Parliamo Italiano Nei Dialoghi

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    ИТАЛЬЯНСКИЙ ЯЗЫК В ДИАЛОГАХ

    IN CITTÀ

    – Ciao Luisa, cosa fai?– Non faccio niente.– Allora andiamo a fare spese insieme. È una splendida giornata oggi.Gina e Luisa vanno in città. Quanta gente per le strade! Le vetrine sono piene di belle cose: scarpe, borse,camicette, sciarpe, calze e cravatte. È una meraviglia. Le due amiche vanno in cerca di una giacca rossa.– Questa è brutta e troppo cara, ma quella è a buon mercato e anche carina.– Ma che cosa c’è intorno a quella piccola e grassa signora?– Una grande folla. Ma è già tardi.

    Che cosa fa Luisa? Com’è la giornata? Cosa fanno le due amiche? Dove vanno Gina e Luisa? Dov’è lagente? Come sono le vetrine? Di che cosa vanno in cerca Gina e Luisa? Com’è la giacca? È cara questagiacca? È a buon mercato quella giacca? Che cosa c’è intorno alla piccola e grassa signora?

     ALLA STAZIONE

    Claudia e Maria entrano nella stazione di Milano e vanno alla biglietteria. Davanti allo sportello c’è unalunga coda. Le due amiche aspettano. Stanno aspettando già cinque minuti. Finalmente sono davanti allosportello.– Desidera signorina?– Due biglietti per Roma, per favore.– Di andata e ritorno?– No, solo di andata, prima classe, per favore.– Per quando?– Per dopodomani. Quant’è?– Settantottomilaseicento lire.Claudia guarda nel borsellino, ma non ha abbastanza soldi.– Non ho abbastanza soldi. Maria, hai ventimila lire?– No, mi dispiace.– Signorina allora?– Quanto costano due biglietti di seconda classe?– Quarantatremilaottocento lire.– Allora due biglietti di andata per Roma, seconda classe. Ecco a Lei quarantatremilaottocento lire.– Grazie.Le due amiche vanno poi insieme all’edicola. Qui comprano un orario ferroviario.– Prenotiamo i posti, Claudia?– D’accordo, andiamo allo sportello delle prenotazioni.– Ma c’è anche lo zio Giovanni. Chissà dove va?

    Dove entrano Claudia e Maria? Dove vanno? Che cosa c’è davanti allo sportello? Che cosa desideraClaudia? Quanto costano due biglietti di andata per Roma, prima classe? Perché Claudia compra due

     biglietti di andata, seconda classe? Che cosa Claudia e Maria comprano all’edicola? Cosa fanno allosportello delle prenotazioni? Chi hanno visto anche allo sportello?

     AI GRANDI MAGAZZINI

    – Quanta folla c’è all’entrata della Rinascente!– Che cosa c’è di nuovo?– Sicuramente una liquidazione.– Non ci sono solo donne, ma anche uomini.– Certo, c’è un po’ di tutto. Ci sono anche articoli maschili.– Cerchiamo di entrare anche noi?

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    – Sì, sì, andiamo.Le due amiche vanno attraverso la folla. Il commesso si rivolge al pubblico con queste parole.– Oggi tutto è a buon mercato! Tutto costa solo ventimila lire. Niente è caro. Signore e signori avanti! Chiè il primo? Per Lei, signora, ho questi stivali: sono una meraviglia. In vetrina c’è un bel vestito rosso. In

     vetrina ci sono due vestiti verdi al prezzo basso. Guardate lo splendido abito!Quegli stivali sono proprio perfetti! Quelle borse già stanno aspettando le proprie padrone!– A me sei fazzoletti e la camicia bianca!– A me questa maglietta azzurra!– A me questa cravatta e quei calzini marroni!– A me questo vestito giallo e quegli zoccoli! – E tu cosa compri?– Non ho abbastanza soldi con me. Oggi sono povera. Il borsellino è quasi vuoto. Peccato! C’è tanto dacomprare, specialmente per i bambini.La gente affolla i banchi del magazzino.– Andiamo laggiù! Hanno piatti e posate di plastica. Ho bisogno di nuovi cucchiai per il prossimo picnic.Cristina compra qualche roba e paga alla cassa. Piene di pacchetti e di buste di plastica, le due amichesono di nuovo sulla strada. Sono contente perché hanno preso molte cose per pochi soldi.

    Cosa c’è alla Rinascente? Sono cari gli articoli? Che cosa compra Cristina? Perché Vittoria non compraniente? Com’è il borsellino di Vittoria? Che cosa fa la gente? Di che cosa ha bisogno Cristina per ilprossimo picnic? Dove paga Cristina? Perché le due amiche sono molto contente?

    IN BANCA

    Marco è in banca e aspetta davanti allo sportello del cambio. Entra Paola e va allo sportello accanto.– Buongiorno Paola, anche tu qui?– Sì, debbo cambiare un assegno e tu che fai? Compri valuta estera?– No, cambio cento marchi in lire perché il corso è alto. Come sei elegante però! Hai un vestito veramente

     bello.– Non è niente di speciale.– Se hai tempo, dopo andiamo a bere un caffè insieme.– Con piacere. Ma a mezzogiorno devo essere a casa perché abbiamo ospiti.– Non è possibile. Oggi è giovedì e tuo marito mangia sempre fuori casa.– Sì, hai ragione. Oggi però è un’eccezione. Ma quanti ne abbiamo?– Oggi è il tredici.– Sei sicuro?– Sì, perché?– Se è il tredici sono libera. Abbiamo ospiti fra una settimana. Che ore sono?Marco guarda l’orologio e dice:– È un quarto alle undici.– Ma che cosa fanno gli impiegati? Aspettiamo già da mezz’ora, comincio ad aver fame e sete. Andiamo al

     bar a prendere un caffè e qualcosa da mangiare. Torniamo più tardi in banca. Abbiamo tempo fino all’unae mezzo.

    Perché Paola è in banca? Marco compra valuta estera? Che cosa fa Marco in banca? Perché Paola deveessere a casa a mezzogiorno? Dove mangia il giovedì il marito di Paola? Quanti ne abbiamo? Chi guardal’orologio? Che ore sono? Chi ha fame e sete?

     AL BAR

    Claudia e Francesca sono stanche e vanno in un bar. Entrano e guardano se c’è posto libero. Voglionosedersi, ma tutti i tavoli sono occupati. Ad un tratto ragazze incontrano Mario che dice:– Ciao Francesca, come stai?– Oh, sei tu Mario, come mai qui? Sto bene grazie e tu?Mario le risponde:– Anch’io sto bene. Ma cercate posto? Qui ci sono due posti liberi.– Claudia questo è Mario. Mario questa è Claudia.– Piacere signorina! Adesso però pensiamo a ordinare quello che volete. – Cameriere!– Desidera signore?Mario dice:

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    – Un momento. – Francesca cosa vuoi?– Un cappuccino.– E io un tè.– Con limone o latte?– Con limone per piacere.– E per me un caffè macchiato.– Subito signore.– Grazie. – Ma quanti pacchetti avete!– Non pensiamo ora alle spese, ma parliamo di te. Che fai di bello? Lavori sempre allo stesso posto?– Si purtroppo; non guadagno molto. Ma oggi è difficile trovare lavoro.– Sì, hai ragione. È bello guadagnare molto quando un uomo ha un lavoro nella ditta brava.– È vero, ma che vuoi farci; la vita è difficile per tutti.Il cameriere porta le ordinazioni e gli amici continuano a parlare del più e del meno. Mario diceall’improvviso:– È tardi. Mia moglie mi aspetta. – Cameriere quant’è?– Quattromila lire servizio compreso.– Ecco a Lei! Per fortuna ho spiccioli. – Arrivederci allora e a presto!

    Come sono Claudia e Francesca? Dove vanno? Sono liberi i tavoli del bar? Chi c’è nel bar? Che cosaordina Francesca? Come vuole il tè Claudia? Che cosa ordina Mario? Mario lavora sempre allo stessoposto? Guadagna molto Mario? Gli amici parlano del lavoro di Mario? Che cosa porta il cameriere?Quanto paga Mario?

    UNA MULTA

    Giorgio cammina per via del Corso quando vede Giulio.– Ciao Giulio, dove vai?– Vado dal tabaccaio a comprare francobolli e sigarette. Andiamo insieme?– Volentieri. Ma oggi sei a piedi, non hai la macchina?– No, per venire in centro non prendo mai l’auto. È così difficile trovare un posto per parcheggiare.– È vero. Per te è facile non prendere la macchina perché abiti in centro. Ma andiamo adesso!I due amici entrano in un bar-tabacchi. Il tabaccaio dice:– Desidera?– Dieci francobolli da duecentocinquanta lire, due pacchetti di Malboro e una scatola di cerini. Quant’è?– Quattromilaottocentocinquanta lire.– Prendiamo un aperitivo? Che cosa vuoi? Va bene un Campari?– Sì, grazie.– Allora vado alla cassa a fare lo scontrino.Giulio legge il giornale mentre aspetta Giorgio.– Che cosa leggi?– Leggo la Gazzetta dello Sport. La Roma vuole comprare un nuovo giocatore.– Alla tua salute!– Alla tua! È vero che Mario vende la macchina?– Sì, perché va a lavorare all’estero e la sua auto è vecchia.– Dove va?– Va in Germania, a Colonia. Ma non posso più restare con te. Ho la macchina in divieto di sosta. CiaoGiulio!– Ciao Giorgio e buona fortuna!Giorgio va alla macchina. Davanti alla macchina c’è un vigile che dice:– Signore, ha la macchina in divieto di sosta. Paga subito la multa?– Sì, è più semplice.

    Chi vede Giorgio? Dove va Giulio? Perché Giulio non ha la macchina? Che cosa compra Giulio al bar-tabacchi? Che cosa prendono al bar i due amici? Di chi hanno detto i ragazzi al bar? Chi va all’estero e

     vende la sua macchina? Chi trova Giorgio davanti alla macchina? Che cosa deve pagare Giorgio al vigile?

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     ALLA FERMATA DEL BUS

    Tutte le mattine alle sette e un quarto Luigi incontra Franco al bar. Qui tutti e due fanno colazione e poiprendono il bus per andare in ufficio. A quell’ora alla fermata del bus c’è molta gente. Una signora anzianachiede a Luigi un’informazione:– Sa che bus va alla stazione?

    – Il settanta, ma non ferma qui.– E dove?– Dall’altra parte della piazza.– Sa se c’è un bigliettaio nel bus?– Non lo so. Non c’è una regola. Deve avere sempre con sé due monete da cento lire o un biglietto del bus.– Non ho purtroppo né due monete da cento, né un biglietto. Lei non ha per caso da vendere un biglietto oda cambiare mille lire?– No, mi dispiace. Ma all’angolo della piazza c’è un tabaccaio. Lì può comprare i biglietti del bus. Ma eccoil bus!La signora attraversa la piazza. Cerca il tabaccaio, ma non trova nessun tabaccaio. Allora va alla fermatadel bus e chiede ad altre persone. Nessuno ha quello che desidera. Tutti hanno fretta di andare al lavoro.La stazione è lontana. Andare a piedi è lungo. La signora tutta triste comincia a camminare in cerca di unaltro tabaccaio. Ad un tratto vede un tassì libero. Prende il tassì e pensa: «Fa male al portafoglio pagare iltassì, ma fa bene ai miei poveri piedi».

    Che cosa fanno Luigi e Franco al bar? Perché i due amici prendono il bus? Che cosa chiede a Luigi unasignora? Che cosa deve avere la signora per prendere il bus? Dove la signora può comprare i biglietti del

     bus? Perché la signora cammina tutta triste verso la stazione?

    IN TRENO

    – È libero questo posto?– Sì, prego.La signora mette i bagagli sulla rete: due grandi valige. Poi siede. Nello scompartimento c’è già una madrecon suo figlio. Il bambino è vicino al finestrino. Il treno parte e il bambino apre il finestrino. La signoradice al fanciullo:– Piccolo, c’è corrente d’aria. Non vuoi chiudere per favore il finestrino?– Ma io voglio salutare la gente nella stazione.La madre sgrida il suo figliolo, chiude il finestrino e poi alla signora:– Scusi signora, ma mio figlio non può star fermo.– Capisco. Sono nonna e ho due nipotini molto vivaci. Non ubbidiscono mai. Proprio oggi vado da miafiglia e dal mio caro genero. Sa, è veramente un bravo ragazzo!Il bambino dice:– Mamma dov’è il mio giornaletto?– Ecco il tuo giornaletto.Il bambino presto finisce di leggere e parla:– Sono stanco e ho fame e sete.– Vuoi una Coca e biscotti o un panino?– Preferisco un panino con il prosciutto e una lattina di Coca, mammina mia bella!Entra il controllore che dice:– Biglietti per favore signore!La signora anziana cerca di tirar fuori un biglietto dalla sua borsetta.– Non trovo il mio biglietto. Un momento, per piacere. Oh, che sbadata! Eccolo.La madre chiede al controllore:– A che ora arriva il treno a Bologna?– Alle quattordici.– Grazie. – e alla signora – Per fortuna ho ancora solo due ore di viaggio con questo diavoletto. Allastazione trovo mio marito o i miei suoceri con la macchina.

    Che cosa mette la signora sulla rete? Chi c’è nello scompartimento? Che cosa fa il bambino? Perché lamadre sgrida suo figlio? Da chi va la signora? Che cosa legge il bambino? Che cosa vuole mangiare e bereil bambino? A che ora arriva il treno a Bologna? Chi aspetta la madre e il figlio alla stazione?

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     AL TELEFONO

    – Pronto!– Pronto!– Sei tu Claudia?– No, qui non c’è nessuna Claudia. Chi parla?

    – La signora Rossi, ma non parlo con Salvetti?– No, parla Marchetti.– Ma qual è il Suo numero?– Sessantadue quarantaquattro venticinque.– Allora sbaglio numero. Scusi tanto, arrivederLa.– ArrivederLa.Elena non ha più gettoni per telefonare. Anche la gettoniera nella cabina telefonica è vuota. Allora escedalla cabina e va in un bar. Entra e chiede alla cassa con un biglietto da mille lire in mano:– Un gettone per favore signorina!La signorina dà il gettone a Elena e dice:– Non ha duecento lire per piacere? Non ho il resto.– No, mi dispiace.– Allora o aspetta un momento o prende cinque gettoni.– Va bene per i cinque gettoni, grazie. Dov’è il telefono?– Là a sinistra.– Ha un elenco del telefono?– Sì, è accanto al telefono.– Grazie signorina.Elena riguarda il numero del telefono della sua amica nell’elenco, ricompone il numero e questa voltasente la voce di Claudia.– Ah, sei in casa Claudia? Per caso sono dalle tue parti e se non hai niente da fare vengo da te. Fuori pioveforte, non ho l’ombrello e sono tutta bagnata.– Con piacere. Fra quanto sei qui?– Fra cinque minuti. Telefono dal bar di fronte.– Benissimo. A tra poco allora, ciao!– Ciao!Elena attacca il ricevitore, attraversa la strada sotto la pioggia, prende l’ascensore e sale all’ultimo pianodove abita la sua amica.

    Perché Elena va in un bar? Che cosa chiede alla cassa? Perché Elena prende cinque gettoni? Dov’è iltelefono? Perché Elena ha bisogno di un elenco del telefono? Perché Elena va da Claudia? Fra quantotempo Elena è da Claudia? A che piano abita Claudia?

    Chi è? Che cosa dici? Di chi parli? A che cosa pensi? Di che stai dicendo? Di chi stai dicendo? Cosa fai?Che vuoi? Di che parli? A cosa pensi?

    Quanto bagaglio hai? Quanti fazzoletti vuoi? Quanta fame hai? Quante persone vengono da noi? Qualesignora? Che signora? Quali signore? Che signore? Quale giornale? Che giornale? Quali giornali? Chegiornali? Qual è il signore italiano? Quale signore è italiano?

    UNA DISAVVENTURA

    La sveglia suona. «È già ora di alzarsi», penso ancora mezzo addormentato. La sveglia continua a suonare.Prendo il coraggio a due mani e mi alzo. Vado in bagno e mi lavo. Ma dov’è lo spazzolino da denti? Cercodappertutto; non c’è in nessun luogo. Adesso mi ricordo: è nel taschino della giacca. Il tempo passa veloce.Come al solito sono in ritardo. Mentre in fretta mi lavo i denti penso: «Maledetto capufficio! Anche oggiarrivo tardi». Mi vesto e mi pettino, ma non ho più tempo di bere un caffè. Esco di casa. Di corsam’incammino verso la fermata del bus; ma questo mi scappa sotto il naso. Che sfortuna stamattina! Nonmi resta altro da fare che aspettare il prossimo. Vado all’edicola lì accanto a comprare un giornale, ma èchiusa. «Come mai?», mi domando, «Che giorno è oggi? Perché c’è poca gente per le strade?» Infine imiei occhi si posano su un affisso a grandi titoli: primo maggio, festa dei lavoratori! Ah, adesso mi viene inmente: oggi è festa. Ritorno a casa, mi spoglio, mi rimetto il pigiama, chiudo le persiane, vado a letto eriprendo a dormire. Finalmente posso riposare tutta la giornata!

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    Che cosa faccio quando la sveglia suona? Dov’è lo spazzolino da denti? Perché non ho più tempo di bereun caffè? Perché devo aspettare il prossimo bus? Perché tutto è chiuso? Che cosa faccio allora?

    nel mese di maggio в мае месяцеin maggio в маеai primi di maggio в начале маяagli ultimi di maggio в конце мая

     verso la fine di maggio в конце мая / к концу маяa metà maggio в середине мая

     AL RISTORANTE

    – Buongiorno signori, desiderano?– Cerchiamo un tavolo libero. C’è posto in giardino?– Ma certo. Oggi fa molto caldo e fuori sotto l’ombra degli alberi fa fresco e si sta bene. Ho proprio untavolo per loro. In quanti sono?– Siamo in sei.– Vogliono sedersi qui?– Oh, sì. È molto bello qui, sediamoci!– Prendono vino e acqua minerale? Abbiamo un ottimo Chianti rosso.– Sì. Per il momento un fiasco di Chianti rosso, due bottiglie di acqua minerale fresca e la carta per favore.– Subito signori.– Ecco la carta.Il bambino Claudio dice:– Papà voglio un’aranciata, spaghetti alle vongole e saltimbocca alla romana.La sua madre esclama:– Zitto, Claudio!

     Alberto, il suo padre gli risponde:– Va bene Claudio. Carla, oggi è la sua festa e può ordinare quello che desidera. – Cameriere, allora per il

     bambino un’aranciata, spaghetti alle vongole e saltimbocca alla romana e per noi cinque antipasti mare.– Benissimo signore e poi?– Che cosa prendiamo?– Posso consigliare le tagliatelle al ragù fatte in casa.– Allora cinque tagliatelle al ragù, fritto di pesce e insalata mista per tutti.Mentre mangiano Claudio si alza e comincia a correre per il giardino.La sua madre Carla dice:– Claudio vieni qui! Non disturbare! Siediti! Guarda, adesso viene il cameriere e porta via tutto.Più tardi il cameriere torna e dice:– Sono serviti i signori? Desiderano ancora formaggio, frutta e gelato?– Sì. Un gelato di limone per il bambino e per noi frutta fresca. Avete fragole?– Sissignore.– Allora fragole al vino rosso per tutti e il conto per favore.Il cameriere porta il dessert e il conto. Alberto paga e dà mille lire di mancia al cameriere.

    Dove sono i signori? Perché vogliono sedersi in giardino? Che cosa prendono da bere? Perché Claudio puòordinare tutto quello che vuole? Che cosa ordina Claudio? Che cosa prendono gli altri? Che cosa prendonoper dessert? Alberto dà una mancia al cameriere?

    L’APPARTAMENTO

    – Che bell’appartamento hai!– Sì, è proprio bello. Sono contenta di abitare qui lontano dal rumore del centro. E poi, vedi, è tutta unazona a villini e c’è di tutto. Ho negozi e magazzini nelle vicinanze.– Da quando abiti qui?– Da due mesi. Ho molte stanze, vuoi vedere? Questo è il grande salone con il caminetto; questa è lacamera da pranzo vicino alla cucina completamente moderna; questo è il bello studio di mio marito e poiho ancora due camere da letto e il bagno. Inoltre ho una grande terrazza da cui ho una magnifica vista enella quale voglio mettere molte piante.

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    – Non hai troppo lavoro?– Oh, sì! Ho un gran lavoro tutto il giorno e la sera sono stanca morta. Domani diamo una gran festaperché è Sant’Alberto, l’onomastico di mio marito e al tempo stesso inauguriamo la casa. Devo ancorapreparare tutto: siamo dieci persone a tavola. Tra poco debbo andare dal parrucchiere e poi ordinare lacena.– Come, non cucini tu?– No, per questa occasione ordino tutto al ristorante qui vicino che ha un servizio a domicilio e mandaanche i camerieri e i servizi. È un buon ristorante la cui cucina è ottima. Risparmio così tempo e fatica.– È una buona idea. Ma non costa troppo?– No, non è così caro. Vuoi venire anche tu domani?– Con gran piacere. Se vuoi, posso aiutare anch’io. So bene apparecchiare e decorare la tavola.– Benissimo. Tante grazie, Carmela! Allora a domani sera, alle sei precise!– Ciao, a domani Laura!

    Com’è l’appartamento di Laura? Laura abita nel centro della città? Da quando Laura abita nel nuovoappartamento? Ha molte stanze? Quali camere ha? Che cosa vuoi mettere Laura in terrazza? Perché Lauradà una gran festa? Cucina Laura? Che cosa sa fare Carmela? A che ora Carmela dev’essere da Laura?

    L’uomo che legge il giornale è mio padre. Le signore che vedi sono le amiche di Marco.Il signore di cui parli è un mio amico. Gli amici con cui vado in Italia lavorano nella ditta.La signorina a cui vendo il vestito è sempre elegante. Il signore del quale parli è un mio amico. Gli amicicon i quali vado in Francia lavorano in banca di Milano.Parlo con la moglie di Mario, la quale va a Torino fra una settimana. Vado a trovare mia nonna, che èmalata. È un buon ristorante la cui cucina è ottima.

    UN GUASTO ALLA MACCHINA

    Il semaforo segna verde, ma la macchina in prima fila davanti al semaforo non parte. La coda di macchinedietro comincia a clacsonare. Il signore prova e riprova senza nessun risultato. Il traffico s’ingorga sempredi più finché arriva un vigile. Finalmente è arrivato il vigile che dice:– Che cosa è successo? Non vede che blocca il traffico?Gli risponde il signore:– Non è colpa mia. La macchina non vuole ripartire. Ho un guasto serio. Eppure stamattina ho fatto ilpieno. Il benzinaio ha anche controllato l’olio e l’acqua. Proprio non capisco.Il vigile districa il traffico e poi dice al signore:– Qui non può stare. Bisogna spingere l’auto verso il marciapiede. Metta in folle e tolga il freno a mano!Chiamo quei ragazzi in aiuto. – Ragazzi, qui c’è lavoro per voi!– Veniamo subito. Cosa c’è da fare?Tutti insieme spingono l’auto vicino al marciapiede. Il traffico riprende normale. Il signore va in cerca diun’autorimessa. Per fortuna all’angolo della strada c’è un distributore di benzina che ha anche un’officina.Il signore dice all’operaio:– Ho un guasto alla macchina. Non vuole più ripartire.L’operaio chiede al signore:– Dov’è la macchina?– Qui all’angolo.– Vengo subito con Lei.I due si avviano verso l’auto. L’operaio dice:– Apra il cofano, per favore!– Subito. Stamattina, quando sono voluto andare in ufficio, il motore è partito subito e adesso non siaccende. Che cosa può essere?L’operaio gli risponde:– Un momento, per favore. Provi a mettere in moto mentre guardo. Ho trovato. È una sciocchezza. Lecandele sono sporche e bagnate. Forse ha lasciato la macchina fuori, ieri sera, con quel temporale.– Sì, come sempre. Non ho un garage.– La macchina ha preso un bel raffreddore. Adesso può ripartire. Tutto è in ordine.Il signore chiede al meccanico del prezzo:– Quanto fa?– Quindicimila lire.

    – Ecco a Lei e grazie.

    Dove si ferma la macchina? Perché la macchina non riparte? Che cosa dice il vigile? Dove spingono l’auto?Di che cosa va in cerca il signore? Che cosa dice l’operaio al signore? Che cosa ha la macchina?

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     UNA VISITA IMPREVISTA

    Il telefono squilla.– Roberto, rispondi per favore.– È per te, Giovanna.

    – Chi è?

     – È Maria. Questa volta vuole te e non me.– Pronto Maria, che cosa vuoi?– Pochi minuti fa ho ricevuto una telefonata da Alberto e Luisa. Sono tornati dalla Sicilia dove hannogirato un bel film con la loro cinepresa. So che il film interessa anche a voi perché prossimamente andatein vacanza in Sicilia. Non è vero?– Sì, certo. Quando mostrano il film? Siamo invitati anche noi?– Sì, però c’è un piccolo inconveniente. Non possiamo andare da loro a vedere il film perché hanno ilproiettore rotto. Per questo motivo abbiamo pensato di venire tutti da voi, se non disturbiamo. Possiamo

     venire stasera?– Per noi va benissimo. Stasera non abbiamo impegni. A che ora venite?– Dopo le nove, va bene per voi?– D’accordo a dopo le nove.– Arrivederci a stasera.

     Alle nove e tre quarti suona il campanello. Roberto va ad aprire la porta e poi dice:– Benarrivati, siete quasi puntuali. Abbiamo già preparato tutto nel salone. Entrate, accomodatevi!– Cosa bevete? Un liquore, un whisky o un caffè?– Per il momento niente. Abbiamo cenato da poco, grazie.– Quando siete ritornati dalle vacanze?– Da circa una settimana.– Avete avuto bel tempo?– Fantastico.– Beati voi! Qui invece è sempre piovuto e ha fatto freddo.– Roberto ho un piccolo regalo per te.– Grazie, cos’è?– È una cosa buffa: una caricatura di Vittorio Emanuele II (secondo) e Garibaldi.– E a me, che sono la padrona di casa, non avete portato niente?– Ma certamente abbiamo pensato anche a te. Guarda, questo bel pacchetto è per te.– Grazie infinite. Apro subito il pacchetto. Sono curiosa di vedere che cosa c’è dentro. Guardate com’è

     bella questa bambola in costume del XVI (sedicesimo) secolo!– Anch’io ho ricevuto un regalo, ma il mio è tipico siciliano. Una marionetta del «teatro dei Pupi».– Cos’è «il teatro dei Pupi»?– Un teatro che rappresenta con marionette la leggenda di Orlando. È una famosa tradizione siciliana.– Signore il film comincia. Volete venire con noi o discutere ancora sul «teatro dei Pupi»?

    Dove sono andati in vacanza Alberto e Luisa? Che cosa hanno girato in Sicilia? Perché Maria telefona aGiovanna? A che ora suonano alla porta dei loro amici? Perché non vogliono niente da bere? Da quando

     Alberto e Luisa sono ritornati dalle vacanze? Hanno avuto bel tempo in Sicilia? Che cosa regala Alberto aRoberto? E Giovanna che cosa riceve da Luisa? Che regalo ha invece ricevuto Maria? Che cosa è «il teatrodei Pupi»?

    UNA LETTERA

    Destinatario MittenteDott. Aldo Timidelli Giovanni Parcchetti

     Via Felicità, 12 Via Belladonna, 25I-101000 Torino I-110100 Siracusa

    Siracusa 10/09/2014

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    Caro Aldo,

    da molto tempo non ho più tue notizie. Forse il servizio postale non funziona bene. Ho letto nei giornali che in

    Italia c’è lo sciopero dei postini, perciò affido questa mia lettera alla fortuna. Spero che la riceverai.

    Ho una notizia che ti farà molto piacere. Fra tre mesi verrò in Italia, non è bello? La ditta presso la quale

    lavoro mi manderà per due mesi nella sua filiale di Torino a fare un corso di perfezionamento. Sarò impegnatotutte le mattine fino a mezzogiorno per i corsi teorici. Il pomeriggio sarò occupato solo fino alle cinque. La sera

    ci potremo vedere e stare un po’ insieme.Ti ricordi le belle vacanze che abbiamo trascorso insieme due anni fa? Le serate in quella piccola osteria alla

    periferia di Torino in compagnia dei tuoi amici?

    Ora sarai diventato un uomo serio poiché, come mi hai scritto nella tua ultima lettera, ti sei sposato.Sono stato fortunato che mi hanno mandato nella tua città. Torino è una città che mi piace molto, ma che non

    conosco bene. Mi farai da guida tu e mi introdurrai nei suoi segreti.Ho un problema d’ordine pratico. Mi puoi aiutare a trovare una camera in una piccola pensione non troppo cara

    e tranquilla? Non m’interessa il lusso, preferisco la buona cucina e la pulizia. Sono sicuro che mi aiuterai e miscriverai presto.

    In attesa di tue notizie, invio i miei più cari saluti a tua moglie e a te un forte abbraccio.

    Affettuosamente

    Giovanni

    Perché in Italia il servizio postale non funziona bene? Perché Giovanni andrà a Torino? Quando i dueamici potranno vedersi? A Giovanni piace Torino? Chi farà da guida a Giovanni? Che cosa cerca Giovannia Torino?

    PREPARATIVI PER IL TEATRO

    Moglie e marito stanno per andare al teatro e dicono di prenotazione dei biglietti.– I biglietti per lo spettacolo di giovedì prossimo li hai già prenotati? Sai che ci tengo a non perdere laTraviata.– Ma certo, mia cara! Vengono con noi anche Elisabetta e Franco. L’altro ieri ho prenotato per tutti:quattro poltrone di platea. Sei contenta?– Oh, vengono anche quegli antipatici! Sai bene che non sopporto quella linguacciuta di Elisabetta. Si dàtante arie.– Terrò presente il tuo desiderio un’altra volta. Ormai l’ho fatto e non posso più dire di no.– Per questa volta ti perdono, ma questi tuoi amici non voglio più vederli.– Non cominciamo a litigare adesso. Pensiamo piuttosto allo spettacolo di dopodomani sera. Dovrai fartimolto elegante.– Sta’ tranquillo! Mi farò molto bella per te.– A proposito il mio vestito blu l’hai portato in tintoria a pulire?

    – Non l’ho dimenticato, domani vado a ritirarlo. Così anche tu sarai molto elegante.– Penso che sarà una serata indimenticabile con quel tenore e quel soprano di prim’ordine. Sai, ho avutofortuna quando ho prenotato i posti, perché la signorina allo sportello mi ha dato le penultime poltrone diplatea. Il teatro è già quasi tutto esaurito.– Bisognerà telefonare alla signorina per i bambini. Faremo tardi la sera e non possiamo lasciarli soli.– Telefonale subito!– No, a quest’ora non la trovo. Le telefonerò domattina presto. Fammi il piacere, vammi a prendere il miolavoro a maglia che...– Sii gentile... Queste donne con la loro gentilezza vogliono sempre comandare. Sono stanco adesso.

     Voglio guardare la televisione. Danno una partita di calcio internazionale.– Ecco i signori uomini, sono sempre gli stessi quando c’è da lavorare in casa! Si mettono le pantofole eguardano la TV.

    Che cosa deve prenotare il marito? Perché ha prenotato quattro poltrone di platea? Alla moglie piaccionogli amici del marito? Che cosa deve andare a ritirare la moglie in tintoria? Perché sarà una serataindimenticabile? Perché debbono telefonare alla signorina per i bambini? Che cosa fanno le mogli con laloro gentilezza? Che cosa vuol guardare il marito alla televisione?

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     ARRIVO IN ALBERGO

    Il professor Roberti, specialista per bambini, dovrà partecipare a un congresso internazionale che avràluogo a Milano. Al congresso terrà anche una serie di conferenze. La vigilia del congresso si mette in

     viaggio da Napoli, dove abita, per Milano. La sera arriva alla stazione di Milano. Fa già buio e piove. Ilprofessore è stanco e sogna solo un bagno caldo, una buona cena e un letto per dormire. Alla stazione

    prende un tassì e dice all’autista:– All’albergo Continentale, per favore.– Subito signore.– È distante dalla stazione?– No, ma con questo traffico e la pioggia ci vorrà una mezz’ora.– Faccia in fretta per piacere! Sono stanco.Dopo circa una mezz’ora sono davanti all’albergo. Il tassista dice:– Siamo arrivati.– Quanto Le devo?– Seimilacinquecento lire.– Ha da cambiarmi? Ho un biglietto da cinquantamila lire.– Sissignore, eccole il resto.– Grazie.– Signore, signore, dimentica il bagaglio! Eccoglielo! Debbo portarglielo in albergo?– Sì, grazie mille.Il professore dà una lauta mancia al tassista ed entra nell’albergo. Lo incontra il portiere a cui il signorRoberti dice:– Buonasera, sono il professor Roberti.– Buonasera professore desidera?– Ho scritto per prenotare una camera singola con bagno per oggi, il venticinque novembre.– Un momento per favore. Non trovo nessuna camera prenotata con questo nome.– Non è possibile. Ho fatto una raccomandata un mese fa.– Mi dispiace, ma non l’abbiamo ricevuta. Posso vedere se c’è ancora una camera libera. Sì, è fortunato.Ho ancora una camera a due letti con doccia. Vuole vederla?– Sì, me la faccia vedere per favore!– Ragazzo accompagna il professore al numero 45!Il ragazzo risponde al portiere:– Subito! Vuole venire con me professore? L’ascensore è da questa parte.– Il bagaglio, posso lasciarlo qui?– Sì.Il ragazzo mostra la camera al professore. Poi scendono di nuovo nella ricezione dell’albergo.Il portiere si rivolge al visitatore con le seguenti parole:– Le è piaciuta la camera?– Sì, la prendo. Quanto costa?– Sessantamila lire al giorno compresa la colazione. Ha un documento con sé? Me lo mostra per piacere?– Eccole il passaporto.– Grazie. Ancora una piccola formalità. Vuole riempirmi questo modulo?Così il professor Roberti scrive:

    Cognome: RobertiNome: GiovanniProfessione: professore in pediatriaStato civile: celibeNome del marito o della moglie: noLuogo e data di nascita: Napoli, 21-11-1965Nazionalità: italianaDocumento d’identità: passaporto n.ro 245.570Data di arrivo: 25-11-2014Data di partenza: 10-12-2014– Ecco fatto.– Quanti giorni si ferma?– Quindici giorni.– Il bagaglio, glielo faccio portare in camera dal ragazzo?

    – Sì, grazie. Aspetto una telefonata. Me la può passare in camera?– Certamente professore. Desidera ancora qualcosa?– No, grazie.– Eccole la chiave della camera e buon riposo!

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     Mario te lo (il giornale) dà. Mario te l’ha dato. Marco ve li (i giornali) dà. Marco ve li ha dati. Mario li dàloro. Mario li ha dati loro. Fammelo! Daccelo! Scriviglielo! Puoi scrivermelo? Può scrivermelo signore?Eccoglielo!Me lo dica signore! Ce lo scrivano signori! Scrivetecelo signori!Ci vuole un’ora. Ci vogliono due ore. C’è voluta un’ora. Ci sono volute due ore.

    Perché il professor Roberti va a Milano? Quando parte da Napoli? Perché a Milano prende un tassì?Quanto tempo ci vuole dalla stazione all’albergo? Che cosa ha dimenticato nel tassì? Che cosa dà ilprofessore al tassista? Che camera ha prenotato? Perché poi prende una camera a due letti con doccia?Che documento mostra al portiere? Che cosa deve riempire nell’albergo? Che cosa gli dà il portiere?

    LE CONSEGUENZE DI UN’INFORMAZIONE

    Un turista e il passante s’incontrano per la strada e dicono.– Scusi, mi sa dire dove debbo prendere il bus per andare a San Pietro?– È un po’ complicato spiegarglielo, ma cercherò lo stesso. Vede quella piazzetta davanti a Lei?– Sì, la vedo.– Ebbene, Lei deve andare proprio lì. Quando è arrivato prende la prima stradina a destra e poi quando èall’altezza del semaforo gira a sinistra. Proprio all’angolo c’è la fermata del sessantaquattro che la porteràa San Pietro. Ha capito?– Veramente è un po’ difficile, ma ho capito. Prima attraverso la strada e arrivo alla piazzetta. Poi prendola prima stradina a destra e al semaforo volto a sinistra. Lì all’angolo trovo la fermata del bus. Grazie.– Prego.Il turista adagio adagio s’incammina verso la piazzetta. È quasi arrivato che un giovinastro lo ferma e glichiede a voce bassa:– Mi dà una sigaretta? Non ho soldi, sono un poveraccio!Il turista lo guarda sbalordito e risponde:– Cosa? Vuole una sigaretta? Ma io non fumo. Non posso dargliela, mi dispiace.Il giovanotto allora si guarda attorno e vede che per la strada non c’è nessun altro che lui e il turista.Prende coraggio e dice:– Su, mani in alto! Fuori il portafoglio! Svelto, sono armato!Il turista alza le mani e con calma replica:– Ma sa che Lei è un tipaccio! Prima mi chiede una sigaretta ed io non fumo e adesso vuole il mioportafoglio. Glielo do subito. Eccoglielo!Il ladro prende il portafoglio, lo guarda ed esclama:– Questo è un portafoglio di plastica e per di più dentro non c’è niente. Ma che razza di turista è Lei?Sembra un riccone e non ha soldi in tasca. Oggi mi è andata male. Stasera non avrò niente da mangiare.Il turista gli risponde con tristezza:– Come vede sono un poveraccio come Lei perché non ho né sigarette, né un bel portafoglio di cuoio, nésoldi. Voglio solamente andare a San Pietro e con me ho solo duecento lire per il bus. Le basta?Il giovinastro si allontana e dice fra sé: «Ma che giornataccia oggi! Non ho fatto un soldo!»Il turista riprende a camminare e tutto felice pensa: «Per fortuna ho sempre con me questo vecchioportafoglio vuoto!»

    Dove vuole andare il turista? A chi chiede l’informazione? Che cosa deve fare il turista per andare aprendere il bus? Chi ferma il turista quando è quasi arrivato alla piazzetta? Che cosa gli chiede ilgiovinastro? Che cosa risponde il turista? Che cosa dice allora il giovinastro? E il turista che cosa fa? Illadro è contento? Perché anche il turista è un poveraccio? Perché il turista riprende a camminare tuttofelice?

    DAL PARRUCCHIERE PER SIGNORA

    La signora Marisa è dal parrucchiere. Ha un appuntamento per le dieci.– Buongiorno signorina Giovanna. C’è da aspettare molto o Mario mi può servire subito?– Purtroppo deve aspettare un quarto d’ora. Mario è ancora occupato. Prenda posto qui; io verrò subito.– Va bene, grazie Giovanna.La signora Marisa si siede. Sulla sedia accanto, con una rivista in mano, c’è la sua amica Mariella cheanche lei aspetta.

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    – Ciao Mariella, anche tu qui?– Oh, cara Marisa, da quanto tempo non ci vediamo! Eppure abitiamo molto vicine. Come sempre seigiovanissima e hai un’ottima cera, come fai?– Ti ringrazio del complimento, perché il mese scorso sono stata molto malata.– Anch’io sono stata malata, ma adesso va meglio. Pensa, ho avuto tutta la famiglia a letto con l’influenza,solo mio marito è rimasto in piedi. Poveretto, ha dovuto curarci tutti e lavorare! Ora è a letto lui con lafebbre alta, così si riposa dello straordinario che ha fatto.– Mi dispiace. Ma raccontami un po’ dei tuoi figli. Carlo, il maggiore, frequenta sempre l’università? Si dàsempre alla politica e prende parte attiva ai movimenti studenteschi?– Per il momento ha ben altro da fare che la politica. Fa l’ultimo anno di legge e a luglio si laureerà.Inoltre si è innamorato di una ragazza più bella che intelligente. Mi dà sempre molte preoccupazioni quelragazzo. E Carolina, la minore delle tue figlie, è sempre così graziosa?– Oh sì, è veramente una bella bambina. Il prossimo anno frequenterà già la scuola media e andrà in unascuola più grande della vecchia. Hai più visto...In quel momento viene la signorina Giovanna a interrompere la loro conversazione.– Signora Marisa ora tocca a Lei!– Vengo subito, – e alla sua amica, – ciao Mariella, forse ci vedremo dopo.Mario dice a Marisa:– Buongiorno signora Marisa, che cosa deve fare?– Stasera vado a una festa e debbo essere bellissima. Desidero una pettinatura speciale.– Se stasera vuole essere la più bella di tutte, lasci fare a me! Le tingo i capelli in una tonalità più chiara,poi glieli taglio più corti e le faccio una messa in piega favolosa.

    Dov’è Marisa? Chi vede Marisa mentre aspetta? Chi ha avuto l’influenza? Perché il marito di Mariella siriposa? Chi è Carlo e che cosa fa? Chi è Carolina? Perché Marisa dev’essere bellissima?

    andarsene уйти, пойти, уехать

    me ne vado me ne sono andata / andatote ne vai te ne sei andata / andatose ne va se n’è andata / andatoce ne andiamo ce ne siamo andate / andati

     ve ne andate ve ne siete andate / andatise ne vanno se ne sono andate / andati

    Imperativo

     vattene! non andartene!andiamocene! non andiamocene!andatevene! non andatevene!se ne vada! non se ne vada!se ne vadano! non se ne vadano!

    UNA DOMENICA AL MARE

    Una domenica mattina il signor Cesare si è svegliato presto con il desiderio d’andare al mare. Di solito,d’estate, tutte le domeniche il signor Cesare si svegliava tardi, faceva con comodo la toletta mattutina,

     beveva il caffè e poi leggeva il giornale. Quella mattina invece si è alzato di buon’ora, si è vestito in fretta,ha messo in una borsa il costume da bagno, l’asciugamano e la crema solare, ha chiuso la porta di casa edè uscito.Il trenino per Ostia era affollato e ha dovuto fare tutto il viaggio in piedi.

     Anche allo sportello dello stabilimento c’era una gran ressa. Dopo più di una mezz’ora è riuscito a fare il biglietto d’ingresso e ad avere una cabina e un ombrellone. In costume da bagno si è avviato sulla spiaggiae seduto sulla sdraia sotto l’ombrellone.

     Aveva appena aperto il giornale quando un colpo di palla gliel’ha strappato dalle mani.– Chi disturba la mia pace! Ragazzacci, andatevene a giocare in un altro posto e lasciate in pace la gente

    che vuole starsene tranquilla e riposare! – ha gridato arrabbiato verso un gruppo di ragazzi che siallontanava di corsa.

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    Purtroppo la voglia di leggere gli era passata. Allora è andato in cerca di un bagnino per noleggiare una barca a remi. L’ha trovata e tutto felice è andato al largo. Poi, stanco di remare, si è tuffato in acqua e hanuotato a lungo. Infine è ritornato a riva e si è sdraiato sulla sabbia a prendere il sole.Quando la giornata era quasi alla fine si è vestito, ha preso la borsa e se n’è andato. Con tristezza haabbandonato quella spiaggia buffonesca.Nel trenino per Roma le spalle, le gambe, le braccia, il petto, bruciati dal sole, hanno cominciato a farglimale. A fatica è rientrato nel suo appartamento e si è subito messo a letto tanto grande era il dolore cheaveva per tutto il corpo.«Ma chi me l’ha fatto fare? Maledetta idea di andare al mare come tutti gli altri. Che faticaccia!» sono statii suoi ultimi pensieri prima di addormentarsi.

    Che cosa ha fatto il signor Cesare una mattina? Di solito che cosa faceva la domenica mattina? Che cosa hapreso con sé per andare al mare? Come ha fatto il viaggio? Che cosa ha fatto alla spiaggia? Perché non hapotuto leggere il giornale? Perché è andato in cerca di un bagnino? Che cosa ha fatto verso sera? Perchénel trenino per Roma tutto il corpo ha cominciato a fargli male? Che cosa ha fatto quando è arrivato acasa?

    UN INVITO RIFIUTATO

    San Pietroburgo, 10 marzo 2014

    Gentile signora,

     già da tempo avrei voluto rispondere alla Sua cara lettera, ma non ho potuto prima perché mio marito è stato

     gravemente malato. Ha ancora bisogno di cure e solo ieri è uscito di casa per la prima volta.

    La ringrazio caldamente dell’invito di venire a trascorrere Pasqua da Lei a Firenze. Verremo un’altra volta

    quando mio marito si sarà completamente ristabilito. A parte mio marito, la nostra salute è buona. E Lei come sta?

    Alla fine di gennaio è venuta a farci visita la signora Cardelli che abbiamo conosciuto a casa Sua, in viaggio di

    piacere in Russia. Ci ha dato notizie di Lei e dei Suoi. Le abbiamo fatto visitare la città e abbiamo trascorso un bel

    tempo insieme.

    Tra l’altro la signora Cardelli mi ha detto che Suo figlio Ugo sarebbe venuto a trovarci nel mese di luglio.

    Saremmo felici di ospitarlo nel nostro chalet in montagna dove andremo a trascorrere le vacanze. Verranno con

    noi anche i nostri figli, così avrà compagnia se vorrà fare gite e passeggiate.

    Avrei una grande cortesia da chiederLe: potrebbe farmi portare da Suo figlio un buon romanzo italiano

    moderno, perché qui è difficile trovare le ultime novità letterarie?

    In settembre mia figlia Ninetta vorrebbe dopo la maturità andare per un anno in Italia per perfezionare il suo

    italiano. Vorrebbe frequentare un corso per avanzati in una scuola e al tempo stesso, per mantenersi,

    desidererebbe lavorare presso una famiglia italiana come signorina alla pari. Forse Lei con tutte le Sue conoscenze

    potrebbe aiutarmi a trovarle una famiglia e indicarmi una buona scuola. So che a Firenze le scuole per

    l’insegnamento dell’italiano agli stranieri nascono come i funghi e che le buone sono poche. Lei, come fiorentina e

    persona di cultura, può darmi un consiglio spassionato.

    La ringrazio ancora una volta per il Suo caro invito e Le prometto che appena possibile La verremo a trovare.

    La saluto cordialmente insieme a mio marito e ai miei figli che La ricordano sempre con tanto affetto. Un saluto

    particolare a Suo marito e un affettuoso abbraccio ai Suoi ragazzi.

    Elena Riabinina

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    Perché la signora Elena rifiuta l’invito di andare a Firenze? Chi è venuto a trovarla? Che cosa hanno fattoinsieme le due signore? Chi vorrebbe venire a trovare la famiglia Riabinina? Che cosa vorrebbe fareNinetta dopo la maturità? Quali informazioni vorrebbe avere la signora Elena?

     ALLA POSTA

    È giornata di pagamento delle pensioni. Davanti allo sportello c’è una lunga coda. Ogni tanto arrivaqualcuno che cerca a forza di spinte di andare avanti. La signorina dietro lo sportello, incurante dellagente che aspetta, fa il suo lavoro con tutta calma. Di tempo in tempo l’interrompe per scambiare dueparole con gli impiegati accanto.– Ma che cosa hanno da raccontarsi? – dice un signore – I risultati delle partite di calcio, possonoraccontarseli dopo.– Oggi non è più di moda parlare di sport il lunedì. Gli impiegati hanno da raccontarsi le ultime avventureamorose della domenica. – interviene una donna anziana – Questi giovani di oggi non hanno più voglia dilavorare, pensano solo all’amore.– Macchè! Lei non sa l’ultima novità? – ribatte una donna sulla cinquantina.– Gliela racconto subito. Sembra che un’ora fa abbiano fatto una rapina alla posta del rione Prati. Perquesto gli impiegati sono nervosi. Hanno paura.– Racconti! Ci sono stati morti? Feriti? – chiede curiosa la donna anziana.– Non so niente di preciso. Non credo che ci siano stati morti, forse un ferito. Le notizie sono ancora

     vaghe.– Ma che succede? Qui non avanza nessuno. Non ho tempo da perdere io! Non posso star qui tutta lamattina fino alle due per riscuotere la pensione. – brontola un signore ben vestito. – Ho ben altro da fareio!– E che cosa pensa Lei? Che noialtri non abbiamo niente da fare? – ribatte una signora di mezza età.– Ma Lei non sa chi sono io! – continua il signore.– E chi è mai Lei? In questo momento è una persona come noi che fa la fila. Siamo tutti uguali qui. Èinutile che si lamenti. – e rivolta al signore di dietro – E Lei smetta di spingere e di cercare d’andareavanti! Se pensa che io Le ceda il posto, se lo tolga dalla testa! Si metta in coda come tutti gli altri!– Ma io volevo solo domandare un’informazione... – cerca di spiegare il signore timido.– Io non sono l’ufficio informazioni. – risponde secca la signora di mezza età.– Ma che maleducata! Scusi, forse Lei sa dirmi se c’è bisogno della carta d’identità per riscuotere lapensione? – fa il signore timido rivolto a un altro.– Certo. Se non l’ha, non riceve la pensione. – risponde gentilmente l’altro.– Allora bisogna che vada a casa a prenderla. Lei non sa se paghino anche domani? – soggiungeincoraggiato.– Beh, questo proprio non lo so. Non penso però che paghino anche domani. – replica l’altro.La fila comincia pian piano a diminuire perché si avvicina l’ora di chiusura. Intanto anche il signore ben

     vestito, dopo tanto brontolare, è arrivato allo sportello.– Signorina sono qui per la pensione. Eccole il documento. – dice.– Mi dispiace, ma non gliela posso pagare. – risponde la signorina.– E perché mai? Che novità sono queste? – ribatte arrabbiato.– Gliela darei con gran piacere, ma purtroppo i fondi sono finiti. Adesso bisogna aspettare fino a domanicon la speranza che arrivino. – risponde con un sorriso disarmante la signorina.

    Perché alla posta c’è una gran coda? Che cosa fa la signorina dietro lo sportello? Perché gli impiegati sononervosi? Perché brontola il signore ben vestito? Che cosa vuole il signore timido? Perché il signore ben

     vestito non riceve la pensione?

    Congiuntivo presente.

    entrare vendere partire finire

    che entri che venda che parta che finiscache entri che venda che parta che finisca

    che entri che venda che parta che finiscache entriamo che vendiamo che partiamo che finiamoche entriate che vendiate che partiate che finiateche entrino che vendano che partano che finiscano

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    avere essere dare stare sapere

    che abbia che sia che dia che stia che sappiache abbia che sia che dia che stia che sappiache abbia che sia che dia che stia che sappiache abbiamo che siamo che diamo che stiamo che sappiamoche abbiate che siate che diate che stiate che sappiateche abbiano che siano che diano che stiano che sappiano

    andare uscire

    che vada che escache vada che escache vada che escache andiamo che usciamoche andiate che usciateche vadano che escano

     AL MERCATO

    Ogni giorno vado al mercato con la signora del piano di sotto. Ormai è diventata un’abitudine da quandoper caso una volta ci siamo trovate tutte e due ad uscire con il carrello della spesa alla stessa ora. Senzadarci un appuntamento, c’incontriamo puntuali ogni mattina al portone di casa. Insieme c’incamminiamo

     verso il mercato rionale e parliamo su che cosa far da mangiare per le nostre famiglie affamate. Non èsempre facile perché tutto costa caro per le nostre borse. Il mercato ci accoglie con il vociare allegro dei

     venditori e uno splendore di colori.– A più tardi! – ci diciamo e ognuna va ai suoi banchi.Mi fermo davanti al mio solito venditore di verdura. Sento la sua voce tonante che grida:– Pesche! Che belle pesche che ho! Sono vellutate come le guance delle giovanette. E che sapore!Provatele!Mi avvicino, guardo le pesche e, poiché il prezzo è ragionevole e sono veramente belle, gli dico:– Vorrei due chili di pesche, ma ben mature.– Ci penso io! – mi risponde – Gliene faccio due chili abbondanti o scarsi?– Se ce n’è una in più, non fa niente. Mi dia poi quattro etti di minestrone preparato.– Vuole ancora altro? Guardi come sono freschi questi peperoni. Non Le fanno venire l’acquolina in

     bocca?– Beh, me ne dia otto, ma me li scelga belli perché voglio farli ripieni.– È tutto allora per oggi?– Sì, grazie. Quanto Le devo?– Allora cinquemila sono le pesche, mille e seicento il minestrone e duemila e duecento i peperoni. Intutto fa ottomila e ottocento lire.– Ah, dimenticavo, mi dia ancora mezzo chilo di pomodori da sugo.– Adesso in tutto fa novemila e trecento lire. Eccole in regalo un po’ di basilico.– Tante grazie e a domani!M’incammino verso il banco della carne, dove c’è già la signora del piano di sotto che mi aspetta. Tutte edue compriamo del macinato di manzo; lei per fare le polpette ed io per riempire i peperoni. Ora cheabbiamo tutto ci avviamo verso l’uscita del mercato. Qui mi fermo davanti ai banchi dei fiori.– Guarda che bei fiori! – esclamo – Cosa ne pensi se compro un mazzo di quelle rose rosse? Beh, faccioquesta follia, anche se mio marito brontolerà e mi dirà come al solito che ho le mani bucate.– Che ne dici se andiamo a bere un caffè? Sono così stanca; oggi abbiamo finito prima del solito e neabbiamo il tempo.– È un’ottima idea, andiamo. – rispondo io.Per la strada di ritorno mentre ci tiriamo dietro i pesanti carrelli le chiedo:– Non verresti con me al cinema nel pomeriggio? Sai all’Adriano danno un vecchio film con Celentano e

     vorrei rivederlo.– Sì, ci vengo con piacere perché questo pomeriggio i miei figli non sono a casa e tutta sola mi annoio.Sul portone di casa qualche volta ci scambiamo le ultime ricette di cucina o ci fermiamo ancora qualcheminuto a parlare dei piccoli problemi della vita quotidiana. A casa poi ciascuna in fretta si mette davanti aifornelli per preparare il pranzo.

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    Dove vanno ogni giorno le due signore? Di che cosa parlano per la strada? Quanti chili di pesche comprauna signora? Che cosa compra ancora? Che cosa comprano al banco della carne? Perché una signora ha lemani bucate? Dove vorrebbero andare insieme nel pomeriggio? Perché? Quando sono a casa che cosafanno?

    RITORNO DALLE VACANZE

    Finalmente rieccoci a casa sani e salvi dopo un viaggio estenuante perché i ferrovieri hanno fattoall’ultimo momento uno sciopero a singhiozzo. Poiché abbiamo viaggiato in modo quasi bestiale nelcorridoio, con i bambini seduti sulle valige e noi in piedi, la sera a casa diamo tutti un respiro di sollievo.– Oh, finalmente! – esclamo – È stato proprio un viaggio infernale. Il rientro dalle vacanze è come sempreuna gran fatica. Mio marito pazientemente obietta:– Anche questa volta siamo a casa, malgrado che tu abbia fatto tante nuove spese al mercato del paese.Con meno pacchetti e valige il viaggio sarebbe stato molto più semplice.– Sei sempre il solito brontolone. Invece di ringraziarmi perché cerco sempre di risparmiare, dato che iltuo guadagno non è sufficiente a mantenere decorosamente la famiglia, non sei mai contento.– Senza che io lo sappia, il colpevole sono sempre io. – replica sottovoce mio marito.I bambini, quantunque siano stanchi del viaggio, hanno ancora la forza di litigare per un giocattolo.– Prima che vengano alle mani, va’ tu a vedere che succede di là! – gli dico – Frattanto guardo che cosa c’èancora da mangiare nel frigorifero per preparare la cena. Le valige e i pacchi li disfaremo dopo. La cosapiù importante è che i bambini siano a letto. Accendi un momento il televisore affinché stiano tranquilli!Puoi metterti anche tu, se vuoi, vicino a loro.– Vado subito, ma non essere così nervosa! Come vedi sono sempre ai tuoi ordini. – ribatte mio marito intono scherzoso.In fretta preparo qualcosa da mangiare e poi metto a letto i bambini.– Dammi le chiavi delle valige! – faccio rivolta a mio marito.– Ma io non le ho. Non le hai messe tu nella borsetta?– Posso guardare, ma sono sicura che le ho date a te. Non ti ricordi? – dico mentre frugo nella borsetta –Qui non ci sono. Forse le avranno prese i bambini. Guarda tra i loro giocattoli!– Dovunque siano, andiamo a letto adesso. Queste benedette chiavi, le cercheremo domattina. – fa miomarito conciliante – Non perdiamo tempo a cercarle. Siamo stanchi tutti e due e abbiamo bisogno didormire.– No, debbo disfare i bagagli stasera. Domani non ho tempo. – replico testarda.– Non c’è nessuno che abbia la testa più dura della tua, mia cara.Dopo infinite ricerche le chiavi vengono fuori: stavano in mezzo ai pannolini dei bambini in una busta diplastica.– Vedi come sei distratto. Invece di metterti le chiavi in tasca, come ti avevo detto, nella fretta le hai messenell’ultima busta di plastica che ti è capitata fra le mani. – soggiungo irata.– Adesso tutto è a posto. Mentre tu disfai le valige io me ne vado a letto. Domani debbo andare a lavorarepresto. Buonanotte.Proprio in quel momento squilla il telefono.– Chiunque sia, non siamo a casa. – dice mio marito.Il telefono continua a squillare finché innervosita vado a rispondere.– È tua madre. Vuole sapere da te se le hai trovato una domestica che sappia cucinare bene. Che cosa ledevo dire?– E va bene. – risponde rassegnato mio marito. Prende il ricevitore e si mette a parlare con sua madre.«Finalmente ha finito di parlare. Peccato che il sonno mi sia passato. Queste donne fanno di tutto percomplicarti la vita!» pensa fra sé mio marito e a me:– Cara ti aiuto a disfare le valige e a mettere ordine, sempre che tu lo voglia.– Con gran piacere! – esclamo mentre fra di me brontolo: «Questi uomini valli a capire!»

    Perché tutta la famiglia è contenta al rientro dalle vacanze? Perché il marito brontola? Che cosa obietta lamoglie? Che cosa fa la moglie quando è a casa? Che cosa cercano nella stanza? Perché la moglie ha la testadura? Dove sono le chiavi delle valige? Che cosa vorrebbe fare il marito quando hanno trovato le chiavi?Chi telefona ad un tratto? Che cosa vuole la madre del marito? Dopo la telefonata che cosa fa il marito?

     ALLA LARGA DAI TIPI LOQUACI!

    Giulio è con un amico a Milano in piazza del Duomo, quando vede da lontano Enrico.

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    – Andiamo da un’altra parte. – dice – Enrico, non voglio più vederlo.– E perché mai? – gli chiede l’amico.– Se sapessi cosa mi ha fatto, agiresti anche tu come me.– Che ti ha fatto? Eravate ottimi amici una volta. Racconta!– Sì, dopo. Entriamo in quel bar prima che ci veda. Sediamoci in quell’angolo, nella speranza che nonentri anche lui.Così si siedono, ordinano due caffè e poi Giulio comincia a raccontare. «L’estate scorsa mi trovavo allaCIT (Compagnia Italiana del Turismo) per avere alcune informazioni su un viaggio organizzato per laSpagna cui volevo partecipare. Il programma del viaggio era veramente interessante. Aspettavo chel’impiegato fosse disponibile, quando mi sono sentito chiamare.– Giulio che fai qui? Non ti sarà venuto in mente di fare un viaggio organizzato?– È proprio così. Vorrei andare in Spagna. Per me è più facile e meno caro andarci con un viaggioorganizzato.– Ma sei matto! Se fossi in te, non farei mai uno di questi viaggi. Pensa un po’; non sei mai libero. Ognigiorno sei obbligato a seguire un programma stabilito.– Se mi fossi sposato, allora sarebbe diverso. Ma devi capirmi; viaggiare da solo è noioso. Non verresti tucon me in Spagna?– No, caro mio, in Spagna non ci vengo. Se vuoi andiamo insieme in un altro posto. E se andassimo inGrecia? Dimmi non ti piace la Grecia con tutte le sue antichità?– Beh, a dire la verità, le antichità non mi attirano.– Andiamo allora su un’isola greca. Vedrai che belle vacanze! Se mi avessi detto prima che avevil’intenzione di venire in Grecia con me, mi sarei già informato all’ambasciata. Lì conosco tutti come sefossi uno di loro. Lascia fare a me! Organizzo tutto io. Non preoccuparti di niente. Prepara solo il bagaglioe il passaporto. Tra quindici giorni saremo in viaggio.In breve mi ha convinto. Dunque una bella mattina d’agosto siamo partiti in aereo per Atene. La sera da lìsiamo andati in tassì al Pireo, dove abbiamo preso la nave traghetto. Abbiamo dovuto fare il viaggio incoperta perché non c’erano posti in cabina. La traversata poi è stata disastrosa: io che non vedevo l’ora chefinisse ed Enrico che non faceva altro che ridere e raccontare barzellette. E questo è stato solo l’inizio. Nonti racconto tutti i particolari di quelle vacanze, altrimenti non finirei più. Te ne dico solo uno. Enrico miaveva detto che sapeva la lingua greca alla perfezione e che grazie alla sua conoscenza dell’isola nonavremmo avuto nessun problema. Ma sta’ a sentire come tutto questo non era vero. Una volta siamodovuti andare dalla polizia a chiedere un’informazione perché ci eravamo smarriti. Ha parlato solo lui etanto bene che ci volevano arrestare come spie. Se non ci fossi stato io che ho cercato di spiegare ilmalinteso con quel po’ di inglese che so, avremmo dovuto passare la notte in prigione. Non avrei maipensato che Enrico fosse un tale tipo. Se non fossi andato con lui, adesso saremmo ancora amici. Capisciperché da allora, quando lo vedo, lo schivo».

    Che cosa fa Giulio quando vede Enrico? Perché Giulio una volta è andato alla CIT? Per quale motivoEnrico non ha voluto che Giulio facesse un viaggio organizzato? Perché Giulio vorrebbe che Enricoandasse con lui in vacanza? Dove sono andati insieme i due amici? Chi ha organizzato il viaggio e perché?Come hanno fatto il viaggio i due amici? Che cosa Enrico aveva detto a Giulio? Perché si sono trovati dallapolizia? Perché li volevano arrestare come spie? Chi ha spiegato il malinteso?

    UN INCIDENTE

     A un incrocio si è radunata molta gente. Mi avvicino e chiedo:– Che cosa è successo?– Sembra che un ragazzo sia stato investito da una macchina, mentre attraversava la strada sulle striscepedonali. – mi viene risposto da un signore.– È morto? – domando.– No, sembra che sia stato gravemente ferito. Si aspetta da un momento all’altro l’autoambulanza pertrasportarlo in ospedale. Pochi minuti fa sono stati avvertiti i genitori. – continua a informarmi il signore.– E la polizia è stata chiamata?– Sì, verrà fra poco. Ma non c’è dubbio; la colpa è dell’automobilista. L’incidente, l’ho visto con i mieiocchi. Il semaforo segnava ancora rosso, quando a tutta velocità la macchina ha bruciato il semaforo. È

     vero che ha cercato di frenare all’ultimo momento, ma era troppo tardi. L’ha preso in pieno, poveroragazzo! – prosegue il signore.– Dovrebbero togliere la patente a tipi come quello! – commenta una donna accanto a me. – Oggi non si

    rispettano più i semafori. Per i pedoni traversare la strada è diventato un problema.Intanto intorno al ragazzo si è formato un cerchio di persone. Tutti vogliono aiutarlo: chi cerca disollevargli la testa, chi di sbottonargli la camicia, chi di tamponargli le ferite.– Non stategli tutti intorno! – grida uno.

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    – È già stato telefonato alla polizia? – domanda un altro.– Non vedete che il poveretto muore! – strilla istericamente una donna anziana.

     A queste parole fra i presenti si fa avanti un uomo.– Sono medico. – dice – Lasciatemi passare. Forse si può fare ancora qualcosa. Non toccatelo!Si avvicina al ragazzo ed esclama:– Vive ancora. È stato preso alle gambe, forse le perderà tutte e due. Ha anche una brutta ferita alla testa,ma non è così grave anche se sanguina molto. In quel momento si sente la sirena dell’autoambulanza.– Finalmente! Eccola! Arriva, arriva! – si urla da tutte le parti. – Fate largo!Il ferito viene messo su una barella e trasportato in ospedale. Il ragazzo è stato appena portato via chearriva la polizia e domanda se ci sono testimoni oculari dell’incidente. Tutti hanno visto, ma nessuno ha ilcoraggio di testimoniare per paura di compromettersi. Al conducente dell’auto sono chiesti i documentipersonali, la patente e il libretto di circolazione. Poiché non li ha viene condotto al commissariato perchési pensa che abbia rubato la macchina.

    Perché a un incrocio si è radunata molta gente? Chi è stato investito da una macchina? Che cosa si aspettada un momento all’altro? Di chi è la colpa? E perché? Che cosa fa la gente intorno al ragazzo? Dove è feritoil ragazzo? Quando arriva la polizia che cosa domanda? Perché il conducente dell’auto viene condotto alcommissariato?

    LO SCONTRINO PERDUTO

    Un mio carissimo amico, Fabio, andando a La Spezia aveva fatto una scappata a Genova per venirmi atrovare. Dalla stazione mi aveva telefonato in ufficio dicendomi che all’una sarebbe venuto a prendermiper andare a mangiare insieme. All’una puntuale mi aspettava sotto il portone.– Ciao, – mi ha detto vedendomi – dove andiamo a mangiare?– Conosco un piccolo ristorante qui vicino dove vado spesso. Si mangia bene e non è caro.– Mi fido di te. Andiamo.Dopo aver mangiato l’ho accompagnato alla stazione. Arrivati al binario stava per salire in treno quandoall’improvviso ha esclamato:– Accidenti, quasi dimenticavo di ritirare i bagagli! Mi accompagni ancora fino al deposito bagagli? Perfortuna ho quasi mezz’ora prima che il treno parta.– Sì, ho ancora tempo. Vengo con te.Davanti al bancone del deposito non c’era molta gente.– Mi dia quelle due valige verdi laggiù! Faccia presto, altrimenti perdo il treno!– Subito signore, ma prima mi dia lo scontrino! – ha replicato l’impiegato.– Glielo do subito. – ha risposto Fabio e si è messo a frugare nelle tasche del vestito. C’erano tanti fogliettidi carta, ma nessuno scontrino. Cercava come un disperato mentre il sudore gli scendeva per la fronte. Poicon voce affannata si è rivolto a me:– Vuoi vedere che adesso ho perso lo scontrino? E come faccio? Niente scontrino, niente valige.Guardando quella faccia sudante mi veniva da ridere, tuttavia soffocando il riso gli ho risposto:– Lo troverai sicuramente se cerchi con calma.Nel frattempo ho chiamato in disparte l’impiegato e, accennando a mettere la mano in tasca e a tirarefuori il portafoglio, gli ho detto:– Se il mio amico non trova lo scontrino, come si può fare? L’altro, avendo capito il mio gesto, hareplicato:– Non si preoccupi, ci penso io! – E, afferratomi per un braccio, mi ha introdotto in un ufficio. Qui gli homesso in mano diecimila lire dicendogli:– Va bene così?– Sì, perfetto. Ora tutto è in ordine. Dica al suo amico che ho dimenticato di dargli lo scontrino e che puòavere i bagagli. – mi ha sussurrato sorridendo. Da lontano ho veduto il mio amico tutto raggiante chesventolava un foglietto e mi veniva incontro gridando:– Eccolo, finalmente l’ho trovato! Avevi ragione tu. In queste circostanze ci vuole calma. Ma tu, dove ti ericacciato? Ti ho cercato dappertutto. Vedi, ho già ritirato le valige e stavo quasi per andarmene senzasalutarti.Così ho accompagnato Fabio al treno, ho aspettato che il treno partisse pensando fra me: «Ma guarda unpo’, devono capitare tutte a me oggi! Prima gli ho dovuto offrire il pranzo, poi a causa di quel maledettoscontrino ho perso le mie ultime diecimila lire. Adesso dovrò tornare in ufficio a piedi e mi dovrò far fareun prestito da un collega. E tutto questo perché è venuto Fabio ed io sono un fesso».

    Perché Fabio ha telefonato dalla stazione di Genova al suo amico? Dove hanno mangiato i due amici?Dopo aver mangiato dove sono andati? Che cosa ha dimenticato Fabio? Dove sono andati a ritirare il

     bagaglio? Perché l’impiegato non ha dato le valige a Fabio? Che cosa ha fatto allora l’amico? Che cosa ha

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    detto l’impiegato all’amico? L’amico, uscendo dall’ufficio, chi ha visto che gli veniva incontro? Perchél’amico è stato un fesso?

    DALL’OROLOGIAIO

    Ero entrato dall’orologiaio per ritirare il mio vecchio orologio che avevo portato a riparare. Gli avevoappena dato lo scontrino quando entrarono due ragazzi sui sedici anni: uno piuttosto grassottello e basso,l’altro alto e magro. Si avvicinarono al commesso e gli chiesero:– Vorremmo un orologio digitale a quarzo, come quelli che sono in vetrina. Il commesso tirò fuori da uncassetto diversi orologi.– Non vogliamo questo genere. Sono troppo cari per noi.– Che cosa volete allora?– Glielo abbiamo già detto, ma forse non ci siamo spiegati bene. Vogliamo un orologio giapponese diquelli che hanno sul quadrante un minuscolo calcolatore elettronico. – spiegò con aria severa ilgrassottello.– Ah, ora ho capito. Ve li mostro subito. Come vedete ne abbiamo un grande assortimento.– Ecco vogliamo questo. Ma i calcoli che fa sono giusti? – domandò il magro.– Provatelo!– Mi sembra che sia adatto al nostro scopo. Ma chi glielo dice adesso? – confabularono fra loro.– Glielo dico io. – sussurrò il magro. – Vedrai, riuscirò a convincerlo. E tutto d’un fiato parlò:– Ce lo presta fino a domani alla mezza? Glielo riportiamo al più tardi all’una meno un quarto.– Cosa? Prestarvelo? Vi ha dato di volta il cervello? Chi vi conosce? – obiettò il commesso.– Come non ci conosce? Lui – e indicò il grassottello – abita nello stesso palazzo della sua fidanzata. Siconoscono bene; anzi è un suo lontano cugino. E io sono l’amico del lontano cugino della sua fidanzata.

     Adesso ci conosce. Come vede siamo quasi parenti.– Anche se vi conoscessi, non potrei darvi l’orologio in prestito. Chi mi garantisce che non lo rompiate eche me lo riportiate. E poi a che cosa vi serve un orologio nuovo se ne avete ciascuno uno al polso. –insisté il commesso.– È vero quello che dice. – ribatté il magro. – Ma domattina abbiamo un compito in classe di matematica.Sa, uno di quelli difficili con molti calcoli. Il professore ci ha proibito di adoperare le macchinette. Ci dica,Lei era bravo in matematica quando andava a scuola?– Chi, io? – rispose sorpreso il commesso.– Sì, proprio Lei. Ci risponda, svelto!– Beh, non ero un asso...– Allora può capirci. Vede, anche noi non siamo forti in matematica, soprattutto nei calcoli. Per questaragione abbiamo pensato di sostituire la macchinetta con un orologio. Così il professore non se ne accorgee non ci roviniamo la media.– Ma questo è un bell’inganno. – obiettò il commesso. – Ai miei tempi noi studiavamo; voi invece cercated’ingannare voi stessi…– Ma ci spieghi un po’, – l’interruppe il grassottello – perché allora i professori ci permettono di usarequesto mezzo fin dalla scuola media e poi all’improvviso ce lo proibiscono. Sanno bene che non sappiamofare i calcoli.– Non so perché facciano così, ma avranno le loro ragioni. – tagliò corto il commesso. – L’orologio nonposso prestarvelo. Mi dispiace.– Proveremo da un altro che abbia i figli che vanno a scuola...– Ma no, lo ruberemo. – l’interruppe il magro. – ArrivederLa e grazie. Così dicendo uscirono.

    Come erano i due ragazzi entrati dall’orologiaio? Che genere di orologio volevano? Perché volevano farsiprestare un orologio? Il commesso prestò loro l’orologio?

    L’ABUSIVO

    Ignazio arrivò a casa tutto sconvolto.– Dammi il giornale! – disse a sua moglie.– Mi dispiace, ma oggi non l’ho comprato.– Allora accendi subito il televisore! Accidenti, è troppo tardi! Il telegiornale è già finito.– Si può sapere che cosa è successo? È morto il Papa? È scoppiata la guerra? – gli fece lei allarmata.– Macché, beata te che vivi sulla luna! Davvero non sai niente? Stamattina in ufficio tutti parlavano dellanuova legge sul condono delle tasse per le costruzioni abusive. Tutti erano preoccupati. Chi aveva aperto

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    una porta nell’appartamento, chi aveva demolito una parete per fare una stanza più grande. Insommatutti rientravano nella nuova legge. Ci rientriamo anche noi. Nella casa al mare sulla terrazza abbiamofatto una veranda. Non abbiamo chiesto il permesso, ne denunciato la trasformazione al catasto. Ti ricordiin quale anno l’abbiamo fatta?– No, è tanto tempo fa. – fu la risposta gelida della moglie che non capiva niente di quello che diceva ilmarito.– Non ti ricordi nemmeno se è stata fatta prima del’60?– Penso di sì. A quell’epoca si poteva fare. Non ti ricordi che chiedemmo anche all’architetto?– Sì, è vero. Ma oggi questo non è più valido. Tutti i cittadini debbono denunciare se hanno fattotrasformazioni in casa o costruito senza permesso prima del’60 per mettersi in ordine con le tasse e ilcatasto.– Ma il governo è diventato matto. Allora tocca a quasi tutti gl’italiani. Sei sicuro di quello che dici?– Eccome! Ti dirò di più. C’è solo un mese di tempo per autodenunciarsi. Lo Stato però è giusto. Secondoil periodo in cui uno ha costruito abusivamente e secondo quello che ha fatto paga in maniera diversa.Paghi l’«una tantum» e lo Stato ti assolve dal tuo peccato.– E adesso che vuoi fare?– Bisognerà che vada a parlare con il geometra per le misure precise della veranda e poi denuncerò quella

     veranda che hai voluto tu...– Io? Ma non ti ricordi che sei stato proprio tu a volerla.– Tu o io è la stessa cosa. Il problema è...– Io, se posso darti un consiglio, aspetterei. Forse la legge cadrà...– Non è possibile. Questo governo fa sul serio.Così Ignazio, dopo che ebbe mangiato, uscì per andare a comprare il giornale. Ma non ne trovò nessuno.Telefonò al geometra, ma anche lui non c’era. Andò in cerca dei suoi amici, ma anche questa volta senzafortuna. Con un diavolo per capello e stanco morto la sera tornò a casa e si mise davanti al televisore persapere le ultime notizie. Era vero. Doveva autodenunciarsi per quella veranda diventata abusiva. Lamattina dopo si diede malato in ufficio e andò al Comune per avere informazioni più precise. Anche lì nonsapevano niente. Tornato a casa aggredì sua moglie:– Adesso mi prende un infarto e muoio. – E si sprofondò in poltrona con la testa fra le mani.Sua moglie stette un po’ a guardarlo e poi gli disse:– Smetti di fare il buon cittadino! Non fartene un caso di coscienza! Ci sono milioni d’italiani che sitrovano nella tua situazione. – E, porgendogli un bicchiere di vino, continuò:– Bevici sopra e non pensare più alle tasse! Faremo come tutti gli altri. Ignazio bevve il bicchiere di vino,poi se ne versò un altro e infine andò a letto. Passarono quindici giorni. Ignazio non aveva ancora decisose autodenunciarsi o no. Il quindicesimo giorno, appena ebbe acceso il televisore, sentì una voce chediceva: «la legge sul condono per l’abusivo è caduta».– Che stupido sono stato, per poco non mi veniva l’infarto! Aveva ragione mia moglie: questo governo èpiù matto degli altri.

    Perché Ignazio arrivò a casa tutto sconvolto? La moglie si ricordava quando era stata costruita la veranda?Perché non avevano chiesto il permesso per costruire? Che cosa fece Ignazio dopo aver mangiato? Lamattina dopo dove andò? La sera che consiglio gli diede la moglie? Che cosa successe quindici giornidopo?

    UN FAZZOLETTO PER SOFFIARSI IL NASO

    Il signor Veneranda entrò in un negozio di merceria e, alla commessa che gli venne incontro, chiese unfazzoletto.– Che tipo di fazzoletto vuole? – chiese la commessa al signor Veneranda, prendendo alcune scatole dagliscaffali e mostrando diversi tipi di fazzoletti.– Un fazzoletto qualsiasi – disse il signor Veneranda.Il signor Veneranda prese un fazzoletto da una scatola, lo spiegò, si soffiò il naso e riconsegnò il fazzolettoalla commessa.– Ma... – balbettò la commessa confusa.– Ma che cosa? – chiese il signor Veneranda.– Lei l’ha adoperato. – disse la commessa prendendo il fazzoletto con due dita, delicatamente. – Haadoperato il fazzoletto per soffiarsi il naso! –– Che cosa dovevo soffiarmi col fazzoletto? Le orecchie, forse? – chiese il signor Veneranda, stupito. – Lei,

    coi fazzoletti, che cosa si soffia? –– Il naso, – balbettò la commessa – ma il fazzoletto lo deve comprare.– Perché dovrei comprare dei fazzoletti? Non ho mica bisogno di fazzoletti, io – disse il signor Veneranda.– Come nò? Lei mi ha chiesto un fazzoletto – disse la commessa.

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    – Certo, ma per soffiarmi il naso – disse il signor Veneranda. – Lei che cosa se ne fa dei fazzoletti? –– Li vendo. – disse la commessa.– E fa benissimo, – replicò il signor Veneranda – fa benissimo a vendere i fazzoletti. Si vede che Lei nonha bisogno di soffiarsi il naso. E scusi se sono indiscreto, se Lei vende i fazzoletti, e dovesse aver bisognodi soffiarsi il naso, con che cosa se lo soffia? –– Io non... – balbettò la commessa che non sapeva più che cosa dire.– Non me lo vuoi dire? Pazienza! – disse il signor Veneranda. – Del resto io non ci tengo a saperlo. Si soffipure il naso con quello che Le pare. ArrivederLa. –E il signor Veneranda voltò le spalle alla commessa e uscì dal negozio.

    la mattina утромstamattina сегодня утромdomattina завтра утромla mattina dopo на следующее утроtutte le mattine каждое утроquella mattina в то утроuna domenica mattina воскресным утром / в воскресенье утромa mezzogiorno в полденьnel pomeriggio после обеда / во второй половине дняquesto pomeriggio сегодня после обеда / сегодня во второй половине дняla sera вечеромla sera tardi поздно вечеромstasera сегодня вечеромla notte ночьюa mezzanotte в полночьil lunedì по понедельникам / в понедельникtutte le domeniche каждое воскресеньеil quindicesimo giorno на пятнадцатый день / в двухнедельный срокfra quindici giorni через две неделиil prossimo giorno на следующий деньla vigilia di в канун / накануне / за день доil mese scorso в прошлом месяцеun mese fa месяц тому назадfra tre mesi через три месяцаnel mese di gennaio в январе месяцеin settembre в сентябреai primi di luglio в начале июляagli ultimi di maggio в конце маяalla fine di dicembre в конце декабря

     verso la fine di marzo к концу мартаa metà agosto в середине августаin primavera веснойd’estate летомl’estate scorsa прошлым летомd’autunno осеньюd’inverno зимойprima del’60 до 1960 года

    adesso теперь / сейчасora сейчас / теперьdi buon’ora рано утромa quest’ora в это времяa quell’ora в это времяprossimamente в ближайшее времяfrattanto между темda allora с тех порgià da tempo уже давноda molto tempo уже давноè tanto tempo fa это было давноai miei tempi в моё времяpochi minuti fa несколько минут назад / пару минут назад

    oggi сегодняdomani завтраdopodomani послезавтраieri вчера

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    ieri sera вчера вечеромl’altro ieri позавчераfino a domani alla mezza до завтра в полпервого

    SECONDA PARTE

     ALL’AGENZIA TURISTICA

     Aldo rivolgendosi al passante:– Scusi, mi dica, per favore, dov’è l’agenzia turistica, vuol dire l’agenzia di viaggi?– E qui a due passi.Entrando nell’agenzia turistica due ragazzi chiedono all’impiegata:– Buongiorno, signorina, possiamo chiedere delle informazioni?– Buongiorno, signori, tutti i nostri impiegati sono a Loro completa disposizione.– Ora prepariamo un gruppo dei nostri collaboratori che viene a visitare il Suo bellissimo paese ma non

    abbiamo delle informazioni come si può organizzare una gita turistica.– Dapprima bisogna dire che nelle tutte maggiori città del mondo si trovano uffici dell’ENIT (EnteNazionale Italiano Turismo) che sono a disposizione di coloro che desiderano intraprendere un viaggioper dare informazioni sull’Italia. Chiunque vi si può recare per ricevere opuscoli illustrati contenentiparticolareggiate descrizioni del nostro Paese. Che viaggio vogliono fare i signori?– Desideriamo fare un viaggio con i nostri amici attraverso tutta l’Italia visitando le principali città.– Quante persone sono?– Circa ventiquattro.– Dispongono di molto tempo?– Vogliamo restare in Italia tre settimane circa. Desideriamo anche prenotare camere in un albergo.– Che categoria? Luxe, prima, seconda o pensione?– Va bene la prima categoria. Io ne conosco alcuni e li trovo ottimi per l’organizzazione e per i servizi.– Negli alberghi di prima categoria di solito c’è posto.

    – E i prezzi?– Ecco, signore, un opuscolo con i prezzi.– Come sono cari!– C’è sempre un aumento del trenta per cento nell’alta stagione. Nel prezzo dell’albergo sono compresitennis e piscine.– Va bene. È deciso: la prima categoria.– Allora possiamo organizzare il viaggio partendo dalla Riviera ligure, visitando Genova e proseguendopoi per Torino, Milano, Venezia, poi si raggiungerà Roma; dopo aver visitato Bologna e Firenze, quindiNapoli. Sarà interessante passare qualche giorno anche in Sicilia.– Ci affidiamo a Lei, signorina... Vogliamo visitare i principali musei e vedere le più importanti opered’arte.– Preparerò in giornata il programma completo; entro domani faremo tutte le prenotazioni.– Signorina, può assumere l’incarico di organizzare un giro turistico soltanto per Roma per un altro

    gruppo dei nostri amici?– Senz’altro, signore. Vede lì il pullman blu? È molto moderno, con aria condizionata. Con questi pullmanfacciamo molti tipi di giri turistici.– E quanto tempo dura un giro?– Dipende da Lei, signore, come vuole. Ma bisogna mostrare agli ospiti tutto il centro storico, imonumenti antichi. La capitale dell’Italia è ricca di monumenti diversi.– Certamente, signorina, Lei ha ragione. È una buona idea! È proprio perfetto! Prendiamo un pullman. Èpiù pratico.– Vuole anche una guida? In quale lingua? Preferisce inglese o italiana?– No, prendiamo una guida in lingua russa.– Tutti gli ospiti sono russi?– Sì, tutti, sono di Russia.– Dove vuole portare i signori?

    – In Piazza Venezia, Piazza di Spagna, Piazza Navona, al Colosseo, al Foro Romano, a San Pietro, in villaBorghese, nei giardini e parchi della capitale italiana.– Per assumere l’incarico vorrei chiedere: chi rappresenta Lei, un’organizzazione, una ditta o un’azienda?

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    – Io rappresento la ditta commerciale  B.M.G. Corp.  Lei riceve in questi giorni l’incarico scritto, conindicazione della data precisa del giro.– Va bene, signore. L’indice dell’incarico è 3–4–5 (tre–quattro–cinque).– Grazie, signorina, mille grazie. Lei è molto gentile e simpatica.

     ALLA STAZIONE DEI PULLMAN

    Il signor Paolo Manzoni insieme a sua moglie Sabine e loro figlia Marisa chiedono all’impiegata allastazione dei pullman.– Scusi, signorina, vogliamo fare un viaggio in pullman.– Dove vuole andare?– A Rimini, desideriamo riposare al mare.– Quante persone sono?– Tre: mia moglie, io e la nostra figlia.– Per quando vogliono andare?– Per venerdì. Dopodomani. Ha un orario?– Nei giorni feriali partono a Rimini la mattina alle sette e mezzo e alle otto e tre quarti.– Quanto ci vuole da qui?– Ci vuole circa un’ora e mezzo.– Nella tariffa son comprese le spese per il vitto, l’alloggio, la guida?– S’intende, signore. Per i bambini sono previste riduzioni.– Tutto il bagaglio è in franchigia?– No, generalmente sino a venti chili.– È deciso: partiamo alle otto e tre quarti.Marisa con impazienza esclama:– E oggi a che ora parte il prossimo pullman per Rimini?L’impiegata sorridendo risponde:– Tra mezz’oretta, signorina.Il signor Manzoni dice:– Vorrei prenotare tre posti davanti.– Non è necessario. Può fare i biglietti direttamente sul pullman.

     Ad un tratto Sabine domanda:– Si può prenotare un albergo al mare per dodici giorni?– Certamente, signora, ma prima devo telefonare all’albergo e chiedere delle informazioni a un loroimpiegato. Che categoria vuole e cosa preferisce: pensione completa o mezza pensione?– Prima categoria e mezza pensione. Facciamo solo la prima colazione e la cena in albergo.– So bene che negli alberghi di prima categoria nell’alta stagione non c’è posto.– Allora è meglio seconda categoria.– Va bene. Potete telefonare più tardi.– Tante grazie.– Non c’è di che!

     ALL’UFFICIO D’INFORMAZIONI

    – Mi dica, per favore, i giorni e le ore dei voli per Milano?– Prego, signore, il nostro orario: ogni settimana abbiamo solamente due voli domenica e martedì alle duedi giorno – sono i giorni e le ore di aerei in partenza per Milano.– Dove posso comprare un biglietto aereo per Milano?– Alla stazione aerea e anche all’aeroporto.– Si può prenotare un biglietto aereo?– Naturalmente ma bisogna avere un passaporto.– Quanto costa un biglietto?– Un biglietto aereo per Milano costa duecentocinquanta euro e un biglietto ridotto per bambini meno didieci anni cento euro.– Che roba è permesso portare senza tariffa?– Mi scusi, signore, ma queste informazioni può ricevere alla stazione aerea.– Per favore, e dove si trova essa?– La stazione aerea si trova nel centro della città.– A che ora si deve arrivare all’aeroporto?– La partenza dell’aereo è alle due precise e allora all’aeroporto deve trovarsi un’ora prima.

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    – A che ora parte il torpedone, cioè il pullman, per l’aeroporto?– Il torpedone parte dalla stazione aerea per l’aeroporto a mezzogiorno. Lei ha un’ora per sistemare le Sue

     valige.– Grazie infinite.– Non ha da ringraziarmi.

     A BORDO DELL’AEREO

     A bordo dell’aereo dicono due passeggeri con la hostess, cioè l’assistente del volo.– Per piacere, signorina, fatemi vedere il mio posto. Non so, dov’è?– Signore, accomodatevi più avanti, ci sono molti posti liberi... Ecco qui il vostro posto, è vicino alfinestrino, all’oblo. È molto comodo.– Dov’è la cintura di sicurezza?– Prego, signore, la cintura di sicurezza.– Molte grazie.– Signore e Signori! Siate i benvenuti a bordo dell’aereo di linea che assicura il collegamento quotidianotra Roma–Mosca. Il comandante e il Suo equipaggio a nome dell’Alitalia vi porgono il benvenuto a bordodel nostro aereo. Vi preghiamo di allacciare le cinture e di non fumare. Il personale di cabina è adisposizione dei signori passeggeri. Auguriamo a tutti un eccellente viaggio. Grazie.– Scusi per il disturbo. Lei è italiano, signore?– Sissignore. E Lei? Sarà senza dubbio italiano. Vedo che parla la mia stessa lingua.– No, non sono italiano, sono un russo, che però vuole ad ogni costo imparare la lingua italiana.– Si figuri! Accetterei di buon grado di aiutarLa, però non mi resta altro che congratularmi con Lei.L’italiano lo parla come me.– Magari. So bene però che Lei vuol essere gentile con me come sono al solito tutti gl’italiani. Ma ecco chestiamo discutendo senza nemmeno conoscerci. Se permette io mi chiamo Pietro Svereff, sonorappresentante di un’azienda russa.– Molto lieto di conoscerLa, dottor Svereff. Il mio nome è Alberto Tacchini, ingegner Tacchini. Ecco. Edora possiamo continuare la nostra conversazione.– Che decollo perfetto! Siamo già ad alta quota. Dove abbiamo degli scali intermedi?– No, non abbiamo degli scali intermedi.– A che altezza voliamo adesso?– A quota di novemila metri. Ad un’altitudine di novemila metri in altre parole.– Cos’è questa città?– Questa città è Firenze. Ammirate la terra di Toscana.– Signorina, non posso respirare, per carità, dell’acqua minerale! Ma cosa c’è?– Nulla di grave, signori, noi attraversiamo un vuoto d’aria. Guardate che colore ha il cielo!– Con gli aerei a reazione praticamente non sentiamo più i vuoti d’aria.– Signore e Signori, per favore, acqua minerale, panini, limonata, aranciata, birra, riviste, giornali,sigarette.– Signorina!– Prego, signore.– Per piacere, un pacchetto di sigarette americane e una bottiglia di birra chiara.– Ecco, signore. Desidera anche liquori o profumi?– Sì, per favore. Che cos’ha?– Liquori italiani e profumi francesi.– Questo qui va bene ma non ha la bottiglia piccola?– Un momento. Sì, eccola.– Grazie infinite.– Mi sento male, signorina.– Coraggio, pazienza, fra poco l’aereo atterra. Vedo già la pista di atterraggio. Ora facciamo l’atterraggio

     vicino a Roma. Fortuna i forti aiuta!– A che aeroporto atterriamo?– A Fiumicino, signore, qui si trova l’aeroporto principale di Roma.– Che tempo è oggi a Roma?– Oggi è bello, per fortuna.– Sono molto stanco. Possiamo scendere?– Sissignore. State bene! Benvenuti in Italia! Benarrivati a Roma!– Tante belle cose! Grazie di tutto. Arrivederci!

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     ALLA DOGANA DELL’AEROPORTO DI TORINO

    – Salve! Buon dì! Permettano di presentarmi. Il mio cognome è Biangetti. Mi chiamo Inga. Oggi aspetto ilmio fratello maggiore Dante e mia cognata Maria in arrivo da Mosca. E domani partirò per Roma.Frequento un corso di «Storia dell’Arte» all’Università di Roma e dopodomani ho un esame... Eccol’annuncio del volo 845 da Mosca. Siamo a Torino per quattro e mezzogiorno. Sono venuti Dante e Maria

    senza ritardo. Ora loro debbono recarsi negli uffici doganali per il controllo dei passaporti e dei bagagli.Dante rivolgendosi al poliziotto dice:– Mi scusi, dove si sbrigano le formalità?– Si deve passare alla dogana?– Mi dica, per favore, come si passa alla dogana?– Prego, signore, a destra, qui vicino ci sono l’edificio aeroportuale passeggeri ed amministrazionedell’aeroporto, l’ufficio controllo dei passaporti e la dogana.Dante gli risponde:– Tante grazie. Lei è molto gentile.Il secondo poliziotto si rivolge a Dante:– Passaporto, per favore, e anche le borse.– Ma che cos’è?– Controlliamo tutto il bagaglio a mano e passaporti. È il controllo polizia per tutti i voli internazionali.Dante esclama:�