Parlo di energia nucleare e mi do la “zappata sui piedi ... · Sebbene nell'era di Internet...

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Parlo di energia nucleare e mi do la “zappata sui piedi”... Perché l'argomento dell'energia nucleare è tremendamente spinoso, difficile, anche pericoloso, se vogliamo.

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Parlo di energia nucleare e mi do la “zappata sui piedi”... Perché l'argomento dell'energia nucleare è tremendamente spinoso, difficile, anche pericoloso, se vogliamo.

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Per questo ho voluto mettere il segnale di "curva pericolosa", perché se affrontiamo l'argomento senza le dovute precauzioni rischiamo di prendere la tangente e finire fuori pista. Data la vastità e la complessità della problematica io non posso affrontare in maniera soddisfacente e in pochi minuti l'argomento. Piuttosto possiamo cercare un metodo, un approccio che ci consenta un giudizio equilibrato mantenendo la nostra obiettività. La prima difficoltà che incontriamo è dovuta al fatto che l'energia nucleare è comunque un argomento scientifico e quindi richiede la conoscenza e la comprensione di concetti fisici più specialistici, poco noti ai più. Sebbene nell'era di Internet abbiamo a disposizione una grande quantità di informazioni - mi basta digitare su Google il concetto che non conosco per trovare almeno una pagina che ne parla - la domanda che ci dobbiamo porre è "può internet sostituire l'università?". Può un sapere che si basa esclusivamente sulle pagine del web sostituire la formazione e l'esperienza maturata "mettendoci le mani"? Il buon senso direbbe di no, perché il sapere che troviamo è abbastanza divulgativo, appena sufficiente ad intavolare una discussione. La ricerca di conoscenza, informazioni, verità diventa ancora più difficile se si pensa che Internet consente a chiunque di scrivere qualsiasi cosa, giusta o sbagliata che sia, lasciando al lettore l'arduo compito di capire da solo cosa sia valido e cosa no.

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Per fare un esempio di come troviamo le informazioni possiamo parlare di radiazioni. Di solito ci viene detto soltanto quanti decadimenti al secondo ci sono ma ciò non è sufficiente per comprendere la realtà della situazione, difatti, se si vuole descrivere una radiazione si devono fornire diverse informazioni: il tipo della radiazione - ogni particella, come vediamo dal grafico blu, si comporta in un mondo diverso; la sua energia - un oggetto con alta energia è più penetrante di uno a bassa energia; la vita media dell'elemento-sorgente della radiazione - nel sentire comune si pensa che una cosa che ha lunga durata sia pericolosa per tanto tempo. È vero ma, a parità di quantità, se ho un grammo di una sostanza veloce e un grammo di una sostanza lenta, quella veloce mi scarica addosso tutto il suo potenziale di radiazioni in pochi minuti, mentre quella lenta me lo somministra pian piano. Se sono esposto per un certo tempo, è la radiazione veloce a farmi più danno durante quell'intervallo di tempo; bisogna anche specificare le dimenzioni del volume in cui è stata misurata - se ho una certa radioattività in un oggetto che posso chiudere nel pugno della mano, ho un certo danno alla mano, la stessa radioattività, in questa stanza, non mi arreca danno perché posso avere un decadimento qui o uno laggiù dove è troppo lontano per farmi male. Bisogna vedere quanto è diluita. A volte è addirittura necessario specificare dove la radiazione va a finire perché ogni tessuto si danneggia in modo diverso.

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Il problema dell'energia nucleare va oltre la difficoltà di comprensione dei concetti scientifici, perché coinvolge un gran numero di discipline diverse. Allora succede che ad un argomento economico troviamo un'obiezione scientifica o ad un argomento scientifico troviamo un'obiezione di legalità o ambientale etc. Insomma, una gran confusione. Di giusto, se ho un problema economico dovrei chiedere parere ad un economista; se ho un problema scientifico convoco lo scienziato. Ma posso avere sempre dietro un comitato di angeli custodi che mi indichi di volta in volta se ciò che sto leggendo è corretto o no? Allora come si fa? Quando non abbiamo nessuno a consigliarci con la sua esperienza ci armiamo di pazienza, di calcolatrice, di umiltà e ci mettiamo a cercare pian piano i dati.

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Ad esempio, volendo trattare l'argomento della produzione di energia per fare un confronto, cerchiamo su google la potenza istantanea di una centrale nucleare tipo. Il dato lo troviamo subito: primo risultato. Se invece cerchiamo lo stesso dato per quanto riguarda il solare, dobbiamo spingerci fino alla quarta pagina. O non interessa oppure si teme il confronto. Dal confronto quello che ne sembra uscire meglio è l'eolico, perché tutto sommato duecento eliche le si possono distribuire qua e là ma c'è il problema che non posso togliere la corrente ad un ospedale perché oggi non c'è vento. Si fa grande pubblicità al solare ma se guardiamo la potenza ci accorgiamo che per arrivare al livello della centrale nucleare più "scarsa" abbiamo bisogno di una superficie complessiva di pannelli fotovoltaici che copra i 4 chilometri quadrati. Praticamente 10 volte l'area della Città del Vaticano. Non è impossibile, si può fare, ma la superficie non è trascurabile e bisogna vedere se conviene lo stesso. Comunque, non è che il Sole non sia generoso. Il sole riesce a scaricare a terra anche 10 volte di più del numero che leggete qui. Siamo noi, incapaci di raccogliere tutta l'energia. Certo, io potrei utilizzare il denaro per finanziare la ricerca ma la ricerca non va a comando: è una cosa creativa che non mi da soluzioni istantanee neanche se le dò più denaro del necessario. Il "top" sarebbe la fusione nucleare, ma abbiamo bisogno di altri 50 anni, quindi dobbiamo guadagnare tempo in altri modi.

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Tutti questi problemi non sono niente di fronte alla difficoltà più grande: l'emotività. Se io, nel mio navigare, sono esposto alle immagini dei morti, delle malattie, degli incidenti, prima o poi mi viene paura. Questa paura, dall'esterno, non necessariamente mi viene tutta in una volta per colpa di un sito specializzato, ma si forma lentamente, con piccole somministrazioni quotidiane, mescolate a tante altre informazioni. Una volta che la paura mi è entrata dentro non c'è verso di ragionare. Posso incontrare una persona che mi descrive il problema alla perfezione e persistere ugualmente nella mia situazione. In questo caso la paura agisce dall'interno condizionando le mie scelte e il mio giudizio e il mio comportamento. Anche io ero così: la prima volta che entrai in un laboratorio didattico, il mio professore estrasse una sorgente radioattiva di americio 241 da un esperimento che si trovava a circa 30-40 centimetri da me. D'istinto mi feci indietro e allargai pure le braccia come per allontanare anche i colleghi. Il professore sorrise come per guardare un ingenuo e mi dimostrò che il mio comportamento era completamente ingiustificato perché l'americio 241 emette particelle alfa a 5.48 MeV che sono fermate completamente da pochi centimetri d'aria o dalla parte esterna di pelle morta. L'unica maniera nella quale poteva arrecarmi danno era l'ingestione, ma finché tocco e mi lavo le mani non corro alcun rischio. La paura si traduce in un doppiopesismo: conosciamo tutti il disastro di Chernobyl, soprattutto per i danni gravi alle persone. In seguito ad un incidente avvenuto in Ukraina abbiamo negato completamente il nucleare con un referendum. Non so se conoscete la tragedia del Vajont. Stiamo parlando di una diga, in Italia, una centrale idroelettica, quindi energia rinnovabile ed inquinamento zero. Poco dopo l'inaugurazione, un pezzo di montagna è scivolato dentro il bacino della diga e l'acqua che è tracimata ha distrutto i paesi che si trovavano a valle uccidendo quasi 2000 persone. Non mi risulta che nessuno abbia mai proposto un referendum per vietare l'idroelettrico. Mentre un incidente avvenuto in Ucraina ci ha spinto a vietare completamente una fonte di energia, una tragedia avvenuta in Italia ci ha lasciati praticamente indifferenti.

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Come l'acqua nella diga è una cosa che usiamo tutti i giorni, allo stesso modo la radioattività ci circonda e fa parte della nostra vita quotidiana. Alcuni elementi radioattivi si trovano perfino all'interno del nostro organismo (8000 decadimenti al secondo) e ne assumiamo con il cibo. Il famoso carbonio 14, quello usato per le datazioni, comincia a decrescere solo quando si muore. C'è radioattività nei muri delle nostre case, nelle nostre ossa, perfino in una banana (sono ricche di potassio 40). I vulcani come l'Etna portano in superficie diversi elementi radioattivi e le zone limitrofe risultano avere un'attività naturale superiore ad altri luoghi. Allora perché non siamo tutti già morti? Perché, oltre al discorso della dose assorbita, l'organismo ha dei metodi per auto-ripararsi e noi, che da secoli e secoli viviamo con questo compagno-vulcano, dovremmo aver sviluppato una maggiore resistenza.

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L'effetto delle radiazioni, altro non è che la formazione dei famosi radicali liberi, i quali hanno la proprietà di attaccarsi al DNA producendo errori. E qua vediamo che ci sono tante cose che ci arrecano danno e che ci spaventano meno. C'è l'inquinamento giornaliero che è entrato nella nostra routine, c'è il fumo e soprattutto il fumo passivo. Mentre per queste sorgenti si fa un moderato rumore, più appartenente alle associazioni ambientaliste, per l'opinione pubblica il nucleare è quasi universalmente riconosciuto come sorgente di guai. Altro esempio di doppiopesismo. Dopo che ho formato un radicale libero che succede?

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L'effetto delle radiazioni (quindi la presenza di radicali liberi) è variegato: può determinare un indebolimento delle difese immunitarie (si può ancora risolvere); può portare ad una cellula tumorale (e questa è una delle tante possibilità); può portare una mutazione ma la cellula si autoripara; può portare un danno tale che la cellula si autodistrugge (e questo fatto, detto autoptosi, lo usiamo nei laboratori di Catania per curare il tumore dell'occhio in modo indolore: i protoni sono come dei bombardieri, penetrano nei tessuti senza fare grossi danni e poi scaricano tutta la loro energia alla fine del loro percorso, dove c'è il tumore, inducendogli proprio l'autoptosi. Negli anni scorsi abbiamo guarito un centinaio di persone facendo scomparire il tumore nel giro di soli 7 giorni). Siamo dunque passati dalla radiazione che produce tumori alla radiazione che, usata bene, li cura.

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Avrei altre slide con altri confronti tra radiazioni naturali ed incidenti, per mostrare quali siano le vere proporzioni, ma, visti i tempi, concludo dicendo che queste informazioni che vi ho raccontato oggi, non le avrei potute dire senza Samizdatonline perché è una delle poche realtà sul web che dà l'opportunità di dire delle cose, anche se sono controtendenza e che altrimenti non avrebbero spazio altrove. Ringrazio quindi Samizdatonline e ringrazio voi per avermi dedicato la vostra attenzione.

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Unae‐mailchehoricevutodopol’incontroeallaqualehorisposto:

Il giorno 21-mag-11, alle ore 20:33, Salvatore ha scritto:

ciao ieri ero all'incontro a messina dove hai effettuato l'intervento sul nucleare volevo farti alcune domande e alcune osservazioni uso la rete dal lontano 1995 quando era qualcosa di piu di uno strumento per gli addetti ai lavori e sicuramente mi era nota la tecnica di manipolazione, disinformazione e debunking sicuramente fukushima è stato strumentalizzato ma è altrettanto sicuro che il nucleare pone tutta una serie di incognite (decommissionamento centrale, scorie, sicurezza, etc) e soprattutto non sono un ambientalista ieri hai dato ad impatto una notizia e cioè che per ottenere 1600MW in solare bisognerebbe occupare 4km in pannelli fv e, continuando, ha detto che bisognerebbe radere al suolo una superficie equivalente al vaticano. (basta mettere invece i pannelli sopra i tetti o utilizzarli come elementi architettnici) ma non hai detto che il conto energia ha portato ad avere in 3 anni (contro i 15 cioe tempo di costruzione di una centrale) in italia l'equivalente di una centrale di 1GW volevo chiederti perche il nucleare per te, da quello che mi sembrava di capire, era la via giusta al problema energetico (ne sai sicuramente piu di me quindi è ragionevole chiederti) a mio avviso sembrerebbe piu efficiente, efficace ed economica qualunque altra forma di cogenerazione energetica (FV ma non solo) tra l'altro ad qualche mese si parla di reazione nucleare a bassa energia (e-cat) http://www.nyteknik.se/incoming/article3144960.ece/BINARY/Download+the+report+by+Kullander+and+Ess%C3%A9n+%28pdf%29. ciao e grazie in comunione

Ciao Salvatore, innanzitutto mi scuso per non essere stato sufficientemente chiaro. Il calcolo che avevo fatto, infatti, riguardava la centrale nucleare meno efficiente (600 MW) che certo non può competere con i colossi che attualmente vanno a petrolio e riescono a raggiungere tetti da 4 GW ciascuno (e non tutti insieme). Il termoelettrico è infatti imbattibile da questo punto di vista, nessuna centrale nucleare può competere. È già evidente, allora, che il nucleare non è la panacea di tutti i mali e certo finiremmo con il raddoppiare il numero di centrali se, per assurdo, decidessimo di eliminare il termoelettrico sostituendolo soltanto con il nucleare. La superficie, teorica, da ricoprire di pannelli fv per ottenere una produzione di 600 MW è di circa 4 chilometri quadrati. Significa cioè un quadrato di due chilometri di lato. Detto questo, mi poni, giustamente, l'utilizzo dei tetti con il fotovoltaico. Innanzitutto devo dire che il calcolo riguarda una superficie effettiva, cioè un'esposizione del pannello sempre ottimale. Questo nella realtà non è possibile perché la latitudine cambia l'angolo dell'eclittica (la traiettoria fittizia che il

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sole compie sulla volta celeste) perciò i pannelli in realtà renderebbero di meno. Inoltre, se è vero che si possono usare i tetti, è anche vero che dobbiamo considerare le superfici "morte" come strade e suolo calpestabile. E poi bisogna fronteggiare il fatto che la maggior parte della gente vive in palazzi, dove il tetto è proprietà di un solo inquilino o comunque bisognerebbe evitare di penalizzare chi un tetto non ce l'ha. In terzo luogo anche il solare ha il difetto dell'eolico: immaginiamo certe settimane invernali nelle quali il sole sembra un pallido ricordo. In questi casi il pannello solare tocca il suo minimo di rendimento. Certo, si possono caricare delle batterie ma l'energia non si crea né si distrugge quindi se nel giorno di sole produco 10, anche se carico una batteria, non potrò mai consumare per 11. Quattro chilometri quadrati sono una previsione più che rosea perché in realtà sarebbe maggiore, una superficie che ha un certo costo di realizzazione. Ho volutamente usato il caso più negativo (nei confronti del nucleare) per fare i miei esempi. Dobbiamo fare poi attenzione ai numeri: se ho capito bene, mi dici che l'intera cogenerazione italiana ha portato ad 1 GW di potenza; non stiamo confrontando un dato cumulativo con un dato relativo ad una singola centrale? Se il nucleare non è la panacea di tutti i mali, allora qual è il senso del mio intervento? Il senso è semplice: abbiamo bisogno di almeno 50 anni per mettere a punto una sorgente energetica che sia costante, stabile, controllata e di lunghissima durata; a questi requisiti risponde solo la fusione nucleare (che è l'energia che ci fa vivere, essendo il nostro sole la sorgente di tutte le energie rinnovabili); come facciamo a mantenere il nostro tenore di vita per 50 anni sapendo che il petrolio potrebbe finire fra 30? Il nucleare, insieme a tutte le altre fonti energetiche, potrebbe essere un diversivo: permettere di risparmiare petrolio limitandone i consumi e allungandone la durata fino a quando non sarà disponibile una sorgente energetica veramente adeguata. Ciò che mi premeva sottolineare è che una tecnologia non può essere rifiutata per una paura forse eccessiva e che dobbiamo mantenere un giudizio equilibrato ed oggettivo. Cominciamo, ad esempio, con il chiederci il perché delle nostre paure e vagliare la risposta per vedere se è reale e convincente oppure no. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è il buon senso: formulare la strategia più conveniente sotto tutti gli aspetti facendo confronti indipendenti dalle paure personali e dalle ideologie del momento. Ad esempio, non dimenticare che un pannello solare esaurito va smaltito adeguatamente per non ricadere in drammi come quello dell'Eternit (che ancora oggi stiamo pagando) e, allo stesso tempo, valutare l'effettivo inquinamento di altre fonti per fare un confronto. Al mondo, non esiste nulla a prova di idiota: né il solare, né il nucleare, né altro. Siamo noi che dobbiamo imparare ad usare il nostro sapere senza rifiutarlo e agendo con l'obiettivo che non ci rimetta mai nessuno. Spero di essere stato chiaro, mi scuso per eventuali imprecisioni. P.S. Sto leggendo con molto interesse il pdf che mi hai segnalato ma per ora freno ogni entusiasmo. Il taglio è simile a quello delle reazioni piezonucleari delle quali non sento più parlare da tempo, immagino perché rivelatesi non propriamente scientifiche. Lunedì, scarico le referenze con l'accesso dai laboratori dove lavoro.

E.S.dottorandoinfisicanucleareesocioSamizdatonline

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Slidediriserva:

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