cfcverona.it PANNI SPORCHI NON SI LAVAVANO IN CASA....pdf · stropicciati con la cenere impastata...

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Lavoro duro ma anche punto d’incontro

Presso i lavatoi le donne si incontravano e condividevano la faticosa opera del bucato a mano.L’acqua era solitamente fredda e non esistevano nè guanti, nè creme per la pelle!Il bucato era anche l’occasione per aggiornarsi di tutti gli avvenimenti della comunità (nascite, morti, malattie, filarini, matrimoni, ecc.

Nei luoghi dove l’acqua aveva una portata perenne ed abbondante, si costruivano più vasche allineate una dopo l’altra.La scaletta del bucato aveva delle regole: nell’ultima vasca si lavavano gli indumenti più sporchi, dei bambini, dei vecchi e degli ammalati. Il risciacquo si faceva nelle altre vasche lasciando la prima sempre quasi pulita.

Per rendere più interessanti e dinamiche le lezioni presso la scuola in ospedale si è

pensato di realizzare un lavatoio molto simile ad uno vero.Quello rappresentato nella foto a fianco è stato scelto come modello per il nostro progetto.

Lavatoio del comune di Negrar Verona

Il nostro plastico

Dopo esserci procurati dei cartoni ed altro materiale di semplice utilizzo abbiamo iniziato la costruzione di un lavatoio.Dapprima ne abbiamo realizzato uno in forma ridotta per saggiare le difficoltà.Poi dal plastico in scala 1:20 alla realizzazione in dimensioni reali il passo è stato breve. Non sono mancate le difficoltà

ma, alla fine il risultato è stato ottimo.

Creare l’ambiente scenico che ripropone “LA CORTE” ha coinvolto insegnanti, alunni e persone esperte nel disegno.Bozze, schizzi, fotografie e riviste erano dovunque.Sulla carta da scena si sono abbozzati i primi disegni.Poi dopo non pochi ritocchi, è

iniziata l’avventura delle pennellate.Qui ognuno ha dato il meglio si sé, si sono adoperati circa sei chilogrammi di colore a tempera per affrescare un pannello di 15 mq

La parte che più ha divertito e coinvolto gli alunni è

stata quella relativa alla finitura dove si sono visti dei veri e propri artisti …

Tanti e tanti anni fa, l'uomo notò che i panni logori, sporchi e bisunti di grasso riprendevano un aspetto e un odore gradevoli se venivano stropicciati con la cenere impastata con l'acqua...

La cenere quindi era in grado di eliminare lo sporco, l'untuosità in particolare!

Anche nelle nostre campagne e in montagna la pratica di fare il bucato con la cenere è

rimasta in uso fino a 45/50 anni fa.Questo procedimento prese il nome di “lissia”.

La “lissia” era il lavaggio della biancheria effettuato con la “broda”. Si metteva la biancheria in un recipiente in legno “brenta”, si faceva bollire l’acqua con la cenere, questa “broda”

bollente si versava sulla biancheria, filtrandola con un lenzuolo. Dopo il tempo necessario, si toglieva la biancheria e si andava alla fontana.

Il risciacquo doveva avvenire con acqua pulita, per questo, prima di cominciare la ”liscia” si pulivano le vasche della fontana. Si toglieva nella parte bassa della vasca “el cocon”

per fa uscire tutta l’acqua, si pulivano le pareti, togliendo muschio ed altro e poi si tappava la vasca rimettendo il tappo.

Ricetta del sapone fatto in casa

Da una vecchia ricetta riprodotta sul numero 19 della rivista “Savena Setta Sambro” del dicembre 2000.

“ Quattro chilogrammi di

“ rancidume (ossia le “ cotiche di maiale tritate),

“ otto etti di soda caustica, “ un chilogrammo di talco,

“ otto etti di pece greca, “ dieci litri di acqua netta.

“ Per fare questo sapone si “ devono scegliere molto

“ bene i rancidumi dal magro “ e dalle ossa, poi si

“ mettono in bagno, dopo “ lavati con acqua tiepida,

“ per almeno due o tre giorni. “ Si fa bollire il tutto e poi

“ schiumarla come fosse la “ pentola (del brodo) “

La ricetta non lo dice ma il sapone si può usare solo dopo almeno quattro settimane perché la soda perda la sua efficacia.

In passato 40–50 anni fa

Ieri circa 20 30 anni fa

Oggi…

Ora, i” panni sporchi” si lavano in casa. Purtroppo si perdono sia il dialogo che la condivisione delle esperienze Pregi e difetti della vita moderna!

E domani?