«Pasqua ci insegna ad amare la vita»

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www.bo7.it conversione missionaria n queste settimane tutti attendevamo il picco, ossia il punto più alto, se- guito dall’inversione di tendenza della diffusione del contagio, per comin- ciare a rivivere. Oggi il picco è arrivato: la Pasqua del Signore. La risurrezio- ne è il vero punto di svolta della storia: è cambiato il destino dell’uomo, non più la morte ma la vita e la felicità. Inizia la fase 2, che non sarà il ritor- no alla situazione precedente, ma una graduale ripresa, l’inizio di una vita nuova. Così è la grazia pasquale. Nuova perché fa tesoro delle e- sperienze fatte durante questa inedita Quaresima del mondo. An- zitutto la consapevolezza della fragilità, la fine dell’illusione di es- sere padroni del mondo, capaci di dominare tutto, anche la natura. Il fatto più angosciante è stato la morte in solitudine. È necessario riappropriarsi della morte, emarginata da una menzognera cultura dell’efficienza e del benessere: prepararsi ad essa, inserirla nell’oriz- zonte della vita, illuminarla di una speranza eterna. Contemporanea- mente l’eroismo di medici e infermieri, ma anche di insegnanti che han- no immediatamente reinventato la metodologia dell’insegnamento, ha capovolto una china di disumanizzazione delle professioni che sembra- va inarrestabile. La competenza coniugata con l’attenzione alle relazio- ni e agli affetti ha recuperato un’antropologia integrale. I nuovi mezzi di comunicazione hanno veicolato un’insistente richiesta di preghiera e di appartenenza ecclesiale diocesana e universale. Che siano questi elementi utili a edificare quella nuova forma di Chiesa a cui siamo chiamati? Stefano Ottani I Il picco ovvero la Risurrezione Scout e parrocchie in campo per i poveri I doposcuola online per aiutare i ragazzi Epidemie passate e opera della Chiesa a pagina 3 a pagina 2 a pagina 7 Domenica, 12 aprile 2020 Numero 15 – Supplemento al numero odierno di Avvenire GRANDE ABBRACCIO PER USCIRE DALLA PAURA ALESSANDRO RONDONI DI MATTEO ZUPPI * uona Pasqua! È una Pasqua molto diversa, al termine di una Quaresima molto Quaresima che abbiamo vissuto in queste settimane di dura, severa, lotta per la vita. I discepoli quando vengono a sapere che le donne avevano visto il Signore risorto si ritrovano insieme, come i due discepoli di Emmaus, che quando riconoscono il Signore nello spezzare il pane corrono dagli altri fratelli per dire «abbiamo visto il Signore!». Ecco, noi non possiamo celebrare assieme come vorremmo questa gioia, la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte. Quanto abbiamo bisogno di questo annuncio pasquale, ancora di più divisi e isolati come siamo! Gesù ci raggiunge dove siamo ed Emmaus oggi è la nostra casa. Abbiamo gli occhi ancora gonfi per il pianto davanti a tanta sofferenza, per il ricordo dei molti che hanno perso la vita, segnati dalla paura e dall’isolamento che tante conseguenze hanno causato in tutti, specialmente in chi è più debole. E la Pasqua ci sveglia dal sonno della rassegnazione, ci libera dalla tristezza per cui nulla vale la pena e dal rischio che l’isolamento accentui il nostro individualismo. Riconosciamo il Signore risorto nello spezzare il pane: quando apriamo la sua Parola, quando sentiamo il suo amore che resta con noi e si lascia ospitare nei nostri cuori per amarci e farci sentire la sua presenza, quando manifestiamo nella solidarietà concreta il nostro spezzare il pane per chi oggi soffre più duramente le conseguenze della crisi. Abbiamo compreso la forza del male, non è una minaccia lontana o teorica ma vuole spegnere la nostra vita, svuotare il nostro cuore, dividere la nostra convivenza. Ecco, oggi celebriamo la forza dell’amore di Dio, che diventa anche la nostra forza. La Pasqua è luce che non è spenta. Il male non ha vinto, la croce non è l’ultima parola, non siamo fatti per essere isolati e il Signore ha dato la vita perché nessuno sia lasciato solo. Questa è la Pasqua! Guardiamo con nuova determinazione il nostro futuro, perché il discepolo di Gesù, colui che ha ricevuto quest’annuncio così bello e ha incontrato il Signore vivo, combatte il male perché sa che non domina più. E le tante rovine, le tristezze, la morte che ha segnato tanti in queste settimane di lotta contro il virus, ci devono far amare la vita. Siamo più consapevoli, ma anche più veri. Il testimone del Risorto è qualcuno che non si arrende di fronte al male e che, quindi, costruisce e ricostruisce nel suo servizio, nel suo amore per gli altri, quello che il male ha rovinato. Ripara quello che il male ha rovinato. Questa è davvero una buona Pasqua. Oggi vorremmo manifestare con un segno concreto la nostra gioia rendendo bella e colorata la nostra città partendo dai luoghi dove abitiamo, preparando i cosiddetti addobbi. È una tradizione così tanto legata alla nostra città di Bologna quando scende la Sacra immagine della Vergine di San Luca. Oggi, in questo giorno di luce nelle tenebre, vogliamo fare vedere che «andrà tutto bene». Gesù è vivo ed è in mezzo a noi. Questa è la fede dei cristiani, è la nostra speranza, è la nostra gioia e per questo, per come possiamo, mostriamo a tutti la voglia di vivere, che siamo pieni di amore, che non ci arrendiamo, che noi iniziamo a restituire vita. Esponiamo dalle finestre e dai balconi gli addobbi tradizionali ma anche quanto riteniamo mostri vita e fiducia nel futuro, come disegni e tappeti. Sì, andrà tutto bene, come affermava santa Clelia. Cristo è risorto dai morti e non muore più, Cristo è risorto! Veramente è risorto! Buona Pasqua! * arcivescovo B coprirsi deboli e impauriti. A cercare forze e chi ce le può dare. In questo momento di insistente emergenza sanitaria una nuova domanda emerge dal profondo del cuore dell’uomo, che avverte la fragilità di essere aggredito dal virus e dalle incertezze, anche economiche, del futuro. Chiusi in casa si guarda fuori, in cerca di speranza: di un vaccino, di una cura, ma anche di altro. Dell’altro. L’isolamento fa capire di più che l’uomo consiste in legami, in una comunità, nell’essere membra di un corpo. Di quello appeso alla croce. Fra le onde travolgenti di questa vita infettata si cerca di approdare a riva, sani e salvi. Quale salvezza può vincere il male? Il cammino interiore in questa strana quaresima, reso ancora più deserto dalle paure del contagio, si nutre di una nuova consapevolezza nella richiesta di aiuto. È qui che arriva il grande abbraccio della Pasqua, mentre si fece buio nell’ora della pandemia. È l’annuncio di chi ha vinto il morbo della paura e persino la morte, attraversando tutta la condizione umana. Riscoprirsi figli, nella stessa domanda ed esperienza di salvezza, rende possibile una nuova fraternità, anche domestica, in un mondo diviso e ancora pieno di conflitti e discriminazioni. Per essere costruttori di pace e di comunità. In queste ore c’è tanto popolo “collegato” che guarda, ascolta, prega nelle dirette tv, radio e streaming. Vivendo la sofferenza del periodo, senza cedere allo spiritualismo, gioendo per l’annuncio di salvezza. Siamo chiamati a risorgere anche da questo periodo inedito. L’arcivescovo card. Zuppi tempo fa disse a un giornale spagnolo che la Chiesa «no se explica, se vive». E si vive in una vicenda non ridotta a morale o ad appelli non realistici, ma dentro un incontro che sia vita e salvi la vita. Che parli all’uomo dell’uomo. Quante vite, in queste settimane, sono state salvate anche dal sacrificio di restare a casa, quanta evangelizzazione con le messe in tv e via web! Pure a Bologna in queste ore si procede in un cammino di conversione missionaria. I segni della misericordia sono evidenti nell’abbraccio di prossimità dove la persona si riconosce nell’altro, in chi sta soffrendo per la malattia o sta operando per salvare vite. Il grido dell’uomo di oggi trova risposta. E ci si riappropria di sé e delle relazioni. Da quell’ospedale da campo allestito nel tempo del coronavirus è ripartita un’esperienza che è ricca di testimonianze e sa offrire segni di amore e di speranza a tutti, senza distinzioni. Certo, molti si sono chiusi nella paura, le limitazioni per il virus sono necessarie, ma non ci sono state solo chiusure, anzi. Ora c’è quell’apertura di resurrezione, quella Presenza con cui uscire dal vuoto e dall’isolamento. Prima la pandemia, poi la paura e ora, finalmente, la Pasqua come salvezza dal male. S Il messaggio inviato dal cardinale alla città e all’intera comunità diocesana per questa festa vissuta in modo insolito: «Abbiamo gli occhi ancora gonfi di pianto davanti a tanta sofferenza. Ma oggi celebriamo la forza dell’amore di Dio, che diventa nostra forza» «Pasqua ci insegna ad amare la vita» Drappi colorati ai balconi per celebrare Cristo risorto Domani la Vergine di San Luca benedirà la diocesi ggi, solennità di Pasqua, l’arcivescovo Matteo Zuppi celebrerà la Messa in Cat- tedrale alle 10.30, senza partecipazione di fedeli; la si potrà seguire in diretta su Ètv–Rete7 (canale 10), Trc (canale 15), Radio Nettuno (a Bologna Fm 97.00 – 96.65 e Dab+) e in streaming sul canale Youtube 12portebo. Come segno esterno del gior- no di risurrezione e vita nuova l’Arcivescovo invita tutti ad abbellire città e i paesi ad- dobbando le finestre e i balconi delle case, delle chiese, dei campanili, delle torri con i tradizionali «addobbi», con drappi colorati, stendardi e bandiere, soprattutto coi di- segni dei bambini. Alle 12 e alle 19 tutte le campane suoneranno a festa. «Vorrem- mo manifestare con un segno concreto la nostra gioia – afferma il Cardinale – ren- dendo bella e colorata la città, partendo dai luoghi dove abitiamo». Anche i Sindaci invitano ad adornare finestre e balconi e il sindaco di Bologna Virginio Merola dice: «È una Pasqua particolare ed è importante viverla insieme, nelle varie sensibilità re- ligiose e non. Invito a partecipare alla festa esponendo anche bandiere dell’Italia e dell’Europa». Domani, Lunedì di Pasqua, in risposta a tante richieste di una uscita straordinaria dell’Immagine della Beata Vergine di San Luca, l’Arcivescovo si recherà al Santuario sul Colle della Guardia per celebravi la Messa alle 10 e per deporre da- vanti alla Sacra Immagine i nomi di quanti sono morti in queste settimane. Al ter- mine l’Immagine della Vergine uscirà per benedire tutta la diocesi, in tre momenti: città, pianura e montagna. La benedizione, alle 11.30, sarà accompagnato dal lancio di razzi colorati in tutte le direzioni. Il rito si svolgerà senza partecipazione di fedeli e sarà vietata la salita e l’accesso al Colle. Sarà possibile seguire coi mezzi di comu- nicazione citati in precedenza. Il Sindaco ha annunciato che sarà insieme all’Arcive- scovo dalla Madonna al momento della sua uscita e benedizione. O iniziative Bologna manifesta la propria letizia addobbando le case con drappi, secondo l’uso degli «Addobbi» (foto Lanzi – Centro studi per la Cultura popolare) l termine della mattinata di incontro dell’Arcivescovo con i sacerdoti, il Giovedì Santo, sono stati anche dati alcuni importanti avvisi, relativi ai prossimi appuntamenti del calendario pastorale diocesano. Messa crismale: giovedì 21 maggio La celebrazione della Messa crismale, che non si è potuta svolgere il Giovedì Santo, è rinviata al 21 maggio, all’interno della settimana di celebrazioni in onore della Vergine di S. Luca durante la permanenza della sua Immagine in Cattedrale. Si auspica che possa essere una convocazione di tutto il Popolo di Dio, come ringraziamento e segno di ripresa del cammino cristiano con la grazia dei Sacramenti. Veglia di Pentecoste: sabato 30 maggio La celebrazione di tale Veglia è lasciata alle Zone pastorali o alle singole parrocchie, in dipendenza delle norme sanitarie del momento. Per il vicariato di Bologna Centro si farà un’unica Veglia in Cattedrale, nella quale si svolgeranno i riti dell’Iniziazione cristiana degli adulti. Assemblea diocesana: venerdì 5 giugno Sempre auspicando sia consentito dalle norme in vigore, si mantiene la data dell’Assemblea diocesana, fissata per venerdì 5 giugno dalle 19 alle 22.30 nella parrocchia del Corpus Domini. Sono convocati i membri del Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale diocesano, i Vicari pastorali, gli addetti agli Uffici diocesani, i referenti zonali dei quattro ambiti. Sarà l’occasione per dare le possibili indicazioni per il cammino futuro della Chiesa diocesana. Istituzione del Fondo San Petronio La Chiesa di Bologna intende essere vicina alle famiglie e alle persone in difficoltà che, a causa dell’emergenza sanitaria, hanno perso il lavoro o ne hanno visto una preoccupante riduzione. Per questo motivo viene istituito un Fondo di aiuti economici che attraverso Caritas diocesana raggiungerà singoli e famiglie che dal 1° marzo scorso si trovano in situazione di bisogno. Si chiamerà «Fondo San Petronio», sotto la responsabilità del direttore della Caritas diocesana e verrà presentato entro la fine di aprile, con tutte le indicazioni per accedervi. A I prossimi appuntamenti dell’Anno pastorale DI CHIARA UNGUENDOLI edendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore» (Mt 9,36). «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11, 25). È cominciata con queste due importanti citazioni evangeliche la Via Crucis detta «del malato», che si è svolta il Venerdì Santo, presieduta dal cardinale Zuppi, nel Policlinico Sant’Orsola– Malpighi, luogo molto significativo perché ospita e cura tanti malati di Covid 19, grazie all’impegno a tratti eroico di medici e infermieri. E proprio medici e infermieri, ma anche malati, comunità di accoglienza e operatori nell’ambito sanitario hanno letto le meditazioni, scritte dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute come dette in prima persona da un ammalato. «Sulle tue spalle innocenti, eccoti, Signore, la croce»; così cominciava la meditazione della Seconda Stazione: «Gesù è caricato della croce». E proseguiva: «L’hai voluta tu per dimostrarmi tutto il tuo amore. Non mi ero mai chiesto il perché della sofferenza; quando il dolore colpisce gli altri si rimane per lo più indifferenti. Ma quando ha bussato alla mia porta, allora tutto è cambiato: ciò che prima mi sembrava naturale, logico, ora è diventato innaturale, assurdo, disumano. Signore, aiutami a portarla come te». E la Terza Stazione, «Gesù cade per la prima volta» è stata accompagnata dalla meditazione: «Mi è sempre piaciuto camminare. Ora invece faccio fatica a reggermi in piedi. Mi hanno sempre colpito le cadute di Gesù nella Via Crucis; solo che concentravo l’attenzione sul peso della croce sulle spalle. Ora, invece, capisco che il peso lo si può sentire anche tutto nelle gambe. E che stare forzatamente in un letto, in fondo, non è poi così diverso dal finire prostrati per terra. Signore dammi forza, rialzami per camminare insieme con Te anche in questo tempo della malattia». «Lungo la strada del Calvario – si è detto a commento della Quinta Stazione: «Gesù è aiutato dal Cireneo» – i soldati hanno pensato di alleggerirti il peso della croce, costringendo un passante a portarla. E tu, Signore, mi hai circondato di tanti che come il Cireneo alleggeriscono la mia croce». continua a pagina 5 V « Via Crucis. Gesù e il malato sul Calvario Pagine a cura del Centro di Comunicazione multimediale dell’Arcidiocesi di Bologna Via Altabella 6 Bologna tel. 051 64.80.755 - 051 051 64.80.797 fax 051 23.52.07 email: [email protected] Abbonamento annuale (48 numeri): euro 60 Conto corrente postale n.° 24751406 intestato ad Arcidiocesi di Bologna Per informazioni e sottoscrizioni: 051. 6480777 (dal lunedì al venerdì, orario 9-13 e 15-17.30)

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www.bo7.itconversione missionaria

n queste settimane tutti attendevamo il picco, ossia il punto più alto, se-guito dall’inversione di tendenza della diffusione del contagio, per comin-

ciare a rivivere. Oggi il picco è arrivato: la Pasqua del Signore. La risurrezio-ne è il vero punto di svolta della storia: è cambiato il destino dell’uomo, non

più la morte ma la vita e la felicità. Inizia la fase 2, che non sarà il ritor-no alla situazione precedente, ma una graduale ripresa, l’inizio di una

vita nuova. Così è la grazia pasquale. Nuova perché fa tesoro delle e-sperienze fatte durante questa inedita Quaresima del mondo. An-zitutto la consapevolezza della fragilità, la fine dell’illusione di es-sere padroni del mondo, capaci di dominare tutto, anche la natura.Il fatto più angosciante è stato la morte in solitudine. È necessario

riappropriarsi della morte, emarginata da una menzognera culturadell’efficienza e del benessere: prepararsi ad essa, inserirla nell’oriz-zonte della vita, illuminarla di una speranza eterna. Contemporanea-

mente l’eroismo di medici e infermieri, ma anche di insegnanti che han-no immediatamente reinventato la metodologia dell’insegnamento, hacapovolto una china di disumanizzazione delle professioni che sembra-va inarrestabile. La competenza coniugata con l’attenzione alle relazio-ni e agli affetti ha recuperato un’antropologia integrale. I nuovi mezzi dicomunicazione hanno veicolato un’insistente richiesta di preghiera e diappartenenza ecclesiale diocesana e universale. Che siano questi elementi

utili a edificare quella nuova forma di Chiesa a cui siamo chiamati? Stefano Ottani

I

Il picco ovvero la Risurrezione

Scout e parrocchiein campo per i poveri

I doposcuola onlineper aiutare i ragazzi

Epidemie passatee opera della Chiesa

a pagina 3

a pagina 2

a pagina 7Domenica, 12 aprile 2020 Numero 15 – Supplemento al numero odierno di Avvenire

GRANDE ABBRACCIOPER USCIRE

DALLA PAURA

ALESSANDRO RONDONI

DI MATTEO ZUPPI *

uona Pasqua! È una Pasqua moltodiversa, al termine di una Quaresimamolto Quaresima che abbiamo vissuto in

queste settimane di dura, severa, lotta per lavita. I discepoli quando vengono a sapere chele donne avevano visto il Signore risorto siritrovano insieme, come i due discepoli diEmmaus, che quando riconoscono il Signorenello spezzare il pane corrono dagli altrifratelli per dire «abbiamo visto il Signore!».Ecco, noi non possiamo celebrare assiemecome vorremmo questa gioia, la vittoria dellaluce sulle tenebre, della vita sulla morte.Quanto abbiamo bisogno di questoannuncio pasquale, ancora di più divisi eisolati come siamo! Gesù ci raggiunge dovesiamo ed Emmaus oggi è la nostra casa.Abbiamo gli occhi ancora gonfi per il piantodavanti a tanta sofferenza, per il ricordo deimolti che hanno perso la vita, segnati dallapaura e dall’isolamento che tanteconseguenze hanno causato in tutti,specialmente in chi è più debole. E la Pasquaci sveglia dal sonno della rassegnazione, cilibera dalla tristezza per cui nulla vale lapena e dal rischio che l’isolamento accentuiil nostro individualismo. Riconosciamo ilSignore risorto nello spezzare il pane: quandoapriamo la sua Parola, quando sentiamo ilsuo amore che resta con noi e si lascia ospitarenei nostri cuori per amarci e farci sentire lasua presenza, quando manifestiamo nellasolidarietà concreta il nostro spezzare il paneper chi oggi soffre più duramente leconseguenze della crisi. Abbiamo compreso laforza del male, non è una minaccia lontana oteorica ma vuole spegnere la nostra vita,svuotare il nostro cuore, dividere la nostraconvivenza. Ecco, oggi celebriamo la forzadell’amore di Dio, che diventa anche la nostraforza. La Pasqua è luce che non è spenta. Ilmale non ha vinto, la croce non è l’ultimaparola, non siamo fatti per essere isolati e ilSignore ha dato la vita perché nessuno sialasciato solo. Questa è la Pasqua! Guardiamocon nuova determinazione il nostro futuro,perché il discepolo di Gesù, colui che haricevuto quest’annuncio così bello e haincontrato il Signore vivo, combatte il maleperché sa che non domina più. E le tanterovine, le tristezze, la morte che ha segnatotanti in queste settimane di lotta contro ilvirus, ci devono far amare la vita. Siamo piùconsapevoli, ma anche più veri. Il testimonedel Risorto è qualcuno che non si arrende di

fronte al male e che, quindi, costruisce ericostruisce nel suo servizio, nel suo amoreper gli altri, quello che il male ha rovinato.Ripara quello che il male ha rovinato. Questaè davvero una buona Pasqua. Oggi vorremmo manifestare con un segnoconcreto la nostra gioia rendendo bella ecolorata la nostra città partendo dai luoghidove abitiamo, preparando i cosiddettiaddobbi. È una tradizione così tanto legataalla nostra città di Bologna quando scende laSacra immagine della Vergine di San Luca.Oggi, in questo giorno di luce nelle tenebre,vogliamo fare vedere che «andrà tutto bene».Gesù è vivo ed è in mezzo a noi. Questa è lafede dei cristiani, è la nostra speranza, è lanostra gioia e per questo, per come possiamo,mostriamo a tutti la voglia di vivere, chesiamo pieni di amore, che non ci arrendiamo,che noi iniziamo a restituire vita. Esponiamodalle finestre e dai balconi gli addobbitradizionali ma anche quanto riteniamomostri vita e fiducia nel futuro, come disegni etappeti. Sì, andrà tutto bene, come affermava santaClelia. Cristo è risorto dai morti e non muorepiù, Cristo è risorto! Veramente è risorto!Buona Pasqua!

* arcivescovo

B

coprirsi deboli e impauriti. Acercare forze e chi ce le può dare.In questo momento di insistente

emergenza sanitaria una nuovadomanda emerge dal profondo delcuore dell’uomo, che avverte lafragilità di essere aggredito dal virus edalle incertezze, anche economiche,del futuro. Chiusi in casa si guardafuori, in cerca di speranza: di unvaccino, di una cura, ma anche dialtro. Dell’altro. L’isolamento fa capiredi più che l’uomo consiste in legami,in una comunità, nell’essere membradi un corpo. Di quello appeso allacroce. Fra le onde travolgenti di questavita infettata si cerca di approdare ariva, sani e salvi. Quale salvezza puòvincere il male? Il cammino interiorein questa strana quaresima, resoancora più deserto dalle paure delcontagio, si nutre di una nuovaconsapevolezza nella richiesta diaiuto. È qui che arriva il grandeabbraccio della Pasqua, mentre si fecebuio nell’ora della pandemia. Èl’annuncio di chi ha vinto il morbodella paura e persino la morte,attraversando tutta la condizioneumana. Riscoprirsi figli, nella stessadomanda ed esperienza di salvezza,rende possibile una nuova fraternità,anche domestica, in un mondo divisoe ancora pieno di conflitti ediscriminazioni. Per essere costruttoridi pace e di comunità. In queste ore c’ètanto popolo “collegato” che guarda,ascolta, prega nelle dirette tv, radio estreaming. Vivendo la sofferenza delperiodo, senza cedere allospiritualismo, gioendo per l’annunciodi salvezza. Siamo chiamati a risorgereanche da questo periodo inedito.L’arcivescovo card. Zuppi tempo fadisse a un giornale spagnolo che laChiesa «no se explica, se vive». E sivive in una vicenda non ridotta amorale o ad appelli non realistici, madentro un incontro che sia vita e salvila vita. Che parli all’uomo dell’uomo.Quante vite, in queste settimane, sonostate salvate anche dal sacrificio direstare a casa, quanta evangelizzazionecon le messe in tv e via web! Pure aBologna in queste ore si procede in uncammino di conversione missionaria.I segni della misericordia sonoevidenti nell’abbraccio di prossimitàdove la persona si riconosce nell’altro,in chi sta soffrendo per la malattia osta operando per salvare vite. Il gridodell’uomo di oggi trova risposta. E ci siriappropria di sé e delle relazioni. Daquell’ospedale da campo allestito neltempo del coronavirus è ripartitaun’esperienza che è ricca ditestimonianze e sa offrire segni diamore e di speranza a tutti, senzadistinzioni. Certo, molti si sono chiusinella paura, le limitazioni per il virussono necessarie, ma non ci sono statesolo chiusure, anzi. Ora c’èquell’apertura di resurrezione, quellaPresenza con cui uscire dal vuoto edall’isolamento. Prima la pandemia,poi la paura e ora, finalmente, laPasqua come salvezza dal male.

S

Il messaggio inviatodal cardinale alla cittàe all’intera comunitàdiocesana per questafesta vissuta in modoinsolito: «Abbiamogli occhi ancora gonfidi pianto davanti a tantasofferenza. Ma oggicelebriamo la forzadell’amore di Dio, chediventa nostra forza»

«Pasqua ci insegnaad amare la vita»

Drappi colorati ai balconi per celebrare Cristo risortoDomani la Vergine di San Luca benedirà la diocesi

ggi, solennità di Pasqua, l’arcivescovo Matteo Zuppi celebrerà la Messa in Cat-tedrale alle 10.30, senza partecipazione di fedeli; la si potrà seguire in diretta

su Ètv–Rete7 (canale 10), Trc (canale 15), Radio Nettuno (a Bologna Fm 97.00 – 96.65e Dab+) e in streaming sul canale Youtube 12portebo. Come segno esterno del gior-no di risurrezione e vita nuova l’Arcivescovo invita tutti ad abbellire città e i paesi ad-dobbando le finestre e i balconi delle case, delle chiese, dei campanili, delle torri coni tradizionali «addobbi», con drappi colorati, stendardi e bandiere, soprattutto coi di-segni dei bambini. Alle 12 e alle 19 tutte le campane suoneranno a festa. «Vorrem-mo manifestare con un segno concreto la nostra gioia – afferma il Cardinale – ren-dendo bella e colorata la città, partendo dai luoghi dove abitiamo». Anche i Sindaciinvitano ad adornare finestre e balconi e il sindaco di Bologna Virginio Merola dice:«È una Pasqua particolare ed è importante viverla insieme, nelle varie sensibilità re-ligiose e non. Invito a partecipare alla festa esponendo anche bandiere dell’Italia edell’Europa». Domani, Lunedì di Pasqua, in risposta a tante richieste di una uscitastraordinaria dell’Immagine della Beata Vergine di San Luca, l’Arcivescovo si recheràal Santuario sul Colle della Guardia per celebravi la Messa alle 10 e per deporre da-vanti alla Sacra Immagine i nomi di quanti sono morti in queste settimane. Al ter-mine l’Immagine della Vergine uscirà per benedire tutta la diocesi, in tre momenti:città, pianura e montagna. La benedizione, alle 11.30, sarà accompagnato dal lanciodi razzi colorati in tutte le direzioni. Il rito si svolgerà senza partecipazione di fedelie sarà vietata la salita e l’accesso al Colle. Sarà possibile seguire coi mezzi di comu-nicazione citati in precedenza. Il Sindaco ha annunciato che sarà insieme all’Arcive-scovo dalla Madonna al momento della sua uscita e benedizione.

O

iniziative

Bologna manifesta la propria letizia addobbando le case con drappi, secondo l’uso degli «Addobbi» (foto Lanzi – Centro studi per la Cultura popolare)

l termine della mattinata diincontro dell’Arcivescovo con i

sacerdoti, il Giovedì Santo, sonostati anche dati alcuni importantiavvisi, relativi ai prossimiappuntamenti del calendariopastorale diocesano.Messa crismale: giovedì 21maggio La celebrazione dellaMessa crismale, che non si è potutasvolgere il Giovedì Santo, è rinviataal 21 maggio, all’interno dellasettimana di celebrazioni in onoredella Vergine di S. Luca durante lapermanenza della sua Immagine inCattedrale. Si auspica che possaessere una convocazione di tutto ilPopolo di Dio, comeringraziamento e segno di ripresadel cammino cristiano con la graziadei Sacramenti.Veglia di Pentecoste: sabato 30

maggio La celebrazione di taleVeglia è lasciata alle Zone pastoralio alle singole parrocchie, indipendenza delle norme sanitariedel momento. Per il vicariato diBologna Centro si farà un’unicaVeglia in Cattedrale, nella quale sisvolgeranno i riti dell’Iniziazionecristiana degli adulti.Assemblea diocesana: venerdì 5giugno Sempre auspicando siaconsentito dalle norme in vigore, simantiene la data dell’Assembleadiocesana, fissata per venerdì 5giugno dalle 19 alle 22.30 nellaparrocchia del Corpus Domini.Sono convocati i membri delConsiglio presbiterale, del Consigliopastorale diocesano, i Vicaripastorali, gli addetti agli Ufficidiocesani, i referenti zonali deiquattro ambiti. Sarà l’occasione per

dare le possibili indicazioni per ilcammino futuro della Chiesadiocesana. Istituzione del Fondo SanPetronio La Chiesa di Bolognaintende essere vicina alle famiglie ealle persone in difficoltà che, acausa dell’emergenza sanitaria,hanno perso il lavoro o ne hannovisto una preoccupante riduzione.Per questo motivo viene istituitoun Fondo di aiuti economici cheattraverso Caritas diocesanaraggiungerà singoli e famiglie chedal 1° marzo scorso si trovano insituazione di bisogno. Si chiamerà«Fondo San Petronio», sotto laresponsabilità del direttore dellaCaritas diocesana e verràpresentato entro la fine di aprile,con tutte le indicazioni peraccedervi.

AI prossimi appuntamenti dell’Anno pastorale

DI CHIARA UNGUENDOLI

edendo le folle, nesentì compassione,perché erano

stanche e sfinite come pecoreche non hanno pastore» (Mt9,36). «Venite a me, voi tuttiche siete affaticati e oppressie io vi darò ristoro. Prendeteil mio giogo sopra di voi eimparate da me, che sonomite e umile di cuore» (Mt11, 25). È cominciata conqueste due importanticitazioni evangeliche la ViaCrucis detta «del malato»,che si è svolta il VenerdìSanto, presieduta dalcardinale Zuppi, nelPoliclinico Sant’Orsola–Malpighi, luogo molto

significativo perché ospita ecura tanti malati di Covid19, grazie all’impegno a trattieroico di medici e infermieri.E proprio medici einfermieri, ma anche malati,comunità di accoglienza eoperatori nell’ambitosanitario hanno letto lemeditazioni, scrittedall’Ufficio diocesano per laPastorale della Salute comedette in prima persona da unammalato. «Sulle tue spalleinnocenti, eccoti, Signore, lacroce»; così cominciava lameditazione della SecondaStazione: «Gesù è caricatodella croce». E proseguiva:«L’hai voluta tu perdimostrarmi tutto il tuoamore. Non mi ero mai

chiesto il perché dellasofferenza; quando il dolorecolpisce gli altri si rimane perlo più indifferenti. Maquando ha bussato alla miaporta, allora tutto ècambiato: ciò che prima misembrava naturale, logico,ora è diventato innaturale,assurdo, disumano. Signore,aiutami a portarla come te».E la Terza Stazione, «Gesùcade per la prima volta» èstata accompagnata dallameditazione: «Mi è semprepiaciuto camminare. Orainvece faccio fatica areggermi in piedi. Mi hannosempre colpito le cadute diGesù nella Via Crucis; soloche concentravo l’attenzionesul peso della croce sulle

spalle. Ora, invece, capiscoche il peso lo si può sentireanche tutto nelle gambe. Eche stare forzatamente in unletto, in fondo, non è poicosì diverso dal finireprostrati per terra. Signoredammi forza, rialzami percamminare insieme con Teanche in questo tempo dellamalattia». «Lungo la stradadel Calvario – si è detto acommento della QuintaStazione: «Gesù è aiutato dalCireneo» – i soldati hannopensato di alleggerirti il pesodella croce, costringendo unpassante a portarla. E tu,Signore, mi hai circondato ditanti che come il Cireneoalleggeriscono la mia croce».

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Via Crucis.Gesù e il malato sul Calvario

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Page 2: «Pasqua ci insegna ad amare la vita»

emergenza sanitaria hanno mantenuto ilcontatto con i propri ragazzi e le proprieragazze». «Con l’aiuto di Dio prometto sulmio onore di fare del mio meglio: percompiere il mio dovere verso Dio e verso ilmio paese; per aiutare gli altri in ognicircostanza» recita l’incipit della Promessaper la vita degli scout. Aiutare anche inmezzo all’emergenza Covid. Dalla consegnadella spesa o dei farmaci a casa alladistribuzione di cibo ai senza fissa dimorafino a trasformarsi in dog sitter per gli amicia quattro zampe di persone in quarantenapassando per lo stare dall’altra parte dellacornetta–amica, ma anche aiuto nei compiti

on line, assistenza nei dormitori o supportoa realtà come Auser, Case della Carità eBanco Alimentare. Anche bardati conmascherine e guanti, la loro mano si apre esi allunga verso chi è difficoltà oppure èfragile. Ma prima di dar via all’operazioneCovid, l’Agesci li ha sottoposti a corsi diformazione per «agire in sicurezza». Verso disé e verso gli altri. «Siamo partiti un mese fain modo spontaneo – spiega Rosi – e solocon i capi maggiorenni». Poi la questione si èstrutturata ed ora «sono stati avviati tre corsion line per 250 scout a turno». «La grandepartecipazione al corso sulla sicurezza –sottolinea Rosi – ha confermato la serietà dei

nostri volontari, sempre pronti a servirecome dice il motto scout, ma con la volontàdi essere adeguatamente preparati perpreservare se stessi e le persone che ricevonoil servizio». Per non parlare della redazionedi un vademecum o di tutorial sul comecomportarsi. Da lì il passo al «cosa fare» èstato breve. I 183 gruppi che punteggiano laregione si sono mossi, avendo come puntodi riferimento i propri Comuni o le Caritas.Il tutto sotto l’ombrello della Protezionecivile. La spesa agli over 65: la partenza eanche la fetta più importante dell’Estoteparati. «Tu ci chiami e noi arriviamo: tutti igiorni, Pasqua inclusa», sintetizza Rosi.

Parrocchie, una rete di solidarietàAssociazioni e volontari in prima

DI FEDERICA GIERI SAMOGGIA

desso che non possiamo aiutare lepersone anziane ad attraversare lastrada perché non escono,

andiamo direttamente a casa loro». Labattuta fulminante di Giampiero Rosi cheAgesci ha delegato in seno alla Protezionecivile, fotografa alla perfezione l’Estoteparati, il «siate pronti» di evangelicamemoria, assurto a motto degli scoutdell’Agesci. Estote parati anche in tempi diCovid–19. E quei ragazzi e quelle ragazze indivisa blu con fazzolettone al collo e ibrevetti appuntati pronti lo sono davvero.Sempre. Al punto che «talvolta dobbiamofrenare l’entusiasmo», ammette AnnaTramarin capo scout del gruppo a Pieve diCento 1. Un esserci che ha incassato anche ilgrazie del commissario ad acta, SergioVenturi durante una delle sue diretteFacebook per fare il punto sulla situazioneCoronovarius in Emilia Romagna. E ancheda responsabili e assistente ecclesiastico diAgesci in Emilia Romagna: «Ringraziamo ivolontari scout che in queste settimane sisono messi a servizio di chi è più indifficoltà: una vera risorsa per tutte lecomunità. Vogliamo anche dire grazie a tuttii capi e agli assistenti ecclesiastici emilianoromagnoli che dall’inizio di questa

A«Come accade a Pieve di Cento dove le diviseblu, un gruppo da 129 persone si cui 111ragazzi dagli 8 ai 21 anni («Ma per ilCoronavirus, solo i maggiorenni», precisa lacapo scout Anna) entrano subito in azione.«Abbiamo cominciato a lavorare da subitocon il Comune e la Protezione civile di Pievedi Cento», racconta Anna. E qui prendonoforma ben due servizi: «Pieve solidale» e«Restiamo in Con–tatto». Il primo benrodato; il secondo partito la settimanaappena terminata. Pieve solidale significa laspesa per gli anziani. Tutti bardati, due voltela settimana, gli scout, armati di liste dellaspesa, riempiono i carrelli al supermercato.Consegnando il tutto alla Protezione civileche, a sua volta, lo porta al domicilio dellepersone barricate in casa. Secondo servizio«Restiamo in Con–tatto» che vede insiemescout, Caritas e la parrocchia di Pieve diCento. Qui i ragazzi si trasformano in unavoce amica dall’altra parte del telefono. «E’un modo per stare vicini alle persone indifficoltà che si sentono sole – spiega Anna –. Chiamandole dedichiamo loro un po’ ditempo, di attenzione e di ascolto». Insommale classiche due chiacchiere per sconfiggere lasolitudine e, al contempo, per capire se tuttova bene. «Queste persone a poco a pocovivono l’attesa della nostra telefonata»,sottolinea la scout.

DI MARCO PEDERZOLI

grande e spontaneo ilmoto di solidarietàche, ancora una volta,

il tessuto sociale edecclesiale di Bologna – cosìcome in tante altre parti delmondo – ha saputo metterein campo per tendere unamano a quanti sonomaggiormente segnatidall’emergenza sanitariadovuta al diffondersi del«Sars–Cov–2». Unbell’esempio arriva daappena fuori PortaCastiglione, alla parrocchiadei Santi Giuseppe eIgnazio. Qui il gruppo deivolontari e i membridell’Associazione romena«Betania» hanno unito leforze, impegnandosi nelprogetto del BancoAlimentare rivolto allepersone e alle famiglie piùin difficoltà. «Alla metà diquesta settimana che siconclude, sono state circa420 le persone che sonostate raggiunte dal nostroaiuto – commenta lapresidentedell’Associazione, CorinaPop –. Quello che più ci hacolpiti, è stato il nuovobacino d’utenza che questacrisi sanitaria ha creato.Molte delle famiglie che cihanno chiesto una mano,infatti, non avevano maiavuto bisogno di noi primadi questo momento». Già,perché la crisi è certamentee primariamente di natura

sanitaria ma non per questopriva di conseguenze sututti gli altri versanti dellavita. A partire da quelliessenziali. «Abbiamonotato un repentinomutamento delle richiesteche ci venivano fatte primae dopo l’avvento di questaemergenza – spiegaElisabetta Molé, del Centrod’ascolto parrocchiale e oraimpegnata nel progetto –.Se prima la domanda erasoprattutto in chiaveeconomica, per poter farfronte al pagamenti dibollette e affitti, oggi lepersone chiedono inveceprincipalmente generialimentari. Al momento –prosegue – ci stiamooccupando di circa 25nuclei famigliari, inmaggioranza di originirumene». Fra i tantivolontari impegnati suquesto fronte, c’é ancheRaffaele , ormai da decennipunto di riferimento per leattività caritative dellaparrocchia. «Non sonosoltanto anziani quelli checi chiedono di essereaiutati, ma anche tantefamiglie con figli e insituazioni critiche –commenta». Pur con delleinevitabili difficoltà,continua insommal’instancabile opera delleparrocchie e delle varierealtà territoriali divolontariato per far frontealla situazione presente,come anche Avvenire–

BolognaSette hatestimoniato nelle ultimesettimana. Anche dallaparrocchia di Madonna delLavoro il parroco, donAlessandro Arginati,racconta la quotidianitàdella sua comnità proprio apartire dal soccorso agliultimi. «Siamo riusciti amantenere attiva la nostraattività caritativa, purdovendoci adattare allenorme vigenti – spiega –.Lo facciamo, ovviamente, incomunicazione diretta con iservizi sociali del territorio.La chiesa resta aperta, purcon tutte le precauzioni,dalle 7.30 alle 19 enonostante in questa zonal’età media sia piuttostoavanzata non manca chiviene qui a pregare o aconfessarsi. I catechistiinteragiscono con bambinie ragazzini con glistrumenti che hanno, edanche secondo la fasciad’età: dall’imbucare ilmateriale nelle cassettedella posta allavideochiamata, insomma.Per quanto riguarda leMesse, fino alla scorsasettimana non le abbiamotrasmesse preferendoindirizzare a quellecelebrate dal cardinaleZuppi o dal Papa. Tutte lecelebrazioni dellaSettimana Santa,ovviamente inclusa lagiornata di oggi, sono stateinvece trasmesse instreaming».

È

Sopra, Simone Del Mela, autista di Tper, alcapolinea della linea 99. A sinistra, lapreparazione dei pacchi alimentari nellaparrocchia dei Santi Giuseppe e Ignazio

emergenza

L’impegno degli Scoutono 567 scout Agesci emilianoromagnoli attivi in servizi alla

popolazione legati all’emergenzaCoronavirus, ovvero il 42% in piùrispetto alla settimana scorsa. Lastragrande maggioranza sonosempre under 40 (80%) e più diuno su due ha meno di 25 anni.Della compagine attualmente inservizio aumentano i rover escolte, cioè ragazzi e ragazze dai18 ai 21 anni, passando da 100 a142. Gli altri 425 sono capi. Eccola suddivisione territoriale alivello regionale: Bologna (38),Ferrara (51), Forlì–Cesena (28),Modena (29), Parma (91),Piacenza (67), Ravenna (68),Reggio Emilia (104), Rimini (91).La metà dei volontari scout sonoimpegnati in servizi diconfezionamento pacchi viveri econsegna a domicilio di spesaalimentare, prodotti di primanecessità e farmaci. Uno scout sucinque invece è a disposizioneper servizi di contatto telefonicoad anziani fragili. Tra gli altriservizi svolti nei diversi territoriregionali emergono quelli diassistenza in dormitori, supportoa realtà come Auser, Case dellaCarità e Banco Alimentare, aiutocompiti online e dog sitting. Percondividere tra i volontari leesperienze di servizio, sul sitowww.emiro.agesci.it è statopubblicato il «Diario dei serviziCovid–19», dove i volontari scoutdi tutta la regione raccontano illoro impegno. Grandepartecipazione al primo corsoonline per i volontari volto allaformazione e informazione inmateria di sicurezza e, per dare atutti la possibilità di seguire ilcorso, Agesci Emilia Romagna hagià messo in calendario duenuove sessioni, previste permercoledì 15 e sabato 18 aprile.

S

L’impegno atutto tondodei gruppiAgesci sparsinel territorioemilianoromagnolo

Lupetti e coccinelle,un aiuto concreto

Uno scouts di Pieve di Cento in un supermercato

l primo è spuntato al capolinea del 18 allaNoce: «Siamo fieri di voi!! Grazie autisti

Tper e a coloro che viaggiano per noi». Da lìè stato un fioccare di «grazie» appesi allefermate e pronunciati dietro mascherine adebita distanza sul bus. «Non avrei maiimmaginato una situazione simile». SimoneDel Mela ogni giorno, oltre alla divisa colorcarta da zucchero, indossa mascherina eguanti. Poi sale a bordo dell’autobus: noncome passeggero, ma come autista. E gira inlungo e in largo per una Bologna«inimmaginabile: vuota, triste e angosciata,ma ne usciremo». Bologna, ma anche laprovincia. «Abbiamo dovuto sostituire i 20colleghi bloccati nella zona rossa diMedicina», racconta. Alla guida del 99, hacircumnavigato quel paese «blindato, con iposti di blocco. Incredibile». Da cinque annialla guida dei mezzi urbani o extraurbani,Del Mela fa capo al Deposito Due Madonne.«Il servizio? Non si è mai interrotto: è

essenziale», sottolinea con una punta digiusto orgoglio che rivela: «Le persone ciguardano in modo diverso: con piùumanità». Certo le corse sono diminuite, ipasseggeri sono in nettissimo calo, ma i «18metri » continuano a girare. «Aiutiamo aspostarsi i cittadini che sono obbligati amuoversi», chiosa. «Sono consapevole diespormi al contagio, ma Tper ci ha messo insicurezza, per cui cerco di non pensarci».Molti gli interventi messi in atto dall’aziendadi via Saliceto: disinfezione dei mezzi adogni rientro in deposito; divieto di accessodalla porta accanto all’autista edelimitazione di quell’area per impedire chele persone gli si avvicinino; monitoraggiocostante dei carichi; affissione delleindicazioni del Ministero della Salute suicomportamenti da tenere per prevenire ilcontagio. Ad ogni conducente, Tper ha poifornito un kit con guanti in lattice monouso,mascherine filtranti (l’assessorato regionale

all’Ambiente attraverso la Protezione civilene ha consegnate 120mila all’azienda),soluzione idroalcolica in gel e salvietteigienizzanti. Inevitabile la riduzione dellecorse. Non come si potrebbe pensare, però:a Bologna il calo dell’utenza è di oltre il 90%rispetto al periodo normale. ma il servizio èstato ridotto solo del 20% per garantirecondizioni di carico adeguate e in linea conil distanziamento interpersonale necessarioin questa fase. Ma non è tutto: Tper è anchesolidale. Avendo dovuto bloccare «Corrente»,il suo car sharing elettrico, l’azienda hamesso a disposizione quelle auto per leonlus che consegnano la spesa o i farmaci acasa. Quattro sono state prestate in modogratuito alla Pubblica assistenza Città e diBologna e alla Croce Italia, ma leassociazioni in prima linea per il Covid, se nefaranno richiesta, ne troveranno una comerisposta.

Federica Gieri Samoggia

I

Dalla spesa perchi è costretto in casaalla distribuzionedi cibo finoall’assistenzanei dormitori, dopoun corso di formazioneper tutelare la propriasalute e quelladegli altri

Bus, un servizio essenziale che prosegue

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linea

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Farlottine: #iorestoacasa ma in camminoCon bimbi e famiglie nuovi modi di far scuola

ll’Istituto Farlottine si resta a casa ma certo non«sul divano», bensì in stretto contatto, ognuno

dalla sua postazione, per custodire i rapporti conbimbi e famiglie, proseguire le attività educativo–didattiche, inventare nuove vie per fare scuolainsieme. L’esperienza che stiamo vivendo è quelladi una comunità viva, pur fisicamente disseminata,in cui l’impegno di ognuno (sia da parte dellascuola che delle famiglie) è tangibile. Il lavoro,iniziato dal primo giorno di chiusura con l’invio divideo, è cresciuto e si è sempre più strutturato. Findall’inizio la maggior parte dei nostri bimbi eragazzi ha raccolto la sfida. Tutti gli educatori e gliinsegnanti hanno messo in campo non solo la loroprofessionalità, ma tutta la loro energia, creatività epassione per far toccare con mano che «insieme sivince». La cosa importante è curare il rapporto enon spezzare i legami che sono alla base di ognicammino di apprendimento. Per ogni età è statoindividuato il modo più adeguato per realizzarequesto contatto: dalle ricette di cucina ad attivitàmanuali, dalla musica agli esercizi motoririgorosamente da svolgere in casa. Per la scuola

A dell’obbligo, primaria e medie, è stata attivata ladidattica a distanza attraverso contatti diretti con leclassi o a piccolo gruppo, restituendo dei compitisvolti e studiando le modalità migliori e piùmotivanti per le spiegazioni dei nuovi argomenti.Un’attenzione particolare è garantita agli alunnipiù in difficoltà con attività specifiche. Nonmancano le proposte per e dai genitori, perchéanche fra adulti abbiamo bisogno di sostenerci. Inquesto frangente nuovo e difficile scopriamo peròuna grande affezione alla scuola e facciamo labella esperienza della concordia nella preghiera:cerchiamo di vivere insieme il Rosario in famiglia ei momenti proposti dal nostro Cardinale. Stiamocosì, in un modo nuovo, allenando la pazienza, cheè il tema scelto per questo anno scolastico. Essa èuna forza dell’animo, è capacità di affrontare ledifficoltà senza farsi sopraffare dalla tristezza esenza mai perdere la speranza, anche quando laprova si protrae. Dunque #noirestiamoacasa ma,grazie a bimbi e famiglie, agli insegnanti e aicollaboratori, siamo sempre in cammino.

Laura Ferrarini – Istituto Farlottine

Un doposcuola condiviso online

Una rappresentazione simbolica del doposcuola «Granello di senape»

Un corso dell’Ivs valuta la suafondamentale importanzanell’affermazione personale

er la prima volta in esattamentetrent’anni, a causa delle restrizioniper l’emergenza Coronavirus, non ci

sarà possibile recarci in Stazione Centrale,per commemorare la preghiera di papaWojtyla per le vittime della strage del 2Agosto 1980. Nel 1990 infatti, inoccasione dei dieci anni dall’attentato allaStazione di Bologna, come Unionecattolica stampa italiana riuscimmo a farapporre, con la collaborazione delleFerrovie dello Stato, sulla parete della salad’attesa sul primo binario centrale, unagrande lapide su cui è stata riprodottauna sintesi della preghiera pronunciata dasan Giovanni Paolo II in quel luogo il 18aprile del 1982. È una preghiera diprotezione per Bologna, quanto maiattuale nella grave situazione che stiamovivendo. L’inaugurazione e labenedizione della lapide furono celebrate

P dal cardinale Giacomo Biffi, il 15dicembre 1990. Da allora, milioni dipersone sono passate davanti ad essa edhanno potuto leggere la preghiera di papaWojtyla e la firma dei Giornalisti cattolicidell’Emilia Romagna. È dal 1991 che ognianno la nostra Unione promuove, neltardo pomeriggio del 18 aprile, unacelebrazione eucaristica ed un piccolocorteo con fiaccolata dalla cappella dellaStazione fino alla targa del Papa e aquella con i nomi delle vittime, conpreghiera e benedizione da parte deisacerdoti che in trent’anni ci hannoaccompagnato. Il prossimo 18 aprile perla prima volta non riusciremo a esserefisicamente in quel luogo a noi tanto caroma desideriamo farne memoriaproponendola ai media cattolici e laici,della diocesi e non, con scritti eimmagini. (R.Z.)

DI ALBERTO PRONI *

a Società San Vincenzo di Bolognaringrazia di cuore lo staff deldoposcuola «Il Granello di Senape» e

tutti i volontari che hanno garantito lacontinuità di un servizio di grande sostegnoai ragazzi. Di seguito riporto la relazioneredatta dallo staff del «Granello»: SilviaFranco, psicologa, Maria Concetta Iavicoli eAndrea Zanetti, insegnanti. Ad essa nonaggiungo commenti: la testimonianza parlada sola.

Domenica 23 febbraio: viene diffusa lanotizia che le scuole resteranno chiuse unasettimana a causa del Coronavirus. Stupore,sgomento, perplessità; telefonate e messaggifra colleghi per concordare la chiusura deldoposcuola, in accordo con il decretoappena emesso. Da allora la scuola non hapiù riaperto e ovviamente anche le porte del«Granello» sono rimaste chiuse. La primasettimana è volata, ne abbiamo approfittatoper riordinare la sede e svolgere quei lavoriburocratici che solitamente trascuriamo perdare priorità ai bambini. La chiusura è stataimprovvisa e inaspettata, quindi nonabbiamo avuto il tempo di salutare ibambini, i ragazzi e le famiglie. Con ilpassare dei giorni aumentava il desiderio diavere qualche contatto conloro e di far loro sentire lanostra vicinanza in unmomento così complesso edelicato. Abbiamo pensatomolto a come aiutare inostri iscritti nonostante lalontananza fisica e abbiamoseguito due linee: anzituttoil sostegno scolastico onlinetramite Whats App, Skype etelefonata; poi abbiamomesso in contatto ibambini/ragazzi che nehanno fatto richiesta (sonostate contattate tutte lefamiglie) con i volontari chehanno dato disponibilità (èstato proposto a tutti ivolontari del «Granello» e di«Compiti…amo»). Almomento stiamo seguendouna quindicina di alunni

Lcon cadenza plurisettimanale; ogni famigliastabilisce direttamente con il volontariogiorni e orari degli incontri online. Ilnumero dei minori seguiti è in costanteaumento e i volontari si sono dimostratientusiasti e disponibili. L’andamento deipercorsi di studio viene monitorato contelefonate ai volontari e alle famiglie. Per ilsostegno in matematica utilizziamo i videocreati dal nostro volontario Fabrizio Bercelli,reperibili al link:https://www.youtube.com/results?search_query=fabrizio+bercelli e citati anche dal Miur.Poi c’è la pagina Facebook del doposcuolaper rimanere in contatto e condividerevideo, giochi e attività, creando una rete disostegno. L’idea è dimostrare a tutti chesiamo con loro quotidianamente anche inquesto periodo; le modalità cambiano, siadeguano ai tempi, ma cerchiamo di nondimenticare nessuno. Con Facebookintendiamo dare continuità al progetto diinclusione «La classe plurilingue: dallacomplessità linguistica ad una didatticainclusiva» invitando ragazzi e genitori apostare storie e leggende del loro Paese edisegni ispirati all’arricchimento che segueall’incontro di culture diverse. Laproblematica principale, in entrambe leproposte, è la difficoltà tecnologica che siincontra nel raggiungere le famiglie:mancanza di pc a casa, scarsa connessione aInternet, eccetera. La nostra sfida è e saràquella di raggiungere più famiglie possibile.Sicuramente i bambini stanno soffrendo perquesta situazione e riteniamo che avere uncontatto, di qualsiasi tipo, con il doposcuolacontribuisca notevolmente al loro benesserepsicologico, riducendo ansie e paure eriportandoli a un clima di normalità.

* presidente responsabileSocietà San Vincenzo de’ Paoli Bologna

«Adotta un nonno», un progetto inclusivo’isolamento sociale che stiamo vivendo, indispen-sabile per la salvaguardia della nostra salute, non è

tuttavia privo di conseguenze, soprattutto – sottolinea Fi-lippo Diaco, presidente provinciale delle Acli di Bologna –per gli anziani. Per questo abbiamo accolto la proposta diSilvia Cocchi, responsabile Ufficio scolastico diocesano di“adottare un nonno”». «L’idea – spiega Silvia Cocchi – èsemplice: la forza e la positività dei bambini, può incon-trarsi col bisogno di compagnia di un nonno o di una non-na soli che possono al contempo donare la loro saggezza achi ha tanti anni davanti». Il progetto «Adotta un nonno»consiste nell’avviare un contatto (telefonico) tra un bimboed un nonno (o una nonna) solo. I bimbi partecipanti vin-ceranno una medaglia: e dai nonni in cambio del loro en-tusiasmo riceveranno consigli e storie di vita». Per parteci-pare, tel. 0510987719 o [email protected]

partire dalle ricerche pionieristichedi Gardner sull’intelligenzamultipla, è noto che un alto

quoziente intellettivo predice una vita disuccesso soltanto nel 20% dei casi. Ècome dire che lo studente dotato dalpunto di vista cognitivo nonnecessariamente avrà un buon lavoro ouna vita appagante una volta uscito dascuola. Si è infatti scoperto che l’80%dell’affermazione personale dipendedall’intelligenza emotiva, una metà abilitàformata grosso modo dalle seguenticompetenze, talvolta impropriamentechiamate soft–skills: conoscenza,

A

verbalizzazione, modulazione, emotivazione di sé da un lato, ed empatiadall’altro. Le neuroscienze hanno raccoltoevidenze del fatto che le voluminosestrutture nervose coinvolte nellamodulazione dell’affettività, come i lobiprefrontali e l’amigdala, sono centriplastici, nel senso che si strutturano infunzione degli input che ricevonodall’ambiente. Da qui l’importanzacapitale delle figure di accudimento(genitori), degli insegnanti, della societàtutta, visto che le sollecitazioni che unragazzo riceve da questi attori educativi«scolpiscono» letteralmente l’architetturadel suo cervello, determinano o menol’attivazione di certi geni o la formazionedi dati circuiti nervosi. Quindi a partiredalla condizione purtroppo diffusa dianalfabetismo emotivo, collegabile inultima analisi alla demonizzazione

dualistica del corpo, è possibile conl’esercizio acquisire maggiori competenzeintrapersonali e interpersonali. Perquesto, il corso che terrò dal 17 aprile instreaming per l’Istituto Veritatis Splendorcombina un momento di esposizionefrontale a carattere fortementeinterdisciplinare, con laboratori in cui sisvolgono giochi emotivi o simulazioni. Apartire dalla conoscenza fenotipica di sé,considereremo tutte le neuro–competenzeche concorrono a determinare ilquoziente emotivo di una persona,percorrendo l’irrinunciabile doppiobinario della teoria e della pratica, similiin questo ad uno zoppo (teoria) e uncieco (prassi) che devono cooperare perattraversare con successo una foresta(vita). Vista la situazione di emergenzasanitaria che si protrae a livello globale,mi è sembrato opportuno dedicare un po’

di spazio allo stress, in maniera tale chequesta risposta aspecifica che il nostrocervello mette in atto nelle circostanzeimpegnative, diventi una risorsa antropo–tecnica invece che la causa di patologiecome ipertensione, insonnia,comportamenti disadattivi vari, ecc.

Federico Tedesco, dottore di ricerca in Filosofia

Alla scoperta dell’intelligenza emotiva Lezioni in streaming

Il Settore Fides et Ratiodell’Istituto VeritatisSplendor propone uncorso dal titolo: «Ilquoziente emotivo.Tecniche dimodulazionedell’affettivitànell’ambiente di lavoroe non». Il corso sisvolgerà in direttastreaming o, per chiavesse difficoltà aseguire la diretta, tramitele registrazioni, da aprilea giugno ogni venerdìdalle 18 alle 20. Questoil calendario: 17 e 24aprile; 8, 15, 22 e 29maggio; 5 e 12 giugno.Per info e iscrizioni:[email protected]

Howard Gardner, studioso dell’«intelligenza multipla»

«Al momento – sottolinea lo staffdel «Granello» – seguiamo unaquindicina d’alunni con cadenzaplurisettimanale; ogni famigliastabilisce coi volontari giorni eorari degli incontri virtuali»

Dopo la chiusura forzata per l’emergenzacoronavirus il progetto portato avanti da«Il Granello di Senape» al Villaggio delFanciullo si è «spostato» in rete

In memoriaGli anniversari della settimana

13 APRILE Mattioli monsignor Giulio (1962) Lazzari don Luigi (1977) Toldo monsignor Antonio (1987) Massa don Luciano (2002) Calzolari don Guido (2005) Rizzi monsignor Mario (2012)

14 APRILE Zini don Cirillio (1970) Baccilieri monsignor Giuseppe (1979) Gaddoni don Giuliano (2011) Borsi don Antonio (2012)

15 APRILE Fornasari don Guglielmo (1949) Frassinetti don Giovanni (1949) Cometti don Alfredo (1980) Albarello don Giovanni (2015)

16 APRILE Scanabissi don Eligio (1945) Nannoni padre Pio (1964)

17 APRILE Poggioli don Luigi (1947) Pongiluppi don Giuseppe (1953)

18 APRILE Malagodi don Fidenzio (1946) Vignoli don Agostino (1996)

19 APRILE

Sopra; la sedeprincipale della ScuolaSan Domenico –Istituto Farlttine; afianco, una classe delleMedie

Acli e Ufficio scuola Curia

BOLOGNA 3SETTE

Domenica12 aprile 2020

Lapide Ucsi in Stazione, salta la commemorazione annuale

Giovanni Paolo II prega in stazione

Poggioli monsignor Arturo (194Evangelisti monsignor BartoloPasquali don Giovanni (2017)

Page 4: «Pasqua ci insegna ad amare la vita»

l’intervento. Piccoli addobbipiccoli addobbi di questa Pasqua malatahanno un senso solo se sappiamo farne uno

stile di vita che duri. I balconi e le finestreadornate, le chiese e le piazze vuote ci insegnanouna virtù offesa da decenni: la sobrietà. I vuoti diquesti mesi, o significano nuove pienezze, o sonoipocrisie temporanee, disperazione spacciata persperanza. La maggioranza di noi è e sarà costretta a unanuova povertà. Pesante, molto pesante, siarispetto ai nostri standard (borghesi) di vita, cherispetto alle povertà assolute precedenti. Leindustrie europee del lusso conteggiano un calodell’80 per cento per il primo trimestre, più altoancora per il secondo. Una piccola gradualeripresa alla fine dell’anno, se «tutto andrà bene»(altra speranza disperata diventata uno slogan peril consumismo). Due libri de Il Mulino – uno sulMedioevo di Maria Giuseppina Muzzarelli, l’altrosul valore della merce di Luc Boltansky – spieganocon semplicità come siano le classi dominanti adettare – attraverso il lusso e le sue imitazioni – iconsumi, sia come quantità che come qualità:

I mangio, compro così perché così fanno «quelliche contano». Valeva per le corti; vale per le tv, lepubblicità, i social in cui i Flavio Briatore, iGianluca Vacchi, Fedez e Chiara Ferragni, i vecchimarpioni e i ragazzi youtuber celebrano il bellosolo se sei ricco e spendaccione. E viceversa. I «piccoli addobbi» pasquali invitano al contrario.«Il rimedio è la povertà» si intitola un articolo diGoffredo Parise del 1974. E un professorebolognese, Andrea Segrè, ha tirato fuori Leonardo,Leopardi oltre che Artusi per insegnare a una«Pasqua–spreco–zero». «I consumi e gli sprechilivellano e le distinzioni sociali scompaiono, e cosìil senso più profondo e storico di classe» scrivevaParise 46 anni fa, 46. «Povertà non è miseria… –diceva – Povertà è una ideologia, politica edeconomica». Proprio per questo chiamava a unconsumo non imposto dall’ideologia (dominante),al «saper scegliere», all’«assaporare». Ora solo laChiesa parla di povertà come stile di vita. Almenodi sobrietà possiamo farlo però tutti quanti. Persalvarci.

Marco Marozzi

Preti: «Così viviamo l’emergenza»

i è spenta il 24 marzo scorso all’età di 84 an-ni suor Margherita Maria di Cristo Re, claris-

sa, all’anagrafe Maria Giovanna Dibattista, nataa Gravina di Puglia il 20 marzo 1936. Per più dicinquant’anni la suora di Gravina, del monaste-ro Corpus Domini, ha accompagnato nella pre-ghiera migliaia di persone che si recavano in vi-sita al santuario di Santa Caterina da Bologna.Entrata ventottenne in monastero nel ‘64 ha fat-to la professione solenne l’11 aprile 1970. «Sicu-ramente un aspetto rilevante del suo percorsoumano e spirituale – ricordano le consorelle – èstato il rapporto con S. Caterina iniziato quandole fu affidato il servizio di Custode della santa,come sono le sorelle che in monastero si dedi-cano all’accoglienza dei pellegrini, all’incontrocon le persone che vengono dalla santa. Tantis-simi hanno incontrato e conosciuto suor Mar-gherita accanto a S. Caterina: ha accolto, ascol-tato e consolato alcune volte orientato in modoforte quanti con lei si confidavano anzi si “con-

S fessavano” come lei diceva. Quando usciva dal-la Cappella sentiva ancora di più il bisogno di pre-gare, di portare al Signore tante situazioni chele venivano consegnate, che raccontava anche incomunità, perché la preghiera fosse di tutte lesorelle. Nel gennaio scorso suor Margherita co-me tutti gli anni si è ammalata di bronchite chequesta volta era broncopolmonite, l’abbiamo cu-rata a casa seguita dal nostro dottore. Il 28 feb-braio non stava bene, abbiamo chiamato un car-diologo che ha chiesto subito il ricovero per lei,perché secondo lui il cuore non funzionava be-ne, l’abbiamo portata in terapia intensiva al S.Orsola dove è stata curata. Siamo andate a tro-varla fino al 13 marzo poi ci hanno impedito acausa del timore del contagio (suor Margheritaalla prova del tampone è risultata negativa alcoronavirus). La sua è una grande perdita per ilnostro monastero, anche se ci sentiamo arric-chite dal dono della testimonianza di quanto havissuto e trasmesso la nostra sorella».

DI CHIARA UNGUENDOLI

stata una grande gioia pregareinsieme e ascoltarci: abbiamocondiviso le difficoltà che stiamo

vivendo e ci siamo nutriti reciprocamentedella sapienza della Chiesa». Cosìl’arcivescovo Matteo Zuppi ha concluso ilmomento di preghiera (recita dell’Ufficiodelle Letture) e testimonianze di pretibolognesi coinvolti in diverso modonell’emergenza coronavirus, che si è tenutola mattina del Giovedì Santo in Cattedrale,

alla stessa ora in cui si sarebbe dovutacelebrare la Messa crismale, trasmesso instreaming sul canale youtube di 12Porte.Sono intervenuti 6 sacerdoti e un diaconopermanente, Monsignor Marcello Galletti,parroco di Medicina, Comune che è statoper settimane «Zona rossa» a causadell’epidemia, ha raccontato i due aspettipiù importanti di questa esperienza.Anzitutto, «la quotidiana frequentazionecon le persone ammalate, la loro paura,solitudine, senso di impotenza mi haportato a interrogarmi su come ritornare atestimoniare e annunciare la mia fede nellaVita che vince la morte, in Gesù Risorto».Inoltre, «i limiti di incontri e relazionimateriali a cui l’epidemia ci ha costretto cihanno portato a riscoprireuno stile di legami e relazionipiù interiori e profonde,meno superficiali». DonSanto Merlini, cappellano alPoliclinico Sant’Orsola haraccontato che, di fronteall’ampliarsi dei reparti Covid,«dove me ne è stata data lapossibilità sono entrato». Qui,ha spiegato, «da subito mi hacolpito il desiderio delpersonale medico einfermieristico di fare unabreve pausa per dire unapreghiera. Ho cominciato adentrare in alcuni repartiCovid, mentre a volte ricevochiamate dagli altri dapersone che desiderano isacramenti. E mi ha moltocolpito il desiderio di Dio cheho trovato nelle persone che

È«ho visitato». Don Giancarlo Soli, parroco aSan Giuliano, è stato colpito con forza dalvirus ed è stato ricoverato a lungo. «In quelledure settimane – ha detto – la luce si e’manifestata con un incontro: una personadegente che in principio si è presentatacome non credente ma che poi si è affidatacon fiducia a me ed alle mie preghiere, chesono diventate le nostre. Questa esperienzacredo mi abbia insegnato a non dare maiper scontato nulla nell’incontro, masoprattutto a non giudicare nessuno». DonFrancesco Scalzotto, contagiato dal virus main modo lieve a Roma dove risiede perragioni di studio e ancora in quarantena, hadetto di ritenere che «questo tempo di attesa,come il Sabato Santo in cui Gesù attende larisurrezione, non possa essere una parentesi,passata la quale tornare al punto in cui cieravamo fermati» Al contrario, ha affermato,«poiché il virus sta lasciando macerie a tutti ilivell, ci sarà bisogno di ricostruire. Che siauna ricostruzione davvero nuova!». Moltosentita la testimonianza del diacono AlbertoTorre, colpito dal coronavirus assieme allamoglie Cristina. Ha detto di aver compresoche «la Croce non è quella che mi scelgo io,ma quella che a volte ti arriva all’improvviso:questa è la vera Croce! In questi momentioscuri è venuta fuori dal profondodell’anima quella voce della fede che ti dice:“Coraggio, io sono all’altro capo della Crocee ti aiuterò a portarla”». Da Mapanda, inTanzania, è venuta la parola di duemissionari bolognesi, don Davide Zangarinie don Marco Dalla Casa, «Qui il virus èarrivato poco, e non abbiamo restrizioni, masolo precauzioni – hanno spiegato – e lafesta più grande saranno i Battesimi di 120ragazzi e adulti, oltre ai neonati».La maggior parte degli interventi si trovanointegrali sul sito www.chiesadibologna,it

Sei sacerdoti e un diaconopermanente hanno raccontatocome stanno affrontando questodifficile momento, che in alcunicasi li ha coinvolti in primapersona come malati

Il Giovedì Santo in Cattedrale, all’ora incui si sarebbe dovuta celebrare la Messacrismale, un momento di preghiera etestimonianze di sacerdoti e diaconi

Il testo a fianco: «Domenica di Pasqua 2020.La pietra era stata tolta dal sepolcro, ilsepolcro era vuoto! Togliamo la pietra dainostri sepolcri, per vivere con il Risorto nellavita che non ha fine. Il nostro segno è unuovo colorato, perché dall’uovo nasce unavita nuova».

Scomparsa suor Margherita, la «custode» della «Santa»

Don Busca: «Mettersi in gioco insieme»Nell’incontro «da remoto» di giovedì scorso, l’ultimointervento è stato di don Daniele Busca, da pocoparroco di Pianoro e prete che ha a che fare col viruscome tanti altri, «anche noi in prima linea». «Hopensato – ha detto – che questo periodo eraoccasione per provare a mettere in pratica quello chespesso do come consigli; anzitutto quello di “mettersiin gioco”. Mi sono ritrovato dentro al mondo deisocial (grazie ai laici), dal quale ero estraneo e che hotanto criticato, emi sono rimesso in gioco con quelloche sono capace di fare, per entrare nella casa di piùgente possibile. E vedo che questi interventi sonoattesi dalla gente». E poi «l’esperienza di camminoinsieme ai preti della zona: è una delle più preziosetestimonianze che subito i laici intuiscono. La gente ècontenta vedere i preti lavorare insieme».

L’intervento di monsignor Galletti (Medicina) in diretta streaming

«L’Arche», il Vangelo in simboli«Arche» comunità l’Arcobaleno di QuartoInferiore è una comunità di persone con e

senza disabilità intellettiva che vivono e lavora-no insieme, ciascuno con tempi e modalità dif-ferenti, ma condividendo il valore della relazio-ne di reciprocità che vorremmo contraddistin-guesse le nostre relazioni. Nei tempi forti del-l’anno leggiamo e commentiamo insieme il van-gelo: la Responsabile insieme a una Persona Ac-colta scelgono una frase del Vangelo della do-menica e ne fanno un breve commento. Questotesto viene inviato al gruppo Caa (Comunicazio-ne aumentativa alternativa), formato da alcunepersone accolte e assistenti, che lo traduce nellinguaggio dei simboli. Contemporaneamentela riflessione viene inviata al gruppo “Le buonenotizie” in cui alcuni tra Persone Accolte, Assi-stenti e Volontari individuano un segno che pos-sa richiamare durante la settimana il contenu-to della riflessione. Durante la Quaresima con-divideremo anche con i lettori di Avvenire Bolo-gna 7 queste brevi e semplici riflessioni. Oggiparliamo del Vangelo della Pasqua. Il link per sca-ricare il testo è www.larchebologna.it/

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on potendo andare noi a vederemostre, a sentire conferenze o adascoltare concerti, tutto questo entra

nelle nostre case. La Raccolta Lercaro, adesempio, pubblica su Facebook (profiloGiacomo Lercaro e pagina Raccolta Lercaro)e sul proprio canale YouTube due videosettimanali per raccontare le opere dellacollezione permanente. Spiega la direttriceFrancesca Passerini: «Ilprogetto “Racconti d’arte”è partito con il lancio didue video a settimana (disolito martedì e giovedì).Si tratta di brevi “pillole”video di circa 6 minuti incui uno storico dell’arteracconta un’opera dellaRaccolta,contestualizzandonegenesi, dimensione

N storico–artistica, estetica e significatiprofondi. Fino ad ora le persone coinvolte,oltre al personale del museo, sono stateFranco Faranda, Taisse Grandi Venturi,Maria Rapagnetta, Ilenia Carozza. Altreverranno coinvolte». Il pensiero è andatoanche ai più piccoli. «Da sabato scorso si èaggiunto un terzo appuntamento di tagliolaboratoriale dedicato alle attività che si

possono fare a casa con ibambini utilizzandomateriali di uso comunetrasformati dalla creatività.Questa “pillola”, che saràpubblicata ogni sabato, sichiama “Gioca con l’arte”.Il progetto proseguirà inquesti termini fino amaggio». La grande musica non siferma e il Teatro

Comunale di Bologna, date le numerosevisualizzazioni delle opere, dei concerti edei balletti trasmessi su YouTube nelleultime settimane, rilancia con una nuovaprogrammazione in streaming – sempresullo stesso canale – dedicata non solo alpubblico adulto, ma anche ai più piccoli.Oggi, alle 15.30, sarà presentata la Sinfonian. 2 in do minore «Resurrezione» di Mahlerdiretta da Asher Fisch nell’aprile 2019, conle voci di Charlotte–Anne Shipley e LiobaBraun. Continua la programmazione chel’Orchestra Senzaspine, diretta daTommaso Ussardi e da Matteo Parmeggiani,propone sul proprio canale YouTubedurante questo periodo di sospensionedelle attività. Giovedì 16, ore 21, andrannoin onda «Ma mère l’Oye» e «Tzigane» diMaurice Ravel diretti da Tommaso Ussardi.

Chiara Sirk

Mostre, concerti, balletti, la cultura viaggia solo in rete

La Raccolta Lercaro, «raccon-ta» su Facebook e Youtube leopere della sua collezione per-manente, il Teatro Comunaletrasmette la «Resurrezione» diGustav Mahler in streaming,l’Orchestra Senzaspine propo-ne opere di Maurice Ravel

Guercino, Gesù e la Maddalena

Mille voci in onda per il carcerea domani fino al 30 giugno, dal lunedìal venerdì, dalle 9 alle 9.30, andrà in

onda, su Radio Città Fujiko (103.1 FM), unnuovo programma radiofonico, «Liberi den-tro – Eduradio». Su un’idea di Ignazio DeFrancesco, della comunità di Montesole, eMaria Caterina Bombarda, volontaria A.Vo.C.,l’iniziativa nasce dal desiderio di non inter-rompere, in questa emergenza, il servizio cul-turale, educativo, di assistenza spirituale for-nito da anni da un’importante rete bologneseformata da realtà esterne operanti in carce-re. Al programma parteciperanno gli inse-gnanti della scuola della Dozza (Cpia metro-politano), le associazioni di volontariato(«A.Vo.C» e «Il Poggeschi per il carcere»), i Ga-ranti dei diritti delle persone private della li-bertà personale e i rappresentanti delle di-verse fedi, per superare le distanze tra car-cere e società. Le puntate si potranno ria-scoltare in podcast sul Blog «Liberi dentro».

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Radio Città Fujiko

il parroco

vita ecclesiale/società4 BOLOGNASETTE

Domenica12 aprile 2020

Suor Margherita

Page 5: «Pasqua ci insegna ad amare la vita»

Al Sant’Orsola la Via Crucis del malato e di chi lo cura

segue da pagina 1

razie Signore per le persone che mihai messo accanto in quest’oradella prova». Molto toccante la

meditazione della Sesta Stazione: «Ilvolto di Gesù è asciugato dallaVeronica». «Se c’è una cosa che lamalattia insegna, è il valore delle piccolecose, dei gesti che tendiamo a dare per

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scontati. Come asciugare il volto.All’inizio lasciarlo fare a qualcun altromi costava fatica. Invece adesso nericonosco tutta la bellezza. E capisco chenon è bene pretendere di vivere lapropria malattia da soli. Signore,Aiutami ad accettare la mano tesa daglialtri, per sostenermi nella miadebolezza». Una accorata invocazionesulla dignità del corpo è stata quelladella Decima Stazione, «Gesù è spogliatodelle vesti»: «Ecco il tuo corpo denudatodi fronte allo sguardo di una folla che tideride. Il corpo, Signore, l’hai creato tu,ma basta un niente perché la suabellezza scompaia. Il mio corpo conoscein quest’ora il dolore che opprime e umilia. Guardando al tuo corpo senzamacchia, fa’ che io impari a trattare ilcorpo del mio prossimo con purezza erispetto». Nella Undicesima, «Gesù è

crocifisso», il dolore si è fatto grido:Gesù crocifisso»; «Quanto tempo hodavanti? Qualche giorno, qualche mese,qualche anno? Non lo so. E forse non losa nemmeno chi mi sta accanto. Certo,mi piacerebbe almeno non morire qui,in questo letto d’ospedale. Mi piacerebbepoter rifare almeno un’altra volta ipiccoli gesti che a casa, prima checominciasse tutto questo, scandivano lemie giornate. Mi piacerebbe avere iltempo di dire a quella persona una cosaimportante. Sì, quante cose avrei ancorada sistemare... Una cosa, però, mi dàforza: guardare alla Tua croce. E sentirmivicino a quel fratello così uguale a me acui Tu hai promesso: “Sarai con me inParadiso”». E infine, l’abbandonofiducioso della dodicesima stazione,«Gesù muore sulla croce»: “Nelle tuemani consegno il mio Spirito”. Come hai

fatto Tu, lo dico anch’io, Signore. Èl’unica parola che mi dà pace quandopenso alla mia morte. Quel giornoaccoglimi nel Tuo abbracciomisericordioso, più forte di ogni male».

Chiara Unguendoli

Il Venerdì Santo il cardinale hapresieduto la celebrazione nelpoliclinico cittadino; medici einfermieri, degenti, comunità diaccoglienza, operatori sanitarihanno letto le meditazioni

Zuppi nella Messa delle Palme: «Forza di Dio è volgere al bene anche le cose più brutte»

Pubblichiamo uno stralcio dell’omelia dell’Arci-vescovo nella Messa della Domenica delle Palme.

iamo al termine di una Quaresima che ci haresi consapevoli, forse come non mai, del ge-

mito della creazione e delle creature, che anela-no alla gioia che non finisce, alla vittoria sul ma-le, al compimento della speranza, ad un inizio chenon veda la conclusione, ad essere una cosa so-la tra loro e con Dio. Gesù entra nelle nostre ca-se perché possiamo aprirci al suo amore. Sonogiorni segnati da tanta sofferenza, a volte cupi.La malattia ha spento la vita di tanti ed ha semi-nato dolore e solitudine. Ma in questi giorni ab-biamo visto anche la grandezza di persone chenon si arrendono, che amano e difendono la fra-gilità della vita. La passione di Gesù ci chiede didiventare persone interiori, cioè che maturano u-na scelta profonda, non superficiale o legata almomento. Lasciamolo entrare nella terra buonadel nostro giardino perché dia frutti. Lui viene:

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nessuno è solo e nessuno si senta dimenticato, so-prattutto chi è isolato o ammalato. Gesù ci chie-de con la sua passione: mi aiuti a vincere ogni ma-le con l’amore anche quando l’emergenza finirà?Scegli di stare con me vivendo non più per te stes-so, malinconico e possessivo, rassegnato e ag-gressivo, ma amato e pieno di amore da donareal prossimo? di rendere migliore questa casa co-mune, il nostro villaggio globale? Il suo amore cifa capire da che parte sta Dio e lo ringraziamoperché fa sua la nostra fragilità, prende su di sétutti i virus. Abbiamo capito fisicamente essendotutti colpiti e tutti come dei sopravvissuti. Se-guendo Lui entriamo di nuovo anche noi nella no-stra città, perché il suo amore ce la fa vedere inmaniera diversa e ci porta dove noi non an-dremmo. Prepariamo già da oggi nei piccoli ge-sti un tempo migliore e seguiamo in questi gior-ni il Signore, leggendo la sua passione e chie-dendoci dove siamo noi.

Matteo Zuppi, arcivescovo

La Veglia dei giovanni alla vigilia delle Palmea Settimana Santa è stata in-trodotta a Bologna, negli

scorsi decenni, dalla celebra-zione cittadina con i giovani, ilsabato sera. Quest’anno, a cau-sa delle restrizioni sanitarie, ta-le manifestazione non si è po-tuta fare, ma sabato 4 aprile, vi-gilia della Domenica delle Pal-me, l’arcivescovo Matteo Zuppiha guidato dalla Basilica di San-to Stefano una Veglia di pre-ghiera, riflessione e di testimo-nianze–video di giovani, tar-smessa in tv e in streaming. «Sia-mo lontani fisicamente, ma spi-ritualmente vicini – ha sottoli-neato il Cardinale in apertura –e questo ci fa capire che anchequando possiamo ritrovarci in-sieme, dobbiamo metterci tut-to il nostro cuore». Si può rive-dere la Veglia sul sito della dio-cesi ww.chiesadibologna.it e sulcanale YouTube 12portebo

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Il cardinale Zuppi durante l’omelia della Messa delle Palme

Via Crucis di Zuppi al Sant’Orsola

Gesù esalta gli altri e non se stesso

«Il suo amore ci fa capire da cheparte sta Dio e lo ringraziamoperché fa sua la nostra fragilità,prende su di sé tutti i virus.Seguendolo entriamo di nuovo nellanostra città, perché il suo amore cela fa vedere in modo diverso e ciporta dove non andremmo».

«Apriamola nostra casaal Signore»il richiamo.«Soltanto chi amarimane accanto a Gesù crocifisso»

La conclusione della Messa «in Coena Domini» in Cattedrale: la reposizione del Santissimo Sacramento. A sinistra, in ginocchio, il cardinale Zuppi

DI PAOLO ZUFFADA

ggi è il giorno della comunionepiena intorno a Gesù, la suapresenza nella storia e nella

nostra storia – così l’Arcivescovonell’omelia della Messa in Coena Domini –. È comunione con Lui e tra di noi. “Questoè il mio corpo”, l’eucarestia; “Io sono inmezzo a voi”, l’amore tra i fratelli e lesorelle; “qualunque cosa avete fatto a lorol’avete fatta a me”, la comunione con ilprossimo. È come la nostra Trinità, i nostritre amori che Dio unisce: Dio, il prossimo,per il nostro io. Siamo purtroppo lontani eprivati del nutrimento dell’Eucaristia. È unascelta dolorosa, che speriamo possaterminare presto. Ma questa distanza subitaci fa capire come ogni distanza deve esseresuperata. E questo non dipende dai decreti!Dipende da noi. Le peggiori sono ledistanze del cuore, per cui possiamo esserevicini fisicamente ma molto distantinell’umanità, non amarci anche sefisicamente a contatto. Il suocomandamento è chiaro: amatevi gli uni glialtri come io ho amato voi. Siamo nellenostre case – ha proseguito l’Arcivescovo –alcuni soli. Ebbene anche lì il Signoreapparecchia la sua presenza. “Ecco, sto allaporta e busso. Se qualcuno ascolta la miavoce e mi apre la porta, io verrò da lui,cenerò con lui ed egli con me”.Sperimentiamo questo. Nessuno è solo equesta Coena Domini. Qui il Signorecontinua a prendere il pane e spezzarlo pernoi, tutti, versa il vino in quella presenza disolo amore gratuito che è l’Eucaristia».Nell’omelia della celebrazione dellaPassione, il Venerdì Santo, l’Arcivescovo haricordato come «sotto la croce possiamo

O«essere più attenti ad ogni sofferenza» epossa nascere una consapevole solidarietà,«liberandoci dal terribile “mors tua vitamea” che porta al “salva me stesso”. Siamotutti poveri uomini segnati dal male e “vitasua” significa anche “vita mea”. Pensiamoai tanti altri crocifissi che scompaiono nelnulla dimenticati da vivi e da morti,crocifissi nell’indifferenza che poi colpiscetutti. Il loro grido di dolore si è perso nellestrade bombardate della Siria, negliospedali senza letti e medici dell’Africa, neimari infiniti dove la persona è un nullainghiottita dal tutto. La croce indica lasofferenza che c’è nel mondo e vuole chenessuna si perda nel nulla. La croce – hacontinuato il cardinale – ci insegna a viverenon ignorando la morte, a guardarla infaccia, a stare vicino a chi è colpito, ad avercompassione perché in chiunque vediamo

Gesù; ci insegna a vivere bene perché ci facercare la gioia che il male non puòportarci via! La felicità non è pensare a sé ecercare di non soffrire, per cui nonsacrificarsi per nessuno, stare bene a tutti icosti e sempre, anche abbandonando ladebolezza di persone care. No, chi amasoffre con l’amato e non lo abbandona. Èl’amore la risposta al male. Il cristiano restasotto la croce. I coraggiosi scappano. Restachi ama: una madre e un fratello che luigenera a figlio. Sì, non si è fratelli delSignore senza essere figli di questa madrealla quale siamo affidati e che ci è affidata.Prendiamola con noi e aiutiamola. È lanostra comunità. C’è un impegno difraternità che nasce sotto la croce. Ognunodi noi sappia che ha questa madre e cheella ci porterà sempre vicino a Gesù e allecroci dei suoi figli».

Gli auguri di Zuppi ai detenuti Arcivescovo ha inviato in occasionedella Pasqua due messaggi augurali

agli agenti di Polizia penitenziaria e ai de-tenuti della Dozza. «Purtroppo – scrive aicarcerati – non posso venire a trovarvi co-me tutti gli anni. Mi addolora tanto. Sonocome uno dei vostri parenti – per molti unpadre – che resta qui fuori e aspetta di ve-nirvi a trovare oppure che non vede l’orache usciate. Oggi è Pasqua. Gesù è risortoe il sepolcro si è aperto, la speranza rina-sce, la morte non ha vinto. E risorge per-ché noi non siamo morti con la rassegna-zione e il peccato e dopo perché la vita non

finisca. Chi crede in Lui trova luce nelle te-nebre, libertà dietro le sbarre, amore nel-la solitudine, vita dove tutto è finito. Co-nosco – scrive ancora Zuppi – i problemi,grandi, che avete e i rischi che vi riempio-no di paura. Sono sicuro che saranno pre-se le misure necessarie per evitare trage-die, tutelare il personale, fornire i presidisanitari necessari e mi auguro si possanotrovare forme diverse di esecuzione chenon affollino le carceri. Il Signore benedi-ca ognuno di voi e i vostri cari. Dio vi vuo-le bene più d’un padre, d’una madre, delfratello e della sorella più cari, perché è a-more e solo per amore dona la sua vita».

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bbiamo bisogno di Pasqua. Quest’an-no l’augurio è libero dal sospetto di es-

sere formale o di circostanza. Anzi, bruciaun poco le labbra nel pronunciarlo per-ché, col suo carico di letizia, pare troppolontano da quanto stiamo vivendo. È unasituazione inedita nella storia della nostracomunità cristiana. Ma ciporta molto vicini a quel-la prima Pasqua, quando idiscepoli vennero raggiun-ti da Gesù «a porte chiuse».Racconta l’evangelista Gio-vanni: «La sera di quel gior-no [Pasqua], il primo del-la settimana, mentre era-no chiuse le porte del luo-go dove si trovavano i di-scepoli per timore dei Giu-dei, venne Gesù, stette inmezzo e disse loro: “Pacea voi!”». Aveva sperimen-tato l’amarezza della con-danna da parte delle au-torità e soprattutto ilprofondo dolore di veder-si abbandonato anche daisuoi. Ma Gesù – scrivevano dal carcere loscorso anno commentando la Via Crucis –«dalla sua croce ci assicura che ha preferi-to morire pur di non abbandonarci; hapreferito essere condannato come un mal-fattore piuttosto che condannare noi mal-fattori; ha preferito pensarsi abbandona-to da Dio piuttosto che pensare di abban-donarci». E non ci abbandona, nemmeno

in questi giorni quando ci ritorna insistenteil grido «Dove sei, Signore?». In questa Pa-squa, il Risorto ci raggiunge – tutti, nonsolo i detenuti – al chiuso delle nostre pau-re e ci invita a trovare pace, anzi a riceverlaperché la pace vera è qualcosa che non co-struiamo da soli e riceviamo da lui. Gesù

non sarà risorto finchénon risorgeremo con lui,non avrà pace finché nonavremo noi la sua. Gesùsta vivendo con noi que-sto Venerdì Santo chesembra non finire; vivre-mo con lui la Pasqua, nesiamo certi, se avremoimparato, anche da que-sta esperienza dramma-tica, a fare della nostra vi-ta un dono, perché «chivuol salvare la propria vi-ta la perderà, ma chi avràdonato la propria vita lasalverà». La vita serve se siserve. La medicina e il ser-vizio generoso di tantepersone ci guariranno; l’a-

more ci salverà. Nel venerdì della pande-mia siamo stati tutti minacciati, nella Pa-squa riceviamo tutti la Pace. Qualunque siala fede che ci abita, ancor di più se ci abi-tano il dubbio e la disillusione, abbiamotutti bisogno di Pasqua. E il Padre sa di co-sa abbiamo bisogno.

I volontari di «Ne vale la pena»Casa circondariale «Rocco D’Amato»

A

È il desiderioespresso daivolontari di «Nevale la pena» delcarcere della Dozza

Nelle parole scritte dall’Ufficiodiocesano Pastorale della Salu-te gli stati d’animo, le riflessio-ni e le accorate preghiere di unsofferente che chiede conto aDio del male e si affida a coluiche ha sofferto ed è morto pertutti, per risorgere a vita nuova

le lettere

Zuppi in Santo Stefano

La Consulta a Roma

Nella Messa «in CoenaDomini» del Giovedì Santol’arcivescovo ha invitatoad accogliere Gesù nelle

nostre case. E Venerdì, nellaliturgia della Passione,ci ha chiesto di seguire gliinsegnamenti della Croce

«Abbiamo tutti bisogno di Pasqua»

vita ecclesiale BOLOGNA 5SETTE

Domenica12 aprile 2020

Page 6: «Pasqua ci insegna ad amare la vita»
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dalle Confraternite, che fecero fronte allemiserie umane fisiche, economiche o socialiche fossero. La Relazione riporta latradizione della carità di san Petronio, di cuisi diceva che per curare i malati «ebbe adeputare… alcune specie di infermieri, iquali prestavano ai malati assistenza, inspecie nei tempi delle pestilenze… iParabolani» (dal verbo greco «paraballo»,che significa: esporsi al rischio). Si espresse aBologna la capacità dei cristiani diorganizzarsi in Compagnie, Confraternite,Pie unioni che si fecero strumenti della caritàdel vescovo unendo alla crescita spiritualenella preghiera la carità verso i bisognosi. Da

ciò nacquero i nostri ospedali. All’epocadella peste del 1485, Bologna fu percorsadalla predicazione del beato Morbioli, chesollecitava a penitenza e carità esponendo undrappo col volto di Cristo. Nello stesso annola Compagnia dei Mercanti, mutò il suoospedale per i poveri aperto nei localiannessi all’oratorio di San Bartolomeo diReno (vicino all’attuale santuario dellaMadonna della Pioggia) in ospizio per gliorfani della peste, e la Madonna ivi venerataviene detta «dei Putti di San Bartolomeo».Venne poi la peste del 1450, che molto mutòi costumi, poiché i cittadini non avevano inmente che la morte: «la pestilenza tolse ogni

idea di basse gare, onde la città non ebbepensiero che di morte. Più non sentivasiparlare di Bentivoglio, e di Canetoli; diScacchesi e di Maltraversi…». Cosapermaneva? «I soli sacerdoti senza verunoaccompagnamento, recavano sotto ilmantello l’Ostia sacrosanta, e confortavanoal gran trapasso le centinaia d’infermi». Allapeste del 1630 a Bologna mentre la cittàveniva abbandonata da chi cercava scampodal contagio nelle campagne, il CardinalLegato Bernardino Spada, rimasto in città,percorreva di persona le vie per verificare lenecessità del popolo, alle quali sopperivacon le sue personali risorse (ebbe a vendere

Nelle chiese e nelle vie le memoriedei mali e dell’opera della Chiesa

DI GIOIA LANZI

na delle prime notizie risale al 1006:infieriva la peste nelle terre diBologna e Modena e il vescovo di

Bologna Giovanni III, insieme a quello diModena, ottenne dall’abate di Nonantola dieffettuare una grande processione delle duecomunità trasportando per i territori diModena e Bologna le reliquie dei martiriSinesio e Teopompo, custodite nell’abbaziadi Nonantola: il flagello scomparve e i duesanti divennero oggetto di culto anche aBologna e fu a loro eretta una chiesa,all’inizio dell’attuale via Carbonara, inseguito abbattuta. «Il cholera morbus nellacittà di Bologna l’anno 1855. Relazione dellaDeputazione comunale di Sanità precedutada notizie storiche intorno le pestilenze nelBolognese» fu pubblicato nel 1857 e riportanotizie storiche delle pestilenze in Bologna.Si resta meravigliati: non per il loro numero,bensì per i molti anni in cui, dopol’influenza spagnola del 1919, si ègeneralmente goduto di salute. Si può direche non ci sia stato secolo in cui gli uomininon siano stati decimati da epidemie di ognitipo: dalla peste bubbonica, alle febbritifoidee, al catarro russo, alle febbrireumatiche, alla malaria e al vaiolo. Bolognaaveva una robusta trama di «spedali», nati

Uanche le sue argenterie). La Relazioneriporta: «L’Eminentissimo Card. Spadadispose di espurgare con ogni diligenza tuttele case, e robe infette… e fece realizzare unnuovo Lazzaretto fuori porta San Vitale eStrada Maggiore (l’attuale Sant’Orsola)organizzato con «quattro grandissimi pozzinel mezzo, ed acque correnti, tutto locircondavano per espurgare ogniimmondizia. Nel centro di quello poi eraviuna bellissima cappella sopra quattrocolonne, in guisa tale che gl’infermi... senzamuoversi dalle loro stanze, avrebbero potutovedere la Messa, essendo le case separatel’una dall’altra… e sì corrispondenti, chetanto il primo quanto l’ultimo avrebbepotuto rimirare quello che per tutta la corsiafosse occorso». Di lui si scrisse: «ha fattoassistenza a mille Congregazioni, direttorefra le famiglie, dettatore fra i medici,monitore fra i sacerdoti, ora intrepido fra ilazzaretti, ora invitto fra le sepolture; non hatemuto fatica... non ha fuggito pericolo peressere a questo popolo, padre, medico esacerdote». E per chiarire il ruolo dei religiosinell’assistenza, ricordiamo che l’etimologiadi una delle più tristi parole della peste,«monatto», è alterazione di «monaco» (colsuffisso lombardo –att), e ci fa capire come iprimi ad occuparsi dei malati fosseroappunto i religiosi.

ra i provvedimentimessi in atto dalcardinale Spada per

sostenere i devoti ammalatie reclusi vi fu anche lapromozione delle Messe perstrada: «non potendo unsolo Paroco sodisfare a tutti,era cagione che moltihavendo commodità diSacerdote, di subitofacevano ergere un Altarenella strada avanti la suacasa» (P. Moratti, «Raccontodegli ordini e provisioni»,op. cit. Questo piccolo libroè utilissimo documento ditutto quanto fatto all’epoca edell’opera di molti religiosi esacerdoti. Il Cardinale sirivolse anche ai PadriCamilliani, chiamati inBologna dal cardinalPaleotti, si erano stabilitinella chiesa e convento diSan Colombano, e quandoquesto fu troppo angustoper loro, si trasferirono nellachiesa dei Santi Gregorio eSiro, dove entrarono nel1670, dove si conservanoloro memorie, Come pure sene trovano nel santuariodella Beata Vergine dellaPioggia, dove si trova lareliquia di una veste delFondatore con lacaratteristica croce rossa edove i Camilliani sistabilirono dall’agosto 1941.Quando il cardinale Spadachiese la lorocollaborazione, in città vierano circa 20 religiosi, e ilSuperiore era il giovaneromano Giovanni Battista

Campana, che aveva solo 28anni. Egli fu chiamato a farparte dell’Assunteria diSanità, e, sostenuto dalloSpada, aprì un altrolazzaretto fuori Porta SantoStefano per ricoverarvi isospetti. Le pestilenze hanno lasciatoa Bologna diversi segnimateriali e tangibili. Oltreall’eccezionale pallione diGuido Reni realizzato per ilvoto fatto il 2 agosto 1630,troviamo la memoria dellaprocessione che il 27dicembre dello stesso annosciolse il voto: non c’eraancora nella piazzaantistante la basilica di SanDomenico la statua dellaMadonna del Rosario erettanel 1632, opera di G. C.Conventi, collocata su diuna colonna alta 16 metricome ringraziamento per laliberazione dal morbo.Della processione famemoria una incisione inrame, opera di F. Del Buono. Nel 1855 giunse a Bolognail colera, forse in arrivo daGenova. Già giunto per laprima volta in Italia nel1832, aveva serpeggiato peril Paese, aveva già toccatoRimini, e dilagò in tuttaItalia, provocando 140000morti. Invase dunqueBologna: il primo morto fuFrancesco Mariotti,venditore al mercato delleerbe, ricoverato il 29 maggioe morto il giorno dopo:aveva contagiato anche ladonna che l’ospitava. Il

colera si diffuserapidamente, con più focolaiin città, I contagiatidivennero presto moltonumerosi, e durò tuttal’estate. L’epidemia si spensein autunno. Preziosatestimonianza in città è unpilastrino con una nicchiacon la Madonna con Gesùin braccio ancora visibile invia Ca’ Selvatica, che portauna scritta che ricorda ilmomento in cui in quellavia cessò il contagio. Ancoraoggi vi si recita il Rosario amaggio. Ma un’altratestimonianza è nelcontado: qui, tra i Comunidi Gaggio e di Lizzano inBelvedere, alcuni abitanti delluogo di ritorno da Bolognaappesero ad un albero unatarga ceramica conl’immagine della BeataVergine di San Luca, allaquale molti si rivolsero perchiedere la grazia di esserepreservati dal colera.Esauditi, l’albero divenneun’edicoletta, poi unapiccola chiesa, edificata suterreno concessougualmente dai due Comunidi Gaggio e Lizzano. Intornonacque l’attuale frazione diQuerciola, e la piccola chiesaè divenuta santuario dellaBeata Vergine di San Lucadella Querciola, per cui sifa festa alla primadomenica di settembreogni anno. Un intero paesecon la sua vita come ex votovivente!

Gioia Lanzi

F

Sopra, una delle quattro croci poste a difesa diBologna nel IV–V secolo e ora conservate nellabasilica di San Petronio; a fianco, una stampa di F,Del Buono: la solenne processione perl’adempimento del Voto il 7 febbraio 1631

documenti

I «déja vu» della storian esame anche solo superficia-le della storia della sanità e del-

le malattie epidemiche in Bologna,fa intuire un mondo poco noto di a-zioni, istituzioni e opere che hannodato nel tempo il massimo possibi-le in termini di generosità e di prov-vedimenti – secondo le conoscenzee le possibilità delle epoche – peraiutare, sostenere, curare quanti a-vessero perduto, per qualsivogliamotivo, il bene primario della salu-te. Le epidemie più note a Bolognasono oggi quella del colera del 1855e, prima ancora, della peste del1630. Ci sono testi illuminanti. Il li-bro di Antonio Brighetti, il medico danon molti anni scomparso (alla cuicollezione tra l’altro si deve il nucleodi quanto esposto al Museo dellaBeata Vergine di San Luca a Porta Sa-ragozza): «Bologna e la peste del1630» (Aulo Gaggi Editore, 1968), fuscritto utilizzando anche documen-ti inediti dell’Archivio segreto vati-cano. Poi c’è la Relazione «Choleramorbus. Relazione della Deputazio-ne comunale di Sanità». Inoltre, ri-cordiamo il libro di Pietro Moratti:(«Racconto degli ordini e provisionifatte ne’ Lazzaretti in Bologna, e suoContado in tempo di Contagio del-l’anno 1630»). In questi giorni in cui,nel silenzio della città ma anche deipaesi si risentono le campane delmezzogiorno, anche quando nonsuonino tutte insieme come venerdì27 marzo, si percepisce un dato: il ri-ferimento al sacro, comunque chia-mato, è la spina dorsale della società,ciò che ha sostenuto anche chi nonha dichiarata fede, dettando la leg-ge più antica, la legge che diede for-za ad Antigone. Diremo di opere epersone, di segni che sono rimasti,di pietre e monumenti che conti-nuano a parlare. E probabilmentescopriremo che le passate e le pre-senti circostanze non sono poi cosìlontane.(G.L.)

U

Bologna nei secoliha visto peste,tifo, vaiolo,diffondersicome ondemalefiche

Epidemie antichesotto le Due Torri

La Madonna del Rosario in piazza San Domenico, colonna eretta nel 1632

a Basilica di San Petronio conservamolti tesori d’arte e di fede, tra i qualile Quattro Croci, tra i più antichi

simboli di fede cristiana a Bologna.Secondo la tradizione Sant’Ambrogio oSan Petronio le posero tra la fine del IV ela prima metà del V secoli ai quattroangoli delle mura, come simbolico«scudo» della città contro i pericoli. Postesopra colonne di marmo, furono trasferitein Basilica nel 1798, sotto il dominionapoleonico e posizionate lungo le navatelaterali, in posizioni riferibili all’anticaloro collocazione nel tessuto urbano.«San Giovanni Paolo II ha scritto unabellissima preghiera dedicata alla croce:“Ave, Croce di Cristo! Ovunque si trovi iltuo segno, Cristo dà testimonianza dellasua Pasqua; e dell’amore che è potenzadella vita, dell’amore che sconfigge lamorte” – racconta monsignot OresteLeonardi, primicerio di San Petronio –. La

croce non è solo l’espressione di un fortesentimento religioso, ma la memoriadella presenza viva di Cristo, che protegge,avendo dato la propria vita per amore deifigli». Continua San Giovanni Paolo II:«Ave, Croce, ovunque ti trovi, nei campi,lungo le strade, nei luoghi dove gliuomini soffrono, dove lavorano, studianoe creano, sul petto d’ogni uomo e donna,in ogni cuore umano». «Le quattro crociposizionate a difesa di Bolognarappresentano quindi l’amore per la città,ed insieme l’amore di Cristo per i suoidiscepoli – sottolinea monsignorLeonardi – che intorno a questi simboliaccorrevano a pregare nei momentidolorosi, quali guerre, carestie epestilenze. Sono sicuro che essecontinuano oggi, in questo momento dipaura ed angoscia, a proteggere il popolobolognese». La croce dedicata ai SantiApostoli ed Evangelisti era collocata di

fronte alle Due Torri; la croce dei SantiMartiri si trovava a metà di via MonteGrappa; la Croce di tutti i Santi era postadavanti alla chiesa di San Paolo Maggiore;la quarta croce, infine, dedicata alle SanteVergini, era collocata in via Fariniall’incrocio con via Castiglione. Perproteggerle dalle intemperie furonocostruiti in epoca successiva tempietti oedicole con tetto su quattro colonne. Undecreto del 21 maggio 1315 emanato dalConsiglio degli Anziani ordinal’ufficiatura quotidiana agli altari eretti neitempietti, affidandoli ai quattro ordini,Eremitani, Carmelitani, Francescani eDomenicani, che avevano i loro conventivicino alle Croci. Giovanni Paltrinieri hadedicato il suo ultimo libro a «Le quattrocroci nella Basilica di San Petronio e altrecroci medioevali a Bologna» (edizioni SanPetronio) che sarà pubblicato a breve.

Gianluigi Pagani

L

Caratteristica della cittànel tempo la capacità deicristiani di organizzarsiin Compagnie,Confraternite, Pieunioni che avevanocome scopo la crescitaspirituale con lapreghiera e la caritàverso i bisognosi

Le quattro croci che difendono la città

focus BOLOGNA 7SETTE

Domenica12 aprile 2020

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