1993/95 - Sebastiano A. Patanè - Cenere

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Sebastiano A. Patanè Ferro C E N E R E Catania 1993/95

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poesia contemporanea

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Sebastiano A. Patanè Ferro

C E N E R E

Catania 1993/95

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© “Cenere”

by Sebastiano A. Patanè Ferro

Catania 1993-95

in copertina

Anselm Kiefer

“i tuoi capelli di cenere”

Sulamith (1981)

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C E N E R E Catania1993-95

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Si cercano…

Si cercano

per un’ultima tiepida carezza

le mani tagliate degli amanti

sull’erba della sera,

sull’erba esausta del giorno.

Lungo il sentiero dei coltelli

si tracciano confini mai conquistati

e non basta il sangue dei fratelli

per salvare gli ultimi fiori.

E mentre la mente migra

verso illusorie nuove stagioni

dietro un silenzio

si nascondono

l’orgoglio e l’amarezza.

La pena

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è un vecchio elefante

sdraiato

sulle antiche rotaie

del tempo.

28 febbraio 1993

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Ritorno…

Si combinano insieme

sogni e mimose…

ed intorno ai minuscoli specchi traditi

degli occhi,

si aprono, fragorosi, i silenzi.

Nel duro cobalto del cielo

si frangono i nuovi sorrisi

che ricadendo in cocci taglienti

rigano il volto

col diamante definitivo del passato.

negli intrecci dell’anima,

solo piccole rose

immutabili.

3 marzo 1993

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Amare lacrime…

Dove si nascondono

le ceneri dei legni traditi…

Nelle mie mille anime

c’è una corrente d’amore,

un fiume di tante parole

che si disperde nei sogni…

Un muro di mani di sughero, allora,

frena la corsa della mente esausta

e non mi soccorre più la bocca sicura,

né trovo più,

nei ricordi distillati dal tempo,

le terribili calme

che mi resero uomo.

Ah lacrime,

immutabili, amare lacrime…

4 marzo 1993

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Niente

Non brillano più le mani

e questo buio… non è mio…

La vedo arrampicarsi lungo le braccia

ed attorno agli occhi

l’ortica dalle lunghe radici

e niente la può fermare ormai,

niente, niente, niente,

più niente, nulla più.

(…)

E girano queste parole impazzite,

vorticano assieme ai silenzi,

fra i gelsomini dell’ultimo bacio…

Ma quel sole che mi diede la vita

ora

mi sta uccidendo

e niente può fermarlo,

niente, niente, niente,

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più niente,

nulla più.

25 marzo 1993

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Speranza

Si perdono anche le notti

in questo enorme desiderio,

si perdono anche i sogni.

Una mano andalusa

strappa l’edera

attorcigliata agli occhi

e riprende il canto interrotto.

Ed anche il fiume si riprende

ed anche la pena.

Il giorno dura solo un giorno

ed a niente vale

accendere un falò…

In tutto lo stelleto del cielo

un frutto soltanto.

Estepona (Malaga) 14 agosto 1993

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Confessione (1)

Molto spesso volendo essere alberi

ci lasciamo tormentare dal vento

molto spesso piangendo le lacrime degli altri

L’inesauribile racconto della luna

ci trasporta avanti ed indietro

in un archivio di aneddoti…

anche il mare, col suo infinito la minore,

anche il grande mare non sa dire altro

La prodezza dei sentimenti giace

dietro le lucide corazze dell’esperienza

assieme alle spade spezzate

e agli occhi rotti dalla bellezza

E sbraita in un ingegnoso

mettere-le-mani-avanti

la falsa bandiera

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della dignità trafitta dall’inganno

Ma io amo, comunque

e nonostante il vento

22 dicembre 1993

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Confessione (2)

…Ma travasa dalle parole

l’insolente segreto

rovinando a valle

silenzio e fango e piangere

e pianto.

La mano indolenzita

s’inabissa nella deserta anima

Pericolosa la corda che si tende

pericolosamente ci lega

polso e bocca palpebre

e capelli donna

e poeta uomo e meraviglia,

girandola e pietra

foglia che cresce e crescita

d’amore.

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Ed il tempo non ha più senso…

tre anni o trenta o tre minuti…

Le fastidiose mosche non temono

il martirio quando,

stanchi di desiderio, gli occhi,

non si chiudono più

e lasciano cadere,

come versi,

lacrime…

22 dicembre 1993

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Tu non sai

Sono qui, da solo, sorpreso di scrutare

le stelle, i ciottoli, le lampare

e l’armonia del silenzio…

Ah! se questo buio potesse darmi le risposte

o anche un motivo, un pretesto

per cui sia logico restare,

spezzerei ogni indugio e rimarrei

ad osservare

la scia di questo tanto amore!

Ma un amore è fatto del coraggio

di accettare tutte le meraviglie

e gli inganni,

tutte le carezze e le menzogne

e dignità e miserie e tradimenti

ed io non so più dove finisce la mente…

è svanito il filo sottile

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fra cielo e mare, fra nuvola e gabbiano!

E tu non sai nemmeno se c’è un’ombra

dietro il cuore curvo di dolore,

stanco d’amarezze,

tu non sai nemmeno se…

Sono qui, da solo, stanco d’osservare

queste poche mani

in questo tanto amare…

5 febbraio 1994

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Una spiaggia…

Una spiaggia hanno detto che sono,

una grande spiaggia…

una spiaggia di conchiglie morte,

tormentata da un mare

che regala solo relitti

e gabbiani senza occhi, senza ali.

Ah! se ci fosse da aspettare…!

che meraviglia il dubbio

di un possibile abbraccio

di spuma e sale…

Ma io non ho barche da aspettare

nemmeno sogni da inseguire,

solo storie da raccontare piano.

Una spiaggia ero, è vero!

una spiaggia di grandi velieri,

con belle principesse

ed immensi tesori… dove,

l’abbraccio del sogno era reale

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ed il sogno aveva occhi grandi…

ora è solo un angolo dove il mare

trascina gli orologi rotti,

i legni marciti dal tempo perduto.

Io ne avrei di barche da aspettare,

di sogni da inseguire,

ne avrei di voce per gridare

il nome dell’amore,

ne avrei di barche per andare

ed occhi grandi da baciare ma

…storie raccontate piano

a chi a detto

che una spiaggia sono…

a bassa voce, piano…

6 febbraio 1994

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Follia d’amore

Le mani minacciano la bocca

quando avide, si confondono

ai tuoi capelli, alle tue mani.

I nuovi germogli

spingono le scaglie antiche

ed aggrediscono i numerosi “no”

quando nel gioco degli specchi

si moltiplicano gli occhi

e si minaccia il cuore dei tanti,

trattenuti “si”.

Come posso abbattere

i milioni d’alberi fra noi,

se in quei rami, fra quelle radici

si annida il desiderio

ed io stesso faccio crescere

questo meraviglioso bosco.

Nelle minuscole stelle

dei tuoi occhi

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brillano le funi d’acciaio

che mi legano alla ragione

ma la follia di questo amore

vuole che tu, amore mio,

rimanga li, protetta dalle betulle,

lontana, oltre il bosco

e mai, mai dovrai mostrarmi

la piccola, infinita anima.

Tu sei il segno della mia croce,

l’immenso dolore

che mi fa capire la gioia,

il sogno che vorrei non finisse mai.

Non spegnere questo incendio, ti prego,

ma non soffiarci sopra,

perché io ti amo… cosi.

24 febbraio 1994

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Sono stanco…

Cosa vuol dire sono stanco… eppure…

Cadono i giorni, girano, passano,

pesanti come massi nell’anima,

nella bocca arida, negli occhi lucidi,

ma è grande, il desiderio è grande,

restare li a vedere

come una bugia diventa verità

e non sarà mia, né del sogno

ma vivrà nell’incanto

di una notte senza buio,

con uno straccio d’amore

che ti copre appena le mani.

Dove sono gli amori

senza spazzatura da buttare,

senza debiti da pagare..

fatti solo di parole e promesse e letto

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e macchine ferme nell’oscurità.

Che prezzo hanno questi amori

fatti di fiori e poesia e telefono,

senza sofferte cene

silenziose di stanchezza

per l’olio finito, per la spesa da fare,

per il gas da chiudere,

per le cognate da uccidere…

Questi amori li trovi al mercato,

nelle tintorie,

in una finanziaria, come regalo (o sconto)

che dopo

non avresti mai voluto

e maledetto lui, maledetta lei

e maledetto il giorno,

quel giorno maledetto, maledetto…!

Storie chiuse nell’anima

che non vuoi più ricordare

ma che non puoi nemmeno cancellare…

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Che vuol dire sono stanco…

di cosa poi, di cosa…

3 marzo 1994

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Non mi guardare…

Cosa vuoi ancora, anima mia,

non vedi che quel sorriso

si frange contro un muro

di non amore…?

Davvero anima, sopravvivrò!

Sarò più forte

della forza luminosa

di quegli occhi,

sarò certamente di ghiaccio

davanti a quel fuoco terribile

che mi si schianta contro

con ogni parola

e non mi scioglierò…!

ma tu, che vedo solo di spalle,

non guardarmi mentre piango,

non mi guardare!

13 marzo 1994

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I rosai di maggio

Si appresta a crescere

una calma inverosimile

assieme ai rosai di maggio…

…ho un fiume fermo in gola…

Mille gesti e mille parole

che non s’intonano più

con gli occhi lucidi:

solo ombre cinesi

dipinte sul panno bianco

dei ricordi slavati,

delle speranze insepolte.

…le spine sbocciano prima

delle rose!

Nel mistero dei rosai,

nel misterioso groviglio

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dei rosai di maggio,

ci sono mille volti

e mani vuote:

vecchie primavere che, se non venissero,

non tarderebbero certo l’inverno.

…ho un fiume fermo, che mi

attraversa la gola!

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Il silenzio

Il silenzio trafigge

con le sue lame opache

e le chiare spume di sogni

sono solo

sporche asciugamano di carta.

Nei corridoi del dolore

si muovono appena

i curiosi schiamazzi

dei giorni mendicati

mentre le grandi lucertole

della sera,

fanno scempio degli ultimi,

dimenticati amori.

(La verità è una stanza

molto stretta dove ti

muovi a malapena.)

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Ah! caro silenzio dalle opache lame!

tramonto ripetuto sedicimila volte

e mai imparato a memoria.

Tempo inedito per sempre!

desolata parola senza voce

e senza lettera.

Incanto senza magia

pena senza più dolore,

pena!

14 marzo 1994

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Bianco e nero

Spezzati pure orchidea definitiva,

non ho più sogni!

Il giovane gabbiano si è ribellato,

è volato via,

lasciando il nostalgico, vecchio uomo

annaspare tra i flutti del bel passato…

e non coglie nessun figlio, nessuna pena.

Gli occhi si fermano sulle sedie

trafitte dalla stanca solitudine

mentre fra i panni stesi del giorno

sventola la grande bandiera

dell’inafferrabile giovinezza.

Cosa sarà mai questo odore d’amore?

Non c’è niente fra le pagine dei libri

riletti mille volte

e niente rimane segnato nei calendari

martoriati dal tempo…

Credo che non tornerò più

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nei cinema di periferia,

ne visiterò le grandi cattedrali.

Mi basterà rileggere le vecchie fotografie

in bianco e nero.

9 aprile 1994

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Diamante

C’è un diamante negli occhi

di ogni amore,

che brilla di splendida luce

e folgora la bocca

coi suoi innumerevoli riflessi.

C’è un diamante nel cuore

di ogni passione,

che non si lascia confondere

con fondi di bottiglia

ed ha un nome…

In ogni amore, in ogni passione,

c’è un diamante

che taglia il mio volto,

le mie parole, il mio cielo

ed anche i grandi cristalli

che sorreggono la mia poesia.

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E tu…

cosa vuoi, cielo,

per un solo giorno,

per una sola gioia?

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Conflitto

Acqua in lotta

col vento;

furore di grida irrisolte

e grovigli di bende…

Il seno si scopre

davanti alla morbida carezza

che presto diverrà

pressione e graffio…

Ti amo

acqua che combatti:

l’unica natura di cui

mi posso fidare!

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Gira lo sguardo…

Gira lo sguardo verso le montagne,

perché si disperda, fra le rocce, il desiderio.

Non mettere voci fra i nostri silenzi,

il mondo continuerà a girare

anche senza noi… senza me!

C’è un lungo buio in fondo all’azzurro,

un immenso corridoio di corde

che non mi lascia vedere le spine

che nascono dalle parole nulle,

inutili… taglienti.

(Non c’è sogno nella vita,

solo stupida carne

bisognosa di carne…)

Non verrò più a bere i tuoi occhi,

solo, piangerò

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per le parole perse nel fumo…

Capomulini (Catania) 31 novembre 1994

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Banderuola

Quando le mani non strinsero più

le antiche catene,

dal cuore si svolsero

i luminosi silenzi

dei passati amori

e le notti sonore

cariche di ritmi e corpi tesi.

Il vero azzurro si riversò

fino a riempire per intero

i numerosi universi della mente…

Si spensero gli inquietanti rumori

mentre più in là, alcuni mercenari

scommettevano sul destino

le loro avventure più azzardate.

Tanta gente cadeva dalle mie mani

mentre qualcuno mi accarezzava i capelli:

“Ho lasciato la storia dietro me

mentre inseguivo una favola.”

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Poi la farfalla

venne trafitta da uno spillo

e rimase esposta

a tutti gli occhi…

dicembre 1994

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La truffa degli occhi

Un sorriso di beffa

si disegna sul volto:

la truffa degli occhi,

l’ingegnoso andirivieni della mente

e mente prostituita

e mente ingenuo gabbiano…

Molto tempo rimasi ad ammirare

le innumerevoli corolle

delle mani tradite;

(povere mani, ignoranti del fuoco,

vi si immergono dentro.)

Troppe volte mi specchiai

nel falso azzurro, nuovo Narciso,

pronto ad uccidere

il sole definitivo del giorno

e quando credetti di annegare

in quella lacrima mai versata,

si ruppero i calici del vino buono

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conservato a lungo…

Quel che rimane è soltanto

una scintilla elusiva

che nasconde il magnifico cristallo.

dicembre 1994

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Mi giungono voci…

Mi giungono voci da lontano…

Una calma inquietante m’impregna i vestiti,

i capelli

e tutto intorno

è come un volo di enormi pernici.

(Un muso di cane

mi ricorda

antiche ricorrenze

e lunghi silenzi.)

Dietro gli occhi chiusi

si armano gli istinti ribelli

per una guerra senza nemico…

(Silenzioso, un terremoto,

apre enormi squarci

nell’anima.)

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Gira la ruota, amore,

non lasciare che sulle mani crescano

gli insidiosi muschi della solitudine

29 dicembre 1994

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Incoronazione

Mi avvelena la luce

e anche la notte

mi trafigge gli occhi.

(Fumo e canto

parola e dolore.)

Non restare amore,

non rimanere.

29 dicembre 1994

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Notturno # 3

(Che immensità in quelle piccole mani,

che grandezza di fiumi, che mondi…)

Mi perdo spesso

tra i crepacci della luna…

Mi raccogli per l’anima,

trascinandomi nei tuoi segreti…

Ci lasciamo andare

tra i flutti infuocati della piena…

ci ritroviamo,

culle senza bambini,

abbracciati al nostro lento

regredire…

in cerca di un’altra ninna nanna!

Ah! se tu non ci fossi…!

dicembre 1994

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Il genio del bene

Eccolo li il genio del bene,

riproporsi con tutta la sua incoerenza;

eccolo li, che calpesta ogni dignità

e le ultime resistenze…

e finisce l’antico cavaliere…

e ride, ride, ride!

E noi e tu, davanti ad un’altra alba,

in silenzio, dicendo altre cose,

e sapevamo tutto infine,

delle guerre, dei dolori, delle speranze.

E sapevamo degli entusiasmi di mezzanotte,

delle malinconie pomeridiane

e degli ultimi baci

repressi dalla ragione,

bruciati dal sale amaro

di alcune lacrime ribelli.

Io, tu, stupidi scacchisti

in stallo da troppo tempo,

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che evitano le previsioni

e lasciano che gli altri parlino

del ciò-che-poteva-essere-se…

Eccolo li il gran genio, inevitabile,

e ride, ride, ride…

23 gennaio 1995

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Ritorna notte

Ritorna notte.

Ali stanche si riposano

in seno ai dolori

e l’acerbo grembo di parole

trattiene, a stento, la sera.

Ritorna notte.

Occhi cerchiati di tramonto

bussano alla mia porta…

la bocca indifesa

cerca una poesia…

Ritorna.

Cento grilli invadono i miei ricordi.

Desideravo due occhi.

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Notte.

La luna lancia nel mio petto

un’ombra scura

che sparisce nelle spighe.

Si riempie di oscurità la sera.

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Indice

Cenere 1993-95

Si cercano

Ritorno

Amare lacrime

Niente

Speranza

Confessione (1)

Confessione (2)

Tu non sai

Una spiaggia

Sono stanco

Follia d’amore

Non mi guardare

I rosai di maggio

Il silenzio

Bianco e nero

Diamante

Conflitto

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50

Gira lo sguardo

Banderuola

La truffa degli occhi

Mi giungono voci

Incoronazione

Notturno n°3

Il genio del bene

Ritorna notte

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