n.5 del 2009

20

description

La rivista trimestrale "Voci dal San Vicino" rivolge l'attenzione verso le iniziative connesse con il territorio della vallata di San Clemente (APIRO-MC), con argomenti che Vanno dalla cronaca, alla cultura, alla tradizione.

Transcript of n.5 del 2009

Page 1: n.5 del 2009
Page 2: n.5 del 2009

In questo numero:Un anno di bilanci e speranze 3Le iniziative nel Comune di Apiro. 4Lo spazio del museo della Collegiata. 4La Squadra LOV - Loccioni 6Intervistiamo... Gabriele Chiucchi 7Programma delle manifestazioni 8Il Campanone 9Ricordi... di Francesco Tarabello13Angela Costarelli ci parla di Santina, la materas-saia... 14La testimonianza 15Salute e benessere16

Lo spazio dei Migrantes. 16Corrispondenza con i lettori. 19

2

Voci dal San VicinoPeriodico trimestrale di informazione e cultura - dicembre 2009 - n° 5Direttore Responsabile - Luigi TALIANIAutorizzazione Tribunale di Ancona n° 19-08.Sede: Ctr. S. Francesto, 28 - 62021 Apiro (MC) Ufficio Postale Apiro - c.p. 29Email: [email protected] Web: www.castripirivalles.itTipografia S. Giuseppe s.r.l. Via Vecchietti n° 51, Pollenza (MC)

Una copia: 3.00;Abbonamenti:Ordinario: 10,00; Sostenitore: 15,00; Benemerito: 25,00.È possibile abbonarsi presso:Sportelli della Banca CC di Filottrano;“Barbara Casalinghi e Ferramenta” Piazza Baldini, 6 ApiroPresso la Vs. Banca - Bonifico sul CC intestato a Casti Piri VallesIban: IT83 Y08549 68800 000090100662Rivendite: “Il Punto” e “Veriano Dottori” - Cupramontana“Libreria Mondadori” e “Ideal Book” - Matelica

Quale Natale?...Cari lettoriBuone Feste!, dal gruppo redazionale che ha scelto, elaborato testi e grafica di questo numero, con tanta generosità.Come molti anche noi, nei tempi forti di sapore religioso o sociale, soffriamo e lavoriamo “a tempo perso” non solo con Gesù che si fa uomo tra due animali “in una grotta, al freddo e al gelo”, crocifisso “sempre in agonia”, ma siamo anche in pena con tutti gli imbonitori che a Natale propongono prodotti di cattivo gusto a noi, definiti “tele-idioti” che li beviamo facilmente e che rischiamo di assomigliare, nei comportamenti, alla Roma di fine impero.“Mentre si discuteva acutamente a Roma, Sagunto cadeva sotto i colpi dell’esercito di Annibale” scriveva un autore latino.Non gustiamo più con la storia, la cultura, le opere teatrali, i presepi tipici, la millenaria tradizione natalizia. Auguriamoci di riconquistare i valori tramandatici e la cometa ci aiuterà a cambiare rotta; diminuiranno non solo i dubbi su Dio nelle nostre coscienze ma collaboreremo anche a risolvere qualche problema tra cre-denti e non credenti.Su tante sciagure, conosciute e latenti, la CPV non vi aiuta a chinarvi piangenti, ma osa e lavora, redige “Voci dal Sanvicino”, si arricchisce del redivivo CAMPANONE, brillante foglio parrocchiale dei bei tempi, e prende coscienza di non voler banalizzare notizie, ma di proporre informazione e formazione.Buona lettura ! Scusate se vi dico di togliervi la fetta di salame dagli occhi e di inforcare gli occhiali!... contribuirete a sfata-re la nomea, lo ripeto, di essere solo “tele-idioti” (lo ripeto), triste definizione dataci da qualche poco amica nazione.Vi speriamo presenti alle nostre iniziative; fatele diventare vostre.Salendo la disagevole scalinata di S. Salvatore aperta alla grande col Convegno su Turchi, onorateci con la vostra presenza e con le vostre critiche; saremmo perplessi se vi trovassimo semplicemente indifferenti.Grazie!

Il Presidente della CPV

Luigi Taliani–Direttore; Amedeo Virgili–Segretario e Redattore; Stefano Romagnoli–Progettista e Grafico; Giovanni Loccioni - capocomico teatro; Elvio Sforza – Presidente della CPV

Articolisti – Collaboratori- Abbonati

Page 3: n.5 del 2009

Un anno di bilanci e speranze

Fine anno. Siamo ormai al consuntivo di dodici mesi trascorsi insieme con "Voci dal San Vi-cino" e siamo proiettati verso nuovi più ampi orizzonti. E' stato un periodo ricco di cambiamenti a livello internazionale con riflessi sul nostro territorio che ovviamente fa da risonanza a quello che

accade a livello planetario. Ma sappiamo bene che la sto-ria cammina verso mete migliori e più affascinanti, se ci guardiamo intorno sembra di essere arrivati dopo la con-clusione di un terzo conflitto mondiale non combattuto ma che ha lasciato spesso un deserto a livello di ideologie e di speranze. Recentemente si è svolto a Rimini un con-vegno ad alto livello con personalità culturali e politiche che hanno analizzato quella che è la situazione giovanile non solo nel nostro Paese ma in tutto il nostro continente. E' venuto fuori uno scenario di gioventù errante che cammina verso delle mete non così stagliate all'orizzonte ma spesso sfuocate. In Europa i giovani intorno ai 24 an-

ni in attesa del primo lavoro sono saliti a circa 6 milioni di unità. E' un compito delle Istituzioni dare a tutti le stesse opportunità per poter valorizzare le proprie qualità.A livello del nostro territorio spiccano molte iniziative ma è rilevante e originale il "viaggio" che l'inizio di settembre abbiamo fatto verso la figura del nostro grande concittadino Ottavio Turchi e l' ambiente in cui è vissuto. In quest'epoca spesso priva di simboli e di segni che ci richiama alle nostre appartenenze si è ritrovato in questa figura di alto profilo culturale un punto di riferimento per riprendere un impegno che coinvolga la nostra generazione. Dicevo che la nostra epoca si priva sempre più dei simboli. E' recente la polemica sorta intorno alla croce presente nelle aule scolastiche. Dalla croce che campeggia sul Monte San Vicino a ricordo, come tutte le croci sui monti, del Golgota dove al di là della nostra fede due mi-la anni fa fu messo a morte l'uomo più giusto che la sto-ria ricordi. Visitando i nostri cimiteri fino ai crocicchi delle nostre strade il simbolo della croce sa lì a ricordarci tante storie fatte di persone che hanno dato la vita per delle cause di libertà e di giustizia. La croce, quindi, non è un simbolo ideologico quando la "memoria" di chi ha co-struito il nostro presente. Non con le sottrazioni si co-

struisce la storia ma sommando e raccogliendo tutti quei segmenti, anche più piccoli, che messi insieme danno il senso compiuto al nostro og-gi. Un oggi che sembra, e mi rifaccio al concetto espresso sopra, assumere radicali cambiamenti che danno una nuova fisionomia alla nostra società. E' un futuro da co-struire spinti dalla voglia di cercare il bene comune, da cui nessuno è escluso o deve sentirsi tale. Il credente guarda comunque con fiducia al domani convinto che Dio sorgerà sempre un attimo prima del sorgere del sole, anticipando la nostra vita per costrurire insieme a Lui il nostro futuro.

Luigi TalianiDirettore del settimanale EMMAUS Macerata

3

Page 4: n.5 del 2009

Le iniziative nel Comune di Apiro.

Lo spazio del museo della Collegiata.Grazie alla buona volontà ed alla costanza del nostro concittadino Ermete, è finalmente tor-

nato a rivivere l’archivio-museo della Collegiata di S. Urbano.Da questo numero della rivista, avremo l’onore di prestare la carta alle parole dell’archivista,

che da anfitrione ci presenterà alcune delle opere custodite nel museo, con la speranza che sia di aiu-to a prendere coscienza di quanto possiede la memoria storica del paese, e di stimo-lo al desiderio di vedere con i propri occhi quanto disponibile.

Con piacere, passiamo a lui la parola...

Salve a tutti, sono Ermete Mariotti, di Apiro. Da circa un anno collaboro con il

Parroco in qualità di “Sacrista”. Mi occupo anche del museo della Collegiata di San

Urbano, che è stato da poco inventariato ed attualmente è visitabile. Ho avuto chiara-

mente gli indispensabile aiuti e la più ampia collaborazione per il riconoscimento e la

collocazione delle opere. Il lavoro più grande era stato già fatto da Don Ezio Mosca.

Sono facilitato nella ricerca perché ho a disposizione la ricca biblioteca della collegiata

tra cui alcuni testi di Ottavio Turchi, Angelo Pelagalli, Don Alberto Bevilacqua e Ar-

mando Maggi.

Per ora è stata curata la sistemazione di oltre 50 quadri; prossime tappe saranno la sistemazione dei para-

menti ed oggetti sacri ed infine della ricca biblioteca. E’ già stato stampato un pieghevole per la visita della

chiesa di San Urbano e sarà approntata una mini-guida per la visita al Museo. Nel mio girovagare tra i

meandri della Collegiata di Apiro, ho incontrato tante cose speciali che hanno attirato la mia curiosità.

Cercherò di descrivere quelle, a mio avviso più simpatiche in una rubrica di questo giornale.

Chi volesse visitare il museo, può richiedere un appuntamento al parroco Don Giovanni Staffolani o al sot-

toscritto.

Vi saluto cordialmente.

Ermete Mariotti

4

Lo spazio dedicato all amministrazione, per questo numero, è utilizzato per la presentazione delle iniziative di fine anno, nate dalla volontà di associazioni, produttori, giovani, studenti per valo-rizzare le ricchezze del territorio e per vivere questo importante periodo storico-religioso in comunità.

Dom 29 nov. Ore 16:00 S. Isidoro inaugurazione di Cantina aperta con degustazione

Dom. 6 dicOre 10:00 P. Baldini pesca di benefi-cenza pro adozioni a distanza;Ore 19:00 Collegiata S. Urbano: con-certo corale polifonica

Mar 8 dicP. Baldini: vendita stella Natale0re 17:00 Circolo di Lettura: tombola.

Ven 11 dicOre 21:00 Chiesa S. Salvatore: Con-certo natalizio allievi corso musicale

Sab 12 dicPiazzale S. Salvatore Ore 15:00: dimostrazione di ferratura del cavalloOre 16:30 Rassegna di cori e canti gregoriani natalizi

Ore 17:30 “Ensamble” gruppo UNI-SENSUS di Senigallia

Dom 13 dicMercatini natalizi c/o loggiato di S. Francesco (I^ mostra mercato speri-mentale) produttori ed artigiani localiPresenti: Ist. Coldigioco Apiro - IP-SAART di CingoliOre 16:00 P. Baldini Addobbo del grande albero natalizio con pacchetti regalo realizzati dai bambini.Ore 16:30 S. Francesco: Babbo Natale & C raccoglie le letterine di Natale. “L Isola che non c è” allieta la serata.

Sab 19 dicOre 21:00 Teatro Mestica: Prima: “Hula-Hop” di A. Lucarini

Dom. 20 dicMercatini natalizi c/o loggiato di S. Francesco

Ore 16:00 S. Francesco Babbo Natale &C distribuiscono dolci e caramelle

Mar 22 dicOre 21:00 P. Baldini Tombola

Gio 24 dicDopo la mezzanotte castagne, vin brulè e cioccolata calda

Gio 31 dic.Ore 20:00 S. Salvatore Attesa del nuo-vo anno per i fuori casta.

Ven 1 gen 2010Ore 16:00 S. Salvatore Proiezione ed ascolto di G.F. Haendel

Dom 3 genOre 15:30 Teatro Mestica: mostra di pittura, premiazione disegni e lotteriaPresenti le telecamere di TVRSMer. 6 genOre 16:00 Bocciodromo di Frontale: Tombola, vin brulè, arrivo della Befana.

Page 5: n.5 del 2009

LA MADONNA DELLA MISERICORDIA O DEL SOCCORSO

Più di un anno fa, visitando casualmente l’Abbazia Monumentale di Santa Maria delle Moie, sita a Moie di Maiolati (AN), ho notato un quadro raffigurante “Maria SS. Della Misericordia”, uguale a quello che si trova nel “Cappellone” della Collegiata di San Urbano di Apiro. Vi era anche una cartolina che riproduceva detto quadro, con sul retro la scritta “copia di ignoto dall’originale di Giuseppe Azzi, 1755” . Don Giovanni, il mio parroco, mi riferiva che copia dello stesso quadro era presente in varie chiese. Sempre più incuriosito ho interpellato Don Vincenzo Finocchio, il quale mi comunicava che lo stesso era stato portato in Apiro da un predicatore, tale Scaramelli, come a lui stesso aveva riferito Don Ezio Mosca. Allora mi sono messo alla ricerca, nelle varie chiese della zona ed ho scoperto che copia dello stesso quadro era a San Severino Marche, a Maiolati Spontini, a Treia, a Jesi, a Santa Maria Nuova e persino a San Marino. Da una più accurata ricerca ho appreso che “ Nella chiesa di San Pietro Apostolo di Jesi si era affermato il culto della Madonna della Misericordia tanto che il Vescovo Fonseca vi fece effigiare dal pittore ferrarese Giuseppe Azzi un quadro della Vergine che venne posto nel 1784 in una cappella appositamente realizzata..” Mi sono recato nell’aprile scorso nella Chiesa di San Pietro Apostolo di Jesi e finalmente ho trovato il quadro “originale”. Inoltre nella chiesa ho trovato un volantino, nel quale è specificato che “…la prima (Madonna) e più nota è quella che si trova nella cappella a lei dedicata (costruita a metà ‘800): ha come titolo “Madonna della Misericordia (o del Soccorso)”. Dipinta dal ferrarese G. Azzi nel 1755, è stata riprodotta in non meno di duecento copie nella Vallesina e oltre….” Anche a Santa Maria Nuova (già Santa Maria delle Ripe) vi è una copia del detto quadro “Nel 1904, per celebrare il 50° della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria SS., la Confraternita della Misericordia, nel 125° anniversario della sua fondazione edificò la cappella dedicata alla Madonna della Misericordia, il cui quadro è copia della tela di Giuseppe Azzi di Ferrara venerata nella chiesa di San Pietro in Jesi…”

Altra copia è nella Basilica di San Marino, anche lì portata dal gesuita Scaramelli che predicò le missioni dall’11 al 24 maggio 1748. Nel 1776 la Madonna della Misericordia è dichiarata compatrona della Repubblica di San Marino. Nel 2008 lo Stato di San Marino gli ha dedicato un francobollo che è “…la riproduzione fedele del bassorilievo di bronzo che sarà collocato sulla facciata della Basilica dell’Annunciazione di Nazareth…” .

La copia di San Marino è stata eseguita dal pittore Sebastiano Conca (Gaeta? 1680 – Napoli, 1764). Altra copia è nella chiesa cattedrale di Treia portata sempre dal gesuita Gio.Battista Scaramelli nel 1715, come ci racconta il canonico Milone Meloni nell’opuscolo edito nell’anno 1914 “Centenario dell’apertura del Duomo e della incoronazione della Madonna della Misericordia di Treia, 1814-1914”. Dunque, questo quadro deve la sua diffusione al gesuita Giovanni Battista Scaramelli, nato a Roma il 24 novembre 1687 e morto a Macerata l’11 gennaio 1752.

Era entrato nella Compagnia di Gesù il 21 settembre 1706, era un predicatore ed ha scritto anche diversi libri. Ma subito una discrepanza: il gesuita Scaramelli che ha definito questo quadro “Lo sguardo di Maria che prende motivazione e forza dal bambino sulle ginocchia,…)” ha portato copia del quadro a Treia nel 1715, a San Marino nel 1748 ed è morto nel 1752. Il quadro di Jesi è stato dipinto da Azzi nel 1755, quando già Scaramelli

5

Page 6: n.5 del 2009

era morto da 3 anni. Quindi …esiste un altro originale, ma dove, a Roma ove il pittore Azzi si vanta di essere stato e di avere appreso l’arte pittorica, o in altri posti? A questo punto, ho voluto approfondire il discorso riguardante Giuseppe Azzi, e, ho trovato una nota sulla sua vita nel “Catalogo istorico de’ pittori e scultori ferraresi e delle opere loro…” di Cesare Cittadella, pubblicato nel 1783 da F. Pomatelli.

ANTONIO BASSI E GIUSEPPE AZZI Due poveri uomini onoratissimi sebbene di civili natali, furono questi, che la pittura presa si avevano si come un meccanico mestiere per ritrarne guadagno, l’uno stando rannicchiato nella sua casa taciturno e sordastro intendeva a diligentemente copiare, come sapeva, antichi originali conforme che li venivano ordinati; l’altro, in pubblica bottega aperta, ove ciarlando a bizzeffe di tutto, e tutti ascoltando, dipingeva col suo disperatissimo pennello ogni sorta di roba; ma specialmente ritratti. Il primo con onesto contegno e vera moderazione suppliva, con la sua fatica, alla mancanza della naturale abilità e con le sue copie, piuttosto cenerine, procacciatasi da vivere a sufficienza; l’altro con un profluvio di vanti, e di parole autorizzate da un viaggio fatto a Roma, ove diceva avere nelle scuole de’ migliori ritrattisti di quella gran metropoli appreso a far ritratti in maniera di stordir il mondo, accompagnava la furia del suo pennelleggiare, e infatti stordiva chi lo stava a sentire. Un’infinità di ritratti egli ha spedito a un prezzo miserabile, cogliendo per lo più molto bene nella caricatura del volto qualunque persona a prima giunta, ma guai se lo voleva condurre a perfezione, poiché nel disegno, e nel colorito non si ritrovava alcuna proporzione col lampo naturale, e tutto veniva guastato; per la qual cosa in un continuo moto essendo la sua mano e la sua lingua, ritraeva onestamente il modo di sostenersi nella sua sorte. Morendo entrambi hanno lasciato due figli, giovani morigeratissimi, pieni di buona volontà d’affaticare, i quali non cessano di applicarsi a questo esercizio onestamente, e con lode, studiandosi di imitare i buoni maestri, più che i loro defunti genitori.

Non aggiungo altro.

Ermete Mariotti

La Squadra LOV - Loccioni

6

Tra quanto emerso dalla settimana di studio, ci sembra opportuno segnalare ai lettori la proposta operativa

che, se andrà in porto, potrà essere di valido aiuto al raggiungimento dei nostri obiettivi intesi a valorizzare la struttu-

ra di S.Salvatore. Si tratta del suggerimento che l’amico Dott. Enrico Loccioni, titolare dell’ AEA, ci fece pervenire tele-

fonicamente, rammaricandosi per improvvisi contrattempi di non poter essere presente.

Il Loccioni ci disse di apprezzare quanto facciamo secondo la finalità espressa dal nostro motto “Teatro-Ricerche-Cul-

tura” e di nutrire dubbi su contribuzioni a sagre paesane e simili.

Tale sensibilità era già stata dimostrata dalla AEA nell’appoggiare un progetto per salvare e rendere fruibili documenti

e pergamene di Apiro, (ne abbiamo diffusamente scritto in precedenza), procurandoci uno studio per un “Archivio

mediatico” effettuato dalla “Liberalogico company profile di Ghezzano - Arezzo”, che resta agli atti, in attesa di essere

valorizzato.Ora ci suggeriva di rendere noto agli intervenuti che si era discusso con altri industriali (e citava la Panatta

sport e la Fileni) dell’opportunità di creare una SQUADRA che avesse esaminato e finanziato progetti validi, atti a

mantenere quanto di artistico e culturale contenuto sul nostro territorio.

Noi osiamo raccogliere l’idea e proponiamo alla squadra (esiste già?) di aiutarci, per valorizzare in pieno il bene mo-

numentale della Chiesa di S. Salvatore, che ha in attivo molti progetti e che ha aperto i battenti con un Convegno cul-

turale e multietnico, tra l’ammirazione ed il plauso di molti.

Se vogliamo rendere in pieno fruibile S. Salvatore, il più bel luogo di Apiro. si dovrebbe urgentemente intervenire al-

meno sulla scala di accesso e sull’insonorizzazione dell’aula; si precisa che abbiamo provveduto alla illuminazione, ai

servizi igienici, al riscaldamento ed alla sicurezza.

Speriamo che la brillante proposta si faccia strada.

Enrico Loccioni per tramite di Elvio Sforza.

Page 7: n.5 del 2009

Intervistiamo... Gabriele Chiucchi

7

E' una serata piovosa e piuttosto fredda ;decidiamo di recarci a mangiare la pizza a Pian dell'Elmo, presso l'hotel S.Vicino, una imponente struttura a 1000 m. s.l.m., ai piedi del monte omonimo.

La sig.ra Antonella ci accompagna nel grande salone dove troneggia un imponente camino il cui fuoco e' in grado di rendere l'aria più mite e confortevole. Vorremmo scambiare quattro chiacchiere con il gestore, ma la moglie ci comunica che arriverà più tardi perché impegnato nel corso di equitazione al centro ippico nella pianura della Valle Esina, nel Comune di Jesi; nel frattempo ci serve la squisita pizza che possiamo gustare in tutta tranquillità. Gabriele arriva un po' stanco, ma soddisfatto e sereno; è a lui che rivolgiamo alcune domande concernenti l'attività recettiva e ristorativa. Appare subito evidente che la sua passione è per l'equitazione, infatti ci dice che all'hotel si affianca l'attività di equitazione a fine agonistico e trotto a terra. Egli è istruttore federale di 2° livello, qualificazione raggiunta alla fine di un corso a Roma, concluso con esame e tanto di tesi di laurea. Lascia, pertanto, ad Antonella il compito di occuparsi dell'albergo-ristorante.

Chiediamo: Da quanto tempo gestite l'hotel?Dal 1979, l'abbiamo prelevato dal sig.Ricci, l'abbiamo ristrutturato con lavori costosi e lunghi tanto che ancora ne abbiamo in corso.Le piace l'attività? Dà soddisfazione.Qual è il periodo più frequentato?Senz'altro primavera, luglio ed agosto, quando molti si portano nella zona anche per godere del paesaggio ricco di vegetazione e con vista che si estende fino al mare.Per sei anni abbiamo fatto l'esperienza di ospitare classi di ragazzi che amano l'ambiente, l'aria aperta e l'equitazione, oggi per mancanza di forze ci limitiamo ad accogliere gruppi di giovani da centri di recupero: i ragazzi trovano molto giovamento nell'ippoterapia.L'equitazione resta, dunque, la passione principale di

Gabriele che l'ha trasmessa alla figlia, insignita giovanissima della medaglia per meriti sportivi e valida istruttrice fino a quando non ha intrapreso la carriera militare in ambito sportivo.

La passione è testimoniata dal piacere di parlare dei due centri ippici: “Il Gaucho” situati il primo a Pian dell'Elmo, l'altro in comune di Jesi, nato per offrire un servizio continuativo ai clienti, anche durante la stagione invernale.

Entrambi sono forniti di fabbricati per il riposo ed il ristoro dei cavalieri, di una pista di terra battuta con ostacoli e di un tondino per addestrare i cavalli alla sella ed alla cavalcatura.

Il Gaucho di Jesi usufruisce di un maneggio al coperto di oltre 800 m2 che consente un maggior contatto con il cavallo.

Gli appassionati possono effettuare escursioni anche nelle località limitrofe?Altroché, abbiamo circa 50 cavalli con i quali organizziamo escursioni, il giro delle 4 Abbazie (San Romualdo, Val di Castro, El Cito, Sant'Urbano); partecipiamo a raduni regionali e nazionali per i quali a me spetta il compito di organizzare il percorso, stabilire le tappe, accompagnare i partecipanti.E questo tutto da solo, ora che non hai più l'aiuto della figlia?No, lavorano con me ragazzi preparati e responsabili.Prospettive per il futuro?Volevamo scendere più in basso: volevamo partecipare alla gara di assegnazione della gestione del complesso dell'Abbazia di S. Urbano. Abbiamo ritirato la

candidatura; siamo fiduciosi di riuscire a gestire il complesso con entusiasmo e passione, anche per il bene del paese.È innegabile che ci sia un certo rammarico per come si è svolta la vicenda...Per Natale speriamo di completare il progetto di ristrutturazione di una carrozza d'epoca, di fine '800, a 4 ruote, trainata da due(?) cavalli da utilizzare anche per cerimonie di matrimonio e attività analoghe.Che cosa pensate della “CPV” e della rivista “Voci del San Vicino”?Ho letto tutti i numeri della rivista: mi piacciono; anch'io sono del San Vicino e

sono pronto a collaborare se mi verrà richiesto.Si è fatto tardi, dobbiamo rientrare anche se sarebbe piacevole prolungare la chiacchierata; è stata una bella sorpresa scoprire che esiste, nelle nostre zone, un centro tanto importante e valido. Resta sempre vero che i non residenti conoscono, spesso, la realta del territorio meglio di chi vi risiede.

E.M.

Page 8: n.5 del 2009

Programma delle manifestazioni

Domenica 6 Dicembre – ore 19.00 – Collegiata di S. UrbanoCorale S. Lucia - Cappella del duomo di Fermo

Dir. M° Annarosa Agostini

Venerdì 11 Dicembre – ore 21.00 – Chiesa di S. SalvatoreConcerto natalizio degli Allievi del corso di orientamento musicale

Dir. M° Fabiola Frontalini

Sabato 12 Dicembre - ore 16.30 – Chiesa di S. SalvatoreRassegna di cori e canti gregoriani natalizi

Hanno aderito: le Corali di Apiro, Cingoli, Frontale.

Spettacolo giovanile multietnico vocale e strumentale “UNISENSUS” di Senigallia

Dir. M° Ilenia Stella

N.B. Alle ore 15.00 il sig. Gabriele Chiucchi, nel piazzale antistante la scalinata di S. Salvatore, darà dimostrazione di ferratura del cavallo

Giovedì 31 Dicembre – ore 20.00 - Chiesa di S.SalvatoreAttesa del nuovo anno con Cena vegetariana e no, giochi di società ed AUGURI sotto

le STELLE

Venerdì 1 Gennaio 2010 – ore 16.00 - Chiesa di S. SalvatoreAscolto, proiezione del “Messia”, capolavoro di G.F. Haendel e commento.

8

Programma della CPV per le festività

natalizie

Il gruppo UNISENSUS

"Il futuro della pace nel mondo dipende dal rafforzamento del dialogo e della com-prensione fra le culture” (Karol Wojtyla)

La musica è, per l’Associazione Unisesus, il canale privilegiato d’espressione che tiene unito questo gruppo eterogeneo, nato nel febbraio 2005 da un’idea condivisa da Ilenia, musicista impegnata nel consolidamento di un’educazione musicale che sviluppi la “bellezza non visibile”, e un gruppo di amici appassionati di musica.

Il lavoro che l’Associazione Unisensus porta avanti con il progetto, è rivolto alla musica come linguaggio non verbale universale. Musica e Danza attraverso le diver-sità etniche rendono capaci i vari popoli di esprimersi, comprendersi e conoscersi, andando verso l’approfondimento e il consolidamento con l’”altro” di un “oltre-linguaggio” che, attraverso l’arte, diventa messaggio ed esempio di pace.

Page 9: n.5 del 2009

Il Campanone

9

Carissimi lettori,

ho il piacere di ripresentarmi a voi, dopo che per lungo tempo sono

stato a pensare come fare per continuare la mia storia.

L’occasione viene dall’Associazione “Castri Piri valles” e dal suo

giornale, al quale mi affianco ben volentieri.

Sono il “CAMPANONE”, • la voce della Parrocchia che dal “campanile” cercherà di ricordare

a tutti le tappe della vita della Comunità, sforzandosi di non rin-

toccare troppo a martello;

• chiamerò ad una vita di Fede più partecipata;• inviterò alla preghiera, quella preghiera indispensabile a sostenere

il cammino di ciascuno e di tutti;• trasmetterò a tutti il cammino di fede con cui l’Arcivescovo guida

tutta l’Arcidiocesi;

• non ultimo, chiederò a tutti la massima collaborazione possibile,

perché, in questo tempo di carestia di preti, il Regno di Dio possa

continuare ad essere, per tutti, il segno vivo della salvezza.

Vostro affezionatissimo “Don” e anche “Din Dan”.

AZIONE CATTOLICA;

insieme alla Pia Unione dell’Addolorata, è il gruppo che viene da più lonta-

no. Ha conosciuto le vicende di prima della guerra ed ha sostenuto la Chie-

sa in tante difficoltà ante e post-conciliari. Oggi conta 18 iscritti che cerca-

no, secondo le possibilità di ciascuno, di essere della più grande utilità,

spesso con i servizi più semplici, a tutta la Parrocchia.

CORSI DI CRISTIANITÀ

MILIZIA DELLIMMACOLATA

PIA UNIONE

DELL’ADDOLORATA

RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

U.N.I.T.A.L.S.I.

GRUPPI

PRESENTI IN

PARROCCHIA

1

Supplemento al n.5 del Periodico "Voci dal Sanvicino" Dir.Luigi Taliani-Aut.Trib.Ancona n°19.08.

Page 10: n.5 del 2009

Il mese dei morti. La preghiera di suffragio è una delle tradizioni più forti,

nella nostra Comunità. Sempre prende la piega “consumistica” e si colora di fiori e

candele; a volte si adagia sull’usanza di far celebrare una Santa Messa nel giorno

ottavo dalla morte e negli anniversari; a volte ci porta al Cimitero tanto spesso, qua-

si andassimo a trovare fisicamente le persone care che ci hanno lasciato. Forse, “il

suffragio”, meriterebbe una nostra più profonda attenzione. Esso nasce dalla nostra

amicizia con il Signore. Noi siamo il “CORPO DI CRISTO” e la nostra buona salute

spirituale consiste nella “vita di Cristo in noi”, VITA che diventa “Comunione” con

tutti i vivi e con tutti i defunti. E’ allora che mettiamo nel tesoro della Chiesa,

(Trionfante, Purgante e Militante), il bene che, per i fratelli in vita diventa “inter-

cessione” e per i fratelli defunti “suffragio”.

La festa della Medaglia Miracolosa è il 27 Novembre. Sono

proprio tanti, in Parrocchia, a portare la Medaglia come segno visibile dell’amore

della Madonna e della sua protezione. Molti sono consacrati nella “Milizia dell’Im-

macolata”. La Santa Messa è alle ore 18,00.

L’Avvento. Con Domenica 29 Novembre, inizia il Tempo di Avvento e ricomin-

cia l’anno liturgico. In queste quattro Domeniche che precedono il Natale, viviamo :

• il lungo tempo in cui l’umanità ha atteso il Salvatore;

• in preghiera con Maria, l’attesa che Gesù venga tra noi;

• il tempo in cui i ragazzi aspettano la Prima Comunione;

• il nostro essere pregni del lievito della Parola, in attesa che il Signore si mani-

festi nella nostra vita come “luce e sale” della terra in cui dobbiamo svolgere il

compito di “testimoni”;

• L’attesa della “Beata Speranza”, quando i Signore verrà a dirci:”… bene, servo

buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore!...”.

La Novena e la Festa dell’Immacolata. Sembra interrompere l’Avven-

to, ma in realtà, Lei, la Madonna, è la Signora dell’Avvento e della nostra vita, per-

ché è la Porta del Cielo.

L’8 Dicembre alla celebrazione delle ore 10,00:

• L’Azione Cattolica rinnoverà il Tesseramento;

• La Milizia rinnoverà la Consacrazione;

• Tutte le famiglie si affideranno a Maria.

La festa dei “focarelli” e la Madonna di Loreto.9 e 10 dicembre

Qualcuno lamenta una processione che va in disuso. Poche le persone che, in questi

ultimi anni, hanno partecipato e per di più avanti negli anni. La Processione del 9

dicembre con l’accensione dei “focarelli” sarà alle ore 17,30 e partirà, come sempre

dalla Chiesa della Figura. Durante questa processione si darà fuoco a tutte le micce.

Una volta si facevano spari con “zolfo e potassio”, adesso con i “rauti”. Una volta gli

spari erano in onore della Madonna e raccontavano la gioia e la festa. Adesso... Le

102

Page 11: n.5 del 2009

Sante Messe del 10 Dicembre, festa della Madonna di Loreto, sarà: alle ore 8,00 dalle

Monache e alle ore 18,00 a S. Urbano.

Un PRESEPIO fatto nel cuore di ognuno e custodito con AMORE è quanto so-

gna Gesù che viene a bussare a casa nostra.

: Gesù si fa conoscere al mondo come FIGLIO DI DIO. In questa

festa facciamo due cose: Pensiamo ai bambini del mondo, a quelli che hanno bisogno dell’Amore di Gesù che passa attraverso il nostro cuore; Ci ritroviamo, alle ore 16,00, in S. Urbano, per vivere, con tutti i nostri ra-gazzi, un’ora di riflessione e di gioia davanti al Presepio.Alle ore 17,30 circa ci sarà la Celebrazione della Santa Messa Vespertina.

Il Battesimo di Gesù. In questa Domenica, la prima dopo l’Epifania,

siamo soliti, per ascoltare e fare quanto Gesù ci dice, di Rinnovare il nostro Battesi-

mo, con le promesse e gli impegni che ne derivano. Crescere come Figli di Dio vuol

dire “diventare adulti nella Fede”.

Tutti, in special modo i ragazzi, sono invitati in Chiesa alle ore 9,30.

La “raccolta di S. Urbano”. Da tempo, Ermete Mariotti sta dedicando

tante mattinate alla nostra Colegiata. La “Raccolta”, da quando Don Ezio non ha

potuto più occuparsene, ha riacquistato un po’ d’ordine e distensione, s’è arricchita

di tante didascalie e torna ad essere piacevole visitarla.

Il Catechismo. Con la fine di ottobre è ricominciata la scuola di Catechismo.

Trovato, un po’ a fatica, lo spazio per tutte le classi, torna davanti al nostro cuore

l’importanza della vita unita a Gesù. E’ sotto la protezione della Vergine che voglia-

mo crescere e ritrovare nel nostro cuore il senso di ogni Sacramento, non solo nella

sua celebrazione, ma nella vita di ogni giorno, perché Il Signore torni a contare più

della festa, del vestito e del pranzo. Sembra un discorso superfluo, ma succede sem-

pre più di ritardare un Sacramento perché non basta l’economia per la cornice che

l’accompagna.

Matrimonio: Le parole Matrimonio e Patrimonio sono nate ad indicare i compiti,

“il munus”, del padre e della madre e con il “Sacramento” il Signore fa ricchi gli spo-si del Suo Amore e della Sua Presenza, e non solo per il giorno della festa. La vita sta cambiando velocemente e Pasquale mio, che diventa sempre più vecchio, non ci capisce più tanto, anche perché il padre o la madre possono essere… come le

113

Page 12: n.5 del 2009

banconote: oggi ho in tasca mia, quello che ieri era nella tua. Presto i figli saranno “del Comune e qualcuno anche fuori del Comune”…

Preghiera: E’ lo spirito di amore, di lode, di benedizione che canta nel nostro pro-fondo e dice la comunione col Signore.

Preside: Il Signore ha chiamato a sé, recentemente, la Preside:

la Signora Ombres Ponari Franz Angela Maria che ringrazio di cuore per tutto quanto ci ha dato. Ho ripensato a quando nella scuola giravano meno circolari e la Preside non era “Il Dirigente” ma la prima degli insegnanti, magari con in mano la “bacchetta” della disciplina. Oggi, “Il Dirigente” deve “circolare” e camminare a suon di leggi scritte ed ha addosso gli occhi di tutti, puntati; ieri, la legge non stava scritta su tante ordinanze, ma era scritta nella vita.

Santa Messa: è “il memoriale” che fa vivo e attuale il Sacri-

ficio di Gesù. Perché pregare, ascoltare la Parola, se trascuro di prender parte alla Santa Messa? Il mio bisogno di Dio si colma nella partecipazione all’Eucari stia, dove realizzo la Comunione con Dio e con i fratelli. Il ter-zo Comandamento ci chiede di dar lode a Dio santificando

noi stessi.

Padre Claudio

Don Vincenzo va Parroco a Caldarola

124

Page 13: n.5 del 2009

Ricordi... di Francesco Tarabello

Abbiamo raccolto la testimonianza di Francesco Tarabello, nato in Apiro il 28/11/ 1921, 5° di 6 figli, una bella figura di artigiano del nostro paese che ama sottolineare come, proprietario di una sofisticata segheria conservata ancora intatta ed efficiente, abbia segato i tronchi, ma mai abbattuto alberi.Ci espone volentieri i suoi ricordi legati alla chiesa di San Salvatore.

Questa sorge a sud del paese, su una collina di tufo che con il tempo, per azione dell'acqua, del sole, e del gelo si è consumata formando una parete a picco, da qui il nome anche di “Madonna della Ribba” (per saperne di più vedi “Apiro, pagine di storia e di vita” pagg. 325 e segg. e N°2 della rivista “Voci dal San Vicino).Francesco, più conosciuto come Checco, ricorda molto bene una barca commissionata da un signore di Cupramontana, il cui nome si è perduto nel

tempo; dalle vicinanze della chiesa dov'era stata costruita, venne trasportata, intorno agli anni 1950, dal sig. Vinicio Mancini con un camion e scaricata nei pressi di Marina di Montemarciano. Egli aveva segato tutte le tavole, ma forse non era stata costruita bene perché non è stata mai messa in mare. (una foto della barca è nella bacheca posta all'inizio della scalinata di accesso alla chiesa di San Salvatore).Dal 1930 per circa 10-20 anni, nella chiesa veniva celebrato, il mattino presto alle 6:00, l'ottavario dei morti.Una bella scalinata, costituita da alzate in pietra e spianate ricoperte da erbetta, che conduceva all'ingresso principale, nel tempo si è ridotta ad uno stradello limitato da una capanna, oggi inspiegabilmente trasformata in casa.L'edificio era circondato da un vasto territorio, tanto che Italo Piccioni ci portava a pascolare i cavalli, quelli usati per il traino del carro funebre.

All'interno della chiesa, nella parete di fronte all'altare, c'era un soppalco; i soldati in esercitazione durante il CAR avevano portato la paglia che costituiva il loro materasso; Checco, ragazzo, ci andava a giocare con i compagni e commenta: “noi, poi, stavamo peggio a dormire sulla sabbia sahariana prigionieri dopo la battaglia di El 'Alamein” (del 3-4 novembre 1942).Ricorda ancora le 5 o 6 grotte sotterranee dove giocava da bambino con Enrico Luigi Mestica, nipote dell'illustre concittadino Enrico Mestica.La chiesa, con il tempo, ha perduto la sua importanza, basti ricordare che il tetto è crollato per almeno tre volte, (ricostruito sempre in economia) e la sagrestia era diventata “pollaio” per le galline dell'arciprete Don Lino; l'ultimo colpo l'ha inferto il terremoto del 1997.

Checco si racconta ad E. M.

13

Page 14: n.5 del 2009

Angela Costarelli ci parla di Santina, la materassaia...IL MATERASSO

(quello di Arbore non c’entra nulla)

14

Dopo anni ed anni di “onorato” servizio è andato finalmente e definitivamente in pensione,

nella Casa di riposo di Apiro, uno degli ultimi materassi fatti da Santina Francioni (un’apirana

considerata la più brava materassaia delle Marche).

Tutto cucito a mano con precisione perfetta è stato sostituito da un

matersasso in poliuretano della Ditta ROMAGNOLI ALFREDO&C di

Apiro.

E’ molto comodo e ci si dormono sonni piacevoli e rilassanti.

Ha una losanghatura a piccoli rombi ed una bella fodera che somiglia

all’interno madreperlato di una conchiglia.

La ditta produce anche trapunte in pura lana vergine con fodere vario-

pinte in cotone e seta poliester come quelle che faceva Santina con la

lana “vergine” delle nostre pecore(debita-

mente lavata in casa con la “sodina”),

eseguite tutte ad arte con punti piccolis-

simi, morbide e ornate sui due lati piu’ lunghi da fantasiose greche,

foglie di acanto, piccoli serti di fiori, trapuntati a mano libera.

Qualche tempo fa

chiamavano le

trapunte ”im-

bottite” ed era-

no il pezzo for-

te del corredo delle spose.

Alcuni giorni orsono ho letto in un gior-

nale che ora sono richiestissimi e quindi “ molto

costosi” i piumoni e le trapunte con l’imbottitura

“di oca vergine”(sic!).

Per qualche istante mi sono apparsi davanti agli

occhi, recinti e recinti di oche guardate a vista per-

ché la loro verginità non sia violata, oppure forni-

te di mini particolari cinture di castità a tutelare

una verginità così ricercata e costosa.

In anni molto, molto remoti le oche con i loro “qua-qua” salvarono il Campidoglio.

Oggi con la loro verginità così ricercata e costosa, rivaluteranno quella delle donne?

Nell’attesa mi torna in mente un illustre autore latino che con pena e rabbia esclamava: “O tempora,

O mores”

Angela Costarelli

Page 15: n.5 del 2009

La testimonianza

15

DORINO E PEPPE

Un’amicizia maturata in caserma

Dorino e Giuseppe si incontrano al tempo della naia come carristi a Bologna ed insieme assaporano le

amare tristezze della guerra-

Nello sbandamento, in seguito alla caduta di Mussolini, furono deportati in

Germania, ai confini con la Polonia.

Poi, dopo due anni e più furono caricati in treno e parcheggiati nei dintorni

di Spalato.

Dorino ce la fece a scappare e spari’; lo riportarono in Italia e lavoro’ come

specializzato al tornio per tutta la vita.

Peppe, prigioniero,venne rimpatriato alla fine degli eventi bellici dopo otto

anni e più e mori’ nel 1977, per tutta la vita, da grande conversatore qual

era, raccontava a tutti gli anni della sua giovinezza donata alla Patria.

E Dorino?Lasciamo la parola ad un figlio di Peppe Borioni, Gianni, agricoltore DOC

di S. Isidoro, uno dei figli di Giuseppe Borioni...

Per caso Dorino sbirciando cartoline in un chiosco sul lungomare di Ric-cione, nota una foto di un gruppo folcloristico; si trattava di quello di Api-ro.Apiro… Apiro, pensa e ripensa… già… il paese di Giuseppe(Peppe)… non ricordava più il cognome… erano passati vent’anni dall’ultimo incon-tro.Armato della forza dell’amicizia, salta in macchina, una utilitaria Fiat 127 e parte; ritrova l’amico degli anni verdi, dopo vent'anni.Da allora si frequentarono molto, complice anche un buon bicchier di ver-dicchio.Raccontavano degli anni duri della classe 1916 e dintorni, della loro gio-ventù dorata, preparata dalla premilitari del sabato fascista a spezzare le reni alla Grecia e ringraziavano Dio di aver salvato la pelle tra caserme, guerra, prigionia e deportazioni.Si sono frequentati sino alla morte di mio padre, venuto a mancare nel 1977; ma io continuai ad incontrare Dorino.

Nell’anno 2000 anche Dorino si spense.Sembrava finito tutto, peraltro Dorino non aveva famiglia.Invece qualche tempo dopo, una telefonata del nipote riannoda il filo…Con sorpresa di tutti, Dorino nelle sue ultime volontà, menzionava la famiglia di Gianni alla quale lasciava mezzo appartamento, la Fiat 127, un tornio e qualche soldo.Presto, insieme ai beneficiati, sotto la guida del notaio, donammo il dovuto ad un Istituto di carità del luogo, caricai la Fiat 127 (che non aveva voluta donarmi da vivo perché, mormorava, ”tu l’avresti inzaccherata nei campi”), il suo amato tornio e tornai a casa.Non so che fine fecero i suoi tanti canarini”.

L’agricoltore DOC Gianni Borioni, a colloquio...

Dorino Pietri al tornio

Giuseppe Borioni

Page 16: n.5 del 2009

La tradizione dei nostri avi insegnaSalute e benessere

Lo spazio dei Migrantes.In questa occasione, siamo lieti di prestare la carta ad un il-lustre apirano, che ci porta la sua testimonianza di migran-te, in giro per l’europa prima da studente, poi da insegnante, professore universitario presso l’università cattolica di Lo-vanio, in Belgio.

«Con quei lontani monti azzurri… nel cuore». Senza che fossero anni d'esilio

16

Come anticipato nella puntata precedente, vorrei proseguire sul cammino che ci porta a scoprire vecchi ed antichi ri-medi, tramandati nei secoli dalla saggia esperienza con-

tadina.Parlerò dell’aglio e delle sue

proprietà curative.

L’Aglio (Allium sativum), presente in moti piatti come ingrediente principale, non è un semplice condimento, bensì un “medicamento” naturale con molteplici impie-ghi.Uno degli elementi che gli conferiscono un elevato pote-re curativo è lo zolfo.L’aglio si può paragonare all’aspirina per le sue proprietà antitrombogene , cioè previene la formazione di coaguli all’”angina pectoris “ o peggio all’infarto cardiaco e/o cerebrale (del cervello).Il consumo dell’aglio favorisce la secrezione dei succhi gastrici nello stomaco e quindi facilita notevolmente la digestione.La sua azione antisettica ed antibiotica si esercita anche sulla flora intestinale proteggendola e combattendo nu-merose malattie dell’apparato digestivo.L’azione medicinale dell’aglio si estende anche all’appara-to respiratorio: grazie alle sue proprietà espettoranti alle-via la tosse.

I CONSIGLI della NONNA

Impiastro di edere ed aglio per eliminare calli e duroni

Ingredienti: 4 foglie di edera 1 spicchio di aglio 1 garzaPreparazione:

1) sminuzzate le foglie d’edera, senza gambi, aggiun-gere lo spicchio d’aglio a pezzetti e pestare il tutto in un mortaio;

2) spargete la pasta ottenuta in una garza per ottenere un tampone del callo da trattare. Applicate il tampo-ne sulla parte interessata e lasciare agire per tutta la notte. Ripetere le notti successive finché il callo scompare...

Macerato di Aglio e Cipolla per l’ipertensione arte-riosaIngredineti: 1 cipolla; spicchi d’aglio; succo di due limoni.Preparazione:

1) Tagliate a dadini la cipolla ed affettate l’aglio, spre-mete il limone e mescolate in una ciotola i tre ingre-dienti. Aggiungete acqua fino a coprire e lasciare riposare tutta la notte.

2) Al mattino aggiungere l’altro limone, poi filtrare in un bicchiere.

3) Bere tutti i giorni possibilmente a digiuno.Questo metodo è molto efficace nell’abbassare la pres-sione, ma spero non danneggi i vostri contatti sociali.Alla prossima puntata e “Buona salute a tutti i lettori”

Dr. Andrea Borgoforte Gradassi

Ringrazio innanzi tutto della possibilità datami di rivolgermi tramite questo giornale (e mi rallegro con coloro che l’hanno pensa-to e realizzato e al quale auguro una lunga vita) ai miei compaesani e agli eventuali (25, direbbe Manzoni) lettori, per intrattenerci sullo spazio in cui sono nato e dal quale «la mia infanzia […] fu tutta me-ravigliata» (Ungaretti, Lucca). L’ "occasione" mi coinvolge diretta-mente essendo focalizzata sugli Apirani lontani da Apiro. Mi sarà possibile affrontare soltanto pochi argomenti tra i molti che vorrei esporvi. Varie sono le cause per cui si lascia il proprio paese, da quelle economiche a quelle “amorose” e diversi sono i sentimenti che suscita il distacco. Molti di noi, pur vivendo all’estero, manten-

Page 17: n.5 del 2009

.

17

gono profondi contatti con il proprio paese e con il proprio dialetto. I ragazzi della mia generazione, nati tra il 1935 e il 1945, hanno cercato una vita migliore in paesi stranieri (una cosa da non dimenticare ora che si parla tanto d’immigrazione clandestina o meno!); alcuni si sono trasferiti a Roma o a Milano o in altre città più o meno lontane, in tutti comunque rimane vivo il senso di apparte-nenza e il bisogno di mantenere i contatti con i propri com-paesani. Mi limito a dei nomi e ognuno potrà dare il co-gnome e il volto che gli è più familiare, ampliando la lista a suo piacimento. Tutti meriterebbero largo spazio e una “biografia” in parte romanzata per l’agire, sempre defor-mante, della memoria e del ricordo, quando gli anni fanno sentire il loro peso: Spartaco, Franco, Benito e Pietro (in Francia), Lucia e Nello (in Svizzera), Sandro (in Provenza), Giovannino (in Argentina), Luciano (in Australia), Dino (in Germania), Mariano (in Inghilterra) e poi Gigi, Virgilio, Fernando e Giovannino (a Milano), Peppino, Gof-fredo, Elvino, Gioconda, Silvano, Pietrino, Marino, Alga (a Roma), Carlo (a Torino). Mi sono limitato alle nazioni e alle città più importanti, anche se molte altre (Firenze, Ancona ecc.) bussano insistentemente alle porte della mia memoria indicandomi un volto (Sisa, Vittoria, Maria, Giulio e così via). Del resto un grande poeta come Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria d’Egitto da emigranti della provincia di Lucca, tornato nella città natale dei suoi genitori e scrutando i volti dei suoi compaesani, scriveva nella prosa lirica “Luc-ca”: «qui la meta è partire». Lo stesso si può dire di tanti giovani apirani negli anni dopo la fine della Se-conda Guerra Mondiale. Alcuni di loro sono tornati, come Lucia e Nello, Sandro, Peppino, altri tornano re-

golarmente, per lo meno nei mesi estivi (ed è un “bel rivederci”), altri invece si sono persi nei labirinti del mondo, ma vivono ancora nella nostra memoria per-ché parte essenziale di quei quadri che il ricordo ricostruisce pazientemente, quan-do la nostalgia si fa più accesa. Incon-trandoci, ci si conta e si ritorna al passato, come se gli anni non fossero trascorsi. Libero Bigiaretti, un romanziere nato a Matelica, uno dei tanti romani-marchi-giani, scriveva che una della cose più piacevoli dei suoi frequenti ritorni nella sua città natale era la spontaneità e la fa-miliarità con cui i suoi amici lo salutava-

no: «come se non si fosse mai allontanato». Incontrandomi a Bruxelles e sentendomi parlare con il mio for-te accento apirano, mi disse: «ci separa il San Vicino!», un modo simpatico per offrire la propria amicizia.

Ma lascio i ricordi personali sui quali ritornerò (forse) in seguito circoscrivendoli a singoli periodi o fatti (come il maestro Alberto e i “suoi bastoni” o la maestra Pilla e le sue “scarpe a punta” o i vari sindaci o Benito e i suoi “scherzi” o le nostre esperienze con il gruppo folcloristico o le partite di calcio su di un campetto spesso ricoperto di macchie nerastre, dato che serviva anche da campo per la fiera del bestiame, o i profumi dominanti nei vari mesi dell’anno: da quello dolciastro del mosto a quello eccitante della mentuc-cia) limitandomi ad alcune riflessioni sulla realtà dell'esilio e dell'emigrazione. Se sarò noioso, passate al-l’articolo che segue. Voglio solo svelarvi una piccola parte della mia "enciclopedia" e della mia (ormai pur-troppo lunga) esperienza personale, limitata però alla sola Europa, che probabilmente il discorso sarebbe diverso, se avessi trascorso parte della mia vita in altri paesi del mondo. Questo per chiarire anche il titolo,

Page 18: n.5 del 2009

18

che vuole rievocare la "memoria " di quello spazio “leopardiano” che ci «ha visto / nascere e crescere / e ardere d'inconsapevolezza» (Ungaretti, I fiumi).

Ma… Franco Musarra, «chi è costui?», potrebbe dire qualche giovane lettore! Credo necessaria una brevissima presentazione. Sono nato ad Apiro… molti anni fa, dopo gli studi ad Apiro e Cingoli, mi sono iscritto a Lingua e Letteratura tedesca a Ca’ Foscari (Venezia) e ho seguito corsi di perfezionamento nelle università di Tubinga, Münster e Colonia; mi sono laureato nel 1965. Poi sono andato a insegnare italiano all’estero, nell’Università di Nimega in Olanda, soprattutto per evitare il servizio militare. Nel 1980 ho vinto la cattedra di Letteratura Italiana nell’Univer-sità Cattolica di Lovanio (Belgio) dove sono rimasto sino alla pensione nell’anno accademico 2007-2008, con brevi periodi di lavoro come pro-fessore ospite nelle università di Exeter, in Inghilterra, di Paris X, in Francia, di Catania, di Macerata e così via. Dopo il 2007 ho dato dei corsi sulla Divina commedia in varie università europee.Un’aggiunta non del tutto insignificante nell'Europa del futuro: mia mo-glie, Ulla, conosciuta a Tubinga in Germania, è danese, i due figli, Maria e Frank, sono nati a Nimega, hanno studiato a Lovanio e Roma, ora (en-trambi sposati con italiani) vivono in Italia e mi (ci) hanno “regalato” cinque nipotini: Jens, Filippo, Alessandro, Valentina e Maria Stella (men-

zionati in “ordine d’arrivo”). Tra di questi è soprattutto Alessandro a essere attaccato ad Apiro e al suo cam-panone in particolare, come ben sa don Giovanni.

Torniamo al nostro argomento. Vivere all’estero implica sempre il “viaggiare” e l’allontanarsi dalle cose care, dagli spazi dell’infanzia; si può realizzare secondo due modalità: o come esilio o come scelta. Com-porta sempre comunque direttamente o indirettamente un ampliamento degli orizzonti culturali e un arric-chimento spirituale. Nel Devoto-Oli si distinguono i seguenti significati del lemma “esilio”: «1) Pena che consiste nell'allontanamento, perpetuo o temporaneo, dalla patria [...] o volontario abbandono della patria, per motivi di ordine pubblico, morale o religioso»; 2) La condizione di esule e il luogo e il periodo di tempo trascorso dall'esule lontano dalla patria; 3) estens. Condizione penosa e forzata di lontananza o di assenza [...]. Vita rigorosamente ritirata e solitaria [...] Nel linguaggio religioso, ogni collocazione umana, contrapposta alla patria celeste. [...] Dal Lat. exi-

lium, der. di exsul 'esule'». E gli altri dizionari non si discostano sostanzialmente dal Devoto-Oli.Accanto all’esilio bisogna collocare il lemma emigrazione, con tutte le ramificazioni semantiche ad esso

collegate, da emigrante a immigrante, dalla prima alla seconda o terza generazione e così via. Il nucleo con-cettuale primario è sempre quello della lontananza, la quale può essere imposta e sentita come Esilio, o può

derivare da una Libera scelta.

Il luogo e gli abitanti presuppongono la ricerca dell'altro, del diverso, e a volte il ritorno o la decisione di rimanere. Tra le figure più note di coloro che hanno vissuto l’esperienza dell’esilio ricordiamo Dante, Marco Polo, Colombo, ligure di nascita, divenne (come tanti italiani nel corso dei secoli) un cosmopolita del proprio tempo, Amerigo Vespucci (Firenze 1454 - Siviglia 1512), Goldoni, Foscolo, personalità che so-no divenute un mito nei secoli, un mito in cui si raggruma il desiderio dell’uomo di scoprire l’ignoto e di informarne i propri concittadini.

Lo spazio è quindi da intendersi sia come il proprio spazio di partenza, con la contrapposizione di sé all'altro da sé, sia come quello d'arrivo. Latente è il desiderio di ritornare con le aspettative che suscita, an-che quando il ritorno è esplicitamente negato. Si pensi a Salvatore Quasimodo e alle sue "proiezioni" liriche dall’esilio milanese verso l'«isola impareggiabile». E si rilegga, tra le tante poesie su questo motivo, Lamen-

to per il Sud, che più rappresenta l'ambiguità dei suoi legami sentimentali e culturali con la Sicilia.

... continua nel prossimo numero...

Franco Musarra

Page 19: n.5 del 2009

Corrispondenza con i lettori.

19

“Staccia Stacciola” AA.VV pag 175

... A vita è come ‘na scala...Ma però quante tocca

gnottinne, e quante tocca ‘nnasanne....

... ‘rrigarà

du’ palate

de breccia d

apiedi

de e scale?

... Pare che se ‘gnotte vè

... laglio’!

... ABBONATI A “VOCI DAL SAN VICINO”...ORDINARIO 10,00SOSTENITORE 15,00BENEMERITO 25,00

CAMPAGNA ABBONAMENTI 2010

Se sa! U camì quann’è

jacciu non tira.

Page 20: n.5 del 2009

20