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Mercoledì 21 marzo 2018 14.30 17.30 Sala C Padiglione 5-6 Patrimonio culturale digitale | Esperienze internazionali Documentazione, rilievo e rappresentazione per la conoscenza, il progetto e la conservazione La UID (Unione Italiana Disegno), partendo dall’esperienze prodotte dalla comunità scientifica italiana nel settore della rappresentazione e del rilevamento architettonico, archeologico, urbano e ambientale, presenta alcuni casi studio internazionali (in Cina, Iraq, Algeria, Marocco, Gerusalemme, Città del Vaticano, ecc.) per la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione. La tematica conservativa e museale diviene centrale per lo sviluppo di innovative applicazioni di ricerca e di realizzazioni operative. Esperienze internazionali che mettono in luce il rapporto con gli aspetti della documentazione digitale per la valorizzazione, la formazione, la divulgazione e la comunicazione del patrimonio culturale. Coordinamento scientifico: DIAPReM/TekneHub, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara: Marcello Balzani, Direttore DIAPReM, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara Introduce: Mario Centofanti, Università degli Studi dell'Aquila, Vice Presidente UID Acquisizioni di dati con sensori attivi e passivi per il rilievo digitale di architetture in paesi cosiddetti a rischio. Due casi studio in Algeria e Iraq Salvatore Barba, Università degli Studi di Salerno Esperienze di didattica e ricerca tra Fez e Tbilisi Paola Puma, Giovanni Pancani, Università degli Studi di Firenze Sistina Experience. Un’esperienza internazionale di conoscenza, salvaguardia e valorizzazione Paolo Belardi, Università degli Studi di Perugia Simone Bori, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia MONADII - Metodologie Operative per Nuovi Approcci non Distruttivi agli Interventi e alla gestione Interoperabile dei beni culturali Andrea Giordano, Cosimo Monteleone, Università degli Studi di Padova Da qilou urbani alle fortezze rurali della costa sud-orientale della Cina: contributi di ricerca per la conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio Antonio Conte, Marianna Calia, Università degli Studi della Basilicata Presentazione rivista “Diségno” Vito Cardone, Università degli Studi di Salerno, Presidente UID Alberto Sdegno, Università degli Studi di Trieste

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Mercoledì 21 marzo 201814.30 – 17.30Sala C Padiglione 5-6

Patrimonio culturale digitale | Esperienze internazionaliDocumentazione, rilievo e rappresentazione per la conoscenza, il progetto e laconservazione

La UID (Unione Italiana Disegno), partendo dall’esperienze prodotte dalla comunità scientifica italiana nel

settore della rappresentazione e del rilevamento architettonico, archeologico, urbano e ambientale,

presenta alcuni casi studio internazionali (in Cina, Iraq, Algeria, Marocco, Gerusalemme, Città del Vaticano,

ecc.) per la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione. La tematica conservativa e museale diviene

centrale per lo sviluppo di innovative applicazioni di ricerca e di realizzazioni operative. Esperienze

internazionali che mettono in luce il rapporto con gli aspetti della documentazione digitale per la

valorizzazione, la formazione, la divulgazione e la comunicazione del patrimonio culturale.

Coordinamento scientifico:

DIAPReM/TekneHub, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara:

Marcello Balzani, Direttore DIAPReM, Dipartimento di Architettura, Università di Ferrara

Introduce:Mario Centofanti, Università degli Studi dell'Aquila, Vice Presidente UID

Acquisizioni di dati con sensori attivi e passivi per il rilievo digitale di architetture in paesi cosiddetti arischio. Due casi studio in Algeria e IraqSalvatore Barba, Università degli Studi di Salerno

Esperienze di didattica e ricerca tra Fez e TbilisiPaola Puma, Giovanni Pancani, Università degli Studi di Firenze

Sistina Experience. Un’esperienza internazionale di conoscenza, salvaguardia e valorizzazionePaolo Belardi, Università degli Studi di PerugiaSimone Bori, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia

MONADII - Metodologie Operative per Nuovi Approcci non Distruttivi agli Interventi e alla gestioneInteroperabile dei beni culturaliAndrea Giordano, Cosimo Monteleone, Università degli Studi di Padova

Da qilou urbani alle fortezze rurali della costa sud-orientale della Cina: contributi di ricerca per laconoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonioAntonio Conte, Marianna Calia, Università degli Studi della Basilicata

Presentazione rivista “Diségno”Vito Cardone, Università degli Studi di Salerno, Presidente UIDAlberto Sdegno, Università degli Studi di Trieste

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Acquisizioni di dati con sensori attivi e passivi per il rilievo digitale di

architetture in paesi cosiddetti a rischio. Due casi studio in Algeria e Iraq

Salvatore Barba: Professore Associato, Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degli Studi di Salerno

Trovano sempre più applicazioni, con un’ottimizzazione delle risorse, metodi innovativi per restituzioni grafiche

virtuali nel campo dell’architettura e dei beni culturali. Ciò permette di generare precise modellazioni a valle di

acquisizioni speditive e indirette, spesso in assenza di un reale contatto con gli edifici oggetto di studi (quindi, anche

in condizioni di pericolo e/o non accessibilità).

Le architetture subiscono degradi, mutamenti e crolli, ciò come conseguenza nel tempo di cause molto differenti, da

‘semplici’ interventi non controllati, a dissesti, financo a guerre, rendendo, di fatto, sempre più difficile stabilire fino

a quando saremo in grado di godere di quell’architettura o di quell’opera di ingegneria civile.

In risposta a questa problematica, in molti paesi, si assiste a politiche di preservazione digitale del patrimonio e della

memoria culturale: nuove figure professionali lavorano ogni giorno con questi obiettivi, generando una

documentazione sempre più fedele per una conoscenza completa, un nuovo materiale di archivio di cui sarebbe

opportuno studiare modalità di codificazione di un linguaggio grafico comune per un database globale.

Esiste una vasta offerta di strumentazioni – hardware e software – per l’acquisizione di immagini e dati relativi a

manufatti architettonici, che possono essere classificati, oltre che in base al principio di funzionamento, secondo

l’accuratezza che è possibile perseguire e i relativi costi di gestione. Alcuni sistemi, ad esempio, mediano fra

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quest’ultime caratteristiche garantendo bassi costi di accesso e un minimo decadimento delle precisioni (comunque

compatibili con i comuni gradi di definizione), rappresentando una possibile soluzione alla succitata problematica

ingegneristico-architettonica.

Il primo caso studio, sviluppato in collaborazione con il Laboratorio de Arqueologìa y Arquitectura de la Ciudad di

Granada, si focalizzata sulla ricostruzione di uno degli edifici più emblematici della cultura algerina, la moschea e il

minareto della Città di Mansourah (Tlemcen): a partire da una campagna fotografica condotta anche da remoto, si è

tentato di ricostruire un edificio parzialmente distrutto simbolo e memoria degli antichi fasti.

Secondo manufatto oggetto d’indagine è l’acquedotto a blocchi calcarei di Jerwan, nella regione di Dohuk

dell’odierno Kurdistan iracheno, considerato il più antico acquedotto storicamente noto. L’interesse verso questo

sito nasce dalla volontà del Ministero degli Affari Esteri italiano, nell’ambito di un progetto di formazione per la

valorizzazione del patrimonio culturale con la collaborazione del CNR-ITABC, di promuovere per mezzo

dell’implementazione di sistemi di presa laser scanner la conservazione di quest’impianto di irrigazione costruito in

epoca neo Assira, eccezionale esempio delle capacità ingegneristiche del tempo.

Crediti sintetici:

Luana D’Auria e Sara Morena - www.diciv.unisa.it,

Antonio Almagro Gorbea - https://www.eea.csic.es/laac,

Roberto Gabrielli e Roberto Orazi - www.itabc.cnr.it.

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L'arco di Caracalla a Volubilis, nella regione di Fes-Meknes, MaroccoResponsabile:Giovanni Pancani

Gruppo di studio: Stefano Galassi, Giacomo Zuppanti, Matteo Bigongiari

Studenti partecipanti: Ilenia Caini, Giulia Ciampolini, Michelangelo Gadducci, Marta Gentili

L’esperienza didattica e di ricerca in Marocco di

alcuni docenti del Dipartimento di Architettura

(DIDA) dell’Università di Firenze nasce

nell’ambito del progetto, auspicato dalla

Dichiarazione Congiunta, del 6 luglio 2015, dei

Ministri marocchino e italiano dell’Università,

finalizzato a dare avvio all’Ecole Euro-

Mediterraneenne d’Architecture, Design et

Urbanisme di Fès (EM-ADU), in una

cooperazione dell’Università di Firenze e

dell’Université Euro Mediterraneenne di Fès

(UEMF).

Nell’anno inaugurale della Scuola EM-ADU,

2016/2017, con gli studenti afferenti al primo

anno del corso di studi dell’Ecole

d’Architecture, sono state effettuate alcune

esperienze didattiche in siti di elevato interesse

Patrimoniale come la Medina della città di Fes

e l’antica città romana di Volubilis. Tali ricerche

sono state approfondite con seminari tematici

e tesi di studenti provenienti dal DIDA. Il rilievo

dell’Arco di Caracalla a Volubilis, nella provincia

di Fes-Meknes, è stato realizzato a margine del

seminario tematico “Rilievo, riqualificazione,

riprogettazione dell’architettura e

dell’ambiente” da docenti e toutor

dell’Università di Firenze in servizio presso EM-

ADU affiancati da dottorandi e studenti

dell’Università di Firenze. Il sito archeologico di Volubilis, testimone del glorioso passato della città, è ubicato ai limiti

di quelli che erano i confini occidentali dell’impero romano. Nel I sec. d.C., l’antica capitale del regno di Mauretania

fu riconosciuta municipium per volere dell’Imperatore Claudio. A seguito di questa concessione, Volubilis fu oggetto

di un processo di riforma urbana culminata con le trasformazioni di epoca Severiana, che seppero sapientemente

integrare, nel nuovo aspetto monumentale conferito alla città, il tessuto preesistente. Con il III secolo d.C. si

raggiunse l’apice dello splendore cittadino con le solenni architetture imperiali, quali il tempio del Campidoglio e

l’arco di Caracalla.

L’arco, che si staglia nello skyline della

piana di Volubilis, fu edificato con blocchi

di pietra del vicino monte Zehroun

all’incrocio fra il decumano, l’asse

porticata che lo collega alla Porta di

Tangeri, e la strada che porta all’area del

foro.

Il lavoro condotto dal gruppo di studio

fiorentino ha riguardato il rilievo del

monumento e lo studio della sua

vulnerabilità sismica. Il rilievo è stato

condotto utilizzando tecniche di Structure

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from Motion (SfM), affiancate dal rilievo diretto

che è servito per il controllo e la verifica metrica

dei modelli 3D e delle restituzioni realizzate.

L’acquisizione fotografica per la realizzazione del

modello 3D Mesh Model è stata realizzata con una

fotocamera Sony Alpha 900 che dispone di un

sensore Full-Frame 24x36mm con risoluzione di 24

megapixel. Le immagini della parte sommitale

dell’arco sono state eseguite utilizzando un

obbiettivo SonyG SAL 70-400mm f/4;5,6 SSM alla

focale di 200mm. Mentre le riprese del basamento

e di tutto il sotto-arco è stato utilizzato un

obbiettivo Sony SAL 24-70mm f/2.8 SSM Zeiss

Vario Sonnar T* alla focale compresa fra 35 e

55mm. Il processo di elaborazione delle 250

immagini, realizzate per il rilievo dell’Arco, è stato

effettuato con il software 3DF Zephyr. La nuvola di

punti eseguita con tale procedura è stata calibrata

e messa in scala con l’ausilio del rilievo diretto di

alcuni dei punti naturali dell’arco. Le sezioni

ricavate dalla suddetta nuvola di punti ed i

fotopiani scalati ricavati del modello 3D

Mesh Model, sono state importate in

ambiente CAD per la digitalizzazione dei

profili e delle apparecchiature lapidee

dell’Arco di Caracalla.

I dati ottenuti dall’analisi geometrica e

materica sono stati intersecati con le

indagini storiche relative agli eventi sismici

che hanno causato, in tempi diversi, il crollo

di ampia parte del monumento. Sono stati

così identificati i possibili meccanismi di

collasso attivati dai terremoti. Le simulazioni

numeriche effettuate hanno infine fornito

indicazioni plausibili sull’intensità e la

direzione dei terremoti responsabili.

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Il rilievo per la valorizzazione del patrimonio archeologico georgiano:

il progetto "Vani through Virtual heritage".

Responsabile: Paola Puma

Il progetto "Vani through Virtual heritage" si

articola in due filoni di attività complementari di

formazione e ricerca applicata, ha avuto inizio nel

2017, è tuttora in corso e si svolge in

collaborazione tra Università degli Studi di Firenze,

Dipartimento di Architettura- DiDA e Tbilisi State

Academy of Arts- Media Arts department.

DIDATTICA: l’attività ha compreso il coordinamento

del gruppo di lavoro congiunto (composto da 3

docenti, 3 tutor e 13 studenti) ed un ciclo di lezioni

accompagnate da una applicazione seminariale di

acquisizione dei dati di rilievo (gruppo italiano) e di

comunicazione (gruppo georgiano) del workshop

"The enhancement of the Georgian archaeological

heritage: surveys and representation

methodologies". Nell’ambito di tale attività,

congiuntamente a quella del docente UNIFI è stata

effettuata la mobilità studenti di tre laureandi (di I

livello) ed un Phd student dell’Ateneo di Firenze,

finalizzata all’acquisizione dei dati per il successivo sviluppo di tre tesi di laurea di I livello riferite al tema "Il rilievo

per la valorizzazione del patrimonio archeologico della Colchide: permanenze e reperti dalla città bassa di Vani,

Georgia".

RICERCA: “Vani through Virtual

heritage” è stato configurato per

costruire una prima

documentazione in modalità di

visualizzazione digitale

dell’importante patrimonio

archeologico della città georgiana,

antica capitale della Colchide; il

rilievo è qui inteso come strumento

di conoscenza del contesto

archeologico (nell'accezione di

ambiente complesso costituito da

un habitat multi scalare che

abbraccia la dimensione ambientale

e architettonica fino al reperto

mobile) ed è finalizzato alla

restituzione metrica, morfologica e

tematica del continuum tramite

output digitali grafici e solidi.

Il progetto è in corso ed in fase di

restituzione dei dati da rilievo

inerenti le permanenze

architettoniche della cosidetta“città

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bassa” di Vani ed i reperti rilevati presso il

Vani Archaeological Museum ed il Georgian

National Museum a Tbilisi.

“Vani through Virtual heritage” è stato

impostato nelle sue linee guida scientifiche

in Italia e

finalizzato per la acquisizione dei dati e la

presentazione al pubblico durante la

missione

effettuata in Georgia nel maggio-giugno

2017, durante la quale si sono tenuti anche

gli incontri di indirizzo con il committente,

la Direzione del Georgian National

Museum e quella del Vani

Archaeological Museum.

Il progetto è stato finanziato da: Università

degli Studi di Firenze (Piano

Internazionalizzazione di Ateneo 2013-

2015-PIA I),Tbilisi State Academy of Arts,

Ministry of Culture and protection of

monuments of Georgia.

Crediti sintetici

Responsabili scientifici: prof.ssa Paola Puma (Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Architettura- DiDA);

prof.ssa Nana Iashvili (Tbilisi State Academy of Arts, Media Arts department); dott. Darejan Kacharava (Georgian

National Museum);

Tutor: Phd student, dott. Giuseppe Nicastro (Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Architettura- DiDA;

Phd student, dott. Keti Gagosgidze (Tbilisi State Academy of Arts, Media Arts department); dott. Sulkhan Kharabadze

(Georgian National Museum, Vani Archaeological Museum).

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SISTINA EXPERIENCE.

Dalla conoscenza per la salvaguardia alla valorizzazione

Paolo Belardi, Università degli Studi di Perugia

Simone Bori, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia

Un minuzioso rilievo degli spazi e delle opere custodite nei Musei Vaticani, eseguito da Archimede Arte srl a partire

dal 2014 con tecniche laser scanning e fotogrammetriche, ha restituito nuvole di punti e rappresentazioni 3D che, da

qualche mese a questa parte, sono utilizzate tanto negli affascinanti tour virtuali a 360° quanto nelle attività correnti

di catalogazione, gestione e restauro.

Ma la predisposizione di un corpo documentario tanto vasto e prezioso non poteva non ispirare utilizzi diversi, volti

non soltanto alla conservazione e alla salvaguardia, ma anche alla divulgazione e alla valorizzazione. Soprattutto

nell’epoca dell’Artainment, in cui l’arte incontra l’intrattenimento. Da qui le ragioni per cui un’équipe

interdisciplinare tutta umbra (Archimede Arte srl di Perugia, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia,

Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università di Perugia, Tecla srl di Gubbio) ha messo a punto il

concept di una replica multimediale itinerante (ovvero smontabile e rimontabile liberamente in ogni parte del

mondo, da New York a Pechino, da Mosca a Rio de Janeiro) della Cappella Sistina.

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Un concept che peraltro, così come tradisce lo slogan Sistina Experience coniato per l’occasione, incarna un’idea

apparentemente ardita, ma in realtà assolutamente in linea con le tendenze espositive più avanzate. Perché, in virtù

di un’apposita regia dedicata agli aspetti comunicativi e didattici, Sistina Experience consente la possibilità di vivere

in modo multisensoriale e multifunzionale uno dei luoghi artistici più celebri e celebrati a livello planetario. Il tutto

all’interno di una teca lignea che ricalca le dimensioni esterne della Cappella Sistina (15 metri di larghezza, 42 metri

di lunghezza e 33 metri di altezza) e che si presenta come un volume elementare candido, segnato da una

successione ritmica di telai in legno lamellare ancorati a un basamento che rende autoportante l’edificio

consentendo il passaggio degli impianti tecnologici. Una teca lignea che custodisce e protegge le repliche delle opere

d’arte, previste realizzate con un mix di tecnologie tradizionali e innovative. Infatti le riproduzioni, previste realizzate

parte con stampa diretta ai raggi UV e parte con tecniche capaci di esaltare la componente materica degli originali,

sono previste integrate da videowall con monitor LED, nel caso del Ciclo dei Quattrocentisti, e da videomapping

architetturali, con retroproiezione nel caso della volta e con proiezione diretta nel caso del Giudizio Universale.

L’obiettivo è predisporre dei veri e propri percorsi visivi esperienziali, capaci di rendere visibili particolari e

ambientazioni altrimenti invisibili: dalle rughe che segnano i volti dei profeti al cielo stellato pittato sulla volta da

Piermatteo d’Amelia precedentemente all’intervento di Michelangelo fino agli arazzi realizzati su disegno di Raffaello

per il registro inferiore. Ma sempre e comunque non per sminuire o sostituire la Cappella Sistina, che è e rimane

irripetibile, ma per aumentarne la conoscenza e amplificarne l’esperienza. Perché, così come ha notato con acutezza

Paul Klee, “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.

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MONADII - Metodologie Operative per Nuovi Approcci non Distruttivi agli

Interventi e alla gestione Interoperabile dei beni culturali

Responsabile: Andrea Giordano, Cosimo Monteleone - Università degli Studi di Padova

Il progetto di ricerca MONADII, finanziato dalla Regione Veneto attraverso

fondi della Comunità Europea per lo scambio tra Università e aziende del

territorio, affronta tematiche relative alla conoscenza, salvaguardia e gestione

dei Beni Culturali, avvalendosi anche del contributo specializzato di importanti

enti internazionali quali Duke University (NC, USA) e Nanyang University

(Singapore). La complessità di questo progetto, caratterizzato da molteplici

potenzialità applicative, rende le strategie messe in campo una guida

metodologica valida per qualunque caso applicativo, anche in campo

internazionale, come la partecipazione attiva delle due Università straniere

attesta. Il caso studio proposto è la Scuola del Carmine a Padova. Il suo modello

3D immersivo sarà costruito considerando la sua doppia funzione, quella

finalizzata alle esigenze degli operatori scientifici, per la conoscenza,

conservazione e gestione del Bene, e quella indirizzata alla promozione

turistica.

Volendo brevemente elencare gli aspetti più importanti di questo progetto

relativi alla restituzione virtuale della consistenza fisica e materica di un Bene

architettonico, possiamo circoscrivere i risultati ai seguenti tre punti:

intervento di recupero e restauro, attraverso indagini non distruttive;

gestione e manutenzione, del Bene anche con l’ausilio dell’automazione;

comunicazione, disseminazione e fruizione dello spazio e della sua storia, con approcci virtuali immersivi, anche a fini

turistico-culturali.

In sostanza il progetto di ricerca proposto sperimenta

l'integrazione tra modello BIM e Realtà Immersiva. L'idea

nasce dalla consapevolezza che tanto lo sviluppo turistico

quanto la gestione economica, di salvaguardia, ecc. del

patrimonio culturale e architettonico possano giovarsi di

inedite sinergie tra differenti tecnologie digitali.

L'immersione nello spazio 3D avviene con strumentazioni

portatili, che qualsiasi operatore può facilmente indossare,

come il visore Oculus Rift (applicazioni sviluppate presso la

Nanyang University) o dentro stazioni fisse come il CAVE,

acronimo di Cave Automatic Virtual Environment, sistema

formato da sei schermi retroproiettati che avvolgono

totalmente l'utente, per ottenere la visione stereoscopica di

una ricostruzione digitale (esperienze sperimentate presso

Duke University). Grazie alla Realtà Aumentata l’operatore può

“entrare” nel modello BIM realizzato a partire da accurati rilievi

laser-scanner e, l’utilizzo della nuvola di punti, costituisce un

ulteriore campo di perfezionamento rispetto alle sperimentazioni

attuali, ponendo l’accento sul processo SCAN to BIM. Il bene

architettonico viene studiato, analizzato e fruito da vicino nei suoi

singoli aspetti e la sua visualizzazione in Realtà Aumentata

rivoluziona la capacità d'analisi dell'operatore specializzato così da

migliorare anche la conoscenza del visitatore, ad es. in situazioni in

cui è necessaria la visione di dettagli ingranditi o quando è utile

l'accesso a spazi normalmente inaccessibili. In pratica il clone virtuale

della realtà permette:

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- la lettura automatica della documentazione inerente un preciso apparato strutturale o decorativo;

- di valutare interventi progettuali;

- di programmare la reazione del costruito con le azioni sismiche,

ecc.

- di divulgare le informazioni storico-artistiche.

Inoltre, si sottolinea come dal punto di vista turistico lo studio della

Scuola del Carmine propone un'esperienza immersiva

particolarmente coinvolgente attraverso la ricostruzione virtuale

degli ambienti illusori, affrescati nel Rinascimento, in maniera tale da

poter essere “attraversati” e percepiti come se ci si trovasse nelle

scene rappresentate.

Il connubio BIM-Realtà Aumentata ha enormi potenzialità, perché le

informazioni “caricate” nel modello 3D possono essere visualizzate e

consultate direttamente in uno spazio virtuale immersivo,

perfettamente fedele alla realtà ma potenziato nelle possibilità

di movimento e d’informazione.

CREDITI SINTETICI MONADII

Il progetto MONADII è realizzato in collaborazione tra le seguenti

istituzioni: Università degli Studi di Padova (ICEA – Dipartimento di

Ingegneria Civile, Edile e Ambientale), IUAV (Istituto Universitario di

Architettura di Venezia), Duke University (Wired Lab.), Nanyang

Technological University (School of Art, Design & Media); e le

aziende: Corvallis S.p.a., Land Technology and Services S.r.l., Impresa

Costruzioni Giuseppe Maltauro S.p.a., Silentwave, Pallino & Co, S.r.l.,

C.S.P.FEA. SOC. COOP., Nice S.p.a., Forema S.r.l., Duke University

(Wired Lab.), Confindustria Padova.

Imm1_G_M: Rilievo laser-scanner dell’esterno della chiesa

del Carmine a Padova.

Imm2_G_M: Rilievo laser-scanner dei dipinti rinascimentali

della Scuola del Carmine a Padova.

Imm3_G_M: Pianta e sezioni (con relativa mappatura dei

dipinti rinascimentali) della Scuola del Carmine a Padova.

Imm4_G_M: Individuazioni dei punti di vista principali per la

fruizione dei dipinti rinascimentali della Scuola del Carmine a

Padova.

Imm5_G_M: Ricostruzione dello spazio dipinto della Natività

(1505-1507) di Giulio Campagnola nella Scuola del Carmine a

Padova al fine di realizzare una app di Realtà Aumentata.

Imm3_G_M: Esperimenti di Realtà Immersiva nel

C.A.V.E. (Cave Automatic Virtual Environment –

sistema formato da sei schermi retroproiettati che

avvolgono totalmente l'utente) per ottenere la visione

stereoscopica di una ricostruzione digitale, in

collabirazione con Duke University (NC, USA).

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Dai qilou urbani alle fortezze rurali della costa sud-orientale della Cina: contributi di

ricerca per la conoscenza, tutela e valorizzazione del Patrimonio.

Antonio Conte, PO - Università degli Studi della Basilicata - Dipartimento DiCEM: Architettura – Matera.

Marianna Calia, PhD - Università degli Studi della Basilicata Dipartimento DiCEM: Architettura – Matera.

Loredana Ficarelli, PO - Politecnico di Bari – Dipartimento DICAR.

Valentina Vacca, St PhD - Politecnico di Bari – Dipartimento DICAR.

Gli scambi internazionali1 hanno maturato, nella Cina Meridionale costiera, motivi di ricerca negli ambiti della

rigenerazione dei Patrimoni, del paesaggio urbano, rurale e paesaggistico, orientati allo studio per la qualità

dell’abitare.

Dal 2009 sono attivi protocolli di collaborazioni integrate svolte da ricercatori dell’Ateneo lucano, della South China

University of Technology di Canton, del Politecnico di Bari2 e con la Fuzhou University3.

I casi studio indagati, sono collocati

nella fascia costiera delle regioni

meridionali cinesi del Guangdong e del

Fujian. La città di Guangzhou (Canton),

capoluogo della regione del

Guangdong, è stata teatro di profondi

cambiamenti negli ultimi dieci anni

che hanno trasformato rapidamente

l’immagine della città. L’interesse si

concentra nel centro storico, Xiguan

Disctrict, caratterizzato da una diffusa

presenza di edifici storici a corte e da

un tessuto residenziale con evidenti

influenze di caratteri dell’architettura

occidentale.

Il tipo residenziale “bamboo house” è

costruito in lotti stretti e molto allungati (5x30 mt). L’evoluzione di questa tipologia a carattere commerciale (qilou),

porticati sulla strada principale, rappresenta il carattere della residenza tradizionale cantonese. Esempi interessanti

di qilou sono stati rilevati a Canton e Kaiping, cittadina al confine con la campagna, poco distante dalla capitale.

Le relazioni tra la tipologia architettonica e la morfologia urbana con il luogo, rappresentano oggi un possibile

strumento di progetto a partire da un presupposto che considera il territorio come “sistema-architettura”.

Le ragioni di quel rapporto tra i sistemi architettonici fortificati delle regioni di Guangdong e Fujian e il paesaggio

specifico dentro il quale sono stati fondati costituiscono la struttura della ricerca.

I tǔlóu (土楼), case in terra del Fújiàn (福建) risalenti al XVI secolo, destinate a residenza collettiva del popolo degli

Hakka, hanno un carattere prevalentemente difensivo. La forma planimetrica circolare o quadrata, è definita da un

edificio/recinto con una corte centrale interna. L’edificio perimetrale è costituito da ballatoi in legno lungo l’intera

superficie interna, cui si accede attraverso scale poste negli angoli ed è coperto da un grande tetto a falda. Le

dimensioni del singolo tǔlóu variano a seconda che si tratti di residenze per un solo nucleo familiare o per diversi

nuclei aggregati.

I modelli insediativi dei tǔlóu mostrano la loro relazione con la morfologia del territorio, frutto di sapere legato alle

pratiche e alle tecniche di un mestiere trasmesso dalla storia di “sapienze tradizionali”.

1- 2008-2010: MOU tra il Governo Cinese e le Facoltà di Architettura Italiane “Piattaforma Sud Mediterranea”;- 2011: Borsa di ricerca M.I.U.R. “SAF-CHINA” (Sciences and Arts Fellowships China);- 2014: Premio di ricerca di Fondazione Centro Studi Enel/CRUI “Enel Energy for Knowledge”.

2Collaborazione “POLIBA2CHINA Project”, Regione Puglia per mobilità studenti con 4 Atenei cinesi, a.a. 2017-2018.

3Settembre 2017: Comitato scientifico nella “International Summer School in Structural Morphology” con POLIBA e Roma Tre presso la Fuzhou

University.

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I tǔlóu rappresentano, inoltre, una sintesi tra il concetto di casa come luogo intimo e domestico e l’idea di città come

luogo collettivo e rappresentativo della comunità insediata.

I diaolou (碉樓), case torri

costruite prevalentemente in

cemento situate nei pressi

del centro abitato della città

di Kaiping, risalgono al XVII

secolo. La loro massima

diffusione, fino ai primi anni

del XX secolo, trova le sue

ragioni nella necessaria

difesa dei lavoratori agricoli e

le loro famiglie dai frequenti

attacchi di bande armate. I

caratteri architettonici dei

diaolou evidenziano

contaminazioni tra gli

elementi dell’architettura

tradizionale cinese e quella

occidentale.

La ricerca fondata su un

programma di

documentazione e

monitoraggio, consente di

produrre a diverse scale,

mappe, indagini formali e

approfondimenti diagnostici,

con l’obiettivo di raggiungere

da un lato l’elaborazione di

un manuale di buone

pratiche per il recupero e la

manutenzione, dall’altro

strumenti per il progetto di

rigenerazione e per favorire

processi di tutela e

salvaguardia del sistema

città-paesaggio.