PAPAVERI E PAPERE

“Papaveri e papere” è un cortometraggio di Adelaide Dante De Fino, prodotto dalla Boogie production della durata di 24 minuti.

Nella Matera del 1952 corre l'anno cruciale della visita del democristiano De Gasperi ai Sassi: l'intento è la bonifica di una zona storica e bellissima ma decaduta nelle condizioni igieniche e demograficamente compressa. Ma non tutti, a Matera, sono in fermento per l'evento politico: in un piccolo rione borghese, le famiglie s'ingegnano e s'adoperano per tirare a lucido i propri pargoli, in vista dell'evento canoro dell'anno.S'infuoca la sfida tra le famiglie Salvetti e Leggeri, i due antiquari della città, opposti anche nella scelta delle canzoni: Tulipan per i Salvetti e Papaveri e Papere per i Leggeri.La piccola Chico, la tenera bimbetta dei Leggeri, vive l'esperienza con un certo distacco, pari almeno a quello che i genitori sembrano avere nei confronti della bimba, in questi giorni ad alta tensione. Mamma e papà le vogliono bene, ma l'antagonismo verso la famiglia rivale fa perdere loro il contatto con la piccola, che si rifugia spesso e volentieri tra le braccia della vecchia tata Gabriella.Attraverso gli occhi innocenti di Chico si svelano le bizzarrie e le contraddizioni del mondo degli adulti di un tempo antico eppure mai così attuale.

“Papaveri e papere” è il ritratto di una bambina, di una figlia, dell’infanzia

come innocenza impotente. È un film sulle illusioni di adulti bramosi di sognare un futuro di benessere. Alberta vuole per Chico una vita migliore della propria. Si agita e cerca di realizzare se stessa e i propri sogni attraverso la figlia. Chico è spaesata e diventa un oggetto che la madre usa per cancellare il proprio scontento. Nel finale arriva il capovolgimento: la presa di coscienza di Alberta e anche la sua commozione nel comprendere che sua figlia trova in se stessa e nei suoi ricordi la forza per affrontare quella che per lei è una prova durissima.La competizione canora dei giovani talenti della città rappresenta la finzione contrapposta ad un realismo, seppur sognante, della piccola Chico, l'unica che sembra mantenere vivi e reali i sentimenti veri e le emozioni legate alla figura “fantastica” della tata Lella.

La caduta delle illusioni assumono il segno positivo del rafforzamento dell’orgoglio e del nucleo familiare. Quando rimaniamo sconfitti, quando i nostri sogni non si possono più realizzare, quando la vita ci costringe a fallimenti che non ci aspettavamo, quando cadiamo perché abbiamo inciampato nelle nostre convinzioni e nelle nostre incapacità, l’unico rifugio che ci può confortare e far riconquistare la fiducia in noi stessi è la famiglia. L’uomo non ha null’altro che la famiglia per superare gli ostacoli più grandi che la vita gli pone davanti. Chi ha una famiglia ha più probabilità di farcela, di superare la “palude”, di essere incoraggiato a non arrendersi, di tenere la testa alta per andare avanti e superare il momento difficile.

Ma quanto è difficile essere genitori? Un genitore è sempre in grado di comprendere i disagi di un figlio?

Il messaggio del cortometraggio è proprio quello di non essere superficiali o disattenti rispetto alle esigenze dei propri figli, cercando di non trasportare le ambizioni dei grandi sui piccoli e di non trasformarli o plasmarli a propria immagine o inseguendo i propri sogni perchè potrebbe essere traumatico per i bambini ed un trauma infantile è difficile da scrollarsi di dosso.Il cortometraggio è un appello ed un inno all'unità e alla solidarietà familiare. Se hai una famiglia unita e solidale, ce la farai sicuramente.Ambientato e girato in Basilicata, Matera diventa teatro della più romantica delle storie di infanzia.Ambientato negli anni 50, il film, dà ai Sassi quel fascino unico, immobile e lontano dal tempo. In “Papaveri e Papere” Matera ha l'opportunità di raccontare una storia che appartiene alle persone di questo luogo/non luogo. Il nucleo narrativo del cortometraggio riguarderà anche il rapporto dei personaggi con lo spazio in cui si trovano. Una condizione di territorio che assicura il legame con il luogo inteso come spazio vissuto, dove anche lo spazio entra in contatto con la loro esistenza.

CAST ARTISTICOChico: Michela Di CuiaNino: Dino ParadisoAlberta: Grazia LeoneGrabiella / Agnese: Anna Rita Del PianoSignora Salvetti: Assunta FedericoSalvetti figlia: Noemi CentozePresentatore: Michele MostacciMaresciallo: Nando Irene

Signore distinto: Daniele PitariVincenzo (padre): Walter NicolettiOrchestra:Chitarra Gianni BascettaClarinetto Bruno FrioloContrabbasso Pierluigi PortaruloBatteria Francesco D’Alessandro

SCHEDA TECNICARegia e soggetto: Adelaide Dante De FinoSceneggiatura: Nicholas Di ValerioAiuto regia: Michele BizziDirettore della fotografia: Ugo Lo PintoScenografia: Cristian Antonio AuricchioMontaggio: Michele Bizzi per KinedimoraeCostumi: Giuseppe RicciardiSuono di presa diretta: Marco BoveMusiche: La bestia CarenneMake up e hair styling Scuola Europea Accademia di Mirella D’AlessandroDirettore di produzione: Dario TomaSegreteria di edizione: Alessandra MattiaColor grading, post produzione, missaggio: Kinedimorae FactoryAssistente alla fotografia: Marco BraiaAssistente scenografo: Giuseppe RicciardiAssistente costumi: Clelia De CuntoAttrezzista: Filippo CacciapagliaRunner: Bruno SimoneNazionalità: ItaliaDurata: 24”Le musiche sono tratte dall’album Catacatassc’, scritte e interpretate da La bestia Carenne(Giuseppe Di Taranto, Paolo Montella, Antonello Orlando, Giuseppe Di Cicco).Titoli: Cadillac, Billy il mezzo marinaio, Le cose che desideri