PAROLE DI PAPA FRANCESCO germi€¦ · nostra fede, donandosi, non si spegne ma si rafforza. Invece...

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FOGLIO D’INFORMAZIONI DELLA PARROCCHIA SANTA MARIA MAGGIORE Piazza S. Maria 14 00052 CERVETERI –RM– 12 febbraio 2017 PAROLE DI PAPA FRANCESCO ANGELUS Piazza San Pietro Domenica, 5 febbraio 2017 Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In queste domeniche la liturgia ci propo- ne il cosiddetto Discorso della monta- gna, nel Vangelo di Matteo. Dopo aver presentato domenica scorsa le Beatitudini, oggi mette in risalto le parole di Gesù che descrivono la missione dei suoi discepoli nel mondo (cfr Mt 5,13-16). Egli utilizza le metafore del sale e della luce e le sue parole sono dirette ai discepoli di ogni tempo, quindi anche a noi. Gesù ci invita ad essere un riflesso della sua luce, attraverso la testimonianza delle opere buone. E dice: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Queste parole sottolineano che noi siamo ricono- scibili come veri discepoli di Colui che è la Luce del mondo, non nelle parole, ma dalle nostre opere. Infatti, è soprattutto il nostro comportamento che – nel bene e nel male – lascia un segno negli altri. Abbiamo quindi un compito e una responsabilità per il dono ricevuto: la luce della fede, che è in noi per mezzo di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo, non dobbiamo trat- tenerla come se fosse nostra proprie- tà. Siamo invece chiamati a farla risplendere nel mondo, a donarla agli altri mediante le opere buone. E quanto ha bisogno il mondo della luce del Vangelo che trasforma, guarisce e garantisce la salvezza a chi lo accoglie! Questa luce noi dobbiamo portarla con le nostre opere buone. La luce della nostra fede, donandosi, non si spegne ma si rafforza. Invece può venir meno se non la alimentiamo con l’amore e con le opere di carità. Così l’immagine della luce s’incontra con quella del sale. La pagina evangelica, infatti, ci dice che, come discepoli di Cristo, siamo anche «il sale della terra» (v. 13). Il sale è un elemento che, mentre sapore, preserva il cibo dall’alterazione e dalla corruzione – al tempo di Gesù non c’erano i frigoriferi! –. Pertanto, la missione dei cristiani nella società è quella di dare “sapore” alla vita con la fede e l’amore che Cristo ci ha donato, e nello stesso tempo di tenere lontani i germi inquinanti dell’egoismo, dell’invidia, della maldicenza, e così via. Questi germi rovinano il tessuto delle nostre comunità, che devono invece risplen- dere come luoghi di accoglienza, di solidarietà, di riconciliazione. Per adempiere a questa missione, bisogna che noi stessi per primi siamo liberati dalla degenerazione corruttrice degli influssi mondani, contrari a Cristo e al Vangelo; e questa purificazione non finisce mai, va fatta continuamente, va fatta tutti i giorni! Ognuno di noi è chiamato ad essere luce e sale nel proprio ambiente di vita quotidiana, perseverando nel compito di rigene- rare la realtà umana nello spirito del Vangelo e nella prospettiva del regno di Dio. Ci sia sempre di aiuto la protezione di Maria Santissima, prima discepola di Gesù e modello dei credenti che vivono ogni giorno nella storia la loro vocazione e missione. La nostra Madre ci aiuti a lasciarci sempre purificare e illuminare dal Signore, per diventare a nostra volta “sale della terra” e “luce del mondo”. Dopo l'Angelus: Cari fratelli e sorelle, oggi, in Italia, si celebra la Giornata per la Vita, sul tema “Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”. Mi unisco ai Vescovi italiani nell’auspicare una coraggiosa azione educativa in favore della vita umana. Ogni vita è sacra! Portiamo avanti la cultura della vita come risposta alla lo- gica dello scarto e al calo demografico; stiamo vicini e insieme pre- ghiamo per i bambini che so- no in pericolo d’interruzione della gravidanza, come pure per le persone che stanno alla fine della vita – ogni vita è sa- cra! – perché nessuno sia lasciato solo e l’amore difen- da il senso della vita. Ricor- diamo le parole di Madre Teresa: «La vita è bellezza, ammirala; la vita è vita, difen- dila!», sia col bambino che sta per nascere, sia con la perso- na che è vicina a morire: ogni vita è sacra! Preghiera a Maria nel Messaggio di papa Francesco per la xxv Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2017) STUPORE PER QUANTO DIO COM- PIE: «GRANDI COSE HA FATTO PER ME L’ONNIPOTENTE …» (Lc 1,49) O Maria, nostra Madre, che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio, sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore, soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze, guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello, e aiutaci ad affidarci al Padre che compie grandi cose. UDIENZA GENERALE Mercoledì 8 febbraio 2017 LA SPERANZA CRISTIANA 10. La speranza fonte del conforto reciproco e della pace (1Ts 5,12-22) Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Mercoledì scorso abbiamo visto che san Paolo, nella Prima Lettera ai Tessa- lonicesi, esorta a rimanere radicati nella speranza della risurrezione (cfr 5,4-11), con quella bella parola «sare- mo sempre con il Signore» (4,17). Nello stesso contesto, l’Apostolo mo- stra che la speranza cristiana non ha solo un respiro personale, individuale, ma comunitario, ecclesiale. Tutti noi speriamo; tutti noi abbiamo speranza, anche comunitariamente. Per questo, lo sguardo viene subito allargato da Paolo a tutte le realtà che compon- gono la comunità cristiana, chiedendo loro di pregare le une per le altre e di sostenersi a vicenda. Aiutarci a vicen- da. Ma non solo aiutarci nei bisogni, nei tanti bisogni della vita quotidiana, ma aiutarci nella speranza, sostenerci nella speranza. E non è un caso che cominci proprio facendo riferimento a coloro ai quali è affidata la responsa- bilità e la guida pastorale. Sono i primi ad essere chiamati ad alimentare la speranza, e questo non perché siano migliori degli altri, ma in forza di un mi- nistero divino che va ben al di là delle loro forze. Per tale moti- vo, hanno quanto mai bisogno del ri- spetto, della com- prensione e del sup- porto benevolo di tutti quanti. L’atten- zione poi viene posta sui fratelli che ri- schiano maggior- mente di perdere la speranza, di cadere nella disperazione. Noi sempre abbiamo notizie di gente che cade nella disperazione e fa cose brutte… La disperazione li porta a tan- te cose brutte. Il riferimento è a chi è scoraggiato, a chi è debole, a chi si sente abbattuto dal peso della vita e delle proprie colpe e non riesce più a sollevarsi. In questi casi, la vicinanza e il calore di tutta la Chiesa devono farsi ancora più intensi e amorevoli, e de- vono assumere la forma squisita della

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FOGLIO D’INFORMAZIONI DELLA PARROCCHIA SANTA MARIA MAGGIORE Piazza S. Maria 14 00052 CERVETERI –RM– 12 febbraio 2017

PAROLE DI PAPA FRANCESCO ANGELUS Piazza San Pietro Domenica, 5 febbraio 2017 Cari fratelli e sorelle, buongiorno! In queste domeniche la liturgia ci propo-ne il cosiddetto Discorso della monta-gna, nel Vangelo di Matteo. Dopo aver presentato domenica scorsa le Beatitudini, oggi mette in risalto le parole di Gesù che descrivono la missione dei suoi discepoli nel mondo (cfr Mt 5,13-16). Egli utilizza le metafore del sale e della luce e le sue parole sono dirette ai discepoli di ogni tempo, quindi anche a noi. Gesù ci invita ad essere un riflesso della sua luce, attraverso la testimonianza delle opere buone. E dice: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Queste parole sottolineano che noi siamo ricono-scibili come veri discepoli di Colui che è la Luce del mondo, non nelle parole, ma dalle nostre opere. Infatti, è soprattutto il nostro comportamento che – nel bene e nel male – lascia un segno negli altri. Abbiamo quindi un compito e una responsabilità per il dono ricevuto: la luce della fede, che è in noi per mezzo di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo, non dobbiamo trat-tenerla come se fosse nostra proprie-tà. Siamo invece chiamati a farla risplendere nel mondo, a donarla agli altri mediante le opere buone. E quanto ha bisogno il mondo della luce del Vangelo che trasforma, guarisce e garantisce la salvezza a chi lo accoglie! Questa luce noi dobbiamo portarla con le nostre opere buone. La luce della nostra fede, donandosi, non si spegne ma si rafforza. Invece può venir meno se non la alimentiamo con l’amore e con le opere di carità. Così l’immagine della luce s’incontra con quella del sale. La pagina evangelica, infatti, ci dice che, come discepoli di Cristo, siamo anche «il sale della terra» (v. 13). Il sale è un elemento che, mentre dà sapore, preserva il cibo dall’alterazione e dalla corruzione – al tempo di Gesù non c’erano i frigoriferi! –. Pertanto, la missione dei cristiani nella società è quella di dare “sapore” alla vita con la fede e l’amore che Cristo ci ha donato, e nello stesso tempo di tenere lontani i germi inquinanti dell’egoismo, dell’invidia, della maldicenza, e così via. Questi

germi rovinano il tessuto delle nostre comunità, che devono invece risplen-dere come luoghi di accoglienza, di solidarietà, di riconciliazione. Per adempiere a questa missione, bisogna che noi stessi per primi siamo liberati dalla degenerazione corruttrice degli influssi mondani, contrari a Cristo e al Vangelo; e questa purificazione non finisce mai, va fatta continuamente, va fatta tutti i giorni! Ognuno di noi è chiamato ad essere luce e sale nel proprio ambiente di vita quotidiana, perseverando nel compito di rigene-rare la realtà umana nello spirito del Vangelo e nella prospettiva del regno di Dio. Ci sia sempre di aiuto la protezione di Maria Santissima, prima discepola di Gesù e modello dei credenti che vivono ogni giorno nella storia la loro vocazione e missione. La nostra Madre ci aiuti a lasciarci sempre purificare e illuminare dal Signore, per diventare a nostra volta “sale della terra” e “luce del mondo”. Dopo l'Angelus: Cari fratelli e sorelle, oggi, in Italia, si celebra la Giornata per la Vita, sul tema “Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”. Mi unisco ai Vescovi italiani nell’auspicare una coraggiosa azione educativa in favore della vita umana. Ogni vita è sacra! Portiamo avanti la cultura della vita come risposta alla lo-gica dello scarto e al calo demografico; stiamo vicini e insieme pre-ghiamo per i bambini che so-no in pericolo d’interruzione della gravidanza, come pure per le persone che stanno alla fine della vita – ogni vita è sa-cra! – perché nessuno sia lasciato solo e l’amore difen-da il senso della vita. Ricor-diamo le parole di Madre Teresa: «La vita è bellezza, ammirala; la vita è vita, difen-dila!», sia col bambino che sta per nascere, sia con la perso-na che è vicina a morire: ogni vita è sacra!

Preghiera a Maria nel Messaggio di papa Francesco per la xxv Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2017) STUPORE PER QUANTO DIO COM-PIE: «GRANDI COSE HA FATTO PER ME L’ONNIPOTENTE …» (Lc 1,49) O Maria, nostra Madre, che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio, sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore, soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze, guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello, e aiutaci ad

affidarci al Padre che compie grandi cose.

UDIENZA GENERALE Mercoledì 8 febbraio 2017 LA SPERANZA CRISTIANA

10. La speranza fonte del conforto reciproco e della pace (1Ts 5,12-22) Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Mercoledì scorso abbiamo visto che san Paolo, nella Prima Lettera ai Tessa-lonicesi, esorta a rimanere radicati nella speranza della risurrezione (cfr 5,4-11), con quella bella parola «sare-mo sempre con il Signore» (4,17). Nello stesso contesto, l’Apostolo mo-stra che la speranza cristiana non ha solo un respiro personale, individuale, ma comunitario, ecclesiale. Tutti noi speriamo; tutti noi abbiamo speranza, anche comunitariamente. Per questo, lo sguardo viene subito allargato da Paolo a tutte le realtà che compon-gono la comunità cristiana, chiedendo loro di pregare le une per le altre e di sostenersi a vicenda. Aiutarci a vicen-da. Ma non solo aiutarci nei bisogni, nei tanti bisogni della vita quotidiana, ma aiutarci nella speranza, sostenerci nella speranza. E non è un caso che cominci proprio facendo riferimento a coloro ai quali è affidata la responsa-bilità e la guida pastorale. Sono i primi ad essere chiamati ad alimentare la speranza, e questo non perché siano

migliori degli altri, ma in forza di un mi-nistero divino che va ben al di là delle loro forze. Per tale moti-vo, hanno quanto mai bisogno del ri-spetto, della com-prensione e del sup-porto benevolo di tutti quanti. L’atten-zione poi viene posta sui fratelli che ri-schiano maggior-mente di perdere la speranza, di cadere nella disperazione.

Noi sempre abbiamo notizie di gente che cade nella disperazione e fa cose brutte… La disperazione li porta a tan-te cose brutte. Il riferimento è a chi è scoraggiato, a chi è debole, a chi si sente abbattuto dal peso della vita e delle proprie colpe e non riesce più a sollevarsi. In questi casi, la vicinanza e il calore di tutta la Chiesa devono farsi ancora più intensi e amorevoli, e de-vono assumere la forma squisita della

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compassione, che non è avere compati-mento: la compassione è patire con l’altro, soffrire con l’altro, avvicinarmi a chi soffre; una parola, una carezza, ma che venga dal cuore; questa è la compassione. Per chi ha bisogno del conforto e della consolazione. Questo è quanto mai importante: la spe-ranza cristiana non può fare a meno della carità genuina e concreta. Lo stesso Apo-stolo delle genti, nella Lettera ai Romani, afferma con il cuore in mano: «Noi, che siamo i forti – che abbiamo la fede, la spe-ranza, o non abbiamo tante difficoltà – abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi» (15,1). Portare, portare le debolezze altrui. Questa testimonianza poi non rimane chiusa dentro i confini della comunità cri-stiana: risuona in tutto il suo vigore anche al di fuori, nel contesto sociale e civile, come appello a non creare muri ma ponti, a non ricambiare il male col male, a vincere il male con il bene, l’offesa con il perdono – il cristiano mai può dire: me la pagherai!, mai; questo non è un gesto cristiano; l’offesa si vince con il perdono –, a vivere in pace con tutti. Questa è la Chiesa! E questo è ciò che opera la speranza cri-stiana, quando assume i lineamenti forti e al tempo stesso teneri dell’amore. L’amore è forte e tenero. E’ bello. Si comprende allora che non si impara a sperare da soli. Nessuno impara a sperare da solo. Non è possibile. La speranza, per alimentarsi, ha bisogno necessariamente di un “corpo”, nel quale le varie membra si sostengono e si ravvivano a vicenda. Questo allora vuol dire che, se speriamo, è perché tanti nostri fratelli e sorelle ci hanno insegnato a sperare e hanno tenuto viva la nostra speranza. E tra questi, si distinguono i piccoli, i poveri, i semplici, gli emarginati. Sì, perché non conosce la speranza chi si chiude nel proprio benessere: spera sol-

tanto nel suo benessere e questo non è speranza: è sicurezza relativa; non conosce la speranza chi si chiude nel proprio appa-gamento, chi si sente sempre a posto… A sperare sono invece coloro che speri-mentano ogni giorno la prova, la preca-rietà e il proprio limite. Sono questi nostri fratelli a darci la testimonianza più bella, più forte, perché rimangono fermi nell’affi-damento al Signore, sapendo che, al di là della tristezza, dell’oppressione e della ineluttabilità della morte, l’ultima parola sarà la sua, e sarà una parola di miseri-cordia, di vita e di pace. Chi spera, spera di sentire un giorno questa parola: “Vieni, vieni da me, fratello; vieni, vieni da me, sorella, per tutta l’eternità”. Cari amici, se — come abbiamo detto — la dimora natu-rale della speranza è un “corpo” solidale, nel caso della speranza cristiana questo corpo è la Chiesa, mentre il soffio vitale, l’anima di questa speranza è lo Spirito Santo. Senza lo Spirito Santo non si può avere speranza. Ecco allora perché l’Apo-stolo Paolo ci invita alla fine a invocarlo continuamente. Se non è facile credere, tanto meno lo è sperare. E’ più difficile sperare che credere, è più difficile. Ma quando lo Spirito Santo abita nei nostri cuori, è Lui a farci capire che non dobbiamo temere, che il Signore è vicino e si prende cura di noi; ed è Lui a modellare le nostre comunità, in una perenne Pen-tecoste, come segni vivi di speranza per la famiglia umana. Grazie. Dal discorso ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per l'educazione cattolica Giovedì 9 febbraio 2017 … L’uomo non può vivere senza speranza e l’educazione è generatrice di speranza. Infatti l’educazione è un far nascere, è un far crescere, si colloca nella dinamica del dare la vita. E la vita che nasce è la sorgente più zampillante di speranza; una

vita tesa alla ricerca del bello, del buono, del vero e della comunione con gli altri per una crescita comune. Sono convinto che i giovani di oggi hanno soprattutto necessità di questa vita che costruisce futuro. Perciò, il vero educatore è come un padre e una madre che trasmette una vita capace di futuro. Per avere questa tempra occorre mettersi in ascolto dei giovani: il “lavoro dell’orecchio”. Mettersi in ascolto dei giovani! E lo faremo in particolare con il prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato a loro. L’educazione, poi, ha in comune con la speranza la stessa “stoffa” del rischio. La speranza non è un superficiale ottimismo, nemmeno la capacità di guardare alle cose benevolmente, ma anzitutto è un saper rischiare nel modo giusto, proprio come l’educazione. …

PARROCCHIA SANTA MARIA MAGGIORE Piazza S. Maria 14 00052 CERVETERI - RM - tel. 06.5656.7321 www.smariamaggiorecerveteri.it email: [email protected]

Don Gianni Sangiorgio 3334690381, don Ronald Kigozi 3299614763 UFFICIO PARROCCHIALE: lunedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 12; martedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 17.

Facciamo parte della DIOCESI SUBURBICARIA DI PORTO – SANTA RUFINA: il nostro Vescovo è S. Ecc. mons. Gino Reali. La Curia Diocesana è in via del Cenacolo 53, 00123 Roma La Storta (da lunedì a venerdì ore 9-13)

tel. 06.3089.3848 fax 06.3089.3658 - www.diocesiportosantarufina.it - email: [email protected]

DOMENICA 12 FEBBRAIO 2017 Sir 15,15-20; Sal 118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. M. Maggiore 8 - 11 – 18 S. MESSA Madonna dei Canneti 9.30 S. MESSA

LUNEDI’ 13 FEBBRAIO Gen 4,1-15.25; Sal 49; Mc 8,11-13

Cimitero vecchio 15 S. MESSA San Michele 17.30 S. Rosario - 18 S. MESSA 16 Comunione 2 (Manila) 16.45 Cresima 1 (Lucilla) 17 Comunione 1 (Stefania)

MARTEDI’ 14 FEBBRAIO Festa dei Ss. Cirillo e Metodio, Patroni d’Eu-ropa At 13,46-49; Sal 116; Lc 10,1-9

Madonna dei canneti 8 S. MESSA San Michele 17.30 S. Rosario - 18 S. MESSA 17 Comunione 1 (Stefania) Comunione 2 (Manila) Comunione 2 (Cinzia) Cresima 1 (Francesca) - Cresima 2 (Manuela)

MERCOLEDI’ 15 FEBBRAIO Gen 8,6-13.20-22; Sal 115; Mc 8,22-26

17 Comunione 1 (Cinzia) Comunione 2 (Stefania) Cresima 1 (Francesca) Cresima 2 (Manuela) San Michele 17.30 S. Rosario - 18 S. MESSA Oratorio San Michele 19 S. MESSA, Incontro giovani Teen & Young

GIOVEDI’ 16 FEBBRAIO Gen 9,1-13; Sal 101; Mc 8,27-33

S. M. Maggiore 9 S. MESSA, INCONTRO CATECHISTI S. Michele 17.30 S. Rosario - 18 S. MESSA, ADORAZIONE - 21 Dialogo sul Vangelo

VENERDI’ 17 FEBBRAIO Ss. Sette Fondatori dei Servi di Maria Gen 11,1-9; Sal 32; Mc 8,34 - 9,1

S. Antonio 8 S. MESSA San Michele 17.30 S. Rosario - 18 S. MESSA 18.30 S.M. Maggiore FREEDOM incontro ragazzi delle medie

SABATO 18 FEBBRAIO Eb 11,1-7; Sal 144; Mc 9,2-13

Madonna dei canneti 8 S. MESSA S. M. Maggiore 17.30 S. Rosario - 18 S. MESSA

DOMENICA 19 FEBBRAIO Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48

VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. M. Maggiore 8 - 11 – 18 S. MESSA Madonna dei Canneti 9.30 S. MESSA