG TRA DEGRADO E PAURA. COME USCIRNEApprofondimentiPietro Cafiero MITOLOGIA DEL DEGRADO

    Carneade - *** - EXPO 2015. SE NON LUCIANO STANCA, CHI ?Metropoli Matteo Bolocan G. DEGRADO URBANISTICO. TRA LEMMA E DILEMMADal Palazzo - admin LE SETTIMANE DEI COMUNICATI DI PALAZZO MARINODallArcipelago Emilio Battisti MILANO EXPO 3015. UNA PETIZIONELettera Letizia Gonzales DEGRADO NELLINFORMAZIONESanit Piera Landoni MILANO E LA CURA INTERROTTACitt e Societ - F. Beltrami Gadola DEGRADO A MILANO

    EditorialeTRA DEGRADO E PAURA. COME USCIRNEL.B.G.

    Conta di pi la realt o la percezione? Leraberlusconiana privilegia la percezione, fattoemotivo, largamente influenzabile dai media.Ma anche il mito percettivo ha i suoi limiti nelconflitto tra virtuale e reale: guardando la te-levisione e quel che ci mostra - fatta eccezio-ne di qualche telegiornale che non riesceproprio a nascondere la realt - saremmo in-dotti a pensare che viviamo nel migliore deimondi. Il risveglio, quando c, amaro: co-me quando la percezione del degrado coinci-de con la realt.

    Ma cosa per noi il degrado? la realtdoggi confrontata con ieri ma anche il tradi-mento delle aspettative. In questa societ,drogata dal mito dellequivalenza tra crescita

    economica e progresso, ci accorgiamo che laqualit della vita, nelle grandi come nelle pic-cole cose, diminuita. La valutazione del de-

    grado fatta sempre per confronto e questone rende diverso lapprezzamento per le di-verse generazioni. Chi oggi ha settantanni si rapidamente adattato allarrivo della televi-sione, poi del fax, e poi via via a Internet e aitelefoni cellulari.

    Ma si ricorda bene le strade pulite, la suascuola elementare, i rapporti sociali degli annidel dopoguerra, il verde milanese, larrivo delnuovo Codice della strada e le righe pedonali,luniversit, per chi la fatta, e il traffico in citt.Chi nato cinquantanni dopo ha aperto gliocchi sui marciapiedi dissestati, sui muri pienidi graffiti, ha fatto fatica ad andare allasilo, si trovato una scuola dissetata e travolta dacontinue riforme, ununiversit che non gli ha

    dato prospettive di lavoro ma, bisogna dirlo,anche una sanit che non lascia fuori nessu-no. Ha trovato come normale la droga, la

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    violenza urbana, ha trovato il razzismo elantisemitismo senza avere il vaccino del-lantifascismo. Ha trovato tutto questo e da lparte il suo confronto ma, malgrado questo,percepisce il degrado anche nel breve ambitodella sua vita forse pi come delusione rispet-to alle aspettative.

    Un discorso a parte va fatto sui rapporti tradegrado e paura, in particolare paura degliimmigrati. La paura un vecchio strumento digoverno. Dalla paura dellinferno alla pauradei barbari, alla paura delle epidemie e oggiincrocia il senso di degrado indotto rispetto auna sorta di Paese felice che in realt non cmai stato. Paura e degrado sono sensazioniche vanno combattute perch tendono a fran-tumare la societ a dividere ed emarginare.

    Ma come? Per la paura il discorso com-plesso, si fa politico, entra nella sfera dellacompetizione per il potere e delle sue armilecite e illecite, democratiche e no. Per il de-

    grado la strada pi semplice e ci riguardada vicino: dobbiamo diventare predicatori dicivilt. Ritrovare la civilt delle cose fatte be-ne, del far bene il proprio mestiere, del pre-tendere che altri lo facciano, del non rasse-gnarsi allindifferenza ma anche insegnandoa figli e nipoti a vedere e non solo a guardarequello che ci circonda.

    Ma non ci si deve fermare l. Esiste un ruoloattivo, quello delle associazioni di scopo, deicomitati, dei gruppi organizzati di cittadini, dichi non si limita a protestare, ma va la dome-nica a ripulire le sponde di fiumi. Il volontaria-to, ecco, che il vanto di una societ civilema anche la dimostrazione di una classe poli-tica di governo al di sotto di ogni aspettativa:pi un governo incapace di provvedere alle

    necessit dei cittadini, o a tutelare la qualitdella loro vita e pi volontari ci vogliono.LItalia.

    Approfondimenti

    MITOLOGIA DEL DEGRADO

    Pietro Cafiero

    Dovendo trattare largomento del degradocon un occhio rivolto verso Milano, facilescadere nella demagogia, magari accompa-gnata da un po di retorica e di moralismo i-pocrita. Basta dire che le periferie sono de-gradate, che i parchi e i giardini pubblici sonopericolosi e mal frequentati, che le facciatedei palazzi sono deturpate da tage graffiti deiwriters, e cos via. Digitando in un motore diricerca le parole degrado e Milano, i primidieci link rimandano a notizie di quotidiani on-line e blog con titoli di questo genere: De-grado a Milano, dai navigli a piazza Duomo,Rapine, clandestini e teppisti: Niguarda o-staggio del degrado, Milano Santa Giu-lia: degrado e incuria. La denuncia degli abi-tanti, Via Ferrante Aporti a Milano: degrado,siringhe e rifiuti, etc. Questo il degradopercepito, soprattutto dai cittadini, e amplifi-cato dai media.

    Ma forse meglio partire da una definizionedel termine, per inquadrare un concetto altri-menti troppo generico e abusato.

    Cos il degrado?

    Partiamo dalletimologia. Degrado deriva dallatino gradus(scalino, ma anche rango, digni-t) con la particella de che indica un movi-mento dallalto in basso. Il primo significato

    quello di discesa, calo, ma nellaccezione picomune sta a significare una situazione pro-blematica, di perdita di dignit. I dizionarispecificano che degrado si usa principalmen-te in relazione a un ambiente, a un luogo. IlDe Mauro specifica: rovina, decadimento,degradamento, degradazione, deterioramen-to; (di costumi, morale) abiezione, abbruti-mento, imbarbarimento, immiserimento, sca-dimento. Nel Sabatini Coletti troviamo un ri-ferimento preciso: situazione di abbandono,di incuria, deterioramento: d. delle campa-

    gne.

    Lo Zingarelli oltre alletimo indica anche la da-ta in cui comparso il termine nella lingua ita-liana: (1858) degradazione, deterioramento,spec. con riferimento a fattori sociali, urbani-stici, ecologici.

    Questioni di percezione

    A prescindere dalle definizioni, il concetto didegrado non poi cos scontato. Vediamo

    alcuni esempi considerando recenti fatti dicronaca e vicende ben note.

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    Nei giorni scorsi si tanto parlatodellordinanza anti-kebab, per impedire gliassembramenti di fronte ai negozi che ven-dono questo alimento. Per alcuni, compresalamministrazione, questi negozi sono causadi degrado e disturbo, per altri sono un ele-mento di arricchimento culturale e di integra-zione. Probabilmente sono vere entrambe leaffermazioni.

    La riqualificazione di unarea dismessa ge-neralmente percepita come una trasforma-zione tesa a risolvere un problema, ma sechiediamo ad alcuni degli abitanti della zonaFiera cosa pensano di City Life, ci dirannoche quel progetto non elimina il degrado, mane introduce in quantit proporzionale ai vo-lumi costruiti.

    Ora che si avvicina la bella stagione non vie-ne voglia di uscire la sera per fare quattropassi, magari sorseggiando un cocktail (la Mi-lano da bere stata sostituita dalla Milanodegli happy hour, ma la perizia dei barmanla medesima) o una birretta in compagna? Equale luogo migliore per questo delle alzaiedei navigli, uno dei pochi paesaggi pittoreschie un po bohmien che offre il capoluogolombardo? Vie dacqua e persone a passeg-gio. Cene sui barconi e un cornetto appenasfornato sotto la serranda di un panettiere.Vitalit, attivit commerciali aperte fino a tar-di, economia che gira, melting pot, non sonoforse modi per contrastare il degrado di luo-ghi che altrimenti soffrirebbero di abbando-no? La risposta positiva dobbligo, peccatoche i residenti non gradiscano tutto questofermento. Anzi sostengono che la semina dibottiglie o bicchieri di plastica che trovano almattino sia indice di degrado, cos come ilrumore fino a tarda ora. Punti di vista?

    Il degrado delle periferie

    Ai flussi migratori, che dal dopoguerra fino a-gli anni 60 portano in citt migliaia di nuoviabitanti da tutte le regioni dItalia, generandoil fenomeno delle coree, si risponde con unpiano di edilizia economica e popolare (INA-Casa, IACP), a firma anche di importanti ar-chitetti (Lingeri, Bottoni, Figini, Pollin, Ponti,tra gli altri). Alla fine del periodo del boom e-conomico (met degli anni 70) le industrie

    milanesi, in molti casi interne alla citt, chiu-dono e diventano aree dismesse. E al degra-do generato da queste aree ex industriali si

    aggiunge quello dei quartieri popolari, nati inragione di quelle industrie. Un degrado urba-no (le lunghe teorie di casermoni, fitti e mono-tonamente uguali), architettonico (la scarsamanutenzione del Comune e la poca curadegli abitanti nei confronti di edifici di per smodesti) e sociale (disoccupazione, delin-quenza, bande giovanili). Ovviamente la vi-cenda pi complessa, ma per comprenderlasi rimanda alla molta letteraturasullargomento.

    Per comodit di ragionamento diamo per ac-quisito che in periferia questi fenomeni di de-grado siano pi consistenti che in altre partidella citt (e ci decisamente opinabile), ma altrettanto vero che proprio in questi luoghisono in atto le trasformazioni pi interessanti,finalizzate a contrastarli. Le riqualificazionidelle aree dismesse nella maggior parte deicasi introducono un miglioramento, rispettoallo status quo. Vi sono esempi interessanti.La sede del Politecnico in Bovisa ha modifi-cato un quartiere storicamente problemati-co, non solo con linsediamento fisicodelluniversit, ma generando una ricadutapositiva nei dintorni. La nuova Triennale,lIstituto Mario Negri, gli studi di Telelombar-dia, sono la punta di un iceberg fatto di resi-

    denze universitarie, piccoli negozi, copisterie,bar e ristoranti che hanno iniettato nuova linfain un tessuto moribondo.

    Tutto ci non riuscito agli operatori della Bi-cocca e del PRU Rubattino, che hanno sosti-tuito, in misura diversa, un degrado postindu-striale con un degrado urbanistico, architetto-nico ed estetico. E non bastano un teatro oun centro commerciale per trasformare en-claveneghittose in pezzi di citt.

    C anche chi ha provato la strada del lussoin periferia, ma con alterna fortuna. Se a Mi-lano 2 lidea ha funzionato, pur con tutti i limitidel caso (il ghetto per borghesi, la carenza dicollegamenti con la citt, ecc), lo stessonon si pu dire per Santa Giulia. Non suffi-ciente proporre appartamenti a caro prezzo,selezionando cos il target degli abitanti, pereliminare il degrado. Anzi. In attesa di cono-scere i destini dellarea e di sapere se le resi-denze di Sir Norman Foster verranno mai edi-ficate, ci limitiamo a registrare proprio lo stato

    di degrado ambientale che circonda i palazzigi realizzati e venduti.

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    Il degrado quotidiano

    C un degrado pi banale, che abbiamo tuttii giorni sotto gli occhi senza quasi vederlo, acausa dellabitudine. La scarsa manutenzionedelle strade, che trasforma Milano in una gi-

    gantesca pista da motocross dopo ogni piog-gia. Il parcheggio selvaggio in doppia fila osui marciapiedi, forse anche legittimato dauna cattiva politica sulle infrastrutture e suimezzi pubblici. Lo stridente contrasto di unaStazione Centrale, che si rifatta il trucco, tramarmi, parapetti high-tech, e rampe mobili(tutto molto nuovo e molto bello, per carit,ma avete provato a prendere un treno? Dalpiazzale ai binari il percorso ora molto pilungo e tortuoso rispetto a prima), ma chefuori presenta lo stesso incompiuto scenariodi varia umanit, criminalit spicciola e viabili-t disordinata.

    Ci si lamenta della prostituzione nelle strade,che genera degrado, ma si fa finta di non sa-pere che dove c offerta c anche domanda.

    Via Paolo Sarpi considerata la Chinatownmeneghina e da anni il Comune e i pochi re-sidenti indigeni si battono per trasferire altro-ve le attivit dei commercianti cinesi. S, madove? In una zona periferica, ovviamente.

    Nellottica di contrastare il degrado trasferen-dolo in zone meno scomode, nascondendo lapolvere sotto il tappeto. Guai a parlare di in-tegrazione e di mixit.

    Il degrado sottile

    C infine un degrado meno ovvio, ma altret-tanto significativo.

    Fino a pochi anni fa si andava al cinema incentro. Corso Vittorio Emanuele era un unico

    enorme multisala allaperto. Con bar e negozisotto i portici. Poi la comparsa dei nuovi mul-tisala in periferia o nellhinterland ha gra-dualmente causato la chiusura delle storichesale milanesi. Sostituite da negozi di abbi-gliamento in franchising, che di sera sono ov-viamente chiusi. Ma ci che potenzialmenteintroduce un peggioramento in centro, portacontemporaneamente a riqualificare e a rivi-talizzare zone periferiche.

    Elementi di degrado nel cuore della citt nonsono cos infrequenti come uno potrebbepensare. Fino al 1875 esisteva a ridosso delDuomo uno dei quartieri pi malfamati di Mi-lano, il Rebecchino, abbattuto durante unodei tanti progetti per la sistemazione dellapiazza. Inoltre tracce dei bombardamentidellultimo conflitto sono ancora presenti invia Brisa, via Torino e via Cusani.

    Se ci spostiamo in una delle zone di trasfor-mazione pi citate negli ultimi 30 anni, lareadi Garibaldi-Repubblica, possiamo osservare,proprio sopra la stazione di Porta Garibaldi, ilcavalcavia Eugenio Bussa, che in un vecchiopiano urbanistico doveva essere lasse di pe-netrazione in citt da nord, proseguendo ilpercorso di viale Zara e che da sempre unatriste opera incompiuta, simbolo della velleiturbanistica milanese, ridotto a parcheggiodegradato con due rampe monche.

    Ad un paio di isolati di distanza, per fortunanon troviamo pi l'Alba di Milano, operadell'architetto londinese Ian Ritchie, collocataper un breve periodo davanti alla StazioneCentrale, rovinando la prospettiva sulla sta-zione da via Vittor Pisani. Inaugurata il 18gennaio 2001 dal Sindaco Gabriele Albertini, stata rimossa tra l'aprile e l'agosto 2002 eda allora giace in un periferico deposito co-munale.

    Per rimanere in zona segnalo che le torri cheincorniciano linizio di via Turati, non sonoperfettamente in asse con via Vittor Pisani econ la Stazione: degrado urbanistico-progettuale alla milanese.

    Chiudiamo con una menzione alla Darsena,gi degradata di suo e ora definitivamentescempiata da un cantiere fermo da anni e chesembra non aver nulla da invidiare alla Fab-brica del Duomo.

    Se proprio dobbiamo trarre una conclusione,possiamo affermare che il concetto di degra-do pi sfumato, contraddittorio e vario diquello che normalmente si pensa, e che Mi-lano, ma penso che valga per qualunque altracitt, ne esemplifica tutti gli aspetti salienti.

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    Carneade

    EXPO 2015. SE NON LUCIANO STANCA, CHI?

    Apprendista stregone, mago della pioggia,leader? Il percorso che attende colui al quale stata affidata la responsabilit di gestireExpo 2015 sicuramente ben erto e pieno didifficolt, in parte create dagli stessi compa-gni di strada come spesso accade nella mi-gliore tradizione italica.

    Nondimeno, ogni persona dotata di buonsenso non pu che augurargli il miglior suc-cesso in questa ardua impresa: questo per ilbene collettivo e per la reputazione del Pae-

    se, gi sufficientemente messa a rischio inaltri contesti.

    Il tema del profilo della persona capace digestire Expo 2015 certamente complesso eva affrontato in modo rigoroso. A questo pro-posito ritengo utile prendere a riferimento unmodello proveniente dagli studi di strategiadimpresa; secondo Chandler, un illustre stu-dioso statunitense degli anni 50, deve sussi-stere una relazione lineare e sequenziale trastrategia-struttura organizzativa-persone:pi precisamente, una volta definita la strate-gia da parte dellimprenditore (o della coali-zione di comando) sar costruita la strutturapi adatta a implementarla e verranno inseri-te le risorse umane necessarie.

    Possiamo utilizzare uno schema logico simileper costruire il profilo della persona in gradodi gestire con successo lExpo 2015, cercan-

    do quindi di individuare le principali sfide stra-tegiche, il contesto organizzativo, e conse-guentemente le qualit personali che si ren-dono necessarie. Quanto diciamo intende ov-viamente prescindere dalle caratteristiche edalla storia della persona che gestir Expo2015, che come noto stata scelta nellescorse settimane e che gi ha iniziato a ope-rare.

    Partiamo dal primo blocco tematico: in qualecontesto strategico si muove e quali prioritdeve perseguire la persona che gestisce E-

    xpo 2015? Il contesto sicuramente moltoarticolato: fatti anche molto recenti hanno po-sto in evidenza una situazione di elevata con-flittualit tra i diversi portatori di interesse sulpiano politico, economico, istituzionale, maanche della cultura e dellapproccio ai pro-blemi.

    A questo si aggiunge uno scetticismo diffusonella pubblica opinione sulla reale efficacia diiniziative di questo genere e sul fatto chequeste rappresentino un volano reale della

    crescita: al di l delle promesse e dei daticontenuti nei documenti di pianificazione fi-nanziaria, nota a tutti la debacle finanziariarappresentata da gran parte dei Giochi Olim-pici degli ultimi anni, delle varie Expo, Co-lombiadi e simili.

    Sono presenti anche dubbi sulla qualit del-le infrastrutture da realizzare, sulla loro riuti-lizzabilit e limpatto reale che tutti questi in-vestimenti possono (o non possono) averesulla comunit.

    A questo si aggiunge un ultimo non irrilevanteelemento, rappresentato dal fatto che nelmomento in cui scriviamo mancano ancora2.700 milioni di euro di dotazione finanziaria:questo costituisce una evidente spada diDamocle nelle mani di colui o di coloro chene possono decidere lassegnazione.

    A partire da queste considerazioni, il profilodella persona deve caratterizzarsi primaria-mente per unelevata capacit di creazione diuna visione positiva e condivisa dellExpo.Questa deve essere percepita e vissuta comeun progetto win-win dal quale tutti i portatoridi interesse ottengono vantaggi reali non solonel breve ma anche nel medio-lungo periodo.

    Praticamente si tratta di capovolgere lattualepercezione dellExpo presso lopinione pub-

    blica: questo risultato deve essere raggiuntocon un processo negoziale continuo, che sa-

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    r sicuramente non facile ma rappresenterla reale garanzia di un successo anche qua-litativo dellExpo stessa.

    La capacit di negoziazione della persona

    deve necessariamente basarsi sulla sua ca-pacit di comprendere gli obiettivi delle altreparte coinvolte, cosa non sempre agevole inuna situazione in cui attori economici, sociali,politici si mescolano e giocano partite con-temporanee su pi tavoli. In pratica questosignifica ricreare le condizioni di collaborazio-ne che hanno caratterizzato i momenti prece-denti laggiudicazione, e che hanno generatoquello spirito chiamato da alcuni qualificatiorgani di stampa lunit di Parigi, momentoche stato vissuto dal nostro Paese comeuna reale discontinuit capace di creare ag-gregazione positiva.

    Considerazioni analoghe possono esseresvolte anche per gli elementi del profilo cheriguardano gli aspetti propriamente organiz-zativi. Non difficile ipotizzare che la strutturaoperativa che materialmente deve gestire lamacchina Expo 2015 debba essere, coeren-

    temente con lo spirito dei tempi, una strutturaleggera e risparmiosa, composta da personeche provengono da esperienze ed entit di-verse e solo in parte scelte direttamente coluial quale stata affidata la macchina stessa. Ilmodello operativo e organizzativo sar nuo-vamente molto complesso, verosimilmente unmodello ibrido che contiene elementi di spe-cializzazione funzionale, di projectmanagement, di sistema reticolare.

    Per gestire efficacemente questo modello lecapacit che devono essere presenti nel pro-filo della persona sono sostanzialmente due:

    la prima quella di creare un team reale apartire da una situazione di partenza sicura-mente molto frammentata, caratterizzata danumerosi elementi di incertezza e contraddi-stinta da modesti livelli di appartenenza delle

    persone allentit Expo 2015 (perlomeno nel-la fase iniziale).

    La seconda importante componente del profi-lo consiste in una superiore capacit di inte-grazione operativa, capacit che si rende as-solutamente necessaria a fronte di unope-razione tanto complessa; questa capacit de-ve accompagnarsi anche a forti skills analiti-che e di controllo (in particolare delle variabilidi natura finanziaria).

    Per chiudere queste considerazioni ritengonecessaria anche una riflessione sulle carat-

    teristiche pi propriamente personali che ilruolo richiede: si tratta di gestire una situa-zione sicuramente molto stressante, con unorizzonte temporale lungo (da oggi fino ai dueanni successivi alla realizzazione dellExpo):questo richiede una forte integrity, un gran-

    de dedizione e non compatibile con altri in-carichi di rilevo istituzionale.

    Lassunzione della sfida Expo 2015 come im-pegno esclusivo sta a significare non solo lavolont di mettere in gioco la propria credibili-t su un progetto complesso e rischioso, masoprattutto la adesione della persona a unprogetto che per essere ben gestito, richiedeuna forte discontinuit rispetto a precedentiesperienze avvenute nel nostro Paese. Come

    abbiamo ricordato sopra, in un certo momen-to felice questa discontinuit c stata: spe-riamo che possa riprodursi anche in futuro.

    Metropoli

    DEGRADO URBANISTICO. TRA LEMMA E

    DILEMMA

    Matteo Bolocan Goldstein

    Vi sono termini che a prima vista appaionoevidenti ma, che a ben vedere, celano pi di

    un significato e qualche insidia. Il termine de-gradorimanda ad uno stato di deterioramen-to, come recita il dizionario, accostando inquesto modo una dimensione effettuale e sta-tica, uno statoappunto, a una dimensione di-namica e tendenzialmente critica, come quel-la implicata in un disfacimento in corso. Unprocesso che allude immediatamente a una

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    carenza di cure o, meglio, di manutenzione,per introdurre un tema che pertine al degra-do urbano, urbanistico in particolare. Un se-gnale sintomatico di malessere, se non di de-clino di una citt, che viene infatti posto al

    centro di denunce o di rivendicazioni sociali diinchieste giornalistiche o di proposte di rime-dio.

    Tuttavia, il degrado specificamente urbanisti-co invita a qualche cautela e a unulteriore,importante distinzione tra degrado dei luoghi,cio della dimensione fisica e materiale dellospazio costruito e delle sue dotazioni, e de-grado delle pratiche, in riferimento ai feno-meni sociali duso della citt e del territorio, alloro profilo spesso segnato dal disagio socia-le o, anche, solo da una incultura diffusa nellafruizione degli spazi pubblici. Tema antico edibattuto, quello del rapporto tra spazio e so-ciet e del malfunzionamento della citt in re-lazione a quello della societ (si pensi allastoria ormai lunga e controversa del riformi-smo sociale e urbano tra Otto e Novecento),che trova ulteriore alimento nella stessa am-biguit costitutiva del termine urbanistica edel suo impiego, storicamente attribuito siaallinsieme dei fenomeni inerenti la vita urba-na, sia alle forme e agli strumenti del governo- pi o meno pianificato - della citt e del terri-torio. Se infatti, da un lato, il carattere polie-drico dellurbanistica ne accresce il contenutoculturale e le sue possibili declinazioni,dallaltro lato, complica non poco la possibilitdi intendersi sui temi e sulle questioni da trat-tare, oltre che sulle possibilit di condividere

    modalit tecniche e operative di intervento,attivabili nelle diverse situazioni.

    Questo aspetto non di poco conto: conduceinfatti a un sovraccarico di aspettative riposte

    nellurbanistica, rendendo questo campo diattivit irrimediabilmente frustrato; aumentasensibilmente lo scarto tra domande socialiespresse da abitanti e fruitori dello spazio ur-bano e reali capacit di produrre pi elevati

    livelli di qualit e abitabilit dei luoghi. Non un caso che il degrado delle pratiche, a cuiabbiamo accennato, investa spesso anche lemodalit di governo dei fenomeni urbani, get-tando discredito sugli stessi attori preposti alloro esercizio, amministratori locali in primis.

    Si pensi a Milano come caso esemplare! Unacitt nella quale al peggioramento nella quali-t dellabitare, percepito come problema cre-scente da cittadini e imprese, sembra corri-spondere una fuga generalizzata dalle re-sponsabilit e una sfiducia di fondo verso lapossibilit di unazione pubblica riformista.Ma attenzione! La delegittimazione che cir-conda il governo pubblico della citt e del ter-ritorio non ammette facili scorciatoie morali-stiche. La cura dei beni comuni - in particola-re di quelli che riguardano lambiente costrui-to nel quale viviamo - sfida la collettivit nelsuo insieme e reclama una cittadinanza attivain grado di immaginare e progettare ancheunaltracitt. Ecco dunque ripresentarsi il di-lemma tra urbanistica come dimensione fisicae urbanistica come sfera sociale urbana ecome democrazia locale. Affrontare il degra-do, reale o presunto che sia, pu divenireloccasione per sfidare le culture tecniche e leprassi amministrative a tenere insieme le i-stanze, ma pure a precisare e qualificare lediverse competenze e possibilit dazione:

    non superando definitivamente il dilemma,dunque, ma provando a trattarlo con realismocritico e capacit innovative.

    Dal Palazzo

    LE INDIMENTICABILI SETTIMANE DEICOMUNICATI STAMPA

    Admin

    Settimana tosta. Allinsegna, sul piano lingui-stico nazionale, di due parole antiche. Laprima ciarpame. La seconda maleodo-ranti. Tutte e due parole impegnative, densedi sdegno, cariche di un giudizio negativo chedobbiamo alla premiata ditta familiare Berlu-sconi Silvio & Signora. I due ci hanno elargi-

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    to una sceneggiata daltri tempi. Una tragi-commedia da avanspettacolo. Roba da Le-gnanesi. Il cui ultimo atto ci regala unaltraparola forte, piena di veleni e rancori: divor-zio. Degno coronamento di una vicenda che,dati i tempi e il sostanziale distacco con cui ilPaese segue la telenovela di Arcore, porta ilsano cittadino italiano a pronunciare lunicogrido possibile: Chissenefrega.

    Sul fronte milanese, settimana ravvivata dalduello verbale fra il nuovo assessore alla Cul-tura (il quinto della giunta Moratti, arrivata asuperare di poco la soglia di met mandato esempre pi impantanata nelle vicendedellExpo) e il veterano Riccardo Marshal DeCorato, sempre pi simile a un robot capacesolo di dare i numeri delle sue graduatorie. Il

    resto noia. Noia e silenzio.Vediamo come lo raccontano i comunicatistampa di Palazzo Marino.

    VOLARE - Milano, 26 aprile 2009 Si trattadi una serie di appuntamenti per un futurismovivo, pi vivo che mai, un futurismo chescende sulle strade, che va in periferia, unfuturismo per una Milano che ha voglia di vo-lare commenta lassessore alla Cultura Mas-similiano Finazzer Flory.

    LIBERO E BELLO - Milano, 30 aprile 2009 Credo nella Scapigliatura perch ne abbia-mo bisogno ha spiegato Massimiliano Finaz-zer Flory, assessore alla Cultura del Comunedi Milano.

    TRE QUESTIONI - Milano, 29 aprile 2009 Con Monet - il tempo delle ninfee abbiamovoluto porre tre questioni: Monet non il pa-dre dellimpressionismo ma dell immersioni-smo, dobbiamo immergerci nelle cose pervederle. La seconda questione che questamostra dedicata a chi vuole imparare aguardare, perch guardiamo in modo superfi-ciale, approssimativo e incapace di generosi-t e precisione. La terza di politica culturale.Abbiamo voluto Magritte, abbiamo scelto Mo-net e desideriamo lanno prossimo Cezanne.Lo ha detto lassessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer.

    TRE RISPOSTE Milano, 29 aprile - Sicco-me uno dei temi fondamentali dellExpo lacqua, con questa esposizione abbiamo vo-luto dare una risposta estetica, simbolica e

    quindi politica al senso che lacqua rivesteper luomo. Lo ha detto lassessore alla Cul-tura Massimiliano Finazzer.

    TRE MOSSE - Milano, 30 aprile 2009 Ilgrande successo di pubblico di questa mostra ha detto lassessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer Flory il risultato di tre mos-se: il dialogo tra due Michelangelo, il dialogotra arte antica e contemporanea con le foto-grafie di Struth, il dialogo tra un allestimentoinnovativo e il Castello Sforzesco, museo dimusei.

    CREDERE, AUDIRE, DIBATTERE - Milano,30 aprile 2009 Investire per Milano capitaledella musica significa credere nella politicadellascolto. Significa credere che la musica una nostra grande radice culturale ha dettolassessore alla Cultura Massimiliano Finaz-zer Flory.

    STELLA DI LATTA 1 - Milano, 27 aprile 2009- Al momento del blitz sono stati trovati 28cinesi, di cui undici irregolari di et intorno ai25 anni: uno degli occupanti stato arresta-to. Lo dichiara il vice Sindaco e assessorealla Sicurezza Riccardo Marshal De Corato.

    STELLA DI LATTA 2 - Milano, 28 aprile 2009- In poco pi di due anni, al Comune di Mila-no sono arrivate 150 richieste per laperturadi nuove sale giochi. Un terzo stato presen-tato da soggetti o societ straniere: un boomanomalo. Ma solo a 4 stata concessalautorizzazione. Lo comunica il vice Sinda-co e assessore alla Sicurezza Riccardo Mar-shal De Corato.

    STELLA DI LATTA 3 - Milano, 28 aprile 2009 Sulle situazioni di abusivismo non molle-remo la presa lo comunica il vice SindacoRiccardo Marshal De Corato.

    STELLA DI LATTA 4 - Milano, 28 aprile 2009- La lotta alla mafia si fa con i fatti e non conle parole o gli studi sociologici. Lo afferma ilvice Sindaco e assessore alla Sicurezza Ric-cardo Marshal De Corato.

    STELLA DI LATTA 5 - Milano, 30 aprile 2009- Diciotto clandestini, tutti senza biglietto, inunora sono stati scoperti dal Nucleo TutelaTrasporto Pubblico della Polizia Municipaledurante un blitz effettuato questa mattina suun bus della linea 90/91, in piazzale Lotto.Lo comunica il vice Sindaco e assessore allaSicurezza Riccardo Marshal De Corato.

    CANCELLERIA - Milano, 27 aprile 2009 -Con una cancellata, realizzata da unaziendaspecializzata che si accollata gran parte

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    della spesa in cambio di una sponsorizzazio-ne, si chiude il capitolo della baraccopoli alcavalcavia Bacula. Lo ha dichiarato il viceSindaco Riccardo Marshal De Corato.

    SIMMETRIE - Milano, 29 aprile 2009 Da

    inizio anno a Milano sono state compiute 22violenze sessuali: in 20 casi i responsabilisono stranieri e, per la met, sono straniereanche le vittime. Lo dichiara il vice SindacoRiccardo Marshal De Corato.

    ALTA MAREA - Milano, 29 aprile 2009 - Po-co fa sono stato informato dalla Protezionecivile che il Seveso a rischio di esondazionee che pertanto stato dichiarato lo stato dipreallarme. La precisazione del vice Sin-daco Riccardo Marshal De Corato.

    LA VIA DELLA SETA - Milano, 28 aprile 2009 Possono essere molti i Paesi interessati

    all'economia comasca, per il settore tessile,tra cui la Mongolia, l'Uzbekistan e la Colom-bia. Queste le parole del Sindaco Letizia Mo-ratti.

    SEMEL IN ANNO - Milano, 30 aprile 2009

    Anche in occasione della festa del 1 maggioMilano si dimostra citt capace di cogliere evalorizzare la tradizione storica del nostroPaese e i valori che la contraddistinguono hacommentato lassessore alle Attivit produtti-ve e Politiche del Lavoro Giovanni Terzi.

    NO LIMITS - Milano, 30 aprile 2009 Parte-cipo con grande passione a questa bella ini-ziativa che incoraggia i disabili a viverelhandicap non come un limite ha dettolassessore Giampaolo Landi di Chiavenna.

    Lettera

    DEGRADO NELLINFORMAZIONE

    Letizia Gonzales

    Degrado.come imbarbarimento, dege-nerazione, scadimento nellinformazione? Michiedono gli amici di Arcipelago. O piuttostoavvilimento, paura, caduta della tensione eti-ca nel nostro lavoro? Ecco. I tempi difficili chestanno vivendo i giornalisti, in particolare ipi giovani, in una professione in piena tra-sformazione tecnologica e investita da unacrisi economica senza precedenti stanno ri-mettendo in discussione una certa pigra

    consuetudine nel fare un mestiere con gran-de competenza, ma un po senza anima, conuna forte dose di cinismo ed indifferenzacome se ogni cosa che accade fosse giprevista.

    Difficile per generalizzare se penso alla fati-ca ed al rischio del cronista che si occupa di

    mafia e malaffare, che corre seri pericoli per

    la sua incolumit, perch minacciato e av-vertito quando denuncia intrallazzi, descriveambienti camorristi o racconta il business dei

    malavitosi! Penso per che il giornalismo,specchio fedele di unepoca che vuole soloeroi spensierati e caciaroni si sia un po ada-giato su modelli comodi e conformisti privi dicapacit critica. Ma linformazione ha tanticanali per raggiungere il suo pubblico e ilmodello che ci colpisce di pi sempre quel-lo televisivo che ci propone troppo spessouninformazione ingessata negli stereotipiprovinciali e ripetitivi di questi ultimi anni. Matutto cambier perch con la tecnologia cheavanza, con i sistemi integrati fra schermo te-levisivo e pc, non ci sar soltanto il compitocerimoniere dei salotti televisivi, ma il gior-nalista che interagisce con il pubblico, cheesprime dissenso, controlla la veridicit della

    notizia, partecipa dal vivo al divenire degliavvenimenti con locchio critico di chi vede esente.

    I siti dei quotidiani che sono visitati da unnumero crescente di lettori e la consuetudinedella partecipazione alle piazze virtuali stan-no infatti creando una nuova tipologia di cit-tadini lettori molto sensibili alla qualitdellinformazione. Nellinchiesta, predispostaper il nostro ordine dal sociologo giornalistaEnrico Finzi e presentata lo scorso ottobrenellaula magna dellUniversit Statale di Mi-

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    lano, abbiamo raccontato dellimpopolarit dicui gode il giornalista. Quasi dodici anni falimmagine dei giornalisti in Italia era altamen-te vulnerata ci racconta Finzi- cera statauna perdita consistente di credibilit. Oggi le

    cose sono peggiorate. Ma la domanda socia-le di buon giornalismo altissima. Ci sonosingoli giornalisti e singole testate che godo-no, in controtendenza di un vissuto collettivoe di unimmagine sociale altissima.

    Secondo la percezione di chi ci segue o cilegge il giornalista bugiardo, incompetente,esagerato, corrotto, narcisista ed auto refe-renziale. Poco comprensibile, poco chiaroperch parla in gergo, soprattutto quando af-

    fronta temi economici, tecnologici o speciali-stici. Fortunatamente, per i dati salvano al-cuni di noi che riscuotono ancora la fiduciadel pubblico perch guida equilibrata deimolti saperi della societ contemporanea,traduttori e interpreti fedeli della realt, puntidi riferimento certi nellalluvione informatica diinternet. Persino gli utenti pubblicitari che

    considerano i giornali soltanto veicoli dei loroprodotti e il giornalismo come una seccaturainevitabile, stanno arrivando a capire cheavranno bisogno sempre di pi di giornalicredibili ad alto tasso di qualit intellettuale.

    Nel futuro mondo ipertecnologico, concludela ricerca, occorrer poi ampliare la culturaprofessionale del giornalista e difenderelautonomia reale sul terreno delletica.

    Degrado dunque anche per il giornalismo?Come diceva recentemente il direttore delCorriere della Sera Ferruccio De Bortoli, nelcorso di un dibattito dedicato agli Stati Gene-rali dellinformazione in Francia, in Italia lastampa non considerata come un valore

    dellidentit culturale del paese, da salva-guardare, da sostenere nei momenti di crisicome oltralpe, ma, aggiungo io, in questomomento come un male necessario da te-nere sotto osservazionefino a quando lepraterie di internet non avranno conquistatola maggior parte dei lettori.

    Sanit

    MILANO E LA CURA INTERROTTA

    Piera Landoni

    LEuropa ci chiede di fare prevenzione in mo-do da garantire la salute dei cittadini e dimi-nuire i costi sanitari, il Governo taglia i postiletto e i fondi per il servizio sanitario naziona-

    le, in regione Lombardia i soldi non bastano etaglia la prevenzione e la continuit assisten-ziale a Milano, lassessore alla Sanit delComune di Milano non batte ciglio e anzi af-ferma che la Sanit del futuro sar rappre-sentata dai camper che ti fanno la diagnosiprecoce sotto casa una tantum.

    A fare le spese della Filiera dei tagli sonoproprio quegli ambulatori gestiti dai medici difamiglia (avevano aderito 600 medici milanesi

    su 1000) che a Milano hanno garantito, perun anno e in via sperimentale, il servizio di

    visite festive e prefestive a pazienti giovani eanziani, compresi quelli diabetici e cardiopati-ci, diminuendo al tempo stesso lintasamentodei Pronto Soccorso cittadini.

    Dal primo maggio infatti i cinque ambulatoridistrettuali attivati dallASL di Milano, che ga-rantivano i servizi di Cure Primarie, Medico diFamiglia, Guardia Medica, Pediatria, continui-

    t assistenziale e assistenza infermieristicaanche nei fine settimana, chiuderanno i bat-tenti con la seguente motivazione: la Regionenon pi in grado di garantire i fondi per ilservizio

    Ma non era stato proprio il Sottosegretarioalla salute Fazio ad affermare, in Parlamento,che occorrevano servizi innovativi allo scopodi risparmiare denaro per il Pronto Soccorso?

    E qui il risparmio sembra essere stato, a det-

    ta dei medici, di 10 milioni di euro sulla spesafarmaceutica, contro i 5 milioni del costo di

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    attivazione del servizio. Non pochi se si pen-sa che un servizio relativamente nuovo (inprovincia infatti gi diffuso da tempo) ha bi-sogno di tempo e soprattutto di essere sup-portato da unadeguata informazione per po-

    ter essere implementato in modo ottimale. Infondo in un solo anno di attivit sono stateassistite circa 18.000 persone e 6.000 sonostati i pazienti diabetici seguiti dai medici difamiglia. E quindi miope e controproducentemettere in moto un servizio di continuit assi-stenziale per interromperlo dopo solo un an-no di attivit.

    Quello che tuttavia colpisce maggiormente la reazione del Comune di Milano che per

    bocca dellassessore alla partita ci comunicache per affrontare la crisi e garantire la salutedei cittadini la Metropoli si deve affidare aicamper e alle settimane della salute (per in-tenderci le settimane dedicate a una specificapatologia). Campagne di screening, effettuateuna tantum, pagate dal Comune o affidate avolontari in sostituzione della rete dei servizi

    offerti dal Servizio Sanitario Regionale. Il tuttocon buona pace della Prevenzione e dei per-corsi informati di cura che consentono ai cit-tadini europei di affrontare la crisi con unamaggiore protezione rispetto ai cugini statuni-

    tensi.Il camper della salute, voluto da Comune diMilano, pu quindi rappresentare un servizioaggiuntivo (ancorch non continuativo), manon pu in nessun modo sostituire gli inter-venti medici garantiti dalla rete sanitaria deiservizi, in aggiunta al fatto, del tutto non tra-scurabile, che i cittadini milanesi si trovano apagare due volte (attraverso le tasse) un ser-vizio gi garantito continuativamente dal Ser-

    vizio Sanitario Regionale. In questo crediamoche la Regione Lombardia avrebbe dovutodimostrare maggiore coraggio nel sostenereservizi realmente innovativi in grado di con-trastare laumento della spesa sanitaria, ga-rantendo al tempo stesso la continuit elappropriatezza degli interventi.

    DallArcipelagoMILANO EXPO 2015. UNA PETIZIONE

    Emilio Battisti

    A seguito dell'incontro che si tenuto nel miostudio il 9 marzo scorso sull'Expo 2015 e delterzo incontro dedicato dallOrdine degli Ar-chitetti allesperienza dellExpo di Siviglia del1992 si sono ancor pi confermate le ragionidi opposizione allattuale impostazione delprogramma della manifestazione prevista aMilano.La presentazione di Enrique Soler, direttoredellagenzia che amministra il dopo Expo, masoprattutto la documentazione fotografica diClaudio Sabatino che ha illustrato quel cheresta dopo quasi ventanni sullisola dellaCartuja e la franca testimonianza e le osser-vazioni critiche di Gae Aulenti, che progett ilpadiglione italiano, hanno completato moltovivamente lo scenario che si era gi delineatocon i due casi delle edizioni di Lisbona e

    Hannover.Si manifestata in conseguenza l'esigenza,da parte di molti, di portare avanti un'azione

    collettiva per cercare prima di tutto di evitarela realizzazione estremamente dannosa delnuovo insediamento in prossimit della Fieradi Rho-Pero, destinato ad ospitare i padiglionidelle varie nazioni.

    Infatti, oltre a distruggere quasi due milioni dimq di territorio agricolo, ci lascer un'ereditmolto gravosa da gestire, come gi verifica-tosi per i casi sopra citati, con grande sprecodi risorse particolarmente inaccettabile in

    questo momento di crisi economica.I motivi e le proposte alternative in base aiquali riteniamo si debba rivedere il program-ma dell'Expo sono esposti nella petizionescritta da me e Paolo Deganello, che vi pregodi avere la pazienza di leggere e, nel caso lacondividiate, di sottoscriverla inviando il vo-stro nome, professione e luogo di residenza erispondendo alla mail di conferma che riceve-rete subito dopo.

    Questa semplice procedura necessaria a

    garantire la validit della vostra adesione.

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    Per leggere la petizione, vedere chi ha gi

    aderito e firmarla clicca qui.

    Avrete modo di vedere come si tratti di unaposizione propositiva che non si propone af-

    fatto di impedire che lExpo venga realizzata,come ipotizzato da alcuni come unica sceltaresponsabile in questo momento di crisi eco-nomica, ma di realizzarla invece come esem-plare esperienza di avvio della realizzazionedi una metropoli sostenibile proprio per farfronte alla crisi economica, ma anche con ilproposito di interpretare nel modo pi ade-guato il tema della manifestazione Nutrire ilpianeta. Energia per la vita.

    Al fine di avere un riscontro rispetto ai conte-nuti, la petizione stata inviata prima ad al-

    cuni di voi e i nomi di chi ha gi aderito sonoriportati in ordine alfabetico in fondo al testo.

    Chi desiderasse avere ulteriori informazioni,

    pu visitare anche la sezione Eventi/Expo2015 del sito www.emiliobattisti.com dove possibile ascoltare tutti gli interventi dell'in-contro tenuto nel mio studio e leggere alcunicontributi pervenuti successivamente.

    E inutile che segnali quanto sia importanteche si raggiunga un grande numero di ade-sioni, augurandomi che la maggior parte divoi concordi con le nostre proposte e sotto-scriva la petizione; vi invito a inoltrarla a co-

    noscenti e amici in modo da ottenere la piampia diffusione possibile.

    Lettera

    DEGRADO NELLINFORMAZIONE

    Letizia Gonzales

    Degrado.come imbarbarimento, dege-nerazione, scadimento nellinformazione? Michiedono gli amici di Arcipelago. O piuttostoavvilimento, paura, caduta della tensione eti-ca nel nostro lavoro? Ecco. I tempi difficili chestanno vivendo i giornalisti, in particolare ipi giovani, in una professione in piena tra-sformazione tecnologica e investita da unacrisi economica senza precedenti stanno ri-mettendo in discussione una certa pigraconsuetudine nel fare un mestiere con gran-de competenza, ma un po senza anima, conuna forte dose di cinismo ed indifferenzacome se ogni cosa che accade fosse giprevista.

    Difficile per generalizzare se penso alla fati-ca ed al rischio del cronista che si occupa dimafia e malaffare, che corre seri pericoli perla sua incolumit, perch minacciato e av-

    vertito quando denuncia intrallazzi, descriveambienti camorristi o racconta il business deimalavitosi! Penso per che il giornalismo,specchio fedele di unepoca che vuole soloeroi spensierati e caciaroni si sia un po ada-giato su modelli comodi e conformisti privi dicapacit critica. Ma linformazione ha tanticanali per raggiungere il suo pubblico e ilmodello che ci colpisce di pi sempre quel-lo televisivo che ci propone troppo spessouninformazione ingessata negli stereotipiprovinciali e ripetitivi di questi ultimi anni. Matutto cambier perch con la tecnologia cheavanza, con i sistemi integrati fra schermo te-levisivo e pc, non ci sar soltanto il compitocerimoniere dei salotti televisivi, ma il gior-nalista che interagisce con il pubblico, cheesprime dissenso, controlla la veridicit della

    notizia, partecipa dal vivo al divenire degliavvenimenti con locchio critico di chi vede esente.

    I siti dei quotidiani che sono visitati da unnumero crescente di lettori e la consuetudinedella partecipazione alle piazze virtuali stan-no infatti creando una nuova tipologia di cit-tadini lettori molto sensibili alla qualitdellinformazione. Nellinchiesta, predispostaper il nostro ordine dal sociologo giornalistaEnrico Finzi e presentata lo scorso ottobrenellaula magna dellUniversit Statale di Mi-

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    lano, abbiamo raccontato dellimpopolarit dicui gode il giornalista. Quasi dodici anni falimmagine dei giornalisti in Italia era altamen-te vulnerata ci racconta Finzi- cera statauna perdita consistente di credibilit. Oggi le

    cose sono peggiorate. Ma la domanda socia-le di buon giornalismo altissima. Ci sonosingoli giornalisti e singole testate che godo-no, in controtendenza di un vissuto collettivoe di unimmagine sociale altissima.

    Secondo la percezione di chi ci segue o cilegge il giornalista bugiardo, incompetente,esagerato, corrotto, narcisista ed auto refe-renziale. Poco comprensibile, poco chiaroperch parla in gergo, soprattutto quando af-

    fronta temi economici, tecnologici o speciali-stici. Fortunatamente, per i dati salvano al-cuni di noi che riscuotono ancora la fiduciadel pubblico perch guida equilibrata deimolti saperi della societ contemporanea,traduttori e interpreti fedeli della realt, puntidi riferimento certi nellalluvione informatica diinternet. Persino gli utenti pubblicitari che

    considerano i giornali soltanto veicoli dei loroprodotti e il giornalismo come una seccaturainevitabile, stanno arrivando a capire cheavranno bisogno sempre di pi di giornalicredibili ad alto tasso di qualit intellettuale.

    Nel futuro mondo ipertecnologico, concludela ricerca, occorrer poi ampliare la culturaprofessionale del giornalista e difenderelautonomia reale sul terreno delletica.

    Degrado dunque anche per il giornalismo?Come diceva recentemente il direttore delCorriere della Sera Ferruccio De Bortoli, nelcorso di un dibattito dedicato agli Stati Gene-rali dellinformazione in Francia, in Italia lastampa non considerata come un valore

    dellidentit culturale del paese, da salva-guardare, da sostenere nei momenti di crisicome oltralpe, ma, aggiungo io, in questomomento come un male necessario da te-nere sotto osservazionefino a quando lepraterie di internet non avranno conquistatola maggior parte dei lettori.

    Sanit

    MILANO E LA CURA INTERROTTA

    Piera Landoni

    LEuropa ci chiede di fare prevenzione in mo-do da garantire la salute dei cittadini e dimi-nuire i costi sanitari, il Governo taglia i postiletto e i fondi per il servizio sanitario naziona-

    le, in regione Lombardia i soldi non bastano etaglia la prevenzione e la continuit assisten-ziale a Milano, lassessore alla Sanit delComune di Milano non batte ciglio e anzi af-ferma che la Sanit del futuro sar rappre-sentata dai camper che ti fanno la diagnosiprecoce sotto casa una tantum.

    A fare le spese della Filiera dei tagli sonoproprio quegli ambulatori gestiti dai medici difamiglia (avevano aderito 600 medici milanesi

    su 1000) che a Milano hanno garantito, perun anno e in via sperimentale, il servizio di

    visite festive e prefestive a pazienti giovani eanziani, compresi quelli diabetici e cardiopati-ci, diminuendo al tempo stesso lintasamentodei Pronto Soccorso cittadini.

    Dal primo maggio infatti i cinque ambulatoridistrettuali attivati dallASL di Milano, che ga-rantivano i servizi di Cure Primarie, Medico diFamiglia, Guardia Medica, Pediatria, continui-

    t assistenziale e assistenza infermieristicaanche nei fine settimana, chiuderanno i bat-tenti con la seguente motivazione: la Regionenon pi in grado di garantire i fondi per ilservizio

    Ma non era stato proprio il Sottosegretarioalla salute Fazio ad affermare, in Parlamento,che occorrevano servizi innovativi allo scopodi risparmiare denaro per il Pronto Soccorso?

    E qui il risparmio sembra essere stato, a det-

    ta dei medici, di 10 milioni di euro sulla spesafarmaceutica, contro i 5 milioni del costo di

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    attivazione del servizio. Non pochi se si pen-sa che un servizio relativamente nuovo (inprovincia infatti gi diffuso da tempo) ha bi-sogno di tempo e soprattutto di essere sup-portato da unadeguata informazione per po-

    ter essere implementato in modo ottimale. Infondo in un solo anno di attivit sono stateassistite circa 18.000 persone e 6.000 sonostati i pazienti diabetici seguiti dai medici difamiglia. E quindi miope e controproducentemettere in moto un servizio di continuit assi-stenziale per interromperlo dopo solo un an-no di attivit.

    Quello che tuttavia colpisce maggiormente la reazione del Comune di Milano che per

    bocca dellassessore alla partita ci comunicache per affrontare la crisi e garantire la salutedei cittadini la Metropoli si deve affidare aicamper e alle settimane della salute (per in-tenderci le settimane dedicate a una specificapatologia). Campagne di screening, effettuateuna tantum, pagate dal Comune o affidate avolontari in sostituzione della rete dei servizi

    offerti dal Servizio Sanitario Regionale. Il tuttocon buona pace della Prevenzione e dei per-corsi informati di cura che consentono ai cit-tadini europei di affrontare la crisi con unamaggiore protezione rispetto ai cugini statuni-

    tensi.Il camper della salute, voluto da Comune diMilano, pu quindi rappresentare un servizioaggiuntivo (ancorch non continuativo), manon pu in nessun modo sostituire gli inter-venti medici garantiti dalla rete sanitaria deiservizi, in aggiunta al fatto, del tutto non tra-scurabile, che i cittadini milanesi si trovano apagare due volte (attraverso le tasse) un ser-vizio gi garantito continuativamente dal Ser-

    vizio Sanitario Regionale. In questo crediamoche la Regione Lombardia avrebbe dovutodimostrare maggiore coraggio nel sostenereservizi realmente innovativi in grado di con-trastare laumento della spesa sanitaria, ga-rantendo al tempo stesso la continuit elappropriatezza degli interventi.

    Citt e societ

    DEGRADO A MILANO

    Filippo Beltrami Gadola

    Questo scritto nasce un po per caso, duranteuna qualsiasi navigazione su YouTube, dopo

    aver digitato Miano degrado. Con una certasorpresa vedo comparire una lunga serie divideo amatoriali che illustrano la decadenzadi alcune parti della nostra citt e che potretevedere voi stessi cliccando. Ho riflettuto alungo sul degrado e sono arrivato a conclu-dere che questo sia in realt un termine asso-lutamente soggettivo. Ognuno di noi ha inmente un preciso modello di environmentdecoroso se non ideale e ne soffre per unqualsiasi deterioramento. Che Milano si siadeteriorata negli ultimi anni un dato pro-babilmente condivisibile, soprattutto per chi

    ha visto la citt mutare in peggio e ha deciso,come i nostri videoamatori, di denunciarne leforme, i modi e i costumi.

    Qui non si cerca di aggiungere la voce delnostro magazine al coro di lamentazioni chegiungono da ogni parte, anche perch nonrappresenterebbe nulla di nuovo. Ci si limita -in questo caso - a dare spazio adeguato a chi

    ha deciso di mettere in atto forme di protestaattiva a un fenomeno sociale molto sentito.

    Si inizia con le immagini di via Ferrante Apor-ti, dove una rampa divenuta luogo di sostae abbandono di immondizia di varia natura.

    Si passa poi alle immagini dello sgombro daparte delle Forze dellordine nello stabile divia Gulli, dove le condizioni di vita dei suoi a-bitanti sono divenute da insostenibili sia per

    gli stessi inquilini sia per gli abitanti del quar-tiere.

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    Dello steso tema, una panoramica di edificifatiscenti e abbandonati in diverse zone dellanostra citt, sino ad includere il famigeratoparcheggio di Piazza SanAmbrogio: casepopolari complete ma vuote, edifici cosparsi

    di graffiti, forse anche qualche rudere sopra-vissuto bene o male a bombardamenti e de-molizioni incomplete.

    Si passa poi ad un altro sgombro, questa vol-ta in viale Bligny, con tanto di interviste agliinquilini del palazzo.

    Ironico, e quasi compassato, il video amatoreche mostra una serie di immagini poco edifi-canti della nostra citt, che chiama appunto

    Milano - la citt della moda, graffiti, scarichiabusivi, caselle della posta divelte, macchineparcheggiate in doppia fila e via discorrendo:

    Eccoci al Giambellino: aiuole spelacchiate,silenzio e abbandono sono invece il soggettodi questo spezzone, con tanto di panchine di-velte, edifici disabitati e la ormai consuetaimmondizia abbandonata ovunque.

    Oltre la beffa: il titolo di una video-intervista agli abitanti del quartiere Molise-Calvairate, che manifestano il proprio disap-punto e commenti sulla riqualificazione urba-na del quartiere appena conclusa. La delu-sione appare diffusa e generale. Come spes-so accade a Milano, le migliori intenzioni sitrasformano in un vero e proprio fallimento.Qualcosa ricorda lesperienza di via Sarpi.Ma dove sono i responsabili?

    Ci spostiamo alla metropolitana di De Angeli:un quartiere che faceva del proprio accesso

    alla metropolitana un motivo di vanto: eccorisultati: esercizi commerciali chiusi, graffitiovunque.

    Le White di Rogoredo, le case bianche, cos

    come si presentano oggi: abbandono, condi-zioni abitative terribili e malsane dove prevaleuna povert che tenta di essere decorosa, etenta di eliminare da s problemi come lapresenza diffusa dei topi. Spazi comunisquallidi e vuoti, dove ogni guasto non vieneriparato, gli immancabili graffiti, spazi verdiindecenti e mal tenuti:

    E che fare della ex-scuola Gandhi, vuota dacinque anni, dove tristemente sventola anco-

    ra il tricolore?

    E, inevitabilmente, lIstituto Marchiondi aBaggio,uno degli esempi pi chiaridellarchitettura brutalista di Vittoriano Viga-n, oggi occupato da centinaia di cittadini ru-meni da ormai circa dieci anni. Inevitabile loscontro tra i nuovi inquilini e gli abitanti diBaggio:

    Altri giardini, altre zone: questo e piazzaleBacone, diventato discarica abusiva, macchi-ne, cemento, pattume, poco altro:

    Altra scuola, la Ada Negri, in via Comasina -forse non ne rimane che la demolizione:

    E... gran finale: il nostro salotto buono, la Gal-leria Vittorio Emanuele: vedere per credere -dietro stucchi e decorazioni appartamenti ab-bandonati e murati per evitare le occupazioniabusive, circa trenta appartamenti vuoti i at-tesa che qualcosa si muova.

    ARTE

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    Questa rubrica curata da Silvia DellOrso

    I temi sono tutti indiscutibilmente ponderosi edecisamente universali: Potere, Quotidiano,Vita, Morte, Mente, Corpo, Odio, Amore. O-gnuno di questi rinvia a una delle 8 sezioni incui si articola la mostra bergamasca il cui tito-lo, Esposizione Universale, sembra ironiz-zare su uno degli argomenti pi frequentati eineludibili del momento. Qui per lExpo ri-gorosamente artistico, con una carrellata diun centinaio di opere dal 400 ai giorni nostri,forte innanzitutto del patrimoniodellAccademia Carrara di Bergamo, ma nonsolo. Si va da Giovanni Bellini, Bergognone,Botticelli, Carpaccio, Foppa, Pisanello, Tizia-no a Casorati, Duchamp, De Chirico, Christo,

    De Dominicis, Ontani, Clemente, Kabakov,Gilbert & George, Maria Lai, Spalletti, Arienti,Cuoghi e molti altri, tra cui Ben Vautier le cuiopere-testo ricorrono in tutte le sale. A cura diGiacinto Di Pietrantonio, non la prima voltache il direttore della Galleria dArte modernae contemporanea di Bergamo mette a con-fronto larte antica con quella moderna. Lo hafatto ragionando sulle Dinamiche della vitadellarte, una rassegna di qualche anno fa econtinua a riproporre anche in questo caso lasua visione unitaria dellarte, tutta contempo-

    ranea, perch con gli occhi di oggi che sirilegge larte di ieri.Esposizione Universale Larte alla provadel tempo.Bergamo, Galleria darte moderna e contem-poranea, via San Tomaso 53 orario: marte-d-domenica 10/19, gioved 11/22. Fino al 26luglio.

    la prima mostra in uno spazio pubblico mi-lanese lantologica che il Museo di Arte Anti-

    ca al Castello Sforzesco dedica a Cordeliavon den Steinen. A cura di Elena Pontiggia,la rassegna incentrata soprattutto sulla pro-duzione pi recente dellartista, quella legataalla stagione iniziata nei tardi anni 70, quan-do Cordelia, dopo gli esordi nel segno di unrealismo di ascendenza espressionista e unafase venata da vaghe suggestioni astratte, approdata a quella figurazione a un tempopoetica e narrativa che la contraddistingue,

    fatta di estrema naturalezza, ma senza indu-giare nel verismo. Originaria di Basilea, maformatasi a Milano, allAccademia di Brera,

    alla scuola di Marino Marini e Alik Cavaliere,e poi a Roma e a Parigi, stata legata da unintenso sodalizio darte e di vita allo scultorePietro Cascella, morto lo scorso anno. Lamostra allinea una cinquantina di opere in ter-racotta, tra cui alcune grandi installazioni, adocumentare liter creativo della scultricesvizzera dagli anni 70 a oggi.Cordelia von den Steinen. Il sogno e i se-gni.Castello Sforzesco, Museo darte antica, Saladegli Scarlioni orario: marted-domenica9/13 e 14/17.30. Fino al 31 maggio.

    Un nuovo appuntamento a Brera per ricorda-re il bicentenario della nascita della Pinacote-ca milanese. Dopo i Caravaggio e dopo la

    presentazione del restauro dello Sposaliziodella Vergine di Raffaello, ora stabilmentereinserito nel percorso espositivo, la volta diuno sguardo al passato recente della galleriaper riproporne la sala dedicata ai paesaggi.Per tutto l800 Brera ha sfoggiato una sala in-teramente consacrata a questo genere pitto-rico, nella quale figuravano opere di MarcoGozzi, Bernardino e Gaspare Galliari, LuigiBasiletti, Rosa Mezzera e molti altri, tra cuianche Andrea Appiani, nume tutelaredellAccademia e della sua Pinacoteca, pre-

    sente per con due opere di soggetto mitolo-gico, Giove incoronato dalle Oree Apollo. Di-pinti che si possono rivedere ora, in una ras-segna a cura di Isabella Marelli, allestita alcentro della sala XV. La mostra documenta letrasformazioni che hanno caratterizzato la pit-tura di paesaggio nel corso del XIX secolo,un genere del quale fu protagonista MarcoGozzi (1759-1839) artefice di vedute chesancirono labbandono del paesaggio arcadi-co a favore di un approcci pi sensibile alvero. La collezione venne ripartita tra Pinaco-

    teca e Accademia al momento della separa-zione dei due istituti e nel 1902, col riallesti-mento di Brera, le opere dell800 vennero da-te in deposito al Comune di Milano, dapprimaper dare vita al Museo del Castello Sforze-sco, quindi trasferite nella Villa Reale di viaPalestro, sede della Galleria darte modernae in parte poi collocate in uffici periferici. Inmostra si vedono anche dipinti di proprietdellAccademia di Brera.La Sala dei Paesaggi. 1817 1822.Pinacoteca di Brera, via Brera 28, Sala XV orario: marted-domenica 8.30/19.15. Fino al2 giugno.

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    Lopera incisa di James Ensor al centro diuna mostra, a cura di Flavio Arensi, allestitanelle sale di Palazzo Leone da Perego a Le-gnano. Sono esposte 188 stampe del mae-stro belga vissuto a cavallo tra 800 e 900,provenienti dalla collezione Kreditbank; traqueste 134 acqueforti, a delineare un percor-so influenzato inizialmente dallesperienzaimpressionista che lascia ben presto il passoa un deciso espressionismo, tramite per unadissacrante e spietata critica della societ deltempo. Occupa una posizione rilevante, lastampa, nella produzione di Ensor, un me-dium che si addice alla sua vena di solitariofustigatore del compassato mondo borghese,ma anche alle sue sfrenate escursioni nei ter-

    ritori del fantastico e del grottesco. Non man-cano, peraltro, anche i paesaggi, le marine, lenature morte, i ritratti e gli autoritratti, conunattenzione particolare riservata alla figuradi Cristo che ricorre in almeno una dozzina diincisioni e a cui dedicato lalbum litograficodal titolo Scnes de la vie du Christ.Parallelamente, al Castello di Legnano sipossono visitare unantologica di Tino Va-glieri a nove anni dalla morte dellartista trie-stino, milanese dadozione, di cui si segue ilpercorso dapprima legato al Realismo esi-

    stenziale e approdato quindi allinformale euna personale della giovane artista di Merate,Marta Sesana.James Ensor. Lopera incisa.Legnano, Palazzo Leone da Perego - orario:marted-venerd 16/19.30; sabato15.30/19.30; domenica e festivi 10/13 e15.30/19.30; mercoled 21/23. Fino al 28 giu-gno.

    Gli spazi della Fondazione Pomodoro sono

    letteralmente occupati dalle grandiose instal-lazioni della settantanovenne artista polacca,protagonista della nuova mostra, a cura diAngela Vettese. davvero una rifondazionedel linguaggio della scultura quella che si av-verte nellopera di Magdalena Abakanowicz.Monumentale non solo per le dimensioni de-gli 11 lavori esposti, ma anche per il respiro,per la vastit della concezione, per il modo incui le sue creazioni interagiscono con lo spa-zio, occupandolo, appunto e trasformandolo.Lo si vede per esempio in Embriology, instal-lazione acquistata nel 2008 dalla Tade Mo-dern di Londra e ora a Milano. Un lavoro im-

    ponente ideato nel 78, fatto di centinaia disacchi di iuta imbottiti, di varie dimensioni e aforma di patata, gi intrinsecamente destinatia trasformarsi nelle sue folle di figure umanee animali, arricchendosi a un tempo con lusodi altri materiali: ceramica, acciaio, alluminio,bronzo. Nata in una famiglia aristocratica,Magdalena Abakanowicz ha sempre vissutoe lavorato a Varsavia e si vista poco in Italiaa parte le Biennali di Venezia e una mostra alMart di Rovereto.Magdalena Abakanowicz. Space to expe-rience. Fondazione Arnaldo Pomodoro, viaAndrea Solari 35 orario: mercoled-domenica 11/18 (ultimo ingresso alle17);gioved 11/22 (ultimo ingresso alle 21). Finoal 26 giugno.

    Accompagnati da Giovanni Testori in unarassegna che sa di nostalgia nellepoca delmostrismo spinto, dei supermanager edellarte intesa come merce di scambio.Quattordici dipinti, testimonianza della pitturaa Novara e dintorni tra fine 500 e 700, re-staurati dalla Soprintendenza del Piemontegrazie al sostegno della Banca Popolare diNovara, e collocati eccezionalmente nella na-vata della basilica di San Gaudenzio. Capo-lavori tra i capolavori perch il percorso e-

    spositivo, ideale omaggio alle passioni di Te-stori alimentatesi di arte novarese, sacri mon-ti e qualit della pittura coniugata a forte tas-so di umanit, si snoda tra le cappelle gran-diosamente affrescate e riccamente ornate diopere darte della stessa San Gaudenzio.Quindi le tele di Gaudenzio Ferrari, Cerano,Tanzio da Varallo, Morazzone si trovano adialogare con opere di questi stessi artisti abi-tualmente custodite nella chiesa novarese,fino a sortire accostamenti inediti come la pa-la di Santa Caterina di Gaudenzio Ferrari,proveniente dal Duomo di Novara, e il Politti-co di San Gaudenzio; oppure il bozzetto diTanzio da Varallo per la tela della battaglia diSennacherib a fianco della tela definitiva nellaCappella dellAngelo Custode che rinvia allasuggestiva lettura comparata testoriana Tan-zio-Gricault. Senza trascurare il Ceranino,Francesco Cairo e il settecentesco GiuseppeAntonio Pianca.Da Gaudenzio a Pianca. Omaggio a Testo-ri. Capolavori restaurati nel novarese.

    Novara, Basilica di San Gaudenzio orario:marted-venerd 15.30/18.30; sabato10/12.30 e 15.30/18.30; domenica

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    15.30/18.30; chiuso luned. Fino al 17 mag-gio.

    Il soggiorno di Leonardo da Vinci a Vigeva-no, testimoniato dallo stesso maestro neisuoi appunti, il pretesto per una serie diiniziative in zona che ruotano attorno a que-sto genio poliedrico, tra cui una mostra de-cisamente insolita. Anzi impossibile per-ch riunisce lintera opera pittorica di Leo-nardo, operazione in s inimmaginabile senon attraverso il ricorso alle tecnologie diriproduzione digitale. cos che 17 opereleonardesche, ricostruite in dimensioni realie retroillluminate (al punto da essere ap-prezzabili analiticamente talvolta meglio de-

    gli originali), sono esposte tutte assiemenegli spazi del castello vigevanese. DallaGioconda alla Vergine delle Rocce, allaDama con lermellinoe persino lUltimaCe-na, questultima presentata nella vicinachiesa sconsacrata di San Dionigi, da pocorestaurata come anche limponente pala delCerano, qui custodita, raffigurante il martiriodel santo. Questa rassegna non la primadel genere. Lideatore del progetto, RenatoParascandolo, ha cominciato a pensarci nel2000, quando, allora direttore di Rai Educa-

    tional, strinse un accordo col Ministero per iBeni e le Attivit culturali per fotografare eriprendere in video i maggiori capolavori deimusei italiani. Cominci da l la sua avven-tura nei territori della riproduzione delle ope-re darte e nacque cos lidea di utilizzarequei materiali per realizzare una sorta digrande trailer dei capolavori italiani da e-sportare nel mondo per richiamare turisti avedere gli originali. Ecco allora le mostre diLeonardo, Raffaello e Caravaggio, curateda studiosi qualificati, cui seguiranno a bre-

    ve, quelle non meno impossibili sulla Cap-pella degli Scrovegni di Giotto e su Pierodella Francesca.Leonardo: una mostra impossibile.Lopera pittorica di Leonardo da Vincinellepoca della sua riproducibilit digi-tale.Castello di Vigevano - orario: marted-domenica 10/19. Fino al 30 giugno un mostra costruita attorno al ritro-vamento di un quadro di Cagnaccio di

    San Pietro del quale si erano perse letracce, quella che propone in questigiorni la gallerista e storica dellarte

    Claudia Gian Ferrari. Un dipinto di note-vole vigore espressivo, intitolato Primodenaro ed eseguito dallartista venetonel 1928, pubblicato allepoca della suarealizzazione, ma che sembrava sparito

    nel nulla. Al secolo Natalino BentivoglioScarpa, conosciuto per come Cagnac-cio di San Pietro, per via del grossocane di suo nonno Natale, che terroriz-zava lintero paese di San Pietro in Voltasullisola di Pellestrina, vicino a Venezia,questo pittore in realt non ha certo bi-sogno del suo curioso pseudonimo peressere ricordato. Bastano le opere tag-lienti, enigmatiche e spesso spietate cheha creato nel corso della sua breve vita

    ( morto a soli 49 anni il 29 maggio1946), rivendicando la vitalit della tra-dizione classica allinterno del cosiddettoRealismo magico di cui fu, tuttavia, unesponente eccentrico.Cagnaccio di San Pietro. Un quadro ritro-vato.Claudia Gian Ferrari Arte contemporanea, viaFilippo Corridoni 41 orario: luned-venerd10/14 e 15.30/19, sabato solo su appunta-mento. Fino all8 maggio.

    Nella sua lunga carriera ha avuto modo difrequentare la poesia, larte, il romanzo, il tea-tro, il radiodramma, il giornalismo, la musica.Un artista poliedrico e multiforme Emilio I-sgr, ora al centro di una mostra, curata daMarco Meneguzzo, che verr ripropostanellestate anche in Sicilia, dove lartista na-to nel 1937. Con numerosi riconoscimenti allespalle, la partecipazione a quattro edizionidella Biennale di Venezia e a decine di ras-

    segne in tutto il mondo, Isgr un artistaconcettuale, ma anche un poeta visivo che hafatto della cancellatura una delle modalitespressive privilegiate, ma certamente non lasola. Cardine di questa mostra , tuttavia,proprio linstallazione inedita Fratelli dItalia,che oltre a suggerire il titolo della personale, anche stata concepita cancellando o in par-te occultando linno nazionale che si snodalungo una striscia di carta, per fare emergeresolo i passaggi pi significativi del testo. Lamostra riunisce una settantina di opere dagliesordi a oggi e altre due installazioni: Loraitaliana e Lavventurosa vita di Emilio Isgr,luna concepita nell83 per ricordare l'attenta-

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    to alla Stazione di Bologna, laltra nel 1971,pensata come una serie di dichiarazioni sullecaratteristiche fisiche e morali dell'artista, cheidentificano il personaggio in maniera "con-cettuale" attraverso la descrizione.Emilio Isgr. Fratelli d'Italia.Galleria Gruppo Credito Valtellinese. CorsoMagenta 59 orario: marted-venerd 12/19,sabato e domenica 10/19, chiuso luned. Finoal 13 giugno.

    Vale la pena visitare in questi giorni il MuseoDiocesano e in particolare la sezione deiFondi oro che si arricchita, qualche tempofa, della collezione di Alberto Crespi. Di quel-la donazione generosa faceva parte anche

    una tavola raffigurante Santa Cecilia, oggettoora di una piccola, ma importante mostra chesegna il temporaneo ricongiungimento diquesto pannello con gli altri 4 elementi delpolittico di cui ha fatto parte fino a circa il1745, anno in cui linsieme venne smembra-to. Si tratta del Polittico del Carmine che sitrovava in origine nella cappella dei SantiBartolomeo e Lorenzo, nella chiesa fiorentinadi Santa Maria del Carmine, giudicato daglistudiosi opera della maturit di BernardoDaddi, artista morto nel 1348, tra i migliori

    seguaci di Giotto. Dal Castello Reale delWawel a Cracovia arriva la Madonna colBambinoe due angeli musicantiche stava alcentro del pentittico, San Bartolomeo e SanLorenzo, in posizione laterale, sono ora con-servati alla Galleria dellAccademia di Firen-ze, mentre allestrema destra, si trovava laSanta Caterina dAlessandria, ora in collezio-ne privata. La Santa Cecilia stava, dunque,allestrema sinistra del polittico: da notare ladescrizione sontuosa delle vesti, la delicatez-za dellincarnato e una ricchezza narrativa e

    decorativa che rinvia a opere precedenti delmaestro.Il Polittico del Carmine di Bernardo Daddi.Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese 95 orario: marted-domenica 10/18, chiuso lu-ned. Fino al 24 maggio.

    un prestito decisamente fuori dal comunequello che ha consentito di realizzare la mo-stra bergamasca. Cinquanta icone seleziona-te tra gli oltre 6mila esemplari conservati nelmuseo Museo Tretyakov di Mosca che vantain materia di arte sacra russa la pi imponen-te collezione al mondo. Visibili rappresenta-

    zioni di spettacoli misteriosi e soprannaturali":lo studioso russo Pavel Florenskij us questeparole per definire le icone, non semplici ope-re d'arte, ma immagini dotate di una loro vita-lit, veri e propri momenti di comunione con ildivino. Le opere esposte sono datate dallafine del XIV- inizio XV secolo, a partire dauna Nativit della Madre di Dio con santi, tipi-co esempio delle icone di Novgorod, fino alXVIII secolo. Una serie di immagini che illu-strano le tappe principali del calendario litur-gico - le feste, la venerazione della Madre diDio, la devozione ai santi locali - raffiguratedi volta in volta secondo schemi iconograficiche gli artisti hanno ripetuto nei secoli senzasostanziali variazioni, al solo scopo di sugge-rire un contatto diretto con l'archetipo. In mo-

    stra anche alcune icone di Pskov, caratteriz-zate da una maggiore concretezzanellinterpretazione dell'immagine divina.Loro dellanima. Icone russe dal XIV alXVIII secolo del Museo Tretyakov di Mo-sca. Bergamo, Palazzo della Provincia diBergamo - Spazio Viterbi, via Torquato Tasso8 orario: luned-venerd 15/19; sabato, do-menica e festivi 10/19; chiuso gioved. Fino al14 giugno.

    Lhanno inaugurata il 14 febbraio, per appro-fittare della complicit tematica offerta dallaricorrenza di San Valentino, ma in realt lamostra attualmente in corso al Castello Vi-sconteo di Pavia pu ben vivere di vita pro-pria, anche senza la festa degli innamorati.Il tema quello del bacio, e non soltanto ilbacio sensuale e carico di pathos immortalatoda Francesco Hayez in uno dei suoi dipintimaggiormente celebrati, di cui la redazionepi nota si trova a Brera, mentre a Pavia so-no esposte una prima idea del soggetto e unaversione del 1861, entrambe in collezioneprivata. La rassegna, infatti, che ripercorreliconografia del bacio tra Romanticismo e900, molto pi variegata e prende in consi-derazione, come dichiarano le curatrici, Su-sanna Zatti e Lorenza Tonani, le diverse va-lenze del bacio: materno o filiale, di circo-stanza, appassionato, atteso, negato, rubato,ben augurante, immateriale, nella mitologia,nella storia sacra, nella letteratura e anchenel cinema. Il percorso si snoda attraverso

    una sessantina di opere di artisti celebri e dialtri meno noti, in prevalenza dipinti, ma an-che qualche scultura, come lAbbraccio ma-

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    terno di Paolo Troubetzkoy o il Bambino alseno di Medardo Rosso. Tra i baci dipintispiccano quello lussurioso di Cleopatra, co-me ce lo ha restituito Giuseppe Amisani, o ilbacio voluttuoso di Alciati, smorzati dalle ef-fusioni composte e pudiche dei Fidanzati diLega, o ancora Aminta baciato da Silva delPiccio, Paolo e Francescadi Previati, per ar-rivare a De Chirico, Manz, Casorati, Rotellao Franco Angeli. E poi il bacio nel cinema, re-stituito in un video che, memore dei baci pri-ma tagliati e quindi ricomposti in ununicalunga pellicola, nel film di Tornatore Nuovocinema Paradiso, ripercorre la storia dei bacipi famosi della cinematografia italiana.Il bacio. Tra Romanticismo e Novecento.Pavia, Scuderie del Castello Visconteo, viale

    XI Febbraio 35 orario: marted-venerd10/13 e 15/19, sabato, domenica e festivi10/20. Fino al 2 giugno.

    Un vero e proprio affondo nella personalitdel fondatore del Futurismo, Filippo Tomma-so Marinetti. A lui consacrata la rassegnaallestita nella Sala del Collezionista alle Stel-line che, in onore di tanto ospite, raddoppia isuoi spazi conquistando il seminterrato, inva-so per loccasione dalle parolibere marinet-

    tiane, Tra le tante novit di questa rassegna -a cura di Luigi Sansone, autentico segugiodegli archivi del Futurismo - spicca Il bom-bardamento di Adrianopoli, una grande chinasu carta realizzata da Marinetti nel 1913-14,esposta per la prima volta grazie al prestitoconcesso dalla University of California di LosAngeles (Ucla) dove custodito larchivio delpoeta inglese Harold Monroe (1879-1932),grande ammiratore del Futurismo, da cui pro-viene questa tavola. Ma la mostra riservamolto altro, tra ritratti e caricature di Marinetti,opere di Boccioni, Balla, Cangiullo, Depero, ealtri protagonisti, affiancate da fotografie, ca-taloghi depoca, cartoline, riviste e volumi ma-rinettiani come Zang Tumb Tuuum - Adriano-poli ottobre 1912- Parole in libert (Edizionifuturiste di Poesia, Milano 1914), il primo li-bro parolibero di Marinetti ispirato dalla guer-ra, intesa come spettacolo simultaneo di si-

    tuazioni, rumori, odori, polifonie: perch il Fu-turismo era anche questo.F.T. Marinetti=Futurismo.Fondazione Stelline. Sala del Collezionista,corso Magenta 61 - orario: marted-domenica10/20.Fino al 7 giugno.

    Ha impiegato meno di tre anni per diventareuno dei maggiori collezionisti di armaturegiapponesi fuori dal Giappone. Bisognachiamarsi Luigi Koelliker per riuscire in unasimile impresa cos rapidamente e anche vo-racemente ed bene avvalersi di un antiqua-rio specializzato in arte giapponese comeGiuseppe Piva che per il suo committente ha

    rastrellato il rastrellabile, e che adesso cura,in collaborazione con la Fondazione Mazzot-ta, la mostra di Palazzo Reale. Samurai, ap-punto, allestita nellappartamento della reggiapiermariniana con una minima presenza dipezzi provenienti dalle Raccolte extraeuropeedel Castello Sforzesco tra i quali spicca unafinissima scatola laccata per documentidellinizio del periodo Edo e lunica armaturada cavallo presente in mostra e un massi-mo dalla raccolta milanese di Koelliker. Unanovantina di pezzi in tutto, tra armature com-

    plete, elmi, finiture per spada e altri accessorida samurai, realizzati tra il periodo AzuchiMomoyama (1575 1603) e il periodo Edo(1603 1867). Le sale del palazzo si anima-no di guerrieri severi e magnifici, samurai dialto rango e daimyo(signori feudali) che dalleguerre sono stati ben lontani, come testimo-nia il perfetto stato di conservazione delle cir-ca trenta armature esposte; per lo pi di rap-presentanza, visto anche che il periodo esa-minato fu allinsegna della pace. Il percorso sichiude con i super robot Goldrake e Gundam

    che tutto devono al mondo dei samurai, dacui hanno attinto a piene mani anche fumettie disegni animati.Samurai.Palazzo Reale, piazza del Duomo 12 ora-rio: 9.30/19.30, luned 14.30/19.30, gioved9.30/22.30.Fino al 2 giugno.

    CINEMA & TV

    Questa rubrica curata da Simone Mancuso

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    Che- Largentino di Steven Soderbergh

    Tratto dalle memorie di Ernesto Guevara dela Serna nel Diario della Rivoluzione Cuba-na, Soderbergh fa unoperazione molto diffi-cile per un regista, soprattutto per un registaautoriale come lui. Riesce a raccontare la sto-ria del comandante descrivendone luomosenza accodarsi a fan o detrattori, mettendoa rilievo solo gli elementi umani del Che e lesue reazioni: limpaccio dellasma, linas-pettata popolarit, la capacit di spronare etrascinare gli uomini alla rivoluzione ecc.. Neesce fuori la fatica che per le sue capacit fi-siche e psichiche ha dovuto sostenere il Cheper le due campagne rivoluzionarie, questograzie ad una somiglianza sia fisica sia reci-

    tativa di un bravo Benicio Del Toro.Un regista che riesce a fare il suo mestiereanche raccontando la storia reale e vissutadelle persone e non sceneggiata allorigine.Tutto questo tralasciando per una volta i suoitipici elementi autoriale, mettendoli da parte afavore di uno sguardo da osservatore senzagiudizio. Tra laltro con una nota sostanziale,ossia la firma anche della direzione della fo-tografia. Questo film stato diviso perch laseconda parte che si intitoler Che- Guerri-

    glia, e che uscir in Italia a Maggio, in origineera stata affidata a Terrence Malick che laabbandon per dedicarsi al suo prossimofilm.

    Che- Guerrilla di Steven Soderbergh

    Premio come miglior interprete maschile aBenicio Del Toro al 61. Festival di Cannes2008, dove il fim stato presentato in unaversione comprendente enrambe le parti conla durata complessiva di quattro ore e ventot-to minuti.

    Questa seconda parte di, a questo punto, uncolosso sia come durata sia come risorse

    produttive, non si scosta dal punto di vista delgiudizio estetico dalla prima parte. Lunicacosa che salta ulteriormente allocchio rispet-

    to la visione parziale della sola prima parte,

    la recitazione di Benicio Del Toro ed il perfet-to trucco da oscar. Sarebbe interessante sequalche cinema riuscisse a programmarli in-sieme, di filata uno dietro laltro.

    X-Men le origini: Wolverine di Gavin HoodIl pi brutto dei quattro finora fatti della saga,ed il primo della serie Origins, visto che nel2011 prevista luscita del secondo su Ma-gneto. Un film sconclusionato sia dal punto divista produttivo che estetico. Il primo perchingloba elementi pregevoli come la sceneg-giatura di David Benioff che si scontra con losviluppo dei soggettisti sulla storia del perso-naggio, direttamente proporzionale allessere

    scontata. Pi viene descritta e svelata la sto-ria del personaggio, pi lo spettatore non nesente il bisogno perch lanticipa. Dal puntodi visto estetico, uguale: una regia che siscontra con lattenzione per gli effetti specialie le esplosioni, tralasciando qualsiasi cura deipersonaggi, soprattutto la cura sulla recita-zione. Peccato perch il regista premio oscarcome miglior film straniero, strappato alla no-stra Comencini,con Il suo nome Tsotsi

    aveva iniziato neanch tanto male ad Hol-lywood con Rendition, per poi lasciarsi ca-dere a peso morto nel turbinio del cinemaamericano pi commerciale e da pop-cornche ci sia. Il regista G. Hood dovrebbe pren-dere esempio da altri registi che arrivano daesperienze positive fuori dagli Stati Uniti echiamati per occuparsi di films da pop-corns.Ma c modo e modo di farlo, perch ancheCristopher Nolan ha fatto films da pop-corns

    con i batman, ma con una cura estetica e de-gli elementi cinematografici di un grande re-gista! Tutto questo per dire che si pu avereun prodotto commerciale ad una qualit este-tica cinematografica anche alta. Quindi la-sciamo fare i films da pop-corns ai vari Spiel-berg che lo sanno fare e lasciamo i registidautore a fare altro. C da dire che forsequella notte allaccademy stato meglio chevincesse Hood sulla Comencini, perch non

    avrei mai voluto vedere un X-men fatto da lei.

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    MUSICALa rubrica MUSICA a cura di Paolo ViolaAbbado a Torino

    Prima dellinizio i commenti riguardavano laquantit impressionante di milanesi che - il 28aprile scorso, dunque a met settimana -hanno lasciato case e uffici e si sono precipi-tati a Torino per ascoltare il concerto - tuttomozartiano - diretto da Claudio Abbado.Dopo lusuale ovazione di benvenuto (nessunaltro musicista, in questepoca anaffettiva,provoca tanto attaccamento e tanta emozio-ne) un rarissimo ed assoluto silenzio ha ac-compagnato lincredibile voce di Rachel Har-nish che, prima con il Laudate Dominume poiil Vorrei spiegarvi, oh Dio, apriva la magica

    serata.Poi il silenzio, laffetto, lemozione, la magiahanno dominato la sala dellAuditorium A-gnelli al Lingotto (bravo Renzo Piano, unasala straordinaria, sembra di essere dentroun unico, grande strumento musicale, e di vi-brare insieme alle corde e agli ottonidellorchestra) mentre la Mahler ChamberOrchestra e il Coro della Radio Svedese siaddentravano in quel misterioso Requiemche molti conoscono a memoria e dal qualetuttavia si sempre colti di sorpresa.

    Marted la sorpresa stata veramente gran-de, perch Abbado ha spogliato il Requiemda tutta lenfasi e gli orpelli che due secoli diinterpretazioni - e di completamenti e di ri-scritture - gli hanno cucito addosso, resti-tuendolo allo scabro significato delle note dacui aveva preso inizio negli ultimi giorni di vitadel genio, in quella maniera a dir poco strana.Dice Giorgio Pestelli, su La Stampa del gior-no dopo, che Abbado uno straordinariodosatore di pesi e misure, che perviene auna sonorit nuova e trasparente ... dove an-

    che lincombere della tradizione ... viene al-leggerito e sciolto in puri valori musicali.Tanto pi sorprendente, questo di Torino, selo si confronta con il Requiem che lo stessoAbbado aveva diretto nella Cattedrale di Sali-sburgo per i 10 anni dalla scomparsa di Her-bert von Karajan (16 luglio 1989) e dunquedieci anni fa; due occasioni, due situazioni,due momenti tanto diversi fra loro, ma sopra-tutto trasformato lui, Abbado, scarno, essen-ziale, ascetico, con un controllo sempre pisevero della tensione emotiva.Alla fine non stata tanto lintensit degli ap-plausi ad impressionare, quanto il fatto che

    per un quarto dora e non si sono contate lechiamate nessuno in sala ha lasciato la pol-trona, come per non porre fineallincantamento ... (pare per che la replicadel giorno dopo sia stata straordinariamentepi felice, con momenti di grande e vera cStraordinario laccento lombardo che - dalguardaroba al parcheggio e intorno al Lingot-to - sovrastava nettamente quello piemonte-se; tutti felici di questa trasferta musicale perandare ad ascoltare il loro milanesissimoClaudio che sta finalmente per tornare. Ceranellaria un sentimento di attesa, di gratitudi-ne, di fine di unossessione: quella di doveressere gli eterni abbadiani itineranti che sisono addirittura riuniti in club per dare cora-lit al loro entusiasmo, e che hanno trovato

    nella famosa Tilla il personaggio chiave dellaloro meravigliosa follia.Tilla, per chi non lo sapesse, ladorato pre-sidente del CAI1 che dal 1981 quando nato- prima dunque del famoso abbandono dellaScala e di Milano - porta una banda di melo-mani in tutto il mondo al seguito del Maestro: Attilia Giuliani, professore associato di bio-chimica allUniversit degli Studi di Milano,nota maratoneta, mamma e nonna felice, euna quantit impressionante di energia resi-dua da riversare nellorganizzazione delle

    trasferte musicali del suo club! Santa Tilla ...capace di tanta fede nella musica, nella bel-lezza, nellarte e nei suoi celebranti ... comefare a non seguirti e a non provare questeebbrezze?Adesso auguriamoci che Abbado torni vera-mente alla Scala e che nel giugno dellannoprossimo ci regali - insieme ai 90.000 alberiche nessuno sa ancora dove mettere - quellafamosa ottava sinfonia che aspettiamo da ol-tre ventanni per completare il ciclo mahleria-no.

    5 maggioAndrea BacchettiUn paio di mesi fa, su questa rubrica, accu-savamo la critica musicale milanese che sioccupa solo delle star e, salvo rare occa-sioni, non prende in alcuna considerazionechi, pur avendo qualit e capacit tali da me-ritare grandissima attenzione, ancora nonappartiene a quel firmamento.

    1

    Club Abbadiani Itineranti- www.abbadiani.it - danon confondere con il Club Alpino Italiano, la Compa-

    gnia Aerea Italiana, il Centro Adozioni Internazionali, ilCentro Allarme Interbancario, ecc. ecc.

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    Ebbene, per diverse ragioni vorremmo parla-re di un artista un po fuori dal comune, di ungiovane ma non giovanissimo pianista, di cuinon si legge mai un rigo nonostante vengaregolarmente, da pi di dieci anni, a suonareal Conservatorio milanese, sorprendendociogni volta per la sue doti eccezionali, tecni-che ed interpretative.Andrea Bacchetti un pianista genovese,appena pi che trentenne, che a Milano si affermato e che a Milano sta eseguendo pocoa poco - anno dopo anno e senza clamore -lintegrale delle opere per tastiera di Bach(allepoca di Bach il pianoforte era agli albori,e Bach stesso scriveva per tastiera senzaindicare se i pezzi erano pensati per cembaloo per organo) avendo gi inciso le Suites

    francesi ed inglesi e le Variazioni Goldberg;dunque un percorso gi ben avviato e consuccesso ben consolidato.Coloro che hanno avuto la ventura di assiste-re ai suoi concerti non possono essere rima-sti indifferenti a questo ragazzo che mostraancor meno dei suoi anni, di statura minuta,stretto in una camicia lucida che lo rende an-cor pi magro, che prima di appoggiare lemani sul pianoforte dimostra una sorta di ap-parente panico o di ansia da prestazione(honni soit qui mal y pense!) con la quale

    mette il pubblico in enorme imbarazzo mapoi, appena si decide ed attacca, dimostrauna sicurezza, una padronanza della tastierae del testo, da lasciaresenza fiato; per incan-to passa la tosse a tutti e non si sentono pirumori in sala.Bacchetti lopposto dello showman, sembradare la definitiva dimostrazione che non vi alcun rapporto fra il portamento del musicistaed il risultato del suo lavoro; dai movimentidel corpo e dalla espressione del viso nontrapela nulla delle sue intenzioni e del suo

    sentire, sembra quasi un pianista meccanico,

    e tuttavia raggiunge risultati sempre emozio-nanti.Gioved scorso 23 aprile, in una serata nonmolto brillante, ha suonato per le Serate Mu-sicali il Concerto in do maggiore K. 415 diMozart ed era accompagnato dallorchestrasinfonica della Valle dAosta - una compagineche non ha ancora 10 anni, impegnata soloper una ventina di concerti allanno - che tut-tavia, diretta dal bravo Giorgio Mezzanotte, riuscita a donarci quanto meno un egregioprimo tempo dellEroica (sugli altri tempi cisarebbe qualcosa da dire, ma parlavamo diBacchetti).Nonostante dunque non ci fossero le condi-zioni per trasmettere grandi emozioni, Bac-chetti riuscito a sbalordire il pubblico per la

    freschezza e la navetcon la quale ha pre-sentato questo concerto - che (possiamo dir-lo, riferendoci a Mozart?) non proprio uncapolavoro - e ci ha come rappresentato ilquasi coetaneo Wolfgang quando raccontavaa pap Leopold i suoi progressi di musicistain quelle lettere semplici e maliziose che persecoli interi hanno fatto la delizia di storici ecritici.

    Venerd 8 maggio suoner, ancora al Con-servatorio, due Suites bachiane (la sesta in-

    glese in re minore e la quinta francese in solmaggiore), le Variazioni in fa minore di Haydne tre sonate di Galuppi (lultima delle quali, indo maggiore, resa celebre da una magistraleesecuzione di Arturo Benedetti Michelange-li!); un concerto che accontenter le orecchiepi esigenti, anche per la saggia impagina-zione di musiche totalmente solari e soprat